A cummari Barunissa

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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

‘A cummari Barunissa

Commedia in tre atti

di

Santo Capizzi

Santo Capizzi

Cell. 347 80 60 577

santocapizzi1@alice.it

www.santocapizzi.it


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

A mia madre, che anche nei giorni più bui

non ci ha mai fatto mancare il suo sereno sorriso.

S.C.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

Questa storia è semplicemente frutto della fantasia, pertanto ogni riferimento a persone, fatti e luoghi è del tutto casuale.

S.C.

Sinossi

Ambiente rurale inizi del ‘900; la storia si svolge in un ipotetico paesino agricolo siciliano. Ciccino, un giovane contadino senza soldi reso colto da un ex professore che insegnava presso l'università di Catania, s'innamora della bella figlia del barone Caponnetto, proprietario terriero locale. Il Barone che lo conosce e gli vuole bene, non si opporrebbe al matrimonio, ma è vittima della moglie, popolana "arrinisciuta", che sa non permetterebbe mai alla figlia di sposare un umile contadino.

Ciccino con la collaborazione di diversi personaggi, mette in scena una storia per fare colpo sulla Baronessa.

In parallelo il Barone, a causa dell'insistenza della moglie che vuole andare a vivere in città, è circuito da due lestofanti che riescono a fargli firmare un atto di donazione delle sue terre, a loro nome. Ciccino riesce a sventare la truffa che avrebbe portato i Baroni sul lastrico; la Baronessa, che scoperto la messa in scena di Ciccino si era inizialmente opposta al fidanzamento con la figlia, rivaluta l'idea che aveva del ragazzo ed acconsente al matrimonio.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

“’A cummari Barunissa”

Personaggi

Barone Alfonzo Caponnetto:                                             proprietario terriero

Baronessa Addolorata Petula Caponnetto:               moglie del barone

Margherita:                                                                                   figlia del Barone

Ciccino:                                                                                            contadino innamorato di Margherita

Professore:                                                                                     mentore di Ciccino

Turiddu:                                                                                          amico Ciccino

Nunziatina:                                                                                    dama di compagnia di Margherita

Marchese Rampulla:                                                                 sedicente acquirente della tenuta

Avvocato:                                                                                        complice del Marchese

Adalberto:                                                                                       maggiordomo del Barone

Mamma Ciccino

Puddru:                                                                                            garzone a casa del Barone

Concetta:                                                                                          domestica a casa del Barone

Conte Salvatore Falsaperla:                                                 nobile impoverito, amico del barone

Don Calogero:                                                                               oste

Pippo:                                                                                                 giocatore di carte

Melo:                                                                                                   giocatore di carte

Folla


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

ATTO PRIMO

Domenica mattina, piazza del paese.

Scena I

(Pippo, Melo)

PIPPO -    setti di mazzi.

MELO -    a comu è possibbili, tutti tu ci l'hai?

PIPPO -    sei e quattru deci, scupa! E cu chista mi pari ca vinci.

MELO -    su è pi chistu mi n’ hai vinciutu già cincu.

PIPPO -    e chi  voi Miluzzu? Ogni tantu su 'n pocu di furtuna ni veni a truvari non guasta.

MELO -    a certu, ogni tantu! Ma mi pari a mia ca a tia ti veni a truvari ogni jornu.

PIPPO -    e chi voi, a furtuna caru miu s’a sapiri macari circari.

MELO -   a si? E sintemu comu a cerchi tu?

PIPPO -     ju? Semplici! Ogni matina quannu nesciu di casa, accussì senza badarici, v’o cercu ‘na bella accumulazioni di escrimenti di cavaddu o cani o voi, insomma di animali ammaistrati e pi non sapiri ne leggiri e ne scriviri ci abbuddru 'n pedi.

MELO -   chi fai v’o ‘mplachi di propositu? Ma appiddaveru m u stai dicennu?

PIPPO -    ca certu chi ti pari ca babbiu?

MELO -    e pirchì u fai?

PIPPO - ca pirchì! Pirchì i vecchi pruverbi non sbaghianu mai. Chidda ‘mplacata e’ jurnata futtunata.

MELO - ma vadda quanti n'haja a sentiri ancora a me età! E intanto, ca vinci sempri è veru, cioè a furtuna noti manca, v’o vidiri ca hai raggiuni.

PIPPO -   ca certu ca c'haju raggiuni e cu prova.

MELO -   senti Pippu arrimina sti catti ca ju staju turnannu, 'n minutu mancu.

PIPPO -   unni stai jennu?

MELO -  staju turnannu, quantu arrivu 'n secunnu 'n punta acantunera, ca antura passannu   visti 'n terra ‘na

bella bomboniera fumanti, videmu su hai appiddaveru raggiunu (esce).

PIPPO -   mattri, ma quantu è carnaluvari! Ammucca a ogni cosa comu 'n passuluni; eppuri     chista non ma

voghiu perdiri quantu c'appizzu d'appressu(esce).


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

Scena II

(Ciccino, Turiddu, oste, Pippo, Melo)

TURIDDU - (Entrando)Ciccinu comu finiu abbissasti dda utti spaccata?

Nessuna risposta da Ciccino, allora Turiddu sbotta contro di lui strattonandogli il braccio per farlo rinvenire dal sogno.

TURIDDU - ahu a chi staiu parannu c’o muru? Avi menz’ura ca p arru sulu, megghiu parrari cu nu sceccualmenu agni tantu iddru aragghia e ti duna a suddisfazioni di ‘na rispososta. Avanti assettiti

cca’ forza, prima ca cu ‘sta stralunaria ca ti pigh iau attruppichi.

OSTE -             (entrando) buongiorno gioventù!

TURIDDU -    s'abbenerica don Calogero.

OSTE -              Ciccinu chi hai?

TURIDDU-    non si preoccupassi havi ‘na matinata ca è accussì. Pi fauri ni purtassi du           vermutti.

OSTE -             du vermutti?

TURIDDU –   si, du vermutti.

OSTE -            non è meghiu ca vi portu du belli limunati… ca cost  unu pocu? No p'affenniri benintisu, però…

TURIDDU - don Caloggiru, certu ca siti ‘n galantuomu, comu a faciti sentiri ‘m purtanti vui a genti! Ca nipurtassi ‘sti limunati, anzi ‘u sapi chi vi dicu? N i purtassi una e ‘n bellu bicchieri di acqua

frisca ca appoi ci pensu ju ad allungarla.

OSTE -              va beni, comu cumanni Turiddu (esce).

TURIDDU -    (prendendo Ciccino per le guance)  ma chi ti taghianu a lingua Ciccinu?           Senti u sai chi ti dicu,

meghiu è! Almenu quannu travaghiamu non t'allippi ‘nda ricchi e non t'arrusichi ‘n ciriveddu

che t’o storii supra ‘a cuttura, i libbri, l'istruzioni…

CICCINO -   (ridestandosi dal suo isolamemto) avaja ca finiscila di babbiari. No vidi ca       sugnu pinsirusu?

Non vidi ca c'haju ‘a testa a n'autra parti? Non essere scostante!

TURIDDU- Senti beddu, non ti dugnu ‘n suttamussu sulu pirchì ama crisciutu assemi e comu e frati, però nont'approfittari ah, non sbagghiari a parrari cu mia ah, pirchi annunca m'infuddru, e oggi ca è duminica vulissi arristari calmu, u capisti? E poi non mi pari nancu comportamentu t’o, diri certi mali paroli; e chi è?

CICCINO -   ma quali mali paroli? Chi stai dicennu lognu armatula, u sai ca non ni dicu. Scostanti voli diri(attimo di pausa per cercare le parole giuste)…voli diri non ti purtari i miruddra!

TURIDDU- ah voli diri chistu? Certu in effetti mi pareva stranu ca d’a t’o vucca nicevanu  certi paroli intosti …

CICCINO -    ma quali intosti e cantarelli, infauste Turiddu, infauste.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

TURIDDU-    e va beni infausti, intosti, sempri mali paruli sunu.

CICCINO -    ca finisciula giufà.

OSTE -     (entrando) ecco qua’ ‘na bella limunta frisca e dissitanti, a Ciccinu                t'arrusbighiasti?

CICCINO -     salutamu don Calogero.

OSTE -              ciau beddru. Senti Turiddu m’a pavi ora o comu o solitu appoi si pensa?

TURIDDU-          avaia don Caloggiru, mancu vuauttri mi stati parennu, ca n’o viditi ca semu m'impignatissimi ‘nda ‘na cunversazioni sirisima! Avanti tranquillu si nni trasissi, vi chiamu ju chiù tardu.

OSTE -                ah, mi chiami tu…         chiu’ tardu? Comu o solitu veru?

TURIDDU -       tranquillu!

OSTE -                 ca tranquillu! A fici ‘st'auttra opira di binificenza.

PIPPO -              (entrando) citrolu ca com'è ca t’a fari sbintari sempri!

MELO -           ca certu ju mi fazzu sbintari!  Chiuttostu tu t'avissi affruntari a sfuttiri

‘n amicu  ca si fida di tia.

OSTE -             chi fu? Chi aviti tuttu dui ca sbraitati?

PIPPO -            ca nenti. Caloggeru, stu lognu armatula, è criduluni.

OSTE -             ah Melo, Melo! Ma chiuttostu chi è stu fetu?

PIPPO -       fetu? Ma chi vai dicennu? Chistu è ‘u ciavudu d’a furtuna, veru Miluzzu                annucca passuluni?

MELO -        a quantu semu spiritusi, quantu semu! Chiuttostu turnami a ghiucari va.

PIPPO -          avanti Caloggero portannilli nauttri  du muccuni di vinellu.

OSTE -           ca certu ca vu portu, ma a propositu, comu finiu cu chiddru ca m'avura a pavari ajeri?

MELO -         ca appoi facemu tuttu 'n cuntu, chi c'è probblema?

OSTE -        cca’ ci n’e’ n'auttru! Allittranu ca jè 'n piaciri e appoi quannu è u mumentu di pavari…ma,            comu

voli a sorti (esce).

Scena III

(Detti)

TURIDDU- (parlando ora seriamente)Ciccinu apparti ‘u sgherzu, si p’o’ sapiri chi haio accumincuiasti ad aviri segreti pi ‘st'amico gnoranti?

CICCINO -    ma quali segreti Turiddu!

TURIDDU-    e allura mu voi diri chi ti succidiu?

CICCINO -    Turiddu, me frati… mi sono innamorato!


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

TURIDDU- drocu semu! Finalmenti cui fu una ca ti fici perdiri ‘sta testa ca pareva ‘nchiuvata supra e spaddi.Sempri a travaghiari di jornu e a studiari di sira, a purtari ‘u pani a casa pi dda santa donna di t’o mattruzza, ca di quannu mossi a bonanima di t’o pa’ è ne vai. E poi a fariti ‘na cuttura, pi cui appoi ? mah! Ma ora pinsamu e cosi belli, cu è ‘sta fimmina furtunata? Ah certu, certu, Marinella a fighia d’o panitteri (segni di diniego di Ciccino) e cu puteva essiri! Ogni vota ca ti vidi ti mangia cu l'occhi… e poi parrannu in verità è macari ‘na bedda carusa, non è tipo pi mia, troppu vasciuliddra, (ora in un crescendo espressivo) ma chi voi tutti cosi tu? A voi beddra, pusata e che soldi? Ora non esagerai, bona è!

CICCINO -   no Turiddu non è Marinella; ‘na bravissima figlia pi carità, ma non è iddra, è…

TURIDDU - ah ‘u capi! Elisabbetta a figghia do chianchieri, chidda ca quannu ti vidi…ti mangia cu l'occhi;certu di essiri e ‘n pocu chinulidda, però e ‘n bel lu partitu. Auh, a t’a sciglisti che soldi, bravu, bravu.

CICCINO -      no, non è mancu Elisabbetta; ppi carità, macari idda è una ragazza come poche, pusata, assinnata, ma non è idda. La mia innamorata è …

TURIDDU -        no, no, non mi diri nenti, non mi diri nenti! Comu fici a non pinsarici subbitu. Nunziatina! A figghia di Don Cola alliccaricchi; avi di quannu erumu nichi ca…ti mangia cu l'occhi, anzi ti divora con quell'aria di chiddra ca non ci cuppa. Certu è ‘n pipi spezzi ah, però sugnu sicurissimu ca è ‘na brava fimmina di casa, e poi tu quannu voi hai ‘u pusu duru e appena sgarra a fai stari cu ddu pedi 'nda ‘na scarpa. Ma comu fici a non pinsarici subitu? A ceetu ca ceeti voti sugnu propiu ‘na gran testa di muli; mu po’ diri Ciccinu, dimmillu, avanti mu meritu, dimmillu!

CICCINO -      Turiddu t’a pozzu diri ‘na cosa?

TURIDDU -     Certu ca ma po’ diri, ci mancassi auttru.

CICCINO -         a certu ca certi voti hai propriu ‘na bella testa di sceccu; si a unnu t'affissi, ma non è mancu iddra.

TURIDDU -:(infervorato)auh, cu cui sta' parrannu, cu jè testa di sceccu, videmu su t’haiu a vutari ‘nsuttamussu! (Dopo spazientito) Senti, non fari tantu u misteriusu, mu voi diri cu è chissa o no?

CICCINO -      ca su mi fa parrari!

TURIDDU -   e parra avanti.

CICCINO -         (trasognante) Esito a dire che è un angelo sulu pirchì ancora non c'haiu vistu l'ali, ma ca è chiùbedda do suli ‘u pozzu vanniari e nuddu m'ha diri nenti; havi a facci addisegnata, a peddi ca pari sita, i capiddi morbbidi, ma accussì mobidi ca parunu ‘na nuvola e poi è eleganti e fina, Turiddu, è accussì fina ! (sospira)

TURIDDU - Senti intantu parra comu mangi. Ora ci sapi a faccia addisegnata, a peddi di sita, i capiddi comu anuvola, l'ugna ddi cioccolata e aricchi di caramella carrubba! A unni ‘a pigghiasti ‘nto munnu de sogni o ‘nda putia da sugnora Elena de’ cioccola tti?

CICCINO -         Avaia finiscila, ‘u vidi ca cu tia non si po' parrari di nenti, non c'a fai mancu ppi 'n secunnu a fari u seriu.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

TURIDDU - avanti bonu, non fari accussì cu mia, ca u sai ca appoi mi ‘ntristisciu, mi passa l'appititu e chiossaidi du quarari di triaca pasta non c'a fazzu a mangiarimi a pranzu (dopo l'ennesimo sfottò Turiddu diventa serio). Ma dimmi ‘na cosa, ‘st'angelo cu l'ali ammaciati l'havi macari 'nnomu?

CICCINO -    Certu ca l'havi, ma non è 'n nomu, è ‘na poesia, no si può pronunciari, s'ha cantari.

TURIDDU - (spazientito)E canta Ciccinu, canta. Havi ‘n'ura ppi diri 'n binidittu nomu. Chi fa mu dici o primadi cantari ti voi fari du gargarismi? No sacciu voi ca chiamu a banna do paisi!

CICCINO -     (entusiasta) ebbene tu dicu. L'amuri miu si chiama Margherita.

TURIDDU - (riflettendo)Margherita…. Margherita…. Ma ju Margheriti non ni                     canusciu.   Pi casu è di qualche

paisi ca vicinu!

CICCINO -       ‘a canusci, ‘a canusci. ‘A canusci troppu bona. Si t ratta della baronessina Margherita GraziellaCaponnetto, prima e unica genita del Barone Alfonso Caponnetto.

TURIDDU -        (con non curanza) aaaah, cu ‘u sapi cu m’ava parsu ca jera! (Qualche istante per realizzare e poi prendendo Ciccino per un braccio lo tira a sé riprendendo a parlare con voce bassa e fare circospetto). Ma chi stai 'ncucchiannu, chi si scimunitu o a furia di stari ca testa 'nde nuvulit'ampingiu dda supra e qualche palumma ti smuzzicau u ciriveddu? A barunissina Caponnetto, e spatti ‘stu nomu m’u vannii? Su ti senti qualche dunu, bonu ca ti và ti pigghiunu ppi pazzu e perdunu a stima ca hannu ppi tia; e dicu ju, non ci pensi a dd'anima ‘nnuccenti di to mattri? Chi collira ci duni a dda mischina a fariti sbintari di tuttu u paisi! Già m’u ‘mmagginu mentri ca passi e a genti e to spaddi ca dici: vadda cu c’e’, ddu passuluni ca ‘npingiu a testa 'nde nuvuli. Taliulu ch'è beddu. Fici moriri ‘n supinu ‘n supinu macari dda vittima di so mattri ca sa divorau la vergogna.

Auhdicu, ma stai sghizzannu o stai parrannu seriu? E poi non ci pensi macari o prufissuri. Havi di quannu eri muvvusu ca ti pigghiau a cori e t’ha ‘nsignatu chiu’ cosi de s’o alunni all'università. Chi po' pinsari, ca ha pirdutu tempu; chi collira ci duni, e su pensa ca a curpa è da so ca na dda testa t'anficcau tanti di ddi cosi ca ti squagghiau u ciriveddu e niscisti pazzu?

CICCINO -         senti Turiddu non fari accussì, mi pari propri ca stai esaggerannu. E poi chi voi? Sugnuinnamuratu persu e sulu pirchì sugnu ‘n mortu di fa mi non voli diri ca non haju spiranzi.

TURIDDU - ma non è pi tia capisciulu, anzi si beddu fighiu, assinnatu, e macari  ‘struitu, sulu ca hai undifettucio, ‘na cosa di nenti…. si senza mancu ‘n s   oldu, onestu si, ma senza titulu, (pausa poi

cambia tono) e poi dimmi na cosa … ti talia?

CICCINO -         ah si!. Sunu quattru duminichi ca a visti e mi ni innamorai. Idda passava mite e rispettosa seguendo i genitori che andavano in chiesa e mi taliavu con molto interesse. A duminica appressu ju aspittai o stissu postu, passavu di novu e ancora mi taliavu e ‘sta vota mi fici macari menzu sorrisu…

TURIDDU -     e tu chi facisti?

CICCINO -         ju squagghiai!(Pausa) e poi a duminica dopu ancora, ddu menzu surrisu addivintau unu, sulu ca ‘sta vota fu cuttuliddu pirchì ‘dra cosa laria di s o mattri si furiavu all'impruvvisu e quasi a visti, tu ’mmaggini no?

TURIDDU -   ma chi vai dicennu? Cu ‘na taliata e ‘na mustrata d i denti già siti ‘nammurati? Eh passulunu! Epoi su non stava arrirennu a tia? Comu fai a sapiri pi certu ca era ‘ntirissata?


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

CICCINO -      Nunziatella, ta ricordi no, chiddra ca mi veni cucina ‘n fora?

