29 aprile 1945 – Ma oggi è dopo la guerra, vero?

Oltre ad essere stato vincitore al Premio Campiglia per l’atto Unico 2008 ; la storia è diventata poi una sceneggiatura ed è arrivata : FINALISTA all’ AMARCORT FILM FESTIVAL 2016

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Addio, Ben

29 aprile 1945

MA OGGI E’ DOPO LA GUERRA, VERO?

Corto teatrale

di

Laura Allegrini

Vincitore Premio Campiglia per l’atto Unico 2008

[L’opera potrà essere messa in scena soltanto dietro autorizzazione dell’autrice.]

Per contatti:

lauraallegrini6@gmail.com

Andato in scena per la prima volta il 4 ottobre 2008 nel Festival Internazionale di teatro - Quartieri dell’Arte

Regia Laura Allegrini

sinossi

Milano, 29 aprile 1945 - Mussolini è stato ucciso e l’ausiliaria scelta Adele Marietti, fascista convinta arruolata nella Repubblica Sociale, si ritrova allo sbando, braccata da partigiani e antifascisti. I drammatici e struggenti ultimi momenti della sua vita ritrovano attimi di dolcezza soltanto nell’inaspettato incontro con una ragazzina ebrea.

Personaggi:

Adele – giovane ragazza, ausiliaria della RSI

Ribby (Rebecca) – bambina 8\10 anni -

Un appartamento messo a soqquadro. La scena è illuminata soltanto da un raggio di sole che occhieggia dagli scuri semichiusi della finestra. Si ode bussare violentemente alla porta poi qualcuno tenta di forzarla. Entra una giovane ragazza concitata che si ferma al centro della stanza. Resta pochi istanti immobile con una pistola puntata. Poi guarda intorno e la pistola segue la traiettoria dello sguardo. La giovane comincia a camminare al buio, lentamente, incespicando su oggetti gettati a terra da chissà chi. Guardinga arriva alle porte che danno sulle altre stanze del grande appartamento; di spalle contro il muro. Vuole sincerarsi che non ci sia nessun’altro lì. Scatta felina, ruotando a semicerchio e puntando la pistola dentro le stanze. Due, tre volte, tante quante sono le stanze, poi si dirige verso la finestra. Tiene la pistola alta vicino al viso, mentre con l’altra mano lentamente apre uno degli scuri, appena un po’, ma abbastanza per guardare fuori. Gli occhi della giovane si allungano in tutte le direzioni. Forse non c’è più nessuno là sotto. Forse il pericolo è scampato. Lascia momentaneamente il posto di vedetta per andare ad accendere la luce, che purtroppo non dà segni di vita. Innervosita, colpisce con un pugno l’interruttore e torna ad aprire un altro po’ uno degli scuri. Guarda ancora fuori. Solo adesso si nota che Adele indossa una divisa da Ausiliaria della RSI.

L’appartamento, una volta abitato sicuramente da benestanti, è completamente messo a soqquadro. Chiari segni di furti e devastazione, cataste di libri, fogli strappati, fotografie, qualche indumento, un piccolo tavolino, un divano i cui cuscini sono stati tagliati e buttati qua e là. Desolazione, sporcizia, solitudine. Dolore. Adele non sa distinguerli dai suoi sentimenti.

Si guarda intorno, poi afferra una sedia buttata a terra e va alla porta d’ingresso. La incastra sotto la maniglia, onde evitare che si apra da sé o che qualcuno entri. Chiude anche il chiavistello. Quando torna indietro inciampa su qualcosa e cade a terra dal dolore.

Massaggia il piede dolorante. Quando guarda in cosa è inciampata ha un sussulto. Si abbassa per guardare meglio. Si mette in ginocchio. Poggia la pistola a terra.

ADELE - Signore, ti ringrazio ! Fa che funzioni.

Un vecchio apparecchio telefonico. Lo prende velocemente e si accorge che il filo è stato tagliato.

ADELE - Nooooo!

Va alla finestra per vedere se è possibile aggiustarlo. Da un tasca laterale della divisa estrae un coltellino. Prende in mano il filo del telefono, ne taglia un pezzetto, dividendo con cura i due fili. Si guarda intorno, cercando di capire dove può essere l’attacco. La stanza non è sufficientemente illuminata. Apre un po’ di più entrambi gli scuri poi passa in rassegna i lati della stanza piena di speranza, spostando e buttando all’aria tutto quello che si ritrova davanti. Finalmente scorge l’attacco del telefono.

