Al confine dei ricordi

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AL CONFINE DEI RICORDI

DRAMMA

in

DUE ATTI

di

Armando LOMBARDO

(armandus33@gmail.com)

www.ottimisti-teatro.it

Personaggi:

- GUIDO  De Masi                il Barbone

- CRISTINA                                     la defunta Moglie

- LAURA                              la Figlia

- FILIPPO                             il Figlio

- CAMILLA                         la moglie di Filippo

- RITA Blasetti                     l’Assistente Sociale

- GIUSEPPE Corradi                       l’Impiegato

Questo testo è incluso nel Volume “Gocce di Teatro” (UNI Service)

Opera depositata

ISBN: 978-88-6178-712-4

L'Autore mette gratuitamente a disposizione dei Gruppi Teatrali Amatoriali, i propri testi (rilasciando all'Organizzatore dello spettacolo la relativa necessaria liberatoria SIAE) a condizione che in prossimità della eventuale messa in scena della commedia, gli vengano comunicati la data della rappresentazione e il nome del Teatro in cui essa avrà luogo.

 ATTO PRIMO

scena prima

                  E' sera. La scena rappresenta un vicolo oscuro sporco e pieno di rifiuti sparsi tutt’intorno. In un angolo, accovacciato in terra in mezzo ai rifiuti c’è un vecchio barbone che sta dormendo. Da un lato della scena entra una giovane ragazza vestita tipo Indiana Jones. Scorge il vecchio, gli si avvicina, si inchina e lo scuote leggermente ad una spalla per svegliarlo.

LAURA - Papà... papà, svegliati! (il vecchio continua a dormire) Papà, ti prego, svegliati...!

BARBONE - (svegliandosi a fatica. Si vede fin da subito che è ubriaco fradicio) Ehhh...? Che c’è...? Chi sei tu...? Cosa vuoi da me...?

LAURA - Papà, sono io. Svegliati, ti prego!

BARBONE - (ancora intontito più dall’alcol che dal sonno) Che c'è?! ( finalmente la riconosce) Laura...?! Laura! Sei tu, anima mia...?!

LAURA - Sì, sono io, papà. Ma cosa ci fai qui?! Vieni via con me! Tu non puoi stare qui!

BARBONE - Ma io sto bene, qui...! Tu, piuttosto, perché non sei a scuola? A quest’ora è lì che dovresti essere...!

LAURA - Ma io non vado più a scuola.

BARBONE - (sorpreso) Non vai più a scuola?! E da quando, non vai più a scuola?

LAURA - E’ da tanto, ormai, che ho smesso di andare a scuola.

BARBONE - E perché hai smesso?

LAURA - Perché ho finito i miei studi. Ora lavoro.

BARBONE - Ma... ma come? tu hai smesso di andare a scuola...?! tu hai finito i tuoi studi...?!

LAURA - E’ proprio così! Ormai ho il mio lavoro.

BARBONE - Hai il tuo lavoro...?! Dio, come passa il tempo...! Sembra ieri, che ti aiutavo a metterti il tuo zainetto con i libri, sopra le spalle; e che ti accompagnavo a scuola...! (pausa) Però, prima di uscire di casa - ti ricordi? - prima di uscire di casa ti chiedevo sempre: “Sei sicura di avere fatto tutti i compiti?” ...ti ricordi...? e poi ti chiedevo anche: “...e i libri? ...e i quaderni...? li hai presi tutti?” (pausa) Ti ricordi? ormai era diventata come un’abitudine. E tu che mi rispondevi sempre, sistematicamente: “Stai tranquillo, papà, i compiti li ho fatti tutti, e non ho dimenticato nessun libro e nessun quaderno.” Che pazienza che avevi con me, vecchio pedante! (pausa) Ed ora mi dici che non vai più a scuola... mi dici che hai finito gli studi...! Come passa, il tempo...!? (pausa) Ma... allora, quanto ho dormito...?!

                        

          attraverso un effetto luce al posto di LAURA  appare l'ASSISTENTE

ASSISTENTE - Non lo so, da quanto sta dormendo. So soltanto che sono diversi giorni che la sto cercando per mari e per monti...!

BARBONE - (ancora stordito più dall’alcool che dal sonno interrotto) Mi stai cercando...?! E perché? (poi, dopo averla fissata per qualche attimo) Ma tu chi sei? Dov’è mia figlia Laura? Dov’è andata mia figlia?

ASSISTENTE - Io sono Rita Blasetti, la sua assistente sociale.

BARBONE - Cosa vuoi che mi interessi chi sei tu?! Mia figlia dov’è? Poco fa c’era lei, là, dove adesso ci sei tu...!

ASSISTENTE - Qua non c’era nessuno, oltre me.

BARBONE - (meno sicuro) Ma... ma io l’ho vista. Con questi occhi, io l’ho vista. Era qua, davanti a me... mi ha pure toccato... è stata mia figlia a svegliarmi.

ASSISTENTE - Sono stata io che l’ho svegliata, perché lei deve venire con me.

BARBONE - Io non vengo né con te, né con nessun altro!

ASSISTENTE - Ma lei non può passare la notte qui, nel mezzo di una strada...! al freddo... e tra i rifiuti...!

BARBONE - Io sto bene, qui!

ASSISTENTE - Perché ha lasciato il nostro rione? (in tono di benevolo rimprovero) Per allontanarsi da noi?! Per non farsi ritrovare?! Anche suo figlio sono giorni che lo sta cercando.

BARBONE - Mio figlio! Poverino! Lo so di creargli molti problemi...!

ASSISTENTE - (con sarcasmo) Già: poverino! E’ per questo che lei deve venire con me al Centro. Altrimenti ci pensa suo figlio a trovargli un’altra sistemazione. (sempre con sarcasmo) Poverino!

                                              BUIO

scena seconda                                        

                                Interno dell’abitazionedi Filippo

FILIPPO - Quand’è che Paolo ha la recita a scuola?

CAMILLA - Venerdì prossimo. Pensi di poterti organizzare con il lavoro per poter venire a vederlo?

FILIPPO - Penso di sì...

CAMILLA - Come, pensi di sì...?! Lo sai che ci tiene molto che tu lo veda. E’ la sua prima recita...! Non puoi dire “penso di sì”. Devi venire assolutamente.

FILIPPO - Ma sì... ma sì...! Non preoccuparti. Vedrai che venerdì sarò lì, in prima fila. D’altra parte lo sai che ci tengo quanto te ad accontentarli in queste occasioni.

CAMILLA - Però quando ha fatto le gare di nuoto...

FILIPPO - Ma quella volta mi trovavo a Londra per lavoro...!

CAMILLA - Sì, è vero. Ora ricordo...! (pausa) E’ che non so cosa non farei per vederli felici...?!

FILIPPO - A me sembra che stiamo facendo tutto quello che è giusto fare.

CAMILLA - (dopo un attimo di esitazione) Senti...! A proposito dei ragazzi...!

FILIPPO - (la guarda in modo interrogativo. Poi...) Cosa hanno, i ragazzi?

CAMILLA - No... nulla. Loro non hanno nulla. Sono io che stavo pensando...! Pietro...

FILIPPO - Che cosa ha fatto, Pietro?

CAMILLA - Lui nulla. Ti ho già detto che loro non c’entrano. Sono io che stavo pensando: Pietro comincia ad essere grandicello, ormai...!

FILIPPO - Beh, certo. I ragazzi crescono, si sa. E’ una legge di natura. Guai se non crescessero!

CAMILLA - Appunto. I ragazzi crescono. E Pietro ormai è grandicello. E comincia ad avere le sue giuste esigenze.

FILIPPO - E quali sarebbe queste “giuste esigenze”? Vuole che gli aumenti la paghetta?

CAMILLA - Non si tratta della paghetta.

FILIPPO - Ah, beh... meno male! Perché mi sembra di trattarlo già troppo bene. E poi, perché lo ha chiesto a te, e non ne ha parlato direttamente con me?

CAMILLA - Ma lui non ha chiesto nulla.

FILIPPO - Ma allora quali sarebbero queste esigenze di cui hai appena parlato...?

CAMILLA - Io penso che alla sua età Pietro ha bisogno di maggiore autonomia... di una maggiore libertà...!

FILIPPO - Non mi sembra che né tu né io...

CAMILLA - Insomma!| (come togliendosi un peso) Io credo che Pietro, alla sua età, abbia il bisogno di avere una cameretta tutta per lui, e di non essere più costretto a stare nella stessa camera con Paolo.

FILIPPO - Come, come...? Fammi capire! E quando ti è venuta questa idea?!

CAMILLA - E’ da qualche tempo, che ci penso sopra.

FILIPPO - (sospettoso) Ed il seguito di questo tuo pensare, quale sarebbe?

CAMILLA - Semplice. Spostare Pietro nella camera di tuo padre. D’altra parte ormai sono più di due anni che...

FILIPPO - (incredulo) Ma stai scherzando, spero...?!

CAMILLA - No. Non sto scherzando. Perché non ce niente su cui scherzare!

FILIPPO - Quella camera è di mio padre e...

CAMILLA - “Era” di tuo padre. Ma lui ormai sono anni che non ci vive più. Per non parlare del suo studio; chiuso a chiave!

FILIPPO - Quella camera è di mio padre... anzi: questa casa, tutta questa casa, è di mio padre! O te ne sei dimenticata...?!

CAMILLA - No. Non l’ho dimenticato! Ma tuo padre, ormai è come se non esistesse più...!

FILIPPO - Mio padre, invece, esiste ancora! E prima o poi, sono sicuro, tornerà qui, a vivere con noi.

CAMILLA - Lo sai benissimo che questo non avverrà mai. E intanto quella camera resta vuota, a riempirsi di polvere. Mentre il nostro Pietro...

FILIPPO - (ironico) Mentre il nostro Pietro, poverino, deve accontentarsi di stare nella stessa camera con suo fratello...! No. Quella camera resta libera per quando tornerà mio padre.

CAMILLA - Tuo padre non tornerà più in questa casa. Per due motivi: primo, perché è lui stesso che non vuole tornarci...! Secondo, perché, anche  se lui dovesse cambiare idea, sarò io che non ce lo vorrò.

FILIPPO - (sconcertato) ...tu, non ce lo vorrai...?!

CAMILLA - (ferma) Proprio così! Sarebbe un pessimo esempio per i nostri figli...!

FILIPPO - (confuso e disarmato) Ma... veramente...!

                                                     BUIO

scena terza

             E’ sera. La scena rappresenta un vicolo piuttosto squallido. Da una parte c’è un cassonetto delle immondizie.

BARBONE - (diretto verso il cassonetto, canticchia una filastrocca).

                   Passan sul prato nonno e nipotino.

                   Il nonno è vecchio, il bimbo è piccolino;

                   il bimbo è biondo, il nonno è tutto bianco,

                   il bimbo è dritto, il nonno è curvo e stanco.

                  (Poi...) Eh, come sono cambiati, i tempi...! Buttano proprio di tutto, oggigiorno! (apre il cassonetto, (Ronzio di mosche o mosconi) vi fruga ed estrae alcuni oggetti. Riprende con la filastrocca)  (continua a frugare)

                   Passan sul prato dandosi la mano.

                   Il nonno dice:”Presto andrò lontano,

                   molto lontano e più non tornerò!”

                   E il bimbo:”Nonno mio, ti scriverò”.

