Alice nel paese delle meraviglie

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La compagnia Tiramolla
presenta
ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE

Stagione 2016/2017

PROLOGO - SIPARIO APERTO

MUSICA: Nuovo cinema Paradiso, Morricone

Narratore in scena

Alice e sua sorella sedute, leggono un  libro

Coniglio Bianco le sfreccia davanti

-Coniglio Bianco si tuffa in una buca del terreno

-Alice lo segue

Alice, stanca, si addormenta.

Si risveglia e rivede il Coniglio Bianco scomparire di fretta

NARRATORE: Alice era la bambina più curiosa d’Inghilterra. Le piacevano gli indovinelli, i gatti, le storie divertenti e i libri con le figure. Quelli senza figure, invece, no.

E neanche a farla apposta, quel pomeriggio sua sorella, che era più grande e credeva di sapere molte cose più di lei, aveva deciso di leggerle un volume gigantesco pieno di parole scritte fitte, ma così fitte che dovevano stringere la pancia per non scivolare giù dalla pagina.

Di figure, invece, neanche l’ombra.

SORELLA:Oh, cielo! È già ora del the. Alice devo andare ad aiutare la mamma. Tu, intanto, finisci di leggere il libro, tutto il libro e seduta composta.

ALICE:Oh, mamma mia, che noia mortale (sbadiglia con mano davanti alla bocca)… poi fa un caldo. Se almeno ci fosse qualcosa da far…

CONIGLIO BIANCO: Oh, cielo! Oh, cielo! È tardi è tardi è tardi!

ALICE:Un momento! Da quando in qua i conigli portano l’orologio?

NARRATORE:Senza badare a lei, il Coniglio Bianco proseguì fino alla siepe e si tuffò in una grossa buca scavata nel terreno. Alice si catapultò dietro di lui. E cadde.

ALICE:(Dandosi arie dotte) Uff, questo pozzo non finisce più. Ormai sarò quasi al centro della Terra! Anzi! A furia di cadere finirò di sicuro dall’altra parte della Terra, dove la gente cammina a testa in giù e dice le parole al contrario. Oh, mamma mia, non capirò niente!

CONIGLIO BIANCO:Oh, disgrazia! Oh, tragedia! È tardi è tardi è tardi!

ALICE:Signor Coniglio, aspetti! Un momento, prego! (Borbotta) Ariuff… questi conigli d’oggi sono troppo indaffarati.

SIPARIO CHIUSO

SCENA PRIMA –  L’ATRIO DALLE TANTE PORTE

Personaggi: Alice, Coniglio Bianco

Scenografia: Atrio dalle tante porte, tavolino, chiave d’oro, porticina, scrigno, pasticcino (Mangiami), bottiglia (Bevimi), guanti bianchi, ventaglio

SI APRE IL SIPARIO

Alice sbatte contro un tavolino con sopra una chiave d’oro

Infila la chiave e apre la porta

Alice s’inginocchia a sbirciare

Alice prova a far passare la testa, troppo grossa perché carica di pensieri curiosi

Torna al tavolo e ci trova una bottiglia con la scritta “Bevimi”

Controlla e assaggia

Alice rimpicciolita si accorge che la chiave è rimasta sul tavolino

Su uno scrigno di vetro c’è un pasticcino con la scritta “Mangiami”

Addenta il pasticcino

Riprende a crescere a dismisura

Arriva Il Coniglio Bianco con Abito sfarzoso, un paio di guanti e un ventaglio

Il Coniglio Bianco sussulta per lo spavento e fa cadere i guanti e il ventaglio, sparendo di nuovo

Alice si sventola con il ventaglio – riesce a infilarsi i guanti

Alice rimpicciolita riesce a passare attraverso la porticina (la chiave, mentre cresceva, l’aveva fatta cadere in terra)

NARRATORE:Alice si guardò attorno e sbatté le palpebre: era finita in un ampio atrio pieno di porte, tutte chiuse.

ALICE:Sono porte per entrare o per uscire?


Ohi! E tu da dove salti fuori?! Non c’eri mica, prima!

E questa piccola chiave d’oro quale porta aprirà? Ma, certo, la più “piccola”.

