Agostino vo’ canta’

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AGOSTINO VO' CANTA'

                                              AGOSTINO VO' CANTA'

Commedia in due atti

Di Roberto Temperini                                            

                                  

PERSONAGGI :

MORONI ENZO                                - meccanico

ALESSIA                                           - moglie

AGOSTINO                                       - figlio muto

SONIA                                    - figlia

MILENA                                             - amica di Sonia

STEFANIA  ALICETTI                     - professoressa zitella

FABRIZIO                                          - fratello di Alessia

LINA                                                   - figlia di Trippetti

TRIPPETTI MARIO                          - usuraio e padre di Lina

ESATTORE

DUE TRASPORTATORI

                                                ATTO I

La scena è composta da: sala da pranzo, televisore, quadri, telefono, divano letto, vaso di fiori, libreria e una finestra. E' sabato; dopo cena. Enzo, seduto sul divano, legge il giornale. Sonia sta studiando sul tavolo da pranzo; mastica gomma americana e canticchia.

                       

                                               SCENA I^

                              ENZO -SONIA-ALESSIA-AGOSTINO

ENZO             Guarda, guarda che razza de notizia!...Alessia! Alessia!                                 (chiama la moglie, che è in        cucina, ma non risponde, allora si                       rivolge alla figlia) A So'!  Senti questa ! Incredibbile!  (legge)"                    Ragazzo uccide il padre a martellate perché non gli voleva                            prestare la macchina per uscire la sera con gli amici, con i quali                  sarebbe dovuto andare in discoteca." Hai capito che robba!                                 Cose dell'artro monno!  E' proprio sconvorgente!..Nun te pare?

SONIA            (ci pensa alzando gli occhi al cielo) Nu' lo so.

ENZO             Come sarebbe? Nu' lo sai!

SONIA            (scontanto) A me, me ce hanno sempre portata a balla'.

ENZO             Va beh! Ma metti che, tu me l'avessi chiesto e io te lo avessi                          negato, me avresti, pe' questo, ammazzato?

SONIA            E che ne so'...in un momento  de rabbia..(guardando il padre,                       sbigottito dalla risposta) a papa'! Ma che me frega!                                          

ENZO             Tiè! Metti ar monno li fiji! (esce stizziito buttando il giornale sul                       divano) Beato chi ce crede!

                        (Sonia accende la radio; inserisce una cassetta di musica rap e                   si mette a ballare sfrenatamente).

(Entra Alessia)

ALESSIA       (urla) Mbeh! E' così che se studia?! (visto che la figlia l'ignora) Aoh! Dico a te! (va verso la radio e stacca la spina) E' questa la maniera de studià?!

SONIA            (come se nulla fosse) E' stato un attimo de relaxxe.

ALESSIA       Chiamamolo relaxxe...forse pe' te....Ma lo voi capì che te devi            da diplomà! E' già er seconno anno che te bocceno, nun so' si         me spiego!

SONIA            (rassicurante) Nun te preoccupa'. Vedrai...che sarà 'na                                   passeggiata.

ALESSIA       Sii, come l'artre vorte. Io, l'uniche passeggiate

                        che t'ho visto fa', so' quelle co' li regazzi der quartiere!

SONIA            Uffa! Che palle! (le volta le spalle)

ALESSIA       (facendo avanti e indietro per la scena) Vorebbe sapé de chi cavolo hai preso; personarmente, er dovere mio l'ho sempre fatto, sia come donna che come madre...li sacrifici se po' di' che me li so' capati; nun ho potuto studià perché nun ciò avuto li mezzi, ma Dio solo sa quanto m'è dispiaciuto! E quer poraccio  de tu padre  poi, lavora da la mattina a la sera pe' facce campà dignitosamente.......

SONIA            Capirai!

ALESSIA       (più che mai arrabbiata) Che voresti dì? (pausa) Certo,                                    urtimamente je sta a di' 'n po' male, ma la voija nu' je manca e              prima o poi tutto se aggiusterà. E tu fratello? Diplomato ar                                     conservatorio cor massimo dei voti...nonostante  quella  piccola                    anomalia.(rivolta alla figlia) E adesso, dimme tu de chi hai                            preso?!

SONIA            Io so' quella che so' e nu' me frega gnente de nessuno;                                 (puntualizza) preferisco esse così, piuttosto che come                                     Agostino...

ALESSIA          ....voi dì' muto? E che è corpa sua si cià 'sta disgrazia? Lo sai                     bene, ch'è stato in seguito a quello spavento che cià avuto quer                       giorno...puro pe' corpa mia.  (speranzosa) Comunque, si te                              aricordi, er dottore disse che, in seguito a 'n'artra paura, poteva                     darsi che riprenneva a parla' e soprattutto a canta',che  quella                     era la passione sua da piccoletto....Mo' scrive musica, scrive,                  scrive e sona quer pianoforte, come se fosse l'urtima speranza                   sua. Io prego tutte le notti e speriamo che er Signore me faccia                     'sta grazia....

                       

SONIA            Ma si ne avemo provate de tutti li colori: lo spavento de botto, er                   gatto morto dentro ar letto; 'na pila de piatti buttati per tera ..che                 schianto! E je avemo puro, si te aricordi,fatto crede, che la                                     Roma era ita in serie "b"...Insomma de tutto, ma gnente!                                  Seconno me, dopo tutti 'sti anni, nun basterebbe manco 'na                                    tranvata a fallo ritornà normale.

ALESSIA       (calmandosi) Però, come sona er pianoforte, (estasiata) piace                       pure a te. Dì la verità!

SONIA            Mbeh! De quello devo di' ch'è proprio bravo. Poi si sonasse 'n                      po' più de  musiche ...come di'? 'N po' più ..nove, moderne co-

                        me per esempio.... (canta e balla una canzone di successo)

AGOSTINO   (entra in scena e la guarda curioso)

SONIA            (smette di ballare e poi rivolta alla madre) Hai capito ma'? Oggi                                 è 'sta musica che va.

ALESSIA       E già, questa pe' te è musica?  (poi rivolta ad Agostino,                                   vedendolo inquieto) Agostinu', bello de mamma, che c'è?

AGOSTINO   (colloquia con la madre con dei cenni, facendosi capire)

ALESSIA       Si, si certo. Er fatto è che devi ave' 'n po' de pazienza, sai 'ste                       cose vonno er tempo loro.

SONIA            Certo ma', me piacerebbe sape' come fai a capillo così bene, a                     me,  de solito me ce vole 'na quaresima...ma c'ha detto?!

ALESSIA       Vo' sape' quanno je ariportano er pianoforte.

SONIA            E cià raggione! E' passato 'n sacco de tempo da quanno je                            l'hanno portato via (notando Agostino sempre più agitato) E mo'                       che je pija?

ALESSIA       (gli va vicino teneramente) Che c'è, bello de mamma tua?

AGOSTINO   (dà una lunga spiegazione frenetica)

ALESSIA       Nun parla' così sverto, che nun te capisco!

AGOSTINO   (continua)

ALESSIA       Te saluto! (spazientita)

AGOSTINO   (attraverso vari gesti e ballando di qua e di là e con le dita                              suonando al vento, cerca di far capire che ha assoluto bisogno                   di quel pianoforte e che è, per lui, questione di vita o di morte)

SONIA            Ah! 'Sta vorta t'ho capito io! Voi a tutti li costi er pianoforte,                             sinnò fai un macello! Ciò preso?

AGOSTINO   (annuisce. Poi, vocalizza, senza naturalmente emettere suoni e                  con le mani fa finta di scrivere su di un pezzo di carta)

SONIA            Me sembra, che cià, quarche artra cosa impellente da di'.

ALESSIA       Ma certo! Com'è che nun l'ho potuto capì subbito? Un tizio, uno                  de la televisione o de 'na compagnia musicale.. nu' mme ricordo                        bene, j'ha chiesto de scrive della musica pe' 'n balletto classico;              si nu' mme sbaijo.

AGOSTINO   (felice l'abbraccia e la costringe a ballare un valzer)

ALESSIA       Fermete! Fermete! Che me fai girà la testa!

AGOSTINO   (la molla sul divano affaticata e passa a Sonia con la quale                          improvvisa un ballo moderno)

SONIA            (felicissima) A frate'! Sei proprio gaijardo!.. Dai!.. Dai! Continua                     che me piace! (si fermano poco dopo stanchi)

ALESSIA       Agostinu', ho capito che la cosa è impellete. Vora' di' che ne                                     riparlero' co'  tu' padre e speriamo che 'sta vorta se fa senti',                               vedrai che, entro domani, er pianoforte tuo, te lo riporteno bello                       che aggiustato.

AGOSTINO   (la bacia contento e si ritira in camera sua)

                                                            SCENA II^

                                                ALESSIA - SONIA

ALESSIA       Capirai, mo' quanno je lo dico a Enzo , sicuramente se arabbia.

SONIA            E che c'è de male? Se tratta solo de sollecità..

ALESSIA       Da mo' ch'è pronto er pianoforte!

SONIA            E allora?! Che aspettamo?!

ALESSIA       Che aspettamo...che aspettamo....la verità è, che un po' de                            tempo a 'sta parte, se la passamo proprio male.

SONIA            Me ne ero accorta! Ma in fin de' conti mica sarà 'n capitale!                            Quant'è?

ALESSIA       Tra trasporto e aggiustaggio, circa du' centomila lire.

SONIA            Pe' così poco..

ALESSIA       E', che da quanno tu' padre ha fatto quer benedetto prestito,                                     nun so perché, ma nun se vive più tranquilli e so' diventate                            importanti puro le centomila lire. (piange. Sonia la consola)

                        (suona il campanello della porta d'ingresso)

ALESSIA       (va  ad aprire) E mo' chi sarà a quest'ora?

SONIA            De sicuro quarche rompipalle! (va a sedere e si mette a fare i                        compiti di scuola)

                                                            SCENA III^

                                         ALESSIA-ESATTORE-SONIA

ALESSIA       (f.c.) Dica.

ESATTORE   (f.c.) Bonasera. Vengo da parte del dott. Trippetti.

ALESSIA       (f.c.) E allora?

ESATTORE   (f.c.) Scusate, signora, ma avrebbe da regola' 'na questione co'                                Moroni Enzo.

ALESSIA       Prego, s'accomodi. (Entrano) Mo' je lo vado a chiama'. Con                            permesso?

ESATTORE   Prego. (gira, guardandosi intorno; poi vedendo Sonia intenta                         allo studio le siede accanto) Classico? (nessuna risposta.                              Ripete) Studi classici?

SONIA            (seccata) Si!

ESATTORE   Brava! ..Bravissima..Eh lo studio è lo studio, nun se scherza.                        Puro io, quanno ero piccolo, studiavo....studiavo forte....                           promettevo. Poi la cattiva compagnia...(pausa) Quella                                    benedett'anima de mi madre me lo diceva sempre, ma io ...                             gnente: donne, divertimento, gioco, alcol...

SONIA            Insomma, Bacco, tabacco e Venere. Mica male.

ESATTORE   Sei stata sempre promossa?

SONIA            Quasi..

ESATTORE   Come quasi? Uno è o nun è.

SONIA            (scorbutica) Aoh! Quasi o cor quasi, fa 'n po' te!

                                                            SCENA IV^

                                            ESATTORE-ENZO ALESSIA

                        (entrano Enzo e Alessia. Sonia esce sbuffando. L'esattore si                                    alza e saluta)

ESATTORE   Sor Moroni, bonasera. Nun so' si già je l'ha detto la sua signora.                  Me manna er dott. Trippetti...Trippetti Mario.

ENZO             Si, ho capito.

ESATTORE   Pare.... che la questione comincia a diventà 'n po' delicata e...                      allora.....

ENZO             ....ha mandato lei pe' rappresentallo...immaggino.

ESATTORE   Nun so' si è era caso de parlanne davanti a la signora.

ENZO             Pe' mi moije nun ce so' segreti. (rivolto ad Alessia) Er famoso                        prestito..quello de cinquanta mijoni...

ESATTORE  ..e già, cinquanta. E mo' pare, che so' puro aumentati.                                    (minaccioso)              L'urtimo versamento, nun è stato effettuato!

ENZO             Si lo so...nun ho potuto...ciò avuto dei probblemi, ma prima o                        poi, je lo dica ar dottor Trippetti, nun mancherò....

ESATTORE   Lo sai, che nun c'è né prima né poi; le scadenze so' scadenze e                  bisogna rispettalle! Sinnò....(fa un cenno con il dito che lo                                  avrebbe sgozzato)

ALESSIA       (vedendo il marito in balia dell'esattore, interviene) E che sarà                       mai! Mi marito nun s'è mai fatto guarda' dietro, li debbiti li ha                           sempre pagati e me pare che, fino adesso, troppi ve ne ha già               dati de sordi! Solo che, mo', è un brutto momento, ma passerà.                      (convincente) Ditejelo  ar Dott. Trippetti de avecce 'n po' de                           pazienza.

ENZO             In fin de' conti, j'ho dato l'officina pe' garanzia, mica chiacchiere!                 E' 'na questione de quarche giorno. Ciò diversi clienti che me                dovrebbero paga'.

ALESSIA       (supplichevole) Dico, puro lei, ce la metta 'na bona parola! Che                                nun ce l'ha 'n core; 'na famija da sfama'...

ESATTORE   Io, nun ce posso fa gnente, ciò 'n ordine. Dovete da                                        paga'!....Tutto quello che posso fa, puro perché so' bono, è de                       aspetta' massimo fino a 'st'artra settimana. (tira fuori un                           taccuino) Ecco, te metto in fonno a la lista. Giuro ch'è la prima                       vorta che lo faccio; speriamo de nun dovemmene pentì.

                        (si avvia all'uscita)

ALESSIA       Grazie! (l'accompagna)

ENZO             Arrivederci.

ESATTORE   (si gira) Una settimana! (esce)

                                                            SCENA V^

                                          ALESSIA-ENZO-AGOSTINO-SONIA

ALESSIA       (rientrando disperata) Come famo? Come famo?

ENZO             (cerca di consolarla) Nun dispera', vedrai che in quarche modo                                se farà.

ALESSIA       E quale modo, qui nun ce fa più credito nessuno.... manco er                       pizzicarolo. Tra 'n po' se magneremo l'officina! Stavamo meijo              quanno lavoravi sotto padrone. Lo stipendio era poco, ma                                armeno c'era! Nun ce avevamo tutti 'sti grattacapi!