TURIDDU -    certu ca m’a ricordu (aria trasognante).

CICCINO -         comunque, ‘u sai ca iddra è domestica a casa do baruni e visto ca cu Margherita hannu a stissa età, fraquentemente ci fa cumpagnia. I duminichi di cui ti parru c'era macari idda. Ora, ju chi fici, l'auttru jornu ci spiai su Margherita aveva 'nteressi ppi mia. Idda mi dissi ca ci cuntavu a me storia e ca Margherita ne è rimasta colpita e nello stesso tempo affascinata; dice che mai aveva conosciuto un ragazzo virtuoso come me e che già mi ama.

TURIDDU -        e brava a Nunziatina ca pari chidda ca non ci curpa e inveci fa ‘a ruffiana. Comunque, già ca sapemu ca ci piaci semu 'n passu avanti.

CICCINO -      (ora quasi demoralizzato) si certu, sulu ca haiu a scalari ‘na muntagna.

TURIDDU -      e chi è Ciccinu, prima tutto Orlando e ora t'ammusciasti? Qual’è ‘u probblema…(cambiaespressione) e già, qual’è ‘u probblema, tu dicu ju quali è, è ‘u stissu d'antura e cioè ca idda èricca e tu si sempri ‘n muttazzu di fami, istruitu pirchì du grand'uomo do prufissuri t'ha spinnutu anni da so’ vita, ma sempri mortu di fami arresti!

CICCINO -    Turiddu e noi questo scoglio dobbiamo superare, questo muro dobbiamo abbattere.

TURIDDU -        Ciccinu, cca’ su c'è ‘na cosa c'ama abbattiri 'ndomuru è a to’ testa, ca forsi s'arriva a spaccari e dd'aria frisca de nuvuli d'antura ca ti sta facennuaccupari ‘u ciriveddu e non ti fa arraggiunari, nesci e fossi torni ‘n sennu.

CICCINO -         (Ciccino) Turiddu noi combatteremo queste discriminazioni sociali ed in nome dell'amorecambieremo le cose.

TURIDDU -        Si, in nome dell'amore e do brodu di ciciri! E poi ju chi ci centru? A mia chi mi cunti, ju sugnu zappaturi umili e senza grilli pp’a testa. Ju non m'innamuru de nobbili, ju tegnu i peri 'n terra pirchi a vulari autu si pigghia friddu e soddi p'accatarimi 'n cappottu o ppi curarimi i malanni non n'haju.

CICCINO -         ca bonu bonu… mi paristi unu di ddi commedianti ca venunu a recitari davanti o municipiu pp’a festa do paisi! Frati miu, tu hai il dovere di aiutarmi in nome della nostra vecchissima amicizia, della fratellanza che ci unisce, della tua bontà e… e de 2 soldi ca ti pristai e ca ancora non haia vistu!

TURIDDU -        auh a si sintimintali! Certu ca pa ‘mparapiddiari a genti si u nummiru unu, ti giuru ca su non m’ava scurdatu u fazulettu d’a duminica a casa mi m itteva a chianciri. Avanti sintemu chi ama a fari.

CICCINO -         ascutami! Mentri parravu cu Nunziatina, mi dissi ca l'unicu modu pi farisi accittari di so’ mattri è fari finta che sono un benestante acculturato…

TURIDDU -     e pi farici capiri ca si accutturatu chi ti fa veniri a frevi?

CICCINO -         mutu babbu.Ti stavu dicennu ca l'unicu modu pi farisi accittari di so’ mattri è fari finta che sono un benestante acculturato in modo da potere chiedere la mano di Margherita…

TURIDDU -     e tuttu ‘stu schifiu pi ‘na manu, ca mentri ca ci s i addumannaccilla tutta!


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

CICCINO -         avaia mi voi ascutari? Allora dopo avere chiesto la mano, anzi no, dopo averla chiesta tutta, va beni? Mi inserisco in famiglia ed una volta inserito farò scoprire piano piano le mie virtù e quando l'arpia avrà visto che ragazzo sono, dimenticherà che sono povero ed io e Margherita vivremo il nostro amore e saremo di esempio a tutti coloro che ogni giorno sono costretti a scontrarsi con questo classismo che invade il nostro tempo.

TURIDDU -     alleggiu che paroli ca m’a ‘mbriacai.

CICCINO -      si ‘u sacciu ca stai pinsannu ca iddra è ricca…

TURIDDU -    ricca? Riccuna, havi chiu’ soldi iddra ca ‘na vinci ta a sisula!

CICCINO -     ca ‘u fazzu macari p’e soldi, ma cridimi me frati c a non è accussi, io la amo!

TURIDDU - Ciccinu ora non diri paroli supecchiu, ti canusciu di quannu ti culava u nasu e siccomu soldi nonn'avevumu ti pareva piccatu e (mima il tirare su col naso)… di qualsiasi auttru chistianu ci mittevu a manu supra o focu ca ‘u faceva p’e soldi, ma di tia… avissa annuvvari ora stissu, su haju un dubbiu. Ma chiddru ca m'addumannu è comu fai p’o baruni ca ti canusci di ‘na vita!

CICCINO -         questo è il bello! Mi dissi Nunziatella ca ci dissi Margherita, che parlò del nostro amore col padre, ‘u Baruni, e iddu ci dissi ca era cuntentu pi nuattri pirchì mi reputava ‘n bravu carusu e gli ricordavo lui da giovne quannu non aveva ‘n soldu. L'unicu problema e so’ mugheri ca pari ca ‘u teni, puvureddu, cu du pedi ‘nda ‘na sca rpa…

TURIDDU -     comunque dimmi chi ama a fari e accussì ci livamu ‘ sta fassa!

CICCINO -      ascuta bonu e senti chi stratagemma ma ‘nvintai.

TURIDDU -    parra, parra!

CICCINO –           a Barunessa non mi canusci, ju ci mannu ‘na bella littra chiedendo di potere conferire con loro, ci vaiu a casa a spiegarimi e abbissamu tutti i cosi. Chi dici?

TURIDDU -           ju dicu ca dopu ca ci manni ‘na littra pa ‘anzuttar li, su ci vai casa minimu minimu ti unchiuanu a facci comu ‘na zanpogna.

CICCINO -        ma quali anzuttari…

MELO -               (a voce alta) scupa c’o sett'oru; a ‘mplacata funziona appiddaveru.

PIPPO -              ca mutu e arrimina ‘sti carti giufà.

TURIDDU -        (di soprassalto ai giocatori) a malanova ca aviti d’incoddu. (A Ciccino) Ciccinu a comu qualianzuttari, pirchì cunfiriri chi ti pari ‘n cumplime ntu?

CICCINO -      ma chi vai dicennu? Conferire vuole dire parlare.

TURIDDU -        a chi sacciu chi m'ava parsu, scusami. Ma comunque chi ci dici a barunissa ca spuntasti di sutta ‘n fungiu?

CICCINO -         avaia ca finisciula. Come ti stavo dicendo, io chiedo un formale colloquio, dicendo che sono il nipote del professore, che sono un esperto di agraria e letterato di Catania; tu fai a parti di me frati, mentri me mattri fa a parti di … di me mattr i, cioè a soru d’o prufissuri.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

TURIDDU -        ma chi vai dicennu? Tu niscisti fora di sennu completu! Comu fa dda mischina di to’ mattri ca sapi a stentu tri paroli d'italianu a fari la donna allittirata? E ju ca non sacciu manci sti tri paroli? Senti megghiu ca non mi ci ammiscu ni ‘sta cosa, vadda meghiu è!

CICCINO -         certu in effetti a questo non c'ava pinsatu…( riflette per un attimo) ecco trovato! P’o prufissuri problemi non ci ni sunu e me mattri fa ‘a timida ca para pocu e tu…tu… a ecco tu fai me cucinu ca veni do continenti e parra ‘nglisi e pocu e nenti l'italianu. Chi dici?

TURIDDU -   ca ‘mpazzisti completamenti! Ma dimmi nauttra cosa, la baronessina tutti ‘sti cosi i sapi?

CICCINO -      certu ca ‘i sapi, anzi fu iddra tramiti a Nunziatina a suggiririmmilli.

TURIDDU -  Talia che sveglia a carusa! E to mattri e ‘u prufissuri ti dissuni di si, ci pussu cridiri?

CICCINO -         veramente ancora a iddi ci l'haia a diri, ma sugnu sicuru ca di no non mu dicunu. (Iin crescendo) all'amore mai nessuno dice di no!

TURIDDU -   mah… a videmu su m’a fari attaccari o peggiu ancora   m’a fari rumpiri l'ossa.

CICCINO -            stai tranquillo andrà tutto bene e poi Turiddu ti p romettu ca ci mettu ‘na bona parola pi tia cu me cucina Nunziatina.

TURIDDU -           si ca ‘nzamai avevu bisognu da to bona parola, ju Turiddu! Tutti u sannu ca sugnu uomo di mondo e ca i fimmini non m'ana mai mancatu, una va e una veni in sichitanza e senza sosta (si ferma qualche istante)… però su c'a voi mettiri…

Scena IV

(Conte e detti)

CONTE -             (entrando) salute a voi plebaglia, servi della gleba.

TURIDDU -           arrivavu, ci mancava sulu iddu ora semu a completu. Tu ca ti voi fari zitu c’a Barunissina, Melo ca si tummau supra a ‘na bomboniera di 'n cavaddru pirchi' ci dissunu ca ‘mplacari porta furtuna, ‘u conti ca di quant'avi ca persi tutti i soldi e i beni o jocu niscivu pazzu…ci manca sulu ca appostu di putia di Don Calogero ci scrivemu manicomio comunale e semu appostu.

CICCINO -      avia ca lassulu stari puvureddu, ca di quant'avi ca niscivu pazzu ‘u bannunanu  tuttu pari.

MELO -               salutamu Conti.

PIPPO -                 salutamu.

CONTE -             (ai giocatori) a voi uomini stolti…

PIPPO -              Melo abbessiti 'nda seggia e mettiti bonu.

MELO -             pirchì?

PIPPO -             ca no senti? ‘U conti ca ti dissi ca si  misu stortu.

CONTE -              a voi dico, volgari contadini! A voi con la mente ottenebrata, a voi dalla vita greve e vuota, non errate oltre offogando nel peccato del gioco, non spendete quel poco che la vita vi ha dato per il piacere di un attimo di vittoria.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

MELO -              cincu e quattru novi, scupa?

CONTE -             suffuru! (Ai ragazzi) ehm…    voi, giovani di belle speranze…

TURIDDU -       cca’ sta vinennu.

CONTE -             vi godete il sole caldo del mattino infante?

TURIDDU -        si appunto,  ora sta arrivannu ‘u liafante.

CICCINO -            ma chi dici?

TURIDDU -      mutu e assecondalo, ‘u sintisti chi dissi? Ci pari ca ni stamu pighiannu ‘u suli con il liafante. E'

pazzu di catina assicunnalu.

CICCINO -           ma quali pazzu e quali liafanti, dissi il sole infante, cioè bambino ovvero ca non avi assai ca

aghiunnau. Ma prego Conte volete accomodarvi qualche istante con noi?

TURIDDU -     e certu fra pazzi si sanu sentiri.

CONTE -              ma con piacere bel giovanotto. Permettetemi di offrirvi qualche cosa.

CICCINO -         grazie ma non occorre, abbiamo già consumato.

TURIDDU -     chistu è veru, già si cunsumatu.

CONTE -              insisto!

CICCINO -         non vorrei sembrare scortese ma…

TURIDDU -     no cotraddiri quanti voti ti l'haia a diri, i pazzi non volunu essiri cotradditti

mancu di l'auttri pazzi.

CONTE -              oste, garson, somelier…

TURIDDU -     ma quali salumeri? Chistu è fora completu. Forsi sbaghiavu bottega, chista ‘na putia di vinu è

signò conti.

OSTE -                      (uscendo) cu mi chiamau?

CONTE -                  alla buon’ora!

OSTE -                     chi voli?

CONTE -               mi servono i vostri servigi metre.

OSTE -                 signò Conte non è pi contrarialla ma cca’ di chi mu nnu è munnu, ama vinnutu sempri a litru, a

quattini, a bicchieri, a buttighiuni, ma a mettru mai.

TURIDDU -       don Caloggero, non c'è bisognu do mettru, ‘u Signò Conti vuleva ordinare.

OSTE -                   ah, su è pi chistu! Ma pavati vuauttri?


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CONTE -

“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

non sia mai taverniere da quattrosoldi, i qui presenti gentiluomini sono ospiti miei.

PIPPO -

Turiddu e t'ammuccasti gentiluomu ah…

OSTE -

ah, ospiti sunu? E chiddu ca si pighiunu u mittemu 'ndo so cuntu veru?

CONTE -

naturale.

OSTE

(sconsolato)  naturale! Ca va bene oggi travagliami p’a patria (va per andare).

CONTE -

dove andate?

OSTE -

ca a pighiari l'acqua naturali, senza limoni, senza recina munciuta 'ndo menzu, naturali va.

CICCINO -

va bene, va bene dell'acqua per noi.

CONTE -

ne siete sicuro?

OSTE -

ca certu ca è sicuru chi ci sunu dubbi? (Esce).

Ciccino guardandosi attorno vede arrivare la famiglia del barone.

CICCINO -         talia giustu, giustu cu sta arrivannu? Turiddu megghiu ca mi ni vaiu prima ca dda cosa laria da

barunissa mi vidi e poi quannu ci vaiu a casa mi ricanusci.

TURIDDU -        si forsi è meghiu ca mi ni vaiu macari ju.

CICCINO -        tranquillu ca ppi comu ti cumminu non ti riconoscerà mancu a t’o famighia; mi ni staiu jennu

accussì paru macari cu me mattri e su ‘u trovu a ca sa macari c’o prufissuri… ah Turiddu ‘na cottesia m’a fari.

TURIDDU -       n'auttra?

CICCINO -         c'a dari a Nunziatina ‘sta poesia (porge un foglio); è pi Maggherita, ‘a scrissi ‘sta notti.

TURIDDU -        e comu c'a dugnu?

CICCINO -         no sacciu, vidatilla tu, inventa qualcosa tantu a ‘mbrugghiari c’a fai troppu bonu.

TURIDDU -       ju veru?

CICCINO -          Turiddu staju scappannu, ni videmu chiù tardu, signò conte mi deve scusare ma mi sono

ricordato che dovevo fare una cosa importante arrivederci (esce di scena).

TURIDDU -      e ora comu ci l'haia a dari? A mia cu mi ci misi ‘ndi ‘sti centu missi. Pi accamora ‘ntantu è

megghiu ca m'ammucciu e 'ndo frattempu ci pensu. Conte mi deve scu…(lo guarda in faccia

dunque...) va beni arrivedecci (esce).

OSTE -                   (entrando) Turiddu e ‘a limunata di prima chi fai non m’a pagh i?

TURIDDU -         don Caloggero passu chiù tardu, tanquillu, tranquillu…

OSTE -                           a certu ca su avissa stari cu tutti i clienti tranquillu comu staiu cu tia… avissa chiurutu

chinnici anni fa! Conte cca’ c'è tutta l'acqua ca vuliti, arricriativi (esce).


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

CONTE -                  e chi è mi lassanu sulu, scappanu tutti e dui? Mah, sti carusi di oggi sunu fora di testa, comu

a pensanu ‘na cosa a fannu.  (Agli avventori) a voi dico lussuriosi del vile gioco delle

carte… a voi                                                                   …(cambiando il tono della voce)     su ci livati i dui ni facemu ‘na bella briscula

in tri?

PIPPO -                  assittativi Conti ca passamu 'n pocu di tempu, chi pobblema  c'è!

Scena V

(Barone, Baronessa, Margherita, Munziatina e detti)

BARONESSA - (entrando con fare infastidito)a mia tutti stì custumanzi moderni non mi piaciunu.

BARONE -                   Ma lassili stari e carusi, e com'è ca si accussì piliddusa. Oramai sunu granni e volunu

caminari suli… e poi sunu a menzu mettru, ca su all              ogni ‘na manu arrerri ‘i tocchi.

La Baronessa allunga il bracio dietro mimando di prendere qualcosa.

BARONESSA -  Ju a nuddu sentu, ma non è ca si ni scappanu?(si volta)

BARONE -          ( con espressione del viso rassegnata) avanti assittamuni cincu minuti.

BARONESSA - bhi talia cu c’e’ ‘u Conti Fassaperla, chiamulu,     f allu assittari cca’ cu nuvauttri almenu ni

cunta qualche storia de so a ni fa’ tannicchiedda di cumpagnia di un certo livello.

BARONE –                   talia a idda, ci sapi ora di un certo livello, finu a jeri arrascavi ‘u maccu cu l’ugna!

Camunque….Conte, signor Conte Farsaperla….

CONTE -                  oh barone Caponnetto, baronessa cara, quale piacere vedervi.

BARONE -              conte volete sedervi con noi o forse siete impegnato con i signori…

CONTE -                        no ma quale impegnato con i signori, anzi ai signori stavo appunto dando una lezione

moralita’ ed ancor piu’ di vita. (Rivolto ai giocatori) ebbene allora lor signori hanno compreso la lezione?

MELO -                  ma di quali lezioni parra?

CONTE -            va bene allora i vado e mi raccomando, bandite definitivamente il gioco delle carte dalla vostra

gia’ miserevole e scialba vita, pena altrimenti sara’ il privarla di quel poco di liberta’ e di

dignita’ che vi resta, forse. (In tono basso) fusturu futtunati ca mi n’haia a ghiri, avevu tri

carrichi pisantuni….

PIPPO -                   ma comu conti a dignita’ a liberta’…

MELO -                   ca lassalu stari Pippu, anzi ‘u sai chi ti dicu amuninni ca mi siddiai talia.

PIPPO -                     si amuninni (escono).

CONTE -               tranquilli appoi ‘sta partita a continuamu nauttru jornu. (Con voce alta) ecco bravi vedo che

avete imparato la lezione, tornate alle vostre famiglie che a dì di festa vi attendono sull’uscio.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

PIPPO -                  conte cca’ l’unicu ca sta facennu sgruscio e’ lei.  Arrivedecci (escono)

Scena VI

(Oste e detti)

CONTE -                    (avvicinandosi al tavolo del barone) baronessa, signorine, barone, i miei piu’ ossequiosirispetti.

BARONESSA - salutamu conti. Ma si assettasse in semola con noi altri, non facisse completamenti.

CONTE -                 o bene, allora torna all’altro tavolo?

BARONESSA -   ma comu ci dissi propriu ora di assittarise…

CONTE -                    si, ma appena dopo mi diceste di non farlo completamente, ed ad una nobildonna si da retta e conto.

BARONE -            ca certu, ‘u conte da conto!

BARONESSA -     non facisse completamenti nel senso di non si facissi problemi va.