Ah, lo sapevo! E sono certa che di là c’è il Coniglio Bianco.

ALICE:Oh, che bello! (Parla con la porta) Fammi passare, fammi passare.


Comunque, anche se facessi entrare la testa, non è che me ne farei molto senza il resto.
Ah, se fossi un cannocchiale! Potrei chiudermi e passare senza problemi! Non so, se con i bambini funziona, però!

ALICE:No, prima guardo. Se c’è scritto “Veleno”, vuol dire che quando la bevo muoio. Se non c’è scritto, vivo. C’è scritto “Bevimi”!

Mmm… sa di crema! Tacchino! Però anche di ananas, arrosto al burro e caramella mou.
Che stranissimo (si lecca i baffi) mi sto davvero chiudendo come un cannocchiale!

Spero di non diventare ancora più piccola, sennò sarò alta come una candela consumata, che non so proprio di che altezza sia.

ALICE:Nooo! E adesso non ci arrivo più! Oh, perché sono così rimbambita? Perché perché perché?

(Si mette a piangere e si rimprovera) È inutile che piangi, sai? È tutta colpa tua!

ALICE:(Parlando con piglio da condottiera) E va bene, pasticcino, ti mangerò. E se mi farai tornare grande, potrò riprendere la chiave; se, invece, diventerò ancora più striminzita, striscerò sotto la porta come un lombrico. In ogni caso, raggiungerò quel cavolo di giardino!

Allora? Su o giù?

NARRATORE:Ma non diventò né più alta, né più bassa. Capita, quando si mangia un pasticcino.

***

ALICE:Sempre più stranissimo! Addio, piedi! Mi raccomando, non dimenticatevi di Alice, che vi penserà sempre e magari vi manderà un paio di stivaletti a Natale.

(Continuando a crescere) Che pasticcio! E adesso ti rimetti anche a piangere, eh, Alice? Ma brava! Dovresti vergognarti a… sniff… a piagnucolare come una mocciosa mentre tutti ti… sniff… ti guardano (si gira vergognosa verso il pubblico).

CONIGLIO BIANCO:È tardi è tardi è tardi! Oh, cielo, la Regina mi ucciderà se non arrivo in tempo! Mi taglierà la testa, ma forse anche i piedi! Diventerò uno spezzatino di coniglio con contorno di orecchie e…

ALICE:Mi scusi, signore…

ALICE:(Prendendo a farsi aria con il ventaglio) Mamma mia, mamma mia! È tutto così strano, oggi! Eppure ieri mi sentivo normalissima. Non è che mi hanno scambiata con un’altra bambina? È possibile. Forse Ada? No, no, Ada è troppo boccolosa. Mabel? Oh, per favore: Mabel è una rimbambita… non sa neanche le tabelline! Io invece le ho studiate bene: 4x4 quattro, 4x5 dodici, 4x6 tredi… 21.

NARRATORE:Mah?! Che ti succede? Come puoi infilarti i guanti del Coniglio Bianco?... ah! Il ventaglio! Attenta!

Ti ha fatta diventare di nuovo piccola… puoi passare attraverso la porta.

SI CHIUDE SCENA


SCENA SECONDA – INCONTRO CON IL BRUCO E IL GHIGNAGATTO

Personaggi: Alice, Bruco, Ghignagatto

Scenografia: Bosco, cespuglio, narghilè, fungo gigante (2 pezzetti di fungo da mordere, per le trasformazioni di Alice)

SIPARIO CHIUSO

NARRATORE: Le persone curiose, come la nostra Alice, si annoiano facilmente, ma altrettanto facilmente si riscuotono e cercano qualcosa d’interessante da fare. Perché la curiosità è come il solletico: quando ce l’hai non puoi fare a meno di ridere, e anche se ti sganasci e contorci dalla ridarella finché ti viene il mal di pancia, in fondo in fondo vorresti che non smettesse mai. Per Alice tutto ciò che la circondava era un solletico.

