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Ròbb da métt!

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Due atti in dialetto romagnolo di

Lilia Flamini e Francesco Pirazzoli

Da “PAOLA E I LEONI” di Aldo De Benedetti

Personaggi

ARTURO Direttore della Banca di Sant’Ilaro

 

MARIA una gran bella donna, ed è intelligente

 

 

CHECCOun fallito che ha fatto del Teatro la sua unica ragione di vita

L'AZIONE SI SVOLGE AI GIORNI NOSTRI

Il presente copione e stato tradotto in italiano, mantenedo pero, per quanto possibile, nella costruzione della frase, la grammatica e la sintassi romagnola.

Atto primo

La scena rappresenta un salotto-studio. Alle pareti quadri moderni e in un angolo, su un piedistallo, una scultura astrattista. In contrasto con la modernità dell’ambiente qualche antico mobile di pregio e, su una parete, un cupo e fantasioso quadro di Guttuso in una ricca cornice dorata. A sinistra, un’ampia tavola massiccia, che serve da scrivania, col telefono, una grande lampada con abatjour, dei libri e delle carte sparse con studiato disordine. Dietro alla scrivania, lungo la parete, uno scaffale con libri ben rilegati. A destra, un ampio divano e qualche poltrona. In fondo un mobile bar. Un’arcata nel fondo introduce nel corridoio di ingresso. A sinistra una porta che porta in cucina. A destra, in prima quinta, un’uscita che immette in altre stanze dell’appartamento, in seconda quinta un’uscita che porta alla camera da letto di Arturo. Al levarsi del sipario, la scena è vuota ed immersa nella semi oscurità. Una lieve luminosità filtra, dall’esterno, da una vetrata che si presume stia a destra del corridoio. Si ode il rumore di una chiave che gira in una serratura. Entrano, da sinistra nel corridoio, Arturo, che subito accende la luce dell’ingresso, e Maria. Arturo è un bel uomo di circa 60 anni, elegante, autorevole, cordiale, Maria è una bella donna di qualche anno più giovane, intelligente, spregiudicata. Arturo in completo scuro e Maria in una stupenda toilette generosamente scollata. Un soprabito aperto lascia intravedere le spalle e le braccia nude.

SCENA 1^ - ARTURO MARIA

ARTURO – Prego si accomodi!… Le faccio strada... (La precede nel salotto e preme il bottone della luce. Si accendono alcune lampade che diffondono una luce raccolta e velata. Maria si ferma sulla soglia e volge lo sguardo intorno) Posso?… (Facendo l’atto di toglierle il soprabito)

MARIA – (Stringendosela addosso) No, non ancora. Ho un pochino freddo! Grazie, direttore...

ARTURO – Macché mai direttore… per piacere!. Mi chiami Arturo… Arturo e basta! E poi possiamo anche darci del tu!…

MARIA – E va bene, Arturo! (Fa qualche passo per la stanza e si ferma davanti al quadro) Ah! Ecco il famoso Guttuso! E’ autentico, vero?

ARTURO – Spero di si. Con quello che l’ho pagato! Ti piace?

MARIA - Bello!... Proprio bello! (Con una piccola risata beffarda) Povero Guttuso! Se avesse immaginato a cosa doveva servire il suo quadro!

ARTURO – Cosa vuol dire? Non capisco...

MARIA – Ma si, hai capito benissimo! Non fare lo smarrito! E’ la solita scusa che trovate voi uomini quando invitate una donna a casa vostra … Vieni a vedere il mio Guttuso... o altrimenti, la mia collezione di francobolli! Bisogna sempre dare alla donna una scusa buona perché lei si possa giustificare con se stessa! (Altro tono. Risoluta) Però questi sono sistemi antiquati! Adesso non sono più di moda! Bisogna che anche tu ti modernizzi, che tu vada al passo con i tempi!…

ARTURO – Che mi modernizzi, come?

MARIA – Bastava che tu mi avessi detto: Maria tu mi piaci! Vorrei che tu diventassi la mia amante! Vieni stasera a casa mia …

ARTURO - (Sorpreso e disorientato) E tu saresti venuta?

MARIA - (Semplicemente) Ma certo che sarei venuta! Infatti… eccomi qua! Non è mica per la curiosità di vedere il tuo Guttuso…

ARTURO – (Con slancio) Ma allora... allora, Maria....

MARIA - (Calma, fredda) Allora cosa?

ARTURO - (Smontato) Niente! Volevo dire che sono tanto contento che tu sia qui...

MARIA - (Lasciandosi scivolare dalle spalle su una poltrona il soprabito) Che sete! Mi dai, per favore, qualcosa da bere....

ARTURO - (Andando ad aprire il mobile bar) Subito! Cosa preferisci? Una bibita… Whiscky… una coppa di spumante…

MARIA - No! Se fosse possibile del latte...

ARTURO - Latte?

MARIA – Si, latte, con un po’ di cognac…

ARTURO – (Avviandosi verso la porta di sinistra) Vado a vedere se ce n’è… scusa, sai, ma non potevo immaginare… (Prima di uscire) Lo vuoi caldo o freddo?

MARIA – Freddo, se è possibile!…

ARTURO ESCE E RIENTRA

(Arturo esce dalla porta di sinistra: Maria si aggira per la stanza guardandosi attorno. Si ferma un momento presso il mobile bar. Arturo rientra portando un bicchiere colmo di latte su un piccolo vassoio)

ARTURO – Ecco qua! Freddissimo! Era nel frigorifero!... (Prendendo dal bar una bottiglia) Quanto cognac vuoi?

MARIA – (Mentre Arturo versa) Ecco... Così... Basta!... Grazie…

ARTURO – Vuoi favorire... (Così dicendo spinge verso di se un tavolino scorrevole con ripiani di cristallo su cui sono disposti dei piatti con sandwiches di diverse qualità)

MARIA - E per che dovrebbe essere tutta quanta ‘sta roba?

ARTURO – (Con tono evasivo) Per nessuno! La mia donna di servizio è abituata che mi lascia sempre qualcosa da mangiare. Cosa vuoi, tante sere quando vengo a casa tardi, mi viene voglia di fare uno spuntino...

MARIA – E ti fai fuori tutta quanta ‘sta roba? Salute! Di piuttosto la verità, l’avevi fatta preparare per me...

ARTURO – (Con imbarazzo) Ecco... veramente...

MARIA – Ma si, che male c’è? Bravo Arturo! Non avevi dimenticato proprio niente! E’ un peccato che io abbia già cenato! Ma perché non me lo hai detto prima? Bastava che tu mi avessi detto: vieni a cena a casa mia!...

ARTURO - E tu saresti venuta?

MARIA – Ma si capisce che sarei venuta! (Altro tono) Ma adesso mettiamoci seduti e parliamo un po’ del nostro affare...

ARTURO – Quale affare?

MARIA – (Sedendo sul divano) Il tuo progetto di farmi diventare la tua amante!... Ecco, mettiti seduto qui, vicino a me!... Dunque… Quand’è che ti è venuta questa idea?

ARTURO - (Con slancio) Da quando? Da sempre! Dal primo momento che ti ho conosciuta!

MARIA - No, non è vero! Te lo dico io quando ti è venuta! E’ stato un paio di mesi fa, una sera che ci siamo trovati, per caso, uno vicino all’altra a teatro... ti ricordi? Nell’intervallo, invece di andare a fumare, siamo rimasti seduti a chiacchierare. Quella sera c’erano tante persone importanti a teatro... Ci guardavano tutti e forse avranno pensato che tra di noi ci fosse qualcosa... E allora hai cominciato a pensarci anche tu...

ARTURO - Io?

MARIA – Si, si, me ne sono accorta subito! Infatti da quel momento hai cominciato a guardarmi con altri occhi … (Altro tono) Perché no?! Una bella donna, elegante, indipendente, spregiudicata...

ARTURO - Ma no, Maria, ti assicuro che io...

MARIA - (Interrompendolo con grazia) Perché non ti sarebbe piaciuto?

ARTURO - Si. Certo che mi piacerebbe! E come no?! Ma tu hai una maniera particolare di affrontare certi argomenti...

MARIA – Li semplifico! Non è meglio? Cerco di evitare giri di parole, cos’ si può arrivare prima al sodo...

ARTURO – (Avvicinandosi eccitato) Ah, se è per questo...

MARIA – Dunque, vediamo un po’... Anche tu non mi dispiaci, sei un bel uomo, simpatico, importante... E poi credo che tu abbia anche un buon carattere, cordiale, generoso …

ARTURO - (Lusingato) Beh… non c’è male …

MARIA – Allora mi sembra che non ci sia niente che impedisca che io diventi la tua amante...

ARTURO – (Con entusiasmo) No, no, niente, niente, proprio niente!

MARIA – Però non c’è neanche niente perché lo giustifichi...

ARTURO - Come?

MARIA – Mi sembra che ci vorrebbe una ragione, un motivo, un perché... Ecco, è questo che io vorrei sapere: perché io dovrei diventare la tua amante?...

ARTURO – (Disorientato) Perché... perché...

MARIA - Ecco, vedi, non lo sai neanche tu!

ARTURO – Ma si che lo so, lo so benissimo!... Delle ragioni ce ne potrebbero essere tante...

MARIA – Non importa che tu me ne dica tante... è sufficiente che tu me ne dica una!

ARTURO – (Con ardore) Una? Certo… la più importante... è che io sono innamorato di te!...

MARIA – E questo cosa c’entra? Questa è una ragione che potrebbe andar bene per te, ma non per me! Si capisce che a te farebbe comodo che io diventassi la tua amante! Potrebbe essere una cosa divertente! Ma io, per quale ragione dovrei darti questo divertimento?

ARTURO – (Sconcertato) Divertimento!... No, Maria, non si tratterebbe di un divertimento...

MARIA - (Con un sorrisetto ironico) Ah no?! Credi che io sia proprio ingenua...

ARTURO – (Riprendendosi e imbrogliandosi) Insomma volevo dire che si tratterebbe di una cosa seria, del vero amore...

MARIA - (Sempre sorridente) Il grand’amore. Quello con la a maiuscola?!...

ARTURO – (Prendendole le mani) Proprio quello! Si, il grand’amore!... Ti giuro che sono sincero! Dimmelo Maria che anche tu...

MARIA - (Candida) Cosa? Che sono innamorata di te? E come faccio a dirtelo? Non dipende mica da me!...

ARTURO – Ah, no! E da chi dipende?

MARIA – (Evasiva) E chi lo sa! I sentimenti si svegliano all’improvviso e all’improvviso ti portano dove vogliono loro...

ARTURO – Possibile che tu non provi per me un po’ di simpatia, un po’ di affetto....

MARIA - Ma si, Arturo, tanta simpatia e tanto affetto! Ma non basta!… Se tu ti ammazzassi in macchina… si mi dispiacerebbe, ma non mi ammazzerei anch’io!…

ARTURO – Cosa c’entra adesso la macchina?

MARIA – E’ un esempio! Io, il grand’amore, quello con la a maiuscola, lo misuro così! Ma chissà! Può darsi che possa succedere …

ARTURO – Cosa? Che io mi ammazzi in macchina?

MARIA - No! Che io mi innamori in te...

ARTURO – E allora?…

MARIA – Allora niente! Aspettiamo...

ARTURO – (Con uno scatto improvviso, afferrandole le mani) Ma no… no… non voglio… non posso aspettare! Ho già aspettato tanto tempo! E adesso che, finalmente, sei qui, in casa mia...

MARIA - (Interrompendolo con un sorriso) Un momento! Sta calmo!… Io sono venuta per vedere il tuo Guttuso…

ARTURO – Non è vero! Tu lo sapevi che Guttuso era una scusa, però sei venuta ugualmente! Lo sapevi che ero innamorato di te e che ti avrei parlato del mio amore...

MARIA – Perché di che cosa stiamo parlando? E la prova è che io sono venuta a casa tua, di notte, da sola, col pericolo che la gente possa pensare che io sia la tua amante! Io ho fatto tutto quello che potevo fare per venirti incontro, adesso tocca a te!

ARTURO – (Perplesso) A me? A far cosa?...

MARIA - (Ridendo) A fare quello che fanno tutti gli uomini quando vogliono conquistare una donna! Non avrai mica la pretesa che sia io ad insegnarti?

ARTURO – No, no, lo so da solo!… Cioè... veramente non ci capisco più niente!... Vicino a te provo una sensazione tutta particolare… mi sento imbarazzato, inciciuito, quasi come un ragazzino alla sua prima avventura...

MARIA – Questo riferimento alla gioventù mi piace… Mi fa sentire più giovane!...

ARTURO – Ecco, vedi!… Come si fa a parlare con te! Sembra sempre che tu mi prenda in giro…

MARIA – (Affettuosa) Che ti prenda in giro? Oh, povero il mio Arturo, mi dispiace, non volevo mica… Però adesso ti prometto che non ti interrompo più… dimmi… dimmi… Arturino mio…

ARTURO – (Avvilito) Cosa?

MARIA – Tutto quello che ti pare! Fammi il filo… Parlami d’amore… Accendimi… cerca di svegliare in me un po’ d’amore! Mi piacerebbe tanto! Se tu sapessi che voglia ho di innamorarmi!… Vivere per un uomo, soffrire per lui, amare più che essere amata!

ARTURO – (Cauto, esitante) E quell’uomo potrei essere io?...

