Amelio, il mago di Corfù

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                                   AMELIO,  IL  MAGO  DI  CORFU’

                                       Commedia brillante in tre atti

                                                          di

                                              Antonio  Sapienza

Personaggi:

Amelio Cavarra, in arte………………………………  Mago di Corfù;

Franca………………………………………………… aiutante;

Luciano……………………………………………….. 1° cliente;

Giulio…………………………………………………. 2° cliente:

Carmelina…………………………………………… ..amica del mago;

Alfio………………………………………………… ..complice del mago

Anno 2012

La vicenda è incentrata sui loschi maneggi del mago, spesso a discapito dei suoi stessi clienti… finchè qualcuno gliene fa pagare, clamorosamente, lo scotto.

                                                       Atto  I

Sulla scena è stato ricostruito lo studio di parapsicologia del Mago di Corfù: scrittoio con poltroncina, stampe ai muri, oggetti vari sul tavolo (sfera di vetro, teschio umano, clessidra, carte da giuoco e così via), sedia per cliente, libreria ricolma di libri di parapsicologia, tendoni di velluto vari, luci soffuse.

All’apertura del sipario, con musica adatta, c’è in scena Amelio, cinquant’anni circa, che sta contando delle banconote. Veste con un ampio mantello azzurro costellato di stelline e porta in testa un turbante blu intenso. Poco dopo entra  in scena l’assistente del Mago di Corfù, Franca, ancora appetibile, che indossa un vestito di foggia monacale.

Franca:  Posso fare entrare il primo cliente?-

Amelio: (sta un attimo in silenzio, poi, come se fosse per lui un sacrificio, con un lento gesto della mano) Fai entrare.-

Franca: (uscendo un po’ imbronciata) Faccio, faccio…-

Amelio: (Assumendo una posizione adeguata al suo stato, seduto nella poltroncina, con occhi semichiusi, in concentrazione. Regge un teschio in mano) Grazie cara, attendo.-

Poco dopo rientra Franca, che è accompagnata da un uomo sui trentacinque anni, ben vestito, occhiali cerchiati in oro, andamento sospettoso.

Franca:  Professore, il signor Luciano ha bisogno delle sue illuminate e immense capacità responsoriali.(esce sculettando)–

Amelio: Grazie cara.-

Luciano: Grazie signorina (seguendola con lo sguardo, poi al mago)  Buon giorno…maestro.-

Amelio: Buongiorno a lei. S’accomodi e mi dica.-

Luciano si siede su di uno sgabello, e resta in silenzio (musica adatta e scena d’imbarazzo di Luciano e controscena paziente del mago.

Amelio aspetta quanto dovuto, sempre immerso nei suoi pensieri, ma poi, visto che il tempo della seduta sta per trascorrere senza che Luciano si decida a parlare, fa uno sbuffo di sopportazione o di noia.

Amelio: Ebbene, figliolo?-

Luciano guarda il viso del mago, il soffitto, i pochi mobili, la scrivania piena di carte, i suppellettili, i quadri, ma non risponde.

Amelio: Allora? ( con una punta d'insofferenza nella voce calda e suadente)-

Luciano si muove, apre la bocca per parlare ma non parla.

Amelio:  E va bene così: passa di là e dai cinquantamila lire alla mia segretaria.-

Luciano:  E se non volessi? ( rispose guardandosi le scarpe)-.

Amelio: Fa come ti pare... ( con un sospiro di rassegnazione, poi sottovoce). Infine, ci ho fatto l’abitudine, trattando con matti, mezzi matti e vari.-

Luciano:  Ho un problema.  (sforzandosi di parlare).-

Amelio:  Ed io t'ascolto. ( rassegnato).-

Luciano:  Maestro, io sono perseguitato dalla mia faccia.-

Amelio: Non sei il primo. Tanti non sono contenti del proprio aspetto...-

Luciano: Non avete capito!( tono perentorio) Io sono perseguitato dalla mia faccia che vedo nei visi della gente che incontro per via. Ed è a volte ironica, altre volte sarcastica; poi truce, spesso abulica, senza espressione e cadaverica. Insomma morta! Ma non sempre, per essere precisi e onesti.-

Amelio:  Davvero?  ( tanto per dire qualcosa)-.

Luciano: - Davvero. Ma qualche volta, come dicevo, è sorridente...-

Amelio: Visto? (annuendo soddisfatto).-

Luciano : ( con foga) Visto cosa? Visto un corno! –

Amelio: (facendo un salto sulla sedia per la sorpresa) Alla faccia della timidezza. (sottovoce)-

Luciano:  E` raro, direi eccezionale.  Evento quasi unico...-

Amelio: (con tono incurante, tanto per vedere dove andava a parare la faccenda)… che si verifica quando incontri una bella ragazza...-

Luciano: Mi meraviglio, incominciate a capire. Dunque, io guardo il mio viso sorridente e cerco di capire perchè ride. E quello effettivamente sta adocchiando una bella ragazza formosa, che in quel momento le sfila accanto. Passata la visione, ridiventa torvo. ( sconsolato).-

Amelio: E allora dobbiamo concentrarci su questo fenomeno strano si, ma non molto, direi.(tra se) Ma chi me l’ha fatto fare di ricevere questo individuo pazzoide. (poi a Luciano)  Dunque la donna. Ebbene, parliamone allora.-

Luciano: Non della donna, ma della femmina voglio parlare.-

Amelio: E parliamone (rassegnato al peggio).-

Luciano: Di cosa?-

Amelio: Ma della femmina che trasforma il tuo viso, mi pare, o no? (che incominciava a perdersi, appresso a quei discorsi schizofrenici)-.

Luciano: (battendosi il palmo della mano sul ginocchio) Parlo. Allora, mi dite perche` la femmina riesce a trasformare il mio viso?-

Amelio: (tra se) Perchè sei un assatanato. ( poi, più prudentemente, a Luciano)  Perché  ella è responsabile delle tue pulsioni. Ma dev'essere bella, altrimenti se è brutta, non fa lo stesso effetto, no? Quindi si tratta di sesso.( tre sè) Tanto quello c'entra sempre, e in tutto.-

Luciano: (pensieroso)  Non è sesso. Almeno non solo sesso. E` dell'altro. -

Amelio: Altro cosa? (poi fra se, allarmato ) Sentiamo quest’altra.-

Luciano: Altro tutto. (parlando a valanga, come se avesse rotto gli argini). La femmina è tutto. E` causa prima, è Fattore, è motore, è azione…

Amelio: (sottovoce) … stiamo girando un film. (poi a Luciano che s’era interrotto) Vai avanti figliolo, vai.-

Luciano: (sottolineando l’interruzione) Dicevo! Ella è la sintesi del bello, della tenerezza, dell'armonia, del gusto, del buono, del vivo.  Insomma: della vita... -

Amelio: .. Del piacere... (insinuante).-

Luciano: ( senza badare all’interruzione, infervorato) Secondo me, secondo me il Padreterno non creò prima il maschio e dopo la femmina, ma viceversa.  Egli fece per prima la femmina. La benedisse e la colmò di tanti doni: La bellezza, l'armonia, l'arguzia, l'astuzia, l'intuito, la dolcezza, il riposo, la rilassatezza. Poi creò il maschio, e avendo esaurito tutti i migliori doni, gli dette solamente un po’ di coraggio, di forza e tanta prepotenza. Basta! E` evidente che costui, con tutti questi attributi, riuscì a sottomettere la dolce creatura, colma di doni e di rotondità fisiche, certamente, ma non adatti all'offesa. E soccombette. Ed ecco spiegata tutta la storia dell'umanità scritta al maschile...-

Amelio: (Sta per intervenire, ma Luciano lo blocca categoricamente con il gesto della mano) Ma…-

Luciano: Ma il buon Dio è infallibile, onnisciente e giusto e non può accettare tale sopraffazione, quindi, sicuramente, avrà preparato una trappola. Trappola che riporterà tutto al suo vero stato primitivo.-

Amelio: (interessatissimo) Trappola?-

Luciano: Sissignore, trappola! Forse avrà pensato, chessoio, di diluire i doni e di mescolarli, nel tempo, tra maschi e femmine. Forse penserà agli angeli...-

Amelio:… O ai diavoli.-

Luciano: (con un gesto della mano, quasi infastidito) Non fa differenza. Anche una femmina sa essere angelo con l'uomo amato - e diavolo con il prossimo suo!-

Amelio: (con aria di trionfo)  Ed eccoci al punto: Tu non sei amato.(poi tra se) Forse ho azzeccato il nocciolo della questione e il tuo viso docet.-

Luciano: Allora, secondo voi, io sono in perenne lutto perchè mi manca l'amore?-

Amelio: Non ho detto questo. E se l'ho detto, qui` l'ho dico e qui lo nego. (guardandosi le mani con indifferenza) Ecco, vedi, chi è amato dev'essere per forza felice. Egli, come  hai detto, tramite la donna amata, possiede i doni che tu hai elencato, più quelli suoi propri. Insomma i doni più importanti. Certo ci sono altri doni in giro, per esempio la bontà, la carità, la mitezza, ma sono doni derivati. Sono, in sostanza, un'appendice di quelli che hai già ricordato.-