ADELE - Eccolo… Fa’ che funzioni ! Fa’ che funzioni !

Adele dà un’ultima aggiustata ai fili separati e delicatamente li mette nella presa del telefono. Afferra la cornetta e ascolta. Soffoca il grido di gioia. Compone un numero, notevolmente emozionata.

ADELE – Pronto? Pronto Centralino? …Signorina mi sentite? Prontoooo… Pro…pronto, signorina, passatemi con urgenza il Comando Generale del Saf di Como… Comando Generale del Saf, Servizio Ausiliario Femminile… Pronto?... signorina mi sentite? Pronto?

La linea cade di nuovo. Ricompone il numero.

ADELE - Pronto centralino?… Signorina Pronto… devo parlare col Comando Generale del Saf di Como …Mi sentite? Comando Generale del Saf, Servizio ausiliario femminile… Si, si attendo, vi ringrazio… (rumori fuori la finestra. Adele lascia la cornetta e va alla finestra, guarda fuori apprensiva poi ritorna al telefono) Si, ci sono… Come non risponde nessuno!? E’ impossibile!… signorina provate ancora, vi prego …Devo mettermi in contatto col Comando Generale, è urgente …Si attendo… (tra sé) Oddio…(dopo un po’) Pronto? si bene, vi ringrazio signorina… Pronto? Comando generale del Saf? …sono l’ausiliaria scelta, Adele Marietti… ausiliaria scelta…A-de-le Ma-riet-ti… Si… devo parlare… Pronto ?? …Pronto??

La linea s’interrompe nuovamente. Adele è sempre più agitata. Ricompone il numero.

ADELE – Pronto centralino?…signorina, è caduta la linea. Vi prego, tentate ancora… Comando Generale del Saf… Vi prego…Si grazie…

Adele attende. Qualcuno risponde.

ADELE – Si grazie signorina, siete molto gentile… Comando generale del Saf?… ausiliaria scelta Adele Marietti…si, Marietti… Passatemi subito la vicecomandante, devo darle una comunicazione… Come?… Non c’è più nessuno?!...Che cosa? state andando anche voi?… non ho capito la linea è disturbata, potete ripetere?… Mussolini?? (Adele rimane a bocca aperta,in silenzio) …che vuol dire “scappato”?!? E’ impossibile non è da lui… Non ci credo che s’è camuffato per non farsi riconoscere. Figuriamoci! …Che avete detto?… …No, non ho saputo niente… (trasale, visibilmente commossa, ascolta) Quando?…  …Dove?… Piazzale Loreto?!… che schifo! …Anche lei? Che c’entra la Petacci?… Che orrore!! Ma sono bestie!! Infierire anche su una donna. Sono bestie!…Che schifo! …Chi è stato? Chi è stato? …Assassini! bastardi assassini!! …(ha paura) Ditemi che devo fare? Ho bisogno di ordini precisi…(isterica) Ma scappare dove? Sono tre giorni che scappo, che non mangio…c’è lo sciopero generale, i treni sono bloccati …Pronto? Pronto? …Non lo so, dove mi trovo. E’una casa disabitata, fuori Milano… Ero con altre ausiliare quando ci hanno detto di disperderci …Pronto? Pronto?…

Adele ricompone il numero.

ADELE - Centralino…Centralino… Centralino signorina Vi prego… passatemi ancora il Comando Generale del Saf di Como…vi prego… vi prego l’ultima volta…

Adele rimane in attesa.

ADELE - Si? …come la linea è stata interrotta?… Siete sicura?… Vi prego signorina provate ancora… Fate un ultimo tentativo!!… ho capito ma ci sarà un modo… vi prego vi prego… pronto ? pronto!?

Sbatte con rabbia la cornetta e si alza.

ADELE - Che schifo… anche la Petacci… A testa in giù, con tutto fuori… che schifo!

Adele non riesce a frenare un conato e portandosi all’angolo della stanza vomita. Tossisce e col dorso della mano pulisce la bocca.

Nel frattempo da sotto si sentono grida e spari. Adele va a sbirciare alla finestra. Torna al centro della stanza, porta le mani fra i capelli e si fa prendere da un attacco isterico.