MARIA - (Con slancio) Magari! Mo non hai capito che è proprio questo che io voglio? Arturo parlami d’amore… stordiscimi… ubriacami…

ARTURO - (Rianimato, afferrandole ancora le mani) Maria... dal primo momento che ti ho conosciuta io ho sentito subito...

MARIA - (Interrompendolo con dolcezza) Dimmi come mi vuoi bene! E perché mi vuoi bene…

ARTURO - (Affannato) Come?!… Perché?!… Si, si, adesso te lo dico…

MARIA – Avanti, caro, dimmi… dimmi…

ARTURO – (Sempre più affannato) Si, ecco… subito... Maria, Maria io ti voglio bene… veramente… Dal primo momento che ti ho conosciuta ho sentito subito...

MARIA – (Ridendo) Questo me lo hai già detto… va avanti…

ARTURO – (C.S.) Si, lo so che te l’ho già detto… ma bisogna che te dica ancora perché voglio che tu mi creda… Tutte le volte che ti vedo il mio cuore va in fibrillazione…

MARIA – Oh, mio Dio, hai dei problemi di cuore?!…

ARTURO – (C.S.) Io, per te, do i numeri!

MARIA – (Ridendo) Magari! (Insinuante) Un bel terno secco!…

ARTURO – Nono scherzare! No!… Maria, ti parlo col cuore in mano… tu mi piaci da morire…

MARIA - (Interrompendolo con dolcezza) Proprio da morire!

ARTURO – Io ti voglio bene… (Appassionato) Credimi… credimi…

MARIA – (Con falsa convinzione) Ci credo… Ci credo…

ARTURO – Ti giuro che sono sincero!... Maria, io ti voglio bene… con tutto il mio cuore, con tutta la mia…

MARIA – (Abbandonandosi ad una fresca, limpida risata) E dagli! Me l’hai già detto! (Altro tono) Scusami, Arturo, non ti arrabbi, vero, se ti dico che mi fai ridere? Sei così ridicolo, così divertente! Continui a ripetere le stesso cose come un disco rotto!

ARTURO - (Smontato) E cosa dovrei dirti?

MARIA – E lo chiedi a me? Vuoi che ti insegni io come si fa a fare una dichiarazione d’amore?!... E perché no?! Dai che provo io...

ARTURO - (Con uno scatto iroso) No, basta, tu non fai proprio un bel niente! Diamoci un taglio!

MARIA – Cosa hai fatto? Sei arrabbiato?...

ARTURO - (Sostenuto) No, non sono arrabbiato, però ne ho abbastanza! Non mi piace fare la parte del cretino!…

MARIA – (Con candida sorpresa) Perché dici così?

ARTURO – Perché tu mi stai trattando da cretino!... Io ti parlo d’amore e tu ridi… io ti dico che ti voglio bene e tu mi tratti da disco rotto...

MARIA – (Umile, affettuosa) Si, hai ragione, scusami! E’ stato più forte di me! Però adesso ti giuro che non rido più… vieni qui, vicino a me...

ARTURO – (Riluttante) Ma no, è inutile...

MARIA - (Prendendolo per un braccio e costringendolo a sederle accanto) Su, da bravo! Ecco, così… Più vicino… Avevi cominciato così bene. Non dirmi solo che mi vuoi bene, questo lo so già! Dimmi qualcosa d'eccitante, di conturbante...

ARTURO – (Nervosamente) Non saprei…

MARIA – Avanti… Prendimi una mano... (Insistendo con grazia) Prendimi una mano! Perché non vuoi? Hai paura?…

ARTURO – (Afferrandole una mano) Paura?!...

MARIA – Ecco, da bravo! E adesso stringimela forte… più forte... Non aver paura... E adesso dimmi, tremando di desiderio: Maria, ti voglio!

ARTURO - Ma no… no… non posso…

MARIA – (Candida) Perché?... Non mi vuoi?

ARTURO – Si che ti voglio!… Ma non ce la faccio...

MARIA – Sforzati… a me piace di sentirmelo dire, mi turba, mi annienta! Avanti, su… coraggio… dimmelo...

ARTURO - (A denti stretti) Maria... ti voglio!

MARIA – Ma non così... non così… Dimmelo con del desiderio…

ARTURO - (Frenando l’ira) Maria… ti voglio!...

MARIA - Ma no! Più calore, più fuoco, più passione!... Avanti dillo ancora...

ARTURO – (Rabbiosamente) Maria... io... (S’interrompe al colmo dell’esasperazione e si alza allontanandosi da lei) No, no, basta… basta!... Finiamola una buona volta con questa buffonata!...

MARIA – (Stirando le braccia e sbadigliando) E’ un peccato! Ero venuta “per farmi sedurre” e invece mi sono annoiata da morire!… (Alzandosi e prendendo il soprabito) Mi hai deluso, Direttore! Pensavo di trovare un conquistatore, e invece sei un principiante...

ARTURO – No, Maria, sei venuta qui per prenderti gioco di me!

MARIA - (Ambigua) Può essere!… Mi scommetto però che se ti avessi offerto la mia bocca, tu non avresti avuto il coraggio di baciarmi!…

ARTURO – Come no! Prova!...

MARIA – (Con un sorriso) Provare?... Subito! (Protende la bocca chiudendo gli occhi) Dai… baciami… Delicatamente, però… Ecco, io sono pronta... (Arturo la guarda esitante, indeciso, poi fa l’atto di afferrarla per le braccia. Maria, Ritraendosi) Piano… piano… Senza brutalità, senza che tu mi abbracci!… Dammi un bacio piccolo, piccolo... sulle labbra... (Protende nervosamente la bocca mentre un riso perfido d’ironia le scintilla nello sguardo. Ogni tanto ride limpidamente mostrando i denti magnifici. Poi riatteggia la bocca nel gesto dell’offerta. Arturo ha compreso il gioco di lei: Non si azzarda a baciarla, ma non può distogliere lo sguardo dalla bocca di lei)

ARTURO – (Eccitato) Non sfidarmi, Maria, non sfidarmi…

MARIA - (Ridendo) Si che ti sfido!... Avanti! Un po' di coraggio!… Non ti piace la mia bocca? Non hai piacere di baciare le mie labbra? Io sono qui, tutta per te, che ti aspetto!…

ARTURO – Sta attenta, Maria...

MARIA - Avanti!... Fa come me.... avanti… avvicinati piano, piano… dammi un bel bacio... (Arturo eccitatissimo si protende verso di lei. Sta quasi per sfiorarle le labbra quando ella trasalisce vivamente. Ascoltando) Hai sentito?

ARTURO - Cosa?

MARIA – Il clacson di una macchina nella strada… Ecco... hai sentito?... Suona ancora! Deve essere per me!

ARTURO – (Sbalordito) Per te?!...

MARIA – Si, è Gigi, un mio amico…

ARTURO – No! E come ha fatto a sapere che tu eri qui?

MARIA – Glielo avevo detto io! Gli ho chiesto di venirmi a prendere!. E’ sempre così gentile! Mi accompagna sempre dappertutto!

ARTURO – (Esterrefatto) Ma come?… come?… Non capisco!… Tu, venendo qui, sapevi già che a quest’ora...

MARIA – (Con un sorrisetto) Beh, press’poco… Infatti, hai visto? Ho calcolato giusto... E poi venendo qui lo sapevo di non correre alcun pericolo!…

ARTURO - (A denti stretti) Ah, lo sapevi?! Ti sentivi tanto sicura di te?...

MARIA – Non di me, per carità!... Di te!...

ARTURO – Di me?! Ah si?!... Dunque tu pensavi che io non potessi essere pericoloso?

MARIA – No, caro Arturo, tu sei pericolosissimo! Ma per le altre donne, non per me!

ARTURO – (Ostentando un tono ironico) E cosa ci vuole per essere pericolosi con te? Un fisico alla Rambo… o altrimenti il fascino di Richard Gere?!…

MARIA – Niente di tutto questo! Non mi piacciono gli uomini belli! Io vorrei qualcosa che mi mandasse giù di testa, “che mi sconvolgesse”... Tu sei adatto per i Consigli di Amministrazione, non per conquistare una donna come me! Scusami se sono franca e sincera!…

ARTURO – E tu stasera sei venuta qui solo per dirmi queste cose?

MARIA – Si, era necessario! Era da troppo tempo che mi facevi un filo spietato… Non passava occasione che tu non mi invitassi a casa tua! E insistevi… insistevi! Se io avessi continuato a rifiutare chissà per quanto tempo ancora avresti continuato! Bisognava arrivare ad una soluzione! Ho rischiato… poteva succedere di tutto... E invece non è successo niente!

ARTURO – Per colpa tua!…

MARIA - (Con malizioso rimprovero) E’ vero!… Ma se tu avessi saputo fare… Adesso bisogna che vada... c’è il povero Gigi che mi aspetta... (Tendendogli la mano con un cordiale sorriso) Rimaniamo buoni amici! E lasciamo perdere la parola amore! Mi farebbe ridere!... Buonanotte, “signor Direttore!”… Vada a nanna. che è tardi!...

ARTURO – (Rabbiosamente) No, Maria, non possiamo lasciarci così!...

MARIA - (Avviandosi) Ma si che possiamo! Non c’è altro da fare! Vada a nanna che è meglio… e si tiri su bene le coperte… potrebbe prendere freddo...

ARTURO - (Furibondo) Ti accompagno, altrimenti va a finire che faccio uno sproposito!...

MARIA - (Andando verso l’ingresso) Non importa che ti incomodi…

ARTURO - (Irato) E il portone da basso con che cosa lo apri?… Con le corna del tuo Gigi?...

MARIA – (Con commiserazione) Sarai anche un bravo Direttore, ma come uomo sei proprio una disgrazia!… Mi fai pena! (Arturo apre la porta d’ingresso ed esce con Maria. La scena resta deserta. Dopo un istante, dalla prima di destra, esce prima la testa poi la parte superiore del corpo di Checco. E’ un signore di una cinquantina d’anni, signorile e distinto. Ha un volto simpatico, aperto, intelligente. Si guarda intorno con evidente apprensione e, rassicurato dal silenzio, esce cauto e si avvia in punta di piedi verso l’ingresso in fondo. Ma quando sta per raggiungerlo, si ferma spaventato e torna indietro rapidamente. Subito dopo rientra Arturo, è furibondo. Sbatte con violenza la porta d’ingresso e, borbotta)

SCENA 2^ - ARTURO

ARTURO – (Fra i denti) Un accidente… un accidente!…. (Sfoga la sua rabbia tirando un calcio ad un cuscino e chiudendo con un colpo secco lo sportello del bar. Sempre borbottando parole confuse comincia a sfilarsi la giacca e a sciogliere il nodo della cravatta. Apre la porta di sinistra ed esce. Sull’arco che comunica con l’altro ambiente riappare Checco che, dopo aver girato lo sguardo intorno, tenta di nuovo di dirigersi verso l’ingresso, in punta di piedi. Ma il telefono squilla ed egli, spaventato, torna precipitosamente nell’altro ambiente. Arturo rientra da sinistra in maniche di camicia e risponde al telefono) Pronto... pronto... Chi è?... Ah, ciao Bernardi, cosa vuoi?... La relazione?... Si, si, ho già buttato giu qualcosa… Eh sì, capisco! Ma sai ho avuto tante cose da fare!… Lo so che è importante!... Ma si, ho capito!… Ciao… (Riattacca il microfono brontolando irritatissimo e comincia a cercare fra le carte sparse sul tavolo. Fra se.) Un accidente!... Ci mancava anche la relazione!… Dove l’ho messa?!… Ah è qua!. (Ha trovato una carta. La legge commentando fra se) Dunque vediamo un po’… Ma si, va poi bene…

SCENA 3^ - ARTURO CHECCO

(Rileggendo. Siede presso il tavolo. Mentre Arturo sta leggendo, Checco sporge cautamente il capo e, vedendo che Arturo gli volge le spalle, prova ancora una volta a raggiungere l’ingresso. Avanza cautamente, con passo leggero, tenendo sempre d’occhio Arturo intento a leggere. Ma inciampa nello sgabello rovesciato, vacilla e si aggrappa ad una sedia per non cadere. Al rumore improvviso Arturo si volta vivamente e balza in piedi. Spaventato) Chi è?!… Chi è?!… (Vedendo Checco) E tu chi sei? Cosa fai qui?… (Checco che è rimasto come paralizzato, lo guarda senza osare muoversi, ne parlare. Arturo, aprendo un cassetto ed annaspando dentro con orgasmo) Sta fermo! Non ti muovere... Fermo!... (Trova la rivoltella e la punta contro Checco gridando con tono minaccioso) Fermo o sparo!… Fermo…

CHECCO - (Addossandosi al muro) Ma io non mi muovo...

ARTURO - (Tenendolo sotto la minaccia dell’arma) Un ladro, eh?!… Ti ho beccato, farabutto!… Braccia in alto… in alto!… Metti le mani sopra la testa!… (Checco ubbidisce docilmente) Spostati!… No, di la… di qua!… E adesso sta fermo! Non tentare mica di scappare, altrimenti ti sparo!

CHECCO – (Con aria rassegnata) Ma no. Non abbia paura, non scappo!…

ARTURO – (Cercando qualcosa sulla tavola e tenendo sempre la rivoltella puntata) Speravi di farla franca, eh!… Ti è andata male!… Adesso ti metto a posto io!