ENZO             Ma si, quello pure, me pagava a tozzi e bocconi! Che te sei                           scordata? Me faceva lavora' dodici ore ar giorno, senza                                   considera' li straordinari! Er vero guajo, è stato, quello de                                 mettemme ne' le mani de quer fijo.. (si morde la mano per non                       dire la parolaccia) de' Trippetti. E si ché me avevano avvertito:                     "Quello è 'n avvortoijo. Je chiedi cinquanta e ner giro de poco je                       devi da' cento!" Pensavo de faccela e invece...(disperato)                          (pausa) Alè! Io, me sa che, prima o poi, me ammazzo!

ALESSIA       Nu' lo dì manco pe' scherzo! C'hai detto poco fa? ..In quarche                      modo faremo. Bisogna esse fiduciosi; strigne li denti. (breve                           pausa) Mo' vedo si posso trova' 'n lavoro puro io.

ENZO             Lavoro...lavoro...qui se tratta de trova' 'na cifra entro breve                              tempo...me basterebbero, pe' adesso, 'na ventina de mijoni, ma                 in do' li trovo? Chi me li dà?

                        (entrano Agostino e Sonia)

AGOSTINO   (va verso il padre; lo guarda in viso e subito dopo si gira verso                      la madre e con lo sguardo la interroga)

ALESSIA       (piangendo) Agostinu' che voi sape'? Tu sei 'n' anima                                                  innocente....

SONIA            Innocente? A ma'! Je poi dì tutto. L'età ce l'ha!                                             

ALESSIA       Stamo a passa' 'n guaijo...

ENZO             (sminuendo) Gnente, me sta' a manca' er lavoro e così nun                           riesco più a paga' er debbito c'ho fatto, quanno ho comprato                                   l'officina..

SONIA            SI è gnente, tu nu' lo pagà, che te frega. Tanto oggi fanno tutti                     così. E' er consumismo! Se fanno li debbiti e nun se pagheno.               (vedendo che la stavano guardando stranamente) Che nu' lo                 sapevate, è la moda.

ALESSIA       (rivolta al marito) La moda! Hai sentito? (rivolta a Sonia) Tutto                       questo perché nu' studi..sei 'na somara..

SONIA            Ma che c'entra mo' la scola? La devi sempre ficca' de mezzo.

ALESSIA       C'entra, c'entra e puro si nun c'entra ce la vojio fa entra'! Va                          beh!

ENZO             Si nun pago, me pignoreno l'officina e divento disoccupato.                                     Mica ciò la cassa integrazione, io.

AGOSTINO   (generosamente fa capire che avrebbe sistemato tutto lui. Esce)

ENZO             (non riuscendo a comprenderlo) Puro 'sto fijo me doveva da                          capita'. Nun poteva esse come tutti l'artri. M' avrebbe dato 'na                      mano; avrebbe lavorato; invece de sta' a perde tempo co' quer                       pianoforte da la mattina a' la sera.

SONIA            A proposito, ma quanno je lo riporteno? Quello senza nun ce sa                  sta.

ENZO             E capirai, co' tutti 'sti cavoli....

AGOSTINO   (entra con un fascicolo, una cassetta e una lettera)

ALESSIA       (apre la lettera che le porge Agostino e legge)"Egr.Sig.                                    Angeletti, le invio questo mio componimento musicale, come da              lei, a suo tempo, richiestomi, sperando che sarà di suo                             gradimento e adatto allo spettacolo che state per approntare.                        Ringrazio e saluto. Agostino Moroni" (ripone la lettera) Figlio                               mio. (commossa) De sicuro hai fatto 'n ber lavoro..ma è 'na                                 speranza..(tristemente) (poi rivolta a Sonia) Che ore so'?

SONIA            (guarda l'orologio) Mezzanotte.

                        (buio)            

                                                SCENA VI^

                                    ALESSIA-AGOSTINO-ENZO

Giorno dopo; mattina; Alessia sta sfaccendando . Entra Agostino, l'avvicina e la bacia; Alessia lo abbraccia con tenerezza.

                                               

ALESSIA       Bello de mamma! Hai dormito bene?

AGOSTINO   (annuisce; poi siede e comunica a modo suo. Dopo diverse                          spiegazioni, Alessia ride; nel mentre entra Enzo, che si ferma                     ad osservarli; si avvicina incuriosito; Alessia lo nota.)

ALESSIA       Hai capito tu fijo?

ENZO             Lo sai che io nu llo capisco.

ALESSIA       Me stava a raccontà 'n sogno.

AGOSTINO   (la sprona a descriverlo ad Enzo)

ALESSIA       (ridendo) Si, si mo' je lo racconto. Allora, stanotte, s'è sognato                       che stava in barca e cantava ...

ENZO             Cantava?

AGOSTINO   (annuisce contento)

ALESSIA       E' 'n sogno! No? Insomma, remava e cantava e mentre annava                    avanti così; fora dell'acqua, sarta 'n pesce che piagneva e stava                        sospeso in aria. Allora, Agostino je domanna perché piagne e                         quello co' le pinnette piccole, piccole, je fa segno e je fa capì                         perché è muto.

ENZO             'N sogno strano..

ALESSIA       Aspe' ! Che n'è finito. Poco dopo, ne sarta fori 'n artro e puro                         quello la stessa storia e poi 'n antro ancora e puro quello                                    uguale e poi tanti artri e piagnevano tutti disperati. Allora,                               Agostino, pe' consolalli, je confessa ch'è muto come loro. (si                                     sofferma un attimo presa da risata frenetica)

ENZO             E poi ? (la incalza)

ALESSIA       A quer punto, uno de ' sti pesci, co' voce grossa je chiede " ..e                      come facevi a canta'?" (ride di nuovo)

ENZO             (la guarda stranamente, rivolto verso il pubblico) Me sa che, li                       morzi de la fame se cominceno a fa senti. (rivolto poi ad                           Agostino) Un ber sogno. Nun c'è che di'. Puro si nu' l'ho capito.

ALESSIA       E che li sogni se deveno capì? So' astratti.... Ponno esse                               premonitori....

ENZO             E questo che premonisce? A 'sto monno già parlamo in troppi,                     figurete si se metteno a parla' puro li pesci. Capirai, dopo tutto                      'sto tempo che so' stati zitti, ce ne avrebbero de cose da di'! Ce                sarebbe la rivoluzione nelli oceani...solo pe' tutto er petroijo che                   je famo magna'!

ALESSIA       Ma io intendevo pe' Agostino. Infatti, tu lo sai quanto lui ama la                    musica e je piacerebbe canta'.

AGOSTINO   (cerca di farsi capire da Enzo)

ENZO             (scoraggiato che non lo comprende, a Alessia) Traduci!

ALESSIA       Pe' forza nun ciài pazienza....Ha detto, che li sogni ciànno un                      significato psicologgico, che, così su' du' piedi, nun se                              capischeno, ma che se ponno interpreta'.

ENZO             (adirato) Che li pesci nun parleno, se sa; sarteno                                              dall'acqua..quarche vorta,  lo fanno, ma che resteno sospesi per                 aria ..boh! E poi Agostino che canta. Magari! ..Senti! Lassamo               perde 'ste stupidaggini..

ALESSI          E' meijo! Tanto tu nun ciài la sensibbilità pe' 'ste cose..sei 'no                       zzotico!

AGOSTINO   (li prega di calmarsi. E ricorda alla madre il pianoforte)

ALESSIA       Ho capito. (al marito) Allora je lo porteno er pianoforte!

ENZO             Ce so' passato. E' pronto. Ce sarebbe solo da pagallo.

ALESSIA       E famolo 'sto sacrificio. (tirandolo da parte) Lo sai che pe' lui è                      tutto.

ENZO             Ma so' du'cento mila lire...

ALESSIA       Le risparmiamo su la spesa..

ENZO             (convinto) Fa 'n po' te. Pero', sappi che de ova ar tegamino, nun                   ne posso più. Ce manca che me crescheno le penne come li                   polli. Tié Agostì, ecchete le du'cento mila lire. Paga e fattelo                                  portà.

AGOSTINO   (Prende i soldi. Ringrazia e va in camera sua)

ENZO             Ale', vado in officina, ciò 'n lavoretto da fini'. Starò a casa pe'                        l'ora de pranzo.

ALESSIA       Ma mo',  puro la domenica?!

ENZO             E che nu' lo sai come semo combinati. Devo spigne...Famme                       trova' quarcosa de bono.

ALESSIA       De bono....er solito...

ENZO             Inventete quarche cosa. (la bacia e si avvia)

ALESSIA       Me sa che l'hanno già inventate le galline!

                                              SCENA VII^

                        ALESSIA-MILENA-AGOSTINO-STEFANIA-ALESSIA

(squilla il campanello)

ALESSIA       Mo' chi è? (va ad aprire) (f.c.) Ah, Mile' sei te?

                        (entrando) vié, vié, entra, scusa er disordine, sai pe' noi è 'n po'                    presto..

MILENA         Scusi lei l'ora, ma dovevo parla' co' Sonia.

ALESSIA       Mettete a sede, che te la vado a chiama' (esce)

(Milena nell'attesa prende un giornale e legge. Nel mentre entra Agostino che la vede, con passo felpato, le si ferma davanti e gli scosta il giornale; Milena si mette paura)

MILENA         (tenendosi il petto) Te possino! M'hai messo 'na paura!

AGOSTINO   (la saluta con un inchino)

MILENA         Come sei galante. (lusingata) Rifallo 'n po'.

AGOSTINO   (ripete il gesto in più le prende la mano e gliela bacia)

MILENA         ..E si, si ...sei proprio galante..sembri venuto da tempi                                     lontani...sai, si nun eri er fratello de la meijo amica mia, chissà                        forse avremmo potuto combina' quarche cosa.

AGOSTINO   (Annuisce contento)

(Entra Sonia. Agostino saluta Milena facendole un inchino ed esce di casa)

SONIA            (lo guarda perpelessa, poi rivolta a Milena) Nun ce fa caso,                           diventa sempre più strano. (la saluta)

MILENA         Ma sai che te dico, tutto sommato nu' me dispiace...è 'n po'                             eccentrico...galante...come se dice ...gentil'omo.

 

SONIA            (preoccupata vedendo l'amica sognante) Ma dì, ma che t'ha                          dato fastidio?

MILENA         No! Anzi...

SONIA            Nun te fida' de Agostino, che co' quell'aria de' damerino..parla                     gnente, ma ficca bene...

MILENA         Ma che dici? Si è timido, timido.

SONIA            Me credevo pure io. Anzi, pensavo, che questo, le donne, nun                     sapesse manco che fossero; sempre mammina e solo                             mammina..Aoh! Invece l'artro giorno, pe' caso, l'ho sorpreso,                    addirittura, co' una der palazzo, che se baciava.

MILENA         E lui t'ha visto?

SONIA            No, ho fatto giusto in tempo a nasconneme.

MILENA         Lei chi è?

SONIA            Nun te lo posso di'.

MILENA         Ma dai! Semo amiche d' 'n pezzo!

SONIA            (ci pensa) Me prometti che lo tieni pe' te?

MILENA         Te lo giuro!

SONIA            E' la professoressa Stefania.

MILENA         Ma chi? Que'la zitellona der terzo piano?

SONIA            Proprio lei.

MILENA         Hai capito? Tutta chiesa, casa, lavoro.....e a' Agostino je piace                      que' la cozza?

SONIA            E infatti, figurete io come so' rimasta, conoscendo mi fratello...

                        Me so' puro detta, sai de le vorte la troppa astinenza, te fa fa'                         passi strani..e inconsurti..

MILENA         Pe' me, quella è tarmente allupata, che ha approfittato                                    della sua innocenza.

SONIA            Pe' allupata, te posso garanti' ch'è allupata sur serio, ma                                gostino m'ha proprio delusa.

MILENA         Comunque, 'na prima vorta ce doveva esse puro pe' lui ...

                                    (Suonano alla porta Sonia va ad aprire)

SONIA            (f.c.) Nominata e vista!

STEFANIA    (f.c.) Come?!

                        (entrano)

SONIA            Io e l'amica mia stavamo parlando de scola, professori e                                 allora...

STEFANIA    Ah! Giusto! ..Bene! ..Che simpatica!

SONIA            Prego s'accomodi.

STEFANIA    Un minuto soltanto. Volevo parlare con la mamma, è in casa?

SONIA            Mo' je la chiamo. Ma'!.... Ma'! ...(urla più forte) Ma'!!!

                        (entra Alessia di corsa, asciugandosi le mani con un                                      canovaccio)                  

ALESSIA       Che te strilli! (accorgendosi di Stefania si blocca di colpo)                               Signorina Stefania.  Buongiorno! (Stefania risponde al saluto)                 Scusi é? Ma dentro 'sta casa si nun se urla ...a che è dovuta la              visita?

STEFANIA    (imbarazzata) Le dovrei parlare.

SONIA            (capita l'antifona) Ma', noi uscimo! Ciao!

ALESSIA       Va beh, nun torna' tardi, me raccomanno!

SONIA            Aridajie co' 'sti tardi, che palle! (rivolta a MIlena) Annamo va,                         che qui se soffoca!

MILENA         Arrivederci!

ALESSIA       Ciao!

STEFANIA    Addio! Care!

                        (Sonia e Milena escono)

                       

                                            SCENA VIII^

                                    ALESSIA-STEFANIA

ALESSIA       Le posso offrire un caffè?

STEFANIA    No, grazie. L'ho preso or ora.

ALESSIA       Queste ragazze moderne so' proprio scostumate, ha sentito che                  rispetto pe' la madre.

STEFANIA    La comprendo. Capirà, le ho davanti agli occhi ogni giorno.

ALESSIA       Già! E chi meijo de lei lo po' sape'? M'ero scordata che  è                               professoressa..

STEFANIA    Mi creda, talvolta, usano un frasario che... non saprei come                          definire: contorto, diabolico e anche incomprensibile. E non dico                    poi quando, s'imperversano in un teorema complicato, con                             pensieri strani ed obliosi che soltanto loro, naturalmente,                               riescono a comprendere.

ALESSIA       (guardandola imbambolata)  ..Certo, certo, altro che, come no, e                   che sarebbe...certi discorsi strani, temi , remi, oblosi e chi li                                    capisce...(ride imbarazzata).

STEFANIA    (ignorandola) Per dirne una. L'altro giorno interrogai Cesaretti,                     un ragazzo di quartiere e gli domandai: "sai dirmi qual'è la                              regione d'italia più ricca di popolazioni etnicamente diverse tra                  di loro?" (pausa) Sa cosa mi rispose?

ALESSIA       Nun saprebbe proprio.

STEFANIA    Queste furono le esatte parole del Cesaretti (imita) " De sicuro                     er Prenestino. Capirai, lì ce so': li zzingheri, li negri, li polacchi,                       li marocchini e puro le mignotte!"

