Al cuor non si comanda

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AL CUORE NON SI COMANDA

Titolo: AL CUOR NON SI COMANDA!

Commedia in tre atti di  Carmelo Gaudiano

(Riduzione dell’opera originale dal titolo

“E se ci viene un mal di testa?”, del medesimo autore)

Personaggi:

1) ERUDITO Istruzione, commesso comunale, figlio d’artigiano. Possiede la Licenza Elementare;

2)  MODESTO Sparagnatore, spazzino, figlio di contadini, cugino di Erudito e suo  amico inseparabile. E’ analfabeta;

3) ALFIA BERTA, figlia di contadini, innamorata di Erudito.  “Alfabeta”… pure lei;

4) SCOLASTICA, sorella di Alfia Berta, innamorata di Modesto. Possiede la Licenza Elementare;

5) Titina, amica di Alfia Berta e Scolastica;

6) Peppino, amico di Erudito;

7) Tecnico della TV;

8) Tecnico della società telefonica;

     Vicini di casa, (solo voci esterne alla fine del 2° atto).

N.B.  Il linguaggio utilizzato nel testo - un italiano semplice e spesso sgrammaticato in uso negli anni ’50 - è quello che meglio si presta, anche per naturale cadenza, alla trasposizione negli altri vernacoli.

La Trama in breve

Nell’anno 1989 due coppie di coniugi (Modesto e Scolastica – Erudito e Alfia Berta), sono alle prese con la scelta delle compagne “giuste” per i loro figli unici.

Non rammentano, però, che se 30 anni prima avessero seguito il volere dei loro genitori, non avrebbero potuto raggiungere l’attuale felicità coniugale.

Modesto, preso da questo dilemma e dal delirio causato da una forte febbre, si immergerà in un “incubo” che lo riporterà nel 1958.

Nei primi due atti di questa commedia, infatti, il pubblico assisterà attivamente al sogno “rivelatore” di Modesto, ovvero la infelice vita coniugale con la moglie sbagliata imposta da accordi tra famiglie “patriarcali”.

Erudito, benestante ed istruito (lo dice la parola), non ottiene il consenso dei suoi per sposare Alfia Berta, povera ed analfabeta; d’altro canto Modesto, anch’egli povero ed analfabeta, riceve il rifiuto dei genitori di Scolastica, dato che la ragazza è scolarizzata (lo dice la parola).

Ma i quattro giovani, da sempre legati da grande affetto, nonché da vincoli che vanno oltre la parentela (Alfia Berta e Scolastica sono gemelle “eterozigoti”, ovvero anche non necessariamente somiglianti, mentre Erudito e Modesto, oltre ad essere cugini sono anche amici per la pelle), decidono di continuare a vivere la loro “famiglia allargata” e di accettare un assurdo compromesso: ottenere la benedizione dei propri genitori assecondandoli nelle loro volontà.

Così Alfia Berta, per amore di Erudito sposerà Modesto; di conseguenza Scolastica, per amore di Modesto sposerà Erudito.

Decisione coraggiosa che insieme assumeranno davanti a Dio (o al Parroco, nella versione originale della commedia), giurando di vivere castamente e fuori dal peccato, ma alla chiara mercé del pubblico ludibrio…

Quindi, si assisterà alla burla di due matrimoni campati sull’amore senza frutti e senza futuro, ovvero su impraticabili amori platonici, in linea con la commedia classica “dell’equivoco” e del “gioco delle parti capovolte”…

Ma quando nel terzo atto Modesto si sveglierà nel mondo reale (1989), alla luce dell’incubo vissuto cercherà in tutte le maniere di correre ai ripari…

Riuscirà nell’intento di convincere gli altri tre protagonisti della storia?

 

INTRODUZIONE

Un presentatore (o un messaggio registrato) esporrà una breve introduzione esplicativa della storia.

Signore e Signori, buona sera…

Vorrei brevemente introdurvi alla commedia che andiamo a rappresentarvi.

Essa è ambientata nell’anno 1958, in pieno “boom economico” dell’Italia, quando le promesse di De Gasperi diventavano realtà e il benessere, insieme con la Televisione ed il Telefono, entrava finalmente nelle case degli italiani.

Il lavoro per tutti non era più una chimera e la gente, pian piano, usciva dalle case malsane dei centri storici (nel nostro caso i “vicinati”) ed andava ad abitare nuove case, per lo più popolari, nelle periferie degli abitati urbani esistenti.

Erudito e Modesto erano due cugini coetanei che nacquero nei primi anni ’30 e crebbero insieme nel vicinato con Alfia Berta e Scolastica, due gemelle indivisibili, che, col passare degli anni, da compagne di giochi diventarono le loro fidanzate.

Ora il caso volle che Erudito, benestante ed istruito (lo dice la parola), non ottenne il consenso dei suoi genitori per sposare Alfia Berta, povera ed analfabeta.

Pure Modesto, povero ed analfabeta, non ottenne il consenso dei genitori di Scolastica perché lo sposasse, dato che la stessa Scolastica era scolarizzata (lo dice la parola).

Ma i quattro giovani, da sempre legati da grande affetto, nonché da vincoli che vanno oltre la parentela (Alfia Berta e Scolastica sono gemelle “eterozigoti”, mentre Erudito e Modesto sono amici per la pelle oltre ad essere cugini), decidono di continuare a vivere la loro “famiglia allargata” e di accettare un assurdo compromesso: ottenere la benedizione dei propri genitori assecondandoli nelle loro volontà, sposandosi con due matrimoni “incrociati”.

Così Alfia Berta, per amore di Erudito sposerà Modesto; di conseguenza Scolastica, per amore di Modesto sposerà Erudito.

                    (Analfabeta con analfabeta – Istruito con Istruita)

Decisione coraggiosa che insieme assumeranno davanti a Dio, giurando di vivere castamente e fuori dal peccato, ma purtroppo alla chiara mercé del pubblico ludibrio…

Non posso dirvi di più… vi auguro soltanto “buon divertimento”…

La Regia, prima che si apra il sipario, manderà questa strofa de “L’Edera”, che già avevamo in sottofondo, o altra musica a scelta del Regista:

“… Son qui, tra le tue braccia ancor, avvinta come l’edera; son qui, respiro il tuo respir, son l’edera legata al tuo cuor…etc… A te mi legherò, a te regalerò la vita …”.

PRIMO ATTO

Come  detto nell’introduzione, le due coppie di fidanzati si sono sposati così come avevano stabilito, “ad incrocio”, e , per un colpo di fortuna sono andati ad abitare in due alloggi popolari contigui, proprio nello stesso condominio.

Tutta la commedia si svolgerà nella cucina della nuova casa di Modesto e Alfia Berta, la coppia “ignorante”…

Questa la scenografia, comunque facoltativa…

La “comune” è di fronte al pubblico in posizione centrale; all’altezza della terza quinta a sinistra, rispetto al pubblico, c’è una finestra, mentre all’altezza della seconda quinta a destra ci sarà una finta porta d’accesso alle altre camere della casa (mai utilizzata)… In sostanza viene rappresentata una cucina tipo “americana”  di fine anni ’50 con delle ante pensili e dei piani di appoggio di fianco al lavello; vi sarà un tavolo rettangolare e relative sedie al centro del palcoscenico, un mobile-radio, un armadietto a vetrina con bicchieri e bottiglie, un carrello o un mobile basso su cui poter poggiare un vaso di fiori e poi la Tv nel 2° Atto…

Perché il pubblico possa seguire l’equivoco dello scambio di coppia, è necessario che gli innamorati indossino dei vestiti dello stesso colore.

Pertanto, assodato che le due sorelle vestiranno sempre colori diversi a scelta del regista, Erudito vestirà con la stessa tinta unita della “cognata” Alfia Berta, mentre Modesto vestirà con lo stesso colore della “cognata” Scolastica.

Inoltre, se il regista vorrà, potrà caratterizzare il personaggio di Erudito e quello di Alfia Berta con un medesimo difetto, magari una leggera balbuzie, che, accomunandoli, farà intendere che sono davvero fatti uno per l’altra.

Questo servirà, in seguito, a comprendere le varie fasi della Commedia, tra sogno (Primo e Secondo Atto), e realtà (Terzo Atto).

PRIMA SCENA

Ci troviamo in casa di Alfia Berta che è sola in scena. Alla parete, di fronte al pubblico, è affisso un calendario con la scritta grande dell’anno 1958

Bussano alla porta

Domenica pomeriggio. Scolastica va a far visita ad Alfia Berta.

La musica sfuma…

  

ALFIA BERTA – (intenta a cucire una tuta blu da spazzino) Ma che bussate a fare? La porta è “scarrassata” (aperta) e poi ci sta pure il campanello…

SCOLASTICA – (entra in casa della sorella con un mazzo di rose rosse, guardandosi intorno per capire se anche lei ha ricevuto dei fiori in omaggio…) Ciao Alfia Berta, che stai facendo?… Possibile che non trovi dieci minuti per farmi una visita! Casa mia è qui di fronte... e tu neanche l’hai vista…

ALFIA BERTA – Hai ragione Scolastica, ma volevo prima finire di cucire queste calze e questa tuta di Modesto tuo… (poi vedendo le rose)… Madonna mia, che belle rose che porti! Sono tue?… E chi te le ha date?…

SCOLASTICA – E chi me le poteva dare?… Come, non te lo ha detto a pranzo? Me le ha mandate l’amore mio, Modesto, tuo marito…

ALFIA BERTA – Non mi ha detto niente quel disgraziato…

SCOLASTICA - Stamattina, verso le 11,00, hanno suonato alla porta e chi era?

Era il fioraio, quello che tiene il negozio nella piazza grande… Mi ha detto: (modulando la voce) “Siete voi Istruzione Scolastica?”… Io ho detto sì e lui mi ha risposto così: “Ah, meno male, mi credevo che era uno scherzo, perché oggi è domenica e le scuole stanno tutte chiuse”…

ALFIA BERTA – E si: ha fatto la battuta! Perché tu ti chiami Scolastica e tuo marito si mette Istruzione…

SCOLASTICA – Alfia Be’, mi ha portato queste 30 rose con questo bigliettino vicino (prende il bigliettino dalla tasca e lo legge)…

”Auguri di tanta felicità per la casa nuova da tuo cognato Modesto”…

ALFIA BERTA – Che pensiero “gentilo”! Sono contenta per te sorella mia…

Ma visto che ne “era” pigliate 30 di rose, ne poteva prendere 31 e ne portava pure una a casa sua… Certe volte non lo capisco proprio a quel marito mio…

SCOLASTICA – Uè, però mò non ti offendere con Modesto! Tu lo sai come stanno le cose: tuo marito ama me e mio marito ama te… Che ti credi? Pure mio marito Erudito, quando ha visto le rose a mezzogiorno e ha letto il bigliettino, ha fatto una faccia…Senti Alfietta, prendi un vaso che queste rose le voglio dividere con te…

ALFIA BERTA – (si alza, va a prendere un vaso vuoto e si accinge a pulirlo con uno straccio) Scola’, quanto so’ scemi i mariti nostri: si fanno i dispetti uno con l’altro… E come non lo sanno che poi noi ci diciamo tutto e le cose che fanno le veniamo sempre a sapere?

 

suonano alla porta

Alfia Berta posa il vaso e va ad aprire; quindi, prende qualcosa e riaccosta la porta rimanendo di spalle al pubblico… A questo punto si sente qualcuno che ride a crepapelle: è il fioraio…

SCOLASTICA – (mentre Alfia Berta si gira e tutta emozionata le mostra il mazzo di rose rosse identico al suo) C’è un bigliettino?  Leggi il bigliettino! Presto…

ALFIA BERTA – E’ una parola: io già so’ “alfabeta”, e poi mò stò troppo emozionata… Leggilo tu…

SCOLASTICA – (stacca il bigliettino dai fiori e lo legge ad alta voce) “Auguri di tanta felicità per la casa nuova da tuo cognato Erudito”…

ALFIA BERTA – (mentre stringe le rose al cuore, ne sente il profumo e sospira d’amore) Che bella cosa: è la prima volta che mi manda i fiori tuo marito Erudito; rose rosse, ”simpolo” dell’amore…

SCOLASTICA – Ma non c’è rosa senza spine… L’amore nostro è un tormento… Più loro ci dimostrano il loro amore e più noi soffriamo per non poterlo ricambiare… Questo è il nostro destino amaro…

ALFIA BERTA – Questo è il nostro destino amaro… Ma senti sorella mia… com’è che il fioraio, rideva a “crepapalle” dopo che mi ha dato i fiori?… (intanto ripone i fiori nel vaso e ricomincia a cucire)…

SCOLASTICA – (ridendo ma senza intenzione di canzonarla) Alfia Be’, si dice a crepapelle… Pure stamattina rideva così. Quello è stato che i mariti nostri hanno preso le stesse rose dallo stesso fioraio: uno la mattina e l’altro il pomeriggio… Così loro stanno “pari”, ma la gente maligna ride di noi. Come non lo sai?… Credono che noi viviamo nello scandalo… E invece non è così…

Be’, hai finito di cucire che voglio farti vedere casa mia?…

ALFIA BERTA – Altri 5 minuti; hai ragione sorella mia: sono tre giorni che abitiamo in queste case nuove e io non ho mai avuto un minuto libero… E si, perché io in questa casa di 70 metri “squadrati”… mi sperdo… Non finisco mai di “rammazzare”, lavare, “polverare”, cucire, stirare, cucinare…

SCOLASTICA -  Pure io mi sento sperduta in casa mia…. Eh… nel vicinato nostro (dei Sassi) stavamo sempre in compagnia, invece adesso ci mettiamo in casa a fare le faccende e il tempo non ci passa mai… Con chi deve parlare una se vuole dire due chiacchiere, con la radio?..  Beate quelle che tengono il telefono… Hai visto quanto stiamo lontani da casa di mamma?…

ALFIA BERTA – Povere noi… Però, scusa Scola’, e mica potevamo stare sempre con mamma!  Che dovevamo fare? Dovevamo rimanere zitelle tutta la vita?  Ormai lo sapevano tutti quanti che stavamo inzitate… (fidanzate)

SCOLASTICA  - Per fortuna che stiamo vicine di casa e che i mariti nostri ci rispettano, e rispettano il giuramento che facemmo in Chiesa davanti a Dio…

ALFIA BERTA – A sproposito Scolastica: stamattina mi ha detto donna Cesira (che ha saputo da donna Teresina) che i mariti nostri, il sabato sera, li vedono “trasire” da matrona Gisella… non sai? Dove stanno “quelle”… Tu che sei andata alla scuola, come la pensi?

SCOLASTICA - E che devo pensare?... Diceva nonna, l'importante è che i mariti si ritirano a casa loro. Noi non siamo delle “mogli vere” per loro perciò è meglio fare le finte tonte. Anzi, ho sentito che vogliono fare una legge per chiuderle quelle case dove stanno le “prestitute”;… ti immagini che guaio?… E chi li “mantiene” a tutti e due!!!!