CONTE -                  ah in quel senso? Ora capisco.

BARONESSA - avanti Margherita, tu e a sevva, itivi ad assittari ‘nda dru tavulu cas’allibberavu forza e lassatici pustu cca’ o conti, forza annacativi, subbitu.

MARGHERITA - va bene mamma.

BARONESSA -     ouh m’arraccumannu non faciti cosi strevusi ca vi tegnu sutt’occhiu.

MARGHERITA - mamma ma siamo ad un tiro di schioppo.

BARONESSA -   si va beni, ma faciti i saggi oppuri ‘stu schioppi vu tiru ju, anzi vu lassu curriri, ‘u capisturu?

OSTE -                   (uscendo) s'abbenerica Barone, servo vostro barunissa, signurine…vi piacenu i pasticcini c’a

ricotta di duminica scorsa?

BARONE -               si, erunu boni appiddaveru.

OSTE -                         bontà vostra. Allura vi ni portu quattru frischi fr ischi?

BARONE -         direi di si e purtassi macari un vermuttu p’o conti unu pi mia e tri aranciati.

OSTE -                 va beni. Baruni vi vuleva diri ca pi mia  e’ ‘n unu ri avirivi ospiti ‘nda me umili putia.

BARONESSA -       senta chi fa ni voli purtari sti pasticcini? Avanti forza ca mi sapi a mia ca a ricota si

gniacidiu.

OSTE -                        (fra se) a ricotta veru? Cca’ c'è qualcunu ca mi pari ca javi già ‘n bellu pezzu ca gnacidiu.

(Alla baronessa) certo ve li porto immediatamente (esce).

BARONESSA - (al marito)appena arrivamu a casa a Margherita ci dicu ju quattro. ‘Stu schifiu s' ha livari;ancora è signurina e ha caminari davanti a mia, appoi quannu si marita po’ fari zoccu voli;


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

po’ caminari avanti, arreri, cù 'n peri sulu, abbattennu i manu, arattannusi asciddri, allora cumannerà so maritu.

BARONE -             si, comu a mia veru?

BARONESSA -    chi c'entra, ju sugnu ju.

BARONE -               e ju sugnu 'n fissa?

BARONESSA -     comu, non ti capì?

BARONE -             Nenti, lassamu perdiri.

BARONESSA -    chi ni pensa lei conti?

CONTE -        ohibo’, e’ regola ferma nei ceti aristocratici non intromettersi nell’educazione dei figli altrui.

BARONESSA - Cu chista sunu cincu duminichi ca si ni nesci c’a stissa storia, accussì tutta 'n tuttuna(mima lafiglia) … Mamma ormai sono una signorinella, devo avere la mia libertà non è giusto chetu mi controlli, a duminica voglio caminari arreri… (torna con la sua voce) Arrinisciu maccu appigghiatu; cridimi n’a tumpuliai suli pirchì m’ava cunfissatu du jorna prima; certu ca sta carusa havi 'n caratterinu!

BARONE -             Cu ‘u sapi di cui pigghiavu?

BARONESSA -     a pirchì, chi vulissi diri ca ju non t'ascutu?

BARONE -              si, a notti quannu dormi!

BARONESSA -     non mittemu paroli avanti, a nostra casa i pantaloni i porti sulu tu.

BARONE -              ca pirchì non ti capunu…

BARONESSA -       (come se non avesse sentito) si va be! E poi stauttru fattu ca Nunziatina a nesciri cu nuavuttricomu su fussi nostra figlia a mia non mi piaci. Conti lei chi dici?

CONTE -                    baronessa e’ buon costume nella classe nobile non commentare sulla servitu’ altrui dinnanzi ai padroni stessi della glebe servente.

BARONESSA - conti di lei chistu mi piaci, ca havi sempri una opinioni bella chiara e ferma pi ogni cosa. Ca sisbilanciassi ogni tantu!

BARONE -             Addolorata Petula, havi 10 anni ca dici sempri a stissa cosa, non ti sumportu chiù! È a megghiu amica di Margherita hana crisciutu assemi e sunu comu e soru, quanti voti ti l'haia diri!

BARONESSA - comu e soru? Una baronessa e a fighia di uno stalliere e di una domestica? Auh nonsghizzamu che cosi seri ah! ‘A diri ca n’a so strad a attruvau ‘n pezzu di… ( lo guarda dall'alto in basso come per dire” di passuluni” poi invece dice)… di pani comu a tia ca tifici pena e tannicchia oggi, tannicchia dumani, l'hai crisciutu comu ‘na figlia.

BARONE -             senti ora finiscila, Nunziatina è ‘na brava carusa e so pattri chiddru ca c'haia fattu su merita mischineddu pirchi m’a statu sempri divotu e fedeli, e poi ora non fari tutta a nobbili ca quannu ti canuscii, avevi quattru soddi e tri pidocchi si, ma eri ‘na contadina senza titolo e ingnorantuna. E ju, chi fu tu scurdasti comu addivitai nobbili, tu scurdasti ca eru mezzaddru


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

do baruni Auteri ca non aveva figli ne’ auttri parenti e pi non lassari tutti i so aviri o ventu, a so morti mi fici so eredi di terri, casi, titolo e soddi, ammenu di ddi quattru pidocchi ca mischinu c'avuna arristatu. Ora che ti sei sollevata un poco socialmente, isasti a nasca e ti cridi a signora d’a minnulata? Basta va, non mi fari parari ancora pirchì già m'achiappanu i nevvi, avanti ora statti muta pi cortesia.

BARONESSA -  e bonu non fari d’accussì ca semu fora.

OSTE -                      (Entra l’oste che porta e sistema pasticcini e bibite nei tavoli) signora barunissa oggi mi puttanucerti pasticcini ca ci manca sulu a parola, ju sugnu cunfusu di quali v’haia a purtari pirchi’ sunu unu meghiu di ‘n auttri.

BARONESSA - e su sunu unu meghiu di ‘n auttru, puttassi ‘u prim o ca e’ ‘u meghiu di tutti no!

OSTE -            veramente avissi ‘u piaciri ca i scigilissi lei stissa, personalmenti e di presenza sua medesima.

BARONESSA - ca va beni vi fazzu ‘sta cortesia, amuninni Alfonzo, Conti voli veniri macari lei?

CONTE -            non ne vedo l’esigenza baronessa, mi fido del suo buon gusto.

BARONESSA - va beni stamu turnannu, ah conti pi cottesia ci u’ duna n’occhiu a piccididda, non ci servi picumannu (escono).

CONTE -             con vero piacere.

Scena VII

(Margherita Nunziatina, Turiddu Conte )

MARGHERITA - mattri, sugnu preoccupata. Ancora Ciccinu non s'ha vistu, non cridu canon veni? Non cridu ca si invaghiu di quaccun'auttra?

NUNZIATINA - ma no, stai tranquilla, iddu è pazzu ppi tia, non pensa ad auttru; l'auttru jornu quannu ci ‘udissi ca ti piaceva, c'arridevunu l'occhi suli suli, ca pareva 'n picciriddu cuntentu.

MARGHERITA - ah… dd'occhi nivuri e beddi comu a notti.

NUNZIATINA -     mi dissi ca di quannu ti visti a prima vota, non pensa ca a tia e di quannu mi ci facisti diri ca ti piaci, non vidi l'ura ca si fa duminica pi putiriti taliari.

MARGHERITA - ma ci ‘u dicisti ca ha truvari ‘n modu pi vinirisi a spiegari?

NUNZIATINA -   già tu dissi chi bedda pinsata ca appi.

MARGHERITA - ma quant'è beddu, pari nu briganti, havi l'occhi lattri e a facci duci; non vidu l'ura ca mumaritu.

NUNZIATINA -     ora non curremu; 'ntantu accumincia a canuscillu 'npocu megghiu.

MARGHERITA - già ‘u canusciu troppu bonu e poi su chiddu ca mi d icisti è veru, è macari istruitu e colto…(si guarda attorno ansiosa). Ma pirchì non passa! C’u nauttru pocu a mamma chia ma aritirata e ni ordina di turnari a casa.

Da dierto le quinte esce Turiddu che chiama Nunziatina e le da la poesia.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

TURIDDU -            pss…pss…veni cca’ prestu.

Nunziatina si avvicina e prende il foglio.

TURIDDU -     è p’a barunissa nica…                                                                                                  (Turiddu sarride a Nunziatina schiacciandolel'occhio,  dunque esce).

MARGHERITA - chi fù Nunziatina?

NUNZIATINA -   era l'amicu di Ciccinu, mi desi ‘sta busta e mi dissi ca t’a mannavu Ciccinu.

MARGHERITA -    e chi è?

NUNZIATINA -           veramenti n’o sacciu, chistu non mu dissi. Ma prcchì n'a dapi, però attenta, non ti fari avvidiri di to mattri.

MARGHERITA - (aprendo la lettera)e comu fazzu, unni m'ammucciu, sono impaziente a vogghiu leggiriora!

NUNZIATINA -    (riflette) a si, dapi  ‘u vintagghiu e a metti da patti di intra.

MARGHERITA - hai ragiuni, comu facissi senza di tia!(Apre il ventaglio e posiziona la lettera ). E’ diCiccinu (legge una parte della lettera), è scritta in italiano. Allura è acculturatu appiddaveru!

BARONESSA -        (rientrando) Margherita chi stai facennu cu ddu vintagghiu?

BARONE -                 ca si stà ciusciannu, no vidi?

BARONESSA -          e chi si ciuscia sta scostumata, chi sunu modi? A figghia di 'n baruni ca si ciuscia accussì p’i strata?

BARONE -              pirchì a figghia di 'n baruni non po’ aviri caudu?

BARONESSA -       no! Su havi caudu su sumpotta, quannu tunnamu a casa si fa ‘n bellu bagnu friddu accussì tutti ‘sti bollenti spiriti ci passunu.

BARONE -             avaia ca finiscila, non ti pari ca stai esagerannu?

BARONESSA -       ma quali esagerannu! Su abbeni voti ni ‘stu paesazzu spirdutu s'attruvassi a passari 'n picciottu altolocato e veni a sapiri ca ‘a figghia do Baruni Caponnetto si ciuscia comu ‘na qualunque contadina accussì pi strada, chi po’ pins ari?

BARONE -                certu, pirchì su comu dici tu 'n giovanottu altolocato si sventurassi a passari di ccà, sta pinsannu a to figghia e a so svintuliata. E poi ‘stu binidittu vintagghiu pirchì l'havi allura?

BARONESSA - ma chi c’entra, l'havi pi costumanza no pi fari a fimmina sguaiata. Lei chi dici conti? A veru,ca lei non po’ esprimiri opinioni. Mi pari a mia ca quannu unu e’ nobili a vucca a po’ usaru sulu pi viviri vernuttu e p’ammuccarisi pasti c’a r icotta veru?

CONTE -                 suo libero pensiero…

BARONE -             senti quannu mi staiu mutu prima ca sbagghiu a parari.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

BARONESSA -     e quali fussi a novità?  (pausa) Senti ora amuninni ca sta accuminciannu a spuntari troppo

pupulami e non mi vogghiu ammischiare con loro.

BARONE -                   sta parannu a principessa d'Austria e poi vadda ca è ‘stu popolo ca ti duna a mangiari

travaggiannu 'nde nostri terri.

BARONESSA -    senti non pigghiamu ‘st'argomento ca avemu 'n reggimentu di cristiani ca travagghiunu pi

nuauttri e n'abbastassunu a metà.

BARONE -              t'haia dittu centu voti ca ccà fortuna ca appumu è nostro dovere morale aiutari chiù genti

possibili.

BARONESSA -     ma quali aiutari e aiutari; però quannu nesci soldi da to sacchetta a tia cu t'aiuta ca ci voli

pocu ca macari tu ti metti a zappari p'amuri di varagnari qualcosa.

BARONE -              u vidi ca esaggeri sempre, cu tia non si po’ parrari.

BARONESSA -        e cettu, quannu non ti cummeni ‘u discussu ti ni nesci cu ‘sta novena. A proposito comu

finiu  c’u   dd'aristrocatici   palermitani   ca   si   vulevunu  accattari  i   terreni   cu  tutti    i

travaghiaturi? Fussi ‘na santa cosa accussì sulu pu tissumu campari c’a manu a janga prima

ca pi curpa da to bontà n'arridducemu senza nenti.

BARONE -              avissuna a veniri ‘sta simana c’o so avvucatu pi fa rimi leggiri u cuntrattu, ma prima voglio

delle garanzie.

BARONESSA -  ma quali garanzie, ammuccamuni i soldi e basta.

BARONE -         a Barunissa sentenziau.

BARONESSA - e poi a mia ‘stu marchisi mi passi tanto onesto e poi delicatu e gentili, anzi vidi su è schettuaccussì abbissamu macari a dda scellerata di to figghia ca continuannu accussì va a finiri ca m'arresta zitella.

BARONE -          ma a cui haia abbissari su ‘stu nobiluomo e’ forsi chiu’ granni di mia.

BARONESSA - in effetti chistu è veru, siti du vecchi. E allura 'nformiti su havi qualche beddu figghiumasculu, anzi quannu ci spii non ci diri beddu, tantu macari ca è lariu sunu i soddi ca fannu ‘a felicità.

BARONE -         grazie, ah!

BARONESSA - senti ora amuninni ca c'è appiddaveru troppa cunfusioni. Conti nuavuttri a salutami, quannuvuliti veniri a truvarini a casa siti sempri benvinutu.

CONTE -              bonta’ vostra baronessa.

BARONE -             conte scusatimi su non vi dedicai tanta attenzioni, ma sugnu sicuru ca mi putiti capiri, quannu parra me mugheri mi fa pighiari i cincu minuti e…

CONTE -              barone lei cu ‘stu puvureddu non s’a giustificari d i nenti, mai.

BARONE -        non parrassi d’accussi’. Comunque quannu vuliti, pi vui a me casa e’ aperta  sempri.

CONTE –             grazie, grazie.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

BARONE -          avanti, felice giornata Conte.

CONTE -              a lei Barone.

BARONESSA - (alla figlia)Ancora t'ha sciusciari tu? Forza arricugghiemuni a casa prima ca cu tuttu ‘stuventu t'arrifriddi (Escono di scena tutti).

Scena VIII

(Oste, Conte, Ciccino,  professore, Turiddu )

OSTE -                  e chi e’ sinni ivu ‘u Baruni?

CONTE -           e cosa vuoi caro oste, la piazza del paese ed ancor piu’ l’osteria della piazza e’ come un porto di mare, la gente va e viene portando la vita e con essa le loro storie, inquietudini, gioie; per un fiat le mette in piazza poi cosi’ lestamente com’e’ arrivata riparte per continuare il viaggio.

OSTE -             abbasta ca quannu partunu non si scordunu di pavari!

CONTE -        (con ironia) ca certu ovviu! Drocu supra o tavulu ti lassavu i soddi ‘u Baruni.

OSTE -             a si, cca’ sunu (esce).

CONTE -         le mie parole, perle ai porci…(esce)

CICCINO -               (entrando) professore voi mi avete cresciuto come se fossi un figlio vostro. Mi avete dato tantadi quella istruzione che quasi mi scoppiavano i miruddi, mi avete sempre consigliato nei momenti difficili, mi avete sempre spronato dicendomi che non è l'abito che fa il monaco, che la gente si pesa per quello che è e non per come appare, ed ora in questo che forse è il momento più importante della mia vita mi girate le spalle?

PROFESSORE - (con dire paterno)avaia Ciccinu, ‘u sai ca ti vogghiu beni. Cu tuttu u rispettu p’e to genitori,sì pi mia ‘u figghiu ca non ebbi, ma ‘u sai ca non sacciu fari l'atture e poi ‘sta storia ca mi cuntasti non havi né testa né pedi e pi mia ni scoprunu subitu.

CICCINO -               ma tantu non c'è bisognu ca ni scoprunu pirchì appena capisciunu chi carusu di oru, ca grazie a me mattri e a vui sugnu crisciutu, non si faranno più problemi e a Baronessa mi accetterà come un figlio, ne sono sicuro.

PROFESSORE - Ciccino, Ciccino ma ci pinsasti a to mattri?

CICCINO -               ju ci pinsai e macari ci parai; mi dissi ca sugnu pazzu, ma ca pa me filicità facissi ogni cosa, macari a finta babba.

PROFESSORE - mattri mia, macari a dda puvuredda ci mittisti 'ndo menzu! U Baruni ju ‘u canusciu, è 'ncristianu bonu, 'n pocu 'gnurantellu ma bonu. So mugghieri inveci è troppu streusa, n’a canusciu bona ma mi hanno detto ca è 'n tipu ca è megghiu piddilla ca attruvalla.

CICCINO -               vossia non si preoccupa p’o Baruni ca pi mia stravidi e pi so mughieri a vostra presenza è chiddu ca ci voli. O paisi ‘u sanu tutti cu siti e sicuramente macari idda è a conoscenza ca vui rappresentati a cultura e sarà certamente orgog liosa d'imparentarsi cu 'n letteratu, almenu finu a quannu non ci dicemu a verità!


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

PROFESSORE - e quannu ci dici ‘sta biniditta verità chi cumpassaci fazzu ju? 'N pagghiolu comu a mia, docente universitario a Catania, persona seria e rispettabile ca si presta a ‘sti imbroghi; avaia Ciccinu, perdu a reputazioni.

CICCINO -               ma chi diciti, chi pirditi; anzi quannu si veni a sapiri, su si veni a sapiri ah, che vi siete adoperato per realizzare il sogno d'amore di due giovani ostacolati dalle disparità sociali, diventerete un eroe del popolo, su di voi scriveranno novelle, passerete alla storia e diventerete immortale.

PROFESSORE - ma chi mi cunti, quali novelle, quale immortale. ‘U sai ca a mia ‘sti cosi non mi interessunu,su vuleva essiri famusu arristavu all'università.

CICCINO -               (con aria pietosa) prufissuri, avaia, semu tutti d'accordu, mancati sulu vui ca siti ‘u pezzuchiù 'mputtanti.

PROFESSORE –   si, ‘u pazzu cchiù furiusu su accettu. Senti c'haia riflettiri 'n pocu e poi ti dugnu ‘a risposta.

CICCINO -              e' un si veru?

PROFESSORE -   ti dissi fammici pinsari.

CICCINO -               dai ca è un si! E’ 'n si, prufisureddru.

PROFESSORE - e va bene Ciccinu, diamo inizio alla farsa! Mi pari ca ‘nda vicchiania staiu rincretinennuattunnu.

CICCINO -             grazie prufissuri, grazie (lo abbraccia).

PROFESSORE - e quannu l'avissumu mettiri in scena’sta cummedia?

CICCINO -               duminica prossima, ca non travagghiu. Ah prufissuri, l'aviti dui belli vistiti di pristarini a mia e a Turiddu, veru?