CHECCO – (Con tono infastidito) Lei faccia quello che vuole, però, per piacere non mi dia del tu!

ARTURO – (Sbalordito) Come, come?... Non vuoi che ti dia del tu?! Oh, questa è bella! Ti trovo a rubare in casa mia e dovrei darti anche del lei?!...

CHECCO – Mi faccia arrestare… Faccia quello che vuole, però, per piacere, non mi dia del tu … Non siamo mica parenti!...

ARTURO - Ah no, per fortuna! E va bene, signorino, le darò del lei. (Con sarcasmo) Mi dispiace tanto averla disturbata! Mi scusi tanto! (Continuando a cercare sulla tavola) Adesso ci penserà qualcun altro … Ma dove l’ho imbucanato?!…

CHECCO – Cerca l’elenco del telefono? E’ là...

ARTURO – Dove?

CHECCO – (Accennando col capo) Sulla scrivania…

ARTURO – (Prendendo il libro e cominciando a sfogliare) Ah ecco… fermo eh!… Attento che non scherzo!... (Intanto si fruga nelle tasche e cerca qualche altra cosa sulla tavola)

CHECCO – Cerca gli occhiali?

ARTURO – Li ho lasciati di la, nella giacca… Ne ho un altro paio... Chissà dove li ho messi...

CHECCO - (Facendo l’atto di avvicinarsi) Vuole che guardi io?...

ARTURO - Fermo... fermo... altrimenti sparo!...

CHECCO - Ma no, non c’è bisogno di sparare!... Cosa vuol sapere? Il numero della Questura?... Dia a me, glielo cerco io... (Tende la mano per prendere il libro del telefono)

ARTURO - (Minaccioso) Sta indietro... sta indietro... e tieni le braccia alzate...

CHECCO - Ma stia tranquillo! Non ho alcuna intenzione di scappare! Tanto ormai… Piuttosto stia attento con quella rivoltella… che non parta un colpo!... (Prende il libro del telefono mentre Arturo continua a tener puntata contro di lui la rivoltella) Cosa vuole? La Questura o il Commissariato?

ARTURO – Il Commissariato!...

CHECCO - (Dopo aver cercato il numero) Ecco qua… 23 56 82.

ARTURO - (Componendo il numero al telefono) 23 56…

CHECCO – 82

ARTURO – 82… è occupato!... Ci sono altri numeri?

CHECCO – No, c’è solo questo...

ARTURO - (Che intanto ha ricomposto il numero) E’ ancora occupato!

CHECCO – Vuole il numero della Questura?

ARTURO – Si, proviamo con la Questura...

CHECCO - (Dopo aver cercato il numero) 37 41 56.

ARTURO – (Compone il numero) E’ occupato anche questo…

CHECCO – Provi il 37 41 57.

ARTURO - (Compone l’altro numero) Anche questo è occupato!... (Dopo aver tentato ancora) Ancora occupato. Bisogna aspettare!...

CHECCO – Io non ho fretta!...

ARTURO – Ma io si! Non vedo l’ora di farti sbattere in prigione! Intanto che aspettiamo, tira fuori tutto quello che hai rubato... (Riprendendosi con sarcasmo) Oh, mi scusi, signor ladro! Mi ero dimenticato che ti devo dare del tu! Posso sapere quello che mi ha fatto l’onore di rubare in casa mia?...

CHECCO – Non ho rubato niente!... Cioè si... Ho preso qualcosa... questo... (Tira fuori dalla tasca un libro e glielo mostra)

ARTURO – E cos’è?

CHECCO – Un libro! (Gettandolo sulla tavola) Ecco, prenda, glielo do indietro!...

ARTURO - E tu vorresti farmi credere che hai preso su solo questo?

CHECCO – Se non mi crede, mi tasti! Mi dispiace di ricordarle, ancora una volta, di darmi del lei …

ARTURO – (Marcando) Non ha avuto il tempo di rubare?

CHECCO – Oh no, del tempo ne ho avuto anche troppo! Sono qui dalle sette!

ARTURO – Dalle sette?!... E non l’ha vista nessuno?…

CHECCO – Oh, si, mi hanno vista in tanti… però non ci hanno fatto caso… perché, vede, io abito qui di casa.

ARTURO – (Sorpreso) Come?… Abita qui?!... In questo palazzo?

CHECCO – Si, all'ultimo piano. E’ una camera sotto la soffitta, proprio sotto il tetto! Sono tre anni che abito qui! Non ci siamo mai incontrati perché io passo sempre dalla scala, non prendo l’ascensore, anche perché non avrei i soldi da poterlo pagare!... (Interrompendosi) Se vuole provare ancora di telefonare alla Questura, forse è libero...

ARTURO - Ah si, proviamo...

CHECCO - 23 56 82.

ARTURO - (Dopo aver composto il numero) E’ ancora occupato!... (Altro tono) Ma non capisco… si spieghi meglio…

CHECCO – Si, è meglio che le racconti tutto. Erano circa le sette… e stavo salendo le scale per andare nella mia camera, quando, passando davanti al suo appartamento, ho visto la porta aperta. (Estasiato, con un sospiro) La sua donna di servizio si era abbandonata a fare delle chiacchiere con la signora del piano di sotto e aveva lasciato la porta aperta… Mi avevano parlato della sua libreria… Mi avevano detto che era una cosa da fantascienza… e così, per curiosità, sono entrato per dare un’occhiata. Ma proprio in quel momento è tornata su la sua donna, s’è infilata il cappotto e se ne andata chiudendo la porta a chiave. Non potevo mica più andare fuori… sono rimasto chiuso dentro! Ecco perché sono in casa sua dalle sette!

ARTURO – E le sta bene! Così impara di andare in casa d’altri a rubare!…

CHECCO – Ma io non ero mica entrato per rubare… No… Ero entrato per prendere un libro da leggere! (Cupamente) Cosa vuole… i miei ho dovuto venderli tutti…

ARTURO – Venderli?!…

CHECCO – Si, per comprarmi da mangiare!…

ARTURO – (Con sufficienza) I libri!… Li prenda su tutti!… Par me sono solo dei sopramobili che fanno una gran polvere e niente altro!...

CHECCO – (Con amaro sorriso) Prenderli da far che? Da leggere in prigione?!…

ARTURO - (Con imbarazzo) Beh, adesso vedremo... Ma lei, veramente, non è venuto in casa mia per rubare?

CHECCO - Ma no, glielo giuro! Se non mi crede, controlli se manca qualcosa in casa…

ARTURO - (Si accorge ad un tratto di aver ancora la rivoltella in mano. La posa sulla tavola con imbarazzo) Ma in tutto questo tempo, cosa ha fatto?

CHECCO - Niente. Ho spettato che qualcuno aprisse la porta... Mi sono messo seduto sul divano… e non potevo neanche accendere la luce… Mi veniva sonno e non potevo addormentarmi per essere pronto a scappare se fosse entrato qualcuno… Infatti, dopo quasi tre ore, ho sentito il rumore di una chiave nella porta e ho avuto appena il tempo di nascondermi di la … (Indicando l’uscita a destra in prima quinta).

ARTURO – Ed è rimasto la tutto il tempo?

CHECCO - Eh sì, per forza! Non potevo mica venire fuori. Speravo che dopo un po’ loro fossero andati in camera da letto... e invece sono rimasti sempre qui!...

ARTURO - (Con malumore) Già, siamo rimasti qui!... Allora... allora ha sentito tutto?...

CHECCO – Ah, per forza! Ho cercato di non farci caso…, ma qualcosa ho sentito...

ARTURO - (Con scatto rabbioso) Bhe, questo è il massimo!... Avevamo anche lo spettatore!...

CHECCO - E poi, francamente, tutti i vostri discorsi non mi interessavano per niente …. Tanto avevo capito benissimo come andava a finire tutta quanta la faccenda!

ARTURO – Ah! L’aveva capito?...

CHECCO - Ma era chiaro come il sole! Tutto preparato… tutto calcolato... Quella donna era venuta in casa sua solo per divertirsi alle sue spalle …

ARTURO – E’ vero… è vero! Ha ragione!... Ma io l’avevo capita subito...

CHECCO – Non mi pare mica! Si è fatto prendere in giro per tutta la sera!… Com’è quella donna? Bella?

ARTURO – Si, bella! Perché non l’ha vista?

CHECCO - Eh no! E come potevo? Dovevo immaginarlo che potesse essere una gran bella donna! Eh, sì, perché solo una donna sicura di se poteva rischiare di fare un gioco così pericoloso! Se invece che con lei, fosse capitata con un altro...

ARTURO - (Piccato) Un altro?! Perché cosa avrebbe fatto un altro al mio posto?...

CHECCO – L’avrebbe disarmata subito …

ARTURO – Disarmata, e come?

CHECCO – Bisognava non farsi accecare dalle sue chiacchiere. Essere più decisi… Prima prenderla e poi parlare...

ARTURO – Ma io sono una persona per bene!...

CHECCO – Mi scusi, sa, ma in questi casi a fare la persona per bene si rischia di passare per degli imbecilli!

ARTURO - (Sconcertato) Imbecilli?!…

CHECCO – Eh si… perché forse a quella donna avrebbe fatto piacere che lei non si fosse comportato da persona per bene... (Arturo rimane impressionato) Se lei avesse usato un sistema più sbrigativo, senz’altro le cose avrebbero preso una piega diversa! Queste donne qui si atteggiano ad intellettuali… fanno le sofistiche… gli piace di mostrarsi insensibili…

ARTURO – Sono tutto cervello e niente cuore!...

CHECCO – Ma solo all’apparenza! In fondo, in fondo sono donne come tutte le altre …

ARTURO - Chi ci capisce niente con le donne?! Sono talmente complicate da far perdere la testa!...

CHECCO – (Sentenziosamente) Sono come le case spagnole… hanno più porte che finestre… è più facile entrare che vederci chiaro dentro!

ARTURO – Bella questa! Mi piace!

CHECCO – Non è mica la mia! E’ di Jean Paul Pichter! Lei conoscerà, certamente, quello che ha detto, sulle donne, Oscar Wilde: “La donna è una sfinge senza misteri”...

ARTURO – Si, si… come no?!...

CHECCO – (Incalzante) E Alfonso d'Aragona: “la donna è un essere che si veste, chiacchiera e si sveste”! Invece Fontanelle diceva: “Ci sono tre cose che ho sempre amato e che non sono mai riuscito a capire: la pittura, la musica e la donna”!

ARTURO - (Colpito) Ma lei come fa a sapere tutte queste cose?

CHECCO – (Con semplicità) Me ne vengono in mente solo qualcuna! Sono tante! Ogni scrittore, ogni filosofo, ogni poeta, ha cercato di dare la sua definizione sulla donna. Platone, Orazio, Pascal, Schopenhauer, Stendhal, Lessing, Chateaubriand, Moliere, Tolstoi, Andrjeff… tutti hanno cercato di dare la loro versione…

ARTURO – (Spaventato) Ma allora… Allora lei è una persona istruita… ha studiato!…

CHECCO – (Candidamente) Io ho tre lauree!…

ARTURO – (Esterrefatto) Tre lauree?! E lei, con tre lauree, si è ridotto a rubare un libro?

CHECCO – Cosa vuole… io, nella vita, ho sbagliato tutto! Ho preso una brutta strada! Ma lasciamo perdere che è meglio! Non vale neanche la pena di parlarne!

ARTURO – Ma no! Parliamone, invece. Mi interessa! Se un uomo con le sue possibilità si è ridotto in questo modo, ci sarà pure una ragione… Cos’è successo?

CHECCO – (Evasivo) Non glielo posso dire!

ARTURO – Ha smerciato della polvere… Ha ucciso qualcuno?… E’ una spia… un truffatore?

CHECCO – (Abbassando il capo con vergogna) Peggio! Peggio… Io, vede, scrivo commedie!…

ARTURO – (Allibito) Uno scrittore di commedie! (Disorientato per lo stupore) Oh questa poi… (Indicando il divano) Perché non s’accomoda…

CHECCO – Grazie, ma adesso se lei permette…

ARTURO – Ma certo… si figuri!… Anzi, mi deve scusare se prima… Ma non potevo mica immaginarie… Si accomodi un momento… Vuole un caffè… un qualcosa da bere?…

CHECCO – No, no, niente, grazie!… (Un momento di silenzio imbarazzato)

ARTURO – Dunque, lei scrive delle commedie?… E ne ha scritte molte?

CHECCO – Una trentina!

ARTURO – E hanno avuto successo?

CHECCO - (Con sarcasmo) Eh!!!!…

ARTURO – Cosa vuol dire?

CHECCO – Vuol dire che, all’infuori di me, non le ha mai lette nessuno!

ARTURO – Nessuno?!… E allora perché ha continuato a scriverle?