SI APRE IL SIPARIO

Alice si rassetta il vestito ed esce dal cespuglio

cerca di specchiarsi in una goccia di rugiada

sbatte contro un fungo più alto di lei, cade, si rialza e lo esamina con attenzione

Incrocia lo sguardo di un grosso Bruco che incurante continua a fumare il suo narghilè

Il Coniglio Bianco passa più volte per vivacizzare la scena

Alice arrossisce per l’imbarazzo

Alice pensò fra sé

Alice stacca i 2 pezzi, uno per lato, e comincia a rimpicciolirsi e a crescere

Acciambellato e con un sorriso enorme

Ghignagatto si limitò a sorridere ancor più

Alice, di nuovo, imbarazzata cambia argomento

ALICE:(Facendosi aria con una foglia) Caspiterina! A furia di passare da grande a piccola, non capisco più neanche cosa sono!


Cosa sono diventata?

Oh! Oh!...

BRUCO:(voce languida e sonnolenta) Chi sei tu?

ALICE: (confusa) Veramente non saprei. Se vuole posso dirle chi ero stamattina. Quello sì, me lo ricordo. Però mi sono trasformata un bel po’ di volte da allora, e chi sono adesso, eh, è un mistero.

BRUCO:In che senso?

ALICE:(Riflettendo) Lei è un bruco, no? Quindi un giorno diventerà crisalide e, poi, farfalla. Allora, anche lei non sarà più lei, e…

BRUCO:Io so cosa sono.

ALICE:(Sentendosi improvvisamente stupida) Però, anch’io prima lo sapevo. Solo che adesso non me lo ricordo più.

BRUCO:Ma se non te lo ricordi, come fai a sapere che prima lo sapevi?

ALICE:Non ci avevo pensato. Ma di sicuro tante cose che sai spariscono, quando ti restringi. Lo spazio che c’è in una testa piccola non è lo stesso di un testone bello capiente.

BRUCO:Ti senti piccola?

ALICE:Piccolissima! Se ci pensa, tre pollici è un’altezza così ridicola!

BRUCO:(Drizzandosi ben bene)Come come? Io sono alto tre pollici precisi e la trovo un’altezza eccellente!

ALICE:Be’, ma che c’entra? Io non ci sono abituata.

“Santa pazienza, che permalosi questi bruchi”.

BRUCO:(Mentre se ne va) Comunque, un lato ti fa diventare più grande, mentre l’altro ti fa diventare più piccola.

ALICE:Un lato di che cosa?

BRUCO:(Con voce lontana) DEL FUNGO!

NARRATORE:Dopo vari tentativi e bocconi più tardi, Alice riuscì a ritrovare le sue normali dimensioni. Era stata grande e piccola così tante volte che, all’inizio, si sentì disorientata, ma presto si riabituò e riprese il cammino in quel modo che sentiva suo, e che pure non conosceva.

SIPARIO CHIUSO(cambio scena veloce) – CANZONE DEL BRUCO

ALICE:Vediamo un po’… che strada devo prendere?

GHIGNAGATTO:Mia cara, tutto dipende da dove vuoi andare.

ALICE:(Balbettando)Ehm, co-come ha detto?

Alice pensò fra sé “Dai, almeno è contento”.

ALICE:Mi perdoni, signor Gatto, per caso sa quale strada devo prendere?

GHIGNAGATTO:Be’, mia cara, dipende da dove vuoi andare.

ALICE:Oh, il posto importa poco, purché…

GHIGNAGATTO:Allora importa poco che strada prendi.

ALICE:Potrebbe dirmi chi abita da queste parti?

GHIGNAGATTO:In quella direzione (cerchio zampa destra), vive il Cappellaio Matto. In quell’altra direzione (cerchio zampa sinistra), abita la Lepre Marzolina.

ALICE:Da chi mi consiglia di andare?

GHIGNAGATTO:Non c’è differenza, mia cara. Sono matti tutti e due.

ALICE:Ma io non voglio andare in mezzo ai matti.

GHIGNAGATTO:Oh, non puoi farci niente, sai. Siamo tutti matti, qui. Anche io. E anche tu, se è per questo.

ALICE:Come fa a dirlo, scusi? Non mi conosce neanche!

GHIGNAGATTO:Ma è naturale, no? Se qui siamo tutti matti, e tu sei qui, devi essere matta per forza.

