Allegria

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ALLEGRIA

Divertimento in un atto

di LUCIANO FOLGORE

PERSONAGGI

MARIA

LUIGI

NINETTO

GIULIO

ROSA

VIOLANTE

Scena: una camera da pranzo qualunque. Inverno. Pri­me Ore della sera.

Commedia formattata da

Maria                                 - (facendo entrare nella stanza Violante, vestita di nero con in mano una piccola valigia di pelle scura) Prego, signora, volete essere così gentile di accomodarvi?

Violante                             - (guardandola stupita) Sei una cameriera veramente compita, tu!

Maria                                 - Vi dispiacerebbe trattarmi con meno confi­denza? La compitezza è un dovere reciproco in questa casa.

Violante                             - Che strano modo di parlare! C'è il pa­drone o la padrona?

Maria                                 - La padrona è uscita. Credo sia andata al cinematografo. Glielo ho suggerito io. Quanto al signore sta facendo i compiti di scuola.

Violante                             - I compiti di scuola!!

Maria                                 - Precisamente. Ma ciò non vi deve imbaraz­zare. So benissimo che voi siete la signora attesa. Lo zio Telesforo ci ha telegrafato l'altro giorno preannun­ziandovi.

Violante                             - (ironica) Ah, il signor Telesforo! La cor­tesia è un'abitudine della casa, però il senso delle di­stanze non è il vostro forte.

Maria                                 - Volete vedere la vostra camera? E' in ordine. La domestica l'ha preparata fino da ieri.

Violante                             - Ma la domestica non siete voi?

Maria                                 - Oggi sì. E' il mio turno.

Violante                             - Non capisco.

Maria                                 - Tutto vi sarà spiegato più tardi. A proposito, la mattina che cosa preferite?

Violante                             - (secca) Quello che c'è.

Maria                                 - Bene. Intanto accomodatevi. La valigia, per favore.

Violante                             - (rifiutandogliela. Sgarbata) La porto da me. Non pesa mica!

Maria                                 - Come volete, signora... Signora... Il vostro nome, se non vi dispiace. Lo zio Telesforo ci ha tele­grafato soltanto che sarebbe arrivata una signora sua carissima amica.

Violante                             - Mi chiamo signora Violante.

Maria                                 - Violante! Che nome letterario! Qui abbiamo tutti dei nomi molto facili e comuni: Luigi, Ninetto, Maria, Giulio, Rosa...

Violante                             - (sbuffando) Insomma, risparmiatevi gli apprezzamenti e le critiche! Dov'è il rispetto per i pa­droni e per gli ospiti?

Maria                                 - Ah, già, il rispetto! Scusate. Possiamo an­dare? Vi mostrerò la camera, il bagno e il resto. (Si avvia).

Violante                             - (seguendola) Che buffa casa!

                                           - (Escono entrambe a sinistra).

Luigi                                  - (entra da destra con un foglio di carta e una matita in mano. Veste un pigiammo e ha un bel paio di baffoni) Auf! Quanto farà 177 mila virgola 005 al quadrato? (Siede alla tavola) Ecco, la moltiplicazione è fatta. Però non so dove mettere la virgola per i decimali. Che astruseria la matematica!

Maria                                 - (rientrando) Signorino, è arrivata la signora. Quella dello zio Telesforo!

Luigi                                  - Davvero? E com'è? Bella? Giovane?

Maria -                               - No, stacciatone. Brutta, vecchia e scorbutica.

Luigi                                  - Che disdetta! Bè, bisogna avvertire il signore. Non tarderà molto. Finiva di mettere a posto certe carte di famiglia. Non occorre disturbarlo. Tanto c'è sempre tempo per le cattive notizie. Maria, si potrebbe bere qualche cosa? Oggi hai messo troppo sale nello stufatino. Ho una sete del diavolo. Portami una bella aranciata.

Maria                                 - Mezz'ora prima del pranzo!? No, no. Chie­dilo al signore. Io non mi prendo la responsabilità.

Luigi                                  - (seccato) Accidenti!