ALESSIA       No, nun ce credo (ridendo di cuore)

STEFANIA    Glielo giuro su ciò che ho di più caro al mondo. Queste furono                     le sue testuali parole. Ora, cara signora Alessia, si rende conto,                     in quale degrado di cultura ci siamo inabissati oggidì?

ALESSIA       Paurosa, paurosa......Ma a proposito, non m'ha detto a che devo                  er piacere della sua visita? Visto che la cosa non capita tutti i                giorni.

STEFANIA    Giusto, me ne ero quasi dimenticata.....C'è Agostino?

ALESSIA       No, è uscito poco fa. E' andato a prende er pianoforte...credo.                       Sa, lui è amante della musica classica e del canto.

STEFANIA    Si vede, ch'è un animo molto sensibile e nobile...(pausa) Sono                    qui perché...è bene che lei lo sappia...

ALESSIA       (preoccupata) Che c'é? Che devo da sape?'

STEFANIA    Ebbene. (pausa) Cara signora Alessia... (pausa) Io, Stefania                         Alicetti, professoressa di lettere, nubile da più di ...da qualche                        anno. Sono pazzamente innamorata di suo figlio Agostino e lo               vorrei sposare.

ALESSIA       (siede quasi svenuta, colpita dalla rivelazione) Come? Come?                     Nun ho capito bene.

STEFANIA    Mi ha colpito, appunto, la sua sensibilità; quella sua dolcezza  e                  quel fisico forte, tremendamente forte...

ALESSIA       (con voce fievole) Ma si je potrebbe esse fijio?! Lei si nu mme                       sbaijo cià la mia stessa età..

STEFANIA    Ma l'amore non ha età, e l'età è legata allo spirito e io..non per                      dire..sono spiritosissima...(ride norvosamente) quindi..

ALESSIA       Sotto spirito. (verso il pubblico) (a Stefania) Ma, Agostino, ce lo                     sa?

STEFANIA    Penso di si.... almeno credo..daltronde lui non parla...e non                          parla!

ALESSIA       E già, c'è puro 'sto probblema....Così, si ho capito bene, lui nun                    sa ancora gnente de 'ste sue intenzioni, diciamo serie.

STEFANIA    Abbiamo parlato a lungo di tante cose, soprattutto dell'amore!

ALESSIA       Parlato.., parlato. Me piacerebbe de vedello, Agostino che                             parla..mah!

STEFANIA    Abbiamo parlato; della vita; dell'importanza del nostro io; dei                                     simili che ci circondano;  delle loro pene; dei desideri;                                          dell'attrazione dei sessi...

ALESSIA       Ce lo sapevo. (tra i denti)

STEFANIA    Ed è stato lì che ci siamo abbracciati e baciati.

ALESSIA        (interrompendola bruscamente)   No! E Agostino c'è stato?                           Insomma c'ha detto? C'ha fatto? Oddio mio? (scettica disperata)                     Ha fatto capì ch'era daccordo?

STEFANIA    (estasiata) Ha taciuto. Ma, da quel bacio, ho capito che, ormai                      l'amore era sbocciato.

ALESSIA       Ancora nun ce posso crede, mi fijo che bacia 'na donna! (con                       disprezzo) Donna poi?  (indagando) E poi che artro ha                               combinato? 'Sto disgraziato! Ammaliato dall'amore pe' lei?                            (sarcastica)

STEFANIA    Veramente....sono stata io a baciarlo per prima. Lui è                                      così timido.

ALESSIA       Ah! Me pareva, mo' vedo le cose sotto 'n antra dimenzione!                           (rivolta verso il pubblico) De sicuro s'è fatto rimbambì da tutte               'ste parolone...

STEFANIA    Per me, è stata una vera prova d'amore e anche per                                        lui...penso...

ALESSIA       Lo credo. Quello, le uniche donne, che ha conosciuto, so' la                                    madre e la sorella... mica perché è brutto, è che quer difetto l'ha               intimidito, ecco..

                         

STEFANIA    Io non ci faccio caso, anzi, Agostino è così..così dolce, proprio                      per questo motivo lo voglio sposare. Cosa ne pensa della mia                  proposta? Ed  anche io, daltronde, è troppo tempo che sono                               sola..

ALESSIA       (avvilita) Eh! Lo immaggino!

STEFANIA    Ho bisogno di qualcuno di cui occuparmi. (pausa)      

ALESSIA       Che je devo di'. Agostino è adurto.. è maggiorenne e deciderà                      da solo. C'è 'na cosa, però, che nun ha considerato..

STEFANIA    Cosa?

ALESSIA       ...A parte l'eta', che pure lì...Er fatto che, Agostino è disoccupato,      se po' dì ...cronico.

STEFANIA    Non è un probblema. C'è il mio stipendio. Ho anche qualche                                    proprietà . Non abbia timore. Io ora la saluto. Sono sicura, che                 Agostino mi amerà. Lei intanto gliene parli..mamma! (si alza e si              avvia)

                                   

ALESSIA       (l'accomapagna) Si fossi in lei nun ne sarei troppo sicura,                             anche, perché mi fijio, spesso nun se capisce.....nun parla.                              (calcando il tono)

STEFANIA    (f.c.) MI faccia sapere.

ALESSIA       (f.c.) Arrivederci.

                       

                        (si ode la porta che si chiude.)

                                                            SCENA IX^

                                             ALESSIA-FABRIZIO-AGOSTINO

                        (Alessia rientra, parlando da sola)

ALESSIA       Hai capito? Er gatto morto. Mo' quanno rientra!

                        (suona il campanello dell'ingresso. Alessia va ad aprire)

ALESSIA       (f.c.) Fabbrì! Chi nun more se rivede!

FABRIZIO      (f.c.) Che voi fa, è passato 'n po' de tempo.

                        (entrano)

ALESSIA       E come mai 'sta visita inaspettata?

FABRIZIO      ...Sei mi sorella no? E allora passavo de qui e me so' detto:                           "Fammela annà a trovà, che si dovesse sape' che so' stato da                'ste parti senza venilla a salutà, poi chi la sente..."

ALESSIA       (dal mobiletto tira fuori un fiasco di vino) Dì la verità. Tu sei                             venuto a trovà questo, artro che tu sorella. (gliene riempie un              bicchiere)

FABRIZIO      Ma che dici?...Comunque mo' l'hai versato ...(lo trangugia con                                  mano tremante) Enzo come sta?

ALESSIA       Male Fabbrì, semo pieni de debbiti. Enzo lavora come 'n                                somaro. Ma è una goccia in un mare. Nun ce fa più credito                            nessuno. Nun so fino a quanno durerà.

FABRIZIO      Ma dici sur serio? Eppure, urtimamente l'ho incontrato e m'è                                     sembrato abbastanza soddisfatto.

ALESSIA       Nu' lo dà a vede'. E' così. Cerca de nisconne. Er fatto è, che cià                   'n debbito grosso co'n certo Dott. Trippetti..

FABRIZIO      Ma chi? Er cravattaro?..Capirai. Ma come ha fatto..E' robba che                    lo conoscono tutti quell'aguzzino! Enzo, così furbo, c'è ito a                           cascà...poteva veni' da me, je la davo io 'na mano.

ALESSIA       Da te? Ma si nun ciài avuto mai 'na lira manco pe' piagne!

FABRIZIO      ..C'hai capito? ...L'avrei consijato...

ALESSIA       Tu, consiji? Ma si hai fatto morì mamma de crepacore!

FABRIZIO      Aridaije co' 'sta storia! ..Mo' me ne vado! (accenna ad alzarsi)

ALESSIA       Va beh! Sta bono, resta. (gli riempie il bicchiere nuovamente)

                        Quanno te lo trovi 'n lavoretto?

FABRIZIO      E come? Dopo quer fatto che ciò avuto co' la giustizia, (beve)

                        nessuno me vole. (alza la voce) E si che ce avevo raggione da                    venne!

ALESSIA       A te, è questo che te arovina! (indica il fiasco del vino)

FABRIZIO      E' l'unico amico che m'è rimasto! Senza nun saprebbe vive! (lo                                tira a sé e lo accarezza)

ALESSIA       Ma quale amico! L'amici so' quelli che te aijuteno, no quelli che                   te affosseno!

                        (Si sente aprire la porta d'ingresso. Entra Agostino.)

AGOSTINO   (vede lo zio, gli va incontro e lo saluta gioiosamente)

FABRIZIO      Agostì, bello de zio! Fatte vede. Ormai sei 'n omo! E chi te                              ferma! Dì 'n po' in do' vai giranno? Stai a cercà 'n lavoro?                                  (rivolto verso Alessia) Me sa, ch'è più facile trovallo pe' lui, che               pe' me!

 AGOSTINO  (ride)

FABRIZIO      (si riempie il bicchiere) A te t'ha bollato 'na disgrazia e a me la                      giustizia o mejio l'ingiustizia!

ALESSIA       So' du' cose diverse! (toglie il fiasco dal tavolo) E tu, bigna che                     la finisci co' questo!

AGOSTINO   (mostra lo spartito musicale allo zio e gli fa capire di avere                             molta fiducia in questo suo futuro mestiere)

FABRIZIO      (blocca Alessia ed il vino) Un momento! (poi ad Agostino)                              Questa, sicuramente è 'na bella cosa. Ma servirà? Tu, Agostino                      bello, te devi da cercà un lavoro serio; uno fisso pe' capisse; co'                 la malattia tua, potresti impiegatte in quarche Ministero. Sai,                         l'invalidi ciànno la precedenza, anzi, è rimasto l'unico modo pe'                   entrà a 'sti posti. Tu, te fai assume e poi te metti puro a parlà.                  Tanto nu' je ne frega 'n cazzo a nessuno!  Certi, pur de entrà,                         fanno carte farse! (rivolto ad Alessia) Te lo ricordi er sor                                   Antonio, che fece quer certificato de farso invalido, dicenno                                    ch'era 'n po' matto? (beve)

 AGOSTINO (con cenni fa capire di conoscere quella storia da un pezzo)

ALESSIA       (ride) Eccome! Nu mme lo ricordo!

FABRIZIO      E te aricordi quello che je risposero quanno presentò la                                 domanna?

ALESSIA       Artro che! Je dissero; che de matti ce ne stavano già tanti senza                  certificato!

                        (ride)

FABRIZIO      Ce provò e fu sfortunato...(rivolto ad Agostino) Oh! Ma a certi,                       j'ha detto bene, eh? (riempie nuovamente il bicchiere di vino,                barcolla. Agostino lo aiuta a stare dritto)

ALESSIA       (mette via il fiasco) Mo' basta! Nun devi esaggera'!

AGOSTINO   (a modo suo, lo rimprovera; poi lo saluta e si ritira in camera)

FABRIZIO      Ciao Agostì! Aricordete de quello che t'ho detto! (rivolto ad                             Alessia sempre più traballante) Ale', io mo' me ne vado.                          Saluteme quer ciocco de tu marito e dije de nun disperà, che              prima o poi, le cose se aggiusteno.

ALESSIA       Speriamo....Ah! Ma la sai l'urtima?.....Mettete a sede, che te la                       voijo racconta'.

FABRIZIO      Ch'è successo? (si rimette seduto)

ALESSIA       Te dico io..te dico io!...Reggete forte! (pausa) Nun m'è venuta a                    trova' a sora Stefania...

FABRIZIO      Stefania chi?

ALESSIA       Ma la professoressa der piano de sotto!

FABRIZIO      Que' la racchia? ..'n po' strana?

ALESSIA       Si proprio lei. E indovina chi se vorebbe sposà?

FABRIZIO      Forse er cane der portiere..solo quello ce avrebbe lo stamaco                       de....

ALESSIA       Macché! Se vorebbe sposa' Agostino nostro!

FABRIZIO      Ma che dici? Capirai, primo, Agostino je potrebbe esse fijo,                            seconno, è 'na bella cozza e terzo, si è vero, Alè! Pensece te!

ALESSIA       E che te pare? Mica so' nata ieri! Figurete che quanno è venuta                  pe' raccontamme 'sto suo desiderio...m'è preso quasi 'n corpo!

FABRIZIO      Te credo!

ALESSIA       Ma lo sai che m'ha fatto crede?... Che Agostino j'ha dato giù...

                        'sto paravento! Nun ce lo facevo...mi fjio che bacia 'na donna!

FABRIZIO      Er fatto è che tu lo vedi sempre come 'n regazzino...se potrebbe                   ave' 'n bicchiere de vino? Me sento la gola secca. (Alessia                                  riprende il fiasco e lo accontenta) (pensandoci) Però che                                stomaco!....Ma sì, dartronne, basta che resipereno! Diceva 'n                         amico mio.  (ripendandoci) Oh! Ma da lì a sposassela! Nun                            famo scherzi!

ALESSIA       Che semo matti! ..puro, che piena de sordi com'è,oggi come                          oggi, potrebbe tornà comoda ...(riprendendosi) Comunque, pe'                        quanto me riguarda, deve  da passà sur mio cadavere! Questo                 è certo!

                        (si sente aprire la porta della camera)

ALESSIA       Me sa ch'è Agostino. Je voijo fa quarche domanna a proposito.

FABRIZIO      Daije va! So' proprio curioso. Poi me ne vado.

AGOSTINO   (entra; cerca il copione musicale; vede lo zio e fa cenni di                              sorpresa trovandolo ancora lì. Vedendosi fissato; chiede cosa               avessero da guardarlo in quel modo.)

ALESSIA       Vie' 'n po' qua.

AGOSTINO   (si avvicina)

ALESSIA       Te devo da parla'.

FABRIZIO      Te deve da parla'.

AGOSTINO   (li guarda curioso)

ALESSIA       M'è venuta a trova' la sora Stefania...sai...la professoressa.

FABRIZIO      (sempre più ubriaco) La professoressa. (con fare d'intesa)

AGOSTINO   (subdorando qualcosa, si mette sulla difensiva)

ALESSIA       E m'ha detto..

FABRIZIO      J'ha detto..

ALESSIA  E

FABRIZIO      (all'unisono) Che te se vorebbe sposa'!

AGOSTINO   (Ha un sobbalzo; nervosamente, come non mai, cerca di                               spiegare che lui non ne vuol sapere e che non c'entra niente;               racconta di essere stato, dopo una lunga chiacchierata,                                   aggredito dalla professoressa e che mai e poi mai avrebbe                             immaginato che finisse in quella maniera)

ALESSIA       (lo calma) Si, si, ho capito tutto: Quella è una che vive de                              fantasie, s'è creata tutta 'sta storia...Seconno me, poi, cià 'na                       fame! (gesto con la mano)

AGOSTINO   (Annuisce)

FABRIZIO      Muto, si! Ma mica scemo! (ride) ..Mbeh! Mo' me ne posso anna'                    tranquillo. Anzi, Ale'! Si mme offri 'n antro bicchierozzo, vado via                       ancora più sereno.