ALICE:Questa è bella! Ho visto tante volte un gatto senza sorriso. Ma un sorriso senza gatto (!) è la cosa più strana che abbia mai visto in vita mia!

NARRATORE:Del Ghignagatto rimase solo il sorriso.

CANZONE: Siamo tutti matti

SI CHIUDE IL SIPARIO

SCENA TERZA – UN TÈ DA MATTI

Personaggi: Alice, Lepre Marzolina, Cappellaio Matto, Ghiro

Scenografia: Tavolo apparecchiato per il tè, teiera e tazze, qualche sedia, orologio da tasca

SIPARIO CHIUSO

MUSICA

SI APRE IL SIPARIO

Alice si siede a capotavola

Il Cappellaio Matto estrae un orologio dalla tasca

La lepre controlla l’orologio, lo annusa, lo bagna nel tè e lo riguarda

Alice guarda la Lepre Marzolina di sottecchi

-Cappellaio Matto continua a cantare, steccando

-Alice cercò di resistere senza tapparsi le orecchie

Alice stizzita da tanta maleducazione, si allontana senza salutare

Alice apre la porta dell’albero

NARRATORE:La casa della Lepre Marzolina si riconosceva subito, perché aveva i comignoli a forma di orecchie e il tetto rivestito di pelliccia.

Di fronte alla casa spiccava una tavola ben apparecchiata.

La Lepre Marzolina stava prendendo il tè, in compagnia di un curioso ometto con un enorme cappello in testa e le guance rosse e lucide come ciliegie.

In mezzo ai due sedeva un Cane, profondamente addormentato. La Lepre e il Cappellaio lo usavano come cuscino, appoggiandovi sopra i gomiti e chiacchierando come se nulla fosse.

I tre erano stipati tutti nello stesso angolo.

ALICE:Quello dev’essere il Cappellaio Matto, buongiorno!.

CAPPELLAIO, LEPRE, GHIRO:(rivolti ad Alice)Non c’è posto, non c’è posto!

ALICE:Veramente qui c’è un sacco di spazio.

CAPPELLAIO MATTO:Dite un po’, che giorno del mese è oggi?

ALICE:(facendo un rapido calcolo) Credo… il quattro.

CAPPELLAIO MATTO:Ecco, lo sapevo, si è rotto! (Guardando torvo la Lepre) Ti avevo detto che il burro non andava bene per ungere gli ingranaggi!

LEPRE MARZOLINA:Ma era burro Valsana di prima scelta, ci scommetto la coda!

CAPPELLAIO MATTO:Sì, ma ci sono finite dentro anche le briciole! Non dovevi usare le dita per spalmarlo!  Sei una cuoca o no??!!

LEPRE MARZOLINA:(leccandosi le dita)Un burro eccezionale!

ALICE:Che strano orologio! Dice il giorno del mese, ma non dice che ore sono!

CAPPELLAIO MATTO:E perché dovrebbe? Per caso, il tuo orologio ti dice che anno è?

ALICE:(Riflettendo) Be’, no. Ma è perché l’anno rimane lo stesso per un sacco di tempo.

CAPPELLAIO MATTO:Infatti, il mio orologio fa la stessa cosa con le ore.

ALICE: (Scuotendo la testa confusa) Non capisco.

CAPPELLAIO MATTO:(Seccato) Certo che non capisci. È perché sei una bambina ignorante. Se conoscessi il Tempo come lo conosco io… invece scommetto che non gli hai mai parlato!

ALICE:Non mi pare. Però, per esempio, quando studio musica, devo battere il tempo.

CAPPELLAIO MATTO:Ah! Ecco perché non capisci niente di orologi. Non sai, signorinella, che il Tempo odia essere battuto? Al contrario, se fossi in buoni rapporti con lui potresti chiedere all’orologio quello che vuoi. Poni che siano le nove del mattino: l’ora in cui iniziano le lezioni. In quel caso ti basterebbe chiedere alle ore (con gentilezza, s’intende) di fare un bel balzo avanti e passare direttamente al pranzo.

