Al mare
Monologo
Marcello Piquè (Novembre 2007) marcellopique@tin.it
Il livornese, si sa, è un grande appassionato del mare o, per meglio dire, un gran passionista; non della spiaggia, badate bene, quella è roba da bimbetti e da pisani, ma degli scogli.
Non a caso, quando si vuole definire un vero livornese, un livornese verace, lo si appellerà come “ livornese di scoglio “.
Da giovane il livornese raggiunge con ogni mezzo il Romito e si accalca sugli scogli piatti di Calafuria.
Dopo qualche tempo, inevitabilmente, il livornese, sente fortissima l’attrazione per un posto esclusivo della nostra costa; la Cala del Leone.
Bisogna essere un po’ appassionati di trekking e free-klimbing, ma dopo essere arrivati alla spiaggetta sassosa della Cala del Leone e aver smesso di ansimare, lo spettacolo è davvero appagante perché una cala come quella “ non pole esistè nemmeno farla fare apposta da un architetto bravo “.
Gli scogli piatti sono adatti per un bagnetto veloce tipo “pausa pranzo”, mentre la Cala del Leone è più adatta ad una permanenza più prolungata anche per ammortizzare quella po’, po’ di “sgropponata” della discesa e, da stacci male tutto il giorno solo a pensarci, quella della risalita.
Ecco perché normalmente i gruppi di ragazzi vanno alla cala del Leone e si trattengono per una bisteccata e per il fatidico “bagno di mezzanotte”.
Io da giovane, ho partecipato ad un paio o tre di queste bisteccate, che poi erano forse più braciolinate, e vi posso assicurare, almeno per quanto mi ricordo, che difficilmente ho mangiato una carne più cattiva di quella e in maniera più scomoda.
Diciamo che la bistecca-braciola era rimasta otto ore al sole nella sacca e quindi era quasi frollata e poi, per quanti sforzi facesse l’addetto al fuoco, non ho mai visto una brace decente.
Allora le braciole erano in pratica cotte alla fiamma e bruciavano di fuori ma dentro non erano nemmeno al sangue, erano sempre “diacce” !
Quasi sempre nessuno si era ricordato di portare il sale e l’inventore dell’acqua tiepida di turno, quella calda l’aveva inventata sù padre, usciva fuori: “Perché ‘un ci si butta sopra un po’ d’acqua di mare che è salata ? “
Come battuta non era nemmeno malaccio, ma quasi sempre si trovava uno che, o per cretinaggine o per dispetto, faceva le mani a calice, andava a prendere un po’ d’acqua di mare e la schizzava davvero sulla carne in cottura; non vi stò a dire il risultato.
Ma il peggio doveva sempre venire; infatti quelle specie di braciole “marcotte” si dovevano mangiare e tagliare sui piattini di plastica tenuti in bilico
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sulla coscia e con il coltellino di plastica. Naturalmente si finiva di mangiarla a morsi sporcandoci tutti ma tanto, si diceva, poi si fa il bagno!
E siccome s’era detto di fare il bagno a mezzanotte; a mezzanotte si doveva fare il bagno !
La temperatura nel frattempo era scesa decisamente e ci sarebbe quasi voluto un golfino, le felpe ancora non erano state inventate, ma avevamo detto di fare il bagno e non si poteva fare una figuretta visto che c’erano anche le bimbe che invece il golfino se l’erano portate davvero e stavano belle calde con le braccia strette al petto.
Allora, a tentoni si guadagnava il bagnasciuga, come diceva il benemerito, e si tastava l’acqua con il piede;
“ Madonnina è marmata ! “
Ma nel gruppo c’è sempre il cretino che per paura di essere messo nel dimenticatoio non trova di meglio che schizzare! Allora si che si sente freddo! Via bisogna tuffarsi. Uno, due, due e mezzo, due e tre quarti, due e quattro quinti, oltre ‘un s’andava per le ridotte attitudini matematiche, ……. tre……….
L’impatto era tale da far perdere la ragione ma poi, dopo qualche bracciata, il sangue tornava a scorrere a fatica nelle vene e si sopravviveva almeno fino a quando ci si alzava.
L’asciugamano era già fradicio per le asciugate del pomeriggio e quindi più che asciugare non faceva altro che uniformare l’umidità su tutto il corpo.