                  (Tira fuori qualcosa dal cassonetto)

                   Toh! Guarda un po’ chi si rivede...! (continua a frugare) Che brutta fine ti hanno fatto fare...! (fruga ancora) E questo? che cos’è? (e così via per altri 4 o 5 oggetti; su qualcuno di essi fa qualche considerazione. Finché trova un oggetto-giocattolo che  pensa sia simile a qualcosa che  ha uno dei suoi due nipoti) Ma guarda, guarda. Questo è uno di quegli aggeggi che Pietro ha sempre per le mani. Chissà come si adopera...? Forse così...?! (pausa) Però ci vorrebbero le pile. Ma anche con le pile non credo che funzionerebbe. Altrimenti non l’avrebbero buttato via. (pausa) Sebbene oggi, i ragazzi, si stufano molto presto delle loro cose. Ne hanno molte; ecco che cos’è: ne hanno molte! E così, dopo un po’, si stufano e non gli importa più di averli. E li buttano via. (pausa)        (Latrati di cani in lontananza) Chissà se con le pile questo funzionerebbe ancora? Sono sicuro che anche se è rotto, Pietro riuscirebbe a farlo funzionare lo stesso. Ha il genio della meccanica e dell’elettronica, quel ragazzo. D’altra parte sono i tempi che lo richiedono. Oggi non si fa niente senza macchine, senza elettronica e... e senza computer. E anche con i computer, Pietro è un... - come dice, lui? - è un drago. (pausa) Però pure Paolo, anche se è più piccolo, gli sta dietro...! (pausa) Paolo. (pausa) Pietro. (pausa) Pietro e Paolo. Che fantasia! Pietro e Paolo! Due figli maschi e... Pietro e Paolo! Come Castore e Polluce... come Niso ed Eurialo... Caino e Abele... (ripensandoci) No! Niente Caino e Abele, con i miei nipoti! Casomai, Stanlio e Ollio! Ecco, sì: meglio Stanlio e Ollio! Le coppie celebri... al maschile. (pausa) Pietro e Paolo. (pausa) Che tesori. Due nipoti meravigliosi! Varrebbe la pena di tornare a casa soltanto per loro. (pausa) Però anche Filippo... l’unico figlio che mi è rimasto... anche lui è un gran bravo ragazzo. (tira su col naso. Pausa) “Papà, torna a casa!” continua a dirmi. “Torna a casa!” A casa! (pausa) A fare che cosa?! A rivedere gli oggetti che ha maneggiato Laura? A camminare sulle mattonelle che ha calpestato Laura...?! A rasentare i muri che hanno circondato e protetto Laura...?! No, grazie! Non posso! Non posso proprio! (frugando nella sua sacca) C’è ancora il sorriso di Laura, in quella casa! (estrae una bottiglia e ne beve un lungo sorso) Ci sono ancora quelle sue fresche risate che rimbalzano tra i mobili... sulle scale... escono e ritornano attraverso le finestre...! (beve ancora un sorso) C’è ancora l’anima di Laura, in quella casa! Perdonami, Laura! (la voce è rotta dai singhiozzi) Sono io che ho stroncato la tua vita! (piange. Estrae un medaglione dal petto) La mia bambina... la mia cara bambina...!

LAURA - (ancora nella penombra. E’ vestita tipo Indiana Jones) Papà.

BARBONE - (sempre tra le lacrime) La mia povera bambina...!

LAURA - Papà.

BARBONE - (smette improvvisamente di piangere e tende l’orecchio) ...Laura...?

LAURA - Papà (avanza di un passo, sempre in penombra, di fianco al Barbone)

BARBONE - Laura... sei tu...?

LAURA - Sì, sono io.

BARBONE - (guardandosi guardingo intorno) Dove sei? Non ti vedo!

LAURA - (avvicinandoglisi) Sono qui, papà.

BARBONE - (tendendogli le braccia) Laura, figlia mia. Sapevo che saresti tornata!

             (Laura va a sedersi in terra accanto a lui e si lascia stringere in un lungo abbraccio che ricambia. E’ serena; quasi felice) Me lo sentivo! Sapevo che saresti tornata!

LAURA - Ma certo che sono tornata.

BARBONE - Dove sei stata in tutto questo tempo?

LAURA - Sono stata dove mi hai lasciata.

BARBONE - Ma... io ti ho lasciata... (si sforza di ricordare) Ma lo sai che non me lo ricordo più, dove ti ho lasciata...? Dove eri?

LAURA - Ora non importa più dove sono stata. L’importante è che adesso sono qui.

BARBONE - Sì, è vero. L’importante è che ora sei nuovamente con me. Ti ho aspettato tanto, sai? Io non posso stare senza di te.

LAURA - Lo so. E’ per questo che sono tornata.

BARBONE - (entrando lentamente in uno stato confusionale) Ma... quell’aereo...?! ...quel temporale...! Quel mare in tempesta...?!

LAURA - Ormai è tutto passato. Non devi più preoccuparti. Ormai è tutto finito.

BARBONE - Ma quelle onde... quelle maledette onde ci avevano diviso...!

LAURA - Sì. Le onde del mare ci avevano diviso. Tu e quelli dell’equipaggio da una parte, ed io e Martina, la tua segretaria, da un’altra.

BARBONE - Noi, però, ci siamo salvati. Ci siamo aggrappati non so più a che cosa, e ci siamo salvati. Ma tu non c’eri più con noi! Vedevamo che le onde ti trascinavano lontana da noi. Ed io ho temuto che tu fossi... che tu fossi morta!

LAURA - No, papà. Anche Martina ed io siamo riuscite ad aggrapparci ad un relitto dell’aereo. Non so per quanto tempo ci siamo rimaste attaccate. Ci eravamo addirittura legate a quel relitto. Due o tre giorni... non so. E poi un giorno all’alba, ci siamo risvegliate sulla riva di un isola.

BARBONE - Allora vi eravate salvate anche voi, tu e Martina?!

LAURA - Proprio così. Ed ora eccomi qui.

BARBONE - Hai fatto bene a tornare. Ora possiamo tornarcene a casa. Sarai stanca.

LAURA - Un po’.

BARBONE - Allora andiamocene a casa. Sarai molto stanca. Devi riposare. (fa per alzarsi, ma stramazza al suolo, senza sensi)

   

                                        BUIO con gradualità

scena quarta

                                         (Giorno. Abitazione di Filippo)

ASSISTENTE - Mi creda, non è facile stargli dietro. Si sposta continuamente!

FILIPPO - Ma se ci ha appena detto di averlo ritrovato...!

ASSISTENTE - Infatti! Lo avevo ritrovato nella zona dei Mori.

CAMILLA - (sorpresa) Nella zona dei Mori...?! Ma è una zona malfamata, quella...!

FILIPPO - Come mai lei frequenta...

ASSISTENTE - (interrompendolo seccata) Io non frequento quelle zone! Se non occasionalmente, per lavoro.

CAMILLA - Allora, c’era andata apposta per...

ASSISTENTE - C’ero andata perché avevo avuto una informazione.

FILIPPO - E perché non mi ha chiamato? Sarei venuto anch’io, e allora non ci sarebbe davvero scappato.

ASSISTENTE - Quando mi hanno telefonato per darmi l’informazione, io mi trovavo dalle parti della fabbrica dei Righetti. E quella zona dove mi avevano segnalato la presenza di suo padre mi rimaneva proprio sulla strada del ritorno. Non avevo tempo per chiamarla e per aspettare che lei potesse arrivare laggiù.

FILIPPO - E così, per fare tutto da sola, se l’è fatto scappare...!

ASSISTENTE - (dispiaciuta) Sì, avete ragione ad avercela con me. Ma non potevo prevedere che...

CAMILLA - Mio suocero è molto furbo, d’accordo. Ma cadere nel vecchio trucco di avere un bisogno da fare...!

ASSISTENTE - Voi non volete rendervi conto che io, in effetti, non ho l’autorità per obbligarlo a seguirmi al Centro. Almeno per ora. E tanto meno per costringerlo a tornare qui, a casa sua.

FILIPPO - Eppure ci deve essere un modo per toglierlo dalla strada.

CAMILLA - Il barbone! Ecco come si è ridotto! A fare il barbone! Non possiamo permettergli di continuare a vivere in quel modo. C’è di mezzo il decoro e la dignità di tutta la famiglia!

FILIPPO - (sillabando come se non avesse capito bene) Il decoro e la dignità della famiglia...?!

CAMILLA - (incalzando) Per non parlare dei nostri figli...!

FILIPPO - No, dico: in una situazione come questa tu ti preoccupi del decoro e della dignità...

CAMILLA - (interrompendolo, brusca) Certo! Sono cose molto importanti, nel nostro ambiente!

FILIPPO - (con forzata calma) Ascolta Camilla! Oggi, per me, decoro e dignità sono soltanto delle stupide parole. Ma non ti rendi conto di cosa rischia, mio padre, alla sua età, vivendo in quel modo?

CAMILLA - Ma non siamo mica stati noi a metterlo in quella situazione! Eppoi ora cosa fai? Lo difendi pure? E arrivi addirittura a contraddirmi ed a prendertela con me...!

FILIPPO - (accomodante) Io non me la prendo con te. Sto cercando di farti capire che cosa sto provando io! In fin dei conti, barbone o non barbone, resta sempre mio padre.

CAMILLA - (amara, quasi cattiva) Bel padre!  Chissà cosa si prova ad essere la causa della morte della propria figlia?!

                                              BUIO

scena quinta

                     (In mezzo ad un vicolo di periferia. Il Barbone è seduto in terra, ed accanto a lui, in piedi, c’è una bella ragazza ben vestita. In sottofondo: Ghost) (Hunchained melody)

BARBONE - (sorseggiando da una bottiglia di vino o di liquori) Vorrei tanto poterti offrire una tazza di tè, ma l’ho finito proprio questa mattina. A te piace molto il tè, vero? Ben zuccherato e con il limone.

CRISTINA - Sì, è vero: a me piaceva molto il tè. E proprio come dici tu, con molto zucchero e con una fettina di limone.

BARBONE - Hai visto che me lo ricordo ancora? Tutto proprio come ai vecchi tempi...!

CRISTINA - (tendendo l’orecchio) Da dove viene, questa musica?

BARBONE - E’ il mio mangianastri. (lo tira fuori da qualche parte e lo mostra alla donna)

CRISTINA - Ah, capisco. Così hai anche la musica. (poi, ironica, quasi con una punta di amarezza) Non ti fai mancare nulla...!

BARBONE - (riprendendo a bere) Beh! Almeno il necessario faccio in modo che non mi manchi...! (continua a bere)

CRISTINA - Tu, però, a quei tempi non bevevi tanto come fai ora. Anzi, se ricordo bene, non bevevi che mezzo bicchiere di vino ai pasti. E niente liquori!

BARBONE - I liquori scaldano. A volte qui fa molto freddo. Ed è molto umido, specialmente la sera e la notte.

CRISTINA - E allora perché non te ne torni a casa?

BARBONE - A casa mi sento soffocare. Lo sai che a me piace la vita all’aperto!

CRISTINA - Non per niente fai l’archeologo.

BARBONE - A dire la verità, "facevo", l’archeologo. Ora non più.

CRISTINA - Perché hai smesso di fare l’archeologo? Era tutta la tua vita l’archeologia. Forse veniva prima ancora di me.

BARBONE - Cristina, non dire eresie! Tu, eri l’unico, vero scopo della mia vita. Tu e i nostri due figli.

CRISTINA - Già! Filippo e Laura. Due angioletti. Quando vi ho lasciati lui aveva diciassette anni - era già un ometto - e Laura ne aveva otto. Davvero dei bravi ragazzi...!

BARBONE - Tutto merito tuo! Hai saputo tirarli su veramente bene. Continuano ancora oggi a chiedermi che gli parli di te.

CRISTINA - Non è stato molto difficile, per me, tirarli su. Filippo era un ragazzo tranquillo, molto calmo... molto riflessivo.

BARBONE - Già. Filippo è proprio un caro ragazzo.

CRISTINA - Laura però... Laura, però, un po’ da fare me lo ha dato...! Più irrequieta... più indipendente...! Ed un pochino anche ribelle.

BARBONE - Beh, insomma... addirittura ribelle...!

CRISTINA - Sì. Proprio così. Irrequieta, indipendente e a volte anche ribelle. Proprio come te.

BARBONE - Come me...?!

CRISTINA - Proprio come te!

BARBONE - Non me lo hai mai fatto notare...

CRISTINA - Perché mi piacevi così! Anche tu irrequieto, indipendente e... ribelle! Ti ho sposato proprio per questo! Se tu non fossi stato così, avrei sposato Piersilvio...

BARBONE - (ridacchiando) Piersilvio... Sa che bell’acquisto avresti fatto! Sposare uno che si chiama Piersilvio...! (continua a ridacchiare) e che aveva un’impresa di pompe funebri...!

CRISTINA - Non l’ho sposato perché non era il mio tipo; non per il nome, o perché faceva il becchino.

BARBONE - (tornando serio) Ti sei mai pentita di avere sposato me?

CRISTINA - Avere sposato te, ed avere potuto vivere accanto a te, mi ha talmente riempito il cuore e l’animo di serenità e di gioia... anche se è durato soltanto un soffio di tempo. L'unico mio rimpianto è quello di non averti detto abbastanza quanto ti amo.

BARBONE - Per me, c’è stato solo il vuoto e il nulla, dopo che te ne sei andata.

CRISTINA - (lusingata) Davvero ti sono mancata?

BARBONE - Mi sei mancata moltissimo. Ed anche ai ragazzi...! (silenzio tra i due. Poi, lui, volendo sdrammatizzare...) Oh, perbacco! Ma la mia musica è già finita! (riprende il piccolo mangianastri, riporta indietro il nastro e riavvia il play)        (ripetere brano)

CRISTINA - (dopo essere stata un attimo in ascolto) Ma questo brano, se non sbaglio...

BARBONE - Questo brano tu non puoi conoscerlo. E’ uscito qualche anno fa. Si chiama Ghost.

CRISTINA - Ti sbagli! Il titolo di questo brano è "Unchained melody" cioè "Senza catene".

BARBONE - (sorpreso) E tu che ne sai...?

CRISTINA - Inoltre, non è uscito qualche anno fa. E' stato scritto nel 1954 proprio per il film "Unchained" ed ebbe anche una nomination all'Oscar.