LEPRE MARZOLINA:(Con fare sognante) Ah, pranzo! Magari fosse già ora.

ALICE:Però in quel momento non avrei ancora fame.

CAPPELLAIO MATTO:Forse no, ma non importa, perché poi potresti rimanere all’ora di pranzo tutto il tempo che vuoi, fino a quando ti viene fame.

ALICE:È così che fate voi? Avete deciso di fermarvi all’ora del tè?

CAPPELLAIO MATTO:(Accigliato, scuotendo il capo)Purtroppo no, cara…il nostro caso è ben diverso. Vedi, tutto ebbe inizio a marzo dell’anno scorso, poco prima che lei (indica la lepre con un cucchiaino) desse di matto.

Al concerto organizzato dalla Regina di Cuori dovevo cantare la canzone Brilla, brilla pipistrellino. La conosci, no?

Brilla, brilla pipistrellino

Brilla come uno stellino…

ALICE:Veramente no.

CAPPELLAIO MATTO:È perché non sai un piffero, cara. Non è una colpa.

(Cappellaio canta, poi riprende il racconto)…

Comunque, ero lì che verseggiavo così graziosamente, quando la Regina cominciò a strillare, con quel suo vocione da bufalo della savana: “Il tempo è tutto sbagliato! Tagliategli la testa!” A me! Hai capito?

ALICE:Ma che orrore!

CAPPELLAIO MATTO:Da allora, per punizione, il Tempo mi ha bloccato alle sei del pomeriggio.

ALICE:Ecco perché ci sono tanti posti apparecchiati qui.

CAPPELLAIO MATTO:Già. È sempre l’ora del tè e così non abbiamo tempo per lavare i piatti.

LEPRE MARZOLINA:(Sbadigliando e sbuffando) Yawn… mi sto annoiando terribilmente, cara. Non sei una bambina molto interessante, sai?

ALICE:Mah…

CAPPELLAIO MATTO:Decisamente noiosa, sì (mentre si spolvera il cappello)

NARRATORE:Mentre si allontanava, Alice sbirciò un paio di volte alle sue spalle, per controllare che quei due sciroccati non la stessero richiamando indietro, magari per scusarsi. Ma la Lepre Marzolina e il Cappellaio Matto non la degnavano più di uno sguardo, erano troppo impegnati a infilare il Cane in una teiera o, almeno, a provarci.

SI CHIUDE IL SIPARIO – Tieni il tempo, 883


SCENA QUARTA – SAI GIOCARE A CROCHET?

Personaggi: Alice, Tre carte (il 2, il 5 e il 7), la Regina, corteo di carte da gioco, il Coniglio bianco, Tartaruga Tarocca
Scenografia: Vaso di vernice rossa, pennelli, cespuglio di rose, ricci-palla, fenicotteri-mazze

SIPARIO CHIUSO

SIPARIO APERTO

Canzone “Rose rosse”

I giardinieri trasalgono e si inchinano

-Corteo regale avanza: Carte da Gioco, Coniglio Bianco, Re e Regina

-Cinque, Sette e Due si prostrano a terra

Tutti escono tranne la Regina e Alice

-La Regina ed Alice raggiungono la Tartaruga Tarocca(guscio da tartaruga e muso da vitello, assai triste)

-La Regina si allontana

Alice annuisce comprensiva

NARRATORE: Attraversando una massiccia porta con la maniglia di corteccia, Alice si trovò di fronte un giardino, non un giardino qualsiasi, ma proprio quello che aveva intravisto oltre la minuscola porta, all’inizio del suo bizzarro viaggio.

Tre giardinieri, che non erano uomini bensì carte da gioco, stavano dipingendo di rosso le rose del cespuglio, usando pennelli e vernice.

ALICE:Ehm, scusatemi… non volevo disturbare, ma perché dipingete le rose? Sono belle anche bianche…

UNA CARTA:(Guardandosi tra loro)Be’, il fatto è, signorina, che queste rose dovevano essere rosse. Ma siccome che ci siamo sbagliati e le abbiam piantate bianche, allora adesso ci tocca di farle rosse, perché sennò la Regina…

UNA VOCE:La Regina! LA REGINA!