Luciano: Allora è tombola!( allargando le braccia)-

Amelio: (smarrito)- Tombola? in che senso?-

Luciano: (raggiante) Nell'unico senso possibile: La femmina è arbitro della mia vita.- Amelio: (tra se) E te ne sei accorto, finalmente (sospiro di sollievo, poi a Luciano) Te ne sei accorto che essa ci calamita con lo sguardo, con le movenze, con la voce. Il suo fluido ci avvolge, ci sconvolge, ci usa, ci possiede! E chi è da esso posseduto si sente galleggiare in quel benefico fluido: calmo, colmo, fine, dolce, cullante, profumato, carezzevole. Esso ci avvicina così alla fonte emanante, avvolgendoci nelle sue tenere membra, svolazza sui capelli, si insinua nei vestiti, nei meandri, negli antri, nei seni, nelle pendici, nelle cale, nei boschi vellutati, nelle cascate calde, nelle terme umide, nelle praterie profumate.( girandosi, tra se) E adesso ti sciorino la mia solita brava tiritera erotico-ecologica, e qui mi trovo, finalmente a mio agio.( A Luciano, quasi sussurrando) Poi, pian piano, si passa a più raffinate e meravigliose sensazioni che provengono dal corpo e dallo spirito. Cosa c'entra lo spirito? C'entra, c'entra, chiedilo alla mia segretaria. Esso è sempre in noi, e si manifesta quando vuole, anche stasera, se è il caso  (molto allusivo). E con la femmina che si ama, irrompe a fiotti e si sparge in tutto il suo splendore. E lo spirito corrobora i sentimenti e i sentimenti il corpo... Chiedilo alla mia segretaria... Dai retta a me: Fai l'amore… chiedilo alla mia segretaria… ( E come se avesse parlato l'oracolo di Delfi, Amelio, con un cenno, indica a Luciano l'uscita).-

Luciano: La sua segretaria? Quella di prima?-

Amelio: Già, quella. ( e con le mani accenna alle doti fisiche di Franca).-

Luciano: Quella… carina…-

Amelio: Bona! Volevi dire, cioè: Perché è buona, bella, e consolatrice…-

Luciano: Consolatrice? Pensate che consolerebbe anche me?-

Amelio: E che ne so io? Tu che vuoi da me? ( poi per tirarsi fuori dopo aver lanciato il sasso) Quelli sono affari tuoi…e suoi (accenna alla camera a fianco)-

Luciano: Capisco, mi scusi. (prima umilmente, poi deciso) Maestro, quanto debbo?-

Amelio: Io sono al di sopra del vile denaro, come i medici primari: non mi sporco le mani con lo sterco del demonio. Però, se insisti, rivolgiti alla mia…-

Luciano:…segretaria… e senza ricevuta…

Amelio: (scandalizzato) Evidente, no?-

Luciano: Proprio evidente non direi … Arrivederci maestro (esce).-

Amelio: Ciao, ciao. (tergendosi il sudore) Due come lui e ho concluso la giornata.-

Uscito Luciano, entra Franca seguita da Giulio, un uomo sui trent’anni, alto e magro, vestito con ricercatezza.

Franca: Professore il signor Giulio ha necessità…-

Amelio: (interrompendola) Basta così, occupati dell’altro. ( fa cenno d’intesa)-

Franca: (comprendendo) Mi affretto, vado. (Esce come al solito)-

Amelio: Allora? ( con voce un po' annoiata, facendogli segno di sedersi nello sgabello di fronte alla scrivania)-

Giulio:- Mago, forse sono già morto. ( con sguardo sfuggente)-

Amelio: (tra se, disperandosi, poi a Giulio) Eccone un altro. E visto che sei morto, dimmi almeno chi eri.(senza scomporsi, come se avesse udito la cosa più normale di questo mondo)-

Giulio: - Chi ero? Ma cosa importa. Io, come uomo sono morto, lo sento. E morto giovane per giunta.-

Amelio: Spiegati. ( pazientemente)-

Giulio: Mi spiego, mi spiego. La vede questa faccia? Essa è una faccia da morto.

Amelio: Accidenti! Ancora la faccia!-

Giulio: Cosa dite?-

Amelio: Nulla, nulla, prego continua.-

Giulio: Dunque, dicevo: Io vivo solo per vivere, per non fare di un altro uomo un assassino, per non sprecare sette palmi di terra grassa. Mi mescolo, per nascondermi, in mezzo ad altri milioni di morti vivi. (poi passa al tu) Come te!-

Amelio: Come me? Bella questa. E perchè sarei anch'io un morto vivo? ( alquanto interessato alla pur strana, ma nuova e affascinante teoria)-

Giulio: Perchè ti ho sentito sai? ho ascoltato, non volendo naturalmente, quello che hai detto a quel minchione che mi ha preceduto. E sono in completo disaccordo sia con lui, che con te. La donna. (piccola pausa) Accidenti ma perchè, secondo te la donna è sublime? E perchè solo lei e l’uomo no? Ma allora si passerebbe dal sublime della femmina, ai vermi dell’uomo ed della mia morte! Giusto? Se è giusto continuo, altrimenti è meglio darsi una coltellata, spararsi, mazzolarsi, ruzzolarsi e amen. E` tutto! No, non è tutto, perdiana.-

Amelio: Lo sapevo! Sei a metà strada.-

Giulio: A metà cosa? (con aria di rimprovero)-

Amelio: Mi sembrava… credo… insomma, si può essere in un modo o nell’altro. Sei forse al bivio…ma, infine che differenza fa? –

Giulio: (tra se ) Ma cosa dice questo mago.( poi a Amelio) Aspetta, aspetta, ti voglio raccontare il sogno che ho fatto stanotte.-

Amelio: Brava, cioè volevo dire bravo, ci aiuterà… ( sempre non sapendo dove va a parare Giulio)-

Giulio: (tra sé) Questo non capisce nulla. (poi a Amelio) Allora, ascoltami e stai zitto!-

Amelio: (sobbalzando) Va ben, va bene, non ti riscaldare…-

Giulio: Alla buon’ora! Ero in campagna, seduto su un tronco d'albero marcio, e mi specchiavo in una pozzanghera, quando con un movimento involontario mi aggiustai il ciuffo dei capelli, così ( fa un gesto femmineo ) che attrasse l'attenzione di alcuni ragazzini, i quali presero a canzonarmi dicendomi cose orribili. Io fuggii, ma essi mi rincorsero: Ero rincorso da duemilasettecentoquarantacinque  ragazzini-satiri. Forse volevano violentarmi? Poi mi raggiunsero e mi …mi svegliai. ( breve pausa) Che ne pensi? (facendosi umile) Ti prego, dimmi qualcosa, io non ce la faccio più a barcamenarmi in questa situazione d’incertezza. (in questa battuta Giulio cambia atteggiamento: da aggressivo a indeciso, quasi infantile, e, dopo, passa al lei)-

Amelio: Calma, giovanotto, calma, ragioniamo: I sogni sono sogni. Sono strani, imprevedibili e contraddittori. Ma il tuo è chiaro, almeno per me. Vai a donne, finche  sei in tempo. Perché, non vorrei sbagliarmi, ma stai deviando (accenna, discretamente, a un gesto femmineo). Senti a me: fai all'amore, subito è questo il tuo problema forse sparirà ( fa cenno con le mani come per dire: ma quando mai).-

Giulio: Ne è certo, Maestro? ( quasi piagnucolando)  Ma, il fatto d'essere morto?-

Amelio: Morto un papa se ne fa un altro. Eppoi, anche i morti scopano. –

Giulio: (vergognandosi) Vede… io sono… ancora vergine.-

Amelio: E cosa ci trovi di male? Guarda cosa fai passa di là, parla con la mia segretaria, potrebbe aiutarti, basta farle capire… insomma, anche se mi fai pena, mica sono un paraninfo io?-

Giulio: Maestro io mi vergogno… e se non ce la faccio?-

Amelio: A far che? E cosa succederà mai? Ma dai, ti ho detto: morto un papa se ne fa un altro ( toccandosi appena appena l’orecchio) ,capisti?-

Giulio: No, ma mi adeguo al suo illuminato consiglio.-

Amelio: Benone, e, intanto che ci sei, passa di là e dai centomila lire alla mia segretaria. Avanti un altro. ( sospirando, poi tra se, intanto che Giulio esce) Ecco un nuovo gay che si sta rivelando al mondo. (Quindi riordina la scrivania, e compila le schede dei due clienti, pochi secondi, quindi a voce alta)  Franca!-

Franca: (entrando) Eccomi.-

Amelio: Abbiamo finito?-

Franca: Con gli appuntamenti, si.-

Amelio: Come è andata oggi?-

Franca: Seicento euro di onorario…-

Amelio: …mettili nel cassetto. (Franca esegue, mettendo una busta gialla) Eppoi? Quello lì che è appena uscito, t’ha detto nulla?-

Franca: (evasiva) Chi, Giulio?-

Amelio: Certo.-

Franca: Un timido sorriso, ha pagato ed è subito uscito.-

Amelio: E con quell’altro?-

Franca: Con Luciano? ( segno affermativo con la testa da parte di Amelio)

Amelio: Certo. L’hai già rimorchiato?-

Franca: Ci sono buone probabilità. Sai è timido, mi ha chiesto solo il numero telefonico, per un eventuale invito a cena… ma credo che sia cosa fatta, gli piaccio.-

Amelio: Benissimo. Chiedigli trecento euro…-

Franca: Per tutta la notte?-

Amelio: Si, se è interessante ( facendo segno con le dita al denaro) …mi capisci?-

Franca: Credo che lo sia. Quando era di là, prima di entrare da te, mi ha detto che è preside di una scuola privata.-

Amelio: Ecco, allora è molto interessante… sai se è scapolo?-

Franca: Si.-

Amelio: Questo non è buono. Ma, se attuiamo il piano “B”, possiamo spremerlo per benino. Chiamami Alfio, si dovrà occupare di quel certo Giulio appena uscito, che è frocio in potenza, vediamo cosa ne esce.-

Franca: Senti ma con Luciano perché andiamo subito al piano B?-

Amelio: Mi sembra più redditizio: Un preside, specialmente di una scuola privata, è abbastanza ricattabile… e se ci sono fotografie osè da scodellare. Quindi piano B e prendi accordi con Alfio.-

Franca: Amelio, nelle foto ci sarò anch’io… non si potrebbe spremerlo sessualmente e basta?-

Amelio: Franca, cosa ti succede? Ad un tratto fai la pudica? Quella foto sono indispensabili.-

Franca: Ecco, io…-

Amelio: Basta Franca, qui decido io. Chiamami Alfio (con finta cortesia) per favore.-

Franca: Come vuoi. (esce)-

Amelio prende delle schede da un’etager, le esamina, poi compila la scheda di Luciano e quella di Giulio, borbottando frasi incomprensibili e mimando la soddisfazione per le parole scelte, poi li mette nello schedario e rimette tutto a posto. La scena può essere accompagnata da una musica o dal fischiettare di Amelio. Rientra Franca.

