Esami di maturità

Stampa questo copione

ESAMI DI MATURITA

Commedia in tre atti

di LADISLAO FODOR

Tradotta da I. Balla e M.DeVellis

PERSONAGGI

STEFANO KULCIAR

CATERINA HORVATH

ANNA MATE

CLOTILDE

SALKAI

EDOMONDO RICHTIG

DOMENICO BARAGN

PROF. VARIAS

EMMA WALTER

PROF. EGHEDUS

PROF. RATZ

TOMMASO RUDNAI

MADDALENA BARABAS

ROSINA DRASKOTZI

MARIA JENY

GIULIA WEGNER

IL BIDELLO ADAMO

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

Il liceo-ginnasio femminile nel quale si svolge la nostra commedia sembra ronzare sonnolento nel tepore del sole di giugno. Siamo ancora in primavera ma gi si sente l'approssimarsi dell'estate. Durante le lezioni le finestre sono aperte e pare che le colline di Buda guardino nelle aule scolastiche. L'ampia finestra della sala dei professori si apre su un paesaggio mite e romantico con la collina di San Giovanni che dalla sua cima, sormontata dalla torre Elisabetta, scende con dolce pendo sino ai prati dell' Albero di Norma.

La dottoressa Anna Mate, insegnante d latino, ha davanti a se i quaderni con le copertine azzurre dei compiti che sta correggendo. Di tanto in tanto alza lo sguardo alle colline, poi, con gesto un po' melanconico, intinge la penna nell'inchiostro rosso e si immerge nuovamente nel suo lavoro. Quanti anni pu avere la professoressa Mate? Non si pu dire con precisione. una bellezza fine, un po' mesta, una donna lavoratrice che non ha pi et. Certo era cos dieci anni fa e sar ancora cos fra dieci anni: un'insegnante delle scuole media china sui compiti di latino, e immersa in una nobile semplice ed eterna solitudine. Anche ora che accudisce al suo lavoro, ad un capo del lungo tavolo ricoperto di panno verde, sembra sedere al limite di un gran prato. Questo tavolo della Sala del Consiglio rappresenta la scuola stessa: il simbolo dell'autorit e della dignit del corpo insegnante. A questo tavolo sedettero i vecchi presidi i cui ritratti sembrano guardare con severit dalle pareti. Qui fu compilato l'orario scolastico che ora ha trovato posto nella grande tabella murale insieme con le norme e i regolamenti del ministero. Questa Sala dei Professori, che le alunne - passando dal corridoio - guardano di sfuggita, con soggezione, attraverso la porta a battenti, con la sua libreria, il globo terrestre, la grande carta geografica murale e le sue sedie a braccioli un po' logore, racchiude il mondo nel quale si svolge tutta la vita della dottoressa Anna Mate. Accanto a questa vita, un'altra gi sul tramonto: quella di Domenico Baragn, insegnante di filosofia. Il Professor Baragn un caro vecchio sempre sorridente: il riflesso argenteo dei capelli sulle tempie accresce la serena luminosit della sua calvizie. Siede in un angolo della sala e legge il giornale sprofondato in una sedia a bracciuoli. vicino alla piccola porta ricoperta di panno verde che conduce nel sacrario della scuola: la stanza del Preside. Sono soli nella sala dei professori. Non si scambiano parola, ma anche nel loro silenzio esiste un intimo accordo. quasi mezzogiorno e in una classe si fa lezione di canto: dalla finestra aperta giunge sommessa la voce delle alunne che cantano in coro. I due, cullati dalla melodia, si abbandonano interamente all' incanto strano e malinconico delta scuola. Nelle note della breve canzone, che esalta le bellezze della natura, palpita l'estate, gi in attesa dietro le colline. D'improvviso suona il telefono e il suo squillo acuto lacera questo stato d'animo. La dottoressa Anna Mate stacca il ricevitore.

Anna - (al telefono) Pronto... Liceo femminile del Primo Rione... Parla la professoressa Anna Mate... Il preside andato al Ministero. Abbia la compiacenza di richiamare fra mezz'ora... Buongiorno. (Riattacca).

Baragn - (alza la testa dal giornale) Perch andato al Ministero il preside?

Anna - Per stabilire le date degli esami. A quanto mi risulta quest'anno si finisce presto. Gli esami di passaggio cominciano il sei e quelli di licenza si faranno dal dieci al venti.

Baragn - (con un lieve sorriso) E insomma... anche l'anno scolastico finito.

Anna - Dove va quest'estate, professore?

Baragn - In pensione.

Anna - Impossibile!

Baragn - Per forza. I giovani professori battono alla porta con impazienza. Aspettano il mio posto.

Anna - Non lo posso credere... Che far lei senza il liceo?

Baracn - Mi iscriver alla prima elementare.

Anna - (ride) Che dice mai?

Baragn - Devo ricominciare a studiare... Alla mia et c' un mondo nuovo... nuovi pensieri, nuove verit...

Anna - Mi rincresce che lei vada via. Chi sieder qui con me mentre corregger i compiti di latino?

Baragn - Un altro qualunque. In quanto a me, basta! Per trentacinque anni ho insegnato filosofia nei licei femminili. Sa lei che vuol dire istillare la filosofia nella testa delle ragazze?... Non v' al mondo fatica pi desolante... (Di fuori il canto sale di tono).

Anna - (porge ascolto) Sente?... Fanno lezione di canto. il mese in cui la scuola pi bella. Si possono lasciare i finestroni aperti, e dalla collina di San Giovanni l'estate ci saluta... (Fiutando) Si sente quasi il profumo dei boschi.

Baragn - (canticchia il motivo delle alunne; poi, quasi a s stesso) Come strano... questa canzone mi ha accompagnato per tutta la vita... Le ragazze che la cantano sono ogni anno diverse, ma la voce che sale fin qui come un ronzo pare sempre la stessa. Questo canto la voce della scuola; la giovent che qui rinasce ogni anno...

Anna - ... e alla quale noi diamo tutto, sempre... senza nulla ricevere in cambio. (Di fuori un suono di campana).

Baragn - I dieci minuti d'intervallo... E anche la mia ora di riposo finita. Vediamo che lezione ho adesso. (Guarda lorario alla tabella) Professor Domenico Baragn... dalle dodici al tocco... propedeutica della filosofia, ottava classe. (Contento) Bene! Mi fa piacere! Siedo sulla cattedra, leggo i Saggi di Aristotile... sento che nessuno mi ascolta... e posso godermi indisturbato la mia voce. (Da destra entra in fretta Rosina Draskotzi, studentessa dell'ottavo corso. Porta sotto il braccio il registro della classe).

Rosina - Buongiorno, signorina... Buongiorno, professore ...

Anna - Che c', Rosina?

Rosina - - Ho portato il registro della classe perch scendiamo in cortile per la ginnastica.

Anna - Va bene. Mettilo qui.

Rosina - Si, signorina. (Mette il registro sul tavolo e aspetta).

Anna - Grazie. Puoi andare. O desideri qualche cosa?

Rosina - (agitata) Scusi, signorina Anna... Mi capitato un guaio... La signorina Slkai m'ha segnata nel registro.

Anna - Di nuovo? Vediamo un po' che hai fatto... (Legge nel registro) Rosina Draskotzi ha sghignazzato sfacciatamente durante la lezione, nonostante i miei ripetuti richiami .

Baracn - (tentennando il capo) Dio mio...

Anna - (severa) E tu, che hai da dire?

Rosina - (scoppia in pianto) S, signorina... confesso di aver riso, ma non sghignazzato... sfacciatamente... Non si pu fare a meno di ridere durante la lezione della signorina Slkai.

Anna - Perch poi?

Rosina - Sa, la signorina... ha la dentiera... Quando comincia a spiegare e si infervora... la dentiera balza avanti e si mette a sbattere... come se volesse mordere tutta la classe. E allora... non possibile trattenersi...

Baragn - (quasi ridendo) Non ha tanto torto.

Anna - (reprime un sorriso; severa) Ma un'alunna disciplinata deve sapersi padroneggiare. (In tono ufficiale) Per contegno irriverente verso la professoressa di letteratura - nella mia qualit di titolare della classe - ti d l'ammonimento di primo grado.

Rosina - S, signorina.

Anna - E ora fammi vedere i tuoi denti.

Rosina - (mostrandoglieli) Ecco.

Anna - Sono bianchi e belli... Vergognati! Anche la signorina Slkai li aveva cos trentacinque anni fa... E dove li ha perduti? dove si invecchiata? dove ha fatto le rughe? Qui, nella scuola, per voialtre! Per voialtre che ora la deridete! Pensa a questo quando vedi muoversi la dentiera della signorina Slkai... e ti passer la voglia di sghignazzare. Hai capito?

Rosina - Ho capito, signorina!

(Adamo, il bidello, entra dal corridoio; un vecchio coi baffi grigi, corti, che porta sempre con s, e non se ne distacca mai, un grosso anello al quale sono sospese tutte le chiavi della scuola. Come il campanaccio annunzia il gregge, cos il tintinno delle sue chiavi annunzia Adamo. Questo il ritornello che lo accompagner per tutta la commedia).

Anna - Che c', Adamo?

Adamo - venuto il vetraio e ha rimesso i vetri alla finestra della sala di disegno... Quindici pengo.

Anna - Queste ragazze ogni giorno rompono qualche cosa. Rosina, tu lo sai chi stata?

Rosina - Tutte e nessuna, signorina.

Anna - Allora pagher l'intera classe: cinquanta filler a testa. Avverti che li riscuoter domani, prima della lezione di latino.

Rosina - Va bene. Buongiorno, signorina Anna!... (Esce).

Baragn - Adamo, avete un panino con gli anici?

Adamo - Neanche mezzo, professore. Ho smerciato tutto. Una cesta grossa cos. (Indica).

Baragn - Siete un uomo intelligente, voi... vendete panini con gli anici. Noi vendiamo il pane della scienza, ma poco richiesto.

Adamo - (con sottointenso) che bisogna vendere roba fresca, professore... (Ad Anna) Lei, signorina Mate, non ha fatto ancora il suo spuntino, oggi. Vuole che le mandi su un po' di brodo? Mia moglie ha preparato per colazione gallina lessa.

Anna - Come? Avete ammazzato la gallina?

Adamo - (con un sospiro) L'abbiamo offerta in olocausto alla scuola.

Baragn - Perch?

Adamo - Aveva cattiva condotta... faceva sempre coccod e turbava la seriet dell'insegnamento. L'anno prossimo terremo i conigli: quelli non fanno coccod .

Baragn - Siete un benemerito, Adamo! Per se le vostre chiavi facessero meno rumore... Quando vi vedo mi viene sempre in mente la prigione... o il paradiso. Sono convinto che voi, anche durante le vacanze, vi aggirate per i corridoi deserti facendo suonare le chiavi. Dev'essere la vostra passione!

Adamo - Oh! durante le vacanze ho di meglio da fare, professore. (Confidenzialmente) Fabbrico acquavite nel gabinetto di fisica con l'apparecchio per la distillazione.

Baragn - (ridendo) Bravo, Adamo!

(Dal corridoio entra in fretta, allegro, il professor Varias, insegnante di storia naturale. Ha quarant'anni, simpatico, gioviale. rimasto uomo di campagna. Ha nelle mani uno scoiattolo impagliato).

Varias - Ciao, Baragn. Buongiorno, signorina.

Baragn - Che c', Varias? Che nuovo animale porti oggi?

Varias - Un semplice, piccolo scoiattolo. Sciurus vulgaris . Adamo, vi prego, portatelo nel gabinetto.

Adamo - Subito, professore.

Varias - E rimettetelo al suo posto, fra il ghiro e il topo campagnuolo, a destra dell'istrice...

Baragn - Come grazioso un animale impagliato.

Varias - Poveretto! sta sulle zampine come se volesse spiccare- un salto.

Anna - (mentre corregge i compiti) Li ama veramente i suoi animali, professor Varias?

Varias - Mi sento come in famiglia, con loro. (Consegno lo scoiattolo ad Adamo). il mio serraglio muto! Spesso me ne vado a passare qualche ora, fra i palmipedi e i trampolieri, i rapaci e i roditori...

Baragn - E frattanto che fai?

Varias - Mangio nocciuole.

Anna - (alza la testa) Come?

Varias - Mi piacciono le nocciuole. Quando ero un contadinello scalzo, spesso scappavo di casa... mi riempivo le tasche di nocciuole e vagavo per la foresta o nei boschetti vicini alle paludi... Tutto questo stato sostituito dal gabinetto di storia naturale. Quando sono stufo dei miei colleghi mi nascondo l dentro.

Adamo - (mentre esce) Anch'io tenevo la gallina per la stessa ragione: mi ricordava la campagna... (Sulla porta si scontra con la signorina Clotilde Slkai che entra. L'infelice zitella fissa spaventata l'animale che le viene incontro).

Clotilde - (con un grido) Oh Dio! Che cos'?

Adamo - Non si spaventi, signorina: uno scoiattolo.

Clotilde - (tagliente) Non occorre che me lo insegniate voi. Lo so da me che uno scoiattolo. Ma vedendomelo venire incontro cos all'improvviso, ho creduto che mi saltasse addosso.

Adamo - (squadrandola) Oh, no!... una bestia intelligente... (Via).

Clotilde - (brontolando) Dovunque vada non sento che stupidi scherzi e beffe volgari! Ecco la nostra scuola... Buongiorno.

Anna - (senza alzare la testa) Buongiorno, Clotilde.

Clotilde - (ad Anna) Hai uno spillo? Ho perduto un bottone... qui al polso.

Anna - Tieni, cara.

Clotilde - (appunta il polsino) Grazie... Chi sa perch i miei bottoni si staccano sempre...

Baragn - Per i suoi gesti troppo energici, caro collega.

Clotilde - Certo non sono mite come lei. Col suo buon cuore la disciplina non s ottiene. Va gi abbastanza male la nostra scuola... non c' autorit. Che cosa non hanno la sfacciataggine di fare le ragazze! Stamane quando attraversavo il cortile, mi hanno tirato una nocciola sulla testa.

Varias - (con finto stupore) Una nocciola?

Clotilde - Se riesco a scoprire quella canaglia...

Varias - (ammiccando verso Baragn) La scoprir io! (Gli altri ridono).

Clotilde - Che c' da ridere? Voi giustificate e perdonate sempre tutto. Ed ecco i risultati. (Cava dalla tasca parecchi oggettini da toletta femminile) il bottino fatto durante la lezione.

Anna - Non m'ero mai accorta che le ragazze si truccassero.

Clotilde - Non lo fanno certo per noi... ma per qualche professore...

Baragn......................... - (subito) Io sono innocente! n

Varias - Anch'io!

Clotilde - (squadrandoli) Oh! lo credo... Prima della lezione d storia del signor preside... se sentiste che da fare nei lavabi... quante risate... con che ardore si lisciano, si fanno belle... e durante la lezione, poi... tutte attente come angeli! Solo con me sghignazzano spudoratamente! Ho segnato la Draskotzi nel registro.

Anna - L'ho gi punita. Ma ha qualche attenuante. Anzi vorrei parlartene a quattr'occhi.

Clotilde - Superfluo. So di che si tratta... Nelle vacanze me ne far fare un'altra. (Si aggiusta la cintura. Amara) Non capisco che cosa mi succede... perdo tutto... tutto mi diventa largo.

Varias - Non dovrebbe arrabbiarsi tanto.

Clotilde - Impossibile. Non mi creda cattiva. Al contrario! Sono le ragazze cattive con me. Da trenta anni mi maltrattano, mi perseguitano, mi martorizzano coi pi raffinati supplizi. Disegnano la mia caricatura... m'hanno soprannominata Puntaspilli . Che colpa ne ho io se devo tenermi su i vestiti con gli spilli? (Sincera) Intere generazioni di ragazze hanno versato su me la loro malvagit. Appena una nuova alunna entra al liceo le sussurrano in gran segreto: bisogna torturare la Slkai.

Baragn - Non esagera un po'?

Clotilde - Vorrebbe insinuare che soffro di mana di persecuzione? Non me ne stupirei. (Altro tono) Per me non c' che un sistema: rigore implacabile. Mi chiamano Puntaspilli? E Puntaspilli sono; ma chi commette l'imprudenza d toccarmi si punge.

Varias - (un po' pentito) Le domando scusa, cara collega... La nocciola gliel'ho tirata io stamane.

Clotilde - (sorride) E pretende di insegnare a vivere alla giovent?

Varias - Mah... gi da un pezzo sospetto che la giovent insegna a vivere a noi.

Clotilde - Ah, ah! Le nuove teorie! Noi esaltiamo troppo la superiorit dei giovani. Ma non si tratta che di una superiorit fisica. (Volgendosi ad Emma Walter che entra) Su questo punto per il miglior giudice la nostra cara maestra di ginnastica.

Emma - (giovane, bella, ha in mano una bacchetta per battere il tempo) Scusino... non so di che si parla.

Clotilde - Del culto dell'educazione fisica che lei esercita qui, cara Emma. Se una ragazza giuoca bene il tennis, diventa l'eroina della scuola...

Emma - Scusino. Di tutte le materie che qui si insegnano, la ginnastica mi sembra l'unica dalla quale si possano ricavare dei vantaggi nella vita... Il tennis si giuocher sempre, questo certo! (Batte energicamente la bacchetta).

Clotilde - Prego, non faccia quel rumore. gi abbastanza sopportarlo quando si fa ginnastica in cortile.

Emma - Purtroppo non se ne pu fare a meno. La settimana prossima ci saranno le gare e bisogna metter in testa alle ragazze di andare a tempo.