CHECCO – Perché mi ero illuso, perché c’è sempre quella maledetta ultima idea. La mia storia è uguale a quella di tanti altri! E non potevo mica trovare pace da nessuna parte perché la mia testa era sempre a pensare a qualcosa di nuovo da scrivere… E da giovane, quanti illusioni! Ero così sicuro del mio ingegno che non vedevo altro nella vita e mi immaginavo tutti ai miei piedi! Mi misi in contatto con un grosso giornalista, con non so quante compagnie, persino con due tre attori professionisti … Tutti mi dicevano che erano interessati ai miei copioni, ma questi mi ritornavano indietro senza che nessuno li avesse mai letti! E più che cresceva la delusione, più che io scrivevo! E la miseria cresceva giorno dopo giorno! Avevo finito quei quattro soldi che mi aveva lasciato il mio vecchio… non avevo rimasto più libri da vendere… E così pensai di farla finita!… Il rivale del fiume… La nebbia che mi avvolgeva tutto… Lei non può immaginare l’effetto che fa a vedere le cose per l’ultima volta! Ho ancora tutto davanti agli occhi… Scelsi il posto… Ma, ad un certo punto, mi accorsi che un cagnolino mi guardava con due occhi smarriti… Gli feci una carezza… e, lei non ci crederà, mi venne da sorridere… quel cagnolino mi aveva dato conforto… e, così, improvvisamente, sentii la paura di morire e una gran voglia di vivere… vivere in qualsiasi maniera, ma vivere, vivere…

ARTURO – (Commosso, con slancio) Bravo!… Ha fatto bene! Non bisogna mai scoraggiarsi nella vita! Un uomo della sua cultura, del suo ingegno…

CHECCO – E cosa me ne faccio del mio ingegno?! Non conta niente se non hai un po’ di fortuna! Ma tra me e la fortuna c’è del rancore vecchio… (Rassegnato) non andiamo d’accordo! Ma adesso l’ho annoiata abbastanza!… Mi scusa sa…

ARTURO - No, aspetti… Se io potessi fare qualcosa per lei…

CHECCO - (Con tono rassicurante) La ringrazio, ma è inutile! Ormai ho perso tutte le speranze!

ARTURO - Ma come? Non le piacerebbe vedere una delle sue commedie rappresentata?…

CHECCO - (Esaltandosi a poco a poco) Oh, sì, questo si! E’ sempre stato il sogno più grande della mia vita! Poter vedere una mia commedia prendere vita nella scena … vedere i personaggi che io ho creato, sentire l’applauso del pubblico… Non per ambizione, non per il guadagno, ma per la felicità di trasmettere agli altri quello che c’è nella mia fantasia, nella mia testa, nel mio cuore! Per aver saputo inventare la vita! E per vedere realizzato il mio sogno sarei disposto a rinunciare al nome, ai soldi, a tutto!…

ARTURO - E lei sarebbe disposto a rinunciare…

CHECCO - (Pronto) A tutto! Al punto in cui sono arrivato cosa vuole che me ne importi del successo, della gloria!… Ecco, Direttore, in questo lei, forse, potrebbe aiutarmi…

ARTURO - Io?!…

CHECCO - Si, a trovare qualcuno che sia disposto…

ARTURO - Ah si, si… non credo sia difficile…

CHECCO – Ci vorrebbe una persona importante…

ARTURO - (Pensieroso) Già… Già… si può vedere… (Un momento di silenzio. In tutti e due è nata la stessa idea. I loro sguardi si incontrano)

CHECCO - (Dopo un attimo di esitazione) Direttore… Direttore, perché non prova lei?

ARTURO – Io?!. A far cosa?

CHECCO - A far rappresentare una mia commedia col suo nome?

ARTURO - Io?!… Ma cosa le salta in testa?!…

CHECCO – Lei avrebbe tutti i requisiti… Un Direttore di banca, una persona importante, conosciuta… stimata…

ARTURO - Ma per carità! Non lo dica neanche per ridere!

CHECCO – Ci pensi un attimo! Non sarebbe mica una cattiva idea!

ARTURO – Per piacere… vuole scherzare?

CHECCO - No, no, dico sul serio! Lei non ci rimetterebbe niente, anzi avrebbe solamente da guadagnarne! Un Direttore di banca commediografo!.. Se l’immagina lei quanta gente verrebbe a teatro? Il sindaco… il Consiglio di Amministrazione… tutti i suoi impiegati… E dopo il successo, i commenti: “Ma chi l’avrebbe mai immaginato!”

ARTURO - Ma è una pazzia!…

CHECCO – Se poi ci fosse un qualcuno che avesse messo in dubbio, diciamo così, le sue capacità intellettuali, dovrebbe far marcia indietro… Qualcuno nel Consiglio di Amministrazione, un cliente, un dipendente… (Con intenzione) una donna…

ARTURO - (Colpito dalla allusione di Checco) Ah già, questo è vero!… Ma no! Non è possibile! Se l’imparasse un qualcuno…

CHECCO - (Pronto) Ah no, non ci sono pericoli! Io rimarrei nell’ombra! Gliel’ho poi già detto, a me basta la felicità di vedere una mia commedia rappresentata! E lei potrebbe darmela questa felicità!…

ARTURO - (Combattuto e tentato) Io vorrei aiutarla!… Però mi sembra un’idea piuttosto… come devo dire… Naturalmente i guadagni sarebbero tutti i suoi!

CHECCO – Come vuole…

ARTURO - E lei… lei non direbbe niente a nessuno!…

CHECCO - No no! Ma le pare? Che figura farei?…

ARTURO - (Sempre più tentato) Certo che è una proposta strana!… Non so cosa dirle!… Ci penserò… E dove le ha queste commedie?

CHECCO - (Acceso di speranza) Di sopra, nella mia camera… le vuole leggere?

ARTURO – (Cercando di essere evasivo) Me ne porti giù qualcuna…

CHECCO - (Esultante) Allora accetta?

ARTURO – Non ho detto che accetto… Ho detto che vedrò…

CHECCO - (Con effusione) Grazie, grazie, signor Direttore… Non può immaginare la felicità che mi da!…

ARTURO - (Con importanza) Cosa vuole, il suo caso mi ha colpito, mi ha commosso…

CHECCO - (Avviandosi contento) Vado e vengo…

SCENA 4^ - ARTURO

ARTURO - (Checco esce rapido. Arturo resta un momento pensieroso seguendo un’idea che lo fa sorridere. Mormora fra se qualche parola accompagnandola con espressioni e gesti significativi. Si ode squillare il telefono. Arturo ha un gesto di fastidio. Parlando al telefono) Pronto… chi parla?… Ah sei tu?!… Ancora la relazione? Oh, senti, me ne infischio se il Presidente la vuole. Ho altro per la testa!… Ma non pensate che anche un Direttore possa avere una sua sfera privata, che possa avere altri interessi… delle cose che nessuno si potrebbe mai immaginare!… Per esempio… ma no, no… è meglio che non ti dica ancora niente!… E’ ancora troppo presto per parlarne… Sarà una grossa sorpresa per te e per tutti!… Ma sì… te lo prometto… lo dirò a te per primo!… No, la politica non c’entra!… E’ inutile che cerchi d’indovinare… Ma si… presto… forse domani stesso… Ciao, ciao… buonanotte… (Arturo riattacca il microfono. Dopo qualche istante riappare Checco che sorregge a fatica una grossa pila di copioni)

SCENA 5^ - ARTURO CHECCO

CHECCO - Ecco, signor Direttore, li ho prese tutti!….

ARTURO - Ma bastava qualcuno!… Beh… ormai… li metta pure la… (Checco posa in terra presso la scrivania la pila di copioni. Ne prende uno e lo porge ad Arturo)

CHECCO - Ecco, questa è una delle mie prime commedie…

ARTURO - (Leggendo il frontespizio) “Da Pompeo”... (Voltando la prima pagina) “La scena rappresenta un bar. Un bar come ce ne sono tanti in Romagna. “Note dell’autore”… Si oltrepassano i confini della commedia brillante‑sentimentale per cogliere le immagini della nostra società, nella sua evoluzione e nelle sue contraddizioni. Vi è, in questo testo, una variazione sui temi del "grottesco", un pizzico di psicanalisi, un'immagine di una condizione umana irrimediabilmente causata dall'imborghesimento dei costumi… Anch’io avrei immaginato una cosa del genere!… (Sfogliando il copione e leggendo una pagina a caso)

POMPEO # (A Maurizio) Hai sentito la Croce Rossa? E' già la terza volta oggi!

MAURIZIO # (Con voce neutra, sempre continuando imperterrito a fare solitari) La città è grande. C'è sempre qualcuno che non vuol nascere…

CHECCO (Correggendo) Che vuol nascere…

ARTURO – Già è vero! (Continuando)

C'è sempre qualcuno che vuol nascere, o qualcuno che non vuol morire...

POMPEO # Beh, e allora! E a noi cosa importa? Sono cose che capitano là fuori... e poi noi siamo già nati!...

MAURIZIO # Però non siamo ancora morti...

Bravo!… Lei ha dei numeri! Si capisce subito! E, soprattutto, devo dirle che c’è una certa affinità intellettuale fra noi!…

CHECCO - (Ansioso) E allora?…

ARTURO - (Battendogli una mano sulla spalla) Allora si! Cercherò di fare qualcosa per lei!… (Esasperato) Però, per piacere, diamoci del tu! Io mi chiamo Arturo, e tu?

CHECCO – Checco!

Fine primo atto

secondo atto

La stessa scena del primo tempo. Arturo, in piedi presso la scrivania, sta parlando al telefono.

SCENA 1^ - ARTURO

ARTURO - Ma si, cara signora, con molte piacere! Badi che faccio un’eccezione per lei!... Non me ne parli! Non ho un minuto di respiro!... Grazie, grazie, molto gentile! Sono contento che le sia piaciuta!… Dunque quand’è questa cena?... Giovedì?... Oh perbacco! Giovedì c'è una importante riunione in banca!… Eh no, non posso! Ma si, verrò appena finita la riunione!… Non trovo più nessuno?... Meglio!… A me basta trovare lei!… Ah si, sempre, sempre… D’accordo! A giovedì!… (Riattacca il ricevitore, ma il telefono squilla nuovamente.) Pronto... pronto... si, sono io… chi parla? (Con tono infastidito) Ah, mi dica... No, l'ho già detto al regista, stasera non posso venire alla prova!… Cosa?… Ma è tutto indicato nel copione!... Come?... (Con imbarazzo) Eh, non lo so!... Mi ci lasci pensare!... Più tardi, le telefonerò più tardi… (Sempre più infastidito e imbarazzato) Si, si capisco, è un particolare importante... Credo che dovrebbe stare a destra... cioè no... forse è meglio...

SCENA 2^ - ARTURO CHECCO

(La porta di ingresso si apre ed entra Checco con un fascio di giornali e di carte sotto il braccio. Al telefono con evidente sollievo) Un momento... (Posando la mano sul telefono e rivolgendosi a Checco che avanza) Proprio te!… Dove bisogna metterlo, a destra o a sinistra?

CHECCO - Cosa?

ARTURO – Il praticabile per il secondo atto...

CHECCO - A destra, a destra!…

ARTURO - (Al telefono) A destra! Ci vediamo domani alla prova! Va bene! Arrivederci! (Riattacca il ricevitore e si volge con tono irritato a Checco) Ma si può sapere dove sei stato tutto il giorno?...

CHECCO - A scrivere. Ho steso il canovaccio per una nuova commedia... (Appoggia il carteggio sulla scrivania)

ARTURO – Stai via tutto il giorno, e lasci me nei pasticci!…

CHECCO – Che pasticci?

ARTURO – Quello che telefona ogni momento dal teatro… e poi lo scenografo, il regista, gli attori... tutti vogliono sapere qualcosa, e io non so cosa rispondere! Ah, a proposito, è venuto da Bologna Parrani, il critico de “Il resto del Carlino” …

CHECCO – E cosa voleva?

ARTURO – Voleva intervistarmi… parlare del mio teatro... Per fortuna che ha sempre parlato lui! Mi ha detto che il mio teatro gli interessa moltissimo e che scriverà un pezzo per la pagina della cultura nazionale!

CHECCO – Bene! Altre novità?

ARTURO – Dunque la prima è stata fissata per il 22…

CHECCO – Troppo presto!

ARTURO – E perché troppo presto? Le prove vanno benissimo! Gli attori sanno la parte a memoria!…

CHECCO - Si, ma sono tutti slegati, recitano senza ritmo, senza convinzione…

ARTURO – Vedrai che andrà bene tutto. Dopo il successo di “Da Pompeo” e della “La fameja di pistula” c’è una grande aspettativa…! Sarà un altro successone! “Ott dè!” è veramente una gran bella commedia, tratta un argomento che lascia il segno… Quella morte bianca e quella morte nera!

CHECCO – Speriamo bene! Ah, mi dimenticavo, stasera alla prova di al regista di far sistemare meglio le luci... Sono tutte sbagliate!…

ARTURO – Stasera non ci vado alla prova...

CHECCO – E perché?

ARTURO – Perché ho una cena con i rappresentanti sindacali...

CHECCO – Manca poco al giorno della prima e tu ti preoccupi dei rappresentanti sindacali? Ma lasciali perdere! Bisogna che ci sia sempre qualcuno alle prove!

ARTURO – E perché non ci vai tu!...

CHECCO – Io?! E a far che cosa? A stare la in fondo al teatro e non poter dire niente!… Ah, a proposito… Chi è quella che fa la parte della morte bianca...

ARTURO – (Interrompendolo e mimando una tonalità bassa) Stsss… quella abbiamo dovuto prenderla perché è l’amica del Presidente…

CHECCO - (Alzando le spalle indignato) Me ne frego del Presidente! Non me ne importa proprio niente!

