Chi è più felice di me

CHI E’ PIU’ FELICE DI ME!

DI EDUARDO DE FILIPPO

(Libero adattamento in lingua )

PERSONAGGI

VINCENZO, piccolo possidente

MARGHERITA,sua moglie

NICOLA,loro uomo di fatica e contadino

EDUARDO,

ENRICO,

GENNARINO e

GIORGIO…………..amici di Vincenzo

CONSIGLIA, moglie di Giorgio

RICCARDO

PRIMO CARABINIERE*

SECONDO CARABINIERE* *ovvero poliziotti

RAFFAELLINA LA LAVANDAIA

ATTO PRIMO

Camera da pranzo rustica, A sinistra due porte; a destra la parete è intera e ad essa vi è attaccato l’occorrente per la caccia . In fondo, da sinistra fin quasi al centro,un’ampia porta ad arco a due battenti grezzi che si aprono verso l’interno della stanza. Da detta porta si scorgono quattro sedie rustiche intorno ad un tavolo. Oltre è la campagna. In fondo a destra dal centro allo spigolo una grossolana credenza con alzata a sportelli di vetro che lasciano vedere nell’interno di essa: piatti, bottiglie, bicchieri etc. Nel mezzo della scena verso destra un tavolo da pranzo rettangolare con tovaglia, piatti l’un sull’altro, bicchieri, per terra, accanto al tavolo vi sarà un fiasco di vino, sedie.

Accanto alla parete di destra vi sarà un altro tavolo un po’ più piccolo con sopra piatti sporchi. Questo tavolo funziona da “servente”. Un lume a petrolio pende dal soffitto per illuminare il tavolo da pranzo. Si noterà ordine e pulizia, la mano della massaia.

Pomeriggio. Ambiente di campagna.

Scena prima.

Margherita, Gennarino, Eduardo, Enrico, poi Nicola

GENNARINO (dal fondo sinistro seguito da Eduardo e Enrico) Signora Margherita, buongiorno.

MARGHERITA Buongiorno. Se venivate prima potevate mangiare con noi…. Abbiamo appena finito.

EDUARDO Grazie tanto signora Margherita. Anche noi abbiamo appena mangiato.

ENRICO Siamo stati a mangiare da ”Peppe ‘o nase ‘e cane”

GENNARINO Una zuppa di fagioli…..

EDUARDO E don Vincenzo?

MARGHERITA Tornerà tra poco. E’ andato a comprare del tabacco per la pipa.

ENRICO E bravo don Vincenzo…ha mangiato, poi fumerà la sua pipa all’aria aperta. Poi, bel tranquillo andrà a dormire… i soldi non gli mancano…… beato lui….

EDUARDO E della moglie non dici niente?…( Margherita per modestia abbassa gli occhi) Bella, buona ed affezionata

GENNARINO Don Vincenzo è un uomo fortunato. Una donna come voi è difficile da trovare.

ENRICO Io non ho mai voluto saperne di sposarmi, le donne sono l’origine di tutti i mali. Se le tratti bene se ne approfittano e ti tengono come uno schiavo; se le tratti male si mettono a dispetto e ti fanno perdere la testa… e senza contare guai più grossi (rivolgendosi a Nicola)…tu ne sai qualcosa. Però se trovassi una donna come donna Margherita, mi sposerei ad occhi chiusi.

EDUARDO E bravo… hai fatto questa scoperte.

GENNARINO Faresti questo sacrificio…Anche io, per una donna così mi butterei a capofitto… ordinata, brava, risparmiatrice…Donna Margherita è la ricchezza della casa e don Vincenzo ne può essere orgoglioso.

NICOLA (dalla seconda a sinistra entra con due bottiglie di un liquido colorato, l’una rossa e l’altra verde)Ecco, vanno bene così?

MARGHERITA Si, si…. Adesso me le sistemi nella credenza insieme a quelle altre. (allude ad altre bottiglie che si trovano sul tavolo)

Nicola esegue.

ENRICO (rivolgendosi agli amici e alludendo a Margherita) E’ proprio vero a qualunque ora uno viene la trova sempre a mettere ordine….

MARGHERITA La casa è la mia passione. Mi piace tenere tutto in ordine. Adesso sto sistemando queste bottiglie nella credenza.

EDUARDO Fate pure con comodo. Noi adesso col vostro permesso ci sediamo fuori all’aria fresca ed aspettiamo don Vicenzo perché gli vogliamo parlare di un certo affare.

MARGHERITA Fate come volete ma, se volete, potete sedere anche qui in casa.

ENRICO Grazie, ma fuori si sta freschi. Con permesso (si avvia verso il fondo a sinistra seguito da Eduardo e Gennarino)

MARGHERITA Nicola… sta attento che se cadi ti fai male e rompi tutto

NICOLA (all’inpiedi su di una sedia davanti alla credenza)Non vi preoccupate io le cose le faccio con attenzione …..Queste dove le volete mettere?

MARGHERITA Sul secondo ripiano

NICOLA E’ stata una bella idea a riempire queste bottiglie di acqua colorata. Fanno proprio una bella figura.

MARGHERITA Vero? Le bottiglie sono belle e sarebbe un peccato buttarle vie una volta che è finito il liquore. Mia mamma faceva come me…. Quando finiva il liquore riempila la bottiglia di acqua colorata e le metteva nella credenza in bella mostra…..

In questa bottiglia, per esempio, c’era della sambuca e visto che è finita io l’ho riempita di acqua…. Ecco, mettila affianco a queste altre.(Nicola esegue) Senti Nicola, di tua moglie hai saputo più niente?

NICOLA Lasciamo perdere…. Io darei l’anima per sapere dove stà…..

Ho sbagliato a permettergli di andare a Napoli per fare la cameriera. Ma sapete com’è il bisogno c’era….. e poi, quella era una santa, non faceva mai niente senza chiedermi il permesso….Innocente, innocente come una colomba… Figuratevi che una volta, eravamo ancora fidanzati, stavamo dando il mangime ai polli quando, ad un certo punto, lei mi dice:”Senti Nicola, ma perché,visto che sono uguali , uno si chiama gallo e quell’altro cappone? Io non vedo nessuna differenza”. Vedete che innocenza.

Chi poteva mai immaginare quello che è successo…

Questa è la terza volta che scappa via….. La prima volta passò un anno, io avevo messo l’anima in pace, non ci pensavo proprio più…. Un bel giorno me la vedo tornare a casa accompagnata dai nostri compari di matrimonio. Tra le lacrime mi giurò che non sarebbe più scappata…..ed io la perdonai anche perché la poverina era incinta….potevo mai lasciarla in mezzo ad una strada?

MARGHERITA Certamente

NICOLA Io credevo che dopo questa prova d’amore che gli avevo dato sarebbe cambiata….. macchè. Dopo solo due mesi riscappò di nuova da casa. Passa un altro anno e mezzo ….. ritorna a casa e ancora piangendo si butta ai mie piedi per chiedermi perdono…… e incinta un’altra volta….. Ed io la perdono un’altra volta e mi accollo anche il secondo figlio. Dopo sei mesi…. Scappa ancora per la terza volta!…

MARGHERITA Ma tu ti sei preoccupato di sapere, di scoprire dove possa essere?

NICOLA Noo, e che perdo a fare la testa… tanto quella tra nove mesi torna certamente.