Violante                             - (rientrando. A Maria) Non riesco ad aprire l'armadio. La chiave non gira. (Accorgendosi della pre­senza di Luigi) Oh, meno male! Finalmente qualcuno della famiglia. Siete il padrone di casa, non è vero?

Luigi                                  - Ieri. Oggi sono il padroncino.

Violante                             - Allora annunziatemi al nonno.

Luigi                                  - Quale nonno? Il nonno è morto cinquant’anni fa. Piuttosto, voi che avete l'aria di una vecchia istitutrice, non sapreste per caso quanto fa 177,005 al qua­drato ?

Violante                             - Tuoni e fulmini! Ma qui mi si prende in giro. Desidero parlare d'urgenza col signore.

Maria                                 - Guardate, combinazione, è proprio qua!

                                           - (Entra Ninetto con una papalina in testa. Calzoni lun­ghi. Aria preoccupata).

Luigi                                  - (al ragazzino) Sai, è arrivata l'amica dello zio Telesforo.

Ninetto                              - (avvicinandosi alla signora) Molto piacere. Vi do il benvenuto in questa casa. (Tra sé) Perbacco, si dice il benvenuto o la benvenuta? (Riprendendosi. A Violante) Sono parecchi anni che non vediamo lo zio Telesforo, ma ci è caro egualmente e i suoi amici... (Si gratta la testa come uno che non riesce a concludere) Ecco. I suoi amici ci sono egualmente cari. Domani poi no, dopodomani, vi dirò cose di molto meno riguardo.

Violante                             - (offesa) Mi accorgo che qui si scherza in modo indecoroso. Il padroncino coi baffoni. Il padrone di casa con la bocca che ancora gli puzza di latte.

Maria                                 - Di che cosa vi preoccupate voi? Non siete forse ben ricevuta qui dentro?

Violante                             - (continuando impertinente) La domestica che s'immischia di cose che non la riguardano.

Maria                                 - Ah, signora! Voi ci offendete! La nostra è una famiglia modello, basata su canoni della perfetta uguaglianza.

Violante                             - (sarcastica) I canoni! Che parolona!

Maria                                 - Ho la mia brava licenza magistrale, per vostra regola e norma.

Violante                             - Allora non discuto più. A proposito con chi devo discutere?

Ninetto                              - Con Giulio. Di queste cose, oggi, bisogna parlarne con Giulio. Maria ve lo chiamerà subito. In­tanto io mi ritiro. Ho da finire una lettera urgentissima. Signora Violante, scusatemi. Ci rivedremo a pranzo. (Si avvia. Prima di uscire, a Maria) Mi raccomando. All'ora stabilita, in tavola. (A Luigi) E tu, Luigi, svelto con quella tua matematica. Se per l'ora di pranzo il compito non è finito, senza frutta. Hai capito? (Esce dalla porta di fondo. Maria l’ha già preceduto).

Luigi                                  - (frigna) Che rompicapo i problemi. Non ci riesco, non ci riesco. Signora, perché non mi aiutate? Il quadrato di 177,005? La incalza) Il quadrato di 177,005...

Violante                             - (schermendosi) Indietro, vecchio e stupido monello.

Luigi                                  - (offeso. Con tono puerile) Vecchio e stupido monello!? Ve ne approfittate perché oggi sono un bam­bino. Ma domani non oserete più parlare così.

Violante                             - (borbottando) Metterò io giudizio a tutti in questa casa! E' proprio necessario.

Luigi                                  - Perché non sorridete mai, signora? Un sorri­sino vi farebbe tanto bene.

Violante                             - Non ne ho voglia. E poi, io non sorrido mai.

Luigi                                  - Che disgrazia! Avete forse fatto un con­tratto con le pompe funebri?

Violante                             - Precisamente. (Riprendendosi) Che dico! Insomma, la mia serietà non mi permette di discutere con degli uomini anziani che trovano divertente trave­stirsi da bambini.

Luigi                                  - Ih ih! Vi rovinereste la mutria, non è vero?

Violante                             - Mascalzone.

Giulio                                 - (entrando) Luigi, che cosa fai? Sempre pe­tulante eh? Infastidisci la signora! Via subito nello studio!