Franca: Ho telefonato ad Alfio, viene subito.-

Amelio: Bene.-

Franca: Ci sarebbe di là donna Carmelina Mangano.-

Amelio: Donna Carmelina, qui da me?-

Franca: E’ di là, attende, ed è… come dire… molto su di giri.-

Amelio: Incazzata? Guai in vista. Comunque. Falla passare.-

Franca: Okkey. ( esce)-

Amelio; (preoccupato) Okkey un corno!

Entra Franca seguita da Carmelina, una donna ancora soda sui cinquant’anni, veste bene.

Franca: Professore, ecco la signora Mangano in consulto.-

Carmelina: Consulto, consulto. Poche cerimonie con me, bellezza. Ciao Amelio.-

Amelio: Ciao Carmelina (fa cenno a Franca di uscire, che esegue) Quale buon vento, cara…-

Carmelina: Vento? No Amelio, è tempesta, buriana, uragano, e forse forse anche tornado! E togliti quella mascherata quando parli con me. (accenna al mantello)-

Amelio: (pazientemente si toglie mantello e turbante) Vada per il tornado, Carmelina cara… dimmi, allora?-

Carmelina: Quel porco! Quel porco! Quel porcone!-

Amelio: Abbiamo capito: porco e porcone. Ma chi sarebbe questo super suino?-

Carmelina: E chi vuoi che sia? Ma Giuseppe Mangano, il mio fetente marito!-

Amelio: Pippo? E cosa ha fatto?-

Carmelina: Ha fatto! Ha fatto! Mi ha fatto un paio di corna così (fa cenno alle corna) mi ha fatto.-

Amelio: Non sarebbe la prima volta, mi pare…-

Carmelina: E’ questo il punto! Io l’ho sempre perdonato, ma lui ha sempre continuato …  ma ora ha proprio esagerato.-

Amelio: Si è messo con la regina Elisabetta? (con aria ironica forzata)-

Carmelina: Non fare il cretino, Amelio! (breve pausa e controscena di Amelio) Si tratta, questa volta di un’attricetta di teatro, di una quasi dilettante, di una quasi comparsa, di una quasi…-

Amelio: …buttana!-

Carmelina: Bravo! Hai detto bene! Una buttanazza, ma una buttanazza…-

Amelio:… con un paio di cose così …(accenna alle curve femminili)-

Carmelina: (risentita, sdegnata) Forse. Ma di sicuro l’ha abbindolato per bene a quell’asino di mio marito. Ma lo sai? Ma lo sai cosa sta facendo quel porco?-

Amelio: Per la verità, no!-

Carmelina: E te lo dico io: Quello le sta costruendo un vero teatro  - per farle fare le prove come si deve, perché in appartamento non si prova bene – dice lei, la diva - per farle recitare le porcherie che scrive Jano Scalora, il cornuto!-

Amelio: Un teatro? Roba da tre, quattrocento milioni (fischio).-

Carmelina: Proprio così. Il porco aveva già comprato le stalle del barone Ficuzza e le stava facendo ristrutturare e modificare per farne una dipendence della nostra pasticceria: diceva, il porco! Ne faremo la succursale della nostra pasticceria e la useremo per i trattenimenti, i ricevimenti … e la morte buttana… perché, invece, ora ne sta facendo un teatro per quella troiona! –

Amelio: Ne sei sicura?-

Carmelina: Sicura? Sicurissima! Ha cambiato idea e a dato mandato all’architetto Germanà, di riadattare il previsto locale per i ricevimenti, per farne un teatro. Hai capito? –

Amelio: Stanno già lavorandoci?-

Carmelina: Già! Sono quasi alla fine dei lavori.-

Amelio: E tu non ne sapevi nulla, naturalmente.-

Carmelina: Naturalmente. Mi sta mettendo di fronte al fatto compiuto, quel vecchio maiale. Ma ora basta! Ha raggiunto e superato ogni limite: Qualche collana poteva passare, qualche pelliccia anche, ma un teatro no! E porca miseria, che sono Giufà io? Io quando mi toccano le corna, ma soprattutto le tasche reagisco. E di brutta! Ed ora tu mi devi consigliare  ed aiutare.-

Amelio: Io? Ma che intenzioni hai, cosa vorresti fare?-

Carmelina: E per che cosa sono venuta a fare da te? Per essere consigliata e aiutata.-

Amelio: Va bene, consigliata… ma aiutata è un altro paio di maniche.-

Carmelina: Ti rifiuteresti? Perché sei suo amico? Attento sai?-

Amelio: Calma, calma Carmelina, vediamo cosa si può fare. Innanzi tutto tu cosa vorresti  esattamente da me?-

Carmelina: Un consiglio! Sei o non sei un mago che consiglia? Ebbene consigliami: Come lo debbo ammazzare a quel porco, con una rasoiata, una coltellata o con una pistolettata. Perché se decidiamo per la pistolettata, mi devi procurare l’arma, Invece…-

Amelio: (interrompendola) Aspetta, aspetta, non correre. (breve pausa) Ragioniamo: Se l’ammazzi, vai a finire in galera tu, e se ti do l’arma, anch’io…-

Carmelina: Allora l’accoltello!-

Amelio: E che premura. Ti ho già detto ragioniamo.-

Carmelina: (calmandosi) E ragioniamo.-

I due si appartano e parlano sommessamente, e mimano:  Carmelina, scene cruente, mentre Amelio mima l’ammanettamento, la gattabuia, avvocati che arringano e quattrini che escono. Alla fine si danno la mano come per un accordo raggiunto. Se fosse possibile ci vorrebbe una musica adeguata, forse col marranzano. Due minuti massimo e fine scena.

Carmelina: Sono nelle tue mani:  io e il mio onore…-

Amelio: … e i tuoi milioni. Allora intesi?

Carmelina: Intesi… ma se non andrà come hai detto?-

Amelio: Andrà. Andrà, sennò che mago sarei?

Carmelina: (dubbiosa) Ma che ne so io…-

Amelio: Basta, vai, stai tranquilla.

Carmelina: Io vado, ma tranquilla non sono - sappilo!-

Amelio: Lo so, ti conosco da trent’anni, figurati.-

Carmelina: (uscendo, bellicosa) Comunque…vedremo!-

Amelio: Calma sempre. Ora vai e, per favore, e, non ti serva per comando, ma diresti a Franca di passare. Grazie.-

Carmelina: (ironica) Sarai servito. (esce)-

Amelio, rimasto solo si deterge la fronte con un vistoso fazzoletto. Entra Franca.

Franca: Eccomi… tutto a posto?-

Amelio: Ah, si. Mizzica, quando arriva Carmelina il guaio è assicurato.-

Franca: Guaio, che guaio? eppoi chi è per te questa signora?-

Amelio: Che mi fai la gelosa? No, ufficialmente è donna Carmelina Mangano, moglie del mio migliore amico, ufficiosamente è il guaio personificato.-

Franca: Ne combina molti?-

Amelio: (soprappensiero) Di cosa?-

Franca: Ma di guai, no?-

Amelio: No, diciamo che me li scodella a domicilio con discreta continuità. L’altra volta non si è messa contro a Petru u primu?-

Franca: Mizzica, col malandrino del quartiere?-

Amelio: Proprio così.-

Franca: (morbosamente curiosa) E cosa ha fatto, su dimmelo, dimmelo.-

Amelio: Niente, quasi niente lo ha preso a sputazzate e lo ha buttato fuori dalla pasticceria con la scopa.-

Franca: Ma noooo-

Amelio: Ma si. E lo ha anche minacciato pubblicamente che se si faceva vedere ancora da lei, lo avrebbe mandato in ospedale per almeno due mesi: Testa rotta, braccia spezzate e …ciunco, cioè azzoppato.-

Franca: (c.s.) E perché? perché?-     

Amelio: Il perché è lungo a dirsi… sembra che Petru volesse parlare con Pippo per …per questioni… ( con le dita mima il denaro) che ti lascio immaginare. Ma lui non era presente. Donna Carmelina, che conosceva il tizio, gli disse che suo marito stava riposando, che dicesse a lei il motivo della…visita. Petru, con plateale teatralità, prese quelle parole come un rifiuto dell’uomo di parlare con lui – perché codardo - e quindi mandava avanti la sua donna. Ma tu ci pensi? Fare questo a Carmelina? Una civitota doc, che conosce il linguaggio dei malandrini come l’ave Maria? Apriti cielo! Si scatenò la tempesta perfetta, e il povero Petru fece la figura di “pacchiotto”, dello imbecille e fu costretto a battere ritirata difronte a tutti i clienti, per le botte da orbi che gli piombarono addosso repentinamente.-

Franca: Ora quello si vendicherà.-

Amelio: No, gli è stato consigliato di lasciar perdere.-

Franca: E da chi? (lieve esitazione) Da te?-

Amelio: Ehhh, da me, da qualche amico… ma che problemi ti fai. Poi, lo sai che sei troppo curiosa. Vai di là ora e non appena arriva Alfio mandamelo dentro.-

Franca: (uscendo) Vado, vado.-

Amelio rimasto solo, si torce la mani, come se fosse combattuto da qualcosa che è per lui determinante. Poi si decide, e mima il “si” varie volte con capo. Entra Alfio, è un uomo sui trent’anni, veste trasandatamente: logori jans, scarpe da ginnastica e maglione a giracollo.