ALFIA BERTA - Madonna mia! Non sia mai!  Scola’, che nervi che mi vengono: tutto è successo perché non so’ andata a scuola. Se quel destino disgraziato mi faceva andare a scuola al posto tuo, don Serafino a suo figlio Erudito me lo faceva sposare, tu ti sposavi con Modesto e stavamo tutti e quattro contenti. Ma è inutile piangere sul latte che si è gettato: ormai stiamo “inzerrate” (maritate)…

SCOLASTICA – Che dobbiamo fare? Ci dobbiamo accontentare!...  Alfia, ho avuto un’idea: noi ci dobbiamo organizzare per passare più tempo insieme, ‘ché quando vedo a tuo marito Modesto… io mi sento felice (sognante)…

ALFIA BERTA - Pure io quando vedo a Erudito tuo marito…

SCOLASTICA - Allora sai che facciamo?… Da oggi mangiamo sempre insieme, a pranzo e a cena… Che dici tu?

ALFIA BERTA – Si, si!

SCOLASTICA - Un giorno dici che non puoi cucinare tu e il giorno dopo lo dico io… Mò vado a casa ché ho lasciato la pentola sul fuoco e fra poco mangiamo tutti in compagnia… Che dici? Mangiamo a casa mia o mangiamo qui?

ALFIA BERTA – (si guarda intorno)… Sai che dico io?… Mangiamo qui a casa mia… (pausa)… che mò dobbiamo spostare tutto il teatro a casa tua?… (fa un gesto con le mani come per spostare una cosa enorme da una parte all’altra)…

SCOLASTICA – Hai ragione Alfia Be’… (guardando verso il pubblico) E chi li sposta a questi… poltrona e tutto?…. E’ meglio che rimaniamo qui!... Quando siete pronti per mangiare, chiamami, che porto tutto io…

Scolastica esce di scena; Alfia Berta si alza e va verso le sue rose per inebriarsi del loro profumo; intanto la Regia rimanda “Grazie dei fior” o un’altra musica appropriata. Così lei prende i fiori, li mette sul cuore e balla estasiata.

Dopo qualche secondo  bussano alla porta… la canzone sfuma…

SECONDA SCENA

ALFIA BERTA – (posa in fretta i fiori)… Che bussate a fare? La porta è “scarrassata” (aperta) e poi ci sta pure il campanello…

MODESTO – (indossa abiti con colori diversi dalla moglie) Alfia Be’, so’ tuo marito! Che devo suonare? Io mi scoccio di suonare pure il campanello della bicicletta…

ALFIA BERTA -      Uffa, Mode’, tu non stai aggiornato! Questa è una casa ammoderna. Quando bussi mi dai ai nervi!

MODESTO – Che pure tu mi dai ai nervi quando vieni a bussare al cabbinetto, e chiedi: ”chi sta qua?” … Scusa Alfia Be’: chi deve stare? Che noi due abitiamo qui… Titta e Tittone (vede i fiori e legge il biglietto: Erudito ha copiato il suo gesto)

ALFIA BERTA – Mode’, se era per me, tu potevi stare sempre chiuso nel cesso! Io lo faccio per mia sorella, non per te… Io voglio sentire se rispondi, perché se non rispondi vuole dire che ti sei sentito male…

MODESTO – Ah, adesso ho capito!...  Allora facciamo così: per non farti stare col pensiero… se io mi sento male, ti chiamo; se invece sto bene, rimango zitto… Ohhh, così risolviamo ‘sto problema…

ALFIA BERTA – Ohhh, così lo risolviamo…  Perché a forza di bussare sempre, le porte si rovinano… Questa è una casa “di lussa”; hai visto quante porte che stanno? Tutte con le chiavi vicino… Ma a che ci servono tutte quelle chiavi Mode’?... Domani le tolgo e le metto tutte nel comò…

MODESTO – Alfia Be’, tu non capisci niente! Se stanno le chiavi ci sta il motivo! Questo è il procresso e a me il “procresso” mi  piace…  Ohhh!!!... Allora, che si mangia stasera?… Non dire frittata di cipolle!… Per piacere: stanotte voglio dormire senza niente che mi sale e mi scende… mi sale e mi scende… Pare che tengo un “ascensiore” dentro allo stomaco…

ALFIA BERTA – Mode’, manco quella ho fatto: qua la casa è grande assai, poi mi sono messa a cucire la divisa tua di spazzino e cosìmia sorella ha cucinato al posto mio; aspetta che la chiamo… (Si avvicina al muro divisorio, batte con la mano e chiama)… Scolastica, noi stiamo pronti.. (e comincia ad apparecchiare la tavola).

MODESTO – (scuote la testa e dice)… Alfia Be’, certo che sei strana… Così la chiami a tua sorella? E che modi! Che cosa ci perdi, dico io, a uscire nel “nanerottolo”?... Noi abitiamo  “a fronte a fronte”...

ALFIA BERTA - (ridendo)… Si dice “pianerotto” Mode’…

MODESTO – (continua non tanto convinto) Cosa ci perdi ad uscire nel pianerotto e a bussare a casa di tua sorella? Non stiamo più nel “vicinato”, cara mia. Adesso abitiamo in un “contomio”, e perché si chiama “contomio?” Perché finalmente ognuno sta per conto suo…Bè, meno male che Scolastica cucina di lusso…

ALFIA BERTA - Cucina uguale a me, abbiamo la scuola della stessa mamma!

MODESTO - La scuola? Per piacere, non me la nominare più. Se tu “eri” andata a scuola, tu cucinavi a Erudito e Scolastica cucinava per me, così stavamo tutti quanti contenti a casa nostra. La scuola, quella è stata la rovina nostra …

Bussano alla porta

ALFIA BERTA -  – Che bussate a fare? La porta è “scarrassata” (aperta) e poi ci sta pure il campanello…

 

TERZA SCENA      (entrano Erudito e Scolastica, la coppia “istruita”)

Come detto, per evitare confusioni e contrassegnare le coppie innamorate, Erudito indosserà dei vestiti dello stesso colore dell’amata cognata Alfia Berta, mentre Modesto indosserà vestiti dell’identico colore di quelli dell’amata cognata Scolastica.

ERUDITO – (dolce) Scusami tanto Alfietta, è che tenevo le mani occupate.  Ti prometto che la prossima volta suonerò il campanello. E lo farò con gentilezza, perché questa è una casa gentile come a te. (porta un’insalatiera che poggia sulla mensola della cucina)

MODESTO - (si avvicina ad Erudito) Non dire bugie cognato! Tenevi le mani occupate? E con che cosa hai bussato? Con le corna? (prende una bottiglia di vino e una brocca di acqua che mette sulla tavola)

ERUDITO – Hai sentito moglie? Ti ha offeso! (poi a Modesto) E come, prima le mandi i fiori a Scolastica e poi la offendi…

MODESTO – E’inutile che fai lo gnorro Erudi’: io a te ti volevo offendere! Ma quando la finisci di copiare tutto quello che faccio io? (indica i fiori)

SCOLASTICA – Finitela di litigare tutti e due: pensiamo a mangiare…

 

Sulla tavola ci sono 4 tegamini di terracotta che ha portato Scolastica. Alfia Berta e Scolastica si fanno il segno della croce e dicono una preghiera a differenza dei loro mariti che incominciano a mangiare di ottima lena

ALFIA BERTA – (terminata la preghiera rialza la testa) Buon appetito!

SCOLASTICA – Buon appetito?... Questi mò se lo finiscono il tegamino…

ALFIA BERTA – Ma almeno la siete detta la preghiera?

MODESTO – E come no?  Ma noi la siamo detta più svelta…

ERUDITO – (complice) Si: un “Gloria Patre” e ci spicciamo prima…

ALFIA BERTA -  E che dobbiamo fare? La corsa?

SCOLASTICA – Che ci sta il cameriere che vi toglie il tegamino di sotto?

ALFIA BERTA – Ma guardali un poco a tutti e due: il gatto e la volpe…

SCOLASTICA –  Si, Cicì e Cocò… (le sorelle ridono)

ERUDITO -  (cambia discorso) …E’ proprio vero, come la capisco a Alfia Berta: come si fa a tenere pulita una casa così grande e a cucinare pure? (versa da bere per tutti escludendo la moglie Scolastica)

SCOLASTICA – (risentita verso il marito) Erudito, quando dici così, sei un cretino! Perché io non la tengo pulita la casa?

ERUDITO - E mo' non ti offendere: era solo per dire una cosa gentile a tua sorella…

MODESTO – Erudi’, non cominciare, senno' io dico che  queste orecchiette al sugo che ha fatto tua moglie Scolastica… sono “ma-ra-vi-glio-se”.

ERUDITO - Sì, ma ci voleva un poco più di sale: per me sono “sciapate”…

ALFIA BERTA – (premurosa) E mò ti prendo un po' di sale fino! Quella ne mette troppo poco; lo diceva pure mamma quando eravamo vacandiere (nubili)

ERUDITO – Vacandiere? E’ meglio che cambiamo discorso… Mode’, perché hai quel cerotto sulla mano?…

MODESTO – Eh, caro mio: stamattina mi so’ tagliato con un vetro… Come ho preso una busta di mondizia (immondizia), zac!... Non vedo l’ora che il Sindaco fa mettere i bidoni in mezzo alla strada…

ERUDITO – I bidoni?

MODESTO – Si, i bidoni!... Sono scatoloni grandi. Ognuno prenderà la mondizia di casa sua e la butterà nei bidoni che metteranno al bordo delle strade…

ERUDITO – E voi spazzini che dovete fare? Vi devono licenziare?

MODESTO – No, perché? Noi dobbiamo svuotare i bidoni nel camiòn…

ERUDITO – Allora vi pagheranno la metà!

MODESTO – La metà? Già prendiamo uno stipendio di merda!

ERUDITO – Scusa, se le buste di immondizia non le prenderete più da dietro le porte delle case, mezzo lavoro lo faremo noi cittadini (ag)gratis; vuol dire che gli spazzini verranno pagati la metà…

MODESTO – Ma perché ti sembra giusto che io mi devo svegliare alle 4 di mattina per venire a prendere la tua monnezza puzzolenta da dietro la porta di casa tua?

ERUDITO – (cinico)… Mode’, e mica è colpa mia se tu fai lo spazzino…

MODESTO – Erudi’, e mica è merito tuo se fai l’usciero al Comune…

SCOLASTICA – (dato che lo ama) Ha ragione Modesto! Erudi’, ma che ci perdi se quando te ne vai la mattina ti porti una busta e la metti nel bidone?

ALFIA BERTA – (dato che lo ama) Ha ragione Erudito! Se uno è andato alla scuola non si può sporcarsi le mani con la monnezza…

MODESTO – Uè, gira e volta e la colpa è sempre di quella scuola disgraziata! Scola’, poco fa l’ho detto a tua sorella: se alla scuola ci andava lei al posto tuo, non succedeva tutto questo casino…(ma non alludeva alle case di tolleranza)

ERUDITO – E’ vero! Non succedeva tutto questo casino… A proposito (di casini) Mode’: hai sentito che vogliono chiudere “quelle case?”… Ma che siamo impazziti?... E voi donne che ne pensate?

(Alfia Berta si alza imbarazzata e va a prendere l’insalatiera)

MODESTO -  Oh!...A voi!  Vi stiamo facendo una domanda!

SCOLASTICA - (cadendo dalle nuvole)… Che domanda? Io stavo distratta!

ERUDITO -  Vogliono chiudere le case!

SCOLASTICA – (finge di non capire)… Mò non basta che stiamo tutto il giorno sole sole in casa, ci vogliono chiudere pure a chiave…

MODESTO - Non stavamo parlando delle case nostre, parlavamo di quelle case dove stanno “quelle lì” che fanno quel  mestiero… quel mestiero vecchio…

ALFIA BERTA – (fa l’ingenua)… Dove stanno queste case?… Che cos’è questo mestiero vecchio?… Io non le conosco “quelle lì” che dite voi…

ERUDITO - (strizzando l'occhio a Modesto) Benedetta ignoranza!... Stamattina al Municipio sono venute un sacco di donne pettegole, tutte arrabbiate, con un lenzuolo in mano dove stava scritto: "brava Mèrlin"...

MODESTO – Si, si… Mèrlin!... E’ quella della politica che vuole fare chiudere i cas… (ini) … (Erudito gli assesta un calcio sotto la tavola)…

ERUDITO – La bocca! La bocca devi chiudere, Mode’! Che parli a fare?... Mèrlin è quell'attrice che vedemmo al cinema … Quella bella? Quella bionda? Mèrlin… Mèrlin… ce l’ho sulla punta dei denti… aiutatemi a dire… Mèrlin… Morrò… si, quella che canta quella canzone che fa: By, by, breby.. (accenna a cantarla)…

MODESTO -  Non è quella Erudi’; ma se stava scritto sul giornale che questa Mèrlin ha fatto una legge che vuole... (Erudito gli assesta un'altro calcio).

ERUDITO – Che vuole? Che vuole? Non lo sa nemmeno lei! Perciò parliamo di un’altra cosa che qua il fatto non lo sa nessuno …

SCOLASTICA – (dolce) Mode’, perché non parliamo di queste case nuove…

MODESTO – Bella eh! Questa si che è una casa fatta a casa! La famiglia mia abitavamo in una casa (dei Sassi) di 40 metri “squadrati”; eravamo 8 figli più 2 dieci che mangiavamo tutti nello stesso piatto: uè, era proprio antigerico…

ERUDITO – Antigenico Mode’!... Ma più antigenico ancora era che stavamo senza gabinetto: ve lo ricordate il “quandro”? Quel vaso che tenevamo in casa, nascosto solo da una tendina… Che profumo di rose…

(fino ai primi anni ’50, per mancanza di fogne pubbliche, gli abitanti dei Sassi di Matera o dei quartieri antichi di altre città, depositavano i loro “bisogni” in un grande vaso cilindrico che veniva svuotato all’alba di ogni mattina)

SCOLASTICA – Erudi’, e non lo nominare più il quandro mentre si mangia!

MODESTO – Ha ragione tua moglie, porco cinchiale! … E poi stavamo senza luce, l’acqua si  andava a riempire dalla fontana pubblica, senza bombe (bombole) a gas…

ERUDITO – Si, senza bombe a mano! Mode’, si dice “bombole”, no bombe!

MODESTO – Uè, tu devi stare sempre a scorreggermi! …E mò invece in questa casa c’è tutto!  Mi sembra un sogno: io mi sento un re e tu… (guardando Scolastica e poi ripensandoci) e voi siete le mie reggine…

SCOLASTICA – Si, però le regine hanno le serve che le servono; questa casa è troppo grande e non si finisce mai di pulire. Dico io: a noi che ci serve quella stanza piccola e quel salone grande?... Quasi quasi, le chiudo con le chiavi e faccio finta che non esistono…

MODESTO - Così vuole fare tua sorella!... Quello è il “procresso”, cara mia: nella stanza piccola dormiranno i ba(mbini)…

Erudito gli assesta un’altro calcio perché non è certo il caso loro

ERUDITO – I baresi voleva dire; quando viene Zio Colino e la moglie da Bari lì dormiranno.

ALFIA BERTA – E’ vero! Così non li sentiamo di russare!

