Commedia in tre atti e cinque quadri
di Robert C. SHERIFF
Versione italiana di Mirella Ducceschi
da IL DRAMMA n. 117 del 15 settembre 1950
LE PERSONE
DAVID PRESTON
JANET, sua moglie
IL DOTTOR SPARLING
IL MAGGIORE WATSON
L'AVVOCATO PETHERBRIDGE
PEGGY DOBSON
L'ISPETTORE HEMINGWAY
UN POLIZIOTTO
La scena rappresenta sempre il salotto dei signori Preston, nella loro casa a Bromley.
Siamo in autunno e l'anno è quello in corso.
ATTO PRIMO
PRIMO QUADRO
Il salotto dei Preston ha un aspetto molto simpatico, come se appartenesse a gente conosciuta e familiare. Ci sono due poltrone accanto al fuoco, con una radio e delle librerie basse. C'è una credenza, e su di essa un vaso rustico con dei fiori autunnali; nell'incavo della finestra c'è una scrivania e una seggiola; la finestra guarda su un giardinetto ben tenuto. Vicino al fuoco c'è un tavolinetto basso su cui poggiare dei libri o il vassoio del tè. Le tende e i tappeti sono di buona qualità senza essere di lusso, di buon gusto senza essere esagerati. Nel centro del salotto c'è una porta che conduce in un piccolo ingresso in cui si intravedono le scale che conducono alle camere da letto superiori. Nell'ingresso si vedono l'attaccapanni, il porta-ombrelli, il telefono, e la porta d'entrata con un pannello a vetri colorati che riflette l'ombra delle persone che vengono a far visita. Se lo spazio lo permette, quando si apre la porta d'ingresso si dovrebbe poter vedere il cancello del giardino, in fondo a un violetto di ghiaia costeggiato di fiori e piante di rose. È una piccola casa semiisolata, in una strada tranquilla, popolata di tutte case uguali. Un lampione vicino getta un po' di luce sul cancello quando è buio.
È una sera d'autunno, fuori c'è ancora luce, ma la scena diventa sempre più buia, a mano a mano che Tatto prosegue. Janet Preston è seduta in una poltrona accanto al fuoco; è una donna sulla quarantina, dall'aspetto piacente, tranquillo. Veste bene, nel senso che non si nota quello che indossa e porta i capelli grigi pettinati in modo semplice, quasi austero. Potrebbe essere stata la figlia di un pastore, o un'insegnante, prima di sposarsi. Sta seduta senza appoggiarsi, sporta in avanti,, con un fazzoletto fra le mani. Di tanto in tanto singhiozza, disperatamente e fiocamente, come se non avesse più lacrime per il gran piangere e la sua disperazione fosse esausta. È pallida e sconvolta, con gli occhi infossati per la lunga veglia. La porta del salotto deve restare aperta in modo da poter vedere quella d'entrata, con la luce della sera che imbrunisce contro il pannello colorato. Ecco che un'ombra si forma contro il vetro; una chiave gira nella serratura ed entra David Preston. È un uomo di 50 anni, alto e robusto, vestito elegantemente con giacca scura e pantaloni grigi a righe, come si conviene a un cittadino benestante quale egli è. Infatti si tratta di un vecchio e quotato funzionario di una banca di Londra. Entra subito nell'ingresso con l'impermeabile e l'ombrello accuratamente richiuso sul braccio, e il giornale della sera ripiegato in mano. È evidente che ignora lo stato d'animo di sua moglie, perché canticchia una allegra canzoncina mentre appende il cappello e l'impermeabile, e fa ricadere l'ombrello nel porta ombrelli. Il rumore, secco, metallico, provocato dalla caduta dell'ombrello, elettrizza Janet. Balza dalla seggiola con un'espressione di incredula meraviglia. Resta ad aspettare, rigidamente in piedi accanto alla poltrona, come se non osasse guardare nell'ingresso e temesse che i propri orecchi si siano ingannati. Preston prende il giornale ed entra in salotto come un qualunque normale uomo che rientra dall'ufficio la sera, stanco di una intera giornata di lavoro, desideroso di bere una tazza di tè e di godersi tranquillamente il fuoco del caminetto; getta uno sguardo distratto e affettuoso alla moglie - così distratto che non si accorge di nulla - poi guarda il tavolino accanto al fuoco.
Preston Buona sera, cara. Ebbene? Il mio te! (Dà un'occhiata interrogativa alla moglie e subito il suo contegno cambia, diventa apprensivo e preoccupato. Janet, infatti, muove incerta verso di lui e si getta convulsamente nelle sue braccia).
Janet Oh, David! Caro. Caro. (Si stringe a lui singhiozzando con tutta l'anima).
Preston Janet! Cosa succede? In nome di Dio, cos'è accaduto!
(Ella non risponde. Tutta l'ansietà e il tormento a lungo repressi trovano ora sfogo in un dirotto pianto. Preston è oltremodo sorpreso e preoccupato).
Janet Oh, David! È stato terribile... Credevo d'impazzire. Cosa ti è successo? Dove sei stato?
Preston (stupefatto) Dove sono stato? Ma all'ufficio, che diamine! Dove vuoi che aia stato?
Janet Ma ieri sera... e tutto il giorno...?
(Egli la fissa completamente disorientato. Poi la prende gentilmente per un braccio e l'accompagna alla poltrona. È spaventato, ora, e le parla con molta dolcezza).
Preston Janet, tu lavori troppo. Mettiti a sedere tranquillamente che adesso ti preparo una buona tazza di tè. Devi trovare un aiuto, non puoi far tutto da sola, la casa, le lezioni... Se non ti sentivi bene, perché non mi hai telefonato in banca! Sarei tornato subito a casa.
(Janet ora è più calma. Guarda suo marito con aria perplessa).
Janet Non capisco cosa vuoi dire, David. Io sto benissimo, non ho nulla. Sono stata soloterribilmente in pensiero. Per te. Non ho fatto che tormentarmi tutto il giorno e tutta la notte. Non sapevo rosa fare. Credevo d'impazzire.
Preston Tutta la notte? Come sarebbe a dire, cara, « tutta la notte? ».
Janet Perché tu non sei tornato.
Preston (con dolcezza cercando di calmarla) Janet, cara. Guarda l'orologio lassù. Sono le sette e cinque. Torno sempre a casa a quest'ora, tutte le sere. Il mio treno arriva alle sette meno dieci, un quarto d'ora mi ci vuole dalla stazione a casa, ed eccomi qua. Non è che un giorno come tutti gli altri, cara: anzi, un lunedì come tutti gli altri.
Janet Ma oggi è martedì!
Preston (ridendo leggermente) Lunedì, tesoro.
Janet (ostinata) Martedì, David.
Preston (preoccupato, cercando di farla tornare in sé) Sei stanca, Janet. Hai le idee un po' confuse. Vuoi che non sappia che giorno è? Ieri era domenica, non ti ricordi? Ha piovuto un po' la mattina, ma poi ha smesso quando giamo andati in chiesa. Nel pomeriggio abbiamo lavorato in giardino: tu hai pulito i rosai, io ho tagliato l'erba nei prati. Dopo il tè, sono arrivato fino al Circolo, mentre tu preparavi la cena, e dopo cena abbiamo sentito la radio, non ricordi? Quella commedia... E oggi, in ufficio, ho fatto quello che faccio tutti i lunedì mattina: ho verificato la corrispondenza amministrativa della settimana ed ho sistemato gli ultimi conti dell'amministrazione insieme al direttore, come faccio ogni lunedì.
(C'è un silenzio. Janet si è voltata e guarda il fuoco. È calmissima, ora)
Vado subito a farti una tazza di tè, cara. Probabilmente ti sei addormentata sulla poltrona e hai sognato che non ero tornato a casa. (Sorride) Ma invece, eccomi qua! Tutto è a posto. (Va verso la porta).
(Janet prende in mano il giornale della sera che suo marito ha messo sul tavolino, gli dà un'occhiata, non appare sorpresa di quanto legge e richiama suo marito).
Janet David, guarda. Il giornale lo hai portato tu. Martedì, 17.
(Egli prende il giornale e guarda stupefatto la data).
Preston È straordinario. È... è difficile che si sbaglino, in genere... Ah, devono avermi dato il giornale di martedì scorso.
Janet Sarà meglio che tu guardi Il giornale di stamattina, allora. (Va verso la scrivania a prendere il giornale).
Preston Ma non può essere lì, lo porto sempre all'ufficio con me. Lo sai benissimo, Janet.
(Janet non risponde. Va alla scrivania e prende un giornale).
Janet Stamattina non l'hai preso. Non potevi prenderlo: non c'eri.
(Dà un'occhiata al giornale e glielo porge). Martedì 17. Ed ecco la « Rivista del giardiniere » che arriva tutti i martedì.
(Preston guarda la data sul giornale. Non riesce a capire cosa significhi tutto ciò. Janet parla con molta calma. Nella sua voce non c'è alcun risentimento né rimprovero, solo dolore. Anche se prova del risentimento contro di lui, lo nasconde molto bene)
Viviamo insieme da molto tempo, David. Siamo sempre stati felici, non abbiamo mai avuto segreti l'uno per l'atro. Ci siamo sempre capiti perfettamente, sempre. Se tu ad un tratto hai sentito il bisogno di andartene a stare solo per un po' di tempo, o di passare la serata con dei vecchi amici... non c'è nulla di male. Se tu me l'avessi detto, avrei capito e sarei stata contenta perché non vorrei mai che tu rinunziassi a qualche cosa per me. Ma perché mettermi in quest'ansia, in questo tormento? Non potevi telefonare e dirmi che non saresti tornato? E come potevi pensare di farmi credere che oggi è lunedì? Neppure un bambino si lascerebbe ingannare da una bugia così evidente. (Pausa) Sul serio hai pensato di potermi far credere che mi ero addormentata ed avevo sognato tutto? Se è così, è un gran dolore per me vedere che dopo tutti questi anni tu mi giudichi così stupida. (La sua voce si spezza. Volta il capo e guarda il fuoco).
(Preston ha sentito solo in parte ciò che ha detto sua moglie. È troppo stupito e spaventato per poter capire. Le risponde con la stessa calma con cui ella gli ha parlato, ma con incertezza, con perplessità, come se stesse lottando per trovare la chiave di tanto mistero).
Preston C'è qualcosa che... Non capisco cosa sia successo, Janet. Devi darmi tempo per riflettere, perché io... Sono sicuro che fra un minuto troverò la spiegazione di tutto. Ti giuro che tutto quello che ti ho detto è la verità... parola per parola; e che continuo a dirtela. Sono uscito di casa, come sempre, alle otto e mezzo per prendere il treno delle nove meno dieci. Quando sono arrivato in banca, ho sbrigato il solito lavoro di tutti i lunedì. Ho fatto colazione al ristorante all'angolo di via Vittoria; una tazza di brodo, del pesce e una fetta di dolce, come al solito. Ricordo perfettamente... fin nei più minuti particolari. Nel pomeriggio ho parlato col direttore, come tutti i lunedì. Sono tornato nella mia stanza alle tre e mezzo e ho fatto il solito lavoro fino all'ora di andar via... cioè fino alle... alle sei.
(Ha una leggera esitazione nel dire l'ora in cui se n'è andato. Janet gli lancia una rapida occhiata, come se questo confermasse i suoi sospetti nascosti, ma egli è troppo concentrato nei suoi pensieri per accorgersene, mentre prosegue nel suo racconto. Essa torna a fissare il fuoco restando in piedi con una mano sulla mensola del caminetto)
Sono sceso per via Vittoria fino alla stazione. Ho comprato il giornale... Ho camminato su è giù per il marciapiede e sono salito in treno proprio mentre partiva, alle sei e mezzo. Arrivato qui dalla stazione, sono venuto direttamente a casa. (Pausa) Vedi, dunque? Posso dirti quello che ho fatto minuto per minuto e chiunque in banca potrebbe dirti che sono rimasto là tutto il giorno.
(C'è un silenzio. Janet ha ascoltato pazientemente, senza credere una parola, e quando egli ha finito, essa comincia, con calma e decisione, a raccontare la « sua » storia).
Janet Ti ho preparato il tè qui sul tavolino alle sette ieri sera come tutte le sere. Non vedendoti venire, ho pensato che tu avessi perduto il treno, oppure che il treno fosse in ritardo. Sapevo che quello subito dopo arrivava alle sette e mezzo, ma quando non ti vidi arrivare neppure con quello, cominciai a meravigliarmi, perché ero sicura che mi avresti telefonato se tu fossi stato trattenuto in ufficio. Poi vennero le otto, l'ora di cena, e io non sapevo cosa fare. Ero terribilmente preoccupata: temevo che ti fosse accaduto un incidente. Alle nove non seppi più resistere e andai dai Warren, qui accanto, per quanto li conosca pochissimo. Il signor Warren mi disse che i treni funzionavano regolarmente e mi suggerì di telefonare in banca. Avrei dovuto pensarci da sola, ma ero così preoccupata che non riuscivo più a ragionare. Telefonò lui in banca per me, ma c'era solo la donna della pulizia. Non seppe dirgli nulla, tranne che tutti se n'erano andati come al solito e che per quanto ne sapeva lei, non era successo niente. Il signor Warren disse allora che forse eri arrivato mentre ero da lui, così tornai qui, ma tu non c'eri, ed erano quasi le dieci. Aspettai ancora... non potei toccar cibo... ed ero così in ansia, così preoccupata... che finalmente mi decisi e telefonai alla polizia.
Preston (esterrefatto) Alla polizia?
Janet (con un primo moto di rabbia) Cosa volevi che facessi? Che chiudessi la porta di casa e andassi a dormire come se niente fosse?
(C'è un silenzio. Essa riprende a parlare con la sua voce di nuovo calma e sicura)
Il sergente che rispose al telefono mi disse che avrebbe domandato negli ospedali e mi avrebbe informata se fosse stato ricoverato qualcuno. Sono rimasta tutta la notte in questa poltrona, in ascolto e in attesa. Stamattina, appena la banca si è aperta, ho telefonato al direttore. Mi ha detto che non eri venuto, ma che la sera prima te n'eri andato alle cinque, « come al solito ». (Lo guarda) Tu mi hai detto che sei uscito alle sei David.
Preston (a disagio) È vero, Janet. Esco alle sei. Sempre.
Janet Gliel'ho domandato un'altra volta, perché ero molto sorpresa. Me l'ha ripetuto. Ha detto che vai sempre via alle cinque.
Preston Dev'esserci uno sbaglio, forse hai capito male. « Lui » va via alle cinque. Parlava di sé quando ti ha detto così.
(Silenzio. Janet decide di non insistere, ma il suo modo di fare, a poco a poco, diventa sempre più duro. Ora è sicura di essere stata ingannata).
Janet Poi ritelefonò la polizia per sentire se eri tornato. Risposi che non avevo notizie. Telefonarono ancora. Era il sergente. Mi disse che avevano fatto altre ricerche negli ospedali, a Scotland Yard, ma che non avevano trovato nulla, nulla che potesse aiutarci. Da allora sono sempre stata seduta qui, per ore ed ore. Credevo d'impazzire... Ed ecco che tu entri in casa, David, come se niente fosse, e mi dici che è stato tutto un sogno.
Preston Posso dirti questo solo, Janet: a meno che io non abbia perso la ragione, a meno che non sia diventato improvvisamente pazzo, sono stato in banca tutto il giorno e ho fatto il solito lavoro di tutti i lunedì. Guarda il mio vestito: ti sembra il vestito di uno che è stato in giro tutta la notte? (Si guarda le mani e si tasta i capelli) Dove potrei essere andato a lavarmi e a farmi la barba? (Si alza in piedi e si guarda nello specchio sopra il caminetto)
Il mio aspetto non é forse quello di tutte le sere, quando torno dall'ufficio? Tornando a casa, strada facendo, pensavo alle solite cose di tutti i giorni: che devo piantare i tulipani intorno alla casa domenica prossima, che devo preparare i conti del Circolo per l'Assemblea che ci sarà il mese venturo... che domani sera andremo al cinema... (Resta in silenzio, poi scuote il capo) Ti sei arrabbiata quando ti ho detto che dovevi esserti addormentata sulla poltrona e dovevi aver fatto un brutto sogno, Janet. Ma che cosa altro posso pensare! (Guarda il tavolino ove sono posati i giornali) Questi giornali... io... io non capisco... ma deve esserci una spiegazione... una spiegazione semplicissima, banale, elementare. (A poco a poco la sua voce si abbassa, si spegne. Il suo sforzo di convincere se stesso non è risultato soddisfacente) Ma sono sicuro di una cosa, Janet: di dirti la verità.
(Nell'ingresso suona il telefono. Entrambi trasaliscono. Janet va a rispondere. Lascia la porta aperta e la si vede sollevare il microfono).
Janet (al telefono) Pronto. Sì. Parla la signora Preston. Buona sera, signor Cooper. (Pausa) Sì. È tornato in questo momento. Sì. Capisco. No... sta... sta benissimo. (Pausa) Sì. Lo chiamo subito. (Lascia il microfono staccato e torna in salotto)
È il direttore della banca. Dice che non ti sei fatto vedere in tutto il giorno. Vuole parlarti.
Preston (va al telefono) Buona sera, signor Cooper. No, sto benissimo. (Pausa) Ma non so... Avrei... avrei piacere di parlarvi. Non... non posso dirvi niente ora. Verrò in ufficio un po' prima domattina, alle nove meno un quarto e salirò da voi direttamente. Buona notte, signor direttore. (Riappende il microfono e torna in salotto. Appare stordito e spaventato).
Janet Sarà meglio che vada io a farti una tazza di tè.
(Esce direttamente in cucina).
Preston (tocca i giornali, poi guarda la porta, poi guarda di nuovo i giornali. Il sipario si abbassa per pochi momenti, ad indicare il passaggio di un breve intervallo di tempo).
SECONDO QUADRO
Mezz'ora dopo. Riaprendosi il velario, la stanza è vuota. La luce è accesa e le tende sono state tirate. Si apre la porta e Janet fa entrare il dottor Sparling, un libero professionista come tutti gli altri, un buon medico, un uomo semplice, senza pretese. Ha circa la stessa età di Preston; è onesto, cordiale, sensibile.
Janet Vado a dirgli che siete arrivato, dottore. Non voleva che vi chiamassi, ma secondo me è meglio che lo vediate.
Il Dottore (mettendo giù la borsa) Avete notato niente di... di strano, in lui, ultimamente?
Janet Niente. Era perfettamente normale.
Il Dottore Secondo voi, è veramente malato?
Janet Non lo so. Non so niente di più di quanto vi ho già detto per telefono. Quando è tornato aveva un aspetto ottimo, era allegro, e si è comportato normalmente, come sempre, finché non gli ho detto che cosa era successo. Allora... ecco... si è rifiutato di credermi finché non gli ho mostrato il giornale e non ha telefonato il direttore della banca.
Il Dottore Ci ha creduto, allora?
Janet Per forza. Doveva crederci. Cos'altro poteva fare?
Il Dottore D'altra parte non è possibile che pensasse di poter tornare a casa così, tranquillamente, e di potervi far credere che non era successo nulla, a meno che lui stesso onestamente credesse che veramente non era successo nulla.
Janet Lo so. È questo che non capisco. È un uomo così sincero. Sono sicura che non fingeva quando sembrava cosi sorpreso, eppure ho avuto la sensazione che mi nascondesse qualcosa.
Il Dottore Perché?
Janet Vedete... mi ha detto che era uscito dall'ufficio alle sei, quella sera... che esce sempre alle sei. Ma il direttore al telefono mi ha detto che esce invece alle cinque... regolarmente tutte le sere.
Il Dottore Questo però non spiega la sua assenza di 24 ore... Glielo avete chiesto... se é vero che esce alle cinque?
Janet Sì. Mi ha detto che c'era uno sbaglio. Era così sicuro di quel che diceva, che devo per forza credergli. (Il dottore annuisce) Voi non ci conoscete molto bene, dottore, perché raramente ci ammaliamo, ma dovete sapere che andiamo perfettamente d'accordo fra noi, siamo molto felici.
Il Dottore Non ne dubito. L'ho sentito dire da molta gente... (Bruscamente professionale) Allora se volete dirgli che sono qui...
Janet Subito. (Va verso la porta).
Il Dottore Avete detto che non voleva vedermi, che avete tanto insistito...
Janet In principio non voleva, perché odia l'idea di essere ammalato, ma poi... infine mi è sembrato contento che io insistessi. (Il dottore annuisce) Deve spogliarsi?
Il Dottore Oh no. Non credo che ce ne sarà bisogno.
Janet Allora è inutile che riaccenda il fuoco. (Esce).
