Agenzia matrimoniale

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ATTO PRIMO

DINO DI GENNARO

AGENZIA

MATRIMONIALE

COMMEDIA IN DUE ATTI

Novembre 2008

A Napoli ai giorni nostri.

A Roberta e Sandro

PERSONAGGI MASCHILI

RENATO CALCAGNO: Neo pensionato con la passione della falegnameria; nervoso ed irascibile, è molto superstizioso.

ANIELLO LA MANNA: Sui 55; titolare dell’agenzia, traffichino, ma tranquillo e accomodante, vive provvisoriamente in casa del cognato Renato perché cacciato di casa dalla moglie.

VINCENZO AGLIARULO: Sui 65; mammasantissima del quartiere, è disponibile con gli amici, ma altrettanto cattivo con i nemici. Ha la gamba destra rigida.

PIETRO ALLOCCO: Amico di Renato, sulla cinquantina, è un bonaccione timoroso e succube dell’amico.

ELEUTERIO BELLAMORTE: Titolare di un’agenzia di pompe funebri; sui 45; ha l’aspetto ed il comportamento dello jettatore; naturalmente porta jella.

FILIPPO CALCAGNO: Figlio di Renato, sulla ventina, non ama studiare ma solo divertirsi.

ORONZO LO ZOPPO: Sulla sessantina; amico di Filippo, sessantottino, ma mai cresciuto, per sentirsi giovane, si accompagna ai giovani che, con la scusa di ammirarlo, lo sfruttano.

ISACCO NUTONNE: Inventore strampalato; tipico scienziato pazzo.

DARIO COCCIA: Cliente dell’agenzia matrimoniale; sulla cinquantina.

PEPPE ‘O MERICANO: Comparsa.

PERSONAGGI FEMMINILI

SILVIA MAZZELLA: Moglie di Renato, sotto la cinquantina; classica casalinga che vuole stare tranquilla.

MARIA MAZZELLA: Sorella minore di Silvia e moglie di Aniello; sotto la cinquantina, è un tipo dinamico ed autoritario di cui Aniello è succube.

CORINNA DEGLI SCALZI: Baronessa zitella sui 55; cliente di Aniello, ha sempre vissuto accudendo il vecchio padre; ora che il padre è morto cerca marito, ma è molto pudica e timorosa.

CARLOTTA CANTALUPO: Cliente di Aniello e vittima delle jettature di Eleuterio, si innamora di Aniello, ma non disdegna di sedurre altri uomini.

ADELE LO MUNNO: Nuova cliente dell’agenzia; sui 45, ignorante ma volitiva e molto pratica.

MATILDE BARCA: Fidanzata di Filippo. Ragazza moderna; insieme al fidanzato sfrutta Oronzo con la scusa di ammirare il suo passato.

LUCIA BARCA: Sorella di Matilde.


ATTO PRIMO

Salotto di casa Calcagno; a sinistra, in prima quinta, corridoio che dà sull’ingresso; in seconda quinta, finestra; sul fondo a sinistra porta della camera di Renato e a destra la comune che dà sul corridoio che porta al resto della casa; sul lato destro, in seconda quinta, porta della camera di Filippo, in prima quinta, porta dello studio di Aniello; l’arredo è composto da una credenza sul fondo a destra e due divani. È una mattina di un qualsiasi giorno di ottobre; in scena ci sono Renato, affacciato alla finestra, e Silvia, intenta a spazzare il pavimento.          .

SCENA PRIMA

(Renato e Silvia, poi Aniello)

RENATO        (dà le spalle al pubblico e guarda dalla finestra) Cose da pazzi! Cose dell’altro mondo!

SILVIA             (continua a spazzare e sbuffa) Che è successo di così grave?

RENATO        Che è successo? È successo che in questa città non si può più campare!

SILVIA             (tra se) Ah, stamattina ce l’abbiamo con la città! Sentiamo, perché non si può campare?

RENATO        E me lo domandi? Vieni a vedere, vieni…

SILVIA             Che devo vedere? (dalla strada si sente un clacson insistente)

RENATO        Non senti? Ci stanno le strisce blu quasi vuote, una fila di macchine in seconda fila che impedisce di parcheggiare, un furgone in terza fila che blocca il traffico, un motorino con due senza casco che va contromano, un camioncino in sosta sulla striscia pedonale e intanto l’ausiliario del traffico mette la multa a una macchina in sosta col grattino scaduto!

SILVIA             E questo è tutto?

RENATO        Ma ti rendi conto che io, per parcheggiare la mia cinquecento nuova senza restare bloccato, devo aspettare che si libera un posto nel vicolo, col rischio che me la possono pure graffiare?

SILVIA             E che ci vuoi fare? Se non vuoi metterla in garage… (si sente strombazzare dalla strada)

RENATO        (guarda dalla finestra) Cose da pazzi! Quello blocca il traffico per aspettare che quell’altro libera il posto in seconda fila… ecco qua, il signore ha parcheggiato… No! È assurdo! Era un vigile urbano che doveva andare al bar! Pazzesco, pazzesco!

SILVIA             E tu te la vuoi prendere per così poco? Questa è ordinaria amministrazione.

RENATO        (chiude la finestra) A sì? E cosa ci sarebbe di straordinaria amministrazione?

SILVIA             Beh, per esempio, l’altra notte si sono rubati tutti i computer nell’ufficio del fratello della signora Esposito.

RENATO        E questa me la chiami una cosa straordinaria? Furti così ne fanno tutti i giorni…

SILVIA             Sì, ma tu sai in quale ufficio lavora il fratello della signora Esposito?

RENATO        No.

SILVIA             Lavora alla sezione furti e rapine della Questura.

RENATO        Cose da pazzi! Cose da pazzi! Non se ne può più!

SILVIA             Stamattina non esci?

RENATO        Non lo so ancora, aspetto una telefonata e poi decido.

SILVIA             Se esci mi devi fare un favore.

RENATO        Che ti manca? Guarda che, se esco, non so se torno presto.

SILVIA             Niente, niente… volevo solo che passassi per la lavanderia a ritirare dei vestiti… mamma mia e quanto sei scorbutico! Che hai passato stamattina?

RENATO        Non sono affari tuoi! (squilla il cellulare) Finalmente! (risponde) Pronto?.. Sì, sono io… allora?.. …  Non sei andato ancora? … (nervoso) ma come, ti avevo detto di andarci presto…  … (calmo) no, no, non sto nervoso, (urla) sto pazzo! … e per forza, di te non ci si può mai fidare, una cosa dovevi fare, una… e manco l’hai fatta… … io ero sicuro che avessi già fatto tutto… … no… no, non andare ora, va a finire che fai un guaio… sì… … va bene, vieni qua, ma fai presto! (riaggancia) Cose da pazzi, cose da pazzi! Una cosa gli avevo chiesto e manco l’ha fatta?

SILVIA             Ma chi?

RENATO        Chi che?

SILVIA             Chi era al telefono che ti ha fatto arrabbiare.

RENATO        Era quel disgraziato di Pietro, ma non sono affari tuoi.

SILVIA             Mi pare di aver capito che non esci allora?

RENATO        Per il momento, no… perché, ti dispiace?

SILVIA             A me, nun me passa manco p’’a capa, tanto lo so che alla lavanderia ci andrò io… basta che la finisci di lamentarti.

RENATO        Non ti preoccupare, tolgo il disturbo, va bene?

SILVIA             Renà, ma stamattina ti sei alzato col piede sinistro?

RENATO        Non mi scocciare! (via brontolando dalla porta sul fondo) Cose da pazzi, cose da pazzi…

SILVIA             (sbuffa) E questa è un’altra giornata… facciamoci la croce…

ANIELLO        (entra dalla prima a destra) Renato non c’è?

SILVIA             È appena andato di là, non lo hai sentito? (ne imita la voce) “Cose da pazzi, cose da pazzi…”

ANIELLO        E quando mai no? Per Renato qualunque cosa succeda, sono cose da pazzi… devo dedurne che è intrattabile?

SILVIA             Non più del solito… chillo sta sempe pazzo!

ANIELLO        Allora è meglio che non glielo dica ancora.

SILVIA             Che cosa?

ANIELLO        Non hai sentito quel rumore stanotte verso le tre?

SILVIA             No, io ho il sonno pesante… allora?

ANIELLO        Io invece ce l’ho leggero e così mi sono alzato ed ho guardato dalla finestra.

SILVIA             E che hai visto?

ANIELLO        Un motorino si è infilato nella portiera sinistra della cinquecento di Renato e, prima che potessi fare nulla, se ne è scappato.

SILVIA             Uh mamma mia! E mo chi glielo dice?

ANIELLO        Se sta pazzo come hai detto, io non gli dico niente; aspettiamo che lo scopra da solo.

SILVIA             No, penso che sia meglio prepararlo un poco alla volta, se no succede il quarantotto.

ANIELLO        Glielo avevo detto di metterla in garage, ma lui niente: “in garage la riempiono di ammaccature, se me la devo fare ammaccare, almeno non pago chi me la ammacca”… mo voglio vedere che dice.

SILVIA             Dopo che si sarà calmato, dirà che con quello che ha risparmiato di garage, ripara la portiera e gli rimane pure il resto.

ANIELLO        Silvia, senti, preparalo tu, perché io ho altro a cui pensare: mi ha appena chiamato la signorina Corinna, ha detto che deve parlarmi urgentemente e sta venendo qua.

SILVIA             La signorina Corinna? E chi è?

ANIELLO        Come, non te la ricordi? Quella che sistemai due settimane fa col cavaliere Coccia…

SILVIA             Ah, la baronessa con la puzza sotto al naso… e che altro vuole?

ANIELLO        Dice che si è scocciata di Coccia… mi spiegherà da vicino.

SILVIA             Senti, Aniello, guarda come te lo dico calma, questa è casa mia, tu stai qua solo perché, quando mia sorella te ne ha cacciato di casa perché ti ha trovato abbracciato ad una donna nel tuo studio, non tenevi dove andare e mi hai fatto pena, nonostante tutto…

ANIELLO        Sì, ma tu lo sai che ero innocente, quella era una cliente che avevo appena sistemato e mi abbracciava per riconoscenza…

SILVIA             Sì, sì, va bene, io ti ho creduto e sono già tre settimane che ti ospito; però tu non puoi trasformare casa mia in un’agenzia matrimoniale! Qua, tra Renato che, da quando sta in pensione, ogni tanto si inventa un mestiere nuovo e mi porta un sacco di gente in casa e te, che organizzi i tuoi incontri galanti per far accoppiare la gente più strana, questa casa è diventata peggio di piazza Plebiscito.

ANIELLO        E dai, mo non esagerare, solo qualche cliente di tanto in tanto… e poi lo sai che è ancora per poco, conosci tua sorella no? Maria ha i suoi tempi…. ti ricordi quando comprai il televisore nuovo senza interpellarla? Mi cacciò di casa per tre giorni! E quando mi ritirai ubriaco dall’addio al celibato di Alfredo? Una settimana! Per una faccenda come questa, aggravata dal fatto che la donna che abbracciavo era brutta ed aveva 75 anni, la pena inflitta non può essere inferiore ad un mese. Quindi, abbi pazienza ancora un paio di settimane e tolgo il disturbo.

SILVIA             Sì, Anié, ma cerca i mezzi di non fare più incazzare mia sorella, perché qua non ti ci voglio più.

ANIELLO        Stai tranquilla, cognatina, farò il bravo. (suonano alla porta) Questa sarà la signorina Corinna. (via a sinistra ad aprire)

SCENA SECONDA

(Pietro e detti, poi Renato, quindi Corinna)

PIETRO          (d.d.) Buon giorno, Anié… (entra da sinistra con Aniello)Ciao, Silvia… sta incazzato?

SILVIA             No, sta solo pazzo.

PIETRO          Ah, meno male!

ANIELLO        Meno male?

PIETRO          Sì, quello sta sempre pazzo, quando invece sta incazzato, vuol dire che ce l’ha con qualcuno in particolare.

SILVIA             Ah, allora sta incazzatissimo con te.

PIETRO          Uh, mamma mia! No, io me ne vado…

RENATO        (entra dalla porta sul fondo) Dove vai tu? Tu non vai da nessuna parte se prima io non ti ho ammazzato, poi, dopo, puoi andare dove vuoi.

ANIELLO        Al cimitero…

SILVIA             Anié, è meglio che andiamo di là, ti preparo la colazione…

RENATO        Sì, è meglio, non voglio testimoni.

ANIELLO        (uscendo) Coraggio, Pietro… (via con Silvia dalla comune)

PIETRO          (impaurito) Renà, lascia che ti spieghi… non è come pensi tu… al telefono non mi hai fatto parlare… non ci sono andato perché ho pensato che era meglio che ci mandassi qualcun altro… io non sono capace di fare certe cose… ho pensato che, se don Vincenzo se ne accorgeva, finiva male…

RENATO        Zitto! Taci!

PIETRO          Sì, ma ti prego…

RENATO        (urla) Taci! Hai pensato! Che hai pensato? Tu non devi pensare, hai capito? Tu non sei capace di pensare e se pensi sei pericoloso.

PIETRO          E che so’ scemo?

RENATO        Peggio!

PIETRO          So’ cretino?

RENATO        Peggio!

PIETRO          E che sono?

RENATO        Niente!

PIETRO          Niente?

RENATO        Sei niente, sei nulla, insomma: non sei un uomo perché gli uomini, bene o male, ragionano, non sei un animale, perché anche gli animali hanno la loro intelligenza, non sei un oggetto perché gli oggetti possono essere utili, quindi tu non sei, non esisti!

PIETRO          Come non esisto? Io sto qua, non mi vedi?

RENATO        Idiota, è una metafora per non dirti quello che realmente sei.

PIETRO          E che sono?

RENATO        Sei uno stro… mmm… lasciamo perdere… ma dico io, ci voleva tanto? Ti avevo spiegato per filo e per segno come dovevi comportarti, ti avevo perfino scritto quello che dovevi dire.

PIETRO          Sì, lo so, ma che vuoi che ti dica: io non sono capace di recitare…

RENATO        E te lo fai uscire adesso? Non potevi dirlo prima, che io mandavo qualcun altro? (guarda l’orologio) Mo si è fatto pure tardi… dove lo trovo un altro fesso?

PIETRO          Aniello!

RENATO        Aniello? Tu sei pazzo!

PIETRO          Perché? Quello ci sa fare… con la sua agenzia matrimoniale fa fessi a tanta gente, mo vuoi vedere che non può fare una cosa così facile?

RENATO        Disgraziato! Se era così facile, perché non lo hai fatto tu?

PIETRO          Io volevo dire che è facile per uno come Aniello, non per me… e poi Aniello è di famiglia…

RENATO        Appunto perché è di famiglia non voglio che sappia i fatti miei. (suonano alla porta) E mo chi è? (va a sinistra ad aprire)

CORINNA       (d.d.) Buon giorno, signor Calcagno… (entra con Renato da sinistra) c’è il signor Anie… (vede Pietro e si blocca) …llo?

RENATO        Sì, è di là, ora lo chiamo… (fa per uscire dalla comune)

CORINNA       (lo blocca) Non volete presentarmi il vostro… amico? (guarda Pietro languidamente)

RENATO        Ma certo, il signor Pietro Allocco… la signorina Corinna degli Scalzi…

CORINNA       Molto lieta… Corinna Alpestre Viendalmonte, baronessa degli Scalzi… (porge a Pietro la mano da baciare) machiamatemi pure Cory…

PIETRO          (le stringe la mano vigorosamente) Io sono Allocco…

RENATO        Si vede…

PIETRO          …Pietro Allocco, piacere.

RENATO        Pietro ed io stavamo andando di là… (chiama) Aniello…

CORINNA       Ve lo portate via? 

RENATO        Che cosa?

CORINNA       (indica Pietro) Lui!

RENATO        Sì, perché?

CORINNA       (imbarazzata) No… niente… scusate…

ANIELLO        (entra dalla comune) Oh, la nostra baronessa… prego, accomodatevi…

CORINNA       (siede) Grazie signor Aniello, siete sempre gentilissimo…

PIETRO          (a Renato sottovoce) Non glielo dici?

RENATO        Animale, ci sta questa… cammina, vieni di là… (via con Pietro dalla porta sul fondo)

ANIELLO        Allora, baronessa, che è successo? Al telefono vi ho sentita così agitata…

CORINNA       Signor Aniello, avete commesso un grave errore!

ANIELLO        In che senso?

CORINNA       Come avete potuto pensare che quell’energumeno potesse essere adatto ad una donna fragile come me?

ANIELLO        Ma, baronessa, cosa dite? Il cavaliere Coccia è una persona così per bene…

CORINNA       Quell’essere abominevole… persona per bene?

ANIELLO        Sentite, forse è meglio che mi raccontiate tutto con calma… che è successo?

CORINNA       Tutto! È successo di tutto!

ANIELLO        Su, calmatevi e cominciate dall’inizio.

CORINNA       Va bene… mi calmo… (sospira) quando lo vidi per la prima volta qui da voi, mi sembrò una persona discreta, elegante, signorile… e così accettai di rivederlo in privato…

ANIELLO        Questo lo so e so pure che, dopo il primo incontro, eravate talmente entusiasta, che mi telefonaste alle tre di notte per ringraziarmi, svegliando tutta la casa.

CORINNA       Sì, è vero, ma io ero così felice… finalmente avevo trovato l’uomo per me… e invece poi…

ANIELLO        Poi?

CORINNA       Niente, siamo andati a cena insieme tutte le sere, fino a ieri l’altro…

ANIELLO        E come è andata?

CORINNA       Oh, signor Aniello, un sogno! Che pesona squisita, affabile dolce, accomodante, remissiva…

ANIELLO        Embè, e allora?

CORINNA       Questo fino a ieri l’altro.

ANIELLO        E che è successo ieri l’altro?

CORINNA       Niente, durante la cena, esagerammo un pochino con il vino e così, dopo cena, mi si allentarono un poco i freni inibitori e…

ANIELLO        E?