BARBONE - (molto sorpreso) Ma... come fai a...

CRISTINA - E non è tutto: in Italia è stata interpretata negli anni cinquanta da Carla Boni e Gino Latilla; e negli anni sessanta da Cocky Mazzetti e da Iva Zanicchi.

BARBONE - (c.s.) Ma io credevo che...

CRISTINA - Tu credevi che fosse stata scritta come colonna sonora del film...

BARBONE - Ghost! Infatti!  E credevo anche che il suo titolo fosse proprio Gosth.

CRISTINA - Ora, invece, sai come stanno veramente le cose.

BARBONE - Non so perché, ma mi piace tanto! (pausa) Anche perché è l’unico pezzo che ancora riesco ad ascoltare, con questo aggeggio.

CRISTINA - Non trovi che sia un po’ strano...?

BARBONE - Che cosa, è strano?

CRISTINA - Questo motivo che tu ascolti. Ghost: significa fantasma!

BARBONE - E allora...?

CRISTINA - Sei sicuro che non ci sia nessun nesso?

BARBONE - Tra chi, o che cosa?

CRISTINA - Come dici...?

BARBONE - Dico: il nesso...! tra chi o cosa, ci vedi un nesso?

CRISTINA - Ma è ovvio! Tra quel motivo e me.

BARBONE - (leggero) Siete bellissimi tutti e due!

CRISTINA - (preoccupata) Vedo che quella robaccia che stai bevendo fa il suo effetto...!

BARBONE - Non è l’effetto di questa roba. E’ la realtà. E’ molto bello il brano, e sei ancora più bella tu.

CRISTINA - Lo ero. Se pur lo sono mai stata.

BARBONE - Eri e continui ad essere bellissima! E per fortuna Laura ha preso da te.

CRISTINA - Laura sì che è una stupenda creatura...! (pausa) Da quanto tempo non la vedi?

BARBONE - Da stamattina... o forse al più tardi da ieri... Non ricordo bene.

CRISTINA - Per favore, smettila di bere! Almeno fino a che io posso ancora trattenermi qui con te.

BARBONE - (agitando la bottiglia ormai quasi vuota) Va bene. Agli ordini! (ripone la bottiglia) Vuoi che faccia venire Laura? Ti piacerebbe rivederla?

CRISTINA - Tu puoi farla venire?

BARBONE - Ma certo! Basta che strofini questo amuleto (tira fuori un medaglione) e Laura verrà. (strofina il medaglione. Da un lato della scena entra Laura)

LAURA - Ciao, papà. Mi hai chiamata? (è sempre vestita alla Indiana Jones).

BARBONE - Ciao, tesoro. Sì, ti ho chiamata perché tua madre vuole rivederti. (poi, rivolto alla Moglie) Hai visto? Ecco Laura!

LAURA e CRISTINA - (insieme) Sei sicuro di stare bene?

BARBONE - Ma certo, che sto bene! Tu, piuttosto (rivolto alla Moglie): sei convinta, ora? La vedi?

LAURA e CRISTINA - (guardandosi attorno) Chi, dovrei vedere...?

BARBONE - Ma lei, diamine...!

LAURA e CRISTINA - Te lo avevo detto che dovresti smetterla di bere...!

BARBONE - Ma io non ho bevuto...! (poi, farfugliando confuso) Beh... insomma... (infine, ammettendo) E va bene! sì, ho bevuto! Ma soltanto un goccio! Ma questo, cosa c’entra con te...?!

CRISTINA - C’entra, perché io non voglio vederti in questo stato. Mi fa troppo male!

LAURA - C’entra, perché ogni volta che bevi, poi non ragioni più...!

CRISTINA - E a me dispiace molto vederti in queste condizioni!

LAURA - Quando fai così, mi fai paura...! Sembra che tu abbia davanti un fantasma.

BARBONE - Hai ragione, tesoro!

CRISTINA - Non serve che tu mi dia ragione! Io ora me ne vado, e tornerò soltanto quando sarai in condizioni di ragionare. (incamminandosi verso un lato della scena) E salutami tanto nostra figlia Laura...!

BARBONE - Ma lo vuoi capire che è qui?! Lei è qui!

LAURA - Ti dispiace dirmi in un modo più chiaro, chi è qui?

BARBONE - (poiché la Moglie è già uscita) Non importa, cara... non importa.

LAURA - (sedendoglisi accanto e prendendogli le mani tra le sue) Ascolta, papà.

BARBONE - Cosa c’è, tesoro?

LAURA - Lo so che tu continui a stare in pena per me...

BARBONE - Non posso proprio farne a meno...! Io non so darmi pace... Se non fosse stato per me, tu non saresti...

LAURA - (interrompendolo con affettuosa decisione) Smettila, papà. Non puoi continuare a tormentarti per cose di cui non hai nessuna colpa.

BARBONE - Potessi tornare indietro...! Darei l’anima al diavolo, per poter tornare indietro...! Non dovevo farti venire con me! Sono io la causa di tutti i tuoi guai...!

LAURA - (molto brusca) Ora smettila! Non voglio più sentirti dire queste cose! Non devi sentirti in colpa nei miei riguardi. E poi, chi ti dice che io non stia bene?!

BARBONE - Soltanto un miracolo... soltanto un miracolo...! (la sua voce è rotta dai singhiozzi)

FILIPPO - (entrando trafelato insieme all’assistente sociale) Finalmente ti abbiamo ritrovato...!

BARBONE e LAURA - Filippo! (Laura si alza e fa per andargli incontro; poi si ferma di colpo e si mette in piedi accanto al padre)

FILIPPO - (rivolto al padre) Hai proprio deciso di farci impazzire...!

BARBONE - (innervosito) Ma insomma volete capirla una volta per tutte che dovete lasciarmi in pace...!

ASSISTENTE - Professore, perché non si decide a ...

BARBONE - (interrompendola, ma garbatamente) Per favore. Non ci si metta anche lei.

ASSISTENTE - (timidamente) Ma io ho avuto l’incarico di...

BARBONE - (deciso) Dovete lasciarmi in pace!

FILIPPO -  A me non puoi dire queste cose!

BARBONE - (con aria di sfida) E perché a te non posso dirlo di lasciarmi in pace?!

FILIPPO - Perché tu hai delle responsabilità nei miei confronti e nei confronti della mia famiglia. (il padre abbassa il capo) Ti sei dimenticato che oltre me che sono il tuo unico figlio rimasto, hai anche una nuora che ti vuole bene, ed hai due nipoti che non vedono l’ora che tu ritorni a casa.

BARBONE - Smettila!

LAURA - Lascialo in pace!

FILIPPO - No! Non la smetterò e non ti lascerò in pace finché non ti deciderai a comportarti in modo più ragionevole!

ASSISTENTE - Professore, suo figlio ha ragione. Cerchi di capire che non può continuare a vivere in questo stato.

BARBONE - E chi me lo proibisce? Lei?

ASSISTENTE - Lei sa benissimo che io non posso proibirglielo; almeno per il momento. L’unica cosa che posso fare è cercare di farle capire che il modo in cui ha scelto di vivere non è consono né alla sua passata condizione sociale né...

FILIPPO - (interrompendola bruscamente e tirandola per un braccio da una parte) Ma cosa fa? è impazzita?! Ci manca poco che si metta in ginocchio a supplicarlo. Qui non servono più le belle parole. Oramai bisogna agire. Lei deve fare valere la sua autorità!

ASSISTENTE - Che cos’è, che dovrei fare...?!

FILIPPO - Deve minacciarlo! Deve impaurirlo! Deve dirgli che se non torna a casa lo fa finire in galera...!

ASSISTENTE - Ma è impazzito?! Sa benissimo che non posso fare niente di tutto questo! Suo padre non dà fastidio a nessuno. E tanto meno ha commesso alcun reato. Io, per il momento, non posso fare altro che cercare di convincerlo a venire al nostro Centro, visto che di venire a casa sua non ha la minima intenzione...!

FILIPPO - E allora se lo porti al Centro! Lo faccia internare da qualche parte! Ma dobbiamo toglierlo da mezzo la strada!

ASSISTENTE - Le ripeto che non posso fare nulla di tutto questo, con la forza. A meno che non ci sia qualche denuncia formale nei suoi confronti. Oppure...

FILIPPO - Oppure...?!

ASSISTENTE - Oppure che lei, che è il suo unico parente, non presenti una richiesta di interdizione nei suoi confronti.

FILIPPO - (categorico) Questo mai!

ASSISTENTE - E allora non ci resta che cercare di convincerlo, ma con le buone.

FILIPPO - (indirizzandosi con aria minacciosa verso il padre che, d’istinto, si stringe alla figlia Laura che nel frattempo si era seduta in terra accanto a lui) Senti un po'?, tu!

LAURA - (interponendosi tra padre e fratello) Non ti azzardare a toccarlo!

FILIPPO - (è chiaro che lui non la vede. Al padre:) Lo vuoi capire, sì o no, che non puoi permetterti di vivere come un selvaggio... come un derelitto... sudicio e affamato in mezzo ad una strada...?!

BARBONE - Io ci sto bene, in mezzo ad una strada.

FILIPPO - Ancora con questo stupido ritornello! Devi renderti conto che anche se fosse vero che ti piaccia fare questa vita, tu continui ad avere dei doveri morali e sociali nei confronti dei tuoi parenti più stretti.

BARBONE - Voi avete la vostra vita, e io voglio la mia.

FILIPPO - Ma la tua vita, in questo caso, danneggia... anzi, distrugge anche la nostra! Possibile che tu non riesca a rendertene conto?! Non ti è bastato distruggere quella di Laura?!

                                   (silenzio gelido)

LAURA e BARBONE - (con un filo di voce) Cosa vuoi dire...?

FILIPPO - (ormai non più in grado di controllarsi) Voglio dire che se Laura è morta, è colpa tua!

LAURA - (alzandosi di scatto e urlando) Nooo!!!

                   (Il Barbone, come colpito al petto, abbassa il capo e resta in silenzio)

FILIPPO - Sei stato tu a volere la morte di Laura, con la smania dei viaggi avventurosi...!

LAURA (sempre urlando contro il fratello) No! Non è vero! E questo tu lo sai!

FILIPPO - (ormai senza alcun freno) Quella povera ragazza... coinvolgerla in quell’assurdo viaggio in capo al mondo...!

LAURA - (singhiozzando convulsamente) No! no, no! Non è vero! (poi, rivolta al padre) Diglielo, papà, che non è vero! Diglielo che non è stata colpa tua!

FILIPPO - Ed ora vuoi distruggere anche la nostra, di vita...?!

ASSISTENTE - (avvicinandosi a Filippo e prendendolo delicatamente per un braccio) Per favore, signor Filippo, si calmi...! Si calmi...!

                  (Filippo scoppia in lacrime, si divincola dalla stretta dell’Assistente, e fugge fuori di scena)

LAURA - (accasciandosi accanto al padre e stringendolo teneramente a sé) Perché non glielo hai detto che non sei stato tu a volermi portare con te in Malesia...?! Perché non glielo hai detto che sono stata io a chiederti... anzi, a supplicarti di portarmi con te...?!

ASSISTENTE - (avvicinandosi al Barbone che era rimasto sempre in gelido silenzio, e chinandosi su di lui, molto affettuosa) Professore... Professore, mi sente? Sta bene...? Professore, mi dica se sta bene.

BARBONE - (scuotendosi) Sì. Sì, grazie, signorina. Sto bene.

ASSISTENTE - Ha bisogno di qualcosa? Vuole che chiami qualcuno?

BARBONE - No, grazie. Non ho bisogno di nulla.

                                         (breve silenzio)

ASSISTENTE - Cosa voleva dire suo figlio? e chi è Laura?

BARBONE - (sommessamente) Laura è mia figlia.

ASSISTENTE - Non sapevo che avesse un’altra figlia.

BARBONE - Ad essere sinceri, “avevo” un’altra figlia.

ASSISTENTE - (che ancora non capisce) “Aveva”, un’altra figlia...?! E’... è morta?

BARBONE - Filippo ha ragione! Sono stato io la causa della sua morte.

LAURA - (accarezzandolo dolcemente e scoppiando in lacrime) Non è vero, papà...! Non è vero! Nessuno ha causato la mia morte!

                                            BUIO

scena sesta

               (Interno giorno. La scena rappresenta un modesto ufficio del Centro di Assistenza Sociale. Un impiegato sta scrivendo una relazione)

IMPIEGATO - ...quindi, alla luce dei fatti suesposti, non si intravvede alcuna possibilità di... (si blocca e resta un attimo pensieroso) Intravvede...? o intravede...? Tu che dici? quale è più esatto? (l'Assistente, seduta in una scrivania acconto alla sua, non risponde, immersa nei suoi pensieri) Ehi! Dico a te! Intravvede o intravede?