MUSICA: Inno Inglese

LA REGINA:(Squadrando Alice) Questa chi è? Allora, non ce l’hai un nome?

ALICE:(Accennando un inchino) Mi chiamo Alice, signora. Signora Regina. Vostra Maestà Eccellente.

LA REGINA:(Indicando i giardinieri) E quelli lì?

ALICE:Ah, se non lo sa lei…

LA REGINA:(Accorgendosi di una rosa gocciolante) A-ha! È questo che facevate, allora! Oltraggiavate le rose reali? Guardie! Boia! Decapitateli!

ALICE:Ma Madama Regina! Vostra Magnificenza! Loro volevano solo…

LA REGINA:Chiudi la bocca, tu! (Addolcendo il tono della voce) Piuttosto dimmi, carina: sai giocare a croquet?

ALICE:Be’… sì, Vostra Imperialità. Però volevo dire che…

LA REGINA:Si dia inizio alla partita, or dunque. Ricci, carte, fenicotteri, tutti ai loro posti!

MUSICA: Dune buggy – dal film “Altrimenti ci arrabbiamo”

NARRATORE:Scattando al comando, le carte si misero a correre all’impazzata in ogni direzione. In un attimo allestirono un campo da croquet decisamente straordinario.

(Breve pausa)

La Regina veniva imitata da tutti i concorrenti, senza alcun ordine.

Se la sovrana non riusciva a segnare un punto gridava un isterico “Tagliategli la testa!” o un furibondo “Decapitatelo!”, in base all’ispirazione del momento.

LA REGINA:(Rivolta ad Alice) Non sei molto brava, sai.

ALICE:Veramente, nessuno è bravo a giocare in questo modo assurdo!

LA REGINA:Insomma, io mi annoio ed è tutta colpa tua. Anzi, sai che ti dico? La partita è finita. Ti porto dalla Tartaruga Tarocca.

IL RE:Tutti via! Tutti via!

ALICE:Una Tartaruga?

LA REGINA:Tarocca. Se non sai chi è, lo saprai tra poco.

ALICE:Perché è triste?

TARTARUGA TAROCCA:Un tempo… sigh… io ero una Tartaruga Autentica…

(Lunga pausa, dopo sospiri affranti, la tartaruga riprende il racconto)

Quand’ero piccola andavo a scuola nel mare. Il mio maestro era una vecchia tartaruga… lo chiamavano Testuggine…

ALICE:Perché Testuggine, se era una Tartaruga?

TARTARUGA TAROCCA:Perché educava le nostre teste, naturalmente.

ALICE:Scusi.

TARTARUGA TAROCCA:Dicevo: Andavo a scuola nel mare e facevo lezione di giorno. Di giorno, capisci?!

ALICE:Be’, anch’io vado a lezione di giorno, di notte dormo.

TARTARUGA TAROCCA: Ah… ma studi anche materie facoltative?

ALICE:Sì. Francese e musica.

TARTARUGA TAROCCA:E lavanderia? Ce l’hai, lavanderia?

ALICE:Lavanderia no.

TARTARUGA TAROCCA:Ecco, lo sapevo. Allora la tua non è una scuola molto buona, sai? Invece nella nostra si studiava.

ALICE:Ma se viveva nel mare, non aveva bisogno della lavanderia.

TARTARUGA TAROCCA:Oh, cosa vuoi saperne tu! E comunque, io non potevo permettermi di seguire anche quel corso. Ho studiato solo il corso base, capisci? Il corso base! Se ci ripenso… ohimè!

ALICE:Che corso era?

TARTARUGA TAROCCA:Linguine e linguacce, ovviamente. Il solito. Poi le varie branche della Matematica: sofferenza contabile, supplizio moltiplicato, addizioni di dolore, le trabruttine…

ALICE:Trabruttine?

TARTARUGA TAROCCA:Come le tabelline, ma più brutte. Non dirmi che non le hai mai imparate, le sanno anche i gamberetti. Poi Merluzzologia (antica e moderna), Tuffologia e Strisciamento. Il professore di Strisciamento era un lumacone di mare e insegnava anche Sbavucchio Cronico, Appiccicanza e Attorciamento di Guscio.