CORINNA       Mi vergogno…

ANIELLO        Su, consideratemi come il vostro confessore…

CORINNA       Signor Aniello, io… lo invitai a prendere un caffè a casa mia.

ANIELLO        Ah… e che successe?

CORINNA       Non lo so!

ANIELLO        Come, non lo sapete?

CORINNA       Non mi ricordo…

ANIELLO        Su, forza…

CORINNA       Ricordo che prendemmo il caffè insieme e che lui mi disse: “Questo caffè è proprio quello che ci voleva, dopo una bella cena… però, dopo il caffè, ci vorrebbe l’ammazzacaffè!” e così…

ANIELLO        E così?

CORINNA       E così, presi dalla credenza una bottiglia di cognac che aveva comprato il mio povero babbo tanto tempo fa e…

ANIELLO        E?

CORINNA       Signor Aniello, io ricordo solo che cominciammo a bere e poi più niente.

ANIELLO        Come più niente?

CORINNA       Mi sono svegliata la mattina dopo nel mio letto con un gran mal di testa, sono andata in cucina e… (urla) Aaaah! Orrore!

ANIELLO        (fra se) Puozze murì ‘e subbeto… Che è successo?

CORINNA       Era lì!

ANIELLO        Chi?

CORINNA       Il cavaliere Coccia… era… era… era… (copre gli occhi con le mani) orrore!

ANIELLO        Era morto?

CORINNA       Ma no… (si guarda intorno) era… nudo! (si copre la bocca con le mani)

ANIELLO        Nudo?

CORINNA       Si, nudo… aveva una maglia intima con le maniche lunghe e i mutandoni lunghi…

ANIELLO        E me lo chiamate nudo?

CORINNA       Ma certo!

ANIELLO        E che è successo?

CORINNA       Come mi ha vista, mi ha detto: “Ciao, bella pas…” (mani alla bocca) non posso…

ANIELLO        Bella… pasticcina?

CORINNA       Peggio!

ANIELLO        Bella… pastorella?

CORINNA       Peggio!

ANIELLO        Bella… passione?

CORINNA       Peggio!

ANIELLO        Baroné, bella che?

CORINNA       Bella passerona! (mani alla bocca) Oh!

ANIELLO        (la guarda) Overo?

CORINNA       Capite, signor Aniello?

ANIELLO        Beh, si vede che durante la notte è andato tutto bene…

CORINNA       Tutto bene? Ma come vi permettete? Io sono illibata!

ANIELLO        Ci credo!

CORINNA       In che senso?

ANIELLO        Nel senso che una signorina come voi non avrebbe mai potuto… senza essere sposata…

CORINNA       Appunto!

ANIELLO        Beh, e voi che avete detto?

CORINNA       Ah, io mi sono adirata e gli ho chiesto come si permettesse di apostrofarmi con tal villania e per qual motivo si trovasse nudo in casa di una signorina.

ANIELLO        E lui?

CORINNA       Lui ha risposto: “Ma come, non ti ricordi niente?” Ed io: “Che dovrei ricordare?” E lui: “Quello che è successo stanotte!” Ed io: “Ma che è successo stanotte?”

ANIELLO        E lui?

CORINNA       Non mi ci fate pensare! Non mi ci fate pensare!

ANIELLO        E non ci pensate…

CORINNA       Sapete cosa mi ha risposto?

ANIELLO        No.

CORINNA       Mi ha risposto…

ANIELLO        Vi ha risposto?

CORINNA       Mi ha risposto: “Non  mi ricordo!”

ANIELLO        Nemmeno lui?

CORINNA       Nemmeno lui… Capite, signor Aniello?

ANIELLO        Certo… ma non è poi così grave…

CORINNA       Non è grave? Ma come, un uomo passa la notte insieme ad una donna avvenente come me, ne coglie, forse, il fiore della purezza… e se lo scorda?

ANIELLO        E ci credo!

CORINNA       Come?

ANIELLO        No, dicevo, e ci credo che siate così adirata!

CORINNA       Vero? Ho ragione?

ANIELLO        E poi che è successo?

CORINNA       Ah, non ci ho visto più, gli ho detto: “Farabutto, come vi siete permesso di approfittare di me, di una povera, fragile donna indifesa?” Poi ho preso il matterello e glielo ho suonato in testa.

ANIELLO        All’energumeno!

CORINNA       Certo, ma lui si è scansato e l’ho preso sulla spalla; lui è corso per tutta la casa per sfuggirmi, poi ha raccolto i suoi vestiti ed è scappato urlando: “’Sta pazza, ‘sta pazza! Ma ‘onn’Aniello me sente! Ah, si me sente!” Ed è uscito dalla mia vita.

ANIELLO        Ha detto proprio: “Donn’Aniello me sente”?

CORINNA       Sì, ve l’ho detto, ed ha soggiunto: “Ah, si me sente!”

ANIELLO        Ah! E poi?

CORINNA       Poi mi sono calmata, ho preso un caffè, ho fatto la doccia, mi sono vestita e sono corsa dalla mia ginecologa.

ANIELLO        Ah, e che vi ha detto?

CORINNA       (con timidezza e delusione) Ha detto che sono…

ANIELLO        Siete?

CORINNA       (sospira) Sono… ancora illibata!

ANIELLO        Ci credo.

CORINNA       A cosa?

ANIELLO        Al fatto che siate sconvolta… certo, non è stato un episodio molto bello… però dovete convenire che entrambi avevate bevuto troppo, in circostanze del genere può capitare…

CORINNA       No, no! Signor Aniello, quell’uomo non fa per me!

ANIELLO        Ma signorina Corinna, non arrendetevi subito, voi avete passato la vostra vita ad accudire vostro padre ammalato, quindi sapete come sono fatti gli uomini, spesso sono dei bambinoni… ora che siete rimasta sola e avete deciso di sposarvi, dovete pensare che non siete più una ragazzina e qundi il compagno per voi deve avere una certa esperienza…

CORINNA       E con questo? Gli uomini con esperienza sono tutti volgari ed energumeni?

ANIELLO        Ma no, baronessa, non intendevo questo, volevo dire che il cavaliere Coccia non è più un ragazzino e, trovandosi nella circostanza, ha creduto di essere stato in intimità con voi…

CORINNA       E ha creduto male! No, no! Signor Aniello, quell’uomo non fa per me, voi dovete trovare una persona adatta a me, un uomo paziente, del mio rango, che abbia i miei stessi tempi, che non approfitti delle situazioni che possono crearsi: un signore, insomma!

ANIELLO        Baronessa, ma il cavaliere Coccia è già il terzo che non vi va bene, non crediate che sia facile trovare persone con i requisiti che chiedete voi…

CORINNA       Voi dite?

ANIELLO        Ma certo!

CORINNA       Veramente, ne ho appena incontrata una.

ANIELLO        Dove?

CORINNA       Qua.

ANIELLO        Baronessa, ma che dite, Renato è il marito di mia cognata…

CORINNA       E che c’entra il signor Renato? Io parlavo del suo amico.

ANIELLO        Amico?

CORINNA       Quello che era qua pocanzi…

ANIELLO        Pietro?

CORINNA       Sì, proprio lui… è un uomo così fine, così distinto, così affascinante…

ANIELLO        Pietro?! Fine, distinto e affascinante?

CORINNA       Ma certo, Il signor Renato ci ha presentati… deve essere una persona molto intelligente, ha la fronte così alta!

ANIELLO        Baroné, ma lo avete visto bene?

CORINNA       Ma certo…

ANIELLO        Ma lui non è mio cliente…

CORINNA       Ma potrebbe diventarlo…

ANIELLO        Ma è impossibile, Pietro non ci pensa neanche lontanamente al matrimonio, perché dovrebbe pagare me per trovare moglie?

CORINNA       Ma potrei farlo io al suo posto…

ANIELLO        Che cosa?

CORINNA       Pagarvi.

ANIELLO        Pagarmi?

CORINNA       Certo, io vi pago la parcella del signor Pietro, così voi potete fare il vostro lavoro.

ANIELLO        Ma non se ne parla proprio! Non è nel mio costume, non potrei mai accettare da voi i 100 euro per l’iscrizione e i 300 euro per l’incontro… no, no, è contro i miei principi, la mia etica professionale non lo consente.

CORINNA       Veramente, io pensavo a 2000 euro.

ANIELLO        (chiama) Pietro!

CORINNA       No! Non ora, non sono preparata…

ANIELLO        Giusto! Allora tornate a casa ed aspettate una mia chiamata.

PIETRO          (entra con Renato dalla porta sul fondo) Mi hai chiamato?

ANIELLO        Ehm, sì… la baronessa sta per andare via e voleva salutarti.

CORINNA       Sì, andavo via…  Au revoir, mon chery!

PIETRO          Ma veramente… non ce l’ho…

CORINNA       Che cosa?

PIETRO          Il mon chery… (si fruga nelle tasche) va bene un pocket coffee?

CORINNA       Oh, non solo intelligente, anche gentile! (prende il cioccolatino e gli porge la mano per farsela baciare)

PIETRO          Arrivederci, baronessa (le stringe vigorosamente la mano agitandola) molto piacere di avervi conosciuto, statevi bene.

RENATO        Arrivederci, baronessa.

CORINNA       Au revoire!

ANIELLO        (accompagnandola a sinistra) Siete sicura?

CORINNA       È un po’ rude… (guarda Pietro) ma è bello… procedete! (via a sinistra)

PIETRO          Certo che è un poco strana la baronessa, ha detto che sono intelligente…

ANIELLO        In effetti… però è sempre una donna ancora piacente, ricca, nobile…

PIETRO          Però è strana.

RENATO        Aniello, senti, dovrei parlarti, hai due minuti?

ANIELLO        Certo, di che si tratta?

PIETRO          Gli devi fare un favore.

RENATO        (a Pietro) Ti vuoi fare i fatti tuoi? (ad Aniello) Dovresti farmi un favore.

PIETRO          E io che ho detto?

ANIELLO        Dimmi…

RENATO        Si tratta di una cosa un po’ delicata…

ANIELLO        Se posso, non c’è problema…

PIETRO          Hê visto?

RENATO        (guarda torvo Pietro, poi ad Aniello) Dovresti recarti da una persona e farle una comunicazione.

ANIELLO        Questo è tutto?

PIETRO          Non è così semplice…

RENATO        (a Pietro) Te vuo’ sta’ zitto o no?

PIETRO          Scusa tanto.

ANIELLO        Dicevamo?

RENATO        Non è così semplice…

PIETRO          Oì?

ANIELLO        In che senso?

RENATO        Nel senso che devi comunicare una cosa falsa.

PIETRO          Però devi far credere che è vera.

RENATO        (a Pietro) T’hê ‘a sta’ zitto!

ANIELLO        Non ho capito niente! Devo comunicare una cosa falsa…

RENATO        Però devi far credere che è vera.

PIETRO          E io che ho detto?

RENATO        Tu non devi dire, non devi parlare, non devi pensare, non devi respirare, non devi esistere!

ANIELLO        No, no, è meglio che esiste…

RENATO        Perché?

ANIELLO        Per  2000 ragioni… ma andiamo avanti, si può sapere che devo fare?

RENATO        Aniè, sei capace di recitare? Sai essere credibile?

ANIELLO        Renà, secondo te come faccio ad accoppiare i cani con i gatti?

PIETRO          Io lo avevo detto a Renato che tu eri la persona giusta… sì, perché tu devi andare da don Vincenzo e dirgli che Renato ha avuto un incidente con la macchina.

RENATO        Ma insomma, pe te’ fa’ sta’ zitto, ti devo imbavagliare?

PIETRO          Basta, non parlo più!

RENATO        Speriamo!

ANIELLO        Allora?

RENATO        Allora… tu dovresti andare a casa di don Vincenzo e dirgli che ho avuto un incidente con la macchina…

ANIELLO        E questo già lo ha detto Pietro…

RENATO        Devi dirgli che uno col motorino non si è fermato allo “stop” e si è infilato nello sportello destro della mia cinquecento nuova…

ANIELLO        Sinistro…

RENATO        Cosa sinistro?

ANIELLO        Lo sportello… tu hai detto destro, invece è quello sinistro.

RENATO        No, scusa, Anié, visto che è una cosa finta, perché deve essere sinistro e non destro?

ANIELLO        Perché… perché tu venivi da destra…

RENATO        Vabbè, non perdiamoci nei dettagli… io sono sceso dalla macchina per constatare i danni e quello del motorino, un pezzo di marcantonio alto quasi due metri, mi ha aggredito dicendo che gli ho tagliato la strada; io ho replicato che lui doveva fermarsi allo stop e lui mi fa: “qua’ stop e stop? Tu di qua non ci dovevi proprio passare! Hai capito? E mo mi paghi pure i danni!”

ANIELLO        Overo?

RENATO        Che cosa?

ANIELLO        Che vuole essere pure pagato.

RENATO        Anié, ma allora non hai capito niente? Ti ho detto che è tutta una finta.

ANIELLO        Ah, sì, scusa, mi ero immedesimato… continua…

PIETRO          Renato ha reagito e lui lo ha abbuffato di mazzate…

RENATO        Mo t’abboffo ‘e mazzate io a te! (urla) Statte zitto!

ANIELLO        Continua.

RENATO        Allora, devi dire che io ho reagito e lui mi ha abbuffato di mazzate e mi ha mandato all’ospedale con un braccio spezzato.

ANIELLO        Scusa, Renà, ma, visto che Pietro lo sa così bene, perché non ci mandi lui da don Vincenzo?

RENATO        È quello che avevo fatto, ma quest’idiota ha avuto paura di andarci, ha detto che lui non sa recitare.

ANIELLO        Sì, vabbè, ma si può sapere perché dovrei raccontare questa palla a don Vincenzo?

PIETRO          Così don Vincenzo crede che lui sta all’ospedale e per questo non è andato da lui…

RENATO        (gli mette le mani alla gola e con molta calma…) No, io t’accido, è l’unica soluzione.

ANIELLO        (lo ferma) No, per piacere, mi serve…

RENATO        Ma che n’hê ‘a fa’?

ANIELLO        Niente… una cosa mia… allora dicevamo: perché dovrei?

RENATO        Perché don Vincenzo mi deve credere ricoverato in ospedale, non posso trovare nessun’altra scusa per non andare da lui oggi pomeriggio e, soprattutto, per rifiutare la sua offerta.

ANIELLO        E non puoi dire che non ti senti bene? C’è bisogno di tutta questa storia?

RENATO        Aniè, lo sanno pure le pietre che io non mi sono mai ammalato… in trentacinque anni di servizio non ho fatto un solo giorno di malattia…

ANIELLO        Sì, vabbè, ma prima o poi ti può venire un accidenti, che so, un infarto, un ictus, un tumore…

RENATO        All’ossa toje! Mo, per non andare da don Vincenzo, mi faccio venire un tumore? Nunn’è meglio ‘na mazziata? E poi un malessere ritarderebbe solo la cosa.

ANIELLO        Scusa, Renà, non per sapere i fatti tuoi, ma perché dovresti andare da don Vincenzo e non vuoi andarci?

PIETRO          Quello, don Vincenzo, ha organizzato un incontro tra Renato e un amico suo per fare una società…

RENATO        (tappa la bocca a Pietro con la mano, poi ad Aniello) Sei sicuro che non posso ucciderlo?

ANIELLO        Sicurissimo!

RENATO        Vabbè! Devi sapere che, quando sei mesi fa sono andato in pensione, chiesi a don Vincenzo di trovarmi qualche lavoro da fare, perché volevo in qualche modo impiegare il mio tempo.

ANIELLO        Mi pare giusto… allora?

RENATO        Allora me ne ero completamente scordato, anche perché, come ben sai, in questi sei mesi ho avuto tante di quelle cose da fare, che l’ultimo dei miei pensieri era trovare un lavoro.

PIETRO          Sì, però don Vincenzo non se lo è scordato e così…

RENATO        E così, mi scordo che non ti devo ammazzare e ti faccio fuori! Ma lo vuoi capire che devi tacere?

PIETRO          Scusa tanto, volevo essere utile…

ANIELLO        Quindi don Vincenzo?

RENATO        Ieri mattina mi ha telefonato tutto entusiasta e mi ha detto: “Amico mio, ti ho servito!” Io non capivo e gli ho risposto: “Nel caso favorito, ma in che senso, don Vincenzo?” E lui: “Come in che senso? Mi hai chiesto di trovarti una occupazione ed io te l’ho trovata!”

ANIELLO        Ah! Beh, immagino che ti faccia piacere, no?

PIETRO          Seh, piacere!

RENATO        (guarda torvo Pietro) Ma che piacere, Anié! Tu sai che io ho sempre avuto la passione per la falegnameria, no?

ANIELLO        E come, no? Ti sei fatto la mobilia con le tue mani.

RENATO        Eh, la mobilia… qualche mobiletto… comunque anche don Vincenzo sapeva di questo mio hobby e mi ha trovato un lavoro da falegname.

ANIELLO        E non sei contento? Hai sempre sognato di fare il falegname!

RENATO        Sì, ma per costruire mobili!

ANIELLO        Perché, che dovresti costruire?

PIETRO          Tavuti!

ANIELLO        Cosa?

RENATO        Bare, casse da morto! Ci sta un amico suo che ha ereditato una agenzia di pompe funebri e, per ridurre i costi, vorrebbe mettersi in società con qualcuno che curasse la produzione di bare a cominciare da subito!

ANIELLO        E vabbè, che c’è di male, sempre legno è…

RENATO        Anié, io sono superstizioso, le bare non voglio vederle neppure da lontano!

PIETRO          Quello se passa un funerale, cambia strada.

ANIELLO        E non potevi dirlo a don Vincenzo?

PIETRO          E già, accussì ‘o tavuto serveva a isso!

RENATO        Aniè, lo sai meglio di me che don Vincenzo non deve mai essere contraddetto; dire di no a don Vincenzo significa scavarsi la fossa.