ALESSIA       (lo accompagna alla porta quasi spingendolo) No! Mo' basta sur                   serio. Ciao, Fabbrì! La strada la sai. Viemme a trova' più                              spesso!

FABRIZIO      Stanne certa! Ciao! (la bacia.)

                        (Alessia lo aiuta ad uscire, facendogli capire che manda cattivo                   odore, per tutto il vino che ha bevuto.)

                                               

                                                            SCENA X^

                                    ALESSIA - AGOSTINO POI SONIA

ALESSIA       Pero', m'hai fatto mette 'na paura.

AGOSTINO   (le si avvicina contento della gioia di Alessia)

ALESSIA       E' proprio brutta!  (lo abbraccia) Te dico io. Je piacerebbe 'n                           pollastrello come te. Comunque stupida nun è, sicuramente ha              capito che, 'n giorno, sarai 'n gran musicista...

AGOSTINO   (si avvilisce)

ALESSIA       Adesso che c'è?

AGOSTINO   (spiega che non è più tanto sicuro che la sua musica sia                               piaciuta, non avendo avuto ancora nessuna risposta e ha paura                  di non essere stato preso in considerazione.)

ALESSIA       Nun te avvilì. Je ce vorà 'n po' de' tempo. Io so' sicura che la                                     musica che hai scritto, sarà apprezzata. E poi, ricordete, li                                cavalli vincenti, prima o poi escheno .

                        (entra Sonia)

SONIA            A ma'! Ho visto 'n vestitino...

ALESSIA       E no! Me dispiace, ma 'sto mese nun se po' fa'!

                       

SONIA            E mo', me so' stufata! Sempre la solita storia. (piagnucola)

                                   

ALESSIA       Perché? Vai in giro nuda?

SONIA            Sarebbe meijo. Armeno, forse, rimedierei quarche lira pe'                               vestimme.

AGOSTINO   (le si avvicina e sta per picchiarla; Alessia lo blocca)

ALESSIA       (mincacciosa) Nu' lo di' manco pe' scherzo!

SONIA            Me so' stufata de vive ne' la miseria. L'amiche mie cambieno                        vestito 'na vorta ar giorno! Beate loro! Io, invece, pe' fa vede'                  che ciò tanti vestiti, me li faccio prestà, co' la scusa de provalli,                 mo' da una mo' da 'n'antra...

ALESSIA       ..E nun te schifi?

SONIA            Meijo che porta' sempre lo stesso...

AGOSTINO   (fa gesti di stizza. E le fa capire che lui non se ne era mai                              accorto)

SONIA            Nun ve ne sete accorti mai, perché me cambiavo da' le amiche                    mie e de certo qui ce ritornavo cor solito vestito...

ALESSIA       Tu sei proprio matta! (esce va in cucina)

                                                            SCENA XI

                                    SONIA - AGOSTINO-MILENA-LINA

                                                           

                        (suona il campanello d'ingresso; Sonia va ad aprire;  Milena e                                  Lina salutano f.c.,)

MILENA         Questa è Lina.

SONIA            Piacere. Io so' Sonia.

                        (entrano in scena)

MILENA         E' 'n'amica dell'elementari. Dopo tanto tempo ce semo riviste e                     allora...

LINA               ..Com'è strana la vita. (poi notando Agostino) E lui chi è?

SONIA            E' uno che abbita da 'ste parti. Mi' padre e mi' madre dicheno                        ch'è mi' fratello.

AGOSTINO   (si avvicina, porge la mano e fa un inchino a Lina)                                         

LINA               (non sentendolo parlare. Chiede a Milena) Non parla?

MILENA         E' muto. Però nun è sordo. Se chiama Agostino.

AGOSTINO   (Annuisce)

SONIA            L'ha ridotto così 'na grande paura, che cià avuto da regazzino.

LINA               Davvero! Com'è successo?

SONIA            Ciàveva otto anni e mi' madre lo teneva pe' mano. Lei era piena                   de penzieri, come sempre e mentre attraversavano la strada, 'n                  camion je frena a du' centimetri pe' nun ficcalli sotto. Nun te                                     dico; mi' madre svennette da la paura e Agostino, da quer                             giorno, perdette la parola.

AGOSTINO   (si fa triste)

MILENA         Agostì nun è gnente, in fin de' conti, se dice ch'er silenzio è                                     d'oro.

LINA               I dottori cosa dicono? Ci sono speranze di guarigione?

SONIA            Si, pe' loro 'na speranza c'è..

LINA               E quale?

SONIA            Ce vorebbe 'n artro shocche. Ma si nun è stato bono manco er                     bacio de la professoressa Stefania...

AGOSTINO   (sobbalza)

MILENA         Allora nun ce so' speranze.

LINA               Chi è questa professoressa, la sua fidanzata?

SONIA            (a Milena) Aoh! 'St' amica tua è proprio 'n'impicciona! (a Lina)                       Fattelo spiega' da lui. Noi annamo 'n attimo in cammera mia. (a                       Milena) Te voijo fa senti' l'urtimo successo de Dalla!

MILENA         ..E che nu' lo conosco?

                        (escono)

                                                            SCENA XII^

                                                      LINA - AGOSTINO

LINA               E' triste non poter comunicare, vero?

AGOSTINO   (sorride e le fa capire, ripetendosi più volte, che ci si fa                                   l'abitudine)

LINA               Giusto. Si fa l'abitudine a tutto. Tu hai degli interessi? Per                             esempio; questa professoressa, che hai baciato, è la tua                          donna?

AGOSTINO   (le fa capire che, con quel bacio, lui non c'entra niente, è stato                     un sopruso che ha ricevuto e che quella professoressa è una               libidinosa da far paura. Le dice che ha due grandi passioni: la                musica, che scrive e il canto, il quale purtroppo, non può                                esercitare.)

LINA               Così, diciamo, sei stato violentato? E' la prima volta che sento                      una cosa del genere...

AGOSTINO   (insiste ch'è la verità. Poi chiede a Lina, cosa facesse, invece                       lei, nella vita.)

LINA               (lo guarda) ..Ti credo. (pausa) Tu vuoi sapere cosa faccio di                           bello nella mia vita?...Niente di speciale; vado all'universita';                            frequento delle amiche e qualche volta vado anche a ballare o                   al cinema.

AGOSTINO   (le chiede quale facoltà di studio ha scelto)

LINA               Medicina.

AGOSTINO   (le fa capire ch'è una materia molto interessante. Vedendo che                    non lo comprende, si ripete. Poi, prende un foglio di carta e una                   penna e lo scrive)

LINA               Interessante? Veramente, io avrei preferito lettere. Questa                             scelta, è stata quasi un'imposizione da parte di mio padre.

AGOSTINO   (le chiede perché, allora, non si fosse ribellata. Ripete. Scrive)

LINA               Ribellare? Certo, tu non lo conosci. Io sono figlia unica;                                 mia madre è morta quando ero piccola. E così, il suo amore                          si è riversato tutto su di me.

AGOSTINO   (le fa capire che, allora, tutto sommato, può essere contenta e                      poi, le chiede che mestiere fa il padre)

LINA               Mio padre è ricchissimo, si occupa di affari: commercio,                                  appartamenti, negozi....è  famoso, Trippetti Mario, non                          l'hai mai sentito?

AGOSTINO   (Risponde di no. Prosegue, dicendole che doveva  essere                            soddisfatta, ché, con un padre così, poteva ottenere tutto ciò                   che desiderava.)

LINA               Ho capito bene? Avere tutto?...No, anzi ti dirò, è un tirchio di tre                   cotte. (cambiando discorso) Ora, parlami di te, dei tuoi genitori.

AGOSTINO   (le fa segno di guardarsi intorno, per capire tutto)

LINA               (fa un giro per la stanza) Famiglia medio borghese. Certo, si                          vede che non ve la passate molto bene.

AGOSTINO   (annuisce tristemente)

LINA               Senti, comunque, tu mi sei simpatico. Non sei il solito farfallone                  borioso di cui il mondo è pieno e mi piacerebbe conoscerti                                meglio...

AGOSTINO   (la interrompe, contento. E le fa capire che sarebbe andato                           volentieri a spasso con lei, anche a prendere un gelato, qualora               lei fosse stata daccordo)

LINA               Benissimo! Andiamo a prendere un gelato. Facciamo così,                            allora ci vediamo, domani mattina alle nove, qui sotto, di fronte                        al giornalaio, ti va?

AGOSTINO   (annuisce felice)

                        (Suonano alla porta. Agostino, scusandosi con Lina, va ad                           aprire. Entrano due trasportatori, che portano il pianoforte)

 

1°TRASPORT.. .  In dove lo mettemo?

2°TRASPORT…lo mettemoooo? (ha una cuffia ed ascolta musica e balla e quindi risponde sempre con voce atona e con tono alto)

AGOSTINO  (Fa cenno di poggiarlo sulla parete di destra del palco: i trasportatori lo posano; poi, non contento, l’invita energicamente a portarlo verso il fondo scena)

1°TRASPORT… qui nu je sta bene. Daje! Vedemo si se decide!

            

2°TRASPORT… nu je sta beneeee? (sempre ballando)

(lo portano verso il fondoscena, accentuando la grande fatica e lo poggiano alla parete.)

AGOSTINTO (prima guarda e considera se può andare, poi, decide di farlo spostare di nuovo verso la parete sinistra)

1°TRASPORT… te pareva? Nu je sta bene manco qua!

2°TRASPORT… nu je sta beneee? Che ce vo’ fa moriiii’? (urlando con voce sempre atona)

(durante il trasporto da una parte all’altra)

1°TRASPORT… ammazza quanto pesa!

2°TRASPORT… pesaaaa! (voce atona)

1°TRASPORT… forza! Che ‘sta vorta ce semo!

2°TRASPORT… ce semooo! (voce atona)

AGOSTINO (non contento ancora. Con cenni energici indica di spostarlo di nuovo verso la parte centrale del proscenio)

1°TRASPORT… nu’ je sta ancora bene!

2°TRASPORT… ‘nartra vortaaa? (voce sempre atona ballando)

AGOSTINO (durante il nuovo trasporto, incita con gesti ed indica dove debbono metterlo)

1°TRASPORT… (cercando di capire) de qua?

2°TRASPORT… de quaaaa? (voce atona, ballando)

AGOSTINO   (fa cenno di si)

1°TRASPORT… daje che stavorta ce semo!

2°TRASPORT… ma che è scemoooo?

1°TRASPORT… ecco, qua. Ce l’avemo fatta. (lo addossano alla parete)

2°TRASPORT… era oraaaa!

(appoggiato il pianoforte alla parete destra, i due si fermano ed osservano Agostino che allontanatosi, cerca di vedere se  è sistemato bene)

1°TRASPORT… vòi vede che nu je sta ancora bene?

AGOSTINO  (fa cenno di spostarlo prima un po’ a sinistra poi a destra)

1°TRASPORT…Così?… No?…Così?…Va bene? 

AGOSTINO (punta  un dito verso il pianoforte e lo avvicina all’occhio)

2°TRASPORT…aho’! Ma che ce sparaaa?!  (sempre ballando e con voce atona)

AGOSTINO (fa cenni di consenso con il capo)

1°TRASPORT…ah! Finarmente!

(poggiano definitivamente il pianoforte a ridosso della parete destra)

2°TRASPORT…semo ar capolineaaa!? (sempre ballando e con voce atona)

1°TRASPORT…(all’amico) se ne potemo anna’!

2°TRASPORT…semo arivatiii?

1°TRASPORT…(togliendogli al cuffia  e dentro l’orecchio) Sineee!

2°TRASPORT… Oh! Che te strilli? Ho capito, mica so’ sordo!

1°TRASPORT…(ad Agostino)  Tutto a posto. (cerca la mancia)

AGOSTINO   ( si fruga un po’ dappertutto, rovescia le tasche dei pantaloni e fa vedere che sono vuote)

2°TRASPORT.  (Al 1° trasportatore) Questi stanno peggio de noi. Annamo                            va!

                        (escono, accompagnati da Agostino. Nel mentre, dalla camera                     rientrano Sonia e Milena)

                                                            SCENA XIII^

                                    SONIA- MILENA - LINA - AGOSTINO

SONIA            A me, Dalla me fa mori'. Dimme quello che te pare...

MILENA         A me pure. Poi, 'st'urtimo long playng, oh! E' proprio forte!

                        (entra Agostino)

SONIA            Di' n' po', a te, te piace Dalla? (a Lina)

LINA               Certo, ma preferisco la musica classica.

AGOSTINO   (è daccordo con lei)

SONIA            (guardandoli, capisce che tra loro c'è una certa intesa.) (A                                           Milena) Hai capito? Ciànno li stessi gusti, li bigotti!

MILENA         Gusti so' gusti....Senti, volemo anna'. Ricordete che Franco e                       Antonio ce aspetteno e è tardi...

SONIA            Ciài raggione! Annamo, sinno', potrebbe puro esse che ce                            molleno.

                       

AGOSTINO    (Indica alla sorella il pianoforte che gli hanno appena portato)

SONIA            Finarmente, te l'hanno portato 'sto pianoforte. (a Milena) E'                            finita la pace. (a Lina) Noi annamo, si tu voi restà, nun fa                                    omprimenti.

LINA               No, no vengo con voi. (ad Agostino) Allora daccordo?

AGOSTINO   (le lancia un'occhiata languida e le fa l'occhietto d'intesa)

                        (Le tre escono. Agostino, danzando, felice, si siede al                                                 pianoforte e suona un pezzo di musica classica.)

                                                 FINE I° ATTO

 

                                                ATTO II°

                                                SCENA I^

                             SONIA - MILENA - ALESSIA

Siamo nella camera da pranzo;  Sonia e Milena sono sedute al tavolo

una di fronte all'altra con libri e quaderni e tentano di studiare.                                

MILENA         Sai che te dico, che Franco è proprio er tipo giusto pe' me.

SONIA            Forse..

MILENA         Nun è mica brutto.

SONIA            E' 'n po' buzzicone! E poi, cià la mania de li cani, ogni vorta

                        che ne incontra uno se ferma pe' accarezzallo.

MILENA         Embeh?! Questa me sembra 'na nota positiva. Ama l'animali.

                        E allora? Perché Antonio tuo nun cià la mania der pallone?

SONIA            E io pure.

MILENA         (arrabbiata) E pure a me piaceno li cani, s'è pe' questo!

SONIA            Aoh! E tiettelo! Tanto tra animali...

MILENA         Meijo l'animali che le palle che rotoleno, prese a carci...

SONIA            ..Mo' volemo litigà? Ognuno cià quello che se merita.