MARGHERITA Cosi ti porta un altro figlio e poi se ne scappa di nuovo. Quando sei scemo Nicola….E intanto tu devi lavorare e crescere i figli che fa tua moglie.

NICOLA. E che ci posso fare. Alla fine poi sono figli di mia moglie…. E vi assicuro che io gli voglio bene come se fossero i miei….Voi adesso non ci crederete…. Ma c’e’ il maschio che è tale e quale a me.

MARGHERITA Davvero? E come si spiega?

NICOLA Eh…come si spiega…. Si vede che mia moglie, poverina, è vero che mi tradiva, ma si vede che in quel momento pensava a me…. Sempre una soddisfazione è, non credete?

MARGHERITA Sicuro….. Adesso però porta questi piatti sporchi in cucina e mentre io finisco di sparecchiare tu dai una spazzata e poi vai in cucina a fare i piatti.

NICOLA…. Va bene (esegue) Però io la sto aspettando…. E quando torna è inutile che piange……. (esce per la seconda a sinistra)

Scena seconda

Vincenzo e detti e poi Nicola

VINCENZO (dal fondo a sinistra) Amici carissimi!

GENNARINO Carissimo don Vincenzo!

ENRICO Ai vostri ordini.

VINCENZO Vi prego, entrate. Margherita perché non li hai fatti accomodare in casa?

ENRICO Veramente la signora Margherita ci ha invitato ad entrare, ma noi abbiamo preferito aspettarvi sul portico perché è più fresco.

EDUARDO E’ vero fa molto caldo

Entrano.

VINCENZO Accomodatevi (i tre prendono posto intorno al tavolo.Margherita è intenta alle faccende di casa, entra ed esce dalla 2° a sinistra a suo piacere)Voi permettete?(cava di tasca una pipa e del tabacco)Ho cambiato tabacco. Me lo ha consigliato don Raffaele il salumiere, dice che questo non brucia alla gola

EDUARDO. Ma non gli date ascolto….o questo o un altro tabacco è sempre un veleno, faccio bene io che non fumo.

GENNARINO. E già, invece il vino che bevi tutti i giorni non è veleno? Siamo stati a mangiare da Peppe ‘o nase ‘e cane, ha avuto il coraggio di bersi più di due litri di vino tutto da solo.

EDUARDO. Io il vino lo reggo bene. Se lo bevevi tu a quest’ora eri ubriaco fradicio.

In questo frattempo Vincenzo avrà caricato la pipa e fuma

ENRICO. Com’è?

VINCENZO. Non è male….ma costa sei soldi in più a pacchetto.

GENNARINO. Stai attento….

EDUARDO. Una bella spesa in più.

VINCENZO. Si capisce che è una spesa in più. Io mi fumo un pacchetto a giorno, sono sei soldi. In un mese rappresentano una spesa di nove lire in più.

ENRICO. (scherzoso) Dovete cercare il sistema di rimettere a posto il bilancio di casa…. (tutti ridono)

VINCENZO. No, no è inutile che ridete…io ho già pensato a come fare. Le nove lire che spendo in più le risparmio dalle spese di caccia. Ascoltatemi bene.

Io vado a caccia due volta alla settimana, sparo quaranta colpi per volta, da oggi ne sparo trenta e così alla fine del mese mi ritrovo a risparmiare le nove lire che ho speso in più sul tabacco.(I tre si guardano in faccia meravigliati) Ma io oggi proprio non vi aspettavo, a che devo questa visita?

GENNARINO. Ecco don Vincenzo, si tratta di un affare.

NICOLA (dalla seconda a sinistra con la scopa) Don Vincenzo, per favore, lasciatemi spazzare qua sotto…

VINCENZO (spazientito). Abbiamo finito di mangiare un’ora fa e tu adesso ti decidi a spazzare?

NICOLA. La signora ha voluto che sistemassi prima la credenza.

VINCENZO. Si va bene…. Nicola tu sei stonato. Per colpa di tua moglie tu non concludi mai niente.

NICOLA. Io a mia moglie non ci penso più

ENRICO. Certo che tua moglie te l’ha fatta grossa.

NICOLA. E che volete farci? Però con queste cose nessuno può farsi maestro.

ENRICO. E che c’entra. Là hai sbagliato tu…. Io una donna così non l’avrei mai sposata.

NICOLA. Se voi l’avreste conosciuta quando l’ho conosciuta io, vi sareste ingannato anche voi…. Quella era più ignorante di me… non si era mai mossa dal paese. Figuratevi che quando vide il mare la prima volta mi disse: “ Nico’ e chi è stato a bagnare la a terra?”

I quattro ridono

GENNARINO. Era proprio innocente….

NICOLA. Una colomba!…

VINCENZO. E quella perciò è volata via (imita con il fischio il canto del merlo)

NICOLA. (voltandosi di scatto versi i quattro) Chi è stato?….Mannaggia qui dovete smetterla di prendermi in giro.(i quattro continuano a fischiare) Smettetela o quanto è vero Iddio prendo una sedia e…… (Nicola al colmo della rabbia quasi piange).

VINCENZO. Nicola calmati. Alla fine stiamo solo scherzando, tu sai che ti voglio bene…..siamo cresciuti insieme…. Il padre era il colono di mio padre e Nicola è nato in casa nostra ed io lo tratto come un fratello.(Nicola si siede in fondo sempre piagnucolando, a poco a poco va a calmarsi) Lasciatelo stare… a volte mi fa pena(i tre ridono). E’ un povero disgraziato… Dunque, voi mi volete parlare di un affare?

Di che si tratta?

GENNARINO. Ecco don Vincenzo. Voi conoscete il commendator Palmieri?

VINCENZO. Il commendator Palmieri….

EDUARDO. Ma certo…. Il figlio si è sparato il mese scorso…

GENNARINO. Comunque l’essenziale è che il commendatore, dopo la morte del figlio, sta vendendo tutte le sue proprietà perché dice che se ne vuole andare all’estero. Ieri Pasquale il sorrentino mi ha proposto di comprere un deposito del commendatore per sole ventimila lire e sembra che ne valga più di centomila.

Infatti è in causa con un fratello che sostiene che il deposito sia suo.

EDUARDO. Certo che la causa col fratello…

GENNARINO. Lasciami parlare…. Il commendatore sta in causa col fratello perché dice che quel deposito spetta a lui. Ora visto che ha già venduto tutto gli è rimasto solo questo deposito che non può vendere fino a quando il tribunale non decide a chi assegnare questo locale. Però lui non vuole aspettare, vuole partire subito ed allora ha pensato di svendere questa proprietà e appena si vince la causa chi ha sborsato le ventimila lire entra in possesso del deposito.

VINCENZO. E se la causa si perde?

EDUARDO. Non è possibile, don Pasquale il sorrentino ha parlato con l’avvocato.La causa è come già vinta.

VINCENZO. Ma mettiamo che si perde. Io penso sempre al male per trovarmi bene.

ENRICO. Il commendatore perciò svende e vuole solo ventimila lire….

EDUARDO. Si gioca una carta….

GENNNARINO. Don Vincenzo, vinta la causa, l’affare è sicuro

VINCENZO. Va bene, ma io che c’entro?

GENNARINO. Noi questi soldi non li abbiamo, vuol dire che l’affare lo fate voi e a noi darete solo una piccola percentuale.