ARTURO – Ma a me si! Mi ha chiesto un piacere e non posso certamente dirgli di no!… Alla fine dei conti deve dire due parole in tutto!

CHECCO – Quella sarà capace di fare tante cose, però di recitare è negata. (Altro tono) E poi tu bisogna che ti decida! O fai il commediografo o fai il Direttore di Banca! Bisogna che tu scelga, o l’uno o l’altro!

ARTURO – E chi lo dice! E’ sufficiente non prendere le cose di petto come fai tu! Adesso capisco perché tu non hai avuto successo nella vita! Sei troppo pignolo, troppo intransigente...

CHECCO – (Solenne) Io amo la mia arte!

ARTURO – E fai bene! Ma lo fai con troppo furore, con troppa intensità! Come un marito geloso! (Altro tono, con evidente esasperazione) Oh, senti mo Checco, io credo che ormai sia arrivato il momento di fare punto e a capo!… Io torno a fare il Direttore a tempo pieno e tu continui a fare il commediografo...

CHECCO - (Vivamente sorpreso) E perché?

ARTURO – Perché non ne posso più!. Io sono stato contento di averti aiutato, ma ormai tu hai avuto la prova che il tuo teatro piace e quindi non hai più bisogno di me. E’ giusto che tu diventi l’autore delle tue commedie. Non dico per “Ott dè!” che è già stata presentata col mio nome, ma per l’avvenire... (Checco appare sconcertato dalla proposta di Arturo. Lo guarda un momento perplesso, poi scuote il capo negativamente)

CHECCO – No, no… non è possibile…

ARTURO – E perché?...

CHECCO – Perché io sarei negli stessi panni di prima, con una difficoltà ancora più grande da superare…

ARTURO – E cioè?

CHECCO – (Con amaro sarcasmo) Quella del mio teatro! Dell’originalità delle mie commedie! Se mi provassi di uscire con una mia commedia col mio nome, direbbero tutti che l’ho copiata da te...

ARTURO – (Colpito) Ah già! Non ci avevo pensato!...

CHECCO – (Illuminato) Si potrebbe dichiarare pubblicamente che le tue commedie le ho scritte io!

ARTURO - (Spaventato) Eh, no... questo no!... Che figura ci farei io?! Ormai sono compromesso... (Come colpita da un’idea) Forse se ti presentassi come un mio allievo...

CHECCO - (Interrompendolo) No, no, lascia perdere! E’ meglio andare avanti così! Te ti tieni il successo, i premi teatrali, e io mi tengo i diritti d’autore! Cosa vuoi che me ne importi se nei manifesti c’è il tuo nome e non il mio! E poi, vuoi che ti faccia una confidenza?... Ho paura…

ARTURO - (Sorpreso) Paura?! Paura di che cosa?

CHECCO – Di me stesso! Adesso ho capito che il mio più grande nemico ero io! Io che mi presentavo con la mia timidezza, col mio orgoglio, con quell’aria da povero disgraziato deluso e amareggiato. La gente l’ha per il cappero! Non c’è niente di più noioso che compatire un qualcuno! Tu, invece… un uomo sorridente, aperto, fortunato! Un uomo che ha sempre attorno a se un’atmosfera di simpatia, di cordialità! La gente crede in te ed è contenta di farlo! Ecco perché alla gente piacciono così tanto le mie commedie, perché è convinta che le abbia scritte tu!…

ARTURO – (Lusingato) No, no, non esagerare! Hanno successo perché meritano di aver successo! E basta! Si… d’accordo che la mia posizione e, scusami se sono immodesto, la mia personalità, possa aver contato, ma questo non vuol dire... (S’interrompe udendo squillare il telefono. Accennando all’apparecchio) Deve essere ancora quello del teatro… E’ meglio che rispondi te! Digli che non sono in casa…

CHECCO - (Parlando al telefono) Pronto… pronto… Chi parla? (Posando la mano sul microfono dice piano a Arturo) E’ una donna!… (Riprendendo a parlare al telefono) Pronto, pronto... Ma chi parla?... Come?!... Non vuole dire il suo nome? Parche? Non capisco…

ARTURO - (Che segue la telefonata) Mandala a quel paese! Sarà una delle solite scocciatrici!

CHECCO – (Piano a Arturo) Ha una gran bella voce!... (Parlando al telefono) Pronto... pronto... aspetto che mi dica chi è... Ma no! Cosa vuole che mi metta ad indovinare?!… Davvero?… (Arturo con gesti annoiati gli fa cenno di riagganciare, ma Checco, cominciando ad interessarsi, non gli da retta) Come? Una sorpresa?... Adesso mi mette in curiosità! No, non mi sembra di ricordare la sua voce!… Si, si, mi di… (Mentre Checco ascolta con crescente interesse, Arturo continua a fare gesti di impazienza accennandogli di smettere. Senza badargli) Una peccatrice pentita? No, non capisco ancora!... Perché ride?… No, no, rida ancora!!... Ha una risata, me lo permetta, sensuale!... (Arturo leva le braccia al cielo con un gesto di comica disperazione) Ma perché non vuole dirmi chi è?… Come? Mi pentirò per aver insistito per saperlo?... Non importa! Me lo dica lo stesso!… (Con vivissimo stupore) No!?... No?!... Veramente non immaginavo! Ma si, certo… si capisce che sono sorpreso!… (Piano ad Arturo che lo guarda interrogativamente) è lei!…

ARTURO – Lei chi?…

CHECCO - (Facendogli cenno di tacere e continuando a parlare al telefono) Come no! Ricordo tutto! Ma è che sono sorpreso, disorientato. Non immaginavo davvero… Anch'io lo desidero!… Adesso?... Si, sono solo!… Va bene!... (Riattacca il telefono e si rivolge ad Arturo) E’ lei!…

ARTURO – Ho capito!… Ma lei chi?

CHECCO – Quella donna che è venuta qui quando io, quella sera, ero nascosto di la...

ARTURO – (Sbalordito) Maria?!...

CHECCO - (Con viva eccitazione) Si! Ha telefonato da casa di una sua amica che sta qui vicino! Vuole vedermi! Ha tante cose da dirmi...

ARTURO - A te?...

CHECCO - (Riprendendosi) Si… Cioè no, non a me… a te! Ha detto che è pentita...

ARTURO - (Piccato) Ah, è pentita?! (Guardando l’orologio che ha al polso) Accidenti! Sono già le sette e tre quarti e non mi sono ancora fatto la barba! (Perplesso e preoccupato) Non capisco il perché di questa telefonata e di questa visita! Ma cosa ti ha detto di preciso?

CHECCO – Tante cose! In principio era indecisa… sembrava quasi avesse paura...

ARTURO - Paura lei? Per carità! Quella non ha paura neanche del Diavolo!

CHECCO – Ma da quella sera non vi siete più visti?

ARTURO – Si, l’ho incontrata una volta a casa di amici. Credo che non ci siamo neanche salutati. Non avrà mica intenzione di prendermi ancora in giro?

CHECCO – Non credo! E perché dovrebbe farlo?

ARTURO – Chi lo sa! Con quella c’è da aspettarsi di tutto! Ma stavolta prende male! Mi voglio fare pari… (Altro tono) Prima ti sei divertita tu a prendermi in giro, adesso mi diverto un po’ io! Eh si, adesso è il mio turno!…

CHECCO – Io ti consiglio di stare attento nel parlare… quella è una donna intelligente!

ARTURO - (Sconcertato) Lo so che è intelligente! Ma io non sono poi un coglione del tutto!

CHECCO – (Fra se) No, solo un po’… (Altro tono) Volevo dire che tu non sei più quello di prima…

ARTURO – Cosa vuol dire… sono poi sempre io!

CHECCO – No! Tu, prima. Eri solo un direttore di banca, adesso, invece, sei anche un commediografo.

ARTURO – (Con sufficienza) Sono sempre io! (Altro tono. Con malumore) Non c’è neanche la donna di servizio! (Con un’alzata di spalle) E poi cosa me ne importa? Non avrà mica intenzione di rimanere a cena, qui?! Ci mancherebbe altro! Anzi, quando arriva, non la faccio neanche mettere a sedere. Glielo dico subito: “Ho una cena urgente coi sindacati”... Mi dispiace ma non posso dedicarti molto tempo! (Sostenuto, secco) E allora cosa vuoi?… (Dando un’altra occhiata all’orologio) Voglio che sappia che non interessa più! (Fermandosi perplesso) A meno che... Ma ha proprio detto che è pentita?

CHECCO – Si…

ARTURO - (Illuminandosi ringalluzzito) Ah, ma allora le cose cambiano! Hai ragione te! Adesso non sono mica più solo un direttore di banca, sono anche un commediografo! Adesso capisco... vuole farsi perdonare per l’altra volta! E per farsi perdonare forse è disposta... tu cosa ne dici?

CHECCO – (Stringendosi nelle spalle) Io non dico niente! Con le donne non si possono fare delle previsioni!

ARTURO – (Eccitato. Con improvvisa impazienza) Allora è meglio che tu te ne vada! Può arrivare da un momento all’altro...

CHECCO – (Candidamente) Posso rimanere qui anch’io?

ARTURO - (Sorpreso) Cosa?!...

CHECCO - Si. Mi piacerebbe assistere alla vostra conversazione, come l’altra volta …

ARTURO - (Sbalordito) Coma?!

CHECCO – Sta tranquillo, non ti darò alcun fastidio! Devi far conto che io non ci sia...

ARTURO – Far conto?!… E perché poi?

CHECCO – Perché ti parlerà delle mie commedie… del mio teatro... Anzi, fa una bella cosa, cerca di portargliela tu nel discorso! Sono curioso di sapere...

ARTURO – (Interrompendolo) Ascoltami bene! Quella donna ha detto che è pentita e si vede che vuole darmi la prova del suo pentimento! Una bella donna viene a casa mia con tutte le più buone intenzioni… e noi ci capiamo… e tu vorresti che io perdessi del tempo a parlarle di commedie…

CHECCO - Ma te ne parlerà lei! Sono sicuro! Viene a posta per quello, perché crede che tu sia l’autore delle mie commedie! Dunque viene per me, non per te! (Implorevole) Dai… per piacere… lascia che rimanga qui!

ARTURO - (Levando le braccia al cielo) Ma questo è il massimo! E’ mai possibile che tutte le volte che m’incontro con quella donna ti debba avere tra i piedi?!...

CHECCO – Non mi vedrà! Sarò come un fantasma…

ARTURO - (Esasperato) Macche fantasma… (Gli scappa una risata nervosa) Non te lo immagini quello che farò con quella donna?!? No?!? E ti pare possibile che io possa essere libero di fare quello che mi pare con un guardone che ascolta e che guarda?!

CHECCO – No, no… guardone no! (Candidamente) Io starò ad ascoltare solo quando lei ti parlerà delle mie commedie...

ARTURO – (Scattando) Fatti dare nel sacco tu e le tue commedie! (Sogghignando, pregustando la situazione) La commedia gliela do io! Come mi diceste l’altra volta? Prima prenderla e poi parlare... (Eccitato) Le salto addosso appena arriva!

CHECCO - (Rassegnato) E va bene ! Se proprio non vuoi...

ARTURO - (Spingendolo verso l’uscita) Oh bravo! E datti una mossa perché da un momento all’altro… (S’interrompe e si ferma udendo lo squillare del campanello della porta. Agitato) Ecco... è lei! Cosa ti dicevo?! Un accidente! Non ho ancora avuto il tempo di farmi la barba … Apri tu! Intanto io vado a darmi una passata! Fa finta di essere un mio amico. Falla accomodare e poi tu… (Rafforzando col gesto della mano) Aria! Dille che sarò da lei fra due minuti…

SCENA 3^ - CHECCO MARIA

(Arturo esce in fretta da sinistra. Checco si dirige verso l’ingresso in fondo ed apre la porta. Entra Maria molto elegante in un semplice abito da passeggio. Checco la guarda con viva curiosità mentre ella avanza volgendo lo sguardo intorno) Si accomodi… prego! Il Direttore viene subito… (Maria gli getta una rapida occhiata e siede sul divano. Trae dalla borsetta il portasigarette e prende una sigaretta. Checco si affretta a porgerle l’accendisigari acceso)

MARIA - (Dopo aver acceso la sigaretta) Grazie! (Checco prende su una tavola un portacenere e lo posa su un tavolino presso di lei mentre ella lo osserva con maggior attenzione) Lei è nuovo?

CHECCO – (Sconcertato) Nuovo? In che senso?

MARIA – E’ da poco che è al servizio del Direttore?

CHECCO – (Dopo un attimo di esitazione) Si, da poco… (Un momento di silenzio. Maria continua a guardarsi intorno con curiosità. Si alza, si avvicina alla scrivania, osserva un momento le carte mentre Checco la segue con lo sguardo)

MARIA – E’ qui che il maestro lavora?

CHECCO – (Evasivo) Si, un po’ qui, un po’ la…

MARIA – E quando lavora? Di giorno o di notte?

CHECCO – Non ha una regola! Quando ne ha voglia…

MARIA – Interessante!… (Facendo l’atto di aprire una cartella che è sulla scrivania) Posso?

CHECCO – Prego, faccia pure… (Maria apre la cartella, scorre con lo sguardo uno dei fogli scritti. La richiude prontamente udendo aprirsi la porta di destra.