ASSISTENTE - (scuotendosi) Come dici?

IMPIEGATO - Ti sto chiedendo se secondo te è più giusto scrivere intravvedere o intravedere?! Cioè: è meglio con una o con due vu...?

ASSISTENTE - (distrattamente) Ma... non so... Forse con una.

IMPIEGATO - Sei sicura?

ASSISTENTE - (sempre assorta nei suoi pensieri) Ma... non so... penso di sì.

IMPIEGATO - Allora: (rilegge quello che aveva scritto) quindi, alla luce dei fatti suesposti, non si intravede alcuna possibilità... (si interrompe, ancora perplesso). Mah, sarà...!? Se lo dici tu, ma a me stona un po’! Intravedere... intravvedere... Quasi quasi controllo sul vocabolario. Tu che ne dici? (silenzio da parte dell’Assistente) Uhuh! Ci sei?

ASSISTENTE - (spazientita) Cosa vuoi ancora?!

IMPIEGATO - Stavo dicendo che quasi quasi controllo sul vocabolario.

ASSISTENTE - (sbrigativa) Sì, bravo. Controlla sul vocabolario.

                     (L’Impiegato prende il vocabolario e lo sfoglia)

IMPIEGATO - Eccolo! Intravede. E’ meglio intravede; anche se si può dire pure intravvede. (pausa) E allora? come scrivo? (pensa) Profila. Ecco: profila! Quindi, alla luce dei fatti suesposti, non si profila alcuna possibilità di... (rivolto trionfante alla collega) Hai visto? Ho trovato la soluzione giusta: profila! (guarda la ragazza che sembra assente col pensiero) Rita, ti senti bene?

ASSISTENTE - (scuotendosi e ritornando alla realtà) Come dici?

IMPIEGATO - Ti ho chiesto se stai bene.

ASSISTENTE - Ma sì, certo.

IMPIEGATO - Qualcosa che non va?

ASSISTENTE - (poco convincente) Ma no... ma no...!

IMPIEGATO - E’ un quarto d’ora che ti parlo, ma scommetto che non hai ascoltato neanche una parola...

ASSISTENTE - Scusami, Giuseppe. Ero soprappensiero...

IMPIEGATO - Qualcosa che non va...? (poi, in tono scherzoso) Non ti avrà per caso lasciata il tuo ragazzo...?!

ASSISTENTE - Ma no; ma che dici...?! Con lui va tutto bene.

IMPIEGATO - Io, invece, l’altra sera ho fatto un’esperienza...! (la ragazza lo guarda in modo interrogativo) Vedi... Sono andato a cena con una ragazza; una gran bella ragazza.

ASSISTENTE - E allora...? Qual è stata l’esperienza? Tu porti spesso ragazze a cena.

IMPIEGATO - E’ vero. Però questa, di ragazza, non la dimenticherò mai: i suoi capelli morbidi e lucenti come seta... i suoi occhi azzurri e profondi... il suo sorriso dolce ed invitante... e il suo appetito formidabile!

ASSISTENTE - (sorridendo a malincuore) Chissà quanto ti è costata...!?

IMPIEGATO - Un occhio della testa...! Sarò costretto a chiedere un aumento alla direttrice.

ASSISTENTE - Io non ci conterei molto...

IMPIEGATO - E perché? Lei mi stima molto. Dice che ho un grande potenziale. (breve pausa) Ma purtroppo non riesce a capire quale sia.

ASSISTENTE - (c.s.) E io che ti sto a sentire...!

IMPIEGATO - Però sono riuscito a farti tornare il sorriso. (Più serio) Non vuoi dirmi cos’è che non va?

ASSISTENTE - (pensa un secondo. Poi, quasi controvoglia) Ti ho già parlato del professor De Masi...?!

IMPIEGATO - Mi sembra di sì. Quello che si è ridotto a fare il barbone.

ASSISTENTE - (come se volesse difenderlo) Beh, barbone... proprio...!? Comunque, sì: quello lì.

IMPIEGATO - E allora...?

ASSISTENTE - Continua a rifiutarsi di tornare a casa sua, dal figlio e dalla sua famiglia. E non vuole nemmeno sentir parlare di venire almeno al nostro Centro.

IMPIEGATO - Non è il primo. Quando si è scelto di fare quella vita...! Non è il primo che vediamo...!

ASSISTENTE - Sì, lo so! Con la nostra attività ne vediamo tanti. Ma questo, non so perché, malgrado io mi sforzi di considerarlo uno dei tanti, mi da delle strani sensazioni...! Come fosse mio padre!

IMPIEGATO - Ma cos’ha di diverso...

ASSISTENTE - Non lo so. Era un archeologo, prima di ridursi in quello stato. Un archeologo molto famoso, nel mondo scientifico. Ed insegnava all’università...

IMPIEGATO - Tipo Indiana Jones...?!

ASSISTENTE - Possiamo anche dire così.

IMPIEGATO - Ma tu come fai a sapere tutte queste cose? Te le ha raccontate lui?

ASSISTENTE - No. Me le ha dette il figlio.

IMPIEGATO - E che altro, ti ha detto.

ASSISTENTE - Mi ha detto che il padre era da anni che si stava interessando di un prezioso medaglione... prezioso da un punto di vista scientifico. Facendo ricerche su ricerche in varie biblioteche di tutto il mondo, era finalmente arrivato a raccogliere sufficienti elementi per poter organizzare una spedizione per effettuare le ricerche di questo medaglione.

IMPIEGATO - Perché mi stai raccontando questa storia?

ASSISTENTE - Perché è a seguito di questa spedizione che si è verificata la tragedia.

IMPIEGATO - Tragedia...?!

ASSISTENTE - Già! Quella spedizione si è trasformata in una tragedia. Il professore, oltre al figlio Filippo che conosci anche tu, aveva un’altra figlia più giovane. All’epoca della spedizione aveva sui ventisei anni. Anche lei si era laureata in archeologia, e così, il padre le permise di unirsi al resto della spedizione, e la portò con sé.

IMPIEGATO - Quale era la meta della spedizione?

ASSISTENTE - Una zona interna dell’antica Malesia: a Kuala Ping dove si dice fosse esistita una città sacra scomparsa da secoli.

IMPIEGATO - Come mai hai parlato di tragedia?

ASSISTENTE - Fu al viaggio di ritorno. L’aereo su cui viaggiavano tutti i componenti della spedizione, incappò in un furioso temporale e precipitò in mare. In pieno oceano pacifico.

IMPIEGATO - Ma se il professore è qui...

ASSISTENTE - Il professore, l’equipaggio dell’aereo e il grosso della spedizione si salvarono aggrappati ad un’ala dell’aereo che si era staccata al momento dell’urto con l’acqua. Soltanto la figlia e l’assistente del professore, sparirono tra la nebbia e le gigantesche onde. E di loro, malgrado le ricerche, non si seppe più nulla.

IMPIEGATO - Morte...?!

ASSISTENTE - Purtroppo non c’erano altre ipotesi da prendere in considerazione. Il professore non riuscì mai a farsene una ragione. Anzi fu assalito dal rimorso di essere stato lui la causa della morte della figlia. Pensava che non avrebbe dovuto permetterle di partire con lui.

IMPIEGATO - Ma cosa c’entrava lui con l’aereo precipitato...?!

ASSISTENTE - Per giunta, una volta tornato a casa, si sentì rivolgere la stessa accusa di colpevolezza da parte del figlio e della nuora.

IMPIEGATO - Imbecilli!

ASSISTENTE - E allora fu la fine! Si chiuse in se stesso. Non volle più andare ad insegnare all’università. Chiuse a chiave il suo studio con tutti i suoi materiali di ricerca. Finché un giorno uscì di casa e non vi fece più ritorno. E da allora vive in mezzo alla strada come un ... come un barbone.

IMPIEGATO - Sei sicura che non ci sia nulla che possa convincerlo a...

ASSISTENTE - Le abbiamo provate tutte, il figlio ed io. Ho chiesto consiglio anche alla direttrice. L’unica sarebbe di convincerlo almeno a venire al nostro centro. Chissà, forse con l’aiuto di un buon psicologo...

IMPIEGATO - Basterebbe che si convincesse che la morte della fi... (bussano alla porta)

                (si sente bussare alla porta e prima che i due possano avere il tempo di rispondere, entra, molto esitante, il vecchio barbone)

BARBONE - E’ permesso? (resta imbarazzato sulla porta)

ASSISTENTE - Professore! (gli corre incontro e gli butta le braccia al collo abbracciandolo con trasporto. Lui si discosta con garbo)

BARBONE - Mi scusi...! Potrebbe sporcarsi! Sa..? sono un po’ in disordine.

ASSISTENTE - (ancora incredula, e felice) Professore! Che piacere vederla qui!

BARBONE - (guardando intorno) Così è qui che lei lavora...!

ASSISTENTE - Sì. Non è un granché, ma...

BARBONE - No, no. Non c’è male, per essere un ufficio pubblico. Piuttosto, la disturbo?

ASSISTENTE - Ma no. Che dice...?! Anzi, mi scusi: non le ho ancora presentato il mio collega: Giuseppe Corradi. (poi, rivolta al collega) Il professore Guido De Masi. (i due si stringono la mano, con i soliti convenevoli) Prego, professore, si accomodi. (gli porge una sedia)

BARBONE - Grazie, molto gentile. (si avvicina alla sedia, estrae un fazzoletto dalla tasca, gli dà una rapida spolverata; quindi si siede) Vede, signorina Rita...

ASSISTENTE - (sorpresa ed estremamente felice) Lei, ricorda il mio nome...!?

BARBONE - (sorpreso della reazione) Ma certo che ricordo il suo nome: Rita Blasetti. Vero?

ASSISTENTE - Esatto. Ma mi scusi... l’ho interrotto. Stava dicendo...?

BARBONE - Ecco... (molto imbarazzato) Innanzi tutto devo scusarmi con lei per come l’ho trattata, nei nostri precedenti incontri...!

ASSISTENTE - Ma no... che dice...?!

BARBONE - Lo so che non mi sono certamente comportato da vero gentiluomo... ma... la mia testa... sa...?

ASSISTENTE - Lasci perdere queste cose. Forse c’è qualcosa di più importante che le vuole dirmi...!

BARBONE - Sì! Effettivamente sono venuto per qualcosa di più importante. (pausa) Sa?! ho riflettuto molto su quello che mi avete detto, lei, mio figlio, mia figlia... (occhiata di rimprovero della ragazza) Ha ragione! Mi scusi! Lo so, lo so che mia figlia Laura è solamente frutto della mia immaginazione. Eppure ci avevo creduto veramente che potevo fare venire da me Laura ogni volta che accarezzavo quel medaglione...!

IMPIEGATO - Si tratta del medaglione che ha trovato nella sua ultima spedizione? (occhiataccia della ragazza) (sommessamente) Mi scusi...!

BARBONE - Mi illudevo che fosse grazie a quel medaglione, e invece era soltanto effetto dell’alcool..! (pausa) Comunque! Ho riflettuto molto su quello che mi avete detto lei e mio figlio; ed ho deciso di voler provare a cambiare vita. Sempre che lei sia ancora disposta ad aiutarmi...!

ASSISTENTE - (raggiante gli butta nuovamente le braccia al collo in un affettuoso abbraccio) Professore! Questo è il regalo più bello che potesse farmi!

BARBONE - E' sicura di poter fare qualcosa per me?

ASSISTENTE - Beh, non so...! Vuole che l'accompagni a casa?

BARBONE - (di getto) No. (Poi, più calmo) Per favore, no. Non mi riporti a casa in questo stato. Non avrei la forza di guardare negli occhi i miei nipotini... e mio figlio... e mia nuora...!

ASSISTENTE - Se vuole, possiamo prima provvedere ad una sua sistemata...! Una doccia, magari...! degli abiti puliti...!

BARBONE - No. A casa, no.

ASSISTENTE - (confusa) Ma... allora...?!

BARBONE - Lei una volta mi ha invitato a venire a vivere al vostro Centro.

ASSISTENTE - Beh, veramente l'avevo invitato a venire al nostro Centro, come primo passo.

BARBONE - (confuso a sua volta) Che vuol dire?

ASSISTENTE - Che poi, in un secondo tempo, dopo avere fatto tutte le carte necessarie, l'avremmo fatto ospitare in un luogo più adatto alla bisogna.

BARBONE - In un luogo più adatto alla bisogna...? Come parla burocratico, signorina Rita...!

ASSISTENTE - (sempre più confusa ed in imbarazzo) Mi scusi. E' l'abitudine...!

BARBONE - Mi dica: quale sarebbe questo luogo più... adatto alla bisogna?

ASSISTENTE - Un posto dove - sono sicura - non si troverà male...!

BARBONE - (abbassando il capo, deluso ed umiliato) Un... ospizio...?! (prima che l'Assistente possa ribattere) Non importa... non importa! Non dica altro. Certo, lei fa quello che può fare...!