Baragn - S, s... la cosa pi importante. Tutta la generazione di oggi va a tempo. E anch'io me ne andr a tempo in pensione.

(Dal corridoio entrano, discutendo animatamente, Eghedus e Ratz, due professori asciutti, indifferenti, sempre presi dai loro affari. Sono indivisibili).

Ratz - ... un errore madornale. Ho gi fatto i calcoli io... Per lo Stato un affare ottimo.

Baeacn - Che c', Ratz? Quali nuovi calcoli hai fatto?

Ratz - Giusto. una questione che interessa anche te. Si tratta del fondo pensioni. Spiegavo a Eghedus che lo Stato ci trattiene per trentacinque anni il due per cento. Viceversa il tempo di godimento della pensione quasi sempre di un anno e mezzo.

Eghedus - Qui sta l'errore. Io sostengo invece che i pensionati vivono molto a lungo.

Baracn - (soddisfatto) Bravo! Mi fa molto piacere sentirlo dire. Del resto i calcoli non dicono mai la verit. Finch non ci basta lo stipendio, siamo sempre giovani.

Anna - (alza la testa) Allora io sono una bimba.

Varias - Lei vive cosi modestamente, signorina.

Anna - Per ho comprato un pianoforte a rate...

Emma - Tu almeno hai comprato un pianoforte. Ma io, il mio stipendio me lo mangio tutto. La ginnastica fa venire un appetito...

Clotilde - A me, i dentisti mi mandano in rovina. Quando i miei denti saranno finalmente a posto, non avranno nulla da masticare.

Ratz - E poi sempre nuove trattenute! Per esempio, quegli ultimi tre pengo...

Varias - ... sono serviti per la corona del povero Reidner...

Ratz - Ah s? Non lo sapevo.

Varias - Vedete? Non vale la pena di far calcoli sui nostri stipendi. E poi, per noi meglio esser poveri.

Ratz - una falsa filosofia. Non siamo monaci, noi. Dobbiamo pagare il gas e la luce elettrica. Anzi c' una teoria secondo la quale anche gli insegnanti devono nutrirsi.

Eghedus - Non discutiamo. Il nostro un mestiere come gli altri. E come accade per tutti i lavori onesti, neanche col nostro si raccoglie nulla.

Varias - Errore. Io, per esempio, ho raccolto...

Ratz - Che cosa?

Varias - I pidocchi delle piante. In tutta l'Ungheria ho la collezione pi completa.

(Dal corridoio entra Edmondo Richtig, professore di matematica. un uomo allampanato, angoloso, con la scriminatura nel mezzo di una testa un po' quadrata che rassomiglia ad una scatola. Le lenti gli cavalcano sul naso, maligne e spietate. Maddalena Barabas, una alunna del ginnasio, gli corre dietro come un cagnolino).

Richtig - Sentite, Barabas, inutile corrermi dietro fin qui. Tanto non vi serve a nulla. (Agli altri) Salute.

Maddalena - (implorando) La prego, professore... Ancora una domanda... una sola...

Richtig - Mi dispiace, ma io interrogo solo in classe. Nell'intervallo ho altro da fare. tornato il preside?

Anna - Dovrebbe essere qui da un momento all'altro...

Richtig - Vorrei parlargli. In questa scuola vi sono sintomi di indisciplina addirittura insopportabili... Mi fanno uscire dai gangheri.

Maddalena - (continua ad implorare) Scusi, professore, mi creda... ero preparata benissimo...

Richtig - (voltandosi) Siete ancora qui?

Maddalena - Ieri ho ripassata la lezione tutto il pomeriggio. Ma appena vedo il suo sguardo dietro le lenti, di colpo dimentico tutto. (Gli altri cominciano a seguire con interesse la scena).

Baragn - (con bont) Siamo deboli in matematica, eh Barabas?

Richtig - (cupo) Molto deboli.

Baragn - una cosa triste. Ma adesso pregher il professor Richtig di rivolgervi ancora una domanda. Per farmi piacere.

Richtig - Solo per far piacere al professor Baragn. Ringraziatelo.

Maddalena - Grazie, professore.

Richtig - Per non fornirvi nessun pretesto, mi toglier anche le lenti. (Eseguisce). E ora vi faccio una domanda semplicissima. Ascoltate.

Maddalena - Ascolto.

Richtig - (marcato) Un uomo ha due portafogli. Se dal primo prende dieci pengo e li mette nel secondo, in questo vi sar una somma eguale alla met di quella rimasta nel primo. Se invece prendesse dieci pengo dal secondo portafoglio e li mettesse nel primo, in questo vi sarebbe una somma otto volte maggiore di quella rimasta nel secondo. Quanti pengo vi sono nel primo portafoglio e quanti nel secondo? (Tutti i presenti in fondo alla sala cominciano a fare dei calcoli. Si sente un mormorio sommesso).

Clotilde - Ha due portafogli...

Eghedus - Dall'uno tolgo dieci pengo...

Richtig - Dunque, avanti: rispondete.

Maddalena - (disperata) S, professore. Un uomo ha due portafogli... Un uomo ha due portafogli... Due portafogli ha un uomo...

Richtig - inutile ripetere il quesito... Prendete carta e matita e fate il calcolo. (Con aria vittoriosa e maligna passeggia su e gi).

Baracn - (sottovoce a Varias) Lo sai, tu?

Varias - Non ne ho la minima idea...

Anna - (o Emma) Quanto credi che ci sia nel primo?

Emma - Io insegno ginnastica...

Eghedus - A meno dieci, uguale a due volte B pi dieci...

Ratz - Errore: A pi dieci eguale a otto volte B meno dieci.

Clotilde - Otto X meno Y uguale a ottanta.

Richtig - Dunque, Barabas, non ci siete ancora? Si sarebbero gi potuti fare i alcoli per la costruzione di un ponte ferroviario.

Maddalena - (risoluta) Sono pronta, professore.

Richtig - Allora, quanto?

Baragn - (suggerisce) Trentacinque e novanta.

Maddalena - (felice) In un portafoglio vi sono trentacinque pengo e nell'altro novanta.

Richtig - Sbagliato. In uno ve ne sono settanta e nell'altro venti. Volevo soltanto dimostrarvi che la colpa non delle mie lenti. (Se le rimette). E se risponderete cos all'esame potete giurare che sarete bocciata.

Maddalena - (scoppiando in pianto) Far del mio meglio, professore... Studier ancora.

Richtig - Ci rivedremo agli esami. Potete andare.

Maddalena - S, professore... La riverisco... (Facendo una piccola riverenza) Buongiorno, signorina. (Esce piangendo).

Baragn - Povera piccina!

Richtig - Le hai suggerito male.

Baragn - Neanche il diavolo avrebbe indovinato. Del resto la domanda era assurda. Chi vuoi che possegga due portafogli, oggi?

Emma - E chi toglie del denaro da un portafogli per metterlo in un altro?

Anna - Avrebbe potuto farle anche una domanda pi semplice...

Richtig - Non lo meritano. Non bisogna avere false commiserazioni. Crede che esse siano pi indulgenti con noi? Prima, venendo qui, ho sentito ridere nel corridoio. Erano due ragazze...

Clotilde - vero, vero... Ridono sempre tra loro. Vorrei sapere, perch...

Baragn - Perch sono giovani... Anch'io riderei se avessi la loro et.

Clotilde - (a Baragn) Lo conosciamo gi il suo modo di pensare. Continui, collega Richtig. Che accaduto nel corridoio?

Richtig - Mi sono avvicinato silenziosamente e una di esse ha dato uno spintone all'altra dicendo: Taci! Viene " Scatola "! .

Varias - Scatola?!

Richtig - Gi. Cos ho saputo che questo il mio soprannome. Che ne dici, Baragn? (Breve pausa). Perch poi Scatola ? Ho la testa quadrata, forse? (Gli altri si guardano e sorridono).

Baragn - Per un professore di matematica non pu essere offensivo...

Varias - E del resto il cubo tra le figure solide la pi nobile e la pi pura.

Richtig - Sotto questo aspetto si pu anche accettare.

Varias - Come professore di storia naturale osservo che la denominazione ha una base scientifica. L'umanit si divide in due grandi classi: i quadrati e i rotondi, gli angolosi e gli smussati, i ruvidi e i lisci. Ritengo logico che entrambe le classi siano presenti nel corpo insegnante... perch in sostanza la pedagogia che noi rappresentiamo non che un eterno conflitto tra principi opposti: bene e male, vizi e virt, grettezza e libert di spirito.

(Entra il preside dottor Stefano Kulciar, professore di storia. E un uomo retto, di circa 45 anni, di bella apparenza. il classico tipo del professore, ma non mai comico. Ha modi aristocratici e un po' ingenui e la sua eleganza leggermente antiquata. Ha le tempie grigie, il volto rasato, l'esteriorit d un ecclesiastico).

Stefano - Buongiorno, signori.

Baragn - Buongiorno, caro preside. Che novit porti dal Ministero?

Stefano - Sono lieto di comunicarvi che gli esami di maturit saranno presieduti dall'ispettore Endrody.

Anna - Oh, come sono contenta! proprio il mio uomo. Un filologo di prim'ordine, che ha un vero debole per Orazio...

Stefano - ... e un rispetto assoluto per i classici.

Richtig - E con la matematica, in che rapporti ?

Stefano - Pessimi, credo. Purtroppo, caro collega, cos. Ad eccezione di chi costretto ad insegnarla, tutti dimenticano la matematica. Anche noi... Figuriamoci, poi, gli studenti...

Richtig - Oh, gli studenti dimenticano tutto.

Stefano - vero! Dopo la licenza, sciamano via come api, lasciando nell'alveare vuoto il miele raccolto in otto anni... Ma ne sentiranno sempre la dolcezza. Dimenticheranno le formule astruse della scienza, ma avranno acquistato il gusto del sapere, e saranno in grado di comprendere la divina poesia delle cose... Se otteniamo questo risultato... anche se dalla scuola non portano via altro... la nostra fatica non sar stata vana e possiamo con animo tranquillo goderci le vacanze estive. (Breve pausa. La campana suona).

Richtig - (avviandosi) Vi sarebbe qualche cosa da obbiettare alle parole del signor preside, ma purtroppo me ne manca il tempo, perch ho lezione. (Esce).

Clotilde - Vengo anch'io, collega Richtig. (Lo segue).

Ratz - (si avvia) Credo che dobbiamo andare tutti...

Eghedus - Fortunati voi, che all'una avete finito! Io, nel pomeriggio, ho ancora stenografia... (Via).

Emma - Al lavoro, poltroni! (Fa schioccare la bacchetta) Uno, due! uno, due! Marsch! (Scherzosamente li fa uscire).

Anna - (la richiama) Scendi in cortile?

Emma - (dal vano della porta) S: mezz'ora di ginnastica libera e mezz'ora di tennis.

Anna - Raccomanda alle ragazze di stare attente alle finestre. Non si fa altro che rimetter vetri!

Emma - Pretendi troppo. Se la mia squadra fosse tanto brava da non sbagliare mai un colpo, la farei partecipare alle olimpiadi. (Esce).

Varias - Come l'accompagnerei volentieri... (Si avvia).

Stefano - Varias, dove vai?

Varias - Ad alimentare i miei animali.

Baragn - Con le nocciole?

Varias - Con la naftalina. L'estate si approssima e le tarme hanno gi roso l'orso nero. Arrivederci. (Via).

Stefano - A proposito, Baragn: sono riuscito ad ottenere che tu sia messo in pensione col primo settembre. Ci vuol dire che, anche durante i mesi estivi, percepirai l'intero stipendio.

Baragn - (contento) Ah s?! molto bello quello che hai fatto. Cos potr permettermi, per l'ultima volta, delle vacanze piacevoli. Ti ringrazio.

Stefano - E ora va'; non fare attendere le alunne. O forse hai gi espletato il programma?

Baragn - Non l'ho neanche! mai cominciato. (Mentre esce) Sai, la filosofia non ha n principio n fine: si pu mettere dove si vuole... (Via).

Stefano ....................... - Poveretto! Forse sperava ancora di non andare in pensione... Non riusciva a persuadersi che questo il suo ultimo anno scolastico.

Anna - (con un sospiro) L'anno scolastico mllenovecentotrentaquattro -trentacinque!... passato in un lampo...

Stefano - Eppure ci sentiamo invecchiati di due anni... Millenovecentotrentaquattro-trentacinque... Forse per quest'uso della scuola di contare a semestri...

Anna - Dopo gli esami di maturit congeder le mie ragazze. Le ho accompagnate per otto anni; erano bimbe, quando le ho avute, e ora sono signorine da marito.

Stefano - Ma lei perch non si sposata mai?

Anna - Una volta... durante le vacanze, qualcuno chiedeva la mia mano. Ma poi, in settembre, quando l'allegro cinguetto della scuola mi risalutava... (con un gesto) ... insieme con le rondini volavano via anche i propositi matrimoniali.

Stefano - Strano... una vita che appartiene interamente alla scuola.

Anna - Non ho scelta, signor preside. Sono prigioniera di questo edificio... Eppure qui mi sento felice... (con una sfumatura di tenerezza) ... perch qualche volta posso essere utile a lei...

Stefano - A proposito!... Dimenticavo la cosa pi importante. (Con una certa solennit) Il Ministero dell'Istruzione, con decreto numero millesettecentottanta-tr, in data di ieri, ha concesso che il nostro libro possa essere adottato come testo scolastico.

Anna - (felice) Il nostro libro! (Modesta) Oh! esagerato, signor preside! il suo libro. Quello che ho fatto io vale cos poco...

Stefano - No, no, senza lei non l'avrei mai finito. La materia della storia antica immensa e molto complessa.

Anna - Spero che quest'estate scriveremo la Storia del Medio Evo .

Stefano - Oh, no! Non neanche il caso di parlarne. Non permetto che lei sacrifichi le sue vacanze.

Anna - Ma se lo faccio volentieri...

Stefano - Mi rincresce, ma non posso accettare. Lei ha lavorato qui fin troppo durante l'inverno. Qualche volta, a tarda sera, era ancora china sui compiti. E non le ho detto nemmeno grazie! Sono un vero egoista come tutti i vecchi celibi.

Anna - (con voce un po' roca) Non deve ringraziarmi... Erano le mie ore pi belle...

Stefano - Ma io le devo molto... moltissimo, anzi. La cosa non tanto semplice. Gi da tempo mi rendo conto che a questa nostra collaborazione... a questo nostro legame fatto di reciproca comprensione, si dovrebbe, prima o poi, dare una forma ufficiale...

Anna - (quasi con terrore) Signor preside...

Stefano - ... sempre, beninteso, che lei non abbia nulla in contrario...

Anna - Io?... (Piena di speranza) Non capisco che cosa voglia dire...

Stefano - ... ritengo che questa nostra unione debba essere ufficialmente sanzionata... nel senso che i nostri nomi risultino uniti anche dinanzi agli occhi del mondo.

Anna - (somm-essa) Oh Dio!

Stefano - Non mi dica di no, e consenta che anche il suo nome sia stampato sul nostro libro di testo.

Anna - (delusa) Sul nostro libro...

Stefano - (deciso) Voglio che il frontespizio abbia questa dicitura: a Trattato di Storia Antica di Stefano Kulciar e Anna Mate .

Anna - (si accascia sui compiti) Le sono obbligatis-sima, signor preside...

Stefano - (ingenuo) Non suona bene, forse?

Anna - (con voce incolore) Non posso accettare. Il mio lavoro stato insignificante... non sono degna di questo onore...

Stefano - (stupito) Non comprendo... Allora perch ha lavorato con tanto zelo, con tanto amore?

Anna - (con rassegnazione) Perch... amo la storia antica, signor preside.

Stefano - Con quanta malinconia lo dice...

Anna - Anch'io ho i miei momenti di stanchezza. A volte, quando sto qui a correggere in rosso i compiti latini, sono presa dallo scoraggiamento. Quante lotte per le declinazioni che quelle care cattive ragazze non impareranno mai. Per otto anni mi sono inutilmente consumata per loro. Sono esse che hanno ragione. Fra quindici giorni scivoleranno attraverso gli esami di maturit perch io non avr cuore di bocciarle... e se ne andranno incontro all'estate, fresche, allegre, giovani. Io rimarr qui... (con un sorriso doloroso) e star attenta a tappare con molta cura la boccetta dell'inchiostro rosso affinch non si secchi per il prossimo anno scolastico.

Stefano - (con un sorriso) molto importante: l'inchiostro rosso il sangue della scuola... non deve mai coagulare. (Di fuori si sente la voce di Emma: Uno, due! Uno, due!... ).

Anna - (verso la finestra, con infinita rassegnazione) Fanno la ginnastica in cortile... le mie ragazze... (Un attimo di silenzio, poi Clotilde irrompe, ansante e agitata).

Clotilde - Signor preside... mi perdoni se la disturbo...

Stefano - Dica pure, signorina Slkai.

Clotilde - Una cosa molto grave... gravissima.

Anna - Che accaduto, Clotilde?

Clotilde - Un momento... devo riprender fiato. Ho fatto le scale di corsa.

Stefano - Si accomodi.

Clotilde - Grazie. Ormai sono gi rimessa. Si tratta della tua classe.

Anna - Allora parla, parla!

Clotilde - L'ottava bis alla ginnastica in cortile... Devo confessare di aver fatto una piccola perquisizione nell'aula vuota.

Anna - (fredda) Nella mia classe? Strano!

Clotilde - Scusami, stata una debolezza... Mi ero accorta che le ragazze, durante la lezione, avevano fatto delle caricature mie e le avevano poi gettate...

Anna - (interrompendo) Insomma hai rovistato nei cestini!