ERUDITO - (sottovoce al cognato) I bambini? E chi li deve portare qui? La cicogna? (a tutti) Hai capito Mode’?, in quella stanzetta si fanno dormire gli ospiti forestieri... Invece il salone grande ci serve a ricevere le visite delle persone importanti; per esempio: quando viene il dottore…

MODESTO – Si, quando uno sta morendo! (tutti fanno le corna)

ERUDITO – Quanto stai arretrato: adesso, col progresso il dottore viene a casa pure se tieni una linea di febbre…Ohhh!... Oppure quando viene il Sindaco…

MODESTO – Si, per chiedere i voti…

ERUDITO – Bravo! Quando stanno l’elezioni va facendo le visite casa casa… Un altro esempio: quando viene il prete…

MODESTO – Si, a farti l’estremuzione…

ERUDITO – La vuoi finire? Tirapiedi!... Quando viene il prete ogni anno a benedire la casa!... Perché il progresso è così: da oggi già si pensa alla comodità di domani…

SCOLASTICA – Ma pure il gabinetto lo vedo troppo grande; non è vero?

ALFIA BERTA - E’ vero!  La tazza va bene, il lavantino pure, ma a fianco della tazza sta quel lavantino nano più basso che è troppo scomoto: a che ci serve?

MODESTO – (ride) Alfia Berta, ma come stai arretrata… Tu stai ancora allo stato ebraico…

ERUDITO – (lo corregge) Si, ”Mussolmano”… Mode’, si dice allo stato “braido” (brado), come i cavalli selvaggi (e nitrisce)… come a te…

MODESTO -  (continua infastidito, rivolgendosi alla moglie) Quel “lavantino nano” che dici tu si chiama “bidello”; per forza si chiama così. Siccome sta più basso di tutti, e mica lo potevano chiamare “Professore”? (ride)

ALFIA BERTA – (sorridendo anche lei) Si, ma a che cosa ci serve?

MODESTO – Moglie, quando se ne vanno loro te lo spiego io a che cosa ci serve (riceve un altro calcio da Scolastica)

SCOLASTICA – (gelosa) Mode’, se permetti a mia sorella lo spiego io!

ERUDITO – (geloso) Lo spiega la sorella Mode’!… E poi quello non si chiama “bidello”, si chiama bi-de-tto!… Per piacere: quando non sapete una cosa, chiedete a me, ‘ché poi fate brutte figure…

SCOLASTICA – Invece, quella vasca grande che sta pure nel bagno, secondo me, non serve a quello che dici tu, Erudi’… (guardando gli altri) Lui dice che si riempie d’acqua calda per farsi il bagno nudi marito e moglie…

ALFIA BERTA – Nudi marito e moglie? Erudi’, ma che ti sei ribbambito?

MODESTO -  Erudi’, io ti faccio andare sopra una sedia a rotelle… nudo, seh!

ERUDITO – … Ma che avete capito? Il bagno si fa uno alla volta!

ALFIA BERTA – E pure uno alla volta? Io dentro l’acqua non so annuotare

SCOLASTICA – E poi, quant’acqua si consuma? ‘Ché l’acqua è salata! (costa)

ALFIA BERTA – Pure il sale si mette?

MODESTO – No! E’ sprecato nell’acqua! Moglie, tu il sale te lo devi mettere in testa…

ERUDITO – Senza che sfotti, Mode’! Ha parlato lo scienziato!... Allora che ci volete fare con la vasca? Ci vogliamo piantare un po’ di prezzemolo, un po’ di basilico e un poco di menta profumata?…

ALFIA BERTA – Si, si! Così quando va a “cabbinetto” Modesto, non si sente (più) la puzza…

MODESTO – Ecco, lo sapevo io! Alfia Be’, vedi che quella era la “pasta e cime di rape” di ieri. Quando l’hai fatta tu, l’hai messa sul tavolo e hai detto: “Modesto, senti com’è profumata”; poi quando l’ho fatta io, allora puzzava…

ERUDITO - (per difendere Alfia Berta) Mode’, ma che vuoi da tua moglie? Si vede che stai disturbato di viscere! Piuttosto, non siamo ridicoli; in quella vasca grande (ci) si fa il bagno almeno una volta al mese; e mica è un orto bottanico… Il progresso è progresso e dobbiamo metterci al passo suo…

MODESTO – Su questo ti do ragione Erudi’: il procresso è una bella cosa!... Ma hai visto quant’è bella la Fiàt 500?

ERUDITO – E come non l’ho vista? Mi so’ fatto già i conti: se risparmio un quarto dello stipendio ogni mese, fra otto anni me la posso comprare; così andiamo a vedere com’è fatto il mare...

MODESTO – Il mare? Tu niente di meno, per vedere il mare ti vuoi comprare la 500.. Ma che ti sei “smontato” la testa? ... Lo sai quanto costa la 500?… Costa più di mezzo milione… E lo sai che per farla camminare si mette la benzina dentro?... E dopo che sei andato a vedere il mare di estate, che te ne fai tutto l’inverno della macchina?

ALFIA BERTA – (sognante) Erudi’, anch’io ciò lo sfilo (il desiderio) di vedere il mare…

MODESTO – Allora prendi la corriera (pulmann) e vai con tua sorella!

(a questo punto Modesto guarda l’orologio, si alza e si va a sedere al fianco della radio: prende il portafogli e tira fuori un foglietto)

ERUDITO - Mode’?… Perché hai acceso la Radio?

MODESTO – Erudi’, devo sentire la “colonia” vincente del Totocalcio. (fino a pochi anni prima, si chiamava Sisal) Che “emoziona”: è la prima volta che ho giocato la schetina…

ERUDITO – Si, la schetina; io la gioco da dieci anni!... Che ti devo dire Mode’: ormai m’è passata la fantasia… (prende la sua schedina) Vediamo: fusse che fusse la volta bbona…

QUARTA SCENA

SPEAKER della RADIO – Amici sportivi buona sera. La Steck 94 di Trieste, il brandy inconfondibile e la Gynar, Industria Amaro Italiano, vi augurano buon ascolto e vi comunicano i risultati del Concorso Totocalcio abbinato al Campionato di Calcio di Serie A - Stagione Calcistica 1957/1958 - Se la vostra squadra ha vinto brindate con Brandy Steck 94… se ha perso, consolatevi lo stesso con l’Amaro Gynar…

MODESTO - (alla Radio) E se ha pareggiato?… Che dobbiamo fare?… Ci moriamo di sete?… (al cognato) Hai sentito a questo cretino?

RADIO - (continua sfottente) - Gynar, l’amaro fatto dai carciofi che non è fatto per i carciofi come te...

ERUDITO – Mode’: ce l’ha con te!

MODESTO – Con me? (verso la radio)  Uè giovano’, non ti allargare assai…

RADIO - La Steck e la Gynar, sono onorate di comunicarvi la colonna vincente del Concorso Totocalcio nr. 24 di oggi, domenica 19 febbraio 1958: 1 - 2 - 1 - 2  -  1 - 2 - 1 -  2… e così via

MODESTO – Come, è così via?... Butta il veleno e dilla tutta quanta…

RADIO – … E va bene! RIPETO: 1 - 2 - 1 - 2  -  1 - 2 - 1 -  2 - 1 -  2 -  1 -  2 -  1…  Abbiamo trasmesso la colonna vincente del concorso Totocalcio odierno…

Se la vostra squadra ha vinto brindate con Brandy Steck 94… se ha perso, consolatevi lo stesso con l’Amaro Gynar…

I programmi continuano con brani di musica leggera… Buona sera!

La Regia manderà il “Tango delle capinere” cantato dalla Pizzi, fino alla prossima battuta di Modesto.

RADIO - “A mezzanotte va, la ronda del piacere, e nell’oscurità, ognuno vuol godere; son baci di passion, l’amor non sa tacere, è questa la canzon, di mille capinere”…

ERUDITO – (alle sorelle) E’ sempre la stessa canzone! Ho fatto solo 4 punti!  Uè, una volta che feci 8, colava il grasso da questa schifosa di schedina…

Modesto ha gli occhi sbarrati e fissa incredulo la sua schedina. Tutti cominciano a preoccuparsi perché non parla. Erudito allora cerca di prendergli la schedina dalle mani, ma Modesto torna in sé e grida…

MODESTO – Giù le mani, ‘ché ho vinto!  Ho vinto !! Ho vintoooooo!!!! Grazie Signore, grazie Zio Serafino, grazie Signore, grazie Zio Serafino (abbraccia tutti cominciando dall’amata cognata Scolastica)

ERUDITO - Hai vinto?… Che mazzo scassato! (facendo un gesto inequivocabile con le mani)… Io gioco da una vita e non vinco mai; questo gioca una volta e vince… Non c’è giustizia sopra la faccia della terra … Però Mode’… che c’entra mio padre? Pace all’anima sua… Perché gridavi: grazie Signore! Grazie zio Serafino?…

MODESTO - (si risiede a tavola e dice) Alfia Berta, prendi i bicchieri e una cosa (da bere) bella forte che oggi è il giorno del mio “trionfio” (fa dei bei respiri lunghi, riguarda la schedina, prende il fazzoletto per asciugarsi il sudore; poi beve un bel sorso, tira un bel respiro e comincia a parlare) Voi non v’immaginate che cosa mi è successo, una cosa eccezzionala che ci interessa a tutti e quattro. E si, perché noi lo sappiamo bene che è stato zio Serafino a metterci nei guai; lui non voleva che Erudito si sposava con Alfia Berta, senò tutto andava liscio liscio e stavamo tutti contenti… Così, ieri notte me lo sono sognato. Eravamo in guerra e marciavamo (a) fianco a fianco dentro un paese. Io non mi ricordavo che zio Serafino “era” morto; perciò lo sapete come sono io?

ERUDITO, SCOLASTICA e ALFIA BERTA – No! Come sei tu?

MODESTO – Sono uno… distinto!

ERUDITO – Distinto?... Ahhhh: e si dice “istintivo” Mode’…

MODESTO – Pure adesso mi devi stare a scorreggere?… E fammi raccontare il fatto… Allora gli ho detto: zio Serafino, io ti ho sempre rispettato perchè sei un uomo tutto un pezzo… perciò tieni il soprannome “tutto un pezzo”… Tu però hai sbagliato quando a tuo figlio Erudito non gli hai dato il permesso di sposarsi con Alfia Berta… Lo sai che così ci hai messo a tutti e quattro in mezzo alla strada?…(ci hai reso infelici)

ERUDITO - (impaziente e interessato)  E lui, che ti ha risposto?

MODESTO - Tuo padre… PACE ALL’ANIMA SUA… mi ha detto: “Hai ragione Modesto, ho sbagliato e ora sto pagando; mi hanno richiamato alla guerra pure se sono vecchio e stavolta la guerra durerà tutta l’eternità. Io allora gli ho chiesto: si, ma io che cosa c’entro con questa guerra? Ma che pure io ho sbagliato? E lui mi ha risposto: “No! Tu non hai sbagliato niente; tu non sei di questa compagnia. Sono io che ti ho chiamato qui stanotte perché voglio farmi perdonare. Lo so che non ti piace di marciare, perciò da adesso conta 13 passi e poi buttati nel bar che ti troverai a fianco”. E così ho fatto: ho marciato: 1 - 2 - 1- 2, fino a 13, e poi mi so’ buttato “capa e noce di collo” nel bar che stava sul lato mio e con la testa ho dato una “capata tremenda” ad una tabella dove stava scritto “SISAL”. Un dolore così forte che mi ha fatto svegliare: guardate che “pernoccolo” che ciò ancora! Mi so’ svegliato col sogno “scritto” in testa: e chi se lo poteva scordare?… Sono venuto in cucina, mi sono seduto dove sto seduto adesso e ho scritto la “colonia” vincente...

ERUDITO – Uè, che bellezza: allora abbiamo vinto! Siamo ricchi finalmente! Mode’, la prima cosa mi devo comprare la 500. Tu Alfia Berta che vuoi?

ALFIA BERTA – Che voglio? La verità, ciò il desiderio di una pelliccia…

ERUDITO – Aggiudicata la pelliccia. E tu Scolastica che desiderio ciai? SCOLASTICA – La verità, il desiderio mio è una collana di perle vere!

ERUDITO – Aggiudicata la collana di perle vere pure a te… (guardando Modesto) e poi se avanza qualche cosa…

MODESTO - (serio) Stanno gli amici, vuoi andare a chiedere agli amici?

ERUDITO – Mò mi vado a fare una passeggiata in mezzo al corso (fa per uscire)

MODESTO – Dove vai cretino! (E’ inutile che fai il finocchio col sedere degli altri). Guarda che ho vinto io e non ho l’intenzione di dividere con nessuno. Qualche sfizio me lo farò passare, insieme a chi dico io. La pelliccia a mia moglie e la collana di perle vere a Scolastica… vanno pure bene, ma poi basta…

ERUDITO - Che discorso è questo!! E’ stato mio padre, (tutti insieme ripeteranno il tormentone) pace all’anima sua…  a darti la colonna vincente. Cosa credi che l’ha data solo per te?

MODESTO - A me l’ha data, mica a te; se voleva darla a te, ti chiamava a marciare con lui e la “capata” alla spalliera di ferro del letto la davi tu…

ERUDITO – Magari: l’avrei data con piacere! Ma lo sai quante volte a mio padre gli ho chiesto i numeri del lotto? Tutte le sere, prima di addormentarmi dico un “Eterno Riposo” e poi gli chiedo di darmi i numeri…

MODESTO – Ma può darsi pure che tuo padre te li ha dati, ma se tu ciai il sonno pesante mica è colpa mia. Allora si vede che poi è passato a me…

ERUDITO – Mode’, ora voglio vedere se vado da tuo padre a chiedere i numeri e poi vinco: tu non ti sentiresti di fottere? (di rabbia)

MODESTO – No! Anzi ti autorizzo al cento per mille: valli pure a chiedere!

ERUDITO – E tante grazie per l’autorizzazione; ma se tuo padre è vivo, che autorizzazione ti devo chiedere?… Io vado e me li faccio dare...

MODESTO – E vai va… e qui cade il ciuccio! Se tu non hai bisogno della mia autorizzazione, giacché mio padre è vivo, pure io non ho bisogno della tua autorizzazione giacché tuo padre è morto.  Allora non la conosci la legge del 47?

ERUDITO - Che è ‘sta legge mò?… La Costituzione della Repubblica?

MODESTO – “Ignoranto”… (guardando il pubblico)… Poi dice che questo è andato a scuola… (al cognato) Ma fammi il piacere… Non sai nemmeno la legge del 47?… La legge del 47 è  quella del “morto che parla”, che può parlare con chi cavolo vuole lui…

RADIO – (riprende) Interrompiamo il programma di musica leggera per ricordare ai cittadini italiani che domani, 20 febbraio 1958, al Senato si voterà per l’approvazione definitiva della cosiddetta “Legge Merlìn” che riguarda la chiusura delle case di tolleranza. Con questo importante avviso le trasmissioni radiofoniche odierne terminano… Sono le ore 22,00.

Signore e signori... buona notte... se riuscite a dormire…

(Erudito e Modesto corrono a spegnerla con rabbia, dato che fa dell’ironia…)

MODESTO – Ahhh!… Mi stavo dimenticando: io devo andare al centro “di urgenza”, ‘ché devo comprare una cosa… (strizza l’occhio a Erudito)

SCOLASTICA – (gelosa del suo innamorato) Ma che devi comprare a quest’ora di domenica, che stanno tutti i negozi chiusi?