MILENA         Giusto! Lassamo perde.

                       

                        (si calmano)

SONIA            Hai letto qui? (mostra un argomento su un libro)

MILENA         Dove?

SONIA            A paggina 79 - L'Italia nel 1861 - Pare che all'epoca ce fossero

                        sortanto ventidue mijoni de abbitanti.

MILENA         (sfoglia il suo libro) E' vero! E qui, dice pure che, erano

                        pochi quelli che annavano a scola. L'ho sempre detto che io

                        so' nnata ner periodo sbaijato.

SONIA            (legge) " ...la grande maggioranza di italiani viveva nelle                                campagne e coltivava i campi." Certo che a quei tempi se                             doveva  sta propio bene! Sai che pace!

MILENA         Si, ma se campava pure meno. Nun c'ereno le medicine de

                        oggi...

SONIA            (ridendo e buttanto i libri in aria)... e nun c'era manco la musica

                        de Dalla!

MILENA         E' vero! ..Sai che te dico, che 'sta storia me sta proprio sur                              cavolo! (chiude i libri) Me so' stufata de studia'.

                        Volemo fa 'na telefonata de quelle ...eh?

SONIA            Dai, dai pija l'elenco!

                        (Milena prende l'elenco e cerca un nome)

MILENA         Dott. Oglioni! Questo va bene. (compone il numero)

SONIA            E' libbero?

MILENA         Si. Zitta, zitta.

                       

                        (ridacchiano)

MILENA         Pronto? ..Buongiorno. Parlo col Dott,. Oglioni?....Bene...

                        Sono dell'assicurazione "Tirac" ..si...no....Volevamo fare

                        una specie (italiano forzato) di società con lei....cioè la

                        Tirac-Oglioni. (riattacca immediatemente e ridono come

                        pazze)

SONIA            Adesso tocca a me.  (compone un numero a caso) Pronto?

                        Sono dell'assicurazione "Sai che sei"....(pausa) (riattacca

                        la cornetta, rimanendo male,)

MILENA         Allora? Perché hai riattaccato?

SONIA            ..M'ha preso d'anticipo.

ALESSIA       (f.c.) Sonia, ma che state a fa? State a studia' o a gioca'?

                        (le due, di corsa, si rimettono sedute e fingono di leggere)

SONIA            Studiamo ma', studiamo!

MILENA         Certo che tu' madre è 'na palla! Pe' me, te controlla troppo!

                        A tu' fratello, invece, je fa fa' quello che je pare.

SONIA            Ma che dici?!

MILENA         Ma come? Nun sai gnente?

SONIA            Perché, che devo da sape'?

MILENA         Beh! Allora, me faccio l'affari mia.

SONIA            (La prende per i capelli) E no! Mo' parli! Si nun vòi che te                               strappo tutti li capelli!

MILENA         (in evidente difficoltà) Fermete che me fai male!

SONIA            E allora parla!

MILENA         Prima lasciame!

                        (Sonia la lascia)

MILENA         Cedo alla forza bruta...Te la ricordi quell'amica mia che t'ho                           presentato la settimana scorza?

SONIA            Chi, quella bigotta che ama la musica classica?

MILENA         Si. 'Sti giorni l'ho vista in giro, spesso e volentieri, co' tu'

                        fratello....Anzi sai che te dico..(guarda l'orologio) Agosti-

                        no è in casa?

SONIA            No, da mo' ch'è uscito....(la guarda interrogativamente) Voi

                        dì che....mi fratello fila co quella...come se chiama?

MILENA         Lina.

SONIA            Hai capito er gatto morto, er mammone! Ce lo sapevo io, che

                        era 'n farsone e sotto,sotto s'è sempre fatto li cavoli sui!....Ma

                        quella, comunque nu' mme sembra er tipo suo.

MILENA         Guarda Mile', che quella cià 'n sacco de sordi!

SONIA            Questa è 'na bella notizia. Magari, capitasse a me uno pieno de                   sordi e chi se lo farebbe scappa'! Ma, Agostino, capirai! Quello

                        è idealista! Li sordi, nu' je so' mai interessati.

MILENA         ...Idealista? Ok! Ma si ce stanno, li dollari, mica se butteno!

SONIA            (pessimista) Quella, sicuramente, ce starà pe' compassione.

MILENA         Compassione?! Viè co' me te porto a vede' in do' stanno a

                        pomicia'.

SONIA            No, no! Tutto, ma la guardona, proprio no!

MILENA         Solo un'occhiata, pe' fatte capi' come so' combinati quei due!

SONIA            No, no...(ci ripensa) M'hai convinta. (mettendo a posto i libri)

                        Ma'! Ma'!

ALESSIA       (entra) Che c'è?

SONIA            Noi uscimo. Annamo a fa' 'na passeggiata.

ALESSIA       Si, come quella der diploma.

SONIA            (strafottente) Si proprio! Ciao!

MILENA         Arrivederci.

ALESSIA       Ciao.

                        (Sonia e Milena escono)

                                                SCENA II^

                                       ALESSIA-STEFANIA-FABRIZIO

ALESSIA       (a voce alta) Le passeggiate, le passeggiate sue, le conosco io

                        (mette in ordine la stanza, dalla confusione che avevano creato

                        Sonia e Milena)..Guarda che casino! Mai che rimettessero a po-

                        sto, tanto c'è la schiava! (preoccupata, guarda l'ora) Enzo,                              doveva già esse tornato, strano, ancora nun se vede, forse,                                avrà trovato traffico.

                       

                        (suona il campanello d'ingresso. )

ALESSIA       (mentre va ad aprire) Eccolo vah! Se sarà scordato le chiavi.

STEFANIA    (f.c.) Buonasera! (gioiosa)

ALESSIA       (f.c.) Bonasera. (triste)

STEFANIA    (f.c.) Posso entrare?

ALESSIA       (f.c.) Prego.

STEFANIA    Grazie. (entra e siede, si toglie i guanti, si guarda intorno)                               Siamo sole? (gioiosa)

ALESSIA       Sole. (triste)

STEFANIA    Bene. E allora? (gioiosa)

ALESSIA       Allora che? (triste)

STEFANIA    (preoccupata) Ma come, non ramamenta il nostro ultimo                                 colloquio?

ALESSIA       (pausa) ..Ah! Si, Agostino...

STEFANIA    Giusto, che novità? Gliene ha parlato?..Sa, io ultimamente ho

                        cercato di evitarlo.....

ALESSIA       Si, gliene ho parlato.

STEFANIA     E così? Lui è daccordo?

ALESSIA       Spiacente...ma.....nun è daccordo manco pe' gnente!

STEFANIA    Ma, lei, gli ha riferito precisamente come io le avevo                                        detto?

ALESSIA       Eccome!

STEFANIA    (alzandosi di scatto dalla sedia stizzita) Ma non è possibile!

                        Mi aveva fatto credere....ma come ha potuto?...Ora sono                                  compromessa...Non avrò più il coraggio di guardare in faccia

                        i miei alunni....e la gente, la gente. Oddio! Non oso pensarci!

                        (drammatizzando)

ALESSIA       Compromessa, nun esaggeramo! Pe' un bacio?! E che sarà

                        mai? (suonano alla porta) ..Me scusi vado ad aprire.

STEFANIA    Prego. (volta le spalle e si asciuga qualche finta lacrima)

ALESSIA       (f.c.) Fabbrì, che sorpresa!

FABRIZIO      (f.c.) (ubriaco) Alessia bella, come stai?

ALESSIA       (f.c.) Starei bene si nu mme alitassi in faccia!..

                       

                        (entrano)

ALESSIA       J'hai dato eh? (fa il segno a Fabrizio di aver bevuto)

FABRIZIO      (barcolla) 'n goccetto, solo 'n goccetto co' du' amici. Sai

                        se semo rivisti dopo tanto tempo....

ALESSIA       E meno male, figuaramise si ve vedevate tutti li giorni...

                        (fa le presentazioni) Mi' fratello. Questa è la professoressa

                        Stefania.

FABRIZIO      (rivolto ad Alessia) Ma, n'è quella che co' Agostino...

                        (fa un segno di accoppiamento) ....(ride) Hai capito!

                       

ALESSIA       (in chiaro imbarazzo) M'è venuta a trova'...pe' dimme 'na cosa..

                       

FABRIZIO      Piacere.

STEFANIA    (piangendo gli porge la mano, ma senza guardarlo) Tutto mio.

FABRIZIO      (ad Alessia) Ma che cià?

ALESSIA       (tirandolo da parte e a bassa voce) J'ho dovuto dì che Agostino

                        nun ne vo' sape' e così l'ha presa a male..

FABRIZIO      Mo' ho capito. E' pe' questo che piagne..

ALESSIA       E già! (di scatto) Mannaggia la miseria, er sugo.. scusate!

                        (corre in cucina)

                                                            SCENA III^

                                                FABRIZIO - STEFANIA

FABRIZIO      (le si avvicina) Professoressa!...Perchè lei è professoressa?

                        (Stefania annuisce, ma non risponde) E' triste per fatto de Ago-

                        stino?

STEFANIA    (ha un sobbalzo) Ma come? Anche lei lo sa?

FABRIZIO      Lo sa tutto er quartiere...e poi io so' lo zio!

STEFANIA    Ma come ha potuto la signora Alessia, andare in giro a                                                raccontarlo a tutti?

FABRIZIO      Mi sorella? No, no, quella che c'entra? Alessia è 'na persona                        seria...

STEFANIA    Allora come s'è potuta spargere la voce?

FABRIZIO      Me faccia di'...

STEFANIA    La prego ..dica..

FABRIZIO      In confidenza, l'ha raccontato solo a me...e così...

STEFANIA    (s'alza inviperita) Ma allora è stato lei! Infingardo!

FABRIZIO      Inficco che? (si guarda intorno) 'St' urtima parola nu' ll'ho capita

                        bene..(rivolto al pubblico) Nun sarà 'na parolaccia? Boh! (a                           Stefania). Insomma, sa...non volendo...co' l'amici..tra 'n goccetto

                        e 'n antro...(Stefania ha un gesto di stizza) Stia carma! De che                       se preoccupa? La gente ce ride su 'ste cose!

STEFANIA     E' proprio questo che mi dà fastidio. Essere lo zimbello del                           quartiere. E' una vita che mi si ride dietro! (sconsolata) Tutto

                        perché padre natura mi ha fatto brutta! Perché i brutti non                             hanno il diritto di vivere una propria vita?

FABRIZIO      ..Ma nun era madre natura che...bigna che lasso perde er vino.

STEFANIA    Il fatto è che mia madre era bellissima. E si dà il caso che io

                        abbia preso di mio padre..che era un mostro...

FABRIZIO      A mamma sua, però, è andato bene su' padre...

STEFANIA     Certo, per amor del Dio denaro!....E  così..

FABRIZIO      ..E' uscita lei, senza corpa ne' peccato.

STAFANIA    Esatto! (piange)

FABRIZIO      Su, su, se faccia coraggio. (la guarda bene) Nun è poi così da

                        butta' via, solo si se conciasse 'n po meijo....

STEFANIA    Cioè? (lo guarda speranzosa)

FABRIZIO      Che dico, per esempio, meno da vecchia...più giovanile....

ALESSIA       (f.c.) Fabbrì! Fajie te compagnia alla signorina Stefania, che io

                        qui ciò quarche probblema..

FABRIZIO      ..Nun te preoccupa'!  Ce penso io!(a Stefania) Insomma, io so'                      sicuro che, si se mettesse quarche abbito 'n po' più a

                        la moda...e puro la pettinatura più sofisticata...

STEFANIA    (si guarda indosso) Dice? E' sicuro?

FABRIZIO      (le si avvicina) E puro qui, er trucco (le tocca le guance.                                  Stefania si ritrae imbarazzata) Nu' je faccio gnente...er trucco

                        più vivace: Lei adesso è come 'na monaca...Li capelli, li capelli

                        ponno anna' bene puro sciorti! Ecco così! (li scioglie)

STEFANIA    Ma lei è pazzo! (si ritrae intimidita, ma contenta)

FABRIZIO      Ecco! Lo vede? Già sta meijo! Se guardi a lo specchio!

                        (verso il pubblico) A me, Gille, Chicago, me fanno 'n baffo!                            ...Però tutto sommato mica è male!

STEFANIA    (che si stava specchiando) E' vero! Mi vedo meglio.

FABRIZIO      ...Questo è gnente; se accorgerà mo' quanno l'ommeni je                              faranno la corte. Diranno "Chi è 'sto ber fiore de' gersomino..'sta                        rosa profumata ..'sto fiore de ...de...de....zucca!

STEFNIA       Zucca?!

FABRIZIO      ..Certo,le zucche fanno li fiori, so' puro boni a magnasse...se po'

                        dì che so' quelli più apprezzati...

STEFANIA    (piangendo) Lei dice tutte queste belle cose per consolarmi..

FABRIZIO      Lungi da me l'idea..(ripensandoci) Lungi? Bella! (ripete)                                  Lugni...Lurghi...Lu...(tra sé) Nu' me viene più. ...Insomma, io                                     puro, parlanno da omo, devo dì che così com'è adesso già

                        va meijo.

STEFANIA    (gatta) Dice davvero? ..O scherza?

FABRIZIO      No, no, sur serio! (preso da raptus) Io, no pe' gnente, ma de                           donne, me ne intendo....e tu sei er tipo mio! (cerca di baciarla.

                        Stefania gli sfugge)

STEFANIA    Per carità! Non faccia così! Esco or ora da una delusione                              d'amore! Non vorrei averne altre.

FABRIZIO      Co' me nun c'è pericolo! Io so' omo de parola...(cerca di                                  afferrarla)

STEFANIA    (gli sfugge) Non precorriamo i tempi, ci conosciamo appena.

FABRIZIO      (l'abbraccia) Ce conosceremo, nun te preoccupa'!

STEFANIA    (cede) Ebbene si! Come vuoi tu! E' giusto avremo il tempo di

                        conoscerci meglio. Mio Rodolfo!

FABRIZIO      (geloso) E mo' chi è 'sto Rodorfo?

STEFANIA    Ma Valentino. Cosa hai capito?

FABRIZIO      Mbeh! Me credevo.....Ma si chiameme come te pare..(la                                  riabbraccia appassionato)

STEFANIA    (urla) Mio eroe! Ettore! Achille! Orlando!

FABRIZIO      (la molla) E no! Mo' stamo a diventa' troppi!

                                   

                                                SCENA  IV^

                                    STEFANIA - FABRIZIO - ALESSIA

(Alessia entra e li sorprende. I due si scostano immediatamente. Fabrizio

si aggiusta io capelli; Stefania il vestito; in chiaro imbarazzo)

STEFANIA    (si giustifica timidamente) Stavo per  cadere...