Clotilde - Ho ceduto alla curiosit... In fin dei conti sono donna anch'io...

Stefano - E li ha poi trovati quei disegni?

Clotilde - (con indifferenza) S... qualcuno, ma... (Altro tono) Ma non per questo che sono qui, signor preside. Ho trovato un'altra cosa... una cosa orribile, rivoltante.

Anna - Insomma, che?

Clotilde - Una lettera d'amore!

Anna - Come?

Clotilde - Per essere pi precisi la minuta di una lettera d'amore che una delle tue scolare deve aver ricopiato durante la lezione. La lettera, senza dubbio, l'ha gi spedita (tagliente) al suo amante!

Stefano - Che dice mai?

Anna - Clotilde, hai perduto la ragione?

Clotilde - L'ho perduta proprio... tanto vero che sono venuta qui correndo. Del resto, ecco... eccola questa sconcezza... Leggi anche tu. (Le consegna un foglietto gualcito).

Anna - (comincia a leggere) Mio unico, eterno amore! .

Stefano - (seccato) Comincia bene...

Anna - Mentre ti scrivo le mie labbra ardono ancora dei tuoi baci... . (Breve pausa. Poi continua a leggere con doloroso stupore) Ti amo... sono pazza... ho le vertigini... . Scusi, signor preside... forse sarebbe preferibile non continuare.

Clotilde - Continuo io! (Le riprende con energia il foglietto) Un fuoco mi scorre per le vene quando penso agli istanti felici in cui mi stringevi tra le tue braccia... . Signor preside, forse meglio che la legga lei...

Stefano - Che brutto affare... (Legge) Un fuoco mi scorre per le vene quando... . (Cerca nelle lettera e riprende) Chiudo gli occhi... e rivivo la nostra gita all'Albero di Norma... . (Stupito) All'Albero di Norma?

Clotilde - S, s. evidente. La cosa accaduta l'altro ieri durante la gita della scuola... Direi quasi: sotto la sorveglianza degli insegnanti. Terribile! Ecco la tua famosa ottava bis!

Anna - Non riesco a capire...

Clotilde - Eppure la lettera parla chiaro. Le ragazze sono venute da Santa Maria della Quercia e all'Albero di Norma quella sciagurata fuggita per raggiungere l'uomo col quale aveva fissato prima l'appuntamento. Lascio immaginare alla tua fantasia ci che sar accaduto nel bosco.

Stefano - (legge) Non ricordo altro che il mormorio della brezza primaverile tra le fronde... Di lontano giunse il canto di un usignuolo e all'improvviso, quasi furtivamente, il tramonto penetr nel bosco... .

Anna - (fuori di s) Ma se questo vero, allora...

Stefano - Purtroppo temo che sia vero.

Anna - E la firma?

Stefano - Non c'. Ora si dovr stabilire chi l'ha scritta.

Anna - Tocca te indagare, Clotilde. Sei tu che l'hai scavata fuori questa faccenda... e devi condurla a termine.

Clotilde - No, scusa. La titolare dell'ottava bis sei tu. affar tuo.

Anna - (irritata) Perch frugare nei cestini?

Clotilde - (scatta) Insomma... la colpevole sono io, adesso?

Anna - Sarebbe stato meglio ignorare... Quindici giorni prima degli esami di maturit far venire a galla una cosa simile... Bell'addio della mia classe!... (Dal cortile si sente: Uno, due! Uno, due).

Clotilde - Ah, quella bacchetta! Mi spacca il cervello!

Anna - (verso la finestra) Trenta ragazze fanno la ginnastica laggi e tra esse ve n' una che gi non appartiene pi alla scuola.

Stefano - una faccenda molto spiacevole... Vorrei poterla mettere a posto senza che il buon nome della scuola ne soffrisse.

Clotilde - Tale compito affidato alla saggezza del signor preside. Io avevo il dovere di mettere su questo tavolo un documento che mi bruciava le mani.

Anna - Se ti proponevi di dimostrare che le ragazze, in primavera, qualche volta perdono la testa, ci sei riuscita perfettamente.

Clotilde - Quella lettera il trionfo delle mie teorie. Ora anche tu puoi vedere i frutti dell'indulgenza e della bont. Si comincia in classe a beffare gli insegnanti, e si termina laggi (indica fuori della finestra) all'Albero di Norma, oltraggiando spudoratamente la reputazione della scuola. Questo volevo dimostrare. Hai un altro spillo?

Anna - No.

Clotilde - Non importa. (Si aggiusta la cintura). Fino a casa ci arrivo. I miei rispetti, signor preside. (Esce trionfante).

Stefano - Un vero scandalo!

Anna - Non si potrebbe mettere tutto a tacere?

Stefano - Impossibile! (Eccitato) Conosco bene certe alleanze. Puntaspilli e Scatola ... saranno felici d'avere l'occasione di sfogare il loro livore...

Anna - E come dobbiamo regolarci?

Stefano - Punire con rigore esemplare. Sa di chi questa calligrafia?

Anna - Senza dubbio. L'ho vista anche mezz'ora fa. Ho corretto proprio qui il compito latino.

Stefano - Allora confrontiamo, presto.

Anna - (cerca fra i quaderni) Ecco!

Stefano - (confronta attentamente con la lettera) No, no. Somiglia un po', ma certamente non questa. (Le prende di mano il pacco dei quaderni e comincia a sfogliare). Ho trovato.

Anna - Caterina Horvath?! Impossibile. La mia alunna prediletta? Ha una condotta irreprensibile.

Stefano - Mi rincresce... Guardi bene questa t ... guardi il taglio... (Deciso) Non c' dubbio. La lettera stata scritta da Caterina Horvath. (Breve pausa). Per caso, non sa chi suo padre?

Anna - Gaspare Horvath, consigliere al Ministero dell'agricoltura.

Stefano - Ahi, ahi!... Diventa sempre pi spiacevole.

Anna - Una delle migliori famiglie... ricchissima... la madre una signora molto distinta... appartiene all'alta societ.

Stefano - Ma siccome la signorina Slkai ha voluto mettere le mani nel cestino, dobbiamo procedere ad un interrogatorio. Prego, la faccia chiamare dal bidello.

Anna - Non occorre. Fa ginnastica qui, sotto la finestra. (Va alla finestra e chiama) Caterina Horvath!

Caterina - (di fuori) Presente!

Anna - Vieni subito su dal signor preside.

Caterina - (c. s.) S, signorina.

Anna - (si allontana dalla finestra) Non lo posso credere... Quanti segreti si nascondono nelle ragazze... Eppure vero... l'ho sempre intuito... hanno diciotto anni!... Sentivo in loro un'agitazione... un turbinare di forze diverse... ma che si potesse giungere fino a questo punto non avrei mai immaginato... Mi sono ingannata sul loro conto... anzi, su me stessa mi ingannavo.

(Dal corridoio Caterina Horvath entra con un volo. in costume da ginnastica coi calzoncini corti e quando irrompe dal cortile pieno di sole nell'austera sala dei professori, il suo corpo quasi nudo, agile ed ansante, coi piccoli seni tesi sotto la maglietta, la sua fresca bellezza tutta sprazzi e faville, diffonde un senso di vitalit acerba ed eccitante. Il succinto abito da ginnastica nella tetra sala produce quasi uno sbigottimento dei sensi dal quale deriva un attimo di penoso silenzio).

Caterina - Bacio le mani, signorina Anna. Ai suoi ordini, signor preside.

Stefano - Horvath... come osa presentarsi nella sala dei professori?

Caterina - Io?... Scusi... (Si guarda spaventata).

Stefano - Quel costume adatto nel cortile o nella sala di ginnastica... ma qui indecente.

Caterina - (imbarazzata) Scusi. La signorina Anna mi ha detto di venir subito dal signor preside...

Anna - (impaziente) S, s. Ma ora vatti a mettere qualche cosa addosso.

Stefano - E poi torni subito qui. Ha capito?

Caterina - S, signor preside. (Via in fretta. Stefano involontariamente la segue con lo sguardo e tentenna il capo).

Anna - (confusa) La colpa mia. Non ho pensato che era cos.

Stefano - (guarda ancora verso la porta) Quanti anni ha?

Anna - Diciotto.

Stefano - Pare che la vita non si regoli sul calendario scolastico... Con quella ragazza andata un po' troppo in fretta.

Anna - (stupita) Troppo in fretta?

Stefano - Se questo fosse accaduto fra quindici giorni, dopo gli esami, noi giudicheremmo in tutt'altro modo. Ci sarebbe da chiedersi se abbiamo il diritto di essere tanto rigorosi.

Anna - Un momento fa lei parlava ancora di punire severamente ed ora, ad un tratto, giudica con indulgenza.

Stefano - Perch avendo visto la peccatrice nella sua realt... nuda direi... molte cose si spiegano.

Anna - (un po' amara) strano che lei possa comprendere una ragazza. Forse perch non si difesa... bastato che le apparisse davanti... cos... e la natura ha trovato per lei i migliori argomenti.

Stefano - ingiusta con me. Io non guardo quanto accade con l'occhio dell'uomo... sarebbe incompatibile con la mia posizione... ma per evitarne anche l'apparenza affido la cosa a lei.

Anna - (quasi spaventata) No, no: mi scusi, non neanche il caso di parlarne.

Stefano - Perch no?

Anna - Per me un terreno perfettamente estraneo.

Stefano - Lei una professoressa.

Anna - In simili questioni non sono professoressa. Ho sempre evitato questo problema anche nella vita. Non volevo turbare quella calma che il lavoro, la disciplina e la scuola hanno creato in me. (Con chiusa passione) In questa materia sono ancora studentessa... Mi mancherebbe la superiorit necessaria... Caterina ormai gi una donna.

Stefano - Una donna?

Anna - S... Nella mia classe v' una giovane donna... nel terzo banco a sinistra. E io che sono sulla cattedra... (Con un po' di violenza) No, no! Se proprio vuole affidare l'inchiesta ad una di noi, c' Clotilde, signor preside.

Stefano - impossibile! La signorina Slkai stroncherebbe una giovine vita. Si vendicherebbe delle sue sofferenze di trenta anni... Sar costretto ad occuparmene io stesso. (Rientra Caterina completamente vestita) .

Caterina - Eccomi, signor Preside.

Stefano - (la squadra) Cos va bene. Ora possiamo parlare.

Caterina - Ai suoi ordini.

Stefano - Dunque... lei Caterina Horvath... ottava bis... terzo banco a sinistra.

Caterina - S, signor preside.

Stefano - Se ben ricordo l'ho interrogata recentemente.

Caterina - Appunto, signor preside, sulla Guerra dei Trent'Anni e le conseguenze della pace di Westfalia.

Stefano - Vediamo un po' i suoi punti. (Anna gli porge un registro). Dieci... dieci... nove... veramente increscioso.

Caterina - (stupita) Non comprendo, signor preside.

Stefano - Un'alunna cos brava e... Mi dica, Horvath, ha compiuto i diciotto anni, lei?

Caterina - Ne ho gi compiuti diciannove, signor preside.

Stefano - (sorpreso) Come mai in ritardo?

Caterina - Fui ammalata da bambina e ho perduto un anno.

Stefano - Insomma sono diciannove. (Scambia uno sguardo significativo con Anna) Sulla condotta nulla da dire?

Anna - Nulla, che io sappia.

Caterina - La signorina Slkai un giorno mi ha segnata nel registro della classe perch durante la lezione mangiavo un panino imbottito.

Stefano - E perch mangiava?

Caterina - Perch avevo fame, signor preside.

Stefano - (marcato) Insomma non ha saputo aspettare la fine della lezione! Sintomatico... veramente sintomatico.

Anna - Senti, Horvath... ora ti lascio qui. Tu hai commesso una grave mancanza... hai trasgredito alle regole morali e disciplinari della scuola. Non c' che un modo per attenuare un po' la tua colpa: confessare tutto al signor preside.

Caterina - Ma io... scusi...

Anna - Non interrompermi quando parlo... Fatti coraggio e di' la verit... la pura verit... (A Stefano) Col suo permesso, signor preside, mi ritiro. (Esce. Breve pausa).

Stefano - Si avvicini, Horvath.

Caterina - (fa gualche passo) S, signor preside.

Stefano - Ancora di pi, qui al tavolo.

Caterina - (esegue) Ai suoi ordini.

Stefano - Lei non pi una bambina, gi grande, anzi. Io dunque non parlo come un professore all'alunna, ma come un giudice all'accusata. Si sente colpevole?

Caterina - (stupita) Io?... Scusi... e perch?...

Stefano - Insomma non sa perch l'ho fatta chiamare?

Caterina - Non ne ho la minima idea.

Stefano - Ci pensi un po'.

Caterina - Non faccio altro da quando son qui.

Stefano - Mi guardi negli occhi e mi dica francamente: in questi ultimi giorni non ha fatto qualche cosa indegna di lei? (Caterina china la testa). Vede?... Non osa guardarmi... dunque lei sa perch l'ho fatta chiamare.

Caterina - S.

Stefano - Allora confessa?

Caterina - Confesso.

Stefano - Quali attenuanti invoca?

Caterina - Ero stanchissima. Prima degli esami c' tanto da studiare. In certe condizioni non si pu fare a meno di accendere una sigaretta.

Stefano - Come? Lei confessa di aver fumato?

Caterina - Naturale. (Breve pausa. Altro tono) Non per questo che m'ha fatta chiamare?

Stefano - Fosse soltanto per questo... Gi da un pezzo so che voialtre fumate di nascosto.

Caterina - Allora non so proprio che cosa vuole da me, signor preside.

Stefano - Credo di non averla convenientemente giudicata, Horvath... Ha scelto un sistema di difesa molto abile... (Altro tono) A quanto mi risulta lei appartiene ad una famiglia agiata.

Caterina - Abbastanza.

Stefano - I suoi genitori senza dubbio si propongono di maritarla presto...

Caterina - La mamma vorrebbe che...

Stefano - Ecco, vede... Lei dunque non ha nessun bisogno della licenza di maturit.

Caterina - Perch mi dice questo, signor preside?

Stefano - Che accadrebbe, Horvath, se lei, volontariamente ora abbandonasse la scuola... se ne allontanasse... in buona pace e con tutta cordialit?

Caterina - (stupita) Quindici giorni prima della licenza?

Stefano - Mi ascolti, Horvath. Se lei ora mi dichiara che di sua spontanea volont lascia il liceo... nello tesso momento diventa una signorina libera e padrona di s stessa... la signora Caterina Horvath... alla quale non ho il diritto di chieder conto della sua condotta... Ma se rimane... allora sar costretto a rivolgerle delle precise domande.

Caterina - Dica pure. Non aspetto altro che il signor preside mi faccia delle domande:

Stefano - appunto quello che vorrei evitare. Cerchi di comprendermi, Horvath. Non vorrei toccare un tale argomento, qui, fra le sacre mura della scuola, con una ragazza che tuttora mia alunna...

Caterina - ... e che lo sar ancora, signor preside, finch non sapr quale accusa le viene fatta.

Stefano - Mi rincresce Horvath... Ma lei che mi costringe... Conosce questa lettera? (La porge).

Caterina - Che lettera?

Stefano - La guardi bene.

Caterina - Non capisco... Come capitata qui?... come mai nelle mani del signor preside?

Stefano - Risponda alla mia precisa domanda: questa lettera l'ha scritta lei o no?

Caterina - Non l'ho scritta io.

Stefano - Non mentisca, Horvath... non mentisca cos scioccamente. Si vede dai suoi occhi.

Caterina - (disperata) Non l'ho scritta io.

Stefano - L'ho confrontata, parola per parola, coi suoi compiti di latino.

Caterina - Non l'ho scritta io.

Stefano - Ah, s?... Allora segga. C' penna e inchiostro. Le detter.

Caterina - (con un singhiozzo) Signor preside... la scongiuro... mi lasci andare... non ne posso pi... (China la testa sul tavolo appoggiandosi sulle braccia).

Stefano - Insomma l'ha scritta lei.

Caterina - Io.

Stefano - (con un po' di compassione) Si faccia coraggio. Vuole bere un po' d'acqua?

Caterina - (col volto nel fazzoletto) Mi vergogno... mi vergogno tanto...

Stefano - (sincero) Mi creda, Horvath... anch'io... Come potuto accadere una cosa simile?... Disgraziata!

Caterina - (stupita) Ma che cosa?... Scusi... di che parla?

Stefano - Di quegli orrori che sono descritti l...

Caterina - (sbigottita) Oh Dio! Ma il signor preside non creder che quelle siano cose vere... realmente accadute...

Stefano - Allora perch avrebbe scritto la lettera?

Caterina - Non una lettera, scusi.

Stefano - E allora?

Caterina - Sono esercitazioni stilistiche.

Stefano - Belle esercitazioni... glielo garantisco... Dove le ha imparate?

Caterina - Nella scuola...

Stefano - Come?

Caterina - Certo. Epistola ad un amico immaginario ... Genere in voga nel diciottesimo secolo.

Stefano - Vedo che molto pratica nella storia della letteratura! Ma le sue descrizioni sono cos suggestive che senza dubbio sono state ispirate dalla diretta osservazione dei fatti. All'Albero di Norma, durante la gita della scuola, lei si incontrata con un uomo!

Caterina - Non mi sono incontrata con nessuno, gliel'assicuro.

Stefano - E allora, da dove ha tirato fuori tutto questo? Una ragazza non pu inventare simili cose.

Caterina - Il signor preside non conosce le ragazze.

Stefano - In che tono osa parlare con me?