MODESTO – Non tutti: il tabbacchino sta aperto! E’ vero Erudi’?

ERUDITO – (lo asseconda) Si, si…Il tabaccaio del centro sta sempre aperto!

SCOLASTICA – (incalza) E che ti serve dal tabaccaio Mode’?

MODESTO – Ehm, ehm, che mi serve?…S’è finito il tabacco della pipa!

ALFIA BERTA – (da moglie) Ma se tu non hai fumato mai!.. Ma se tu non sai manco dove si mette il tabacco!… Ma se tu non tieni nemmeno la pipa …

MODESTO – Embè?.. Ho deciso in questo momento che voglio fumare la pipa; mò non sono padrone di farmi passare un desiderio da ricco? Ma cose da pazzi! …Erudi’, che ti vuoi fare due passi?

ERUDITO – Si! Scusa Alfietta, ma io a tuo marito non lo faccio andare solo solo a quest’ora... (al cognato) Che se mi piace il profumo di quel tabacco me la faccio pure io una bella fumata alla faccia di “by by beby”… Perché dice il proverbio: chi non fuma in compagnia o è un ladro o è una spia... 

MODESTO - Quello è chi non piscia, cretino

(Mentre escono gli da un calcio nel sedere)

Cala la tela

   FINE PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

La scenografia è la stessa; sono passati solo 3 giorni da quella domenica pomeriggio di cui al Primo Atto. Modesto, con in bocca una pipa spenta, passeggia nervosamente sul palco aspettando qualcuno. Erudito, seduto al tavolo, è alle prese con un solitario ed impreca alla mala sorte.

QUINTA SCENA

ERUDITO – E che scalogna! Non mi riesce un solitario Mode’, quando mai… Che periodo brutto che sto passando…ma quando finirà?

MODESTO – (lo sfotte) Erudi’, tu non sei normale! Se non ti riesce un solitario ti senti il malocchio addosso…

ERUDITO – Ma io a queste cose ci credo Mode’: le carte mi parlano…

MODESTO – (cinico) Caro mio: la vita è una ruota che gira: oggi a te, domani a me…

ERUDITO – Lo so a cosa alludi Mode’: tutto è cominciato domenica (scorsa), quando hai vinto al Totocalcio e sei diventato ricco sfondato. E mica è finita? Lunedì mattina sono uscito 5 minuti dal Municipio per andare al Banco Lotto: mi giro e chi mi trovo dietro? Il Sindaco! Quello mi voleva licenziare!... E l’ultima è di ieri: non mi vanno a chiudere “la casa di Matrona Gisella?”…Uè, tutti contro di me…

MODESTO – Ah! Allora vuoi dire che la mia vincita ti ha dato fastidio? Ma perché, che cosa ti ho tolto?

ERUDITO – La fortuna Mode’!.. Ma almeno vienimi incontro e fatti perdonare: perché non mi regali la 500?

MODESTO – Ancora? Già mi hai fatto impegnare un milione tra pellicce e collane…

MODESTO – Quanto sei venale Mode’! I soldi non sono tutto!... Senti, io ti devo fare una confessione: tu per me non sei solo un cugino e un cognato: sei come un fratello (si avvicina guardandosi attorno e gli sussurra all’orecchio). Se almeno tu mi lasciavi un poco solo solo con tua moglie Alfia Berta… Quella mi ama!

MODESTO – (irato) Ma che sei pazzo Erudi’? Mia moglie non si tocca!…

ERUDITO – Mode’, se tu chiudi un occhio, lo chiudo pure io con mia moglie…

MODESTO – (più irato) Erudi’, io te li cavo tutti e due gli occhi! Se vuoi farmi cornuto mi devi uccidere!... E poi lo sai che quelle sono bizzoche di Chiesa e parlano troppo: subito andranno a “confessarsi” da don Giosuè…

ERUDITO – Mode’…ma perché mi vuoi costringere ad “essere gentile” con mia moglie?... Quella è innamorata di te, ma io mica sono di legno…

MODESTO – (minaccioso) Erudi’, tu permettiti a toccare a tua moglie, che come lo vengo a sapere io faccio una strage e ti mando a marciare con tuo padre…

ERUDITO – (ride e fa marcia indietro) Mode’, ci sei cascato di nuovo!... Io stavo scherzando…

MODESTO – No, tu ci stavi provando Erudi’…

ERUDITO – Ma quale provando Mode’: abbiamo giurato!... (cambia discorso) Senti … ma quando arrivano questi cappri di operai? Che nervosismo...

Bussano alla porta

SESTA SCENA

MODESTO – Eccoli qua!... La porta sta aperta…

TECNICO della SET (poi Sip e Telecom) – E’ permesso?… Cerco il sig. Modesto Sparagnatore!… Sono il Tecnico della Società dei Telefoni…

MODESTO – Avanti, avanti: sono proprio io di persona; finalmente il telefono in casa mia. …. E quanto tempo ci vuole?

TECNICO SET – Ci metto solo pochi minuti perché la linea è già pronta; devo solo collegare i fili e darvi il numero di telefono….

Ribussano alla porta

MODESTO – Questa è la televisione!… La porta sta aperta…

TECNICO TV – Cerco il signor Sparagnatore Modesto!… Ho portato la televisione…

MODESTO – Avanti, sto qui presente… Che emozione!… Mi pare che sto sognando… Che facciamo in tempo a vedere la partita alle 7 stasera?….

TECNICO TV – Ma certo, perché l’antenna l’ho orientata ieri; devo solo collegare il trasformatore alla TV e sintonizzare il programma; ora però mi serve una mano per sistemare la televisione, ‘ché è pesante… dove la mettiamo?

MODESTO – Su quel mobile! (liberato dalla Radio) Erudito, aiutalo…

 

(Erudito esce nel pianerottolo col Tecnico per prendere con lui la pesante TV; quando ricompaiono, prima di sistemare la TV sul mobile, compiranno alcuni giri goffi ed inutili sulla scena prima di capire come posizionarla)

 

TECNICO TELEFONO – Sig. Sparagnatore, avvicinatevi... Allora, ora vi spiego come si usa il telefono… Il numero vostro è il 7421: adesso ve lo scrivo sul telefono… Questo 7421 è il numero che devono fare gli altri per chiamare voi, mentre voi per chiamare gli altri dovete fare il numero loro…

MODESTO – Ah, allora se il mio numero non lo sanno il telefono non mi suona mai?

TECNICO TELEFONO – E certo! Vi fate fare dei biglietti da visita e quando incontrate gli amici gli dite: “ciao, questo è il mio numero telefonico”…chiamatemi!

MODESTO – Bello così! Incontro gli amici, gli do il bigliettino e dico:  (fa il gesto di prendere il biglietto dal taschino) “ciao: questo è il mio numero”…

ERUDITO – E chi se ne frega?... Mode’, ma a chi interessa il numero tuo? Solo all’Ufficio delle Tasse… (allude alla vincita)

MODESTO – Tu fatti i ca… fatti tuoi; non farci perdere tempo…

TECNICO TELEFONO – ‘Ché il tempo è denaro!... Per chiamare fuori Provincia dovete fare l’otto (8); fuori Regione il nove (9); vi risponderà la centralinista che vi chiederà il paese e il numero con cui volete parlare… E’ tutto chiaro?…

MODESTO – (al cognato) E’ tutto chiaro? Tu che sei esperto… 8, 9…

ERUDITO – Tutto chiaro Mode’! Io sono la centralinista del Municipio…

TECNICO TELEFONO - Mettete una firmetta qui… leggibile… (porge la penna a Modesto e tiene la mano aperta attendendo la mancia)

MODESTO – Leggibile? (mette maldestramente lo “scippo” e rimette la penna nella mano aperta del Tecnico)… Ecco fatto…

 

Il Tecnico mette la penna in tasca e porge di nuovo la mano vuota

ERUDITO – Mode’, non hai capito? La mancia!!!

MODESTO – Ah! La mangia!.. Ecco qua, grazie! Ma il telefono funziona già?

TECNICO TELEFONO – (dopo che ha visto la mancia non è più tanto disponibile) Non lo so, certe volte dipende da come gira il tempo, caro signor Sparagnatore…(che in dialetto significa “Risparmiatore”) di nome e di fatto… (ed esce di scena)…

MODESTO – Boh, io mica l’ho capito a questo: il tempo? Che tempo?

ERUDITO – Che tempo? Quello in 5 minuti già ti ha giudicato: Sparagnatore, di nome e di fatto…Ah, ah, ah, bella questa… ah, ah, ah (ride)

MODESTO – Ma non farci perdere tempo, ‘ché sta la partita; anzi, vedi se vai a comprare le  birre…

ERUDITO – Si, mo vado apposta!... Ma se abbiamo la comodità del telefono, Mode’!...Sai a chi chiamo?  A Peppino “il mulo” (prende l’agendina telefonica tascabile)

MODESTO – Non lo conosco, ma basta che porta la birra… mi raccomando!

ERUDITO - Chi è?... Io sono Erudito Istruzione, il figlio di “tutto un pezzo”…

MODESTO – (come alla messa cantata) Pace all’anima sua (Erudito lo fulmina)

ERUDITO – E io la Farmacia Sperindio ho chiamato… Dottore, mi chiami per piacere a Peppino “il mulo”?… Il figlio “dell’ancappacani”!… (pausa)… Mo ve lo spiego io dove sta: quello sta di fronte alla Farmacia vostra, al Circolo del Partito Comunista. Lo so, lo so che siete l’unica Farmacia aperta, sennò io non telefonavo lì … Ah, state pieno di clienti?…E non vi arrabbiate: pure se mandate un cliente va bene lo stesso… Peppino sta a 10 metri dalla farmacia… (gesticola per fargli capire via cavo) Come attraversi la strada sta il Circolo di fronte… Va bene dottore, grazie … Io aspetto qua, tanto... (per ingannare l’attesa) Uè, quant’è comodo il telefono, che bella invenzione… Perché non l’abbiamo attaccato prima?… Io te lo dicevo da tanto tempo…. “e mettiamoci il telefono… e compriamoci la televisione”…

MODESTO – (ponendosi alle spalle del Tecnico Tv)  E’ vero… meno male che ci siamo decisi…(si toglie una scarpa e fa finta di lanciargliela)

ERUDITO - (intanto è arrivato Peppino dall’altro capo del filo)….Uè Peppino il “mulacchione”, che stai facendo?… Hai visto che sorpresa ti ho fatto?... Perché ti ho chiamato?  Ti volevo invitare a casa di mio cognato a vedere la partita in televisione… No, non ti sto prendendo in giro… non l’ha trovata nell’immondizia… Ma che te ne frega a te come ha fatto lui!  Muoviti che fra poco inizia….

MODESTO – Digli di portare la birra!

ERUDITO – La birra, Peppì, porta la birra… (deluso) Niente: ha chiuso!

MODESTO – Ma sei proprio un fesso: con l’acqua dobbiamo festeggiare?

ERUDITO – Ah! Io so’ fesso perché in casa sei sprovvisto di birra?  …

MODESTO – Va be’, lasciamo stare la birra… Ma il telefono si sente bene, eh?…E dimmi: l’amico tuo che cosa diceva di me? Che diceva di me?…

ERUDITO – Che diceva? Peppino non ci credeva che tieni la televisione e pure il telefono: roba da gran signori… Si crede che hai vinto al Totocalcio! (facendo segno al Tecnico della TV che è di spalle) Ma come gli viene in testa!

TECNICO TV – Non mi nominate il Totocalcio che lo odio… Per vincere bisogna essere dei pazzi scatenati e tenere un culo così... Pensate che domenica scorsa c’è stato uno solo che ha fatto “13”; la colonna vincente era: 1 – 2 – 1 – 2 – 1 – 2 – 1 – 2,  dall’inizio alla fine … E che stiamo al militare? Solo qualche caporale rincoglionito la può giocare una schedina così...

ERUDITO – … Mode’,  tu che facevi al militare?

MODESTO – Il caporale!

ERUDITO – Vedi che combinazione! (ride sotto i baffi)

(intanto il Tecnico della TV ha finito il suo lavoro e già si sente il sonoro)

TECNICO TV – (con l’aiuto di un Erudito imbranato aveva già disposto la grossa TV sul carrello, ma rivolta verso il  tavolo situato al centro della cucina; quindi, per ovvi motivi, la TV è vista solo dagli attori)… Signor Sparagnatore….. Venite qua… io ho finito. Allora, prima cosa il trasformatore; TIC, luce verde…

ERUDITO – Semaforo verde: vai!….

TECNICO -  La televisione si accende con questa…

MODESTO – Con questa manovella?

ERUDITO – Manovella?

MODESTO – Con questa… messa in moto?

ERUDITO – Messa in moto? Che è la motozappa?

MODESTO – Senza che fai il saputo Erudi’! Lo sai tu come si chiama?

TECNICO TV – (stufo) Si chiama “ma-no-po-la”… (scandendo bene)

ERUDITO – Manopola!

MODESTO – Manopola, manopola: ce l’avevo sulla punta dei denti…

TECNICO  TV -  Si accende su “ON” e si spegne su “OFF”. Vi consiglio di coprirla quando è spenta, così non si sporcano le valvole… L’ho già sintonizzata sull’unico programma; non c’è altro da spiegare. Mettetemi una firmetta qui… Leggibile…

MODESTO – Leggibile? (Modesto rimette uno scippo) Lo so: ora la mangia…

TECNICO TV – (guarda schifato la mancia e ci tiene a fare l’ultima raccomandazione) Sparagnatore e compagni, quando fanno gli incontri di pugilato, state lontani dallo schermo perché i pugni arrivano in faccia…

MODESTO - (preoccupato) Veramente?

ERUDITO - (Gli da uno scappellotto) Quanto sei scemo: ma non te ne accorgi che ti sta prendendo in giro?... Lo schermo lo fanno super-resistente e pure “estrangibile”...  Fesso!..

MODESTO – Uè, il Tecnico:  non ti prendere tutta ‘sta confidenza, (con enfasi) perché stai parlando con un “Signore”… con la “S” grande di Stop…

TECNICO – (strafottente) Se eri un “Signore” mi davi almeno 100 lire e non 10… Altro che Sparagnatore: tu ti dovevi chiamare “Pidocchioso”… con la “P” grande di (come se leggesse un cartellone) POSTE E TELEGRAFO…

ERUDITO – (rivolgendosi al Tecnico) Come? Solo 10 lire ti ha dato? (poi al cugino) Mode’, quello ha ragione: e dagli almeno 100 lire, e che “caspitina”, facciamo la figura dei Tignosi con la T grande di TABACCHI…(mette le mani in tasca)  Io sto senza portafogli e al momento sono sprovvisto…

MODESTO – Ma non è per niente, a me mi piacciono le cose giuste: 10 lire ho dato a quello del Telefono e 10 lire ho dato a te… Perché non ti bastano?…

TECNICO – (da bullo) Ho capito, me ne vado… Me l’avevano detto di non aspettarmi niente da voi due… e che avete comprato questa televisione per non pensare alle corna… (fa il solito gesto)

ERUDITO – Uè giovano’! Come ti permetti? Il cliente ha sempre ragione e ti da quello che vuole! Guarda che domani lo dico al principale e ti faccio licenziare

TECNICO – (per niente intimorito)… Ma se me l’ha detto proprio lui che siete due… (mostra le due dita della mano)… E poi il principale non mi può licenziare perché è intimissimo amico di mio padre...