ASSISTENTE - Perché non torna dai suoi? Le vogliono molto bene, lo sa?

BARBONE - Sì, certo, certo. Mi vogliono molto bene...! Tutti, mi vogliono molto bene...! (pausa, pensieroso) (poi, deciso) Mi porti in quel posto di cui parlava prima, per favore...!

SIPARIO

FINE DEL PRIMO ATTO

ATTO SECONDO

scena prima

                                          Giorno. Cameretta di una casa di riposo. Guido sta piegando e sistemando alcuni suoi effetti personali. Ha la barba rasata e veste abiti decenti. Nell'aria, a basso volume, le note di "Unchained melody"  

                  Sul tavolo c'è un porta-foto con una vecchia fotografia di Cristina.

GUIDO - E' proprio vero! Nella vita non bisogna mai lasciarsi condizionare da preconcetti...! Non bisogna mai partire prevenuti nei confronti di quello di cui non si ha una, seppur minima, conoscenza...! (pausa) Ecco! Prendi ad esempio le case di riposo per anziani...! Io sono sicuro che se uno si prendesse la briga di condurre una specie di indagine tra la gente comune per sapere cosa ne pensa delle case di riposo per anziani... ecco, io sono sicuro che ne uscirebbero soltanto pareri negativi! (continua a piegare maldestramente qualche suo indumento) (pausa) Intanto la gran parte delle persone non le chiama case di riposo per anziani, ma più crudamente, ospizi per anziani. Invece vuoi mettere la differenza: "ospizio"... "casa di riposo"! E' tutta un'altra cosa! Ospizio è un termine che richiama alla mente gli antichi pellegrini... gli infermi... gli indigenti... i vecchi ma proprio vecchi...; richiama alla mente Victor Hugo con i suoi "miserabili"...! No. Ospizio non è il temine adatto, oggi, per queste strutture. (pausa) Invece "casa di riposo" - già a dirlo - ti dà un senso di pace... di tranquillità... un senso di vacanza... di ozio... di relax... insomma: ti suggerisce un senso di riposo... quello eterno! (pausa) Comunque, oggi, non è più appropriato nemmeno chiamarle case di riposo: No, oggi si chiamano Villa Serena... Villa Eden... Villa Letizia... Villa Gioia...! Peccato, però, che se ci entri non ci trovi né Letizia, né Gioia... né Eva - per Villa Eden -! (pausa, provando a ripiegare per l'ennesima volta un pullover) Però, io devo essere sincero: non mi ci trovo mica tanto male, in fondo, qui. Tanto per cominciare, ho una camera tutta per me...! (pausa, guardandosi intorno) Beh, insomma... "camera"... Forse è più appropriato chiamarla cameretta...! o bugigattolo... buco... cella...! (pausa) Come mai non mi sono fatto convincere prima, a venire via dalla strada...?! Qui uno è al riparo dal freddo, dal vento, dalla pioggia...! Qui ti danno dei pasti caldi, nutrienti...! pastine, formaggini, semolino... purè...! Anzi, qui  il passato di patate - se di patate si tratta - non lo chiamano purè, ma purea...! Vuoi mettere la differenza...?! Purea... è molto più raffinato... lo mangi con più gusto...! (pausa).

                  (Impazzendo a piegare una camicia e buttandola all'aria) Ma come diavolo si fa a piegare questa roba? (pausa. Poi, più calmo) Laura era una vera

               artista, nel piegare e nello stirare le mie camicie. (pausa) Quasi quasi la chiamo...!? (sommessamente) Però, prima, mi faccio un goccetto... (da un borsone estrae con gesto furtivo una bottiglia rivestita con un foglio di carta d'imballo, e ne beve un lungo sorso) Ahhh! (sospiro di soddisfazione) Cosa c'è di meglio per tirarti un po' su...?! (rimettendo la bottiglia nel borsone) Se se ne accorge la direttrice...!? (ridacchia)(tornando col pensiero a Laura) Allora... adesso chiamo Laura...! (prende il medaglione e lo strofina chiudendo gli occhi a mo' di concentrazione) Laura... Laura... Laura...!

LAURA - (Entrando vestita da Indiana Jones) Ciao, papà.

GUIDO - Ciao, tesoro.

LAURA - Mi hai chiamata?

GUIDO - Avevo voglia di rivederti.

LAURA - Già! Infatti sono alcuni giorni che non ci vediamo.

GUIDO - Inoltre volevo farti vedere la mia nuova sistemazione.

LAURA - (guardando tutt'intorno) Non è male, qui.

GUIDO - Tu dici...?!

LAURA - Beh, se prescindiamo da dove eravamo abituati a vivere noi, non è male. Se invece lo paragoniamo a come e a dove hai vissuto tu in questi ultimi anni, allora questa è una reggia.

GUIDO - Beh, sì. Anch'io trovo che sia una buona sistemazione...!

LAURA - Ti ci trovi bene?

GUIDO - Qui ho tutto quello che mi serve...

LAURA - Anche quando vivevi in mezzo alla strada, dicevi che avevi tutto quello che ti serviva.

GUIDO - Beh, sai? io sono sempre stato un tipo con poche pretese.

LAURA - Mah...!

GUIDO - (andando a prendere il mangianastri che nel frattempo si era fermato) Ecco, vedi? Qua mi lasciano perfino usare questo aggeggio. Di giorno. Purché lo tengo a basso volume. (pausa) Sai...? qui ci sono persone molto più vecchie di me, ed alcune davvero malandate...! E' giusto che si preoccupino che non si dia fastidio agli altri.

LAURA - Mi sembra giusto.

                                      (pausa)

GUIDO - Posso offrirti qualcosa...?

LAURA - Grazie, ma non mi va nulla.

GUIDO - Ho dei biscotti e dei cioccolatini; sono molto buoni. (pausa) Me li ha portati Rita.

LAURA - Rita? Chi è Rita?

GUIDO - E' la mia assistente... sociale.

LAURA - Allora ti trattano veramente bene, qui.

GUIDO - (rassicurante) Ma certo! Te l'ho appena detto...! (pausa) (poi, quasi a volersene convincere) Qui sto veramente bene. (pausa) Beh...! Veramente, qualche volta mi manca un po' il sole. Vedi? la finestra non è che sia molto grande... anzi, sembra più un pertugio... uno spioncino..!

LAURA - Certo non ha niente a che vedere con la bella vetrata che avevi nel tuo studio...!

GUIDO - Eh, già. (pausa) Ti ricordi quando siamo andati a fare quelle ricerche in Egitto? Quanto sole! Che cielo azzurro e terso! (pausa) Certo che la vita all'aria aperta...è proprio un'altra cosa...!

LAURA - Ma tu stai molto bene anche qui; tra queste belle quattro mura...! E poi, qui sei solo, hai la tua bella libertà: ti alzi quando vuoi... ti corichi quando vuoi... esci quando vuoi... (poi, presa dal dubbio) perché, puoi uscire quando vuoi, nevvero?

GUIDO - Certo, che posso uscire quando voglio! (meno trionfante) Naturalmente entro certi orari...!

LAURA - E con le donne...?!

GUIDO - (quasi scandalizzato) Laura...!?

LAURA - Non verrai mica a dirmi che con le donne... (muove l'indice e il pollice in senso di "niente"?)

GUIDO - (triste) Lo sai che c'è stata una sola donna, nella mia vita! Tua madre!

LAURA - (tornando seria) Sì, lo so. Anche se non ho mai condiviso, questo tuo comportamento. Una persona... un uomo non può vivere sempre da solo. Prima o poi ha bisogno di avere accanto a sé un'altra persona...!

GUIDO - Io avevo te e Filippo. Almeno, finché Filippo non si è sposato. Comunque avevo te a cui pensare. (diventando profondamente triste) Fino a quando io stesso, con il mio comportamento, ho causato la tua morte! (si attacca alla bottiglia che nel frattempo aveva estratto dal borsone, e ne beve un lungo sorso)

                                                            BUIO

scena seconda

                   Stessa stanza, vuota. Entra di corsa, trafelata e preoccupata, Rita accompagnata da Giuseppe.

RITA - Oddio! Non c'è! Ma allora è proprio scappato...!?

GIUSEPPE - Beh, scappato...!? Come fate a dire che è scappato...?

RITA - (con molto nervosismo) Ma non vedi che anche il letto non è stato...

GIUSEPPE - E questo cosa significa? Ora, perché non ha dormito nel suo letto, non vuol dire che sia scappato...!

RITA - Ma l'hai sentita la direttrice, no? Loro se ne sono accorti questa mattina a colazione, ma chissà da quanto tempo se ne era andato.

GIUSEPPE - Però ieri sera, a cena, c'era.

RITA - E questo cosa vuol dire? Ha cenato e poi se ne è andato!

GIUSEPPE - (tirando fuori il borsone da qualche parte) Ma dove vuoi che sia andato?! Ha lasciato qui tutta la sua roba. (pausa) Ma perché non possiamo pensare che abbia cenato e che poi se ne sia andato fuori a farsi una passeggiata...?

RITA - (per un attimo, allettata dall'ipotesi) Una passeggiata...?!

GIUSEPPE - Sicuro! Una passeggiata! E passeggiando può avere incontrato qualche persona con cui può avere fatto conoscenza.

RITA - Una donna...?

GIUSEPPE - E perché no? In fin dei conti il professore è ancora un uomo piacente... direi quasi di un certo fascino...! Poi, specialmente ora che si è dato una sistematina...!

RITA - (speranzosa) E tu pensi che...

GIUSEPPE - Io non penso nulla. Ipotizzo. Non ci sarebbe niente di strano che abbia incontrata una donna... che si siano parlati... e che, magari, siano anche andati a bere qualcosa... o che siano perfino andati a ballare da qualche parte.

RITA - E che, poi, abbiano anche...

GIUSEPPE - Lo troveresti forse così improbabile?

RITA - (quasi convinta) No...! Ma...

GIUSEPPE - Vedrai che passata l'euforia dell'incontro, ciascuno dei due riprenderà la sua vita di tutti i giorni. Ed il nostro professore se ne ritornerà in questa sua bella cameretta...!

RITA - Oddio, come vorrei che fosse come dici tu...!

GIUSEPPE - (fissandola un attimo) Ti sta molto a cuore, il professore?

RITA - (soprappensiero) Come dici?

GIUSEPPE - Tu ti sei molto affezionata, a quell'uomo.

RITA - Beh, sì. Mi ci sono affezionata in un modo strano. E non so spiegarmene il perché.

GIUSEPPE - Forse ti avrà fatto pena. Vedere un uomo del suo livello... così educato... così colto... così umano... e poi, con quella sua tragica storia alle spalle...!

RITA - Mah, non so...! In fin dei conti ce ne capitano tanti di derelitti e di casi pietosi...!

GIUSEPPE - Anche questo è vero. Ognuno di questi poveretti ha, in fondo, una sua storia! (da fuori si sente un certo trambusto che distrae i due)

FILIPPO - (entrando molto agitato insieme a Camilla) Ah, giusto voi! Siete qui!

RITA e GIUSEPPE - Buongiorno.

FILIPPO - Allora? Dov'è?

RITA - Noi non lo sappiamo.

CAMILLA - Ma voi dovete saperlo! (poi rivolta a Rita) E lei, in particolare! Era stato affidato a lei!

GIUSEPPE - Questo prima che venisse ricoverato qui.

CAMILLA - Prima o dopo, che importanza fa? (ritornando a Rita) Lei deve sapere dove se ne è andato! Se avesse fatto il suo lavoro con la dovuta scrupolosità...!

GIUSEPPE - (scocciato) Ma, insomma! Come si permette, lei, di trattare la mia collega come se fosse la sua cameriera...?!

CAMILLA - Ma di che cosa si impiccia?! O forse la difende tanto perché anche lei è coinvolto in questa vergognosa faccenda...?!

GIUSEPPE - Se c'è qualcosa di vergognoso, qua...

FILIPPO - (interrompendolo) Ma, insomma! La volete smettere tutti quanti voi...?! Non è certo litigando tra di noi, che potremmo risolvere il problema!

CAMILLA - Comunque non saranno certamente loro che lo risolveranno!

FILIPPO - Adesso calmati e cerchiamo di riflettere un po' su che come sia meglio agire.

RITA - Abbiamo parlato con la direttrice e...

CAMILLA - Anche noi abbiamo parlato con la direttrice, ma non mi sembra che abbia saputo dirci un granché di utile.

FILIPPO - A noi ha detto che si sono accorti della scomparsa di mio padre, soltanto questa mattina all'ora della colazione.

RITA - Anche a noi ha detto la stessa cosa.

GIUSEPPE - Però ci ha anche detto che ieri sera ha cenato qui. Quindi è andato via tra l'ora di cena e...