FABRIZIO      ...E io l'ho presa ar volo..

                        (Alessia, li guarda fissi e poi, sbotta in una risata)

ALESSIA       (rivolta a Stefania) Di là c'è er bagno, si se vole anna' a dà

                        'n'aggiustata, senza comprimenti.

STEFANIA    Grazie. (va in bagno)

ALESSIA       Fabbrì! Ma che te sei ammattito! ..Te lascio un minuto solo

                        e....me combini 'sto casino!

FABRIZIO      Lo sai che te dico! La professoressa me piace!

ALESSIA       Sei 'mbriaco come 'na cucuzza!

FABRIZIO      Ma che 'mbriaco. E' stato quanno j'ho sciorto li capelli. Aoh!

                        M'è sembrata 'na venere! M'è presa la voija de...

ALESSIA       Lo immaggino...

FABRIZIO      Che te devo da dì! Me ha attizzato. Va beh?!

ALESSIA       Ma nun avevi detto ch'era 'na cozza e solo a' li cani poteva

                        piace'?

FABRIZIO      Se vede ch'è 'n periodo che me piace er pesce.....e poi..

                        (sconsolato) io che so' meijo d'n cane?

ALESSIA       (guardandolo incredula) Tu nu mme convinci...o sei proprio

                        'mbriaco o ciài quarche artra mira...io te conosco bello mio!

FABRIZIO      (si confessa) Ale' ...la vita è dura..sai com'è...nun se batte

                        'n chiodo...lo sai meijo de me....li cani, se non artro ciànno

                        'na casa, 'n padrone che je dà da magna'..ma io...

ALESSIA       (lo consola) Ciài raggione, la vita è dura;  poi co' noi....Frate'!

                        Pare che s'è proprio accanita....

STEFANIA    (rientrando) Cara Alessia, ora io la saluto. Mi sono trattenuta

                        un po' troppo. Che abbaglio con Agostino. Mi dispiace. E' sta-

                        to un equivoco. Per fortuna che ci siamo spiegate...Non è stato

                        comunque un colloquio inutile; ho avuto il piacere di conoscere

                        un gentiluomo come il sig. Fabrizio, suo fratello..

ALESSIA       Giusto.

FABRIZIO       Ciao Ale'. accompagno la signorina Alessia. Sai de sera...

ALESSIA       Capisco. Ciaò! (ad Alessia) Arrivederci professoressa!

                        Fabbrì la strada la sai. (Fabrizio annuisce)

                        (i due escono. Alessia va in cucina)

                                                SCENA V^

                                    SONIA - MILENA - ALESSIA

                        (Sonia e Milena entrano ridacchiando)

MILENA         Allora, sei convita?

SONIA            Manco poco! Quello è pomiciamento sur serio!

MILENA         Che te dicevo?

SONIA            Come t'è venuto in mente de anna' a passeggia' proprio

                        vicino a loro? Ce potevano riconosce.

MILENA         Ma si era buijo pesto!

ALESSIA       (f.c) Chi è?

SONIA            So' io, ma'! Co'' me c'è Milena!

                        (squilla il telefono)

SONIA            (risponde al telefono) Pronto?...Si? ..Mile' è pe' te (le passa

                        la cornetta)

MILENA         Si?....OK! Mo' arivo! (a Sonia) Devo anna'. E' ritornato mi'

                        padre e s'è arabbiato che nu' m'ha trovato. Ciao! ( le dà un

                        bacio ed esce)

SONIA            Ciao! Fatte vede domani!

            

                                               

                                                            SCENA VI^

                                                SONIA - ALESSIA AGOSTINO

                        (Sonia accende la radio, che trasmette musica rap. Sonia si                                      mette a ballare. Entra Alessia e apparecchia la tavola)

ALESSIA       (urla) La volemo finì co' 'sta musica! Me rompe li timpani!

SONIA            A ma'! E carmete! Come sei nervosa!

ALESSIA       Vorei vede' te ar posto mio! Piuttosto viemme a da' 'na mano

                        che dovrebbe arivà tu' padre e sai che si nun trova pronto

                        se arabbia.....vorebbe sape' com'è che ancora nun se vede...

SONIA            Se sarà trattenuto pe' lavoro...(guarda l'orologio) certo che, de

                        solito, a quest'ora, da mo' ch'era tornato.

ALESSIA       Metti bene 'sta forchetta e 'sto cortello!...Me fa sta' in pensiero.

SONIA            Così vanno bene?

ALESSIA       Si. Tie' puro questi. (gli porge i bicchieri) (preoccupata) Dico,

                        armeno, quanno ritarda, facesse 'na telefonata!

SONIA            E nun esse esaggerata. Se sarà fermato a beve 'n aperitivo

                        co' Arturo...

                                                (entra Agostino)

AGOSTINO   (fa capire di avere fame)

ALESSIA       E' quasi tutto pronto. Tra 'n po' ariva tu padre e magnamo.

AGOSTINO   (Annuisce. Accende la televisione; si ode una trasmissione                          quasi alla fine. Alessia lo spegne quasi subito. Agostino chiede

                        il perché e non ottenendo risposta si rivolge a Sonia)

SONIA            Nun ce fa caso. E' nervosa perché papà ancora nun se vede.

AGOSTINO   (Guarda l'orologio; va vicino alla madre e le fa capire che non è                   la prima volta che il padre  ritarda così)

ALESSIA       Si lo so. Ha già ritardato artre vorte. Ma oggi me sento aggitata

                        nun so manco io perché. Ciò come quarche brutto presentimen-                 to.

SONIA            Si te serve pe' carmatte, telefono ar bar di fronte all'officina e

                        chiedo ar Sor Giulio.

AGOSTINO   (Caldeggia l'idea di Sonia)

ALESSIA       ..Si, senti 'n po'. Er numero sta ne' la rubbrica..sotto bar Giulio.

                                    (Sonia compone il numero e telefona)

SONIA            Pronto? Sor Giulio? ..Bonasera. So' la figlia de Enzo er                                  meccanico che lavora di fronte a lei...Je volevo chiede si aveva                        visto mi padre quarche ora fa?...A si? (attappa il telefono, alla

                        madre) l'ha visto. Bene...poi?  Ah! Ho capito...grazie. (rivolta

                        ad Alessia) Dice che ha chiuso in orario, e poi s'è allontanato

                        co' du' tizi.

ALESSIA       E chi ereno? (l'aggredisce)

SONIA            Che ne so! Io mica c'ero.

                                               

                                   

                                               

                                                SCENA VII^

                        ALESSIA - SONIA - ENZO -AGOSTINO

                        (Suona il campanello. Agostino va ad aprire)

                        (f.c. si odono dei lamenti)

ALESSIA       Agostì, che succede? Agostì chi è? Voi risponne!

SONIA            A ma'! come voi che fa?

                                                                                                                                                            (Entra in scena Enzo, sostenuto da Agostino, sanguinante e

                        malridotto; Agostino lo accarezza affettuosamente e lo aiuta

                        a sedere.)

ALESSIA       (urla) Enzo! Che t'è successo?!

SONIA            Papà! Ch'è stato?

ENZO             (farfuglia) M'hanno ammazzato de botte.

                        (Agostino esce per andare a prendere dei medicamenti)

ALESSIA       Chi è stato? (ripensandoci) Ma, certo...i picchiatori ..uno                                 sicuramente, era quello ch'è stato qui la vorta scorsa..

SONIA            Denunciamoli!

ENZO             (sofferente) Ma che dici?! Nu' lo di' manco pe' scherzo!

                        Quelli ce ammazzeno a tutti!

ALESSIA       E che je la famo passa' liscia, allora?

SONIA            Liscia? Aoh! Io chiamo la polizia! (si avvia verso il telefono)

ENZO             (con voce fioca, ma determinata) Fermete! Nun fa scemenze!

                        (entra Agostino con i medicamenti e lo cura)

ENZO             Grazie Agostì! ..M'hanno dato l'urtimatum. Se entro er mese, nu'                  restituisco tutti li sordi, co' tutti l'interessi, me se beccheno                                   l'officina!

            

SONIA            E dajela, papà, 'st'officina..tanto...

ALESSIA       E già, nun cià portato artro che guai...

AGOSTINO   (Annuisce convenendo con la madre)

ENZO             E no! Piuttosto me faccio ammazza'! L'officina, pe' me, è tutto!

ALESSIA       E a noi nun ce pensi? ...Quer disgraziato de' Trippetti! Mo' ce

                        vado a parla' io co' 'sto strozzino der cavolo!

AGOSTINO   (Si alza di scatto e si agita, dandosi dei pugni sulle palme delle

                        mani e girando per la stanza.)

SONIA            Agostì, che t'è preso? Che ciài?

                        (Alessia ed Enzo lo guardano incuriositi)

ALESSIA       Carmete Agostì! Nun te ce mette puro te.

ENZO             In fin de' conti le botte l'ho prese io...

AGOSTINO   (Agostino prende un foglio e scrive, chiedendo se quel Trippetti

                        è un certo Dott. Trippetti Mario)

ENZO             Si. Trippetti Mario: Perché?

AGOSTINO   (Spiega che quel signore è il padre della ragazza della quale lui

                        è follemente innamorato)

ENZO             (che cercava di comprenderlo) Ce rinuncio...

AGOSTINO   (riprova)

SONIA            Ce so'. Si ho capito bene...'sto Dott. Trippetti, sarebbe er padre

                        de quell'amica de Milena..cioè Lina.

AGOSTINO   (annuisce e continua ad agitarsi nervosamente)

ENZO             Chi è 'sta Lina? (rivolto ad Alessia)

ALESSIA       E' 'n' amica loro. Dico bene?

SONIA            E' la fija de Trippetti, (rivolta al padre) quer signore ar quale                                       devi da' li sordi! E è la regazza de tu' fijo, questo pe' capisse                                (indica Agostino).

ENZO             Me dici 'n prospero! (ad Agostino) E tu te metti co' una che

                        cià er padre che fa er cravattaro!

ALESSIA       Se vede che lui era all'oscuro. Dico bene Agostì?

AGOSTINO   (annuisce e fa capire che per lui è stata una brutta novità)

SONIA            (sottilmente) Però, pensannoce bene, se potrebbe sfruttà

                        'st'amicizia particolare. Che ne dici Agostì?

AGOSTINO   (Fa un diniego di orgoglio e di offeso)

SONIA            Scusa è? Qui se tratta de la vita de papà, mica chiacchiere!

                        In fonno, si tu parlassi co' Lina ....e lei de conseguenza cor

                        padre...che ne pensi?

AGOSTINO   (non ne vuol sapere e si gira)

ALESSIA       (lo prende per le spalle e lo costringe a guardarla) E' vero,

                        Agostì! Capisco, che te chiedemo 'na cosa, pe' te, morto im-

                        barazzante, ma fallo pe' tu padre! Quelli lo ammazzeno! E'

                        gente che nu' scherza!

AGOSTINO    (ci pensa su, poi accondiscende; chiede a Sonia di telefonare

                        a Lina, fecendole capire che ci voleva parlare, le porge                                              l'agendina personale)

SONIA            (telefona) Pronto? Lina?....So' Sonia la sorella de'  Agostino

                        ...sto bene, grazie. T'ho telefonato pe' conto de mi' fratello, che

                        cià urgente bisogno de parlatte....no gnente, n'è successo ..

                        gnente è lui che...si, domani?  (guarda Agostino che fa cenno di                 si)  Come? Ar solito posto? (guarda Agostino che non è daccor-

                        do, anzi le indica d'invitarla a casa almeno per la sera) Agosti-

                        no preferisce che vieni qui da noi domani sera....Si, come voi.

                        A domani, ciao. (rivolta ai genitori) Domani sera viene.

ENZO             (scoraggiato) Perché, mo' voi ve credete che quello è tipo da...

                        fasse convince da 'na regazzina?

ALESSIA       Enzo, questa, si ho capito bene, è l'urtima speranza.....

SONIA            Papà, mamma cià raggione. E poi, noi fiji sapemo come prenne

                        li genitori...e vedrai che pure er peggio delinquente ce casca...

ALESSIA       (Alessia si avvicina ad Agostino vedendolo molto preoccupato)

                        Povero fijo mio. Che delusione! Eh?! Tu pensi che Lina, nun te

                        ha parlato mai der mestiere der padre de proposito e così sei ri-

                        masto male...te capisco. Ma che te credi ne' la vita nun c'è                             gnente da stupisse...

AGOSTINO   (Con un gesto di rabbia, scosta la madre e corre in camera                            sua)

                         

SONIA            (urlando) Povero fijo qua, povero là, Agostinu' de su e de giù!

                        Ma lo voi capì che ormai quello è 'n omo fatto! Sa quello che

                        vole!

                       

ENZO             Pe' me, cià avuto 'na bella botta puro lui.

ALESSIA       Io so' la madre! E quello che sta a passa', me lo sento dentro

                        ar petto!

                                                            (buio)

                                                SCENA VIII^

                        AGOSTINO - LINA POI FABRIZIO - STEFANIA

(Giorno dopo, sera, solito ambiente Agostino e Lina discutono animosamente.)

LINA               Ti Giuro, Agostino! Non ho mai saputo quali fossero

                        gli affari di mio padre! Ho creduto, fino a ieri, che fosse un                             onesto commerciante! Certo, molto abile nel suo lavoro, ma,

                        mai a poi mai, avrei immaginato che fosse uno strozzino, un                                     volgare, lurido usuraio! ..Credimi. E' la verità.

AGOSTINO   (le fa capire che non può crederle, che ormai tra loro è tutto

                        finito)

LINA               Ma perché, perché mi vuoi lasciare? Io ti amo, ti amo pazza-

                        mente. Ti darò la prova di questo mio amore...parlerò con mio

                        padre. Anche se non ho più voglia di vederlo. Cercherò di                             convincerlo a rinunciare a questi soldi, anzi, dovrà aiutare i

                        tuoi genitori! Senz'altro lo farò e se non  riuscirò a convincerlo

                        e per questo motivo tu non mi vorrai più.....allora....allora mi

                        ucciderò. E lui ne avrà un gran dolore e si pentirà di tutto.

                        (piange) Ora me ne vado. E tu perdonami. Credimi! Muoio di

                        vergogna per me e per lui!...Avrei preferito mille volte essere

                        povera, piuttosto che, riconoscermi nella figlia di un padre che

                        ha fatto del male a tanta gente!

AGOSTINO   (commosso, l'abbraccia e le fa capire che anche lui la ama e                        che, sopratutto, ora le crede e che non deve pensare di togliersi

                        la vita e che c'è lui al suo fianco e finché si ameranno lei non                      dovrà temere nulla)

                        (suonano alla porta. Agostino va ad aprire. Sono Fabrizio e

                        Stefania)

STEFANIA    (f.c.) Caro Agostino!