Sbottona la giacca con la certezza che non la indosserà mai più. E’ una giacca di piombo ormai. Entra in una stanza. Si sente frugare, sbattere contro qualcosa. Poi ritorna con un mucchio di abiti, li getta in terra al centro della stanza passandoli in rassegna: un abito da donna color rosso, chiffon di seta, roba fine. Un pantalone da uomo, altre cose inutili ed una gonna a godet scura. Si toglie la divisa e se la infila rapidamente, ma non le sta. E’ troppo grande. Rovista ancora e ne trova un’altra. Sta per infilarla quando da basso si ode un gran vociare e spari.

Velocemente va alla finestra, guarda giù. Continua a guardare e contemporaneamente cerca di tirare su la lampo che non ne vuol sapere. Dopo molta resistenza ci riesce.

Torna a cercare dell’altro. Rovista nel mucchio. Trova una camicia, se la infila rapida. La abbottona.

Si guarda la gonna mentre il sole le illumina le scarpe. Tipiche scarpe da Ausiliaria.

ADELE - Le scarpe !

Va di nuovo nella stanza da letto. Torna abbracciata a tante scarpe, che butta per terra. Ne sceglie un paio da donna marroni. Le calza subito, ma le vanno strette. Ne prova un altro paio, strette anche quelle. Poi vede un paio di stivali, probabilmente da uomo. Li mette. E’ come se ora fosse pronta ad uscire. Ma per andare dove ? Riflette un po’ poi torna al telefono. Compone il numero. Attende.

ADELE - Pronto centralino… Signorina…Centralino pronto ? Signorina mi sentite… mettetemi in contatto col 45571 di Rieti …si è urgentissimo! …d’accordo, 45571 di Rieti…Si, grazie (attende un po’) Grazie signorina… non si preoccupi, sarò breve… Pronto Teresa?… Teresa sono l’Adele… Si, sono io… Sto bene, si… è vero Teresa, purtroppo é tutto vero, … Senti non posso stare a lungo…Teresa devi andare da mia madre, le devi dire che sto tornando a casa… Perché è meglio no?..I partigiani? Quando?… che volevano? Se cercavano me perché hanno portato via mia madre e mia sorella? …Come non lo sai?…Pronto, pronto! …Teresa..Perché, perché è meglio che non torno?… Aspetta Teresa… Dimmi la verità, che è successo? … Fanno giustizia?… che vuol dire “la chiamano così”? Che stai dicendo… Teresa no… Teresa…Teresaaa…

Adele compone di nuovo il numero.

ADELE – Pronto, pronto centralino… signorina pronto vi prego  passatemi di nuovo il 45571 di Rieti… vi prego è urgente… Me ne frego se le linee sono state interrotte!!…passatemi immediatamente il 45571… fate un ultimo tentativo, vi prego… Vi prego, signorina… Mia madre e mia sorella sono state ammazzate… (comincia a piangere) Vi prego, signorina… Aiutatemi… aiutatemi voi… Aiuto…   Aiutooo!

Adele comincia a piangere disperatamente sbattendo a terra con violenza la cornetta. Il suo pianto è irrefrenabile.

Da un armadio esce Rebecca, una bambina di 7\8 anni, capelli lunghi scuri. Adele non se ne accorge. La piccola si avvicina, trae di tasca un fazzolettino e glielo porge.

REBECCA – Sei la zia di Rubino?

Adele si spaventa e nel prendere la pistola, fa cadere a terra la bambina. Le punta la pistola contro, alzandosi in piedi.

ADELE – Chi c’è con te?

La bimba impaurita scuote la testa restando immobile. Adele guarda ovunque

ADELE – Sola ?

La bimba asserisce.

ADELE – Abiti qui ?

REBECCA – (scuotendo la testa) No !

ADELE – Che ci fai allora ? come sei entrata ?

REBECCA - Dalla porta.

ADELE – E’ chiusa la porta, l’ho sbarrata io.

La piccola cerca di estrarre qualcosa dalla tasca.

ADELE – (puntando la pistola) Ferma !

Adele, le si avvicina guardinga. Mette una mano nella taschina di Rebecca ed estrae una chiave.

ADELE – Ah, sei entrata con la chiave.

Rebecca asserisce di nuovo.

ADELE – Eri già qui quando sono entrata io, vero ?

REBECCA – (annuisce) Ho sentito un rumore e mi sono nascosta.

ADELE – Come hai la chiave di questo appartamento ? chi te l’ha data ?

La bimba sorride maliziosa.

REBECCA – L’ho presa alla signora portinaia. Ma non glielo devi dire che si arrabbia.

ADELE – Alzati.