Alfio: Ciao Amelio, che novità ci sono?-

Amelio: (scrutandolo da capo a piedi) In primis in primis, devi essere tu a portarmi le novità, poi ti ho detto di non vestirti da scaricatore di porto quando vieni da me.-

Alfio: E va bene, va bene, ti faccio figurare…ma sono venuto come mi trovavo, mi pareva che mi volevi vedere d’urgenza, quindi…-

Amelio: Quindi le novità?-

Alfio: Amelio, non mi fare confondere. (Amelio lo guarda con aria di sufficienza) Ecco, a qual tizio gli abbiamo fatto barba e capelli: S’è l’è fatta addosso e a sborsato questi. (mostra una mazzetta di biglietti di banca).-

Amelio: Fa vedere? (prende la mazzetta e la controlla ) E ti sei accontentato di così poco? Ora la sai cosa ti aspetta?-

Alfio: La metà, per dirla tutta.-

Amelio: No caro, solo questi, per dirla interamente! (toglie due biglietti e li butta sul tavolo) Ecco, prenditeli e un’altra volta impara a trattare per benino con le persone che ti mando. (Alfio sta per rispondere, ma Amelio, con gesto della mano lo blocca) Basta così Alfio! Devi imparare. E s’impara di più dai propri errori. ( mette la mazzetta nel cassetto) E ora a noi: abbiamo un nuovo caso … fotografico (allusivo) mi spiego? (Alfio annuisce) E un altro caso molto delicato da studiare: Si tratta di un gay potenziale da spellare.-

Alfio: Un altro puppo? Ma Amelio… (debole protesta)-

Amelio: Alfio, questi per te sono lavoretti facili facili…avanti, vai di là che Franca ti darà tutto ciò che ti serve, e forse anche qualche indirizzo. ( con aria annoiata) Poi, Alfio, ti prego non ringraziarmi perché ti faccio lavorare per me… mi sei stato caldamente raccomandato da un amico e non lo devi fare sfigurare. Ciao caro. ( si immerge nelle sue carte sparpagliate sulla scrivania. Alfio confuso tenta di dire qualcosa, ma non gli escono le parole, infine, arrabbiato esce precipitosamente.

Amelio: La porta!-

Alfio: (da fuori) Le corna!-  

Fine primo atto.

                                              Secondo  II

Stessa scenografia del precedente atto. In scena c’è Amelio, vestito da mago, dietro la scrivania,  che interpella le carte. Seduto difronte a lui c’è Luciano.

Amelio: … Le carte parlano chiaro: Sei a un bivio. Devi prendere delle decisioni importanti… e non hai molto tempo… poi vedo donne nel tuo cammino…una in particolare…ma non fa per te…qui ci sono le contromosse…-

Luciano: Ma, io volevo sapere se parlano di matrimonio?-

Amelio: Matrimonio? E quando mai! Le carte lo negano decisamente! Eppoi, sappi, mio caro, che il matrimonio è la tomba dell’amore. Ricordatelo!-

Luciano: Ma io…ecco, credevo…-

Amelio; No mio caro, non credere a nulla. Andare contro i responsi delle carte e della volontà degli astri, è decisamente deleterio e pericolosissimo – assai, molto assai. Ascoltami e prendi nota (declama come ispirato): Dio, come ben sai, ha fatto gli uomini i maschi e femmine. Orbene, tra i maschi ci sono due categorie: i maschi-maschi e le femminelle. E noi, cioè io e te in particolare, apparteniamo alla categoria dei maschi-maschi. E allora sapresti dirmi cosa sarebbe la nostra esistenza di maschi-maschi senza quel mistero che è l’amore a letto? In poche parole povere: Senza scopare? E, dunque, cos’è l’amore a letto senza la femmina da letto? Che gioie essa sa dare, che sensazioni, che pace, dopo, s’intende, - dopo,  molto dopo. E chi se la sente di rinunciare a quella beatitudine che la femmina da letto sa dare? Nessuno! E nessuno, tra i maschi-maschi, oserebbe dire il contrario. Ma ragioniamo, diamine. (pausa teatrale)  Dunque: fermo restando l’assoluta impossibilità e illogicità di dare una precisa responsabilità al buon Dio, che vuole sempre il bene degli uomini e mai il loro male, qualcuno- chissà, forse il maligno - ha voluto appioppare addosso ai veri maschi-maschi, nientedimeno che la moglie, dico: la moglie! - cioè il male per antonomasia: come dire l’antitesi della femmina-donna; la tiranna, l’irresponsabile, l’ambiziosa, la spendacciona, la sciattona, l’invidiosa, la pettegola, la cimentosa e chi più ne ha più ne metta. Ora mi sai dire perché mai, sapendo questa incontrovertibile verità, l’uomo maschio-maschio, da se stesso, ignominiosamente, avrebbe dovuto autoimpiccarsi alla gonna di una donna-moglie? E non dirmi che io ci sono cascato due volte perché allora m’incazzo di brutto! Io li ho commessi questi errori; ma non perché li ho commessi io non siano e restino sempre terribili, anzi, mortali errori. Perché errori erano, ed errori sono – tutt’oggi! E tu, tutti i miei pazienti e no, insomma tutti, indistintamente, dovreste giovarvi degli errori dei più esperti anziani, e farne tesoro. Invece, in tanti, compiono la più grande bestialità umana: sposarsi! Vergogna!

Io, io…parola d’onore a chi manifesta questi osceni intendimenti, li metterei alla gogna. Certo, ripristinerei la terribile gogna e li farei coprire di verdure, ortaggi, uova marce e anche escrementi. Forse, in questo modo, imparerebbero a tenere in così poco conto la libertà del maschio-maschio e della bellezza delle femmine libere e belle. Morale della presente assoluta verità, appena esposta: Prendi ciò che ti serve dalle femmine… e, chi s’è visto s’è visto! ( fa il gesto strofinando le mani) Ho finito.-

Luciano: Scusate Maestro, ma tutto questo lo dicono le carte, vero?-

Amelio: Verissimo. Lo dicono le carte, gli astri e io –modestamente- e chi altro potrebbe dirlo?-

Luciano: (abbastanza imbarazzato) La ringrazio maestro, parlare con lei è veramente appagante… anche se non si condividono certe idee…-

Amelio:… Le carte, le carte, gli astri, i segni, non le idee.-

Luciano: Come vuole: le carte eccetera. Grazie e arrivederci.-

Amelio: Ciao caro, passa dalla mia segretaria, non lo scordare.-  

Luciano: Certo, certamente, vado. (esce tentennando la testa)-

Amelio prende la scheda e annota qualcosa. Poco dopo entra Franca.

Franca: C’è di là Alfio, lo faccio entrare?-

Amelio: E’ vestito decentemente?-

Franca: Decentemente per quanto può riferirsi ad Alfio. Insomma ha anche la giacca.-

Amelio; E’ già qualcosa. Fai passare.-

Franca: Prima potrei farti vedere una cosetta? (prende dalla borsetta un foglio)-

Amelio: Di cosa si tratta?-

Franca: Di una poesia.-

Amelio: Non ho tempo con le minchiate.-

Franca: Ma è di Luciano, me l’ha data poco fa, prima d’uscire.-

Amelio: Sua? Fai vedere.-

Franca: Prima ti debbo dire che l’ha dedicata a me.-

Amelio: Ma va… siamo alle poesie… Attenti allora, il filone potrebbe esaurirsi.-

Franca: A me non pare. Mi viene a trovare quasi giornalmente…-

Amelio: Vorresti dire sera dopo sera?-

Franca: Anche notte dopo notte.-

Amelio: (prendendo il foglietto e leggendo con molto scetticismo) Dunque: Occhi che non sono occhi, s'intitola così:

- Occhi che non sono occhi, ma abissi marini;

labbra che non sono labbra, ma spicchi sanguigni;

membra che non sono membra, ma fasci di raso;

forme che non sono forme, ma acqua d'arsura;

donna che non sei donna, ma valve di perla;

sogno che non sei sogno, ma filo di brama;

uomo che non sei uomo, ma amante sincero!

E bravo il nostro poeta! (a Franca) Te lo dicevo che sta diventando pericoloso!-

Franca: Che vuoi che ti dica…-

Amelio: Nulla! Tu non devi dire nulla. Sono io che dispongo, comando e dico. Dimmi, quanto hai incassato finora con lui?-

Franca: Tre milioni.-

Amelio: Tieni un milione per te, gli altri due mettimeli nel cassetto.-

Franca: Non si faceva a metà? (prende una busta, toglie qualcosa e poi la posa nel cassetto della scrivania)-

Amelio: E lo si farà ancora. Ma per Luciano, che sta diventando pericoloso, si farà come ti ho detto. Devi imparare… dai propri errori si trae profitto! –

Franca: Ma…-

Amelio: Zitta per favore, io sono il maestro, tu l’allieva – brava onestamente - ma sempre allieva sei. Allora, sai cosa facciamo? A questo tizio diamogli una bella botta e finiamola.-

Franca: Mi pareva che lo volevi mungere per benino…-

Amelio: Infatti, volevo. Ma costui sta pensando a cose diverse dai nostri intendimenti, quindi potrebbe essere… antipatico per noi. Diamogli la botta. Adesso fai passare Alfio, per favore.-

Franca: (delusa) Va bene. (Esce)-

Entra Alfio.