Caterina - Scusi... m' sfuggito... Non colpa mia... sono cosi sconvolta... (Vergognosa) Impossibile sopravvivere a tanta vergogna. I miei pensieri pi segreti... parole scritte solo per me... frasi con le quali mi preparavo alla vita... sogni, fantasie... e tutto questo, ora, tra le mani d'un uomo.

Stefano - Io sono il suo preside!

Caterina - In questo momento, no... ora che ha letto non pi il preside per me... Mi vergogno come se fosse realmente accaduto.

Stefano - E pu provarmi che si tratta soltanto di una fantasia giovanile?... di un giuoco del pensiero?... Sebbene, neanche come pensiero, avrebbe dovuto nascere tra le mura di una scuola!

Caterina - E come potrei provare che sino alla soglia del portone sono ancora una studentessa liceale... se appena fatti pochi passi nell'aria libera la vita mi viene incontro e mi ghermisce?... Perch inutile negarlo... anche se frequento l'ottava bis... (Quasi gridando) Signor preside... sono una creatura umana...

Stefano - Ed appunto per questo che non le credo. (Va su e gi). Quella lettera non il frutto di una fantasia accesa... Vi sento l'acre sapore della realt...

Caterina - (tormentata) naturale che lo sente: esprime il vero... non vero come fatto accaduto... ma come stato d'animo... perch io sono innamorata.

Stefano - Horvath!

Caterina - Se peccato amare, mi punisca. Si, io col pensiero sono andata una volta all'Albero di Norma... con l'uomo che amo. la pura verit... non c' altro... Sono innocente di quanto lei mi accusa.

Stefano - (con impeto) E di chi innamorata, lei?

Caterina - (sbigottita) Come pu chiedermi una cosa simile?

Stefano - Non glielo domando per curiosit, ma nel suo interesse. mio dovere aiutarla. Se qualcosa accaduto... si pu ancora riparare tutto.

Caterina - Non accaduto nulla! Mi creda, signor preside, la scongiuro. (Testarda) inutile chiedere. Su questo punto non posso parlare.

Stefano - (secco) Allora devo considerare il suo silenzio come una confessione... e il Consiglio dei professori decider in conseguenza.

Caterina - (spaventata) In che modo?

Stefano - (duro) Lei sar espulsa dalla scuola, Horvath.

Caterina - (quasi con un urlo) Espulsa?! Oh Dio!

Stefano - lei che ci costringe.

Caterina - (disperata) Ma allora che dovrei fare?

Stefano - (duro) Dirmi la verit. Gliene porgo l'occasione per l'ultima volta.

Caterina - (in lotta) Mi mette il coltello alla gola. (Sdegnata) Eppure no! Non lo dir neanche a questa condizione. (Cerca uno scampo nei singhiozzi). Indovini, se vuol saperlo ad ogni costo!

Stefano - (sbigottito) Che dice?

Caterina - (piangendo, vergognandosi, con gli occhi abbassati) Non sarebbe difficile indovinare... (a stento) ... se si guardasse un po' intorno... Se non chiudesse volontariamente gli occhi... dovrebbe sapere... dovrebbe sentire che...

Stefano - (la interrompe severo) Silenzio! Le proibisco di continuare!

Caterina - (con uno sfogo) Ormai tardi! Mi ha torturata troppo... ha minacciato di espellermi... Mi espella, ora. Ma con me deve mandar via tutta l'ottava bis... tutta la scuola... perch l'intero liceo femminile del secondo rione innamorato di lei, signor preside...

(Un silenzio. Dal cortile si sente: Uno, due! Uno, due! Uno, due! ).

Stefano - (appoggiando le mani al tavolo verde; con tono ufficiale) Caterina Horvath, torni in classe. Sulla sua sorte decider il Consiglio dei professori.

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

Il giorno del Consiglio dei professori. La vita nella sala continua immutata; ma basta guardare il gran tavolo verde per comprendere che si terr seduta. Il Professor Baragn, seduto sulla solita sedia a bracciuoli, legge il giornale, mentre il Professor Ratz, passeggiando su e .gi, spiega qualcosa al Professor Eghedus e gesticola con vivacit.

Ratz - Cento grammi di trinciato ostano quattro pengo e venti; cento di Erzegovina quattro e sessanta e una scatola di Barba di Sultano nove pengo... Fa' la somma e vedrai che ho ragione.

Baragn - Di che discutete?

Ratz - Del costo delle sigarette: se sono pi a buon mercato le Sovrana o quelle fatte con la mia miscela.

Baragn - Le fai tu stesso?

Ratz - No, no. Se ne incarica mia moglie.

Baragn - Allora non vedo il risparmio. Sarebbe assai pi economico fumare Sovrana e non prender moglie.

Ratz - Tu scherzi sempre su tutto.

Baragn - Io, invece, mi stupisco di voi. Tra poco dovremo decidere della sorte di una ragazza, e voi, tranquillamente, continuate a discutere di futilit. Non vi interessa questa tragedia?

Eghedus - Tragedia?!

Baragn - Per voi no... ma quella poverina che si vuole espellere prima dell'esame di maturit certo di tin'altra opinione. (Entra Emma).

Emma - (a Baragn) Buongiorno. Come sta, caro professore?

Baragn - (ancora un po' irritato) Male... grazie.

Emma - Lei dovrebbe fare un po' di ginnastica da camera. Quest'esercizio, per esempio. (Esegue) Uno, due! Uno, due!... inchino profondo.

Baragn - Inchino? No, no, non per me. Se avessi saputo inchinarmi sarei ispettore generale da un pezzo.

Emma - Ed proprio peccato che non lo sia. Oggi avremmo tanto bisogno di lei...

Eghedus - Non capisco perch si dia cos grande importanza a questa cosa. Un'allieva ha commesso una mancanza. La scuola va avanti lo stesso. (Tintinno di chiavi. Entra Adamo).

Adamo - I miei rispetti a tutti.

Baragn - Che ci portate di bello, Adamo?

Adamo - L'avviso di convocazione che il professor Ratz non ha ancora firmato. (Glielo consegna).

Ratz - (legge a bassa voce) Il tre corrente... alle ore dodici... Consiglio dei professori... seduta straordinaria... provvedimenti disciplinari... Caterina Horvath, ottava bis . Va bene. Ecco. (Firma il foglio e lo restituisce).

Eghedus - Allora io vado. Torner alle dodici.

Ratz - Vengo anch'io. Ho lezione. (Si avvia).

Eghedus - Ed buona la tua miscela?

Ratz - (mentre esce) Ottima. Per bisogna che il tabacco sia mantenuto sempre un po' umido perch non si riduca in polvere. Basta tenerci dentro una fettina di patata. Ti assicuro che si risparmia almeno il quindici per cento. (Escono. Baragn li segue con lo sguardo).

Baragn - E questi saranno poi chiamati a giudicare... Una seduta veramente straordinaria. Non c' che dire...

Adamo - Se le apparenze non ingannano la seduta di oggi sar tempestosa. La signorina Slkai stamane venuta a scuola con una cinghia di cuoio.

Emma - Una cinghia?

Adamo - Si pu anche chiamarla cintura... ma l'aspetto senza dubbio era guerresco.

Emma - Non la capisco quella Clotilde! Frugare nei cestini, finora era compito del bidello.

Adamo - Appunto. un vero atto di lesa autorit. Che direbbe la signorina Slkai se a un tratto salissi in cattedra e cominciassi a dar lezione? (Clotilde entra sulle ultime parole. Adamo ammutolisce imbarazzato).

Clotilde - (rude) Continuate pure! Perch siete ammutolito?

Adamo - Io? Prego...

Clotilde - Inutile negare. Sono abituata a sentir parlare male di me... Appena entro in una stanza intorno mi si fa il silenzio. (Con ira) Ma le parole ronzano nell'aria come mosche velenose.

Baragn - Non esageri, via... Si accomodi, cara...

Clotilde - (biliosa) Grazie. Molto gentile. (Tasta la sedia).

Emma - Perch tasta la sedia?

Clotilde - un gesto riflesso. Sempre sulla mia sedia trovo qualche puntina da disegno o una carta gommata: lo spirito della giovent moderna. Giorni fa mi sono seduta su una torta di crema.

Adamo - Ah, ah, ah!

Clotilde - C' poco da sghignazzare! Era un pensiero gentile delle alunne per il mio compleanno. Solo che invece di poggiarla sul tavolo hanno messo la torta sulla sedia. (Siede e subito d un grido) Ahi!

Baragn - Che c'? S' punta?

Clotilde - No, no. Pura immaginazione! Per me ogni sedia un quadrupede ostile.

Baragn - Mi pare che lei consideri nemico l'universo intero. Invece, creda a me, solo con un sorriso si potrebbe cambiar tutto. Un sorriso pu far miracoli...

Clotilde - Il sorriso per le giovani e belle... per le Caterine Horvath!

Baragn - Perch perseguita tanto quella poveretta? Sono sicuro che ha delle attenuanti.

Adamo - E in che misura! sempre stata la mia alunna pi assidua!

Clotilde - La vostra alunna?

Adamo - Naturale. Ogni giorno, immancabilmente, compra da me un panino imbottito e un bicchiere di latte per il suo spuntino.

Clotilde - Non certo questo che le ha nuociuto... Secondo me stato l'eccesso di esercizio fisico. (Adamo esce scuotendo la testa).

Emma - Me l'aspettavo! (Batte con la bacchetta. Clotilde sibila).

Baracn - Errore! (A Clotilde) La sola colpevole lei... lei che da anni e anni insegna l'amore alle ragazze!

Clotilde - (sbigottita) Io?!

Baracn - S, s. Proprio lei! Che cos' la storia della letteratura? Che altro sono le poesie, le liriche, se non la storia dell'amore in versi? Quella povera ragazza non ha fatto che tradurlo in prosa.

Clotilde - (balza in piedi stizzita) Insomma, secondo lei, qui la corruttrice delle ragazze sono io! meglio che me ne vada! Lei sarebbe capace di far perdere la pazienza anche a un santo.

Baracn - Non mi serbi rancore. Facciamo pace!... Vuole uno spillo?

Clotilde - (stizzita) Da lei neppure uno spillo!... (Si stringe la cintura di cuoio con un gesto energico). Riverisco! Ci vedremo alla seduta! (Esce offesa).

Baracn - (compassionevole) Povera donna! In fondo l'essere pi disgraziato del mondo... Deve rimaner sempre in compagnia di s stessa! (Entra il preside).

Stefano - Buongiorno, Baragn. Buongiorno, signorina. Vorrei parlare un po' con lei... Il penoso incidente del quale si occuper oggi il Consiglio dei professori ha anche un lato fisico...

Emma - naturale! Come tutto.

Stefano - ... e lei, come insegnante di ginnastica, l'unica che abbia un contatto pi intimo con la vita fisica delle ragazze, nello spogliatoio, nella sala degli esercizi, nella piscina... Bisogna tener conto di taluni sintomi non trascurabili della maturit fisica... Per lei sar dunque facile impostare la questione in modo che, pur rimanendo imperdonabile l'errore della Horvath, possa essere umanamente compreso.

Emma - Certo. Tanto pi che questo va perfettamente d'accordo con le mie convinzioni. La scuola le chiama studentesse... alunne... ma io so che sono donne!... donne che la vita ha gi prescelto per le sue grandi missioni.

Stefano - Beh! vedremo... Oggi le lezioni finiscono alle dodici... Dica dunque alla signorina Mate di far trattenere le ragazze che eventualmente potessero essere interrogate.

Emma - Benissimo, signor preside. Introdurr io stessa i testimoni... Solo io posso tenerli a freno quei diavoli. Arrivederla. (Esce a destra).

Baracn - Introdurre i testimoni... Par d'essere in un'aula di tribunale!

Stefano - E come in ogni aula di tribunale, temo che anche qui la verit non venga a galla.

Baracn - Ci che a noi importa non la verit: stabilire se si deve salvare o no quella ragazza... a prescindere dalla sua colpevolezza.

Stefano - (d'improvviso, con cordiale confidenza) Baragn, io so che innocente!

Baracn - Come lo sai?

Stefano - (ingenuamente) Me l'ha confessato.

Baracn - (con un fine sorriso) Oh, allora... se l'ha confessato... chi pu saperlo meglio di lei?

Stefano - Perch sorridi a quel modo?

Baracn - Perch mi piace constatare che sei una cos brava persona. Per aver tanta fiducia nell'altrui purezza, bisogna essere davvero un uomo puro.

Stefano - (con un sospiro) Di questo non sono proprio tanto certo...

Baracn - Ma che hai? Parla, confidati. Mi sono accorto gi da ieri che hai qualche cosa.

Stefano - Ho dormito male stanotte. Tutto questo affare mi ha un po' sconvolto. Ho la sensazione di camminare su un terreno pericoloso. Dimmi, Baragn, tu hai sempre insegnato in istituti femminili?

Baracn - Quasi sempre.

Stefano - E non ti si mai presentato un caso di coscienza?

Baracn - Mai. Ho sempre goduto nel vedere le ragazze, ma era una gioia... un piacere senza turbamento, non incompatibile con la mia missione... Io ho sempre guardato alla bellezza di una fanciulla come ad una sorgente di vita... come ad un principio dell'umanit.

Stefano - E le alunne si sono mai innamorate di te?

Baracn - (con orgoglio) A dozzine! Fino all'anno scorso. E questo dimostra che sono sempre stato un buon professore. (Entra Caterina).

Caterina - Signor preside...

Stefano - (stupito) Horvath! Che cerca qui? Dovrebbe essere in classe in questo momento.

Caterina - Ho chiesto permesso alla signorina Anna. Vorrei parlarle, signor preside.

Stefano - (duro) Non abbiamo nulla da dirci. Fra poco sar chiamata e allora potr dare tutte le spiegazioni che creder.

Caterina - Scusi... sono cose che non si possono esporre dinanzi ad un Consiglio...

Stefano - Lei non ha nulla da comunicarmi che non possa essere esposto davanti a tutto il corpo insegnante. Ormai noi ci incontreremo soltanto qui... (batte sul tavolo) ... a questo tavolo. Ha capito?

Caterina - Signor preside! Si tratta della mia vita. Mi permetta di spiegare...

Stefano - Sono spiacente. Ieri lei stessa si preclusa la via ad ogni ulteriore spiegazione. Aspetti d'essere chiamata... (Suona la campana) Del resto, ecco la campana. Non dovr attendere molto... (Alla porta) Adamo!

Adamo - (entra) Comandi, signor preside.

Stefano - Fate passare Caterina Horvath in sala d'aspetto. Durante l'intervallo non deve parlare con nessuno. Rimanete con lei finch comincia il Consiglio.

Caterina - Scusi, signor preside! Non sono una delinquente. Perch mi fa sorvegliare?

Stefano - Nel suo stato di turbamento non posso lasciarla sola. (Marcato) Cerchi di comprendermi, Horvath. Io voglio aiutarla... Si fidi di me!

Caterina - (lo guarda a lungo stupita) Grazie, signor preside.

Stefano - (di nuovo duro) E ora vada.

Adamo - Non abbia paura, signorina... non accadr nulla... (L'accompagna fuori facendo tintinnare le chiavi).

Baracn - Pare un secondino, con quelle chiavi. Perch un rigore cosi ufficiale? La temi tanto quella ragazza?

Stefano - (colpito) Che dici?

Baracn - Scusami, sai... ma si direbbe quasi che non osi rimaner solo con lei. (Breve pausa. Scuote la testa) Non facile essere preside di un liceo femminile quando si ancora giovani.

Stefano - Macch! Se chiacchiera troppo non mi riuscir di salvarla neanche con le migliori intenzioni.

Baracn - (contento) Sicch vuoi salvarla?

Stefano - Si capisce. Non potendo far nulla contro l'uomo che stato causa di tutto, non giusto punire soltanto lei.

Baracn - L'uomo?

Stefano - Dico ancora di pi: non posso punire la primavera che entra dalle finestre aperte... le colline in fiore... il profumo dei boschi... tutto quel mondo in tumulto che complice dei primi amori della giovent. (Entra Richtig).

Richtic - Ossequi... Buongiorno... Come sta, signor preside?

Stefano - Sono contento di vederla prima del Consiglio. Cosi potremo trovare una via d'accordo...

Richtig - Far tutto il possibile perch il liceo entri senza scosse in una nuova fase.

Stefano - Che intende dire, professor Richtig?

Richtig - Che chiedo le pi ampie garanzie per l'avvenire: rigore assoluto, soppressione in germe di qualsiasi atto di indisciplina, punizioni esemplari per ogni rilassatezza morale, espulsione senza piet degli indegni.

Baracn - Allora siamo a posto. Non si resta che decidere sul modo di far giustizia. Bisogna impiccare o decapitare Caterina Horvath? Io proporrei di squartarla e inchiodarla sul portone della scuola.

Richtig - Hai torto di canzonarmi.

Baracn - Usi certe espressioni addirittura insopportabili. Mi va il sangue alla testa... Tu devi essere la vittima di tua moglie... Sono certo che ti martirizza a casa.

Richtig - Come?

Baracn - Ho osservato che tutti quei professori che a casa sono eroi in pantofole, appena a scuola fanno esplodere l'energia compressa.

Stefano - Ti prego, Baragn, non trasciniamo la discussione su un terreno personale.

Richtig - Grazie della difesa, signor preside, ma non occorre. Simili attacchi non mi toccano. Riconosco che mia moglie ... severa con me; ma anch'io lo sono con lei. Noi siamo tutta una famiglia di gente severa, perch in noi la severit nasce da una concezione universale della vita, da una profonda convinzione...

Baragn - (interrompendo) Dalla vescichetta della bile, dico io.

Richtig - Non rilevo l'insinuazione... non mi degno. (Entra Anna).