MODESTO - E tu a chi sei figlio? Vedi che lo diciamo proprio a tuo padre…

TECNICO – E andate! Vi do pure l’indirizzo, ma non lo trovate prima di sabato.

ERUDITO - Perché sabato? Che fa l’ambulante al mercato?

TECNICO – No, il sabato gli potete fare una visita al carcere dove sta…

MODESTO – Oh, ma quanto mi dispiace! (al cognato) Il sangue non mente!…(poi al tecnico)… E sentiamo, perché sta in carcere tuo padre?…

TECNICO – No, niente di grave: ha avuto solo 3 anni…

MODESTO – Si, ma che ha fatto?… Si può sapere o ti vergogni?

TECNICO TV – Mi vergogno? Anzi, sono orgoglioso!... Ha “menato” a uno che andava dicendo in giro che teneva un figlio maleducato…

ERUDITO - (cercando di correre ai ripari) Ma vedi un poco: nel 1958 mettono ancora in galera le brave persone per un paio di schiaffi…

TECNICO – Per un paio di schiaffi?  No, mio padre a quello lì lo ha gonfiato come alla ruota di un trattore… Se non glielo toglievano dalle mani lo stava ammazzando... (a questo punto Erudito e Modesto si rovistano le tasche e racimolano 50 lire ciascuno per il Tecnico)…

ERUDITO -  Mode’…e vediamo di accontentare questo bravo ragazzo che tiene pure il padre in galera ingiustamente… Ah, ecco: ti posso prestare 50 lire…

MODESTO – Grazie!... Uè, combinazione pure io mi trovo 50 lire…

ERUDITO - (prende i soldi dalle mani di Modesto e porge le 100 lire al Tecnico) Più 10 di prima sono 110; va bene così?  Tieni pure il resto…

TECNICO – Ohhh!… Adesso va bene!… Buona sera “Signori”; e statevi contenti e felici… (li saluta con le due dita alzate)…

ERUDITO – Grazie, grazie assai degli auguri (aspetta che esce)… Mode’, ma hai visto che figlio di buona donna ti può capitare in casa? E meno male che stavo io che ti ho guardato le spalle…

MODESTO – (passata la paura si asciuga il sudore dalla fronte)… Meno male… Uè, cugino: a me sto fatto che la gente dice che siamo… (fa il segno delle corna con le mani)… non mi piace proprio...

ERUDITO – Tutta invidia Mode’!... Vediamoci la partita alla faccia loro…

C’è il sonoro della TV con la voce del telecronista

 

SONORO TV -  (possibilmente una voce registrata) Signore e signori buona sera dal vostro Niccolò Carosio. Siete collegati con lo stadio Filadelfia di Torino per il secondo tempo del derby della Mole Juventus - Torino, valevole per i quarti di finale della Coppa Italia che si disputa oggi, mercoledì 22 febbraio 1958… Le squadre stanno rientrando sul terreno di gioco… Il primo tempo, avvincente, si è concluso sullo 0 a 0.

Bussano alla porta

SETTIMA SCENA

MODESTO – Avanti, sta aperto …

PEPPINO – Si può?…

ERUDITO – E come no?…(va davanti alla porta per accogliere Peppino) Uè, Peppì, vieni che ti presento mio cognato Modesto…. Peppì, ma che ci hai portato?…Perché ti sei disturbato?

PEPPINO - Ho portato qualche birra per festeggiare l’occasione…

MODESTO – Uè, grazie assai: hai fatto benissimo…(si presenta) Sono Modesto, e gli amici di Erudito so’ pure amici miei… (poi si precipita a prendere l’apribottiglie e stappa veloce) Qua bisogna fare un brindisi… Allora vediamo: “alla prima partita in casa mia, con questa bella compagnia”… (cin cin con le bottiglie e bevono a “cannuccia”)

ERUDITO – Un altro, un altro: “che bella emozione, la partita a pallone dentro la televisione”… (Cin cin come prima)

Si siedono con Peppino al centro. Durante la partita, Peppino, detto apposta “il mulo”, scalcerà i cognati, e al momento giusto si alzerà in piedi e si piazzerà davanti al televisore coprendolo. Modesto ed Erudito pian piano si convinceranno che non è stata una buona idea quella di invitare quel rompiscatole…

SONORO TV – Via! Il secondo tempo è iniziato!  La prima frazione di gioco è stata molto accesa ma corretta, grazie al pugno di ferro dell’arbitro Lo Bello di Siracusa, il quale si è dimostrato inflessibile anche nell’annullare un gol della Juventus per un fuorigioco di Boniperti…

PEPPINO -  Cornuto, arbitro cornuto sei! Ha annullato un gol alla Juventus… Cornutazzo schifoso…

ERUDITO - (in difesa dei presunti cornuti) E’ facile a dire cornuto!  Ma perché, sei sicuro che ha sbagliato l’arbitro? Noi l’azione non l’abbiamo vista…

PEPPINO - E’ cornuto lo stesso, non c’è bisogno di vedere niente. Lo dicono tutti che l’arbitro è cornuto. E poi Erudi’, a te che te ne freca? (si giustifica maldestramente) Mica lo sto dicendo a te o a tuo cognato che siete cornuti, lo sto dicendo all’arbitro…

ERUDITO – Ci mancherebbe Peppì!  Stai attento che guastiamo l’amicizia!...

Intanto la cronaca di Carosio si fa concitata per un’azione pericolosa del Torino in area della Juventus…

SONORO TV – Mischia arroventata nell’area della Juve, batti e ribatti clamoroso a pochi metri dalla linea di porta…

PEPPINO - (nel seguire le fasi di gioco rifila un calcio a destra a Modesto ed uno a sinistra ad Erudito, i quali si piegano per strofinare gli stinchi senza seguire lo schermo; Peppino si alza dalla sedia e si fa davanti al televisore non permettendo agli altri di vedere… Carosio annuncia il gol del Torino e Peppino esulta…)

SONORO TV – Parte il calcio d’angolo del Torino… Gol, è gol, è gol…finalmente il pallone ha gonfiato la rete…

PEPPINO – Rete, rete, reteeee… Ha segnato il Torino, e questa volta non l’hai annullato, bastardo…

MODESTO: Ha segnato il Torino? Ma tu non sei tifoso della Juve?

PEPPINO: Che me ne frega della Juve? Basta che si accende la partita…

ERUDITO – E chi l’ha visto il gol?… Mode’,  tu l’hai visto il gol?

MODESTO – Io ho visto le stelle!… Questo è pazzo! Lo cacci tu o lo caccio io?

ERUDITO – Peppi’, ”spezzato di gambe”… Stai fermo coi piedi! E togliti davanti che non ci hai fatto vedere neanche la rete… Maledetto!…

PEPPINO – E che fa? E’ stata così: con un colpo di testa! (mima il colpo di testa)

MODESTO – Azz, che classe… Qua, amici miei, ci dobbiamo dare una calmata: almeno i gol li voglio vedere originali… senno’ che gusto c’è…

PEPPINO – (Mogio mogio, si risiede) Scusate, è che mi faccio prendere…

ERUDITO – Ma troppo, troppo ti fai prendere Peppi’…

MODESTO – E che cavolo…

SONORO TV – E’ un vero arrembaggio! La Juve non ci sta a perdere e in questi minuti sta assediando l’area del Torino che si difende come può… Ormai si gioca ad una sola porta e l’estremo difensore del Torino sta parando l’impossibile

 PEPPINO – (tornato a sedere, nel seguire le azioni concitate colpisce ancora i due cugini, i quali si piegano per  strofinarsi gli stinchi e imprecano a soggetto contro Peppino senza badare alla TV)

SONORO TV - Palla a Sivori, ancora Sivori, Sivori porge a Boniperti…

PEPPINO -  (Non resiste a rimanere seduto, e al momento cruciale si alza con le braccia alzate e copre di nuovo il televisore)  

SONORO TV - Boniperti di nuovo a Sivori… che dribbla il portiere, goool, goool… è il gol del pareggio….

PEPPINO - Goool, goool, rete… 1 a 1… Sivori: che gollazzo…

ERUDITO – Peppi’, cazzarola! E mo basta con questi calci…

MODESTO – Peppi’, scusa se te lo dico, ma hanno fatto proprio bene a chiamarti “il mulo”…

PEPPINO – Uè, scusatemi: quella è l’emozione dell’azione…

ERUDITO – E solo tu ti devi emozionare? Avanti, dicci: com’è stato il gol?

PEPPINO – Bello Erudi’, bellissimo: Sivori pareva una ballerina…

MODESTO – La sai fare la ballerina?

PEPPINO – No, la ballerina no!

ERUDITO – E allora la partita è finita Peppì: mo te ne devi andare da qui…

PEPPINO – Ma che dici? Non è finita: e se fanno un altro gol?

ERUDITO – Ce lo vediamo noi e poi stasera te lo raccontiamo nel corso …

PEPPINO – Mi stai cacciando Erudi’?

ERUDITO – Mi hai fatto fare ‘sta figura di merda con mio cognato…

PEPPINO – Già… Modesto, scusami assai... alla prossima Erudi’ (esce)

MODESTO – Alla prossima non mi frechi: mi metto i parastinchi…(dopo dice al cognato) Se lo chiami un’altra volta te le spezzo io le gambe…

ERUDITO – Manco se mi pagano Mode’: era per festeggiare l’inaugurazione…

MODESTO – E ormai è fatta (contrariato, spegne la TV)… Erudi’, parliamo di cose serie: qua la gente parla troppo… (fa il segno delle corna con le mani sulla testa) e ‘sto fatto non mi piace....

ERUDITO - Pure a me Mode’… Ma te l’ho detto: quella è tutta invidia. Ci vogliono far litigare: più noi andiamo d’accordo e più loro “schiattano” in corpo

suona il campanello

OTTAVA SCENA

ALFIA BERTA - (va verso la televisione.) Neee, che bella televisiona! E come si vede? Si vede bene?... Neee, che bello talefono!.. E come si sente?..  Si sente bene?... E com’è che state zitti zitti? Che è successo?... Ha  “perduta” la squadra vostra?

MODESTO - E si, ha perduta la squadra nostra! Per colpa di quel cornuto dell’arbitro.

ALFIA BERTA - E come lo sai che è cornuto? Che lo conosci? (è di Matera o altra città)

ERUDITO – (con enfasi) Alfia Be’: nessuno lo conosce l’arbitro, ma tutti quanti sanno che fa la moglie quando lui sta fuori di casa…

ALFIA BERTA – Che c’entra?… Allora, gli uomini so’ tutti cornuti!

ERUDITO – Perché?

ALFIA BERTA -  Perché quando loro vanno a lavorare, le mogli a casa rimangono sole sole…

MODESTO - Giusto!!!  Ecco perché bisogna fare una legge che le donne devono andare a lavorare e gli uomini devono stare a casa…

ERUDITO – Noi dobbiamo stare a casa?... Mode’, andiamoci a fare due passi alla facciaccia degli invidiosi...

ALFIA BERTA -  Mode’, prima che te ne vai, fammi vedere solo come si appiccia (accende) la “televisiona” e come si fa a parlare vicino al telefono…

MODESTO - (dandosi delle arie) Oh! Allora: per appicciare la televisiona si fa così:  (accende il trasformatore) TIC ed esce la luce verde…

ERUDITO -   Semaforo verde: vai!

MODESTO - Poi si gira questo bottone a O-M (on); se la vuoi stutare (spegnere) si gira lo stesso “bottone” a O-F-S (off).

ERUDITO – Che bottone Mode’? La Manopola!

MODESTO – Uffa! Sennò non capisce: è la prima volta! (vanno verso il telefono) Mentre il telefono è più facile ancora, perché quando suona vuol dire che qualcuno ha fatto il numero nostro che è 7421. Se tu vuoi chiamare a qualcuno, devi fare il numero suo… Hai capito?

ALFIA BERTA – Ho capito!

ERUDITO – Mode’, Alfia Berta così non capisce: (malizioso) è la prima volta! Tu comincia ad andare: ci vediamo al Bar…

MODESTO – (minaccioso) Uè, Erudi’, tu a me non mi fai fesso! Il destino ha voluto che dovevamo essere come culo e camicia, e io sono la camicia

ERUDITO – Mode’, ma possibile che quando io scherzo, tu non te ne accorgi mai..

MODESTO – Cammina maniaco…

Gli uomini escono

 

Mentre Alfia Berta sta lucidando il televisore e il telefono, entra Scolastica

 

ALFIA BERTA – Sorella mia, hai visto che belle cose?.. Il talefono nuovo, la televisiona nuova.... Da quando l’hanno saputo i vicini nostri mi fanno tante cerimonie. Titina mi ha portato un chilo di orecchiette, la salciccia, il pane fatto con le mani in casa e il vino cazzato (schiacciato) coi piedi… Fra poco verrà qui a vedere la televisiona con noi…

SCOLASTICA - Pure a me Titina ha portato le orecchiette e la salsiccia… Com’è gentile: hai fatto proprio bene ad invitarla…

Bussano alla porta

NONA SCENA

ALFIA BERTA – Avanti, che bussate a fare? Ci sta pure il campanello… Uè, Titina… che piacere!

TITINA – Buona sera… Finalmente: stavo proprio impaziente…

ALFIA BERTA – Vieni a sederti, che mo “abbottono” la televisione.. Vediamo. che fanno adesso?...

TITINA – Mo si fa Carosella… io apposta so’ venuta…

SCOLASTICA – Ah, questo è Carosella? L’ho sentito di nominare: dicono che fanno la pubblicità di tante cose moderne. Sentiamo che dice…

SONORO TV - (Musica di carosello e poi una Voce di donna) Ispettore Scheridan, ma come fa a risolvere sempre questi casi rischiosi e ad essere sempre così sicuro ed elegante? (voce di Scheridan) Non è merito mio, cara signora, è merito della brillantina Lisetti. Brillantina Lisetti ti fa sentire più sicuro perché sai di avere la testa a posto. Ricordatevi. Brillantina Lisetti: per l’uomo che non può sbagliare mai!

TITINA – Aspetta, Alfia Berta: dammi un foglietto che me lo voglio scrivere. A mio marito glielo devo regalare, così la finisce di mettersi l’olio fritto per fissare i capelli e per farli luccicare… ‘Ché trovo la giacca, la camicia, e pure il cuscino tutto unto di olio che è una schifezza. (Alfia Berta le porta foglietto e penna)…

SONORO TV - (Musica di carosello per la seconda pubblicità)..

E qui nella pampa è pieno di eroi

non c’era più posto per uno di noi

la prossima volta di fronte ti stingo… ti stango...

mannaggia alla rima con Gringo … Gringo… Gringoooo…

Il sole nel cielo è una palla di fuoco.