Luigi                                  - (sgattaiolando e facendo un palmo di naso a Giulio) Addio, zietto. Bella gatta da pelare!

Giulio                                 - (fa l'atto di rincorrerlo) Ah, brigante! (Tor­nando indietro) Scusate tanto, signora.

Violante                             - Non mi raccapezzo più. Dove sono? In una casa di pazzi? Se il signor Telesforo mi avesse av­vertita...

Giulio                                 - Prego, signora, sedete. Nessuno vi ha fatto accomodare? Mi dispiace veramente. Dovevano chia­marmi subito. Ho già sgridato Maria.

Violante                             - (sedendo su una poltrona) Dio sia lodato! Finalmente una persona a modo, che ragiona.

Giulio                                 - Dovere mio. Sono di turno.

Violante                             - Ho già sentito parlare di turno. Potreste spiegarmi il perché di questa grottesca commedia?

Giulio                                 - (candido) Quale commedia?

Violante                             - Ma quella che si svolge qua dentro! Po­trei chiamarla altrimenti questa finzione assurda e ridi­cola? Uomini d'età che fanno i bambini, bambini che recitano la parte di persone posate. Domestiche che spa­droneggiano col beneplacito del capo di casa. G-ià, ho esagerato. Non si tratta di una commedia, ma di una farsa stupida, sconveniente.

Giulio                                 - Voi ci offendete! Però quando vi avrò messo al corrente del sistema della nostra famiglia cambierete opinione.

Violante                             - E allora spiegatevi.

Giulio                                 - Ecco, voi, signora, siete capitata in una fa­miglia di buon senso e soprattutto allegra. Di una alle­gria inalterabile. Come sapete, il Cielo protegge le anime festose.

Violante                             - (cupa) Non sempre.

Giulio                                 - Sempre. Il buonumore ispira la giustizia e allontana il malocchio. (Suono insistente di campanello. Trilli brevi che si alternano a trilli prolungati). Vedete, qui dentro regna l'eguaglianza assoluta... (Nuova musica di campanello).

Violante                             - (ironica) Però non regna affatto l'ordine qui dentro. E' cinque minuti che suonano e nessuno va ad aprire!

Giulio                                 - Perché parlate con tanta sicumera di cose che non conoscete? (Altri squilli di campanello). Vi dirò. Nessuno bussa alla porta. E’ Ninetto che ha un'attitudine speciale per suonare il campanello. Sentite che delicatezza di tocco? Allora noi incoraggiamo questa sua vocazione e lui, appena ha qualche minuto libero, si esercita.

Violante                             - (sarcastica) Un giorno darà anche dei con­certi, non è vero?

 Giulio                                - Non è mica una cosa facile suonare bene il campanello! Bussate e vi sarà aperto. Ma in che modo bussare ?

Violante                             - Sentite, lasciamo da parte questi discorsi. Non mi interessano.

Giulio                                 - Tutto è interessante ai fini di una spiega­zione.

Violante                             - Si, sì, ma veniamo presto a questa bene­detta spiegazione.

Giulio                                 - Volentieri. Mi sembra che parlavo del prin­cipio di giustizia che regge la nostra famiglia. Ecco, cer­cherò di essere chiaro, conciso. Mi spiegherò con degli esempi. Si dice spesso, nel mondo, che i grandi non ca­piscono i piccini, che i padroni non trattano bene la servitù perché non di mettono mai nei suoi panni. Si dice che il marito non valuta giustamente le fatiche della moglie, che costei, a sua volta, non si rende conto delle preoccupazioni finanziarie del marito. Lo ammettete?

Violante                             - Sarà, può darsi. Ammettiamo che sia così.

Giulio                                 - Ebbene, da noi, niente di tutto ciò. Abbiamo risolto in pieno l'inconveniente.

Violante                             - In che modo?

Giulio                                 - Ognuno di noi assume a turno ruoli diversi.

Violante                             - Come? Come?

Giulio                                 - Oggi, ad esempio, il padrone di casa fa il signorino e il ragazzo fa il padrone di casa. La signora mette il grembiule, impugna la scopa, fa il servizio. La domestica invece, con cappello e guanti, va al cinema­tografo.