Anna - Professor Richtig, c' una persona fuori che chiede di lei.

Richtig - Padre o madre?

Anna - Madre.

Richtig - Naturale. (Con ironia) Una genitrice in lacrime. Le figlie non studiano la matematica e le madri cercano di intenerirmi. Mi trova proprio in un buon momento! (Esce stizzito).

Baracn - Quando vedo Richtig, mi vergogno anche per conto di Pitagora.

Stefano - Eh, gi!... Sospettavo che la cosa non sarebbe andata liscia... Cara e buona collega, lei l'unica persona che potrebbe essere utile. Lei dovrebbe dimostrare l'innocenza della Horvath.

Anna - Ma poi veramente innocente?

Stefano - (colpito) stata lei la prima a non credere nella sua colpevolezza...

Anna - Ma frattanto ho riletto la lettera...

Stefano - ... che appunto la prova migliore della sua innocenza. D l'impressione di un componimento scolastico sul tema: Amore primaverile nel bosco .

Baragn - (spontaneamente) Che magnifico tema!

Anna - E lei, nella sua indagine, non ha trovato nulla di pi convincente di una semplice impressione?

Stefano - Senza dubbio. Ma meglio non parlarne. (Un po' imbarazzato) Lei non ha voluto occuparsi della questione, proprio per la sua indole delicata. Non si meravigli dunque se non entro in dettagli.

Anna - (con un sorriso) Prego... non sono curiosa... Mi fa piacere che Caterina sia riuscita facilmente a convincerla...

Baracn - L'ha detto con una punta d'amarezza.

Anna - Oh, no... affatto! Pensavo soltanto che esistono donne fortunate nel cui animo gli uomini sanno leggere subito. Io, purtroppo, non sono di quelle. Se fossi accusata ingiustamente, la mia innocenza non verrebbe mai fuori... (Suona la campana).

Stefano - Sono le dodici... La Giuria pu entrare. (Emma entra).

Emma - Signor preside, i testimoni sono pronti. Draskotzi, Jeny e Wegner: le migliori amiche dell'accusata. Ho mandato via tutte le altre alunne.

Stefano - Ha fatto bene. Non devono sapere di che si tratta.

Emma - Purtroppo lo sanno gi tutte: quello che ieri era un segreto del cestino, oggi diventato il soggetto di conversazione di tutto il liceo.

Baracn - Sono i risultati del sistema pedagogico della signorina Clotilde. (Entra Richtig seguito a qualche passo da Clotilde).

Clotilde - Cosa ha con me, professor Baragn? ammutolito di nuovo appena sono entrata. Non si fa altro che criticarmi.

Richtig - Invece io apprezzo le teorie della signorina Slkai; le nostre opinioni combaciano a meraviglia.

Baracn - Peccato che non vi siate incontrati venti anni prima. (Entrano i professori Eghedus e Ratz).

Eghedus - Beh! mi hai convinto. Prover...

Ratz - Puoi essere sicuro che in vita tua non fumerai altre sigarette.

Baracn - Voi due siete anche peggiori di Richtig. Lui almeno ha una convinzione, mentre a voi non interessa affatto quello che accade qui. Ricordatevi che all'inferno c' una bolgia per gli ignavi.

Stefano - E allora, cari colleghi, possiamo cominciare. Dov' Varias?

Varias - (entra portando in mano una civetta impagliata) Eccomi, signor preside.

Baracn - Che hai? Una civetta?

Vakias - Civetta di campagna... Otus vulgaris .

Baracn - Qui sta benissimo. Offriamole la presidenza.

Stefano - (a Varias) Lascia quella civetta e siedi.

Varias - Non capisco perch date tanta importanza a una sciocchezza... Una volta da studente, un professore mi sorprese con una ragazza... Credevo che mi punissero... che mi espellessero... invece il professore mi disse: Somaro, perch mi saluti quando sei in buona compagnia? Fa' finta di non vedermi .

Clotilde - Un giovinastro non si pu paragonare con una fanciulla.

Varias - Ecco l'errore. Se si tratta di un ragazzo tutti chiudono un occhio. Dunque, si giudica in due modi diversi... e poich la giustizia una sola, ho poca fiducia nei risultati del nostro Consiglio.

Stefano - Non precorrere gli eventi, Varias. (Durante le ultime battute tutti hanno preso posto intorno al lungo tavolo verde. Stefano assume la presidenza) Stimatissimi e cari colleghi. Dichiaro aperta la seduta Faccio notare prima d'ogni altra cosa che siamo nella impossibilit di constatare in modo sicuro la verit ma feriale dei fatti, perch non disponiamo dei mezzi di cui dispone un tribunale. Il valore della prova testimoniale molto relativo in quanto che non possiamo costringere degli estranei a presentarsi a noi, e le stesse alunne non depongono sotto il vincolo del giuramento Insomma, su tali basi imperfette non si potrebbe emettere una giusta sentenza. Non potendo dunque valutare i fatti dobbiamo riportarci alla persona, mettere sulla bilancia il bene e il male e lasciare che la bilancia giudichi in vece nostra.

Varias - Giustissimo!

Stefano - Invito quindi la professoressa Anna Mate, titolare dell'ottava bis, ad esporre i fatti a sua conoscenza.

Anna - (si alza) Stimatissimi colleghi. Secondo i dati della pagella, Caterina Horvath una delle migliori e pi diligenti alunne di questo liceo. Si distinta anche nel nostro Circolo Culturale con numerose composizioni poetiche, specialmente lodate per la freschezza e la colorita descrizione di passeggiate romantiche o di qualche idillio campestre.

Clotilde - (velenosa) Lo credo! Ne abbiamo avuto una prova!

Anna - Da quanto precede si pu con sicurezza dedurre che la lettera incriminata un tentativo letterario, anche perch in essa sono palesi influenze estranee. Il colloquio tra i due amanti preso, parola per parola, da Madame Bovary . Lo stato d'animo della protagonista, la scena del bosco presso l'albero abbattuto, col fogliame secco che scricchiola sotto i passi, hanno nella Horvath e in Flaubert la stessa impostazione.

Clotilde - E che significa tutto questo? Ci siamo forse riuniti qui per valorizzare l'opera letteraria di Caterina Horvath?

Anna - (con passione) Ci siamo riuniti per esaminare una lettera dalla quale una parte del corpo insegnante ha tratto illazioni esagerate. Propongo dunque un semplice ammonimento all'alunna e il passaggio all'ordine del giorno.

Richtic - (balza in piedi) Stimatissimi colleghi! Condivido l'opinione del signor preside: questo non un tribunale. Ma se non c' dato conoscere la verit coi mezzi di cui la legge dispone, non per questo dobbiamo rinunziarvi. Anzi, quanto pi imperfetti sono i mezzi di cui noi possiamo disporre, tanto pi dobbiamo supplire col nostro zelo.

Anna - E fino a qual punto il collega Richtig ritiene che si debba spingere il nostro zelo? Non credo che abbiamo il diritto di penetrare fino alla pi intima essenza del problema.

Stefano - Siamo professori, noi, non medici. L'integrit fisica di una nostra alunna non pu riguardarci.

Richtig - I fatti ci hanno messo di fronte a tale problema ed nostro dovere guardarlo senza paura e senza falsi pudori.

Anna - Senza falsi pudori! Ma con pudore!

Clotilde - (ironica) Con pudore! Ah, ah! Bisognerebbe dirlo a quella ragazza che l'ha perduto nel bosco a] punto di abbandonarsi...

Stefano - Non si abbandonata!

Richtig - Come fa a saperlo il signor preside?

Stefano - Sono circa venti anni che insegno e... ho imparato a leggere negli occhi delle ragazze...

Richtic - (sarcastico) A un umanista questo pu bastare, ma un matematico vuole le prove...

Stefano - Sono appunto quelle che non possiamo pretendere. Innanzi tutto non disponiamo di periti legali, e poi non siamo qui per questo. Se anche una nostra allieva ha commesso uno sbaglio, non possiamo offenderla e umiliarla nella sua dignit.

Clotilde - E la nostra dignit? Quelle ragazze non sono altrettanto indulgenti con noi!

Stefano - Gli adulti non hanno bisogno di indulgenza. Ma un oltraggio inflitto alla giovinezza pu avere qualche volta ripercussioni sull'intera vita. Molte cattiverie umane hanno origine da un'umiliazione sofferta in giovent.

Varias - Verissimo! La verga sviluppa gli istinti malvagi dei ragazzi.

Richtig - Errore! Mio padre mi picchiava con un randello!

Baragn - (con dolcezza) Mia madre mi accarezzava sempre...

Stefano - Lasciamo le questioni personali... Ci dica il professor Richtig come dovrebbe procedere l'interrogatorio.

Richtig - Il signor preside ha invitato i genitori?

Stefano - No.

Richtic - Posso chiedere perch?

Stefano - Aspettavo le decisioni del Consiglio. Non voglio turbare la tranquillit di una famiglia senza un preciso motivo.

Richtig - (sarcastico) Insomma, indulgenza plenaria!

Baracn - Naturale! Non siamo il tribunale dell'Inquisizione!

Stefano - Non ci proponiamo di rovinare, due settimane prima dell'esame di licenza, un'allieva... che se pure colpevole, si per comportata in modo da non scandalizzare la pubblica opinione.

Clotilde - Tutto il liceo ne parla...

Stefano - Di questo la ragazza non ha colpa. La lettera era cosa sua personale. Lo scandalo invece la conseguenza di quella gretta mentalit he spinge a frugare tra le carte tracce...

Baracn - Giusto! Parli col mio cuore!

Emma - Nei cestini!

Vakias - Tra i rifiuti!

Anna - Chi fruga nel sudiciume non deve indignarsi se trova delle sudicerie. (Scoppia una tempesta).

Clotilde - (fuori di s) Insomma, io, io sono l'accusata! Si accusa me invece di espellere un'alunna che contamina l'aria del liceo.

Stefano - Non avr pi occasione di contaminarla. Oggi l'ultimo giorno di scuola. Caterina Horvath torner qui soltanto per gli esami.

Richtic - Sembra che il signor preside si interessi pi alla sorte di una ragazza che non a quella di tutto un istituto.

Stefano - Per me le due cose si identificano; io non vedo che il lato umano della questione. Se la scacciamo, la ragazza entrer nella vita come un'evasa dal carcere... solo perch una volta, stupidamente, ha scritto una lettera d'amore.

Clotilde - Protesto in nome di tutte le donne che mai, nella loro vita, scrissero stupidamente lettere d'amore!

Anna - (con un sorriso amaro) No, Clotilde...

Clotilde - Anch'io sono stata giovane... Ma allora, a che sarebbero valsi i miei principi? Perch sarei andata attraverso la vita con i pugni serrati e i denti stretti?

Emma - (a parte) Non stringeva i suoi denti...

Clotilde - Per un'intera esistenza sono stata onesta, e ora mi beffano e mi deridono... Mi pare che ai signori (guarda intorno) non dispiace il peccato al quale ho sempre resistito.

Baracn - Siamo esatti! non dispiace neanche alle signore.

Emma - Il peccato! Che concezione gretta! Parla della Horvath come se fosse un'indemoniata! Ci troviamo di fronte ad una donna che ha deciso di s stessa. Se ha amato, pu darsi che abbia commesso un peccato contro la disciplina, non certo contro la natura. Ha diciannove anni: mia madre a quell'et aveva gi dei figli.

Clotilde - Ma non al liceo!

Varias - Per la natura il luogo perfettamente indifferente! Se lei vedesse che accade, fuori, ora che primavera, direbbe che l'universo intero un peccato e che tutto il mondo si deve espellere dal liceo.

Richtig - Prego, questi sono sofismi, sofismi che indignano. Perch si cerca di impedire che l'alunna Horvath sia interrogata?

Stefano - (preme il bottone del campanello) Non sono certo io che lo impedisco, ma non le rivolger nessuna domanda. Se vuole, lo faccia lei. Si cominci pure. (Entra il bidello).

Adamo - Comandi, signor preside.

Stefano - Introducete Caterina Horvath.

Adamo - Subito, signor preside.

Richtic - Un momento, Adamo. Venite qui. Avete mai osservato se intorno alla scuola gironzano giovanotti... giovanotti che aspettano le ragazze?

Adamo - Ah s! Ce n' uno specialmente, molto bello e molto elegante, che tutti i giorni, alle dodici precise, se ne sta all'angolo di fronte come in agguato...

Richtig - (trionfante) E sapete chi aspetta?

Adamo - Certo che lo so. La signorina Clotilde.

Clotilde - (scattando., rabbiosa) Stupido! Quello mio nipote!

Adamo - Si calmi, signorina... Non l'ho neppure supposto che potesse essere un suo adoratore! (Esce e subito introduce Caterina) Si accomodi, signorina. (Caterina si inchina muta davanti al Consiglio).

Stefano - (in tono ufficiale) Caterina Horvath, ottava bis.

Caterina - Presente.

Stefano - Venendo dinanzi al Consiglio dei profes-sori non deve credere che esso voglia penetrare a forza nella sua vita intima. (Marcato) Rispettiamo i segreti dell'anima perch non siamo chiamati a giudicare i sentimenti. Ha inteso bene?

Caterina - Ho inteso, signor preside.

Stefano - Per ad alcuni componenti de! Consiglio interessa la verit materiale dei fatti. Vogliono sapere che cosa realmente accaduto quel giorno nel bosco. Soltanto di questo si parler oggi. Tutte le altre questioni: l'identit della persona... il lato intimo della cosa sono estranei alle quattro pareti della scuola. Invito quindi il professor Richtig a iniziare l'interrogatorio in questo senso.

Richtig - Prendo nota delle sagge istruzioni del signor preside... Avvicinatevi, Horvath. (Caterina esegue. Richtig la squadra, come frugandola) Voi avete diciannove anni.

Caterina - S, professore.

Richtig - Siete figlia unica?

Caterina - Ho un fratello maggiore.

Richtig - Vostro fratello ha amici?

Caterina - Naturale!

Richtig - Dunque voi siete di frequente in compagnia di uomini.

Caterina - Sempre con mio fratello, per.

Richtig - Ballate?

Caterina - S.

Richtig - Spesso?

Caterina - In carnevale mi hanno condotta a qualche festa.

Richtig - E in quelle occasioni avete bevuto champagne?

Caterina - Non pi di un bicchiere...

Richtic - (di colpo) Che profumo usate?

Caterina - Nessuno.

Richtic - Non mentite. Lo sento di qui. Eppure dovreste sapere che alle alunne proibito profumarsi.

Caterina - Non profumo.

Richtic - Che cos' allora?

Caterina - Sapone.

Richtic - Dunque, vi lavate col sapone profumato.

Stefano - Professore Richtig, la sua domanda esorbita dalla questione.

Richtig - La ritengo necessaria per stabilire, nelle sue linee generali, il carattere dell'alunna. (A Caterina) Avete un fazzoletto pulito?

Caterina - Eccolo.

Richtig - Signorina Slkai, abbia la cortesia... (Consegna il fazzoletto a Clotilde).

Clotilde - (lo esamina un momento) Battista. (Dura) Venite qui, Horvath. (Caterina si avvicina). Passatevi la lingua sulle labbra.

Caterina - Ma scusi...

Clotilde - Obbedite! (Caterina eseguisce. Col fazzoletto si sfrega le labbra). Ecco! (Trionfante) Si tinge! (Sarcastica) Forse anche questo esorbita... Ma se una ragazza, accusata di un peccato cos grave, ha ancora voglia di tingersi... questo s, che ne definisce il carattere!

Richtig - Logico. Raccontateci ora la passeggiata scolastica all'Albero di Norma... senza omettere nulla.

Caterina - Siamo partiti alle otto del mattino...

Richtig - E siete foranti?

Caterina - Alle otto di sera, da Vallefresca.

Richtig - Osate affermare che siete tornata insieme con le vostre compagne?

Caterina - Precisamente.

Richtig - (ad Anna) Ci dica, collega: lei, al ritorno, prima di salire in tram a Vallefresca, ha fatto l'appello?

Anna - Si capisce.

Richtig - E Caterina Horvath era presente?

Anna - Senza dubbio. (Guarda il taccuino). Altrimenti avrei preso nota dell'assenza ingiustificata.

Richtic - Lo vedremo subito! (Chiama fuori della porta) Draskotzi! Jeny! Wegner! Entrate... (Rosina Draskotzi, Jeny e Wegner entrano e salutano con un piccolo inchino il Consiglio e con un sorriso Anna). Voi tre siete le migliori amiche di Caterina Horvath.

Rosina - S, professore.

Richtig - Una di voi, a Vallefresca, rispose all'appello invece di Caterina Horvath assente. Chi stata delle tre?

Rosina - Nessuna.

Richtig - Badate, Draskotzi. Voi siete molto debole in matematica. Temo di dovervi bocciare.

Rosina - Studio giorno e notte, professore.

Richtig - soltanto un'osservazione incidentale. (Di colpo) Ora per rispondetemi sinceramente. Quando siete tornate, la Horvath era con voi o no?

Stefano - (intervenendo) Un momento, Draskotzi. F vero che lei debole in matematica, ma questo non pu avere nessuna relazione con la sua risposta. Bocciata o no... deve dire la pura verit.

Richtic - Scusi, signor preside, sono io che interrogo.

Stefano - Ma noto una pressione nel modo di formulare la domanda.

Clotilde - (sbigottita) Signor preside... pas devant les lves...

Richtig - Che significa? Non capisco il francese, io.

Rosina - (venendogli in aiuto) Significa: non davanti alle alunne.

Richtig - (stizzito) Rispondete solo alla mie domande.