VINCENZO. Mi dispiace caro Gennarino ma io non sono interessato a questi affari.

(sentenzioso)Gli affari sono un’incognita! Mio padre,per gli affari e per il commercio, morì di infarto….Gli affari portano solo seccature, impicci, pensieri…

GENNARINO. Avete ragione, ma…. Chi non risica non rosica.

VINCENZO. Ma chi ti ha detto che voglio rosicare? Io voglio stare con la mia pace, la linea l’ho segnata, quello che tengo mi basta e voglio solo essere felice.So io quello che ho passato fino a poco tempo fa. Quando era vivo mio padre qui non si trovava pace proprio perché aveva la smania degli affari, e se non avesse avuto questa smania, io adesso potrei avere dieci volte quello che ho.Quando morì, pace all’anima sua, mi lasciò solo questa casa con un po di terra e una piccola somma in contanti. Io ho lasciato perdere gli affari e ho tirato le somme. La casa è mia, quella piccola rendita che ho mi permette di mangiare un piatto di maccheroni senza pensieri e preoccupazioni. La campagna se la coltiva Nicola che mi passa un affitto mensile di quindici lire. Pochi ma sicuri. Cari amici, il destino ce lo facciamo con le nostre mani.Io mi contento del poco è sono felice.Voi adesso siete venuti a propormi un affare e facciamo, per esempio, che io accettassi.(i tre si interessano) Poi, sempre per esempio facciamo che io perdessi i soldi –cosa impossibile perché non caccio un soldo neppure se mi sparano- per conseguenza perderei anche la vostra amicizia e perché mai?…Noi andiamo così d’accordo…Una sera si ed una no ci vediamo per berci un bicchiere di vino, farci una partita a carte, raccontare una barzelletta. No, no… di affari non se ne parla. Anzi facciamo conto che non mi avete detto niente. Siete venuti per farmi una visita. Beviamo un bicchierino di rosolio e non ne parliamo più.(si alza e va alla credenza)

EDUARDO. (Un po’ seccato) Lasciate stare, abbiamo appena finito di mangiare.

VINCENZO. Allora un poco di sambuca che fa digerire (prende bottiglia e bicchieri)

EDUARDO. Basta, basta…. Non li riempite….non facciamo soffrire il bilancio

GENNARINO. Grazie don Vincenzo, non v’incomodate.

VINCENZO. E’ dovere. (serve il liquore)Questo l’ho comprato da Caflish…. E tu è inutile che mi prendi in giro… Se vi offro il liquore è segno che posso farlo. Io non esco mai dal bilancio. Ho calcolato che posso offrire il liquore agli amici quattro volte alla settimana.(i tre devono e si guardano meravigliati). Se tornate domani non avrete niente.

ENRICO (A Gennarino) Ma questa è acqua fresca.

VINCENZO. Le mie cose sono tutte calcolate. A me non può succedere niente. Ho previsto tutto. Pensate che io conservo due lire al giorno per me e 2 per mia moglie,

centoventi lire al mese e per essere più tranquillo ho conservato anticipatamente un anno intero: millequattrocentoquaranta lire. Se dopo un anno non sono servite possiamo comprare qualcosa per la casa o andare a fare un viaggetto; ma seguiterò sempre a conservare le quattro lire al giorno in modo da avere sempre millequattrocentoquaranta lire a disposizione.

EDUARDO. E fate bene…

VINCENZO. E bevete, bevete….. Eduardo a te la sambuca piace…

EDUARDO. Don Vince’ ma che sambuca.. questa è acqua fresca.

VINCENZO. Acqua?…. a te piace scherzare.

EDUARDO. Provate voi a berla.

VINCENZO. (assaggia)Vero… e come si spiega?

NICOLA. È stata vostra moglie a mettere l’acqua in queste bottiglie vuote.

VINCENZO. E tu lo sapevi e non mi hai detto niente? Mi fai fare questa brutta figura.

NICOLA. Sto nervoso. Mi avete preso in giro? E io non vi ho detto niente.(esce per il fondo a sinistra)

VINCENZO. Sia fatta la volontà di Dio. (chiamando dalla seconda a sinistra)Margherita…. Margherita…

Scena terza

Margherita e detti.

MARGHERITA. (dalla seconda a sinistra con cesta di biancheria da stirare)Cosa vuoi?

VINCENZO. Secondo me tu sei pazza….Ma che fai? Metti l’acqua nelle bottiglie del rosolio? Io senza sapere l’ho offerto agli amici.

MARGHERITA. (ridendo) Io ti volevo avvisare, ma, poi mi è passato di mente. (rivolgendosi ai tre) Scusatemi…. È stata una distrazione.

VINCENZO. Quando fai una cosa del genere avvisami. Che ci siano capitati “questi” poco importa. Ma se era gente di riguardo che figura ci facevo io?

EDUARDO. Don Vincè, ma voi ci state offendendo.

VINCENZO. Ma no…. Voglio dire che voi siete come persone di famiglia….(a Margherita) Ma il rosolio è finito? Cosa gli possiamo offrire? Io mi ricordo che c’era ancora una mezza bottiglia di sambuca….

MARGHERITA. Infatti c’è…. Vedi sotto la credenza, dietro certi vasetti. L’ho nascosta x non farlo bere a Nicola: (Vincenzo cerca nella credenza) Vedi bene che è una bottiglia bianca….

GENNARINO. Non vi incomodate…

VINCENZO. Fatto, è fatto…. Eccola…. (va al tavola, toglie l’acqua dai bicchierini e li riempie di nuovo)Ecco qua.

MARGHERITA (in questo momento guarda la bottiglia che Vincenzo ha in mano)

No, no…. Aspettate…che bottiglia hai preso? Questa è benzina.

VINCANZO. (odorando la bottiglia) Ma devi sempre parlare troppo, se quelli non se ne accorgevano….

ENRICO. (risentito) E già, secondo Voi non abbiamo un palato?

VINCENZO. (guardando di nuovo nella credenza) Ma insomma, dove sta questa bottiglia?

MARGHERITA (avvicinandosi a Lui). Adesso la trovo io.

I tre si alzano.

GENNARINO. Lasciate stare donna margherita, tanto noi adesso andiamo

EDUADO. Sarà per un’altra volta.

ENRICO. Tanto ci rivediamo ancora.

MARGHERITA. Questo è certo.

GENNARINO. Arrivederci.

ENRICO. Buona serata.

VINCENZO. (ancora cercando) Arrivederci…. Ma io sento una rabbia… Aspettate, eccola, non ve ne andate. (i tre si fermano. Vincenzo dopo aver odorato la bottiglia)No questo è petrolio.

GENNARINO. Addirittura. (escono ridendo )

Scena quarta

Vincenzo, Margherita, poi Giorgio e Consiglia.

MARGHERITA. (si avvicina alla credenza e prende una bottiglia) Eccola, la tenevi avanti agli occhi….. Santa Lucia mia…

VINCENZO. E non l’ho vista….. che bella figura che ho fatto.

MARGHERITA. Ma si, che ti importa, meglio così, magari non vengono più.

VINCENZO. Certamente si saranno offesi. Con quello che è successo sarà difficile che verranno ancora.

MARGHERITA. Avranno capito che si è trattato di una distrazione.

VINCENZO. Ma io dico soprattutto per la risposta che gli ho dato io.