PROFESSORE - ca certu ca l'haiu.

CICCINO -            (con entusiasmo) che bello l'amore arriva.

PROFESSORE - si e ‘u sennu si ni va!

TURIDDU -     (entrando) a cca’ si Ciccinu? Havi ‘n ura ca ti cercu. S'abbinidica professore.

PROFESSORE - buon giorno Turiddu.

TURIDDU -    senti Ciccinu vidi ca ci la desi dda littra a to ‘nnammurata. L'hava vidiri, addivintavu accussirussa ‘nda facci ca mi scantai ca appigghiava di ‘n mumentu all'auttru.

CICCINO -          vidi ca macari idda è innamurata, sarà un successo, un tripudio dell'amore.

TURIDDU -        ah professore ‘u sappi ca Ciccinu 'mpazziu veru?

PROFESSORE - si, mi n’accuggì ora ora!


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

CICCINO -               e dai, finitela, anzi venite qua che vi voglio abbracciare; vedrete che bella avventura che vivremo. Voi due sarete gli artefici della mia felicità; grazie a voi io e Margherita partiremo verso di essa.

TURIDDU -        e si, ca 'n tantu partiti ca appoi comu finisci si cunta!

FINE PRIMO ATTO

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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

ATTO SECONDO

Mercoledì, salotto della casa del Barone. Arrivano lo stesso giorno le lettere di Ciccino e del presunto acquirente nobile.

Scena I

(Margherita, Nunziatina, Maggiordomo, Baronessa)

MARGHERITA -     (entrando felice) non sto più nella pelle. Ho un'impazienza che mi si sta attanagliandodentro! Voglio che Ciccino conosca i miei genitori.

NUNZIATINA -        non aviri primura, e poi su n'arriva ‘a littra non si po’ fari nenti, no? Quindi armati di santa pazienza e aspetta.

MARGHERITA - ma già è mercoledì, quannu avissa arrivari? Voli diri ca intantu ca aspettu mi rileggiu ‘apoesia ca mi dedicavu (esce un foglio dalla tasca ed entusiasta inizia a leggere).

NUNZIATINA -        n' autra vota, Margherita? Ormai a canusci a memoria; capisco l'amore ma ‘u supecchiu’ è comu ‘u mancanti!

MARGHERITA - ppi mia Ciccinu non è mai supecchiu. Ogni so parola è dolce miele e poi ogni volta cherileggo la sua poesia ne scopro una sfumatura sempre nuova e diversa… oh, è così romantico l'amore mio!

( Entra il maggiordomo)

MARGHERITA -   felice giornata Adalberto.

NUNZIATINA -     buongiorno Adalberto.

MAGGIORDOMO - felice giornata a voi Baronessina ed anche a te Nunziatina. Oggi vi vedo contente,specialmente vui Barunissa, aviti l'occhi ca parunu brillari e se non mi sto sbilanciando troppo, mi pare di vederli brillare di ‘na luci ca mi sapi di sentimentu.

MARGHERITA - Adalberto non ti sbagli per niente. Si, i miei occhi brillano di luce, la mia voce trema per lagioia ed il mio cuore trabocca d'amore.

BARONESSA -        (entrando) chi sta strabuccannu d'amuri ah?

NUNZIATINA -          ehm…signora Baronessa sua figlia diceva a mia e ad     Adalberto, comu ‘sti belli jurnati di

suli, ‘sti odori di zagare e citru ‘a fannu sentiri  felici di essiri viva e sopra tuttu di

viviri ‘ndi ‘sta meravigliosa terra di Sicilia, tan tu ca si senti ‘u cori ca trabbocca

d'amuri. Veru Adalbertu?

MAGGIORDOMO - veru è, veru!

BARONESSA -             tutti ‘sti cosi dissi me figghia? A certu ca è poetica appiddaveru. A mia pirsonalmenti ‘stu caudu m'accumincia a disturbari e ‘sti zagari mi sapi ca portunu troppi muschitti. Ma comunque siti carusi e a vita vi pari tutta rosi e ciuri.

MARGHERITA -        ma mammina cara, cosa c'è di più bello della vita che ride e che lo fa col calore di un giorno di sole?


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

BARONESSA -             ca certu a mamma, comu dici tu; non c'è nenti di chiu’ bellu, basta ca tutti ‘sti risati ti fai quannu si intra, pirchì fora ti vogghiu seria e pusata, ca ormai si in età di maritu e tutti i to virtù non devono essiri fraintentute pe un compottimento che non si dice.

MAGGIORDOMO - forse la signora baronessa voleva dire che non si addice.

BARONESSA -          ca va bene, che non si addice o che non si dice basta ca tutti ‘sti risati n’e sentunu fora.

BARONE -                      (entrando) o quanta bella gioventù in questa stanza (vede la moglie e cambiando espressione aggiunge) … ecco appunto!

BARONESSA -             arrivavu! Cca’ ci n’é ‘n auttru ca ci veni d'arriri, nauttru ca havi u cori ’ndo zuccuru. Tutti ca arridunu sunu oggi! Ju inveci mi staiu accuminciannu a inervusiri, pirchì è quasi menzuiornu e non sentu veniri nuddu ciaudu da cucina. Quantu vaiu a vidiri chi sta cumminannu dda strafallata di Tina, prima ca oggi non si mangia (esce).

MARGHERITA - (che va incontro al padre per abbracciarlo)buon giorno papà, sono felice di vederti.

BARONE -                 anch'io sono felice di vederti, ciatuzzu.

NUNZIATINA -       s'abbenedica Barone.

BARONE -                  buon giorno Nunziatina e anche a te Adalberto.

MAGGIORDOMO - signor Barone, baciamo le mani. Stamatina arrivanu indirizzate alla sua persona ddulittri; dissi ‘u pustinu ca una vineva da Catania città e l'auttra addirittura di Palermu.

MARGHERITA -      (concitata) dicisti di Catania città?

MAGGIORDOMO - si, propriamenti!

MARGHERITA -      e no liggisti cu  a mannavu?

MAGGIORDOMO - no barunissina mi dispiaci, non mi sarei mai permesso di leggiri a posta di vostru pattri.

BARONE -                        grazie Adalberto, si priziusu comu sempri (prende le lettere). Ora tu leggiu ju cu ma

mannavu, non essiri impazienti!

MARGHERITA -     scusa papà non volevo essire invadente, ma ‘u sai c a aspettu dda litra.

BARONE -                 non ti scusari gioia do papà, ju ‘u capisciu comu t i senti ‘nda ‘stu mumentu, si comu ddi

palummeddi ca vulissunu avvulari, ma aspettunu ca s'abbessa ‘u tempu.

BARONESSA -              (rientrando alterata) a chista qualche jornu ‘a bbessu p’e festi, a jett u a menzu a ‘na

strata.

BARONE -                    chi succidiu?

BARONESSA -           chi succidiu? Chi succidiu? Succidiu ca arrivai ‘n cucina e dda malanova ancora stava

munuzzannu a cipudduzza frisca. Ju dopu ca mi n’addunai, ci spiai comu mai ancora

n'hava                                                                                                            accuminciatu     a          cucinari            e                                                                                                                      idda       scustumata,      ‘u         sai        chi                                                                                                                                                             m'arrispunniu?

(Modificandosi la voce) "’a signuria vostra aieri mi ordinau di non priparari a mangiariprima di l'una e menza o jornu, sunu i dudici e ‘n quartu e perciò ancora 'n pocu mi stava cunnucennu.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

BARONE -                   giustu, e’ veru! Accussì ci dicisti aieri.

BARONESSA -             aieri! Ma oggi chi semu aieri? A verità è ca tutti i servitù sunu mangia ossa e non volunu fari nenti, chista e’ a virita’.

BARONE -                   e bonu calmiti tannicchiedda.

BARONESSA -          a quali calmati, su non ci fussi u ‘nda ‘sta casa.

MAGGIORDOMO - campassumu tutti chiu’ tranquilli e forsi cu tannicchia di furtuna, arrivassumu macari acent’anni.

BARONESSA -

avanti quantu m'assettu e m'arriposu 'n pocu ca havi ‘na matinata ca non haiu abbentu;

prima appa a vanniari a Mela ppi comu stirava i robbi, poi m'attuccavu a richiamari a

Milia ppi comu puliziava i stanzi, ora Tina. Sugnu stanca avviluta, mi vulissi assittari du

minuti.

BARONE -

certu a figghia, è stanca di cumannari! Assettiti, assettiti. Senti su mentri t'arriposi non ti

porta troppu fastidiu a me vuci, vuleva leggiri ‘sti du littri ca m'arrivannu.

BARONESSA -

ddu littri tutti 'nda ‘na vota? E chi addivintasti vice re? Comunque spicciti a grapiri e a

leggiri  ca  sugnu  curiusa  (il  barone  sta  per  aprire  la  busta  ma  la  baronessa  lo

interrompe). Fermu, chi stai facennu!

BARONE -

chi e’, chi fu? Mattri mi facisti sautari ‘nda l’ar ia, malanova! A comu chi staiu facennu, ma

no vidi? Staiu grapennu a busta.

BARONESSA -

e chi fai, non mu leggi cu t’a mannavu?

BARONE -

e chi c’era bisognu di farimi veniri i vermi?

BARONESSA -

esageratu i vermi pirchi’ isai ‘n tantineddu a ‘sta vuciuzza d’angilu.

BARONE -

‘n tantineddru veru!

BARONESSA -

è ca tu ha statu sempri scantulinu caru miu. Allura mu voi diri cu e’?

BARONE -

si aspetta ‘n minutu, voce d’angelo. "Cordialissimo  Barone Caponnetto

mittente

Professore Spampinato".

BARONESSA -

e chi voli ‘stu prufissuri Spampinatu? E poi pirchì ti manna ‘na littra? ‘U vistumu finu

all'autru jornu. Se ti voleva diri qualche cosa pirchì non ‘u fici allura? Mah, chiù sunu

allitterati e chiù sunu strani, vulissi sapiri chi voli.

BARONE -

ca su ti stai muta ‘u videmu, chi voli! Insomma m’a voi fari leggiri ‘sta littra?

BARONESSA -

bonu, non fari accussì prima ca t'acchiana a prissioni a ti scoppula  l'unghia ‘ncarnata do

pedi. Leggi, leggi.

BARONE -

avanti ora leggiu però muta. "Egreggio signor Baron e Caponnetto, si chiederà come mai

utilizzo una missiva per farle pervenire il mio pensiero in merito a ciò del quale voglio

fermamente lei venga a conoscenza".


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BARONESSA -

“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

ma chi và dicennu chissu? Missi fatti, merita ‘na c onoscenza? Chi niscivu pazzu?

BARONE -

senti a voi chiudiri dda vuccazza? Oh! Quindi: "molti anni or sono che mi pregio della

vostra amicizia ed in questi anni non ho potuto fare a meno di ammirare il fiore che

cresceva nella vostra casa, annaffiato dall'amore vostro e della vostra rispettabilissima

Signora, la Baronessa".

BARONESSA -

a chistu ci niscenu i sentimenti, ni sugnu sicura comu e’ veru ca sugnu a Barunissa

Caponnetto.  Chi  farnetica,  quali  ciuri  annaffiai  ju!  Ju  ca  appena  m'accalu  arrestu

'nciccata c’a carina. Chistu pazzu niscivu ascuta a mia!

BARONE -

su parri ancora, ‘sta littra ma leggiu ‘n menti, ‘u  capisti? Oh! E chi e’ ca sta jarmannu ‘n

tiatrinu, ca muta ‘na bona vota Addolorata Petula, ma allura si petula di nomu e di fattu!

BARONESSA -

va beni muta mia staiu, leggi forza.

BARONE -

"vostra figlia Margherita è cresciuta ormai, diventando una donna che custodisce in sé la

cultura,  la  signorilità  e  l'eleganza  che  compete  alla  sua  estrazione  sociale.  Tale

ricchezza, ne sono certo, non passerà ancora per mo lto inosservata ed i pretendenti fra

poco litigheranno d'innanzi la soglia di casa vostra per avere l'onore di chiedervi la

mano  della  fanciulla.  Mi  permetto  allora  di  anticipare  tutti  e  di  chiedere  questo

privileggio per mio nipote. Esso, figlio della mia amata sorella, pur privo di padre

prematuramente mancato, si impose di continuare a studiare fino a conseguire la laurea

in  Agraria  e  costruire  una  invidiabile  cultura  umanistica.  Quando  gli  descrissi

quell'angelo che è vostra figlia, non seppe resistere alla possibilità di conoscere una

ragazza così assennata. Vi chiedo ufficialmente un incontro durante il quale voi e la

vostra  signora  potrete  conoscere  mio  nipote,  certo  che  ne  resterete  positivamente

impressionati. Vorremo venire a trovarvi domenica e se non avremo da parte vostra

riscontro  negativo,  come  spero,  considereremo  confermato  l'incontro.  Intimamente,

speranzoso che per tramite dei nostri ragazzi le nostre due famiglie possano divenirne

una sola, saluto lei, la baronessa sua moglie e la signorina baronessina vostra preziosa

figliola".

BARONESSA -

e chista ‘na littra è? Chistu è 'n poema! ‘N puemuni!

BARONE -

belli paroli. Belli appiddaveru.

BARONESSA -

belli si, a ci mancassi auttru e’ prufissiri di cultura all’universita’, pero’ ju non n’i capì

mancu 'n quartu. Comunque mi parsi però di capiri c a c'è 'n picciottu allittratu ca voli

canusciri a nostra figghia.

BARONE -

accussì pari!

BARONESSA -

e voli veniri duminica pi canuscirini?

BARONE -

accussì pari!

BARONESSA -

e voli veniri pi canusciri l’angelo…  e pi coghiri ‘u ciuri?

BARONE -

accussì pari!

BARONESSA -

auh a chi arrestasti ‘n pinciutu, o t’arristanu sul u ‘sti dui paroli!

BARONE -

a certu ca to fighia a finizza a pighiavu sicuramenti di tia.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

BARONESSA -

u vidi? Ti sforzasti a canciari paroli e scunchiudisti! Mutu statti ca meghiu e’. E tu

Margherita chi ni pensi?

MARGHERITA -

ma…veramente mamma… non saprei.

BARONESSA -

ma chi dici?chi nicchi e nacchi? Un giovane allittratu ti voli e tu ancora ci pensi?

(Imitando la figlia) Non saprei! ‘U sacciu ju inveci! Capaci ca havi macari i soldi e su

non  havi  non  ci  fa  nenti,  l'avemu  nuautri! (Pausa)  Ma  ci  pensi?  A  barunissa

Caponnetto ca havi ‘n jernuru dutturi. Che bellu! Senti tu, duminica ‘u facemu veniri e

su mi piaci, tu mariti.

MARGHERITA -

e va bene mamma, come vuoi tu .

BARONESSA -

ca ci mancava  auttru. (Al marito) avanti tu, ora leggi l'auttra littra.

BARONE -

ma comu leggi l'auttra littra,. ‘N carusu voli a manu di to figghia e tu subbitu liquidi a cosa

accussì, cu du paroli!

BARONESSA -

senti beddu, ju non liquidu propriu nenti. Chistu voli veniri duminica? E nuattri ccà semu!

A to figghia non ci manca nenti; su mi piaci su marita, annunca si ni torna a so casa. Ora

i paroli su sei. Si cuntentu? Ora a putemu leggiri stauttra littra?

BARONE -                      (ironico) a quanto sì duci, zuccherino mio. Quantu leggiu va. "All'illustrissima persona delBarone Caponnetto dal Marchese Rampulla di Palermo".

BARONESSA -          Rampulla di Palermo… bellu nomu è.

BARONE -                    accuminciasti di novu?

BARONESSA -         annachiti grapi, pirchì stai pirdennu ancora tempu. Sicuramenti è chiddu ca voli vinnuta a

tinuta. Margherita tu vattinni a dda banna ca chisti non sunu cosi ppi tia, appatti ‘u fattu ca ti stai maritannu e hai auttru a chi pinsari, forza, vottinni, annachiti.

MARGHERITA -    va bene mammuzza. ( Margherita e Nunziatina escono)

BARONE -                     auh ancora mancu haiu pusatu a littra n’a tavula e già a facisti maritari dicu ju! E poi su

stauttra littra e’ di chiddi ca si  voluni accattari i terri, non sunu macari affari so?

BARONESSA -           senti paparello, quali sunu l’affari di me figlia ‘ u decidu ju, va beni? E poi chi c’entra ca

dda cammarera a sentiri i cosi da me casa!

BARONE -                  ma cui Nunziatina?

BARONESSA -     si, dda cammarera! Comunque ormai niscenu di propriamente e spontanea vuluntà, percio’

moviti a leggiri ca sugnu curiusa.

BARONE -                 ca si curiusa u sacciu!

BARONESSA -        ancora tempu stai pirdennu? Forza ca haiu chi fari.

BARONE -                    si, a ghiri a cazziari a qualcunu auttru. Va beni staiu liggennu, staiu liggennu. "Suo

chiarissimo e rispettabilissimo Barone".


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

BARONESSA -             supra ‘u rispettabilissimu sugno d'accordu, ma supra ‘u chiarissimu! Su sì scuru n'a facci ca pari pettra lavica. Comunque continua.

BARONE -                   "come da noi precedentemente concordato, mi pregierò di venirvi a trovare mercoledì presso la villa nella vostra tenuta per formalizzare gli ultimi cavilli riguardo l'acquisto da parte mia della stessa. Nella tutela dei suoi, ancor più che del mio interesse, mi permetterò di farmi accompagnare da un insigne notabile, che redigerà il contratto del nostro accordo. Con dovuto rispetto porgo i miei saluti pregandola di estenderli nei più garbati modi alla sua signora la Baronessa ed alla sua giovane figlia".

Ju non c'haia caputu nenti, tranni ca chistu veni cu l'avvocato  p'accattarisi a me terra.

BARONESSA -          pi essiri sincera mancu ju c'haia caputu tantu, però si veni p'accattari e ppi purtari soldi, ccà semu, havi vogghia. Quannu dissi ca venunu?

BARONE -              mercoledì.

BARONESSA -          a mercoledì…comu mercoledì, ma jè oggi. Astura sara nno ‘ndo veniri. Quantu vaiu a dispunere tutti i cosi, e tu o pripariti forza.

BARONE -                (con dire pensieroso) oggi venunu! Ma vadda chi cosi, aghiunnai pattruni e mi vo curcu senzaterri.

BARONESSA -     senza terra ma riccu mio caru, riccu. Ti voi iri a priparari?

BARONE -                   (triste) ju prontu sugnu, meghiu d’accussi non mi possu prisintari, chiuttostu mi ni staiu jennu afari ‘n giru p’a tinuta, quannu arrivunu chisti mi manni a chiamari. (esce).