(Il dottore va al caminetto e aspetta. Non ha nessuna pretesa di fare lo psichiatra. Probabilmente è il primo caso del genere che gli capita e di gente un po' imbarazzato. Entra Preston: è pallido e nervoso, ma cerca di nascondere la sua preoccupazione).
Il Dottore (gli va incontro con un allegro sorriso) Buona sera.
Preston Buona sera, dottore. (Si stringono la mano).
Il Dottore È un bel pezzo che non ci vediamo.
Preston Già, l'ultima volta veniste per quel ginocchio; due anni fa.
Il Dottore Vi ha dato fastidio?
Preston Affatto. Feci un po' di massaggi con quell'unguento e non se ne parlò più.
Il Dottore Meno male. Ci siamo visti un'altra volta, dopo. Vi ricordate! Al ballo del Circolo.
Preston (annuendo) A Natale. Sì, abbiamo avuto molta gente, quella sera.
Il Dottore Notai molta gioventù.
Preston F acciamo di tutto per incoraggiare i giovani. I Circoli, di solito, invecchiano prima del tempo, perciò abbiamo stabilito come regola di eleggere tutti gli anni nel comitato almeno tre membri sotto la ventina.
Il Dottore Una grande idea. Vi dà molto da fare essere il tesoriere di un Circolo così grande!
Preston Piuttosto; porta via molto tempo, ma mi piace.
Il Dottore Quanti soci avete!
Preston Beh... quest'anno più di trecento.
Il Dottore Sono parecchi. E un Circolo importante, ormai.
Preston Eh sì. Quando lo fondammo, dieci anni fa, cominciammo con 15 soci.
(C'è un silenzio. Entrambi hanno fatto la conversazione seguendo un loro scopo personale: il dottore di mettere il paziente a suo agio e di saggiare la memoria; Preston di dimostrare al dottore che egli è perfettamente normale e ricorda tutto. Ma nessuno dei due è a proprio agio. Preston sta sforzandosi di dominarsi, ma è nervoso, imbarazzato e spaventato).
Il Dottore Di aspetto state benissimo.
Preston E mi sento bene. Benissimo. (Pausa) Mia moglie vi ha telefonato tutto quello che é successo!
Il Dottore Sì. Mi ha detto tutto quello che le avevate detto voi. Veramente sapevo fin da ieri sera che era successo qualcosa.
Preston (bruscamente) E come!
Il Dottore La polizia ha telefonato in ospedale per sentire se era stato ricoverato nessuno. C'ero anch'io quando hanno telefonato. Hanno fatto il vostro nome.
Preston Già. Mi dispiace molto che mia moglie si sia rivolta alla polizia.
Il Dottore Era l'unica cosa che potesse fare in simili circostanze.
Preston Ah, d'accordo. Capisco bene. Ma vedete, noi siamo persone che facciamo una vita così tranquilla, così normale; ora, voi capite, la polizia...
Il Dottore Ma non dovete preoccuparvi. Sono molto discreti. Non avrete nessuna pubblicità spiacevole. Li avete avvertiti che siete tornato?
Preston Sì. Ha telefonato mia moglie.
Il Dottore Tutto è a posto, allora. Ora vediamo cosa possiamo fare. Se ho ben capito, voi siete partito per Londra, come sempre, ieri mattina e siete tornato a casa stasera, alla solita ora, convinto che fosse lo stesso giorno, mentre invece era il giorno dopo... È così?
Preston Sì. (Pausa) È tutto così strano, dottore... Sono tornato a casa, come faccio tutte le sere, alle sette e qualche minuto. Mi sentivoperfettamente normale, più che sicuro di tornare a casa dopo una comune giornata di lavoro. Ho trovato mia moglie inuno stato spaventoso. Quando mi ha raccontato cosa era successo, ho creduto che avesse sognato... (Pausa) Non riesco ancora a crederci... È come un incubo...
Il Dottore Già. Capisco. Non vorrei che mi fraintendeste, ma certo vi rendete conto che qualsiasi cosa mi diciate resta legata al segreto professionale. Neppure vostra moglie lo saprà. Non mi è possibile aiutarvi senza sapere tutto. Se c'è qualcosa che desiderate la signora non sappia...
Preston (fermamente) Non c'è nulla che io possa dirvi che non abbia già detto a mia moglie.
Il Dottore Fra il momento in cui siete uscito di casa ieri mattina e il momento in cui siete tornato a casa stasera, può essere accaduta un'unica cosa: un'amnesia dell'apparente durata di 24 ore.
Preston Ma quando un uomo perde la memoria per un certo periodo di tempo, ci sarà certo un momento in cui la riacquista, e in cui si domanda ove si trova e che cosa gli è successo?
Il Dottore Non è indispensabile. Il ritorno della memoria non è sempre una cosa improvvisa. E possibile che ritorni gradualmente, che a poco a poco vi accorgiate della presenza di cosefamiliari intorno a voi e riprendiate il filo della vostra normale vita quotidiana senza neppure rendervi conto che siete stato in preda ad un'amnesia. Non succede spesso, ma può succedere.
Preston Ma dove potrei essere stato in quelle 24 ore? Vi pare che qualcuno non avrebbe notato un uomo che vaga senza mèta per la città? Se fosse stato in campagna, ancora ancora, ma si tratta di Londra. E poi, dove posso essermi lavato e fatta la barba! Guardate: i miei pantaloni hanno ancora la piega; il soprabito e il cappello sono pulitissimi e spazzolati.
Il Dottore È appunto questo che dobbiamo scoprire. Vi siete sempre sentito bene in questi ultimi tempi! Niente mal di testa, stanchezza senza ragione, insonnia?
Preston No. Non mi pare.
Il Dottore Nessuna grave preoccupazione?
Preston Niente che possa giustificare una cosa simile.
Il Dottore Non c'è stato niente di insolito nel vostro viaggio a Londra?
Preston Niente assolutamente. Sono arrivato alla stazione pochi minuti prima dell'arrivo del treno. Sul marciapiede ho incontrato il maggiore Watson, il presidente del nostro Circolo. Abbiamo fatto il viaggio insieme parlando degli affari del Circolo, dei nuovi campi da tennis che stiamo allestendo, e dell'assemblea generale che sarà tenuta il mese venturo. Me ne ricordo perfettamente. Una volta arrivati, il maggiore si è diretto verso il suo ufficio di Regent Street ed io ho preso la metropolitana per la City. In banca non è accaduto niente perché il direttore ha detto per telefono a mia moglie che ero rimasto là tutto il giorno.
Il Dottore Il vostro lavoro è proceduto regolarmente quel giorno! Voglio dire, che non c'è stato nessun problema difficile, nessuna questione speciale che potesse destarvi preoccupazione!
Preston Niente, assolutamente. È stata una giornata di lavoro come tutte le altre.
Il Dottore E avete lasciata la banca alla solita ora!
Preston (si alza e comincia a passeggiare su e giù. Era stato sempre deciso e sicuro, ma ora comincia ad esitare) Avete detto che qualunque cosa vi confidi resta fra noi!
Il Dottore Assolutamente. Ve ne dò la mia parola.
Preston Ecco, c'è una cosa. È una cosa così insignificante, senza importanza, che non può avere nessuna relazione con l'accaduto. (Esita) Vi ripeto che mia moglie ed io siamo perfettamente felici.
Il Dottore Non ne dubito.
Preston All'infuori delle piccole discussioni do-mestiche che hanno tutti, fra noi non c'è mai stata una seria divergenza e non ci sarà mai. Ma c'è sempre qualcosa che piace all'uno e non piace all'altro. A mia moglie non piacciono i liquori... Oh Dio, sono sicurissimo che se volessi tenerne in casa, non solleverebbe la minima obbiezione. Ma io rispetto le sue idee e me ne astengo. Soltanto, come a molti altri, mi fa piacere bere un bicchiere di sherry la sera, quando ho finito di lavorare.
Il Dottore Piace molto anche a me.
Preston Per qualche tempo presi l'abitudine di fare tutte le sere una scappatina in un bar verso la stazione a bere un bicchiere di sherry.
Il Dottore Non ci vedo niente di male.
Preston Fu appena finita la guerra. Avevamo poco personale e dovevamo lavorare tino alle sette tutte le sere. Alle sei uscivo, andavo a bere il mio sherry, e tornavo al lavoro. Andavo in un piccolo bar, in una via laterale vicino alla banca; i padroni sono un fratello e due sorelle, brava gente, certi Dobson. Joe Dobson è sulla quarantina, Ellen ha presso a poco la mia età. Peggy, la minore, è molto più giovane, sotto i trenta, credo. (Dà un'occhiata al dottore, con un sorriso forzato) So cosa state pensando, dottore.
Il Dottore (in fretta) No, no, affatto! E perché dovrei...
Preston Non c'è nulla di cui mi debba vergognare, vi ho detto. Circa due anni fa il lavoro finì, e fui libero di lasciare l'ufficio alla solita ora, cioè alle cinque. Mi dispiaceva dover rinunziare a questa piacevole mezz'oretta nel bar. Il bar, al pomeriggio, non si apriva prima delle sei, come tutti gli altri, naturalmente, e non potevo stare in giro per un'ora ad aspettare.
Il Dottore Così siete entrato dalla porta laterale? Io facevo sempre così a Winchester durante la guerra.
Preston Appunto. Non avevo che da suonare alla porta di casa e entrare, non come cliente, ma come amico. Da allora esco sempre d'ufficio alle cinque, passo mezz'oretta dai Dobson e poi vado a piedi alla stazione a prendere il treno delle sei e trenta. Capisco che è sciocco non averlo detto a mia moglie, ma il fatto è che ora, dopo tanto tempo...
Il Dottore Beh, non mi sembra poi così importante. Chissà quante brave persone fanno lo stesso.
Preston Sì, ma se, tutt'a un tratto, le dicessi che faccio questo da 3 o 4 anni, potrebbe pensar male, e che ha qualche relazione con quanto è successo ieri, mentre io sono sicuro di no... Dunque, arrivo là alle cinque e dieci e mi fanno passare in salotto. Naturalmente pago quello che bevo: di solito prendo due bicchierini di sherry, molto piccoli, e qualche volta un sandwich, e giochiamo a biliardo. Peggy, la più giovane, è affascinante, piena di spirito e mi piace molto la sua conversazione.
Il Dottore E lunedì sera ci siete andato come al solito?
Preston Sono arrivato alle cinque e qualche minuto e me ne sono andato alle sei, in tempo per prendere il treno.
Il Dottore Non è successo nulla di insolito?
Preston Nulla, assolutamente, e ricordo benissimo di aver sentito suonare le sei alla chiesa di San Paolo, mentre ero sulla porta che li salutavo.
Il Dottore Allora non ci resta che un'ora da esaminare, perché normalmente sareste tornato a casa alle sette, no? Potete ricordarvi come vi sentivate mentre andavate verso la stazione? C'è stato nessun incidente lungo la strada?
Preston Mi sentivo perfettamente lieto e soddisfatto.
Il Dottore Scusate l'indiscrezione della domanda, ma per caso, avete bevuto più del solito quella sera!
Preston No, ne sono sicuro. Non supero mai i due bicchierini e loro non insistono. Sono schiavo delle abitudini, dottore, e sono un metodico.
Il Dottore E arrivaste alla stazione in anticipo?!
Preston Sì. (La sua incertezza ritorna e prende a parlare lentamente cercando le parole) C'è solo una cosa... Forse non me ne sarei neppure ricordato se non stessi ricercando ansiosamente qualcosa fuor dell'ordinario, ma ricordo bene una curiosa sensazione che provai entrando alla stazione e guardando il grande orologio, in alto. Non posso descriverla con precisione: una sensazione molto vaga, incerta. Mi ricordo di aver fissato a lungo l'orologio, così a lungo che se chiudo gli occhi lo vedo ancora: il quadrante bianco e le lancette nere che segnavano le sei e venti.
Il Dottore Forse siamo arrivati a qualche cosa.
Preston Ricordo che lo guardavo come se avessi paura... ed effettivamente era così... di staccarne lo sguardo, poi ricordo una sensazione come di stordimento, d'incertezza mentre mi dirigevo verso il treno. Dovetti fare uno sforzo per ricordare il numero del binario, nonostante sia sempre il binario numero sei, tutte le sere.
Il Dottore Vi ricordate il viaggio?
Preston (incerto) Mi pare che lo scompartimento fosse pieno e di aver fatto un sonnellino.
Il Dottore Volete dire che avete dormito durante il viaggio?
Preston Mi capita spesso. Poi mi risveglio per forza d'abitudine, proprio prima che il treno entri in stazione.
Il Dottore Non c'era nessuno che conoscevate sul treno?
Preston Non mi pare. I miei conoscenti tornano con i treni precedenti. Mi sembra però di essere rimasto solo nello scompartimento all'ultima stazione.
Il Dottore Eravate solo arrivando qui?
Preston Mi pare di sì.
Il Dottore Non ne siete perfettamente sicuro?
Preston (dopo aver riflettuto) Non perfettamente.
(Si apre la porta e Janet guarda dentro incapace di trattenere la sua curiosità e la sua ansietà).
Il Dottore Signora Preston, credo di potervi assicurare che vostro marito sta benissimo. Posso dirlo anche senza misurargli la temperatura o sentirgli il polso. Quanto alla sua memoria, anche qui va quasi tutto bene. Nessuna paura di un esaurimento o qualcosa del genere. Si tratta semplicemente di un'amnesia o interruzione di memoria. È seccante, certo, ma non è affatto il caso di allarmarsi. (Pausa) Avete mai avuto nessuna malattia grave, signor Preston, o qualche incidente?
Preston No, mai. Sono sempre stato benissimo.
Il Dottore Cosa avete fatto durante la guerra?
Preston Ero addetto al servizio di protezione antiarea, qui in paese.
Il Dottore Avete avuto dei grossi bombardamenti?
Janet Ah sì. Eravamo molto esposti qui, sapete.
Il Dottore (a Preston) Vi ricordate nessuna esperienza particolarmente spiacevole?
Janet (al marito) Quella volta in via Nazionale, David... L'occhio...
Preston Già, l'occhio... Una bomba cadde proprio dietro alle case. Io ero a neppure cento metri e naturalmente l'esplosione fu piuttosto forte. Non fui colpito minimamente, però rimasi sordo da questo orecchio (indica l'orecchio destro) per qualche giorno.
Il Dottore Vi faceste vedere da un medico?
Preston Non lo ritenni necessario. Mi sentivo benissimo, a parte la sordità, e anche quella passò subito. Mi è rimasto però una specie di crampo facciale che mi fa chiudere di tanto in tanto l'occhio... cosa da nulla, ma abbastanza noiosa. Sono costretto a mettermi spesso gli occhiali neri. Anzi, dottore...
Il Dottore Sì, certo, ne riparleremo... Vedete, choc di questo genere giocano dei brutti tiri certe volte. Ci sono stati centinaia di casi del genere dopo la guerra. Amnesie come la vostra possono capitare a persone perfettamente normali senza che neppure ne ricordino la causa originale. Possono essere provocate da un forte choc, come quello che avete avuto voi, o possono essere il risultato di un lungo periodo di lavoro eccessivo.
Preston Intendete dire che si ripeterà altre volte?
Il Dottore No. Non è stabilito affatto, può e non può ripetersi e del resto, può darsi che sia stato un bene, anzi, per voi... che sia servito a liberarvi da unaspecie di ossessione rimasta in voi a vostra insaputa. Una volta libero, non ne resta più traccia.
Janet Se soltanto si potesse sapere quanto è successo!
Il Dottore Mi sembra abbastanza chiaro. (A Janet) Vostro marito ricorda di essersi sentito in modo leggermente strano arrivando alla stazione.
Janet (ancora un po' sospettosa) Non me l'avevi detto, David.
Preston Mi è venuto in mente solo pochi minuti fa.
Il Dottore (alla signora) Ora noi possiamo stabilire come ha passato tutto il lunedì fino al momento in cui è arrivato alla stazione per tornare a casa. Adesso dobbiamo cercare di scoprire se la sua memoria se n'è andata al momento in cui dice di aver provato quella strana sensazione, o se questo sia piuttosto un sintomo che gli stava ritornando. Capite cosa voglio dire?
Janet Intendete dire che avrebbe perso la memoria alla stazione ieri sera e sarebbe rimasto lì fino a stasera?
Il Dottore È possibile.
Janet (incredula) Ma il capostazione o i ferrovieri avrebbero pur fatto qualcosa, non vi pare?
Il Dottore Uno può restare in una stazione per ore ed ore senza attrarre l'attenzione di nessuno. C'è tanta gente seduta ad aspettare i treni. Non è necessario comportarsi in modo strano. Può darsi che sia rimasto seduto su una delle panche della sala d'aspetto, o che sia andato al ristorante o che sia uscito di stazione e tornato in città. La polizia non ferma mai un uomo ben vestito e di aspetto rassicurante. Anche se la memoria se ne è temporaneamente andata, il cervello può continuare a funzionare normalmente in altri campi. (A Preston) Non avete qualche reminiscenza anche confusa, annebbiata?
Preston Nulla. Assolutamente.
Il Dottore La mattina può darsi che siate stato dal barbiere. Ci sono dei casi in cui si continua ad agire cosi meccanicamente per settimane, restando perfettamente normali, soltanto con una lacuna nella memoria. Stasera forse siete tornato inconsciamente alla stazione. La vista dell'orologio che segnava l'ora abituale del vostro ritorno, può darsi sia stato ciò che vi ha fatto ritornare la memoria. Avete riunito i fili al punto in cui li avete lasciati cadere 24 ore prima e vi siete diretto verso casa del tutto ignaro che qualcosa vi fosse accaduto.
Preston (scuotendo il capo) Non posso crederlo. Conosco Londra pietra per pietra, ogni strada, ogni piazza. Se avessi camminato tutta la notte e tutto il giorno, rivedendo una delle tante cose familiari avrei riacquistato la memoria prima di vedere quell'orologio, non vi pare?
Il Dottore Sì, le cose familiari in genere tendono ad aiutare. Ecco perché sono più propenso a credere che sia successo nell'altro modo.
Preston Quale altro modo?
Il Dottore Certo io non sono specialista in questa materia, ma penso che perdere la memoria sia un processo più graduale che non il riacquistarla. Quella sensazione alla stazione, la vostra confusione, non ricordavate più da che binario partiva il vostro treno, la vostra incertezza sulle persone che trovaste in vettura... ebbene, questo mi ha tutta l'aria di essere il periodo in cui si perde la memoria.
Preston Secondo voi, sarebbe accaduto in treno, tornando a casa?
Il Dottore Non avete le idee molto chiare riguardo al viaggio, vero?
Preston (incerto) Vi ho detto che in treno mi sentivo stanco e insonnolito.
Il Dottore Allora credo proprio che sia andata cosi. La vostra memoria cominciò a funzionare male appena arrivato in stazione. Può darsi che siate sceso dal treno una stazione prima, sufficientemente lontano da casa per ritrovarvi in strade del tutto sconosciute. So la vostra memoria era già vacillante, l'ambiente estraneo vi ha determinato la lacuna completa. Siete semplicemente andato in giro qua e là senza scopo.
Preston (irritato) Ma dove, in tutto quel tempo?
Il Dottore Questo è quanto ancora non sappiamo. Domattina, dopo il riposo della notte, forse vi tornerà in mente qualche piccola cosa che vi aiuterà a ricostruire il resto.
(Si interrompe. Egli stesso non è molto soddisfatto della soluzione trovata, ma cerca di essere gioviale e incoraggiante per aiutare il suo paziente che appare preoccupato)
L'importante è che siate a casa, sano e salvo. Vi sarebbe potuta andare molto peggio. (Si alza e si prepara ad uscire) È naturale che vi sentiate un po' sconvolto e preoccupato. Vi manderò qualche cosetta per dormire.
Preston Non prendo mai sonniferi.
Il Dottore Qualcosa di perfettamente innocuo, in caso non riusciste a prender sonno. E tornerò domattina verso le dieci.
Preston Devo uscire di casa alle otto. Ho promesso al direttore di essere in banca presto.
Il Dottore Se fossi in voi, non andrei in banca domani. Prendetevi un giorno di riposo. Non vi preoccupate. Occupatevi del giardino, fate una passeggiata. Vi ripeto, non credo assolutamente che un tale disturbo si possa ripetere. (Sorride) Comunque, immagino che vi portiate dietro la vostra carta d'identità.
Preston Per dire la verità, no. Non la porto. Mi è venuto in mente proprio ora. Porto solo il portafoglio con un po' di danaro.
Il Dottore Non portate qualcosa col vostro indirizzo?