MARGHERITA. Quale risposta?

VINCENZO. Ma niente…. Mi sono venuti a proporre un affare ed io mi sono rifiutato.

MARGHERITA. Lascia stare…. Non farti imbambolare da nessuno.

VINCENZO. Puoi starne certa… Margherita, noi siamo davvero felici. Io sono sicuro che al mondo non c’è nessuno più felice di me. E sono anche fortunato. Ho trovato una moglie che la pensa come me e se qualcuno mi invidia è solo per te.

Non c’è niente da dire, sei una donna completa. Una vera padrona di casa e sei anche bella….La casa la fai sembrare un vero paradiso. Il sole entra perché ci sei tu.

MARGHERITA. Stasera sei poeta.

VINCENZO. No, Margherita, non sono poeta. Sono felice (Si avvicina a Margherita e l’abbraccia)

MARGHERITA. Lasciami stare Vincenzo. Devo stirare, sono tre giorni che ho questa biancheria tra i piedi.

VINCENZO. E io mi fumo la pipa fuori al portico. (va in fondo a sinistra) Margherita, stanno venendo Giorgio e Consiglia.

MARGHERITA. (raggiunge Vincenzo sul fondo) Entrate, entrate, da quando siete arrivati.

CONSIGLIA. (fuori seguita da Giorgio che si ferma a salutare Vincenzo) Proprio adesso.

GIORGIO. Siamo stanchi

CONSIGLIA. Siamo arrivati a Napoli alle sei di stamattina e non ci siamo riposati un momento.

GIORGIO Siamo venuti subito da Voi a portarvi le sfogliatelle e poi andiamo a casa per andare a letto. (da a Vincenzo un cartoccio)

VINCENZO. Che cos’è?

GIORGIO. Sono sfogliatelle, le abbiamo comprate da Pintauro; sono ancora calde.

MARGHERITA. Sono stata io che, sapendo che andavano a Napoli, gli chesi il piacere di comprarmele.

VINCENZO. Grazie.

GIORGIO. Ma ti pare.

CONSIGLIA. Margherita mia, mi sento stonata, camminare per Napoli è impossibile; troppa confusione, troppa gente. E quanti tram, quante automobili….Poi devi stare attenta a camminare sul marciapiede giusto. Noi non sappiamo queste cose e ad un certo punto una “guardia” urlando mi ha detto “ Lei, piedona, a sinistra”

GIORGIO. Se l’avesse detto a me…. Ma mia moglie che ha un piedino piccolo piccolo.

VINCENZO. Ma forse avete capito male.

GIORGIO. No, ha detto proprio piedone.

CONSIGLIA. E poi che scandalo…. Tu vedi camminare donne vestite con abiti tutti scollati aderenti che quasi si vedono tutte le forme.

GIORGIO Tutte truccate. Io dico che una donna onesta non si deve truccare e a Napoli se andiamo di questo passo….

MARGHERITA E’ la moda.

CONSIGLIA. No. La vera signora non si trucca. Per esempio noi a Napoli siamo andati a mangiare a casa del Marchese Pigna. A tavola c’erano tante donne ma nessuna era truccata; neanche un poco di cipria.

GIORGIO. Ma che lo dici a fare, non hai sentito quello che hanno detto quando siamo andati via? “Tu sei stata la nutriccia di mio figlio e per voi la porta di casa è sempre aperta”

CONSIGLIA. Per forza ci ha fatto restare a pranzo.

GIORGIO. E tu mi hai fatto fare quella brutta figura.

CONSIGLIA. E io che ne potevo sapere. Poi in mezzo a tanti signori ero come stonata e avevo vergogna anche a muovermi.

VINCENZO. Ma cosa è successo?

GIORGIO. Veramente poteva capitare a tutti. Dopo mangiato tante cose strane che a dirti la verità non mi piacevano….

VINCENZO. Perché era cattivo il mangiare?

GIORGIO. No. Ma noi siamo abituati a cose semplici. Per esempio. Hanno portato a tavola una spigola che era freschissima e profumata. Io mi sono servito una bella porzione senza spine e me la gustavo già con gli occhi. Un cameriere senza che me ne accorgessi mi ha messo sul pesce una cucchiaiata di roba gialla che mi ha rovinato tutto il pesce. Non ne ho mangiato neppure un boccone.

Quando hanno portato la frutta il cameriere ha messo davanti ad ognuno una ciotola di vetro con acqua e una fetta di limone; io dico a mia moglie, tu vuoi aspettare per vedere quello che fanno gli altri? Niente… lei prende la fetta di limone e se la mangia.

CONSIGLIA. E io che ne potevo sapere…. E poi anche tu l’hai mangiata.

GIORGIO. Ma io credevo che tu lo sapessi…. E così l’ho mangiata anche io mettendosi un po’ di sale e pepe. Invece indovinate a che cosa serviva?

VINCENZO. Adesso vuoi insegnarlo a me?… Io ho mangiato alla tavola di tante persone perbene…. L’acqua e limone serve perché dopo pranzo ognuno si lava la sua forchetta.

GIORGIO. Nossignore, con l’acqua e il limone si lavano le mani.

MARGHERITA. A tavola?

GIORGIO. Quando ho visto che tutti si lavavano le mani…. Per la vergogna volevo morire e tanto ho ripreso colore quando ci siamo rimessi in tram per tornare a casa nostra; anzi Consiglia, andiamo via che sono stanco e poi ho una fame che voglio andarmi a preparare due spaghetti aglio olio e peperoncino. Ho una fame terribile.

CONSIGLIA. E andiamo. Ciao margherita. Ci vediamo domani.

MARGHERITA. Arrivederci e grazie per i dolci

GIORGIO. Dovere. Per carità. Ciao Vincenzo.

VINCENZO. Buon riposo.

GIORGIO. Cara Consiglia, il marchese ha una bella casa. Sarà nobile e ricco, ma i maccheroni che mi mangio io non se li sogna nemmeno:

 Escono per il fondo.

MARGHERITA. Ma che bei tipi.

VINCENZO. Gente che non sa vivere. Io per esempio una figura così non la faccio. E sai perché? Perché io me ne sto a casa mia. Tu vai a mangiare a casa di un estraneo. E che ne sai quello che ti può succedere? E se quella famiglia è frequentata da un ladro? Tu magari, senza saperlo, cominci a frequentarlo e dopo un poco magari lo arrestano. Si fa una causa, ti chiamano a testimoniare e cominciano i guai tuoi…

Se uno se ne sta a casa sua non gli può capitare mai niente.

MARGHERITA. Io non ti do torto. È vero che bisogna evitare di cercarsi i guai ma, alle volte, quelli ti vengono tra capo e collo senza neppure che te lo aspetti.

VINCENZO. Il destino ce lo facciamo con le nostre mani…. Tu mi devi dire a me cosa mi può succedere? Niente. Ma si può negare che sono un uomo felice? Ecco!