Rosina - Sono certa che Caterina tornata a casa con noi. Ricordo perfettamente che aveva una ghirlanda sulla testa.

Richtig - Una ghirlanda?

Rosina - S. L'aveva intrecciata nel bosco, con foglie di quercia.

Richtic - (con gioia maligna) Oh! Ma allora va benissimo! Horvath, confessate di avere intrecciato una ghirlanda nel bosco?

Caterina - Lo confesso.

Clotilde - E perch? (Con sarcasmo) Perch vi pareva di essere una sposa.

Baracn - L'ha intrecciata perch primavera. Tutte le ragazze, in questa stagione, quando sono in un bosco, si inghirlandano di foglie.

Richtic - (con ironia) L'osservazione piena di poesia. Ma chi scrive lettere di quel genere non sparisce nel folto di un bosco solo per intrecciar ghirlande...

Caterina - (con una vampata) Protesto!

Richtig - Parlate solo quando siete interrogata. Avvicinatesi, Jeny. (Jeny eseguisce). A che ora arriv la classe all'Albero di Norma?

Jeny - Alle cinque.

Richtig - E a che ora prendeste il tram a Vallefresca?

Jeny - Alle otto.

Richtig - (soddisfatto) Oh! Allora va benissimo! Supponiamo che Caterina Horvath si sia veramente presentata al capolinea di Vallefresca... Anche in questa ipotesi ha avuto a sua disposizione tre ore... pi che sufficienti, secondo la bella espressione del professor Baragn, per inghirlandare la sua giovinezza...

Caterina - Non sono stata la sola a girare per il bosco: c'era tutta la classe. Ci siamo godute l'aria pura dopo il tanfo della scuola.

Clotilde - Solo per voi la scuola sa di tanfo... Io da trent'anni mi riempio i polmoni di quest'aria...

Baracn - Qualche volta se li svuota anche.

Richtic - Wegner!

Wegner - Presente!

Richtig - Che avete fatto all'Albero di Norma?

Wegner - Abbiamo dato la caccia alle farfalle.

Clotilde - Oh, angelica innocenza!

Wegner - Scusi, signorina, in questa stagione il bosco pieno di farfalline delle verze. Ora fiorisce (volgendosi a Varias con un sorriso) il Taraxanum officinalis ...

Varias - Bene, Wegner, molto bene.

Richtic - Mi accorgo che la botanica la conoscete meglio della matematica. Ma a me, in questo momento, interessa conoscere la storia della collina di Buda, non la sua flora. Ditemi, Jeny, nel bosco, tra il frascame, non c'era forse un uomo in attesa?

Jeny - Sicuro! Il professor Varias.

Richtig - Il professor Varias?!

Varias - Raccoglievo nocciuole, se proprio vuoi saperlo.

ISaragn - Cosillus avellana .

Richtig - (testardo) Continuate, Jeny. Che altro avete fatto?

Jeny - Abbiamo corso, cantato, ci siamo sdraiate sull'erba.

Richtig - (avidamente) E che avete fatto sull'erba?

Jeny - Abbiamo mangiato pane e salame.

Clotilde - (ironica) A poco a poco verr fuori che le bambine hanno giocato a mosca cieca.

Richtig - Oh, verr fuori dell'altro! (Di colpo) Draskotzi, quando sparita nel bosco, Caterina Horvath?

Rosina - Ma non mai sparita, professore.

Richtic - Prima l'avete confessato. Chi mentisce deve avere almeno buona memoria. Oportet mendacem esse memoriam .

Anna - Non memoriam : memorem .

Richtic - Va bene: lei non sa la matematica e io non capisco il latino.

Anna - E non capisce neanche il linguaggio delle ragazze. Non posso tollerare che, in nome della morale, si rivolgano alle mie alunne, domande simili.

Varias - Ha ragione! (Scoppia una tempesta).

Emma - Siamo in un liceo femminile, che diamine!

Anna - Occorre pi tatto, professor Richtig.

Varias - E pi cavalleria. E poi, prendi nota che la Horvath rimasta molto tempo accanto a me nel bosco... Le insegnavo a distinguere i funghi velenosi dai mangerecci.

Richtig - (con ironia) veramente commovente! Quanti cavalieri trova una debole donna.

Stefano - La richiamo all'ordine. Le sue espressioni sono fuori posto.

Emma - Signori miei...

Anna - (energica) Domando la parola!

Stefano - Un momento, prego. (Alle tre ragazze) Voi potete andare.

Anna - Col permesso del signor preside... prima dovete dare la vostra parola d'onore che serberete il segreto su quanto avete udito qui dentro.

Rosina, Jeny e Wecner - (insieme) Parola d'onore.

Anna - Allora: morselli Uno, due! Direttamente a casa!

(Rosina, Jeny e Wegner salutano con una piccola riverenza ed escono in fila).

Stefano - (con mal celata soddisfazione) Devo constatare che l'interrogatorio dei testimoni non ha avuto risultati conclusivi.

Richtig - Perch mi hanno ostacolato. Se avessi potuto rivolgere ancora qualche piccola domanda la verit sarebbe saltata fuori.

Stefano - L'accusata a sua disposizione.

Richtig - (a Caterina) Chiedo per l'ultima volta, come potrebbe farlo un amico, se confessate il fatto.

Caterina - A questo domanda, non rispondo.

Richtig - Perch no?

Caterina - (con impeto) Perch la cosa non pu interessarla,, professore.

Richtig - (stupito) Come?

Caterina - Ho ammesso di aver scritto la lettera, e per questo mi puniscano. Il resto riguarda me sola, e non permetto che mi si chieda...

Richtig - un'insolenza senza precedenti!

Clotilde - Come osate, Horvath?

Baracn - Badate, figliuola. Questo non il tono adatto per ottenere giustizia.

Stefano - (severo) In fin dei conti, lei un'alunna di questo liceo.

Caterina - (irrompe) Non pi all'alunna che si muove l'accusa, ma alla donna. Se il professor Richtig osasse ripetere le sue infamie fuori della scuola, certamente vi sarebbe un uomo che...

Richtig - (con un grido di trionfo fa un gesto come per fermare la frase) Ah! (Ripete scandendo) Vi sarebbe un uomo che... . (Breve pausa. Tono conclusivo) Egregi colleghi, vi invito a considerare queste parole come un'esplicita confessione dell'accusata.

Caterina - (con uno sguardo d'odio) Intendevo dire: qualunque gentiluomo! (Orgogliosa) Per sua norma, fuori della scuola, uomini della sua et, mi baciano la mano con rispetto.

Richtic - Considero il vostro gesto come un atto di aperta ribellione.

Anna - (le grida) Taci, disgraziata! Non parlar pi!

Richtic - Prego! Che altro possiamo aspettarci da un'alunna la quale confessa di avere dei cavalieri che la trattano gi come una donna? (Agita una riga dinanzi al viso di Caterina).

Caterina - ... come una donna, non come una delinquente!

Richtig - Che dite?

Caterina - ... e non mi minacciano come se volessero fustigarmi... (Richtig abbassa il braccio di colpo ma continuai a fissarla). ...N mi frugano con lo sguardo come se... (con ribrezzo) ... come se volessero svestirmi.

Richtic - Con che tono osate parlarmi?

Caterina - Col tono che merita. Mi interroghi sulla matematica, non sulla mia vita privata! (Al colmo della rabbia, quasi con gioia gli getta in faccia) Professore Scatola!

Richtig - inaudito!

Caterina - (con furioso trionfo) S, professore Scatola! (Come liberandosi) Ah! Glielo dovevo dire prima d'andarmene via! Anche se mi espelle, anche se mi ammazza, sappia che lei il professore Scatola e che tutto il liceo ride di lei.

Richtic - (fuori di s) un'infamia. (Tumulto).

Stefano - (energico) Prego, signori! Silenzio! (Breve pausa. Tono ufficiale) Dichiaro chiusa la discussione sull'argomento all'ordine del giorno e propongo che Caterina Horvath, per contegno irrispettoso verso il suo professore di matematica, sia espulsa dal liceo.

Clotilde - (subito, con violenza) Mi oppongo!

Stefano - (stupito) Che intende dire, signorina Slkai?

Clotilde - (con freddo sarcasmo) Sarebbe troppo comodo espellerla per indisciplina! No, no! Cos a buon mercato non se la caver! Devo essere punita per quella che la sua vera colpa!

Stefano - Scusi... visto che la mandiamo via, il motivo dovrebbe esserle indifferente.

Clotilde - Niente affatto. per una questione di principio! Bisogna piegare il suo orgoglio. Propongo dunque che si inviti il padre a presentarsi davanti al Consiglio dei professori.

Caterina - (spaventata) Mio padre?

Clotilde - Vedremo cos se risponderete alle domande alle quali finora non avete voluto rispondere.

Caterina - (sempre pi spaventata) impossibile!

Clotilde - (con trionfo) Credete?

Caterina - (smarrendosi sempre pi) un'assurdit pensare che mio padre sappia...

Clotilde - (con gioia maligna) Ah! ti ci ho presa! Ero sicura ti toccare il punto debole! Hai paura di tuo padre, eh?

Caterina - Morirei di vergogna dinanzi a lui! Non conoscono mio padre, loro... Sono la luce dei suoi occhi... il suo orgoglio... Non si pu e non si deve esporre ad un insulto cos orrendo un uomo tanto buono e tanto caro. La scongiuro, signor preside. Facciano di me tutto quello che vogliono, ma che mio padre non venga qui.

Stefano - (a Clotilde) Chiedo alla nostra cara collega se insiste ancora nella sua proposta.

Clotilde - Certamente! Anche perch si tratta di stabilire una buona volta se in questa scuola contano pi i professori o le alunne.

Caterina - (risoluta) Piuttosto lascio il liceo.

Richtic - Come, come?

Caterina - Il signor preside mi ha detto che se me ne vado via spontaneamente, nessuno ha pi il diritto di interrogarmi. E allora abbandono tutto... (Con le lacrime nella voce) ... La scuola... le aule... il banco dove ho inciso il mio nome... Signorina Anna, la prego, cancelli il mio nome dal registro della classe... perch me ne vado... (Si avvia) Lascio qui la mia infanzia... gli anni pi belli della mia giovent...

Clotilde - (le grida severa) E dove vai?

Caterina - (con un singhiozzo) A morire, signorina Slkai!

Tutti - (a una voce) Horvath!

Caterina - Per me non c' scelta. Non posso pi tornare a casa. Le altre escono dalla scuola per entrare nella vita... io nella morte. Questo sar il mio esame di licenza, signorina Slkai. (Fa l'atto di correre fuori).

Clotilde - Fermati!

Stefano - Si calmi, Horvath.

Varias - Un bicchier d'acqua...

Emma - Portiamola fuori all'aria aperta...

Baracn - Il medico della scuola...

Clotilde - (con energia insolita) Non occorrono medici! Non far un passo fuori di qui!

Caterina ...................... - (affranta) Vuol torturarmi ancora... per che?... perch qualche volta abbiamo messo le puntine sulla sua sedia o abbiamo disegnato un paio d'orecchie d'asino sulla lavagna? per questo che mi odia?

Clotilde - Non vero!

Caterina - S. Lei ci odia tutte... mentre noi le abbiamo voluto sempre bene...

Clotilde - (stupita) A me? (I presenti le osservano commossi).

Caterina - S, s. L'abbiamo sempre trattata male... per sentivamo d'amarla. Le abbiamo amareggiata l'esistenza... eppure l'amavamo... perch anche cos si pu amare... e quanto pi la facevamo soffrire e ne ridevamo, tanto pi sentivamo che lei era la nostra cara maestra, la nostra signorina Clotilde... arruffata, trascurata, con quella dentiera... e pi la torturavamo pi il cuore ci doleva...

Clotilde - (incredula, ma rassegnata) E allora, perch...?

Caterina - Non so, forse una tradizione della scuola. C' sempre qualcuno che si deve torturare... Ecco! Ora si vendichi. Mi faccia condannare... mi distrugga!

Clotilde - (per la prima volta nella sua vita incerta, colpita dalla luce dell'amore) Caterina! Ma proprio vero tutto quello che dici?

Caterina - Non sono pi capace di mentire.

Clotilde - (si guarda intorno trasognata) Non capisco... Si pu anche volermi bene?

Baracn - L'amore una cosa meravigliosa... (Guarda Clotilde. Scuote il capo) A volte assume delle strane forme...

Clotilde - (a Caterina, con un tono mai usato finora, quasi come se fosse risorta e ringiovanita) Stupida ragazza... e perch non me l'hai detto prima? Avrei tanto voluto ricambiare il vostro amore!... Sarebbe bastato qualche sorriso di pi e qualche puntina di meno... Mi avete rovinato tutti i vestiti... Siete state proprio cattive. Da trent'anni giro per queste aule mendicando un po' d'amore... ma nessuna stata mai come sei tu in questo momento... Mai ho visto uno sguardo implorante come il tuo... Se ora mi dicessi: Cara signorina Clotilde, mi aiuti , io farei tutto per te... sarei capace anche di perdonare le tue colpe...

Baracn - Non mai troppo tardi, cara collega.

Clotilde - Per lei forse no, ma per me, s. Oh, come triste dover mendicare queste briciole d'amore che agli altri si offrono spontaneamente... (Sospira). Vieni qui, Caterina... vieni da me... (Come se chiedesse un'elemosina) Non hai nulla da dirmi?

Caterina - (scoppia in pianto) Cara, buona, signorina Clotilde!... Ho diciannove anni... la vita potrebbe cominciare ora, per me... mi aiuti!...

Clotilde - Sta' tranquilla, figliola mia! (Altro tono) Professor Richtig, sarebbe disposto, per farmi un favore, a perdonare a Caterina Horvath?

Richtig - (messo con le spalle al muro) Passiamo pure sopra al... professore Scatola... ma resta il fatto... Clotilde - (cercando le parole) Per questo... mi rimetto a quanto ha detto il signor preside... Credo che basti un semplice ammonimento... e ritengo che Caterina Horvath, possa essere ammessa agli esami di maturit. (Caterina si getta sulle mani di Clotilde e gliele bacia). Vedi, figliuola mia... non si deve pensare subito a morire... Ora vieni con me, usciamo un po' all'aria aperta.

Caterina - (avviandosi) Cara signorina Clotilde...

Clotilde - (mentre escono, con tenerezza) Povera scioccherella! (Si ferma nel vano della porta) Avrei tanta voglia di abbracciarti! (Lotta con le lacrime) Ma sono piena di spilli... ho paura di pungerti... (Le cinge le spalle con gesto affettuoso ed escono in corridoio).

Stefano - (dopo un attimo di silenzio, si alza; commosso) Egregi colleghi. Dopo quanto accaduto, ritengo che si possa passare senz'altro alla votazione.

Richtic - Prego! Poich mi accorgo che la mia opinione non condivisa da nessun collega, mi astengo dal votare. I miei rispetti, signor preside... (Offeso, esce).

Stefano - (secco) Le dichiarazioni del professor Richtig saranno inserite a verbale. Metto ai voti la proposta che Caterina Horvath sia ammessa all'esame. Chi favorevole pregato di alzarsi. (Tutti si alzano). Constato che la votazione unanime... e dichiaro chiusa la seduta odierna.

Ratz - (in fretta) Meno male. Cos faccio ancora in tempo a prendere il treno dell'una e venti... Ho una lezione privata a Paota... (Si avvia).

Eghedus - (lo segue in fretta) S, s... andiamo a guadagnarci il pane...

Baracn - Ho l'impressione che non sappiate nemmeno di che si discusso e che avreste votato indifferentemente qualunque proposta.

Ratz - Figurati: io ho tre figli e pago centosessanta pengo di affitto! Non ho tempo d'avere opinioni...

Eghedus - Neanche io. Ciao. (A Ratz) Andiamo. Finalmente ora potr assaggiare le tue famose sigarette... (Escono in fretta).

Emma - (seguendoli con lo sguardo) Ci sono dei professori che potrebbero benissimo essere sostituiti da automi... Addio, cara Anna. Buon appetito, signori... (Esce).

Baragn - (avviandosi) Certo oggi manger con appetito... Sono proprio soddisfatto.

Varias - Anch'io. Ho chiuso la partita con un atto di giustizia, perch ai miei tempi non fui espulso dal liceo. (Prende la civetta) Andiamo, vecchia civetta... torna al tuo nido.

Baracn - Mi pare che qui si insista in un fatale equivoco... Non sono le bestie che si dovrebbero imbalsamare, ma certi professori... Buongiorno a tutti. (Esce con Varias. Breve pausa).

Anna - Insomma, la seduta s' chiusa con piena vittoria...

Stefano - Sono omento che tutto sia finito bene. Ora si pu pensare alle vacanze... (Sembra felice). Spero che avremo una buona estate...

Anna - Dove andr quest'anno?

Stefano - Forse in Italia... Vorrei viaggiare un po'...

Anna - Proprio stamane ho ricevuto una cartolina da Firenze... dalla Pekr... ricorda?... prese la licenza l'anno scorso. Ora s' sposata ed in viaggio di nozze.

Stefano - (con interesse) In viaggio di nozze?

Anna - (con una punta di tristezza) Ci sono ragazze che appena escono dalla scuola, trovano un fidanzato che le aspetta per portarle in Italia... (Un po' confusa) Non sono mai stata in Italia... Dev'essere un paese meraviglioso... Italia! I barbari se la sono disputata per secoli, superando le Alpi per poter giungere finalmente al mare caldo...

Stefano - (con un sorriso) Sembra che legga il nostro libro di testo...

Anna - Vorrei terminare la storia del Medio Evo.