PIETRO          Chillo tene ‘o grilletto facile! È talmente veloce a sparà che una volta tiraje ‘o grilletto mentre pigliava ‘a pistola e se sparaie ‘int’’a coscia… ‘a tanno nun se porta cchiù ‘a pistola appriesso, però tene ‘e chillèr che faticano p’isso.

RENATO        Si nun te staie zitto m’’o faccio prestà io ‘nu “chillèr” ‘a don Vicienzo!

ANIELLO        Embè, e tu pensi di risolverla con una storia inventata?

RENATO        Mi sono procurato le bende e il gesso per ingessarmi il braccio… l’unico problema è che devo nascondere la macchina, se no mi sgama.

ANIELLO        No, la macchina non è un pro… (si blocca)

RENATO        Cosa?

ANIELLO        No, niente… dicevo che la macchina… non è un problema…

RENATO        Perché?

ANIELLO        Perché… posso nascondertela io…

RENATO        Tu sei pazzo! La mia cinquecento non la deve toccare nessuno… non sia mai si ammacca…

ANIELLO        Renà, manco fosse ‘na Ferrari… quella ‘na cinquecento è…

SILVIA             (entra dalla comune) Ah, glielo hai detto? Renà, che vuoi fare, ci vuole un poco di pazienza… e poi te lo dovevi aspettare, tutti quanti te lo avevamo detto…

RENATO        Che cosa?

SILVIA             Che la dovevi mettere in garage.

RENATO        Ma che stai dicendo? (ad Aniello) Che cosa non mi hai detto? Che è successo alla mia macchina?

ANIELLO        Renà, tu sei superstizioso vero?

PIETRO          ‘Aspit’o, quello se vede un gatto nero cambia strada.

RENATO        E certo!

ANIELLO        E come, uno che è superstizioso si va ad inventare che un motorino gli ha sfondato lo sportello sinistro della macchina?

RENATO        Destro.

ANIELLO        No, sinistro, Renà, stanotte un motorino si è infilato nel tuo sportello sinistro!

RENATO        Ma che stanotte! Devi dire stamattina… (realizza) Stanotte? (terrorizzato) La mia cinquecento nuova?

ANIELLO        Renà io volevo prima prepararti… stanotte alle tre ho sentito un rumore dalla strada, mi sono affacciato e ho visto un motorino che si era infilato nello sportello sinistro.

RENATO        E non sei sceso?

ANIELLO        Renà, io non ho bisogno di farmi spezzare un braccio… e poi se ne è scappato subito.

RENATO        E non hai preso la targa?

ANIELLO        ‘E notte, dal settimo piano, leggevo la targa? E che so’ Superman?

RENATO        (urla) Noooo! ‘A machina mia, ‘a piccerella mia… scendiamo subito… jammo a vedé che l’hanno fatto! (via di corsa a sinistra con Pietro ed Aniello)

SILVIA             Ll’anno acciso ‘a figlia! (suona il citofono, via a sinistra a rispondere; d.d.) Sì? Don Vincenzo? Volete salire? Ma veramente Renato sta… sì, sì, vi apro, vi apro. (entra da sinistra) E come sta agitato! ma che vorrà a quest’ora da Renato? Nun m’ha fatto manco parlà… jeve ‘e pressa… glielo dicevo di aspettarlo giù… mah… tanto mo l’incontra mentre escono… (prende una ciotola dalla credenza, dopo averla scelta, poi via dalla comune; dopo qualche istante suonano alla porta, rientra e va a sinistra ad aprire; d.d.) Don Vincenzo, avete volato?

SCENA TERZA

(Vincenzo e detta, poi Isacco)

VINCENZO     (entra da sinistra con Silvia) No, quello l’ascensore stava pronto pronto e sono salito… dove sta vostro marito?

SILVIA             Se mi facevate parlare, vi avrei detto che stava scendendo e lo avreste aspettato giù.

VINCENZO     Ah, allora è uscito?

SILVIA             No, è solo andato a vedere che gli avevano fatto alla macchina nuova.

VINCENZO     E io per questo sono venuto! So’ passato p’’o vico dove Renato mette ‘a machina, aggio visto ‘o spurtiello tutto ammaccato e sono corso a dirglielo; io saccio quanto ce tene a chella machina… me dispiace proprio, chillo mo le vene ‘na malatìa…

SILVIA             Ma no, don Vincenzo… è solo una macchina, si aggiusta e torna come prima.

VINCENZO     ‘A machina sì, ma Renato no!

SILVIA             In che senso?

VINCENZO     Donna Silvia, vostro marito quando si è comprato la macchina?

SILVIA             Tre mesi fa.

VINCENZO     E prima che macchina aveva?

SILVIA             Ah, questa è la prima, lui ha sempre detto che, finché lavorava, non avrebbe mai comprato la macchina per non uscire pazzo in mezzo al traffico, quando andava e tornava dal lavoro.

VINCENZO     Perché lui era certo che, avendo la macchina, sarebbe stato tentato di usarla.

SILVIA             Infatti; ora che non deve più lavorare, dice che la macchina gli serve solo per svago e la usa solo per andare fuori città.

VINCENZO     Perciò, essendo questa la sua prima macchina, per lui è come una figlia primogenita.

SILVIA             E allora?

VINCENZO     Allora, se una figlia si spezza un braccio, con un mese di ingessatura, diciamo così, si aggiusta; però non è più quella di prima, mo tene ‘o callo!

SILVIA             ‘O callo?

VINCENZO     ‘Onna Sì, il callo, il callo osseo… e così, pure la macchina…

SILVIA             Tene ‘o callo?

VINCENZO     ‘O callo no, ma ‘o stucco sì! E poi la vernice non è più originale!

SILVIA             Sì, però torna come prima. Chi lo sa che ha lo stucco e la vernice non originale?

VINCENZO     Renato! Lui lo sa e ne soffre. E non sarà più lo stesso uomo!

SILVIA             In che senso?

VINCENZO     Sarà un uomo ferito!

SILVIA             ‘On Vicié ma voi siete convinto ‘e chello che dicite?

VINCENZO     Figlia mia, si vede che non conoscete vostro marito come lo conosco io: Renato è comme a ‘nu criaturo, io me l’aggio crisciuto e lo conosco bene!

SILVIA             ‘On Vicié, io ‘o tengo annanzo ‘a trent’anni e lo conosco fin troppo bene: un paio di giorni e gli passa.

VINCENZO     Speriamo! Soprattutto perché mo deve cominciare un nuovo lavoro!

SILVIA             Che lavoro?

VINCENZO     Un lavoro importantissimo che gli ho procurato io!

SILVIA             E di che si tratta?

VINCENZO     Un lavoro di alta falegnameria!

SILVIA             Ah sì, a Renato piace fare il falegname… bravo, don Vincenzo, almeno così esce un poco di casa. Don Vincè, da quando è andato in pensione, Renato sta sempre in casa a rompere!

VINCENZO     Allora mi fa piacere pure per voi. (bussano alla porta)

SILVIA             Don Vincenzo, accomodatevi, mentre io apro… (via a sinistra ad aprire)

VINCENZO     (siede) Ah, ‘stavota penso proprio che l’aggio fatto felice a Renato: doppo 35 anni areto a ‘na scrivania, finalmente può realizzare il sogno di fare il falegname.

SILVIA             (d.d.) Buon giorno.

ISACCO          (d.d.) C’è il signor La manna?

SILVIA             (d.d.) È sceso un attimo, ma torna subito, accomodatevi…

ISACCO          (entra da sinistra con Silvia; porta una grossa valigia; vede Vincenzo e saluta) Buon giorno, anche voi aspettate il signor La Manna?

VINCENZO     No, io aspetto il signor Calcagno.

SILVIA             Don Vincenzo, visto che state in compagnia, vi dispiace se vado in cucina, ho un po’ da fare…

VINCENZO     Ma vi prego, andate, fate i fatti vostri, faccio io compagnia al signore.

SILVIA             Grazie, permettete? (via dalla comune)

ISACCO          Permettete che mi presenti: Isacco Niutòn

VINCENZO     ‘O scienziato?

ISACCO          Mi conoscete?

VINCENZO     Eh! Solo che mi pensavo che eravate morto.

ISACCO          O bella, e perché mai?

VINCENZO     Beh, ‘o fatto d’’a mela me pare che lo avete inventato parecchio tempo fa…

ISACCO          ‘O fatto d’’a mela? (realizza) Ah, alludete alla gravità… ma quello non ero io, era Isacco Newton…

VINCENZO     E scusate, nunn’avito ditto accussì?

ISACCO          Ma no! Io ho detto Niutòn, che si scrive Nutonne… è un nome di origine francese, mentre l’altro si scrive Newton e si pronuncia Niùton perché è inglese… no, io non sono così importante, sono solo un povero inventore…

VINCENZO     Ah! E che avete inventato?

ISACCO          E già, e mo lo dico a voi!

VINCENZO     E nun m’’o ddicite! Era solo per fare conversazione… a me che me ne ‘mporta ‘ell’invenzione voste?

ISACCO          Ah, non ve ne importa?

VINCENZO     No!

ISACCO          Davvero non ve ne importa?

VINCENZO     Nun me passa manco p’’a capa!

ISACCO          E allora ve lo posso pure dire: ho inventato il buco nell’acqua!

VINCENZO     Ch’avite ‘nventato?

ISACCO          Il buco nell’acqua!

VINCENZO     (trattandolo come pazzo) Ah! Bravo! Certo che era una cosa che ci voleva proprio… il buco… nell’acqua?

ISACCO          Nell’acqua!

VINCENZO     Eh, sì, io l’ho sempre detto… chissà perché nessuno ha mai pensato di inventare il buco nell’acqua!

ISACCO          È vero? Quindi anche voi sapete a cosa serve il buco nell’acqua!

VINCENZO     E comme, no? Chillo ‘o bbuco serve… specialmente quando… quando l’acqua è tanta?

ISACCO          (punta l’indice contro Vincenzo) Infatti! Voi pensate ad una vasca da bagno piena d’acqua sporca dopo che uno si è fatto il bagno… ci state pensando?

VINCENZO     A che cosa?

ISACCO          Alla vasca!

VINCENZO     Ah, si… certo… tutta chell’acqua fetente… che schifo!

ISACCO          (gli punta un dito quasi nell’occhio) Vedete? Anche a voi fa schifo!

VINCENZO     (si guarda intorno alla ricerca di un rifugio) Certamente… comme no?

ISACCO          Ora pensate che volete svuotarla… cosa fate?

VINCENZO     Che faccio? Tiro la catenella per togliere il tappo.

ISACCO          E la catenella si spezza!

VINCENZO     Scusate, ma pecché s’adda spezza’ ‘a catenella?

ISACCO          (alterandosi) Perché lo dico io! Vi sta bene?

VINCENZO     (assecondandolo) Certamente, comme no? Chelle ‘e catenelle se spezzano sempe… a proposito, visto che siete un inventore, pecché nun inventate ‘na catenella ca nun se spezza?

ISACCO          E già! E poi a che serve più il buco nell’acqua?

VINCENZO     Giusto! Avite ragione!

ISACCO          Io ho sempre ragione! Allora, dicevamo… dove eravamo rimasti?

VINCENZO     S’è spezzata ‘a catenella…

ISACCO          Già… la catenella si è spezzata! Allora che fate? Lasciate la vasca piena per sempre?

VINCENZO     Noo… chella po’ sa’ comme fete?

ISACCO          Appunto! Quindi, cosa fate?

VINCENZO     Che faccio? (timoroso) Metto ‘a mana ‘int’all’acuqa e levo ‘o tappo?

ISACCO          (gli punta il dito contro) Ah! Questo fate? Infilate tutto il braccio in quell’acqua schifosa? Questo fate?

VINCENZO     No… io avevo solo domandato…

ISACCO          E allora che fate?

VINCENZO     (impaurito) Nun ‘o ssaccio…

ISACCO          Vedete? Non lo sapete! E non lo potete sapere! Perché non c’è altra soluzione… a meno che…

VINCENZO     A meno che?

ISACCO          A meno che non applichiate la mia grande invenzione!

VINCENZO     ‘O buco ‘int’all’acqua!

ISACCO          Esatto! Il buco nell’acqua! Con la mia invenzione, si apre un buco all’altezza dello scarico e così potete infilarci il braccio dentro senza toccare l’acqua sporca!

VINCENZO     (assecondandolo) Certo ch’è proprio ‘n’invenzione importante… ‘sarape ‘o buco…

ISACCO          E voi infilate il braccio!

VINCENZO     (asciugandosi il sudore) E io ‘nfilo ‘o braccio… levo  ‘o tappo… e nun me sporco…

ISACCO          Non vi sporcate! Geniale vero?

VINCENZO     Eh! Chesta è meglio d’’a mela!

ISACCO          La mela? Ah, sì, la gravità…

VINCENZO     (tra sé) Sì, è proprio grave…

ISACCO          Ma quello era Newton, io sono solo Nutonne, non posso certo competere…

VINCENZO     E comme no? Voi avete inventato il buco nell’acqua!

ISACCO          (scoppia a ridere come un pazzo) Ah ah ah… il buco nell’acqua… il buco nell’acqua…

VINCENZO     (ride per assecondarlo) Ah ah ah… bravo… bravo…

ISACCO          (si ferma di colpo, punta il dito contro Vincenzo e con voce irata) Ma vi sembra mai possibile?

VINCENZO     (impaurito) Che cosa?

ISACCO          Il buco nell’acqua! Io, Isacco Nutonne, inventavo il buco nell’acqua! E voi ci avete pure creduto! Stolto, non vi siete reso conto che mi sono preso gioco di voi?

VINCENZO     E comme, no? Voi siete un grande scienziato…

ISACCO          Lo avete detto!

VINCENZO     L’ho detto!

ISACCO          Bravo!

VINCENZO     Grazie!

ISACCO          Prego! (dall’ingesso si odono le voci di Aniello, Pietro e Renato)

SCENA QUARTA

(Aniello, Pietro, Renato e detti)

ANIELLO        (d.d.) E dai, in fondo è un danno piccolo…

PIETRO          (d.d.) Non ci sta nemmeno bisogno di cambiare lo sportello…

RENATO        (entra con i due da sinistra) Ma voi non vi rendete conto… la macchina nuova… rovinata per sempre… (vede Vincenzo e si blocca) Don Vincenzo, voi qui?

VINCENZO     (approfittando della situazione) Sì, ma me ne stevo jenno… torno cchiù tarde… (si avvia a sinistra) Te vulevo dicere che t’avevano ammacato ‘a machina, ma già ‘o ssaje… po’ ci sta questo signore che vuole parlare con Aniello…

ANIELLO        Con me?

ISACCO          Permettete che mi presenti? Isacco Niutòn, Inventore! (tende la mano ad Aniello)

ANIELLO        (gli stringe la mano) E volete proprio me?

ISACCO          Proprio voi!

ANIELLO        E cosa posso fare per voi?

ISACCO          (si guarda intorno) Veramente… gradirei parlarvi in privato…

ANIELLO        Ah… allora accomodatevi un momento nel mio studio… due minuti e sono da voi… (lo guida verso laprima a destra) prego…

ISACCO          Grazie, vi aspetto… (a Vincenzo) arrivederci signor credulone… ah ah ah… il buco nell’acqua… ah ah ah… (via ridendo dalla prima a destra)

PIETRO          Ma chi è?

ANIELLO        E chi lo conosce?

RENATO        Ma vuole parlare con te…

VINCENZO     Anié, statte accorto, chillo è pazzo, è pericoloso.

RENATO        Don Vincenzo, io sarei venuto da voi oggi pomeriggio come d’accordo…

VINCENZO     E io pure pe’ chesto so’ venuto, ti volevo dire che l’appuntamento con Eleuterio Bellamorte è anticipato, lo aspetto da un  momento all’altro al bar qua sotto e poi saliamo… io ero sagliuto primma pe’ te dicere ‘o fatto d’’a machina… ma mo famme j’, si no chillo vene e nun me trova; ce vedimmo a ‘n’atu ppoco… (via verso sinistra) 

RENATO        Ma, don Vincenzo… vi volevo dire… mo non sto tanto bene… la macchina…

VINCENZO     Eh, ‘a machina s’acconcia… il lavoro è la cosa più importante! E io te l’aggio truvato! Ah, che facisseve senza don Vicienzo! (via a sinistra)

RENATO        E mo come faccio? (a Pietro) Disgraziato! Tutto per colpa tua! Se andavi stamattina da don Vincenzo, era tutto risolto e invece mo sto inguaiato!

PIETRO          Ma non avevamo detto che ci andava Aniello?

RENATO        Anié, si ‘stu… coso te serve vivo, lievammello ‘a ‘nanzo! (a Pietro) Idiota! Si chillo m’ha appena visto ccà, che le va a dicere Aniello, che sto all’ospedale?

PIETRO          Uh, hai ragione… non ci avevo pensato… va bene, allora, se non ti servo più, me ne vado…

ANIELLO        Sì, ma non ti allontanare troppo, perché a momenti servi a me.

PIETRO          Servo a te? E che devo fare?

ANIELLO        Te lo spiego quando è il momento…

PIETRO          Mah! Ci vediamo… (via a sinistra)

RENATO        E mo come faccio? Hai sentito? Mo me lo porta qua… e si chiama pure Bellamorte! (fa le corna)

ANIELLO        Non disperare può darsi che troviamo un’altra soluzione…

RENATO        è ‘na parola! No, è finita, è finita! (via dalla porta sul fondo)

ANIELLO        Fammi vedere che vuole quest’altro… (apre la prima porta a destra) Prego, accomodatevi…

ISACCO          (entra dalla prima a destra) Signor La Manna, io sono qui per proporvi qualcosa di indispensabile nel vostro lavoro…

ANIELLO        (lo blocca) Ah, siete un rappresentante? E me lo potevate dire subito… io non ho bisogno di niente, perciò, se non vi dispiace, avrei un po’ da fare…

ISACCO          (offeso) Ma cosa dite? Io un rappresentante? Vi ho detto che sono inventore!

