QUELLA VOLTA
di Samuel Beckett
Traduzione di Carlo Fruttero e Franco Lucentini
I momenti della sola e stessa voce A B C si succedono senza soluzioni di continuità, a parte i due intervalli di io secondi. Tuttavia i passaggi dall'uno all'altro dovranno essere debolmente ma chiaramente percettibili. Se la triplice fonte e il contesto non bastassero a questo effetto, si accentuerà l'effetto meccanicamente (per esempio con triplice «pitch»).
Sipario. Scena buia. Luce lentamente sulla faccia dell'Ascoltatore, tre metri circa sul livello del palcoscenico a metà tra il centro e la quinta. Vecchia faccia bianca, lunghi capelli bianchi sparpagliati e visti come dall'alto, a raggiera. Le voci ABC sono le sue e gli arrivano dai due lati e dall'alto.
Vanno e vengono ritmicamente senza interruzione del flusso generale salvo i due intervalli indicati. Silenzio di 7 secondi. Gli occhi dell'Ascoltatore sono aperti. Il suo respiro è udibile, lento e regolare.
A quella volta che tornasti quell'ultima volta a vedere se la rovina c:era ancora dove ti nascondevi da bambino quando fu (gli occhi si chiudono) quel giorno che prendesti l'undici fino al capolinea e avanti di lì no nessun tram allora tutti andati spariti da un pezzo quella volta che tornasti a vedere se la rovina c'era ancora dove ti nascondevi da bambino quell'ultima volta nessun tram non uno rimasto soltanto i vecchi binari quando fu
C quando entrasti per levarti dalla pioggia sempre inverno allora sempre a piovere quella volta nella Galleria dei Ritratti via dalla strada fuori da freddo e pioggia scivolato dentro quando nessuno guardava e attraverso le sale rabbrividendo gocciolando fino a un sedile lastra di marmo per sederti riposarti asciugarti e poi all'inferno via fuori di lì quando fu
B sulla pietra insieme al sole sulla pietra al margine del piccolo bosco e a perdita d'occhio il grano che volgeva al giallo giurandovi di tanto in tanto che vi amavate appena un sussurro non toccandovi o nient'al-tro di quella natura tu a un'estremità della pietra lei all'altra neanche guardandovi soltanto lì insieme sulla pietra al sole col piccolo bosco dietro fissando il grano o con gli occhi chiusi tutto fermo non un'anima in giro non un rumore
A dritto giù dal ferry e su con la sacca fino al viale né a destra né a sinistra non una maledizione per le vecchie scene i vecchi nomi dritto su per la salita dal molo al viale e li nessun filo rimasto soltanto i vecchi binali tutta ruggine quando fu e tua madre c'era ancora ah diomisericordia tutto andato da un pezzo quella volta che tornasti quell'ultima volta a vedere se la rovina c'era ancora dove ti nascondevi da bambino quella rovina chiamata Follyo un nome così C'è tua madre ah diomisericordia tutto andato da un pezzo tutta polvere tutti quanti tu l'ultimo rannicchiato sulla lastra nel vecchio pastrano verde stringendoti da te con le tue braccia le tue di chi altro sennò per scaldarti un momento asciugarti e poi all'inferno via fuori di lì ma lì non un'anima viva soltanto tu e l'isolato custode in giro mezzo addormentato in suole di feltro non un rumore solo quel frusciare di feltro che di tanto in tanto si avvicinava poi moriva via
B tutto fermo giusto le foglie e le spighe e voi anche fermi sulla pietra nell'abbaglio non un rumore non una parola solo di tanto in tanto per giurarvi che vi amavate appena un sussurro una cosa sola poteva sempre portare le lacrime finché asciugavano seccavano del tutto quel pensiero quando veniva su tra gli altri sommergeva quella scena
A Foley era questo il nome Foley's Folly un avanzo di torretta ancora in piedi tutto il resto macerie ortiche e allora dove fu che dormisti non un amico tutte le famiglie andate fu in quel dormitorio giù al porto che tu no lei era con te allora ancora con te giusto per una notte in ogni modo dritto dal ferry una mattina e indietro quella dopo a vedere se la rovina c'era ancora dove nessuno veniva mai dove ti nascondevi da bambino scivolato via quando nessuno guardava e nascosto li tutto il giorno su una pietra tra le ortiche col tuo libro illustrato
C finché alzasti la testa e lì davanti ai tuoi occhi quando si aprirono un vasto olio nero per l'età e la sporcizia qualche famoso uomo o donna o anche bambino come un giovane principe o principessa qualche giovane principe o principessa del sangue nero per l'età dietro il vetro dove a poco a poco mentre scrutavi cercando di distinguere a poco a poco cosa apparve se non una faccia t'eri forse girato sulla lastra per vedere chi c'era accanto a te