BARONESSA - fai zoccu voi, contadinu nascisti a contadinu mori. Io inveci avessi fatto strata nella vita e ora,mi ni vaiu a fari a signora ‘nda citta’, pirchì m’a ttocca, e comu su m’attocca! (esce)

Scena II

( Margherita, Nunziatina)

NUNZIATINA - (entrando con Margherita)‘u vidi ca finalmenti arrivavu ‘u jornu ca tantu a spittavi? Nellavita bisogna solo purtari 'n pocu di pazienza.

MARGHERITA - si hai raggiuni, sugnu accussì felici, non vidu l' ura di putirimi assittari in libertà vicino aCiccino.

NUNZIATINA - non haviri primura, non ti scurdari della messa in scena, tu n’o canusci a Ciccinu e perciò sìseria, educata ma distaccata, pirchì sì nobili e poi ambiri a chiunque tu voglia.

MARGHERITA - ma ‘u me cori è di Ciccinu.

NUNZIATINA - si ‘u sacciu ma ha frenari pp’i 'n pocu u t 'ntusiasmu, allura to mattri ‘u capisci e manna tuttucosi all'aria.

MARGHERITA - sapessi cara Nunziatina com'è difficile nasconderela gioia che ho dentro in ogni istante econ ogni persona. Certo è, che se non avissi avutu a tia o me ciancu comu ‘na soru a cui grapiri ‘u cori, di cui fidarisi e pigghiari cunsigghi, cu cui essiri complici nella realizzazione del mio amore. Nunziatina grazie, ti vogghiu beni.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

NUNZIATINA -     Margherita macari ju ti vogghiu beni, ti vulissi diri comu ‘na soru, ma ‘stu dirittu non ci l'haiu pirchì a me provenienza sociali mi proibisci di diriti quantu affettu haiu pi tia.

MARGHERITA - ma chi vai dicennu Nunziatina, pirchì i sintimenti chi hannu soldi, possedimenti, titoli?L'amore è amore, l'affettu è affettu e a dignità èdignità ppi tutti, ricchi e poveri. Ju non l'haia vistu mai n’ affettu che pantaloni scicati né cu cullani di oro e brillanti; ju quannu vidu l'affettu, l'amuri, i vidu comu giovani frisch e spugghiati di tuttu, non hanno né fami, né friddu, né caudu, né boria, sunu sulu sintimentippi tutti. Me pattri m'anzignatu di nica nica a taliari intra o cori da genti, e so occhi, all'anima ca quannu è pura limpida e umili, c'è chiddu ca ‘n cristianu è appiddaveru, c'è ‘u sopisu nettu.

NUNZIATINA - grazie pi ‘sti paroli ca dici, mi inchiunu ‘u cori e mi cummovi, ma ora pinzamu a tia e aquannu veni Ciccinu c’a so famighia, m'arraccumannu reggi ‘u jocu e non tradire la tua emozione.

MARGHERITA - si hai raggiuni. Però pi fauri stammi sempri vicinu .

NUNZIATINA -        ju sugnu sempri arredi a tia, non ti preoccupari, ma ricorditi ca non pozzu diri mancu ‘na parola pirchì to mattri mu proibiu esplicitamenti.

MARGHERITA - e comu fazzu su m'attrovu 'n difficoltà?

NUNZIATINA -  non ti preoccupari, taliimi ‘nda l'occhi ca su pozzu ti fazzu qualche signali.

MARGHERITA - va beni. Nunziatina amuninni ‘nda me stanza ca ci voghiu scriviri ‘na puisia a Ciccinu(escono di scena)

Scena III

(Maggiordomo,Baronessa)

(Entra il maggiordomo per prendere una cosa)

BARONESSA -             (entrando) Abbettu unni è ‘u baruni?

MAGGIORDOMO - signora Baronessa, nel ricordarle ormai con vane speranze che il mio nome è Adalberto,rispondo alla sua interrogazione dicendole che il signor Barone è a fare il suo solito giro mattutino per la proprietà.

BARONESSA -                allura! 'N primisi a mia comu ti sanu sentiri l'auttri non m'interessa, pi mia Abbettu bonu je’, e 'n secundisi t'haia dittu centu voti ca non c'è bisognu ca quannu parri t'ampasti tutti ‘sti gran paruluni na dda vucca, cu mia ha parrari comu mangi.

MAGGIORDOMO - preziosa Baronessa, il mio trascorso al servizio del Barone Calogero Autieri mi imponedi mantenermi ad un certo livello comunicativo e poi a dire il vero ritenevo che la nobiltà vostra volesse, che considerato il suo pres tigioso titolo a lei mi rivolgessi con cotanta levatura verbale.

BARONESSA -                va beni, bestia si! Comunque Abbettu, Attiliu, Puddu, comu ti sanu 'ntisiri, a postu di 'ntucciuniariti a lingua, arrizzetta ‘stu saluni ca oggi avemu ospiti 'npurtanti. D'auttru me maritu dicu ju, propriu oggi si l'hava taliari i so terri, oggi ca ‘sti biniditti terri finalmenti ni scudduriamu.

MAGGIORDOMO - la chiarissima signora Baronessa mi permetta di ricordarle l'immenso valore affettivo cheil signor Barone porta a questa tenuta.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

BARONESSA -                a signura chiarissima, ccà medesimamente in prima p ersona presente, scurissimo Abbetto, si pemmetti d'arricuddariti ca tu si cammareri e t'ha fari i fatticeddi toi. Comunque macari tu a pocu n'hai! Oggi a tia e a tutti l'auttri vi vinnemu c’a terra.

MAGGIORDOMO - ma sig…

BARONESSA -           senza ma, mutu statti! Anzi talia chi fai, manna qualche dunu a circari me maritu e ci fa

diri ca u vogghiu subitu ccà. Forza moviti… Abbettu    (esce).

MAGGIORDOMO - educatissima signora Baronessa, eseguire le sue disposizioni è per me sempre un piacereancor prima che un dovere. (Dopo che e’ uscita) A malanova, forza ca t'hana 'nfracidiri ddi quattru denti ca t'arristanu pi putiriti viviri sulu ‘u brodu, vistu ca havi anni ca t'ammucchi a canni ca non t'attocca. A su non fussi p’a stima, l'affettu e a dedizioni ca haiu pi ddu santu cristianu do Baruni e ppi ‘stu postu di travagghiu, ci n'havissa dittu di tutti i culuri a ‘sta strafallaria, malarucatuna e 'ngurantuna, laria….

BARONESSA -             (rientrando) A senti … quannu arrivunu l'ospiti falli accumudar             i e venimi a chiamari.

Dicci che sogno 'mpignata … a si a scriviri  ‘n lib       bru, sulla mia vita (esce).

MAGGIORDOMO - non mancherò assolutamente solarissima Baronessa. C osa laria, cosa ca fa fetu, ora cisapi macari ‘u libbru, idda ca a pinna ci pari strumentu ppi grattarisi a carina quannu ci mangia. Ma quanti n'haia sentiri ancora prima d'addivintari santu!

Scena IV

(Maggiordomo, Puccio e Carmela)

(Entra Puccio)

MAGGIORDOMO - Puccio ‘u sai unni è ‘u Baruni?

PUCCIO -                   onestamenti parrannu cu lei no sacciu, ma pensu ca sarà a fari ‘u giru giornalieru p’e terri.

MAGGIORDOMO - si ‘u pensu macari ju. Senti, vadda chi fai, ppi cortesia vallu a circari e ci dicci ca ddacosa fitusa, strafallaria, arpia, laria, ca feti peggiu di 'n sutta vancu da tunnina, forza ca ‘a sorti ci pensa, di so mughieri, ‘u voli ppi sub itu intra.

PUCCIO -                        propriu ‘sti paroli c'haia diri o Baruni?

MAGGIORDOMO - no Puccio, non propriu ‘sti paroli. Dicci sulu ca so mugghieri voli ca torna a casa prestupirchì oggi ci sunu ospiti 'mportanti.

PUCCIO -                    va beni, comu vuliti vui. Ah don Adalberto gira vuci fra ‘a servitù ca ‘nda ‘sti jorna avissa

a veniri 'n carusu 'ntelligenti ppi spiegari i so sentimenti pp’a baronessina Margherita, veru è?

MAGGIORDOMO - fu lesta ‘a nutizia!

PUCCIO -                      e chi voli! Carmela ppi casu era ‘nda stanza appressu e ‘ntisi tutti i cosi mentri ‘u baruni

liggeva a littra.

MAGGIORDOMO - comunque Puccio appatti chistu, quanti voti ti l'haia a diri ca ppi ditta do Baruni 'npissuna ‘nda ‘sta casa non ci sunu servi ma cullabu raturi. Ppi casu ti è mai stato


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

ordinato qualcosa ca tu ha fattu contru a to volontà o ha capitatu ‘na sula vota ca non t'hana datu a simanata?

PUCCIO -                 veramenti no. Ppi chissu ‘u Baruni è 'n signuri di prima. È chiossai 'n pattri ca ‘n principali.

Ma vuliti arrispunniri a me dumanda?

MAGGIORDOMO - si veru è! Duminica avissa a veniri ‘stu carusu ca so famigghia. Pari ca sunu parenti doprufissuri Spampinato e ca venunu di Catania. Auttru non sacciu.

PUCCIO -                      speriamu ca è 'n bravu chistianu, arucatu, 'ntilligenti e beddu, pirchì tutti ‘nda sta casa ci

vulemu beni a Barunissina e tutti avemu a cori l'avveniri di ‘sta criatura d'oru culatu.

MAGGIORDOMO – ‘ u speru macari ju ca a Barunissina a visti nasciri e crisciri e oggi ca mi pari ancora ‘napicciridda e si, ora venunu ppi maritarasilla; ma comu voli ‘u Signuruzzu, a vita camina ppi tutti e nuattri appressu a idda finu ca n'avemu jarmu.

PUCCIO -                       don Adalbertu n'auttra domanda e mi nni vaiu!

MAGGIORDOMO - parra Puccio, parra.

PUCCIO -                      sempre fra ‘a servitù, m'ha scusari, fra i collaboratori, gira n'uttra vuci ma stavolta tristi,

cioè ca dda cosa laria da Barunissa cunvinciu ‘u Baruni a vinniri i terri ppi trasferirisi 'n città. Don Adalbertu veru è?

MAGGIORDOMO - si macari chistu e’ veru. Oggi avissunu a veniri i novi proprietari, ppi firmari ‘u cintrattu.

PUCCIO -                        e nuavutri chi fini facemu?

MAGGIORDOMO – n’o sacciu.

PUCCIO -                  talia ca finemu ammenzu a 'na strada e di chi erumu i travagghiaturi chiù ammirati da zona

grazie o principali c'avemu, addivintamu i chiù cumpatiti p’a mala sotti ca ni veni.

MAGGIORDOMO - non fari accussì gioia, ancora non c'è nenti di fatu e poi ‘u Baruni è cori granni epersona saggia e sugnu sicuru ca non ni lassa ‘nde vai. Avanti ora vallu a circari e dicci chiddu ca ti dissi. (Puccio esce di scena)

CARMELA -                    (entrando) s'abbenedica don Adalbeto.

MAGGIORDOMO -    ciao Carmiluzza, vinisti p'arrizzittari?

CARMELA -                    si comu dispuniu vossia, fici mali?

MAGGIORDOMO -           no, no, quali mali, di quantu avi ca ti canusciu tu n'ha fattu mai ‘na cosa mali o cu superficialità.

CARMELA -                    bontà vostra, siti sempri gentili. Ma chi aviti, pa riti scuru 'n visu.

MAGGIORDOMO -    cui ju? No nenti, chi haia aviri.

CARMELA -                  chi è ppi chiddu ca si senti diri, cioè ca ‘u Baruni si fici cunvinciri a vinniri tuttu cosi?

MAGGIORDOMO -   no, no, chi vai dicennu, e poi ancora ‘u pattruni è iddu, ancora non s'ha vinnutu  nenti.


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CARMELA -

“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

e priamu ‘u Signuri ca ‘u illumina e non fa passari  a parola di dda serpi vilinusa da

mugghieri.

MAGGIORDOMO -

priamu Carmela, priamu.

(Rumuori dall'esterno)

MAGGIORDOMO -      tuppulianu, fossi ccà sunu l'ospiti. Finisti di sbarattari?

CARMELA -                       si, timminai e mi ni staiu jennu.

MAGGIORDOMO -        grazie (esce per andare ad aprire la porta)

CARMELA -                        a videmu comu ni finisci. (Finisce di rassettare ed esce appena prima che rientrino

maggiordomo ed altri).

Scena V

(Maggiordomo, Marchese Rampulla, Avvocato, Baronessa, Barone)

MAGGIORDOMO - (entra seguito da marchese ed avvocato)le signorie vostre vogliono forse darmi i lorosoprabiti ed i loro cappelli affinchè possa prenderemene cura?

MARCHESE -                  grazie buon uomo, tenga.

MAGGIORDOMO -          avviso i signori Baroni della vostra presenza. Se nel frattempo volete prendere posto accomodandovi. Con permesso (esce).

(I due si guardano un po’ intorno)

AVVOCATO -

certu ca è ‘na bella tinuta appiddaveru, granni, ma granni. Ppi non parrari di ‘sta casa

spaziusa, arieggiata, signurili.

MARCHESE -

si ‘u sacciu, talia ccà. Su ‘a sorti n'aiuta 'n pocu, oggi facemu n'affaruni, l'affari da

nostra vita.

AVVOCATO -

veru è!. Forsi è ‘a vota bona ca n'abbissamu ppi sempri!

MARCHESE -

e già! E su chistu succedi haia a ringraziari me cu cinu. Tu dissi no? Iddu è vinnituri

ambulanti e passannu ‘ndi ‘stu paisi s'attruvavu ppi casu a vinnirici certi cosi o

Baruni e a so mugghieri. Idda attizzusa, ci dissi ca per lui doveva essere un onore che

la Baronessa Caponnetto in prima persona comprava da lui e lo faceva sulu pirchì lui

viniva dalla città. Comu fù e comu non fù si misunu

'n pocu a parrari e idda ci dissi

che amava la città e che la campagna non era postu

di nobiltà e ca cu piaciri avissi

vinnutu ‘a proprietà a un gentiluomo chinu di soldi . Alla fine stesunu du uri a parrari

e me cucinu ca è occhiu finu, capiu ca nonostante i sulduni ca avevunu, erunu du

poveri 'ngnurantuni e soprattutto ca chidda ca cumannava a casa era ‘a fimmina. Ju

quannu mi cuntavu ‘sta storia ddà ppi ddà ascutai e  ma scuddai, sulu qualche simana

dopo 'ncuntrannuti, mi s'ancucchianu i fila e vistil'affaruni.

AVVOCATO -

e vidisti troppu bonu.

MARCHESE -

si ‘u sacciu e grazie alle tue conoscenze leggifere ci facemu firmari ‘u contrattu e senza

'n soldu ni facemu dari ‘a terra.


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AVVOCATO -

“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

dicisti bonu, grazie a mia e senza n’soldu. Fici 'n cuntrattu chinu di paruluni difficili che

alla fine è semplicemente un atto di donazione gratuita che i Baroni faranno a noi.

Accussì lesti lesti e liddi liddi n'ammuccamu anchi e patanchi.

MARCHESE -

giniale, giniale.

AVVOCATO -

però ama a essiri lesti a farli firmari e soprattut tu scaltri e attenti, ca su spuntunu cu

n'avvucatu ju nesciu l'auttru fogghiu unni c'è scrittu ca formalizzeremo l'acquisto

della tenuta solo dopo averla visionata e su ni piaci.

MARCHESE -

chiù giniali ancora, Spacesaro.

MAGGIORDOMO -    (entrando) Signori, la chiarissima Baronessa Caponnetto.

MARCHESE -

signora Baronessa finalmente mi onoro della sua personale conoscenza. Piacere, Marchese

Astolfo Ottavio Rampulla da Palermo.

BARONESSA -

piacere mio, Baronessa Addolorata Petula Caponnetto da… dall'altra  stanza.

MARCHESE -

voglia concedermi il piacere di presentarle l'illustre avvocato La Venia, esercitante in

quel di Palermo.

AVVOCATO -

Servo vostro, Baronessa.

BARONESSA -

la tingrazio ma di servi ne ho già in abb astanza. Ma assittativi prego, accoffolativi.

Scusati, me maritu arriva subitu. Iddu ogni matina si gira tutte le nostre terre e

siccome che sono molto grandissime, esageratamente grandiose  e valono molto

assai denaro, ci sta molto tempo, ma tranquilli ‘u tempu di darisi una rinfrescata alle

ascelle e scinni. Nel frattempu se vi volete cafuddare due pasticcini, prego.

MARCHESE -

grazie.

BARONESSA -

allora, venite di Palermo?

MARCHESE -

si, dalla bella Palermo.

BARONESSA -

e com'è. Cuntatammilla.

MARCHESE -

oh meravigliosa, decisamente splendita, piena di storia e cultura.

AVVOCATO -

e si, trasuda staria da tutti i pori.

BARONESSA -

macari ‘ndo mennu?

AVVOCATO -

cosa?

BARONESSA -

no dicu ju, macari ‘ndo mennu ‘sta citta’ suda di t utti i pori! Lassatimmillo diri,  ma siti

sputtunateddi, sara’ ‘na bella citta’ ma astura do fetu accupati, cu tutta ‘sta sudura.

MARCHESE -

ah ah ah.

BARONESSA -       Marchese e ci aridi spatti, c’e’ di chianciri.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

MARCHESE -            no baronessa, rido perche’ temo che abbia frainteso, l’avvocato voleva dire che la citta’ trasuda storia cioe’ e’ piena di storia.

BARONESSA -        a non sulu suda ma spatti e’ china! Mah, contenti vuauttri.

BARONE -                 (entrando) buon giorno signori.

MARCHESE -   o signor Barone, felice ed onorato di conoscerla, sono il Marchese Rampulla.

BARONE -               molto onorato.

MARCHESE -            e questo gentiluomo è l'avvocato La Venia, illustregiurista che ci assisterà nelle faccenduole burocratiche.

AVVOCATO -        lieto di conoscerla.

BARONE -             piacere mio. Ma prego accomodatevi. Vedo che avete già conosciuto mia moglie.

MARCHESE -         si abbiamo avuto il piacere e stavamo proprio intrattenendo una garbata conversazione su Palermo.

BARONESSA -       sai zuccareddu miu, l'avvocato si esercita a Palermo. Vuole sicuramente diri ca c'è spaziu e l'aria è bona, nonostante pari ca sudunu troppu assai, ma forsi vintulia e iddu non ci fa troppu casu.

