ICARO 2001
di
PATRIZIA MONACO
monologo
PERSONAGGI
ICARO 2001, un ragazzo
SPAZIO VUOTO CHE IL REGISTA POTRA’ COLMARE CON ELEMENTI SUGGERITIGLI DAL TESTO
E DALLA PROPRIA CREATIVITA’
FORSE UN TAPPETO DI PIUME MACCHIATE DI UN QUALCOSA CHE PARE SANGUE.
MUSICA: sottofondo di ambulanze ed elicotteri quando precisato
Brani del monologo sono in corsivo, narrativi, è la storia di Icaro; altri in
piana esposizione contemporanea e il nucleo più ampio, in un linguaggio con
cesure poetiche echeggianti, talvolta, assonanze e rime interne.
Il linguaggio non è mimetico, come non è realistica la situazione: chi è morto
eppure parla trascende ogni verosimiglianza.
Gesti e movimenti sono da trovarsi assieme all’interprete.
Prima ed unica scena
ICARO 2001 E’ IN UN ANGOLO E PIANGE. NUDO O QUASI.
ICARO (ALZANDOSI, MOLTO LENTAMENTE) Qui la solitudine è immensa.
(PAUSA)
Non era così a Genova,
in quel giorno di luglio,
la gente era tanta
e la confusione era grande.
Così grande che un carabiniere
mi sparò.
S:F: DI AMBULANZE
(TONO NARRATIVO) Non era facile fuggire da Creta, poiché Minosse faceva
sorvegliare tutte le navi e offriva inoltre una ricca ricompensa a chi avesse
catturato Dedalo.
S.F. DI ELICOTTERI
Per me si va nella città dolente
Per me si va nell’eterno dolore
per me si va tra la perduta gente
Il centro storico era diventato una gabbia
la città intera un labirinto fra i container
zona rossa da sorvegliare a vista
perché tanta paura quando chi ci governa si riunisce?
E il ronzio incessante degli elicotteri.
Due ore stetti riverso
con gli occhi al cielo
occhi che qualcuno pietosamente
mi chiuse
ma io, ai piedi di quella chiesa
vidi e sentii tutto
anche attraverso le palpebre chiuse
il cuore aveva cessato di battere
ma non di soffrire
soffrivo per quel che vedevo e sentivo
quel che accadeva anche lontano da me
lontano da quella piazza grigia per i lacrimogeni
nelle belle e restaurate sale del palazzo Ducale.
new economy
wto
new economy?
Dedalo costruì allora un paio di ali per se stesso e un altro paio per Icaro;
le penne più grandi erano intrecciate le une alle altre, e le più piccole erano
saldate con della cera.
Quel carabiniere era di leva
si difendeva
io reggevo fra le braccia un estintore
lui sparò
S.F. D’AMBULANZE
(PIANGE) Non ho vissuto
non ho vissuto abbastanza.
(TONO NARRATIVO) Dopo aver legato le ali alle spalle di Icaro, Dedalo gli disse
con le lacrime agli occhi: “Figlio mio stai attento! Non volare mai troppo in
alto, perché il sole farebbe sciogliere la cera, né troppo in basso perché le
piume potrebbero essere inumidite dal mare.”
(TONO IRATO) Io non so se lo avrei colpito e forse anche ammazzato
padroni di niente
servi di nessuno
noi siamo i fantasmi
senza diritti
nella nuova partizione del mondo
produci consuma crepa
tute bianche
punk a bestia
G 8 non è Giotto
il pittore che dipinse lo zero
si sono chiamati così, i grandi della terra
e sono otto: il resto, qualche miliardo, merda.
Il vento della sera mi portò dal Ducale le loro parole: “Gli abitanti della
terra non sono altro che cani che abbaiano, bestie noiose. Ringhiano l’un
contro l’altro. Il forte divora il debole. Il grande sottomette il piccolo.
Sono bestie da soma, alcune imbrigliate, alcune sciolte.”
Dedalo infilò le braccia nelle proprie ali e si alzò in volo. Ad Icaro disse:
“Seguimi da vicino e non cambiare direzione.”
S.F. DI ELICOTTERI
Sono sulla piazza ho la maglietta alzata fa caldo è il 20 luglio 2001
Io da qui vedo e sento
sono qui e sono morto
piume colorate
maschere bianche
balene variopinte
bandiere
bambini
zaini
giocolieri
Dove sono i ballerini?
Dove sono ora le balene?
Si son dispersi tutti quando han saputo dei due ragazzi
l’ucciso e l’uccisore
in quella piazza
dove ora la gente porta fiori senza posa
“Hanno ucciso un ragazzo”
così si è sparsa la voce
la festa era finita
iniziò come un carnevale
finì con un funerale
che casino quel giorno
che spreco di gioventù!
che cazzata abbiamo fatto!