ANIELLO        Si, va bene, siete inventore… ma che volete da me?

ISACCO          Signor La Manna, io ho inventato qualcosa di essenziale per il vostro lavoro, una invenzione rivoluzionaria! L’ho chiamata “rivanigem”!

ANIELLO        Serve p’’e dulure ‘e capa?

ISACCO          Ma cosa dite? Che c’entra il mal di testa?

ANIELLO        Scusate, ma mi sembrava il nome di una pillola per il mal di testa.

ISACCO          Ma quale pillola? La mia è una macchina elettronica; “rivanigem” è un acronimo, sta per “rivelatore di anime gemelle”!

ANIELLO        Ah! E che fa questa macchina?

ISACCO          Ma lo dice il nome stesso, no? Ora vi spiego: quando un uomo ed una donna devono mettersi insieme, è necessario che siano compatibili, cioè che siano anime gemelle; il mio rivelatore si collega a due caschi con dei particolari elettrodi, i caschi si pongono sulle teste dei due soggetti; si immettono nella macchina i loro dati, si avvia il programma e, se i soggetti sono compatibili, si accende una spia verde e si sente suonare la marcia nuziale; se invece non lo sono, si accende una spia rossa e si sente una voce che dice: “attenzione, impossibile formare la coppia!”

ANIELLO        E suona la marcia funebre…

ISACCO          Volendo, si potrebbe anche inserire… Grandiosa, vero?

ANIELLO        Eh! E secondo voi, io, per il mio lavoro, avrei bisogno di una macchina del genere?

ISACCO          Indubbiamente! Vi capita mai di accoppiare due persone e poi avere dei reclami da parte di uno o entrambi i soggetti?

ANIELLO        Beh, qualche volta è capitato, ma la cosa non mi preoccupa perché io li presento solamente, poi sono loro che decidono, anzi, se non funziona la coppia, per conoscere altre persone, mi pagano ulteriormente, quindi…

ISACCO          Quindi voi pensate che non sia importante avere la certezza del funzionamento della coppia…

ANIELLO        Appunto!

ISACCO          Errore! Errore! Se voi poteste garantire il funzionamento della coppia, potreste praticare delle tariffe enormemente più elevate!

ANIELLO        E dovrei anche pagare eventuali danni elevati… no, sentite signor…

ISACCO          Niutòn, Isacco Niutòn…

ANIELLO        Sentite, signor Niutòn, io non sono interessato alla vostra invenzione, perciò… è stato un piacere conoscervi, ma ora è meglio che andiate perché ho da fare…

ISACCO          Errore! Errore! Ascoltatemi signor La Manna, in questa valigia ho la mia macchina, lasciate che ve ne spieghi il funzionamento, poi ve la lascio in prova, datemi almeno questa soddisfazione, poi, dopo averla provata, sarete voi a decidere se acquistarla o no.

ANIELLO        Ma vi ripeto che non mi interessa!

ISACCO          Per favore, vi prego, provatela solamente, datemi questa soddisfazione… vi imploro!

ANIELLO        Mmmhhh… e va bene, ma solo per prova… andiamo in camera mia e mi spiegate come funziona.

ISACCO          Signor La Manna, non ve ne pentirete! (via con Aniello dalla prima a destra; bussano alla porta)

SCENA QUINTA

(Silvia e Maria, poi Carlotta, quindi Renato)

SILVIA             (entra dalla comunee vaa sinistra ad aprire, mentre il campanello suona di nuovo) Vengo! (d.d.) Maria! Che sorpresa! Entra, su (entra da sinistra con Maria) accòmodati… come mai da queste parti, tesoro?

MARIA            Passavo… dove sta mio marito?

SILVIA             Tuo marito? Ma… veramente…

MARIA            Dai, Silvia, lo so benissimo che Aniello sta qua.

SILVIA             Senti, Maria, io l’ho ospitato proprio perché si tratta del marito di mia sorella…

MARIA            Ma certamente, non c’è alcun problema.

SILVIA             Tu lo sai, Aniello non ha nessun parente, nessun amico particolare, nessuno dove andare… non naviga certo nell’oro, per cui non si può permettere un albergo… potevo mai lasciarlo in mezzo a una strada?

MARIA            Perché, secondo te, io, la moglie, l’ho buttato in mezzo a una strada?

SILVIA             Beh, tu l’hai cacciato di casa…

MARIA            Certamente.

SILVIA             Embè, sapendo che non aveva dove andare, non l’hai buttato in mezzo alla strada?

MARIA            Sapendo che non aveva dove andare, sì, ma io sapevo che aveva dove andare.

SILVIA             Ah sì? E dove?

MARIA            Qua! Per questo non mi sono preoccupata.

SILVIA             Ah! Allora sapevi dal primo momento che stava qua…

MARIA            Ma certo!

SILVIA             Scusa, ma che senso aveva, allora, cacciarlo di casa?

MARIA            Ma quella era solo una scusa, io avevo bisogno di non averlo tra i piedi per un po’ di tempo.

SILVIA             E lo hai messo tra i piedi miei… e io che mi preoccupavo che tu lo venissi a sapere… quindi io sarei la scema della situazione?

MARIA            Ma che dici?

SILVIA             E certo! Io gli ho dovuto dare una camera, la biancheria lavata e stirata, tre pasti al giorno e soprattutto ho dovuto sopportare l’andirivieni dei suoi clienti, per fare stare libera te!

MARIA            Ascolta, sorellina, erano mesi che non riuscivo a convincere Aniello a far dare una rinfrescata alla casa; ogni volta che ne parlavamo diceva che, col suo lavoro, doveva ricevere gente e non si poteva permettere di avere gli operai in casa; così, alla prima occasione, ho approfittato e l’ho mandato via.

SILVIA             E non me lo potevi dire?

MARIA            Hai ragione, scusami, ma ho pensato che così non ci sarebbe stato il pericolo che lui lo venisse a sapere…

SILVIA             Hai ragione solo che sei mia sorella, si no te facevo ‘na faccia ‘e pacchere.

MARIA            E dai, sorellina, oramai è fatta, i lavori sono quasi finiti…

SILVIA             E non mi chiamare sorellina perché la sorella maggiore sono io.

MARIA            Va bene, sorellona.

SILVIA             Mmmmh! (ridono) Quindi non hai nulla da perdonare ad Aniello?

MARIA            Ma no! Poverino! Non ha fatto niente di male… anche perché, se avesse fatto qualcosa di male, non mi sarei limitata a cacciarlo di casa!

SILVIA             Lo so, lo avresti mandato all’ospedale. E come mai stai qua?

MARIA            I lavori sono quasi finiti, ancora due o tre giorni e posso “perdonare” Aniello, così ho pensato di venirtelo a dire…

SILVIA             Hai fatto bene, mi fa pure piacere rivederti: è parecchio che non ti fai vedere… (bussano alla porta) Aspetta che vado ad aprire. (via a sinistra) (d.d.) Buon giorno.

CARLOTTA    (d.d.) Buon giorno, c’è il signor La Manna?

SILVIA             Chi lo desidera?

CARLOTTA    Sono Carlotta Cantalupo, una cliente.

SILVIA             Prego, accomodatevi… (entra da sinistra con Carlotta) vedo se può ricevervi… avevate appuntamento?

CARLOTTA    (vede Maria e la saluta) Buon giorno… veramente no, aspettavo una sua chiamata, mi ha detto che appena avesse trovato la persona adatta a me, mi avrebbe procurato un appuntamento… ma voi siete una sua parente?

SILVIA             Sono la cognata; ma scusate, se doveva telefonarvi lui, perché siete venuta qua?

CARLOTTA    Perché non potevo più aspettare: devo dirgli che ho già trovato la persona adatta a me.

MARIA            Beh, allora non avete più bisogno di lui… potevate fargli una telefonata…

CARLOTTA    Già, come se fosse così facile…

SILVIA             Beh, si prende il telefono, si fa il numero e si parla.

CARLOTTA    Ma cosa dite, signora? Io intendevo che non basta comunicarglielo, la cosa è molto più complicata.

MARIA            Forse è uno che già vi aveva presentato e non avete voluto?

CARLOTTA    Ma no! Più complicato!

SILVIA             Sentite, signora, se è una cosa così complicata, come dite voi, è meglio che ne parliate direttamente con lui.

CARLOTTA    Sì, questo lo so, per questo sono qui; ma sapeste quanto è difficile!

MARIA            Scusate, ma perché è così difficile?

CARLOTTA    Ehm… non so se posso…

SILVIA             Non vi preoccupate, la signora è di famiglia.

CARLOTTA    È difficile perché è lui!

SILVIA             Lui chi?

CARLOTTA    Lui, il signor Aniello!

MARIA            “Lui” in che senso?

CARLOTTA    È lui l’uomo per me!

SILVIA e

MARIA            AH!

CARLOTTA    Io mi sono innamorata di lui!

MARIA            Mi fa piacere!

CARLOTTA    Ah, sì? Ne sono lieta. Dite la verità, non è un bell’uomo?

MARIA            Come no!

CARLOTTA    è un uomo veramente interessante, pieno di fascino… credo che qualunque donna farebbe pazzie per averlo.

SILVIA             Eh!

CARLOTTA    Allora pensate che ho qualche speranza?

MARIA            E chi lo sa? Bisogna vedere lui cosa ne dice…

CARLOTTA    Voi sieta la sorella?

SILVIA             No, è una parente…

MARIA            Sì, una parente… molto stretta!

CARLOTTA    Bene! Allora posso chiedervi un favore? Perché non gli parlate voi e ci mettete una buona parola?

SILVIA             Brava! Avete scelto proprio la persona giusta per mettere la buona parola,

CARLOTTA    Davvero? Allora mi aiutate?

MARIA            Ma certamente! Voi non immaginate neppure con che piacere vi aiuto.

SILVIA             Maria…

MARIA            Stai tranquilla, sorellina, la cosa mi diverte.

CARLOTTA    In che senso, scusate?

MARIA            Mi diverte aiutare il prossimo, lo faccio con molto piacere.

CARLOTTA    Grazie, siete un angelo.

SILVIA             Eh!

MARIA            E ditemi una cosa: per caso Aniello ha mostrato interesse nei vostri confronti?

CARLOTTA    Ah, sì, molto interesse! Ha detto che doveva scegliere bene la persona da propormi, perché io sono una donna speciale… aspettate… ha detto: “Voi non solo siete una donna molto bella e intelligente, ma siete una donna di gran classe, avete molto charme, siete, insomma, speciale… una donna molto desiderabile!” E, quando ha detto “desiderabile”, gli ho letto negli occhi il desiderio, voi mi capite vero?

MARIA            E come no? Vi capisco, vi capisco molto bene!

SILVIA             Maria…

MARIA            Stai tranquilla, ti ho detto che mi diverto.

CARLOTTA    Come?

MARIA            No, niente… quindi voi pensate che Aniello possa essere l’uomo per voi?

CARLOTTA    Guardate, secondo me, non mi ha ancora telefonato non perché sta cercando la persona giusta, ma perché aspetta il momento giusto per dichiararsi!

MARIA            Lo penso pure io.

SILVIA             Io invece non credo… Aniello è molto serio nel suo lavoro, forse vi siete sbagliata…

CARLOTTA    Voi dite? Eppure mi guardava con uno sguardo pieno di libidine!

MARIA            Ah! Pure libidinoso!

CARLOTTA    E beh, un poco ci vuole, no? Mica vi scandalizzate? Non siamo più ragazzine…

MARIA            Quanto a questo, si vede che non lo siete.

SILVIA             Maria, ma non credi sia meglio che andiamo a finire quella cosa che stavamo facendo in cucina, magari la signorina può aspettare qua che Aniello si libera.

CARLOTTA    Ah, io non ho problemi, posso aspettare tutto il tempo che ci vuole… sapete: è una vita che lo aspetto!

MARIA            Aniello?

CARLOTTA    Sì!

MARIA            E penso che lo dovrete aspettare ancora parecchio!

CARLOTTA    Tanto che è impegnato? Beh, certo, col suo lavoro…

SILVIA             Sì, sta di là con una persona, appena esce gli parlate.

CARLOTTA    (a Maria) Voi dite che prima gli devo parlare io e poi ci mettete voi la buona parola?

MARIA            State tranquilla, parlateci prima voi, che poi me lo cucino io il signor Aniello!

CARLOTTA    Grazie, grazie, grazie… allora lo aspetto qui, voi fate pure i fatti vostri.

SILVIA             Permettete…(via dalla comune con Maria)

CARLOTTA    Che brave persone!

RENATO        (entra dalla porta sul fondo) Buon giorno… aspettate qualcuno?

CARLOTTA    Buon giorno… aspetto il signor Aniello, (gli porge la mano) Carlotta Cantalupo, piacere…

RENATO        (le stringe la mano) Renato Calcagno, molto lieto… non so se Aniello è in casa…

CARLOTTA    Sì, sta in camera sua con un cliente, me lo ha detto sua cognata.

RENATO        Mia cognata?

CARLOTTA    No sua, di Aniello.

RENATO        Ah, mia moglie… (suonano alla porta) Permettete… (via a sinistra ad aprire)

CARLOTTA    Prego, prego…

SCENA SESTA

(Filippo, Oronzo e detti, poi Aniello e Isacco)

RENATO        (d.d.) Guè, Filippo, eri uscito? Io pensavo stessi dormendo!

FILIPPO          (entra da sinistra con Renato ed Oronzo) Ma che uscito… che dormendo… io mo mi sto ritirando!

RENATO        Mo? Da ieri sera che sei uscito? E che hai fatto tutta la notte?

FILIPPO          Ho dormito a casa sua… papà, ti presento Oronzo, il mio mentore!

ORONZO        Piacere         , Oronzo Lo Zoppo… (tende la mano)

RENATO        (gli stringe la mano) Piacere mio… mi dispiace…

ORONZO        Che cosa?

RENATO        Che siate zoppo… è stato un incidente?

FILIPPO          Papà, ma che dici? Lo Zoppo è il cognome!

ORONZO        (ride) Non vi preoccupate, capita spesso…

RENATO        Scusate… che diceva Filippo? Siete il suo mentore? In che senso?

ORONZO        No, Filippo esagera… io cerco solo di trasferirgli le mie esperienze di vita…

FILIPPO          Papà, Oronzo ha fatto il ‘68!

RENATO        Primo estratto? E su quale ruota?

FILIPPO          Papà, quale ruota? Il 68: la contestazione giovanile, il movimento operaio, la rivoluzione sessuale…

ORONZO        Sì, in effetti sono stato un giovane sessantottino…

RENATO        E allora?

FILIPPO          Come allora? Ma ti rendi conto che lui e quelli come lui hanno tracciato la strada che noi giovani del terzo millennio stiamo ancora percorrendo?

CARLOTTA    Davvero? Scusate se mi intrometto, ma sono lieta di conoscere un vero sessantottino… io all’epoca ero poco più che una neonata, però ricordo che mio padre mi parlava sempre di quegli anni… (prende Oronzo sotto braccio) e ditemi, facevate parte del movimento studentesco, di quello operaio o eravate sostenitore (con voce roca) della rivoluzione sessuale?

ORONZO        Beh, un po’ di tutto…

FILIPPO          Eh? Quanto sei modesto! Dovete sapere che lui ha occupato la scuola per due settimane e si è fatto le meglio studentesse!

ORONZO        Ma dai, Pippo, non esagerare… diciamo che ho avuto occasione di instradare qualche ragazza sulla via del libero amore…

CARLOTTA    (interessata) Davvero? Dovevate essere proprio un mandrillone!

FILIPPO          Potete giurarci!

ORONZO        Ma no, dai, diciamo che mi difendevo e… (a Carlotta) mi difendo ancora…

CARLOTTA    Non mi dite!

FILIPPO          Ora, se permettete, devo far vedere ad Oronzo come si gioca a tennis col “wii”

RENATO        (a Oronzo) All’età vostra giocate con il “wii”?

ORONZO        Perché, c’è qualcosa di male?

RENATO        Noò!

FILIPPO          Papà, Oronzo è giovane dentro, è uno di noi! (a Oronzo) Vieni, maestro, andiamo in camera mia…

ORONZO        Permettete… (si libera di mala voglia dalla presa di Carlotta e via dalla seconda a destra con Filippo)

CARLOTTA    Interessante, davvero interessante…

ANIELLO        (entra dalla prima a destra con Isacco) Certo, potrebbe anche funzionare, ma non credo che sia indispensabile alla mia attività, come dite voi… (si avvede di Carlotta) oh, signorina Carlotta, qual buon vento? Sono subito da voi… (a Isacco) vi farò sapere…

ISACCO          Ma proverete la mia macchina?

ANIELLO        Appena capita l’occasione, però non vi prometto niente… ora, se permettete, c’è la signorina…

ISACCO          Vado…  vedrete che quando la proverete non la lascerete più! Signori, arrivederci… (via a sinistra)

ANIELLO        Allora, signorina Carlotta, ditemi…

CARLOTTA    Veramente… (guarda Renato) vorrei parlarvi in privato…

ANIELLO        Ah! Accomodatevi in camera mia, la uso come studio… prego… vi raggiungo subito…

CARLOTTA    Permesso… (via dalla prima a destra)

ANIELLO        Pure quest’altra ci voleva… hai risolto con don Vincenzo?

RENATO        Ma che vuoi risolvere? Quello mo arriva col beccamorto… quel disgraziato di Pietro mi ha rovinato… (suonano alla porta) “lupus in fabula” chiste so’ loro! (via a sinistra; d.d.) Prego, don Vincenzo, accomodatevi…

SCENA SETTIMA

(Vincenzo, Eleuterio e detti, poi Carlotta e Matilde)

VINCENZO     (entra da sinistra con Eleuterio e Renato) Guagliò, questo è il tuo nuovo socio!