Alfio: Buon giorno Amelio.-

Amelio: Buon giorno, buongiorno. Hai portato il materiale?-

Alfio: (mostrando una busta e gliela porge) E tutto qui.-

Amelio: (prendendo la busta) Fai vedere. (estrae delle fotografie e le analizza) Non c’è male, non c’è malaccio, sono nitide. (come se gli venisse un’idea repentina) Ehi, non è di sei per caso masturbato vedendo queste foto?-

Alfio: (non conoscendo il significato di masturbato, esitante) Ecco, io…veramente non mi sono mai sturbato… né disturbato  (imbrogliandosi) insomma che diavolo vuoi da me?-

Amelio: (che l’aveva osservato inquisitoriamente) Volevo sapere se ti sei fatto una sega vedendo queste foto qui.-

Alfio: A quello…no! Mai!-

Amelio: Sempre! Comunque adesso passiamo al lato più facile della faccenda: Dovresti scrivere una lettera anonima indirizzata a costui (guarda di nuovo le foto) a questa specie di mandrillo, accludendo una di queste fotografie…-

Alfio: Io non so scrivere lettere. E non so escludere. Ho fatto la quarta elementare.-

Amelio: Accludere, cioè mettere nella busta, bestia. E allora fatti aiutare da qualcuno. Insomma prepara questa lettera, accludi la foto, accenni a una possibilità che le foto possano essere comprate… per evitare di essere pubblicate con relativo scandalo, eccetera eccetera, e la spedisci.-

Alfio: Ma perchè dai sempre a me questi compiti sapendo che sono ignorante?-

Amelio: Perché ho fiducia in te, cretino. E ora dimmi, che novità ci sono nella pratica Giulio, il gay?-

Alfio: Ecco, proprio di questo ti volevo parlare.-

Amelio: ( con sopportazione) E parla.-

Alfio: Senti Amelio, non vorrei sbagliarmi ma questo signor Giulio forse, dico forse, non è la persona che tu pensi che lui sia. Insomma è un mese che ci sto appresso, ma non ha mai dato segni d’essere frocio. Forse è solamente gentile…-

Amelio: Davvero? O guarda un po’ il mio subalterno mette in dubbio il mio dire… ma guarda guarda… aspetta e vedrai!-

Alfio: (rimpicciolendosi) Ma quale, io non me lo sognerei mai e poi mai di contraddirti. Aspetto, aspetto…però è solo perchè…-

Amelio: Basta così! Tu continua il tuo compito, al resto peso io. Per favore, uscendo preghi Franca di fare accomodare il successivo cliente. Ciao caro.-

Alfio: Ciao Amelio. ( esce brontolando)

Entra Franca precedendo Carmelina.

Franca: Professore, qui c’è la…-

Carmelina: E dalle! Ciao Amelio. E tu cara puoi andartene, grazie.-

Franca: (mestamente) Vado.-

Amelio: Quale buon vento…-

Carmelina: E dalle con sto vento. Senti invece le novità.-

Amelio: (fa cenno a Carmelina di accomodarsi e si siede pure lui) Dimmele, per favore.-

Carmelina: (eccitatissima) Amelio, Amelio, sei un santo salvatore delle donne offese e umiliate…-

Amelio: (con aria di sufficienza, ma lusingato) Ma dai…-

Carmelina: Non fare il modesto, ti prego.-

Amelio: Dai dimmi tutto.-

Carmelina: Certamente. Allora per che cosa sarei venuta qui?  Dunque: ho fatto esattamente come mi consigliasti di fare. Ho pazientato fino alla fine della ristrutturazione, e al momento dell’inaugurazione, zac! Ho colpito come un falco predatore.-

Amelio: (alzandosi lentamente dalla sedia per l’attenzione) Dimmi, dimmi.-

Carmelina: Sai che per l’avvenimento lei, la buttanazza, aveva invitato tutti i suoi colleghi teatranti, buffoni e viziosi. Ora ad alcuni era venuta l’idea di esibirsi in qualche monologo o scenetta a due, per dare più lustro e significato a tutto quel casino che facevano. (si alza) Allora, memore delle tue parole, prendo la palla al balzo, corro sul palco e faccio il mio comizio.-

Amelio: (in sollucchero) Che dicesti, che dicesti?-

Carmelina: Dissi esattamente così: “Silenzio per favore perché debbo dare un solenne annunzio. Grazie. Cari invitati, come sapete questo locale è, e dev’essere un teatro, cioè un tempio dell’arte. Arte con l’A maiuscola. E questo merito va a una persona presente qui in sala” Tutti si stettero zitti aspettando che io facessi il nome della persona meritevole. C’era chi pensava a quel maiale di Giuseppe Mangano, chi indicava l’architetto Germanà – che gongolava soddisfatto – e chi pensava alla buttanazza. Allora io continuai imperturbabile: “ Il merito è di quella gran buttana che mi vuole togliere il marito e se lo vuole pappare insieme ai suoi milioni. Quella buttanazza è qui presente, guardatela essa è là, vicino al detto maiale che cerca di nascondersi dietro quel grosso deretano. Tu, buttanazza di quattro soldi, come osi mirare così in alto? Chi ti ha costituito amante di un vecchio rammollito, rimbambito, rincitrullito, rincoglionito eccetera eccetera? Chi ti ha fatto capire che la qui presente Carmelina Amato, nata e vissuta nel notissimo quartiere della Civita,  se ne stesse, mani nelle mani, tranquilla a farsi fottere marito e milioni? Chi ti fece arrisicare a pensare ciò? Hai forse pensato al “pilo” che tutto può, ma che non fa effetto sulle moglie coi coglioni così? Pussa via, buttanazza, vai a cercarti e a guadagnarti il pane nei bordelli di prossima chiusura, e lascia chi non è pane per i tuoi denti. Sciagurata, svergognata, cajorda e assassina. Via di qua, e subito, altrimenti scendo da questo sacro podio e ti ballo sulla pancia: Anima persa!” E che successe, caro Amelio, ci fu un applauso degno di Musco, anzi di Gasmann. Il pubblico presente si spellava le mani chiedendomi il bis. Capisci: il bis! Mi hanno scambiata per una attrice che recitava un monologo di qualche commedia popolare, in onore della cerimonia. Ed io non sapevo cosa fare, mio marito, il porco, rideva, ma cercava di non darlo a vedere, mentre la destinataria del monologo, la buttanazza, che aveva capito, scappava via come un furetto.-

Amelio: (in sollucchero) E come finì?-

Carmelina: Finì che l’architetto Germanà fece da paciere tra me e mio marito: Si disse disposto, gratuitamente, a riadattare il saloncino di nuovo in sala di ricevimenti – mantenendo il palchetto, disse, per fare esibire i cabarettisti e i musicisti che avrebbero allietato gli avvenimenti. E va bene, ma io misi una piccolissima clausola: che detta struttura fosse intestata a me. Pippo accettò. E la buttanazza tornò al suo ambiente: cioè il casino!-

Amelio: Ma dai, infine era solo una scappatella…-

Carmelina: ... che grazie a quel balordo stava diventando con sei zeri. Amelio, sei un vero mago, ti sono obbligata. Cosa posso fare per te?-

Amelio: (sottovoce) Non venire più qui. ( poi a Carmelina) Ma cosa dici, tra amici… mi basta soltanto che Pippo non sappia nulla del mio…consiglio.-

Carmelina: Muta come una tomba sarò.-

Amelio: ( tra se) Speriamo… ( a Carmelina) Bene, allora ciao e statti bene. Fammi venire Franca, per favore.-

Carmelina: Certamente. Ciao caro. (esce)

Amelio: Anche questa faccenda è andata.-

Entra Franca.

Franca: Mi volevi?-

Amelio: Si. Ci sono altri clienti?-

Franca: No, per oggi abbiamo finito.-

Amelio: Bene. Senti Francuzza, gioia, sono molto stanco, vado di là a riposarmi un

pochino. Se dovesse arrivare qualche cliente fuori prenotazione, chiamami. Grazie gioia, a più tardi. ( esce da sinistra)-

Franca: Gioia? E quando mai? Dev’essere veramente molto stanco. Okkey, ne approfitto per fare un po’ di pulizia in questa tana. (prende uno straccetto e pulisce i mobili).

Canticchia un motivetto oppure musica adatta. Un minuto o due ed entra Alfio.

Alfio: Ah, sei qui?-

Franca: E dove vuoi che sia?-

Alfio: No, dicevo qui, nella tana, invece che di là, nella sala d’aspetto. Senti Franca, Amelio mi avrebbe dato un compito difficilissimo assai: dovrei scrivere una lettera “omonima”, mi aiuteresti?-

Franca: Anonima, vorresti dire…-

Alfio: Anomina ecco.

