Altalena della vita

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ALTALENA DELLA VITA

Commedia in un atto

di LADISLAO FODOR

- (Traduzione di Corrado Rossi).

PERSONAGGI

IL MARITO

LA MOGLIE

Commedia formattata da

 (Quella che segue è una tragedia di piccoli borghesi. Luogo: il dolce nido familiare, appartamentino di 3 vani, servizi, ascensore, via Borghesucci N. 89, terzo piano, di fronte alla scala. Il giovane marito e la giovane moglie si sono sposati da un'ora. Non vanno in viaggio di nozze perché la microscopica dote della moglie è stata spesa per l'acquisto di quel paradiso terrestre che è l'appartamentino di 3 vani, ecc. ecc. Sono arrivati a casa in questo preciso momento, evi­dentemente scappati dal cosiddetto banchetto di nozze, ed ora si guardano con un po' di commo­zione. Il marito, non si può negare, è alquanto grassottelle, forse troppo. La moglie per contro, è magra. Non importa. Sono felici. Specialmente il marito: da ogni suo poro sprizza l'ottimismo delle persone grasse. E se questa fosse una com­media vera, la tela si aprirebbe ora. Ma siccome non lo è, così marito e moglie, senza l'inter­vento di riflettori, della tela e di altri pream­boli, cominciano a parlare).

 Il marito                       -  Siamo a casa, cara...

La moglie                      -  Nel nostro piccolo dolce nido...

Il marito                        -  Via Borghesucci 89, terzo piano, di fronte alla scala...

La moglie                      -  Tre vani, servizi...

Il marito                        -  E ascensore... Sei felice, cara?

La moglie                      -  Molto!... E tu?...

Il marito                        -  Non si può immaginare... Sento nel cuore la primavera... e che primavera!

La moglie                      -  Caro!...

Il marito                        -  Baciami!... Ormai è lecito.

La moglie                      -  Dio, com'è strano! Ora posso baciare liberamente il mio Ernesto. Non devo più aver paura che la pellicola si spezzi.

Il marito                        -  Di che pellicola vai pax'landò?

La moglie                      -  Penso che fino ad ora ci siamo sempre baciati al cinematografo... Ora però sia­mo nel nostro piccolo dolce nido...

Il marito                        -  Via Borghesucci 89, terzo piano.

La moglie                      -  Tre vani, servizi...

Il marito                        -  ... e ascensore... sei felice?

La moglie                      -  Molto!... E tu?

Il marito                        -  Immensamente. (Qui spunta l'ot­timismo dei grassi) Vedi, mi sento così giovane, così forte e sano, che vorrei tornare alle scuole elementari. Oh! cuore mio, se tu sapessi come è bella la vita!

La moglie                      -  Piena dì sole, Ernesto... e piena di sole.

Il marito                        -  Quanto ho sofferto negli anni scorsi! Sarebbe stato troppo anche per un so­maro. Eppure io dico: la vita è bella, la vita è buona. (All'aspetto ingrassa di due chili). Vale la pena di lavorare quando si ha una mogliet-tina così dolce, così buona, così bella. Vorrei vivere mille anni.

La moglie                      -  Anch'io.

Il marito                        -  E mille anni sono anche pochi per me! Un millennio di felicità è appena un attimo fugace, dice il poeta. Sai, cuoricino mio, che programma ho io?.,. Lavorare finché non avremo un appartamento più grande... Poi la­vorare per avere una casa nostra... Poi lavorare finché non avremo un'automobile... Poi lavo­rare, lavorare finché non avremo una cam­pagna...

La moglie                      -  Campagna? Ma se non te ne intendi!

Il marito                        -  Ma voglio che mio figlio diventi un agricoltore.

La moglie                      -  Di tuo figlio... (pudica) Oh! Er­nesto... (non arrossisce).