Tu adesso ti metti a stirare, io intanto mi fumo la pipa qui fuori e poi ce ne andremo a letto.( margherita ha preparato la tavola per stirare. Vincenzo siede in fondo con le spalle al pubblico in modo da non vedere Margherita) Qui è fresco e….. No aspetta,

potrebbe cadermi qualcosa in testa. ( sposta la sedia proprio sotto la volta e sempre con le spalle al pubblico poggia i piedi sopra un’altra sedia)Adesso sto bene e non mi può succedere niente. (margherita durante questa scena ha portato in scena un bacile d’acqua, lo ha poggiato sul tavolo, ha bagnato i panni e li arrotola, senza parlare esce per la seconda a sinistra. Vincenzo seguita a parlare credendo che in scena ci sia ancora Margherita)Io ho previsto tutto. Cosa mi può succedere? Margherita, non possiamo essere veramente felici!

Scena quinta

Riccardo e detti.

RICCARDO. (dalla sinistra, pallido, senza cappello, scarpe impolverate, non ha fiato, ha negli occhi lo spavento, guarda intorno come per rassicurarsi) Scusate…

VINCENZO. Chi è? Chi siete? (preso dallo spavento inciampa tra le sedie)

RICCARDO. Vi prego, non urlate….. io sono una persona perbene. Sono napoletano, sto in paese da quindici giorni. Sono venuto per la vendemmia. Oggi ho incontrato un tale che mi ha prestato dei soldi e che non sono riuscito ancora a restituirglieli. Una parola porta a un’altra…. Abbiamo incominciato a litigare. Lui ha tirato fuori una pistola… io sono riuscito a disarmarlo ed ho sparato.

VINCENZO. E’ morto?

RICCARDO. Sono scappato …. Voi mi dovete salvare. I carabinieri mi inseguono e stanno visitando le case vicine. A me non interessa se mi arrestano, ma prima devo avvisare la mia famiglia. (quasi piangendo) Nascondetemi! Nascondetemi in qualche posto….. i carabinieri sono vicini.

VINCENZO. Ma come ti viene in mente di nasconderti in casa mia….. Amico io sono un pacifico cittadino e vi prego di uscire!

RICCARDO. Nascondimi, ho fatto trenta, faccio trentuno (gli punta addosso la pistola)

VINCENZO. Ma se ti trovano qui mi arrestano per favoreggiamento….(guarda verso il fondo)Eccoli….. Mannaggia. (Lo nasconde sotto il tavolo a destra) Mettiti qua sotto e non ti muovere.

Riccardo scompare sotto il tavolo sempre minacciando. Vincenzo lo copre con una coperta che Margherita aveva preparato sull’altro tavolo per stirare e mette il

Bacile d’acqua sulla sedia accanto al tavolo.

PRIMO CARABINIERE. (entra dal fondo. Con tono amichevole) Carissimo don Vincenzo.

SECONDO CARABINIERE. Buona sera

VINCENZO. Buona serata a Voi. Come mai questa visita?…

PRIMO CARAB… Niente, avete visto un giovane con un vestito di tela ed un cappello panama?…

VINCENZO. Nossignore, perché chi è?

SECONDO CARAB… Ha sparato un colpo di pistola ad un tizio e poi è scappato.

Che gli venga un accidenti ci sta facendo correre per tutto il paese.

PRIMO CARAB… ma di sicuro è nascosto in una di queste casa

SECONDO CARAB. Ma se lo troviamo…. Fanno la carità pelosa per un assassino, ma di noi nessuno ha pietà.

PRIMO CARAB. Voi non l’avete visto?

VINCENZO. Ma vi pare…. Voi sapete che ha me piace di stare tranquillo….

SECONDO CARAB. Andiamo via Pasquale, don Vincenzo ci avrebbe pensato centomila volte prima di mettersi in urto con Noi.

Scena sesta

Margherita e detti.

MARGHERITA. ( con ferro da stiro). Cosa c’è

PRIMO CARAB. Niente donna Margherita, stiamo cercando un assassino

MARGHERITA. E lo cercate qui? (Si avvicina al tavolo di destra ne toglie la coperta e la riporta al posto di prima.)

I carabinieri escono.

VINCENZO. (Crede che i carabinieri abbiano visto Riccardo; al colmo della paura)

Margherita…. Mi hai mandati in galera…

MARGHERITA. Ma cosa stai dicendo?… i carabinieri sono andati via.

Vincenzo si assicura che i carabinieri siano scomparsi e sempre impaurito cade sulla sedia dove si trova il bacile con l’acqua, si rialza subito per l’impressione di freddo ricevuta.

SIPARIO

ATTO SECONDO

L’identica scena del primo atto. Si nota del disordine. Sono trascorsi due mesi.

SCENA PRIMA

Nicola e Vincenzo.

NICOLA. (presso Vincenzo gli cuce un bottone alla giacca) Ecco, adesso ve lo attacco io. E’ inutile prendersela per tanto poco.

VINCENZO. Con il filo bianco?

NICOLA. Io questo ho trovato. Ma dopo lo tingo con l’inchiostro e così non si vede niente.

VINCENZO. Ma ti pare logico? Queste sono cose che deve fare la moglie. Io non so cosa gli è preso…. Sono tre giorni che gli sto chiedendo di cucirmi questo bottone.

Stamattina mi sono innervosito e gli ho detto: “Ma insomma ….me la fai questa grazia?” Non l’avessi mai detto…. Ha fatto rivoltare la casa e tu eri presente….

Una parola tira l’altra e…… ha girate le spalle ed è andata via….

NICOLA. Ma non ci pensate, tra poco la vedrete tornare a casa.

VINCENZO. Sarà andata a casa di Giorgio e Consiglia. Io ti assicuro che non la riconosco più. Non puoi dirle una parola che ti risponde male, non puoi fargli una cerimonia che diventa nervosa…. Fino a poco tempo fa era lei stessa che controllava la mia biancheria. E poi… anche la casa è trascurata….Prima cucinava tanti pranzetti….adesso invece il mangiare è uno schifo…. Pasta scotta, sugo bruciato…..

NICOLA. Che vi devo dire … state attento…. Mia moglie così incominciò. Mi trascurava sempre di più…. Un giorno si strappò il pantalone e lei non me lo aggiustava. Lo strappo diventava sempre più grande e lei niente… ebbe l’abilità di farmi andare in giro con un buco così (fa un gesto esagerato)fino a che non se ne scappò da casa.

VINCENZO. (istintivamente si tocca il fondo del pantalone)Ma che c’entra, Margherita è un’altra cosa….che paragoni fai. Il fatto è che in questo periodo non si sente bene. Anzi se vedo che non gli passa la porto dal medico.

NICOLA. Ma don Riccardo non se ne va più? Si è stabilito in paese?

VINCENZO. E chi è don Riccardo?

NICOLA. Quello che due mesi fa si nascose in casa vostra

VINCENZO. E che c’entra, noi stiamo parlando di mia moglie.

NICOLA. Già…. Capita… mi è venuto in mente

VINCENZO. Non è che si è stabilito in paese. Ma da quella sera che io lo aiutai mi è rimasto amico, riconoscente…. E così mi viene a trovare spesso.

NICOLA. Ma poi vostra moglie vi vuole bene.

VINCENZO. È che centra, noi stiamo parlando di don Riccardo.

NICOLA. Già…..già… ma come mai non è andato in galera?

VINCENZO. Perché il ferito guarì prima di dieci giorni e poi perché starò con la legittima difesa.

NICOLA. No, sparò con una pistola

VINCENZO. Ma stai zitto…. La legittima difesa significa che don Riccardo non era armato e che la pistola era dell’altro….

NICOLA. Adesso ho capito.

VINCENZO. Meno male…

Scena seconda.