Franca: Io non m’immischio in queste cose. Dovresti già saperlo.-

Alfio: Ma perché? Se sai scrivere…-

Franca: Io non voglio immischiarmi perché, sennò potrei diventare complice di qualcosa di poco pulito. E il mio compito, oltre che fargli da segretaria, è quello di scopare per lui…(vedendo che Alfio guarda la scopa) beh, oltre a questo, a spazzare… insomma scopo con i suoi clienti, questo lo sai, vero? (accenna alla porta dalla quale è uscito Amelio, Alfio annuisce) ma non voglio entrarci nei suoi loschi affari. Sei tu il suo tirapiedi per l’illecito.-

Alfio: Attorna con le “palore”  difficili. Mih, siete tutti uguali, parlate sempre imbrogliati. Io non sono “istrurato” come voi, io ho fatto la quarta…-

Franca: … elementare. L’hai già detto.-

Alfio: Ma non avete pietà per un povero ignorante? L’altro ieri ero con Giulio…-

Franca: Giulio chi?-

Alfio: Giulio il cliente di Amelio, sai quello… un po’ strano.-

Franca: E tu che ci fai con lui?-

Alfio: Niente, niente, prendo solo confidenza, anzi amicizia… me l’ha detto Amelio.-

Franca: Avrà pensato a qualche altra impresa truffaldina.-

Alfio: No, che c’entra, niente truffi a Dina, la bottegaia-

Franca: (Franca fa un gesto come dire “e va bene tutto inutile con te) Dai, continua.-

Alfio: E, come ti stavo dicendo, entriamo in una agenzia di viaggi – perché lui viaggia tanto, è stato anche a Colonna e Ercole, che sarebbe come dire Scilla e Cariddi.-

Franca: (perplessa) Fammi capire: Scilla e Cariddi sarebbero sullo stretto di Messina, ma questa Colonna e Ercole, dove sono?-

Alfio: Sarebbero là, verso là, forse vicino, o lontano, chissà. Ah, forse gli hanno cambiato nome. Che ne so io. Ma insomma io non lo so, va bene?-

Franca: (pensierosa) Non avrebbe detto per caso: Le colonne d’Ercole? Che sarebbero a Gibilterra.-

Alfio: Colonna? Ercole? E che ne so io. Poi quali “Giterra”, io penso che sono proprio Scilla e Cariddi “, o guali”, oggi come oggi, hanno cambiato nome: Scilla sarà diventata Colonna e Cariddi Ercole, mi spiego?-

Franca: Spiegarti? Ma che diavolo vai dicendo? Che bestialità.-

Alfio: Non sono né diavoli bestiali né niente di niente.(battendo i piedi a terra) E’ solo questo maledetto vizio delle persone “struite” di cambiare il nome alle cose e ai paesi. Per esempio: Agrigento, non si chiamava Girgenti? E Carrapipi non l’hanno chiamato Valguarnera? E potrei continuare ancora. Ora dico: perché lo fanno? Che necessità ci sarebbe? Ma per imbrogliare i poveri ignoranti come il sottoscritto, qui presente? Poi vorrei sapere…-

Franca: Ti prego risparmiami il resto.-

Alfio: Va bene, va bene. Comunque, stavamo parlando con l’impiegato, quando…-

Franca: Basta Alfio. Ho capito. Quello è una persona istruita e che ha viaggiato molto, e allora?-

Alfio: Niente, niente, volevo dire che mi sembra una brava persona. Tutto qui.-

Franca: (Riprendendo a spolverare) E ti fa pena vederlo nelle mani di Amelio…-

Alfio: Minchia, come l’hai capito?-

Franca: Eh, caro mio, non ci vuole molta perspicacia…-

Alfio: E torna! Basta con le parole difficili. L’altro giorno Giulio mi ha detto: Io sono il tuo Piglitiomaglione” , ora mi dici perché mi debbo prendere il maglione se non c’è freddo?-

Franca: Pigliatiomaglione? (pensierosa) Ma, per caso non ti ha forse detto Pigmalione?-

Alfio: Giusto quella cosa lì.-

Franca; Animalaccio, Pigmalione significa uno che ti vuole istruire, lo capisti?-

Alfio: (perplesso) Mi vuole istruire? A me? E perché?-

Franca: Il perché dovresti domandarlo a lui… forse gli sei simpatico…( Con una punta d’insinuazione).-

Alfio: Mizzica, può darsi. Glielo chiederò… Allora Franca, la lettera?-

Franca: Vai via Alfio (lo minaccia colla scopa).-

Alfio: (Fingendo di spaventarsi) Vado, vado. Ciao Franca.-   

Franca: Ciao caro (imitando Amelio, poi tra sè) Pgmalione…ssssì.-

Sipario.

                                                Atto  III

Stessa scenografia degli atti precedenti.

All’apertura del sipario, si sentirà un vocio proveniente dall’esterno, poi entreranno in scena Franca e Luciano, seguiti da Giulio e Alfio.

Franca: Guardiano nel cassetto, su presto, prima che lui arrivi.-

Luciano: Non mi sembra corretto.-

Giulio: Sono d’accordo, non è corretto.-

Franca: Se non è corretto, allora è compito di Alfio: Alfio apri.-

Alfio: Ma se poi s’incazza?-

Franca: S’incazzasse pure, tanto, ormai…-

Alfio: Me lo avete detto voi, va bene? (gli altri confermano e Alfio apre un cassetto e prende la busta con le foto) Eccovi serviti.-

Franca: (precipitandosi a levarli dalle mani di Alfio) Eccole!-

Luciano: (sbirciando le foto) E’ inaudito… è tremendo…come ha potuto (intanto si sofferma a guardarle compiaciuto).-

Giulio: (degnandole di uno scettico sguardo) Belline…-

Alfio: Sono favolose. E tu Franca sembri Sofia Loren… nuda nuda…-

Franca: Avete visto? Ci credete ora? Ha fregato anche me!-

Luciano: No, non la tua persona, ma la tua dignità di donna ha calpestato. Ma come si è permesso. Poi, mi sapresti dire perché organizza questi atti criminali? Non guadagna bene facendo il mago?-

Giulio: Giusto, perché?-

Franca: Vedi, Amelio ha una personalità complessa e rischia col codice penale per amore del rischio in quanto tale, o forse per intraprendenza, per il gusto della trasgressione direbbero i sociologi. Sapete una volta l’ho sentito che affermava:” Ma insomma una persona non si può cercare i guai suoi di prima mano? “ quindi- sarà una questione di carattere, di personalita` -forse contorta-, ma anche di fortissima vocazione.

Lui senza pensieri lui non sa vivere; poi se sono guai seri, ancora meglio.

E’ un febbrile organizzatore, dinamico ideatore, inventore di truffe geniali, ma anche di buone azioni eccezionali. Ma come, direte voi, così pacioccone come sembra nello studio?  Certo è abbastanza preparato, è persuasivo, ha aiutato veramente tanta gente in difficoltà, ma quella non è la sua vera personalità; lui qui, si diletta e passa il tempo e recita la parte, guadagnando anche bene, ma sogna truffa perfetta.

Giulio: Molto interessante dal punto di vista sociologico, ma noi, ora, che facciamo?-

Franca: Aspettiamolo e lo affronteremo. Amici, quando arriva dobbiamo essere tutti coerenti con gli accordi presi, Va bene? (gli altri annuiscono).-

 

Si odono dei passi e poi un lamento. Entra Amelio, egli è fasciato sulla testa con una fasciatura che sembra un turbante, ha un braccio sinistro fasciato e appeso al collo, da una garza  e si lamenta per i dolori al fianco e alla gamba. Alla sua apparizione tutti ammutoliscono sbalorditi.

Franca: (la prima a riprendersi) Amelio, che successe?-

Amelio: (che non può parlare per i dolori) Ahi, ahi…-

Alfio: Ameliuzzo, chi fu? Andasti sotto un treno?-

Amelio: (fa gli scongiuri) Ahi, ahi…-

Luciano: Maestro, un incidente d’auto?-

Amelio: (negandolo) Ahi, ahi…-

Giulio: Una caduta!-

Amelio: (fa cenno di no col dito) Ahi, ahi…

Franca: Sei stato all’ospedale? (cenno affermativo di Amelio col capo) E non mi hai avvisata? (cenno di Amelio, come per dire: e come facevo conciato così). Chi ti ha accompagnato?-

Amelio: (con sforzo) Sono morto, ahia… morto defunto ahiaaa, morto defunto e dolorante come san Sebastiano vergine e martire. E basta  interrogatorio, ahi, non mi fate parlare; per favore, fatemi sedere. (si siede stancamente e dolorosamente).-

Alfio: Amelio, ma cosa fu?-

Amelio: Cosa fu? Chi fu, bisogna dire.-

Alfio: E chi fu, allora?-

Amelio: (sempre sforzandosi a parlare) Furono tre o quattro assassini. Mi hanno teso un’imboscata ieri notte, al buio, nelle viuzza qui vicino. Mi hanno messo un sacco in testa e mi hanno dato una “fraccata” di legnate da abbattere un bue. Io, come voi sapete, non me li tengo le batoste, ed ho reagito energicamente. (piccola pausa) A uno di loro gli ho mollato persino un gancio destro da ko.-

Alfio: Ed è andato al tappeto?-

Amelio: Tua sorella ci è andata. Cretino, ero in una stradina isolata e deserta, non in un ring. Comunque mi sono difeso, ma alla fine sono caduto come corpo morto cade:

sono svenuto e quando mi sono svegliato ero sull’ambulanza, che a sirene spiegate mi portava al pronto soccorso. Figuratevi che ero così conciato male, che uno dei barellieri disse all’altro: “ Questo non ci arriva vivo al pronto soccorso”. Naturalmente, anche se ero pieno di dolori, feci gli scongiuri.