Preston No, ma in futuro lo farò senz'altro. (Esita) C'è una cosa che mi preoccupa un poco, dottore. Si tratta della banca. È ormai un fatto sicuro che sarò nominato direttore della liliale di Eastbourne l'anno prossimo. È un ottimo posto e ci tengo molto, ma se la direzione viene a sapere quanto è successo, la mia nomina verrà pregiudicata. Naturalmente non pretendo che facciate una falsa dichiarazione, ma si può fare in modo che la direzione non sappia quanto è accaduto?
Il Dottore (esitante) Ecco, a quanto ho capito dai discorsi della signora, lo sanno già. (Alla signora) Non lo avete detto voi per telefono al direttore?
Janet Ho dovuto dirglielo. Cos'altro potevo fare?
Preston Hai detto soltanto che non ero tornato a casa, no? Non hai parlato di perdita della memoria...
Janet No, naturalmente. Non lo sapevo neppure.
Preston (al dottore) E se io dicessi che ho passato la sera con degli amici e che mia moglie se n'era dimenticata... oppure che io mi ero dimenticato di dirglielo?
Il Dottore Questo sta a voi deciderlo. Quanto a me, se mi viene richiesto un certificato, devo dire cosa è successo.
Preston Non è necessario il certificato per due giorni di assenza. Dopodomani potrò tornare in banca?
Il Dottore Sì. Penso di sì.
(Preston appare sollevato. Si è tolto un gran peso. Subito cambia d'umore. È di nuovo allegro, vivace e contento).
Preston Potrei dire che da questi amici mi sono sentito male... e che per un malinteso non hanno fatto alla banca la mia ambasciata... (Si rivolge al dottore ansioso di ottenere la sua approvazione) Oppure pensate che sia mio dovere dire la verità?
Il Dottore Non è affar mio, signor Preston, quanto deciderete di fare.
Preston Dopo tutto, voi avete detto che sto benissimo e che probabilmente non succederà mai più. Ma questi direttori di banca sono strane persone. Sono sicuro che me ne farebbero colpa. Anche qui in paese mi nuocerebbe. Tutto cambierebbe... (Pausa) Capite cosa voglio dire, vero, dottore? Non... non è delittuoso nascondere una colpa come questa, vero?
Il Dottore No. Non vedo perché dovrebbe esserlo.
Preston (felice) Telefonerò al direttore domattina e gli spiegherò tutto. (A sua moglie) Tu sosterrai quello che dico, vero, Janet?
Janet Farò tutto quello che ti sembrerà giusto, David.
(Il dottore prende la borsa).
Preston Caro dottore, vi sono gratissimo per quanto avete fatto per me. Altri dottori avrebbero pronunciato una sfilza di parolone difficili spaventandomi da morire.
Il Dottore Non ce n'è nessun bisogno, ne sono certo. Però, se avete piacere di farvi vedere da uno specialista...
Preston Santo cielo, no davvero! Voi mi avete detto che sono in buona salute e che probabilmente non si ripeterà più. Non voglio altre medicine che le vostre parole!
(Suonano alla porta. I nervi di Janet sono molto scossi. Ella trasalisce spaventata).
Janet Sarà il sergente di polizia?
Preston Gli hai telefonato che ero tornato?
Janet Sì, proprio prima di telefonare al dottore.
Preston (al dottore) Con tutto questo la polizia non ha niente a che vedere, vero?
Il Dottore Oh no. Ora che siete a casa e state benissimo, non c'è più nessun bisogno dell'intervento della polizia. Forse verranno semplicemente a prender conferma.
Janet (mentre va alla porta) È un uomo molto a posto, il sergente.
Il Dottore Se è il sergente Blake, senz'altro. (A Preston) È meglio che vi facciate vedere un momento, tanto per dimostrare che siete davvero in casa.
Preston Fallo entrare, allora, Janet.
(Essa esce chiudendosi la porta dietro).
Il Dottore Vi manderò quelle pillole...
Preston Sul serio, non ne ho bisogno.
Il Dottore Andate a letto presto, allora, e cercate di riposarvi. Tornerò domattina verso le dieci.
Preston Pensate davvero che... che non si tratti di una cosa grave che potrebbe ripetersi? (Guarda verso la porta dove i uscita la moglie).
Il Dottore Ve l'ho detto. Non c'è nessuna ragione di pensarlo. Vi ho suggerito di restare a casa domani perché dopo un forte choc come questo è probabile che abbiate una reazione, ma se cercate di essere calmo sono certo che non ne risentirete minimamente, e meno ci pensate, meglio è.
(Janet ritorna con un uomo magro, alto e calvo con forti sopracciglia. Il maggiore Watson probabilmente è ufficiale della riserva che ama usare il proprio titolo militare. È pieno di vigore fisico e di vitalità gioviale, piuttosto brusco, non molto sensibile).
Janet C'è il maggiore Watson, David.
Preston (sollevato che non sia la polizia) Salve, maggiore! Entrate, entrate! Conoscete il maggiore Watson, dottore? È il presidente del nostro Circolo.
Il Dottore Sì. Come state, maggiore?
Il Maggiore Non c'è male, grazie. Ci siamo visti al nostro ballo di Natale, se non sbaglio.
Il Dottore Sì. Venni come invitato di un socio.
Il Maggiore E la cena, come vi sembrò?
Il Dottore Eccellente.
Il Maggiore Siete riuscito ad assaggiare le crocchette di carne? Erano squisite.
Il Dottore Sì. Erano ottime.
Il Maggiore Un uomo lo si giudica dagli amici, e un Circolo dalle vivande. Io lo dico sempre. (A Preston) Siete riuscito ad accalappiarlo?
Preston (ridendo) No, non ancora.
Il Maggiore Dobbiamo farlo diventare nostro socio assolutamente. Tassa d'entrata: una ghinea. Canone annuo due. Ecco tutto.
Il Dottore Beh! Forse fin qui ci potrei arrivare.
Il Maggiore È il miglior Circolo della zona: bridge, biliardo, tutto quello che volete, compreso un quiz intellettuale al mese. Stiamo anche facendo una lotteria per raccogliere fondi per un nuovo campo da tennis: finora abbiamo più di 500 sterline, al Circolo spetta il 20%, non va quindi poi tanto male...
Il Dottore Anzi, va molto bene.
Il Maggiore Domani ci sarà l'estrazione. Come socio, avreste potuto parteciparvi.
Il Dottore L'anno prossimo! (Si volta per andarsene) Buona notte, signor Preston. (Alla signora) Buona notte...
(Esce con Janet)
Il Maggiore (indicando la porta col capo) Brava persona.
Preston Sì, ottima.
Il Maggiore Proprio l'altro giorno pensavo che dovremmo accaparrarci un po' di medici. Abbiamo un paio di chimici, ma i medici hanno più classe. Come mai è venuto? Non state bene?
Preston Niente di grave. Un po' di mal di stomaco.
Il Maggiore Mi sono meravigliato di non trovarvi sul treno stamattina. Siete rimasto a casa tutto il giorno?
Preston (recitando la parte che ha scelto) No. Per dirvi la verità ho passato la serata con degli amici.Qualcosa a cena mi ha fatto male e così mi son dovuto fermare da loro. Sono appena tornato.
(Janet ritorna. È ansiosa che suo marito si riposi e cerca di liberarsi del maggiore).
Janet Mi dispiace non potervi dire di restare a cena con noi, maggiore.
Il Maggiore Per carità, per carità! Mi fermo solo cinque minuti. Credevo aveste già cenato.
Janet Siamo un po' in ritardo, stasera.
Il Maggiore Beh, quando è pronto non farete che buttarmi fuori.
Janet Non c'è nessuna fretta. (Esce chiudendo la porta).
(Rimasto solo con Preston il maggiore non è più così gioviale. Sembra imbarazzato).
Il Maggiore Dicevate che avete passato la serata con degli amici?
Preston Sì.
Il Maggiore Volete dire che... che avete dormito anche da loro?
Preston (esita a rispondere. Trova la cosa più difficile di quanto si aspettasse) Ve l'ho appena detto. Dei vecchi amici che stanno all'altro capo di Londra. Ogni tanto vado a trovarli.
(Il maggiore Watson lo fissa. È ancora più imbarazzato e sta diventando ansioso).
Il Maggiore Sono venuto a trovarvi per il danaro della lotteria.
(Fa una pausa e guarda Preston interrogativamente. Preston io guarda senza capire)
Lo avete portato via dal Circolo ieri sera, vero? Robinson il cameriere, ha detto che alle dieci eravate ancora nel « bureau ». Dovete aver cenato piuttosto tardi con i vostri amici se non avete lasciato il Circolo fin dopo le dieci, no?
(Il disagio di Preston si è mutato in spavento. Il maggiore Watson lo guarda allarmato)
Voi siete andato al Circolo ieri sera. L'avete preso voi il danaro, vero?
Preston (con voce rauca) Vi ripeto che ho passata la serata con degli amici.
Il Maggiore Non siete affatto andato al Circolo?
Preston (in tono di sfida) No!
Il Maggiore (scattando in piedi) Mio Dio!
Preston Che cosa vi ha detto il cameriere?
Il Maggiore Qualunque cosa mi abbia detto è una vergognosa menzogna, e quell'uomo è un furfante, un ladro!
Preston Che cosa vi ha detto?
Il Maggiore (cammina su e giù sempre più costernato) È venuto a casa mia ieri sera a lasciarmi le chiavi perché andava in permesso oggi. Ha detto che aveva spento tutte le luci, ma che proprio quando stava per uscire aveva visto la luce nel « bureau ». Lì per lì pensò di averla lasciata accesa per «baglio, e così entrò per spegnere... e trovò voi davanti alla cassaforte. Disse che era aperta e che vide il denaro della lotteria... quelle banconote in pacchetti... su una seggiola. Voi allora gli diceste che non vi sentivate tranquillo a lasciare tutto quel denaro in una cassaforte così poco cassaforte, e che lo avreste custodito voi finché non venissero pagati i premi. Tutto questo è falso, allora, secondo voi?
Preston (sforzandosi di apparire calmo) Vi ho già detto che non c'ero.
Il Maggiore Canaglia di un ladro, era così gentile e complimentoso che non ho dubitato neppure per un momento delle sue parole. È stato abbastanza abile da dirmi che era perfettamente d'accordo con voi perché anche lui giudicava poco prudente lasciare tutto quel denaro in quella cassaforte. Poi, proprio prima di andarsene, ha aggiunto qualche cosa che ora capisco.
Preston Che cosa?
Il Maggiore Disse che vi comportavate in modo strano, che vi arrabbiaste moltissimo vedendolo e gli diceste di andarsene e di badare ai fatti suoi. Sapendo bene che non avete mai avuto simpatia per lui, ho creduto anche a questo. Ma capite ora perché me l'ha detto? Perché io sospettassi di voi una volta sparito il danaro e per avere più tempo di squagliarsela! Avevo pensato di venire da voi per ottenere una conferma, ma poi mi sono ricordato che vi avrei visto sul treno stamattina. Ho cercato di telefonarvi in banca e non vi sono riuscito. E ora quel mascalzone ha avuto una giornata intera per squagliarsela!
Preston Siete sicuro che il denaro sia sparito?
Il Maggiore Altroché! Ho guardato stasera dappertutto: 515 sterline della cassa del Circolo, danaro dei soci! E con l'estrazione domani sera! Dobbiamo avvertire immediatamente la polizia! Se lo pigliano subito, forse non fa in tempo a spenderlo tutto! Posso telefonare! (Fa per andare al telefono nell'ingresso ma Preston lo richiama).
Preston (quasi incapace di parlare) Maggiore Watson, aspettate! Non fate nulla stasera!
Il Maggiore (sbalordito) Non fate nulla! Come sarebbe a dire?
Preston Lo... lo scandalo significherebbe per il Circolo...
Il Maggiore Scandalo!... Buon Dio, Preston, ma questo è un furto bello e buono, altro che scandalo! Lui cerca di farlo ricadere su di voi e voi dite di non far niente!
Preston Forse c'è uno sbaglio... un malinteso...
Il Maggiore Ma quale sbaglio? Il danaro non c'è più!
Preston Forse non è stato rubato!
Il Maggiore E dov'è allora? Noi due in persona l'abbiamo contato domenica sera e poi l'abbiamo chiuso. Se non l'ha preso Robinson, chi l'ha preso!
Preston Non lo so. So soltanto che sono io il tesoriere del Circolo e che perciò mi sento responsabile. Se dovesse esserci uno sbaglio, sarebbe una cosa terribile mettere la polizia dietro a Robinson e farlo accusare. E se fosse innocente?
(Il maggiore fissa Preston sospettoso e perplesso).
Il Maggiore Sentiamo la vostra idea, allora. Forse dobbiamo sederci e chiacchierare lasciando che quel mascalzone fugga tranquillamente col danaro? Sapete bene che non siamo assicurati contro i furti.
Preston (a bassa voce) Vi ripeto, mi sento responsabile.
(Silenzio. Watson lo guarda con aria incredula).
Il Maggiore È incredibile! Quell'uomo non vi è mai piaciuto, non ve ne siete mai fidato, e ora che vi fa un'azione così sporca cercate di aiutarlo!
Preston (portandosi una mano alla fronte) Sono stanco stasera, maggiore. Ho avuto una brutta giornata... non mi sento bene.
Il Maggiore (indignato) E credete forse che io mi senta bene dopo questa storia? Cosa diremo in assemblea domani sera? Faremo finta che il danaro sia ancora nella cassaforte? Oppure diremo che non sappiamo chi l'ha rubato quando invece lo sappiamo benissimo?
Preston Potreste aspettare fino a domattina, maggiore? Domattina decideremo...
Il Maggiore E così gli daremo un'altra notte di vantaggio, vero!
Preston È una cosa molto grave accusare un uomo finché non si è sicuri.
Il Maggiore Cosa potremmo sapere domattina che non sappiamo già adesso!
(Preston non risponde. È terribilmente stanco. Watson ora è più sospettoso che arrabbiato)
Non capisco proprio! Credevo che metteste il Circolo avanti a tutto!
Preston Domattina vi telefonerò io!
Il Maggiore Probabilmente vi telefonerò prima io. Sono il presidente del Circolo e ho le mie responsabilità!
(Preston si alza per accompagnarlo), ma Watson se ne va senza voltarsi, sbattendo la porta dietro di sé. Preston si volta e guarda il fuoco con aria scoraggiata).
Janet (torna dalla cucina attraverso l'ingresso) È terribile, vero, David?
Preston (seccamente) Come l'hai saputo?
Janet Me l'ha telefonato la signora Barlow proprio ora.
Preston La signora Barlow! E come faceva a saperlo?
Janet Era nel giornale della sera.
Preston Che cosa c'era nel giornale?
Janet Ma come? Il maggiore non è venuto apposta per dirtelo! Possibile che non lo sapesse! Stasera hanno trovato Robinson, il cameriere del Circolo, ai giardini pubblici... nel boschetto accanto allo stagno... assassinato.
(Preston, dopo una pausa in cui è rimasto immobile, si affloscia al suolo)
Janet David!
ATTO SECONDO
PRIMO QUADRO
La mattina dopo, alle nove. Una bella giornata d'autunno. Il sole brilla in giardino. Preston è in piedi vicino al caminetto, pronto a ricevere un visitatore. La porta del salotto è aperta e si può vedere Janet che apre la porta d'ingresso. Preston, che indossa un abito scuro, appare pallido e stanco.
Il Visitatore (alla porta) Buon giorno. (Pausa) La signora Preston?
Janet Sì, appunto.
Il Visitatore Sono l'ispettore Hemingway. Ho parlato ora per telefono con vostro marito.
Janet (con voce stanca) Sì. Benissimo. Volete accomodarvi?
L'Ispettore Grazie. (appende il cappello all'attaccapanni nell'ingresso ed entra in salotto. È un uomo di mezza età, robusto, simpatico, che parla in tono lento e deciso. Janet chiude la porta e lascia soli i due uomini)
Buon giorno, signor Preston. Ci siamo appena parlati per telefono.
Preston Già. (Pausa) Volete sedervi?
L'Ispettore Grazie. (Prima di sedersi dà un'occhiata fuori dalla finestra) Che bei crisantemi nani avete in giardino.
Preston Sì. Li... li coltivo io.
L'Ispettore Mettono una magnifica nota di colore. Come avete ottenuto dei colori così belli!
(Preston, che temeva il peggio, è sorpreso da questo linguaggio amichevole e cerca di rispondere con lo stesso spirito).
Preston Mi son procurato un po' di concime buono alla scuola di equitazione.
L'Ispettore È difficile trovarlo di questi tempi.
Preston Già. È difficile.
L'Ispettore Nella mia strada il lattaio viene sempre con un carretto e un cavallo. Tutti aspettano pronti in giardino, con secchi e pale, sperando di avere un po' di fortuna.
Preston (con un riso forzato) È un modo come un altro per procurarsi il concime.
L'Ispettore Il guaio è che i cavalli sono così regolari nelle loro abitudini che tutte le mattine è sempre la stessa persona che ne approfitta.
(Preston ride ancora. Poi c'è un silenzio. È molto nervoso. L'ispettore siede)
Brutto affare, questa storia di Robinson.
Preston Sì.
L'Ispettore Personalmente non l'ho mai conosciuto. Non era di qui, vero?
Preston No. Veniva dal Nord, credo.
L'Ispettore Ho avuto qualche informazione su di lui dal maggiore Watson stamattina. Viveva in una camera mobiliata. Era un tipo molto solitario. L'affittacamere dice che aveva un fratello da qualche parte, ma non siamo ancora riusciti a rintracciarlo. Voi siete il tesoriere del Circolo, vero?
Preston Sì, infatti.
L'Ispettore Immagino che lo conoscevate piuttosto bene?
Preston Solo come cameriere del Circolo. Non c'era che lui e un altro, ma questi è infermiere all'Ospedale e veniva al Circolo la domenica e le feste a dare una mano a Robinson. Mi portava i conti, io li verificavo e versavo l'equivalente in banca.
L'Ispettore Era sempre tutto esatto? C'è mai stato qualche inconveniente?
Preston No. Mai. Non era molto bravo nel fare i conti, c'era qualche piccolo sbaglio nelle somme, ma niente di voluto, non lo faceva mai intenzionalmente.
L'Ispettore Il maggiore Watson mi ha raccontato una strana storia stamattina. Il maggiore è venuto da voi ieri sera, vero?
Preston Sì. È venuto qui.
L'Ispettore Da quanto egli racconta, pare che questo individuo volesse coinvolgere anche voi nella faccenda, signor Preston.
Preston Sì. Il maggiore me l'ha detto.
L'Ispettore Certo non abbiamo ancora nessuna prova che sia stato lui a prendere il danaro. Non l'aveva con sé quando è stato ritrovato, ma ammesso che l'abbia preso lui, aveva certamente organizzato un piccolo piano molto astuto per squagliarsela tranquillamente. Non credo che questo Robinson potesse realmente pensare di coinvolgere nella faccenda un uomo come voi, ma anche supponendo che lo volesse, non è stato molto fortunato, dato che il maggiore Watson mi ha detto che eravate da degli amici a quell'ora, quella sera. (Tira fuori un'agenda) Naturalmente dobbiamo accertarci di tutto, in casi come questi. Altrimenti sentiamo dopo gli strilli in Tribunale! Sono sempre pronti a gettare la croce addosso a questa povera polizia! (Apre l'agenda e ne estrae una matita) È una pura formalità, ma se voleste darmi l'indirizzo delle persone da cui eravate lunedì sera, potremmo subito verificare.
Preston (è esitante. È in gioco la sua vita, ora. Ha già deciso cosa dire in caso di necessità, e cerca di rispondere con calma e disinvoltura) Passai la serata con un vecchio amico. Si chiama Wainwright.
L'Ispettore Volete darmi il suo indirizzo?
Preston 17, Manor Farm Road, Wenbley.
L'Ispettore (prendendo appunto) Bel posto, Wenbley. Ci sono stato l'anno scorso per le Gare Olimpioniche. Le avete viste?
Preston No.
L'Ispettore Era il giorno in cui facevano le maratone. Non dimenticherò mai come finì. Terribile... e anche patetico in un certo senso. C'era un povero belga che perse terreno agli ultimi metri, dopo aver corso per chilometri e chilometri. Sapete, a uno sportivo le cose di questo genere lo fanno quasi piangere.
Preston Già. Capisco.
(L'ispettore chiude l'agenda e si alza).
L'Ispettore Non voglio trattenervi oltre, signor Preston. Ci sarà bisogno di voi all'inchiesta perché certamente verrà tirata fuori anche questa storia che Robinson raccontò al maggiore Watson. Ma vi avvertiranno per tempo. È un bel danno per il vostro Circolo. Eravate assicurati contro i furti?