SCENA 4^ - ARTURO MARIA CHECCO

Arturo entra e la saluta con un inchino. Mentre egli le si avvicina, Checco si ritrae verso il fondo senza distogliere lo sguardo la lei)

MARIA – (Tendendo la mano a Arturo) Buonasera, Arturo…

ARTURO – (Baciandole la mano) Buonasera, Maria…

MARIA – Disturbo?

ARTURO – Ma cosa dici mai!

MARIA – Sorpreso per la mia visita?

ARTURO – Un po’!

MARIA – Contrariato?

ARTURO – No! E perché poi dovrei esserlo?

MARIA – Non lo so… Immaginavo… Allora non sei arrabbiato con me?

ARTURO – Arrabbiato? Per cosa?

MARIA – Sei molto gentile a far finta di aver dimenticato…

ARTURO – (Con fredda, studiata cortesia) Io me le dimentico subito le cose che non vale la pena di ricordarsi e, invece, ho buona memoria per quelle che vale la pena di ricordare!… (Fa un rapido cenno a Checco che indugia nel fondo per invitarlo ad andarsene)

SCENA 5^ - ARTURO MARIA

MARIA – (Con un sorriso) Questa è una maniera elegante per ricordarmi che ho dei grossi torti da farmi perdonare. Ed è’ vero! Mi sono comportata male con te e sono piena di rimorsi!

ARTURO – (Con aria di superiore indifferenza) Adesso basta! Non ne parliamo più!…

MARIA – No, no… dobbiamo parlarne! Ci sono degli uomini che li guardi come fossero bei volumi nella vetrina del libraio. Dai un’occhiata alla copertina e basta! O li compri o li lasci li! In te, tutti, ed io per prima, abbiamo guardato solo la copertina. E la tua copertina, bella, elegante, era comunque, e scusa la mia sincerità, così ordinaria, cos’ insignificante, scolorita che non invitava neanche a leggere la prefazione…

ARTURO – (Con sorriso agro) Apprezzo la tua sincerità…

MARIA - (Pronta) Riconosco che mi sono sbagliata! Ho creduto che tu fossi un uomo insignificante, insulso, mediocre, un “patacca” insomma!… E invece non avevo capito che, sotto a quella semplicità, si nascondeva una grossa intelligenza, uno spirito osservatore che mi giudicava. E forse forse mentre io mi prendevo gioco di te, tu ti divertivi a studiarmi, ad analizzarmi come un fenomeno da baraccone, con l’interesse che solo un commediografo può avere! E’ così, vero?…

ARTURO – (Con tono evasivo) Beh, quasi…

SCENA 6^ - ARTURO MARIA CHECCO

(Non visto da Maria fa ancora un gesto irritato a Checco che è riapparso nel fondo e che ascolta interessato)

MARIA – Mi avrai giudicata ridicola con le mie arie da intellettuale, con la mia insensibilità!... Adesso te lo posso confessare: è stato solo per cattiveria che quella sera sono venuta da te! Volevo umiliarti! E lo sai il perché? Perché volevo far capire ad un uomo come te che non poteva sperare di avere una donna come me! Ridicolo, vero?… (S’accorge che Checco la sta ascoltando e lo guarda un po’ sorpresa. Checco finge di mettere a posto degli oggetti, attraversa l’ambiente ed esce da sinistra. Riprendendo a parlare)

SCENA 7^ - ARTURO MARIA

Vedi… io sono come una peccatrice davanti al suo confessore!…

ARTURO – (Con intenzione) E io ti darò una bella assoluzione!

MARIA – (Disponibile, civetta) Grazie! (Altro tono) Lo sai che quando ho visto il manifesto con la tua prima commedia mi è venuto da ridere…

ARTURO – (Piccato) Da ridere?

MARIA – (Ridendo) Mi sembrava una cosa assurda, incredibile! Naturalmente sono venuta alla prima… c’era il pubblico delle grandi occasioni… Tutta gente che era curiosa di vedere cosa il (Sottolineando) “Direttore” era stato capace di scrivere. E’ stata una sorpresa per tutti! Un trionfo! L’unica che, alla fine, non ha applaudito, sono stata io!…

ARTURO – Ah no? La commedia non ti è piaciuta?…

MARIA – Mi è piaciuta da morire! Ma ero completamente disorientata, invornita… Non ero capace di persuadermi che quei personaggi che avevo visto vivere sulla scena, fossero stati creati da te… che quei dialoghi fossero stati scritti da te… che….

SCENA 8^ - ARTURO MARIA CHECCO

(S’interrompe parche la porta di sinistra si è aperta ed entra Checco, spingendo un tavolino scorrevole su cui è disposto il servizio per il the)

ARTURO – (Volgendosi vivamente chiede irritato) Cosa c’è? Cosa vuoi?…

CHECCO – E the… forse la signora gradisce…

ARTURO – Ah si… (A Maria) Vuoi una tazza di the?

MARIA – Sono quasi le otto… E’ troppo tardi per il the.

ARTURO – (A Checco con tono di rimprovero) Già… è troppo tardi!…

CHECCO – Mi scusi, credevo… (Si ritrae col tavolino scorrevole verso sinistra)

ARTURO – (Credendolo uscito riprende a parlare con Maria) Dunque, Maria, tu non mi credevi capace di poter combinare qualcosa di buono?

MARIA – No, francamente, no! Anzi, lo sai cosa ho pensato per un momento? Che quella commedia l’avesse scritta qualcun altro!…

ARTURO – (Offeso) Qualcun altro! Questa poi…

MARIA – (Interrompendolo con grazia) No, no, non prenderla male! E’ stata una cattiveria da aggiungere a tutte le altre! Sono pentita, tanto pentita! Tanto più che… (S’interrompe accorgendosi che Checco indugia presso la porta di sinistra prima di uscire e l’ascolta avidamente. A bassa voce, infastidita) Fammi il piacere… manda via il tuo cameriere…

ARTURO – Il mio cameriere?…

MARIA – Non vedi che sta ascoltando tutti i nostri discorsi…

ARTURO – (A Checco, spazientito) Va, va pure…

CHECCO – (Con un piccolo inchino) Si, subito… (Si inchina ancora passando davanti a Maria ed esce da sinistra)

SCENA 9^ - ARTURO MARIA

MARIA – (Riprendendo) Allora posso sperare che la mia visita non ti sia sgradita?…

ARTURO – (Con slancio) Graditissima!

MARIA – Anche dopo quello che c’è stato fra di noi?

ARTURO – Ecco, qui, è meglio essere precisi! Dopo quello che non c’è stato!

MARIA – Già, e se le cose fossero andate in un’altra maniera, adesso probabilmente saremmo alla fine del nostro romanzo…

ARTURO – (Insinuante) E invece siamo ancora alla prefazione. Non hai la curiosità di leggere tutto il libro?…

MARIA – (Disponibile) Adesso si! M’interessa!

ARTURO – Nonostante la copertina scolorita?

MARIA – Non m’interessa la copertina!…

ARTURO – (Sedendole accanto) E saresti disposta a leggere anche tutto il resto?

MARIA – (Con ambigua civetteria) Perché no? Se la lettura è interessante…

ARTURO – (Avvicinandosi) Basterebbe che tu ci mettessi un po’ di buona volontà…

MARIA – (Con ambigua civetteria) Tanta buona volontà quanta ne ho messa della cattiva prima! Vedi… (Con marcata enfasi) ”Ritorno ora umile e pentita in questa stessa casa dove ero venuta con orgogliosa fierezza!”

ARTURO – (Comicamente) Sembra il bollettino della vittoria!

MARIA – E invece è il bollettino della mia sconfitta e sono pronta a pagare i danni di guerra!…

ARTURO – (Ansioso) E come?…

MARIA – (Abbassando pudicamente gli occhi) “Mi affido alla generosità del vincitore…”

ARTURO – (Prendendole le mani) E se io ti chiedessi… (S’interrompe udendo aprire la porta di sinistra da cui entra Checco che ha in mano un vassoio su cui e’ uno shaker e un bicchiere. Arturo seccatissimo)

SCENA 10^ - ARTURO MARIA CHECCO

Cosa c’è ancora?…

CHECCO – Mi scusi, sa, ma ho pensato che la signora, forse, desidera un po’ di latte…

MARIA – (Sorpresa e sconcertata) Latte?

CHECCO – Si, freddo, con un po’ di cognac…

MARIA – (Rivolta a Arturo) Oh mi dispiace! Non ne bevo più! E’ quasi un anno che ho smesso di bere latte…

ARTURO – (Comicamente) Ti sei svezzata?…

MARIA – (Insinuante) E’ da un pezzo che sono svezzata! No… è che prima mi piaceva tanto, ma adesso non ne posso più bere!

ARTURO – (Comicamente) La colite?…

CHECCO – Posso servire qualcosa d’altro?… Aperitivi, liquori?…

MARIA – Niente! Grazie! Preferisco non prendere niente!…

CHECCO – (Inchinandosi) Mi scusi… (Esce da sinistra. Appena la porta si è richiusa dietro di lui Maria si rivolge ad Arturo con evidente turbamento)

SCENA 11^ - ARTURO MARIA

MARIA – Io sono commossa…

ARTURO – Commossa?!…

MARIA – Si, per il pensiero! Ti sei ricordato, dopo tanto tempo!…

ARTURO – Ma non capisco…

MARIA – Il latte!…

ARTURO – Ah, il latte…

MARIA – E’ stato un bel gesto, delicato! Probabilmente quando ho detto che sarei venuta da te, hai mandato subito a comprarlo…

ARTURO – Si, infatti…

MARIA – E hai spiegato al tuo cameriere come doveva prepararlo… freddo con un po’ di cognac… Questo mi lusinga, ma mi fa anche tanta paura! Si! Perché come ti sei ricordato di questo particolare, ti ricorderai anche di tutte le cose brutte…

ARTURO – No, no sta tranquilla! Mi sono dimenticato tutto! Mi sono ricordato solo del latte!…

MARIA – Oh se si potesse cancellare il passato come non fosse mai esistito! Poter tornare indietro, cominciare da capo…

ARTURO – E perché no? Facciamo finta che il tempo non sia mai passato! Torniamo a quella sera, quando ti chiesi di venire a casa mia…

MARIA – (Con un sorriso) A vedere il tuo Guttuso…

ARTURO – Ecco, proprio… Eccolo la il Guttuso! Cominciamo da capo. Tu arrivi in questo momento…

MARIA – (Interrompendolo. Altro tono) Cavami una curiosità… chi sono Teresa e Primo?…

ARTURO – (Sconcertato) Teresa e Primo?!…

MARIA – Si! Prima, mentre aspettavo, ho dato un’occhiata a quella cartella. Cos’è una commedia nuova?!…

ARTURO – (Evasivo) Si…

MARIA – (Aprendo la cartella) Posso dare un’occhiata?…

ARTURO – (Con disagio) Ma lascia perdere! Chiudi quella cartella!

MARIA – (Civetta) E perché? Come amica posso avere questo privilegio!…

ARTURO – (Seccato) E va bene! Guarda pure…

MARIA – (Prendendo una pagina) Che calligrafia nervosa e disordinata! Si palpa l’estro, l’impulso della creazione!

ARTURO - (Comicamente fra se) Si palpa… palpa!…

MARIA - (Leggendo)

TERESA # C’è troppa differenza, troppa distanza fra noi! Cosa posso essere io per te?

PRIMO # Tu, par me, sei indispensabile coma l’aria che respiro!…

Bella questa battuta! Bellissima! Teresa e Primo sono i protagonisti?…

ARTURO – (Impaziente, eccitato) Si, press’a poco… Ma lascia andare! Cosa c’entrano adesso Teresa e Primo? Teresa e Primo non contano! Adesso ci sono Maria e Arturo!… (Cingendole la vita col braccio) Arturo che ha tante cose da dire a Maria… Arturo che finalmente può stringere Maria fra le sue braccia… Arturo che…

MARIA (Interrompendolo un po’ spaventata) Calmati, calmati! Perché tutta questa furia improvvisa?…

ARTURO – (Con ardore, cercando di attirarla a se) Come perché? Ma se  è un anno che aspetto questo momento! E adesso che finalmente è arrivato vuoi che stia calmo?! Io sono una polveriera, un vulcano!… Maria, Maria… in tutto questo tempo io ho pensato solo a te… Non ho desiderato che te! E se stasera sei venuta è perché anche tu…

MARIA – (Ridendo nervosamente) Si, si, anch’io ho pensato a te! Però calmati, mi fai mancare il respiro…

ARTURO – (Tenendola stretta a se) Maria, dobbiamo leggere insieme…

MARIA – (Con vivo interesse) Cosa? La tua nuova commedia?