CAMILLA - (ironica) Vedo che è molto perspicace, lei! Ci vuole proprio un grande intuito per arrivare ad una simile conclusione...!

RITA - Giuseppe voleva dire che forse vostro padre non dovrebbe essersi allontanato molto da questa zona.

CAMILLA - Non occorre prendere un aereo, basta salire sul primo treno, per arrivare in poche ore chissà dove, e a molti chilometri da qui.

GIUSEPPE - Anche questo è vero. Ma dubito che il professore sia partito in treno.

CAMILLA - Che cosa glielo fa pensare? un'altra delle sue brillanti supposizioni...?

GIUSEPPE - (mostrandole il borsone) Ha lasciato qui tutta la sua roba.

RITA - Il professore, tutto sommato, è molto affezionato a questa città; e vuole molto bene a tutti voi, per avere la forza di andarsene più lontano.

FILIPPO - Ma, allora, perché è scappato?!

RITA - Non sopporta più di vivere tra quattro mura. Lui vuole stare solo con se stesso al confine dei suoi ricordi. Io sono sicura che non è andato molto lontano.

FILIPPO - (dopo avere riflettuto un attimo) Io forse so dove può essere andato...!

CAMILLA - Tu sai dove può essere andato...?!

FILIPPO - Sì... forse...! Ti ricordi? lui ha una piccola casetta in montagna...

CAMILLA - (non ricordando) Una casetta in montagna...?

FILIPPO - Ma sì! Dalle parti di Collefiorito...!

CAMILLA -  Ah, sì! Ora ricordo. Ma ormai sono anni che nessuno va più in quella casa...!

FILIPPO - A lui, invece, piaceva molto andare lassù. Diceva che era il posto ideale per disintossicarsi fisicamente e spiritualmente.

CAMILLA - Sì, è vero. Ci andava sia d'inverno che d'estate.

FILIPPO - (con una punta di nostalgia) Gli piaceva molto quella casetta...! Ci andava spesso... almeno, fino a che era viva Laura. Molte volte ci andavano insieme.

CAMILLA - E tu pensi che...

FILIPPO - E chi lo sa...?! Dobbiamo prendere in considerazione qualsiasi ipotesi valida. (deciso) Dobbiamo andare a Collefiorito!

CAMILLA - Ma... e i bambini...? Come facciamo, con i bambini?

FILIPPO - Possiamo lasciarli da tua madre.

CAMILLA - Da mia madre...? Ma abita a...

FILIPPO - Con tre ore di macchina ci si arriva. Ed in fin dei conti dovrà badare ai ragazzi soltanto per un paio di giorni.

CAMILLA - Sì, capisco... ma...

FILIPPO - (con fermezza) Ascolta, Camilla! Non possiamo perdere altro tempo con i "ma" e con i "se"! A questo punto dobbiamo agire. Ho deciso: noi andremo a cercarlo in quella sua casa di montagna. (poi, rivolto a Rita) Voi nel frattempo cercate pure dove ritenete opportuno cercare. Il primo che ha una novità dovrà informare immediatamente gli altri! (esce seguito da Camilla)

GIUSEPPE - Speriamo che il signor Filippo abbia visto giusto, e che il padre sia veramente andato in quella sua casa in montagna.

RITA - Me lo auguro fortemente! Speriamo di poterlo ritrovare al più presto! La direttrice dovrà segnalare il caso alla polizia... e non vorrei che il signor Filippo decidesse di...

GIUSEPPE - Quella da temere, è la moglie! Per lei contano soltanto i suoi figli e... la casa. Del professore non gliene importa un fico...!

RITA - Tu sei sempre dell'idea di escludere che il professore sia scappato?

GIUSEPPE - (titubante) Mah... a questo punto, non so più... C'è qualcosa che non mi convince... (prende a frugare nel borsone)

RITA - Cos'è che non ti convince?

GIUSEPPE - Non lo so, ancora. (continua a frugare) (infine, molto scoraggiato) No. Forse avete ragione voi. Il professore  se ne è andato...!

RITA - Che cosa è che ti ha fatto cambiare idea?

GIUSEPPE - Ecco! (le mostra il borsone) vedi? Ha lasciato tutti gli indumenti. Ha portato con sé una sola cosa.

RITA - Che cosa? Vuoi deciderti a parlare? perché mi fai stare così in sospeso?

GIUSEPPE - Ha lasciato tutto tranne il suo piccolo mangianastri... (poi, guardando verso il tavolino) ed il ritratto della moglie!

RITA - A quello non rinuncerebbe per nessun altra cosa al mondo!

GIUSEPPE - A questo punto non ci resta che andarlo a cercare...!

RITA - Lo penso anch'io! (escono)

                                                  BUIO

scena terza

                 La scena rappresenta un vicolo di periferia. Guido, con un paio di sacchetti di plastica accanto, è sdraiato in terra.

GUIDO - Stai attento a non spargere il parmigiano fuori del piatto! (pausa) Ti sei fatto la doccia, questa mattina? (pausa) Ricordati di spegnere la luce non più tardi delle dieci, la sera! (pausa) Chissà, poi, perché sentiva il bisogno di precisare "la sera" e non diceva direttamente "le 22"...?! (pausa) Vecchia befana! Le scelgono soltanto se sono brutte e acide, a fare quel mestiere! (pausa) E se esci in giardino... pardon: nel parco - come volevano che si chiamasse quel fazzoletto di terra -, se esci nel "parco": attento, prima di rientrare, a pulirti per bene le scarpe! Altrimenti infanghi tutti gli ambienti! (beve dalla bottiglia di liquori). Perfino questo aggeggio (tira fuori il suo mangianastri) in questi ultimi giorni non voleva più che utilizzassi! Dai fastidio a quelli che stanno peggio di te! Vecchia cornacchia! Cra, cra, cra...! E devi fare questo... e non devi fare quello...! Come se fossimo tutti dei rimbambiti a cui si deve dire quello che dobbiamo o che non dobbiamo fare! (altro sorso) Ma una cosa è certa! Io non ci torno più, là! Neanche in catene! (ridacchia) ah, ah, ah! (riprende il mangianastri) Neanche a farlo apposta: (indicando se stesso) in catene! (indicando la cassetta) Senza catene! (ridacchia ed avvia la musica) (Unchained melody) ed io ormai sono tornato (indica di nuovo la cassetta) senza catene! Unchained! (pausa) Chissà come ci avrebbe riso anche Laura, a questa battuta, se fosse stata qua?!

LAURA - (entrando in scena) Ma io sono qua.

GUIDO - (felicemente sorpreso) Laura! Tesoro mio! (brevissima riflessione) Ma io non ho sfregato il medaglione...!?

LAURA - Non è più necessario che tu sfreghi il medaglione, per avermi qui con te.

GUIDO - (amaramente consapevole) Già! Lo so! (agitando la bottiglia) Basta questa! (riprendendosi) Vieni. Vieni a sederti qui, accanto a me.

LAURA - (sedendosi accanto a lui) Come stai?

GUIDO - Bene, grazie.

LAURA - Veramente mi avevi detto che stavi bene anche là dentro...!

GUIDO - Eh, sì. E' vero. Ma qui sto meglio!

LAURA - Non mi meraviglio. Non avrei saputo resistere neanch'io, in un posto come quello.

GUIDO - (contento che Laura la pensi come lui) Non ci avresti resistito neanche tu, eh...!? Quelli non sono posti per noi!

LAURA - No! Nel modo più assoluto! Noi abbiamo bisogno di aria pura, libera! Di spazi immensi, sconfinati!

GUIDO - Ricordo che perfino da bambina, quando eri ancora uno scricciolo piccolo così, non duravi molto a lungo in un ambiente chiuso.

LAURA - Anch'io ricordo che di tanto in tanto o tu o la mamma dovevate venire alla scuola per sentire gli insegnanti che si lamentavano perché li assillavo dicendo che avevo bisogno di uscire fuori dall'aula.

GUIDO - Come se noi avessimo potuto fare qualcosa per convincerti a...

LAURA - Era per questo motivo che tu, ogni fine settimana, ci portavi tutti quanti a fare delle belle gite in campagna, ed a volte perfino al mare.

GUIDO - Sì. Ma non lo facevo soltanto per fare scaricare te. Piaceva moltissimo anche a me, andare in giro a vedere posti nuovi.

LAURA - Tu, in fin dei conti, eri fortunato: con la tua professione viaggiavi molto spesso. E non si può dire che fossero viaggi noiosi ed insignificanti, i tuoi...!

GUIDO - Beh, sai... un archeologo a volte è costretto ad andare anche in zone e in paesi poco conosciuti...!

LAURA - Sapessi come ti invidiavo...!? Per fortuna che a volte ti lasciavi convincere a portarmi con te...!

GUIDO - (diventando estremamente triste) Già! Che bel padre, che sono stato! Ma che cosa mi ha preso, quella volta...?! consentirti di partecipare a quella maledetta spedizione...!

LAURA - Sapessi quanto mi hai reso felice, quella volta...?!

GUIDO - (ripetendo, amaro) Quanto ti ho reso felice...?! Ma se ti ho portata dritta dritta alla morte!

LAURA - Ma perché insisti con questo discorso...? (poi, leggera, abbandona l'argomento) Non è stato durante quel viaggio che Monaldi ci ha raccontato quella barzelletta dei due esploratori in Africa? (il padrecontinua a starsene mesto a capo chino, come se non l'ascoltasse) Te la ricordi quella barzelletta? (senza aspettare risposta) Allora... se non mi sbaglio diceva così: un uomo entra in un bar e chiede: "Due whisky, per favore. Uno lo metta in un ditale". Il barista anche se un po' meravigliato, esegue. L'uomo allora tira fuori dal taschino un ometto alto appena così  (indica lo spazio tra l'indice e il pollice). Il barista nel vederlo resta senza fiato, e allora l'uomo gli spiega: "E' una storia tremenda! Io e lui siamo due esploratori. Un mese fa siamo arrivati in un villaggio chiamato... ehm... ricordi, Paolo, come si chiamava quel villaggio in cui hai dato del ciarlatano allo stregone? (ride, ma poco convinta. Poi getta un'occhiata al padre che se ne sta sempre a capo chino) Papà.

GUIDO - Sono stato io ad ucciderti!

LAURA - (molto dolce) Papà. Tu non mi hai uccisa. Credimi! Io sono sempre accanto a te.

GUIDO - (riprendendosi) Sì, tesoro! Stai sempre accanto a me! Non abbandonarmi anche tu. (beve un altro sorso dalla bottiglia)

LAURA - (rassicurante) Ma certo che starò accanto a te! Tu non devi preoccuparti. Penserò io a tutto. Proprio come faceva per noi la mamma.

GUIDO - Tua madre era una donna straordinaria. Regalava allegria e gioia soltanto con la sua presenza.

LAURA - Io non ho mai visto una famiglia affiatata come la nostra. Ci bastava darci un'occhiata, per capirci tutti al volo. Perfino Filippo era più sciolto... più attivo... quasi più vivace...!

GUIDO - Sì, hai ragione. Era proprio una gran bella famiglia, la nostra. Serena... felice.

LAURA - (improvvisamente triste) Poi, però, quando la mamma è morta...

GUIDO - Eh, già! Quando la mamma è morta, sono cambiate molte cose...! (pausa) Vostra madre ha lasciato un vuoto enorme, nella nostra casa!

LAURA - E tu...? con due piccoli marmocchi da tirare su...!?

GUIDO - Beh, non è stato certamente quello, il problema! Non è stato molto difficile tirarvi su. Eravate due tesori, tu e Filippo. Sembrava che capiste la situazione.

LAURA - (scherzosamente provocatoria) Ma dai...! che te ne abbiamo dato da fare..! Te ne abbiamo creati di problemi...! Come avrai fatto a resistere...?!

GUIDO - C'era una sola cosa cui non riuscivo a resistere: il pensiero che la mamma non fosse più accanto a me... che non fosse più tra noi...!

CRISTINA - (entrando in scena e soffermandosi nei pressi della quinta) Ti sono veramente mancata tanto?

GUIDO - Mi sei mancata da morire!

CRISTINA - Pensavo che ti sarebbe bastato il grande amore che avevi per i bambini, ad aiutarti a sentire di meno la mia mancanza. (mentre Cristina parla, Laura si guarda intorno perplessa, ed è pervasa da un brivido per tutto il corpo)

LAURA - C'è un'aria strana...! Ho avuto come un brivido...!

GUIDO - E' tua madre.

CRISTINA - Lei, non mi vede?

LAURA - (confusa) Come hai detto?

GUIDO - (a Cristina) No. Non ti vede. (a Laura) Ho detto che è arrivata tua madre.

LAURA - Vuoi scherzare?! Ho capito bene? la mamma è qui? E dov'è? (continua a scrutare intorno)

GUIDO - E' qui. Te l'ho appena detto.