è già mezzogiorno… mezzogiorno di cuoco...

Manzotene - la carne in scatola ricca di vitamine per farti stare in forma…  

Manzotene - Gringo non sarebbe così senza di lei. Provatela pure voi…

TITINA – Pure il nome di questa carne mi devo scrivere. ‘Ché certe sere non so che cosa devo far mangiare a mio marito… Quello non si “abbotta mai”; magari gli piace questa carne che è bella pronta, così mi tolgo tanti pensieri …

ALFIA BERTA - Hai visto quante cose si sanno con la televisione? E chi lo sapeva prima come faceva a scoprire l’assassino l’ispettore “Shariton” e che cosa si mangiava quel “Crinco” là?...

(intanto squilla il telefono e le 4 donne, non abituate al suono, si spaventano)

ALFIA BERTA – Ah, che spando!...  Chi è?... Ah, la Società del Telefono?... Si, ci ha suonato, si, va bene, si… (chiude) Hanno fatto la prova!

TITINA – Come il melone di Carosone! (ridono)… Alfia Berta, ma che numero tiene questo telefono?

ALFIA BERTA – Ecco, sta scritto qui… sette, quattro, due, uno... Quando vuoi, non fare complemente…

TITINA –  Grazie (se lo appunta):  sette, quattro, due, uno! Be’, io vado che mo si ritira mio marito e vuole cenare; ci vediamo domani; lo sapete che si fa domani? Proprio un cinema:  si chiama...”Via dal vento”... Un cinema che fa piangere veramente con le lacrime…

ALFIA BERTA – Veramente? Ah, quanti bei pianti che ci faremo domani! E stasera che si fa?

TITINA – Stasera ho saputo che fanno un procramma da farsi la pipì sotto dalle risate… Aspetta, mo vi dico come si chiama: si chiama… “L’amico del vaccaro” (giaguaro); poi mi hanno detto un altro che si chiama… “Lascia o ti azzoppa” (raddoppia)… e poi un altro… “Il formichiere” (musichiere);

ALFIA BERTA – Già che si chiamano così, devo scappare al cabbinetto…

TITINA – Ah, Alfia Berta, mi stavo scordando: ti posso chiedere un piacere?…

ALFIA BERTA – Non lo devi manco dire…

TITINA - Posso invitare mia sorella e mio cognato a vedere la televisione qua?

ALFIA BERTA – Ma cooome… La cucina è così grande che ci entriamo 20 persone… Dici a tua sorella che cià  già 2 posti assicurati a prima fila, già da stasera…

TITINA – Da stasera? Pure io e mio marito?

ALFIA BERTA – E come no?

TITINA - Grazie Alfia Berta; non vedo l’ora di dirlo: come saranno felici… come saranno contenti…

ALFIA BERTA – Anzi, fammi tu un piacere: io non voglio che gli altri del portone si mettono a gelosia, perciò avvisali che stasera sono tutti invitati a casa mia… Solo che ci vogliono le sedie, dici a tutti quanti di portare le sedie per sedersi…

TITINA – E giusto! Le sedie ci spettano a noi… grazie assai assai… (ed esce tutta contenta)

SCOLASTICA – (preoccupata) Alfia Berta, ma che stai facendo? Casa tua diventerà la casa del buon Gesù. Ogni sera avrai la cucina piena piena: hai chiesto almeno il permesso a tuo marito?

ALFIA BERTA - Il  permesso? Appena torna lo chiedo; ma pure lui starà contento perché noi stiamo sempre soli e a Modesto gli piace la compagnia…

Bussano alla porta

DECIMA SCENA

ALFIA BERTA – Avanti… guardate che al costo (a lato) sta pure il campanello…

MODESTO – Di nuovo con ‘sta canzone?… Siamo noi… (entrano i 2 cognati)

ALFIA BERTA – Ah, Modesto, mo ti avviso: stasera ci faranno compagnia per vedere la televisiona qua; a Titina  non ci potevo dire di no che quella mi ha portato la salciccia profumata, il pane fatto a mano e il vino cazzato coi piedi…

MODESTO – Va bene! Quando viene Titina, mi mangio un bel pezzo di pane e salciccia, mi bevo un bel bicchiere di vino fatto coi piedi e me ne vado a dormire…

ALFIA BERTA – Ma non voglio che gli altri si offendono…

MODESTO: Chi si offende?

ALFIA BERTA – Tutti i vicini di casa…

MODESTO – Ma… (è perplesso, non immagina che si tratta ormai di ospitare un sacco di gente tutte le sere; ma mentre sta per chiedere chiarimenti, lo interrompe Erudito)…

ERUDITO  – Ah, Modesto, mo ti avviso: ricordati che domani sera alle 8, devi andare a prendere a tua suocera che verrà qui a vedere la televisione…

MODESTO – (incavolato)  Pure!...  E quando te l’ha detto?

ERUDITO - Stasera; me l’ha detto quando tu sei entrato nel bagno pubblico…

MODESTO – E tu hai detto si, è vero? Tu sei sempre il solito “scornacchiato”… Domani mi tocca di prendere tua suocera per la bella faccia di cornuto che tieni…

ERUDITO – No domani…

MODESTO – Tu hai detto domani sera…

ERUDITO – Volevo dire: no domani solamente… sempre!

MODESTO – E tu sei sempre il solito cornutone che mi mette nei guai…

ERUDITO – Uè, uè, bell’ bell’ (con calma); in dieci secondi mi hai chiamato cornuto 3 volte… E che ci devo andare io? La televisione sta qua a casa tua!

MODESTO – Allora facciamo così: io la prendo all’andata e tu l’accompagni al ritorno!

ERUDITO – Scusa Mode’: se “tenevamo” la macchina, io lo facevo il sacrificio… Ma visto che stiamo a piedi e quella viene a fare visita a te, ci devi pensare tu: che ti costa?

MODESTO – Mi costa… Mi costa… Ma io lo sai che faccio?… Voglio fare un bel regalo a mia suocera: ”la” regalo una bella televisione così se la vede comoda comoda a casa sua… Anzi, voglio proprio “esagetare”…”la” regalerò pure l’abbonamento del telefono…

SCOLASTICA – Mode’… Io l’ho sempre saputo: ma che cosa tieni al posto del cuore?… Un “vulcano bollente che non finisce mai”?…

ERUDITO – Scola’, ma che dici? Con quei soldi ci possiamo comprare la 500; me lo prendo io il fastidio di andare su e giù da casa di mamma…

MODESTO – Qua volevi arrivare…brutto approfittatoro! … Per me puoi andare a zappare la terra… Dice il proverbio: “I soldi dell’avaro se li vuole spendere lo scialacquone”…

ERUDITO – Hai visto? Lo dici tu stesso che sei avaro… (con la A grande di Anas)

MODESTO – Vedi che io mi chiamo “Sparagnatore” , fesso! Lo sai che vuol dire in italiano? Che io risparmio, mentre lo scialacquone sei tu…

ERUDITO – E si, adesso, quando uno desidera una cosa “utile”, viene chiamato “scialacquone”… (alle donne) Questo tiene i soldi “appiccicati” al culo con la molla elastica… Mode’, teneva ragione il Tecnico della Televisione: tu non sei un risparmiatore, tu sei proprio un Pidocchioso con la P grande delle Poste…

A questo punto si sente un gran vociare nel pianerottolo oltre a un gran rumore di sedie. Poi si sente scampanellare e bussare con entusiasmo, quasi con prepotenza…

MODESTO – Madonna santa, che succede? Il terremoto?

ALFIA BERTA – Nooo, questi sono i vicini di casa che portano le sedie…

MODESTO – Che ce ne facciamo delle sedie loro? Ci bastano le nostre!

SCOLASTICA – Ma quelli portano le sedie per sedersi a vedere la televisione…

MODESTO – Ma quelli sono troppi: non è solo Titina!

ALFIA BERTA – Li ho invitati io Mode’, te l’ho detto prima…

MODESTO – Ah, prima inviti un esercito in casa mia e poi me lo dici!

ALFIA BERTA – Titina è venuta poco fa, quando non c’eri… e io…

MODESTO – Ma è solo per stasera ‘sto casino?

ERUDITO – (raggiante) Mode’ non capisci allora: questa è una festa che comincia stasera e non finisce più…

MODESTO – Per vedere la televisione?...  Erudi’, ti ricordi come abbiamo visto la partita?

SCOLASTICA – (sconsolata) Addio pace nostra…

Modesto, che ama Scolastica e che pensa come lei, ora sa cosa fare…

MODESTO – Vado io! (va alla porta e parla con i tanti visitatori che trattiene all’esterno)

 

Confusione generale, rumori di sedie e vociare a soggetto da parte di tutti; una vera babilonia…

MODESTO – Oh, buona sera signori e signori: cosa volete?

VOCE DI TITINA – E’ permesso sig. Modesto? Alfia Berta ci ha invitato tutti quanti a vedere “L’amico del Vaccaro”.

MODESTO – E questa mica è una stalla… Andate alla stalla di Gedeone…

VOCE DI UOMO – Come siete simpatico sig. Modesto, “l’amico del Vaccaro” si fa adesso in televisione…

MODESTO – Alla televisione di chi? Alla “mia” televisione stasera non si fa niente perché oggi l’ho avuta e sta in rodaggio… mi dispiace!

VOCE DI TITINA – Ma io mi ero prenotata da ieri con un chilo di salsiccia, il vino, il pane fatto in casa…

MODESTO – Giusto; Alfia Berta, restitutisci la roba alla signora…

TITINA – Però, non si fa così…

Alfia Berta corre alla credenza, prende due buste e va verso l’ingresso restituendo tutto; poi rientra in scena mogia mogia…

ALFIA BERTA – Che figuraccia…

VOCE DI UOMO – E io che per festeggiare avevo portato pure lo spumante e un provolone…

MODESTO – Meglio così: i provoloni io non lo digerisco proprio!

VOCE DI UOMO – Ma almeno fatemi fare una telefonata di auguri a mia sorella che oggi compie 50 anni…

MODESTO – E perché non la chiamate dal telefono pubblico?

VOCE DI UOMO – Me ne sono ricordato solo adesso, e il telefono più comodo e vicino è il vostro…

MODESTO – Ma se voi volete le comodità ve le dovete comprare; l’abbonamento del telefono costa poco e poi la televisione si può pagare pure a rate: io così ho fatto… fatelo pure voi!

VOCE DI UOMO - E a che ci serve? Sig. Modesto, in questo palazzo un telefono e una televisione ci basta e avanza… Mica ci conviene di comprarle pure noi: sono soldi buttati dalla finestra…

MODESTO - Signori miei, adesso fate un poco di silenzio e statemi a sentire tutti quanti: qua è diventato un manicomio! Ma lo sapete che ora è? Sono quasi le dieci di sera e io non ho neanche cenato; perciò…

VOCE DI UOMO – Ma faccio solo una telefonatina piccola piccola…

TITINA – E noi guardiamo solo un poco poco di televisione…

MODESTO – Poco Poco? Ma quanti siete?

TITINA – Siamo 19!

MODESTO – 19?  No, no, è troppo! Sentite: io faccio lo spazzino e la mattina mi sveglio alle 4; io sto morendo di sonno, perciò adesso devo andare a dormire…

TUTTI I VICINI IN CORO - E vai, va…

MODESTO – Come vai va?…Naaaa… Allora non avete capito niente! Siete voi che ve ne dovete andare! E che abitiamo ancora nel vicinato? Mo stiamo nel “procresso”: questa è una palazzina di contomio ed io voglio stare a casa mia per conto mio…

A questo punto Erudito si fa coraggio; si avvicina alla porta di ingresso e interviene a sproposito.

ERUDITO – Permettete? Modesto, ascoltami solo un secondino: loro non hanno tutti i torti… (poi verso i vicini) Ma voi dovete capire che pure mio cognato ha ragione, perché facendo lo spazzino la sera va a letto presto… Mode’, se proprio non vuoi avere seccature io ti vengo incontro come un fratello: domani prendiamo la televisione e il telefono e li facciamo spostare a casa mia… così nessuno butta i soldi dalla finestra…

MODESTO - (Alterato) Ah, è così? E tu sei mio fratello? Ma per chi mi avete preso tutti quanti? Per Babbo Natale? So’ soldi buttati dalla finestra? Va bene! Allora siccome ho sbagliato gli acquisti, adesso scasso tutto! E se non ve ne andate (vi) butterò pure a voi dalla finestra…

 

Modesto prende una sedia e minaccioso si dirige verso la porta d’ingresso mentre si sente un gran frastuono e vociare di gente spaventata che si allontana.

TUTTI I VICINI  – Andiamo, scappiamo: è uscito pazzo, è pazzo, è pazzo!!!

La porta viene richiusa. Torna una calma apparente.

ERUDITO – (insieme a Scolastica ed Alfia Berta si risiede a tavola)… Bravo cognato! Hai fatto bene: quando ci vuole ci vuole! E che manicomio…

MODESTO – Allora non hai capito niente? Erudi’, te ne devi andare pure tu!

ERUDITO – Pure io? Tuo fratello…

MODESTO – Pure tu!... Da oggi so’ figlio unico!

Erudito si alza dispiaciuto e fa per andarsene…

ERUDITO – (mentre sta uscendo finge di sbagliarsi e prende sottobraccio sua cognata Alfia Berta, pressoché consenziente, per portarsela a casa)

Però, caro cugino, sappi che stai sbagliando a comportarti così pure con noi…

MODESTO – (corre a prendersi sua moglie Alfia Berta)

Vedi che sei tu che ti stai sbagliando di nuovo Erudi’… e non ci provare più…

Scolastica, mentre esce insieme col marito Erudito, guarderà sconsolata Modesto e Alfia Berta che resteranno in scena…

Cala la tela

FINE SECONDO ATTO

TERZO ATTO

Il terzo atto riprende nell’anno 1989 (come si vedrà dal calendario che si fisserà alla parete) nello stesso ambiente della casa di Modesto (dopo 31 anni).

L’arredamento è quasi identico a quello dei primi due atti: è la casa umile (ma onesta)  di uno spazzino che non può permettersi tanti lussi…

Sono le 6 di una domenica mattina. Modesto si sveglia tutto indolenzito ed entra lamentoso in cucina; è in vestaglia e porta un vistoso fazzoletto legato alla fronte. Si siede a tavola… Dopo qualche secondo entra in scena Scolastica (che nei primi due atti era la sua ”amata” cognata), la quale indossa pure lei una vestaglia dello stesso colore di quella del marito; da questo si intuirà subito che “ora”, nella realtà. È davvero la moglie di Modesto, il quale appena la vede ha un sospiro di sollievo.

UNDICESIMA SCENA

MODESTO – Ah… Scolastica…. tu sei?

SCOLASTICA – E chi deve essere Mode’? La Befana?... Come ti senti adesso?... Ti è passata la febbre di cavallo? (gli tasta la fronte) Meno male! (Versa o riscalda il caffè che porrà in due tazzine che porta in tavola)

MODESTO – Si, la febbre mi è scesa sicuro, perché mi sono alzato tutto “un pezzo di sudore”…

SCOLASTICA – Non potevi restare un altro poco a letto? Sono ancora le sei…

MODESTO – Scola’, stanotte ho fatto sogni brutti; ho avuto certi incubi che mi hanno fatto salire tutto il sangue alla testa: se sto in piedi capace che mi scende…

SCOLASTICA – Perciò ti sei legato il fazzoletto in testa?