Appena possibile ci si mettevano le mutande con una mano perché con quell’altra si teneva l’asciugamano a tendalino per non farsi vedere (cosa del tutto inutile perché era buio pesto), con l’eleganza di un fenicottero briao e la canottiera che rimaneva appiccicata alla schiena e non scendeva.
Anche i jeans entravano a fatica e non scorrevano sulle cosce umide; insomma una sofferenza che, unita a quella della cena ci faceva pensare: ma chi ce l’ha fatto fare!
Fare poi la salita al buio con tutti i panni appiccicati addosso e con le spalle quasi ustionate dal gran sole era un’esperienza che non si dimentica facilmente ! In confronto a Messner, quando scalava gli ottomila, gli sarebbe sembrato d’essere a fare un paio di vasche in Via Ricasoli.
L’indomani mattina, verso le dieci, quando mamma ci portava a letto il caffeino:
“ Allora ieri sera com’è andata ?”
“ Bene mamma, siamo stati d’incanto; bona la cena e poi a mezzanotte un bagno esagerato ! “
“ Sono contenta ! Allora ci tornate presto ! “
“ Nemmeno dipinto ci ritorno “ Pensavo e invece rispondevo “ Appena si pole ! “
Purtroppo però, l’anno dopo, dimenticando tutte le vicissitudini passate, mi aggregavo a tutti gli altri disgraziati per una cena alla brace alla Cala del Leone e a un bagno di mezzanotte.
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Questo diciamo da giovani ma poi, quando si sposano, i livornesi vanno ai bagni anche per poter tenere d’occhio “ ‘r bimbo “.
I bagni a Livorno sono molto particolari: sono colate di cemento e mattoni con tante cabine, il gabbione per fare la gabbionata, perché ovviamente quell’artri sono ar Parterre, e poco posto per poter prendere il Sole e riposare su una sdraio.
Ma sono comodi perché sono praticamente in città ! Questo e vero ma, a meno di non andare al mare alle sette e venti, orario prediletto dai fiorentini, c’è il piccolo problema del parcheggio.
“ Oggi è Domenica, si va in filobusse. “ Dirà la moglie. “ Tanto il parcheggio ‘un si trova ! “
“ Piuttosto vado a piglià ‘r sole in Piazza dei Miraoli ! “ Risponderà il marito avviandosi con le ciambelle e il coccodrillo dei bimbi verso l’auto parcheggiata al sole !
Arrivato al mare scarica la moglie e i bimbi davanti allo stabilimento: “ Avviatevi alla gabina, posteggio e arrivo. “
Dopo quarantacinque minuti si arrende e torna a casa, posteggia al Sole, e prende il filobus per tornare sui bagni solo che, non essendo molto pratico delle linee urbane, sbaglia e si trova in via Filzi diretto ai Lupi; smoccolando scende e piglia ‘r filobusse che va verso il mare.
Insomma arriva allo stabilimento verso un quarto alle due rosso come un peperone ma non per il Sole, per l’incazzatura.
Naturalmente ora di fronte ai bagni ci sono diecine di posti auto lasciati liberi da quelli che sono andati a mangiare a casa !
Sui bagni la permanenza, specialmente il Sabato e la Domenica non è facilissima e ricorda un po’ quei filmati del figliolo di Piero Angela sulle colonie dei pinguini nell’Antartide.
Per andare a fare il bagno devi fare uno slalom tra le seggiole a sdraio di quelli che metterebbero in difficoltà anche Alberto Tomba e per fare la doccia ci vorrebbero i numeri come dal macellaio.
Comunque alla fine si farebbe un bagno decente se non fosse per tutti i figlioli che schizzano e fanno casino senza che nessuno gli dica nulla:
“ Ma deh ! Sono bimbi piccini ! “
“ Si ma i ‘oglioni li rompono come fussano grandi ! “
Dopo la doccia ti dai un’asciugata e mangi un panino col tonno sporcandoti tutto di olio e maionese che escono da tutte le parti e bevendo un sorso di Coca Cola tiepida rubata al bimbo perché la birra fresca è rimasta nella borsa termica nell’automobile posteggiata al Sole sotto casa.
Accanto, comodamente seduti a un tavolino i componenti di una allegra famiglia stanno mangiando in maniera piuttosto organizzata.