Preston No. Non fanno assicurazioni del genere.
L'Ispettore Beh, speriamo che possiate riavere il vostro danaro. (Va fino alla finestra e guarda in giardino) Vi dispiacerebbe mettermi da parte qualche crisantemo?
Preston (con uno sforzo) Affatto, con piacere.
L'Ispettore A mia moglie piace avere un po' di fiori in casa, ma non abbiamo giardino, disgraziatamente, e d'altra parte...
Preston Di... dirò a mia moglie di prepararne qualcuno.
L'Ispettore Davvero! Grazie. Ripasserò a prenderli verso le cinque, se posso, prima di andare a casa.
Preston Ve li farò trovare pronti.
L'Ispettore Benissimo. Arrivederci allora. Vi terremo informato.
Preston Vi accompagno.
L'Ispettore Non disturbatevi. Non importa. (Ma Preston va alla porta con lui) Davvero non vi dispiace per i crisantemi?
Preston Assolutamente.
L'Ispettore Bene. Allora grazie e arrivederci.
Preston Arrivederci. (Chiude la porta, rimane sopra pensiero, poi va al telefono) Datemi Wenbley 7294.
(Mentre aspetta entra la moglie dalla cucina).
Janet Che cosa ha detto!
Preston Te lo dico subito.
Janet A chi telefoni!
Preston (nervoso) Ti prego, Janet... non riesco a parlare se ci sei tu. Ho promesso all'ispettore qualche crisantemo. Ti dispiacerebbe coglierne qualcuno!
Janet (sollevata) Tutto bene, allora!
Preston (impaziente) Ma sì. Benissimo!
(Janet, sempre perplessa e preoccupata, se ne va e Preston aspetta la comunicazione)
Pronto! Wenbley 7294! Desidero parlare col signor Wainwright, per favore. (Pausa) Come! Quando è partito!... Sabato scorso!... Devo parlargli assolutamente, è molto urgente. (Pausa) Ma saprete pure a quale albergo si trova! (Pausa) Ah, capisco. Nessuna ambasciata. Arrivederci. (Riattacca e torna in salotto).
(Janet entra con un paio di forbici).
Janet Scusa, ti ha detto che colore preferisce?
Preston (distratto) Colori! Che colori!
Janet Hai detto che l'ispettore voleva dei crisantemi.
Preston (con un sospiro) Non importa più, ormai.
Janet Ma David, caro... Mi hai detto un minuto fa...
Preston Ah sì... Un po' di diversi colori... andrà benissimo.
(Essa lo guarda preoccupata, ma vede che desidera star solo e se ne va. È nell'ingresso quando suona il campanello).
Janet Sarà il dottor Sparling. (Apre la porta).
Il Dottore (allegramente) Buon giorno, signora Preston.
Janet Buon giorno, dottore. Volete accomodarvi?
Il Dottore (entrando) Beh, come sta vostro marito stamattina?
(Janet scuote il capo e indica il salotto. Il dottore comprendendo che le cose non vanno troppo bene, annuisce ed entra. Janet, con un ultimo sguardo preoccupato, esce dalla porta d'entrata e va in giardino a cogliere i fiori; il dottore cordialmente)
Il Dottore (A Preston) Buongiorno. Beh, come va?
Preston (con uno sforzo) ... bene, grazie.
Il Dottore Avete passato una buona notte? Avete dormito?
Preston (stancamente) No, non ho dormito.
Il Dottore Immaginavo. È per questo che volevo mandarvi quelle pillole.
Preston Avete sentito cosa è successo?
Il Dottore Cosa?
Preston Era sul giornale di stamani.
Il Dottore Parlate di quel cameriere del Circolo? Sì, l'hanno ritrovato vicinissimo a casa mia. (Anche se sospetta che vi sia qualche relazione fra l'assassinio e il suo paziente, cerca attentamente di non dimostrarlo. Parla della cosa in modo del tutto distaccato e impersonale, poi porta la conversazione sulla salute di Preston)
Beh, siete poi capace di ricostruire almeno in parte l'accaduto?
Preston (esitante) No. Affatto.
Il Dottore Nessun pensiero, nessun vago ricordo che possa venirci in aiuto?
(Preston scuote il capo)
Vogliamo riepilogare un'altra volta, con calma, piano piano, per vedere se, tante volte...
Preston (con un improvviso scoppio di nervi) No, per l'amor di Dio! No! Stanotte non ho fatto altro, per ore ed ore. Credevo di impazzire. Lo desideravo quasi, e nello stesso tempo ne ero terrorizzato. Era troppo orribile.
Il Dottore Non dovete pensare a queste cose.
Preston Non posso imponili di non pensare, purtroppo! Perché non dite il vostro pensiero esatto, piuttosto? Che pensate di tutto questo, voi, dottore?
Il Dottore So benissimo cosa state pensando. Qualsiasi uomo reduce da un'esperienza come la vostra, penserebbe come voi. È una cosa naturale. Qualsiasi persona dotata d'immaginazione, e che abbia avuto un'amnesia, cerca di colmare la lacuna con tutte le cose più svariate che possono essere accadute. Se non aveste letto quella storia sul giornale, avreste qualcos'altro, un fatto qualsiasi, avvenuto in una qualunque parte di Londra... e avreste dato libero corso alla vostra fantasia. Non sarebbe umano se non lo faceste. Ma è assurdo ricollegare la faccenda del cameriere con la vostra.
Preston Perché assurdo?
Il Dottore Perché una persona che soffre di amnesie, conserva però la propria personalità, signor Preston. Se un criminale pazzo perde la memoria, probabilmente continuerà a condursi come un criminale pazzo; ma un uomo onesto e normale continuerà a condursi normalmente e onestamente.
Preston È supponiamo che quest'uomo onesto e normale odiasse qualcuno... continuerebbe a odiare quella persona durante l'amnesia?
Il Dottore Se l'odiava veramente, allora sì. Senz'altro. Ma voi non odiavate questo Robinson.
Preston Sì. Lo odiavo, invece. (Il dottore lo guarda) Come spiegarvelo? Non era l'odio di due uomini che vivono nello stesso ambiente, che si odiano per ragioni di interesse o di gelosia. Lui non era che un cameriere, mentre io ho una diversa posizione. Ma lo ebbi in antipatia fin dal primo giorno, senza una ragione, senza un perché. Per questo mi opponi alla sua assunzione e sono sicuro che se ne accorse.
Il Dottore Cosa vi spinse a farlo?
Preston Come posso dirlo? Non ho mai avuto risentimento per nessuno, in vita mia, tranne che per lui. Fin dalla prima occhiata a quell'individuo, capii subito che non era adatto per un Circolo come il nostro. Non mi piaceva come tipo, così grasso e pallido, con quella faccia flaccida. Meno di tutto mi piacevano gli occhi, il modo con cui mi guardava. Portò delle ottime referenze, sotto le armi aveva fatto il dispensiere o qualcosa di simile, e ad onta della mia opposizione - senza fondamento, lo riconosco - l'opinione dell'Assemblea prevalse sulla mia.
Il Dottore E si dimostrò veramente inadatto?
Preston Faceva il suo lavoro abbastanza bene. Non beveva, non aveva altri vizi, almeno notoriamente. Ma più lo vedevo e più non lo potevo soffrire. Mi piaceva di più il suo aiutante: un infermiere dell'ospedale che veniva a dargli una mano nelle sere di festa. Tutte le volte che Robinson entrava nella stanza, sentivo i suoi occhi fissi su me. Sentivo in lui qualcosa di malvagio; sapevo che sarebbe stato felice di farmi del male. Sentivo che in un modo o nell'altro egli mi avrebbe fatalmente rovinato e distrutto.
Il Dottore Vi avevo avvisato, ieri sera, che avreste avuto una brutta reazione. Era inevitabile. Ecco perché vi ho detto di restare a casa oggi e di riposarvi. L'immaginazione può giocare dei brutti tiri, ma voi dovete ragionare.
Preston Non crederete che pensi a tutto questo soltanto ora? Sono mesi che mi sveglio la notte e impreco contro quell'uomo... che mi domando come posso fare per liberarmene!
Il Dottore In tal caso è ancora più naturale che ricolleghiate la sua morte al vostro periodo di amnesia. Ma dovete aver buon senso e rendervi giustizia. A mente fredda, voi non avete mai pensato di ucciderlo.
Preston Ah no! Certamente. No, mai!
Il Dottore Allora è più probabile che non l'abbiate ucciso lunedì sera!
Preston Sapete cosa è successo lunedì sera? Poche ore prima che morisse? È andato a dire al maggiore Watson di avermi visto al Circolo mentre prendevo il danaro della lotteria.
Il Dottore (trasalisce, ma si controlla. Con l'abituale voce calma) Ebbene, anche questo potete provare di non averlo fatto.
Preston Come?
Il Dottore Con lo stesso modo. Con buon senso e col ragionamento. Se un uomo avesse un disperato bisogno di danaro, allora è possibile che venga attirato inconsciamente in un posto dove sa di poterne trovare, ma...
Preston (interrompendolo bruscamente) Ah! Questo è possibile?
Il Dottore Se ha già rubato mentalmente, prima di perdere la memoria... ma non venitemi a dire che in questi attimi tempi avete organizzato con calma un furto e un assassinio, perché non vi crederei. Andiamo, perbacco, com'èpossibile che io vi aiuti se voi stesso mi impedite di aiutarvi?
Preston (va su e giù in silenzio) Dicevate che il sonno può aiutare a ricordare?
Il Dottore (in guardia) Non è proprio sicuro, ma... Un'amnesia segue il corso normale di un attacco di lombaggine odi influenza.
Preston Lo speravo tanto. Speravo che stamattina mi sarei svegliato con le idee perfettamente chiare... Ma dopo ieri sera... non mi sono più sentito di affrontare la verità. La ragione mi ha suggerito che se la mia memoria fosse rimasta sempre completamente vuota e confusa, allora mi sarei potuto onestamente difendere contro qualsiasi cosa. Avrei potuto rispondere in piena coscienza che non ne sapevo nulla e non ricordavo nulla. Ma se invece la memoria mi fosse veramente ritornata, se sapessi davvero cosa è accaduto, allora dovrei dire la verità o aspettare che me la facciano confessare in Tribunale. È così, non è vero?
Il Dottore Dipende dalla vostra memoria.
Preston Ero stanco morto quando sono andato a letto, ma ho lottato con tutte le mie forze per tenermi sveglio. Mi sembrava che se avessi potuto superare la prima notte...
Il Dottore Dopo di che vi siete addormentato e avete sognato le cose più spaventose...
Preston (scuotendo il capo) Non mi sono addormentato. Non ho smesso un momento di sentire il ticchettio della pioggia fuori e il rumore del treno e del traffico qui della stazione. La memoria cominciava a ritornare a pezzi, come avevate detto voi... delle strane piccole cose senza senso, senza nessun nesso... un albero di castagno, delle striscette di metallo che suonavano come campanelli... i piedi di un uomo che frusciavano passando fra le foglie secche. Una parte del mio cervello cercava di ricostruire; l'altra faceva di tutto per impedirglielo. Poi, tutt'a un tratto, i pezzi si ricongiunsero. Ero ai giardini pubblici, potevo vedere ogni dettaglio: c'era la luna e il vento faceva tintinnare quelle striscette di metallo che gli uomini attaccano per spaventare gli uccelli. Vedevo lo stagno dove i bambini giocano con le barchette e la lunga fila dei castagni, con le foglie secche che volavano e i due vecchi rifugi antiaerei sotto il bastione. Camminavo sull'asfalto lungo la stagno con una specie di paura disperata e quell'uomo, Robinson, mi seguiva, strisciando nel buio come una enorme lumaca. Passai fra un albero e l'altro e scesi i gradini di uno dei rifugi. In un angolo c'era un mucchio di vecchi sacchi di sabbia e un pezzo di tegola. La sollevai e ci misi sotto il danaro, poi ci vuotai sopra ul po' di sabbia, e per tutto il tempo dell'operazione, continuai a sentire lui che camminava sopra a me fra le foglie morte. Poi risalii gli scalini e mi guardai intorno. Feci giusto in tempo a vederlo che si incamminava verso il boschetto e lo seguii.
Il Dottore Quando avete saputo che era stato assassinato?
Preston Ieri sera. Qualcuno l'ha telefonato a mia moglie.
Il Dottore (con sollievo) Vedete... esempio tipico di auto-suggestione! Robinson vi ha accusato di furto e Robinson è stato assassinato. La persona che ha telefonato, ha detto a vostra moglie come era stato commesso il delitto?
Preston Eh? Ah, non gliel'ho chiesto.
Il Dottore E cosa è successo poi nel vostro ricordo? Come si è svolto l'assassinio?
Preston Lo seguivo nel boschetto, poi io... il pensiero mi faceva male qui... non ne potevo più. Il pensiero era come un incubo nel cervello. Era orribile.
Il Dottore Ma non capite, dunque? è chiarissimo: avete sognato quel che vi aveva detto vostra moglie...
Preston Non era un sogno.
Il Dottore ... avete aggiunto al sogno quanto il maggiore Watson vi aveva detto del danaro rubato e vi siete svegliato quando non avevate più informazioni in proposito! Se oggi saprete come, è stato commesso il delitto, vi garantisco che stanotte farete un altro sogno, nel quale assassinerete Robinson esattamente nello stesso modo in cui è stato assassinato!
Preston Ma quale sicurezza avete che sia stato solo un sogno?
(Il dottore non è sicuro e trova una certa difficoltà nel rispondere).
Il Dottore Perché è il sogno tipico che si fa dopo esperienze come la vostra.
Preston Avete detto che la mia memoria potrebbe ritornare.... allora non ne siete proprio sicuro?
Il Dottore (esitante) Posso soltanto considerare attentamente le due eventualità e dire quale delle due è più probabile.
Preston Se mi venisse chiesto di punto in bianco se ricordo qualche cosa di quelle ore perdute... voglio dire, se le autorità dovessero chiedermelo dietro giuramento... sarebbe onesto rispondere che non ricordo ancora nulla?
Il Dottore Al vostro posto risponderei senz'altro così. Se foste sicuro dei vostri pensieri, allora sarebbe diverso, ma voi non ne siete affatto sicuro. Mi concederei il beneficio del dubbio perché la legge lo applica sempre. Se sia onesto, non lo so, ma risponderei proprio così se venissi interrogato.
Preston Sono stato interrogato.
Il Dottore Quando?
Preston Proprio ora. È venuto un ispettore a trovarmi. Voleva sapere dov'ero quella sera.
Il Dottore Non gli avete raccontato tutto questo?
Preston No.
Il Dottore Avete parlato della vostra amnesia?
Preston No, non ne ho parlato affatto. Vedete, ieri nera ho detto al maggiore Watson che avevo passata la serata con degli amici. Lui l'ha riferito alla polizia e la polizia è venuta a chiedermi il nome e l'indirizzo delle persone con cui mi trovavo. Ormai non potevo più tornare indietro, vi pare? Ho dovuto sostenere quanto avevo detto al maggiore. Temo di non essere stato molto onesto, ma è accaduto tutto così in fretta, che non ho avuto il tempo di riflettere.
Il Dottore Che cosa avete detto?
Preston Se io avessi ritrattato quanto avevo detto al maggiore e avessi dichiarato di aver perduto la memoria, tanto valeva chiedere di essere arrestato. Ragionandovi sopra, tutto mi diceva che avevo il diritto di difendermi. Se riuscivo a provare che non mi trovavo al Circolo quella sera, allora ero salvo.
Il Dottore Cosa gli avete detto?
Preston Gli ho detto che avevo passato il lunedì sera a Wenbley con un amico di nome Wainwright. È il mio migliore amico. Sapevo che se gli avessi telefonato e gli avessi chiesto di dire alla polizia... che ero con lui quella sera, l'avrebbe fatto senza domandarmi nulla.
Il Dottore Non ha fatto nessuna obiezione?
Preston Al telefono mi ha risposto un cameriere. Wainwright era partito in macchina sabato mattina. Passava il week-end sui laghi e ora è in Scozia... Mi disapprovate, non avrei dovuto farlo?
Il Dottore No. Non posso biasimarvi. Probabilmente io avrei fatto lo stesso. Ma temo che questo sia piuttosto grave.
Preston Cosa dovrei fare, secondo voi! Telefono all'ispettore e lo faccio venire qui! Cosa gli dico, poi!
Il Dottore Non gli direi niente. Se fossi in voi... finché non siate stato consigliato a dovere.
Preston In che modo!
Il Dottore Beh... credo che un bravo avvocato sappia consigliarvi per il meglio.
Preston Se prendo un avvocato, la polizia capirà subito che sono nei guai e che nascondo qualche cosa.
Il Dottore Purtroppo, mi sembra che siate effettivamente nei guai. Non credo sia colpa vostra, e probabilmente c'è ben poco da fare per aggiustare le cose, ma se tentate di aggiustarle da solo, stanco e preoccupato come siete, peggiorerete ancora la situazione. Queste cose vanno fatte con calma, lentamente. Per conto mio, la prima cosa che farei sarebbe prendere un buon avvocato.
Preston Non ne conosco, di avvocati. Voi ne conoscete qualcuno!
Il Dottore Qui quasi tutti vanno dall'avvocato Petherbridge. Appartiene a una vecchia famiglia che vive qui da molti anni. È sempre meglio prendere qualcuno che conosca bene la polizia locale e sappia come trattarla. (Va verso la porta) Passerò con la macchina a vedere se lo trovo.
Preston Sì. Grazie, dottore.
Il Dottore Vedrete come vi sentirete subito meglio appena avrete parlato con l'avvocato.
(Mentre sta uscendo Janet entra con un mazzo di crisantemi).
Janet (mostrando i fiori al dottore) Come sono belli, vero!
Il Dottore Molto belli.
Janet La pioggia di stanotte li ha irrobustiti. Li vuole l'ispettore di polizia.
Il Dottore (sorpreso) L'ispettore!
Janet Li ha chiesti a mio marito. (A Preston) Torna a prenderli?
Preston Sì. Stasera, credo.
Janet Li tengo nell'acqua, allora. (Si incammina verso l'ingresso insieme al dottore. Sottovoce) Come sta, oggi! Meglio?
Il Dottore Sì. Molto meglio.
Preston (chiamando) Dottore...
Il Dottore Dicevate?
Preston È proprio indispensabile questo avvocato?
Il Dottore Secondo me...
Preston Eh già...
Il Dottore Di nuovo, signora... (Esce in fretta).
(Janet guarda i fiori e va in cucina a prendere il vaso. Il sipario si abbassa per qualche istante, ad indicare un breve intervallo di tempo).
SECONDO QUADRO
Venti minuti dopo. Il signor Petherbridge, l'avvocato, è appena arrivato. È nell'ingresso che appende il cappello all'attaccapanni. Con lui c'è il dottore. Janet sta chiudendo la porta. Preston aspetta sulla soglia).
Il Dottore (entrando) Questo è l'avvocato Petherbridge... (Fa le presentazioni) Il signor Preston...
L'Avvocato Piacere.
Preston Piacere. (Pausa) Siete stato molto gentile a venire così presto.
L'Avvocato (educatamente e in modo formale) Per carità, per carità! Per fortuna ero in ufficio.
Preston Volete sedervi?
L'Avvocato Grazie. (Siede a destra e accavalla le sue magre gambe. È un uomo sulla settantina, con gli occhiali e pochi capelli bianchi. È molto rigido, formale e preciso. Senza dubbio è un buon avvocato, molto scrupoloso e attento, ma né il suo aspetto, né la sua personalità ispirano incoraggiamento e ottimismo. Janet è seduta tristemente sul divano e il dottore è in piedi accanto alla finestra; tutto intento alla conversazione)
Il dottor Sparling mi ha fatto un breve resoconto dei fatti avvenuti, signor Preston. È veramente deplorevole che abbiate ritenuto necessario ingannare la polizia con una falsa dichiarazione. Complica molto la situazione.
Preston Volevo telefonare subito e spiegare tutto. È stato il dottor Sparling a dirmi che avevo bisogno di essere consigliato prima.
L'Avvocato Sì. Credo che il dottor Sparling abbia agito molto saggiamente.
Preston È la prima volta che mi rivolgo a un avvocato. Sono nelle vostre mani.
L'Avvocato Sì. (Riflette) Sarò costretto a farvi alcune domande che forse vi sembreranno spiacevoli, ma un consigliere legale deve essere in possesso di tutta la verità, prima di poter decidere in merito ai migliori mezzi di difesa. (Pausa) Se gli venisse nascosto anche un piccolo dettaglio... sia volontariamente, sia per sbadataggine o distrazione, ciò renderebbe la sua posizione estremamente difficile. Talvolta perfino impossibile.