ARTURO – No, che commedia?! Il romanzo… quello di cui parlavamo prima, quello dalla copertina… Leggiamolo, Maria, leggiamolo…

MARIA – (Cercando di schernirsi) Ma si, lo leggeremo, lo leggeremo! Ma non adesso! Dopo, dopo…

ARTURO – Perché dopo? Perché?…

MARIA – Perché… perché non c’è fretta! Abbiamo tanto tempo davanti a noi!…

ARTURO – Sarà meglio che ci sbrighiamo perché si potrebbe far sera!… Pensa che ogni ora… ogni minuto…

SCENA 12^ - ARTURO MARIA CHECCO

(S’interrompe e si volge inviperito udendo aprire la porta di sinistra) Ma insomma, si può sapere cosa c’è?… (Checco che ha spalancato la porta, spinge davanti a se il tavolino scorrevole su cui vi è un vassoio di tramezzini, una ciotola di olive, e quant’altro per servire un antipasto. Sul carrello. Checco, ha pure un vaso di fiori che metterà in mezzo alla tavola)

CHECCO – Chiedo scusa… due tramezzini… due olive… (Va a disporre il tavolino davanti al divano, mentre Arturo, che si è staccato da Maria, lo guarda esterrefatto)

MARIA – (Ad Arturo con tono di sorridente rimprovero) Tutto premeditato, eh!…

ARTURO – Beh… cosa vuoi… ho pensato che…

MARIA – Si, hai fatto proprio bene! Anche i fiori! Non manca proprio niente! E’ tutto perfetto! E cosa mi hai fatto preparare di buono?…

ARTURO – (Con imbarazzo) Cosa vuoi… dovrai accontentarti… Ho dovuto improvvisare così alla meglio… (Rivolgendosi a Checco che finisce di disporre le posate) Dunque cose c’è di buono?

CHECCO – Tutto quello che vogliono! (Va al telefono e compone un numero mentre Maria ed Arturo lo guardano incuriositi. Parlando al telefono) Pronto… Ristorante cavallino?… Qui è la casa del Direttore della banca di Sant’Ilaro… Si, grazie, presenterò… Il Direttore la prega di mandare subito un pranzo per due persone… Un momento… (Rivolgendosi a Maria) Cosa preferisce, signora?

MARIA – Oh, per me fa lo stesso! (Ad Arturo) Decidi tu!

ARTURO – (A Maria) No, per carità, decidi tu!…(Checco si volge a Maria)

MARIA – (Rivolta a Checco) Faccia lei!

CHECCO – (Riprendendo a parlare al telefono) Pronto… allora… passatelli… filetti di sogliole… petto di pollo alla brace… e macedonia di frutta!… Mi raccomando, subito!… Grazie. Buonasera! (Riattacca il telefono e rivolgendosi con lieve inchino a Maria) Il ristorante è qui vicino… fra pochi minuti saranno serviti… (E con un altro rispettoso inchino esce da sinistra)

SCENA 13^ - ARTURO MARIA

MARIA – (Che l’ha seguito con lo sguardo) E’ bravo il tuo cameriere!

ARTURO – (Cercando di nascondere il malumore) Si, non c’è male!

MARIA – E adesso, intanto che aspettiamo, parlami di Teresa e di Primo…

ARTURO – (Contrariato) Ancora?!…

MARIA –Si, ancora! Io le conosco tutte le tue commedie perché mi immagino che in ognuna di loro ci sia qualcosa di mio… se è vero che mi vuoi bene…

ARTURO – (Con slancio) Ma certo che è vero!

MARIA – Allora tu, pensando a me e scrivendo, hai fatto dire ai tuoi personaggi quello che volevi che io dicessi a te… Non è così?

ARTURO – E come no?!…

MARIA – E la figura di Nella in “Da Pompeo”?…

ARTURO – Ma lascia stare la Nella! Parliamo di noi!?…

MARIA – Ma stiamo già parlando di noi! Stiamo cercando di scoprirci… di denudare le nostre anime…

ARTURO – (Impaziente) Si, si.. denudiamoci!…

MARIA – (Trattenendolo) No, no… Il nostro non può essere il solito amore fatto di desiderio e di piacere…

ARTURO – (Preoccupato) No?!… E di cosa dovrebbe essere fatto?

MARIA – Il fatto fisico non mi interessa… le romanticherie e le parole melassate mi fanno ridere!…

ARTURO – (Sempre più preoccupato) E allora cosa dovremmo fare?

MARIA – Dobbiamo fare incontrare le nostre intelligenze, le nostre sensibilità! Io sono una donna un po’ strana, forse sbagliata, anormale… Tanti dicono che io sono fredda, insensibile… che faccio parte di quel terzo sesso ibrido delle donne cerebrali! Non è vero niente! Io sono donna, veramente donna, profondamente donna!

ARTURO – (Sollevato) Ah, beh… meno male! (Mentre Maria riprende a parlare appare sulla porta di sinistra Checco con un vassoio su cui ci sono due tazze e ascolta attento. Ne Maria, ne Arturo si accorgono della sua presenza)

SCENA 14^ - ARTURO MARIA CHECCO

MARIA – Io, nell’uomo non cerco la bellezza, la forza!…  Io amo solo l’intelligenza. Ed è solo con questa che un uomo mi può dominare, farmi sua schiava!

ARTURO – (Con evidente disagio) Si, va bene l’intelligenza! Ma non esageriamo! Ci sono altre cose che sono molto importanti…

MARIA – (Decisamente) No, no, non c’è altro! Tutto il resto non conta!… E’ banale! Di questi amori, in giro, ce ne sono anche troppi! Ma l’amore degli spiriti eletti è un privilegio di pochi! (S’interrompe imbarazzata accorgendosi della presenza di Checco. Anche Arturo si volge vivamente verso di lui)

CHECCO – (Turbato, con voce malferma) I passatelli… Se volete accomodarvi…

ARTURO – (Nervosamente) Ma si, ma si… (Arturo con irritazione) Siamo a posto… grazie…

CHECCO – (Allontanandosi a malincuore) Si… vado… (Non udito da Maria parla all’orecchio di Arturo) “La fameja di pistula”? (Alla occhiata interrogativa di Arturo) Chiedile cosa ne pensa!…

ARTURO – (Fra se) Si… buon anno! (Invitando Checco ad uscire) Va via… va via! (Checco, indietreggiando raggiunge la porta ed esce.

SCENA 15^ - ARTURO MARIA

Appena Checco è uscito) E’ bello quello che mi hai detto! Se vogliamo un po’ complicato…

MARIA – Complicato? No, è molto semplice! Ma adesso basta parlare di me, parliamo di te! Se tu sapessi come sono curiosa di conoscere più intimamente la tua vita spirituale…

ARTURO – (Con imbarazzo) La mia vita spirituale?!…

MARIA – No, no, non fare come l’anguilla!

ARTURO – (Comicamente) Non ho capito bene il fatto dell’anguilla!?

MARIA – (Incalzante) Non cercare di scappare! Io voglio scoprire il meccanismo segreto della tua fantasia nel momento del concepimento…

ARTURO – (Con una risatina nervosa) Mi sento una donna incinta?…

MARIA – Certo il tuo è “un puerperio cerebrale”! Ma dimmi come nasce in te l’idea, lo spunto? Coma si sviluppa la genesi, l’incubazione, la maturazione…

ARTURO – Mi sento una pesca! (S’interrompe vedendo Checco entrare con un vassoio. Con sollievo)

SCENA 16^ - ARTURO MARIA CHECCO

Oh, bene, bene! Cosa c’è di buono?

CHECCO – I filetti di sogliola!… I passatelli si sono già raffreddati!

MARIA – Bene, mi piacciono da morire!… (Checco toglie i piatti con le tazze e fa l’atto di servire, ma Arturo si affretta a congedarlo)

ARTURO – Va bene! Adesso veniamo… CHECCO - “La fameja di pistula”… (All’occhiata tagliente di Arturo, Checco si avvia per uscire. Ma si ferma presso la porta attratto, affascinato dalle parole di Maria, che, senza accorgersi della sua presenza, riprende il discorso interrotto)

MARIA – Voi scrittori avete tante anime, tante vite! Vi sdoppiate, vi moltiplicate, vivete un’altra vita nei vostri personaggi! Non è così?

ARTURO – (Che la sta servendo) Eh si… in un certo qual senso…

MARIA – Per questo tu mi fai paura!…

ARTURO – (Facendo nervosamente dei segni con la mano a Checco che si rassegna ad uscire) Io?!…

SCENA 17^ - ARTURO MARIA

MARIA – Si, perché penso che vi sdoppiate anche nella vita. E allora io mi chiedo: qual è la tua vera anima? Quella di Nella in “Da Pompeo” o quella di Augusto in “La fameja di pistula”, quella di Sogno o quella del meccanico, sempre in “Da Pompeo”?

ARTURO – (Evasivo) Beh… un po’ l’una, un po’ l’altra… Ma lascia perdere i miei personaggi! Parliamo di noi! Prima tu mi hai detto che anche tu mi vuoi bene… E’ vero?…

MARIA – Si, è vero! Ma quale uomo sto per amare?…

ARTURO – E’ qui, vicino a te…

MARIA – (Assorta) Augusto… Sogno… il meccanico…

ARTURO – Ma lascia perdere tutta quanta ‘sta gente! Siamo abbastanza noi due!

MARIA – Si, ma tutta questa gente è qui con noi…

ARTURO – Pazienza! Ci faremo compagnia!

MARIA – Ma anche io non sono più io…

ARTURO – Come non sei più te?!

MARIA – Io sono Nella… Mirella… Piera…

ARTURO – Ma te le ricordi proprio tutte!…

MARIA – Tutte, tutte! E poi c’è Teresa che non conosco ancora! Oh, Arturo, parlami della nuova commedia!

ARTURO – (Esasperato) Maria adesso basta! Io non sono più io… te non sei più te… Non importa… Fa tutti gli invitati che ti pare, mettici anche Teresa, se vuoi anche Primo, mettici chi ti pare, però arriviamo ad una conclusione, una buona volta!…

MARIA – (Abbassando il capo contro lo schienale e chiudendo gli occhi) Si… stordiamoci nell’amore… Augusto… Sogno… il meccanico…

ARTURO – (Stringendola a se cominciando a baciarla furiosamente) Nella… Mirella… Piera…

SCENA 18^ - ARTURO MARIA CHECCO

(In questo momento appare alla porta di sinistra Checco)

CHECCO – I petti di pollo!…

ARTURO – (Volgendosi imbestialito) Fatti dare nel sacco te e i petti di pollo! Non li voglio…

MARIA – (Languidamente) Neanche io…

CHECCO – (A denti stretti) E la macedonia?

ARTURO – (Sempre più inferocito) Niente macedonia!…

MARIA – (Con flebile voce) Niente macedonia…

ARTURO – (Furibondo) Non vogliamo niente…

CHECCO – Forse la signora gradisce un caffè… un liquore…

MARIA – (Con un soffio) No, no…

ARTURO – (Fuori di se) No, adesso gradisce qualcosa d’altro! Via, via… va via!… (Mentre Checco sta per ritirarsi rassegnato, si ode la voce gemente di Maria)

MARIA – Ho sete!… Un po’ di spumante…

CHECCO – (Prontamente) Spumante?! Subito! Vado a prenderlo subito…

ARTURO – (Rabbiosamente) Macché subito! Dopo, dopo… Ti chiameremo noi…

SCENA 19^ - ARTURO MARIA

(Checco si è precipitato fuori della porta di sinistra per andare a prendere lo spumante. Arturo, sempre tenendo Maria fra le braccia, si alza e la trae contro se verso la porta di sinistra)

MARIA – (Lasciandosi portare mormora con un filo di voce) Dove mi porti?… Dove andiamo?…

ARTURO – (Continuando a baciarla mentre si avvicinano alla porta) Di la…
MARIA – (Con un sussurro) Vuoi farmi vedere un altro quadro?…

ARTURO – No, ti farò vedere le stelle… (Hanno raggiunto la porta di sinistra e stanno già per uscire)

MARIA – (Accennando al divano) La mi borsetta…

ARTURO – (Prendendo la borsetta) Ecco la borsetta!… Andiamo… andiamo… (La trae con se oltre la porta e richiude.

SCENA 20^ - CHECCO

Dopo qualche istante irrompe da sinistra Checco con una bottiglia di spumante che sta tentando di stappare. Si ferma deluso e sconcertato vedendo l’ambiente vuoto. Esita un momento incerto, poi si avvicina deciso alla porta di sinistra e bussa discretamente. Attende un istante, poi bussa più forte)

CHECCO – Lo spumante… c’è lo spumante!… (A voce più alta) Lo spumante… (Attende ancora qualche istante, poi si decide e gira la maniglia. Ma la porta non si apre parche è chiusa a chiave dall’interno. Checco ha un gesto rabbioso, fa qualche passo irrequieto per la stanza lanciando delle occhiate irose verso la porta chiusa. Alza le spalle e fa saltare il tappo della bottiglia. Empie una coppa, la vuota con una sorsata, poi riempie ancora borbottando irosamente fra se. Si avvicina alla tavola imbandita e, sempre borbottando e gettando delle occhiate irose verso la porta chiusa, comincia a piluccare qualcosa. Poi, preso dall’appetito, siede sul divano, si serve una porzione di petti di pollo e mangia con gusto pasteggiando con spumante. Ad un tratto balza in piedi vedendo aprirsi la porta di sinistra ed entrare Arturo cupo, nervoso, preoccupato.

SCENA 21^ - ARTURO CHECCO

Checco, porgendogli la bottiglia di spumante) Vuoi un po’ di spumante?

ARTURO – (Alzando le spalle irritato) Macche spumante! E’ meglio che tu mi sparisca davanti!… (Asciugandosi il sudore che gli bagna la fronte) Sara poi contento, adesso?

CHECCO – Perché, cosa è successo?