Giorgio e detti, poi Consiglia e Margherita.

GIORGIO. (dal fondo) Vincenzo, Vincè…. Ma quanto mai avete fatto queste cose? Tua moglie sta qua fuori, fate pace e cercate di non far ridere la gente.

VINCENZO. Ma io non ho detto niente….

GIORGIO. Si va bene…. Quello che è stato è stato e finiamola qua.

VINCENZO. Ma a me lo dici? Tu sai che a me piace stare tranquillo.

GIORGIO. (parlando verso il fondo) Margherita…. Entrate.

CONSIGLIA. Margherita…. Dai… voi siete marito e moglie, vi volete così bene.

VINCENZO. Ma cosa ti ho fatto, si può sapere? Tu da un mese a questa parte di ogni pelo ne fai una trave. Io un bottone volevo essere attaccato.

GIORGIO. Va bene, è stato uno sbaglio…. Ha capito male.

VINCENZO. Vieni qua, facciamo pace.

Margherita lo guarda con disprezzo ed esce per la sinistra.

CONSIGLIA. Quella sta ancora nervosa, cercate di capirla.

VINCENZO. Voi mi dovete credere, io non gli ho fatto niente.

GIORGIO. E niente è stato. Adesso fate la pace e non ne parlate più.

VINCENZO. Io sono pronto. Ma l’avete vista? …

GIORGIO. E vai…. Prendila con le buone…. Consiglia, accompagnalo tu

VINCENZO. Io voglio stare tranquillo. (Esce con Consiglia a sinistra)

NICOLA. Mannaggia….

GIORGIO. Nicola, ma che sono queste storie?

NICOLA. Che ti devo dire….. qui non finisce bene

GIORGIO. Ho paura che hai ragione…

NICOLA. Già, questo lo dice tutto il paese.

GIORGIO. Una voce unica.

NICOLA. Ma cosa vuoi dire

GIORGIO. Anche tu dici la stessa cosa?

NICOLA. E cosa direi ?

GIORGIO. Quello che dice la gente.

NICOLA. E che dice la gente?

GIORGIO. Io non lo so.

NICOLA. E lo vuoi sapere da me?

GIORGIO. No

Scena terza

Enrico, Eduardo, Enrico e detti, poi Consiglia

GENNARINO. Giorgio, sono passato da casa tua ma non c’eri.

EDUARDO. Siamo a vostra disposizione

ENRICO. Il quarto per giocare a tressette

GIORGIO. Altro che tressette, qui la cosa è seria.

ENRICO. Ma che novità sarebbe, non sappiamo tutto.

EDUARDO. La notizia a momenti arriva anche in città.

GIORGIO. Magari già è arrivata.

GENNARINO. Che cosa?

GIORGIO. Quello che state dicendo voi

GENNARINO. Noi? Quello che stai dicendo tu.

GIORGIO. Io? Quello che ha detto Nicola.

NICOLA. Io non ho detto niente. Ma voi siete pazzi?

CONSIGLIA. (dalla sinistra) Giorgio andiamo via.

GIORGIO. Hanno fatto la pace?

CONSIGLIA. Si ma che pace…. Tra cinque minuti saranno punto e da capo. Cose che non si credono…..basta, meglio che sto zitta…

GIORGIO. Sanno tutto.

NICOLA. E’ stato vostro marito a dire ogni cosa.

GIORGIO. Nico’ e come ti permetti….insomma vuoi farmi litigare con Vincenzo?

CONSIGLIA. Giorgio qui la cosa è chiara e poi io stessa, l’altra sera. Ho visto Margherita e don Riccardo che parlavano vicini vicini

GENNARINO. E pure io.

ENRICO. E io pure

EDUARDO. Anche io li ho visti.

NICOLA. Oh! Finalmente lo hanno detto. Ma state zitti, quando dovete parlare male di qualcuno non vi sembra vero…. Ci provate gusto! E pensate a Voi. Fatevi gli affari vostri. Anche io li ho visti mano nella mano ma non lo dico a nessuno.

Scena quarta.

Vincenzo e detti.

VINCENZO. Carissimi amici…

GENNARINO. Siamo venuti a chiedere a Giorgio se vuole giocare a tressette.

GIORGIO. Mi dispiace ma non posso venire, tengo gli operai a casa e non posso lasciarli soli per troppo tempo. Consiglia andiamo.

GENNARINO. Allora andiamo anche noi .

VINCENZO. Più tardi vengo io a giocare, un tressette lo faccio volentieri.

EDUARDO. Per voi qualsiasi cosa…. Mannaggia…. Andiamo, andiamo

GENNARINO. Don Vincenzo…. che ci volete fare?…Io mi sento…… coraggio, coraggio.

ENRICO. Prudenza…. Io capisco come vi sentite, ma ci vuole prudenza. Mi capite?…prudenza.

GIORGIO. Vincenzo….. che vuoi farci…. Tu dici….. –ma…. –Lo so, lo so, ma che posso dirti…..

Escono tutti meno Nicola e Vincenzo, poi torna Giorgio.

NICOLA. Io lo dicevo…. Adesso tanto devono fare che vi fanno capire tutto. Già lo sa tutto il paese.

VINCENZO. Che cosa?

NICOLA. Quello che hanno detto loro.

VINCENZO. E che hanno detto loro?

NICOLA. Quello che dice tutto il paese

VINCENZO. Nicola parla chiaro.

NICOLA. Don Vincenzo io vi voglio bene, siamo cresciuti insieme e non posso permettere che dura questo pettegolezzo. Voi volete sapere perché vostra moglie è così strana?

VINCENZO. Ma allora si tratta di Margherita?

NICOLA. Sissignore, proprio di Lei

GIORGIO. (entra dalla sinistra) Vincenzo se permetti io ti devo parlare. Io ti sono amico e compare e non posso stare zitto. La cosa è grave ed è meglio se la sai da me che da qualche estraneo.

VINCENZO. Aspetta che Nicola mi deve parlare di Margherita

NICOLA. Gli devo dire quella cosa…

GIORGIO. Insomma per forza devi parlare, voi proprio fargli venire un infarto a questo povero uomo. Dabbene parla, parla pure …

VINCENZO. Ma tu non mi devi dire la stessa cosa?

GIORGIO. Io? No, io per regola tua sono una persona seria e da me non avresti saputo mai niente. Potevo mai immaginare che quello ti ha detto che tua moglie si e’ messa a far l’amore con don Riccardo? Mannaia a te Nicola. Lo hai detto, adesso sei contento?

VINCENZO. Ma tu che stai dicendo? Io me li mangio vivi, io li ammazzo a tutti e due.

GIORGIO. Vedi? Ti avevo detto che succedeva una tragedia…… ma tu niente…. Non hai saputo stare zitto:

NICOLA. Ma chi ha parlato?

VINCENZO. (rivolgendosi a Giorgio) Ma li hai visti proprio tu?

GIORGIO (a Nicola) adesso devi parlare…. Non puoi tirarti indietro.

NICOLA. Io non mi tiro indietro, li ho visti con questi occhi miei e li ha visti pure donna Consiglia.

VINCENZO. Io devo fare cose da pazzi. A me? A me? A un marito come me. Giorgio vai a chiamare tua moglie; deve dirmi in faccia che li ha visti insieme e poi so io come devo regolarmi.