Mentre si allontanavano dall’isola verso nordest, battendo ritmicamente le ali,
i contadini i pescatori e i pastori che alzarono lo sguardo verso di loro, li
scambiarono per dèi.
Non fare questo non fare quest’altro, segui la vita retta, non ti mettere nei
casini, semai vai nei casini, fai la guerra e non fare l’amore, la pace è una
brutta parola è una parola a quattro lettere, come dicono gli americani, perché
tutte le loro parolacce han quattro lettere, anche il nome del loro presidente…
se mi segui arriverai sano alla pensione
produci consuma crepa
popolo di Seattle è vero, o dobbiamo volare alto?
popolo di Seattle dopo Napoli e Genova, continui a scrivere i tuoi slogan:
padroni di niente servi di nessuno
per conquistare il futuro bisogna prima sognarlo
produci consuma crepa
Quando si furono lasciate Nasso Delo e Paro alla sinistra e Lebinto e Calimne
alla destra, Icaro disobbedì agli ordini del padre. Cominciò a volare verso il
sole, inebriato dalla velocità che le grandi ali imprimevano al suo corpo.
S.F. DI ELICOTTERI
Almeno in Argentina dovevano timbrare il cartellino
prima di entrare in “sala chirurgia”
e dunque lo facevano controvoglia
lo facevano con gusto e anche gratis
nella caserma di Napoli
e magari spontaneamente
(INTONA) Faccetta nera bell’abissina…
nella scuola di Genova
dovevano ripetere a squarciagola
io li sentii perché si sente
e si vede tutto
quando si è morti e non s’è vissuto abbastanza
abbastanza per arrivare sani alla pensione
A un tratto Dedalo voltandosi non vide più suo figlio ma soltanto delle piume
sparse che galleggiavano sulle onde sotto di lui.
Io ho visto un black bloc entrare in un portone e uscirne come poliziotto.
Io ho visto un poliziotto entrare in una scuola ed uscirne con le mani sporche
di sangue.
Quel sangue poi, per miracolo od alchimia, è diventato salsa di pomodoro.
Cassonetti rovesciati e incendiati
e manganelli
tanti manganelli
fumo nero che sale dalle macchine bruciate
siamo tutti clandestini
mercificazione
ogni cosa vien trasformata in un prodotto di vendita
muco che esce dal naso la pelle che brucia
nessuno ride più canta più
era cominciata come una festa mobile
le truppe ci guardavano immobili
hanno un cuore?
Hanno un cuore che pulsa di un ritmo che suona del nostro stesso sangue
ma sarà solo il nostro sangue
che mostrerà a loro quanto può sanguinare un essere umano
prima di morire
e tutto quel sangue gli ha bruciato il cuore.
Sparato in faccia
dagli schiavi di chi ha del danaro un concetto più sacro di quello del sangue.
Neppure l’ingiustizia è uguale per tutti.
Adesso che la folla si è dispersa, che il fumo non s’attacca più alla gola, non
ti brucia più gli occhi, adesso che ho gli occhi chiusi per sempre, adesso ho
aperto gli occhi
comincio a capire
global e new economy non solo scarpe e magliette
petrolio e coca cola
banane e polpette
no, non polpette, non è global: hamburgher, multinazionali d’hamburgher
hamburger così comodi per le donne che lavorano
premio per bambini che escono col papà
l’hai visto fare in tv
devi farlo anche tu
se non lo fai non esisti
ma non esisti neppure se lo fai
questo è global: vuol renderci tutti
uguali
punk a bestia
produci consuma crepa
sei miliardi fra vittime e carnefici
e otto che DECIDONO PER LORO
bambini scalzi che non hanno mai tenuto nelle mani un giocattolo
confezionano scarpe firmate
e palloni per il calcio
feticci
merci ambite destinate
alle nostre cattedrali:
i centri commerciali
un mondo diverso è possibile
un modo ci deve essere
e non quello di fracassarci fra noi
punk a bestia!!!
Icaro era figlio d’un fabbro e d’una schiava
Il fabbro fu fatto prigioniero nel labirinto che lui stesso aveva costruito
produci consuma crepa
Il fabbro m’ha dato la vita
il fabbro ha costruito la via
il fabbro ha indicato la via d’uscita
volando lui ce l’ha fatta
m’ha sepolto e perciò può farmi risorgere
No, non sotto un estraneo cielo,
non al riparo di ali estranee
ero allora col mio popolo
là dove il mio popolo, per sventura, era
Popolo di Seattle
colorati anche se vestiti di bianco
innocenti anche se armati di spranghe
ingenui anche se credete di sapere tutto
(SORRIDE A FATICA) Volate alto finché potete,
per conquistare il futuro bisogna prima sognarlo.
(SEDENDOSI, QUASI FRA SE’) L’importante non è di avere tante idee. E’ di
viverne una.
FINE