ARTURO – (Rabbiosamente) Niente!… Non è successo niente!…

CHECCO - Come?!

ARTURO – (Tragico) Eh già!.. All’ultimo momento… non so cosa mi sia preso… Con tutta quella gente che stava li a guardare …

CHECCO – (Ansioso) E ti ha parlato delle mie commedie?

ARTURO – (Scattando furioso) Oh basta, maledetto tu e le tue commedie!… (Si ode la voce do Maria che chiama: Tutti e due si volgono verso la porta di sinistra)

VOCE DI MARIA – (Languida) Arturo…

ARTURO – (Spaventato) Senti?… Mi chiama…

CHECCO – Eh si, la sento!…

ARTURO – (Scoraggiato) In questi casi qui più uno ci pensa e più è peggio!…

CHECCO – Mi dispiace!… Se potessi fare qualcosa per te…

ARTURO – (Alzando le spalle esasperato) Ma cosa vuoi fare?!… (Si ferma come colpito da un’idea improvvisa e si volge a guardarlo. Anche Checco lo guarda. La stessa idea è nata anche a lui. Ripetendo con altro tono) Cosa vuoi fare?… (Si ode ancora la voce di Maria che chiama)

VOCE DI MARIA – Arturo… Arturo…

CHECCO – (Insinuando timidamente) Se fosse buio…

ARTURO – Già… Ma non posso mica andare a spegnere la luce…

CHECCO – (Con intenzione) Potrebbero prenderla…

ARTURO – Prenderla?!?

CHECCO – Si, un’interruzione di corrente…

ARTURO – (Perplesso, esitante) Un’interruzione di corrente…

CHECCO – Può capitare… (Si guardano un istante in silenzio, come per confermare una tacita intesa) Dov’è il contatore?

ARTURO – Di la, in cucina… (Checco si slancia verso la porta di sinistra. Vado io!

SCENA 22^ - ARTURO

Arturo resta in attesa guardando alternativamente la porta di destra e di sinistra. Si ode ancora la voce impaziente di Maria che chiama)

VOCE DI MARIA – Arturo… Arturo… (D’improvviso si spegne la luce. Sull’oscurità della scena cala il sipario per un brevissimo intervallo)

Intervallo

Quando si riapre il sipario, la scena è debolmente illuminata dalle due candele di un candelabro a mano posato sull’orlo della scrivania. Arturo, seduto nel mezzo della scena, getta delle occhiate irose verso la porta di sinistra. Dal suo nervosismo si comprende che l’attesa è già stata lunga. Guarda l’orologio, fa un gesto di impazienza e prende sulla scrivania un giornale. Ma per quanto si avvicini al candelabro, la luce troppo scarsa non gli consente di leggerlo. Lo scaglia rabbiosamente, si alza, si avvicina alla porta di sinistra e vi appoggia l’orecchio per ascoltare. Ma evidentemente non ode niente. Snervato, esasperato, si allontana dalla porta e si rimette a sedere rassegnato. Ad un tratto trasalisce vivamente e balza in piedi. La porta di sinistra si schiude lentamente e Checco esce cauto, in punta di piedi. Fa cenno a Arturo di tacere e richiude la porta evitando di fare rumore

SCENA 23^ - ARTURO CHECCO

CHECCO – (A bassa voce, allontanandosi dalla porta) Dorme…

ARTURO – (Anch’egli a bassa voce) Beh… com’è andata?

CHECCO – Bene… benissimo…

ARTURO – (A denti stretti) Cosa vuol dire benissimo?!

CHECCO – (Evasivo) Che è andata come doveva andare… Non se né accorta di niente…

ARTURO – (Nervosamente) Ha parlato? Ha detto qualcosa?

CHECCO – Non poteva mica! Glielo impedivo per non essere costretto a rispondere …

ARTURO – E come hai fatto?

CHECCO – La baciavo appena apriva la bocca. Era l’unica maniera… Adesso si è assopita. Ne ho approfittato per tornare di qua. Che donna!… Immagina che…

ARTURO – (Interrompendolo irritato) Ah no, per carità, risparmiami i particolari! (In quel momento si ode la voce languida di Maria che chiama)

VOCE DO MARIA – Arturo… Arturo…

CHECCO – (Con viva emozione) Si è svegliata! Mi chiama…

ARTURO – No! Chiama me!…

CHECCO – Per forza che chiama te! Crede che tu sia io e invece non sa mica che io sono te…

ARTURO – (Snervato) Cos’è il gioco dei bussolotti! Piuttosto cosa facciamo? Forse adesso potrei approfittare del buio per andare io…

CHECCO – Di la?!…

ARTURO – Così non ci saranno pericoli che possa capire… Tu intanto vai ad attaccare la luce… (Fa l’atto di avviarsi, ma Checco prontamente gli sbarra il passo)

CHECCO – (Risoluto) No!

ARTURO - (Fermandosi sorpreso) Come no?…

CHECCO – (Sempre a voce bassa, ma con crescente concitazione) Perché non posso, non voglio continuare ad ingannarla! E’ disonesto! Quella donna mi vuole bene! Non è venuta qui per te, ma per me, perché mi vuol bene! Il suo amore è per me…

ARTURO – (Sconcertato) Ma cosa ti prende adesso?

CHECCO – Io ho rinunciato a tutto… alla gloria, al successo, al nome sui manifesti… ma questo no, a questo non posso rinunciare! L’ho sentita vibrare sotto le mie braccia! Era tutto un fremito di passione… Mi chiamava Primo… Augusto… Sogno… Ama tutti i miei personaggi! Si può immaginare un’unione più completa fra due anime?…

ARTURO – (Interrompendolo preoccupato) Parla piano! Potrebbe sentirti…

CHECCO – Ma deve sentirmi, deve saperlo! Basta con le bugie! Devo dirle tutta la verità, implorare il suo perdono…

ARTURO – (Scattando con ira repressa) Cosa sei matto? Non dire sciocchezze, ci mancherebbe altro!

CHECCO – Lo dirò solo a lei! Sarà un segreto che nessun altro dovrà sapere. Un segreto che rimarrà fra di noi…

ARTURO – Si, bravo, bella idea! Ma non capisci che sarà proprio lei che l’andrà a raccontare a tutti! Diventeremo lo zimbello del paese e forse ci faranno anche un servizio per televisione!…

CHECCO – (Con fierezza) Non me ne importa niente! Preferisco affrontare il ridicolo piuttosto che stare ancora al tuo gioco!…

ARTURO – Al mio gioco? Alt! Adesso sei passato di la!?! Parliamo chiaro! Tutti gli inganni li hai inventati tu! Io non ho fatto altro che stare al tuo gioco! E anche stasera! Chi ha avuto la bella trovata di andare a staccare il contattore? Io forse? No, sei stato tu!

CHECCO – Per forza! Non volevo che l’autore delle mie commedie facesse brutta figura! Ma questo non c’entra! Quello che conta è l’amore di quella donna! Maria mi vuole bene! Capirà, mi perdonerà…

ARTURO – Si, stai fresco! Si vede che non le conosci mica tu le donne! (Si ode la voce di Maria che chiama)

VOCE DI MARIA – Arturino… Arturino…

ARTURO – Senti? Chiama ancora! Bisogna che ci decidiamo! Non possiamo farla aspettare! Bisogna che qualcuno ci vada! Da retta a me, è meglio che ci vada io…

CHECCO – No… ci vado io!…

ARTURO – (Scattando esasperato) E va bene! Vacci tu! Bella figura che faremo tutti due!… Cioè no… la brutta figura la farai solo te! Si perché io dirò che non è vero niente, dirò che tu sei matto, un bugiardo, un ladro di copioni… E ti farò condannare per diffamazione!

CHECCO – (Sognante) A me basta che lei mi creda, che mi voglia bene…

ARTURO – Le donne, poverino, credono solo a quello che fanno comodo a loro! Credono al successo, alla fama, alla gloria! Dei falliti non sanno cosa farsene! Vai, vai a dirle che tu sei l’autore, che sei tu il creatore, che del genio tu ne hai a quintali, a tonnellate! Almeno avremo finito una buona volta con questa storia! Io ne ho fin sopra dei capelli! Mi avete stancato! Siete fatti uno per l’altra! Mettete insieme i vostri “spiriti eletti. Fondete le vostre anime”, ma me lasciatemi in pace… Basta! Andate al Diavolo tutti due… (Durante lo sfogo di Arturo Checco resta immobile a guardare la porta di destra. Esita perplesso, combattuto. Volge verso Arturo una sguardo smarrito. Arturo sorpreso) Beh… allora… Cosa aspetti?… Va, va da lei…

CHECCO – (Con voce malferma ed abbassando il capo) Hai ragione… sarebbe una delusione!!! (Avviandosi verso la porta di sinistra) Vado ad attaccare la luce… (Checco esce da sinistra.

SCENA 24^ - ARTURO

Si ode ancora la voce di Maria che chiama)

VOCE DI MARIA – Arturino… Arturino… (Arturo esita incerto volgendo lo sguardo a destra e a sinistra: Prende il candelabro sulla scrivania e fa l’atto di dirigersi verso la porta di sinistra. Ma questa si apre e appare Maria che ha un atteggiamento di dolce stanchezza e si passa le mani sui capelli un po’ scomposti)

SCENA 25^ - ARTURO CHECCO

MARIA – (Con tono di dolce rimprovero) Ma, Arturino, perché mi hai lasciata da sola?…

ARTURO – (Mostrando il candelabro) Volevo fare un po’ di luce…

MARIA – (Avvicinandosi tenera, appassionata) No, no… è meglio al buio… (Stringendosi a lui languidamente e passandogli un braccio intorno al collo) Non credi che ci sia un Dio dell’Amore che al momento giusto prenda la luce?

ARTURO – (Imbarazzato, guardando preoccupato la porta di sinistra) Eh si… può essere…

MARIA – (Socchiudendo gli occhi con voluttà) E io lo ringrazio!… Tu no?

ARTURO – (Con evidente disagio) Si, si… certo che lo ringrazio anch’io…

MARIA – (Con insinuante dolcezza) Cercarci nel buio… trovarci… abbandonarsi… Spegni, spegni… (Poiché Arturo non si decide a spegnere, soffia ella stessa sulle due candele. Un attimo di oscurità, poi d’improvviso tutte le lampadine si riaccendono. Maria si copre gli occhi con fastidio. Contrariata) Oh, Dio, è tornata la luce!

ARTURO – (Fingendosi sorpreso) Forse c’è un altro Dio che la fa tornare la luce!… (Alla porta di sinistra appare Checco che, vedendo Maria, si ferma sconcertato)

SCENA 26^ - ARTURO MARIA CHECCO

CHECCO – E’ tornata la luce…

ARTURO – Si… ce ne siamo accorti! Non siamo mica ciechi…

MARIA – Ma che ore sono?

ARTURO – (Guardando l’orologio) Mezzanotte e tre quarti!…

MARIA – (Sorpresa) Così tardi!… (Ad Arturo con un sorriso allusivo) Coma vola il tempo!… Mi accompagni?…

ARTURO – Certo che ti accompagno!…

MARIA – Scusa… caro… ho lasciato di là la borsetta… ti dispiace andarmela a prendere?…

ARTURO – (Avviandosi pronto) Ma no, figurati… (Arturo esce dalla porta di destra.

SCENA 27^ - ARTURO CHECCO

Maria, che l’ha seguito con lo sguardo, si volge verso Checco e con un dito gli fa cenno di avvicinarsi)

MARIA – (Sottovoce) Sette due… nove sei… quattro cinque… E’ il mio numero di telefono!… Segnalo…

CHECCO - (Allibito, cercando nelle tasche un pezzo di carta per scrivere) Si.. si…

MARIA – (Con un sospiro, mentre Checco si accinge a scrivere) Che bravo!…

CHECCO – (Con voce soffocata dall’emozione) Bravo?!…

MARIA – (Con languido abbandono) Si… bravo in tutto!… Che fantasia, che dialoghi e che… (Interrompendosi per gettare un’occhiata verso destra) Hai segnato?

CHECCO – Si… Sette due… Nove sei…

MARIA – Quattro cinque… (Facendogli cenno di allontanarsi) Sssst… attento… (Mentre Checco si stacca da lei, cacciando in tasca il pezzo di carta, rientra da destra Arturo con la borsetta)

SCENA 28^ - ARTURO MARIA CHECCO

ARTURO – Ecco la borsetta!

MARIA – (Con affettuosa tenerezza) Grazie, amore mio!… Vogliamo andare?

ARTURO - Ma si… andiamo pure!!!… (Maria infila il braccio sotto il braccio di Arturo e appoggia il capo alla sua spalla in un gesto di affettuosa tenerezza. Si avviano verso l’ingresso. Checco si inchina rispettosamente. Prima di uscire, non vista da Arturo, Maria gli fa un piccolo gesto di saluto).

Fine della commedia

Posizione SIAE.847276 A

E’ vietata la rappresentazione, anche parziale, se non preventivamente autorizzata dai sigg.ri Lilia Flamini e Francesco Pirazzoli, in quanto esclusivisti, per la Romagna, di tutti i lavori di Aldo De Benedetti.

(Esclusiva concessa dal dott. Vittorio De Benedetti, avente diritto)

Pirazzoli Francesco

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48022 LUGO DI ROMAGNA

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Lugo di Romagna, 6 Gennaio 2001