Violante                             - A meraviglia, caro signore! E voi, di grazia, che parte fate, qui dentro, oggi?

Giulio                                 - Io? Sono di turno per le cose gentili, le visite inaspettate, i fastidi, le possibili disgrazie.

Violante                             - Dunque io potrei essere un fastidio, una possibile disgrazia?! Capisco. Ma sapete, non me ne an­drò. Il signor Telesforo ha detto: «Recatevi laggiù e ad onta di tutto rimanete i cinque giorni fissati». E io resto.

Giulio                                 - (calmo) Non vi offendete! Ho parlato anche di cose gentili e di gioie inaspettate. Vedrete che a tavola il padrone di casa...

Violante                             - (ghignando) Il padrone di casa! Ma fatemi il piacere! Dovrei ascoltare quel moccioso che parla con sussiego! ?

Giulio                                 - Lo ascolterete, signora. Ha quasi imparato; sono parecchie volte che sostiene questa parte. Vi dirà tutto ciò che pensiamo noi e che è conveniente dire, in simili circostanze.

Violante                             - A proposito. E lo scherzo dei ruoli dura anche la notte?

Giulio                                 - No. Durante la notte c'è una specie di inter­regno. Il sonno rende gli uomini tutti uguali, inermi e innocenti.

Violante                             - Meno male! Se la commedia fosse arri­vata anche nell'intimità della camera da letto sarebbe stata abbastanza piccante e molto immorale.

Giulio                                 - Lo credete sul serio? Avremmo congegnato la rotazione in modo da impedire ciò che voi pensate. E poi non esistono forse coniugi che dormono in ca­mere separate? Del resto guardate che tipo è la dome­stica. (In quel momento entra Rosa vestita di scuro, ab­bastanza elegante). Permetti, cara, che ti presenti la si­gnora Violante?

Rosa                                   - Ah, quella dello zio Telesforo! ? Fortunata.

Violante                             - (a mezza bocca) Fortunatissima...

Giulio                                 - Che film hai visto al cinema? Era interes­sante?

Rosa                                   - Non ho potuto veder niente.

Giulio                                 - C'era troppa gente?

Rosa                                   - Non lo so. Ho dovuto fare tante di quelle commissioni che arrivo appena in tempo a rientrare per l'ora di pranzo. Un vero fastidio. Sembra nulla ma an­dare di negozio in negozio porta via tanto di quel tempo. Sensate un momento. Vado a togliermi il cappello. Ci vedremo fra poco. (Esce).

Giulio                                 - Capite? Quella è una domestica che non dirà mai nella sua vita: « La signora è una fannullona. Non è capace altre che di gridare, uscire quando le fa comodo, divertirsi ». Mio cognato si vergognerà di urlare ogni momento al proprio figliolo: «Io, alla tua età, i compiti di scuola li sbrigavo in quattro e quattr'otto ». Avete visto poco fa? Un problemino da nulla e non è riuscito a risolverlo. In virtù di tali esperienze ci trat­tiamo tutti con vera umanità e comprensione. Ci met­tiamo nei panni degli altri e ci sopportiamo allegra­mente a vicenda.

Violante                             - (mordace) Sicché io sarei venuta a distur­bare, a rompere una così bella armonia!?

Giulio                                 - Rompere?! Disturbare?! Niente affatto. Al­largheremo il programma. Aggiungeremo un numero. Ci ara in più il personaggio dell'ospite. Vi metterete in turno con noi.

Violante                             - (scandalizzata) In turno!? Ma voi siete matto! Mi tratterrò qui cinque giorni. Prima di andar­mene debbo compiere una missione pericolosa.

Giulio                                 - Nessuno vi impedirà di compierla; se ci riuscirete. Però è indispensabile che vi uniformiate alle regole della casa. Il turno si impone.

Violante                             - E se mi rifiutassi?

Giulio                                 - Allora con molto rammarico vi apriremmo la porta e vi diremmo: « Signora Violante, potete an­dare ». Sarebbe più forte di noi guastarci definitivamente con lo zio Telesforo e i suoi amici, ma dovremmo farlo. Dunque, siamo intesi ?