LAURA - Tu hai bevuto troppo! Forse è meglio che me ne vada e che tu ti faccia una bella dormitina...!

CRISTINA - Non vuole crederti. Vuoi che le parli io?

GUIDO - Perché? potresti farlo? (poi, riflettendo sulla cosa) Ma... a proposito! Tu riesci a vederla?!

CRISTINA - Ma certo.

GUIDO - Ed a sentirla?

CRISTINA - Sicuro.

GUIDO - Ma come è possibile?! Le altre volte non lo facevi...!

LAURA - (un po' preoccupata) Papà, papà, ti senti bene?

GUIDO - Ma, sì. Stai tranquilla. Sto soltanto parlando con tua madre. (a Cristina) Come mai, ora, tu riesci a vederla?

CRISTINA - Non lo so. Sento che si sta verificando qualcosa di insolito che ancora non riesco a focalizzare. Ero venuta apposta per parlarne con te. Per dirti che quando penso a te, sento nascere nel mio animo, una strana sensazione che riguarda Laura, la nostra bambina. Quasi un presentimento... leggero... tenero... soave e forte come può esserlo soltanto l'amore tra una madre e sua figlia.

GUIDO - (sorpreso ed estasiato) Cosa vuoi dire...?

CRISTINA - Ero venuta a dirti che Laura... (si interrompe pensosa) Ma forse è stata proprio lei (indica Laura) a suggerirmi di venire qui da te per dirti qualcosa che ancora non mi è ben chiara.

GUIDO - Che cosa, devi dirmi? E' qualcosa che riguarda Laura?

CRISTINA - Ancora non lo so di preciso. Te l'ho detto: per il momento è soltanto come una premonizione...

GUIDO - Ma dimmi almeno se riguarda lei!

CRISTINA - Penso di sì. Però, visto che è già qui, penso che te lo dirà lei stessa, quello che avrei dovuto dirti io. (indietreggia fino a scomparire in una zona buia) 

                                             BUIO  (con gradualità)

scena quarta

                  Giorno. Nell'ufficio di Rita e Giuseppe che sono in scena.

RITA - (al telefono) Sì, ho capito... Ma siete veramente sicuri che... Va bene, ma fatemi sapere immediatamente quando trovate qualcosa... D'accordo. Ciao. (riattacca la cornetta)

GIUSEPPE - Ci sono novità?

RITA - (demoralizzata) Non di quelle che servirebbero a noi.

GIUSEPPE - E dal figlio del professore, hai avuto qualche notizia?

RITA - Sì. Ha telefonato da Collefiorito.

GIUSEPPE - E non l'ha trovato. E' così?

RITA - Sì, è così. Comunque, giacché è lì, ha deciso di intrattenersi ancora qualche giorno per esplorare tutta la zona. E' sempre convinto che il padre potrebbe essere da quelle parti.

GIUSEPPE - Questa volta il professore fa proprio sul serio...!

RITA - Deve essere rimasto shoccato dal soggiorno alla casa di riposo...! Temo che non li trattino molto bene, là, gli ospiti...!

GIUSEPPE - "Gli ospiti!" Come sei delicata con le espressioni!  Sarebbe più appropriato definirli reclusi...

RITA - Eppure hanno anche avuto delle ispezioni, in quella Casa... E non è mai venuto fuori niente di irregolare.

GIUSEPPE - (scettico) Già...! Già...! Io, però, mio padre non ce lo manderei...!

RITA - (concreta) D'accordo! Ma se lui in casa sua non c'è voluto tornare...?! Meglio che continuare a stare in mezzo ad una strada...! (pausa) Perché è scappato...?!

GIUSEPPE - Forse noi, a volte, vediamo le cose soltanto sotto l'aspetto comodità, tranquillità... soltanto in relazione alla possibilità di avere un pasto caldo... un letto in cui dormire... un tetto che ci ripari... Ma lo spirito... i sentimenti... quelli troppo spesso li trascuriamo...!

RITA - Ma noi non possiamo occuparci anche... (Squillo telefono)  (viene interrotta dallo squillo del telefono. Risponde) Pronto, qui è il centro sociale... Come dice?... Ma chi è che parla?... Ah, è lei signor Filippo? Ha qualche novità?... (Giuseppe, incuriosito, si accosta con l'orecchio alla cornetta) Come dice...?!... Ma dove si trova, adesso?... Nello studio dell'avvocato Pisano? E cosa ci fa... (ascolta)(poi, scioccata) Cosa?! Lei ha fatto...? Ma... sì, certo, è nel suo diritto... No, noi non abbiamo nessuna novità da comunicarle, purtroppo!... Sì, capisco... certo. Capisco, lei è costretto a farlo... Ma mi dia ancora una possibilità... una sola!... Ascolti: aspetti ancora un paio di giorni, per farlo... Sì, soltanto due giorni. Se non riuscirò a trovare suo padre, allora manderà avanti la sua richiesta di interdizione... D'accordo... Sì, grazie, grazie tante... Sì, le farò sapere, stia tranquillo! (riattacca, come senza fiato)

GIUSEPPE - (sconcertato) Ma, ho capito bene?! Vuole fare interdire il professore?!

RITA - Dice che non vede altre possibilità per fare tornare alla ragione il padre. Fare tornare alla ragione...! Come può un figlio...

GIUSEPPE - Scommetto che è stata quella megera della moglie, a convincerlo.

RITA - E lui, si è lasciato convincere...! (poi, decisa) Comunque ora dobbiamo darci da fare! Mi ha dato due giorni di tempo per cercare di trovare suo padre. Dopo di che, non è disposto a sentire altre ragioni: farà andare avanti la richiesta di interdizione.

GIUSEPPE - E allora cosa aspettiamo? Diamoci da fare!

RITA - Veramente stavo aspettando una telefonata dal signor Cusano...

GIUSEPPE - L'ex poliziotto in pensione?

RITA - Sì, proprio lui. Ci ha già aiutato altre volte a rintracciare persone che erano scomparse.

GIUSEPPE - Beh, stando in pensione, a lui il tempo non manca...!

RITA - E poi continua ad avere dei preziosi agganci con alcuni suoi ex colleghi, e quindi... (viene interrotta da un forte tramestio e da voci indistinte che vengono dall'esterno dell'ufficio) Cosa sta succedendo?

GIUSEPPE - Non lo so. Vado a vedere... (si alza e fa per incamminarsi verso la porta, quando entra una ragazza)

LAURA - (precipitandosi all'interno molto agitata. E' vestita ai tempi nostri. Individua subito Rita) Sei tu Rita?

RITA - (sconcertata) Sì, sono io. Ma, lei chi è?

LAURA - Sono Laura De Masi.

RITA - (sbalordita) Laura De Masi...?! La figlia del professor De Masi?!

LAURA - (sbrigativa) Sì, sono la figlia del professor De Masi! Ma dov'è adesso mio padre?

RITA - Non lo sappiamo. (poi, sempre più stupefatta)  Ma... ma lei, non era... morta...?

LAURA - (c.s.) No! Non ancora! Come vede. (insiste) Avete almeno una vaga idea, di dove possa trovarsi mio padre in questo momento?

GIUSEPPE - La mia collega le ha già detto di no, purtroppo. Ma prego, si sieda e si calmi un po'. (le porge una sedia)

LAURA - (sedendosi e sforzandosi di calmarsi) Sì, grazie. Forse è meglio che mi sieda un po'. Sono giorni che sto girando a destra e a sinistra come una trottola...!

RITA - (ancora non pienamente convinta) Ma la credono tutti morta in quell'incidente aereo...!

LAURA - Sì, lo so. Me ne sono resa conto. Ma come vedete, non sono morta! (Rita e Giuseppe si guardano interrogativamente negli occhi. Laura nota la loro perplessità) Ecco! Guardate: questi sono i miei documenti! (mostra loro un vecchio documento malconcio)

RITA - (riprendendosi) Grazie. Ma non credo sia necessario...

LAURA - Allora? (decisa) Vogliamo parlare di mio padre?

RITA - Sì, certo. Anzi, ci scusi... ma capirà...vederla irrompere qui, viva... dopo che per due anni tutti l'hanno creduta morta...! Chissà come sarà felice, suo padre, di rivederla...!

LAURA - Dov'è mio padre?

RITA - Lo stiamo cercando. Ma finora nessuno è riuscito a trovarlo. Noi siamo sicuri che si trovi in qualche parte di questa città.

LAURA - Cosa ve lo fa pensare?

RITA - Mah... niente di concreto. Solo una specie di intuizione.

LAURA - (contrariata) "Solo una specie di intuizione"...?!

GIUSEPPE - Suo fratello e sua cognata sono andati a cercarlo alla sua casa di montagna a Collefiorito.

LAURA - A Collefiorito? (poi, come trasognata) Già... la nostra casa di montagna...! (solo per un attimo. Poi, ritornando alla realtà) E allora?

RITA - Non è nemmeno là.

LAURA - Ma in quanti siete, a cercarlo?

RITA - (mortificata) Veramente, non molti. Giuseppe, che è lui, io, un mio amico ex poliziotto e...

LAURA - In tre...?! Soltanto in tre?!

GIUSEPPE - Beh, ma ufficialmente c'è anche la Polizia e ci sono anche i Carabinieri che dovrebbero cercarlo. La direttrice della Casa di riposo ha fatto la denuncia della sua scomparsa e quindi...

RITA - (incoraggiante) Io sto appunto aspettando una telefonata da parte di una persona che mi ha detto di avere trovato delle tracce molto attendibili...

LAURA - (visibilmente delusa) Allora non ci resta che aspettare questa telefonata...!?

GIUSEPPE - Penso proprio di sì. Vuole un caffè, intanto, mentre aspettiamo?

LAURA - No, grazie. Non si disturbi. (Tuoni in lontananza) (tuoni) Che cos'è?

GIUSEPPE - Credo che stia riprendendo il temporale...!

RITA  - (esitante) Se non sono indiscreta, posso chiederle quando è arrivata?

LAURA - Soltanto da poche ore. Il tempo di passare a casa da mio fratello.

RITA - Ha già parlato con lui?

LAURA - No. A casa non ho trovato nessuno.

GIUSEPPE - Sono andati a Collefiorito, come le abbiamo già detto.

LAURA - E non ho il numero del loro cellulare. Come stanno?

RITA - Loro stanno bene, a parte l'agitazione per i fatti di questi giorni. Ed anche i ragazzi, da quello che abbiamo potuto capire, stanno bene.

LAURA - Ah, meno male che almeno loro... (poi, notando l'aria ancora perplessa dei due) Voi vi starete certamente chiedendo come mai sono qui, viva, quando tutti finora mi hanno data per morta.

RITA - Veramente l'hanno considerata più dispersa, che morta.

GIUSEPPE - Sappiamo che l'aereo su cui stavate facendo il viaggio di ritorno, è precipitato in mare a seguito di un fortissimo temporale, in pieno oceano pacifico.

LAURA - Sì, è vero.

RITA - E suo padre stesso ci ha detto di avere visto lei e la sua assistente scomparire tra le onde e la fitta nebbia..

LAURA - Per qualche momento noi abbiamo visto il resto del gruppo, compreso mio padre, riuscire ad aggrapparsi ad una parte dell'aereo...

GIUSEPPE - All'ala, che si era staccata di netto a seguito dell'impatto.

LAURA - Sì... non so... sicuramente sarà stata l'ala... non so...! Comunque per qualche attimo li abbiamo visti aggrappati a quel relitto, e facemmo di tutto per avvicinarci a loro. Ma improvvisamente un'onda più forte delle altre ci ha sollevate e trascinate lontane dal gruppo. E poi la nebbia ha fatto il resto. Non so dire quanto siamo rimaste in balìa delle onde. Per fortuna i nostri giubbini ci aiutavano a stare a galla.

GIUSEPPE - Meno male che avevate fatto a tempo a metterli...!  (Tuono più vicino)

LAURA - Ad un certo momento anche noi siamo riuscite ad aggrapparci a un  non so quale relitto. Poi, molto probabilmente, dobbiamo avere perso i sensi...! (pausa) E' stata Martina, l'assistente di mio padre, a svegliarmi. Eravamo state trascinate sulla riva di una delle innumerevoli isolette di cui è cosparso, in quel punto, l'oceano pacifico. Purtroppo l'isola era disabitata. Ci siamo dovute ingegnare moltissimo, Martina ed io, per costruirci un riparo, e per procurarci da mangiare. Per fortuna mio padre aveva insistito fino alla nausea perché io avessi frequentato, qualche anno prima, un vero e proprio corso di sopravvivenza! "Col nostro lavoro" - continuava a dirmi - "non si sa mai a quali situazioni possiamo andare incontro".

RITA - A quanto pare aveva ragione!

LAURA - Proprio così. Forse non saremmo state in grado di sopravvivere per ben due anni, in quelle condizioni...!