 Il marito                       -  Voglio che i nostri figli siano felici. Voglio mettere le fondamenta per la feli­cità di intere generazioni. E per far questo, mille anni sono pochi... Duemila anni vorrei vivere!... Duemila anni?... Eternamente. (In­grassa di un altro chilo) Si amore mio. Sono felice ed esultante. (Dal suo panciotto salta via un bottone. In questo momento entra il signore cupo).

Il signore cupo              - Buon giorno.

La moglie                      - (gridando spaventata) Mio Dio!

Il marito                        -  Chi è lei?  E come è entrato qui?

Il signore cupo              -  La porta era aperta ed io mi sono permesso di entrare.

Il marito                        -  Come?... Ma è il colmo dell'im­pertinenza! Chi l'ha chiamato?

Il signore cupo              -  Mi manda la mia co­scienza.

La moglie                      -  Oh! bella!

Il signore cupo              -  Un momento di pazienza. Lei, è vero, è quel signor Ernesto Cuoera sposatosi questa mattina con la signorina Marghe­rita Savoly...

Il marito                        -  Sì, sono io infatti.

Il signore cupo              -  Congratulazioni...

Il marito                        -  Non capisco. Chi è lei?

Il signore cupo              -  Uno sconosciuto generoso... Ero presente al loro matrimonio.,, ho visto la loro felicità... ed ho pianto... ho pianto calde lacrime...

Il marito                        -  E perché?

Il signore cupo              -  Perché ho pensato che nulla è eterno...

La moglie                      - (spaurita) Come?

Il marito                        - (impressionato) Cosa dice?

Il signore cupo              - (con mestizia) Sì, signore! L'uomo è morituro....

Il marito                        - (dimagrando di un chilo) Mori­turo? ! ...

Il signore cupo              -  E siccome lei! è un uomo, è morituro anche lei. Su ciò non si discute.

Il marito                        - (con risentimento) Oh! senta: che vuole lei qui? E proprio ora ha trovato op­portuno venire?

Il signore cupo              -  Proprio ora dovevo veni­re! Ora, quando nell'ebbrezza della felicità fa­cilmente si dimentica il destino... La consiglio dì pensare alla morte!

Il marito                        -  Fuori di qui!  Vada via!

Il signore                       -  Va bene. Posso andarmene. Ma ciò non cambia la verità. (Cupamente) Ernesto Cucera... lei morrà!

Il marito                        -  Ahimè! (Dimagrisce ancora di due chili).

La moglie                      -  Ernesto!... Ernesto mio!...

Il signore cupo              -  La rosa appassisce... il fiore perde i suoi petali... ed anche per l'uomo un giorno viene l'automobile nera... Lei a ciò non pensa nel momento più bello della sua vita.

Il marito                        - (fuori di sé dalla collera) Fuori! Basta! Se ne vada, altrimenti... Chi ha mai vi­sto una cosa simile? Sono pieno di felicità, di contentezza, di vita. E lei viene qui e mi toglie ogni desiderio di vivere. Basta!

Il signore cupo              - (con un sorriso diabolico) Ah! ah! ah!... leggerezza umana!... Sa quanti uomini prima di lei hanno parlato così?...- Ed ora tutti sono al cimitero!

La moglie                      -  Mio Dio!  (Sviene).

Il marito                        -  Coraggio, cara! Non ascoltare quello che dice questo mascalzone. Senta: se apre ancora la bocca, le dò una lezione gratuita di volo... Che morte d'Egitto! Per ora vivo e vivrò ancora... (Cerca di persuadersi) Sono di famiglia sanissima. Ho condotto una vita calma ed igienica. Mi sono ammogliato. Secondo le statistiche, gl'i uomini ammogliati vivono più a lungo. Se non vivrò mille anni, cento sicuramen­te. (E subito s'ingrassa di nuovo di un chilo).

Il signore cupo              -  Ah! ah! ah!... Cent'anni vuol vivere... Caro signore, lei è piuttosto gras­so. Come può prevedere il momento in cui le verrà un colpo apoplettico?