B sulla pietra al sole fissando il grano o il cielo o con gli occhi chiusi niente in vista solo il grano volgente al giallo e il cielo azzurro giurandovi di tanto in tanto che vi amavate appena un sussurro lacrime infallibilmente finché seccavano del tutto lì all'improvviso quali che fossero i pensieri o le scene forse laggiù molto in fondo all'infanzia o il grembo peggio di tutto o quel vecchio cinese molto prima di Cristo nato con lunghi capelli bianchi
C mai più lo stesso dopo quel fatto mai più del tutto lo stesso ma in questo non c'era niente di nuovo se non era questo era quell'altro un fatto ordinario qualcosa per cui dopo non potesti più essere lo stesso a trascinarti in giro anno dopo anno affondato nel tuo pasticcio di tutta la vita borbottando a te stesso a chi altro sennò che non saresti più stato lo stesso dopo questo che non eri più stato lo stesso dopo quello
A o parlando da solo con chi altro sennò conversazioni immaginarie a voce alta fu quella l'Infanzia a dieci anni o undici su una pietra tra le ortiche giganti mettendo su tutto da te ora una voce ora un'altra finché eri rauco e ormai le voci sembravano tutte la stessa era già sera tardi erano immaginazioni allo scuro o chiaro di luna e loro tutti fuori per le strade a cercarti
B o presso la finestra allo scuro ascoltando il gufo e non un pensiero nella tua testa finché diventava difficile sempre più difficile credere di aver mai detto a qualcuno che l'amavi o che qualcuno l'avesse detto a te finché diventava giusto una di quelle cose che se aiutavi a immaginarti per tener fuori il vuoto giusto un'altra di quelle vecchie storie per impedire al vuoto di entrare dentro calare su di te il sudario
Silenzio di 10 secondi.
Respiro udibile. Dopo 3 secondi gli occhi si aprono.
C più lo stesso ma lo stesso di che diomisericordia ti sei mai detto io una volta in vita tua avanti andiamo (gli occhi si chiudono) ti sei mai potuto dire io al punto di svolta della tua vita punto di svolta avevi sempre in bocca quella grande parola prima che le parole seccassero del tutto a forza di punti di svolta e poi mai uno davvero salvo uno il primo e l'ultimo quella volta arricciato come un verme che ti cavarono fuori ti pulirono ti raddrizzarono e mai un altro dopo quello mai guardato indietro dopo quello fu quella la volta o fu un'altra
B mormorando quella volta insieme sulla pietra al sole o quella volta insieme sull'alzaia o quella volta insieme sulla sabbia quella volta quella volta prendendo di lì e mettendo su tutto alla meglio di lì sempre insieme da qualche parte al sole sull'alzaia rivolti verso il sole che affondava laggiù mentre da dietro la corrente portava relitti che galleggiavano avanti o s'impigliavano tra le canne e il topo morto sembrava un topo vi arrivò da dietro poi galleggiava avanti alla deriva finché non lo vedeste più
A quella volta che tornasti a vedere se la rovina c'era ancora dove ti nascondevi da bambino quell'ultima volta dritto su dal ferry per la salita fino al viale per prendere l'undici né a destra né a sinistra solo un pensiero nella tua testa non una maledizione per le vecchie scene i vecchi nomi solo in fretta e a testa bassa per la salita fino in cima e li fermo ad aspettare con la tua sacca finché la verità non cominciò a balenarti
C quando ti mettesti a non sapere chi eri provando come avrebbe funzionato tanto per cambiare a non avere idea a non sapere minimamente chi eri chi fosse a dire le cose che dicevi di chi fosse il cranio in cui ti avevano incastrato di chi il lamento che ti faceva com'eri fu quella la volta o fu un'altra là solo con i ritratti dei morti neri di sporcizia e antichità e le date sulle cornici per il caso che ti sbagliassi di secolo non credendo di poter essere tu finché ti misero fuori nella pioggia all'ora di chiusura
B non uno sguardo alla faccia e a nessun'altra parte mai voltandoti tu a lei o lei a te sempre paralleli come ruote sull'asse mai voltandovi l'uno all'altro chiazze appena chiazze al margine del campo senza toccarvi o nient'altro di quella natura sempre spazio tra voi anche se solo un pollice mai un contatto alla maniera di due in carne e ossa ma come ombre né più né meno né meglio né peggio salvo i giuramenti