ELEUTERIO   (estrae dal taschino un biglietto da visita e lo porge a Renato) Molto piacere, Eleuterio Bellamorte, impresario di onoranze funebri, a vostra disposizione…

RENATO        (fa di nascosto il gesto delle corna) Piacere…  questo è mio cognato…

ANIELLO        (estrae dal taschino un biglietto da visita e lo porge ad Eleuterio) Aniello La Manna, agente matrimoniale a servirvi… siete scapolo?

ELEUTERIO   In verità non ho interesse al matrimonio…

ANIELLO        Certo, non è facile…

ELEUTERIO   Che cosa?

ANIELLO        Niente… intendevo che non è facile conciliare il matrimonio con il lavoro…

ELEUTERIO   Perché, scusate, per sposarsi bisogna essere disoccupato?

ANIELLO        No… non intendevo il lavoro in generale, ma il vostro lavoro…

ELEUTERIO   La mia professione, per vostra norma, non è diversa da qualsiasi altra professione… sono io che al momento ho altro a cui pensare…

VINCENZO     ‘E tavute…

ELEUTERIO   Ora che papà è trapassato, ho io l’impresa sulle spalle! Anche per questo ho deciso di mettermi in società con qualcuno che possa occuparsi della fornitura dell’elemento essenziale.

RENATO        Don Vincenzo mi diceva appunto che cercate un falegname…

ELEUTERIO   Per mille urne funerarie! Un falegname? Come, don Vincenzo, io cerco un falegname?

VINCENZO     Eh… vuie accussì avite ditto…

ELEUTERIO   Assolutamente no!

RENATO        Ah,  e allora c’è stato un equivoco… don Vincenzo, come vedete, il signor Della Morte…

ELEUTERIO   Bella!

RENATO        Che cosa?

ELEUTERIO   La morte…

RENATO        Forse per voi, ma per me è brutta, anzi, orribile!

ELEUTERIO   Ma cosa dite? Bella, non Della… io mi chiamo Bellamorte, non Della Morte!

RENATO        Ah, scusate…  comunque, dicevo a don Vincenzo che quindi non avete bisogno di me…

ELEUTERIO   E chi ve lo ha detto?

RENATO        Scusate, voi mo avete detto che non vi serve un falegname…

ELEUTERIO   Perché, voi siete falegname?

RENATO        Beh, mi piace lavorare il legno, creare dei mobilucci…

ELEUTERIO   Appunto! Creare, avete detto la parola giusta, creare… io ho bisogno di un creatore!

ANIELLO        Per mandarci la gente e procurarvi i clienti?

ELEUTERIO   Ma cosa dite? Un creatore, un artista intendo…

VINCENZO     E Renato è proprio un artista!

RENATO        Ma no, io mi arrangio…

VINCENZO     Mo nun fa’ ‘o modesto, ja’…

ELEUTERIO   Vedete, la bara non va considerata come una semplice cassa da morto… essa è la dimora definitiva, il rifugio finale, la culla che accoglie dopo il trapasso… per esempio, quando voi comprate una casa, ne ponderate la bellezza, la comodità, la struttura, le rifiniture, perché in quella casa dovete stabilire la vostra dimora in vita! A maggior ragione, quindi, anche quando si aquista la dimora eterna bisogna che questa sia adatta alle nostre esigenze anche estetiche!

ANIELLO        Voi dite?

VINCENZO     E comme, no?

ELEUTERIO   Certamente… per esempio, voi… quanto siete alto?

ANIELLO        Un metro e sattantuno, perché?

ELEUTERIO   Ecco, se andate all’ufficio mortuario del comune, vi danno una cassa da un metro e 75… basta!

ANIELLO        E allora?

ELEUTERIO   Allora? Per mille candelabri! E me lo domandate? (estrae un metro flessibile) Permettete? (senza attendere risposta comincia a prendere le misure ad Aniello, il quale cerca di sottrarsi facendo anche le corna) Ecco…  spalle 65… braccia, 70… fianchi 55… piede 42… pancia 40…

ANIELLO        Ma che fate?

VINCENZO     Fallo ‘o fa’!

ANIELLO        Ma io non sono ancora morto…

ELEUTERIO   Lo so, ma se lo foste, una bara per voi dovrebbe avere delle caratteristiche consone alle vostre misure, stretta sopra, un po’ più larga al centro perché avete un po’ di pancetta, stretta sotto perché avete le gambe secche… il legno dovrebbe essere mogano scuro che si adatta a voi, i decori confacenti il vostro gusto… insomma un pezzo unico, fatto apposta per voi… ed è qui che subentra l’artista, il cesellatore, il creatore.. (indicando Renato) voi!

RENATO        Io? Io devo fare la cassa a mio cognato?

ELEUTERIO   Non a lui, a me!

RENATO        Perché state per morire?

ELEUTERIO   Ma che dite? A me per venderla.

RENATO        Per venderla a mio cognato?

ELEUTERIO   Ma no… era un esempio… ho preso vostro cognato, ma potevo prendere don Vincenzo…  ecco… (comincia a prendere le misure)

VINCENZO     Gué, nun pazziammo… io aggi’’a campà cient’anne…

ELEUTERIO   ‘On Vicié, faciteme fa’… io devo spiegare al vostro amico le differenze fra bara e bara…

VINCENZO     ‘O chi? Vide addò hê ‘a j’!

ELEUTERIO   E vide si m’’o ffa fa’.... stateve fermo… vedete, la bara per don Vincenzo deve essere abbastanza larga all’altezza delle spalle… aggio ditto stateve fermo…

VINCENZO     Renà, dincello ca hê capito… (ad Eleuterio) e fernitela cu’ ‘sti mmesure! (tenta di sfuggilgli, ma Eleuterio lo segue)

ELEUTERIO   E stateve fermo!

CARLOTTA    (entra dalla prima a destra) Ma che succede? Eleuterio? Tu qui?

ELEUTERIO   (si blocca) Carlotta? Tu qui?

CARLOTTA    No… eh no… stavolta no… (arretra verso sinistra) stavolta no… vade retro… vade retro… (via di corsa da sinistra)

MATILDE        (entra da sinistra) Ma chi è chella pazza? Permesso? Scusate quella signora ha lasciato la porta aperta… c’è Filippo?

RENATO        Sì, Matilde, sta in camera sua…

MATILDE        Signor Renato, avete visto che è successo nel vicolo qua dietro? Niente di meno che un furgone è sbandato ed è andato a sbattere su una cinquecento bianca nuova nuova, che stava parcheggiata, e l’ha schiacciata contro il muro… povera macchina, non si riconosce più…

RENATO        (urla) No… no… ‘a criatura mia… noooooo…

SILVIA             (entra dalla comune con Maria) Ch’è successo? Perché strilli?

RENATO        ‘A criatura mia… me l’hanno accisa… Bellamò, pigliateme ‘e mmesure! Aaah (sviene; Aniello e Vincenzo lo sorreggono, Silvia gli fa vento ed Eleuterio lo misura; parte la musica e si chiude il sipario)

FINE PRIMO ATTO


ATTO SECONDO

Stessa scena del  primo atto. In scena Silvia e Maria in piedi e Vincenzo ed Eleuterio seduti sul divano.

SCENA PRIMA

(Silvia, Maria, Vincenzo ed Eleuterio, poi Aniello e Renato)

SILVIA             Don Vincenzo, che vi devo dire? Mi sono preso un bello spavento, pensavo proprio che gli avesse ceduto il cuore… meno male che si è riavuto subito… dopo che ve ne siete andati, è stato un paio d’ore a letto a lamentarsi nel sonno, poi si è svegliato e ha voluto andare a vedere la macchina. Con questa macchina abbiamo passato un guaio, oggi è la seconda volta che lui e Aniello scendono a constatare i danni…

MARIA            Sì, ma da quello che ho capito, questa volta l’hanno proprio distrutta, avete sentito la ragazza di Filippo?

VINCENZO     Vabbuò, chelle ‘e guaglione esagerano sempre…

ELEUTERIO   Non credo…

SILVIA             Mo chi lo sa in che stato torna Renato… meno male che ci sta Aniello con lui…

MARIA            A proposito di Aniello, Ma che fine ha fatto quella… “signora”?

SILVIA             Che so, Matilde ha detto che ha visto uscire una donna come una pazza, doveva essere lei… don Vincenzo, comunque a momenti lo vedete salire; vi dispiace se noi andiamo di là mentre voi lo aspettate?

VINCENZO     Fate con comodo, io sto in compagnia…

ELEUTERIO   Sì pure io aspetto vostro marito…

SILVIA             Grazie, permettete. (via dalla comune con Maria)             

VINCENZO     ‘On Eleutè, a proposito, ma se po’ sapé chi era chella pazza?

ELEUTERIO   Chi, Carlotta? ‘On Vicié, nun me ne parlate…

VINCENZO     Sì, ma pecché diceva “Stavolta no, stavolta no…”?

ELEUTERIO   Chi, Carlotta? ‘On Vicié, nun me ne parlate…

VINCENZO     Va buò, ma chella me pareva che se metteva proprio paura ‘e vuie…

ELEUTERIO   Chi, Carlotta? ‘On Vicié, nun me ne parlate…

VINCENZO     S’è ‘ncantato ‘o disco! Bellamò, invece ve ne parlo!

ELEUTERIO   Me ne parlate? E parlate!

VINCENZO     E ch’aggi’’a dicere?

ELEUTERIO   E io che ne saccio? Voi avete detto: “invece ve ne parlo” pirciò parlate…

VINCENZO     Aggio capito, nun ne vulite parlà!

ELEUTERIO   ‘E che cosa?

VINCENZO     D’’a signora…

ELEUTERIO   Chi, Carlotta? ‘On Vicié, nun me ne parlate…

VINCENZO     (all’unisono) ‘On Vicié, nun me ne parlate… Bellamò, ma m’avisseve pigliato pe’ fesso? Guardate ca cu’ Vicienze Agliarulo nun se pazzéa… io nun ce metto niente a ve mannà ‘nu paro ‘e guagliune vestute!

ELEUTERIO   E che m’’e vvulite mannà annure? E po’ che n’aggi’’a fa’ ‘e ‘nu paro ‘e guagliune?

VINCENZO     Ma allora site scemo overamente? Vestute significa ca tenono ‘ncuollo ‘o fierro!

ELEUTERIO   E c’hann’’a stirà ‘e cammise?

VINCENZO     No, ‘e mutande… Bellamò, vuie avit’’a essere pazzo… vabbuò, lassemme sta’… stammatina me truvate buono… però m’avit’’a dicere chi è Carlotta!

ELEUTERIO   Ah, ma site tuosto?

VINCENZO     (con fare minaccioso) Bellamò…

ELEUTERIO   E va bene, v’’o ddico… dovete sapere che cinque anni fa…

ANIELLO        (entra da sinistra con Renato) E dai, su… ch’è, vuoi morire per una macchina?

RENATO        Ma tu l’hai vista come me l’hanno ridotta? La mia cinquecento nuova è diventata la metà.

VINCENZO     Mo è ddoje e cinquanta.

RENATO        Don Vincenzo, per piacere, voi scherzate…

VINCENZO     Guagliò, pigliatella a pazzìa, si no overamente Bellamorte t’adda piglià ‘e mmesure!

ELEUTERIO   No, per questo c’è tempo… forza,  su, signor Renato, non ci pensate, la macchina ve la ripaga l’assicurazione e ve ne comprate una nuova…

RENATO        L’assicurazione? Avete ragione! Che fesso! Non mi sono preso il nome dell’assicurazione…

ANIELLO        E che fa? Tu basta che dai all’avvocato il numero di targa del furgone e ci pensa lui… e comunque è facile saperlo, tanto quel furgone è di uno della zona e con quel colore verde pistacchio e la scritta “American express” lo trovi subito…

VINCENZO     Ah, era ‘nu furgone verde pistacchio?

ANIELLO        Sì, perché?

VINCENZO     E teneva scritto “American express”?

RENATO        Sì, don Gennaro ‘o salumiere, che ha preso la targa prima che se ne scappasse, così ha detto?

VINCENZO     E allora levati ogni speranza! Chillo è Peppe ‘o mericano, cu’ ‘o furgone fa trasporti un poco particolari… capisce a me… ‘e guagliune d’’a zona, quanno hanno arrubbà qualcosa di ingombrante, per il traporto chiammano a Peppe ‘o mericano…

RENATO        E allora?

VINCENZO     Guagliò, Peppe nun tene ‘a patente, ‘o furgone s’’o pigliaie ‘a dint’’o scasso, ‘a targa è faveza e nun pava certo l‘assicurazione…

RENATO        Uh, mamma mia! Allora sono rovinato! Dove li trovo i soldi per comprarmi un’altra macchina?

ELEUTERIO   Alt! Non c’è problema! Lavorando per me, in cinque o sei mesi vi fate i soldi per la macchina.

RENATO        E quante bare dovrei costruire?

ELEUTERIO   ‘Nu pare ‘e centenare!

ANIELLO        Duiciento casce? E vulite fa’ murì a tutta ‘sta gente?

ELEUTERIO   Ah, non vi preoccupate, fortunatamente i clienti non mancano. Allora, signor Renato, quando volete cominciare?

RENATO        Ma io non sono attrezzato per questo lavoro, non tengo il posto dove farlo, gli attrezzi, il legno…

VINCENZO     Gué, nun pazzià, io aggio dato ‘a parola mia a don Eleuterio e mo nun se torna areta!

RENATO        Don Vincenzo, io non voglio farvi fare una brutta figura, ma non posso…

VINCENZO     Comme comme?

ELEUTERIO   Stateve accorto, chillo ve manna ‘e guagliune vestute a ve stirà ‘e cammise!

RENATO        Ma che state dicenno? Sentite, don Vincenzo, voi fate quello che volete, tanto, peggio di come sto, non posso stare, ma io ‘e casce ‘e muorto nun ‘e faccio!

ANIELLO        Renato, ma che dici? Lo sai che poi don Vincenzo si dispiace…

RENATO        E che fa? M’accire? E che me ne ‘mporta?

VINCENZO     Vabbuò, aggio capito, tu staie accussì p’’a machina… po’ te passa…

RENATO        No! Non è solo per la macchina, è che io sono superstizioso… ‘a quando m’avite parlato ‘e Bellamorte sto passando solo guai, chisto porta jella!

ELEUTERIO   E come l’avete saputo?

VINCENZO     Pecché, è overo? Allora pe’ chesto chella s’è fatta afferrà pe’ pazza?

ELEUTERIO   Chi, Carlotta? ‘On Vicié, nun me ne parlate…

VINCENZO     Mo ve ceco ‘n’uocchio!

ANIELLO        Scusate, ma state parlando della mia cliente? Voi conoscete Carlotta Cantalupo?

ELEUTERIO   Sì, come stavo dicendo a don Vincenzo, cinque anni fa io conobbi Carlotta e me ne innamorai, così le dissi che volevo fidanzarmi con lei, lei mi disse che era già fidanzata e allora io mi feci da parte, però le dissi: “se per caso doveste restare libera… tenetemi presente”…

ANIELLO        E allora?

ELEUTERIO   Il mattino dopo ‘o fidanzato, mentre andava a lavorare, attraversando via Marina,  jette sotto o’ tram e murette.

RENATO        Oì, che avevo ragione?

ELEUTERIO   Ma mica fu colpa mia!

ANIELLO        Noò…

ELEUTERIO   Insomma, io feci passare qualche mese per il lutto e mi riproposi a lei; lei mi disse che non era pronta a cominciare una nuova storia e che anzi, dopo il dolore che aveva avuto, stava pensando di farsi suora.

RENATO        E che successe?

ELEUTERIO   Io le dissi che se per caso qualcosa le faceva cambiare idea, ero sempre a disposizione.

VINCENZO     Puverella… e allora?

ELEUTERIO   Il giorno dopo decise di andare al convento delle Carmelitane scalze, per chiedere se poteva entrare come novizia; uscì di casa e scivolò sul pianerottolo, carette pe’ tutt’’e scale e se spezzaje ‘na coscia.

VINCENZO     Aspit’’o, ma è potente! (fa le corna)

ANIELLO        E poi che successe?

ELEUTERIO   Stette due mesi ingessata e nel frattempo le passò la vocazione… io feci passare altri tre o quattro mesi e tornai alla carica.

RENATO        E essa?

ELEUTERIO   Mi disse di no, perché ci stava un giovane di Milano, che aveva conosciuto in chat, che le interessava e sarebbe venuto a Napoli proprio quel giorno per conoscerla…

RENATO        E voi vi faceste da parte e le diceste che, se per caso il milanese avesse cambiato idea, voi eravate sempre disponibile.

ELEUTERIO   E comme avite fatto a capirlo?

RENATO        Me ne so’ gghiuto pe’ ‘n’idea…

VINCENZO     Embè, po’ che succedette?

ELEUTERIO   Vi ricordate quell’enorme tamponamento a catena sulla Roma -Napoli con quinidici morti?

ANIELLO        ‘O milanese?…

ELEUTERIO   Steva ‘int’’a una ‘e chelli machine…

VINCENZO     ‘Onn’Eleutè, quant’ate ‘n’avite fatto fora?

ELEUTERIO   Ma che dite? Che c’entro io?

ANIELLO        E che successe poi?

ELEUTERIO   Io feci passare qualche mese, mi presentai di nuovo a lei e…

VINCENZO     E?

ELEUTERIO   ‘On Viciè, non ci crederete, come mi vide, se mettette a strillà comme ‘na pazza, pigliaje ‘na mazza ‘e scopa e me secutaje pe’ tutt’’e scale.

RENATO        E ve cugliette?

ELEUTERIO   Tre volte: ‘a capa, ‘na spalla e areto ‘e rine… se ci penso mi fa ancora male!

ANIELLO        E nun v’accedette, no?

ELEUTERIO   Poco ce mancaie; da allora non l’ho vista più fino ad oggi… quello che non ho capito è pecché se n’è fuiuta appena m’ha visto.

VINCENZO     Chi ‘o ssape?