MODESTO – Si, anzi Scola’, stringilo più forte che ciò un mal di testa terribbile. Che notte: la notte più brutta della vita mia! Ma te ne sei accorta?

SCOLASTICA – Eccome me ne sono accorta!!! Ti giravi e ti voltavi e ogni volta ti arrotolavi tutte le coperte addosso … E io a morire di freddo… Quella era la febbre che ti faceva agitare così…

MODESTO – E che dicevo?  Dicevo qualche cosa?

SCOLASTICA – Litigavi con tutti Mode’, specialmente con Erudito tuo cognato… una continuazione…

MODESTO – Un manicomio! Un inferno!… Che nottata…

SCOLASTICA – Ma pure per me! Quando ieri sera ti ho dato la medicina era già mezzanotte e poi siccome era sabato, sono stata sveglia ad aspettare che si ritirava Faustino… Lo sai a che ora è tornato tuo figlio? Erano le 4 di stamattina…

MODESTO – E va be’… Ma tu che vuoi? Quello tiene quasi trent’anni e ancora lo tratti come un bambino… Ancora lo aspetti di notte per vedere a che ora si ritira e per fargli la predica tutte le sante volte… Lo vuoi capire che tuo figlio l’anno prossimo diventa dottore?…

SCOLASTICA – Magari diventa dottore l’anno prossimo; l’altro giorno Faustino mi ha confessato che sta “fuori dal corso”…

MODESTO – Ma che dici Scola’? Ma se io quando esco lo trovo sempre in mezzo al corso…                           (indica il passeggio con i gesti)

SCOLASTICA – (rivolta al pubblico)… Ma sentitelo a questo… Quanto sei facilone marito mio… Fuori dal corso, significa che Faustino non ha fatto gli esami che teneva da fare e mo chissà quando finisce di studiare e si sistema una buona volta… E si deve sistemare con chi diciamo noi… non con chi vuole lui…

MODESTO – Uè, Scola’, non cominciare a discutere della “zita” di Faustino, che stamattina dentro la testa tengo il motore dell’elicottero…

SCOLASTICA – E mica devo discutere con te… Devo afferrare a quattr’occhi quel “ninnillo” di tuo figlio, perché mi hanno detto che continua a frequentare a “chella là”…

MODESTO – (cantando) Chella là, chella là… E si: lui continua a frequentare a chella là, e noi ci facciamo il sangue amaro. Ma chi ce lo fa fare Scola’? Non hai capito che tuo figlio è uno spirito libero? Quello è tutto casa, amici e divertimenti … Figurati se si prende una moglie a piacere tuo…

SCOLASTICA – Modesto, che è questo volta-bandiera adesso? Fino a ieri la pensavi come a me, e mo quasi quasi dai ragione a Faustino… Che ti sei rimbambito? Io l’ho fatto questo figlio e io gli devo dare la dritta… Si deve prendere a una dottoressa come a lui e non la figlia di Oronzino lo spazzino…

MODESTO – E si, Oronzino fa lo spazzino come me! Che disonore! Se invece era la figlia di uno ricco come a Erudito,  allora andava bene, è così?

SCOLASTICA – Certo! Mio cognato Erudito è ricco ed è pure istruito…

MODESTO – (alterato)…E ti potevi sposare a lui!… Che ti sei pentita?

SCOLASTICA – Di che cosa mi devo pentire?  Io ti ho sempre amato anche se sei stato sempre povero e analfabeta…

MODESTO – Che proprio questo era il mio incubo di stanotte, Scola’. Tu lo sai come la pensavano all’antica i genitori nostri. Tuo padre ti aveva già promessa ad Erudito ed Alfia Berta era stata destinata a me: questa era la volontà delle famiglie ancora prima della guerra…

SCOLASTICA – Lo so! Così erano i patti stabiliti dalle famiglie, ma il destino ha voluto che mio padre e il padre di Erudito morissero in guerra e quando ci sposammo siamo stati liberi di prenderci chi volevamo noi; che ti sei dimenticato?

MODESTO – No, non me lo so’dimenticato… Però adesso noi stiamo facendo lo stesso errore con Faustino… Ma te l’immagini la vita tua se ti sposavi a Erudito?

SCOLASTICA – (ride) Io con Erudito?... E tu allora? Te l’immagini la vita tua se ti sposavi con Alfia Berta?

MODESTO – Si, Scola’: io l’ho provata nel sogno… ed era una vera schifezza. Perciò mo rispondi: hai pensato qualche volta che potevi essere la moglie di Erudito? Quello ogni tanto ti fa pure dei regalini…

SCOLASTICA – I regalini veramente me li fa mia sorella; quella si dispiace che tiriamo avanti solo col tuo stipendio di spazzino… Specialmente da quando Erudito ha vinto al Totocalcio, lei è molto generosa con me… Che sei geloso pure di lei?

MODESTO – Io non sono geloso di nessuno!... E poi col mio lavoro abbiamo sempre campato discretamente… Abbiamo “arriscattato” (riscattato) questa casa “popolara”; abbiamo cresciuto un figlio dottore; lo sai che quasi tutto il mio stipendio se ne va per farlo studiare e per fargli fare la bella vita… Poi non lo so se a te, senza volere, ti ho fatto mancare qualche cosa…

SCOLASTICA – Non è che tu mi hai fatto mancare qualche cosa, sono io che mi sono sempre accontentata di quello che potevo avere… Cosa credi? Io sono una donna e le donne sono tutte un po’ civette! Pure a me piacciono le cose belle… Lo sai come dice Erudito: “I soldi non fanno la felicità, ma te la possono comprare”….

MODESTO – Che belle parole che dice Erudito, ma io non la penso così… Scola’, io nel sogno che ho fatto ero ricco, ma senza l’amore tuo non stavo contento … E poi lo dovevi vedere a Erudito come faceva la sanguisuga dei soldi miei: e che porcheria!

 

Suonano alla porta: è Erudito con Alfia Berta. Inutile dire che indossano vestiti dello stesso colore…

DODICESIMA SCENA

MODESTO - (appena vede Erudito si rivolge al pubblico) Ecco: quando una cosa è vera… Parli del Diavolo… e spuntano… (e con la mano fa le corna)

SCOLASTICA – Entrate, entrate… stamattina ci siamo alzati tutti presto presto come le galline.

ALFIA BERTA – Be’ Mode’… ti senti meglio?

SCOLASTICA – Si, stamattina sta meglio; ma stanotte ha tenuto una febbre di cavallo; si è alzato con un mal di testa forte e dice che ha fatto tanti sogni brutti…

ERUDITO - Ma che bel fazzoletto ti sei “posto” (messo) stamattina… Quanto “pari” bello… Mi fai scappare da ridere… (ride)

MODESTO – (tra sé, guardando il pubblico) Questo è rimasto sempre cretino… (ad Erudito) Ridi deficiente: a me mi scoppia la testa e tu ridi… E ridi, ridi…

ERUDITO – E non te la prendere, Mode’; era solo per fare ‘na battuta… Piuttosto, che sono questi brutti sogni? E’ mezz’ora che ti sento di brontolare da casa mia; così ho svegliato Alfia Berta e ho detto: andiamo a vedere come sta Modesto…

ALFIA BERTA – Ma io mica stavo dormendo!... Scola’, un’oretta fa mi ha suonato il telefono, e chi era? Era mamma! Io ho detto: “Pronto”… e lei dice: “Che fa tuo marito?”… “Come che fa”… dico io… “fa quello che fanno tutti quanti a quest’ora: dorme” … Allora mi dice: “E la febbre?” E io: “Mamma, ti sei sbagliata di nuovo, tu volevi talefonare a Scolastica e m’hai chiamato a me”…

SCOLASTICA – Si, mamma è così! Ci confonde sempre: vuole a me e chiama a te, vuole a te e chiama a me… Certe volte è un disastro; per la verità è stata sempre così, ma ora che ha quasi 80 anni, poverina, è peggiorata…

MODESTO – E’ peggiorata? Quella cià una salute di ferro; da quando non va più in campagna passa la giornata davanti alla televisione: di politica e di “pensione” ne capisce più di noi… L’unico difetto è che tiene ancora la testa in mezzo alle nuvole, ma prima faceva certi “casini”…

ERUDITO – Questo è vero!... Alfia Berta, una volta mi  dicesti che quando eravate piccoline, tua madre chiamò un’infermiera e ti fece fare un’iniezione al posto di Scolastica…Ti ricordi?

SCOLASTICA – E’ vero!... Noi gemelle ora siamo così diverse, ma da piccole ci somigliavamo assai e mamma spesso ci scambiava. Quella volta, appena sentii la voce dell’infermiera, mi andai a nascondere nella stalla… (o nell’armadio)

ALFIA BERTA –  Si, allora mamma mi prese in braccio mentre io gridavo: “Non a me, non a me!” … Macchè! Mamma mi teneva stretta stretta e disse all’infermiera: “Spicciati a fare la puntura che la bambina cià paura”… (ridono)

ERUDITO – Ma quanti anni avevate?

SCOLASTICA – Quattro o cinque anni, più o meno…

ALFIA BERTA – Più o meno… Scola’, e ti ricordi quella volta che mamma mi mise la medicina dei pidocchi nei capelli, e invece i pidocchi ce li avevi tu?

SCOLASTICA – I pidocchi?…Ma che dici?… Forse non ti ricordi bene: io i pidocchi non li ho avuto mai … (comincia istintivamente a grattarsi la testa)

ALFIA BERTA – Scola’, sei tu che non ti ricordi perché so’ passati tanti anni; io andavo in campagna con mamma e tu te li prendesti perché era “impestata” tutta la scuola…Se ne accorse la maestra perché tenevate la “grattarola” tutti quanti.

ERUDITO –  (scherza) Ah, ecco perché! Questo è un vizio che ti porti ancora appresso Scola’: quando stai nervosa ti gratti la testa, come stai facendo adesso

SCOLASTICA – (Smette di grattarsi) Adesso smettetela! Ma che vi siete messi d’accordo per farmi arrabbiare (“ingazzare”) stamattina; io già sto nervosa per Faustino che si è ritirato alle 4… Mo ci volevano pure i pidocchi vostri…

ALFIA BERTA – Scusa Scola’: io volevo scherzare… Inzomma, Mode’, noi parliamo e parliamo e questo sogno ancora non ce l’hai raccontato…Mica ci fai spaventare?

MODESTO – Nooo, e che spaventare?... E’ stato un sogno strano… ma bello, perché mi ha fatto vedere come doveva essere la vita mia se erano gli altri a decidere il mio destino…

ERUDITO – (esprimendo la comune perplessità) Come come? Mode’, così non ci fai capire niente… Spiegati meglio…

MODESTO –  Mo vi spiego!… Vi ricordate quando ci siamo sposati noi quattro? Nello stesso giorno? Più di 30 anni fa? Era il 1958…Allora facemmo di testa nostra e nessuno ci mise i bastoni fra le ruote… Ma se i vostri padri non morivano in guerra, lo sapete cosa doveva succèdere?

ERUDITO – Perciò ti è venuto il mal di testa! Perché tu pensi troppo… E che ce lo vuoi far venire pure a noi il mal di testa?

ALFIA BERTA – (al marito) E statti un poco zitto! Non lo (inter)“rompere” a Modesto che sta raccontando il sogno… (a Modesto) E che cosa doveva “succedère”?  Sentiamo un poco, continua…

MODESTO – Allora, Alfia Be’, questo è il sogno: siccome io ero ignorante, tuo padre non voleva “accossentire”  che mi sposavo a Scolastica; e pure il padre di Erudito, siccome tu eri pure ignorante come me, non voleva che ti sposavi a lui… E allora noi quattro, secondo la loro mentalità, ci dovevamo sposare “incrociati” (sempre rivolto ad Alfia Berta) io con te e Scolastica con Erudito…

(Erudito e Alfia Berta esplodono in una fragorosa risata)

ALFIA BERTA - ... E questo è il sogno che hai fatto?

ERUDITO – (per canzonarlo) Fesso!  E ti potevi sognare che ti sposavi a Gina Lollobricida… no? E a me mi facevi sposare, che ne so… con “Sophia Lorèn”…

MODESTO – Si, ridete, ridete, che fate gli gnocchi… Io l’ho visto come doveva andare la vita nostra: questo ci doveva capitare… Pure senza figli dovevamo stare, perché erano dei matrimoni di aggiustamento (riparazione) e non di amore. E facemmo pure un giuramento in Chiesa!… Inzomma, tra marito e moglie dovevamo dormire, come si dice… a letti staccati…

ERUDITO – … Con la sorella sbagliata, in letti separati e pure senza figli… E che disgrazia: tutte le sfortune a noi!… Mode’, per piacere la prossima volta non mi sognare più: sognati i numeri del lotto e buona fortuna…

MODESTO – E che ti credi che è stato un piacere di sognarmi a te? Eppure io dico che è stata una fortuna, perché questo sogno mi ha fatto capire tante cose… Per esempio, adesso ho capito che non possiamo decidere il destino dei figli nostri… specialmente per le mogli che si devono prendere…

ALFIA BERTA – Che cosa hai detto? Non dobbiamo decidere il destino dei figli nostri? E allora che facciamo? Ci stiamo con le mani in “mani”? Allora mia sorella deve dare il permesso a tuo figlio “dottore” di sposarsi la figlia di Oronzino lo spazzino… e  io devo permettere che Serafino mio figlio, che è ricco, si sposa a una che si puzza di fame?

MODESTO – Perché tu e tua sorella vi siete scordate che venite da una famiglia di contadini e che anche voi puzzavate di fame… come me! … E proprio tu, cara cognata Alfietta, che dovevi dire se ti costringevano a sposarti a me… un povero spazzino?

ALFIA BERTA – Non sia mai… (meglio suora)…

MODESTO – Perché abbiamo deciso noi e non le nostre famiglie!  Ecco perché adesso stiamo in grazia di Dio… Erudi’, nel sogno ero diventato ricco come te, ma non stavo contento perché in casa mia non c’era l’amore… Adesso sto contento! La ricchezza mia è il bene di mia moglie e di mio figlio… Perciò dico io: lasciamoli in pace i figli nostri… Stanno contenti loro? Stiamo contenti e felici pure noi…

ERUDITO – Mode’, làsciatelo dire: tu stanotte ti sei scimunito veramente… Non è che quel fazzoletto ti stringe troppo e non ti fa arrivare il sangue al cervello?

MODESTO – A te non funziona il cervello, ‘ché la pensi ancora all’antica… Eh, caro mio, ti doveva venire pure a te un bel “mal di testa” per farti ragionare, perché solo quando si passa un guaio si mette giudizio. (Erudito si gira di spalle e “tocca ferro”) Quando vi vedrò tutti e tre col fazzoletto in testa, allora capirò che avete messo cervello…(o giudizio)

ALFIA BERTA - Senti Modesto, è inutile che insistisci. Con Faustino vostro ve la vedete voi e con Serafino nostro ce la vediamo noi.