BARONE -                si. Ma ditemi Marchese, io non ho mai espresso l'intenzione di vendere la mia terra e mi sono sempre chiesto come mai proprio dalla lontana Palermo lei si interessi della mia proprietà.

BARONESSA -       ma chi dumanni fai, gioia del mio cuore! Non essiri 'nvasinu, su fatti do Marchisi do pirchì voli accatari a nostra bellissima grannissima e stupefacenti terra. A noi chi ni 'nteressa?

MARCHESE -         no, il signor Barone ha ragione! Il motivo è molto semplice. Sa, la fama della bellezza di questo posto e della bontà della sua terra è leggendaria e fino a Palermo giunse, allora innamoratomi del posto, mi sono quasi sentito obbligato ad ardire di proporvi vi venderlo.

BARONESSA -  e ‘na vota che ce lo aridisse tramite littira, voli venire a dire che era seriamente 'nteressato.

AVVOCATO -     signora, nobili gentiluomini chiedo venia.

BARONESSA -    lei è.

AVVOCATO -     scusate, dicevo chiedo venia.

BARONESSA -    e sempre lei è.

AVVOCATO -     dicevo, chiedo venia.

BARONESSA - avvocato m'ha scusari, ma lei non si chiama Venia? Oh, allura s'addumanna a Venia, cioè a leistissu chi bisognu c'è d'addumannari?

AVVOCATO -        o signora Baronessa, scopro in lei un raffinato e sottile umorismo. Dicevo chiedo venia, cioè scusa. Scusate se m'intrometto interrompendo la vostra conversazione, ma purtoppo impegni altrettanto importanti di questo, mi reclamano a Palermo presto e sapete la strada è


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

lunga. Inoltre non vorremmo mai occuparvi per l'intera giornata. Dunque col vostro consenso darei lettura al contratto di compravendita.

BARONESSA -    accussi’ senza convenienti, vedo che siete bellu spicciulu spicciulu.

AVVOCATO -     si senza convenevoli se non vi dispiace, sa gli altri impegni...

BARONESSA -    certu, certu.

AVVOCATO -     vedo che nessun legale assiste i signori Baroni.

BARONESSA -   noi ci fidiamo annovvati di voi gentiluomini, specificatamente ca venite di Palermu.

BARONE -             (alla moglie) e pirchì specificatamente pirchì venunu di Palemmu?

BARONESSA -    mutu accussì ci pari ca non semu 'nguranti.

AVVOCATO -      allora leggo.

BARONESSA -     leggia pure avvucatu.

BARONE -              ca liggissi!

AVVOCATO - (dà lettura al contratto)“con la presente, in data odierna e dalla medesima, il Barone AlfonzoCaponnetto, largisce a Marchese Rampulla Astolfo Ottavio, tutti i suoi beni immobili”.

MARCHESE -    come vedete è una scrittura semplice e chiara, basta firmare e tutto è fatto.

BARONESSA - scusate, una domanda ci volevo fare. Ma ‘sta scrittura semplici e chiara è accussì semplici canon ci capenu du paroli ppi diri quanti soldi n'hata a dari? O è accussì chiara ca ci ‘u scrivisturu ma l'inchiostru sculurivu?

AVVOCATO –       cara Baronessa, cara Baronessa, la vostra nobiltà s i palesa nei vostri modi gentili e raffinati! (La Baronessa si passa una manosul naso per pulirsi). Appunto. Mi permetto di dirlepero’ che di legge non ve ne intendete molto. Sa a certi livelli sociali è così volgare trattare di vile denaro, che nei contratti si omette di scrivere in tal senso; è ovvio che la cifra verrà decisa e confermata su parola d'onore delle parti. Sono riuscito a spiegarmi in maniera comprensibile?

BARONESSA -       mah! Ca va beni. Ma vistu ca è vili scriviri di ‘stu vulgari dinaru, ni putemu almenu parrari oppuri vi sdignati?

MARCHESE -     ma certo signora Baronessa. La mia offerta è di 5 milioni lire.

BARONESSA - tutti ‘sti gran soldi? Cioè è normali ca voi offrit ‘sti soldi. Certu sunu‘n pocu stritti. Macchese aviti 'n pocu a manu tiratedda, ma forsi…

MARCHESE -    ma non c'è problema, aggiungo altro denaro e portola cifra a 10 milioni di lire.

AVVOCATO -     certu a ‘stu prezzu?

BARONESSA -    come?

AVVOCATO -     hem…            dicevo che mi sembra una cifra decisamente ragionevole.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

BARONESSA -       giusto. Ma mi senta, mentri ca stamu arraggiunannu, ‘sti soldi ni dati ora? Auh su si schifia a tuccarli ci fazzu purtari 'n paru di guanti ah!

AVVOCATO -        Baronessa, lei capisce che una tale somma di denaro non si può portare in giro a cuor leggero. La riceverete al massimo entro martedì.

BARONESSA -    martedì? Mi sta bonu.

AVVOCATO -     bene allora signori firmate ognuno la copia dell'atto e tutto sarà fatto.

BARONESSA -     u vidi l’avvucatu e’ macari pueta, fici macaria a r ima.

BARONE -          ma non volete nemmeno veder la terra prima di comprarla? E se non vi piace?

MARCHESE -         mio caro Barone non ce n'è bisogno. Glielo dissi, al fama della sua bontà giunse fino a Palermo (firma l'atto). Ecco la sua copia da me firmata.

(Il barone tergiversa nel firmare)

BARONESSA -  tisoro della mia vita, zucchero che mi calia le jagne, forza non l'hai 'ntiso che l'avvocato havichi fari e ca si ni deve a  ghiri (con insistenza), frimma, forza, frimma.

(Barone triste in volto lentamente firma)

AVVOCATO -     oh, complimenti signori miei e tanti auguri.

(Tutti si stringono le mani ma il Barone è triste)

MARCHESE -         allora come da mia parola entro martedì avrete il denaro. In seguito e con calma tratteremo la mia sistemazione nella tenuta.

BARONESSA - stia tranquillo che fra poco ce ne andrebbimo a stare assieme alla nobiltà catanese e la tenutasarà a sua completa disposizione.

AVVOCATO -    allora Marchese credo sia arrivato il momento di andare via.

BARONE -            ma così senza avere visto la tenuta?

MARCHESE -    veramente noi…

BARONESSA - mi affendo, mi a-ffe-ndo. Attilio chiama qualcuno ppi accompagare i signori a videre le terre.

MARCHESE -     e va bene Baronessa, ma solo per farla contenta.

BARONESSA -       scusate se non vi accompagna mio marito, ma sa attendiamo ospiti, gente 'npurtanti, attilocata.

MARCHESE -       capisco.

MAGGIORDOMO - segiutemi signori vi farò accompagnare per le terre .

BARONESSA -        allora a dopo. Prima di andarvene passatici a salutari.


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MARCHESE -

“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

non mancheremo.

AVVOCATO -

con permesso.

(Escono Marchese, avvocato e maggiordomo)

BARONESSA -       ci dissi ca avevumu ospiti accussì capisciunu ca non hannu a chi fari cu dui contadinazzi.

BARONE -                 c'a facisti a farimi vinniri a terra!

BARONESSA -       mutu statti scimunitu. Ma ‘u sintisti quanti soldi ni desunu? Putemu campari di signori e

ricchi ppi tutta ‘a vita a Catania e non ni ‘stu pa esazzu spirdutu.

BARONE -                  ma no capisci allura! Na ddu fogghiu ci lassai 'n pezzu 'mpurtanti da me vita e mentri ‘u

'nchiostru sciveva ‘u me nomu, l'animu miu do stissu culuri addivintava, nivudu.

BARONESSA -          senti, cerca d'arricupigghiariti ah, non fari piagnistei ca ormai e’ fatta, e appoi ‘nda ‘sti

jorna ana a veniri ppi to figghia e ju zitaggiu co mortu ammenzu a casa n’o vogghiu. Oh!

BARONE -            tu ‘a fai tantu facili cara mia, ju inveci non sugnu tantu convintu. Cca’ ci staiu bonu, ci criscì,

canusciu ogni chistianu, ogni arbiru, ogni purtusu da terra, sugnu vulutu beni e rispettatu

e vulissi moriri ccà, 'nda me terra. ‘Sta storia di vinniri tutti i cosi, di trasferirini a Catania

‘a niscisti tu e pianu pianu mi cunfunnisti ‘a test a, tantu ca oggi m'attrovu a ‘stu puntu, cu

n'cuntrattu ‘nde manu e uno ca s'accattavu a terra unni sugnu natu e ca non vulevu

vinniri.

BARONESSA -      ma chi vai dicennu. Pensi sulu ppi tia, verù? Tu si natu e voi moriri ccà, ma ppi mia non ci

pensi. A Catania sarei la Baronessa, invitata nei salotti belli da città. Vivremo la vita c'a

genti 'mpurtanti, divertimenti, feste e chi più ne ha più ne metta e poi non ci pensi macari

a to figghia? Chi futuru po’ aviri 'nda ‘stu paisazzu, chi amicizi po’ fari, chi divertimenti

po’ aviri. E tu inveci pensi sulu a unni voi moriri, ma ju ti dicu, a nuavuttri unni ni sta

facennu viviri?

BARONE -                    è chistu ca t'interessa, i divertimenti a bella vita veru? E di mia, de me sentimenti ti ni

freghi. E poi non ti permettu di rinfacciarimi ‘u futuru di me figghia, ppi idda haia fattu e faro’ sempre ‘u megghi ca c'è di fari, ‘u sai ca all'eta giusta a vogghiu mannari a studiari a Catania ospitata 'ndi me soru 'Nzina. Ma a tia chi ti 'nteressa di ‘stu poviru cretinu. Evviva ‘a bella vita, i festi, i ricchizzi, certu che ce ne facciamo do cori, n'abbrilla comu l'oru, e dei sentimenti, non si scanciunu comu banconoti. Ma cara moglie, cara Baronessa, me pattri era contadinu, me mattri 'mpaghiava cistini, 'nde me vini ‘u sangu è russu, non è blu, ju vegnu da terra, do suduri di me pattri e dall'affettu di me mattri, di ‘na casa unni i mura ‘ndo ‘mennu sudavunu umidità e 'nda stati erun u i pareti do 'nfernu, e mai nessun titolo nobiliare, né ricchezza, né feste, ponnu cancellari ‘sti caddi di travagghiaturi ca haiu 'nde manu (esce di scena).

MAGGIORDOMO - (entando)signora Baronessa se gradisce ‘u pranzu è prontu.

BARONESSA -          ju 'nda sta terra, ammenza a ‘sti paesani morti di fami non ci vogghiu moriri, ju sugnu nobili, ju sugnu a Baronessa Caponnetto.

FINE SECONDO ATTO


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

ATTO TERZO

Domenica, salotto casa del Barone.

Scena I

(Baronessa, Barone)

BARONESSA - (entrando)je quannu ana arrivari chisti, avi ‘na matinata ca i spittamu. Dicu ju, chi e’ modu,fari aspittari una signora nobili comu a mia, una barunissa?

BARONE -                ma quali aspittari, quali matinata, ancora e’ pristunu, ti pari ca i chistiani si sisunu assemi e jaddini pi ghirisi a spiegari a casa de genti?

BARONESSA -       e chi ni sacciu ju comu sunu cumminati ne granni citta’! Ppi mia e’ a prima vota ca qualcuni si veni a spiegari pi me figlia e lu fa cu tantu di littra anticipazionista, dell’avvento che deve avvenere (pausa). Tu rivoddi comu ni canuscemu nuattri?

BARONE -            ca certu ca mu rivoddu e comu mu putissi scurdari, di ddu jornu mi vutavu ‘a sorti.

BARONESSA -       ni vistumu o lavatoiu mentri ju scricavu i robbi e tu aristasti fulminatu da me biddiza. ‘A sira stissa ancuntrasti a me pattri a chiazza e ci dicisti ca l’indomani vulevi veniri a me casa ppi parrarici. Accussi’, bellu di facci e facci, senza ne’ littri ne’ paroli rossi ca non si

capisciunu. Chi belli ricordi!

BARONE -             e gia’ bellissimi…

BARONESSA -   pero’ chi voi, to figlia non e’ certu ‘na lavannara  comu eru ju, e cu si l’ha maritari ha ghessiri

all’altizza.

BARONE -              stai facennu tutti cosi tu, manicu e quattara! Senti talia chi fai o fatti ‘n giru accussi ti passi

‘npocu di tempu mentri aspetti c’arrivunu, avanti f orza.

BARONESSA - ‘u sai chi ti dicu, hai ragiuni; ogni tantu ddu ciriveddu ti cammina. Avanti sugnu a dda bannaa rimproverari a qualcunu, ni viremu chiu‘ tardu. (esce)

BARONE -                u vidi chi bellu passatempu ca havi, a rimproverari a genti. Non e’ ca i lassa stari ‘nda paci atravaghiari tranquilli ddi puvureddi. No, l’ha ‘nzu ttari pi forza.

Scena II

(Margherita e detti)

MARGHERITA - (entrando) ciao paparino.

BARONE -               ciao passerotto do papa’.

MARGHERITA - sono emozionantissima, oggi finalmente verra’ Ciccino a chiedere la mia mano, ed io nonvedo l’ora di sposarlo.

BARONE -               (sorridendo) oh come corri piccola mia. Ciccino e’ ‘n bravissim u carusu e ju ‘u canusciu di

quannu era picciriddu e possu garantiri ppi iddu, pero’ prima di parrai di mattrimoniu forsi e’ meghiu ca vi canusciti e vi fraquentati ‘ n pocu no?


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

MARGHERITA -  papa’ io lo amo e sento in cuore che sara’ l’uomo d ella mia vita. Chiuttiostu, si sicuru ca ‘a

mamma n’o canusci veru?

BARONE -                no tranquilla gioia, ni sugnu sicuru. To mattri non canusci quasi a nuddu do paisi. Quannu

niscemu camina ca nasca all’aria pirchi’ dici ca se nti puzza di pupilami. Dunque sugnu

sicurissimu ca n’o canusci. Forsi canusci ppi sintutu vuntuari ‘u prufissuri. Ma iddu e

altolocato pircio’ automaticamente ci fa simpatia. Ciuzzu stai tranquilla ca vanu tutti i

cosi a postu!

MARGHERITA - propriu tutto, no.

BARONE -                 comu no, chi voi diri?

MARGHERITA -     papa’ su ju e Ciccinu ni facemu ziti, ‘na vota ca t u ti vinnisti a terra e ni trasfirenu a

Catania quannu n’ama a vidiri?

BARONE -                non ta preoccupari mancu ppi chistu, quannu arriva ‘u mumnetu ci pinsamu. Oggi a stari

allegra, almenu tu; oggi e’ ‘u jurnu chiu’ ’mputtan ti da to vita.

MARGHERITA -   si hai raggiunu. Ti voghiu beni papa’!

BARONE -                 macari ju gioia, veni cca’ dammi ‘n baciu.

MARGHERITA -   avanti papa’ ora ju mi ni staiu jennu a priparari.

BARONE -                  ma chi t’a preparari, su si accussi’ bedda ca pari ‘na creatura do cielu?

MARGHERITA -    (sorridendo) a dopo.

BARONE -                  a dopo gioia (si siede triste). Arriri tu tesoru miu ca ‘u poi fari ancora, ju non n’haiu cori.

Scena III

(Barone, conte, maggiordomo)

MAGGIORDOMO - (entrando)signo’ barone c’e’ ‘u conte Falsaperla, e’ venuto p er farvi una visita.

BARONE -                      a si, fallu accomodare grazie.

MAGGIORDOMO - prego signor conte(esce).

BARONE -                    benvenuto conte, trasissi prego.

CONTE -                        buon giorno caro barone. Scusate la visita improvvisa e non adeguatamente annunciata.

BARONE -                     ma chi va dicennu conti! Ni ‘sta casa lei e’ patrun u e po’ venirini a truvarini quannu voli,

in qualsiasi momento, senza farisi nessun problema.

CONTE -                          bonta’ vostra.

BARONE -                      ma s’accomodassi.

CONTE -                        (sedendosi lentamente) ahi, oh ecco fatto.  Staiu parrennu ‘n vecchiu di cent’anni, non mi

possu moviri chiu’, ‘sti duluri alle articolazioni mi stanu manciannu.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

BARONE -

ma chi va dicennu? Su ancora e’ ‘n carusiddu!

CONTE -

mi piacerebbe caro amico mio, mi piacerebbe, ma prima i poi nella vita bisogna fare i

conti con la realta’ ed a quel punto o l’accettiamo  così com’e’ o su non ni piaci

cerchiamo di eluderla facendo finta di non capire.

BARONE -

e caro conte, forse avete ragione. Ma fare finta di non capire, fare finta di…diciamo

così, essere di fuori ecco, non rischia di essere come scappare?

CONTE -

e’ scappare! Ma delle volte manca la forza di lottare contro il nemico solitudine,

sfortuna, contro quel nemico ferocissimo che e’ la gente quando si mette in mente di

calunniarti,  ed  allora  o  resti  e  soccombi  o  scappi  e  continui  quantomeno  a

sopravvivere.

BARONE -

va bene conte,  ma qualche maldicenza cosa volete che sia, qualche dunu ca dici fissarì pirchì

non sapi teniri a vucca chiusa.

CONTE -

e barone, a calunnia e’ un venticello; parti leggeru e solitario senza ca ci si n’accoggi, e assuppa

oggi, assuppa dumani, rischi ca t’arrittrovi malatu e senza rimediu.

BARONE -   fusturu chiaru amicu mio, chiaru. Vuauttri avete scelto di…

CONTE -

lo potete dire tranquillamente barone, ho scelto di campari si, pirchì mi manca a forza di vivere.

Fazzu a finta ca niscì di sennu e accussì a genti malgradu i me svinturi,  mi lassa stari in paci.

Comunque amicu miu non vinni ca ppi cuntarivi lamenti, avanti canciamu discussu. Comu

stati?

BARONE -

bonu, arringraziannu ‘u cielu bonu, a saluti non mi manca e oggi e’ macari ‘n jounu spiciali,

pirchì veni ‘n picciottu a spiegarisi ppi me figlia , anzi a diri a verita’ stavumi aspittannu a iddu

che so parenti.

CONTE -

appiddaveru? Sugnu cuntentissimu. Ma scusatimi, su aspettati ‘stu carusu ju sugnu quantumenu

fuori luogo cca’ oggi.

BARONE -       no dicissi mancu ppi sghizzari; anzi su aspettati ca arrivunu mi faciti un grande unuri, vistu ca vi cunsidiru, pirmittitimi di dillu, comu un menbru da famighia.

CONTE -         ma l’onore sara’esclusivamnete mio! E dicitimi cu e ’ stu  carusu ‘u canusciu?