ALICE:Mamma mia… e com’era?

TARTARUGA TAROCCA:Cosa?

ALICE:L’ultimo. Attorcigl… attorcin… insomma, quella materia lì.

TARTARUGA TAROCCA:Be’, ora come ora non saprei darti una dimostrazione pratica, sono fuori esercizio, capisci, dopo tanti anni…

(Improvvisamente si sente)

IL PROCESSO! INIZIA IL PROCESSO!

ALICE:Quale processo?

TARTARUGA TAROCCA:(Colpendo Alice con il carapace) Forza, sbrigati!

MUSICA: The trial, Pink Floyd


SCENA QUINTA – IL PROCESSO

Personaggi: Alice, Re (giudice), la Regina, il Coniglio Bianco (Cancelliere), il Fante di Cuori (Imputato), 2 guardie (Carte da Gioco), Giurati (Bruco, Ghignagatto, Tartaruga Tarocca, Lepre Marzolina, Ghiro), Cappellaio Matto (primo testimone)
Scenografia: poltrone (sedie) per Re e Regina, tromba e pergamena per il Coniglio

MUSICA:

SIPARIO APERTO

Alice assiste da spettatrice accanto alla giuria

Entra in scena il Cappellaio Matto con una tazza di tè e una fetta di pane imburrato nelle mani

Dall’agitazione, il Cappellaio addenta la tazza di tè al posto del pane

La Regina continua a fissare il Cappellaio

Il Cappellaio s’inginocchia ai piedi della Regina

Il Cappellaio scappa via perdendo il cappello

Il Re riprende a parlare indicando un appunto appena scritto sul suo taccuino

Tutti guardano verso Alice

Le Carte si avventano su Alice

NARRATORE: Il Re e la Regina di Cuori avevano allestito il tribunale nel campo da croquet. Vicino ai sovrani spuntava l’immancabile Coniglio Bianco.

Il Fante di Cuori, invece, era in piedi davanti al Re e alla Regina, incatenato e sorvegliato.

Al banco dei giurati sedevano tutte le creature trovate finora in questa strana storia.

Al centro dell’aula campeggiava un vassoio di crostatine appena sfornate.

Alice pensò “Ullalà, c’è anche la merenda! Chissà quando arriva l’intervallo.

CONIGLIO BIANCO:(Suonando la tromba) Silenzio in aula!

IL RE:Cancelliere, legga l’accusa. E cominci dal principio. Poi, quando arriva alla fine, si fermi.

CONIGLIO BIANCO:(Srotolando la pergamena) Ispirata, la Regina preparò una crostatina. Ma a quel punto il losco Fante la rubò: che gran furfante!

IL RE:Il verdetto! Il verdetto! Tagliamo o non tagliamo questa testa?

CONIGLIO BIANCO:Ma maestà! Non abbiamo ancora sentito i testimoni!

IL RE:Ah, già. Be’, allora chiamiamoli, questi testimoni.

CAPPELLAIO MATTO:(Con fare cerimonioso)Mi scusino le Loro Altezze, ma stavo facendo merenda quando mi hanno convocato qui.

LA REGINA:(fissando il Cappellaio) Non ci siamo già visti, noi due?

CAPPELLAIO MATTO:(Impallidendo) N-n-noi due, Eccellenza? Oh, no no no no, non credo proprio, credo proprio di no…

ALICE:(Gemendo) Oh no, di nuovo!

LA REGINA:(Illuminata finalmente) Portatemi l’elenco dei cantanti che si sono esibiti all’ultimo Sanremo!

CAPPELLAIO MATTO:Vi prego, Maestà! Sono solo un pover’uomo che beveva il suo tè… e magari canticchiava, ogni tanto, ma comunque con grazia…

LA REGINA:TAGLIATEGLI LA TESTA!

IL RE:Ebbene, invito la giuria a stilare il verdetto!

CONIGLIO BIANCO:(Spazientito) Santi numi, Maestà, oggi non ne indovinate una! Bisogna ancora interrogare il testimone chiave!

IL RE:Ah sì? Oh, be’, allora, se è proprio necessario…

CONIGLIO BIANCO:La Corte chiama a testimoniare… ALICE!