FABRIZIO      (f.c.) Che omo s'è fatto! Eh?!

                        (entrano)

AGOSTINO   (Fa le presentazioni e li fa accomodare. Prende il fiasco del                          vino e un bicchiere per lo zio, peraltro molto ben vestito.)

FABRIZIO      Bravo, Agostì! Ciàvevo giusto la gola .....(vedendo che Stefania

                        lo guardava brutto) Grazie, ma mettilo pure via, m'è passata la

                        sete.

STEFANIA    Com'è che hai detto che ti chiami, cara?

LINA               Lina di nome, e Trippetti di cognome. (scocciata                                                dell'interessamento)

FABRIZIO      'Sto Trippetti me ricorda quarcuno...

STEFANIA    Ho capito bene?... Trippetti?...e tuo padre come fa di nome?

LINA               Trippetti Mario.

FABRIZIO      Ah!  Mo' ce so'...er cravattaro!

LINA               Che significa?

STEFANIA    Ah! (lancia un urlo) Trippetti Mario!

FABRIZIO      Che c'é?

STEFANIA    Nulla ...nulla...

LINA               (imbarazzata) Scusate, debbo andare. Arrivederci.

FABRIZIO      Arivederci! (duramente) Saluti quer benemerito fijo..de su'

                        padre!

AGOSTINO   (dice allo zio di chiudere la bocca. Poi accompagna                                        Lina)

                                   

                                                            SCENA IX^

                                FABRIZIO - STEFANIA -AGOSTINO- ENZO

                       

FABRIZIO      Allora, ch'è stato?

STEFANIA    Cosa?

FABRIZIO      M'è sembrato de capì che, quer nome, te ricordasse                                        quarcheduno.

STEFANIA    Ora sei anche geloso?

AGOSTINO   (rientra. Li saluta e gli dice che avrebbe avvertito i genitori

                        del loro arrivo.  Pensieroso esce di scena)

FABRIZIO      Ma che cià?

STEFANIA    Perché?

FABRIZIO      De solito è più affettuoso...nun sarà per fatto tuo....

STEFANIA    Cosa c'entra adesso? (imbarazzata) E' , ormai, appurato,

                        che c'è stato un equivoco...(risatina)

                        (entra Enzo. Fabrizio si alza e lo saluta calorosamente)

FABRIZIO     Alessia, m'ha telefonato e m'ha raccontato tutto quello che

                        t'è successo. Ma come hai potuto fidatte de certa gente?!

                        Capirai, Trippetti,poi, lo conosce tutta Roma!

STEFANIA    Sarebbe il Trippetti Mario di prima?

FABRIZIO      Certo, lo strozzino! Enzo dije 'n po' chi è 'sto tizio.

ENZO             Ha detto bene Fabrizio. Lo strozzino più avido de Roma.

                        E a me da quanno m'ha prestato 'na certa somma...nu mme                          molla più e io, si nun voijo perde l'officina, je la devo restitui'

                        ar più presto...e nun so' come fa...tutto qui.

STEFANIA    Allora è proprio vero! E' diventato un mascalzone!

ENZO             Perché, lei lo conosce?

FABRIZIO      Già, lo conosci?

STEFANIA    ...Una vecchia storia. Non tanto vecchia. L'ho conosciuto in

                        gioventu'..due o tre anni orsono...non ricordo. Il tempo passa.

                        Insomma ci fu del tenero tra noi. Mi amava...Oh! Se mi

                        amava! La nostra storia è durata...non ricordo..un bel po'...

                        Finché, scoprii che aveva un'altra donna e allora lo lasciai.

ENZO             S'è aresa così, senza lotta'?

FABRIZIO      Hai capito? E pensa' che, da come l'aveva creata

                        "padre natura", sarebbe dovuta rimane' vergine a vita...e

                        invece....chi l'avrebbe detto...è peggio de Messalina!

STEFANIA    (ignorando Fabrizio) Lottare, lottare e perché? Per cosa?

FABRIZIO      Ma si lo amava tanto.....in fin de' conti puro l'artra....

STEFANIA    L'artra... l'artra. La moglie! L'altra era la moglie! Capito!?

                        Era sposato! Il marrano!

FABRIZIO      Me pareva..s'era fatto l'amante.

ENZO             Certo che co' tutti li sordi che cià...poteva puro...

FABRIZIO      Er fatto è che, come tutti li strozzini, è 'n tirchiaccio e ha

                        voluto risparmià, de sicuro, puro su' l'amica.

STEFANIA    (tra se, ignorandoli) E ora scopro che, oltretutto, è anche

                        un usuraio. Il peggiore essere che c'è sulla terra!

                        (rivolta ad Enzo, determinata) L'aiuterò!

ENZO             La ringraziol della sua bona volontà, ma nun saprei proprio                          come potrebbe, data la situazione piuttosto traggica.                   

STEFANIA    La aiuterò! (non tenendo conto dei presenti e cadendo in

                        uno stato di trance) La nostra storia d'amore, fu tenuta da lui                                     ben nascosta alla moglie e alla prole per paura di uno scandalo.                         Il vigliacco! Il libertino! Voleva avere tutto! Soldi! Amante! E

                        famiglia! Tutto nascosto, segreto per il suo buon nome! Ma                            quale nome? Se era già infangato da misfatti!

FABRIZIO      Ciài raggione, ma mo' carmete, su su nun fa così. (la fa sedere)

                        E' acqua passata. Io te perdono tutto. Puro io nun so' stato 'no

                        stinco de santo.

STEFANIA    Ma, io voglio aiutare tuo cognato!

ENZO             E io la ringrazio; (assecondandola, credendola pazza) ma non

                        insista! Ce pensa Agostino. Er caso ha voluto che la fija de Trip-

                        petti è la su' regazza.

FABRIZIO      Questa si, ch'è 'na bella notizia! Sicuramente, mo' se aggiusta

                        tutto! (rivolto a Stefania) La tua, me pare più 'na questione                             personale!

STEFANIA    Anche! Perché no? Dopotutto fui presa in giro e questa è loc-

                        casione per vendicarmi!

FABRIZIO      Quale vendetta? Carmete!

STEFANIA    Tutti, compresa la sua famiglia saprà il passato corrotto di

                        questo lestofante! Datemi il suo numero! (si avvia verso il

                        telefono)

ENZO             Ce lo dovrebbe ave' Agostino, lo vado a chiama' (esce)

FABRIZIO      Nun immagginavo, comunque, d'esse fatto becco ...da una                           come te! Mai! Giuro!

STEFANIA    Becco, ma che dici? E' acqua passata, ormai. Lo hai detto                             anche tu.

FABRIZIO      Troppa ne sarà passata..e dopo tutta 'st'acqua ch'è passata,

                        sai che te dico? M'è venuta sete. (prende il fiasco di vino nella                     credenza; si riempie il bicchiere e beve avidamente)

STEFANIA    Ma quello è vino?

FABRIZIO      Ah, si? Me so' sbaijato, ma già che ce sto. Poi sai che te dico,

                        (alza il bicchiere guardandolo con ammirazione) questo nun ha

                        mai tradito nissuno!

STEFANIA    Mi avevi promesso che non avresti più bevuto!

                                               

                                                           

                                                SCENA X^

             ALESSIA - FABRIZIO- STEFANIA -AGOSTINO ENZO

                        (si sente aprire la porta d'ingresso. Entra Alessia con la borsa

                        della spesa)

ALESSIA       (f.c.) Puro oggi è ita. La spesa l'avemo fatta. Sempre a buffo.

                        Meno male che li negozianti ancora ce credeno..

                        (entra in scena) Oh! Fabbrì, je l'hai fatta a veni'.

FABRIZIO      Come m'hai telefonato me so' precipitato.

ALESSIA       (scorgendo Stefania) Professoressa, bonasera!

STEFANIA    Cara Alessia. (la saluta con un bacio)

ALESSIA       (a Fabrizio) E' ar corente?

FABRIZIO      Che vòi, semo quasi marito e moije...

ALESSIA       Te vedo...(guardando il suo abito nuovo)..Nun va poi così                               male....

FABRIZIO      Me arangio...

STEFANIA    Abbiamo saputo del guaio che ha passato suo marito e

                        così , insieme a Fabrizio siamo corsi...

ALESSIA       Vi ringrazio. Lo hanno pistato de brutto. Volevamo chiama'

                        la polizia. Ma pare che, in questi casi, potrebbe esse peggio.

                        (entra Agostino seguito da Enzo. Porge un fogliettino con

                        il numero di telefono a Fabrizio)

FABRIZIO      (legge) Er numero de Trippetti? No, no a me, dallo a Stefania.

AGOSTINO   (dà il numero a Stefania)

STEFANIA    Bene! Ora telefono immediatamente! Lo metto a posto io quel

                        vermaccio di Trippetti!

ALESSIA       Che succede?

FABRIZIO      E' che Stefania conosce Trippetti e mo' ce pensa lei.

                        Insomma, lo ricatta pe' 'na cosa vecchia e mette tutto a posto.

ALESSIA       Nun ciò capito gnente! Che vor di'?(rivolta ad Enzo)

ENZO             Ha detto che ce pensa lei. Che te frega!

AGOSTINO   (Interviene e toglie la cornetta di mano a Stefania, facendogli

                        capire di farsi gli affari suoi, che ci stava già pensando la sua

                        ragazza)

STEFANIA    Come volete. Io volevo rimediare. (siede)  Vi volevo aiutare.

ALESSIA       Grazie! Me sembra che Agostino è sicuro de quello che fa

                        e poi è  'n omo e io ciò fiducia.

                                                SCENA XIII^

  SONIA - AGOSTINO - MILENA - ALESSIA - ENZO - FABRIZIO - STEFANIA

 

             (si apre la porta di casa. Entrano di corsa, trafelate Sonia e Milena)

SONIA            (ignorando gli altri) Agostino! Agostino! Che macello!

AGOSTINO   (chiede cosa sia successo)

              

SONIA            (a Milena) Dijelo te, io nun ciò er coraggio.

MILENA         (guardando i presenti) E' 'na cosa privata.

ALESSIA       Tanto privata?

SONIA            Si.

ALESSIA       Si ce volemo accomoda' in cucina. Faccio strada.

ENZO             E puro 'n bon caffe'.

FABRIZIO      Io me porto questo. (prende il fiasco del vino)

ALESSIA       Di questo, poi ne riparleremo!

                                                (escono)

MILENA         (ad Agostino) Lina m'ha telefonato e m'ha detto che, dopo ave'

                        parlato co' te, è annata a casa e cià avuto 'na grossa litigata

                        cor padre..

SONIA            ..e mo' se n'è annata da casa e nu llo vole più vede'.

AGOSTINO   (si preoccupa, chiedendosi dove poteva essere in quel                                              momento)

MILENA         (a Sonia) Hai capito c'ha detto?

SONIA            .. ho capito. Nun te preoccupa', sta ancora a Roma. Anzi sai

                        che te dico è qua sotto casa che te aspetta. Te vorebbe parlà.

                                    (Agostino esce immediatamente)

                                               

                                                SCENA XII^

                                    SONIA - MILENA - ALESSIA

SONIA            A Mile', qui è proprio 'n ber casino.

MILENA         Pe' me è meijo racconta' tutto a li genitori tui. Chi se la sente

                        de accollasse tutta 'sta responsabbilità?

SONIA            Me sa che ciài proprio raggione! La cosa se fa seria..                                                  Ma'!..Maaa!

ALESSIA       (f.c.) Che c'è? So' finiti l'ntrecci gialli?

SONIA            Avemo scoperto l'assassino. Potete venì.

                                               

                                                SCENA XIII^

             ALESSIA - SONIA - ENZO - MILENA - FABRIZIO - STEFANIA

                        (entrano, quasi spingendosi)

ALESSIA       Er cadavere, dov'è?

FABRIZIO      Mo che c'entreno li cadaveri?

ALESSIA       Tu nun capisci mai. Insomma se po' sape' ch'è successo?

                        Ce lo potete di' o no?

SONIA            Gnente de grave, nun c'è da preoccupasse.

ENZO             Si dice de nun preoccupasse, è sicuramente successo                                              quarche cosa de grave. (rivolto agli altri) Si nu lla conosco io...

MILENA         Gnente. Er fatto è che la regazza de Agostino se n'è annata

                        de casa e nun ce vole più torna'. Ha litigato de brutto cor                                            padre..

ALESSIA       Madonna mia!

SONIA            Mo' è giù co' Agostino.

ALESSIA       Annateli a chiama'. Voijo sape' tutto!

ENZO             Forza! Fateli sali', che dovemo esse messi ar corente!

                        (Sonia e Milena escono)

STEFANIA    (rivolta a Fabrizio) Ma non erano fatti privati?

FABRIZIO      Me pareva puro a me. Ma pare che qui le cose stanno

                        precipitanno.

                                    (squilla il telefono Enzo risponde)

ENZO             Pronto?...Si?.No non  è qui da noi...Nun c'è bisogno de strilla'!

                       

ALESSIA       (allarmata) Chi è?

ENZO             (copre la cornetta) Er Dott. Trippetti, chiede si la fija è qui.

ALESSIA       No, no!  Dije de no..

ENZO             Je l'ho detto. Pare che stia..

ALESSIA        No, aspetta! Dije c'hè qui.

ENZO             Anzi è qui. No ar telefono nun po' veni'..

STEFANIA    Dia a me ci parlo io. Lo sistemo io!

ALESSIA       Ferma! Nun è er momento!

ENZO             Come? Va bene, ve bene. L'aspettamo.

ALESSIA       C'ha detto?

ENZO             Che tra poco sta qui.

STEFANIA    Bene questa è l'occasione che aspettavo.

FABRIZIO      Capirai, er Dott. Trippetti in persona, chi l'avrebbe mai detto!

            

                                                            SCENA XIV^

                        LINA- AGOSTINO - ALESSIA- STEFANIA - FABRIZIO -                                                                       ENZO POI MILENA E SONIA

                        (Entrano Agostino e Lina)

LINA               (piangente) Buonasera. (Alessia le si fa incontro e l'abbraccia)

                        Mi dispiace; ho cercato di farlo ragionare, ma per lui i soldi. evi-

                        dentemente, sono importantissimi più d'ogni altra cosa.... mi di-

                        spiace.

ALESSIA       Ce credemo. Hai fatto quello che 'na fija po' fa, ma nun ' vero

                        che tu' padre pensa solo a li sordi; poco fa, ha telefonato e è

                        preoccupato pe' te e mo' viene qua.