BARONE -       pensu di si; a diri ‘u veru e’ ‘na storia ‘n pocu e laborata, ma ora va cuntu accussì ni dati macari ma manu a sistimari i cosi.

CONTE -         su pozzu, v’aiutu cu veru piaciri amicu miu.

BARONE -      allura, a sapiri ca…

Scena IV

(Baronessa e detti)

BARONESSA -    (entrando) oh talia e vadda chi ci abbiamo il piaceri di aviri ‘ndella nostra umiliata casa, ilConti Fassapella.

CONTE -               cara Baronessa i miei occhi si allietano nel vederla.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

BARONESSA - ca ci mancassi auttru, cu una visuale come quella della mia pissona!

CONTE -                 certo.

BARONE -             non ci dassi cuntu a me mughieri, a modu so è spiritosa.

CONTE -                  ah capisco.

BARONESSA -    ma mi dicessi ‘na cosa cu ci ‘u porta cca’ di capu matina (con dire  ironico)?

BARONE -             ma quanto si gentili e ospitali Addolorata Petula.

BARONESSA -      ma quali spitali saluti c’è cca’. Sugnu a me casa e su ci permetti fazzu tutti i dumandi ca

voghiu.

CONTE -                  la Baronessa ne ha tutto il diritto.

BARONESSA -     no vidi, ne ho tutto il diritto.

CONTE -                       a dire il vero desideravo fare una cortese visita a vostro marito e credendo di non recare

disturbo.

BARONE -               ma quali disturbo, a mia mi fa piaciri quannu ni veniti a truvari, ‘u sapiti Conti.

CONTE -                   grazie.

BARONESSA -         certu ‘na visita di cortesia, e vistu ca semu na tarda matinata non ci pinsavu ppi nenti ca

ddu cori granni di me maritu l’avissa ‘nvitatu a ri stari a mangiari cca’, veru?

CONTE -                    (imbarazzato) a dire il vero…

BARONE -                   ma quantu si scostumata, chi ti pari modu di parrai a n’ospiti, e specialmenti o conti ca è

chiossai di n’ospiti è quasi unu di casa, anzi senza quasi è unu di casa!

BARONESSA -       e calmiti, calmiti! Talia comu ta stai pighiannu a mali ppi ‘na parola ca dissi.

BARONE -                      ca certu ca m’a pighiu a mali, pirchì quannu parri a maggior parti de voti ti scordi di

collegari ddu tannicchia di ciriveddu ca c’hai cu da vuccazza.

BARONESSA -          auh, auh, cerca ti taghiaraccilla ora, e chi è ti pigghiasti a pinnula du curraggiu? Chi stai

isannu l’ali tuttu ‘nda ‘na vota? Stai attentu ca m i staiu accumunciannu a innevvusiri ah…

CONTE -                   calma, calma, non infervoratevi a causa mia, non ne vale la pena!

BARONESSA -        u sentisti,  non ni vali ‘a pena; tantu cu dda testa pazza ca havi, fra cincu minuti su scorda

di chi stavumu parranno. A pranzu arresta cu nuauttri ni scrocca stauttru mangiari e non ha succidutu nenti.

CONTE -                      (triste) a già fra cincu minuti e ‘n piattu di pasta avrò d  imenticato.  Capite adesso Barone

cosa intendevo prima.

BARONESSA -       va beni, ju sugnu a dda banna, quannu chisti si decidunu ad arrivari, mi manni a chiamari.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

BARONE -                 u conti sarà presenti all’incontro, lo pregato di r estare.

BARONESSA -     ah sarà prisenti! Ma ‘u sai chi ti dicu? Forsi è me ghiu, accussì facemu chiù compassa. Infondo nonostante ca è fora di testa, sempri ppi nobili passa (esce).

Scena V

(Barone, Conte, maggiordomo, Ciccino, mamma Ciccino, professore,Turiddu)

BARONE -                 (si inginocchia) vi chiedo perdono p’e paroli di me mugghieri, sugnu mortificatu criditimi!

CONTE -                       ma chi faciti? Susitivi ppi favuri. Oramai sugnu abituatu a ‘sti comportamenti, ‘sta vota fu vostra mughieri, aieri ‘na contadina, dumani ‘n cia battinu o n’avvucatu. Chi cancia? Ppi mia nenti oramai! Di unni mi chiovi mi sciddica. A cosa ca mi fa piaciri, ca mi pimmetti di teniri in pettu ancora tannicchia di dignità, è sapiri ca c’è genti co cori granni comu a vui, ca mi rispetta ppi chiddru ca eru e sopratuttu ppi chiddu ca sugnu oggi.

MAGGIORDOMO - (entrando)borone mi scusi, ma sono arrivati gli ospiti che attendevate. Li posso fareaccomodare?

BARONE -                  certo Adalberto, certo. Grazie.

CONTE -                      oh, ecco il grande momento.

BARONE -              si finalmente. Ah conte, non fici in tempu a cuntarici comu si sviluppavu ‘sta storia…

MAGGIORDOMO - (entrando)prego accomodatevi signori.

BARONE -                  benvenuti in casa nostra. (Alla mamma di Ciccino) signora Anna, sono servo vostro.

MAMMA CICCINO - Baruni pirdunatimi ppi ‘sta messa in scena, ma ‘u s api ppi me fighiu…

BARONE -                       basta, basta, non dicissi chiù nenti. Chiddu ca stati facennu vi rendi nobbili, vi rendi ‘na

mamma (pausa). Professore la rivedo con piacere.

PROFESSORE -        caro barone.

BARONE -                      Ciccino caru miu, comu ti senti?

CICCINO -                     sugnu ‘n pocu emozionatu, speru di non sbaghiari nenti.

BARONE -                      tu a essiri sulu te stesso e vedrai che tutto andrà come deve. Turiddu, m’arraccumannu a

tia.

TURIDDU -                menza parola signò Baruni.

BARONE -                   u canusciti ‘u conti veru?

PROFESSORE -         caro Conte, amico mio mi fa piacere vederla qui con noi.

CONTE -                        il piacere è mio.

BARONE -                    se non vi dispiace il conte resterà con noi.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

TURIDDU -               cu nuavuttri? Ma chiuddu cummina ‘n patatracchitì.

PROFESSORE -         tranquillo, ‘u conti non cummina nenti, anzi sarà s olo di aiuto alla nostra causa.

BARONE -                      Conte credo che ormai abbiate capito tutto no?

CONTE -                          perfettamente, Barone, perfettamente.

Scena VI

(Baronessa e detti)

BARONESSA -                  (entrando) Penvenuti, penvinuti a tuttu pari coloro che siete, nella casa del Barone

Caponnetto. (Alla mamma di Ciccino) Signora, molto lieta di conoscere la sua conoscenza.

MAMMA CICCINO - piacere mio, signora Baronessa. Anna Spampinato.

BARONESSA -                 ma mi preghi, si accomodi macari del divano. (Al professore) Oh gregge e lustru

professore, onore suo.

PROFESSORE -                la signora Baronessa mi lusinga con la sua cordiale gentilezza. Ma mi permetta di

presentarle mio nipote, figlio di mia sorella, il dottore Francesco Di Bella.

CICCINO -                        mi pregio di conoscerla Baronessa.

BARONESSA -                attenzione dittore!

CICCINO -                        attenzione a cosa Baronessa?

BARONESSA -                comu a cosa? Mi dissi ca si sgaggia ppi canuscirimi! Stassi attentu!

CICCINO -                     (ridendo) quanto è spiritosa Baronessa, mi pregio, cioè sonoonorato di conoscerla.

BARONESSA -            a non si sgaggia, si onora? Megghiu è. Comunque sono troppu felice di averla viduto ppi

subbito  ‘ndella  prisintazione  della  sua  pissona,  come  un  giovane  pilere  arucato.

(Rivolgendosi alla madre) complimenti cummari.

CICCINO -                   bontà vostra Baronessa. Le presento mio cugino venu to a trovarci in questi giorni dalla

lontana Inghilterra, dove vive e prospera in ricchezza.

BARONESSA -             voli diri ca ni vinni assai!

CICCINO -                     cosa vende molto?

BARONESSA -              ca prospera no! Dici ca ci portunu ricchizza.

CICCINO -                     o Baronessa, prospera cioè vive guadagnando molto.

BARONESSA -             ah…comunque o pospira o non pospira, l'importanti èa ricchizza (va verso Turiddu per

stringergli la mano).

TURIDDU -                (stringendogli la mano e a voce alta) ahi!


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BARONESSA -

“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

(spaventata) chi fù?

Tutti -

cos'è successo?

BARONESSA -

s'astruppiavu.

PROFESSORE -

chi?

BARONESSA -

ca so niputi, ‘u 'nglisi. Mi desi a manu e fici… ah  i!

PROFESSORE -non signora, non si è fatto male, “ahi” è il modo 'nglisi per diri piacere, buon giorno.

BARONESSA -

ah…  e allura su ci dununu  'n pugnu ‘nda panza chi dici ciao?

PROFESSORE -

prego?

BARONESSA -

no, nenti, nenti.

BARONE -

ma prego accomodatevi.

BARONESSA -

e si, accomitatevi forza, chi arristasturu susuti? Allora dittore.

CICCINO -

per favore Baronessa, Barone chiamatemi Francesco.

BARONESSA -

Francesco  certu.  Allora,  Francescu  nella  sua  lettera  prifirinziale  scritta  dal  li

presentissimo prifissore, ci sottoscrisse che lei avrebbe avuto stato allittirato, chi è

veru?

CICCINO -

oh, mio zio è sempre molto buono nel descrivere le mie attitudini. Io mi definisco solo

un umile uomo che nelle sue impegnate giornate, serve la parola ed il ragionamento.

BARONESSA -

e mi sentisse, come conoscete le virtù di nostra figghia?

CICCINO -

sa baronessa, mio zio in una sua visita in casa nostra mi parlò di una nobile famiglia, che

aveva allevato con tutti i crismi e le virtù morali ed intellettuali, una ragazza che

pareva riduttivo chiamare angelo. Quelle parole girarono nella mia mente per giorni e

piano piano brecciarono il mio cuore; ed adesso eccomi qui!

BARONESSA -

e solo una descrivazione, abbastò ad ammuttarivi a  timantare la mano della mia stessa

figlia medesima?

CICCINO -

no signora Baronessa, non furono solo descrizioni, ma le parole di un uomo, mio zio, che

per me hanno il peso della verità sana, limpida ed inconfutabile.

BARONESSA -

nenti di menu, inconfondibbile!

BARONE -

ma forse è meglio che facciamo chiamare Margherita, così i giovani si conoscono e se si

piacciono ufficializziamo il fidanzamento.

BARONESSA -

u sai chi ti dicu caramella carruba mia? A mia ‘u duttureddu mi piaci, è gentili, arucatu,

finicchiu, pari assinnatu, dunque ppi mia fidanzamento è ufficiali!

BARONE -

sintinziavu, comu o solitu! Dicu ju, almenu prima do terzu niputi i voi fari canusciri ‘sti

carusi oppuri no?


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

BARONESSA -       ppi mia è superflu, ma su ci teni tantu…  va beni!

BARONE -               Grazie ah.

BARONESSA - (al maggiordomo)Gaetano vai a chiamare la Baronessina nelle sue stanze.

TURIDDU -    nelle sue stanze? E quantu n'havi quattordici?

BARONESSA -  e mi dica lei che è ingliso lo parra il tialetto sicilianu?

TURIDDU -     ma…'nsummas, quantus tannicchieddas.

BARONESSA -   a però ‘u capisci bonu.

PROFESSORE - e si certo, i suoi genitori erano già sposati quand o sono emigrati.

BARONESSA -    e che cosa fa in inglisia, ottri a vinniri pospira?

TURIDDU -           ehh…umm… jo ariminossa as tirras… di 'nterras e qua         n ca jus virolos ca jè tempus, simin e

is ju aspettus la fruttissas ca la tess…terrs… tira    ss, su avimis a razias mi ras.

BARONESSA -    ju ‘stu linguami ‘nglisio no capisciu tantu bonu, m a mi passi di 'ntisiri ca e’ zappaturi?

CICCINO -            no, ma cosa dite mai? Lungi da ciò!

BARONESSA -   a mungi perciò! Dunque havi macari bistiami.

CICCINO -               e si certo, nel senso che mio cugino è capo di molti uomini, proprietario terriero ed allevatore, la sua terra è così grande che confina con quella del re d'Inghilterra.

BARONESSA -     no, ma chi mi sta dicennu! Appiddaveru confina cu ‘n re?

PROFESSORE -  non con un re, ma con il re d’inghilterra.

BARONESSA -    ma vadda chi cumminazioni. E ‘u canusci?

TURIDDU -         ca certu, cioioa sis, naturalis, chiantamus i mulincianus ansemulas.

BARONESSA -     bih…talia ccà!

Scena VII

( Margherita, Nunziatina e detti)

Entrano Margherita e Nunziatina

BARONESSA -          oh eccola qua la mia meravigliosa e bedda e accussi china di virtu’ ca pari ‘n ovu cirusu, figlioletta. Margherita, mi assuppo il piacere e il anure di prisintariti a signora Spampinatu o prifissuri Spampinatu, so niputi dall’inglisia (con dire confidenziale) attenta n’o tuccari ca e’ fraggiluzzu, e dolce nel forno il dutture Francesco Di Bella, agreste e allittratu di Catania.

MARGHERITA - molto piacere.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

BARONESSA -          avanti ora v’o settiti dda fui! Alfonzo parra e dicicci a to fighia cosa addomannano con la loro vinuta ‘ndella nostra casa, questi caliantuomini.

BARONE -                   ebbene Margherita mia, il dottore Francesco Di Bella e la sua rispettabilissima famiglia, sono venuti a chiedere la tua mano.

TURIDDU -          (al pubblico) veramenti Ciccinu a vulissi tutta para.

BARONESSA -         (a Ciccino) ecco, cca’ c’e’ la mano, il razzo, a testa, a cari na e macari a panza cu tutti i

vuredda, pi vui! A questo punto stabbiliscio che ‘u zitaggio e’ fattu.

BARONE -         bene, bene. Ma forse Francesco vuole dire qualcosa alla nostra dolce Margherita.

CICCINO -                  si certo. Gentile baronessina, come gia’ vi ha anticipato vostro padre, vengo a chiedere la vostra mano, prima ai suoi rispettabilissimi genitori, e dopo ma non meno importante, a voi stessa, che mi lusinghereste in maniera indescrivibile accettando di concedermela.

BARONESSA -          noi accoffolodiscendiamo a questo zitaggio, pirchì ni pariti carusu bonu e di famiglia rispettabili. Margherita tu accetti!

MARGHERITA -   come vuoi tu mamma.

PROFESSORE -  oh, allora direi che e’ tutto a posto! Facciamo un bell’applauso ai  ragazzi.

Giubilo generale

BARONESSA -          avanti e ora ca semu tutti ziti, cara cummari viniti cu mia a dda banna ca ni mittenu d’accordu ppi l’orari di visita di so fighiu.

TURIDDU -          orari di visita e chi semu o spitali?

MAMMA CICCINO - come desidera Baronessa Caponnetto.

BARONESSA          - ma quali Baronessa Caponnetto, oramai semu tutta ‘na famiglia. Mi chiamassepure… cummari Baronessa.

MAMMA CICCINO - come vuole…cummari Baronessa.

BARONESSA -     Margherita tu veni cu mia e to soggira a dda banna, lassamu i masculi parrai de so cosi.

MARGHERITA - come vuoi tu mamma(esce con la Baronessa, la mamma di Ciccino e Nunziatina).

Scena VIII

(detti)

BARONE -        mio caro Ciccino ci siamo riusciti, abbiamo superato l’ostacolo, mia moghie.

CICCINO -            grazie a voi Barone; senza di voi tutto questo non sarebbe stato possibile.

BARONE -                non ringraziarmi, se non sapessi che ragazzo di oro sei non avrei mai acconsentito a prestarmi a questo gioco, ma conoscendoti e per la felicita’ di Margherita… e poi non mi chiamari chiu’ Barone, fra poco se vorrai darmi questo piacere ed onore mi chiamerai papa’.

CICCINO -             l’onore e il piacere sara’mio.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

CONTE -                 congratulazioni a tutti e tanti auguri.

CICCINO -             grazie, grazie.

PROFESSORE - a dire il vero pensavo che sarebbe stato molto piu’ difficile, invece in un niente abbiamo resofelici due giovani innamorati.

TURIDDU -              onestamente ju m’aspitava di non turnari oggi a casa, tantu ca ci ava dittu a me mattri di aspittari ‘na para jorna e poi vinnirisi ddi quattru cosi ca c’haiu e inveci tutti cosi filanu lisci comu l’oghiu.

PROFESSORE - ma cosa avete Barone, sembrate turbato.

BARONE -             prufissuri miu, sugnu turbatu appiddaveru!

PROFESSORE - e pirchì se non sono indiscreto? Vi possiamo aiutare?

BARONE -                no, ma quali indiscretu, chi va dicennu prufissiru? A sapiri ca me muggheri, no sacciu mancu ju comu fici, mi cunvinciu a vinniri casa e terri a un Marchisi palermitanu. Mercoledì scorsu, vinni cu ‘n avvucatu e mi fici firmari ‘n c untrattu e ora a terra e da so. Me mugheri e’ cuntintuna pirchì che soldi ca varagnamu ni nni putemu iri a stari a Catania e dda po fari a bella vita. Ma ju staiu murennu ‘n supini, ‘n sup inu, pirchì di cca’ non mi ni vulissi iri.

PROFESSORE - capisco! Voi qui siete nato, cresciuto e sono certo che a suo tempo, qui vorrete pure riposare.

BARONE -                dicisturu bonu prufissuri. Ju cca’ vulissi addivintari vecchiu, ammenzu a ‘sta campagna, ‘sti ciuri di zagara, ‘stu ciaudu di mustu . (Va a prendere il contratto) taliassi, chistu e’ ‘u cuntrattu ca firmai.

PROFESSORE - (legge il contratto ad voce alta )scusate Barone ma non vi ha assistito nessuno quando aveteconcluso…diciamo così, l’affare? (Passa il foglio a Ciccino)

BARONE -                veramente no. Ju vuleva chiamari ‘navvucatu o chi sacciu qualcuni ca ni capeva chiossai di mia, ma chidda me muggheri non vosi. Accuminciavu a mussiarisi dicennu ca facevumu a cumpassa de paisani, de zauddi, de ‘ngnuranti, insomma mi fici ‘nsalaniri a tal punto ca ‘a scutai e non chiamai a nuddi. Pirchi prufissuri c’e’ qualcosa ca non quattra?

CICCINO -             posso permettermi di parlare?

BARONE -              certu Ciccinu, oramai si di famighia e poi diri tuttu chiddu ca voi.