La piccola si alza.

ADELE – Dove ti eri nascosta ?

La piccola sta per muoversi quando Adele, puntandole nuovamente la pistola, grida:

ADELE – Ferma!!

La piccola allora, punta un ditino contro la finta libreria che funge da porta.

ADELE – Non ti muovere. (corre a vedere dentro la finta libreria)

REBECCA – Tu sei la zia di Rubino, vero ?

ADELE – (tornando fuori rapidamente e con l’arma puntata) Come ?

REBECCA – Sei la zia di Rubino ?

ADELE – (torna in scena) Ehm… si…

REBECCA – E’ tornato anche lui ?

ADELE – Tu dove abiti ? (raggiunge di nuovo la piccola)

Rebecca indica su col dito della mano.

REBECCA – Su.

ADELE – Al piano di sopra ?

Rebecca annuisce ancora.

ADELE – Chi c’è su ?

REBECCA – A casa ?

ADELE – Si. Dove sennò ?

REBECCA -(sorridendo) – Io.

ADELE – Uhm… e poi ?                                           

REBECCA – Io sola !!

ADELE - Tu !? …tu sola ?

Rebecca annuisce sorridendo.

ADELE – Una bambina così piccola che vive da sola ?

Rebecca quasi fosse un gioco fra di loro, le sorride di nuove e annuisce.

ADELE – Come ti chiami ?

REBECCA – Ribby.

ADELE – Come ?

REBECCA – (scandendo) Ribby!

ADELE – Ribby?!?

REBECCA – Rebecca Della Seta, precisamente. Però Rubino mi chiama Ribby… E’ tornato Rubino?

ADELE – Chi ?

Fuori la casa si sente ancora sparare. Adele va alla finestra, guarda in basso.

REBECCA – Rubino. E’ tornato anche lui?

Adele non l’ascolta, continua a guardare apprensiva oltre la finestra.

REBECCA – Tu sei la zia di Rubino, no ?

Adele temendo di essere vista si sposta e torna a parlare con la bambina.

ADELE – si, si la zia di Rubino…

REBECCA – Ah ecco. Non ti avevo mai vista prima…E Rubino ?

ADELE – E Rubino… ancora non è tornato. Ma presto tornerà.

REBECCA – Quando ?

ADELE – Non lo so… Presto!

REBECCA – Stai dicendo la verità ? guarda che se dici le bugie vai all’inferno.

Adele rimane impressionata da tanta intraprendenza.

ADELE – Certo, sono sicura!

REBECCA – Uhm… perché piangevi ?

Adele non sa cosa rispondere. Ci pensa un po’. Fa qualche passo.

REBECCA – Hai paura del buio ?

ADELE – Ecco si, ho paura del buio.

REBECCA – Anch’io! …Apro le finestre…

La piccola corre ad aprire gli scuri. Adele scatta verso di lei, bloccandola.

ADELE – No, ferma! E’ meglio lasciare chiuso… Non si sa mai.

REBECCA – Ah si è vero. Se arrivano gli “erèi” è pericoloso…

ADELE – I che ?

Rebecca fa con la bocca il rumore degli aerei e delle bombe che cadendo esplodono. Adele non sa se ridere e commuoversi, poi l’afferra per farla smettere altrimenti qualcuno può sentirla. La piccola approfitta per abbracciarla.

REBECCA – Che paura!! Quando arrivano, la signora portinaia mi chiude nello stanza segreta e scappa nel rifugio. Anche tu vai nel rifugio ?

Adele a disagio da questo improvviso abbraccio la scosta da sé.

ADELE – Si…anch’io…

REBECCA – Quando Rubino torna gli dici che l’ho cercato ? ho tante cose da raccontargli…

E fa per andarsene. Adele la blocca.

ADELE – Ferma!!…Aspetta, dove stai andando?

Rebecca indica col ditino il soffitto, due tre volte.

ADELE – C’è qualcuno su?

La bambina scuote la testa. si sente sparare dalla strada.

ADELE – Senti? Ci sono gli uomini cattivi, senti come sparano?

Rebecca spaventata va a nascondersi dietro Adele.

REBECCA – Ci sono ancora? Tu l’hai visti?

ADELE – Eh si!! Tanti, tantissimi. Una bambina così piccola dovrebbe stare con la sua mamma. Senti Rebecca… c’è la tua mamma di sopra?

REBECCA – La mamma?

ADELE – Si, la tua mamma.