RENATO        ‘On Vicié, m’avite fatto ‘stu regalo ‘stammatina!

VINCENZO     Scusame, Renà, io nun ‘o pputevo sapé, me dispiace…

RENATO        Mo, per piacere, purtatavello e nun m’’o facite vedé cchiù!

ELEUTERIO   Allora le bare non me le volete fare più? E io come faccio?

VINCENZO     Vulite ‘nu cunsiglio? Faciteve ‘na cammentata in Cina, chille ‘e cinese ve fanno ‘e casce a mità prezzo!

ELEUTERIO   Voi dite? Allora mi informo in merito, può essere una buona idea!

ANIELLO        Chesta è ‘a vota bona ca ce liberammo d’’e cinese.

VINCENZO     Renà, nun te preoccupà, ‘on Vicienzo Agliarulo tene ‘na parola sola: mo te trovo n’atu lavoro.

RENATO        Don Vincenzo, vi ringrazio, ma, ora come ora, mi è passata la voglia di lavorare, se e quando mi dovesse tornare, approfitterò della vostra benevolenza.

VINCENZO     Quando vuoi! Mo è meglio ca me na vaco… Bellamò, penso ca pure vuie…

ELEUTERIO   Me ne devo andare?

VINCENZO     No, restate ccà…

ELEUTERIO   Posso?

RENATO        Bellamò, jatevenne! Sciò… (lo spinge verso sinistra) sciò…

ELEUTERIO   Vado… vado… comunque, se deveste avere bisogno, sempre a vostra disposizione… (via a sinistra con Vincenzo)

RENATO        (facendo le corna) Sciò, sciò, sciò…

ANIELLO        Hai visto? Che ti dicevo che trovavi una soluzione per liberarti di Bellamorte?

RENATO        Sì, ma doppo che m’ha distrutto ‘a machina…

ANIELLO        Sì, mo è stato Bellamorte…

SCENA SECONDA

(Filippo, Matilde, Oronzo e detti, poi Corinna, quindi Silvia e Maria)

FILIPPO          (entra dalla seconda a destra con Matilde ed Oronzo) Papà, allora? come sta la macchina, l’hai vista?

RENATO        Figlio mio, non abbiamo più una macchina! È distrutta! E quel disgraziato del furgone non è nemmeno assicurato!

MATILDE        Signor Renato, non ve la prendete così, vedrete che in qualche modo le cose si aggiustano…

RENATO        Figlia mia, che vuò aggiustà? È una rovina, è una rovina!

ANIELLO        Senti, Renato, mo sai che facciamo? Ho un amico carrozziere, che ha l’officina qua vicino; andiamoci, vediamo di fargli vedere la macchina e ci facciamo dare un consiglio.

RENATO        Anié, là nun ce vo’ ‘nu carruzziere, ce vo’ ‘nu miracolo!

FILIPPO          Papà, non si può mai dire! Dai, vai con zio Aniello e vedi che ti dice il carrozziere.

RENATO        Ma è inutile…

ORONZO        Ma no, almeno provateci…

MATILDE        Forza, signor Renato, andate e abbiate fede.

RENATO        Voi dite di provare?

ANIELLO        Ma certo… andiamo, su…

RENATO        E proviamo. (via a sinistra con Aniello)

FILIPPO          Povero papà, non ci voleva proprio.

MATILDE        Sì, hai ragione, dispiace tanto anche a me, ma noi non possiamo farci niente, perciò adesso pensiamo a noi, su…

ORONZO        Sì, è vero, ragazzi, ho una notizia sensazionale per voi.

MATILDE        Davvero, dicci, maestro…

ORONZO        Lo sapete che a Bari la settimana prossima c’è il concerto di Vasco?

FILIPPO          E come no? Ma non si trovano più i biglietti.

MATILDE        Sono andati a ruba.

ORONZO        Il vostro Oronzo, invece… (mette una mano in tasca e ne estrae i biglietti) Ne ha trovati giusto quattro!

MATILDE        Wow! Sei grande! Ma come hai fatto?

ORONZO        Lo sapete che ho i miei canali!

FILIPPO          Ma quanto costano? Io non ho i soldi per pagarli.

ORONZO        Non ti preoccupare, ci ho già pensato io.

MATILDE        Sì, però il concerto finisce tardi, dovremmo dormire a Bari…

FILIPPO          E chi ce li da i soldi per l’albergo?

ORONZO        Anche a questo pensa Oronzo!

FILIPPO          Per me non ci sono problemi, ma chi glielo dice ai tuoi genitori?

MATILDE        Non preoccuparti, troveremo una scusa… solo penso che mi affibbieranno Lucia appresso… ci vorrà il biglietto pure per lei…

ORONZO        E secondo te perché ne ho presi quattro?

MATILDE        Maestro sei un angelo! Che bello! Vedremo il grande Vasco! (suonano alla porta)

FILIPPO          E chi sarà adesso? (via a sinistra; d.d.) Buon giorno desiderate?

CORINNA       (d.d.) Devo vedere il signor Aniello, è in casa?

FILIPPO          È sceso un attimo, ma torna subito, accomodatevi…

CORINNA       (entra da sinistracon Filippo) Sa, io sono una sua cliente, sono la barone… (vede Oronzo) …ssa (si avvicina ad Oronzo e gli porge la mano da baciare) Corinna Alpestre Viendalmonte, baronessa degli Scalzi…

ORONZO        (le bacia la mano e, con galanteria) Piacere, Oronzo Lo Zoppo… ma siete davvero nobile?

CORINNA       Sì, il mio povero babbo era l’ultimo barone degli Scalzi…

FILIPPO          (lo guarda incredulo) Ma… Maestro…

ORONZO        (ha uno scatto improvviso) E voi scalzi dovreste restare… voi e la vostra nobiltà! Invece siete pieni di soldi, mentre il proletariato soffre la fame!

FILIPPO e

MATILDE        Abbasso i nobili e i padroni! Viva il proletariato! Viva il movimento operaio! Viva il sessantotto!

CORINNA       Ma, signore… cosa dite? Io non capisco… eppure sembrate una persona così simpatica…

MATILDE        Lui è un sessantottino!

FILIPPO          È stato un figlio dei fiori!

MATILDE        Un difensore del proletariato!

ORONZO        (sottovoce a Corinna) Perdonatemi, ma loro non capirebbero… (con voce normale) Sì, io ho lottato con i proletari! Dove eravate voi mentre io picchettavo le fabbriche?

CORINNA       Io ero bambina, non ricordo…

ORONZO        Sicuramente mangiavate l’aragosta, mentre i bambini degli operai morivano di fame!

CORINNA       A me l’aragosta non piace…

MATILDE        Allora mangiavate il filetto arrosto, mentre i bambini del popolo mangiavano il pane raffermo!

CORINNA       Ma io sono vegetariana…

ORONZO        Ragazzi, lasciamo perdere, ora devo andare, ci vediamo più tardi…

MATILDE        Ok, ci vediamo… Filippo, andiamo a continuare la partita a tennis.

FILIPPO          Che sicuramente vinco io…

MATILDE        Voglio proprio vedere… (via dalla seconda a destra con Filippo)

CORINNA       Andate via?

ORONZO        Sì, piacere di avervi conosciuta…

CORINNA       E mi lasciate sola?

ORONZO        Ma, veramente… non saprei…

CORINNA       Non mi terreste compagnia, finché non torna il signo Aniello?

ORONZO        Se vi fa piacere…

CORINNA       Ma certo! Anche se mi avete trattata un po’ bruscamente poco fa...

ORONZO        Perdonatemi, ma era per i ragazzi, non posso deluderli; a me, a distanza di quarant’anni, non importa più di tanto del proletariato, i tempi sono cambiati, ma loro mi ammirano per i miei trascorsi, per cui…

CORINNA       Capisco, capisco… avete detto di chiamarvi Oronzo?

ORONZO        Sì, Oronzo Lo Zoppo a servirvi…

CORINNA       Oronzo, che bel nome… siete sicuro di non essere nobile?

ORONZO        Non credo che ci sia un casato Lo Zoppo…

CORINNA       E c’è una signora Lo Zoppo?

ORONZO        No, c’è stata un tempo, ma mi lasciò per fuggire con uno più giovane di me.

CORINNA       Allora siete libero?

ORONZO        Come l’aria!   

CORINNA       Interessante… molto interessante…

ORONZO        Che cosa?

CORINNA       No, niente… pensavo ad alta voce…

ORONZO        E voi siete sposata?

CORINNA       No, sono qui per questo.   

ORONZO        Per sposarvi? E con chi?

CORINNA       Ma no, cosa avete capito? Questa è un’agenzia matrimoniale, no?

ORONZO        Veramente io so che è la casa di Filippo, il ragazzo che vi ha aperto…

CORINNA       In effetti è così, perché il titolare dell’agenzia, il signor Aniello, al momento riceve qui in casa del cognato…

ORONZO        Ah, ho capito… quindi cercate marito?

CORINNA       Non ditelo così, lo fate apparire squallido. Sono qui per poter avere la possibilità di incontrare una persona che possa destare il mio interesse, poterla frequentare e poi, se dovesse nascere qualcosa di profondo, valutare la possibilità di convolare a giuste nozze.

ORONZO        Cercate marito, insomma.

CORINNA       Sì.

ORONZO        E come dovrebbe essere la persona che cercate?

CORINNA       Bello, brizzolato ma giovanile, non molto alto, intelligente, dolce, romantico… ma voi siete cliente del signor Aniello?

ORONZO        Ma no, io sono solo un amico dei ragazzi!

SILVIA             (entra dalla comune con Maria per accompagnarla a sinistra) Ah, ci siete voi, buon giorno... mio figlio sta in camera sua e Aniello è uscito.

ORONZO        Lo so, io stavo andando via…

CORINNA       Vostro figlio mi ha detto che il signor Aniello sarebbe tornato presto e lo stavo aspettando.

SILVIA             Fate come volete… Maria, allora che devo dire a tuo marito?

MARIA            Non dire ancora niente, io prima non gli ho rivolto la parola e lui ha fatto finta che non ci fossi, teniamolo sulla corda ancora per qualche giorno.

SILVIA             Come vuoi… fammi sapere… (bussano alla porta) e chi sarà ora?

MARIA            Signori, arrivederci. (via a sinistra con Silvia)

SCENA TERZA

(Isacco e detti, poi Filippo e Matilde, quindi Aniello, Renato e Pietro)

ISACCO          (d.d.) Scusate, c’è il signor La Manna?

SILVIA             (d.d.) Veramente è uscito, ma tornerà a momenti, c’è già un’altra persona che lo aspetta, accomodatevi…

ISACCO          (entra da sinistra con Silvia) Buon giorno…

SILVIA             Anche voi siete un cliente di Aniello?

ISACCO          Veramente no… perché loro sono clienti?

CORINNA       (lo guarda con interesse) Sì, però devo dire che i non clienti che lo frequentano sono più… interessanti dei clienti… voi siete sposato?

SILVIA             Visto che state facendo amicizia, se permettete vado di là chè ho da fare… (via dalla comune)

ISACCO          No, non sono sposato, sono scienziato.

ORONZO        Beh, io andrei, se permettete…

CORINNA       (guarda prima Oronzo, poi Isacco, poi di nuovo Oronzo) Andate pure…

ISACCO          (con uno scatto) Fermo!

ORONZO        Che c’è?

ISACCO          Dovete farmi un favore!

ORONZO        Io? E perché dovrei?

ISACCO          (con fare minaccioso) Perché ve lo chiedo io!

ORONZO        Se lo chiedete così… di che si tratta?

ISACCO          Come vi dicevo, io sono uno scienziato, un inventore…

CORINNA       Davvero? Che bello! E cosa avete inventato?

ISACCO          È appunto di questo che vorrei parlarvi… ho inventato il “rivanigem”!

ORONZO        Ah, un detersivo per i piatti?

ISACCO          Ma quale detersivo? Il “rivanigem” è un rivelatore di anime gemelle!

CORINNA       Oh! E a cosa serve?

ISACCO          Serve a stabilire la compatibilità nella coppia. L’ho appunto lasciato in prova al signor La Manna, ma credo che non ne sia molto entusiasta.

ORONZO        E cosa vorreste da me?

ISACCO          Non solo da voi, da tutti e due!

CORINNA       Ma io sono a vostra completa disposizione… (languida) approfittate pure di me

ISACCO          Collauderò il “rivanigem” su voi due!

ORONZO        O bella e a che scopo? Mica ci dobbiamo sposare?

CORINNA       (guarda prima Oronzo, poi Isacco, poi di nuovo Oronzo) Beh, non si può mai dire…

ORONZO        Ma io non saprei…

CORINNA       Sì, colludiamo, collaudiamo!

ORONZO        No, non credo di essere il tipo per queste cose…

ISACCO          (alterato e minaccioso) Non siete il tipo? Qua sono io che decido chi è il tipo! Ma lo sapete con chi state parlando?

ORONZO        (impaurito) Veramente, non vi conosco...

ISACCO          State parlando con Isacco Niutòn!

ORONZO        Ma non eravate morto?

ISACCO          Quello della mela è morto, io sono vivo, non mi vedete?

ORONZO        Certo, vi vedo…

ISACCO          (minaccioso) E allora, nell’interesse della scienza, volete collaudare il “rivanigem”?

CORINNA       Su, signor Oronzo, non fatevi pregare! Sarà come un gioco…

ORONZO        Ma non sarà pericoloso?

ISACCO          (irato) La mia invenzione? Pericolosa? Ma siete pazzo? Nulla è più sicuro del “rivanigem”!

ORONZO        E va bene! Che devo fare?

ISACCO          (con fare cospiratorio) Ora andiamo nella camera del signor La Manna, è là il “rivanigem”.

ORONZO        Ma non siamo a casa nostra, chiediamo il permesso almeno… (chiama)  signora… signora…

SILVIA             (entra dalla comune) Che c’è?

ORONZO        Scusate, potremmo aspettare il signor La Manna nel suo studio?

SILVIA             Fate come volete…

ISACCO          Andiamo, su, vedrete che cosa fantastica! (via dalla prima a destra con Corinna ed Oronzo)

SILVIA             Questo è un manicomio… (chiama) Filippo, vieni un attimo!

FILIPPO          (entra dalla seconda a destra con Matilde) Che c’è, mamma?

SILVIA             Posso sapere chi è quello strano tipo amico tuo?

FILIPPO          Chi, Oronzo?

SILVIA             Sì

FILIPPO          Ma non se ne era andato?

SILVIA             Sta in camera di zio Aniello con altri due pazzi.

FILIPPO          Mamma, Oronzo è un povero diavolo pieno di soldi che si illude di essere ancora giovane e si vanta dei suoi trascorsi di sessantottino.

MATILDE        Noi, a dire la verità, lo assecondiamo, diciamo che è il nostro maestro, il nostro mentore, un po’ per farlo sentire importante, ma soprattutto perché paga sempre lui dovunque andiamo.

SILVIA             Insomma lo sfruttate! Bravi!

FILIPPO          Ma no, mamma, lui è contento di offrire, si sente uno di noi e noi, siamo ben lieti di farlo felice.

MATILDE        Per esempio, la settimana prossima ci porta a Bari al concerto di Vasco Rossi e paga lui tutto, pure l’albergo.

FILIPPO          A noi, del sessantotto, dei proletari e della rivoluzione sessuale non ci frega niente, però glielo facciamo credere per farlo sentire uno di noi.

SILVIA             Mah! Che bella gioventù!

ANIELLO        (entrando da sinistra con Renato e Pietro) Hai visto? Che ti dicevo che non era poi così grave? In una settimana ritorna come nuova!

RENATO        Sì, ma io da dove li prendo duemila euro?

SILVIA             Duemila euro?

ANIELLO        Sì, ma solo per amiciza, perché il danno sarebbe di tremila euro.

FILIPPO          Ma poi la macchina viene bene?

RENATO        Il carrozziere ha detto di sì, ma io non ci credo…

ANIELLO        Fidati, don Pasquale è un amico ed è un ottimo carrozziere.

SILVIA             Ma dove li prendiamo duemila euro?

RENATO        Io tengo da parte un migliaio di euro per le emergenze, ma non bastano.

ANIELLO        Allora sai che ti dico? Con l’aiuto di Pietro la differenza te la do io!

PIETRO          Col mio aiuto? E io che c’entro? Io soldi non ne tengo, eh!

ANIELLO        Ma quali soldi! Tu devi solo fare quello che dico io… ti ricordi la baronessa?

PIETRO          Chi, chella ch’ha ditto che sono intelligente?

ANIELLO        Proprio lei!

SILVIA             A proposito, Anié, ‘a baronessa sta in camera tua insieme all’amico di Filippo e a quello strano tipo di stamattina.

ANIELLO        E allora capita a fagiolo! Ma che c’entrano L’amico di Filippo e quella specie di inventore?

FILIPPO          Io non ne so niente eh?

MATILDE        Neanche io; comunque noi stavamo uscendo, andiamo, Filippo?

FILIPPO          Sì, andiamo; mamma, ci vediamo dopo…

MATILDE        Arrivederci… (via a sinistra con Filippo)

SILVIA             Non fare tardi per il pranzo… Io torno in cucina… (via dalla comune)

ANIELLO        Comunque, l’importatnte e che la baronessa sta qua!

PIETRO          Sì, ma io che c’entro con la baronessa?

ANIELLO        Niente… te la devi solo sposare.

PIETRO          Tu si pazzo!

RENATO        Scusa, ma che c’entra questo con i soldi?

ANIELLO        La baronessa mi da 2000 euro se convinco Pietro a sposarla.

PIETRO          Aspit’’o io aggi’’a passà ‘o guaio e tu hê ‘avé ‘e sorde!

ANIELLO        Ma no, quale guaio? Tu devi solo uscire con lei, frequentarla un poco, intrecciare un rapporto insomma; a me basta questo per avere i soldi, poi dopo fai quello che ti pare.