Preston Se il dottor Sparling vi ha ripetuto tutto quello che gli ho detto sapete tutta la verità. (Guarda il dottore).
Il Dottore L'avvocato sa tutto quello che mi avete detto ieri sera e stamattina.
Janet Ma mio marito ha perduto la memoria, signor Petherbridge.
L'Avvocato (senza convinzione) Già. Appunto.
Janet E voi avete parlato di difesa come se avesse commesso qualcosa di male. Non credo che occorra difendersi solo perché si è persa la memoria, vero!
L'Avvocato Ho usato la parola difesa in senso anticipatorio, signora. Non come conclusione prede-terminata. Dovete rendervi conto che vostro marito ha fatto una falsa dichiarazione di una certa gravità, quando la polizia ha indagato per stabilire i suoi movimenti lunedì sera. Temo che la falsa dichiarazione in sé stessa costituisca reato agli occhi della polizia.
Il Dottore Fece quella dichiarazione in un momento di estrema stanchezza, in un momento in cui era nervosissimo. La polizia dovrebbe tenerne conto.
(L'avvocato si stringe nelle spalle come se avesse qualche dubbio in proposito).
L'Avvocato (a Preston) Se non sbaglio, con questa dichiarazione veniva a trovarsi coinvolta anche un'altra persona... un amico intimo vostro, non è vero?
Preston Sì.
L'Avvocato Tale amico, in virtù dei sentimenti che ha per voi, avrebbe potuto sentirsi in dovere di accogliere la vostra preghiera e dichiarare che voi eravate veramente in casa sua quella sera?
Preston Non sarebbe stato un obbligo per lui, ma sono sicuro che l'avrebbe fatto di sua spontanea volontà, come del resto lo farei io per lui.
L'Avvocato Comunque sia, voi gli avreste chiesto di fare una falsa testimonianza. Se egli avesse fatto quanto gli chiedevate, con tutta probabilità sarebbe stato accusato di « complicità » con tutte le spiacevoli conseguenze del caso.
Preston Avvocato, voi siete per me o contro di me? Siete venuto per aiutarmi o per condannarmi?
L'Avvocato Vi avevo avvertito che avrei dovuto farvi delle domande spiacevoli, signor Preston. Avrei dovuto anche avvertirvi che dovrò ricordarvi alcuni fatti spiacevoli. So per esperienza che l'uomo di legge viene spesse volte ostacolato - sovente in modo fatale - dal proprio cliente che sottovaluta la gravità e i pericoli della sua posizione. Ritengo vitale - non importa quanto sia spiacevole - che il cliente abbia in testa delle idee ben chiare; è l'unico modo per evitare recriminazioni in una fase successiva e possibilmente il fallimento della sua difesa al momento decisivo.
Preston Almeno chiaritemi questo punto, per favore. Se un uomo ha commesso un delitto in un momento di amnesia, tale delitto sarebbe giudicato alla stessa stregua di un altro commesso in normali condizioni?
L'Avvocato È estremamente difficile rispondere a questa domanda, signor Preston. Dovremmo prima ricercare i precedenti ed esaminarli. Non sono a conoscenza di nessuna sentenza di assoluzione pronunziata per un delitto in cui l'accusato dichiarasse a sua discolpa di avere agito in stato di amnesia, benché sia certissimo che tale genere di difesa sia già stato sperimentato.
Preston Voi non credete che io abbia perso la memoria?
L'Avvocato Non ho detto questo, signor Preston. Se mi assicurate sul vostro onore che avete veramente perduto la memoria, allora accetterò la vostra dichiarazione senza far domande. Il nostro compito sarà quindi di convincere la polizia.
Il Dottore Non sta alla polizia provare che l'ha persa o no?
L'Avvocato Certo. Questa è la legge. Ma temo che il signor Preston abbia dato loro un tremendo vantaggio facendo quella dichiarazione falsa sui suoi movimenti di lunedì sera. La Corte potrebbe appigliarsi a questo punto in Tribunale.
Il Dottore Credo che il signor Preston abbia in mente un'altra cosa. Vi ho detto che ha avuto delle impressioni... personalmente credo si tratti di un sogno.
L'Avvocato Parlate del danaro rubato?
Il Dottore Sì. Un uomo in quello stato può immaginarsi le cose più svariate, naturalmente... ma tuttavia resta sempre una probabilità che sia proprio la sua memoria che ritorna, in frammenti, forse anche completa.
L'Avvocato (annuendo) Volete dire che sarebbe difficile stabilire quale è la parte immaginaria e quale la parte vera.
Il Dottore È abbastanza facile accertarsi sulla verità di questo sogno... basta andare a quel rifugio e vedere se c'è il danaro.
L'Avvocato Non credo che questo sia molto consigliabile. Certo la polizia avrà piantonato il luogo del delitto. Potremmo destare dei sospetti. Comunque, anche se il danaro non ci fosse...
Il Dottore Questo tranquillizzerebbe il signor Preston.
L'Avvocato Perché? Il danaro potrebbe essere stato tolto da qualcuno, da un complico, in un secondo tempo... e in ogni caso questo non risolve nulla. Un sogno che si dimostra del tutto immaginario, non è una prova sufficiente per l'innocenza di un uomo. I fattori che contano realmente sono le testimonianze materiali e gli indizi precisi.
Preston Che indizi possono avere?
L'Avvocato Non saprei. E se li hanno, non li riveleranno fino al momento opportuno. Il mio parere è questo, signor Preston. Anche se la vostra memoria torna, e voi ricordate perfettamente cosa avete fatto in quelle ore e noi sappiamo che non avete niente a che vedere col delitto in questione, ci resta da produrre delle testimonianze materiali per provarlo, dobbiamo trovare delle persone che dichiarino che non eravate sul luogo del delitto all'ora in questione. Se invece, siete effettivamente coinvolto, allora è la polizia, a sua volta, che deve darne le prove.
Il Dottore Non credo neppure per un momento che il signor Preston abbia a che fare col delitto, ma se la sua memoria ritornasse in modo chiaro e completo, non lasciandogli alcun dubbio che egli è implicato veramente nel delitto, in tal caso, cosa dovrebbe dire alla polizia e cosa dovrebbe invece tacere!
L'Avvocato In questo caso ci dobbiamo interamente affidare al Collegio di difesa nominato a difenderlo. (A Preston) Nel frattempo vi consiglio caldamente di non dire nulla alla polizia, all'infuori del semplice fatto che avete perso la memoria. (Pausa)
Quello che mi interessa in questo momento sono gli indizi. C'è qualcosa che vi apparteneva e che non ritrovate più? Qualche piccola cosa che avevate con voi prima di perdere la memoria e che ora vi manca?
Preston I guanti...
L'Avvocato (tristemente) Oh!
Preston ... e un fazzoletto.
L'Avvocato Ah!
Janet Del fazzoletto non è sicuro. Vedete, di solito ne porta due, uno ripiegato nel taschino e uno nella tasca dei pantaloni.
Preston Quello del taschino c'era ancora. Non posso giurare di aver avuto anche l'altro quando sono uscito, ma credo di sì.
L'Avvocato Come erano questi guanti?
Preston Di pelle scura. Quasi nuovi.
L'Avvocato C'erano iniziali sul fazzoletto?
Preston Le mie.
L'Avvocato Ah!
Janet Le ricamo su tutti i fazzoletti di mio marito.
L'Avvocato Naturale.
Il Dottore In treno si è addormentato. Può darsi che i guanti li abbia dimenticati là.
L'Avvocato Già. Dobbiamo sperare che sia così. (Breve silenzio) Ebbene, signor Preston, ora come ora, posso consigliarvi un'unica cosa: la più assoluta franchezza. Quindi mettetevi subito in contatto con la polizia, dito che desiderate correggere la vostra precedente dichiarazione, ed esponete loro tutti i particolari che siete in grado di ricordare, da quando siete uscito di casa lunedì mattina a quando siete tornato martedì sera. Soltanto questo. Niente assolutamente di quanto possa esservi tornato in niente o abbiate soltanto immaginato da allora.
Janet E cosa faranno allora!
L'Avvocato Non lo so. Dipende da molte, cose... Bisogna vedere se hanno testimonianze e indizi a loro vantaggio, fino a che punto accettano la dichiarazione di vostro marito riguardo alla sua perdita di memoria...
Janet Ma è vero! Noi lo sappiamo bene.
L'Avvocato Dobbiamo provarlo, signora Preston. Normalmente lo si prova stabilendo un alibi. Disgraziatamente vostro marito ha cercato di stabilirne uno falso e noi non siamo in grado di sapere in che conto la polizia terrà la cosa. Faremo del nostro meglio per giustificarla, naturalmente, ma è probabile che si valgano della evidenza delle circostanze e agiscano di conseguenza.
Janet Che cosa significherebbe allora!
L'Avvocato Dobbiamo assumere un avvocato difensore che sia il migliore possibile. Come sapete, io non sono un avvocato penalista, non posso quindi difenderlo in Tribunale.
Preston Quanto costerà!
L'Avvocato In un caso difficile come questo, vi occorrerà un avvocato in vista. Se una persona sospettata di furto può mostrarsi sotto il suo aspetto migliore, che cioè sia evidente che non ha nessun urgente bisogno di danaro, allora la sua posizione agli occhi della giuria è assai migliore. Ecco perché ha un certo valore psicologico rivolgersi a una persona importante.
Janet Non capisco cosa volete dire.
L'Avvocato Voglio dire che un avvocato di grido ha delle parcelle assai più elevate di uno qualsiasi. Se potete dimostrare che siete in grado di sostenere tale spesa, allora automaticamente dimostrate alla giuria che è molto improbabile che abbiate rubato spinto dalla necessità di danaro.
Preston (insistendo nervoso) Quanto costerà
L'Avvocato Solo l'avvocato o tutta la difesa?
Preston Tutta la difesa.
L'Avvocato È difficile poterlo dire. Non credo sarà una causa lunga... Beh, un 250 ghinee. Il referto medico, forse 50 ghinee. Se perdiamo la causa e bisogna ricorrere in appello, allora forse altre 100 ghinee. (Riflette) Direi che 500 ghinee dovrebbero essere sufficienti per tutto!
(Preston non risponde. C'è un breve silenzio in cui si sente suonare il campanello. Janet si alza per andare ad aprire. Gli altri aspettano in silenzio sapendo bene chi può essere il visitatore. Janet apre la porta all'ispettore Hemingway. Il modo di fare dell'ispettore non è cambiato. È sempre calmo e cordiale).
L'Ispettore (alla porta) Mi dispiace disturbarvi ancora, signora. Potrei dire una parola al signor Preston!
Janet Accomodatevi, prego. (L'ispettore entra in salotto. Mostra una leggera sorpresa nello scorgere l'avvocato Petherbridge).
L'Avvocato Buon giorno, ispettore.
L'Ispettore Buon giorno, avvocato.
L'Avvocato Il signor Preston mi ha pregato di assisterlo. (L'ispettore annuisce) Conosce il dottor Sparling!
L'Ispettore Buon giorno, dottore.
Il Dottore Buon giorno, ispettore. (Pausa) Sono venuto a vedere il signor Preston in veste professionale. Posso andarmene, se volete.
L'Ispettore No. Restate pure, prego.
Il Dottore Grazie.
L'Ispettore Immagino che sappiate perché sono tornato, signor Preston.
Preston Sì.
L'Ispettore Abbiamo telefonato a casa del signor Wainwright.
Preston Sì. Lo so. Il signor Wainwright è partito in vacanza sabato mattina.
L'Ispettore Appunto. (Breve silenzio) Se sapevate che il signor Wainwright era partito, mi domando perché mi avete detto che siete stato con lui.
Preston Non sapevo che fosse partito.
L'Ispettore Intendete dire che non lo sapevate quando me lo avete detto stamattina?
Preston Esattamente.
(L'avvocato che si è seduto su una seggiola dallo schienale rigido, e sta in guardia, tenta di intervenire).
L'Avvocato Vogliate scusarmi, ispettore. Non sarebbe meglio se...
L'Ispettore Non preoccupatevi, avvocato. Questa é una semplice chiacchierata senza nessuna formalità. Non prenderò nessun appunto. (A Preston) Il cameriere di casa Wainwright ci ha detto che qualcuno aveva telefonato chiedendo del signor Wainwright verso le dieci. Eravate voi, signor Preston?
Preston Sì. Volevo chiedere al signor Wainwright...
L'Ispettore (interrompendolo) Basta così. Mi era venuto in niente che aveste potuto darmi quella informazione per sbaglio... che foste stato col signor Wainwright un'altra volta e aveste fatto un po' di confusione con un'altra visita ad amici fatta lunedì sera.
(Si ferma. Vede che Preston è turbato e cerca di metterlo a suo agio)
Quando sono venuto stamattina vi ho spiegato che mi occorreva quella informazione per smentire la storia che Robinson raccontò al maggiore Watson. Non vi chiedo di dirmi cosa avete fatto, minuto per minuto, quella sera, perché è diffìcile poter rispondere a una simile domanda così all'improvviso. Lunedì pomeriggio, ad esempio, io ero libero e andai a fare una passeggiata nel parco. Mi fermai a guardare una partita di foot-ball, ma non potrei mai dire quanto tempo restai lì. Capite cosa voglio dire? Basta che mi diate un'idea generale.
Preston Non posso dirvi nulla di quello che ho fatto lunedì sera, e neppure martedì, perché ho avuto un'amnesia.
L'Ispettore Capisco. (Accetta la dichiarazione senza mostrare eccessiva sorpresa. Sembra perfino che se l'aspettasse).
Il Dottore Posso dire una parola?
L'Ispettore Prego!
Il Dottore La signora Preston mi ha telefonato alle sette e mezzo ieri sera. Mi disse che suo marito aveva avuto questa amnesia. Venni a vederlo e parlai a lungo con lui, e sono convinto che quanto egli ha detto è vero. Sono convinto che egli ebbe veramente questa amnesia. Sarò ben lieto di fare una dichiarazione, se necessario.
L'Ispettore (annuisce educatamente) Avete un'idea di quando sia cominciata questa amnesia e di quando sia finita?
Preston Ricordo tutto perfettamente fino alle sei e mezzo del lunedì sera, quando ero alla stazione. Ricordo che alla stazione mi sentii in modo strano. Provavo una certa difficoltà a ricordarmi il numero del binario da cui partiva il mio treno.
L'Ispettore Intendete dire che pensate di aver perso la memoria allora?
Preston O l'ho perduta o l'ho riacquistata.
L'Ispettore Ma se vi ricordate tutto fino al momento in cui siete arrivato alla stazione...?
Il Dottore Noi pensiamo che possa averla perduta alla stazione lunedì sera e che poi inconsciamente vi sia ritornato martedì.
L'Ispettore Cioè, avrebbe passato tutto il tempo nelle vicinanze della stazione?
Il Dottore Può essere andato in giro per Londra. Può anche aver passato la notte all'albergo. È possibilissimo in simili condizioni.
(L'ispettore annuisce. Le teorie del dottore pare non gli interessino molto).
L'Ispettore (aPreston) Non avete neppure... come dire... qualche lampo, qualche squarcio?
Preston No. Ho cercato, ho pensato. Non riesco a ricordare nulla.
L'Ispettore Avevate niente con voi quando siete tornato? Oppure vi mancava qualcosa?
(Preston esita. Lancia un'occhiata all'avvocato che è seduto un po' più indietro dell'ispettore e scuote il capo per fargli capire di non parlare. L'ispettore si volta in tempo per cogliere il gesto dell'avvocato. Lo vede ma non fa nessun commento. Anzi, fa un'altra domanda per togliere Preston dall'imbarazzo) ... non so... un biglietto del tram... o qualcosa del genere? Qualcosa che potesse rivelare dove eravate stato o cosa avevate fatto?
Preston No. Ho rovistato tutte le tasche nella speranza di trovar qualcosa. Non c'era niente. (L'ispettore annuisce. Non sembra molto interessato a indagare la teoria dell'amnesia, benché non dia nessun segno di non crederci).
L'Ispettore Riguardo la cassaforte del Circolo, signor Preston, sapete per caso quante chiavi ci sono?
Preston Ce ne sono tre. Una l'ha il maggiore Watson, una l'ho io, e la terza viene tenuta in banca.
L'Ispettore Immagino che la vostra la terrete in un posto sicuro.
Preston La tengo qui insieme alle altre chiavi. (Tira fuori di tasca un mazzo di chiavi) Le mie chiavi d'ufficio, la chiave di casa, e questa è la chiave della cassaforte. (Offre le chiavi all'ispettore che non le vuole).
L'Ispettore Non importa. E Robinson, il cameriere, non aveva chiavi, allora?
Preston Oh no. Non aveva nessuna necessità di usare la cassaforte.
L'Ispettore Avrete una chiave anche del Circolo, suppongo.
Preston Oh sì. Insieme alle altre. Eccola qui.
L'Ispettore Ci tornate qualche volta, la sera, dopo che il cameriere ha chiuso tutto?
Preston Qualche volta, dopo cena, per sbrigare qualche cosa di urgente.
L'Ispettore Non ricordate minimamente di esserci andato lunedì sera?
Preston No. (Pausa).
L'Ispettore Beh, allora vi dispiacerebbe venire con me alla sede centrale! Sapete, è regolamentare far fare una dichiarazione a chiunque sia implicato, in un modo o nell'altro, in un affare di questo genere.
(Preston lo guarda stupito e spaventato. L'ispettore cerca di rassicurarlo)
È una semplice formalità. Mi son fatto fare una dichiarazione anche dal maggiore Watson stamattina e dovrò farmene fare delle altre.
Preston Farò tutto quello che riterrete necessario.
L'Ispettore Non ci vorrà molto tempo.
Preston Tornerò a casa!
L'Ispettore Ma certo, naturalmente!
Janet Potrei venire anch'io?
L'Ispettore Avete qualche dichiarazione da fare, signora Preston!
Janet No, ma credo che mio marito avrebbe piacere che venissi, vero, David? Potrei aspettarlo fuori.
Preston E meglio che resti a casa, Janet.
L'Ispettore Indossavate un altro abito, lunedì!
Preston Sì.
L'Ispettore Vi dispiace se lo portiamo con noi! E anche le scarpe! Rientra nelle formalità.
Preston Come volete. (Si alza) Vado a prenderli.
L'Ispettore Vengo con voi, così vi aiuto. Avete una borsa dove metterli!
Preston Sì. Ho una borsa.
L'Avvocato Avete qualche obiezione che io resti col mio cliente quando fa la sua dichiarazione!
L'Ispettore No. Nessuna. Anzi preferiamo. (Sorride a Janet) Signora, avete pulito o stirato il vestito dopo che è tornato!
Janet No. Non ne ho avuto il tempo. Eravamo così preoccupati.
L'Ispettore (sollevato) Meglio così. Scendiamo fra pochi minuti.
(Esce con Preston e salgono insieme le scale. Janet, rimasta sola col dottore e l'avvocato, è nervosa e le riesce difficile esporre quello che ha da dire).
Janet Per quegli onorari, avvocato, di cui parlavate proprio ora... pensavo... se potessi pagarli io, potreste fare in modo di non far saper nulla a mio marito!
L'Avvocato (imbarazzato) Ma... com'è possibile, signora Preston! Certamente egli insisterebbe per sapere chi ha pagato.
Janet Se gli dicessi che l'avvocato si è offerto di difenderlo gratis, e poi invece pagassi il conto a voi!
L'Avvocato Pensate che ci crederebbe!
(Un silenzio).
Janet Se vi dico una cosa, promettete di non farne parola con mio marito!
L'Avvocato Certo.
Il Dottore (con tatto) Io vado.
Janet No. Voglio che la sappiate anche voi, dottore. Forse vi aiuterà a capire perché mio marito sembra così preoccupato e tormentato. (Esita) Vedete, per molto tempo ha avuto un terribile bisogno di danaro...
(Il dottore e l'avvocato trasaliscono)
Non era colpa sua, era colpa di suo padre. Risale a molti anni fa, benché io l'abbia saputo solo la settimana scorsa. Suo padre lavorava per un'azienda, viaggiava per raccogliere capitali. Poi un giorno non poté più versare i capitali raccolti: li aveva persi al gioco.
L'Avvocato Sapete a quanto ammontava la somma!
Janet Sì, erano circa duemila sterline. Volevano farlo arrestare, ma David s'interpose e promise che avrebbe pagato fino all'ultimo centesimo il debito di suo padre. Era una cosa meravigliosa da parte sua, voleva molto bene a suo padre.
L'Avvocato La sua proposta fu accettata!