Violante                             - Vedremo, vedremo.

                                           - (Nel frattempo Maria è entrata nella stanza e appa­recchia la tavola. Tovaglia, piatti, posate, bicchieri e una fruttiera colma di frutta di stagione).

Giulio                                 - Signora, se volete mettervi in ordine. Fra dieci minuti andremo a tavola. Pranziamo alle 7 e tre quarti precise.

Violante                             - Bene. Grazie. Vado subito (si alza e si ritira a destra nella camera dei forestieri).

Giulio                                 - (a Maria) Anche questa giornata l'abbiamo quasi condotta in porto. Credo che la finiremo tranquil­lamente.

Maria                                 - Ho i miei dubbi. Quell'ospite mi piace poco. Spira da lei un senso di fastidio e di rancore.

Giulio                                 - Lo vinceremo, sta sicura. Altrimenti a che servirebbe il nostro buonumore?

Mahia                                 - Mi pare che abbiamo troppa fiducia nelle nostre forze. Ho paura...

Giulio                                 - II solito timor panico femminile. Anche io mi sono accorto che non si tratta del consueto tipo di ospite inaspettata e seccatrice, ma di molto peggio. Però non dobbiamo sgomentarci. Ho già escogitato qualcosa per salvarci dal suo malefico influsso.

Maria                                 - Bisogna ricordarci che lo zio Telesforo è di una perversità diabolica. Vorrebbe vederci morti soprat­tutto perché non ci offendiamo della sua cattiveria.

Giulio                                 - Lo facciamo apposta. Se ci irritassimo per i noi insulti ne gongolerebbe. L'unico modo per salvarci dalla sua persecuzione è di ridere clamorosamente dei suoi tiri malvagi. Vedrai che finirà per lasciarci tutte le sue sostanze dopo averle condite con le più sinistre profezie.

Maria                                 - Quel denaro non ci porterà fortuna.

Giulio                                 - Lo esorcizzeremo prima di toccarlo. Con la formula magica della nostra spregiudicata allegria gli toglieremo ogni potere maligno. Compreremo poi una casa più grande, con un bel giardino intorno e lo zio Telesforo, in effige, sarà il testimonio muto della nostra felicità. Il programma non ti sorride?

Maria                                 - Sì, ma...

Giulio                                 - Ma, che cosa?

Maria                                 - Vorrei che quella signora Violante se ne andasse subito. Anzi, che non fosse mai venuta. (S'ode il trillo del telefono nella stanza accanto). II telefono. Vado io?

Giulio                                 - No, tocca a me. Qualche seccatura certa­mente. (Esce).

Luigi                                  - (entra trionfante. Grida) Ci sono riuscito! Ci sono riuscito! 177,005 al quadrato fa 31330 virgola 770025. (A Maria) Che cosa sono le cifre dopo la virgola? Mi­lionesimi? (Tocca la frutta).

Maria                                 - Che ne so io? Lascia stare la frutta. Lo sai bene che non si tocca!

Luigi                                  - Ma io ho una fame del diavolo! Almeno uni banana.

Maria                                 - Niente prima del pranzo. (Allontana Luigi dalla fruttiera. Luigi si mette a frignare)

Ninetto                              - (entrando) Che cosa c'è?

Maria                                 - Luigi che non può aspettare cinque minuti! Vorrebbe incominciare dalle banane.

Ninetto                              - (avvicinandosi alla fruttiera con un certo slan­cio) Ah, che bella frutta! (Fa per toccarla, ma si ri­corda di essere nei panni d'un padre. Si riprende. A Luigi, severo) Quante volte ti ho detto di non fare l'impaziente e il goloso?

Luigi                                  - Ma io...

Ninetto                              - Zitto. Non attaccare la solita geremiade. Hai risolto il problema?

Luigi                                  - (scontroso) Sì.

Ninetto                              - E la lezione l'hai studiata?

Luigi                                  - Anche quella.

Ninetto                              - Bene. Ti sei lavato le orecchie?

Luici                                  - Ma certo!