Stefano - Mi rincresce: quest'estate non lavoro. Ma l'idea buona... (Riflette) La strada delle invasioni barbariche... Dalle Alpi al mare caldo... Nelle scuole si insegna tutto questo aridamente, senza fantasia... Le alunne lo ripetono con indifferenza, e nessuna di esse pensa a come stato nella realt.. Arrivederci, cara signorina...

Anna - Scusi, signor preside. Bisogna comunicare a Caterina Horvath l'esito della seduta.

Stefano - Se ne incarichi lei.

Anna - (sorpresa) Io?

Stefano - (un po' turbato) Non voglio incontrarmi con quella ragazza.

Anna - (stupita) Come?

Stefano - Prima degli esami, si capisce...

Anna - Allora... soltanto dopo gli esami...

Stefano - Gi, gi... quando non sar pi alunna del liceo. Lei mi pu comprendere...

Anna - (rassegnata, con voce senza tono) Sono capace di comprendere tutto, signor preside...

Stefano - Le sono molto grato, signorina. (Entra in Direzione. Anna, triste, siede al solito posto; si nasconde il viso. Breve pausa. Da destra entra Caterina).

Caterina - Signorina Anna, scusi...

Anna - (con un sussulto) Chi ?

Caterina - Sono io... Caterina Horvath.

Anna - (si riprende) S, s... Volevo appunto chiamarti...

Caterina - Ai suoi ordini.

Anna - (con tono ufficiale) Per incarico del signor preside ti comunico che ti stato inflitto soltanto l'ammonimento di terzo grado.

Caterina - Ne prendo nota con riconoscenza e gratitudine.

Anna - Cos la parte ufficiale della faccenda chiusa. (Breve pausa. Altro tono) Ora vieni qui, Caterina. Prendi una sedia e siedi.

Caterina - Eccomi, signorina Anna.

Anna - Agli esami avrai qualche difficolt da superare...

Caterina - Col professore Richtig?

Anna - Preparati molto bene in matematica... Del latino non ti preoccupare. Ti aiuter io.

Caterina - Non so veramente a che devo tanta bont.

Anna - A nulla. Questo non ha importanza... (Prende un libro). Ascoltami figliuola. Ti indicher qualche cosa... sta' bene attenta, mi raccomando.

Caterina - Cara signorina Anna... sempre cos buona... (Entrambe si chinano sul libro).

Anna - (in tono scolastico) Orazio, et Carminum ... Liber primus: L'ode immortale sulla primavera , pagina tredici...

Caterina - S, s...

Anna - (comincia a leggere e la sua voce diviene tenera) Solvitur acris hiems grata vice veris et Favoni . Dalla descrizione della primavera il poeta trae argomento per invitare l'amico Lucio Sestio, cui l'ode dedicata, a darsi buon tempo, perch la morte ci vieta le speranze del domani. Concetto Epicureo.

Caterina - ... la morte ci vieta le speranze del domani.

Anna - Tienilo bene a mente, perch certo l'ispettore ti interrogher su questo.

Caterina - Me lo annoter, grazie.

Anna - Devi essere pronta a rispondere non soltanto sul preciso significato delle parole, ma anche e soprattutto a interpretarne l'essenza poetica. Solvitur acris hiems ... Si discioglie il crudo gelo dell'inverno... il gregge non vuol pi restare al chiuso... brama andare all'aria aperta... nei campi verdeggianti... Anche il mio gregge vuole uscire di qui. Le mie agnellette... appena sentono la primavera, vogliono correre via per i boschi...

Caterina - (stupita) Prego... Orazio non lo dice questo...

Anna - (con. un piccolo sospiro) Lo so... lo so... Ora il tempo di coronare il capo con ghirlande d mirto... come tu hai fatto... anche tu hai intrecciato una ghirlanda e ti sei adornata, con amore e con gioia... (Con voce soffocata) ... Perch tu, a me, non puoi mentire... Conosco la verit... non puoi ingannarmi...

Caterina - (spaventata) Signorina Anna! Che dice? Ma che accade in lei? (Con gesto di implorazione fa per prenderle la mano).

Anna - (ritrae la mano, alzandola; quasi gridando) Non mi toccare! (Breve pausa).

Caterina - Dio mio! voleva picchiarmi!

Anna - Io? Picchiare te?

Caterina - L'ho sentito dal suo gesto. (Sbigottita) Non capisco pi. La signorina Clotilde che mi odiava mi ha abbracciata... invece lei, che mi ha sempre voluto bene finora...

Anna - A Clotilde non hai rubato nulla... a me hai portato via tutta la vita. Da quindici anni sono qui e speravo... correggevo i compiti latini e speravo... Ma ora non spero pi... perch quello che a me non riuscito in quindici anni a te riuscito in un attimo.

Caterina - Come ho potuto farle male, io?

Anna - Dovresti sentirlo... se alla tua et si fosse capaci di sentire veramente... (Con impeto) Che ne sai, tu, che cosa significhi vivere sola, in due stanze, con un pianoforte a rate e una sveglia? Quella sveglia la mia unica compagna. Mi ha destata per gli esami, per la laurea, per i miei giorni senza gioia... e quando morr, anche allora suoner per impedire alla professoressa Anna Mate, che stata sempre puntuale, di giungere in ritardo ai suoi funerali.

Caterina - Oh, signorina Anna... Che posso fare per lei?

Anna - Dimentica tutto quello che ho detto. Siamo qui per interpretare un'ode di Orazio.

Caterina - (con un sospiro) Un'ode di Orazio.

Anna - (chinandosi di nuovo sul libro) Vitae summa brevis ... La breve vita non ci consente di sperare a lungo... altrimenti si arriva dove sono giunta io... Hai notato l'ordine delle parole?

Caterina - S, signorina.

Anna - ... Vitae summa brevis ... Io sono giunta alla conclusione che hai ragione tu, Horvath. In primavera, quando si giovani, si deve essere felici.

Caterina - Signorina Anna, non mi faccia del male.

Anna - Non te ne faccio, perch ti amo. Attraverso te amo la vita... Dunque va'... spiega il volo, valica le Alpi... va', in Italia, incontro all'estate dorata. Se ti attarderai nel Foro Romano, tra i ruderi e le statue che ti ho insegnato ad ammirare... pensa alla tua professoressa di latino che qui, al liceo, come una cattiva alunna, di anno in anno ripete le classi, e non passer mai ad una classe superiore...

Caterina - Signorina Anna...

Anna - (dura) Ora puoi andare. E preparati agli esami di maturit.

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

La solenne giornata della chiusura dell'anno scolastico. La sala dei professori non mutata, ma il sole che splende fuori pi caldo e pi dorato. L'estate giunta e con l'estate sono giunte le vacanze. Di tanto in tanto, attraverso le finestre, si sentono le voci che festeggiano la chiusura della scuola. Il Professor Baragn, solo nella vasta sala, canticchia la canzone sentita al primo atto e frattanto raccoglie le sue cose in una borsa di cuoio. Tintinnio di chiavi. Dal corridoio entra Adamo.

Adamo - Riverisco, professor Baragn.

Baracn - Salve, Adamo.

Adamo - Fa le valigie, professore?

Baracn - Gi, gi... Raccolgo la mia roba e vado subito...

Adamo - Lei, professore, non partecipa alla festa di chiusura dell'anno scolastico?

Baracn - Preferisco parteciparvi da lontano. (Ascoltando) Sentite? La scuola mi saluta col suo ronzo...

Adamo - Dunque ci lascia veramente, professore?

Baracn - S, s. (Guarda intorno). Oggi il mio ultimo giorno di scuola: San Pietro e Paolo. Nei campi si comincia il raccolto; nel liceo si consegnano le pagelle. L'anno scolastico si chiude ufficialmente... (Con lieve ironia) E anche la mia carriera, iniziata con tante speranze.

Adamo - Posso aiutarla, professore?

Baracn - Grazie. Ho gi riposto tutto. Sapone, asciugamano, pettine, spazzola... (Tira fuori la spazzola) Vedete? Questa una prova del mio ottimismo incorreggibile. Continuo ad adoperare la spazzola mentre non ho pi capelli.

Adamo - Uno o due ci sono ancora...

Baracn - Uno o due? (Con severit scherzosa) Per vostra norma sono dodici: li conto tutti i giorni. E non ho perduto la speranza che qualcuno rinasca. L'uomo che va in pensione si rigenera: non ha pi preoccupazioni... fa lunghe passeggiate al sole... (Come per una improvviso decisione) Ogni mattina andr a bere l'acqua di Santa Elisabetta... un'acqua radioattiva.

Adamo - E a che serve?

Baracn - Combatte l'arteriosclerosi. Io, caro amico, non ho nessuna voglia di andarmene presto. Lo Stato mi ha messo in pensione?... Dunque paghi.

Adamo - Ma perch non sceso gi alla festa? Se sapesse che bel discorso ha fatto il preside! Poi c' stato il coro delle ragazze...

Baracn - Passi per il discorso... ma il coro non avrei potuto sopportarlo! Queste feste di chiusura sono belle soltanto per chi torna l'anno seguente. Ma chi sa di assistervi per l'ultima volta... meglio che se la svigni in silenzio! (Di lontano giungono le note dell'inno ungherese).

Adamo - (dopo breve pausa) L'inno magiaro... Vuol dire che la festa finita.

Baracn - Ora verr tutto il corpo insegnante per accomiatarsi da me. No, no... non ci resisto. Me ne vado.

Adamo - Come? Va via cos, senza una parola?

Baracn - Non c' altro modo... La mia vita ormai un vestito usato... devo portarlo finch sar logoro... inutile rinfrescarlo con queste emozioni... sarebbe come farlo rammendare... (Breve pausa durante la quale si sentono le ultime note dell'inno).

Adamo - E non lascia detto nulla ai professori?

Baracn - Mentire non potrei... e la verit non sempre fa piacere. Ora voltatevi dall'altra parte, Adamo. (Prende la sua borsa) Non dovete vedere il professore Baragn che dopo trentacinque anni se ne va dal liceo guardingo, come uno studentello che vuol marinare la scuola... (In fretta ma molto silenziosamente sparisce per la porta del corridoio).

Adamo - (voltandosi) Gi, gi... (Scuote la testa. Il lieve tintinno delle chiavi sembra accompagnare l'uscita di Baragn. Poi Stefano entra).

Stefano - Avete visto il professor Baragn?

Adamo - uscito proprio ora.

Stefano - Andava a casa?

Adamo - Se l' svignata... come uno studentello.

Stefano - (stupito) Non possibile.

Adamo - Eppure cos, signor preside... l'ha detto lui. Forse si pu ancora raggiungere... sar in cortile.

Stefano - (guarda fuori della finestra) Eccolo l... (Chiama forte) Baragn! Baragn!... Non si volta! Corre verso l'uscita! (Triste) Pare impossibile che un vecchio professore corra a quel modo! E dove andr con tanta fretta?

Adamo - Alla sorgente radioattiva.

Stefano - Gi... lui va alla sorgente... in tutto... E forse ha ragione! ...(Altro tono) Non mi ha cercato nessuno?

Adamo - Nessuno, signor preside.

Stefano - L'ottava classe gi uscita?

Adamo - Esce in questo momento. Le ragazze sono allegre come se andassero a nozze. E quanti giovanotti le aspettano... Dopo l'esame di maturit quelli che prima le aspettavano di nascosto spuntano come i funghi.

Stefano - Gi, gi. Dopo la licenza vien fuori tutto. (Guarda nel cortile) Come si affollano al portone... A nessuna di esse per passa per la mente di dirmi addio... (Dal corridoio entra il corpo insegnante. Prima di tutti Emma, che indossa la divisa delle giovani esploratici, con Varias. Seguono a breve intervallo gli altri).

Emma - (animata e allegra) Signor preside, sono venuta a stringerle ancora una volta la mano prima di andare in vacanza.

Stefano - Molto gentile. E dove passer l'estate?

Emma - Sui monti di Matra, al campeggio delle giovani esploratrici. Saranno pi di trecento.

Varias - Trecento ragazze nei boschi! (Con orrore) Non avete proprio piet delle povere bestie!

Emma - Dormiremo sotto le tende, cucineremo noi stesse e di notte accenderemo i fal.

Adamo - Mi porti con s come giovane esploratore!

Emma - (ridendo) Volentieri! Ma, purtroppo, avete sorpassato i limiti di et.

Varias - (ad Adamo) Ci mancherebbe altro! Mi raccomando il gabinetto di storia naturale... Chiudetelo bene.

Adamo - Vado subito, signor professore. Ma non tema: lo scoiattolo non scappa di certo! (Esce).

Varias - (quasi con tenerezza) Anzi... dormir fino all'autunno. Le mie bestie cadono in letargo d'estate invece che d'inverno.

Stefano - E tu, Varias, dove vai?

Varias - In campagna, a casa mia. Fino a settembre faccio di nuovo il contadino. (Eghedus e Ratz entrano discutendo).

Ratz - Macch! Tu hai proprio la mania di contraddire. Ti ho gi dimostrato con le cifre alla mano che fai un cattivo affare.

Varias - Voi due discuterete fino all'ultimo istante della vostra vita.

Ratz - Spiegavo a Eghedus che non vale la pena di prendere in affitto una casa per Testate. Con cinque pengo al giorno, si pu avere la pensione completa con acqua corrente calda e fredda.

Eghedus - Sappiamo gi di che si tratta: l'acqua non mai calda...

Ratz - Ma sempre corrente...

Eghedus - ... nel ruscello, a cinquanta passi dalla casa.

Varias - Oh! la cosa migliore! Non necessario essere persone civili in estate...

Emma - (con uno sguardo significativo a Richtig che entra) Neanche in inverno, secondo l'opinione di taluni...

Richtig - Buongiorno a tutti. I miei rispetti, signor preside. (Maddalena Barabas gli corre dietro come un cagnolino).

Maddalena - (con vocina tremante) Signor professore, la prego...

Richtic - (voltandosi) inutile corrermi dietro, Barabas. Ormai ci incontreremo agli esami di riparazione...

Maddalena - Volevo appunto pregarla di essere indulgente con me, professore. Tutta Testate non far altro che studiare algebra... Porter con me il libro al Lago di Balaton e studier anche nell'acqua.

Richtig - Farete il vostro dovere! La matematica presente dappertutto... in terra, nell'acqua e perfino nei corpi celesti. Avete capito?

Maddalena - S, professore. (Scoppia in pianto).

Richtic - Le vostre lacrime sono sprecate!

Maddalena - difficile rassegnarsi ad essere bocciata... Riverisco. (Fa una piccola riverenza circolare ed esce).

Richtig - (le grida dietro) Mi raccomando: impiegate bene Testate!

Emma - Tutti dobbiamo impiegarla bene. Il mio treno parte alle due. Mi congedo col saluto degli esploratori. (Gridando) All'erta! (Esce).

Ratz - Anch'io la saluto, signor preside. Ci rivedremo in settembre.

Eghedus ...................... - finito il nostro decimo anno d insegnamento.

Ratz - Per dieci anni siamo rimasti nell'ottava categoria degli stipendi. Speriamo in autunno di passare alla settima.

Eghedus - Strano, eh? Gli alunni passano dalla prima classe all'ottava. E i professori dall'ottava alla prima... ma quanto stentano! E allora arrivederci, signor preside. Arrivederci, cari colleghi... (Via).

Richtig - E lei, signor preside, dove passer Testate?

Stefano - (un po' turbato) Non lo so ancora. (Irrequieto) Dovr prima sbrigare una cosa molto importante... dalla quale dipende per dove partir.

Richtig - (con un sorrisetto ironico) Una cosa importante? Allora tolgo il disturbo. Spero che nel prossimo anno scolastico, saranno applicati principi di disciplina pi severi.

Varias - Smettila coi tuoi principi e andiamo in vacanza, ora.

Richtig - (seguendolo) Impossibile! Per me due e due non fanno che quattro. Ossequi, signor preside. Ci rivedremo agli esami di riparazione. (Esce un po' offeso).

Varias - (scuotendo il capo) Da una scatola non si caver mai un cervello... Addio, Stefano, buone vacanze! (Esce).

Stefano - Addio, caro Varias. (Va alla finestra. Di fuori giunge il bruso delle alunne che escono. Si picchia alla porta del corridoio. Come illuminato dalla speranza) Avanti! (Entra Clotilde con un gran mazzo di rose).

Clotilde - Sono venuta a congedarmi da lei, signor preside.

Stefano - (disilluso) Ah! lei signorina...

Clotilde - Chiedo scusa... Forse il signor preside aspetta qualcuno...

Stefano - No, no... nessuno. (Un po' confuso) Guardavo uscire l'ottava... Un'alunna dopo l'altra...

Clotilde - E che chiasso fanno! Mah... non c' da stupirsi! Trenta ragazze... e sessanta giovanotti che le aspettano. l'ultimo giorno. Possono darsi alla pazza gioia!

Stefano - Che bei fiori!

Clotilde - Me li hanno regalati le ragazze. la prima volta, nella vita, che ho ricevuto dei fiori dalle mie scolare... (Un po' commossa) L'ottava bis ha pagato cavallerescamente.

Stefano - Vede che vale la pena di essere buoni?! Dove passa Testate?

Clotilde - Dal dentista. Da ora in poi voglio piacere alle mie alunne. Voglio conquistarle perch mi si accostino. In me si sono ridestate le ambizioni delle chiocce... e voglio vedermi intorno i miei pulcini. (Si picchia alla porta).

Stefano - (ansioso) Avanti! (Entra Caterina con un elegante abito estivo e un bellissimo cappello; una vera domina).

Caterina - Buongiorno, signor preside.