Il marito                        -  Un colpo? ! ... (Se lo sente di già)

La moglie                      - (piangendo disperatamente) Er nesto! Ernesto! Sei proprio molto grasso!

Il marito                        - (pure piangendo) Dimagrirò, cara! Dimagrirò!

Il signore cupo              -  Durante il vostro sposalizio m'è apparsa una visione terribile: la Morte.   Stava in  agguato  con gli  occhi  vuoti  e la falce luccicante.

Il marito                        - (urlando per lo spavento) Aiuto Aiuto!

La moglie                      -  Ernesto' mio, per te porterò il lutto eternamente.

Il marito                        -  Ma mia cara, io vivo ancora.

Il signore cupo              -  Memento mori... dice l'av­vertimento divino.

Il marito                        -  Vale la pena di lavorare?

La moglie                      -  Perché si vive dunque?

Il marito                        -  Perché abbiamo aspettato tanto a sposarci?

La moglie                      - La vita è così breve!

Il marito                        - poveri noi!

La moglie                      -  Poveri noi! . Incomincia appena e già volge alla fine. (Piangono tutte due).

Il signore cupo                - (con entusiasmo) Signore e signora Cucera! Povere anime del gregge no! Vedo dalle loro lacrime che sono finalmente persuasi Ora possono guardare la morte in fac­cia con tutta calma.

Il marito                        - (inginocchiandosi) Signore, per l'amor di Dio, perché ci martirizza così? Dica: che vuole da noi?

Il signore cupo              -  Voglio ricondur lei al suo dovere verso sé stesso- e la sua vedova.

Il marito                        -  La mia vedova? ! ...

La moglie                      - (con un grido) Ah!

Il signore cupo              -  Sono venuto per insegnarle la via giusta.

Il marito                        -  ...? ...? ...?

Il signore cupo              - (solennemente) Faccia una assicurazione sulla vita alle migliori condizioni che si possono desiderare.

Il marito                        -  Cosa dice?

Il signore cupo              - (presentandosi) Sono Luigi Cupo, agente generale della più importante so­cietà di assicurazioni sulla vita.

Il marito                        - (ingrassando di colpo di venti chili) Agente d'assicurazione? (Avanzando come una tigre) Basta! Esca subito!

Il signore cupo              -  Prego, posso- anche andar­mene... ma lei pensi ai suoi orfani.

Il marito                        -  Pazzo! Parlare ora di orfani!

La moglie                      - (pudica) Gli orfani... (Non ar­rossisce).

Il signore cupo              -  Faccio osservare che gli sposi previdenti, prima di dare alla luce degli orfani, si preoccupano di assicurare il loro avvenire. Cosa farà quella povera e disgraziata donna quando, Dio ci guardi, lei non sarà più? Vuole che i suoi orfani debbano penare tutta la vita? Che sua figlia sia travolta nella lotta quo­tidiana, che suo figlio diventi magari un delin­quente? Immagina lei che significa oggi per un figlio essere senza padre?

La moglie                      - (previdente) Infatti è vero.

Il marito                        -  Scusi, per ora non c'è che un padre senza il figlio.

Il signore cupo              -  Qui sta la grande diffe­renza. Un figlio non può procurarsi un padre... Invece un padre...

La moglie                      -  Ma signore...

Il signore cupo              -  Ora cominciamo ad andare d'accordo...  [Continuando a parlare in tono di affari) Dunque lei fa con noi un'assicurazione sulla  vita  dell'importo  di  5000  dollari.   Dopo veni'anni lei incasserà la somma, ed in caso, di una sua morte verrà pagata immediatamente ai suoi eredi. La percentuale dà pagarsi è bassa... (Gli porge il modulo) favorisca firmare.

Il marito                        -  Ma io non sono ricco! 

Il signore cupo              -  A maggior ragione, dun­que. La mortalità fra i poveri è maggiore che fra i ricchi. Con una piccola sopratassa potremmo far in modo di pagare la somma doppia in caso di disgrazia.