Ninetto                              - Fa vedere. (Luigi mostra le orecchie. Ni­netto le esamina) Non c'è male.

                                           - (Maria nel frattempo è uscita).

Giulio                                 - (entrando) A proposito. Ha telefonato Gi­rolamo. Ci voleva da lui dopo cena per Io scopone.

Ninetto                              - Misericordia!

Luigi                                  - (con rammarico) Però da Girolamo le par­tite sono sempre interessanti. E poi abita così vicino!

Ninetto                              - Bè bè!? Non sai che alle nove i ragaz­zini debbono essere già a letto?

Giulio                                 - Ho evitato il guaio. Ho risposto che in casa abbiamo un'ospite. Ha détto di condurre anche lei. Te la figuri la signora Violante che giuoca a scopone?

Ninetto                              - E come è andata a finire?

Giulio                                 - Visto che insisteva tanto, ho soggiunto che qui in casa ei sono due ammalati di influenza. So quanto Girolamo teme il contagio. La seccatura è rimandata alla prossima settimana.

Ninetto                              - Nessun'altra novità durante la giornata?

Giulio                                 - Aspetta... Ah, il calzolaio ha mandato il conto pregando di saldarlo subito.

Ninetto                              - Non è possibile. Non si sa come arrivare alla fine del mese! Tu, Luigi, le scarpe non le consumi, te le mangi addirittura.

Luigi                                  - E tu?

Ninetto                              - Quello che fanno i genitori è sempre fuori di discussione. Taci. (A Giulio) Ora parliamo un po' di questa signora Violante.

Giulio                                 - Non c'è tempo. Zitto. Eccola.

                                           - (Entrano Violante da una parte e Rosa dall’altra).

Ninetto                              - Ah, ci siamo tutti! A tavola. (A Violante) Prego, signora, qui, alla mia destra (Ognuno prende posto secondo le regole del galateo. Ninetto, spiegando il tovagliolo, a Violante) Abbiamo avuto un tempo ma­gnifico oggi.

Violante                             - La meteorologia non m'interessa.

Ninetto                              - Avete letto il giornale? La pesca delle balene quest'anno è andata malissimo.

Violante                             - (alza le spalle) Uhm!

Ninetto                              - Vino o acqua?

Luigi                                  - (sottovoce) Veleno.

Ninetto                              - Che cosa dici? (A Violante) Acqua?! Ecco l'acqua! (Mesce. Entra Maria con la zuppiera) Luigi, vuoi finirla di tirare pedate? Non negarlo, ho vi­tto lo zio Giulio che ha fatto una smorfia.

Luigi                                  - (che sta annodandosi il tovagliolo intorno al collo) Non l'ho fatto apposta. (Arricciando il naso) Uh, la solita minestra di cavoli!

Ninetto                              - Poche osservazioni, ragazzo. Si mangia quella che c'è. (Comincia a suonare ripetutamente il campanello che sta sulla tavola).

Rosa                                   - Ninetto, per piacere, smettila con i tuoi eser­citi musicali. Non è l'ora più adatta questa. E poi c'è la signora Violante.

Violante                             - Confesso che il campanello è uno stru­mento che mi dà terribilmente ai nervi.

Ninetto                              - (scusandosi) Ero soprapensiero. Gli affari. Che cosa brutta gli affari! Si comincia?

Giulio                                 - Un momento. Vorrei dire due parole.

Ninetto                              - I discorsi si fanno in fine di pranzo, per­bacco! Si ha appetito o non si ha appetito?

Luigi                                  - Si ha fame.

Rosa                                   - Ti faccio osservare, Ninetto, che oggi Giulio e di turno come parafulmine.

Ninetto                              - (rassegnato) E va bene. La parola al pa­rafulmine  (A Violante) Signora, vi disturba?

Violante                             - Oh, quanto a me, che dica pure!

Ninetto                              - (a Giulio) Allora avanti, parafulmine. E cerca di essere breve.

Giulio                                 - (alzandosi) Brevissimo. Lo zio Telesforo ci ha mandato un'ospite...