ERUDITO – Mode’, non ti offendere: tu ragioni così perché non hai niente da perdere… Sai come la penso io? L’amore va e viene, ma la proprietà resta.

MODESTO - E va bene Erudi’: fate quello che volete! Invece di abbracciare vostro figlio, abbracciatevi la proprietà.

ERUDITO – Mode’, ognuno la pensa a modo suo…E poi si sa, da quando il mondo è mondo, chi per una cosa, chi per un’altra, tutti quanti ci lamentiamo dei figli perché li vogliamo diversi da come sono… Per esempio: pure io volevo un figlio dottore come ce l’hai tu, ma Serafino non ha voluto studiare…

MODESTO – Erudi’, giacchè ci siamo, pure io voglio essere sincero con te: anche io avrei voluto un figlio come a Serafino tuo, che ha aperto un negozietto da niente, si è ingrandito e si è reso subito indipendente… Anzi, certe volte ho pure invidiato i tuoi soldi, ma non per me; io volevo solo accontentare tutti i desideri di mia moglie e di Faustino…

 

(squilla il telefono: Scolastica va a rispondere)…

SCOLASTICA – Pronto? Eh, mamma,  si… Modesto sta meglio stamattina… per modo di dire… si, gli è scesa la febbre… se lo vedi… mo tiene un fazzoletto, anzi, tiene un lenzuolo in testa e parla, parla sempre… E tu che mi dovevi dire? E che ne so io… ricordati!….  Intanto dimmi una cosa: (comincia a grattarsi sul cuoio capelluto) quando ero piccola, è vero che mi sono presa i pidocchi? Ah… non io, Alfia Berta si prese i pidocchi…. (alla sorella) Hai visto che eri tu?...

ALFIA BERTA – (si avvicina al telefono e grida per farsi sentire) Mamma… ma se i pidocchi stavano dentro la scuola!!!….

SCOLASTICA – Hai sentito?  Dice che i pidocchi stavano nella scuola…(pausa) Ah, ti ricordi adesso? (pausa) A scuola se li prese Alfia Berta!… Mamma,  vedi che Alfia Berta non è mai “accostata” (andata) alla scuola; quella veniva in campagna con te…(pausa) Ah… mo non ti ricordi più chi è andata a scuola di noi due… (continua a grattarsi il cuoio capelluto e pure il collo)…

Uffa, mamma, almeno ti sei ricordata che mi dovevi dire? Si? Sentiamo… (pausa) Ti devo mandare a Faustino a fare un servizio a casa tua… E’ urgente? E che deve fare? (pausa) Ti deve aggiustare la televisione? Ma se quello mi ha fatto “pezzo pezzo” il telecomando per capire che erano scariche le pile… mo vuoi che ti aggiusta la televisione?... Ho capito Mamma, quello è l’altro nipote tuo Serafino che tiene il negozio di domestici… (pausa) Eggià:  per te un nipote è come “all’altro”. Va be’, ho capito: mò ti passo Alfia Berta…

ALFIA BERTA – Mamma, ho sentito: quando te lo mando a Serafino? Boh, quello si è ritirato stamattina alle cinque dalla “scoteca”; chissà quando si sveglia… fino a stasera tardi te lo mando!  Ah?  Vuoi vederti il Telegiornale?… E va bene: allora oggi pomeriggio…(pausa)  No… Erudito non sa aggiustare niente… (pausa) Così fa: quando una cosa non funziona, la butta e “va a nuovo a nuovo”… No mamma… Serafino mo non lo sveglio neanche con la “donna cannone”…Va bene…. Appena si sveglia te lo mando… va bene …va bè … ciao, cià, cià… (chiude)  Uffa… quant’è brutta la vecchiaia, Madonna mia…

ERUDITO – (preoccupato) Alfia Be’, mo te lo sentirai a Serafino: perché hai detto a tua madre che lo mandi appena si sveglia?... Quello da quando gli abbiamo detto che deve lasciare subito la fidanzata che tiene, a stento ci dice buon giorno…

MODESTO – E io che vi stavo dicendo? Ma perché ci dobbiamo rovinare il fegato uno con l’altro?... Fra due mesi i figli nostri faranno trent’anni… ve lo siete scordato?  30 anni!…(pausa) Mi sembra come a ieri che sono nati qui, dentro le case nostre… tutti e due nello stesso giorno… che combinaziona!…

ERUDITO – Si, che coincidenza… (nostalgico) 30 anni sono passati! Mode’, mi hai fatto ricordare il giorno più bello della vita mia…

SCOLASTICA – Si, é stato il giorno più bello per tutti e quattro… E chi se lo può dimenticare? Ce lo aveva detto il dottore a me e a Alfia Berta che stavamo incinta allo stesso mese;  ma chi se lo immaginava che i figli nostri dovevano nascere nello stesso giorno, anzi, a 10 minuti di distanza uno dall’altro… Uè, adesso sono tutti diversi, ma appena nati erano due gocce d’acqua… proprio come i gemelli… (alla sorella) Come a noi Alfia Be’…

ALFIA BERTA – Proprio come a noi!... Quando so’ nati i figli nostri mi ricordo che mamma e la “mammara”  (levatrice) non “accossentivano” di correre da casa mia a casa tua, da me a te, da te a me; quel giorno ci volevano 2 “mammare”; e meno male che stava mamma che si faceva in quattro… Quel giorno è stata veramente brava: fece tutto quello che disse la “lavatricia” e non sbagliò niente di niente

ERUDITO – Meno male che andò tutto bene!... Io quella mattina stavo al lavoro e mi fischiavano le orecchie; lo sentivo che mi doveva arrivare una notizia da un momento all’altro…

MODESTO - Pure io non ci stavo in casa; quando tornai a mezzogiorno (parlando con la moglie Scolastica) mentre salivo le scale, vidi a tua madre nel pianerotto che teneva due bambini in braccio (mima il gesto); la chiamò la mammara , lasciò i bambini in braccio a comare Titina e scappò a casa di Alfia Berta… Mi venne il sudore “a freddo” perché mi chiedevo: chi delle gemelle aveva avuto i gemelli? Tu o tua sorella?.. 

ERUDITO – Veramente Mode’!… E se ci nascevano due coppie di gemelli? Madonna Santa, che “casino” doveva succèdere… Te l’immagini che confusione a crescere insieme quei quattro bambini? Magari si somigliavano pure…

SCOLASTICA – Magari nascevano i gemelli quella volta, è vero Alfia Berta? Altro che confusione: dopo non ne sono arrivati più…

ALFIA BERTA – Ci toglievamo il pensiero!... Scola’,  però con lo spavento nostro, io gli dovevo scrivere il nome sulla manina. (ridono, ma ancora per poco)

MODESTO – Uè, a proposito, adesso che mi viene a mente: avete sentito l’altro giorno che hanno detto al telegiornale?

ALFIA BERTA, SCOLASTICA ED ERUDITO – (curiosi e interessati) Che hanno detto? Che hanno detto?

MODESTO – Al telegiornale hanno detto che all’Ospedale di Bari hanno arrestato una “puricultricia”.

ERUDITO – Mode’, si dice puericultrice. 

MODESTO – E io che ho detto?  Fammi dire il fatto!  All’Ospedale di Bari hanno arrestato una pazza che prendeva i bambini appena nati per lavarli e dopo li scambiava uno con l’altro…  (le donne si mettono le mani nei capelli)

ERUDITO –Neee!!!. Ma qua siamo arrivati in un mondo di pazzi. Se senti il telegiornale ti fanno venire “la pelle d’orco” (d’oca)… Uè, non dicono mai una notizia buona: un disastro dietro l’altro…

MODESTO – Proprio così, Erudi’; dice che gli scambiava il braccialetto che gli mettono al polsino appena nati; ma vedete se è possibile!... Però dice che era furba: per non farsi scoprire, dice che scambiava solo i maschi con i maschi e le femmine con le femmine…

ALFIA BERTA – Che razza di furbacchiona…eh?

SCOLASTICA – Madonna mia, mi vengono i brividi solo a pensarlo; per forza succedono queste cose in ospedale: che ci vuole a scambiare un polsino in mezzo a tutta quella confusione?

ALFIA BERTA – (ingenua come sempre) E’ vero, sorella mia … Meno male che i figli nostri sono nati in casa nostra… Noi, siccome restammo nel letto il giorno che “partoremmo”, lo dicemmo subito a mamma: mamma quando li vai a lavare e li cambi insieme i bambini, a Serafino mettitelo a destra e a Faustino tienitelo a sinistra… (pausa) Ti ricordi come se ne “presciava” (com’era contenta)  quando ce li portava in “trionfo” a tutt’e due per farceli vedere? (e fa il gesto di portare due fagottini, uno per braccio)…

SCOLASTICA, MODESTO ED ERUDITO, presi da un terribile presentimento corrono insieme al telefono, ma Scolastica sgomitando ha la meglio. Modesto invece rimane assorto nei suoi pensieri seduto al tavolo)…

SCOLASTICA – (compone freneticamente il numero telefonico della mamma) Mamma, mà… che stai facendo? (con calma apparente) Stai pulendo le cime di rape? Senti mamma, ti devo chiedere una cosa importante: lascia tutto e siediti. (pausa) Pensa bene prima di rispondere… Ti ricordi quando sono nati i nipoti tuoi? Erano uguali uguali, non è vero? E tu come facevi a riconoscerli? (pausa) Li tenevi in braccio uno a un lato e uno all’altro lato! Ho capito! (pensa a cosa chiederle e dice) E tu chi tenevi a destra? A Faustino o a Serafino? (pausa) Non ti ricordi più?… (giustificandola) Hai ragione; sono passati tanti anni… (allora pensa ad un’altra strategia).

Scusa mamma, ma quando pulisci le rape… il coltello… in che mano lo tieni?

Ho capito: se in una mano tieni “le cime di rape” , per forza nell’altra mano devi tenere il coltello…. (senza perdersi di coraggio)… Allora senti ma’: da che lato stai tenendo il telefono adesso? Da destra o da sinistra?…(pausa)

E si… dal lato dell’orecchio buono che ci sente, ‘ché dall’altro sei sorda… Hai ragione di nuovo… Be’, adesso per piacere mamma… rispondimi bene… (con una certa impazienza, cercando di essere più precisa)…

Qual è l’orecchio buono, l’orecchio di destra… o l’orecchio di sinistra? (pausa) Come?  Basta che lo sa il dottore?… No mamma, lo voglio sapere pure io! (quasi arrabbiata)… Perciò adesso fai uno sforzo e dimmi:

Qual è meglio per te, l’orecchio di destra o quello di sinistra… (pausa)…

Che cosa?... Fanno schifo tutti e due?... E perché? … Perché da uno non ci senti e l’altro si infetta con l’orecchino… No… non è possibile!… Non è possibile!… (in preda ad una crisi di nervi comincia a barcollare; Modesto la sorregge, la fa sedere e le fa aria sul viso agitando le mani; Alfia Berta, che intanto ha capito la situazione, prende stizzita la cornetta)

ALFIA BERTA – Mamma… inzomma… vuoi rispondere?... La sai la differenza tra  destra e  sinistra?

Che cosa hai detto? (pausa) Ah!… (pausa)  Ma allora… Mamma… MammaMaaaa… (guarda gli altri e piagnucola)… Ha chiuso…

ERUDITO, MODESTO e SCOLASTICA – (con grande apprensione)… Allora? La sa la differenza tra destra e sinistra?

ALFIA BERTA – (sempre piagnucolando)… Ha detto che tra destra e sinistra non c’è differenza….

ERUDITO, MODESTO E SCOLASTICA – Non c’è differenza? E perché?

ALFIA BERTA – (come prima)… Perché al Telegiornale hanno detto che… per gli anziani… o destra o sinistra è lo stesso… perché da quell’orecchio… non ci sente più nessunooooo…

 

(Le sorelle, abbracciate, piangono a dirotto, mentre anche i loro mariti mostreranno il loro scoramento)…

                                       

                                                    Cala la tela

                                                        FINE

La Commedia potrebbe terminare qui, a discrezione del regista…

ma se volete, proporrei un SECONDO FINALE, che espongo di seguito:

Dopo la tragica telefonata, Scolastica, Erudito ed Alfia Berta, accomunati da un improvviso mal di testa, si fasceranno il capo con un vistoso fazzoletto.

Modesto, invece, andrà a sedersi da solo al tavolo.

I primi tre vagheranno sulla scena pensierosi ed agitati, mentre Modesto, seduto al tavolo, continuerà ad osservarli scuotendo il capo, ma senza parlare … Quindi, i tre si scambieranno delle occhiate di intesa e andranno da Modesto…

SCOLASTICA – Mode’, ma hai visto che guaio c’è capitato?…(silenzio) Parla disgraziato!…Tu che ne pensi?... Ma a te non te ne importa niente?

MODESTO – Certo che me ne importa! E’ un’ora che sto cercando di convincervi!... Vedete i casi della vita?… Ma solo alla morte non c’è rimedio… (li guarda) … Pure voi il fazzoletto? Come me… (gli scappa un sorrisetto)

ERUDITO -  Mode’, ora non è il momento di fare lo spiritoso… (intenerendosi)…Ah,  povero figlio mio!

ALFIA BERTA –(piange come una fontana)  Povero figlio mio!!!

SCOLASTICA – (idem) Povero figlio mio!!!

(A questa ultima battuta della moglie Scolastica, Modesto si alza in piedi, si toglie il fazzoletto dalla testa, e, “cinicamente” dirà…)

 

MODESTO – Povero me! Quanti milioni sprecati per farlo studiare…

Erudito, Alfia Berta e Scolastica gli saltano addosso mentre lui svicola fuori scena a gambe levate…

Cala la tela

FINE

Nota finale

Il genere umano appartiene alla classe dei mammiferi cui fanno capo tutte le forme più evolute del regno animale.

I mammiferi in genere sono molto protettivi nei confronti della prole, ma nessun animale, dal più mite al più feroce, è pronto a dar la vita per i figli come gli umani.

Perché l’animo umano è pervaso da profondi sentimenti: gli umani hanno un cuore e i figli sono considerati  “piezz e’ core”…. E questo è sublime.

Quello che è meno sublime è commettere l’errore di vedere nei figli la possibilità di continuare o perfezionare la propria vita eccedendo nel senso di “protezione”, senza rendersi conto che quei “pezzi di cuore” devono battere per conto proprio per raggiungere l’agognata felicità; quella felicità che ogni individuo percepisce e brama in maniera singolare.

La società patriarcale va man mano estinguendosi; tagliati fuori i padri, le ultime a non voler rinunciare alla “protezione della prole” sono le madri, assurte a nuova e fiera dignità dopo millenni di sottomissione.

“Io l’ho fatto ed io gli devo dare la dritta”, dirà nel terzo atto la nostra inamovibile Scolastica.

Ma basterà un grossolano equivoco materiale - causato dalla maldestra nonna - a generare un metaforico “mal di testa” nei  nostri cocciuti protagonisti, i quali, prostrati dal presagio del possibile scambio di identità dei loro figli, volgeranno a miti propositi nei loro confronti.

                                                                                                                 L’autore

Tutela Siae

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