LINA               (con uno scatto) Non lo voglio vedere. (va a proteggersi tra le

                        braccia di Agostino)

AGOSTINO   (la rassicura e la porta in cucina)

                        (escono)

STEFANIA    Povera figliuola! Non ha niente del padre! E' di una sensibilità...

FABRIZIO      (continuando a bere) (a Enzo) Che pensi de fa?

ENZO             E che ne so'. Aspettamo.

                        (entrano Milena e Sonia)

SONIA            Giù nun ce stanno. Se so' volatilizzati!

MILENA         Chissà in do' saranno iti?

ENZO             Stanno de là.

SONIA            De là? Ma in do' so' passati? (a Milena) Annamo!

                        (vanno in camera)

ALESSIA       Ve devo chiede 'n favore. Mo' che viene Trippetti, ce vorei

                        parla' da sola.

ENZO             Noo, da sola nun te ce lasso. In fin de' conti la questione è mia.

ALESSIA       Te prego...

STEFANIA    Se non le dispiace, Alessia, in questo momento,dove                                                  l'imponderabile può essere decisivo per la sorte di quelle                              povere anime innocenti, vorrei essere io la prima a parlare

                        con quel losco individuo. Sono sicura di poter influire sulla

                        coscenza del Sig. Trippetti. Ho buoni argomenti. Mi creda.

FABRIZIO      (ormai quasi ubriaco) Si, si Ale', lassela fa. Questa, quanno ce                     se mette, co' que' la chiacchiera che se aritrova, riescirebbe a                   convince  puro 'n testimone de Geoa  a diventà cristiano.                   

ALESSIA       (convinta) Va beh! Ma cinque minuti, non un minuto de più,

                        che puro io je ne devo di' quattro!

                        (suonano alla porta)

STEFANIA    Dev'essere lui. Voi andate di là. Io vado ad aprire.

                        (tutti escono. Stefania va ad aprire)

                                   

                                                            SCENA XV^

                       

                        STEFANIA - TRIPPETTI - FABRIZIO - ALESSIA

STEFANIA    (f.c) Prego, Sig. Trippetti si accomodi.

TRIPPETTI    (f.c.) Tu?! Che ce fai qui? (sorpreso)

STEFANIA    (entrando) Sorpreso? ..Anche per me è stata una sorpresa.

                        Ma prego accomodati.

TRIPPETTI    Forse ho sbaijato indirizzo?

STEFANIA    No, è quello giusto. Io sono, semplicemente, ospite di questa

                        brava gente...caro Mario.

TRIPPETTI    Cercavo mi fija. M'hanno detto che l'avrebbe trovata qui.

STEFANIA    Infatti, è qui.

TRIPPETTI    Chiamela!

STEFANIA    Al tempo!..Sono qui, non per caso. Anzi, ti dico subito che sono

                        a conoscenza di tutta la storia. Ho chiesto a loro (indica la                             porta) di rimanere sola con te. (pausa) Ora ti chiedo, in nome                del nostro passato di aiutarli. Cerca di fare, almeno per una                                volta nella tua vita, una buona azione.

TRIPPETTI    L'affari so' affari...

STEFANIA    L'affari...e l'amore non è amore? (lo stuzzica) Lo dicevi, sempre

                        anche tu.

TRIPPETTI    E' acqua passata, anche se...io te ho voluto bene veramente:                       Nun era corpa mia si ero sposato.              

STEFANIA    Ma tu mi mentisti!... Certamente, tua figlia e tua moglie, sotto

                        questo punto di vista, ti sanno integerrimo?

TRIPPETTI    Mi' moije è morta, subbito dopo che m'hai lassato.

STEFANI       Questo mi dispiace. Ma tua figlia è viva! E prima d'ora, ti                                 credeva, sicuramente, un santo d'uomo! Pensa, poi, se viene,

                        anche a  conoscenza del tuo passato di Don Giovanni?

TRIPPETTI    Nu' je lo dirai...spero.

STEFANIA    Dipende da te.

TRIPPETTI    Come sarebbe?

STEFANIA    Lascia in pace questa famiglia.

TRIPPETTI    I ricatti nu lli sopporto!

STEFANIA    E' brava gente...

TRIPPETTI    (duro) L'affari so' affari.

STEFANIA    Vedo che l'età ti ha reso più crudele. Come vuoi. Io ora vado,

                        ma ti consiglio di pensarci. Se io parlo, non vedrai più, sicura-

                        mente tua figlia. (rivolta in cucina) Fabrizio! Andiamo!

                       

                        (Fabrizio entra in scena, seguito da Alessia)

FABRIZIO      (barcollando) Bonasera...(lo tocca) E' proprio lui.

TRIPPETTI    (si scosta, infastidito dal puzzo di vino che emena Fabrizio)

                        Bonasera, bonasera.

STEFANIA    Dott. Trippetti buonanotte! Ci pensi, ci pensi bene. E se tutto

                        va come deve andare. Il passato rimarrà sepolto.

                        (escono)

                                                SCENA XVI^

                                    ALESSIA - TRIPPETTI

ALESSIA       So' la moije de Enzo, madre de Agostino.

TRIPPETTI    Piacere, ma, a me interessa mia figlia. Suo marito m'ha detto

                        che sta qui.

ALESSIA       E' de là. (Trippetti sta per avviarsi a chiamare la fi-

                        glia.; Alessia lo blocca) Un momento! Solo du' parole, poi

                        je la chiamo.

TRIPPETTI    Dica.

ALESSIA       (pausa) Noi semo debbitori co' lei, sicuro e nun avremmo

                        dovuto chiedeije sordi in prestito...é corpa nostra, l'ammetto.

                        Ce dovevamo fa bastà quello che ce avevamo. Ma puro noi,                                     povera gente, ciàvemo er diritto de' sognà! E mi marito voleva                        diventa' proprietario de 'n officina.  

                        (pausa) Me creda l'intenzione de restituije quella somma c'era;                     ma erano cinquanta e in poco tempo so' diventati cento. De 'sto                         passo nun ce riusciremo mai!

                        (pausa) Questo potrebbe puro anna'. Ma le botte!  Le botte!  

                        Quelle no! (urlando) Semo esseri umani, mica animali!

TRIPPETTI    Ma quali botte? Io nun ne so gnente!

ALESSIA       Nun faccia lo gnorri! La sa bene. Li scagnozzi che hanno                             pistato Enzo, chi l'ha mannati fraccacchio da Velletri?! Lo sanno                        tutti che lei fa mena' quelli che nun pagheno e che nun potranno                   mai paga'.....Ma li sordi so' gnente di fronte all'affetto de li fiji..

TRIPPETTI    Sarebbe a di'?

ALESSIA       Pare che Agostino mio e Lina sua se vonno bene.

                       

TRIPPETTI    E' proprio pe' questo che avemo litigato...e anche pe' causa

                        der prestito de su' marito. Ma, soprattutto, perché Lina è

                        venuta a conoscenza der mestiere che faccio!

ALESSIA       Ah! Mo' se chiama mestiere! (pausa) Senta, famo 'na cosa,

                        pe adesso soprassedemo all'interessi. Vedemo de fa feli-

                        ci 'ste du' anime che se amano.

TRIPPETTI    Ma, io nu mme lo sogno nemmeno de fa sposà a Lina  un

                        menomato.....un muto.

ALESSIA       Ah! E' questo che je dà fastidio! Dartronde nun ciàvevo grandi                     speranze che lei capisse.  Ma io so' capocciona e continuo a                  credecce. E così me permetto de insiste. Certo, Agostino è                             muto. E' stata 'na disgrazia. Ma, pe' fortuna, questo, a su' fija                          nun je interessa.. Pare che, invece, Lina, è rimasta male                               quanno è j'è crollato er mito der padre, tanto da nun volello più              vede'!

TRIPPETTI    Senta! Me la chiami, per favore, che nun voijo passa' qui tutta

                        la notte...Si, è giusto che je parli; forse ce semo persi pe' 'n po'

                        de vista. Dartronde è cresciuta in fretta.

 ALESSIA      (vedendo una piccola cessione nella durezza di Trippetti) Je la

                        chiamo immediatamente....!  (va in cucina)

 

                                                            SCENA XVII^

                                                 TRIPPETTI - LINA

                        (Trippetti si guarda intorno, finché il suo sguardo incontra

                        Lina ferma sulla porta)

TRIPPETI      Ciao. (imbarazzato)

LINA               Ciao.

TRIPPETTI    So' venuto pe' riportatte a casa.

LINA               Mi dispiace papà ma, io con te non ci torno più. Amo Agostino.

TRIPPETTI    Te rendi conto der difetto de 'sto ragazzo...è muto. Che                                   avvenire te potrà da'?

LINA               Forse è proprio questo, che lo fa bello. E' unico nella sua

                        gentilezza e nella sua bontà e poi mi vuole veramente bene.

TRIPPETTI    (pausa) Come voi.  Ma, mo' annamo a casa.

LINA               No! Non basta!

TRIPPETTI    Che artro c'è?

LINA               Voglio che diventiamo poveri! Devi restituire tutti i soldi che hai

                        turlupinato alla povera gente!

TRIPPETTI    Ma che dici? Ritorna alla reartà. Li sordi, pe' me, so' affari,                             come faccio a rinunciacce? Tu hai potuto studià grazie a loro;

                        li viaggi che hai fatto; li divertimenti d'ogni genere; li vestiti all'

                        urtima moda che porti; li amici ricchi che ciài; come avresti                             potuto  frequentalli?....Pensece bene! Senza li sordi nun se fa

                        gnente!

LINA               Questo lo pensi tu! Adesso, che so come li hai guadagnati, vor-

                        rei essere analfabeta; non avere mai viaggiato; vorrei vestire

                        come una barbona! E gli amici che contano, poi quelli, te li rac-

                        comando! Amici d'occasione! Che, se non sei come loro e non

                        possiedi lo stesso blasone, ti denigrano. (urlando e piangendo)

                        Sai cosa ti dico!?  Mi fanno schifo!

TRIPPETTI    Tu' madre ce teneva ...lo sai...

LINA               E tu ci tenevi a lei?! ..L'hai fatta morire da sola....e adesso se

                        vuoi che io ritorni a casa e che dimentichi tutto! Devi fare

                        quello che ti ho chiesto!

TRIPPETTI    (pausa riflessiva) Come voi. Dartronne, me sei rimasta solo tu

                        e nun ce voijo rinuncià. E forse, su 'st'esempio de vita che m'hai                  dato ciài raggione, puro si nun è facile pe' uno come me, c'ha              sempre dovuto lottà pe' campa'.

                       

LINA               Li lasci in pace i genitori di Agostino?

                       

TRIPPETTI    Credo proprio de si.

LINA               Posso chiama' Agostino?

TRIPPETTI    Chiamalo! Lo voijo conosce.

LINA               (felice) Agostino! Agostino!

                                    SCENA XVIII^

    

 LINA - TRIPPETTI - AGOSTINO - ENZO - ALESSIA - MILENA - SONIA

                        (Agostino entra; Lina gli va incontro e l'abbraccia. Entrano                            subito dopo gli altri)

LINA               (staccandosi dall'abbraccio) Vieni! Mio padre ti vuole                                      conoscere. (vedendo Agostino titubante) Non aver paura!

                        Ha capito.

TRIPPETTI    Agostì! Se mi fija te vole così bene, è segno evidente che sei

                        sicuramente 'n bravo ragazzo...e la famija tua nu mme deve più

                        gnente.

AGOSTINO   (annuisce contento e lo ringrazia)

ENZO             De questo je ne so' grato. Ma er debbito lo voijo paga'.

                        Puro co' l'interessi..quelli giusti..

TRIPPETTI    Vorà di' che lo darò in dote a la mi fija....quanno se sposa.

ALESSIA       E pensa' che la consideravo 'n mostro de cattiveria...

                        Nun so' come ringrazialla..

TRIPPETTI    Veramente so' io che devo ringrazia' voi; ché da sì che stavo..

                        su 'na strada sbaijata. Ma che volete? Quanno uno è cieco da

                        troppo tempo...continua a cammina' su quella strada; fino a                          quanno uno nu' je dà 'n bello schiaffone e lo fa rivede'..lo sveija.                       E io ne ho presi de schiaffi 'sta sera... ma ce volevano..artro che              si cce voleveno! ..E .....m'hanno fatto male...parecchio. Ma è                           stato l'unico modo pe' famme capì..e io ve ringrazio!

                                               

                        (Lina lo abbraccia)

MILENA         (rivolta a Sonia) Ammetti, ch' è stato tutto merito mio, si nun era                    pe' me che te presentavo Lina, nun sarebbe successo 'sto                             miracolo.

SONIA            Eh già! Tu sei stata l'artefice non volente....er segno der                                 destino..."Per questo, quando morirai sarai premiata"! (con voce                    grossa, indicando l'aldilà, Milena fa gli scongiuri)

                        (squilla il telefono. Enzo risponde.)                                                         

ENZO             Pronto? ..Si...certo... Sur serio? .. (contento) Nun ce posso                             crede! .....Si ...sicuramente, domani verà sicuramente... alle

                        dieci...indirizzo?  Si?... Riferirò. Un parente? Si sono il                                     padre.(emozionato riattacca la cornetta e cade seduto sul diva-

                        no)

ALESSIA       (preoccupata) Ch'è stato? ..Chi era?

SONIA            (vedendo che il padre non rispondeva) A papà, allora? Se po'

                        sape' o no?

ENZO             (riprendendo fiato) Reggeteve forte!...(tenendo tutti in                                       apprensione) Era er Dott. Angeletti, l'impresario de Agostino e                  m'ha detto che hanno accettato le sue musiche e che                                         l'aspettano domani alle dieci pe' la firma der contratto de' venti                      mijoni! (urlando)Agostì hai vinto!

TUTTI             (commentano gioiosamente)

AGOSTINO   (Si blocca in mezzo alla stanza; rimanendo con lo sguardo

                        fisso nel vuoto)

TUTTI             (si accorgono improvvisamente dello strano atteggiamento

                        di Agostino e si ammutoliscono) ( lunga pausa)

AGOSTINO   (lancia delle urla assordanti. Poi comincia a cantare pezzi di

                        opere liriche e a parlare in maniera vertiginosa)

ALESSIA       (gli si butta al collo e lo bacia più volte, seguita da Lina e da

                        tutti gli altri. Rivolta poi verso il cielo, si fa il segno della croce

                        piangendo di gioia) Dio mio te ringrazio!

AGOSTINO  (sempre cantando e urlando a squarciagola. Uno per uno danza                  con tutti.)

                        (Chiusura sipario. Sottofondo musicale di pianoforte)

                                                            F  I  N  E

                                                            =======