La moglie                      -  Sarà forse superfluo.

Il signore cupo              -  Non parli così signora! Il movimento automobilistico aumenta ogni giorno. Lei bacia suo marito alle quattro del pome­riggio mentre sanissimo sta per uscire per i suoi affari. Appena esce di casa lo investe un automobile, ed alle quattro ed un quarto è già nella sala mortuaria dell'ospedale. S'immagini!  Che farebbe lei allora?

La moglie                      -  Sarebbe terribile!

Il marito                        -  Cuoricino mio... io ho paura...

Il signore cupo              -  Dunque vuol firmare?

Il marito                        -  lo?

Il signore cupo              -  Lei è grasso. Ha il collo corto.

La moglie                      -  Sì caro, hai il collo corto.

Il marito                        -  Sicuro che sono grasso. (Con gesto di rabbia) Dia qua quel modulo. (Lo fir­ma).

Il signore cupo              -  Grazie. L'affare è fatto. Posso  assicurarle,  signore,  che lei vivrà cento anni.

Il marito                        -  Come?

La moglie                      -  Dice sul serio?

Il signore cupo              -  Ma certo. Un uomo bello, forte, sano come lei! Lei ha un organismo di ferro.

moglie                           -  Ed i cinquemila dollari?

Il signore cupo              -  Il primo del mese man­derò la ricevuta. La prima rata è di quaranta dollari. Prevengo che occorre pagare puntual­mente, perché in caso contrario, in base alla legge sulle assicurazioni, i pagamenti del primo anno saranno riscossi a mezzo usciere.

Il marito                        -  Mascalzone!

Il signore cupo              -  Ma scusi...

Il marito                        -  Prima mi spaventa, poi mi dice che vivrò cent'anni.

Il signore cupo              -  E non le piacerebbe forse?

Il marito                        -  Ora? Quando ogni minuto che vivo mi causa una perdita effettiva di capitale e d'interessi... Se ne vada...

Il signore cupo              -  Posso andare... tanto ha firmato!

Il marito                        - (urlando) Mascalzone! Imbro­gliare in tal modo la gente!

Il signore cupo              - (spaventato) Per carità si calmi! Lei è grasso e potrebbe facilmente avere un colpo di...

Il marito                        -  Ciò non la interessa!

Il signore cupo              -  Ma lei ha già firmato. E se lei, Dio ci guardi, morisse, dovremmo pagare subito alla sua vedova i cinquemila dollari.

La MOGLIE                 - (piena di speranza) Hai sentito, caro?

Il marito                        -  Come? Ora lo desideri anche tu? Mascalzone, miserabile, è opera sua anche que­sta!  (La collera gli fa ingrossare le vene sulle tempie).

Il signore cupo              - (disperato) Si calmi!... Per l'amor di Dio!... Rida un po'... Rida! (Gli fa il solletico) Rida perbacco!...

Il marito                        -  Non rido, capisce? Non rido. Non farà affari sulla mia pelle! Ladri! Briganti! (Diventa bleu, gli manca il respiro) Aiuto!... Aria!... Acqua!... Muoio! (Stramazza al suolo).

 Il signore cupo             - (strappandosi i capelli) Dio! E' morto! Signora! Le mie congratulazioni. E' una vera vincita al lotto. Che affare! Cinque­mila dollari dobbiamo pagare, cinquemila dol­lari!     - (Esce di corsa strappandosi i capelli).

La moglie                      -  Cinquemila dollari!... (Prende una matita ed un foglietto di carta e comincia a fare calcoli) Cinquemila dollari...

Il marito                        - (rinvenendo) Mogliettina mia... finalmente se n'è andato quel mascalzone...

La moglie                      - (con un grido disperato) Erne­sto tu vivi!... Che disgrazia! (E se questa fosse una commedia vera, qui calerebbe la tela).

FINE