“ Bone queste mezze penne pomodorino fresco e mozzarella, si sono mantenute proprio bene ! “
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“ L’ho scolate ar dente, l’ho condite e l’ho messe subito nel contenitore termico. Solo che n’ho fatti troppe e non si finiscono. Non vorrei buttarle via, è un peccato mortale ! ……….. Ovvoi ne volete ? “
“ No grazie “ Rispondete con il cuore che sanguina e lo stomaco che languisce “ Ma ho mangiato un paninone al tonno con un monte di maionese e ‘un mi c’entra altro. Grazie ! “
“ Magari un goccino di vino bianco bello fresco ? “
“ Grazie davvero; ma ho bevuto la coca al naturale che così ‘un si rischia la ‘ongestione. “ Le ultime parole escono tra la bava che vi riempie la bocca. “ Ora ci stiaccio un pisolino ! “
Stai quasi rilassandoti e inizi una specie di pennica quando:
“ Ciao amico, vuoi giacca a vendo Nabapiri guasi originale ? “
“ Ma a Agosto ! Guarda che per provarla ti dovresti portà dietro un frigorifero ! No grazie. “
“ Vuoi binocolo 10 grandimenti ? “
“ Noo grazie. ‘Un c’ho da guardà nulla mentre dormo ! Voglio solo un po’ di pace ! “
“ Quella non ge l’ho. “
“ Ecco allora valla a prendè lontano da qui e poi portala a qualcun altro. Ti saluto ! “.
Ti stai faticosamente riabbioccando: “ Babbo, babbo “
“ Dimmi bello. “
“ Me lo gonfi il canottino ! “
“ Io ti gonfierei si ma la faccina di staffi ! ……… Portalo qui, vai, che babbo te lo gonfia. “
La sera, tornando a casa si ritrova la Suocera fresca come una rosa che non era voluta venire perché non si sentiva al cento per cento.
“ Come è andata ragazzi ? “
“ D’incanto suocera, d’incanto ! ”
Non è facile comunque rinunciare agli stabilimenti ma, prima o poi, i figli crescono e se ne vanno agli scogli piatti prima e alla Cala del Leone dopo e allora il livornese dove va al mare ?
Lapalissiano ! Va agli scogli dell’Accademia ! Quel posto ha tutte le carte in regola per piacere; è gratis, è facilmente raggiungibile anche con il filobus, l’acqua è discretamente pulita, ci si conosce un sacco di gente e c’è anche la baracchina per un panino, una bibita e il corretto dopo mangiato.
Anche li, ogni tanto, arrivano i venditori di colore ma, già la scogliera ha effettuato una selezione, e poi quasi, quasi ti fa piacere vedere un po’ di roba e fare quattro chiacchere tanto più che poi sono bravi ragazzi !
“ Cosa facevi in Senegal ? “. “ Sdudiavo per infermiere. “ “ E ti sei diplomato ? “
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“ Si, ma qui nosdro diploma non valere. “
“ E laggiù chi c’hai ? “.
“ Moglie e biccola bambina, vuoi vedere ? “
“ Diamine ! ………… Comprimenti bellina davvero. Quando ci torni ? “ “ Forse Nadale, se soldi bastare. “
“ Vai fammi un po’ vedere quella giacca a vento che ora è ‘r momento bono pé compralla ! ….. Ada guarda un po’ come mi stà ! ……Ok ? Quanto la fai ? “
“ Ginguanta. “ “ Quaranta. “
“ Guarantagingue. “ “ Vai, venduta ! “
La sera, sur sottosole, si montano le canne e si cerca di pescare qualcosa di bono.
Quando a buio si torna a casa, si trova ‘r figliolo color rosso peperone e sfatto perché è appena ritornato con la moglie dalla Cala del Leone. Anche per lui la fase degli scogli piatti è terminata da tempo.
“ Babbo. Hai preso nulla ? “
“ Sole e aria quant’ho voluto, ma pesci iccasse. “
“ Ho capito la tennia, oggi n’hai dato da mangià così domani sono più grossi e abboccano meglio, giusto ? “
“ Giusto, diciamo così. Voi come siete stati ? “
“ D’incanto babbo, d’incanto. Solo che un’altranno, visto che c’avremo ‘r bimbo, si pensava d’andà ai Fiume. Cosa ne dici ? “
“ Mi pare un’idea bona, li i bimbi ci stanno bene davvero ! “
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E così, di generazione in generazione la ruota della passione per il mare e quella delle bugie dei livornesi continuano a girare con sorprendente regolarità.
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