Stefano - (quasi sgomento) Horvath!

Caterina - Buongiorno, cara signorina Clotilde.

Clotilde - Sono contenta di vederti ancora una volta. Come sei bella! come sei fresca! e come brillano i tuoi denti! (Breve pausa). Allora addio, signor preside. E mi scusi se le ho procurato qualche noia.

Stefano - Arrivederci, cara signorina Clotilde.

Clotilde - (avviandosi) Vedi, Caterina! Me li porto a casa i vostri fiori. Ho tanti vasi vuoti... (Ad un tratto caccia un piccolo grido) Ahi!

Stefano - (spaventato) Che c'?

Clotilde - Mi sono punta con una spina.

Caterina - (compassionevole) Le fa sangue?

Clotilde - Un po'... (Con dolcezza) Ma non fa nulla... ci sono abituata... Una puntina da disegno o un fiore... (Guarda ancora Caterina) Addio, Caterina, addio, cara... (Esce in fretta).

Caterina - Poveretta! Fino all'ultimo giorno le abbiamo fatto male... (Con altro tono) Disturbo, signor preside?

Stefano - Come pu pensare una cosa simile? La aspettavo, Horvath. Cio, signorina...

Caterina - (sorride) Mi chiami pure Horvath, signor preside, come prima.

Stefano - Ormai non ne ho pi diritto. Nella sua borsetta ha la licenza di maturit...

Caterina - E crede che sia diventata un'altra?

Stefano - Dal mio punto di vista, s... (Turbato) stata molto gentile a venire... (Le stende la mano. Caterina gli porge la sua. Stefano gliela bacia trattenendola un attimo di pi).

Caterina - (la ritrae gentilmente. imbarazzata) Sono venuta, signor preside, a ringraziarla di quanto ha fatto per me... (Quasi con tono scolastico) Ad esprimerle la mia profonda e imperitura gratitudine.

Stefano - (come allontanando con un gesto) Non ne parliamo pi... cosa passata... Parliamo piuttosto del suo avvenire, Horvath. (Confuso) Ecco: l'ho chiamata di nuovo Horvath.

Caterina - Niente di male!

Stefano - Ma io non voglio pi chiamarla cosi... Se la chiamo Horvath, mi pare di dover subito aggiungere - (con tono cattedratico:) Mi dica quando ha regnato Maria Teresa...

Caterina - (in tono scolastico) Dal millesettecento-quaranta al millesettecentottanta...

Stefano - Vede? Anche a lei vien fatto di rispondere come scolara.

Caterina - Otto anni di lezioni non si possono dimenticare tanto presto. Io rimarr sempre la sua alunna.

Stefano - (piano, con semplicit) Caterina Horvath, ottava bis, terzo banco a sinistra... Una piccola alunna che ho fatta prigioniera.

Caterina - (un po' stupita) Prigioniera?

Stefano - Le altre sono aspettate fuori della scuola. Lei era attesa qui. (Breve pausa). Nella sala dei professori, accanto al tavolo verde, non aspettavo che lei, da tre settimane, di giorno e di notte, Caterina Horvath.

Caterina - Signor preside...

Stefano - Per otto anni sono stato sempre io a rivolgerle delle domande. Ma ora lei che deve rivolgerne una a me.

Caterina - Che devo domandarle?

Stefano - Quello che non sono capace di dirle. Mi chieda finalmente se l'amo...

Caterina - (quasi sgomenta) Oh Dio!

Stefano - Ricordi... ricordi le parole che lei stessa mi ha gettato qui, in faccia, tra le lacrime... Da allora non sono pi stato capace di pensare ad altro. Ho ripetuto mille volte la sua confessione come uno scolaretto che studia il compito. Mi sono preparato alla licenza meglio di lei. Ed ecco... ora sono qui.

Caterina - Oh Dio!

Stefano - Che c', Horvath?

Caterina - (come torturata) Signor preside... io sono l'essere pi cattivo e pi vile del inondo.

Stefano - Che dice?

Caterina - Come avrei potuto sospettare che lei prendesse tanto sul serio la cosa?

Stefano - Sul serio? (Comincia a capire).

Caterina - La prego, mi perdoni... e mi dimentichi. Mi lasci andare a casa... Allora ho confessato di amarla in nome di tutto il liceo... ed ero sincera... perch tutte le volevamo bene... gliene volevamo tanto che per amor suo studiavamo le cose pi inutili e pi astruse... le date pi inverosimili... (Con le lacrime nella voce) Millesettecentosettantaquattro: la pace di Kuciuk-Kainargi... perch l'abbiamo imparata? per amor suo....

Stefano - Horvath!

Caterina - Ma questo non era amore di donna... era invece l'amore di un intero liceo femminile... Tutte le mie compagne avrebbero potuto dichiararlo... ma lei mi ha costretto a confessare...

Stefano - Io l'ho costretta?

Caterina - Mi ha messo il coltello alla gola... voleva scacciarmi prima della licenza... stavo per annegare... e mi sono aggrappata dove ho potuto.

Stefano - Allora lei ha mentito?

Caterina - No! Forse la disperazione ha dato alle mie parole un tono diverso. per questo motivo che il giorno dopo volevo parlarle, per spiegare... per chiarire... ma lei non ha voluto ascoltarmi... non ha pi voluto ascoltarmi fino ad oggi...

Stefano - La sua difesa inutile. Non vi sono attenuanti. Lei ha distrutto l'equilibrio spirituale di un uomo... ha sconvolto tutta la sua vita, senza riflettere, che egli poteva essere annientato da uno scherzo cosi crudele...

Caterina - Uno scherzo?

Stefano - Uno scherzo da scolare... una ragazzata... come dite voialtre? La signorina Clotilde l'avete ferita con le puntine da disegno... al preside avete trafitto il cuore...

Caterina - (con sincero rammarico) Ma io non volevo... le giuro che non volevo... non l'ho mai pensato... non mi torturi cos... non merito il suo rimprovero. Vorrei tanto poterla confortare.

Stefano - Non occorre. Il suo scopo ormai raggiunto. Ha ottenuto la licenza. Vada pure... se ne vada presto... certo laggi l'aspetta qualcuno...

Caterina - Signor preside...

Stefano - Tutte sono attese; perch proprio lei, no? Vada tranquillamente e si goda la sua bella giovinezza... Metto in pace la sua coscienza: in tutto questo una sola persona ha sbagliato: io!

Caterina - E dovrei andarmene via cosi, dal liceo, dopo otto anni?

Stefano - Non le sar difficile... giovane e la giovent spietata anche senza volere. Non serve confortarmi. Lei mi ha schiacciato... che pretenderebbe ancora? Dovrei gridarle che l'ho perdonata?

Caterina - Non chiedo il suo perdono: so di non meritarlo... Vorrei soltanto una buona parola. Ancora una buona parola per l'ultima volta...

Stefano - Qualunque cosa dicessi non potrebbe pi riguardare lei. (Con un profondo sospiro) Andr in biblioteca... prender il libro di Seneca sulla vecchiaia... (Con uno sforzo toma al freddo tono professionale) Sa lei, Horvath, chi era Seneca?

Caterina - (con tono scolaresco) Seneca era il precettore di Nerone, signor preside.

Stefano - (con profonda amarezza) Era un maestro... un maestro che fu assassinato dal suo scolaro... (Un attimo di silenzio. Si picchia) Avanti! (Tintinno di chiavi. Entra Adamo).

Adamo - Mille scuse... c' un signore che cerca la signorina Horvath.

Stefano - (con un lieve sorriso ironico) Ecco!...

Caterina - (molto turbata) Non capisco, veramente... (Altro tono) Dov' questo signore?

Adamo - Qui... nel corridoio...

Caterina - (sempre pi turbata) Ditegli di aspettarmi gi, per favore.

Stefano - (con ironia) E perch? Perch dovrebbe attendere nella strada? (Tagliente) Dite a quel signore che ormai pu entrare qui tranquillamente.

Adamo - Subito, signor preside. (Alla porta) Si accomodi, signore. (Fa entrare Tommaso Rudnai ed esce. Tommaso un giovane aitante, tipo sportivo, tutto salute e giovinezza. Entrando porta con s un soffio della vita che fuori della scuola. distinto, simpatico, signorile. Capitato in una situazione della quale non si rende conto, le sue ingenuit non devono apparire ridicole).

Tommaso - Buongiorno...

Stefano - (lo guarda) Buongiorno.

Tommaso - Permette, signor preside? Sono Tommaso Rudnai. (Batte i tacchi).

Stefano - Dottor Stefano Kulciar.

Tommaso - Vi bacio le mani, Caterina.

Caterina - (molto confusa) Che cercate, Tommaso?

Tommaso - (semplice) Sono venuto per voi. Chiedo scusa se mi sono introdotto qui cos... semplicemente... (A Stefano) Per spiegar meglio, sono il suo fidanzato...

Stefano - (ironico) Ah s? Allora mi permetta di congratularmi.

Caterina - Avreste potuto aspettarmi gi...

Tommaso - Sono rimasto pi di mezz'ora dinanzi al portone... Cominciavo a preoccuparmi... che poteva esservi accaduto? forse qualche difficolt per la licenza?...

Stefano - No, no, nulla... (Sorride) La signorina Horvath... la nostra migliore alunna... venuta a congedarsi da me... Ecco perch ha tardato un po'. Spero che non me ne vorr.

Tommaso - (sereno) Le pare? Caterina mi ha parlato sempre del suo preside con ammirazione ed affetto... ed io sono veramente felice che il caso mi abbia concesso di rivelare proprio a lei, per primo, il nostro fidanzamento, che si doveva tenere segreto fino agli esami...

Stefano - Molto gentile... sono veramente lusingato... (Con un sorriso significativo) Io dunque insegnavo la storia ad una piccola fidanzata!

Tommaso - Ora posso dirle anche quanto ho sofferto per lei, signor preside.

Stefano - (sorpreso) Per me?

Tommaso - Ogni pomeriggio giocavamo al tennis all'Isola Margherita... lo sport che ci ha avvicinasi... e io le ho insegnato tutti i segreti del giuoco... Ma quando eravamo insieme, guardava sempre l'orologio: Mio Dio, devo correre a casa! devo studiare la storia ...

Stefano - Tanto zelo veramente lodevole in una alunna!

Tommaso - (ingenuo) Ormai tutto questo lontano... Avete la licenza... la scuola finita... non se ne parli pi! (A Stefano) Dico bene?

Stefano - Benissimo! La scuola finita... (Entra Anna).

Anna - Buongiorno... (Imbarazzata, fa l'atto di ritirarsi) Scusino! Disturbo, forse?

Stefano - Anzi... ho piacere che sia entrata. Permette? Tommaso Rudnai, fidanzato di Caterina Horvath.

Anna - Fidanzato?!... (Guarda Stefano, sbigottita).

Tommaso - (batte i tacchi) Bacio le mani... La dottoressa Mate?... L'ho riconosciuta dalle descrizioni di Caterina...

Anna - Anche a me pare di riconoscerla... come se avessi intravisto il suo volto... non so dove.

Tommaso - Sfido io! Gironzavo sempre intorno al liceo per aspettare Caterina... di nascosto...

Anna - Ormai non occorre pi che si nasconda... (Breve pausa). E a quando il matrimonio?

Tommaso - (raggiante) Fra un mese, al massimo... Vogliamo goderci l'estate. Partiremo per l'Italia...

Anna - (guarda lontano) Sar un viaggio bellissimo, certamente...

Caterina - (in pena) Vi prego, Tommaso... andiamo, ora... La mamma ci aspetta per colazione.

Tommaso - No, no, non ci aspetta affatto. Le ho chiesto il permesso di portarvi fuori con me. Ho gi la macchina e per festeggiare questo giorno faremo colazione in campagna.

Anna - (un po' marcato) Le consiglierei di andare all'Albero di Norma. un posto meraviglioso...

Tommaso - Bene! Allora andiamo l. Bacio le mani, signorina. I miei rispetti, signor preside. La ringrazio di aver allevato per me questa cara ragazza... (Si avvia).

Caterina - (piano, con le lacrime nella voce) Addio, signor preside... Non ci rivedremo pi?

Stefano - (con voce senza timbro, ma semplice) Ma s! Fra dieci anni... al raduno decennale delle licenziate di oggi. Faremo il solito pranzo...

Anna - Speriamo di esserci ancora tutti... Addio, cara Caterina! (La bacia).

Tommaso - (nel vano della porta) Andiamo, tesoro! (Felice si stringe al braccio Caterina e se la porta via. Stefano li guarda muto, poi torna lentamente alla finestra. Alcuni attimi di silenzio).

Anna - (piano, con compassione) Povero... povero amico mio...

Stefano - Non mi conforti, Anna... sarebbe peggio.

Anna - Dunque non posso pi neppure compatirla?

Stefano - (con fermezza) No! Perch in verit questo momento sublime... Sono giunto ad un'altezza dalia quale discerno nettamente ogni passione e ogni vanit.

Anna - (con piet) Forse distingue le vanit... ma le vere passioni non le conoscer mai.

Stefano - (soffrendo) Solo oggi mi son reso conto che la scuola fa diventare adulti i bambini... ma qualche volta fa diventare bambini i vecchi! Quest'anno anch'io ho fatto l'esame di maturit. (Con un piccolo grido, indicando la finestra) Guardi! ora escono dal portone... (Rodendosi) Non sente, Anna Mate, che per loro siamo gi morti? Ci hanno imbalsamati e sepolti nel gabinetto di storia naturale... Viviamo ancora, ma per loro non siamo che ombre.

Anna - S, signor preside. Noi moriamo alla fine di ogni anno scolastico...

Stefano - ... e risorgiamo quando le scuole si riaprono. In settembre verranno nuove alunne e allora ricominceremo da capo tutto.

Anna - Nel prossimo autunno torner ad insegnare alla prima classe... Quando avr guidato le mie ragazze fino all'ottava... quando le avr portate dalle prime parole latine alle odi di Orazio... allora... (amara) ... allora sar diventata anch'io una Clotilde Slkai.

Stefano - E io il professor Kulciar... la nostra sorte, Anna. (Con un ultimo sfogo) Dare, dare, sempre dare... allevare le Caterine Horvath... perch sono tutte Caterine Horvath... tutte uguali. Ora sono gi libere, fuori della prigione, mentre noi siamo condannati a vita nella scuola... inchiodati a questo tavolo verde...

Anna - (quasi gridando) Ma perch non si ribella contro la sorte? Perch non guarda un po' intorno? Anche tra queste pareti palpita la speranza... una piccola possibilit di essere felici... (Quasi confessa il suo grande segreto) Due vite scorrono qui una accanto all'altra... da anni e anni... unite dall'amicizia, eppure perfettamente estranee... (China la testa e aspetta).

Stefano - (la guarda con molta piet) Ed bene che sia cos, Anna... Mi comprenda... Le nostre vite sono troppo uguali... corrono su due binari paralleli... e il professor Richtig potrebbe dirci che le parallele non si incontrano mai.

Anna - (guarda lontano) Solo all'infinito...

Stefano - Ma il nostro piccolo mondo delimitato... La sala dei professori... la finestra... un quadrato di cielo che cambia sempre colore... Dall'azzurro passa al grigio e dal grigio di nuovo all'azzurro... e questo soltanto ci dice che l'anno scolastico trascorso.

Anna - L'anno scolastico!... (Con un piccolo grido) Ma sar sempre cos, in avvenire... senza scampo... senza conforto?... Mi aiuti! parli! che si deve fare?

Stefano - (con semplicit) Lavoreremo, Anna... come lei voleva... Scriveremo anche il secondo volume... La Storia del Medio Evo ...

Anna - (triste) Dalla caduta dell'Impero d'Occidente alla scoperta dell'America ... Quando cominceremo?

Stefano - Appena mi rimetter un po'... sar difficile... ma spero di riuscirvi.

Anna - Ho gi tracciato il lavoro nelle sue grandi linee... Ho segnato i testi da consultare...

Stefano - (con un sorriso scialbo) Non ci rimane altro che dividerci il mondo...

Anna - Il mondo?

Stefano - Gi... (Con cortesia) Lascio a lei la Francia e l'Impero germanico...

Anna - (dolce e umile) Grazie.

Stefano - L'Italia la serbo per me... E cos tutto a posto. Allora, acconsente?

Anna - Volentieri...

Stefano - (con fede) Storia Universale per i licei femminili , di Stefano Kulciar e Anna Mate. (Deciso) Il nostro accordo concluso. (Le stringe la mano). E per tutto quello che potremmo ancora dirci avremo tempo abbastanza nei prossimi venti anni.

Anna - Venti anni non bastano quando non si saputo trovare il momento giusto... (Guarda fuori). Quel momento qualcuno ce l'ha rubato. (Entra Adamo).

Adamo - Scusi, signor preside... Posso chiudere il portone? Sono andati via tutti.

Anna - Gi... anch'io me ne andr... (Si accinge ad uscire). Lascio qui l'inchiostro rosso e le matite. Me li serberete per il prossimo anno scolastico...

Adamo - Di questi vecchi quaderni, che ne facciamo? (Indica i quaderni che Anna correggeva al primo atto).

Anna - (con un sorriso doloroso) I compiti latini... (Sfogliandoli) Le versioni di Caterina Horvath... (Verso Stefano) Si devono serbare o si buttano nel cestino?

Stefano - (duro, reciso) Nel cestino!

Anna - (con un sorriso) Allora, addio, signor preside... Addio, Adamo. Ormai potete chiudere il portone grande. (Si avvia. Stefano e Adamo la seguono con lo sguardo e subito dopo l'uscita di Anna cala il sipario).

FINE

    Questo copione è stato visto: