Amarsi un po’
di Giorgio Pompei
Personaggi ed interpreti
(In ordine di apparizione)
Enrico Tosto
Monica
Paolo Tosto
Ettore Tosto
Nicola Tosto
Fabio (Tilde) Umbro
Sergio Umbro
Cecilia
Annalisa Tosto
Annamaria Tosto
Valeria Ottaviani
FABRIZIO CALIMERA
LUCIA RUCCI
LUCIANO BOSI
PASQUALE COPPOLA
GIORGIO POMPEI
FEDERICA GRIVEL
EMANUELE GILLET
ALESSIA DE GREGORIO
ANTONELLA RUSSO
MANUELA MARTINETTI
Regia di
Sara Corsetti
“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
a Bruno Proietti
(1945-2008)
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Atto I Scena 01: Paolo
Personaggi: Enrico Tosto, Monica, Paolo Tosto
SIPARIO
(Interno di un appartamento, salone. Divano centrale davanti ad un tavolino basso, due poltrone ai lati, due chitarre a terra su dei piedistalli. Sulla parete di fondo una foto-ritratto gigante di un uomo anziano. Sul divano una ragazza ed un ragazzo. Lui sdraiato con la testa sulle cosce di lei, lei gli accarezza teneramente i capelli)
Enrico: Amore … vai. Fai tardi. Non ti preoccupare per me.
Monica: Ma non dire sciocchezze Enrico!
Enrico: Dai, tra poco arrivano i miei fratelli. Paolo è già in taxi. Vai … sul serio …
Monica: Ma ti pare che … Hai appena perso tutti e due i tuoi genitori e io che faccio? Me ne vado e ti lascio da solo ad aspettare i tuoi fratelli?
Enrico: Di che hai paura? Che mi suicido?
Monica: Enrico! Falla finita …
Enrico: Lo vedi che sei tu che vuoi che la faccio finita?
Monica: Smettila! Scemo!
Enrico: Dai davvero … vai. Paolo ha chiamato che era in aeroporto saranno
…10 minuti fa? Quanto vuoi che ci mette ad arrivare? 5 minuti? Non faccio in tempo neanche a cercare una corda per impiccarmi o a trovare barbiturici a sufficienza per la mia corporatura …
Monica: Smettila …
Enrico: … i coltelli di cucina non sono abbastanza affilati per tagliarmi le
vene in così poco tempo …
Monica: (da uno schiaffetto al ragazzo) Non sei divertente. Per nulla. Non mi va
di lasciarti da solo ai tuoi pensieri … non sarebbero … bei pensieri …
Enrico: (sollevandosi a sedere anche lui) Anche se sono brutti pensieri non posso
sfuggirgli per il resto dei miei giorni no?
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(la bacia nuovamente, ancora più appassionatamente, ma qualcuno |
“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Monica: |
Meglio se li fai più in là. E comunque dopo aver … sentito il calore |
delle persone più care … che ti avranno rassicurato … hai tre fratelli |
|
più grandi … loro magari ti sapranno dare … non so … un punto |
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fermo. Stabile. In momenti come questi è importante sentire di |
|
avere un rifugio possibile. |
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Enrico: |
Credevo di essere fidanzato con una analista finanziaria, non con |
una psicoterapeuta! |
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Monica: |
E’ saggezza popolare, stupido! Si fa sempre così, da che mondo è |
mondo si è sempre saputo che è meglio fare così. Noi analisti |
|
finanziari sappiamo che è bene tenere conto della saggezza |
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popolare! |
|
Enrico: |
Ti amo |
Monica: |
Anche io |
(lui si avvicina e la bacia. Un bacio appassionato)
Enrico: Almeno preparati. Così quando arriva Paolo puoi uscire subito e correre al lavoro.
Monica: E’ stato un bacio così brutto? Hai fretta di farmi rivestire?
Enrico: Rivestire? È un verbo che quando sto con te non mi viene mai in
mente …
suona il citofono. Lei si alza)
Monica: Sarà tuo fratello Paolo. Aprigli tu, io mi vesto e scappo al lavoro.
Enrico: Sedotto e abbandonato (si alza e va al citofono, poi apre la porta e dopopoco appare un uomo sulla sessantina in cappotto, sciarpa e cappello con un trolley. I due si abbracciano in silenzio lungamente e con forza)
Paolo: Enrico … (l’abbraccio si scioglie, l’anziano fratello accarezza Enrico sul volto
con ambo le mani) faccio la domanda più cretina del mondo … comestai?
Enrico: Togliti il cappotto, entra! (trascina il trolley all’interno).
Paolo: (si toglie cappello, cappotto e sciarpa e li appoggia sul divano) Mica sarai
solo?
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Enrico: Pure tu questa preoccupazione? (si siede sul divano) No non sono solo, c’è Monica, la mia ragazza. E’ di là. Si sta preparando per correre al lavoro. Ha aspettato arrivassi almeno tu. Dice che non è bene “lasciarmi qui solo coi miei pensieri”
Paolo: E fa bene. E’ una giusta preoccupazione (rimanendo in piedi).
Enrico: Anche voi filosofi date credito alla saggezza popolare?
Paolo: Non sono un filosofo, ma un insegnante di storia e filosofia. E’
diverso. (mentre parla guarda, sfiora, tocca mobili, soprammobili, quadri) E comunque tutti dovremmo dar credito alla saggezza popolare. A dire la verità quella di saperti solo è stata la mia più grande preoccupazione da quando mi hai telefonato. Speravo che Ettore o Nicola arrivassero prima di me.
Enrico: Sei il primo. Nicola mi ha telefonato un’ora fa che aveva una riunione che non poteva rimandare. Arriverà per ultimo di sicuro. Ettore non ho capito come viene, né da dove viene, ieri mi ha solo detto “arrivo subito fratellino mio! Un’ora e sono li” Era ieri a mezzogiorno. Da allora ha telefonato altre 8 o 9 volte e ogni volta …
Enrico/Paolo: (lo ripetono insieme) un’ora e sono lì
Enrico: Ecco … lo conosci meglio di me. Tu e lui almeno avete avuto la stessa madre.
Paolo: (si siede accanto a Enrico) Abbiamo avuto la stessa madre e lo stessopadre … ma non riesco a trovare un punto in comune tra me e lui. Ma … sei bravissimo a cambiare argomento tu. Ripeto la domanda più cretina del mondo: come stai?
Enrico: Beh veramente non lo so. Insomma a causa di tutta questa “saggezza popolare” che avete non sono ancora riuscito a pensare a quello che è successo con un po’ di calma.
Paolo: Sai … papà era anziano … quasi ottant’anni. Ma tua madre quanti ne aveva? quaranta?
Enrico: Quarantatre.
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Paolo: |
Appunto. Sul fatto che papà ci avrebbe lasciato prima o poi qualche |
pensiero … l’avevo fatto … ma tua madre era giovane. Ma … si è |
|
saputo qualche altro dettaglio sull’incidente? |
|
Enrico: |
No. Ma … è abbastanza chiaro, come ti ho detto al telefono. |
Guidava lei … erano stati a teatro. Probabilmente un colpo di sonno |
|
e … sono andati dritti verso il camion. L’autista ha detto che ha |
|
suonato il clacson … che ha cercato di sterzare, ma che sono andati |
|
dritti dritti addosso a lui. |
|
Paolo: |
Morti sul colpo. |
Enrico: |
Morti sul colpo. |
Paolo: |
Senti Enrico, ne parleremo con calma anche dopo. Io lo sai … non |
ero in buoni rapporti con papà … per cui non so in che condizioni ti |
|
ha lasciato. Va da sé che a te da oggi ci penso io, qualunque |
|
problema … soldi … università … |
|
Enrico: |
Non credo ci siano di questi problemi Paolo, ma … è comunque |
molto bello che ti preoccupi così di me. Mi fa sentire bene … |
|
Paolo: |
Ehi! (mano sulla spalla) Avevamo madri diverse ma siamo fratelli. Io |
sono il “primogenito” e tu, a meno di clamorose scoperte … sei |
|
l’ultimo nato … E’ mio compito occuparmi di te ora e siccome ti |
|
voglio bene non ti nascondo che mi renderebbe orgoglioso farlo. |
|
Enrico |
Sei il mio fratellone. |
Paolo: |
Bah… (si alza e continua a parlare esplorando la stanza) Non sono stato |
molto presente nella tua vita … vivendo in America … e poi coi |
|
rapporti che avevo con papà … anzi … che NON avevo … Si … io e te |
|
ci siamo fatti migliaia di ore di telefonate … Comunque è da un po’ |
|
che sto pensando di andare in pensione … potrei tornare in Italia |
|
oppure potresti raggiungermi tu là … che ne dici? |
|
Enrico: |
Pensione? Di già? |
Paolo: |
Ho 60 anni … sono stato molto prudente, ho due pensioni |
integrative. E poi sono stanco di insegnare … della filosofia e della |
|
storia queste nuove generazioni … hanno … avete … una specie di |
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
istintiva repulsione. Vi viene lo sbadiglio automatico … E’ da un po’ che medito sull’inutilità di insegnare qualcosa che interessa così poco.
Enrico: Non ti ci vedo in pensione, sai? Che faresti?
Paolo: Tante cose … e poi sto scrivendo un libro … a quattro mani con il … con un mio collega … si chiama Robert Pendleton, insegna calcolo delle probabilità sempre al M.I.T. E’ un matematico di fama … altro che tuo fratello che la filosofia l’insegna solamente. Lui la matematica non solo l’insegna … la fa.
Enrico: E che libro scrivono insieme un filosofo ed un matematico?
Paolo: Un saggio … anche divertente … o almeno … su come la matematica condizioni la filosofia. Più di quanto uno potrebbe pensare sai?
Enrico: Beh che la scienza influenzi la filosofia è un dato di fatto. Non è una novità.
Paolo: Si, la scienza influenza la filosofia, ma la matematica addirittura a volte la … definisce, la declina.
Enrico: Cioè?
Paolo: (si siede di nuovo accanto ad Enrico) Tu fai ingegneria no? Pensa ad
esempio alla definizione geometrica di infinito. L’infinito è il punto in comune tra due rette parallele, cui puoi tendere senza mai raggiungerlo. Altrimenti sarebbe misurabile e non infinito. Se ci pensi è una perfetta definizione di Dio e di un sacco di altri concetti cari alla filosofia come la conoscenza assoluta, l’Ego … spiega perché
èindimostrabile l’esistenza di Dio ad esempio. Se lo fosse, dimostrabile o raggiungibile intendo, non sarebbe Dio …
(entra nella sala Monica pronta per andare al lavoro e con una 24 ore)
Monica: Paolo? (i due fratelli si alzano)
Paolo: Si, tu sei …
Enrico: Monica, la mia fidanzata.
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Paolo: |
Piacere Monica! |
Monica: |
Piacere mio. Scusa Paolo, ma devo scappare al lavoro. Avremo |
occasione stasera di fare due chiacchiere. Rimani tu con Enrico ad |
|
aspettare gli altri vero? Posso stare tranquilla? |
|
Paolo: |
Certo! |
Enrico: |
Quanta “saggezza popolare” alberga in voi! |
Monica: |
A più tardi spiritosone (lo bacia) A dopo Paolo. |
Paolo: |
A Dopo! |
(Monica esce di casa. Enrico torna a sedersi sul divano)
Paolo: Bella ragazza. Complimenti. Fate sul serio?
Enrico: Secondo te?
Paolo: Sei troppo un bravo ragazzo. Da sempre. Certo che fai sul serio!
Enrico: Tu? Sempre single?
Paolo: … si … Boston è una città molto fredda. Diciamo così.
Enrico: Deve essere una bella città Boston.
Paolo: Si, è una bella città. Ma non c’è paragone con … casa. Prima in taxi …
mi guardavo attorno … sono passati … quanti? quarant’anni da
quando me ne sono andato … sono tornato poche volte … quattro …
cinque … quelle che ci siamo poi visti … per un congresso, un
matrimonio … o per un funerale … eppure … avrei potuto guidare io
quel taxi. Non so se mi sembri una città così bella perché sono un
vecchio nostalgico o perché lo è davvero …
Enrico: Chi lo sa?
Paolo: Nei libri che spiego ai miei studenti c’è scritto che non c’è
differenza. Che esistono tante versioni di questa città quanti sono gli
occhi che la guardano. Estensioni del nostro pensiero in contrasto a
volte con la realtà …
Enrico: La Res cogitans di Cartesio?
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Paolo: Il caro vecchio Renè Descartes … ma … allora di tutti quei noiosissimi discorsi che ti faccio nelle mie interminabili telefonate qualcosa ti rimane. Non ti appisoli insomma, non svieni distrutto dalla noia come i miei studenti del M.I.T. Ragazzoni americani cresciuti a Big Mac, Budweiser e videogames così tanto affascinati dalle nanotecnologie e così poco dalla kantiana Critica della Ragion Pratica …
Enrico: In verità mi appisolo, ma ti registro. E la sera ti metto in cuffia. Metodo Shenker applicato alle lezioni di mio fratello Paolo!
Paolo: (ride) Sai che è una buona idea? Dovrei fare così pure sul lavoro.Invece di tenere lezioni … parlare davanti ad un microfono e mandargli un floppy disk con la registrazione. Loro tutto il giorno a progettare razzi o disegnare siti web e la notte mentre dormono potrebbero sentir parlare di Zenone di Elea o di Hegel col metodo Shenker … hai appena reimmesso una dose di speranza nel futuro di questo stanco, soporifero insegnante. Chissà se il Consiglio di Istituto sarebbe d’accordo …
Enrico: Meglio se gli mandi un DVD o un Blue Ray. I floppy Disk erano buoni all’epoca di Cartesio. Un po’ come se per farmi sentire un pezzo di Amy Winehouse mi dessi un 45 giri invece di un MP3.
Paolo: Amy Winehouse? Chi è?
Enrico: Una cantante un po’ minimalista e misogina, fortemente autodistruttiva.
Paolo: Tipo Jimi Hendrix?
Enrico: Jimi Hendrix? Chi è?
Paolo: Un collega di Cartesio. Alternava discorsi sul potere salvifico della musica a minacce di sparare alla sua ragazza per gelosia. Leggermente autodistruttivo pure lui.
(suona il citofono. Enrico va ad aprire)
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Atto I Scena 02: Ettore
Personaggi: Enrico Tosto, Ettore Tosto, Paolo Tosto
Enrico: E’ Ettore. Secondo te com’è vestito? Blue Jeans e t-shirt rossa con la foglia di marijuana?
Paolo: (si alza) Dici che ha ancora quella orrenda maglietta? Non ci posso
credere
(bussano alla porta. Enrico apre e appare un uomo in completo scuro, cappotto nero e occhiali da sole)
Ettore: (mentre abbraccia stretto Enrico) Fratellino mio! Che tragedia. Che
tragedia! (poi passa ad abbracciare l’incredulo Paolo) Fratellone mio! Che tragedia. Che tragedia!
Paolo: Si …
Ettore: Che tragedia! Che tragedia (mentre attraversa lentamente la sala)
Paolo: Già …
Ettore: Che tragedia! Che tragedia!
Enrico: Dammi il cappotto Ettore, lo metto via
Ettore: (si toglie il cappotto e lo da ad Enrico che prende anche quello di Paolo, con
sciarpa e cappello ed esce dalla sala lasciando soli i due fratelli maggiori) Che
tragedia! Che tragedia!
Paolo: Si Ettore, è proprio una tragedia
Ettore: Che tragedia! Che tragedia!
Paolo: Abbiamo capito Ettore!
Ettore: Non è una tragedia?
Paolo: Certo ma …
Ettore: E’ una tragedia
Paolo: Si ma guarda che c’è un altro problema Ettore!
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Ettore: |
Che problema? |
Paolo: |
Enrico … fa tutto lo splendido, fa battute, si interessa di questo e di |
quello … insomma fa quello forte che non si arrende alle emozioni. |
|
Non sembra neanche che ha perso tutti e due i genitori! Non si |
|
lascia andare come dovrebbe. Non piange, non si dispera. Mantiene |
|
il controllo inutilmente. Ha perduto entrambi i genitori! |
|
Ettore: |
Perché io non ho perso mio padre? |
Paolo: |
Che … certo … |
Ettore: |
E’ una tragedia pure per me no? |
Paolo: |
Per tutti noi Ettore. Tutti qui abbiamo perso un padre! Ma lui ha |
perso anche la madre. Tutta la famiglia … ed è giovane … io e te |
|
siamo due lupi di mare … |
|
Ettore: |
Ah per te quindi per noi non è una tragedia? Perché noi siamo lupi |
di mare! |
|
Paolo: |
Ma non volevo dire questo! E’ che non lo so … io mi preoccupo |
soprattutto per lui, è il mio fratello minore … |
|
Ettore: |
Anche io sono un tuo fratello minore. A me non ci pensi? Non pensi |
a come vivo questa … |
|
Paolo: |
… “tragedia”? Certo che mi preoccupa … ma io e te siamo due |
uomini fatti, lui è ancora un ragazzo e che ti devo dire? Mi |
|
preoccupo soprattutto per lui. Lui poi viveva con i genitori, con |
|
nostro padre. Io e te ci abbiamo litigato tanti anni fa, prima io e poi |
|
tu e non siamo più tornati. Poi bisognerà pure pensare al suo |
|
mantenimento … |
|
Ettore: |
Io non riesco neanche a pensare al mio di mantenimento … non ho |
un soldo … |
(torna Enrico)
Enrico: Sedetevi, che fate tutti e due in piedi?
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(i tre si siedono, Paolo ed Ettore sul divano, Enrico in poltrona. Ettore si toglie gli occhiali da sole e li mette in tasca)
Ettore: Dicevamo con Paolo …
Paolo: Che è una tragedia?
Ettore: Si è una tragedia per tutti, ma Paolo … io e te siamo due uomini fatti ormai, due vecchi lupi di mare …
(Paolo rimane a bocca aperta)
Ettore: Invece lui è un ragazzo …
Paolo: Ma …
Ettore: Niente “ma”. E’ un dato di fatto. E poi io e te abbiamo perduto
nostro padre, lui anche la madre. Non ha più una famiglia!
Paolo: … ma è quello che stavo dicendo io …
Ettore: Che poi con nostro padre io e te ci abbiamo litigato tanti anni fa …
Paolo: Senti Ettore … lasciamo stare … stupido io a pensare tu fossi
cambiato
Ettore: Ma ti pare che devi metterti a fare polemica pure ora? Con questa
tragedia?
Paolo: Hai ragione. Guarda, hai ra-gio-ne.
Enrico: Dai che tra poco viene Nicola e saremo di nuovo tutti insieme, i 4
fratelli Tosto. Gli eredi Tosto al completo.
Ettore: Bisognerà poi pensare al tuo futuro, a provvedere alle tue necessità
economiche … e comunque … tu non mi prendi in giro fratellino. No,
no. Tu non mi prendi in giro! (alzandosi e cominciando a girare per lastanza)
Enrico: Non capisco, che vuoi dire?
Ettore: Tu fai tutto lo splendido … fai battute … ti interessi di questo e di
quello … come se non avessi appena perso i tuoi genitori.
(Paolo si batte le mani sulle cosce incredulo)
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Enrico: |
Beh ma anche voi avete perduto papà … |
Ettore: |
Si ma io sono preoccupato per te! Tu non piangi, non ti disperi … |
mantieni il controllo … con noi non serve. Con noi puoi, DEVI |
|
lasciarti andare |
|
Enrico: |
Ma insomma tutti a decidere che emozioni devo provare io? |
Lasciatemi un po’ in pace eh! |
|
Ettore: |
Te lo dicevo io! (rivolto a Paolo) |
Paolo: |
Che cosa dicevi? |
Ettore: |
Che bisogna lasciarlo stare, non fargli questi discorsi! |
Paolo: |
Ma tu sei proprio un artista! Un trasformista! Arturo Brachetti ti fa |
un baffo! |
|
Ettore: |
Arturo chi? |
Enrico: |
Ma dai, calmi … non è che mi dia fastidio che vi preoccupiate per |
me. E’ che vorrei vivere questo momento a modo mio. Non so come |
|
… non ho mai avuto un lutto simile prima. Però siete tutti |
|
preoccupati che io lo debba vivere in un certo modo piuttosto che in |
|
un altro. Siamo fratelli ma praticamente non ci conosciamo. Come |
|
fate a sapere cosa è bene per me? Se verranno le lacrime le |
|
piangerò. Se verrà la disperazione la urlerò. No? Cerchiamo di vivere |
|
questo momento ognuno liberamente. Ognuno a modo suo |
|
insomma. |
|
Paolo: |
Hai ragione Enrico. Scusami. Ho solo dato voce alle mie |
preoccupazioni. |
|
Ettore: |
Pure io! Che tragedia! (torna a sedersi) |
Enrico: |
Senti Ettore e … tua moglie? Le tue figlie? |
Ettore: |
Eh? |
Enrico: |
Dicevo: tua moglie e le tue figlie? |
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Ettore: |
Ah, le piccole, Annalisa ed Annamaria verranno al funerale. Le |
vedrete lì, o magari passano qui anche oggi a salutare. La mia ex |
|
moglie no. |
|
Paolo: |
Ex moglie? |
Enrico: |
Hai divorziato? |
Ettore: |
Io? È lei che ha divorziato! |
Paolo: |
Si ma da te! |
Ettore: |
Solo io so che cosa ho passato, che cosa è stato! |
Paolo: |
Lo immagino. Una tragedia! |
Enrico: |
E quando è successo? Non ne sapevo nulla |
Paolo: |
Nessuno ne sapeva nulla, la sua intera esistenza è un mistero! |
Ettore: |
Perché tu della tua informi qualcuno? |
Enrico: |
Beh noi due (indica sé stesso e Paolo) ci sentiamo quasi tutte le sere, |
credo di sapere praticamente tutto della vita di Paolo |
|
Paolo: |
Mentre tu non parli con nessuno … |
Ettore: |
Ah! (si alza) |
Paolo: |
Ah che? |
Ettore: |
A lui lo senti quasi tutte le sere, a me non mi chiami mai! Poi sarei io |
che tengo i misteri? |
|
Paolo: |
Ma io non saprei neanche che numero chiamare! Non so neanche |
se hai una casa, un telefono … metà dei documenti che ti ho spedito |
|
mi è tornato indietro in questi anni causa destinatario sconosciuto! |
|
Io e te siamo la parodia di due fratelli, la parodia di una famiglia. E |
|
d'altronde che pretendi? Con l’esempio che abbiamo avuto … avere |
|
un padre come il nostro … (indica la grande foto del padre appesa) |
|
Ettore: |
(dopo un breve silenzio si siede) Una tragedia. E comunque bastava |
chiedere e l’indirizzo l’avresti avuto … è che non ti interessava dai … |
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Paolo: Ma guarda che sei forte! A chi lo chiedevo il tuo indirizzo? Chi mi dava il tuo numero di telefono?
Ettore: Io! Te lo davo io!
Paolo: Ma quando? Come? Per avere il tuo telefono avrei dovuto telefonarti? Per il tuo indirizzo dovevo scrivere a chi? A chi?
Ettore: Il suo di telefono l’avevi però!
Paolo: Ma lui sapevo dove abitava! Con nostro padre! E papà ha vissuto in questa casa per sessant’anni, per sessant’anni ha avuto lo stesso numero di telefono. Tu sei il golem dell’anagrafe! Con i tuoi cambi residenza e le marche da bollo che ci avrai dovuto mettere, sei il caposaldo del bilancio pubblico.
Ettore: Sai, non tutti abbiamo potuto studiare e andare in America a fare i professoroni. C’è chi se ne è andato di casa giusto dopo la laurea e chi prima. Senza un titolo di studio e una professione in mano. E so solo io la vita che ho dovuto fare! E se pure la nostra è una parodia di famiglia, come dici tu, io una famiglia nonostante tutto me la sono creata. Moglie e figlie!
Paolo: Ma non hai appena detto che non c’è più quella famiglia?
Ettore: È lei che ha divorziato!
Paolo: Oh insomma! Prima sei la povera vittima di papà che ti ha mandato via di casa senza un titolo di studio, poi sei la vittima di tuo fratello che se n’è andato in America a fare la bella vita fregandosene di te e di quello che ti capitava e infine sei la vittima di tua moglie che ti ha estorto un divorzio. Ricordati Ettore che i destini … si, saranno tutti già scritti, dall’esito probabile se non certo, ma ce ne sono più di uno per ognuno di noi, possiamo scegliere di seguirne uno piuttosto che un altro. Si chiama libero arbitrio. Già ma Platone tu chissà … magari pensi sia un centravanti o un campione di basketball.
Ettore: So benissimo chi è Platone. Avrò fatto le scuole basse ma non ho smesso di leggere. Diciamo che la Parca, quella che ha in grembo il destino di tutti gli uomini, a questo povero soldato morto già nella
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sua prima battaglia, ha servito numeri sfortunati tra i quali scegliere. Porca la Parca!
Paolo: Addirittura conosci il mito di Er? Ne sono sconvolto! Dove l’hai letto? Su qualche fumetto dal barbiere o in un cartone manga giapponese in metropolitana?
Enrico: Per favore, non litigate. Non litigate. Approfittiamo di questa occasione. Trasformiamo questa … tragedia in qualcosa di utile. Magari ricominciamo. Raccontiamoci tutto. Che fai ora Ettore? Lavori, hai una nuova compagna, dove vivi …
Paolo: (ironico) Ah che belle domande! Non rispondere Ettore, aspetta. Cheprendo carta e penna e mi segno indirizzi e numeri di telefono!
(suona il citofono. Enrico va ad aprire)
Paolo: Ti sei salvato in corner.
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Atto I Scena 03: Nicola
Personaggi: Enrico Tosto, Ettore Tosto, Paolo Tosto, Nicola Tosto
Enrico: E’ Nicola. Ettore prima io e Paolo abbiamo scommesso che venivi vestito con la tua vecchia t-shirt, quella con la foglia di Marijuana, e ci hai smentito. Secondo voi che aspetto avrà Nicola?
Ettore: Ce l’ho ancora quella maglietta. Quel comunista di Nicola? Basco alla Che Guevara, sigaro cubano, eskimo e ai piedi le immancabili Clarks beige
Paolo: Eh oggi i comunisti si sono imborghesiti. Niente Eskimo. Semmai una giacca a vento no logo!
(bussano alla porta. Nicola appare in cappotto, completo gessato, 24 ore e sciarpa bianca)
Nicola: Enrico … (lo abbraccia lungamente)
Paolo: Nicola … come stai? (Nicola e Paolo si abbracciano)
Nicola: Un po’ stanco … ero fuori città per una manifestazione … questi maledetti treni … non funzionano mai. Uno schifo guarda … Ettore
….(abbraccia Ettore)
Ettore: Fratellino … vestito così non ti riconoscevo. Ma chi sei?
Nicola: Beh è un po’ che non ci vediamo …
Enrico: Dammi il cappotto e la 24 ore Nicola, che le porto nella tua stanza.
Nicola: Esiste ancora una mia stanza? (mentre si spoglia e consegna cappotto e 24
ore al fratello)
Enrico: Ora … era lo studio di papà, ma c’è un divano letto. Ti ho sistemato lì
(esce dalla stanza lasciando i tre da soli e in piedi)
Nicola: I quattro fratelli Tosto finalmente riuniti. Quanti anni sono che non succedeva?
Paolo: L’ultima volta ci siamo visti alla tua laurea (si siede sul divano dicendolo)
Nicola: Con te, ma Ettore ed Enrico non c’erano. No io dicevo tutti insieme
(si siede su una delle due poltrone)
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di Giorgio Pompei |
Paolo: |
Tutti insieme … mai. Ci voleva la morte di nostro padre. |
Nicola: |
Triste questa cosa |
Paolo: |
Tristissima |
Nicola: |
Ettore! Sei l’unico di noi tre che non è ingrassato. |
Ettore: |
Ma te chi sei? |
Nicola: |
Come chi sono? |
Ettore: |
Io non ti riconosco. |
Nicola: |
Dai non esagerare. Sono ingrassato una quindicina di chili … mica di |
più. |
|
Ettore: |
No, ma chi sei? |
Paolo: |
Prepariamoci ad un altro colpo di teatro … |
Nicola: |
In che senso scusa? |
Ettore: |
Io avevo una volta un fratello che passava le serate ai centri sociali, |
che vestiva in un certo modo … tu chi sei? |
|
Nicola: |
Si cambia Ettore. Ma poi senti chi parla. Ma ti sei visto come sei |
vestito tu? |
(rientra Enrico)
Enrico: Io non ve l’ho ancora chiesto ma … volete qualcosa da bere o da mangiare? C’è della birra, anche un buon vino credo e se volete dovrebbe esserci del prosciutto …
Paolo: No grazie, ho lo stomaco chiuso
Nicola: Ho preso un tramezzino sul treno, faceva così schifo che m’è venuta la nausea. Semmai un caffè.
Ettore: Ecco, ora ti riconosco! Pure io un caffè. Ma se mi dici dove lo trovo lo faccio io.
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di Giorgio Pompei |
Enrico: |
Lo sto già facendo. Tra un minuto è pronto. Non ti preoccupare. |
Nicola ma insomma? Mi dicevi della campagna elettorale. Dove ti |
|
sei candidato? |
|
Nicola: |
Alle comunali!. Lo saprete no? la giunta si è sciolta e il sindaco si è |
dimesso. Elezioni anticipate insomma. Me l’hanno proposto. Mi è |
|
sempre piaciuta la politica e ora finalmente ho l’occasione di |
|
entrare. Mi sono candidato e mi hanno messo terzo in lista. Dovrei |
|
farcela. |
|
Ettore: |
Comunisti? |
Nicola: |
Una lista civica |
Paolo: |
Centrosinistra! |
Nicola: |
Si chiama Libertà e Impresa … |
Ettore: |
Appunto … leninisti? |
Enrico: |
Libertà e Impresa non mi pare proprio una sigla leninista |
Paolo: |
Ma hai fatto il grande salto? Ma davvero? |
Ettore: |
Ma che state dicendo? Libertà! Sarà una di quelle liste della sinistra |
extraparlamentare … E’ pur sempre mio fratello eh … Libertà! (alza il |
|
pugno sinistro) |
|
Paolo: |
… e impresa |
Nicola: |
Oh ma che mi volete fare il processo? Voi? Siete rimasti tutti uguali |
a voi stessi in questi anni? Che c’è di strano? Da giovani si è |
|
sognatori e invecchiando si capisce come va il mondo e cosa serve |
|
per migliorarlo. O no? Il muro di Berlino non c’è più eh … da un |
|
pezzo. Poi che contano le sigle oggi? Contano le persone, contano le |
|
idee. |
|
Paolo: |
Si chiama relativismo. Declino delle ideologie, anzi, fiera delle |
ideologie un tanto al chilo. |
|
Ettore: |
Io comunista ero e comunista sono rimasto. Non ti voto, pure se sei |
mio fratello. |
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Nicola: Dove voti? Dove sei residente?
Paolo: Ah questa non me la voglio perdere! Magari viene fuori che vive a
Pescara.
Nicola: Davvero? Vivi a Pescara?
Enrico: Ma no! … il caffè! (corre in cucina)
Ettore: Aspetta che ti aiuto! (segue il fratello. Paolo e Nicola rimangono soli)
Paolo: Niente. Fuggito via di corsa. Certe cose non cambiano mai. Altre …
Nicola: Ti ho deluso?
Paolo: Per cosa? Per questo fatto della politica? Ma no! Figurati. Hai
ragione, solo i cretini non cambiano mai idea.
Nicola: Mi sembrava … quel discorso sul relativismo … sul tanto al chilo …
Paolo: Mi hai frainteso. Non era una critica, era una constatazione. Che poi
anche al tempo delle grandi ideologie, marxismo, capitalismo,
socialismo … anche li la coerenza era una chimera. Oggi viviamo in
una società molto più pratica. Si decide non sulla base di una
rispondenza a dei grandi principi, ma si sceglie quel che conviene.
Sempre. Solo che conviene a chi e per cosa?
Nicola: Alla società Paolo. Se sarò eletto e dovrò fare delle scelte sceglierò
di volta in volta quello che penso sia meglio per la mia città, per i
miei elettori. Non ciò che è giusto per un ideale utopico che ha
causato tante tragedie, tante dittature, povertà …
Paolo: Di che parli?
Nicola: Del comunismo. E’ evidente. Ma il ragionamento vale per ogni altra
ideologia eh. Fascismo, nazismo …
Paolo: No, non parli del comunismo. Parli dei regimi comunisti.
Nicola: E che differenza c’è?
Paolo: Ma la sai la differenza! Tu li hai letti i testi sacri! Non c’è scritto da
nessuna parte che gli oppositori vanno deportati in Siberia o
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
trucidati nella steppa. C’è scritto invece che tutti gli uomini sono uguali e devono avere uguali opportunità e che gli strumenti di produzione devono essere di proprietà comune.
Nicola: Il risultato è lo stesso. Milioni di morti e infelicità imperante. Raccontalo a quelli sepolti nella neve dentro le fosse comuni che cosa c’era scritto nei libri … “sacri”. E dai …
Paolo: L’errore è la politica Nicola. Il Comunismo è una idea di società. In ultima analisi è filosofia.
Nicola: Bravo. Ed io non sono un filosofo ma un politico. Tu sei un filosofo.
Paolo: No io insegno filosofia. Non sono un filosofo. Sarei terrorizzato all’idea che qualcuno creda davvero alle mie idee e magari un giorno si metta in testa di realizzarle. Il Comunismo l’hanno inventato Sant’Ambrogio, i benedettini, Tommaso Moro, Tommaso Campanella … gente coraggiosa.
Nicola: Tu sei un … compagno? Come Ettore?
Paolo: Io? No. Un professore dell’M.I.T. di Boston un comunista? Una contraddizione in termini. A me la politica non piace. Non mi interessa. Appartiene al piano reale. Io sono un esule dal piano reale. Esule dalla propria casa, dalla propria famiglia, dalla propria città, dal proprio paese. In perenne fuga a gambe levate. Io vivo nel piano ideale. Pure teorie astratte.
Nicola: Diciamo allora che il comunismo ti affascina?
Paolo: Del comunismo mi affascina la storia del pensiero, come è stato teorizzato nei secoli. Ma è morto il primo giorno della rivoluzione russa, il Comunismo. Quando ha fatto il salto dal piano ideale a quello pratico. Come quasi tutte le cose. Come l’amore. E’ vero amore solo finché non lo dichiari e non cominci una storia. A quel punto quando scendi sul piano reale cominciano i compromessi e le mezze misure. E tutto si sporca.
Nicola: Tutto si sporca. Arguisco che sei ancora solo. Per non sporcarti?
Paolo: Te l’ho detto. Io frequento il piano ideale. Tu invece?
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Nicola: La politica se la vuoi fare sul serio non lascia molto spazio alle altre cose. O forse faccio tanta politica perché le altre cose mi sono andate male. Eheh
Paolo: Non avevi una fidanzata storica? Come si chiamava? Cinzia?
Nicola: Cecilia
Paolo: Ah già Cecilia. Bellissimo nome. Che fine ha fatto Cecilia?
Nicola: Beh Cecilia è rimasta … al centro sociale. Diciamo così vah.
Paolo: Mi spiace. Spero non sia stato doloroso.
Nicola: Doloroso lo è stato. Ma lo era anche al tempo … Per … per tornare al discorso di prima, guarda che esiste anche una politica pulita.
Paolo: Dai Nicola, alla politica pulita non crede più nessuno dai tempi di Sparta …
Nicola: Se lo fai onestamente, e tanti fanno politica onestamente anche se non ci crederai, è un impegno che può farti sentire orgoglioso di te stesso. Almeno per me … è così.
Paolo: Sei mio fratello. Ci credo … ci credo. Ho solo paura tu vada incontro a cocenti delusioni. Ma mi auguro di no.
Nicola: Cocenti delusioni ne ho avute, ne abbiamo avute tutti. Smettere di sognare per questo sarebbe un peccato.
Paolo: Beh tu un po’ hai smesso di sognare no? Quando è successo?
Nicola: Più o meno quando dalla teoria sono dovuto passare ai fatti …
Paolo: Anche tu quando te ne se andato di casa? C’è sempre papà di mezzo! … dovremmo festeggiarlo questo lutto alla fine … fare una grande festa!
(rientrano Ettore ed Enrico con i caffè)
Ettore: Siori e Siore … il caffè è servito!
Nicola: Bene! Facevamo discorsi troppo alti io e Paolo.
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Paolo: Altissimi.
Enrico: E’ già zuccherato. Un cucchiaino in ogni tazzina. (tutti si siedono a bere
il caffè. Momento di silenzio)
Paolo: Scusate se pongo subito la questione, ma ce l’ho in testa e voglio stare tranquillo. Io penso che dobbiamo per prima cosa parlare di Enrico. Io ora non so come funzionerà, se c’è un testamento o no. Ma credo che saremo tutti d’accordo che è nostro compito ora garantire ad Enrico, ovviamente coerentemente con le nostre … relative disponibilità … il proseguimento degli studi, il mantenimento non so se di questa casa … o di una residenza qualunque …
Nicola: Io vivo da solo fuori città. Se ci sono problemi puoi venire a stare da me. Poi volevo anche dirti che conosco il Rettore dell’Università, se serve …
Paolo: Non ti dico di venire in America, anche se ovviamente la porta è sempre aperta
(tutti guardano Ettore)
Ettore: Io … la penso come voi!
Enrico: Vi ringrazio, ma come dicevo a Paolo e ad Ettore prima … non credo ci siano problemi. La casa credo che non abbia pendenze … ipoteche. Papà e mamma stavano bene … insomma … non siamo ricchi, ma almeno la casa rimane. Io poi ho una borsa di studio ottima, e ho anche dei soldi da parte … miei. Qualcosa in banca mamma e papà ce l’avevano … quelli si divideranno … Oh se volete vendiamo la casa, ci dividiamo i soldi e io mi trovo una stanzetta
Nicola: Ma scherzi? Non so agli altri, ma io non ho particolare urgenza. Poi di questi tempi la casa è meglio non venderla. Per me puoi tranquillamente restare qui.
Ettore: Anzi se ti serve compagnia … (gli altri lo guardano)
Paolo: Pure per me non ci sono problemi. Ma ora come funziona? C’è un notaio … qualcuno …
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Enrico: Tra poco vengono quelli delle Pompe Funebri. Non c’era un testamento. Monica, la mia ragazza, oggi si informava. L’ho delegata per le visure e tutto il resto. Più tardi viene e ci dice. Il funerale è domani. Alle undici di mattina. Niente cerimonia religiosa, erano atei entrambi. Solo una specie di commemorazione laica. E’ già tutto organizzato. Ha fatto tutto lei.
Paolo: Per il pagamento di queste cose …
Enrico: In casa c’era del contante. Ho già pagato tutto con quello. Fiori, agenzia e tutto. Per l’incidente ho parlato con l’assicurazione, non ci sono problemi. E’ tutto a posto.
Ettore: Non resta che andare al funerale allora. Hai già fatto tutto tu!
Quando toccherà Paolo faremo gestire tutto a te! … fra mille anni!
Paolo: Spero meno di mille anni, spero meno. Enrico dice che l’ha aiutato Monica. Deve essere una ragazza in gamba.
Enrico: Quando stacca dal lavoro viene qui. Cenerà con noi.
Ettore: Ma … i … defunti … i cadaveri … dove sono?
Enrico: All’ospedale. Se volete vedere papà ve lo sconsiglio. Non c’è rimasto molto. Il riconoscimento è stato possibile solo grazie all’occhio di vetro che aveva …
Nicola: Vorrà dire che ne conserverò per sempre il ricordo di lui
sessantenne (indica il quadro alle loro spalle)
Paolo: Pensa allora che Ettore ed io ne conserviamo un ricordo di quando aveva vent’anni meno di quanti ne ho io oggi. Ci siamo fatti vecchi. Siamo di una altra epoca.
Ettore: Ma parla per te!
Paolo: Guarda Ettore che sei vecchio pure tu. Enrico è della generazione
dell’Hip Hop. Ai tempi tuoi c’era la Beat Generation.
Ettore: E ai tempi tuoi c’era il Big Bang
(suonano al citofono. Enrico si alza e va a rispondere, gli altri restano seduti)
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Atto I Scena 04: Ultimo Viaggio
Personaggi: Enrico Tosto, Ettore Tosto, Paolo Tosto, Nicola Tosto, Fabio Umbro e Sergio Umbro, Monica
Enrico: E’ l’impresa di Pompe Funebri …
Nicola: Fateci parlare me, so come trattare con questa gente. Me li mangio tutti i giorni a colazione all’assessorato.
Ettore: Libertà e … impresa!
Paolo: Ah io passo volentieri la mano. Vado a sistemarmi e darmi una sciacquata. Sono allergico alla morte e a tutto ciò che ne consegue. In perenne fuga dalla Grande Consolatrice!
Nicola: Tu frequenti il piano ideale!
(Paolo va in stanza, suonano alla porta ed entrano due persone in abiti seri e occhiali da sole)
Fabio Umbro: Il signor Tosto?
Enrico: Si, Enrico Tosto, e questi sono i miei … fratelli, Nicola ed Ettore. E’
con me che ha parlato al telefono ieri e ieri l’altro.
Fabio Umbro: Piacere, Fabio Umbro della Ultimo Viaggio. Questo è mio fratello
Sergio.
Sergio Umbro: Piacere
Enrico: Prego, accomodatevi
Ettore: “Ultimo Viaggio” …
Nicola: Evocativi …
Ettore: “Ultimo Viaggio” …
(tutti si siedono e Fabio Umbro tira fuori dei cataloghi)
Enrico: Ma a che servono questi cataloghi? avevo dato già indicazioni per le bare no? Ancora siamo a questo punto?
Fabio Umbro: Si, si … è che siccome abbiamo fatto tutto per telefono volevo farlevedere i modelli che sono stati scelti, che poi non ha più occasione
…
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Nicola: |
Guardi che noi ci veniamo al funerale! |
Fabio Umbro: |
Non capisco, mi scusi |
Nicola: |
Voglio dire che mio fratello si è affidato a voi per questa scelta che |
credo dunque verificheremo nella camera mortuaria, no? Le bare |
|
intendo |
|
Fabio Umbro: |
Ah si, ma le vedrete chiuse! Io volevo farvi vedere insomma i |
modelli scelti anche come sono allestiti all’interno |
|
Nicola: |
Perché le vedremo chiuse? |
Sergio Umbro: |
Senta a me … è meglio … |
Nicola: |
In che senso? |
Sergio Umbro: |
Nel senso che è meglio se non le vede aperte le bare! |
Nicola: |
Scegliamo un altro modello |
Enrico: |
No … Nicola … |
Nicola: |
Ah … il signore vuol dire che i … poveri resti sono così straziati che è |
meglio non vederli |
|
Sergio Umbro: Precisamente. |
|
Ettore: |
Non vedrò più papà mio? |
Fabio Umbro: |
Credo sia meglio conserviate di loro il ricordo di com’erano l’ultima |
volta che li avete visti |
|
Enrico: |
Oltre allo schianto terribile … alle lamiere … poi c’è stato l’incendio |
… |
|
Ettore: |
Non vedrò più papà mio! |
Fabio Umbro: |
Comunque ecco questi sono i modelli che abbiamo usato, la linea |
Luxury Voyage … |
|
Nicola: |
Luxury, mai nome fu più adatto per la bara di nostro padre! |
Fabio Umbro: |
Mio fratello ne cura personalmente l’allestimento e vi può |
descrivere meglio di me come sono fatte |
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Sergio Umbro: |
Ecco … il cofano della serie Luxury Voyage … |
Ettore: |
Il “cofano”? |
Fabio Umbro: |
Si … lo scusi. In gergo tecnico si chiamano cofani. Chiamiamole bare, |
così ci capiamo. |
|
Ettore: |
Il “cofano”! |
Sergio Umbro: Dicevo … sono … bare … di produzione artigianale, di pregiatissimolegno massello di castagno … con eleganti intarsi di richiamo
floreale. Gli interni sono di seta aromatizzata …
Ettore: “aromatizzata”?
Sergio Umbro: Si. Per la signora abbiamo scelto una essenza a base di margherite e
vaniglia.
Ettore: “aromatizzata”!
Sergio Umbro: Sono aromi particolarmente adatti … troviamo … alle carnagioni …
chiare …
Enrico: Mia madre era quasi olivastra di carnagione … veniva da una
famiglia gitana …
Fabio Umbro: Ma sono adatti anche alle carnagioni scure …
Nicola: Insomma margherita e vaniglia vanno bene per tutti i tipi di
carnagione? o i resti erano così … rovinati diciamo che non si capiva
il colore della pelle e siete andati a indovinare sbagliando l’essenza?
Ettore: Per l’eternità poi, per l’eternità!
Sergio Umbro: Diciamo che è soggettivo … dipende dai gusti. Sono essenze cheaccompagnano …
Fabio Umbro: Veramente servono soprattutto in camera mortuaria finché il cofano è aperto
Ettore: Ma non puoi fare l’ultimo viaggio col cofano aperto!
Nicola: Diciamo insomma che è pure inutile visto che le … bare sono già chiuse. Oltre al fatto che la mia matrigna non aveva la carnagione
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
per la quale è stata fatta la scelta dell’essenza … comunque … |
|
prosegua pure |
Sergio Umbro: Per il … signor Tosto … invece abbiamo scelto … altre … altre
essenze
Nicola: Quali?
Sergio Umbro: Muschio e Felce
Ettore: Sottobosco?
Fabio Umbro: Danno una sensazione di fresco …
Ettore: Sottobosco!
Nicola: E sono fragranze adatte a? cioè come mai avete scelto proprio il
muschio e la felce?
Fabio Umbro: Per la sensazione di fresco … che poi i cuscini …
Sergio Umbro: Di seta, cuscini di seta come tutti i tessuti interni
Fabio Umbro: Sono riempiti di petali di fiori e foglie, sono morbidissimi, lucidi e
delicati
Enrico: E gli abiti che vi ha portato la mia fidanzata andavano bene?
Sergio Umbro: Ecco …
Fabio Umbro: Non è stato possibile usarli
Ettore: Viaggeranno nudi?
Sergio Umbro: Li abbiamo fasc … avvolti in un telo
Ettore: Viaggeranno nudi!
Enrico: Ma che sta dicendo?
Nicola: Che per gli stessi motivi di prima … non è stato possibile vestirli. E
quindi i signori li hanno fasciati usando un telo di? Seta?
Sergio Umbro: Si usa la canapa …
Fabio Umbro: Ma non quella che … non quella industriale insomma
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Nicola: |
E quale? |
Sergio Umbro: |
E’ una canapa specifica per inumazioni |
Nicola: |
Quindi abbiamo tutto bellissimo, lucido, profumato, di seta … ma |
poi dentro i corpi sono avvolti in una sacca di canapa |
|
Fabio Umbro: |
Non c’era altra scelta, le assicuro. E’ prassi … la nostra famiglia ha |
una lunga tradizione |
|
Enrico: |
Mi ha portato indietro gli abiti che le ha portato Monica allora? |
Sergio Umbro: Pensavamo volesse che … insomma … li abbiamo messi nei c … con i
poveri scomparsi
Nicola: Li avete lasciati nelle bare
Fabio Umbro: Anche questa è prassi. Si dice … no? Che potrebbero servire
comunque quando … vabbè ci siamo capiti
Nicola: Nudo in una bara lussuriosa. Ma come fa mio padre a piegare la
realtà al suo stile di vita pure da morto?
Enrico: Scusatemi! (si alza e lascia la stanza, visibilmente emozionato. Nicola fa cenno
ad Ettore di seguirlo. Ettore si alza e segue il fratello)
Nicola: Il programma di domani? Qual è?
Fabio Umbro: Beh suo fratello ci ha detto di non volere cerimonie religiose. Quindi
ci sarà tempo per dire qualcosa … chi vorrà … nella sala mortuaria
del cimitero alle 11. Poi da li trasferiremo le bare nella cappella di
famiglia che ci è stata indicata
Nicola: C’è una cappella di famiglia?
Sergio Umbro: Si, credo sia della famiglia della … povera signora Tosto.
Nicola: Ah, ho capito. Per le spese? Quali sono gli accordi che avevate con
mio fratello? Anzi mi dica … come … come mai si è rivolto a voi mio fratello?
Fabio Umbro: Ci siamo incontrati in ospedale la sera, dopo l’incidente.
Nicola: Così … per caso?
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Fabio Umbro: |
Beh, siamo una agenzia di pompe funebri … la gran parte delle |
constatazioni di morte si fanno in ospedale, per cui ci chiamano lì … |
|
siamo spesso negli ospedali |
|
Nicola: |
Lo so come funziona, sono consigliere dell’assessore Morelli. |
Fabio Umbro: |
Ah, bene. Persona straordinaria Morelli. Di una gentilezza, di una |
serietà … |
|
Nicola: |
Ma la smetta con questo teatro … |
Fabio Umbro: |
teatro? |
Nicola: |
Evitiamo questa recita, queste falsità |
Fabio Umbro: |
Ma quali falsità? Non capisco |
Nicola: |
Le ho detto che sono il consigliere di Morelli. Lo so bene chi è e cosa |
è. E’ un figlio di puttana, come me e come voi. E’ inutile fare teatro. |
|
L’assessore sa perfettamente che voi date mazzette agli infermieri |
|
per essere messi in pole position quando muore qualcuno. |
Sergio Umbro: Ma che sta dicendo? Guardi che …
Nicola: Mi lasci finire. Se voglio faccio una telefonata e le do nome e cognome di chi vi ha fatto la soffiata. Lo so benissimo che funziona così. E lo sa pure Morelli che pure lui ha i suoi tornaconto. Come me e come voi. Come so benissimo che se mi metto a fare le pulci troverò che lo spessore del cofano non è di 25 millimetri, che se l’apriamo non troviamo nulla di quello che ci state raccontando …
Sergio Umbro: questa poi …
Nicola: Ma per favore! Le ho detto chi sono e cosa faccio! Che mi vuole venire a raccontare che avete un codice deontologico? Che la terra
èpiatta? Guardi che a me non me ne importa nulla se la bara è di castagno o di truciolato. Se dentro ci sono cuscini di seta o pagliericcio. Se è spessa il giusto o se ha lo spessore del cartone. Perché? Perché quel morto, mio padre, era più figlio di puttana di me, di Morelli e di tutti noi messi insieme. A me importa solo di mio fratello. E del suo futuro. E’ del suo futuro che voglio parlare.
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Fabio Umbro: |
Che c’entriamo noi col futuro di suo fratello? |
Nicola: |
Anzitutto in apparenza deve essere tutto perfetto, ma su questo … |
siccome siete due lupi di mare, sono abbastanza tranquillo. Non |
|
deve accorgersi che vi stavate approfittando della sua ingenuità. |
|
Sergio Umbro: Ingenuità? Ma lei la conosce la fidanzata di suo fratello? |
|
Nicola: |
No, non l’ho ancora conosciuta. |
Fabio Umbro: |
Per usare le sue parole … è una bella figlia di puttana pure lei. E’ |
venuta con toni minacciosi, con una cartellina con tutte le leggi |
|
stampate. E’ un tipino … Dura come il marmo. Ci ha fatto già lei le |
|
pulci, stia tranquillo. Non c’è niente che non vada nel lavoro che |
|
abbiamo fatto. |
|
Nicola: |
Essù … |
Sergio Umbro: |
I nostri cofani sono a regola d’arte! (interrotto dal fratello) |
Fabio Umbro: |
Senta … Lei dice di conoscere chi siamo noi? Beh Io conosco quelli |
come lei. Ci ho a che fare tutti i giorni. Cosa è che vuole? Un altro |
|
sconto? Magari ci dirà che ci mette una sua buona parola con |
|
l’assessore? Che conosce il sistema? |
|
Nicola: |
Io voglio la tariffa riservata agli ingranaggi del sistema. Io sono un |
ingranaggio del sistema. |
Sergio Umbro: Ma voi politici neanche davanti alla bara di vostro padre smettete di
chiedere?
Fabio Umbro: Sergio lascia stare
Sergio Umbro: (alzandosi minaccioso)Ma che specchi avete in casa?
Nicola: (si alza a sua volta, seguito da Fabio Umbro) Gli stessi che hai tu. No, non
smetto neanche davanti alla bara di mio padre.
Fabio Umbro: (si mette in mezzo tra i due) Perdoni mio fratello. E’ giovane. E’ ancora
un puro. Non è abituato ad avere a che fare con persone come lei.
Nicola: Persone “come me”? Dovrei offendermi?
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Fabio Umbro: |
Signor Tosto … io sono una persona molto … pratica. Ci dica cosa |
vuole. Uno sconto? |
|
Nicola: |
Consistente. |
Sergio Umbro: (ironico)Uh e perché non gratis? Anzi guardi paghiamo pure qualcosaper questo funerale. E magari ci mettiamo più sfarzo. Intarsi in oro,
un coro orchestrale che canta e perché no? Fuochi d’artificio!
Fabio Umbro: Hai finito?
Sergio Umbro: No! … Si … ho finito.
Fabio Umbro: Siamo uomini di mondo Signor Tosto. Capisco benissimo. Preferirei
tuttavia, se fosse possibile, lasciare invariato l’importo sulla fattura.
Abbiamo anche altri clienti e non vogliamo che si creda che
stracciamo i prezzi. Al limite ristorniamo … quello … che vuole lei … a
chi vuole lei … o al partito …
Nicola: Allora non ci siamo capiti. Si inventi uno sconto. Non voglio soldi per
me o per il partito. Voglio uno sconto per mio fratello, che ora non
ha nessuno. Se non li ha lui questi soldi ve li, tenete voi o se li
intasca un infermiere fallito, o finiscono nel mutuo della casa della
figlia dell’assessore Morelli. Preferisco se li spenda Enrico negli studi
o come vorrà lui.
Sergio Umbro: E quando morirò io, ci penserà lei agli studi di mio figlio?
Fabio Umbro: (al fratello)Hai finito?(a Nicola)Facciamo così … con la fidanzata di suofratello abbiamo pattuito questa cifra (porge una fattura a Nicola), ci
tolga il 30%. (rivolto al fratello).
Sergio Umbro: Il solito 30%.
Fabio Umbro: Il solito 30%. (fanno per andarsene, raccogliendo le carte e avvicinandosi alla
porta)
Nicola: E … per il pagamento? (i due fratelli si guardano)
Fabio Umbro: (ironico) Che domande … (indicando la foto alla parete) a babbo morto!
(se ne vanno)
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
(Nicola rimane da solo nella stanza, poi si sente il rumore di chiavi nella toppa, si apre la porta e appare Monica)
Monica: Ciao. Tu sei Nicola?
Nicola: E tu sei Monica. Parlavamo di te con quelli delle Pompe Funebri.
Sono appena usciti, li avrai incontrati.
Monica: Si? E che dicevate di me?
Nicola: Dicono che sei una tipa tosta, come i Tosto insomma. Eh eh. Li hai
impauriti, ci hanno fatto un ulteriore 30% di sconto sulla cifra che avevano pattuito con te. Ma che gli hai fatto?
Monica: Io? Niente! Figurati … Gli altri dove sono?
Nicola: Sono da qualche parte in casa.
Monica: Ti hanno lasciato da solo a trattare con la Ultimo Viaggio?
Nicola: Ah sono abituato a certa gente. Non mi spaventano. E poi … li avevi
già messi in riga tu. Non ho dovuto fare niente.
Monica: Dici?
Nicola: Che c’è?
Monica: Niente … ma qualcosa non mi convince. Hai qualcosa nello sguardo
che ho già visto.
Nicola: Si? Ed è qualcosa di bello o di brutto?
Monica: Di furbo. Amore! (grida andando a cercare Enrico. Nicola rimane ancora una
volta da solo).
FINE PRIMO ATTO: SIPARIO
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“Amarsi un po’”
Atto II Scena 01: Monica
di Giorgio Pompei
Personaggi: Enrico Tosto, Monica, Ettore Tosto, Nicola Tosto, Paolo Tosto
(la sala è vuota, Monica prima ed Enrico poi entrano provenienti dall’interno di casa)
Enrico: Ma come mai sei tornata così presto?
Monica: (sedendosi) Beh? Ti dispiace?
Enrico: Certo che no. Solo che mi avevi detto di avere lavoro urgente da sbrigare. Non vorrei che per starmi vicino ci rimetti la carriera. Ci sono i miei fratelli, non sono solo.
Monica: Non avevo da fare nulla che non potessi tranquillamente rimandare
…e poi … sinceramente non è che mi fidi così tanto dei tuoi fratelli eh. Non hanno brillato per presenza nei tuoi primi 25 anni di vita. Diciamolo!
Enrico: Lo sai che questo dipendeva anche da mio padre. Non era
facilissimo andarci d’accordo ( si siede)
Monica: A me lo dici?
Enrico: Che vuol dire? Hai avuto problemi con mio padre che io non
conosco?
Monica: … no … ma anche perché io ho capito che tipo era ed ho evitato
occasioni di scontro. Ma posso dire che non era una persona accomodante, a voler essere prudenti nel giudizio.
Enrico: E da quando sei prudente nei giudizi tu?
Monica: Da due giorni, ma solo con te
Enrico: Beh evita
Monica: Hai ragione. Tuo padre era uno stronzo, arrogante, presuntuoso,
maschilista di quelli sicuri di far svenire le donne col loro fascino,
convinto di sapere tutto lui e di poter insegnare a vivere a tutti. Un
figlio di puttana insomma.
Pagina 34
“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Enrico: |
Andava bene anche una via di mezzo tra un giudizio prudente e |
questo … |
|
Monica: |
Hai chiesto sincerità … |
Enrico: |
Non ti preoccupare. In fondo i miei fratelli la pensano come te |
Monica: |
Questo ti ferisce? |
Enrico: |
Era mio padre … |
Monica: |
Era il padre anche dei tuoi fratelli |
Enrico: |
Che ti devo dire? Io riuscivo a conviverci. Non dico che era tutto |
rosa e fiori. Era spigoloso, non riusciva a non importi il suo punto di |
|
vista … però gli volevo un gran bene. E sentivo che anche lui me ne |
|
voleva. |
|
Monica: |
E pure i tuoi fratelli … |
Enrico: |
I miei fratelli cosa? |
Monica: |
Anche loro alla fine hanno pensato solo a sé stessi. Si sono lasciati |
prendere dalla loro furia, hanno rotto con tuo padre e hanno fatto |
|
armi e bagagli |
|
Enrico: |
Hai appena finito di dire che era un uomo impossibile … |
Monica: |
Si ma non era una cosa che coinvolgeva solo loro e tuo padre. |
Eravate una famiglia. Capisci? Una famiglia. C’eri anche tu. Non dico |
|
tua madre che per loro era una estranea. Ma c’eri tu. Il loro fratello. |
|
Enrico: |
E allora? |
Monica: |
E allora, nel loro personalissimo conflitto per affermare le loro |
personalissime aspirazioni contro quelle di tuo padre non hanno |
|
tenuto in gran conto della tua esistenza. Andando via di qui non |
|
hanno solo lasciato tuo padre. Hanno lasciato anche te. E tu che gli |
|
avevi fatto? |
|
Enrico: |
Io non voglio stabilire se avessero ragione loro o mio padre. Ma se |
non andavano d’accordo che senso aveva restare qui a farsi il |
|
sangue amaro? E poi due di loro sono andati via prima che io |
Pagina 35
“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
nascessi. Tanto tutti prima o poi lasciano la loro casa e la loro famiglia. Pure tu vivi da sola no?
Monica: Una cosa è lasciare la casa e un’altra è lasciare la famiglia. Io ho lasciato la casa. Non la famiglia. Io faccio ancora parte della mia famiglia, e ne farò parte anche quando io e te ci faremo la nostra di famiglia. Con i miei ci sentiamo tutti i giorni, ci vediamo spessissimo, passiamo le feste insieme. C’è confidenza, complicità. La tua famiglia invece è esplosa. Ognuno è andato per la sua strada senza voltarsi più. Uno alla volta. Non siete più una famiglia.
Enrico: Non ti facevo così attaccata al valore della famiglia. E comunque non è vero che non si sono più voltati, come dici tu. Ci siamo sentiti, siamo rimasti in contatto. Ci siamo visti …
Monica: E’ una famiglia la tua?
Enrico: Definisci il termine famiglia
Monica: Non ce n’è bisogno. Non siamo all’Università. E’ una famiglia la tua?
Enrico: Non lo so! Sai che ti dico? Che se la mia è una famiglia lo vedremo in questa occasione.
Monica: Una famiglia si vede in ogni occasione. Non deve morire qualcuno per riscoprirsi una famiglia. E’ troppo facile così. Sono solo io la tua famiglia. Te lo dico io.
Enrico: Dai, non è così. Si sono subito preoccupati se avevo di che vivere, se avevo bisogno di qualcosa, di come mi sistemo …
Monica: Dei soldi insomma. Guarda Enrico che è facile fare il fratello tirando fuori il portafoglio. Dare “cose” è molto più facile che dare Amore. Perché per i soldi basta lavorare. L’Amore o ce l’hai o non ce l’hai. E qui, mi spiace dirlo, non lo vedo zampillare da terra.
Enrico: Al solito tuo sei troppo dura. Per te è tutto bianco o è tutto nero. La mia famiglia è una cosa complicata. Neanche io so bene tutto quello che è successo. Anzi, sono deciso a farmi raccontare tutto.
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Monica: Neanche io sono un tipo facile. E’ vero. Sono netta nei miei giudizi. Ho una personalità esuberante? Vero. Ma a differenza di tutti loro, io da quando ci siamo messi insieme sono sempre stata al tuo fianco. E non ti ho dato “cose”, ma Amore. Non c’è altro che mi spinga a star qui. Solo il fatto che ti amo. Questo non lo dimenticare.
(entrano Nicola ed Ettore provenienti dall’interno dell’appartamento)
Nicola: Interrompiamo qualcosa?
Enrico: (si alza) ah ecco … Monica ti presento Ettore e Nicola, lei è Monica
Nicola: Si noi ci siamo già conosciuti
Ettore: piacere
Monica: parlavamo giusto di voi
Ettore: spero bene!
Monica: affatto
Nicola: E come si potrebbe parlar bene dei fratelli Tosto?
Ettore: Soprattutto di Paolo …
Enrico: Se ti sente …
Monica: Invece di voi due cosa si potrebbe dire di buono? (tutti si siedono)
Nicola: Di me ben poco. Però suono la chitarra … e pure Ettore
Ettore: … e cantiamo. Abbiamo una bella voce
Monica: Due artisti insomma
Nicola: In erba
Ettore: Io. Tu l’erba te la sei fumata tutta da ragazzo!
(entra anche Paolo)
Paolo: Erba?
Nicola: Ecco qua. Quando si parla cannabis i filosofi accorrono (prende la
chitarra e strimpella qualcosa)
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Paolo: Mi sono perso qualcosa?
Enrico: Ettore e Nicola stavano elencando i loro pregi a Monica
Paolo: Elenchi molto brevi …
Ettore: Quando si dice fratello si dice tutto. Parenti serpenti.
Monica: Sempre meglio di parenti assenti.
Nicola: La ragazza qui è da un po’ che mena fendenti. Ne usciremo con le ossa rotte, temo.
Ettore: Io sono già tutto rotto. Dove si getta la spugna? Mi arrendo subito.
Paolo: Beh con noi è un esercizio fin troppo facile. Non siamo propriamente l’esempio di una famiglia affiatata. Solo che … Monica
…se posso permettermi … siamo già bravissimi a farci del male da soli. Se è per sfogarti fai pure, ma se speri di costruire qualcosa …
Enrico: Qui nessuno si sfogherà di nulla. Almeno fino a domani
Paolo: E perché …
Enrico: Perché lo dico io. Per fare piacere a me eviterete. Può bastare?
Nicola: E la guerra finì prima ancor di cominciare
Ettore: Io mi ero già arreso …
Monica: Non ve la caverete così. Ne riparleremo.
Nicola: Sei molto sexy quando fai la cattiva sai?
Monica: Io non faccio la cattiva. Non recito una parte. Io ho delle cose da
dire e le dirò.
Paolo: E noi le ascolteremo. E magari diremo anche noi ognuno la nostra.
Sempre ci sarà qualcosa da dire.
Ettore: Io mi arrenderò di nuovo.
Nicola: Arrenderti temo ti sarà impossibile. La ragazza qui ha l’aria di non
voler far prigionieri.
Pagina 38
“Amarsi un po’”
Enrico: Possiamo chiuderla qui e parlare d’altro?
Ettore: Giusto!
(suonano al citofono)
di Giorgio Pompei
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Atto II Scena 02: Cecilia
Personaggi: Enrico Tosto, Monica, Ettore Tosto, Nicola Tosto, Paolo Tosto, Cecilia
Enrico: E adesso chi è? (Monica va al citofono)
Monica: Si? (breve pausa) Prego. Terzo piano. (riappende la cornetta). Una amica
di Nicola, una certa Cecilia.
Ettore: Cecilia? Ma non è …
Paolo: Beh sarà meglio lasciare solo Nicola con la sua amica. (si alza e
platealmente invita gli altri a seguirlo nelle stanze, si alzano e lo seguono.
Nicola rimane immobile, lo sguardo nel vuoto fino a quando non suonano alla
porta. Si alza e la apre)
Cecilia: Ciao Nicola
Nicola: Ciao Cecilia
Cecilia: Posso?
Nicola: Si … certo (la fa accomodare. Segue un lungo momento di silenzio) Come … ?
Cecilia: Mia sorella … ricordi? Fa l’infermiera. Mi ha detto che in ospedale
da lei …
Nicola: Ah
Cecilia: E allora ho pensato che tu sicuramente … che ti avrei trovato qui …
ecco
Nicola: Si … sono arrivato poco fa
Cecilia: Ci tenevo … a farti le mie condoglianze … ed eccomi qui
Nicola: Le condoglianze? E perché? Sai bene che tra me e mio padre non
correva buon sangue. L’ultima volta che l’ho visto è stato vent’anni fa e non è un bel ricordo
Cecilia: C’ero anch’io quel giorno.
Nicola: Vero. C’eri anche tu quel giorno
Pagina 40
“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Cecilia: Ero venuta solo per farti le condoglianze. Ora ti lascio alle tue cose
… (fa per andarsene)
Nicola: Cecilia … (lei si ferma e senza voltarsi … un attimo di silenzio)
Cecilia: Non è stata una buona idea la mia, vero? Dopo tutti questi anni …
Nicola: 18. 18 anni. Ma ora sei qui. Hai fatto questo passo. Almeno dimmi
quello che mi volevi dire. Non è certo per farmi le condoglianze che hai interrotto il nostro … silenzio (lei si volta verso di lui)
Cecilia: Invece si, pensa che stupida. Ho pensato … che ci stessi male … e …
volevo … vederti.
Nicola: Non ci sto male. Anzi. Non sento niente. Sono qui … siamo qui …
credo soprattutto per Enrico.
Cecilia: L’ho visto all’Università. Mamma mia che ragazzone che si è fatto.
Me lo ricordavo piccolino … che aveva? Tre anni
Nicola: E l’hai riconosciuto?
Cecilia: Veramente no. Ho letto il suo nome nella lista degli studenti del mio
corso. Sono andata a leggermi i dati anagrafici ed era proprio lui.
Nicola: Il tuo corso?
Cecilia: Si. Insegno letteratura francese.
Nicola: Sono contento. E sei sposata? Figli?
Cecilia: No. O meglio. Si sono stata sposata. E no, non lo sono più. Ho una
figlia però. Si chiama Eleonora.
Nicola: Bel nome Eleonora.
Cecilia: Quest’anno è in terza elementare. Ma per farla studiare …
Nicola: Io invece …
Cecilia: Ti sei candidato alle elezioni. Si usa fare gli auguri o porta sfortuna?
Nicola: Porta sfortuna. Che altro sai di me?
Pagina 41
“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Cecilia: |
Che non sei sposato e che non hai figli. Vivi in una casa davanti al |
mare … |
|
Nicola: |
Chi è la gola profonda? |
Cecilia: |
Ogni tanto chiedo di te a qualche vecchio comune amico |
Nicola: |
Aurelio? Anna? |
Cecilia: |
Tu? Chiedi mai di me? |
Nicola: |
No, ma non è … disinteresse. Chiamiamola vigliaccheria. |
Cecilia: |
Perché vigliaccheria? |
Nicola: |
Perché fa ancora male Cecilia. |
Cecilia: |
Fa male anche adesso allora. Ho sbagliato a venire? |
Nicola: |
Perché sei qui? |
Cecilia: |
Te l’ho detto. Pensavo ci stessi male. |
Nicola: |
E anche fosse? |
Cecilia: |
Nicola che vuoi che ti dica? Dovevo vederti soprattutto pensando |
che tu stessi soffrendo. |
|
Nicola: |
Perché? |
Cecilia: |
Tu sai il perché di ogni tuo gesto? Ah dimenticavo. Tu si, tu lo sai. Io |
ancora no. Ricordi come sono fatta no? Io … sento di dover fare |
|
qualcosa … e la faccio. |
|
Nicola: |
Non è cambiato niente |
Cecilia: |
Cosa doveva essere cambiato? |
Nicola: |
Se non sai perché fai le cose … e se neanche ti sforzi un po’ di capirlo |
… come puoi sperare che … io o chiunque altro possa … |
|
Cecilia: |
Cosa cambierebbe? Se io ti dicessi che sono qui perché provo |
ancora qualcosa per te, oppure se ti dicessi che sono qui per |
|
semplice curiosità, o perché ti odio e mi piace vederti soffrire … che |
|
cambierebbe? |
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Nicola: |
E’ stato bello rivederti |
Cecilia: |
Che cambierebbe? Nicola … che cambierebbe? |
Nicola: |
Non lo so cosa cambierebbe. Non riesco a fare previsioni sul futuro |
dei miei sentimenti, so quello che non è cambiato però. |
|
Cecilia: |
Tante cose invece sono cambiate. Tante cose. |
Nicola: |
E allora perché ci parliamo così? |
Cecilia: |
L’hai detto tu prima. Perché fa ancora male. |
Nicola: |
Anche a te? |
Cecilia: |
Pensi di no? |
Nicola: |
Chiedo. Se avessi una mia idea non ti farei questa domanda |
Cecilia: |
Certo che fa male anche a me. |
Nicola: |
E allora perché farti del male da sola venendo a trovarmi? |
Cecilia: |
Perché pensavo tu ci stessi male |
Nicola: |
Non ci sto male |
Cecilia: |
Lo vedi? Io non rifletto. Sento e faccio. Tu invece stai li ad analizzare |
il perché dei tuoi gesti. Ma non li capisci lo stesso. |
|
Nicola: |
Non ci sto male |
Cecilia: |
Oh si che ci stai male. Tu l’adoravi tuo padre |
Nicola: |
Ma che dici sei pazza? 18 anni fa l’ho visto per l’ultima volta e l’ho |
quasi picchiato. |
|
Cecilia: |
Neanche me vedevi da tutti questi anni. Eppure mi amavi. Tu |
l’adoravi tuo padre. Ma ancora non l’hai capito questo di te? Beh |
|
adesso so perché sono qui. Per dirtela io questa cosa: che tu eri |
|
pazzo di tuo padre. |
|
Nicola: |
La pazza sei tu. Magari sei tu che l’amavi così tanto |
Cecilia: |
Io l’odiavo. Mi ha rovinato la vita. |
Pagina 43
“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Nicola: |
Ti ha rovinato la vita? |
Cecilia: |
Non c’era competizione. La tua intera esistenza era dedicata a |
cercare di farti amare da quell’uomo. Non c’era spazio per me, non |
|
c’era spazio per nient’altro. |
|
Nicola: |
Tu sei pazza davvero. E’ colpa di mio padre se la nostra storia è |
finita? |
|
Cecilia: |
No, quella è colpa tua. Solo tua. Perché avevi così tanta rabbia |
dentro per il fatto di non riuscire a sentirti amato da quell’uomo che |
|
tu, lo ripeto, amavi alla follia, che tutto il resto spariva. Non c’era |
|
competizione. Non potevo competere. |
|
Nicola: |
Allora sei qui … per vedere se ora che lui non c’è più io possa … |
amarti di nuovo? |
|
Cecilia: |
Io lo so che ci stai male … |
Nicola: |
ah si, ci sto male … |
Cecilia: |
… nessuno ti conosce come me. Puoi mentire a te stesso ma io ti |
conosco anche se sono passati tanti anni. Non si cambia così tanto |
|
in profondità. Non sono riuscita in nulla con questa mia visita. Tu |
|
stai ancora arrancando dietro a tuo padre, con la tua vita bloccata. |
|
Ma dovevo venire. |
|
Nicola: |
La mia vita bloccata? Ma che ne sai tu? |
Cecilia: |
Che ne hai fatto della tua vita Nicola? |
Nicola: |
E tu? |
Cecilia: |
Io ci ho provato almeno. Ci ho provato. E’ andata male, ma ci ho |
provato. Ho anche una figlia. Tu? |
|
Nicola: |
Dimmelo tu, magari lo sai meglio di me. |
Cecilia: |
(pensa di dire qualcosa, ma ci ripensa) No … non lo so meglio di te. |
Nicola: |
Tu non sai niente |
Cecilia: |
Stammi bene Nicola (apre la porta per uscire) |
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Nicola: |
Tu non sai niente! Capito? Niente! (le urla dietro. La porta si richiude e |
Nicola rimane solo) |
|
Enrico: |
(entra seguito da Paolo) Nicola … problemi? (segue un attimo di silenzio) |
Nicola: |
Tu lo sapevi |
Enrico: |
Cosa? |
Nicola: |
Che sarebbe venuta |
Enrico: |
Mi ha chiesto se poteva passare … |
Paolo: |
Nicola ma Enrico che ne sa chi è Cecilia per te? |
Enrico: |
Mi dispiace … io non pensavo … scusami |
Nicola: |
E di cosa? Non ti preoccupare non è successo nulla |
Enrico: |
No davvero … |
Nicola: |
Ehi fratellino. E’ tutto a posto. Posso avere un altro caffè? |
Enrico: |
Certo, te lo faccio subito. Tu Paolo? Lo vuoi anche tu? |
Paolo: |
No, grazie. Sono a posto così. (Enrico va in cucina, segue un attimo di |
silenzio) |
|
Nicola: |
Vuoi sapere che mi ha detto dopo 18 anni? |
Paolo: |
In effetti … si |
Nicola: |
E’ venuta a dirmi che io ci sto male … per la morte di papà |
Paolo: |
Ed è vero? |
Nicola: |
Il punto non è questo |
Paolo: |
Forse no, ma mi interessa comunque sapere se è vero che ci stai |
male. Sono tuo fratello. |
|
Nicola: |
Tu ci stai male? |
Paolo: |
Veramente si parlava di te. Ma qual è il punto allora? |
Pagina 45
“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Nicola: Che secondo lei io ci sto male perché adoravo papà. E che l’ho sempre amato alla follia … e sono sempre stato pieno di rabbia perché lui non dava segno di … contraccambiare. E che quindi la nostra storia è finita e tutte le mie storie sono impossibili … perché io l’amore lo cercavo da mio padre, invano e quindi … ho vissuto una vita … bloccata mendicando quello che papà non mi ha mai saputo dare.
(Nicola attende una risposta di Paolo)
Nicola: Interessante ipotesi no? Freudiana, edipica. E’ materia tua. Ho bisogno di questo caffè, quanto ci vuole?
(Nicola esce e lascia Paolo da solo a riflettere. Dopo qualche secondo arriva Ettore)
Ettore: Hai idea di dove possano stare le vecchie foto?
(Paolo scuote la testa in segno di diniego)
Ettore: Magari trovo qualche foto di mamma … mi farebbe piacere …
Paolo: Io … ne ho un qualcuna.
Ettore: E come fai ad averle?
Paolo: Quando me ne sono andato ho preso un po’ di cose … tra le quali anche diverse foto.
Ettore: Hai capito? Io invece me ne sono andato via senza portar via nulla.
Paolo: Te ne farò delle copie. Comunque non credo papà abbia conservato foto di mamma. Se ne avesse avute di lei nuda le avrebbe certamente conservate. Ma non so se quelle vorrei averle.
Ettore: Magari quelle no. Ma c’era quella foto sulla spiaggia … tutta bianca, ricoperta di neve. Mamma in ci teneva per mano … sorrideva …
Paolo: Quella ce l’ho io.
(suonano al citofono)
Ettore: Oggi è un continuo! Comunque quella foto la voglio pure io. Fammene una copia. (al citofono) Si? Chi è? Amore di papà salite! (aggancia) Sono le mie piccoline.
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Atto II Scena 03: Annalisa e Annamaria
Personaggi: Enrico Tosto, Monica, Ettore Tosto, Nicola Tosto, Paolo Tosto, Annalisa Tosto, Annamaria Tosto
Ettore: Belle di papà! (Annalisa ed Annamaria entrano)
Annalisa: Ciao
Annamaria: Ciao papà
Ettore: Questo è lo zio Paolo, il più grande dei miei fratelli. Lei è Annalisa la
primogenita e lei è Annamaria. Ventricolo destro e sinistro del cuore di papà!
Paolo: E’ la prima volta che saluto due ventricoli! Finalmente! Vi avevo
visto solo in foto (si baciano sulle guance)
Annamaria: E’ un piacere … zio!
Annalisa: Quando c’è il funerale?
Ettore: Quando c’è il funerale?
Paolo: Domani alle 11, ma non è proprio un funerale
Annalisa: E cos’è?
Ettore: E cos’è?
Annalisa: Papà ma sai qualcosa o no? Partecipi o sei qui in visita di cortesia?
Paolo: E’ che nessuno dei due … defunti era credente. E quindi non ci sarà
una vera e propria funzione religiosa. In effetti non sarà neanche in Chiesa.
Annamaria: E dove allora?
Paolo: Nella sala mortuaria dell’Ospedale e da li al cimitero direttamente.
Credo sia questo il piano.
Annamaria: Non ci sarà una Messa?
Paolo: No, come ti ho detto non erano credenti
Annalisa: Loro forse no, ma noi si
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Ettore: |
Eh |
Paolo: |
Veramente no, credo che nessuno di noi 4 figli sia credente |
Annamaria: |
Papà si. E’ credente. |
Paolo: |
Papà è credente? E da quando? |
Ettore: |
Eh |
Annalisa: |
Quindi riepiloghiamo: ci hai fatto venire qui perché è morto un |
nonno che non abbiamo mai avuto l’onore di conoscere, la sua terza |
|
moglie che non ci è parente e non ci sarà neanche una Messa dove |
|
poter dire una preghiera per lui. Che ci hai fatte venire a fare papà? |
|
Paolo: |
Beh ma credo che si possa comunque far dire una Messa. Basta |
parlare col parroco, non credo ci saranno problemi. Ettore se vuoi … |
|
Annamaria: |
Si, direi di si. Così papà potrà dire le sue preghiere e anche noi … |
Annalisa: |
Ma se non ci aveva neanche pensato. Al solito non pensa mai alle |
cose importanti |
|
Ettore: |
Anche io sono appena arrivato! Datemi il tempo! … E’ una tragedia! |
Paolo: |
(Ad Ettore) Io non sapevo proprio tu avessi riscoperto la Fede. |
Altrimenti ci avrei pensato anche io a darti questa possibilità. Se |
|
vuoi possiamo ancora fare in tempo a fare un funerale religioso. A |
|
me non importa e credo neanche a Nicola ed Enrico. |
|
Annamaria: |
Ma a papà importa. |
Ettore: |
A me importa |
Annalisa: |
Ho visto come ti importa. Insomma che dobbiamo fare? |
Annamaria: |
Non vuoi farlo papà? Perché? |
Ettore: |
Io? Io? Io si che vorrei! E’ che papà che non vuole! |
Annalisa: |
Non vuole? Ed io che pensavo fosse morto, steso in una bara piena |
di seta e di fiori |
|
Ettore: |
Invece è in un cofano pieno di canapa! |
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Annamaria: |
Cofano? Non l’hanno ancora estratto dai rottami dell’auto? |
Paolo: |
Ma si … è che le bare si chiamano cofani in gergo tecnico … |
Ettore: |
Gergo tecnico dei tombaroli |
Paolo: |
Gergo tecnico delle Pompe Funebri. |
Annalisa: |
Oddio mi fai diventare rincretinita papà. Se nonno è morto che vuol |
dire che non vuole un funerale? |
|
Ettore: |
E’ che era ateo |
Paolo: |
Agnostico |
Ettore: |
E’ uguale no? |
Annamaria: |
Non esattamente papà. L’ateo sostiene che Dio non esiste mentre |
l’agnostico sostiene che non si può dire se esista o meno, che non |
|
c’è prova dell’esistenza o della necessità dell’esistenza di Dio |
|
Paolo: |
Perfetta distinzione. Complimenti. |
Ettore: |
Agnostico o Ateo … che cambia? non ci credeva. |
Annalisa: |
Ma se non credeva, ora che è morto … steso nel “cofano”, a lui non |
importerà nulla di quello che facciamo del suo cadavere. |
|
Annamaria: |
Che vuoi dire? |
Annalisa: |
Non credo ad una vita dopo la morte? Quando sono morto sono |
morto. Il mio è solo un corpo e ci potete fare quello che volete. O |
|
no? Ohhh e poi chi se ne frega! Volete fare il funerale? Non lo volete |
|
fare? Per me era un perfetto sconosciuto. Me ne posso pure tornare |
|
a casa. |
|
Annamaria: |
Ma era il papà di papà. Non pensi a papà? Al dolore che sta |
provando? |
|
Annalisa: |
Lo vedo! Che dolore? Non lo vedeva da una vita. E’ morto e neanche |
si è preoccupato del funerale. Io sono stufa di fare da genitore a mio |
|
padre. |
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Ettore: Amore di papà non dire queste cose. Vorrei vedere te con tuo padre nel cofano.
Paolo: Comunque … quello che hai appena detto sull’importanza o meno della coerenza ai principi ed ai valori di un ateo dopo la sua morte … non sono poi così d’accordo. In linea di principio a me neanche importa nulla, neanche di rispettare sue eventuali volontà, ma c’è una coerenza di visione, una coerenza riflessa.
Ettore: eh … Esatto! C’è la coerenza riflessa! (osservato aggiunge nervosamente) come in uno specchietto
Annalisa: Si, retrovisore. E prima il cofano ora lo specchietto … Ma è un funerale o un autosalone?
Paolo: Nel senso che una persona muore, ma nelle persone che gli vogliono bene ne sopravvive il riflesso. Tradirne i principi offende non tanto lui, che come dici tu, è morto e quindi non è in grado di offendersi, ma offende i suoi cari nella visione che avevano della sua vita e della sua condotta.
Ettore: Esatto!
Annamaria: Si questo l’ho capito zio. Rimane però che a noi farebbe piacere un funerale. Se a nonno non importava e se a voi fratelli di papà non importa …
Annalisa: Ma allora non hai capito niente! Ti ha appena detto che gli sembrerebbe di tradire la coerenza, la visione della vita di questo “nonno tra virgolette”.
Paolo: No, no era solo un discorso generale. Guarda … tuo padre ti avrà detto che a parte il più piccolo dei nostri fratelli, Enrico, nessuno di noi aveva rapporti con tuo nonno. Quindi a nessuno di noi, tranne forse a lui, Enrico, importa assolutamente nulla di tradire o meno suoi supposti ideali. Direi di sentire solo Enrico e per me non ci sono altri problemi.
Ettore: Dai toglietevi i cappotti. Vi faccio conoscere i miei fratelli. Nicola!
Enrico!
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Paolo: |
Io vado a fare una telefonata. |
Ettore: |
Il telefono è lì |
Paolo: |
No, chiamo in America. La faccio col portatile. |
Ettore: |
Col telefonino portatile? Ti costerà un occhio della testa |
Paolo: |
No, col computer portatile … lascia stare, poi ti spiego dai. |
(Paolo esce dalla stanza, le due si tolgono i cappotti mentre entrano Nicola, Enrico e Monica)
Ettore: Nicola, Enrico e la sua ragazza, Monica. Le mie pupille: Annalisa la
più grande e Annamaria. I ventricoli del cuore di papà!
Nicola: Per fortuna non ti assomigliano!
Enrico: Sono vostro zio ma siamo quasi coetanei!
Monica: Piacere, sono la fidanzata di … zio Enrico.
Annamaria: Che bello conoscerci
Annalisa: Siamo un po’ frastornate. Improvvisamente scopriamo di avere
nonni, zii, mogli acquisite di nonni, ragazze degli zii
Monica: Fidanzate. Fidanzate.
Nicola: Si è una famiglia un po’ strana questa. Naif.
Monica: Non è una famiglia strana. Non è una famiglia punto e basta.
Annamaria: Siamo figli e nipoti, siamo per forza una famiglia. Anche se non si è
mai dimostrata nei fatti … possiamo cominciare da ora no?
Annalisa: Mia sorella vive in un mondo tutto suo. Un mondo di fantasie.
Comunque volevamo chiederti una cosa Enrico
Enrico: Dimmi pure
Annalisa: Mio padre e suo fratello maggiore …
Ettore: Paolo, si chiama Paolo
Annalisa: Paolo. Ci hanno detto che non è previsto funerale religioso
Pagina 51
“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Ettore: |
No, ma ci sarà una specie di … raccoglimento privato. Chi vorrà |
potrà dire qualcosa prima della sepoltura. |
|
Annamaria: |
Ci sarebbero problemi se noi facessimo dire anche una Messa? |
Monica: |
Ora non è più possibile. Non c’è il tempo per cambiare il funerale. |
Annamaria: |
Si ma noi non vogliamo cambiare nulla. Vogliamo solo sapere se |
possiamo far dire una Messa a nome di nonno. |
|
Nicola: |
E perché? Lui non era certo credente. Una parola su tre che diceva |
era una bestemmia |
|
Enrico: |
Esagerato. Ma tu dici una Messa a parte? Indipendente dal |
funerale? |
|
Annamaria: |
Si. Indipendente |
Enrico: |
E perché chiedi a me se ci sono problemi? Che problemi ci sono? |
Nessuno |
|
Nicola: |
Nessuno proprio |
Annamaria: |
E’ che zio Paolo … diceva che siccome nonno non era credente a te |
poteva dar fastidio se facevamo dire Messa per lui |
|
Enrico: |
Paolo? Ma assolutamente no |
Ettore: |
Lo dicevo io! |
Annalisa: |
Dicevi cosa tu? Tu sostieni una cosa e un attimo dopo il suo |
contrario. |
|
Ettore: |
Io non ho detto niente! |
Annamaria: |
Dai non è il momento |
Annalisa: |
Come non è il momento? Io non so neanche cosa siamo qui a fare. |
Di quale famiglia parlate. Di quale famiglia parlate? |
|
Monica: |
Allora la pensi come me. Non c’è nessuna famiglia di cui parlare |
Nicola: |
Siamo circondati. Prima la tua fidanzata era da sola, ora ha una |
alleata. Queste picconano la famiglia! |
Pagina 52
“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Annalisa: |
Quale famiglia? Di quale famiglia parlate? Quale nonno? Quali zii? Io |
a voi non ho mai avuto il piacere di conoscervi. Non vi ho mai visto |
|
né sentito a nessun compleanno mio o di mia sorella. Neanche |
|
quando sono stata male l’anno scorso. Chi siete voi? Perfetti |
|
estranei. Ma perché preoccuparsi di far dire messa per un nonno |
|
che non ho mai visto né sentito e di cui ho saputo solo i disastri che |
|
combinava? |
|
Monica: |
Sottoscrivo! |
Annalisa: |
E tu? (al padre) E noi? Che famiglia siamo? Glielo hai detto che non |
siamo più una famiglia ma due? Dai, parliamone di queste famiglie. |
|
Da quale famiglia vogliamo cominciare? |
|
Enrico: |
Annalisa. Mi spiace per il divorzio dei tuoi genitori. Non so che |
famiglia siete. E mi spiace, mi spiace da sempre per i miei fratelli e |
|
per mio padre che non sono mai andati d’accordo. Ma tutti quanti, |
|
TUTTI QUANTI, dovete farmi il santo piacere di non associare anche |
|
me ai vostri ragionamenti. Perché io una famiglia ce l’avevo. La mia |
|
ERA una famiglia, intendo almeno tra me e i miei genitori. E me l’ha |
|
portata via un incidente. Non una lite. E’ chiaro? |
|
Nicola: |
In teoria la tua famiglia è pure la mia. Ed è pure la stessa di Ettore. |
Eppure io e lui, e pure Paolo abbiamo una idea diversa su quello che |
|
è stata fino ad oggi. |
|
Enrico: |
L’ho detto. L’ho detto che aveva grossi problemi. Che per voi non |
era una famiglia. Ma per quello che riguarda i rapporti tra mio |
|
padre, mia madre e me era una famiglia. |
|
Monica: |
Amore. E’ vero. Ma ora proprio quel pezzo di famiglia non c’è più. |
Loro sono morti. Il punto ora è che quello che è rimasto non è mai |
|
stato una famiglia. Nelle famiglie normali alla morte dei genitori i |
|
figli portano avanti i loro rapporti. Qui non esistevano prima della |
|
morte dei tuoi. Non vedo come possano nascere proprio ora. |
|
Enrico: |
Perché no? |
Annalisa: |
Sentite: io e mia sorella abbiamo già i nostri problemi col nostro |
scampolo familiare. Mio padre ci ha convocate qui a piangere un |
Pagina 53
“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
nonno che io e mia sorella non abbiamo mai conosciuto e che non si
èmai interessato a noi. Esattamente come i nostri presunti zii. Tanto per essere chiari. Facciamo questo funerale civile, io, mia sorella e mio padre poi ce ne andiamo in Chiesa a parlarne al nostro Dio. E la finiamo li. Chi si è visto si è visto. Noi siamo qui solo per nostro padre.
Annamaria: Per il suo dolore.
Nicola: Anche voi
Annamaria: Anche noi cosa?
Nicola: Anche voi pensate che questo lutto ci stia provocando sofferenza.
Intendo in me, e i miei fratelli maggiori. Enrico lo so che cosa prova.
Annamaria: Era suo padre. Dico per nostro padre. Era suo padre.
Nicola: Un padre che non vedeva da quasi trent’anni. Con cui non parlava …
da quasi trent’anni.
Annamaria: Era sempre suo padre. E’ sempre un pezzo di te, della tua vita che
sparisce. Che va via per sempre. Per quanto potessero essere brutti i
rapporti, ci saranno anche dei bei ricordi, di bambino. Era suo padre.
Niente può cambiare questo fatto.
Nicola: Ettore. Stai soffrendo per la scomparsa di nostro padre? Lo so che la
sofferenza è un sentimento privato ma …
Monica: Peccato che voi sareste fratelli. Privato un corno se siete fratelli. Se
invece nei fatti non lo siete, come penso io, allora, hai ragione, è un fatto privato.
Nicola: Non è obbligatorio rispondere a questa domanda. Solo che poco fa una donna che non vedevo da tanti anni e che mi conosce … bene, si
èdetta certa che io stessi soffrendo. Ora, io non so bene cosa provo in questo momento. Sarà anche che è un circo di facce nuove …
Ettore: Si io sto soffrendo.
Annamaria: Oh papà. (si stringe a lui)
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Ettore: Non so se per lui. Per quello che ci siamo detti. Per quello che non siamo riusciti a dirci. O forse soffro per il mio divorzio. Non lo so. Ma non sto bene.
(torna Paolo e si accorge dell’atmosfera)
Nicola: Paolo. Ti perso un momento … forte.
Paolo: Si? Beh fatemi un riassunto
Enrico: Comunque per la Messa per papà non ci sono problemi. Io e Monica non siamo … non crediamo, quindi non ti offendere se non veniamo. Mi spiace solo non averlo saputo prima … che ci tenevate, che Ettore ci teneva. Potevamo fare tranquillamente un funerale religioso.
Annalisa: Bene. Allora visto che interessa solo noi e nostro padre, lo facciamo nella nostra parrocchia se non vi dispiace. Anzi lo facciamo subito. (si
prepara ad uscire)
Annamaria: Così riusciamo a farla dire per domani sera magari. Dopo la … cerimonia … privata intendo.
(Annamaria abbraccia il padre e sorride a tutti. Annalisa saluta freddamente e vanno via)
Annamaria: A domani allora.
Annalisa: Ciao!
(tutti rispondono al saluto)
Paolo: Nessuno che mi faccia un riassunto?
Nicola: La cosa importante è stata la domanda fatta ad Ettore.
Paolo: Che domanda?
Nicola: La stessa che Cecilia ha fatto a me: se stessi soffrendo per la morte
di papà. Ed Ettore ha risposto di si
Paolo: Beh la domanda di Cecilia non era proprio questa. O meglio forse la
domanda era questa ma era la conseguenza di un suo convincimento che quello si, è importante
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Enrico: Scusate che c’entra Cecilia?
Ettore: Già, che c’entra Cecilia
Paolo: Cecilia ha detto a Nicola che è certa non solo che lui stia soffrendo per la morte di papà, ma che prima ancora abbia sofferto tantissimo tutta la questione della separazione da lui.
Enrico: Questo mi sembra banalmente vero
Nicola: Trovi?
Monica: Non sei mica un pezzo di ghiaccio. Hai litigato con tuo padre, non sarà stato niente no?
Paolo: Mi sono espresso male. Cecilia ha detto una cosa più precisa: ha detto che Nicola sta soffrendo e avrebbe sofferto tanto perché allora, come oggi, amava nostro padre e non ne era ricambiato almeno nei fatti. E che la causa degli ipotizzati, da lei, fallimenti di Nicola sono da ascrivere a questo patimento d’amore non ricambiato
Nicola: Analisi freudiana dicevo a Paolo.
Ettore: Solo che dopo Freud c’è stato Jung
Paolo: E’ la seconda volta che mi sorprendi in poche ore Ettore. Prima il mito di Er, ora citi Carl Gustav Jung come superamento di Freud e del suo schematismo.
(suonano al citofono)
Nicola: Questa casa è un porto di mare.
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Atto II Scena 04: Valeria
Personaggi: Enrico Tosto, Monica, Ettore Tosto, Nicola Tosto, Paolo Tosto, Monica, Valeria Ottaviani
(Monica va al citofono)
Monica: Si? E chi cerca? Salga. (rivolta ai presenti) Una certa Valeria, per i
fratelli Tosto. (scuote le spalle)
(alla porta appare Valeria)
Enrico: Dica
Valeria: I … Tosto?
Enrico: Si, io sono Enrico Tosto, loro i miei fratelli e la mia fidanzata.
Valeria: Io mi chiamo Valeria Ottaviani.
Enrico: Non ci conosciamo. Conosceva mia madre?
Valeria: Mia madre è Olga Ottaviani
(Enrico guarda i fratelli per capire se questo nome dice loro qualcosa)
Enrico: Non la conosco
Valeria: E mio padre era … (vede la foto del Sig. Tosto e la indica) Valerio Tosto
Monica: Olè!
Paolo: Come sarebbe a dire?
Enrico: Non ho capito, scusi
Valeria: Vostro padre era anche mio padre
Ettore: La famiglia si allarga?
Nicola: Scusi … lei come può venire a dirci questa cosa?
Valeria: Ecco io ho tutti i documenti (fruga nella borsa e consegna a Nicola un
foglio di carta)… mi ha riconosciuto come figlia appena sono nata.
Ettore: La famiglia si allarga
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Nicola: Qui dice che è figlia di papà e di una certa Olga Ottaviani e che ha un anno meno di te Enrico …
Paolo: Che uomo che era!
Ettore: Ogni botta, una tacca, con rispetto parlando eh, che qui siamo tutte tacche.
Enrico: Un anno meno di me? Ma non può essere (legge anche lui il documento)
Monica: Ma come è possibile venire qui e presentarsi come figlia? Così … dal nulla. Nessuno sapeva dell’esistenza di una figlia. In tutti questi anni dove sei stata?
Valeria: Io l’ho visto poche volte. Sapevo che era mio padre, con mia madre erano d’accordo che ci aiutava … ma che dovevamo restare al posto nostro … e così è stato
Paolo: Al posto vostro? Che vuol dire?
Valeria: Che lui aveva la sua famiglia e che noi non dovevamo pretendere altro che il sostegno … economico.
Ettore: Sostegno economico?
Monica: Ed ora hai paura che finisca?
Valeria: Cosa?
Ettore: Ma il sostegno economico!
Monica: Ora hai paura che i soldi non arrivano più? E’ per questo che sei qui?
Valeria: No! Assolutamente?
Monica: E allora che vieni a fare qui a rovinare il ricordo di un genitore?
Nicola: Dai Monica, non è un ricordo così nobile
Monica: Per te, ma per Enrico?
Valeria: Io non voglio rovinare nulla … nulla
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Paolo: |
Monica vuol dire che Enrico ha appena saputo che suo padre, fresco |
sposo di sua madre, un anno circa dopo la sua nascita, ha avuto una |
|
figlia da un’altra donna. E questo indubbiamente è un colpo |
|
Valeria: |
Mi spiace, io davvero non voglio il male di nessuno … |
Monica: |
E allora perché sei qui? Cosa cerchi? |
Valeria: |
Io non cerco nulla … io volevo solo sapere … dei funerali per |
esempio … |
|
Monica: |
Per questo bastava telefonare, non c’era neanche bisogno di |
presentarsi come figlia illegittima. “Scusi sono una conoscente, |
|
quando e dove sono i funerali?” |
|
Valeria: |
Dovevo nascondermi? |
Nicola: |
Beh in tutti questi anni ti sei nascosta. |
Monica: |
E comunque il funerale è domani alle 11 nella sala mortuaria. Ora se |
non ti dispiace … |
|
Paolo: |
No un momento. Resta un momento. |
Monica: |
Perché? Ha saputo quello che voleva sapere. |
Paolo: |
Io personalmente ho desiderio di saperne di più. Voi no? |
Nicola: |
Ah pure io (guardano Ettore) |
Ettore: |
… Io pure. |
Monica: |
Che c’è da sapere? Il caro paparino ha seminato anche fuori dal |
giardino di casa |
|
Nicola: |
Carina come metafora. |
Paolo: |
Siediti Valeria. (lei si siede, cappotto in mano) |
Monica: |
Ma di vostro fratello proprio non ve ne frega nulla? Neanche ora? |
Enrico: |
Se è nostra sorella è giusto conoscerla meglio. Chissà ora quanta |
altra gente busserà a questa porta. Chissà se mamma sapeva … |
|
Paolo: |
Come hai saputo che era morto? |
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Valeria: |
Me lo ha detto mia madre. Non so come l’ha saputo lei … Per |
risponderti… |
|
Enrico: |
Enrico |
Valeria: |
Enrico, io … non credo che tua madre sapesse. Anzi, ne sono sicura. |
Mamma e lui si erano conosciuti dall’oculista … |
|
Ettore: |
Amore a prima vista! |
Valeria: |
Pioveva … |
Ettore: |
Un colpo di fulmine! |
Paolo: |
E dai Ettore! |
Valeria: |
Lui le diede un passaggio … |
(un attimo di silenzio) |
|
Monica: |
E poi? |
(Valeria non risponde, china il capo)
Monica: Ma non ci posso credere!
Nicola: (ride ironico) oh oh oh
Valeria: Non è giusto che vi mettiate a giudicare mia madre
Paolo: Non credo che nessuno ...
Valeria: Non è stato facile. Non è stato facile per lei. Non è mai riuscita a rifarsi una vita … con una figlia. E neanche per me è stato facile, sapendo di avere un padre … che però aveva un’altra famiglia.
Nicola: Beh scusa, ma non riesco a non vivere tutta questa storia come una grottesca soap opera
Valeria: Grottesca? Ma che ne sapete voi? Prima mi accogliete come se fossi una ladra venuta qui a rubare chissà quale eredità, poi vi mettete a ridere di mia madre. Voi non la conoscete.
Monica: Neanche della tua esistenza conoscevamo fino a poco fa
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Valeria: |
E allora prima di giudicare, fare battute sull’amore a prima vista e i |
colpi di fulmine e mettersi a ridere … |
|
Monica: |
No senti bella ... tu vieni, citofoni e ti presenti come figlia dopo che |
muore il capofamiglia, ci racconti questa storia di amorosi sensi e |
|
lenti a contatto e ti metti pure a sindacare come uno reagisce? Ma |
|
chi sei? |
|
Valeria: |
Chi sono? Vuoi sapere chi sono? Sono una ragazza di venticinque |
anni cresciuta come una vergogna da nascondere. Sono una ragazza |
|
di venticinque anni che per tutta la sua vita ha sognato un gesto … |
|
una parola di un padre che l’ha sempre scansata e che ha appena |
|
scoperto che quello che sogna non potrà più avverarsi. Perché il |
|
padre è morto. Volevi sapere chi sono? Ora lo sai. |
|
Paolo: |
Ti sorprenderà sapere che probabilmente qui tutti noi, i cosiddetti, a |
questo punto, figli legittimi, abbiamo vissuto la tua stessa storia. |
|
Ettore: |
La stessa storia? |
Paolo: |
Abbiamo vissuto anche noi in un angolo lontano da lui, abbiamo |
sognato anche noi di … colmare questa distanza e la vita … ci ha |
|
appena negato per sempre questa speranza. |
|
Ettore: |
La stessa storia! |
Nicola: |
Cecilia ti ha lasciato il segno eh Paolo? |
Valeria: |
Non capisco. Che vuol dire questo discorso? |
Enrico: |
Che nostro padre era una merda |
(tutti rimangono sorpresi da questa frase di Enrico. Paolo porta le mani al proprio volto)
Enrico: Che c’è? Non è quello che avete sempre pensato anche voi?
Monica: Enrico …
Enrico: (scatta in piedi) Che c’è? Che definizione vogliamo dare si lui? Merda
non va bene? Non è abbastanza? Diciamo che era uno stronzo allora. Un figlio di puttana. Lo hai detto pure tu. Beh avevi ragione.
Paolo: Enrico io …
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Enrico: E lasciatemi in pace! Lasciatemi in pace! (dicendo questo lascia la sala.
Monica lo segue. Subito dopo anche Ettore)
(seguono momenti di silenzio ed imbarazzo)
Valeria: Mi dispiace.
Paolo: Non devi scusarti
Valeria: Non mi sto scusando. Ma mi dispiace. Se devo dirvi che cosa sono
venuta a fare … adesso non lo so più. Sai … da fuori, da lontano,
pensavo che tutta la felicità che non ho avuto, fosse qui. Che tutto
quello che mi è mancato ce l’aveste voi.
Nicola: La vita, soprattutto quella degli altri, è più complicata di come la
immaginiamo
Valeria: Mi rendo conto che anche voi avevate i vostri problemi.
Paolo: Valeria, senza … davvero solo per capire meglio. Che ti aspettavi di
trovare?
Valeria: Questo davvero non mi sento di dirtelo. Mi dispiace. (apre la porta e se
ne va. Ettore rientra nella sala, commosso)
Nicola: Che succede?
Ettore: Si sta sfogando. Piange. E mi … non lo so … Dov’è andata? (china il
capo)
Nicola: E’ andata via. Seppelliamolo. Seppelliamolo il prima possibile.
FINE SECONDO ATTO: SIPARIO
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Atto III Scena 01: Sonia
Personaggi: Nicola Tosto, Paolo Tosto, Ettore Tosto, Monica, Enrico Tosto, Annamaria, Annalisa, Valeria Ottaviani
(la sala è vuota. Rumore di chiavi nella toppa, si apre la porta ed entrano Enrico, Monica, Ettore, Nicola e Paolo)
Nicola: Mi pare sia andata bene
Paolo: Curioso modo di descrivere un funerale
Nicola: Nel senso che non ci sono stati imprevisti
Ettore: Io temevo che ad un certo punto papà avrebbe aperto il cofano e sarebbe saltato fuori facendo gli scongiuri
Paolo: Enrico … non hai aperto bocca tutt’oggi
Enrico: Non avevo molto da dire.
Monica: Quelli della Ultimo Viaggio li ho visti freddini
Ettore: Sono tombaroli … sono freddi di mestiere
Nicola: Tombaroli? Ahah
Ettore: Vabbè cassamortari …
Monica: Si ma, in altri funerali cui purtroppo ho partecipato, quelli delle pompe funebri avevano in genere un atteggiamento molto cortese, attento … oggi invece questi se ne stavano sulle loro … freddi. Non so come altro dirlo. Sembrava ci facessero una cortesia. Non lo sopporto quando mi capita.
Nicola: E’ che li avevi terrorizzati quando hai negoziato con loro. Avevano paura di te.
Monica: Tu non me la racconti giusta.
(squilla il telefono. Enrico si alza e va a rispondere, gli altri lo seguono con lo sguardo)
Enrico: Si? Si. Quando? Ho capito. E mi scusi: dove? Ah, Va bene. Anche subito. Grazie. Arrivederci (attacca). La Polizia Stradale. Bisogna
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
andare a firmare urgentemente delle carte per l’alienazione dei |
|
rottami dell’auto di papà. |
|
Paolo: |
Ora? |
Enrico: |
Prima possibile. Hanno necessità di liberare spazio nella loro |
rimessa. Si è scusato per il momento poco opportuno ma … |
|
Nicola: |
E chi … |
Enrico: |
Basta uno di noi, vado io che ci sono già stato l’altro ieri e so dov’è. |
Nicola: |
Vengo anche io che ho finito le sigarette |
Monica: |
Io rimango. Comincio ad organizzare qualcosa per la cena? |
Paolo: |
Io li accompagno. Facciamo due passi. (rivolto ad Ettore) Vieni anche |
tu? |
|
Ettore: |
Tutto il PENE al completo? |
Paolo: |
Tutto il pene? |
Nicola: |
Ma che dici? |
Ettore: |
Non mi dite che voi non … |
Paolo: |
Ettore ma di che parli? |
Ettore: |
Di papà, di che parlo? |
Enrico: |
E che c’entra il … pene? |
Ettore: |
Voi davvero … neanche ci avete mai fatto caso? |
Paolo: |
Ma a cosa Ettore? |
Ettore: |
Ai nostri nomi: Paolo - pi, Ettore - e, Nicola - enne, Enrico - e. Pi – e – |
enne - e, pene. I fratelli Pene Tosto. Eh? |
|
Monica: |
Oddio mio! |
Ettore: |
Mica penserete che sia un caso |
Nicola: |
Quell’uomo era un diavolo! |
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Monica: |
Un porco direi |
Enrico: |
Un maniaco ed uno stronzo |
Paolo: |
E’ da quando è spuntata Valeria che usi questi termini riferendoti a |
nostro padre |
|
Enrico: |
Sono gli stessi che avete sempre usato voi, non mi dire che adesso vi |
da fastidio (dicendolo apre la porta di casa ed esce) |
|
Paolo: |
A dopo (segue Enrico) |
Nicola: |
A dopo (esce anche lui) |
Ettore: |
(incerto su cosa dire) A dopo! (ed esce chiudendosi la porta alle spalle) |
(Monica fa per andare verso l’interno della casa quando suonano alla porta. Va ad aprire. Sono Ettore e le sue due figlie)
Ettore: Scusa Monica, ti spiace se Annalisa ed Annamaria rimangono qui ad
aspettarmi?
Monica: Ciao, ma no, figurati.
Annalisa: Ciao (ed entra seguita dalla sorella)
Annamaria: Ciao Monica.
Monica: Sedetevi pure (lei chiude la porta e si siede in poltrona, le due sorelle sul
divano).
Monica: Certo, sono giorni di continue sorprese e colpi di scena.
Annalisa: Cioè?
Monica: Beh a parte … l’incidente e tutti questi incontri … di persone che sai
esistere ma non hai mai visto prima, come i fratelli di Enrico per me … ma ieri, l’avrete saputo, si è presentata una certa Valeria.
Annamaria: La figlia illegittima.
Annalisa: Si papà ce lo ha raccontato.
Pagina 65
“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Monica: |
Prima era venuta anche una vecchia fiamma di Nicola, che non si |
vedevano da quasi vent’anni e che pare li ha sconvolti. Poi poco fa |
|
proprio vostro padre … |
|
Annalisa: |
Che ha combinato stavolta? |
Monica: |
No, ha fatto notare una cosa curiosa. |
Annamaria: |
Che cosa curiosa? |
Monica: |
Che le iniziali dei nomi dei 4 fratelli Tosto compongono la parola … |
PENE, Paolo, Ettore, Nicola, Enrico. Per cui i fratelli Pene Tosto. |
|
Annalisa: |
Non lo sapevi? Papà ce l’ha fatto notare un bel po’ di tempo fa. |
Annamaria: |
Il nonno si vede che era uno fissato per certe cose, vecchio stampo. |
Annalisa: |
Di quelli che si vantano di continuo di avercelo più lungo degli altri. |
Annamaria: |
Annalisa! |
Monica: |
Non ti preoccupare, va benissimo così. Anzi io sto più a mio agio se |
ci diciamo le cose senza troppi … filtri. |
|
Annalisa: |
Allora siamo in sintonia, guarda. |
Annamaria: |
Certo che è incredibile se ci pensate. (le altre la guardano con aria |
interrogativa). Alla figlia illegittima, Valeria. Che storia! Deve essere |
|
terribile come destino. |
|
Annalisa: |
Senti, un padre del genere è meglio non frequentarlo. E’ stato |
meglio per lei. Io sono contenta di non averci avuto a che fare. Sono |
|
sincera. (rivolta a Monica) Non so se la pensi come me. |
|
Monica: |
Io l’ho conosciuto, era un soggetto molto particolare. Una |
personalità abnorme che si manifestava in ogni occasione. |
|
Annamaria: |
Per fortuna i figli non sono venuti su come il padre. |
Annalisa: |
Eh ma tutti con qualche danno però. Almeno io parlo di mio padre. |
Mio padre non ha personalità, probabilmente perché suo padre ne |
|
aveva a sufficienza per tutti e schiacciava quella dei figli. |
Pagina 66
“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Annamaria: |
Beh però ne ha avuta abbastanza da reagire e andarsene di casa, |
no? Sei troppo severa con lui. |
|
Monica: |
Che c’entra. Non è che siccome Enrico non se ne è andato vuol dire |
che ha meno personalità degli altri suoi fratelli. |
|
Annalisa: |
Meno di nostro padre? Impossibile. Lui non ha proprio spina |
dorsale. |
|
Annamaria: |
Smettila. Mi hai stufato con questo tuo modo di trattare papà. Non |
è vero che non ha spina dorsale. |
|
Annalisa: |
Ma svegliati Annamaria! Basta guardare cosa ha fatto quando |
mamma gli ha detto che voleva la separazione. Niente. Niente di |
|
niente. Ha levato le tende e basta. |
|
Annamaria: |
Ma che ne sai tu cosa è successo veramente? Che ne sai tu se ha |
lottato o no? |
|
Annalisa: |
Beh io avrei lottato di più! Io mi sarei aggrappata alla mia famiglia, a |
mia moglie e alle mie figlie con tutte le mie forze. Lui se n’è solo |
|
andato, proprio come ha fatto all’epoca con suo padre. Non ha |
|
lottato per sé. Non ha lottato per noi due. |
|
Annamaria: |
Tu non sai niente. Tu non sai niente. Hai solo tanta rabbia e ti |
permetti di scaricarla su di lui. E lui subisce e non ti risponde! Io ti |
|
riempirei di schiaffi al posto suo! |
|
Annalisa: |
Lo vedi? Non ha spina dorsale |
Annamaria: |
Ne ha troppa invece. Perché non ti dice … lasciamo stare |
Annalisa: |
Che mi dovrebbe dire? |
Annamaria: |
Niente |
Annalisa: |
Che mi dovrebbe dire quel … debosciato? |
Annamaria: |
Che tua madre ha un altro! |
(cala il silenzio)
Monica: Ragazze … io mi sento di troppo in questa discussione
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(prende la mano della |
“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Annamaria: |
Non ti preoccupare Monica. Non mi va che nessuno, te compresa, si |
faccia una idea sbagliata di mio padre. Che invece per puro amore, |
|
capito, per puro amore non sbandiera ai 4 venti che sua moglie |
|
Sonia ha un altro e per questo lo lascia |
|
Annalisa: |
Ma tu come lo sai? Te l’ha detto lui? Perché a me non l’ha detto? |
Annamaria: |
Io lo so da un pezzo. Tu dai sempre tutto per scontato. Io l’ho capito |
subito che c’era un altro. Ho sperato le sarebbe passata … le ho |
|
anche parlato … |
|
Annalisa: |
Ma chi è? |
Monica: |
No ragazze davvero. Vi preparo un caffè. Volete un po’ d’acqua? (si |
alza) |
|
Annamaria: |
Un collega di lavoro |
(suonano al citofono. Si interrompono, Annamaria commossa ne approfitta per ricomporsi. Monica senza neanche alzare la cornetta apre anche la porta)
Monica: Saranno loro. Forse è meglio se ne parlate in un altro momento. Annamaria, vuoi … hai bisogno di un fazzoletto?
Annamaria: Pensa che da nostro padre non abbiamo mai sentito una sola critica a suo padre. Neanche una in tutti questi anni. Non ha mai dato a lui
la colpa della rottura. Se non è amore questo …
sorella che è perplessa e la stringe forte)
(alla porta arriva Valeria)
Valeria: Scusate. Cercavo Paolo.
Monica: Ah … non c’è, anzi io pensavo fossero loro, Paolo e i fratelli, al
citofono. Sono andati alla Polizia Stradale per alcune pratiche
Valeria: Ah …
Annamaria: (si alza e le si avvicina) Tu sei Valeria?
Valeria: Si, Valeria Ottaviani … sono … una conoscente
Monica: Lo sanno chi sei
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Annamaria: |
(rivolta a Monica) Ti spiace se … (fa cenno di far entrare Valeria) |
Monica: |
Prego. Accomodati. (Le chiude la porta alle spalle e le indica il divano. |
Valeria si siede). |
|
Annamaria: |
Io sono Annamaria, lei è mia sorella Annalisa. Siamo le figlie di |
Ettore, il secondogenito di … tuo padre |
|
Valeria: |
Vi hanno detto … |
Annalisa: |
Si |
Valeria: |
Sapete quando torna Paolo? |
Monica: |
No, non ne abbiamo idea. In teoria tra poco. Se vuoi puoi lasciar |
detto a me |
|
Valeria: |
No … è che gli debbo … una risposta. E vorrei darla a lui |
personalmente. |
(segue un momento di silenzio)
Monica: Stavo per fare un caffè. Chi lo vuole?
(nessuno risponde)
Monica: A pensarci bene non va neanche a me (si siede anche lei)
(rumore di chiavi nella toppa)
Monica: Eccoli
(Valeria si alza, si apre la porta ed appare Enrico, sorpreso di vederla in casa)
Valeria: Ciao Enrico
Enrico: Ciao …
Valeria: Paolo è con te?
Enrico: Si è trattenuto a fumare giù … con Nicola. Tra poco sale (poi rivolto
alle sorelle Annalisa ed Annamaria) Ah Ettore vi aspetta giù in macchina.
Per portarvi a casa. Si è raccomandato di fare in fretta che … la
Messa … altrimenti fate tardi (entra lasciando la porta aperta)
Annamaria: La Messa! Giusto (si alza di scatto)
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Annalisa: |
Faremo tardi. Scusateci, scappiamo. Ciao a tutti! (corre via) |
Annamaria: |
Ciao Monica, Ciao Valeria, Ciao Enrico |
Monica: |
Ciao |
Valeria: |
Ciao |
Enrico: |
Ciao |
(le due sorelle escono e la porta si chiude)
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Atto III Scena 02: Enrico
Personaggi: Enrico Tosto, Valeria Ottaviani, Monica, Paolo Tosto, Nicola Tosto, Ettore Tosto
Enrico: Perché cerchi proprio Paolo?
Valeria: Gli debbo una risposta
Enrico: Una risposta?
Valeria: Si
Enrico: Allora appena sale vi lascio soli
Valeria: No, anzi. Solo che la domanda me l’ha fatta lui e vorrei rispondere in
sua presenza. Se ci sei anche tu mi fa piacere
Monica: Valeria, non … vabbè
Valeria: Dimmi, dimmi pure
Monica: E’ che ancora non ho capito cosa speri di ottenere. Cosa vuoi
veramente.
Valeria: Te l’ho detto. Io non voglio niente
Monica: E allora perché sei qui?
Valeria: La domanda giusta dovrebbe essere: perché non dovrei essere
anche io qui
Enrico: Quindi ecco svelato il mistero. Vuoi la tua parte.
Valeria: No Enrico. Io non voglio la mia parte di alcun bene. Ammesso che ci
sia chissà quale eredità, io non ne voglio alcuna parte
Monica: Mi sa che per risolvere il mistero dovremo attendere Paolo.
Enrico: Si
Monica: (fa per andarsene, poi torna sui suoi passi) Io vorrei solo farti capire una
cosa: che se non c’è nulla che tu vuoi, se non c’è un motivo tangibile
per il quale tu sei qui, allora hai davvero commesso una inutile
crudeltà
Pagina 71
“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Valeria: |
Quale crudeltà? |
Enrico: |
Monica … |
Monica: |
No, lasciami dire! Enrico ha perduto tutta la sua famiglia, padre e |
madre. In questo momento aveva bisogno di tutto, tranne che di |
|
scoprire che il padre aveva altri figli in giro concepiti durante il |
|
matrimonio con la madre di Enrico |
|
Valeria: |
Mi spiace per lui, sinceramente |
Monica: |
Ti spiace per lui? Sinceramente? Guarda, riuscirei a capirti meglio se |
tu fossi venuta qui a bussare a soldi. Morto mio padre chi ci aiuta? |
|
Quello l’avrei capito. Ma così invece è crudeltà gratuita. Ecco questo |
|
lo dovevo dire. Io faccio il caffè, lo porto qui e chi lo vuole si serve |
|
(va in cucina) |
|
Valeria: |
Enrico io … |
(suonano alla porta, Enrico si alza e va ad aprire. Sono Paolo e Nicola)
Paolo: Valeria!
Valeria: Ciao Paolo, ciao Nicola
Nicola: Ciao
(Nicola va a sedersi, Enrico pure. Paolo invece rimane in piedi)
Paolo: Ti avrei cercata nei prossimi giorni, mi fa piacere tu sia tornata. Ne parlavamo proprio ora con Nicola.
Nicola: Vero
Valeria: Ieri me ne sono andata via in modo brusco. Ripensandoci mi è dispiaciuto, non volevo lasciare questa … sensazione. Di me intendo. Solo che mi sono sentita … trattata come … un impostore o un ladro. Giudicata.
Nicola: Però se ti metti un minuto nei nostri panni …
Valeria: Infatti io ci ho ripensato e ho deciso di venire … in qualche modo a rimediare
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Paolo: Come disse Enzo Tortora quando tornò in TV dopo le sue lunghe
disavventure processuali? “Dove eravamo rimasti?”
Valeria: Mi avevi fatto una domanda
Paolo: Che domanda ti avevo fatto?
Valeria: Cosa mi aspettassi di trovare …
Paolo: Ripartiamo da li?
(Nicola fa un cenno di assenso)
Valeria: E’ difficile rispondere, ve lo dico nel modo più semplice che mi viene
in mente: mi aspettavo di trovare quello che non ho mai avuto. Una famiglia.
Enrico: E quale famiglia?
Paolo: Valeria … tu ce l’hai una famiglia. Hai una madre … immagino forse
un patrigno …
Valeria: Pensavo di avere anche dei fratelli. Lo so, è stupido. Non sono
venuta qui in cerca di altro … che di vedere i miei fratelli
Nicola: Vederci e basta?
Paolo: E’ un fatto solo di sangue questa parentela? Perché nei fatti … io ho
sessant’anni. Tu quanti? 24? 25? Ed ho scoperto solo ieri che
abbiamo lo stesso padre. Forse definirci fratelli, famiglia è un
azzardo non trovi?
Enrico: Vale per tutti
Paolo: Certo per tutti noi
Enrico: No, vale come constatazione in tutte le combinazioni di rapporti tra
noi … supposti fratelli. Tu e Nicola, Ettore e me … che c’è di più che tra te e lei?
Paolo: Dai Enrico non puoi dire così. Noi almeno ci sentiamo. Io ed Ettore
abbiamo vissuto insieme in questa stessa casa per tutta la mia e la sua infanzia e pure per l’adolescenza ...
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Enrico: |
E’ un fatto storico quindi? Per quello che c’è stato un tempo? |
Nicola: |
Enrico … |
Enrico: |
No davvero. Cos’è che c’è tra noi? |
Paolo: |
Oh senti. E’ una domanda troppo difficile questa, soprattutto se non |
sei disposto ad ascoltare davvero le risposte che avresti indietro. |
|
Pensa solo una cosa: che prima di sapere della sua esistenza la |
|
pensavi diversamente |
|
Enrico: |
E allora? |
Paolo: |
E allora cosa è successo ieri? Che hai scoperto qualcosa che ha fatto |
nostro padre, non qualcosa che ti abbiamo fatto noi, i tuoi fratelli. Al |
|
massimo questo può cambiare ciò che pensi di lui, ma io sono lo |
|
stesso di ieri. Sono lo stesso delle nostre telefonate, lo stesso che è |
|
venuto al tuo saggio di recitazione. Sono io. Paolo! Mi riconosci? O |
|
in questa tua furia improvvisa hai dimenticato tutto? |
(Enrico vorrebbe rispondere qualcosa)
Enrico: Tu riesci ad applicare tutto questo rigore logico ai tuoi sentimenti? Beh io evidentemente no. Magari sbagliavo prima. Mi illudevo, poi la realtà è scesa in Terra, mi ha dato due bei schiaffoni e sono tornato a vedere le cose per quello che sono: che mio padre pensava col suo pisello e che i miei tre fratelli pensano col loro orgoglio.
Paolo: Adesso, proprio adesso, sei tu che stai ragionando col tuo orgoglio.