PIETRO          Noò, nun pazziammo proprio! Io non ho nessuna intenzione di sposarmi, sto bene da solo!

RENATO        Aspetta, fammi capire… e tu saresti capace di abbandonarmi nel momento del bisogno?

PIETRO          Ma quale bisogno? Piuttosto sono io che ho bisogno ‘e me ne fui’ ‘a cca ‘ncoppa! (fa per andare, ma Renato lo blocca)

RENATO        Fermo! Tu uscirai da questa casa o insieme alla baronessa, o in una cassa da morto, che costruirò io stesso per l’occasione!

ANIELLO        Pensaci bene, Pietro, quella è nobile, piena di soldi, ha le proprietà, tu ti sistemi per la vita!

PIETRO          Ma a me nun me ne ‘mporta d’’e proprietà, sto buono accussì… ‘e femmene portano solo guai.

RENATO        Il guaio te lo faccio passare io se non fai il tuo dovere di amico.

PIETRO          Ma quale amico? Amico ‘e chi?

RENATO        (minaccioso) Stai dicendo che non mi sei amico? È questo che stai dicendo? Rispondi!

PIETRO          (impaurito) No… io sono amico tuo…  tu lo sai quanto ti voglio bene…

RENATO        E allora fai il tuo dovere!

ANIELLO        Dai, su, vedrai che non sarà difficile… ora la chiamo…

PIETRO          (implorante) No, pietà, pietà… (dalla stanza di Aniello si sente un urlo di Oronzo seguito dalla marcia nuziale)

ISACCO          (d.d.) Eureka! Eureka! Funziona, funzionaaaa!

ORONZO        (d.d.) Mamma mia che dulore ‘e capa!

CORINNA       (d.d.) Che bello! Ho trovato l’anima gemella! Che bello!

ANIELLO        (apre la prima porta a destra) Ma che sta succedendo qui?

ISACCO          (entra dalla prima a destra con Corinna ed Onofrio) Funziona! Signor La manna, il “rivanigem” funziona!

CORINNA       È vero, signor Aniello, ho trovato l’uomo per me!

ANIELLO        E chi è?

CORINNA       (indicando Oronzo) È lui!

ORONZO        (tenendosi la testa fra le mani) ‘O che? Chi ‘a vò a chesta?

CORINNA       Taci, uomo! Il “rivanigem” ha decretato!

ISACCO          (minaccioso) Vorreste mettere in dubbio il responso della mia grande invenzione?

ORONZO        Mamma mia! Povero me!

ANIELLO        Ma, signorina Corinna, qui c’è Pietro, io gli ho parlato…

CORINNA       Scusatemi, signor Aniello, ma quando ho visto lui, ho capito che mi ero sbagliata…

RENATO        Scusate, ma vorrei capire anche io, (ad Oronzo) voi che c’entrate con clienti di mio cognato?

ORONZO        Veramente io stavo per andare via, quando questo signore e la signorina qua mi hanno chiesto di fare un esperimento con una macchina… hanno fatto tutto loro… io ho sentito solo una forte scossa alla testa…

CORINNA       Ma, Oronzo! La macchina ha detto che siamo anime gemelle! Non vorrete tirarvi indietro?

ORONZO        Ma siete voi che cercate marito, io non cerco moglie…

ISACCO          Ma la mia macchina ha decretato le vostre nozze, non potete tirarvi indietro!

PIETRO          Giusto, non potete tirarvi indietro, ve la dovete sposare voi!

ANIELLO        Ma statte zitto! Scusate, Baronessa, (la porta in disparte) ma noi eravamo d’accordo per i duemila euro se convincevo Pietro…

CORINNA       Sì, lo so, mi dispiace, ma ormai ho deciso: conquisterò Oronzo!

ANIELLO        Ed io?

CORINNA       Voi cosa?

ANIELLO        No, intendo i miei duemila euro?

CORINNA       Signor La Manna, al massimo vi posso dare trecento euro perché ho conosciuto Oronzo qui da voi, è questa la tariffa, no? Quindi non ne parliamo più! Oronzo, vogliamo andare?

ORONZO        No, io me ne voglio andare! Anzi, scappare! (tenta di andare via a sinistra)

CORINNA       (blocca Oronzo per un braccio) Oronzo, fermatevi, andiamo a prendere un caffè in caffetteria, così avremo modo di parlare e conoscerci meglio…

ORONZO        ‘O ccafè nun me piace!

CORINNA       E vi prendete un’altra cosa… andiamo, su…

ORONZO        Madonna mia, aiutami!

CORINNA       Grazie signor inventore, la vostra invenzione è eccezionale… andiamo, Oronzo… (via a sinistra con Oronzo che protesta)

ISACCO          Avete visto? E voi che non ci credevate! (soddisfatto) Allora ora vorrete senz’altro acquistare il “rivanigem”!

ANIELLO        Ora sapete invece che voglio fare?

ISACCO          Non saprei…

ANIELLO        Ve ne voglio cacciare a calci nel sedere! Disgraziato, mi avete fatto perdere duemila euro! Pigliatevi le vostra ferraglia e non fatevi più vedere!

ISACCO          Ma la mia invenzione funziona…

ANIELLO        (minaccioso) state ancora qua? Muovetevi, pigliatevi la roba vostra, prima che io diventi pericoloso…

ISACCO          Ma… sì, sì, vado, vado… (esce dalla prima a destra)

ANIELLO        E muovetevi!

ISACCO          (rientra con la valigia per uscire a sinistra) Vado… vado… ma siete sicuro che la mia inven...

ANIELLO        (urla) Jatevenne!

ISACCO          Vado… vado… (via a sinistra)

PIETRO          Arrivederci… grazie, grazie…

RENATO        Disgraziato! Sei contento che io sia rovinato?

PIETRO          No, sono contento che io non sia rovinato! Mo è meglio che me ne vada, prima che ti incazzi di più, statevi bene… (via a sinistra)

RENATO        Io lo sapevo, oggi non me ne va bene una!

ANIELLO        Mi dispiace, io avevo tutta l’intenzione di aiutarti…

RENATO        Forse è meglio così, non ero molto convinto di far riparare la macchina.

ANIELLO        Ma no, cosa dici, vedrai che troveremo un’altra soluzione… sai che facciamo? Torniamo da don Pasquale e vediamo se si accontenta di 1000 euro in contanti e il resto dilazionato…

RENATO        Ma io non amo avere debiti…

ANIELLO        Non ti preoccupare, puoi sempre contare su di me…

RENATO        E andiamo… (chiama) Silvia…

SILVIA             (d.d.) Che c’è?

RENATO        Aniello ed io scendiamo un momento.

SILVIA             (d.d.) E tutta quella gente la lasciate qua?

RENATO        Sono andati tutti via!

SILVIA             (d.d.) Meno male! Non fate tardi, ché fra mezz’ora si mangia.

ANIELLO        No, torniamo subito! Andiamo, su… (via con Renato a sinistra)

SCENA QUARTA

(Silvia, poi Carlotta, poi Maria, poi Adele, quindi Renato ed Aniello)

SILVIA             (entra da … e va a sedere sul divano) Finalmente un po’ di pace!  (suona il cellulare) Come non detto… (risponde) Pronto? … Ah, Filippo, sei tu… … Matilde? Ma certo che può pranzare con noi… … pure la sorella? E che problema ci sta? … Ok, guarda che si mangia fra una mezz’ora… va bene… non fate tardi. Ciao. (chiude) Altri due coperti! (sta per uscire dalla comune, quando suonano alla porta) E mo chi altro scocciatore è? (via a sinistra)

CARLOTTA    (d.d.) Scusate, c’è il signor Aniello?

SILVIA             (d.d.) È sceso un minuto fa, non lo avete incontrato?

CARLOTTA    (d.d.) Sarà sceso per le scale, mentre io salivo in ascensore… ma torna presto?

SILVIA             (d.d.) Sì, ha detto che torna subito.

CARLOTTA    (d.d.) Posso aspettarlo allora?

SILVIA             E accomodatevi… (entra da sinistra con Carlotta) però vi lascio sola, perché devo cucinare…

CARLOTTA    Posso chiedervi una cosa?

SILVIA             Dite…

CARLOTTA    Quel signore che stava qua stamattina, Eleuterio, è un amico di famiglia?

SILVIA             Noò, è uno che doveva parlare di lavoro con mio marito, era la  prima volta che veniva e mi è parso di capire che fosse pure l’ultima.

CARLOTTA    Ah, meno male! Allora Il signor Aniello non è in pericolo!

SILVIA             Scusate che c’entra Aniello? Perche avrebbe dovuto essere in pericolo?

CARLOTTA    No, niente, era solo una mia idea…

SILVIA             Mah! (suonano alla porta) Chi altro sarà? Scusate, vado ad aprire… intanto, se dovete aspettare Aniello, accomodatevi sul divano… (via a sinistra)

CARLOTTA    Grazie, molto gentile…  (siede)

SILVIA             (d.d.) Maria, stai di nuovo qua?

MARIA            (d.d.) Sì, sono tornata perché ho lasciato la borsa in cucina… (entra da sinistra con Silvia)

SILVIA             La borsa? Ma non…

MARIA            (fa cenno di tacere indicando Carlotta) Vedi bene che c’è…

SILVIA             Ah, sì, la borsa…

MARIA            Oh, la signorina è di nuovo qua?

CARLOTTA    (si gira e si alza) Ah siete voi, che bello! Così potete aiutarmi…

MARIA            Aiutarvi?

CARLOTTA    Sì, vi siete scordata? La buona parola col signor Aniello…

MARIA            Ah, sì, la buona parola… ma con estremo piacere!

CARLOTTA    Ma voi pensate che potreste convincerlo?

MARIA            Ah, se è per questo, Aniello fa sempre quello che dico io.

CARLOTTA    Oh, che bello!

SILVIA             Maria, perché, non andiamo in cucina a cercare la borsa?

MARIA            E poi lasciamo da sola la signorina? Ma no… teniamole compagnia…

SILVIA             Non credo sia il caso…

CARLOTTA    Ma certo, io sono felice di parlare con voi, è come se foste due vecchie amiche…

MARIA            Eh sì, allora, da vecchia amica ad amica, ditemi, ma come sapete che Aniello è scapolo? Ve lo ha detto lui?

CARLOTTA    Gli ho guardato le mani: non porta la fede!

MARIA            Ah, non porta la fede? E già, se è scapolo…

SILVIA             Maria, io stavo preparando per il pranzo…

MARIA            Allora vai, tengo io compagnia alla signorina…

CARLOTTA    Chiamatemi Carlotta, vi prego!

SILVIA             No, penso sia meglio che stia qua…

MARIA            Allora, Carlotta, ditemi una cosa: Aniello vi ha mai lasciato intendere che gli piacete?

CARLOTTA    Ve l’ho detto prima: direttamente non ha mai detto nulla, ma i suoi sguardi erano molto eloquenti…

MARIA            Ah, già, gli sguardi eloquenti! E di che parlavano questi sguardi eloquenti?

CARLOTTA    Desiderio! Passione!

MARIA            E già, l’occhio libidinoso di cui parlavamo prima… eppure, che strano, in tanti anni non glielo ho mai visto lo sguardo libidinoso…

CARLOTTA    Ma per forza, voi siete una parente, mica una donna con cui fare… certe cose, capitemi…

MARIA            È giusto! Non ci avevo pensato… e voi ricambiavate questi sguardi… passionali?

CARLOTTA    Ma no! Io sono timida, ho sempre fatto finta di nulla… certo, a volte penso che ho sbagliato, perché magari, se fossi stata un po’ più sfrontata, magari poi avremmo… capitemi!

SILVIA             Ma non credo, io conosco bene Aniello, non è capace di certe cose, specie quando lavora…

CARLOTTA    Tante volte uno crede di conoscere bene una persona e poi scopre che è diversa…

MARIA            Appunto, mai fidarsi degli uomini!

CARLOTTA    Ma ditemi, come mai non riceve più nel suo studio, ma qui?

SILVIA             Lo stanno ristrutturando, ci sono gli operai…

CARLOTTA    Ah, allora torna presto nel suo studio, meno male… sapete, io abito lì vicino e mi è più comodo…

MARIA            Non credo proprio che ritornerà!

CARLOTTA    Tanto sono lunghi questi lavori?

MARIA            Lunghissimi!

SILVIA             Ma dai, non dire così…

MARIA            Allora, prepariamo un piano d’azione!

SILVIA             Per fare che?

MARIA            Ma per aiutare la nostra amica a conquistare il buon Aniello, no?

SILVIA             Maria, per favore…

MARIA            Tesoro, lasciami fare…

CARLOTTA    Sì, come facciamo?

MARIA            Ascoltatemi bene; quando sentiamo venire Aniello, noi vi lasciamo da sola in questa stanza; appena lui entra, vi chiederà come mai siete qua; voi ditegli che siete venuta per dirgli di non cercare più nessuno per voi, perché ci avete ripensato e non intendete spendere altri soldi.

CARLOTTA    Ma non è questo il motivo…

MARIA            Non vi preoccupate, fate come vi dico… lui cercherà di convincervi a non desistere; voi siate irremovibile, lui cambierà tattica e comincerà ad adularvi, a corteggiarvi e, a quel punto, voi confessategli il vostro amore e buttatevi fra le sue braccia.

CARLOTTA    E voi dite che funzionerà?

MARIA            Ma certamente!

SILVIA             Maria, ma non credo che sia il caso…

CARLOTTA    No, no, a me sembra una buona idea… e poi che pensate che succederà?

MARIA            Uh, non potete nemmeno immaginare quello che succederà…

CARLOTTA    Sarà bello?

MARIA            Bellissimo!

SILVIA             Maria, io sono sicura che state sbagliando. (suonano alla porta)

CARLOTTA    Oh! Eccolo!

SILVIA             No, lui ha le chiavi… (via a sinistra)

ADELE            (d.d.) È questa l’agenzia matrimoniale del signor La Manna?

SILVIA             (d.d.) Veramente questa è la casa del signor Calcagno, che momentaneamente ospita il signor La Manna…

ADELE            (d.d.) Va bene, ma c’è il signor La Manna?

SILVIA             (entra da sinistra con Adele) A momenti sta qua, accomodatevi…

ADELE            Buon giorno, aspettate tutte il signor La manna?

MARIA            No, solo la… signorina…

SILVIA             Maria, tu eri tornata per la borsa, vogliamo andare a cercarla, mentre le signore aspettano Aniello?

CARLOTTA    E il nostro piano?

SILVIA             Poi vediamo…

MARIA            Non vi preoccupate, me la vedo io… (via dalla comune con Silvia)

ADELE            (tende le mano a Carlotta) Permettete, Adele Lomunno…

CARLOTTA    Carlotta Cantalupo… siete una nuova cliente?

ADELE            Sì, ho letto l’inserzione sul giornale… sapete, io non mi fido di internet, preferisco che ci sia una agenzia seria a fare da intermediario, se ne sentono tante!

CARLOTTA    E come, no? Anche io… e poi non avrei il coraggio di andare ad un appuntamento con uno sconosciuto… no, no, meglio i metodi classici…

ADELE            Sì, io poi sono pure timida… e ditemi, avete già fatto conoscenza con qualcuno?

CARLOTTA    A dire il vero, il signor La Manna sta operando una selezione, prima di presentarmi qualcuno, sapete, io ho gusti difficili… anche se, devo dirvi la verità, credo proprio di aver trovato l’uomo per me in questa agenzia…

ADELE            Ah, bene, mi fa piacere, perché anche io ho gusti un po’ difficili…

CARLOTTA    Ah, si? E come dovrebbe essere l’uomo per voi?

ADELE            Allora…  a me l’uomo piace passionale, ardente, con tanta fantasia… capitemi… poi deve essere alto, bello, intelligente, colto, con gli occhi verdi, i capelli neri un poco brizzolati alle tempie, un fisico prestante e soprattutto deve essere molto, molto ricco! Che ne dite?

CARLOTTA    Io dico che avete sbagliato posto per cercarlo…

ADELE            Voi dite? Perché qui non ci sono clienti così? Voi potreste indicarmi qualche altro posto dove cercarlo?

CARLOTTA    E come no, a via Duomo…

ADELE            A sì? E a che numero?

CARLOTTA    Non c’è bisogno del numero, il palazzo lo riconoscete subito, tiene un portone centrale molto grande e due laterali più piccoli… e ha delle guglie sulla facciata…

ADELE            E ch’è ‘o Duomo?

CARLOTTA    Appunto! Voi entrate e chiedete a San Gennaro di farvi il miracolo.

ADELE            Ma mi state prendendo in giro?

CARLOTTA    Noò, io faccio seriamente, perché solo San Gennaro vi può far trovare l’uomo che cercate voi.

ADELE            Neh, scusate, ma perché?

CARLOTTA    Signurì, ma ve pare ca ‘n’ommo accussì ha bisogno di una agenzia matrimoniale pe’ truvà ‘na femmena? Quelle, le ragazze, farebbero la fila per conoscerlo… vi pare che uno così sta aspettando proprio a voi?

ADELE            Non ho capito, perché io sarei da buttare?

CARLOTTA    Ma certamente no, però siate realista, chi è che si rivolge ad una agenzia matrimoniale?

ADELE            Noi, per esempio…

CARLOTTA    Appunto! Comunque, non sono affari miei, ora che viene il signor La Manna, dopo che avrà parlato con me, ne parlerete con lui.

ADELE            Lo avete detto voi, non sono affari vostri! (si ode arrivare gente)

RENATO        (entra da sinistra con Aniello) Anié, io non so cosa dire: sei stato capace di convincerlo a farmi il lavoro per mille euro subito e il resto fra un anno, sei un fenomeno!

ANIELLO        Ma dai, don Pasquale mi è obbligato: gli ho fatto conoscere io la moglie…

RENATO        Ah, l’hai fatto sposare?

ANIELLO        No, che hai capito? Gli ho fatto conoscere la moglie di un suo concorrente, che lui si è portato a letto.

RENATO        Il concorrente?