Luici                                  - (canzonatorio) Lo sappiamo, lo sappiamo!

                                           - (Tutti lo guardano severamente).

Giulio                                 - (proseguendo) Lo zio Telesforo ci è molto caro benché non ci voglia affatto bene. Lo amiamo molto quantunque sia cattivo come il diavolo...

Luigi                                  - Abbasso lo zio Telesforo!

Ninetto                              - (a Luigi) Vuoi uno scapaccione, brigante?

Giulio                                 - Ricordate quattro anni addietro? Disse: « Consideratemi un morto. Appena mi farò vivo di nuovo vi manderò una maledizione».

Ninetto                              - Già, già... Lo zio Telesforo ci odia perché siamo gente troppo spregiudicata e allegra.

Giulio                                 - La maledizione ce l'ha finalmente mandata. Eccola (accenna alla signora Violante).

Luigi                                  - (sghignazzando) Speriamo che si offenda e te ne vada. E' vecchia e brutta.

Violante                             - Mi offendo, ma non me ne vado.

Giulio                                 - Oh, restate pure, signora! Non vi temiamo, tapete! Siamo preparati a tutto, anche agli scherzi ma­cabri.

Ninetto                              - Macabri sul seria?

Giulio                                 - Sul serio. Sapete chi è la illustre signora Violante? La morte in persona o per lo meno la iet­tatura. Lo zio Telesforo è capace di tutto.

Rosa                                   - (a Violante, preoccupata) E' vero che siete quello che dice Giulio?

Violante                             - Precisamente. Resterò qui dentro cinque giorni, poi vedrete che disgrazia piomberà sulla vostra casa.

 Luigi                                 - Noi faremo gli scongiuri! Noi faremo gli scongiuri!

Ninetto                              - Il ferro di cavallo, le corna. Terque, quaterque...

Giulio                                 - (calmo) Non ce ne sarà bisogno. A noi, gente burlona, non manca il rimedio per salvarci da un simile pericolo.

Ninetto                              - Non sarà un piallativo?

Luigi                                  - Si dice palliativo.

Ninetto                              - Zitto, tu. I genitori hanno il diritto di sbagliare e i figli no.

Giulio                                 - (paziente) Allora ho messo la nostra ospite, la terribile signora Violante, in turno, secondo le regole della casa. Fra cinque giorni le toccherà la parte di parafulmine. Qualunque disgrazia, qualunque iettatura piomberà qui dentro ricadrà soltanto sulla testa della signora Violante.

Violante                             - (si alza furiosa. Rovescia la seggiola. Butta il tovagliolo sulla tavola) Maledetti! Me ne vado. Ma non vi dimenticherò, siatene certi! (Si precipita nella stanza dei forestieri).

Maria                                 - La minestra si raffredda. Peccato! Era cosi buona!

Ninetto                              - Allegri! Allegri! L'appetito non ci manca. Luigi, fammi il santo piacere, levati le dita dal naso.

Luigi                                  - E' contro la iettatura.

Rosa                                   - Ma se ne andrà per davvero?

                                           - (La signora Violante ricompare con la valigetta in mano e il cappello a sghimbescio).

Luigi                                  - Rieccola (le mostra la lingua).

Violante                             - (fermandosi un attimo) Tornerò! Oh se tornerò! (Si avvia accompagnata da Maria).

Ninetto                              - Tra sessant’anni.

Luigi                                  - Passa via!

Giulio                                 - (fregandosi le mani) Gliel'abbiamo fatta. (Si ode in anticamera un terribile fracasso di vetri rotti. Breve pausa. Maria ricompare sulla porta).

Rosa                                   - (impaurita) Dio santo, che cosa è successo?

Maria                                 - Niente. Il lampadario di Murano si è stac­cato dal soffitto. C'è mancato poco che l'accoppasse.

Ninetto                              - L'esempio viene dall'alto. Manderemo su­bito un telegramma allo zio Telesforo...

Luigi                                  - Bene, bis!

Ninetto                              - ... così concepito: « Violante fuggita. Com­priamo un nuovo lampadario. Pranzo eccellente, salute ottima. L'allegria continua...».

FINE