GIORGIO. Ma cosa vuoi fare…. Vuoi andare in galera?

VINCENZO. Non lo so, vieni con me, voglio sapere, voglio le prove….. e poi li ammazzo (esce per il fondo)

GIORGIO. Hai visto? Hai visto che hai fatto succedere?

NICOLA. Ma chi ha parlato.

Escono.

Scena quinta

Margherita poi Raffaellina poi Riccardo.

RAFFAEL…..(lavandai di paese dimessa e piagnucolona) Buongiorno donna Margherita. Ho portato la biancheria lavata.

MARGHERITA. Poggiala su quella sedia….. che c’è, tu piangi sempre?

RAFFAL…. E che devo fare…. Io non ne posso più. Mi è capitato un marito manesco. Botte al mattino e botte alla sera. Ieri sere se ne è dimenticato e stamattina doppia razione

MARGHERITA. Così per oggi non ci pensi più.

RAFFAEL…. Si ma stasera ne prenderò ancora. Io non ce la faccio più, quello mi sta ammazzando un poco per volta.

MARGHERITA. Abbi pazienza, oggi non è giornata. Sai che ti dico? Lascialo …a chi aspetti?

RAFFAEL…. Lo lascio? Avete ragione. Può darsi che mi lascia in pace…. Basta io vado via. La biancheria è pronta?

MARGHERITA. No.

RAFFAELL…. E mi volete pagare? C’è da pagarmi anche la settimana scorsa.

MARGHERITA. Torna tra poco, adesso mio marito non c’e’

RAFFAEL…. Va tante volte in città e mai che finisse sotto ad un tram

MARGHERITA. Chi mio marito?

RAFFAEL…. No per carità….. dicevo mio marito. La madonna mi deve fare questa grazia. (esce)

RICCARDO (dal fondo) Buon giorno signora Margherita. (pausa)Non volete neppure salutarmi? E va bene io non mi offendo anzi raddoppio la stima che ho per voi….

MARGHERITA. …E per mio marito

RICCARDO. No, io a vostro marito non lo posso soffrire. Potessi ammazzarlo lo farei con tutto il cuore.

MARGHERITA. Eppure non dovreste dimenticare che vi salvò dalla galera.

RICCARDO. E questo nemmeno è esatto, perché se non lo minacciavo con la pistola quello mi avrebbe consegnato direttamente ai carabinieri. E poi voi dovreste sapere perché mi è antipatico…. Sono stato due giorni senza vedervi e mi son sembrati due secoli….. mi avete pensato?

MARGHERITA. Io a voi? E chi siete voi per me…. Io sono sposata e ve l’ho detto cento volte.

RICCARDO. Vedete? Ecco perché io non posso soffrire vostro marito. Io quando penso che voi state chiusa in questo paese mi sento male. Per voi ci vorrebbero bei vestiti altro che queste pezze che avete addosso. Dovreste viaggiare, divertirvi e non ammuffire tra queste quattro mura.

MARGHERITA. A me sembra che state un poco esagerando. Io qui ci sto con piacere, sono spostata e qui devo stare…

RICCARDO. Avete ragione, non dovevo permettermi. Però voglio vedere come state con un po’ di rossetto

MARGHERITA. Cos’è?

RICCARDO. Ve lo avevo promesso. In città lo usano tutte le donne…. Vediamo come vi sta.

MARGHERITA. Ma voi siete pazzo. (Riccardo dipinge le labbra a Margherita e di sorpresa tenta di baciarla.Margherita gli da uno schiaffo e si ritrae) adesso dovete andare via. Adesso,adesso

RICCARDO. Perdonatemi…. Io vi voglio bene

Scena sesta.

Vincenzo e detti.

VINCENZO. Voi siete qua? Mi fa piacere. Dobbiamo mettere a posto una situazione.

MARGHERITA. Devo parlare prima io. Ma tu sei mio marito o una mazza da scopa?

VINCENZO. Io?

MARGHERITA. Tu, proprio tu. Questo signore deve andare via da casa nostra perché…..la gente può credere quello che non è.

VINCENZO. Aspetta, fammi capire. Proprio tu vuoi che don Riccardo non venga più?

MARGHERITA. Proprio così. Non deve venire mai più. Altrimenti va a finire che tu sei un marito contento e io una moglie infedele. Io ti voglio bene perché sei mio marito e ti devo rispettare.

VINCENZO. Vieni qua Margherita, tu non sai il piacere che mi dai, dicendo questo, mi sento mortificato, perché, per un momento ho creduto a quello che la gente dice. Sono proprio uno scemo. (rivolgendo a Riccardo) don Riccardo, mi dispiace, ma per tutte le ragioni che ha detto mia moglie è bene che voi non veniate più a casa nostra. La cosa mi addolora e vi prometto che qualche volta che veniamo in città ci vedremo sicuramente.

RICCARDO. Ma vi pare, mi farebbe molto piacere, ma non potrà essere perché ho deciso di partire per Milano dove tengo alcuni affari da curare. Così la gente non parlerà più e donna Margherita sarà contenta.

VINCENZO. Certo che se andate così lontano io sono più contento; così non ci vedremo più.

RICCARDO. E così sia. Adesso vado a preparami e se permettete prima di partire vengo ancora a salutarvi

VINCENZO. Sarà un piacere, basta che ve ne andate.

RICCARDO. I sentimenti che io sentivo per voi non sono stati capiti….Ma vi perdono perché tutti possono sbagliare. Voi siete il mio unico affetto… e ricordatevi che uno solo vive per voi. Io.

VINCENZO. Grazie troppo buono. Gesù quello sta piangendo.

RICCARDO. Troppo bene vi ho voluto, troppo vi ho stimato.

VINCENZO. Ma vi pare….

RICCARDO. Ma adesso è finita, me ne vado e non ne parliamo più…. (a Vincenzo) E toglietevi dai piedi.

VINCENZO. È proprio una brava persona, non mi aspettavo questi sentimenti. Don Riccardo vi accompagno. Calmatevi. (esce. Margherita sola, dopo pausa apre il pacchetto che ha portato Riccardo e ne tira fuori un paio di calze di seta, ne misura una poi sente il passo di Vincenzo e nasconde le gambe sotto il tavolo). Io non ci capisco niente, mi ha detto:” Andate via che come sono nervoso adesso me la prendo con voi” Dimmi una cosa, io mi sono assicurato che tra te e lui non ci fosse niente. Ma che ci facevate l’altra sere qui fuori con le mani tra le mani?

MARGHERITA. Io sono una donna onesta e se ti rispondo ne perdo di dignità. È andato via? E ringrazia il cielo

.

VINCENZO. Ma cos’hai, perché sei tutta storta?

MARGHERITA. Uffà. Ma come si seccante (esce cercando maldestramente di non far notare la calza di seta)

Vincenzo solo trova sul tavolo il tubetto di rosso per le labbra, lo gira, lo rigira e non arriva a comprendere cosa sia e a cosa serva.

Scena settima.

Giorgio e detto poi Gennarino indi Nicola.

GIORGIO. Sei solo?

VINCENZO. Mi sapresti dire questo che cos’è?

GIORGIO. Che cosa?

VINCENZO. Questo.

GIORGIO. Dove l’hai trovato?

VINCENZO. Io ti ho chiesto se sai dirmi cos’è

GIORGIO. E non vedi è un colpo di fucile, ma dove lo hai trovato?