GIUSEPPE - Però, fortunatamente, qualcuno si è accorto di voi, e vi ha salvate!

LAURA - Il colmo! Indovinate un po' chi ci ha salvate!?

GIUSEPPE - Una nave militare...?

LAURA - Una troupe cinematografica! Esploravano quelle zone proprio alla ricerca di qualche isoletta disabitata per girarci un film...!

RITA - E invece, fortunatamente, hanno trovato voi.

LAURA - Sì! Per nostra fortuna!

GIUSEPPE - Ma, come mai non ne hanno parlato i giornali... la televisione...?

LAURA - Il motivo è semplicissimo...  (Squillo telefono) (viene interrotta dal trillo del telefono. Rita vi si precipita)

RITA - Pronto, qui è il Centro... Angelo? sei tu?! Finalmente! Dimmi... ci andremo immediatamente!... Angelo, non so proprio come ringraziarti! Certo... certo. A più tardi! (riattacca. Guarda un attimo negli occhi Laura rimasta come congelata; poi, raggiante) Lo hanno visto...! Lo hanno trovato...!

LAURA - Dov'è? E' lontano?

RITA - No! Non è lontano! Sta nella zona dell'ex campo boario.

LAURA - (concentrata) L'ex campo boario...?! Ah, sì. Ricordo. E' ad est della città. Presto corriamo!

RITA - Un momento. Forse è meglio che ci dividiamo. Quella zona è vasta: se ci dividiamo possiamo perlustrarla meglio.

GIUSEPPE - Rita ha ragione. Per il momento possiamo andare tutti insieme fino al ponte grigio. Poi lì ci divideremo. Chi lo trova per primo dà un colpo di telefono agli altri.

LAURA - E allora!? Cosa stiamo aspettando?! (escono tutti di corsa).

                                                   BUIO

scena quinta     (Tuono fortissimo)

               La scena inizia con un poderoso tuono. Siamo nel mezzo di una strada. E' sera.  Entra in scena Guido barcollante per effetto dell'alcool e della febbre molto alta.

GUIDO - (trascinandosi dietro un paio di sacchetti di plastica) Qua... qua... Ecco: qua va molto bene! (si accascia in terra) Cercatemi, cercatemi pure...! Mi ci dovrete riportare incatenato, in quel lager...! (ha un brivido) Brrrr! Però, che freddo fa questa sera...!? (tira fuori la bottiglia e ne beve un lungo sorso) Ecco qua! Questo è il mio amico termosifone! (Tuono) (rumore di tuono) Chissà se ripioverà? (pausa) Tanto... ormai sono già tutto bagnato...! Goccia più, goccia meno...!  (colpi di tosse) Accidenti a questa tosse...! (scorge la sciarpa che gli era caduta poco prima: Fa per alzarsi, ma stramazza a terra) E' molto scivolosa, qui, la strada...! Nessuno si preoccupa di asciugarla...! (beve un altro sorso)  Come dice il proverbio? Strada scivolosa... (tosse più insistente) Chissà se si sono accorti che me ne sono andato...?! (pausa) Io, comunque, là non ci torno! (altro brivido) Forse, però, era meglio se mi portavo dietro la mia roba. C'era quel maglione bello pesante...! Ora mi avrebbe fatto comodo, con questa umidità...! (entra, molto guardinga, Rita. Dà un'occhiata intorno finché scorge Guido)

RITA - Professore?! (Guido si rintana, raggomitolandosi su se stesso) Professore...?! (si avvicina cauta all'uomo. Lo tocca con molta circospezione. Guido si rintana sempre di più) Professore, è lei...?!

GUIDO - (brusco) Lasciatemi in pace!

RITA - (felice di averlo trovato) Oh, Dio! Finalmente l'ho trovata!? Come sta? Ma lei è bagnato fradicio!

GUIDO - (c.s.) Lasciatemi in pace una buona volta!

RITA - Professore, non faccia così. Lei sa che non può continuare a vivere in queste condizioni...!

GUIDO (esplodendo) Mi lasci in pace! (fa per tirarle una pedata)   (Altro tuono)

RITA - (lo schiva, tirandosi rapidamente indietro) Va bene! Va bene! Ma stia calmo.

GUIDO - Io sono calmo! Se voi mi lasciate in pace!

RITA - Stia tranquillo! Io la lascio in pace (pausa) Ma... professore... non mi riconosce...? Io sono Rita Blasetti. Si ricorda di me?

GUIDO - E perché non dovrei?! Non mi sono mica rimbambito! (è preso da un forte attacco di tosse)

RITA - (rendendosi conto che qualcosa non va nello stato di saluto di Guido) Professore, si sente bene?

GUIDO - Io sto benissimo! Se ne vada.

RITA - (determinata) Non prima che lei mi abbia fatto vedere se sta veramente bene. (gli si avvicina per toccargli la fronte. Lui lascia fare) Ma lei ha la febbre! Ed è anche molto alta! Da quanto tempo è in queste condizioni...?!

GUIDO - E' soltanto un raffreddore.

RITA - (insiste) Lei ha la febbre molto alta. Non si tratta di un semplice raffreddore! (poi, si scuote presa da un altro pensiero) Oddio! Devo avvisare sua figlia e gli altri...!

GUIDO - (non sicuro di avere capito bene) Chi è che deve avvisare?!

RITA - (sbrigativa, mentre cerca il cellulare nella sua borsetta.)  Sua figlia. (non trova il telefono) Accidenti! Ma dove l'ho lasciato?!

GUIDO - (insiste) Chi è che deve avvisare?!

RITA - Gliel'ho detto: sua figlia. Ascolti! Io ora devo andare a cercarla perché devo avere dimenticato il mio cellulare da qualche parte.

GUIDO - (come stordito) ...mia figlia...?!

RITA - La prego! Lei non si muova di qui! Noi torneremo subito, ma lei mi prometta che non si muoverà di qui!

GUIDO - (c.s.) Mia figlia... mia figlia... la mia Laura...! (continua a tossire)

RITA - Allora? Mi promette che non si allontanerà di qui?!

GUIDO - ...mia figlia... ma la mia Laura è morta...! (musica surreale e alienante) (Rita rinuncia alla risposta e esce in fretta) Vogliono prendermi in giro...! Lo dicono per tenermi buono...! (prova ad alzarsi e a fare qualche passo). Ma io me ne vado da qui! (Appena in piedi viene preso da un altro attacco di tosse. Fa appena un passo e crolla nuovamente a terra) Vogliono riportarmi in galera... ma io non ci torno! (tossisce) E quella mi dice che c'è mia figlia... (urlando) Mia figlia è morta!! (tossisce) Mia figlia è morta! (scoppia in un pianto convulso; beve alla bottiglia) Io, l'ho uccisa! Laura! La mia Laura... è morta! (improvvisamente si divincola come se qualcuno lo trattenesse; la bottiglia cade in terra) Lasciatemi, lasciatemi! (si trascina sul terreno) Lasciatemi! Non voglio venire! (tossisce) Assassini! Volete uccidermi perché io ho fatto morire mia figlia...!? (poi guardaterrorizzato in terra davanti a sé) No! No! I serpenti, no! (arretra ancora, si rannicchia sempre più terrorizzato. Dà calci all'impazzata e con le mani cerca di allontanare da sé, in modo convulso, qualcosa che lo terrorizza) Via! Via! Scacciate questi serpenti lontano da me! Schiacciateli tutti! Via! Via!... (improvvisamente si calma) Sono andati! Se ne sono andati!           

               (Un attimo di silenzio. Guido prova a riprendere fiato. (Tuono)   Si ode un forte, secco tuono. Le luci si abbassano ancora. (Inizia una musica dolcissima, ma straziante)    Il fondo-scena è nell'oscurità. Guido, in un lato del proscenio, è visibile soltanto per mezzo di un ristretto fascio di luce arancione.   Sul fondo, al lato opposto a quello in cui è  Guido, appare Laura vestita da Indiana Jones. Emerge dal buio del fondo, illuminata appena da un tenue fascio di luce; si sforza di venire verso il proscenio dove è accasciato il padre. Laura è a braccia tese, avanza a fatica continuando a ripetere:)

LAURA - Papà... papà... papà... (q.b.)

                (Guido tende una mano verso di lei, quasi allo stremo delle forze. Finché, insieme ad un altro fortissimo tuono si spegne il fascio di luce che illuminava Laura, e lei svanisce.)

                (Un altro fascio di luce illumina il fondo al lato opposto, dove cominciano ad avanzare, uno alla volta, Camilla, Rita, Giuseppe, Filippo ed infine Cristina. Tutti attraversano molto lentamente in diagonale il palcoscenico fissando Guido, e spariscono al lato opposto a quello da cui sono entrati. Una volta uscita Cristina si ode un altro fortissimo tuono (Tuono). Illuminazione tenue, ma completa di tutta la scena. Entra Laura vestita ai giorni nostri. Insieme a lei c'è Rita che resta in disparte).

LAURA - (precipitandosi dal padre) Papà... papà...!(scoppia in lacrime)Papà, sono tornata!(lo accarezza, lo bacia teneramente)Papà sono io, Laura. Sono tornata, papà! (si accascia accanto a lui, lo sostiene con la testa sulle sue ginocchia, lo tiene stretto a sé, lo bacia con grande affetto)(Poi, rivolta a Rita). Presto! Chiama un'ambulanza! (Rita esce) Papà, ti prego, rispondimi...! Vedi? sono tornata. Non sono morta come credevate. Sono viva! Mi sono salvata! (continua a scuoterlo per riceverne un segno di vita. Finalmente:)

GUIDO - (con un filo di voce) Laura...! Sei tu...? Tesoro mio! (pausa) Ascolta! Lo senti? è il canto di un usignolo...! (felice) Lo riconosco... lo riconosco...! Sei stata tu ad insegnarmi a riconoscerlo, ricordi...? (pausa, tra la tosse) Dovevo essere io ad insegnare qualcosa a te... ed invece sei stata tu ad insegnare a me tante cose...!

LAURA - (felice per la reazione del padre) Papà, non ti affaticare. Ormai sono tornata, e noi due staremo sempre insieme.

GUIDO - Sì, bambina mia. Staremo sempre insieme... (tossisce) Viaggeremo... faremo tanti viaggi, insieme...! andremo in giro per il mondo...

LAURA - (assecondandolo) Ma certo, papà. Andremo in giro per il mondo...

GUIDO - Sapessi come sto bene con te...?! Mi dai tanta felicità (pausa) Tanta quanta me ne dava tua madre...! (poi ha un fremito) Viaggeremo! Vero, Laura, che viaggeremo?!

LAURA - Sicuro. Viaggeremo.

GUIDO - Andremo in capo al mondo! Attraverseremo vallate, fiumi... scaleremo montagne... ci perderemo nelle grandi praterie... La ricordi, Laura, la ricordi la barzelletta di quel pellerossa che voleva cambiare il suo nome?

LAURA - (pensando un attimo) Ma sì, certo che la ricordo...!

GUIDO - Come faceva, quella barzelletta? Te la ricordi? Come faceva...?

LAURA - (reprimendo a stento il dolore) C'era un indiano che si presenta all'anagrafe dei visi pallidi e dice: "Vorrei cambiare il mio nome"

GUIDO - Già, è vero: dice "vorrei cambiare il mio nome". E poi...?

LAURA - (prosegue, trattenendo a stento il pianto) L'impiegato viso-pallido allora gli chiede: "Come ti chiamano nella tua tribù?"  E l'indiano: "Mi chiamano Grande locomotiva dal fischio stridulo che fende la prateria nel silenzio del sereno mattino". - "Perbacco!" - esclama l'impiegato - "E come vorresti chiamarti, adesso?" - "tu-tu-tuuuù..." (non regge più e scoppia in un silenzioso pianto)

GUIDO - (ridacchiando stancamente) Sì, è vero! "tu-tu-tuuuù"   (Rumore di fischio di treno a vapore sferragliante) (tende l'orecchio) Ecco! Ecco, lo senti?  (In lontananza si sente lo sferragliare di un vecchio treno) E' il treno che percorre la prateria... (molto lentamente, a fatica) la grande, sconfinata prateria: senza barriere... senza limiti... senza confini...! La nostra prateria, Laura! Bambina mia!  (reclina il capo sulla spalla di Laura)

LAURA: (stringendo a sé il capo come a volerlo cullare) La nostra prateria, papà. Sì, la nostra sconfinata prateria... senza barriere, senza confini...!

               (trafelata, entra Rita seguita da due infermieri. Appena entrati, si fermano come ad aspettare una qualche conferma a proseguire da parte di Laura, che però con un gesto della mano li blocca)

LAURA: Un momento! soltanto un momento ancora. Vedete...? Si è addormentato. Lasciamolo un attimo sognare la sua prateria, immensa e senza confini...! (continua a cullarlo e ad accarezzargli il capo)

                                      Lentamente cala il sipario.

F I N E