ALICE:Presente! (Facendo cadere, muovendosi, tutti i giurati)… Ops, scusatemi! (Si inchina e fa altri danni).

“Meglio se sto ferma” pensa.

IL RE:(Imbarazzato) Ehm, allora signorina, signora… cosa ci può dire di questa disgraziata faccenda?

ALICE:Niente.

IL RE:Niente di niente?

ALICE:Niente di niente.

IL RE:Finalmente un indizio rilevante.

Breve pausa

Udite udite! Regola quarantadue. I testimoni chiave più alti di un chilometro devono sgombrare l’aula.

ALICE:(Imbronciata) Be’? Cos’avete da guardare tutti? Non sono mica alta un chilometro. E poi quella regola, vostra Maestà, ve la siete appena inventata!

IL RE:Ordine! Ordine! Signori giurati, procedete con il verdetto!

LA REGINA:(Seccata di non aver fatto rotolare nessuna testa ancora) La condanna prima, il verdetto poi, mio caro.

Guardie! Tagliatele la testa!

ALICE:Lasciatemi stare! Siete solo uno stupido mazzo di carte! Lasciatemi, ho detto!

UNA VOCE LONTANA:Alice!

UNA VOCE LONTANA:Alice!

SI CHIUDE IL SIPARIO – SI ABBASSANO LE LUCI

EPILOGO

Personaggi: Alice e la sorella

SI RIACCENDONO LE LUCI – I PERSONAGGI DAVANTI AL SIPARIO CHIUSO

Mentre aiuta Alice a rialzarsi

LA SORELLA: Svegliati, Alice! Alice…

NARRATORE: La voce portò con sé una carezza, e una mano morbida sulla guancia, finché Alice sbatté le palpebre e si rese conto di avere avuto gli occhi chiusi fino all’istante prima.

Le carte erano scomparse e, china accanto a lei, sua sorella la guardava con un sorriso incerto.

ALICE:(Meravigliata) Ohh…

LA SORELLA:Hai dormito, piccola.

ALICE:(Confusa) Ho fatto un sogno! Ma un sogno così strano! C’era un Bruco e c’era un Coniglio con l’orologio e una Regina e un Cappellaio e poi correvo e diventavo grandissima e piccolissima e…

LA SORELLA:È stato un sogno tanto curioso, cara, devo ammetterlo. Ma, adesso, va’ a casa che è tardi.

NARRATORE:Alice si spolverò la gonna e corse via, saltellando alla luce del tramonto.

La sorella, invece, rimase lì ancora un poco, mentre il sole affondava al di là del fiume e più giù, nelle tasche del giorno. Rimase lì a pensare…


“Tenera e dolce Alice, la tua luminosa curiosità non si spegnerà mai, ne sono certa, neppure quando, un giorno, diventerai grande.

(Rivolta al pubblico dei bambini)

Cari bambini non temete i vostri sogni, non smettete di inseguire il vostro Coniglio Bianco, continuate a viaggiare nei Paesi delle Meraviglie, abitati da bizzarri personaggi ‘senza senso’, come:

Bruchi addormentati (Michele)
Gatti felici (Maria Grazia)
Lepri strampalate (Paola)
Cani dormiglioni (Pupazzo)
Cappellai matti (Gigi)
Tartarughe taroccate (Paola)
Carte da gioco viventi (Giulia, Letizia, Antonella)
Fanti colpevoli (Roberto)
Re incerti (Flavio)
Regine terribili (Laura)
bianchi Conigli (Carla)

Emozionatevi, con giudizio e curiosità, senza paura. Aprite le finestre al mondo e partite per la vostra avventura, facendovi guidare dalla tenera, dolce e meravigliosa ALICE”.

ALICE: … che a sua volta non dimentica di ascoltare la sua giudiziosa sorellina (Maria Grazia).

ALICE e SORELLINA: E che storia sarebbe questa senza una ‘sensata’ e seria voce narrante come quella della nostra Nadia?!

NADIA:Grazie miei bizzarri personaggi e grazie infinite anche a…(Ringraziamenti finali)