Valeria: Più cerco di arrivare a chiarire qualcosa, più mi accorgo che genero tensioni
Nicola: Si, ma non è colpa tua, Valeria. E’ che abbiamo qualcosa da chiarire tra noi prima di poter parlare di te. Te ne rendi conto da sola
Valeria: Si (si avvia alla porta)
Paolo: Lasciaci un tuo recapito. Almeno io … certamente ti contatterò.
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(esce e chiude la porta alle sue |
“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
(lei prende un biglietto dalla borsetta e lo lascia a Paolo, poi si volta per uscire, ma torna a guardare i fratelli)
Valeria: Io vi auguro solo … di rendervi conto che avete una opportunità …
che ad altri è negata. Di volervi bene.
spalle. La porta rimane solo accostata)
Nicola: Ditemelo subito, se avete intenzione di dedicare le prossime ore a massacrarci, chiedo un time-out per un paio di telefonate.
Paolo: Io sono stufo di massacrarmi, sono 30 anni che lo faccio. Sono stanco. Vorrei proprio che cambiassimo rotta. Da subito.
Nicola: Faccio come Ettore: mi arrendo prima di cominciare. Si può?
(Torna Ettore)
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Atto III Scena 03: Robert
Personaggi: Ettore Tosto, Paolo Tosto, Nicola Tosto, Enrico Tosto
Ettore: Fratelloni miei! Mamma mia che traffico! Una tragedia! E mia moglie? Non si è presentata pure lei alla Messa? Ah ma solo per farmi il solito cazziatone! Che voleva? Soldi. Sempre soldi vuole quella. Ero sposato ad un mutuo, non a una donna. Era così nera, uh così nera! Parlava, urlava a denti stretti, le usciva fumo dal naso, gli occhi fuori dalle orbite. Secondo me le è cresciuta pure la coda. Pareva la sorella brutta di una emorroide.
(nessuno dice nulla)
Ettore: Ah ma io gliel’ho detto: mica sono un bancomat. Non c’ho scritto
CIRCUITI INTERNAZIONALI sulla fronte. Non ti chiedo il PIN …
(guarda gli altri)
Ettore: Che c’è?
Paolo: Eravamo tutti rapiti da questa tua descrizione di quel Rottweiler di
tua moglie
Nicola: Ti arrendi subito Ettore?
Ettore: Perché? Che volete fare? Litigare? Pure voi? Ma che vi è preso a
tutti quanti?
Enrico: Niente Ettore. E’ che si sono messi in testa che siamo una famiglia.
Paolo: Io l’ho sempre pensato. Che siamo una famiglia. Con gravissimi
problemi, ma che lo siamo … io ne sono sicuro.
Enrico: Ma non eri tu che fino a poco fa andavi su tutte le furie per ogni
cosa che diceva Ettore? Che non hai fatto altro che dire che non sai nulla di lui? Neanche dove abita? Neanche che ha divorziato?
Ettore: E’ LEI che ha divorziato!
Paolo: Certo. E mi infurio e me ne lamento perché è mio fratello. Se fosse
un estraneo che me ne importerebbe?
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Enrico: |
Resta il fatto che tu non sai nulla di lui, e lui non sa nulla di te. E |
questo da? Trent’anni? |
|
Paolo: |
Siamo fratelli. E siamo ancora viventi. Contemporanei. Le lacune di |
sapere si possono colmare. Le notizie mi possono mancare, ma i |
|
sentimenti, quelli io li ho sempre. |
|
Enrico: |
Ma li tieni per te! |
Paolo: |
Proprio a me lo vieni a dire? Non passiamo ore e ore al telefono? |
Enrico: |
Si ma per dirci cosa? Quello che fai, quello che faccio, non quello |
che sentiamo. Non mi chiami per dirmi quando piangi o per |
|
chiedermi se piango o perché piango. Mi chiami per dirmi di un |
|
fatto, di uno studente, di una risposta assurda. Per discutere di |
|
politica, filosofia, storia. Ma di te e di me … non parliamo mai. Io di |
|
te … non so un cazzo. |
|
Nicola: |
Ma quello Enrico capita a tutti. Anche a chi vive nella stessa casa, |
anche nelle famiglie più affiatate. Tra noi maschietti soprattutto … |
|
c’è una specie di timidezza … e un sacco di orgoglio … |
|
Enrico: |
Orgoglio? Io chi era Cecilia per te l’ho saputo solo ieri e chi eri tu per |
lei l’ho saputo solo perché è la mia assistente nel corso di Francese. |
|
Queste non sono notizie. Io non parlo di notizie. Non sono |
|
sentimenti questi? Lui (indica Ettore) lui ha divorziato. |
(Ettore sta per rispondere, ma viene zittito)
Enrico: Si! E’ lei che ha divorziato. Ma tu l’hai subìto. Hai sofferto. Soffri.
Ettore: E’ una tragedia
Paolo: Io sono omosessuale
Enrico: Cosa …
Paolo: Te l’ho detto. Io sono determinato ad essere tuo fratello. E’ vero, parliamo, parliamo ma parliamo di cazzate. Vuoi parlare di me e di quello che mi interessa davvero? Io sono omosessuale. Lo sono sempre stato. Vivo da 16 anni con il mio compagno, Robert, il professore di matematica con cui sto scrivendo quel libro.
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Ettore: |
E che ne è stato di Luigi? |
Paolo: |
Tu sapevi di Luigi? |
Nicola: |
Chi è Luigi adesso? |
Ettore: |
E’ l’uomo per vivere col quale Paolo litigò con papà. Non accettò di |
avere un figlio … |
|
Paolo: |
Frocio. Diceva così. Sapevi tutto? Da sempre? |
Ettore: |
Vivevamo insieme. Pensavi di poterlo nascondere? |
Nicola: |
E comunque dai … è vecchia come notizia questa. Pure io l’avevo |
capito che sei omosessuale. Da anni. Devi dirci ben altro! |
|
Paolo: |
Non ho altri segreti. Che poi io non ne faccio mai mistero con |
nessuno … solo che … l’unica volta che ho posto l’argomento nella |
|
mia famiglia … ne sono stato cacciato |
|
Ettore: |
Tocca a me? |
Paolo: |
A far che? |
Ettore: |
Tocca a me |
Paolo: |
A FAR CHE? |
Ettore: |
Mia moglie mi ha lasciato perché aveva un altro. Da tre anni. E non |
mi dite che pure questo sapevate da prima che vi ammazzo! Che |
|
c’ho talmente tante corna che se mi affaccio al balcone prendo la tv |
|
satellitare |
|
Nicola: |
Chi non lo è? |
Ettore: |
Cosa? |
Paolo: |
Cornuto |
Ettore: |
A te coso … Robert … ti cornifica? |
Paolo: |
Spero di no. Ma tra poco puoi chiederglielo tu stesso. E’ in volo. |
Arriva tra due ore. |
|
Nicola: |
Ce lo presenti? |
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Paolo: |
Si. Io ho deciso di essere vostro fratello sul serio. E l’ho deciso prima |
che Enrico dicesse le cose giustissime che ha appena detto. |
|
Enrico: |
Io non so che dire. Non so neanche cosa pensare. |
Ettore: |
Io l’uomo di mia moglie non ve lo presento! |
Nicola: |
Io a parte Cecilia non ho nulla da rivelare … |
Paolo: |
E poi c’è Valeria. Io intendo essere fratello anche a lei. |
Enrico: |
Cos’è? La fiera dei buoni propositi e dell’altruismo? |
Paolo: |
Guarda che mica lo faccio per lei! Lo faccio per me. Io mi sono |
negato troppa vita! E siccome ce n’è una sola, è stato stupido! |
|
Stupido orgoglio! Ora ho sessant’anni, voglio godermi tutto ciò che |
|
posso avere. VA BENE? |
|
Enrico: |
Beh sei un illuso! Un ILLUSO! |
Paolo: |
TU STAI FACENDO IL NOSTRO STESSO ERRORE! |
Enrico: |
SENTIAMO. QUALE ERRORE? |
Paolo: |
Tu stai permettendo a nostro padre di condizionarti la vita. Prima |
volevi che ci unissimo, che fossimo fratelli per davvero. Poi hai |
|
scoperto che lui inzuppava il biscottino in giro anche quando era |
|
sposato a tua madre e hai cambiato idea. Stai permettendo a tuo |
|
padre di rovinarti la vita |
|
Enrico: |
Beh mettiamola così: ho dei buoni esempi in famiglia! |
Paolo: |
Vero. Verissimo. Ma ora papà è morto. Capisci? E’ morto e sepolto. |
Ettore: |
E’ nel cofano della Ultimo Viaggio. Tutto nudo. |
Nicola: |
Luxury Voyage |
Paolo: |
Farsi condizionare da uno come lui con quel carattere che aveva è |
un conto, è stupido, ma farsi condizionare da un morto … è da |
|
coglioni! Capito? Da coglioni! |
(si guardano malissimo, poi Paolo lo abbraccia. Si stringono forte)
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(va in cucina) |
“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Nicola: E’ durata poco. E’ stata una guerra lampo.
Ettore: Ci siamo guadagnati un caffè. Ma Monica non lo stava facendo? Che
fine ha fatto?
Enrico: Non lascio sola la mia ragazza con un uomo divorziato (segue Ettore)
Nicola: Gli italiani all’estero possono votare?
Paolo: Tanto non ti voto. Io sono comunista.
Nicola: Ma dicevi che volevi essere fratello. Quale mostro negherebbe il voto al proprio fratello?
Paolo: Facciamo così: prima parliamo a Valeria e cerchiamo di conoscerla meglio, poi tu parli con Cecilia e vedi di rimediare alle tue cazzate e poi forse ti voto
Nicola: Guarda che tocca fare per un voto!
Paolo: Eh la politica è una cosa sporca. Dai tempi di Sparta.
(suonano il citofono. Paolo va a rispondere)
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(I due si |
“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Atto III Scena 04: Amarsi un po’
Personaggi: Paolo Tosto, Nicola Tosto, Cecilia, Enrico Tosto, Ettore Tosto
Paolo: Si, Sali. (Posa la cornetta del citofono, poi rivolto a Nicola …) E’ Cecilia.
Nicola: Cecilia?
Paolo: Si l’ho chiamata io. Prima.
Nicola: E perché l’hai chiamata?
Paolo: Lo sai.
Nicola: Allora vi lascio soli (si alza e fa per andarsene)
Paolo: Nicola (lui si ferma). Tu lo sai cosa volevo dirle. E dopo quello che si è
detto prima … forse è meglio se quelle cose gliele dici tu.
guardano. Nicola sorride imbarazzato)
(suonano alla porta. Paolo se ne va. Nicola dopo un attimo di esitazione apre la porta)
Cecilia: Ciao. Mi ha chiamato … Paolo
Nicola: Entra (la fa entrare e chiude la porta alle sue spalle).
Insieme: Io … (si interrompono sorridendo)
Nicola: Prima tu
Cecilia: L’ho detto a Paolo che forse non era opportuno che io tornassi qui,
ma lui ha insistito tanto. Non è che abbia capito così bene che
voleva da me. Veramente non sono mai riuscita a capirlo Paolo,
neanche ai tempi …
Nicola: E’ un filosofo
Cecilia: Insegnante di filosofia
Nicola: Ha ripreso pure te allora!
Cecilia: Ha puntualizzato
Nicola: Siete colleghi
Cecilia: Non proprio. Lui è di cattedra. Io una povera assistente.
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Nicola: |
Lo vedi? Siete colleghi, puntualizzi pure tu |
Cecilia: |
Hai ragione |
(qualche secondo di silenzio)
Nicola: Anche tu avevi ragione
Cecilia: A che proposito?
Nicola: Ci sto male
(lei porta una mano alla bocca)
Nicola: Sono vent’anni e più che ci sto male
(lei lo guarda sempre più commossa)
Nicola: E per vent’anni mi sono torturato vivendo … una vita … provvisoria,
senza credere più a niente sul serio. Neanche a noi due. Perché
niente mi interessava come quello che da figlio … volevo da mio
padre e che non ottenevo: essere compreso nelle mie aspirazioni,
vedere condivisi i miei sogni, sentire un po’ della sua stima. Tutto il
resto mi sembrava … senza un vero scopo. Tutto era … trascurabile.
E sacrificarlo è stato … facile ...
Cecilia: No, non facile
Nicola: … stupido allora. Tragicamente, fatalmente stupido. E adesso mi
sento egoista, come l’uomo che abbiamo appena sepolto. Ecco.
Cecilia: Ho solo una domanda
Nicola: E’ una domanda difficile?
Cecilia: Perché me lo dici … tutto questo?
Nicola: Perché ieri mi hai detto tu queste cose.
Cecilia: Allora è per dirmi che avevo ragione?
Nicola: Che importa se avevi ragione?
Cecilia: E allora perché?
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Nicola: |
Perché dopo vent’anni ieri mi hai dimostrato ancora di capire … me |
… più di quanto non riesca a fare io stesso. |
|
Cecilia: |
Che sei stupido? |
Nicola: |
Molto stupido |
Cecilia: |
E adesso? |
Nicola: |
Almeno sai che sono uno stupido |
Cecilia: |
Ma io già lo sapevo |
Nicola: |
Vedila così … hai scampato il pericolo … in questi vent’anni, di |
perdere tempo dietro ad uno stupido … |
|
Cecilia: |
Non scherzare su questo |
Nicola: |
No |
Cecilia: |
Vent’anni. Ti prego … non scherzare su questo |
Nicola: |
No io … tu … mi … hai detto … che hai avuto la tua vita, a differenza |
di me |
|
Cecilia: |
Ti ho detto che ci ho provato. Non che l’ho avuta |
Nicola: |
E cos’è andato storto? |
Cecilia: |
Che anche io non sono riuscita a dare importanza a nient’altro. Che |
anche la mia era provvisoria. Inconsciamente ad aspettare di |
|
contare anche io qualcosa … ma per te. Come te da tuo padre. |
|
Nicola: |
L’ho detto. E’ stato stupido. |
Cecilia: |
Non te la cavi così. |
Nicola: |
Immagino di no, ma potresti essere clemente |
Cecilia: |
Perché dovrei? |
Nicola: |
Perché se anche tu … allora … sai esattamente quello che ho passato |
Cecilia: |
Il che non ti giustifica |
Nicola: |
Non cerco giustificazioni |
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“Amarsi un po’” |
di Giorgio Pompei |
Cecilia: |
18 anni |
Nicola: |
Dietro agli stessi sogni però. Io e te. |
Cecilia: |
Con una differenza non da poco, però |
Nicola: |
Quale? |
Cecilia: |
Che tu oggi non puoi più sperare di avere ciò che volevi da tuo |
padre … mentre … |
|
Nicola: |
Mentre … |
Cecilia: |
Io posso ancora. Tu non sei morto. |
Nicola: |
No, non sono morto. Lo spero. |
Cecilia: |
Non è più il momento delle tue di speranze. |
Nicola: |
E’ il momento di cosa allora? |
Cecilia: |
Non lo so |
Nicola: |
Di un altro addio? |
Cecilia: |
Non te la cavi così. |
(apre la porta)
Nicola: Cecilia
(lei si volta a guardarlo)
Nicola: Voterai per me?
(Lei gli sorride. Dalla cucina si affacciano Ettore ed Enrico. I tre si salutano. Lei se ne va e loro entrano)
Enrico: Paolo? Dov’è?
Nicola: Non lo so, era qui poco fa
(Paolo arriva. Ettore ed Enrico si siedono sul divano. Nicola prende una chitarra da strimpellare e si siede su una poltrona)
Paolo: (rivolto a Nicola) Tutto a posto?
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
Nicola: Dice che non me la caverò così
Paolo: Beh mi sembra una buona notizia (sorride)
Nicola: Decisamente (ride anche lui)
Ettore: Magari fateci capire qualcosa pure a noi!
Enrico: Già! Che combinate con la mia professoressa di francese?
Paolo: Cose grosse. Ma non sarà facile
Nicola: Difficilissimo
Paolo: C’era una canzone di Battisti … come diceva? “volersi bene è difficile
quasi come volare”
Ettore: Amarsi un po’
Paolo: Giusto. Amarsi un po’. Rivolto ad Enrico: La conosci? (intanto Nicola ne
accenna la intro alla chitarra, ed Ettore annuisce riconoscendola)
Enrico: Qual è?
Paolo: Questa (indica Nicola)
(Ettore comincia a suonarla pure lui e con Nicola cantano. Alla seconda strofa si unisce al canto anche Paolo mentre Enrico la riconosce. Finiscono per cantarla tutti e 4 per poi rivolgersi al pubblico e cantarla a loro)
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“Amarsi un po’” di Giorgio Pompei
“AMARSI UN PO’
ÈCOME BERE PIÙ FACILE
ÈRESPIRARE.
BASTA GUARDARSI E POI
AVVICINARSI UN PO’
E NON LASCIARSI MAI
IMPAURIRE NO, NO.
AMARSI UN PO’
È UN PO’ FIORIRE
AIUTA SAI
A NON MORIRE
SENZA NASCONDERSI,
MANIFESTANDOSI
SI PUÒ ELUDERE
LA SOLITUDINE
PERÒ, PERÒ VOLERSI BENE NO,
PARTECIPARE
ÈDIFFICILE QUASI COME VOLARE
MA QUANTI OSTACOLI
E SOFFERENZE E POI
SCONFORTI E LACRIME
PER DIVENTARE NOI
VERAMENTE NOI UNITI
INDIVISIBILI
VICINI
MA IRRAGGIUNGIBILI.
(Battisti/Mogol)
SIPARIO - FINE
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