Janet Sì. E mio marito pagò. Vendette una polizza d'assicurazione, si fece fare qualche prestito da alcuni amici, ma non bastava, e il resto se lo fece dare da un usuraio. Risparmiò fino al centesimo e a poco a poco restituì quanto doveva ai suoi amici, ma l'usuraio continuava ad aumentare gli interessi, tanto che ora è... oh, è quasi il doppio della somma iniziale.
L'Avvocato Dicevate che vostro marito vi ha detto tutto questo la settimana scorsa!
Janet No. Non me l'ha detto. Ho trovato una lettera. Avevo aperto il cassetto della sua scrivania per cercarvi qualche cosa e non ho potuto fare a meno di vederla. Una lettera terribile.
L'Avvocato Di questo usuraio!
Janet Sì. Diceva che se non avesse pagato entro un mese, sarebbe andato alla banca di mio marito e avrebbe parlato al direttore. Dovetti per forza parlargliene. Andò su tutte le furie, lì per lì; ma poi mi disse tutto. (Esitando) Vi dico questo, dottore, perché penso che una preoccupazione del genere abbia potuto influire sul suo stato d'animo, sulla sua perdita di memoria.
L'Avvocato Per quale motivo, secondo voi, era tanto arrabbiato!
Janet Disse che la responsabilità era tutta sua e non voleva che mi preoccupassi. Ma anch'io mi arrabbiai, perché ho qualcosa di mio, una piccola eredità, dei titoli... un valore di mille sterline. Certo ormai sarebbe inutile, ma allora avrebbero potuto servire, vero!
L'Avvocato Poteva servire a sistemare tutto, credo.
Janet Ogni tanto gli proponevo di venderli, ma andava su tutte le furie. È stata la nostra unica ragione di litigio. Diceva che niente l'avrebbe indotto a servirsi del mio danaro.
(Un silenzio).
L'Avvocato Se per caso la polizia vi chiede di fare una dichiarazione, signora Preston, è consigliabile che non diciate niente di tutto questo.
Janet Non mi sarei mai sognata di dirlo. David non me l'avrebbe mai perdonato. Vedete, ormai suo padre è morto, ma lui non sopporterebbe l'idea che qualcuno sapesse.
L'Avvocato Se vi interrogano circa gli affari di vostro marito, rispondete che non ha mai desiderato parlarne con voi.
Janet Va bene. Senz'altro. Ma capite anche voi perché dobbiamo pagare queste spese senza che mio marito lo sappia! Non potrebbe mai sperare di pagarle da sé e d'altra parte preferirebbe rinunziare alla difesa piuttosto che doverle pagare col mio danaro.
L'Avvocato Sì. Capisco benissimo. Vi posso assicurare che, per parte mia, non trarrò alcun vantaggio dalle vostre difficoltà, signora Preston.
Janet Ma io voglio pagarvi!
L'Avvocato IL mio onorario sarà puramente nominale. Ma naturalmente l'avvocato difensore esigerà un pagamento.
Janet Avvocato, non crederò mai che David abbia fatto una cosa tanto orribile.
L'Avvocato Ma non hanno detto questo, signora Preston. E forse non lo diranno mai.
Janet Ma lo pensano. Se non lo pensassero, che ragione ci sarebbe che l'ispettore si portasse via l'abito? Questo si fa solo con i criminali. È orribile!
L'Avvocato È una consuetudine.
Janet Sono sicura che desidera che io vada con lui. Credete che potrò?
L'Avvocato Ma certo. Perché no!
Janet (si alza e va alla porta) Domani vi darò quei titoli. Prendete il migliore avvocato, vero?
L'Avvocato Sì, il migliore.
(Janet esce. L'avvocato sospira e scuote il capo)
È molto difficile.
(Silenzio imbarazzato. Suonano alla porta).
Il Dottore Vado a vedere chi è. (Va alla porta).
Watson (nell'ingresso) Buon giorno, dottore. Sono venuto per parlare con Preston.
Il Dottore Credo che ora non sia possibile.
Watson Perché? Sta male?
Il Dottore No, è di sopra con l'ispettore di polizia.
Watson (curioso) Oh! Perché di sopra!
Il Dottore Dovreste tornare più tardi.
Watson Beh... era per i conti del Circolo. Il registro lo tiene qui.
Il Dottore È meglio che ne parliate con l'avvocato.
Watson Chi? L'avvocato!
Il Dottore Sì. È qui.
Watson (fissando il dottore) Buon Dio! (Entra in salotto con la sensazione che qualcosa di eccezionale sia nell'aria).
L'Avvocato Buon giorno, maggiore Watson.
Watson Buon giorno. Sono venuto per il registro dei conti del nostro Circolo.
L'Avvocato (che aveva sentito prima) Non ritengo opportuno toccare niente senza l'autorizzazione della polizia.
Watson Era per la nostra lotteria. Preston ha le liste dei biglietti che hanno preso. Stasera ci riuniamo in assemblea, sa Dio cosa succederà.
L'Avvocato Se spiegherete la situazione alla polizia, sono sicuro che faranno di tutto per aiutarvi. (Spera con questo di essersi liberato di Watson, ma questi non pare affatto propenso ad andarsene).
Watson Ma cosa è successo! Perché non posso vedere Preston!
Il Dottore Non si sente bene.
Watson Mi sembrava strano, diverso dal solito, ieri sera. (Pausa) Che curiosa faccenda, vero?
Il Dottore Cosa volete dire, esattamente!
Watson Ma... tutto l'insieme. Ieri mi disse che lunedì sera era con degli amici, invece proprio ora ho sentito che è ricercato dalla polizia.
Il Dottore Chi ve l'ha detto!
Watson Un tizio che lavora all'ospedale. La polizia ha telefonato per sapere se Preston era là.
Il Dottore Non dovete badare a quanto il signor Preston può avervi detto ieri sera... si sentiva male.
Watson È stato sempre bene. Cosa gli succede, ora!
L'Avvocato Gli è venuta un'amnesia, lunedì sera.
Watson Buon Dio! (Resta in silenzio e guarda interrogativamente ora il dottore ora l'avvocato) Che strana coincidenza, vero!
L'Avvocato (irrigidendosi) Cosa vorreste dire!
Watson Beh, che è una strana coincidenza, nient'altro. (Pausa) E lui, cosa ha detto alla polizia!
L'Avvocato Ha detto la verità.
Watson (dopo un silenzio colmo di paura) Povero Preston! Non l'avrei mai creduto! Eppure succede sempre così, voglio dire, quando si guardano le fotografie dei giornali, sono sempre i tipi che meno si crederebbero. Hanno potuto riavere il danaro?
L'Avvocato Non mi risulta affatto che il signor Preston abbia qualcosa a che vedere col danaro e col delitto.
Watson Ma dicevate che ha detto la verità.
L'Avvocato (decisamente) Cioè che lunedì sera ha perduto la memoria.
(Watson lo guarda incredulo, accettando questa dichiarazione solo come una semplice formalità).
Watson Questo significa che non hanno ancora riavuto il danaro!
L'Avvocato Non so. Ciò riguarda la polizia.
Watson Beh... non può essere molto lontano. (Pausa) Voi non aiutate la polizia!
L'Avvocato Il signor Preston mi ha chiesto di assisterlo.
Watson Oh! (Pausa) Se lui non c'entra con tutto questo, che cosa vi ha chiamato a fare!
L'Avvocato Appunto per questa ragione, maggiore Watson. Talvolta accade che un innocente abbia più bisogno di protezione di un colpevole.
(Janet scende le scale e guarda nella stanza).
Janet L'ispettore dice se non vi dispiacerebbe salire un minuto. Mio marito gli ha dato il permesso di guardare e frugare nella sua camera, ma avrebbe piacere che ci foste anche voi.
L'Avvocato Vengo subito. (A Watson) Scusate. (Esce per le scale con Janet).
Watson (non ha nessuna intenzione di andarsene) Credete che la berranno, questa storia dell'amnesia!
Il Dottore Perché no! Se è vera.
Watson Voi ci credete!
Il Dottore Certo che ci credo.
Watson Perché!
Il Dottore Perché ho parlato col signor Preston ieri sera e poi di nuovo stamattina e sono certo che mi diceva la verità. Sono certo che non è l'uomo da organizzare un furto e poi un delitto a sangue freddo. (Pausa) Faccio il dottore da quasi 30 anni. Ho avuto occasione di conoscere molta gente e poterla giudicare; sosterrò quello che penso su Preston a costo della reputazione.
Watson (cominciando a capire) Allora ha perso sul serio la memoria, secondo voi?
Il Dottore Ve l'ho detto!
Watson (scettico) Ma come si possono fare tutte queste cose in stato di amnesia?
Il Dottore È possibile, ma non credo che Preston le abbia fatte.
Watson Come la chiamerebbero? Pazzia o qualcosa del genere?
(Il dottore fa finta di non sentire, ma sente che vale la pena di interrogare Watson).
Il Dottore Voi siete un suo vecchio amico, vero, maggiore?
Watson Lo conosco da più di dieci anni.
Il Dottore Quindi, naturalmente, volete aiutarlo?
Watson Non voglio peggiorargli la situazione, come non lo volete voi. Ma sono un soldato - o per lo meno lo sono stato - e ho il senso del dovere e della responsabilità. Sono presidente del Circolo e devo riavere quel danaro. (Pausa) Voglio dire, supponiamo che ne esca, che lo dichiarino innocente, cosa succede allora del danaro?
Il Dottore Perché siete così convinto che l'abbia preso lui?
Watson Beh... prima o poi verrà fuori, quindi perché non dirlo subito? Prima di tutto, Preston era a corto di danaro. Ne ha chiesto in prestito a tutto il Circolo. Io stesso gli ho prestato 50 sterline.
Il Dottore Ve l'ha restituito?
Watson Oh, l'ha restituito a tutti, e in tempo debito. Questo è il grave. Dove l'ha preso? Non ho mai sentito che uno si sia liberato dai debiti una volta che ha cominciato. Un debito tira l'altro... Voi che siete un uomo di esperienza lo saprete bene. Seconda cosa: odiava il cameriere del Circolo, Robinson.
Il Dottore Sapete perché?
Watson Lo ignoro. Forse Robinson sapeva qualcosa di questi debiti. Comunque. Preston faceva delle continue lagnanze e cercava in tutti i modi di farlo licenziare. E poi c'è un'altra cosa: la cassaforte non fu aperta con una chiave: fu forzata.
Il Dottore Vedete? Se Preston ha la sua chiave, perché avrebbe dovuto forzarla?
Watson Non occorre essere Sherlok Holmes per capirlo! L'ha forzata perché lui aveva la chiave e Robinson non l'aveva! Lo ha fatto per potere accusare Robinson.
Il Dottore Bisogna essere piuttosto abili per poter forzare una cassaforte, non credete?
Watson È piuttosto una cassetta di sicurezza che una cassaforte. Io stesso non ero troppo tranquillo a depositarvi tutto quel danaro, ma Preston disse che andava benissimo. Abbiamo contato le banconote domenica sera, poi le abbiamo rimesse e richiuse. Preston sapeva benissimo che Robinson sarebbe andato in permesso lunedì sera. Capite adesso?
Il Dottore Non ci vedo altro che qualche coincidenza occasionale, cose che possono capitare tutti i giorni e a qualsiasi persona.
Watson Eh! Voi non avete visto la faccia di Preston quando gli ho detto che Robinson era venuto a casa mia. Non si fa quella faccia se si tratta solo di coincidenza!
Il Dottore Cosa vi ha detto?
Watson In principio, niente. Sembrava spaventatissimo. Poi ha tirato fuori quella storia che lunedì sera era rimasto a Londra con degli amici.
Il Dottore Un uomo che ha una lacuna nella memoria, può dire la prima cosa che gli viene in mente, spinto dalla necessità del momento.
Watson Quando gli dissi che sarei andato alla polizia a denunziare il furto per poco cadeva in ginocchio per impedirmelo. Agirebbe cosi un uomo se non sapesse qualche cosa?
Il Dottore Se egli era veramente alla cassaforte e Robinson l'ha sorpreso là, perché avrebbe dovuto lasciare che Robinson venisse ad avvertirvi?
Watson (diventando più confidenziale) Lui non sapeva che Robinson sarebbe venuto da me, ecco perché. L'ho capito quando gliel'ho riferito. Dev'essere stato il colpo più duro della sua vita. Credevo che svenisse. Mettetevi al suo posto e capirete. Voi organizzate un furto facendone ricadere la colpa su un altro, e proprio l'uomo che dovrebbe venire incolpato vi coglie con le mani nel sacco. Lì per lì imbastite la storia che l'avete fatto per prendervi cura personalmente del danaro. Lui se ne va. Ma non sapete se l'abbiate convinto o no. Poi, tutt'a un tratto vi ricordate che avete scassinato quella maledetta cassaforte per far sembrare che era stato lui. (Pausa) Chiaro, fin qui?
Il Dottore Chiarissimo.
Watson Benissimo. Siete in un pasticcio tremendo. Inoltre, volete tenervi il denaro ormai che l'avete preso. Sapete che Robinson va a casa a prendere la valigia e poi il treno per Londra. Sapete dove abita e sapete che per andare alla stazione passerà dai Giardini pubblici...
Il Dottore Come fu commesso il delitto?
Watson Colpito alla nuca da dietro, capite? E morto sul colpo. Stava andando alla stazione perché hanno ritrovata la valigia, con i vestiti da portarsi in viaggio.
(Un silenzio).
Il Dottore Perché dite tutto questo contro Preston?
Watson lo non dico una parola « contro » di lui. Espongo semplicemente i fatti. Voi volete aiutarlo, e allora perché chiudere gli occhi di fronte a ciò che la polizia scoprirà tra poco, senza dubbio? Voglio che sia resa giustizia a Preston, ma anche al mio Circolo, e se ora non ritroviamo quel danaro non so proprio cosa succederà!
(Silenzio. Il dottore guarda Watson pensieroso).
Il Dottore Capisco. Le apparenze sono contro Preston, ma basta che prendiate un po' di coincidenze e le mettiate insieme, con un pizzico di fantasia, ed ecco che la situazione diventa cattiva... forse peggiore... anche per altre persone... anche per voi.
Watson Per me! (Ride).
Il Dottore E perché no? Supponiamo che a voi servisse del danaro. Beh, voi sapete quanto Preston dove trovarlo. Che prova avete che Robinson è venuto a casa vostra quella sera? C'era qualche testimonio?
Watson C'era mia moglie.
Il Dottore La moglie non conta... e poi era nella stanza con voi?
Watson No, era andata a letto. Ma avrà sentito il campanello.
Il Dottore È facile far sentire un campanello. Potete uscire e suonarlo voi, se è necessario. Capite, abbiamo soltanto la vostra parola per credere che Robinson sia venuto da voi ad accusare il signor Preston. Supponiamo che voi abbiate scassinata la cassaforte, perché voi avete la chiave. Forse volevate farlo credere un furto fatto da estranei, ma Robinson vi coglie con le mani nel sacco. Tutto chiaro fin qui?
Watson Abbastanza. Però io ero al cinema lunedì sera. Ero rientrato da pochi minuti quando venne Robinson.
Il Dottore Potete provarlo? Eravate con qualcuno?
Watson A mia moglie non piace il cinema. Ci vado sempre da solo.
Il Dottore Vedete? Non c'è nessuna prova che foste al cinema, non c'è nessuna prova che Robinson sia venuto da voi. Voi ammazzate Robinson par farlo star zitto, poi vi viene in mente il signor Preston. Sapete che la sua forte antipatia per Robinson è ben nota al Circolo e che aveva chiesto del danaro in prestito. Bene. Sapete anche che è un uomo tranquillo, che passa quasi tutte le sere a casa. Sua moglie potrebbe dire che era in casa quella sera, ma la polizia non si fida della parola di una moglie devota e affezionata. Andate a casa di Preston per tastare il terreno, e per colmo di fortuna scoprite questa amnesia che fa sì che Preston dubiti di sé stesso. Magnifico! Siete salvo! Lasciate Preston solo con i suoi pensieri, e la sua immaginazione farà il resto.
Watson L'immaginazione non manca neanche a voi, a quanto pare.
Il Dottore Ma avete commesso un grave errore. Nell'ansietà di far ricadere tutta la colpa su Preston, parlate tanto contro di lui che naturalmente la polizia si mette in sospetto. Hanno pescato tanti uomini in questo modo! Indagano cosa avete fatto quella sera, e scoprono che non potete provare niente, che non avete nessun alibi.
Watson Vi ho detto che ero al cinema.
Il Dottore Se dite questo alla polizia, si mettono a ridere. È una vecchia storia: chiunque voglia trovare un falso alibi dice che era al cinema. È successo anche la settimana scorsa a un tizio. L'hanno impiccato venerdì. Quanto a Preston, la sua posizione è molto migliore della vostra.
Watson Perché?
Il Dottore Perché la sua amnesia è troppo rara per sembrare una bugia. Se avesse detto che era andato al cinema, avrei dubitato molto di più delle sue parole. Ma un uomo che sia in pieno possesso delle sue facoltà mentali, quando mai commetterebbe un assassinio e poi sparirebbe per 24 ore senza neppure tentare di spargere dei falsi indizi? E poi tornerebbe tranquillamente a casa sua e cercherebbe di far credere alla moglie che è il giorno prima, tentando di abolire 24 ore? (Scuote il capo con un sorriso) No, maggiore... è assurdo!
Watson Non ho mai detto che avesse coscienza di quel che faceva. L'avere ucciso un uomo può avergli determinato uno choc che gli ha fatto perdere la memoria e perciò non ricorderebbe più niente.
Il Dottore No, non credo sia così. Lo choc poteva fargliela ritornare, mai perdere.
(Pausa. Watson suda freddo)
Naturalmente so benissimo che voi non c'entrate affatto in questa faccenda...
(Sollievo di Watson)
Volevo dimostrarvi solo com'è facile per un innocente far ricadere i sospetti su di sé quando cerca di incolpare un altro.
Watson Non ho mai detto di volerlo accusare!
Il Dottore Lo so. Parlavo in senso generale, ecco tutto.
(Un silenzio. Watson non è molto soddisfatto. Non capisce bene dove il dottore voglia arrivare. Si chiude la porta di sopra e si odono delle voci).
Watson Beh, andrò alla polizia a sentire per questo registro.
(Il dottore annuisce. Watson prende il cappello e va alla porta)
Se posso fare qualcosa, fatemelo sapere. Non sono il tipo che se la squaglia quando un amico è nei guai. Voglio soltanto riavere quel danaro. Possiamo prendere un altro cameriere, non è difficile trovarlo, ma non possiamo prendere altre 500 sterline per comprare i premi della lotteria.
Il Dottore Sono certo che riavrete il denaro, se non lo avete già!
Watson (allarmatissimo) Eh?
Il Dottore Scherzo, naturalmente... scherzo!
Watson Ah! Ah! (Via a precipizio).
(Il dottore è in piedi accanto alla finestra che guarda il giardino pieno di sole. Poi si sentono delle voci per le scale e il dottore si volta. Scende l'ispettore portando la borsa di Preston. È seguito da Preston e dalla moglie e dall’avvocato. Il dottore resta in piedi accanto alla porta del salotto, mentre gli altri prendono il cappello e il cappotto dall'attaccapanni dell'ingresso. Janet entra in salotto e mette il parafuoco metallico davanti al fuoco).
L'Ispettore Beh, dottore, noi ce ne andiamo. Potreste passare in ufficio oggi pomeriggio?
Il Dottore Sì. Quando volete. Va bene alle tre?
L'Ispettore Benissimo.
(Escono tutti. Percorrono il violetto del giardino fino al cancello. Janet, che è l'ultima ad uscire, chiude la porta. La casa rimane vuota).
ATTO TERZO
Il giorno dopo nelle prime ore della sera. Preston è seduto alla scrivania accanto alla finestra e consulta alcune carte. Dopo qualche minuto Janet entra portando il tè. Posa il vassoio sul tavolino accanto al fuoco. Mentre la scena si svolge si osserva il tramonto.
Janet David, il tè.
Preston (girandosi sulla seggiola) Bene.
Janet Ti ho preparato qualche sandwich. Ho pensato che ti facesse piacere.
Preston Sì. Benissimo. (Prende alcune carte e le porta con sé al tavolino, si siede in una poltrona e comincia ad esaminarle mentre la moglie versa il tè) Ho sistemato molte cose, Janet. Ti resta da pagare soltanto il gas, la lavandaia e quel conticino di Rogers per i tulipani. Ti ho fatto degli assegni, quindi puoi ritirare il denaro senza difficoltà né preoccupazioni.
Janet Sono sicura che non sarà necessario.
Preston Lo so, ma ho sempre sbrigato da me queste cosette. Non vorrei che tu ti trovassi imbarazzata e preoccupata se dovessi farlo da sola.
Janet Sono certa che non ce ne sarà alcun bisogno, David. Se avessero voluto farti qualcosa, lo avrebbero già fatto ieri, quando ti hanno portato all'ufficio di polizia. Ma l'ispettore è stato così gentile quando sei uscito dall'interrogatorio.
Preston Sì. È una brava persona. Sono stato fortunato. Non credo siano tutti così.
Janet Mi ha detto di farti riposare una volta tornato a casa, e di non preoccuparti. Non sarebbe stato tanto crudele da dire una cosa come questa se sapeva che non era vera.
Preston Sì. ma ha messo un poliziotto davanti alla casa, però.
Janet Tu ti immagini le cose, David. C'è sempre stato un poliziotto vicino a quel fanale.
Preston È rimasto lì tutta la notte. Potevo vederlo benissimo dalle finestre della mia camera. Era là anche alle tre di stamattina, in piedi sotto il lampione.
Janet Ce n'era uno anche quando siamo tornati dal ballo per Natale, ed erano quasi le tre. Me lo ricordo perché gli abbiamo detto buona notte. Tu non fai che tormentarti, David. Vuoi che ti avrebbero lasciato andare solo tutto il giorno se pensassero che sei stato tu?
Preston (pazientemente) Se almeno non fossimo sposati, Janet!
Janet Ma cosa dici, David?
Preston Eh! Piuttosto che... Non vorrei che tu restassi sola, capisci?t Pensavo che forse potrebbe venire tua sorella... oppure preferiresti andare da lei?
(La guarda. Essa comincia a piangere silenziosamente volgendogli le spalle. Egli fa finta di non vedere)
Tua sorella ha la sua pensione, e tu i tuoi titoli... Mi ascolti, Janet?
Janet (con voce strozzata) Sì.
Preston Non sarebbe molto, ma due donne insieme si arrangiano sempre. Potreste riaprire un altro giardino d'infanzia, come faceste tanto tempo fa. La casa si presterebbe. (Pausa) Ti sentiresti di farlo, Janet?
Janet (con disperazione) Farò tutto quello che vorrai, David... fino al tuo ritorno.
Preston Stamattina ho parlato con l'avvocato di quell'usuraio... non c'è nessuna ragione che tu ti preoccupi, perché non ha nessun diritto di pretendere qualcosa da te. Anzi non può pretendere niente da nessuno. Gli ho restituito molto di più di quanto mi aveva prestato. L'avvocato dice che una sua lettera metterà tutto a posto. Te lo dico perché, se per caso ti scrivesse, devi dare subito la lettera all'avvocato. Non gli rispondere e, soprattutto, non fare nessuna stupidaggine, come, per esempio, prelevare del denaro dai tuoi titoli per mandarglielo. Me lo prometti?
Janet Sì.
Preston Ho scritto alla banca. (Estrae dalle varie carte una lettera) Desidero che tu la imposti in caso mi portassero via. In questa lettera ho spiegato tutto, e sono sicuro che faranno qualcosa per te dopo tanti anni che lavoro per loro.
Janet Non parlare così, David, ti prego. Mi fa male!
Preston Lo so, Janet, ma vedi, farebbe più male a me se dovessi andarmene senza sapere di aver sistemato tutto. È così semplice farlo ora, qui seduti, tutti e due... Dopo non credo che ci lasceranno più soli insieme.
Janet Ma se anche ti portassero via, non potrebbero trattarti come un criminale. Il dottor Sparling dice che non possono assolutamente farlo. Non sarebbe umano farti una colpa di qualcosa che è successo quando tu non eri nelle tue complete facoltà.
Preston Dobbiamo farci forra, cara, e affrontare la realtà. Anche se credessero alla mia amnesia, non potrebbero ugualmente lasciarmi andare. È impossibile. C'è un luogo dove si mettono le persone che fanno le cose senza rendersene conto. (Pausa) E poi non siamo affatto sicuri che crederanno che io abbia perso la memoria.
Janet Ma è vero, David! È vero! Non è così!
Preston Lo giuro, Janet. Io ignoro tutto quello che è accaduto in queste ventiquattro ore. Non ho fatto nulla di mia spontanea volontà.
Janet E quelle cose che ti sei ricordato, o che hai creduto di ricordare... non devi dirle.
Preston Se mi interrogano in Tribunale, temo che dovrò dirle.
Janet Ma l'avvocato ha detto di no!
Preston Mi ha detto di non parlarne nella mia deposizione alla polizia, ma, capisci, questi uomini che ti sottopongono a un interrogatorio, capiscono subito se menti o nascondi qualcosa; sono abilissimi, e insistono finché non confessi. Non potrei mai sopportare una simile umiliazione, Janet. Che almeno conservi la mia dignità. No! Non m'importa quello che accade, se tu mi prometti di tirare avanti ed essere felice.
Janet Ma come potrei essere felice?
Preston Credendo in me, mia cara. Fidandoti di me quando ti dico che non ho fatto niente deliberatamente come un comune criminale. Potrà essermi di grande aiuto morale questa tua sicurezza.
Janet Io credo ancora che non succederà, David: è tutto frutto della tua fantasia. Ieri sera e tutta stamattina sono stata in ascolto, credevo che venissero... ma ormai è passato un giorno intero; senz'altro è tutto a posto, tutto risolto. (Prende in mano un piatto) Guarda: marmellata e burro...
Preston Grazie. Sei sempre stata brava a fare i sandwich. (Ne prende un pezzetto e si sforza di man-giarlo. Beve il tè) Ho cercato sempre di farti felice, vero? Lo siamo anche stati... quel poco che la vita concede... proprio poco!
Janet Da quando sei tornato, non hai dormito, non ti sei mai riposato. Sdraiati un pochino dopo il tè e cerca di dormire.
Preston Sì. È una buona idea.
Janet Alle sette ceniamo e poi potremmo andare al cinema, che ne dici? Stasera è la nostra serata.
Preston Già. Me n'ero dimenticato.
Janet Non hanno mica detto che devi restare in casa. Diremo buona sera a quel poliziotto che è all'angolo, e vedrai che ci risponderà buona sera senza scomporsi, ed allora ti meraviglierai di essere stato così sciocco!
Preston (ride e si alza) Come sei buona! (La prende per le spalle e la bacia).
Janet È facile, con te! (Pausa) Adesso ti sdrai e cerchi di dormire, vero?
Preston Sì. (Sorride rassicurante) Ah! (Prende un libro di conti) Vorrei che tu dessi un'occhiata a questo registro per vedere se ti ci sai raccapezzare. Se c'è qualcosa che non capisci, dimmelo. È semplicissimo, guarda: qui c'è quel che ricevo, le « entrate », e qui i pagamenti che faccio, le « uscite ». In questo momento non c'è molto, ma ci saranno circa cento sterline quando arriverà il mio stipendio, venerdì.
Janet Sono così contenta di quell'usuraio. Vedi, non tutto il male viene per nuocere, in tutto c'è sempre qualcosa di buono. Se non ci fosse stato questo grosso guaio, tu non ne avresti mai parlato con quell'avvocato e non avresti mai saputo che bastava una lettera per metterlo a posto.
Preston È vero. Sono stato uno stupido a non farlo prima.
Janet E ora non gli devi più niente!
Preston Niente.
Janet Se risparmiamo un po', potremo andare al mare quest'estate.
Preston Sì. Al mare! Lo faremo senz'altro.
Janet Chiudi la finestra e fai una bella dormita.
Preston Sì.
Janet E ti prego, caro, non preoccuparti più. Verrò io a chiamarti quando la cena sarà pronta.
Preston Benissimo.
(Le sorride. Va nell’ingresso e sale le scale. Janet mantiene il suo atteggiamento allegro finché egli se ne andato, poi il suo coraggioso tentativo e la sua finzione finiscono. Appare spaventosamente stanca e sul punto di scoppiare in pianto. Meccanicamente mette un po' d'ordine nella stanza, scopa accanto al caminetto, aggiunge un ceppo al fuoco. Prende il vassoio del tè e sta per portarlo in cucina quando sente sbattere il cancello del giardino. Curiosa ed ansiosa mette giù il vassoio, va nell'ingresso e apre la porta prima che il visitatore abbia il tempo di suonare il campanello. È una giovane donna che appare piuttosto spiacevolmente sorpresa di vedersi aperta la porta da Janet. Evidentemente non se l'aspettava).
La Donna Oh, buona sera. Il signor Preston abita qui?
Janet (sospettosa e sulla difensiva) Sì.
La Donna Voi siete la signora Preston!
Janet Sì.
La Donna (leggermente imbarazzata) Potrei vedere il signor Preston, per favore!
Janet Non credo sia possibile. (Pausa) Che cosa desiderate!
La Donna Beh... dovevo vederlo... per una ragione.
Janet Se volete dire a me di che si tratta, glielo riferirò. Ma in questo momento sta riposando e non posso disturbarlo.
La Donna Era per quella storia. Per quel delitto.
Janet (irrigidendosi) Giornalista? Fotografa? Mi spiace, non c'è niente da fare!
La Donna (ridendo) Oh no! Non è per questo! Vedete, sono una buona amica del signor Preston e pensavo che forse lo potrei aiutare.
(Janet la guarda acutamente con crescente sospetto e antipatia).
Janet Gli amici di mio marito li conosco quasi tutti.
La Donna Beh, certo, è logico... ma non credo che Dave vi abbia mai parlato di me.
Janet (arrabbiata e incredula) Dave! Che significa!
La Donna (correggendosi, con una risatina nervosa) Il signor Preston, volevo dire. Lo chiamo sempre Dave, scusatemi. (Pausa) Si trova nei guai per via di quel delitto! Voglio dire, guai seri!
(Silenzio, Janet non sa decidersi) Perché, se è davvero nei guai, voglio aiutarlo e credo di poterlo fare.
Janet (ancora dubbiosa) Sarà meglio che entriate, allora.
(La giovane donna entra in salotto. Janet la segue chiudendosi dietro la porta. La visitatrice é molto attraente, bruna, grassottella, ben fatta. Ha l'aria di una barista di classe, ben vestita, ma senza esagerazione. Ha tendenza a parlare in dialetto, ma non fa niente per nasconderlo. È spontanea e simpatica).
La Donna (guardandosi attorno) Bella casa!
Janet Sì. (Pausa) Non mi avete detto il vostro nome.
La Donna Sono la signorina Dobson: Peggy Dobson. Lavoro con mio fratello e mia sorella alle « Quattro piume » in River Lane, proprio accanto a via Regina Vittoria, nella City, sapete.
Janet Le « Quattro piume! ».
Peggy È un bar. È di nostra proprietà.
Janet (dopo un silenzio) Che cosa volevate dirmi!
Peggy Ecco... ho saputo cos'era successo soltanto a colazione. Ho preso il primo treno e sono subito venuta.
Janet Sui giornali non c'era il nome del signor Preston. Come avete fatto a sapere che c'entrava anche lui!
Peggy Ecco... è passato dal bar un giovanotto che veniva da qui e ci ha detto che ieri avevano portato il signor Preston all'ufficio di polizia. Naturalmente avevamo letto sui giornali di questo terribile delitto, e allora abbiamo messo assieme le due cose; il delitto e il nostro signor Preston.
Janet Il vostro signor Preston?
Peggy Lo so. Sembra strano. Lo conosciamo da tanti anni e non abbiamo mai saputo da dove venisse. L'abbiamo capito solo quando quel giovanotto ha detto: « Sapete, quel Preston che viene qui la sera? È implicato nell'assassinio di quel cameriere, la polizia lo tiene d'occhio ». E allora ho capito subito che dovevo venire. Mi disse in che strada abitava, ma la casa ho dovuto domandarla al poliziotto qui all'angolo. Mi ha guardata in modo così strano, quando gliel'ho chiesto, che ho subito capito che la situazione era grave.
Janet Perché siete venuta? Di che si tratta?
Peggy Beh, di tutto; di lunedì sera. Vedete, il signor Preston viene al nostro bar... oh, fin da quando è cominciata la guerra. Fa una capatina la sera, prima di tornare a casa.
(Legge il sospetto crescente e l'ostilità sul viso di Janet e comincia ad arrabbiarsi)
Sentite, se credete che ci sia qualche cosa di male, vi sbagliate, perché non c'è nulla. Io non sono certo il tipo che corre dietro ai mariti delle altre. Non l'ho mai fatto!
Janet (freddamente) Non ho detto nulla, signorina Dobson.
Peggy Ma lo pensate! Vi si legge in faccia! Chiunque lo capirebbe, si vede lontano un miglio. È inutile che vi parli se non volete ascoltarmi. Perché non fate venire lui e lasciate che parli con lui?
(Janet non ha nessuna intenzione di far venire suo marito. È decisa di scoprire da sé la ragione per cui Peggy è venuta).
Janet Vi ripeto che mio marito è molto stanco e ha bisogno di riposare. Se avete qualcosa da dire, ditela a me.
Peggy (ancora offesa) Le « Quattro piume » è un locale rispettabile. Potete chiederlo a chiunque. Tutto quel che pretendeva, vostro marito, era un bicchiere di sherry e qualche volta un sandwich. Certe volte ci sedevamo a chiacchierare nella nostra stanza privata...
Janet La vostra stanza privata?
Peggy Sì, perché veniva prima che aprissimo il bar. Certe volte andavamo nel bar e facevamo una partita a biliardo, ma quando suonavano le sei se ne andava sempre a prendere il treno alla stazione.
Janet Dite che fa questo da molto tempo?
Peggy Oh, sono cinque anni, ormai, che viene regolarmente tutte le sere. Sono sicura che gli fa bene, perché ci sono delle sere in cui ha un'aria molto stanca e preoccupata, quando arriva, ma quando se ne va, si sente sempre meglio. (Pausa) Non vi sembra che da un po' di tempo non stia molto bene?
Janet Sì. (Pausa) Vi ascolto, signorina Dobson.
Peggy Beh, lunedì sera ci sembrò più stanco del solito, così io gli preparai un sandwich e il suo bicchiere di sherry. Poi andammo nel bar a giocare a biliardo. Non c'era nessuno, naturalmente, perché non avevamo ancora aperto, ma teniamo sempre le saracinesche abbassate perché non ci facciano la contravvenzione. Il signor Preston gioca molto bene a biliardo, lo sapete, e vince sempre. Anche quella sera. Mentre giocava, rideva e scherzava come l'uomo più tranquillo di questa terra, e a un tratto è successa una cosa stranissima. Noi abbiamo un furgoncino che ci porta i sandwich dalla periferia. È molto più conveniente. Viene sempre alle cinque e mezzo, ed é Giorgio, il barista, che porta dentro la roba. Beh! Aveva appena finito di scaricare e stava ripartendo, quando si è sentito un terribile scoppio, sapete, come quando spara un cannone. Era scoppiata una gomma di uno di quei grossi camion», sapete... Abbiamo tutti fatto un salto per lo spavento, anche il signor Preston. Ha voltato rapidamente il capo... e poi, quando si è voltato di nuovo, non sembrava più lo stesso. Era diverso.
Janet Cosa vorreste dire? Era diverso?
Peggy Beh, sapete, quando voltate la testa troppo in fretta e vi storcete il collo? Era come se il signor Preston, invece, si fosse storto il cervello. A dirlo sembra strano, ma è esattamente quello che è successo ed aveva proprio l'aria di uno così. Certo non so spiegarlo molto bene, perché non sono un dottore né niente del genere. Ma il suo viso era diverso. Si guardava intorno come se non sapesse dove si trovasse, poi lasciò cadere la palla da biliardo che aveva in mano, e si lasciò cadere sulla sedia. Naturalmente ci spaventammo perché credemmo che si sentisse male. Lui continuava a dirci che stava benissimo, ma lo diceva con uno strano tono di voce. Poi si alzò e ci disse: « È meglio che scendiate in rifugio ».
Janet (stupita) Quale rifugio?
Peggy Non lo so. Non abbiamo mai avuto un rifugio antiaereo. Durante la guerra scendevamo in cantina, ma il signor Preston non sapeva neppure che esistesse. A un tratto capimmo cos'era successo: sapevamo che era addetto alla protezione antiaerea durante la guerra ed ora credeva d'essere ancora in servizio. Cercammo di parlargli, di fargli capire che non era successo nulla... ma continuava amormorare, a balbettare, e scuoteva il capo. Capirete bene, non sapevamo cosa fare.
(Un breve silenzio. Janet è ancora ostile e profondamente sospettosa).
Janet Perché non mi avete telefonato?
Peggy Ma non era possibile. Non ci aveva mai dato il suo indirizzo e c'erano centinaia di Preston sull'elenco telefonico. Dopo, quando quel giovanotto ci disse la strada, cercai di telefonare, ma non rispondeva nessuno. Dunque, arrivò l'ora di aprire il locale. Non potevamo tenerlo seduto li nel bar con quell'aria così strana; allora mio fratello Joe se lo portò su nella camera degli ospiti, sperando che gli passasse presto. Dopo poco dormiva d'un sonno pesantissimo, tanto che non riuscivamo a svegliarlo. Quando chiudemmo il bar, alle dieci, salimmo tutti di sopra... e ci mettemmo a discutere su cosa avremmo dovuto fare.
Janet Non potevate chiamare un medico?
Peggy Ci abbiamo pensato, e come! Abbiamo pensato anche alla polizia, ma non aveva nulla addosso che potesse aiutarci, nessuna carta d'identità, nessuna lettera, niente. D'altra parte, il sonno era completamente cambiato. Dormiva in un modo così tranquillo, così calmo che pensammo fosse meglio aspettare che si svegliasse e vedere cosa sarebbe accaduto allora. Joe ed io andammo a vederlo due volte durante la notte. Dormiva sempre tranquillo. La mattina, quando gli portai una tazza di tè, si svegliò facilmente, ma era sempre molto strano. Pareva che non sapesse ancora dove fosse, né il posto dove lavorava e pareva anche che non gliene importasse di saperlo, non si sforzò neppure di riflettere quando glielo domandammo.
(Il cervello stanco e torturato di Janet non afferra affatto il significato di tutto questo. Da prima essa è ossessionata da un sospetto: la certezza che tutto il racconto faccia parte di un piano per spiegare qualche affare misterioso e probabilmente poco bello, tenutole nascosto finora. Non crede una parola di quanto dice Peggy)
Si lavò e si fece la barba col rasoio di Joe come se niente fosse, ma col pensiero era ancora immerso nella guerra. Continuava a dire che era una giornata tranquilla; che non ci sarebbero stati allarmi, ma poi, di tanto in tanto diceva: « Ssssh, sentite? Eccone uno! » o qualcosa del genere. Non faceva altro che pensare ai bombardamenti. Gli demmo qualcosa da mangiare e poi lo facemmo stare tranquillo nella sua stanza, ma Joe disse che se la sera non stava meglio, avrebbe senz'altro avvertito la polizia.
Janet Sapevate che la sua banca era ad un passo. Perché non l'avete detto a loro?
Peggy (tristemente) Non lo sapevamo! Non sapevamo neppure che fosse impiegato in una banca! Sembra incredibile, eppure è così: non abbiamo mai parlato di queste cose, e non era affare nostro, d'altronde.
Janet E che cosa fece tutto il giorno !
Peggy Restò seduto in quella camera, inerte e fisso in qualche pensiero. Poco dopo le cinque, Joe disse che l'unica cosa era portarlo alla più vicina stazione di polizia e lì riferire quanto era accaduto. E a questo punto succede la cosa più strana di tutte. Pensammo di dargli un bicchierino di sherry, prima che Joe lo portasse via, per rinfrancarlo un po'. Eravamo seduti nel bar, tutti col nostro bicchierino di sherry, quando ad un tratto, dopo il primo sorso di sherry cominciò a cambiare. Sembrava nervoso, stupito, poi fece come uno sforzo per riprendersi e disse improvvisamente: « Beh, non finiamo la nostra partita a biliardo! ». Capite? Eravamo tutti seduti nella stessa stanza, alla stessa ora, bevendo lo stesso sherry della sera prima. Tranquillamente si alzò, prese in mano una stecca ed esclamò: « Avanti, su! Cosa aspettiamo! ». In principio non sapevamo proprio cosa fare, poi Joe pensò che era meglio non dir niente, per paura che si turbasse di nuovo, e ci fece segno di tacere. Così ci mettemmo a giocare come se niente fosse accaduto... sapete, cercando di chiacchierare del più e del meno, scherzando un po', come si fa di solito. Ma ad un tratto l'orologio di San Paolo cominciò a suonare le sei, e lui disse, come al solito: « Mio Dio, devo andare ». Tutte le sere se ne andava regolarmente, quando sentiva suonare le sei a San Paolo. Non volevamo lasciarlo andare da solo in quel modo, ma d'altra parte aveva un'aria così normale, così naturale, quando si mise il soprabito e prese l'ombrello, che lì per lì pensammo di essere noi gli anormali... Joe pensò di accompagnarlo fino a...