CICCINO –            chistu ca firmasturu non e’ ‘n atto di vendita.

BARONE -              comu no! E chi e’ allura?

CICCINO -                  e’ un atto di donazione! Mi dispiaci ma v’ambrughia nu, vi ficiunu firmari ‘n foghiu unni c’e’ scrittu ca ci regalasturu tutti cosi a ‘n certu Astolfo Rampulla Marchese.

BARONE -               u Marchese Rampulla!

PROFESSORE -        no, Rampolla e Marchese sunu dui cognomi, forsi unu da mattri e unu do pattri non è ‘n titulu nobiliari.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

BARONE -                   mattri mia e ju ci cascai comu ‘n cannaruzzuni! E ora comu fazzu? E me famighia cu ‘a campa? E ‘a buonuscita ca ci vulevu dari e me operai? P’ascutari a me mugheri, pp’a so smania di fari a bella vita, ora n’attruvanu ammenzu a ‘na strada. Semu arruvinati!

CONTE -                       Barone sono profondamente rammaricato, mi sembra di rivivere la mia storia personale. Ma in questo caso ci deve pur essere una soluzione, insomma qualcosa che si puo’ fare?

PROFESSORE - spero di si. Barone non si dia colpe che non ha, purtroppo di questi inganni stando a Cataniane ho visti e sentiti molti. St’attu e’ scrittu tro ppu bonu e pp’a liggi ormai i terri ci dunasturu, ma non s’abbattissi subito, mi ci facissi pinsari, c’a essiri qualche cavillu legali ppi annulari ‘stu cuntrattu. Liggennulu c’e’ comu qualche cosa d’imprecisu che mi sfugge …(pensa).

CICCINO -                  si macari a mia mi sta sfuggennu qualche cosa e’ comu su l’avissi davanti all’occhi e na staiu vidennu…

TURIDDU -     vi dassi ‘na manu macari ju, ma l’atti di prorpieta ’ non sunu propriu ‘u me forti.

Scena IX

(Baronessa, mamma Ciccino, Margherita, Nunziatina e detti)

BARONESSA -          (entrando agitata) fermu Affonzu, fermi tutti, non po’ essiri chiù! ‘ U zitaggio è ruttu,spizzatu, macinatu, anzi non c'e’ mai statu.

BARONE -             ma chi fu Addolorata Petula? Chi succidiu? Chi vai dicennu?

BARONESSA -      ju chi vaiu dicennu? Iddi chi ni ‘ncucchianu! Ma quali nuputi di prufussuri, quali allittiratu,

quali agreste della terra, ‘stu bell'imbustu ‘u sai cu è? E’ ‘u fighiu di ‘sta gentildama.

BARONE -                 e chistu ‘u sapeumu. Ma quali è ‘u problema?

BARONESSA -        u problema è ca ‘sta signora non è cu dissi di essiri, è ‘na  lavannara, è na ‘ntrizza cisti, è

una popolarista, si insomma è del populino!

BARONE -               ma chi vai 'ncucchiannu!

BARONESSA -            ah, ju chi 'ncucchiu? Appena niscemu ‘ndo giardinu, ‘u primu ca ‘ncuntramu fu ddu

picciriddu luddu, comu si chiama, Puddu mi pari. ’U sai chi fici? A salutavu e ci spiavu “signura Anna, chi va facennu ‘ndi ‘sti parti".

BARONE -               e allura non po’ essiri ca ‘a canusci.

BARONESSA -      po’ essiri, ma dopu du minuti ancuntramu a Nunzia e ci fu ‘a stissa sunata "Anna, bedda chi

ci fai c’a Barunissa? Chi è ti pighianu ppi travaghiari cca’". ‘U capisti ora cu è chista? È

‘na morta di fami, ‘na pizzenti, una ca a travaghia ri ppi campari. E scummettu ca so

fighiu è attrittantu muttazzu di fami e sfaffallatu!

PROFESSORE -   come siamo stati ingenui!

BARONE -                     ma calmati Petula, non fari accussì, sugnu sicuru ca ci sarà una spiegazione. Facemuli

parrari.

BARONESSA -          ju n'haia sentiri parrari a nuddu. Hannu voghia di spiegari di ora finu a dumani ammatinu. Ju a me fighia a ‘n contadinu senza arti ne’ parti non c'a dugnu.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

MARGHERITA - ma mamma io amo Ciccino(si avvicina a Ciccino).

CICCINO -              anche io amo vostra figlia.

BARONESSA -       ma a cui ami babba? Anzi leviti di ddocu prima ca ti tocca e ti veni qualche ‘nfizzioni di puvirtà.

MARGHERITA - mamma…

BARONESSA -          muta e basta. Tu ami a cu dicu ju! Vuauttri inveci nisciti subbitu di ‘sta casa forza, accuminciannu di lei prifissuri ‘mbrughiunu e di tia cittrolu ca vulevi fari ‘u ‘nglisi amicu do re. O li fissa!

BARONE -               Addolorata aspetta…

BARONESSA -       non aspettu a nuddu! E tu cerca di finilla d'addifinnilli. (Gridando) Tutti fora da me casa!

MAMMA CICCINO -       ora basta! Si è veru, ju sugnu ‘na povera morta di fami ca ‘a matina si susi e quattru ppi travaghiari e circari di purtati ‘n pocu di pani a casa, e non essiri ‘na zavorra ppi me fighiu. Si è veru, sugnu igniuranti e non sacciu leggiri, ma haia crisciutu a me fighiu cu l'arucazioni e che princìpi comu su avissa addivintari ‘n re. Non havi soldi, ma havi ‘n cori chiu’ granni di tutti i vost ri terri misi ‘nsemi, Baronessa. E macari su non havi ‘n pezzu di carta, me fighiu è chiù istruitu di unu nisciutu friscu friscu dill'università. Ma si lei va circannu pristigiu e tituli ufficiali Ciccinu non havi, havi però intra all’anima l'amuri di ‘na vita di sacrifici, vita pisanti ma onesta. E su s'annammuravu di vostra figlia, ‘u fici c’o cori e non cu l'interessi comu vui putiti cridiri e ppi chistu ju mi pristai a ‘sta commedia, ppa felicità di me fighiu. E si, pirchì ju ppi iddu voghiu a felicità chiù limpi da e china (pausa). E ora ‘u sapi chi ci dicu? Ju mi ni tornu ‘ndo postu ca mi cumpeti, a ‘ntrizzari cistini, pirchì su oggi non travaghiu, dumani non mangiu.

Scena X

(Maggiordomo, Marchese, avvocato e detti))

Entra il maggiordomo cercando di trattenere Merchese ed Avvocato.

MAGGIORDOMO -          ma dico io cos'è tutta questa arroganza? I signoripadroni non vi possono ricevere per il momento.

MARCHESE -             i signuri padroni ora semu nuauttri. E levati!

MAGGIORDOMO - m'ascusari Baruni ma n’e potti tratteniri.

BARONE -                      tranquillu Adalberto ci pensu ju.

BARONESSA -             oh signò Marchese come sono contenta di vedere fina lmenti un uomo anesto. Chi vinni ppi purtarini i soldi? Non auma aristatu ppi marteddì?

AVVOCATO -                 ma quali soldi e quali martedì. Nuauttri vinnumu ppi insidiarini in quello che è nostro. A casa e i terri!

BARONESSA -         avvucatu e propiu oggi ava veniri ad assittarisi, e poi prima di iranninni vulemu i soldi.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

MARCHESE -            soldi? Quali soldi? Ma su a tinuta n'arrialasturu di vostra spontanea vuluntà! Ecco, qua c’e’ l’atto che il Barone ha fimmato.

BARONESSA -        ma chi va dicennu? Chi niscisturu tutti pazzi oggi?

BARONE -                         no Petula havi raggiuni. Ddu foghiu ca mi facisti firmari cu tanta primura, sintiziau ‘a nostra ruvina; era ‘n attu di donazioni e non di vinnita.

BARONESSA -                ma chi mi stai dicennu? Appiddaveru? Ora capisciu pirchì non parrava di soldi, auttru ca chiaru e semplici, auttru ca a certi livelli si schifianu a scriviri di soldi. ‘Sti dui fitentuni n'ambrugghianu.

BARONE -                      propriu accussì!

PROFESSORE -         Spacesaro, ancora non hai perso il vizio vero?

BARONE –                    professore, conosce l'avvocato?

PROFESSORE -      ex avvocato, prima che lo radiassero dall'ordine perché hanno scoperto che imbroghiava!

AVVOCATO -           Spampinato e tu chi ci fai cca’?

PROFESSORE -        non sunu fatti to lestofanti!

BARONESSA -          ma comu’u canusci su è palermitanu?

PROFESSORE -   ma quali palermitanu Barunissa, ‘stu cocciu di piru è catanisi che radichi.

MARCHESE -               sugnu cuntentu ca vi canusciti e vi stimati, ma ora fora tutti, chista è a nostra casa e non vi voghiu chiù ammenzu e pedi. Forza fora.

BARONESSA -     ma chi ni ‘sta ittannu fora, accussì senza priavvis u?

MARCHESE -            e va beni, siccomu ca semu du signori, vi damu ‘n pocu di tempu p'abbisarivi i cosi, arizzittarivi i barattelli e spalummari. No frattempu l'avvucatu e ju ni facemu ‘n giru ppi farini canusciri da servitù. Amuninni Spacesaro (esce).

AVVOCATO -       ah, e sia chiaro, quannu turnamu non vi vulemi attruvari chiù, altrimenti saremo costretti ad

adire le forze dell'ordine (esce).

TURIDDU -          cerca di iratinni prima ca t'a tiru ju qualche cosa ‘nda testa, ‘u senti!

Scena XI

(Detti)

BARONE -               e ora chi facemu?

BARONESSA -       ma dicu ju, varda chi mi nni vinni oggi a mia!

BARONE -            Petula non avisti primura di fari a gran signura a Catania, e chisti sunu i risultati.

CICCINO -               scusate se mi permetto, ma non è propriu ‘u mumentu d'acchiapparivi.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

BARONE -            raggiunu hai. Ma assittativi ppi favuri, ca tantu fra ‘n pocu tutti pari ni n'ama a ghiri.

TURIDDU -            Baruni su vuliti vaiu a circalli e c'ancucchiu i testi a ddi dui!

BARONESSA -    e chi è s'ansignavu ‘u sicilianu tuttu nda ‘na vota? A veru ca fa parti de commendianti.

PROFESSORE -   finisciula Turiddu, c’a violenza non si cunchiudi nenti.

CICCINO -              eppuri liggennu ‘stu foghiu c'è qualcosa ca mi scappa.

TURIDDU -             e cerca d'acchiappalla Ciccinu.

CONTE -                   dobbiamo trovare al più presto una soluzione.

PROFESSORE - donazione…                                                                             Barone… casa…figlia…terra… maglie  …(riflette).                                                               Ah ecco,                                                            trovato!

BARONESSA -       chi ava pirdutu prufissuri?

PROFESSORE -     no dicevo, ecco ho trovato il cavillo.

BARONESSA -        avaia, e chi ci pari ‘u mumentu di circari ‘n capid du dicu ju!

PROFESSORE -   no Baronessa quali capiddu, il cavillo, la cosa alla quale aggrapparci per annullare l'atto.

BARONE -                 professore c'è qualcosa ca po’ fari annullari l'attu?

PROFESSORE -     si c'è!

BARONESSA -       e allura allippamunici ppi subbitu! Parrassi prufissuri, parrassi.

PROFESSORE -        se non mi ricordo male c'è un articolo del codice,che tratta di donazione in caso di presenza di figli ancora minorenni. Però non mi ricordo perf ettamente cosa dice.

CICCINO -                  ca certu, comu fici a non pinsaricci prima! Bravu prufissu. Si tratta dell'articolo 35 bis, comma 3 e 4 del codice e dice pressappoco testualmente che "in caso di donazione a terzi da parte dei genitori di un soggetto minorenne, della casa e delle sue attinenze e pertinenze, abitate dallo stesso, il soggetto può pretendere l' annullamneto dell'atto e la successione legale a suo vantaggio degli immobili, se essendo in età da marito o da moglie, contrae regolarmente matrimonio entro i sei mesi successivi dall'emissione dell'atto stesso".

CONTE -                   oh, ecco trovata la soluzione.

TURIDDU -          Ciccinu e chi è t'aghiuttisti ‘n libbru?

PROFESSORE -     si Ciccinu è propriu accussi comu dicisti tu!

BARONESSA -        aspittati ‘n minutu ca mi cassariai. Chi voli diri?

MARGHERITA - mamma è chiaro. Voli diri ca siccomu ju sugnu ancora minorenni, su mi maritu entru seimisi, m'attoccunu ‘a casa e ‘a terra, e l'attu di donazioni ca firmau ‘u papà non vali chiù.

PROFESSORE -     ben detto Margherita.

TURIDDU -              si ben detto.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

BARONESSA -       certu c'è sulu ‘n problema.

MARGHERITA -   e quali mamma?

BARONESSA - cu cui ti mariti? Unni ‘u trovi ni ‘stu pocu tempu ‘n carusu alla tua altizza !

MARGHERITA -   ma chi dici mamma?

PROFESSORE -      Baronessa mi pari ca Ciccinu si mustrau chiù ca all'altizza.

BARONE -             veru è, su non era pi iddu ca s'arrivuddava l'articulu do codici, erunu ammenzu a ‘na strada.

BARONESSA -        si ma e’ ‘n cuntadinu…

MARGHERITA -    mamma!

BARONE -                  Addolorata Petula!

PROFESSORE -       Baronessa!

TURIDDU -                Baronessa

BARONESSA -         mutu tu!

TURIDDU -                  va beni.

BARONESSA -       (rilfette, poi rivolgendosi alla mamma di Ciccino) signura ‘u sapi chi ci dicu? Ci dicu, ca misbaghiai d'assai. So fighiu è ‘n carusu ca vali tantu oru quantu pisa e non pirchì attruvavu a soluzioni. Nauttru, dopu i paroli ca ci dissi si n'ava iutu ppi subbitu, ma iddu arristavu p'amuri di Margherita. E lei signura, p'amuri di sofighiu s'assuppavu ‘sta missa in scena e ddi paroli senza senzu ca ci dissi, e sulu pp’a felicità di Ciccinu. E ju ca ppi fari felici a me fighia sforzi non n'haia a fari, chi fazzu? Appostu d'aiutarla ‘a ostaculu. Signura mia, cca’ l'unica vera nobbili, ma da nobbiltà chiù ‘mpurtant i, chidda dill'animu, è lei. Ci addumannu scusa ppi chiddu ca ci dissi. Sugnu serva vostra, e ci dicu grazie pirchì m'anzignavu ca a felicità chiù granni ca putemu pruvari è chidda di vidiri i nostri fighi felici e non ci sunu na ‘stu munnu ricchizzi ca ponnu cumpetiri. Fui lenta a capillu, ma fossi ancora non è troppu tardi. Margherita, Ciccinu, aviti a me binidizioni, vi putiti maritari.

(Giubuilo generale)

Scena XII

(Marchese, avvocato e detti)

MARCHESE -    (entrando) e chi è ancora cca’ siti?

BARONE -            cca’ semu e cca’ arristamu, miei cari!

AVVOCATO -        forse non capisturu bonu zoccu vi dissi antura, su non vi ni stati jennu immediatamentei, chiamo le guardie.

PROFESSORE - e chiamatele pure caro avvocato dei miei stivali.


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“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

AVVOCATO -    comu chiamatele pure, chi vuliti diri?

CICCINO -      vulemu diri ca lei non vali mancu ‘n soldu ne’ comu avvucatu ne’ comu truffaturi!

MARCHESE -     ma chi veni a diri Spacesaru?

TURIDDU -              veni a diri ca Ciccinu e Margherita ora si maritunu e ‘a casa torna o Baruni. Insomma vi fregamu pezzi di babbi.

AVVOCATO -    non capisco!

CICCINO -               e ora vu fazzu capiri ju. Vu rivuddati avvocatuccio caro, l'articolo 35 bis commi 3 e 4 do codoci?

AVVOCATO -    l’articolo 35bis…veramenti in questo momento…

BARONESSA - e allura o itavillu a leggiri ppi subbitu, pezzu di ‘gnurantuni liggifuri ca non siti auttru. Mejennuru cca’ prisenti, ni capisci appiddaveru di liggi. Diccillu a mammuza.

AVVOCATO -     ma di cosa parla?

PROFESSORE - dell'articolo 35 bis che nei commi 3 e 4 dice "in caso di donazione a terzi da parte deigenitori di un soggetto minorenne della casa ed attinenze e pertinenze, abitate dallo stesso, il soggetto può pretendetre l'annullamneto dell'atto e la successione legale a suo vantaggio degli immobili,se essendo in età da marit o o da moglie, contrae regolarmente matrimonio entro i sei mesi successivi dall'emissione dell'atto stesso".

MARCHESE -        ma chi stannu ‘ncucchiannu? Non mi cuntasti ca era ‘n cuntrattu a prova di bumma?

AVVOCATO -         si! Cioè… veramente…io credevo…

MARCHESE -         ma chi cridevi babbasunazzu, chi cridevi e poi chi e’ st'articulu?

AVVOCATO -         no sacciu…(indicando il Barone)comunque iddu fimmau l'attu!

TURIDDU -            e cu st'attu ‘u sapiti chi ci putiti fari? Meghiu ca non parru vadda.

BARONESSA -        Adalberto!

MAGGIORDOMO - bih, finalmenti anzittavu ‘u me nomu. Si signora Baronessa.

BARONESSA -             per cortesia accompagna ‘sti du fissa alla porta, e poi assicutali.

MAGGIORDOMO -  sarà fatto Baronessa.

AVVOCATO -              vadda fossi è meghiu ca ni ni iemu.

MARCHESE -              e di cursa macari (escono).

TURIDDU -                    (urlando loro dietro) si itavinni farabbuttu, e cunsidirativi furtunati ca non mi lassanu

manu libera, astura v’u facevu avvidiri ju…lattri d     i terri e di viti!

BARONE -                      oh finalmenti tuttu si misi o postu giustu.


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CONTE -

“ ’A cummari barunissa”- 3 Atti di Santo Capizzi

e si, direi di si!

BARONE -

Margherita e Ciccinu si maritunu, ca e’ ‘a cosa chi ù ‘npurtanti, e tutti i nostri aviri

addiventunu de so e dunque arrestanu ‘n famighia.

(Giubilo generale)

MAGGIORDOMO - Baruni allura voli diri ca ne vinniti chiù i terri e arristati cca’ ppi  sempri?

BARONE -

ppi sempri Adalberto, ppi sempri (guarda la moglie)…   veru?

BARONESSA -

(riflette, poi ridendo) ppi sempri cori miu!

TUTTI -

evviva!

SIPARIO


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