REBECCA (scuote la testa) No.

ADELE – Dov’è?

REBECCA – E’ andata col papà a lavorare.

ADELE – A lavorare…

REBECCA - In un paesino qui vicino che si chiama Germania.

ADELE – Un paesino?

REBECCA – Si, il paesino Germania…

ADELE – Germania?!

REBECCA – Si, si chiama Germania.

ADELE – E tu perché non sei andata con i tuoi genitori?

REBECCA – Perché a me non mi hanno voluto. I bambini non possono lavorare in questo paesino.

ADELE – Ah si ? E a te chi te l’ha detto di questo “paesino”

REBECCA – La signora Clara.

ADELE – Chi sarebbe la signora Clara?

REBECCA – La signora portinaia.

ADELE – Ah, la portinaia. E lei che ne sa?

REBECCA – Perché quando sono venuti quei signori…la mamma mi ha portato subito dalla signora portinaia e le ha chiesto di tenermi lì fino al suo ritorno. E la signora Clara mi ha detto poi che il lavoro finisce dopo la guerra. Ma oggi è dopo la guerra, vero?

ADELE – Immagino di si. Ma adesso la signora portinaia…si insomma, ti starà cercando.

Rebecca fa spallucce.

ADELE – Sarà in pensiero.

REBECCA – No! E’ andata a rompere il muro…

Adele non capisce.

REBECCA – Il muro che ha fatto il mio papà. Veramente anch’io l’ho aiutato. Io gli passavo i mattoncini e poi ho anche mischiato quella farina bianca con l’acqua e l’abbiamo tirato su…

Adele non ha capito granché.

ADELE – E’ distante questo muro?

REBECCA – Oh no! È giù in cantina.

ADELE – Ma… la signora portinaia lo sa che sei venuta qui?

REBECCA – No! shhh… è un segreto.

ADELE – E se ti cerca?

REBECCA – (fa spallucce) Anch’io volevo andare a rompere il muro… Però mi ha detto che giù ci sono dei topi grandi così… che si mangiano i bambini, allora…

ADELE – Ma perché rompere un muro ? cos’ha di tanto importante ?

REBECCA – Non te lo posso dire. E’ un segreto.

ADELE – Oggi è la giornata dei segreti!

Rebecca sorride spensierata. Fuori c’è ancora gente che grida. Adele guarda giù dalla finestra, agitata. Rebecca nel frattempo ha scorto qualcosa per terra. Lo ha afferrato. E’ un album di fotografie della famiglia di Rubino. Si siede.

REBECCA – Eccolo, Rubino. Guarda!… guarda!

ADELE – Che cosa ?

REBECCA – (indicando una foto) Rubino…e la sua mamma.

Adele si avvicina e si siede vicino a Rebecca. Anche lei guarda l’album, all’improvviso si odono delle grida di tedeschi, tipiche voci gutturali, poi un bambino che urla:

(f\c)RUBINO - Mamma, mamma !

E la voce di una donna:

(f\c) MAMMA RUBINO - No, no, lasciatelo! Rubino scappa scappaaa

(f\c) RUBINO : - Mammaa mammaaaa!!!

All’improvviso una raffica di mitra e un urlo di donna.

 

Adele, rievocando queste voci, ha un sussulto. Scioccata e tremante continua a guardare in terra, laddove presumibilmente è caduto morto qualcuno. Adele si alza, va nel punto esatto e sposta tutto ciò che trova: vestiti, fogli, libri fino a scoprire il tappeto, che ha evidentemente una chiazza rosso scuro. La piccola Rebecca la guarda esterrefatta. Adele finalmente capisce, si guarda intorno.

ADELE - (fra sé) Ebrei… erano ebrei…

Adele comincia a piangere. Rebecca lascia cadere l’album di foto e guarda Adele con compassione.

REBECCA - Hai paura del buio ?

Adele non risponde. Rebecca si avvicina e quasi l’accarezza.

REBECCA – Ci sono io con te!

ADELE - Anche i tuoi genitori sono ebrei ?

Rebecca adesso la guarda spaventata.

ADELE - Anche tu sei ebrea, vero ?

La piccola indietreggia.

REBECCA - Non sei la zia di Rubino ?

ADELE – (afferra la bimba) No! Stupida, non sono la zia di Rubino!!

Rebecca cerca di divincolarsi.

Da fuori le scale si ode un frastuono e voci concitate. Qualcuno cerca di aprire la porta di casa.