A nessun modo di uscirne venirne a capo in quella maniera e allora che fare adesso che altro fare non era questione di chiedere non un'altra parola ai viventi finché vivevi dunque su e via finalmente su e via alla stazione chinato quasi piegato in due per uscirne venirne a capo in quella maniera tutto chiuso tutto sbarrato con tavole il colonnato dorico della Great Southern and Eastern tutto chiuso crollante e allora che fare adesso
C la pioggia e i vecchi giri provando a metterla in quel modo provando tanto per cambiare a vedere come avrebbe funzionato in quel modo a non esserci mai stato a non essere mai esistito i vecchi giri provando a illuderti con questo trucco vacillando e borbottando per tutta la parrocchia finché le parole seccarono e la testa seccò e le gambe seccarono di chiunque fossero o finché quello chiunque fosse lasciò perdere
B fermi sempre fermi immobili come quella volta sulla pietra o quella volta sulla sabbia sdraiati paralleli sulla sabbia al sole guardando su all'azzurro o con gli occhi chiusi azzurro buio azzurro buio poi la scena affiorava ed eccovi li dovunque fosse dovunque potesse essere lì
A lasciò perdere lasciò perdere e si sedette sui gradini al sole pallido della mattina no mai sole su quei gradini e allora da qualche altra parte lasciò perdere e via da qualche altra parte a sedere su un gradino al sole pallido una soglia diciamo la soglia di casa di qualcuno aspettando che fosse l'ora del ferry della sera e poi all'inferno via fuori di li nessun bisogno di dormire da nessuna parte non una maledizione per le vecchie scene i vecchi nomi i passanti che si fermavano a guardarti a bocca aperta un momento a bocca aperta e poi avanti passare passare via passare oltre dall'altra parte
B fermi immobili fianco a fianco al sole poi affonda svanisce e voi non una mossa fermi come i due pomi di un manubrio salvo le palpebre e di tanto in tanto le labbra per giurare e intorno da ogni parte tutto fermo anche lì dovunque potesse essere lì non un movimento non un rumore solo debolmente le foglie del piccolo bosco o le spighe o l'erba secca o le canne secondo i casi e nessuno in vista uomo o animale nessuna vista nessun rumore
C sempre inverno allora sempre a piovere sempre a scivolare dentro quando nessuno guardava via dalla strada fuori da freddo e pioggia nel vecchio pastrano a prova di buchi eredità di tuo padre in posti dove non avevi da pagare per entrare come la Biblioteca Pubblica quella era un'altra gran cosa la cultura per tutti o l'Ufficio Postale quella era un'altra ma in altri tempi in un altro posto
A rannicchiato sulla soglia nel vecchio pastrano verde al sole pallido con la sacca inutile sulle ginocchia senza sapere dov'eri a poco a poco senza sapere dov'eri né quando né per che cosa il posto avrebbe potuto essere disabitato per quanto ne sapevi come quella volta sulla pietra il bambino sulla pietra dove nessuno veniva mai
Silenzio di 10 secondi. Respiro udibile. Dopo 3 secondi gli occhi si aprono.
Bo da solo nelle stesse le stesse scene mettendola in quel modo per tirare avanti per tener fuori il vuoto (gli occhi si chiudono) solo a un'estremità della pietra col grano e l'azzurro o l'alzaia solo sull'alzaia con i fantasmi dei muli il topo annegato o l'uccello o che altro fosse a galleggiare via nel tramonto finché non lo vedesti più e niente si muoveva soltanto l'acqua e il sole che andava giù finché era andato giù e tu svanivi tutto svaniva
A nessuno veniva mai salvo il bambino sulla pietra tra le ortiche giganti con la luce che entrava da dove il muro era crollato chino sul suo libro fino a sera tardi immaginazioni allo scuro o chiaro dì luna e loro tutti per le strade a cercarlo o mettendo su conversazioni immaginarie due o più persone che parlavano ora una voce ora un'altra parlando da solo stando insieme in quel modo dove nessuno veniva mai
C sempre inverno allora senza fine inverno anno dopo anno come se non potesse finire come se l'anno vecchio non potesse mai finire come se il tempo non potesse più andare avanti quella volta all'Ufficio Postale nel trambusto della folla natalizia dentro via dalla strada quando nessuno guardava via da freddo e pioggia aprendo la porta entrando come chiunque altro e dritto alla tavola né a destra né a sinistra con tutti i moduli e le penne alle loro catenelle ti sedesti al primo posto libero e uno sguardo intorno tanto per cambiare un'occhiata intorno prima di cadere assopito
B o quella volta da solo sdraiato sulla sabbia e nessun giuramento a turbare la pace quando fu prima o dopo prima che lei venisse dopo che se ne fu andata o prima sia che venisse sia che se ne andasse e tu di nuovo nella vecchia scena dovunque fosse dovunque potesse essere stata la stessa vecchia scena prima come allora allora come poi col topo o il grano le spighe volgenti al giallo o quella volta sulla sabbia con l'aliante che passava sopra quella volta che tornasti o poco più tardi molto più tardi
A undici anni o dodici nella rovina sulla pietra piatta tra le ortiche allo scuro o chiaro di luna borbottando da solo ora una voce ora un'altra fu quella l'infanzia finché lì sul gradino al sole pallido ti udisti ti ritrovasti che ci provavi ancora e non una maledizione per i passanti fermi un momento a bocca aperta a guardare lo scandalo rannicchiato lì al sole dove non aveva diritto stringendo la sacca blaterando bavoso con gli occhi chiusi i capelli bianchi spioventi da sotto il vecchio cappello e ancora seduto al sole pallido scordandoti di tutto
C forse paura d'essere estromesso non avendo chiaramente diritto per non parlare dell'aspetto repugnante e allora per una volta quell'occhiata intorno ai tuoi bastardi di simili ringraziando Dio per una volta che comunque fossi non eri come loro finché ti balenò che per quanto schifo gli facessi avresti anche potuto non esserci affatto visto come le occhiate ti passavano sopra e attraverso come se fossi stato d'aria fu quella la volta o fu un'altra un altro posto un'altra volta
B l'aliante che passava sopra mai niente che cambiasse stessi cieli azzurri niente mai di cambiato salvo lei lì con te o no alla tua destra sempre alla tua destra al margine del campo e di tanto in tanto nella gran pace come un sussurro che ti amava ma così debole difficile credere perfino che tu che fosse stata una di quelle cose che mettevi su tu finché la volta venne alla fine A mettendo su tutto quanto da te li sulla soglia rifacendoti tutto da te per la milionesima volta dimenticandoti di tutto dov'eri e per cosa e Foley's Folly e tutti quanti e la rovina del bambino che venisti a vedere se c'era ancora per nasconderti di nuovo finché fu sera tardi e tempo di andare finché quella volta alla fine venne
C la Biblioteca quella era un'altra un altro posto un'altra volta quella volta che scivolasti dentro fuori da freddo e pioggia quando nessuno guardava quale fu allora la cosa che poi non fosti più lo stesso mai più lo stesso qualcosa a che fare con la polvere qualcosa che disse la polvere mentre sedevi alla gran tavola rotonda con un branco di vecchi chini sui loro fogli e non un rumore
B quella volta alla fine quando provasti e non potesti presso la finestra allo scuro e il gufo volato a gridare a qualcun altro o tornato con un topo nel cavo del suo albero e nessun altro rumore ora dopo ora ora dopo ora non un rumore quando provasti e provasti e non potesti più nessuna parola rimasta per tener fuori il vuoto e così lasciasti perdere li presso la finestra allo scuro o chiaro di luna lasciasti perdere una buona volta lasciasti entrare e niente di peggio che un grande sudario fluttuante giù su di te e poco o niente di peggio poco o niente
A giù di nuovo al molo con la sacca e il vecchio pastrano verde lasciato da tuo padre che strascicava per terra e i capelli bianchi spioventi fuori da sotto il cappello finché quella volta venne giù né a destra né a sinistra non una maledizione per le vecchie scene i vecchi nomi non un pensiero nella tua testa solo tornare a bordo e via all'inferno fuori di lì e non tornare mai o fu un'altra volta tutto questo un'altra volta ci fu mai un'altra volta salvo quella volta via all'inferno fuori da tutto e non tornare mai più
C nessun rumore soltanto il vecchio respiro e i fogli voltati e poi di colpo questa polvere il posto di colpo tutto pieno di polvere quando apristi gli occhi dal pavimento al soffitto niente solo polvere e non un rumore solo cos'è che disse andato e venuto fu questo che disse o qualcosa così venuto e andato venuto e andato nessuno venuto e andato in un momento andato in un momento
Silenzio di 10 secondi. Respiro udibile. Dopo 3 secondi gli occhi si aprono. Dopo 5 secondi sorriso, sdentato preferibilmente. Così per 5 secondi, poi buio lentamente e sipario.