VINCENZO. Sul tavolo.

GIORGIO. Hai parlato con tua moglie?

VINCENZO. Si. Ma tu e tutti gli altri vi siete sbagliati.

GIORGIO. Sbagliati?

VINCENZO. Adesso ti dico. Quando poco fa sono venuto per parlare a Margherita, ho trovato pure don Riccardo. Prima che io aprissi la bocca Lei mi ha detto: “ Vincenzo questo non deve mettere più piede in casa nostra perché la gente può credere quello che non è, e poi io ti rispetto e ti voglio bene:” Così da oggi in poi don Riccardo non verrà più perché parte per Milano.

GIORGIO. Beh… se lo dici tu…. Ma io poco ci credo.

VINCENZO. No, e tu ci devi credere.

GIORGIO. E che faceva soli l’altra sera?

VINCENZO. Questo non me lo ha voluto dire, ci perde di dignità.

GIORGIO. Quando sei asino. Adesso per esempio mi devi dire questo coso che cos’è e che ci fa in casa tua.

GENNARINO. (entrando) Don Vincenzo, se volete venire per il tressette….

GIORGIO. Vieni qua, questo non è momento di tressette, ci stanno cose più serie.

Sapresti dirci cos’è questo coso?

GENNARINO. Un fischietto del tram.

GIORGIO. Quale fischio….. dovrebbe essere bucato.

VINCENZO. Fammi vedere meglio….. vedi…. C’e’ scritto qualcosa

GENNARINO. (legge) Ro- u- ge……. Rouge….

GIORGIO. E chi è?

VINCENZO. E chi lo sa….

NICOLA. (dal fondo) don Vincenzo….

GIORGIO. Sst… sta zitto. Io credo che si apre perché…. Vedi questo spacchetto?

VINCENZO. Vogliamo aprirlo?

GIORGIO. Si…

VINCENZO. Aprilo tu

GIORGIO. E perché io…. Spetta a te

VINCENZO. E vabbene l’apro io. (esita)

GENNARINO. Ma voi fate davvero? Avete paura? Ma siete uomini o che? Date a me….

VINCENZO. Eccolo… si apre.

GENNARINO. E fate presto…. (Vincenzo cerca di aprire con precauzione chiudendo gli occhi) Porca miseria! Io ho un appuntamento urgente, devo scappare. (esce di corsa)

GIORGIO. Ma va a…… mi ha fatto spaventare.

VINCENZO. È scappato per la paura.

GIORGIO. Apri….

VINCENZO.(riesce ad aprire il tubetto) Ma che cos’è…. È uscito un coso rosso.

GIORGIO. Fammi vedere….profuma di confetto

VINCENZO. Assaggialo.

GIORGIO. Ma sei pazzo?…. io alla vita ci tengo.

NICOLA. Aspettate… un coso di questo lo teneva mia moglie.

VINCENZO. Tua moglie?

NICOLA. Era a casa e gli arrivo un pacchettino con un biglietto che capitò tra le mie mani…. L’ho conservato (tira fuori dal portafoglio un piccolo biglietto)

VINCENZO. Fammi vedere. (legge) “Ti rimetto il RUGE. Tuo marito non potrà accorgersene perché basta usarne pochissimo per ottenere l’effetto. Baci, Cesarino”.

GIORGIO. È veleno…. È veleno. Ti vogliono ammazzare.

VINCENZO. Non c’è dubbio…. Ma io li mando in galera a tutti e due.

GIORGIO. Adesso andiamo dal farmacista e ci facciamo dire che veleno è.

VINCENZO. Bravo, io questo pensavo. Andiamo..

Scena ottava.

Margherita e detti

Margherita entra dalla sinistra.

VINCENZO. Zitti non parlate, non facciamo capire niente.

MARGHERITA. Che fai esci?… dove vai?

VINCENZO. Si……. Eh….. ti sembro scemo?….. adesso prima vado e poi torno…. Zitta…… Ruge…. Ruge (esce)

GIORGIO. Ruge. (esce)

NICOLA: ruge (esce)

MARGHERITA. Ma che siete pazzi?…. (va presso la credenza per sistemare dei piatti)

Scena nona

Riccardo e detta poi Vincenzo, poi Nicola, Giorgio,Consiglia, Gennarino, Eduardo, Enrico e comparse.

Riccardo entra dal fondo senza parlare, siede al tavolo di fronte di destra e fuma tranquillamente.

MARGHERITA. Mamma mia.! Voi siete ancora qua? Quando partite?… Quando partite?…. siete muto? Io dico a voi, quando partite?

RICCARDO. Aspetto il treno di lusso. Anzi me ne vado in aereo.

MARGHERITA. Basta che andate….

RICCARDO. Sapete a cosa penso? Sto pensando che quando sarò partito per voi sarà molto brutto…. E pure per me… venirvi a trovare era diventata una bella abitudine. Potervi parlare….

MARGHERITA. E che ci fa… Voi andrete a vivere in una grande città dove donne e distrazioni non vi mancheranno….

RICCARDO. Già perché io parto…. Ma siete proprio sicuro che parto?

MARGHERITA. Che c’è?…. dite la verità, avete cambiato idea?

RICCARDO. Margherita parliamoci chiaro. Ma per chi mi avete preso? Io non sono un bambino e il mio non è un capriccio. E non me ne vado solo perché si spaventa del marito. Avete sbagliato. Io sono un uomo che quando dice ad una donna “Ti voglio bene” non la lascia più di vista…. Margherita io vi voglio bene! E voi pure me ne volete.

MARGHERITA. No. Non è vero. Voi siete un pazzo e vi prego di lasciarmi stare. Non mi torturate più. Andate via.

RICCARDO. (fa cenno di no)Margherita io resto e nessuno può impedirmelo.sono padrone di fare quello che voglio e da qui non mi muovo. Di vostro marito non mi importa…. Noi siamo due uomini che vogliono bene alla stessa donna, però voi volete bene a me e anche io ho il diritto di dirgli di andarsene. Adesso che torna lo caccio via.

MARGHERITA. Adesso basta… voi volete rompere la pace di casa mia, e questo non deve accadere. An da te ve ne! (Vincenzo sta in osservazione) Perché non volete partire più?:… Madonna mia, aiutami tu. Se vi avessi fatto sperare qualcosa, anche con uno sguardo, allora potreste aver ragione a fare cosi… (Vincenzo sempre nascosto se ne rallegra) Ve ne dovete andare, andate o mi metto a urlare come una pazza. Io sono una donna onesta e non darei mai un dispiacere a mio marito. Vincenzo mi adora e sarei una disgraziata se lo tradissi; ve lo dico ancora una volta, io sono una donna onesta e voglio bene a mio marito. (stretta di mano tra Giorgio e Vincenzo) E poi che uomo siete, prima dite che partite e poi?. Ve ne dovete andare….io rispetto mio marito, gli voglio bene… e poi, se non lo sapete mio marito si fa rispettare. (Giorgio e Vincenzo chiamano tutti gli altri).è un uomo che se viene a sapere quello che mi avete detto è capace di uccidervi. Io gli voglio bene. Andatevene…andate…. Andate via. (non regge più alla finzione e abbraccia Riccardo)

Costernazione di tutti . Finale in concerto.

SIPARIO.