VOCI : “Non si apre..” – “E qui!” – “Apri, apri !!”

Adele e Rebecca guardano in direzione della porta.

VOCI (f\c) - E’ qui dentro…E’ entrata qui… A morte !…Puttana fascista tanto ti prendiamo… Esci fuori… Buttate giù la porta!!

Adele cerca la sua arma. La trova e la carica.

VOCE PORTINAIA (f\c) - Rebeccaaa … Rebeccaaaa

REBECCA – E’ la signora portinaia !

La bimba guarda Adele.

ADELE - Rispondi… (Rebecca esita) Rispondiii!

REBECCA - Sono qui! Sono quiii!

VOCE PORTINAIA (f\c): Rebeccaa! Oddio, oddio, l’ha rapita… E’ lì dentro…

Si odono dei colpi violenti alla porta. Stanno cercando di buttarla giù.

VOCI (f\c) - Lascia andare la bambina… Non farle del male o è peggio per te! Arrenditi… Esci fuori…

La piccola guarda Adele spaventata.

ADELE – (a Ribby) Non aver paura… Sono venuti per me.

REBECCA – (la tira per la gonna) Viene, nasconditi lì. Non ti troveranno. Gli dico che sono sola qui dentro, che stavo cercando Rubino…

Adele non muove un passo. Continua a guardare la bimba.

ADELE – Vai ad aprire la porta, Ribby. Non ti preoccupare è me che cercano. Vai, la guerra è finita. La tua mamma tornerà dal paesino Germania, vedrai…

REBECCA – (l’abbraccia e la prende a pugni) Non è vero ! Non è vero ! bugiarda!! Bugiarda!

VOCI - Tanto non ci scappi troia del regime!…Lascia andare la bambina…

ADELE – (cercando di togliersela di dosso) Vai… vai ad aprire la porta.

REBECCA - Noo! Noo! (stringendosi più forte ad Adele)

Adele la strattona con forza e la scaraventa verso la porta.

ADELE - Vai!!!

Rebecca si ferma.

REBECCA – (piangendo) Ti dico il segreto del muro. Te lo dico…

Con lo sguardo la implora. Adele che ha l’arma in pugno, la scarica e la getta a terra. Con più risolutezza invita la piccola ad aprire.

ADELE - Vai!

Nel spintonarla la bimba si gira di spalle, ma si arresta subito chinando la testa. Piange.

ADELE – Vai!

Rebecca scuote la testa e rimane ferma a piangere. Adele si avvicina, poi si inginocchia appoggiando la mano sulla schiena della piccola. Una canzone ebraica si diffonde nell’aria: una canzone di bambini. Anche la canzone “Dux” si diffonde mischiandosi all’altra canzone. Finita la musica, Adele afferra nuovamente la sua giacca e se la infila poi porta le mani sulla schiena della piccola Rebecca e la spinge in avanti:

ADELE - Vai…

Rebecca comincia a camminare verso la porta, sparisce dietro le quinte.

Adele si volta verso il pubblico, fa il saluto fascista e nella stanza si diffonde la preghiera delle Ausiliarie:

ADELE : Signore del Cielo e della Terra,
accogli l'umile, ardente preghiera di noi donne italiane,
che sopra gli affetti più cari poniamo Te, o Signore, e la Patria.
Benedici le nostre case lontane,
accogli, come offerta di redenzione per la Patria tradita,
il sangue degli eroi, dei martiri,
Fa, o Signore, che la resurrezione
della Patria sia vicina,
Benedici sul mare d'Italia,
sulle terre insanguinate ed oppresse,
su tutti i cieli, la bandiera repubblicana…

Una salve di colpi ferisce Adele. Cade a terra morta.

REBECCA – Noooo!!

Rebecca torna da Adele, urlando il suo dolore. L’abbraccia.

Si spegne la luce.

Silenzio.

Le due attrici sono in piedi. Una luce azzurra le illumina.

ADELE – Dove mi porti ?

REBECCA -(ridendo) Non mi dire che hai paura dei topi ?

ADELE – No, assolutamente! a casa mia ce n’erano grandi così! (allargando le braccia)

REBECCA –(scoppia a ridere) Non ci credo!

Rebecca prende per mano Adele.

ADELE – Ti dico di si!!

Adele si lascia trasportare. Prima di uscire di scena Rebecca si arresta, va alla finestra, apre gli scuri e lascia che il sole invada la stanza. Escono insieme.