Franca: Ma perché t’hanno aggredito? E chi erano?-

Amelio: Il perché non lo so… e nemmeno chi so chi fossero. So solamente che ho dieci punti in testa, la spalla sinistra con una grave lussazione, il braccio sinistro escoriato profondamente, tre costole incrinate, una brutta contusione alla gamba destra, commozione cerebrale e uno stato di shock da far paura, ed ho scansato per un pelo un calcio ai … (guarda Luciano e Giulio e cambia il termine) alle parti basse.( gestualità appropriata, naturalmente esagerando) -

Alfio: Guaribile?-

Amelio: Sessanta giorni, salvo complicazioni e jettatori (guarda con significativamente Alfio).-

Alfio: E che sono jettatore?-

Amelio: Lasciamo perdere.-

Franca: (maternamente) Mio Dio, come t’hanno conciato… ma perché non ti hanno ricoverato?-

Amelio: Non c’erano posti letto disponibili - in ospedale!-

Giulio: Che vergogna.-

Luciano: Bisognerebbe scrivere al giornale.-

Amelio: Ahi, ahi…-

Alfio: (Agli altri) E ora come glielo diciamo?-

Amelio: Cosa mi dovete dire?-

Franca: No, nulla…(fulminando Alfio con lo sguardo) forse non è il momento… te lo diciamo un’altra volta (agli altri) evvero? ( gli altri annuiscono)-

Amelio: Se sono cattive notizie le voglio ora, adesso, subito. Mi serviranno per lenire i dolori fisici.-

Giulio: Se lo desidera, diciamogliele.-

Amelio: Sono più d’una? E cattive assai?-

Franca: Così così… ma no, rimandiamo.-

Luciano: Giusto, rimandiamo.-

Giulio_ Come volete…Alfio?-

Alfio: (contrito) Ah, dite a me? Certo lasciamo perdere, pensiamo alla salute.-

Amelio: A quale salute? Alla mia… o alla tua?-

Alfio: Ma alla tua… ci mancherebbe.-

Amelio: E io vi dico che sono pronto come Giulio Cesare a ricevere i colpi dell’avversa fortuna: Colpite!-

Alfio: Ma quale…non se ne parla.-

Amelio: Niente “ ma quale” e “non se ne parla”: Qui si parla, e subito! Anzi, parla tu! (Alfio nega con capo) O vuoi parlare tu, Francuzza: Chi fu? C’è stata forse la Finanza?-

Franca e Alfio: Noooo!-

Amelio: Allora non vedo che altre cattive notizie mi potreste dare. Evvero Luciano? Vero Giulio? E ora, se non volete parlare, amici miei, lasciatemi solo con il mio dolore.-

Franca: E’ giusto, certo è giusto.-

Amelio: (accorgendosi che il cassetto della scrivania è aperto, guarda attentamente) Ahi, ahi, qui c’è stata una manomissione… (guarda attentamente) mancano … manca una busta riservata.-

Luciano: (che aveva visto Franca tenere la busta dietro la schiena, gliela prende e la mostra a Amelio) Cerca forse questa, maestro?-

Amelio: (sorpreso) Quella? Cos’è? E che ne so io. Cosa contiene?-

Luciano: Niente, solo delle fotografie… sono sue?-

Amelio: Mie? No, io non sono fotogenico.-

Luciano: No, dicevo le possiede lei?-

Amelio: Io? Quando mai!-

Giulio: Mih, ma nega in modo spudorato.-

Amelio: Come ti permetti, bellimbusto, di parlarmi in questo modo?-

Franca: Amelio, sono le foto del ricatto…-

Amelio: Quale ricatto? Chi l’ha fatto? Arrestatelo!-

Alfio: Quelle della lettera omonima…-

Amelio: Quale lettera? Che lettera? Chi scrive? …-

Luciano: … e chi la riceve?…Forse io?-

Amelio: Affari vostri. Ed ora uscite e lasciatemi solo con la mia segretaria.-       

Luciano: Diglielo Franca.-

Franca: Amelio, io… io mi licenzio.-

Amelio: Bene (poi ci pensa) Come hai detto? Ti licenzi?-

Franca: Si.-

Amelio: Oh bella… ohohoh  bella, e com’è? (incredulo) Te ne vai? Non può essere! Stai scherzando, vero? Apprezzo che vorresti tenermi su il morale, ma anche la più piccola emozione, in questo momento mi può essere fatale (fa il dolente).-

Franca: Bummm. Dai Amelio, smettila di recitare. Io parlo seriamente.-

Amelio: Seriamente? Ma… ma… come puoi?-

Franca: Posso. E ho deciso!-

Amelio: Come hai il coraggio di darmi questa coltellata alla schiena? Tu, una mia creatura, tu che io ho portato a immense altezze…-

Franca: Bummm!-

Amelio: (facendo la vittima)… dopo tanti anni trascorsi insieme, dopo tante belle avventure, sacrifici, gioie, soddisfazioni?  Dopo che ti ho fatto fare una brillante carriera… ben remunerata?  Ingrata! Ora mi rinneghi?  E perché, se mi è lecito domandare.-

Franca: Per forza… mi sposo.-

Amelio: Ti sposi… (prendendo coscienza) con… lui (indica Luciano).-

Franca: Già.-

Amelio: Non potete!-

Luciano: E chi lo dice?-

Amelio: Le carte e anche gli astri. Tutti sfavorevoli.-

Luciano: Ne ho tenuto conto e la sposo lo stesso. Magari domani, anzi oggi stesso!-

Amelio: Ah si! Peggio per te! (cambiando tono, quasi implorando) Ma prima mi dovete trovare un’altra segretaria.-

Giulio: Non  sono affari nostri.-

Amelio: E tu cosa c’entri?-

Giulio: (ammutolendo per l’audacia) Così, mi sembrava…-

Amelio: Muto! (fa cenno anche col dito in bocca, poi a Franca) Franca, provvedi.-

Franca: (esitando)…Beh, veramente…-

Luciano: (intervenendo autoritariamente) Franca non provvede più a nulla! Da questo momento è libera da impegni… con voi…maestro ( ironico).-

Amelio: Ah, le cose stanno già così? Questo è un vero e proprio complotto perpetrato ai danni di un povero sfortunato, vilmente aggredito, bastonato, ferito a morte e invalido… Sissignore… Ah, gli antichi! Gli antichi dicevano: Ad albero caduto: Accetta! Accetta!!! Benissimo. Alfio, pure tu complotti? o vorresti pensarci tu?-

Alfio: Veramente…-

Amelio: Veramente, cosa?-

Giulio: (facendosi avanti) Un momento: Dovrebbe lui pensare a cosa? O per chi?-

Amelio: Muto tu! Ti dissi di non impicciarti!-

Giulio: (retrocedendo) Calma, calma…-

Alfio: Amelio, veramente… lui…-

Amelio: Cosa lui? Cosa c’entra lui con te?-

Alfio: Mi vuole portare in crociera, oltre Colonna  e Ercole… lui è il mio… il mio… “pigghitiumaglione”. (si siede imbronciato)-

Amelio: Chi disse?-

Franca: Giulio è il suo pigmalione…-

Amelio: E che minchia vuol dire?-

Giulio: Vuol dire che lo porto in giro per il mondo per farlo istruire, coltivare, conoscere, eccovi servito, oh (girando il capo).-

Amelio: Tu? Ti porti Alfio? Con te? Ma non c’è più mondo. ( finta disperazione) E tu, Alfio, ci vai? Ma lo sai che è… che è (si tocca l’orecchio significativamente) –

Giulio: E mi porti rispetto.-

Alfio: Aspetta Giulio, parlo io: Senti Amelio, Giulio non c’entra con la mia decisione, o perlomeno c’entra pochissimo. Il fatto è che io, …io… io… voglio “istruitarmi, istruttorarmi”, accidenti non mi fate imbrogliare: voglio dire istruirmi. Insomma, voglio alzarmi…-

Amelio: …E susiti! -

Alfio: (senza cogliere l’ironia) …voglio elevarmi: va bene così? Non voglio essere più un ignorante. Uffa, sono stanco di fare figuracce. Giulio mi aiuta a fare tutto questo…-

Amelio: … e altro…(toccandosi l’orecchio)-

Alfio: Mi dispiace Amelio, io me ne vado!  oh! (imita Giulio)-

Amelio: (con enfasi) Pure tu, Bruto! E allora Cesare muori! (si copre il viso col braccio fasciato) Ahiaaaa!-

Franca: Su Amelio, non abbatterti così, ti prometto che prima di lasciarti troveremo qualche ragazza che ti potrà fare da segretaria ottimamente, forse anche meglio di me sicuro.-

Amelio: (ammiccando) Meglio di te, mai!-

Franca: Dai, su, te la troveremo giovane e bella.-

Amelio: Maggiorenne, mi raccomando, a causa degli alti incarichi che dovrà assolvere, facciamo di diciotto minimo, vent’anni massimo. (ad Alfio) E tu Bruto assassino del tuo padre putativo, cercami anche un tuo sostituto, ma ti prego, che non sia bestia come te, mi raccomando. E ora ite, mors mea vicina est.-

Franca: Ma quando mai! (brusca, poi conciliante) Amelio, Amelio, caro, non ci fai gli auguri?-

Amelio: Certo che te li faccio. Tò, prendi questi (prende dal cassetto la busta con i due milioni e gliela dà).-

Franca: (portandosi la busta al petto) Grazie, sei sempre generoso, tu. (Amelio fa cenno come dire: niente, figurati)-

Alfio: E a noi?-

Amelio: A voi? (sguardo disgustato) A voi sta… (sta per dirla grossa, e accenna al gesto dell’ombrello, ma Franca interviene fermandoli e mettendogli la mano in bocca)-

Franca: Allora grazie ancora (per cambiare argomento)-

Amelio: Di nulla, di nulla… ( fa cenno a Franca di avvicinarsi, Franca esegue, gli altri si allontanano, mimano una discussione tra loro, ma cercando di afferrare qualche parola che si dicono i due appartati)  Senti Franca, ma Luciano come ha saputo della…insomma , della lettera e delle foto?-

Franca:  Vedi, tu, per tenerti fuori prudentemente, incaricasti Alfio di scrivere quella lettera lì; Alfio non ci riuscì a scriverla e si rivolse a me per avere un aiuto. Tu sai che io di queste cose…tue… non me ne occupo, quindi rifiutai d’aiutarlo, cosichè quel mammalucco lì (accenna ad Alfio) pensò bene di rivolgersi a Giulio…-

Amelio: Minchia ma è tutto tondo quel fesso. Continua.-

Franca:  Perciò Giulio, non solo si rifiutò di scrivergliela, ma disse ad Alfio di fermarsi perché, ciò che si stava accingendo a fare, era un reato da galera. Quindi corse ad avvisare Luciano, vittima designata. Luciano venne da me e mi chiese conto del tentato ricatto. Io, naturalmente, negai tutto, ma lui mi disse: “Io debbo sapere da te assolutamente la verità… io mi debbo fidare ciecamente della mia futura moglie” Futura moglie? Ma tu lo capisci? Mi disse così, metaforicamente, che mi voleva sposare. Amelio, tu sai che ho passato la trentina, ho fatto la mia vita, quanto potrei durare ancora a consolare i tuoi clienti? perciò, capisci, una proposta di matrimonio da parte di un buon partito non potevo certo rifiutarla: Mi sarei sistemata per sempre. (con riluttanza) E allora confessai tutto. Lui mi ha capito, mi ha perdonato e ci siamo fidanzati. Quindi…-

Amelio: … Quindi mi hai tradito.-

Franca: No, ma che dici? Mi sono solamente licenziata, e con me pure Alfio. Però, bocche chiuse e, niente denunce penali da parte di Luciano – me lo sono fatto solennemente promettere -  e naturalmente niente denunce civili, da parte mia e di Alfio, per i contributi non versati. Chiuso! Tutto finito! Dai, Amelio, meglio di così non ti poteva andare. Ora, ascolta, una volta tanto, un consiglio: rimettiti prima in salute e poi torna agli affari, possibilmente a quelli normali di mago. Dopodicchè, se proprio proprio non puoi restartene tranquillo, stai perlomeno attento a non commettere altre … stupidaggini, con conseguenze peggiori di… (accenna alle mazzate ricevute) -

Amelio: (annuendo comprendendo, ma non troppo ) Certo, certo. Ma se avessi avuto collaboratori capaci… fedeli. Va bene, pazienza. Generosi amici, venite, prima di andarvene, datemi un bacetto. (porge la guancia)-

Entra, trafelata, Carmelina.

Carmelina: Amelio, Amelio, amico mio, l’ho saputo stamattina della bastonatura, come stai?-

Amelio: Come un san Sebastiano martire, Carmelina.-

Carmelina: (a Franca) Lo portiamo a casa?-

Amelio: Dopo, dopo. Carmelina, ci sono qui tutti i miei amici…-  

Carmelina: (senza badare agli altri) Come mi dispiace Ameliuzzo…-

Amelio: Ti ringrazio cara. Ma dimmi chi te l’ha detto della cosa… della bastonatura. Io dall’ospedale sono venuto  in taxi dritto dritto qua.-

Carmelina: (un poco confusa) L’ho saputo…l’ho saputo… al bar.-

Amelio: Al bar? E chi te l’ha detto?-

Carmelina: Come chi me l’ha detto? Me l’ha detto coso…quello lì…come si chiama…(controscena degli altri che sono altrettanto curiosi)-

Amelio: Te l’ha detto, forse, qualcuno che conosco?-

Carmelina: (torcendosi le mani, poi decisa) E va bene, me l’ha detto Pippo.-

Franca: Pippo suo marito?-

Amelio: Pippo Mangano il suo coniuge. ( a Carmelina) E lui, come l’avrebbe saputo?-

Carmelina: L’ha saputo perché c’era!-

Amelio: Dove?-

Carmelina: Nella viuzza, a quell’ora della bastonatura.-

Amelio: Ah. E cosa ci faceva lui – lì.-

Carmelina: Ti bastonava! (controscena degli altri)-

Amelio: Ah, benissimo, il fetente faceva parte del gruppo.-

Carmelina: No, che gruppo: era solo…-

Amelio: Ah, di bene in meglio… era solo… e mi ha conciato così da solo? Ci debbo credere?-

Carmelina: Ci devi credere.-

Amelio: Non è possibile! Non si può bastonare Amelio Cavarra se non si è minimo minimo in tre contro uno. Ho una castagna io… (fa mostra di dare un gancio con la mano destra) Figurati che a uno di quelli l’ho centrato con un gancio destro che…-

Carmelina: …Che gli ha pestato l’occhio sinistro -  appunto a Pippo.-

Amelio: Ah, fu lui a riceverlo… ma bene. E com’è quest’occhio, è ben tumefatto?-

Carmelina: Una meraviglia. E per quell’occhio che ho saputo dell’aggressione. L’ho messo alle strette ed ha confessato il misfatto. –

Amelio: Bene, bene. Ora fammi capire: ma perché ce l’aveva con me? Che diavolo gli avrò fatto? Io rispetto gli amici.-

Carmelina: Ce l’aveva con te a motivo che ha saputo delle visite che ti ho fatto in questi ultimi tempi. Quindi ha dedotto: due più due fanno quattro: “Allora è stato Amelio a consigliare Carmelina a fare quel po’ po’ di scenata in teatro? “ E ha agito da perfetto asino che non è altro.-   

Franca: Ma non era porco?-

Carmelina: Prima porco, ora asino! C’è altro? (si guarda attorno minacciosa)-

Amelio: Carmelina, veramente quello non ha fatto due più due quattro, ma ha fatto quattro e otto: (gridando) Ha fatto un quarantotto! (poi lamentandosi) Fate bene al prossimo, fate del bene… ed ecco cosa se ne ricava in cambio: Ma guardatemi signori miei, guardatemi, faccio pietà. (poi disperandosi) –

Franca: Scusa Amelio, ma al signor Mangano che bene avresti fatto?-

Amelio: Gli ho salvato la vita!-

Luciano: Davvero?-

Giulio: Ma guarda guarda…-

Franca: E quando?-

Amelio: Chiedilo a lei! (indica Carmelina)-

Luciano: Signora, scusi sa, ma ci potrebbe illuminare?-

Giulio: Siamo tremendamente curiosi…-

Franca: Signora Carmelina, allora ci può dire qualcosa?-

Carmelina: (che faceva la ancora la reticente) Beh, sapete, io sono un po’ impulsiva…-

Amelio: Quella impulsiva lì, quando ha saputo del teatro regalato alla… alla…-

Carmelina: … alla buttanazza…-

Amelio: Già, (indicando Carmelina) voleva fare la pelle a suo marito!-

Carmelina: Beh, certe cose si dicono, ma poi non si fanno… io però ero veramente furiosa e se non mi calmava lui (indica Amelio), chissà cosa avrei potuto combinare…-

Amelio: … era accecata dalla gelosia…-

Carmelina: … e anche furiosa come una tigre. Menomale che Amelio mi ha condotta alla ragione…-

Franca: … con quel famoso suggerimento.-

Carmelina: Gia!-

Amelio: … col quale ho fatto karakiri.-

Alfio: Ah, ecco perché Pippo…-

Amelio: Pippo che cosa?-

Alfio: No, così… lo fece tramutare… boh! (si gira e si guarda attorno) che ne so!-

Amelio: (A Alfio) Questo mi diventa sempre più scemo. (a Carmelina) Ma, mi domando, Pippo come avrà saputo delle tue visite qui?-

Carmelina: (guardando Alfio) L’ha saputo perché qualcuno non sa tenere la bocca chiusa.-

Amelio: (comprendendo) Alfio, fosti tu?-

Alfio: (preso alla sprovvista) Chi io? Come fu? Cosa? (poi cedendo alle occhiatacce di Amelio) Mih, stavo prendendo un caffè … si parlava del più e del meno …quello mi diceva: “Alfio di qua, Alfiuzzo di là, il caffè è pagato” . Sicuramente mi ha “sprovato”, forse sospettava già…chissà…-

Carmelina:… Ed egli, questo grandissimo bestione, sentendosi blandito, considerato, pavoneggiandosi, gli chiese: “E come sta la signora Carmelina? è da un pezzo che non la vediamo allo studio di Amelio”. E patatracchete, è fatta! Pippo sarà asino e magari porco, ma non è certo scemo, ha dedotto, ed ecco fatto il guaio!-

Franca: Due più due…quarantotto!-

Amelio: ( ad Alfio, tentando di alzarsi) Tu carogna!-

Alfio: Lo dissi senza volerlo, te lo giuro, tanto per parlare…-

Amelio: Datemi una pistola, uno schioppo, un bazooka, che l’accoppo! Il mio regno per un fucile! (poi, guardandosi attorno) O almeno una scarpa da scaraventare nella testa vuota di questo lazzarone - rovina gente! ( tra dolori e lamenti, tenta di togliersi la scarpa per tirarla ad Alfio, che cerca di ripararsi, scompiglio tra i presenti e…Fine.