(si interrompe bruscamente nel vedere aprirsi la porta e comparire Preston).
Preston Janet, scusa, ti dispiacerebbe...
(si interrompe nel vedere che tua moglie non è sola. Peggy è in piedi, confusa e imbarazzata, nel vederlo per la prima volta in un ambiente diverso dal solito. Gli rivolge un sorriso incerto e timido).
Peggy Oh, salve...
(Silenzio. Egli la fissa stupito e incredulo).
Preston Perché siete venuta?
Peggy Beh, ho sentito che eravate nei guai, Dave, e...
Preston (duramente) Come l'avete saputo! (Peggy esita. Non è una persona dotata di fantasia. Non si aspettava un'atmosfera così tesa. È molto colpita di trovare Preston così cambiato verso di lei. Comincia a balbettare nervosamente e frettolosamente).
Peggy Beh, è stato oggi a colazione. È venuto un giovanotto di qui, ha detto che eravate stato chiamato dalla polizia ieri e...
(Preston parla contemporaneamente a Peggy cercando di superarne la voce. È rivolto a sua moglie, ansioso di darle una spiegazione).
Preston La signorina Dobson lavora con suo fratello e sua sorella in un bar dove io mi fermo la sera a bere un bicchiere di sherry prima di andare alla stazione...
Peggy (continuando a balbettare) Certo avevamo letto sui giornali di questo delitto spaventoso, e...
Preston Non c'è niente altro, Janet... solo un bicchiere di sherry e qualche volta una partita a biliardo...
Peggy ... e ho capito subito che dovevo scoprire dove abitavate per poter venire ad aiutarvi.
(Solo dopo aver dato la spiegazione a sua moglie, Preston può occuparsi di Peggy. Sente le sue ultime parole e la guarda in silenzio).
Preston Come potete aiutarmi?
Janet La signorina Dobson dice che hai passato la sera da loro.
Peggy (ansiosamente) Siete rimasto tutta la notte alle « Quattro piume », Dave! Se io giuro questo alla polizia, tutto andrà a posto e non potranno farvi niente!
(Preston guarda ora sua moglie, ora Peggy, senza capire).
Preston Sono uscito dal vostro bar alle sei... quando suonavano le sei a San Paolo.
Peggy Ma ecco il fatto! Non è vero! Non lo stesso giorno che siete venuto, voglio dire! Voi siete uscito dal bar quando il delitto era già stato compiuto!
(Preston non è più stupito, ora. La guarda pensosamente, quasi tristemente, nel sentire ciò che gli sembra un altro misero tentativo di alibi).
Preston (si commuove, poi triste) Vi ringrazio per l'alibi che avete escogitato per salvarmi. Ma le cose si sono svolte altrimenti. Sono venuto alle « Quattro piume » che erano appena passate le cinque. Erano le cinque precise all'orologio dell'ufficio quando sono uscito dalla banca...
(Non vede la faccia di sua moglie. Essa volta il capo nel sentirlo ammettere che ha mentito. Egli continua, con attenzione e fermezza, mentre esamina gli avvenimenti delle prime ore di lunedì sera, avvenimenti che ora sono per lui una certezza)
Sono entrato nel vostro salotto e voi mi avete portato un bicchiere di sherry e un sandwich. C'era anche Joe che scriveva delle ordinazioni. Siamo stati a chiacchierare per un po', poi entrò vostra sorella ed andammo tutti nel bar a giocare a biliardo, tinche a San Paolo cominciarono a suonare le sei. La polizia lo sa.
Peggy Come può saperlo?
Preston Perché gliel'ho detto io... ricordo tutto... com'è accaduto... tutto... (Esita, la sua mente è ottenebrata ed esausta. Si porta una mano agli occhi)
È stato dopo... alla stazione: erano le sei e un quarto. Vedo l'orologio come se fosse ora... chiarissimo... erano proprio le sei e un quarto... c'era della gente sul marciapiede... un vecchio signore con un garofano rosso all'occhiello e due ragazze... due ragazze che leggevano un libro...
Peggy (preoccupata) Sentite, Dave... voi non state bene. A che cosa servono gli amici se non permettete che vi aiutino?
Janet La signorina Dobson dice che suo fratello e sua sorella possono testimoniare che tu sei rimasto là tutta la notte.
(Egli non l'ascolta. La sua mente cerca di raggiungere gli spazi oscuri che, tante volte e sempre inutilmente ha cercato di penetrare).
Preston Mentono! Mentono per aiutarmi! Mentono per bontà! Nel mio scompartimento c'era un soldato... un soldato con uno zaino e un ragazzo con un pacco. Forse ho sbagliato treno. Anche il dottore l'ha detto. Porse sono sceso prima, quella sera, prima di arrivare qui.
(Campanello. Preston se ne accorge appena. Janet va ad aprire).
Peggy Non importa quanto voi diciate o pensiate, Dave. Ormai è tutto a posto. Non appena avrò parlato con la polizia, non avrete più ragione di preoccuparvi.
(Janet apre la porta d'ingresso. È il maggiore Watson che con la sua voce forte subito domina la scena).
Watson Buona sera, signora Preston. Posso entrare? (Senza aspettar risposta entra in salotto)
Salve, vecchio mio. Non hanno ancora fatto nulla?
(Nonostante la sua aria sicura e sfrontata, Watson è pallido e nervoso. Il dottore infatti lo ha notevolmente spaventato facendogli balenare l'ipotesi che lui stesso potrebbe venire sospettato, ed egli ha molto faticato per mettersi in una posizione sicura. Guarda Peggy con curiosità. Janet, più per abitudine che per compiacenza, li presenta).
Janet La signorina Dobson, maggiore.
Watson Piacere... Mi chiamo Watson... maggiore Watson... (Pausa) Siete giornalista?
Peggy (sentendosi un po' intrusa) No! sono un'amica del signor Prestou...
Watson (con enfasi) Anch'io, perbacco, anch'io sono un amico del signor Preston. (A Preston) Pensavo che vi avrebbe fatto piacere sapere cos'è successo ieri sera in assemblea.
(Preston lo guarda stranamente come se lo vedesse per la prima volta).
Preston In assemblea?
Watson Beh, lo sapete. Dovevamo riunirci per decidere della lotteria, ma ho convocato in assemblea straordinaria l'intero comitato perché ritengo che dobbiamo fare di tutto per aiutarvi. È nostro dovere.
Peggy Ma non è stato lui!
Watson (sorpreso e leggermente ansioso) Come fate a saperlo?
Peggy Non importa come lo so. Ma è certo che non è stato lui.
(Watson la guarda sospettosamente con una certa ansietà).
Watson Beh, qui non la pensano così. Se ne è parlato anche troppo e deve finire. (A Preston) In assemblea ho proposto che il comitato dichiari suo dovere assistere un socio nella disgrazia...
Preston (fingendo che gliene importi) Siete stato molto buono a far questo, maggiore!
Watson Un momento! Non è finito! (Ripete) ... di assistere un socio nella disgrazia e di aprire una sottoscrizione per la sua difesa. Mi aspettavo qualche opposizione e ho detto subito che avrei dato le dimissioni da presidente del Circolo se tale deliberazione non fosse stata passata ai voti, e infatti passò, con nove voti contro tre. Dick Podmore ha appoggiato molto questa decisione ed è comunque con voi. Suo fratello fa l'avvocato. Non è ancora molto noto, ma è un ometto intelligente che conosce tutti i trucchi. Ha tirato fuori un tizio da un brutto caso di rapina giù a Shoreditch, il mese scorso...
Janet Mio marito ha già un avvocato, maggiore...
Watson Lo so, ma quel Petherbridge è troppo formalista, troppo all'antica, non è adatto in un caso come questo. Qui ci vuole un avvocato vero e proprio. Non chiederà molti perché... beh, un tipo come quello ha bisogno di farsi strada. Ho aperto io stesso la sottoscrizione con cinque sterline e ho già la promessa di altri versamenti. (Sorride a Preston) Quindi, amico mio, non c'è niente da preoccuparsi da questo lato.
Preston (stancamente) Grazie, maggiore.
(Ha ascoltato pazientemente, ma la voce acuta e rimboccante del maggiore Watson è fisicamente un tormento per lui. Sua moglie gli si avvicina e lo prende per un braccio)
Janet Mio marito è molto stanco, maggiore. Sono certa che vi sarà riconoscente, ma ora desidero che si riposi.
Watson (con simpatia) Eh, ma certo... povero Preston, capisco. Volete che vi mandi una bottiglia dì Porto o di qualche altra cosa?
Preston (abassa voce) No, grazie, maggiore, siete molto gentile, ma... non ce n'è bisogno, grazie.
Watson Beh, non dimenticatevi di questo: sono pronto ad aiutarvi. Ditelo anche al dottore. Basta che me lo diciate.
(Janet aspetta che se ne vada, ma egli non pare averne intenzione, guarda Peggy con insistenza, curiosità e ansia. Gli piacerebbe scoprire più di quello che sa, ma Peggy gli volta le spalle e guarda il caminetto ignorando la sua presenza. Watson si volta ed esce con Janet)
Voi conoscete il mio numero. Basta chiamarmi al telefono, se avrete bisogno di me.
Janet Senz'altro.
Peggy (si volta quando Watson è uscito. A Preston) Chi è quello?
Preston È un mio amico. È bello da parte sua volermi aiutare. (Breve silenzio) La polizia sa che siete venuta qui!
Peggy Non ancora, ma lo saprà presto.
Preston Sapete cosa significherebbe se andaste a parlare? Capite la gravità della cosa? Voi non siete una bambina, Peggy... vi rendete conto delle conseguenze che potrebbe avere?
(Janet si è liberata di Watson e torna in salotto).
Peggy Sentite, Dave. Voi non capite cosa vi èsuccesso e pare non cerchiate neppure di capirlo.
Preston Ma sì che capisco. Forse sono l'unico che ha capito. La sola cosa che non capisco è perché doveva succedere una cosa simile e proprio a me. Molto tempo fa si credeva agli spiriti del male che stanno in agguato finché, ad un tratto, se ne impossessano. Buona gente, certe volte. Già, perché io non dovrei definirmi buono? Forse è per queste ragioni che è successo quel che è successo. Non è solo per quanto ho fatto lunedì sera. Quando venne la polizia ero stordito dalla paura, non pensai che a salvarmi. Cercai di tirare in ballo il mio migliore amico, come un uomo può trascinare davanti a sé un bambino per salvarsi da un toro furioso. Dissi che quella sera ero a casa sua, ma, per grazia di Dio, lui era partito. Mi avrebbe certamente aiutato, come state facendo voi, avrebbe giurato che ero da lui, finché in Tribunale gli avrebbero estratta a forza la verità e cosi anche lui si sarebbe trovato nei guai per colpa mia. Questa non è una cosa molto « buona » da farsi. L'altra sera mi venne in mente lui come l'unico amico che avrebbe potuto aiutarmi. Non pensai che ve n'erano altri... (Guarda Peggy) Voglio che andiate a casa, ora, perché state scherzando con delle cose pericolose, più pericolose di quanto non crediate, Peggy... Promettete di andare subito a casa.
Peggy Salite a riposarvi e non pensate ad altro, come vi ha detto la signora.
Preston Me lo promettete?
Peggy (stringendosi nelle spalle) Se è questo che volete.
Preston Non crediate che non ve ne sia grato. Siete venuta fin qui per aiutarmi... e mi avete aiutato... più di quanto possa dirsi... e non lo dimenticherò... Buona notte, Peggy! Janet... Janet... cara... (Le sorride, poi esce dalla stanza e sale le scale. Via).
Peggy (a Janet) Non sta bene, è proprio malato. Dovreste chiamare il dottore.
Janet C'è già stato il dottore.
Peggy Beh, pensate a lui. Io vado alla polizia.
Janet (ancora tormentata dal dubbio) Pensate proprio di andarci?
Peggy Certo che ci vado!
Janet Se la ritenete una cosa giusta, è bene che la facciate.
(L'ispettore Hemingway avanza per il violetto del giardino. Janet va ad aprire la porta. Peggy prende la propria borsa e ne tira fuori un paio di guanti di cuoio scuro e un fazzoletto che Preston ha dimenticato alle « Quattro piume » lunedì sera. Li mette sul tavolino).
L'Ispettore (entra) Buona sera, signora Preston. Vostro marito è in casa?
Janet Sì, è di sopra. (Con ansietà) Ma è appena venuta una signorina. Vorrei che sentiste quel che ha da dire. (Lo fa entrare; presentando) L'ispettore Hemingway... la signorina Dobson.
L'Ispettore Ah, sì. Sapevo che eravate venuta, signorina. Ho fatto quattro chiacchiere con vostro fratello e vostra sorella oggi pomeriggio.
Peggy (stupita) Come mai eravate informato?
L'Ispettore Di che cosa? Che il signor Preston era venuto da voi? Oh, ce lo disse ieri lui, ma capirete, era così deciso nel sostenere che si era fermato a bere un bicchiere di sherry e che poi, alle sei in punto, stava proseguendo per la stazione, che in principio ci portò un po' fuori di strada. Ho perduto un'infinità di tempo a far ricerche intorno alla stazione. (A Janet) Non è che io lo rimproveri di questo, signora, sono certo che non sapeva cosa gli fosse realmente successo.
Janet E passò davvero la notte là?
L'Ispettore Oh sì. Senz'altro. Non ve l'ha detto la signorina Dobson?
Peggy L'ho detto anche a lui ma pare che non capisca.
L'Ispettore Oramai è tutto a posto, signora Preston. Mi hanno detto tutto, e non c'è più ragione che vi preoccupiate.
Janet E voi credevate che fosse stato lui a commettere quell'assassinio?
L'Ispettore Oh no... non l'ho veramente creduto... benché, badate, vostro marito avesse creato un po' di confusione, e non potessimo essere perfettamente sicuri finché tutto non fosse chiarito. No. C'era un'altra cosa che mi colpì. Mi sembrò una coincidenza molto strana che un uomo cercasse di incolpare il signor Preston di furto proprio la sera in cui non era in casa.
Peggy Sui giornali non parlavano di furto, però.
L'Ispettore Era troppo una coincidenza, capite cosa voglio dire? (Pausa) Le uniche persone che sapevano dell'assenza del signor Preston, oltre voi, la polizia e la famiglia accanto, erano quelle dell'ospedale, perché fummo noi a telefonare... L'ospedale viene a saperlo poco dopo le nove e il furto al Circolo avviene alle dieci. Cominciai a capire che in tutto questo c'era qualcosa che non andava, specialmente quando il signor Preston nominò per caso un individuo che lavora all'ospedale la sera e al Circolo la domenica.
Peggy Ma i giornali parlano di un assassinio, di un delitto.
L'Ispettore Oh sì, il delitto c'è, e come: è la solita storia dei ladri che si tradiscono a vicenda. Robinson, il cameriere, e questo individuo dell'ospedale sapevano del denaro nella cassaforte. Forse avevano stabilito di impossessarsene proprio lunedì sera, forse la sera dopo, chissà. Sapevano che il denaro sarebbe rimasto nella cassaforte finché non venissero pagati i premi della lotteria, ma quando sentirono che il tesoriere del Circolo non era a casa e che nessuno sapeva dove si trovasse, l'occasione sembrò troppo propizia. Scassinano la cassaforte e dividono il denaro. Poi Robinson va dal maggiore Watson e gli imbastisce una storia dicendo che ha visto Preston prendere il denaro.
Peggy Questa è un'azione molto sporca, direi.
L'Ispettore Beh, non credo che in realtà pensasse di poter incriminare un uomo come Preston; non lo pensava seriamente, comunque, ma serve sempre a confondere le idee e a guadagnare tempo, capite. Nel frattempo il nostro amico dell'ospedale pare non fosse molto soddisfatto della divisione della somma e cambia idea. Ferma Robinson mentre va alla stazione, tenta di estorcergli il denaro, finisce per colpirlo mortalmente alla nuca e fuggire con la refurtiva.
Peggy L'avete preso?
L'Ispettore Preso e confessato. Signora Preston, per quanto riguarda vostro marito, tutto è perfettamente a posto.
Peggy (ha ascoltato con crescente indignazione. L'ispettore non ha saputo resistere a dimostrare un certo orgoglio mentre racconta il successo delle sue indagini, e le sue ultime parole, pronunciate in tono leggero, sono troppo per lei. Con ira)
Ah, è tutto perfettamente a posto, vero? Secondo voi basta fare un bel sorriso, sfoggiare la vostra abilità e tutto è a posto. A sentirvi si direbbe che parlate di un cane smarrito che è tornato a casa! Ma non capite che l'avete fatto star male? Terribilmente male? Appena avete saputo che non era stato lui, perché non gli avete telefonato dalle « Quattro piume » e non gliel'avete detto subito? Siete venuto quando vi ha fatto comodo, ecco la verità! Che cosa importano i suoi sentimenti, quello che passa dentro di lui!... Che aspetti! Che continui a soffrire! Siete tutti eguali, non siete buoni ad altro che a far la ronda di notte e a vedere che i bar chiudano alle dieci!
(Fatto questo sfogo si rivolge a Janet e le prende una mano)
Mi dispiace, signora Preston, ma più di questo non potevo fare. Spero che vostro marito si rimetta al più presto. Buona notte.
Janet (con gratitudine) Buona notte. E grazie infinite.
Peggy (dà un ultimo sguardo mentre va alla porta) Avete bisogno di me?
L'Ispettore No. No. Grazie. Non c'è altro.
Peggy In caso, sapete dove trovarmi: Peggy Dobson, le « Quattro piume , River Lane.
(Janet apre la porta del salotto. Peggy traversa l'ingresso ed esce. Janet è ora cosi stanca e felice che non si accorge di lasciare aperta la porta dell'ingresso. Preston appare sulla scala, indi lentamente, mentre si svolge il dialogo fra l'ispettore e Janet, sparisce in giardino. L'ispettore è rimasto un po' male per le parole di Peggy e vuol giustificarsi).
L'Ispettore Mi dispiace, signora Preston, forse avrei dovuto telefonarvi...
Janet Oh, non fa niente...
L'Ispettore Quando mi hanno detto che era venuta la signorina Dobson, naturalmente io...
Janet Non importa. Non preoccupatevi. (Sospira) Che sollievo! Ha sempre fatto una vita così tranquilla... una cosa come questa... lo preoccupava da morire...
L'Ispettore Forse preferite restare sola con lui e dirglielo voi stessa?
Janet (subito) No! Voi dovete dirglielo, a me non crederebbe, voi dovete convincerlo. (Va alla scala) David! David! (Alla porta della cucina) David! (Al giardino) David! (Poi improvvisamente) David, che fai!
(Colpo di rivoltella. Urlo soffocato di Janet. L'ispettore si precipita fuori. Pausa nella quale la signora non osa guardare alla porta, poi si decide e grida)
David, in nome del cielo!
L'Ispettore (da dentro) Siete impazzito! Proprio nel momento in cui la vostra innocenza è provata! (Entra sostenendo David).
Preston (sulla porta tenendo»» una mano sul petto) Janet perdonami... Volevo evitarti la vergogna della galera, del manicomio, non sono riuscito... (Mentre vengono avanti la signora sposta la poltrona e l'aiuta a sedere mentre l'ispettore parla).
L'Ispettore Per fortuna il vostro grido deve avergli fatto tremare la mano; il colpo è deviato, me ne intendo, la ferita è di striscio.
Janet Dio ti ringrazio!
L'Ispettore Il vostro alibi era perfetto. L'assassino di Robinson è stato arrestato. Ha confessato.
Preston (dopo una pausa, alia signora Preston) Non è vero! Non è vero!
Janet Un dottore, presto!
L'Ispettore (va al telefono e forma un numero).
Preston Non è vero, Janet, non è vero!
L'Ispettore (al telefono) Qui 16 Allen Street Bromley. Un'autoambulanza subito, parla l'ispettore Hemingway.
FINE DELLA COMMEDIA
Alla prima rappresentazione di questa commedie, al Teatro Odeon di Milano, 11 10 luglio 1950. da parte della Compagnia Donadio-Giorda, con le direzione di Giulio Donadio, le parti furono così distribuite: David Preston (Giulio Donadio); Janet (Landa Galli); dott. Sparling (Marcello Giorda); maggiore Watson (R. Martini); avvocato Petherbridge (Fernando Farese); Peggy Dobson (Adriana Innocenti); Ispettore Hemingway (Gualtiero Rizzi); un poliziotto (A. Beratti).
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