ANIELLO        La moglie, Renà, la moglie… oh, buon giorno…

CARLOTTA    Buon giorno, signor Aniello… (a Renato) buon giorno.

ADELE            Siete il signor La Manna?

ANIELLO        Sì, desiderate?

ADELE            Un marito, grazie...

RENATO        Lo volete sfuso o incartato?

ANIELLO        Mio cognato scherza… sono a vostra disposizione.

CARLOTTA    Veramente ci sarei prima io…

ANIELLO        Signorina Carlotta, se pazientate qualche minuto, prendo solo le generalità della signorina e poi sono tutto vostro.

CARLOTTA    Tutto tutto?

ANIELLO        Eh… insomma… (ad Adele) Volete accomodarvi? (via dalla prima a destra con Adele)

ADELE            (fa una smorfia a Carlotta e via) Mmh!

RENATO        Ci si rivede, signorina Carlotta… come mai siete ritornata?

CARLOTTA    Beh, ero scappata quando ho visto quel… signore, ma non avevo ancora parlato col signor Aniello.

RENATO        Ah, sì, Bellamorte… quel menagramo, non me ne parlate!

CARLOTTA    Ha colpito pure voi?

RENATO        Negli affetti più profondi!

CARLOTTA    Per colpa sua io non sono mai riuscita a sposarmi… però, questa volta, credo proprio che ce la farò.

RENATO        Sì, credo che ce lo siamo tolti di torno…

CARLOTTA    Speriamo… e voi, cosa fate di bello nella vita?

RENATO        Da sei mesi sono pensionato, prima facevo l’impiegato, ma la mia grande passione è il legno.

CARLOTTA    Il legno?

RENATO        Sì, lavorare il legno, costruire mobili…

CARLOTTA    Ah, siete falegname!

RENATO        Non proprio, mi diletto…

CARLOTTA    Ma vostra moglie mi ha detto che Eleuterio era venuto a parlarvi di lavoro… in che senso?

RENATO        Voleva che gli costruissi le casse da morto…

CARLOTTA    Ah, sì, quello il padre ha una impresa di pompe funebri…

RENATO        Adesso ce l’ha lui, il padre è morto…

CARLOTTA    (ha un brivido) Brrr, la professione adatta a lui… (suonano alla porta)

RENATO        Permettete… (via a sinistra; d.d.) ah, siete già qua, bene…

SCENA QUINTA

(Filippo, Matilde, Lucia e detti, poi Dario, quindi Aniello ed Adele)

FILIPPO          (entrando da sinistra con Matilde e Lucia) E quella, mamma, ha detto che ci mancava poco per mangiare… buon giorno…

MATILDE        Come va, signor Renato?

RENATO        Un po’ meglio, grazie, figlia mia…

LUCIA             Buon giorno, signor Renato… ma vedo che ci sono delle persone… non è che disturbo?

RENATO        Ma no, che dici, tu sei di famiglia…

LUCIA             Grazie, signor Renato… ho sentito della macchina… mi dispiace tanto…

RENATO        A me di più.

LUCIA             Ma non disperate; le macchine si aggiustano… l’importante è non abbattersi.

FILIPPO          Ragazze, andiamo in camera mia, giochiamo un poco prima di mangiare… permettete… (via dalla seconda a destra con Matilde e Lucia)

CARLOTTA    Prego…

RENATO        Beata gioventù…

CARLOTTA    Ma quanto ci mettono?

RENATO        Chi?

CARLOTTA    Il signor Aniello e quella… signorina…

RENATO        Dategli il tempo di prendere i dati… avete fretta?

CARLOTTA    (lo guarda con interesse) Veramente… no, non ho fretta… ci possiamo accomodare… (siede sul divano) sedetevi vicino a me, su, fatemi compagnia…

RENATO        Con piacere… (siede) quindi voi cercate finalmente un uomo che resti vivo per sposarvi…

CARLOTTA    Ah, avete saputo…

RENATO        Sì, Bellamorte ci ha raccontato… certo che è micidiale!

CARLOTTA    Non me ne parlate… (si avvicina a Renato, che si scosta) Ma lo sapete che siete un uomo interessante? Peccato che siate sposato…

RENATO        (si alza) Infatti lo sono…

CARLOTTA    Pazienza… e poi io ho già trovato l’uomo che sposerò.

RENATO        Ah, ve lo ha trovato Aniello?

CARLOTTA    Sì e no… (suonano alla porta con insistenza)

RENATO        Scusate, vado ad aprire… (via a sinistra)

DARIO            (d.d.) Dove sta?

RENATO        (d.d.) Chi?

DARIO            (entra con irruenza seguito da Renato) Il signor La Manna, devo dirgli due paroline…

RENATO        Sentite, il signor La Manna, in questo momento, è occupato e inoltre non mi sembra questo il modo di entrare in casa della gente.

DARIO            Avete ragione, scusatemi, ma il signor La Manna mi ha combinato un bel guaio e deve risarcirmi!

CARLOTTA    Scusate, ma si può sapere chi siete?

DARIO            Signora, non vedo perché dovrei dirlo a voi.

CARLOTTA    Signorina, prego!

RENATO        Io invece vedo perché dovete dirlo a me, visto che questa è casa mia.

DARIO            Come volete; io sono il cavaliere Dario Coccia (alza la voce) e, adesso che lo avete saputo, chiamatemi il signor La Manna!

ANIELLO        (entra dalla prima a destra con Adele) Ma che sta succedendo? Ah, siete voi, cavaliere… cosa posso fare per voi?

DARIO            Avete già fatto troppo! Quella pazza che mi avete affibbiato stava per ammazzarmi!

ADELE            (si avvicina a Dario) Oh, poveretto! Che vi ha fatto?

DARIO            Non ci crederete! Mi ha aggredito con un matterello: una mazzata sulla spalla! Se non mi scansavo, mi spaccava la testa…

ADELE            Cose da pazzi! (gli massaggia la spalla sinistra) E vi fa ancora male?

DARIO            Tanto! Grazie… però è quella destra…

ADELE            Ah, sì? (si sposta dall’altro lato) Va bene così?

DARIO            Sì, grazie… (la guarda languido) è un toccasana…

RENATO        (li guarda schifato) Mah! È meglio che me ne vada… (via dalla comune)

CARLOTTA    Signor Aniello, per favore,io sto aspettando da mezz’ora…

ANIELLO        Susatemi, ora andiamo di la… cavalié, vi dispiace aspettarmi due minuti?

ADELE            No, non gli dispiace!

DARIO            Ma… veramente…

ADELE            Perché, vi dispiace che vi faccio compagnia?

DARIO            No… anzi…

ANIELLO        Benissimo… accomodatevi signorina Carlotta… (via dalla prima a destra)

CARLOTTA    Chiamatemi “Lotty”… (via con Aniello)

ADELE            Ora mi dovete raccontare tutto! Ho sentito che il signor La Manna vi chiamava “cavaliere”… allora siete proprio cavaliere?

DARIO            Sì…

ADELE            Cavaliere! Che cosa bella! No, perché dovete sapere che a me i cavalli piacciono proprio assai… ‘a verità, mi piacciono pure i cani, i gatti e i pappagallini, però il cavallo è un’altra cosa, è grande, forte, imponente… e voi dove lo tenete?

DARIO            Che cosa?

ADELE            ‘O cavallo!

DARIO            Ma io non ho il cavallo…

ADELE            Non avete il cavallo? E che cavaliere siete? Lo avete venduto?

DARIO            Ma che venduto? Io sono cavaliere della Repubblica!

ADELE            ‘O giurnale?

DARIO            Ma quale giornale? La Repubblica Italiana!

ADELE            E ch’è ‘e cavaliere d’’a Repubblica Italiana nun teneno ‘e cavalle?

DARIO            Ma è solo un titolo…

ADELE            Ah, aggio capito! Come il ministro senza portafoglio!

DARIO            Una specie…

ADELE            Vabbuò, cavallo o non cavallo, a me i cavalieri piacciono.

DARIO            Ne avete già conosciuti parecchi?

ADELE            No, solo voi! Allora, mi stavate raccontando il fatto…

DARIO            Veramente io non vi stavo raccontando niente…

ADELE            Come no? Io ho detto: ora mi dovete raccontare tutto… quindi, continuate…

DARIO            Ma che continuo? Io non ho nemmeno cominciato!

ADELE            ‘O fatto d’’a pazza!

DARIO            ‘A pazza? La baronessa?

ADELE            Erano due?

DARIO            Chi?

ADELE            Chelle che v’hanno vattuto: ‘a pazza e ‘a baronessa…

DARIO            Ma no, la pazza è la baronessa…

ADELE            Cosa da pazzi, mo pure le baronesse fanno le pizze!

DARIO            Le pizze? Ma che c’entrano le pizze?

ADELE            Scusate, non avete detto che vi ha colpito col matterello?

DARIO            E allora?

ADELE            Si teneva ‘o matterello ‘nmano, steva facenno ‘e pizze no?

DARIO            Ma no, lo ha preso apposta per picchiarmi…

ADELE            Che assassina! Delitto all’arma bianca!

DARIO            E ch’era ‘na spada?

ADELE            No, era spuorco ‘e farina… ma che le avevate fatto?

DARIO            Niente!

ADELE            Niente niente?

DARIO            Niente!

ADELE            E chella pe’ chesto v’ha vattuto! Ma come voi ad una donna non fate niente? Cavalié, voi siete troppo cavaliere… ‘e femmene vonno essere fatte sempe qualcosa da un uomo…

DARIO            In che senso, scusate?

ADELE            AH, ma siete proprio ingenuo… cavalié, la donna vuole essere coccolata, amata, sentirsi desiderata… e, quando sta sola con un uomo, vuole essere… capitemi…

DARIO            Veramente non capisco…

ADELE            Ah, ma site proprio friddo ‘e chiammata? Per esempio: mo stiamo soli io  e voi… (si avvicina languida) a me… che me facisseve? (gli mette di colpo le mani sulle spalle)

DARIO            (urla) Ah!La spalla! E stateve accorta!

ADELE            (dolce) Scusatemi, non l’ho fatto apposta… allora? Non mi fate niente?

DARIO            Ma che vi devo fare?

ADELE            Cavalié, e vuie accussì cercate moglie?

DARIO            Veramente, dopo questa esperienza, non ne sono più tanto sicuro…

ADELE            Io pure!

DARIO            Non siete sicura?

ADELE            No, io pure cerco marito… ma, quasi quasi, penso che posso smettere di cercarlo.

DARIO            Ah, lo avete trovato già?

ADELE            Si e no… certo, ci siamo appena conosciuti…

DARIO            Chi?

ADELE            Io e vuie… ditemi, non vi piacerebbe venire a pranzo da me? Sapete, io cucino molto bene…

DARIO            Davvero? (interessato) Guardate che io sono una buona forchetta…. e ditemi, cosa preparate di così buono?

ADELE            Ah, io so fare gli spaghetti aglio e olio, l’insalata di pomodori, la carne arrostita…

DARIO            Solo?

ADELE            Eh, solo questo? So fare puro l’uovo in tegamino, l’uovo sodo, l’uovo a frittata…

DARIO            Allora possiamo aprire un ristorante!

ADELE            Sentite, se ce ne andiamo a casa mia, dopo mangiato, possiamo pure fare quattro chiacchiere… conoscerci meglio… magari… chissà…

DARIO            No, lasciamo stare, è meglio… e poi io devo parlare con il signor La Manna… devo reclamare…

ADELE            Cavalié, ma che volete reclamare? Avete trovato me, non siete contento? E poi risparmiamo pure i trecento euro a testa per l’appuntamento…

DARIO            Certo… ma mi prendete alla sprovvista… non so…

ADELE            (lo prende per un braccio) Cavalié, e muovete, ch’aspiette? (lo trascina via a sinistra) Penzo che t’aggi’’a ‘mparà tutte cose io…

DARIO            Attenta alla spalla, mi fa male… (via a sinistra con Adele)

SCENA ULTIMA

(Aniello, Carlotta, Maria e Silvia, poi Eleuterio, poi Renato, poi Vincenzo e Peppe, poi Filippo, Lucia e Matilde, quindi Pietro)

ANIELLO        (entra dalla prima a destra seguito da Carlotta) Signorina, ma che avete capito? Voi avete frainteso, io non mi sarei mai permesso…

CARLOTTA    Ma dai, su, non fare così, io l’ho capito subito che ti piaccio… (cerca di abbracciare Aniello, che sguscia via) dai, coraggio…

ANIELLO        Ma che fate? Signorina Carlotta…

CARLOTTA    Aniello, prendimi, voglio essere tua… (lo afferra e lo butta sul divano)

MARIA            (entra dalla comune con Silvia) Ah, a questo siamo arrivati?

ANIELLO        Maria, non è come pensi…

SILVIA             Maria, ti prego…

CARLOTTA    Ah, finalmente! Per favore, parlategli voi, mettete la buona parola, me lo avete promesso…

MARIA            Ma certamente che metto la buona parola… (si avventa su Carlotta) Disgraziata, leva ‘e mmane ‘a cuollo a maritemo!

SILVIA             (le divide) Maria, calmati, dai non è succeso niente…

MARIA            Infatti: nun l’aggio accisa ancora…

CARLOTTA    Basta, fermatevi! Io non volevo… (ad Aniello) voi siete sposato? Io non lo sapevo… (si ricompone) scusatemi…

ANIELLO        Maria, io non c’entro…

MARIA            Con te faremo i conti a casa…

ANIELLO        Silvia, per favore, portati Maria in cucina!

SILVIA             Dai, Maria, vieni… (via dalla comune trascinando Maria)

CARLOTTA    Io lo sapevo… pure questa è opera di Eleuterio… no, no… io non riuscirò mai a sposarmi…

ELEUTERIO   (entra da sinistra ) Permesso?Scusate… la porta era aperta…

RENATO        (entra dalla comune) Ma che sta succedendo? No! State di nuovo qua?

ELEUTERIO   Perdonatemi, ma io dovevo vedere Carlotta.

CARLOTTA    E no! Vade retro! Non ti avvicinare  a me…

ELEUTERIO   Carlotta, ti prego, sono cinque anni che ti aspetto… io voglio sposarti…

CARLOTTA    Tu sei pazzo! Vade retro!

ELEUTERIO   Ascoltami, ti prego: se mi sposi cambio lavoro, te lo giuro… farò pure istanza per cambiare cognome, ho pensato a Bellasorte… che ne dici?

CARLOTTA    No… no… vattenne! Vattenne!

ANIELLO        Signorina Carlotta, calmatevi… ascoltatemi… secondo me, se proprio vi volete sposare, l’unica soluzione è sposare lui…

CARLOTTA    Ma che dite? Siete impazzito? (guarda Eleuterio) Oddio, in fondo, non è da buttare… ma io ho paura…

ANIELLO        Non vi preoccupate, i tipi come lui sono pericolosi solo per gli estranei, i familiari sono immuni.

ELEUTERIO   Allora, che ne dici?

CARLOTTA    Ma è sicuro che non fai più il beccamorto?

ELEUTERIO   Sono pronto a cedere l’impresa… (a Renato) volete rilevarla voi?

RENATO        (fa le corna) ‘O chi? No grazie, non ci tengo…

ELEUTERIO   Carlotta, allora?

CARLOTTA    Se è destino che sposi te… però ti avviso, alla prima jettatura, chiedo il divorzio.

VINCENZO     (entra da sinistra con Peppe) Renà, guarda a chi t’aggio purtato!

RENATO        E chi è chisto?

VINCENZO     Comme chi è chisto? Ma è Peppe ‘o mericano, chillo cha t’ha scassato a cincucienta…

RENATO        Ah, è isso chillo c’aggi’’accidere?

VINCENZO     Ma che accidere e accidere! Peppe paga lui il carrozziere… ce l’aggio cunsigliato io…

PEPPE            Non vi preoccupate, pago io i danni… i consigli di don Vincenzo si devono seguire… si no se piglia collera…

ELEUTERIO   Eh, chillo, si se piglia collera, ve fa stirà ‘e cammise.

VINCENZO     E che ce fa ccà Bellamorte? (fa le corna)

ANIELLO        Don Vincenzo, questa è una agenzia matrimoniale… è venurto a trovare moglie…

VINCENZO     Overo? E chi è sta pazza?

CARLOTTA    Purtroppo sono io…

VINCENZO     Chi, Carlotta?

ELEUTERIO   Don Vicié, mo se ne po’ parlà…

FILIPPO          (entra precipitoso dalla seconda a destra con Matilde e Lucia) Papà, papà, ti faccio un grande regalo!

RENATO        Te miette a studià?

FILIPPO          Più grande, papà, più grande! Ho ricevuto un messaggio sul cellulare, ho vinto la cinquecento del concorso “quattro cinquecento al giorno”… io nun tengo ‘a patente… la regalo a te!

RENATO        La cinquecento? Nuova? Tu che dici? Ma sei sicuro?

LUCIA             (prende il cellulare dalle mani di Filippo) Ma sì, guardate, signor Renato, è scritto qui…

RENATO        (legge) Ma allora è vero? Ho di nuovo la mia creatura! Non posso crederci!       

MATILDE        Credeteci, signor Renato, è vero!  

PIETRO          (entra da sinistra sventolando un foglietto) Renà, Renà, abbiamo vinto, abbiamo vinto!

RENATO        Cretino, che stai dicendo? Che abbiamo vinto?

PIETRO          ‘A schedina d’’o superenalotto che giocammo insieme… guarda, abbiamo fatto cinque… ottantamila euro… quaranta a te e quaranta a me!

RENATO        Ma che sta succedendo? Io non ci capisco più niente! Come è possibile?

VINCENZO     Overamente, comm’è ‘stu fatto? Bellamò, ch’è succieso?

ELEUTERIO   Don Vicié…  e che v’aggi’’a dicere? “Ah, l’ammore che fa fa!”

(quadro plastico per 2 secondi, poi buio; parte la musica e si chiude il sipario)

FINE