Anche la verità può avere i baffi

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IL CERTIFICATO

ANCHE LA VERITA’ PUO’ AVERE I BAFFI39393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939393939

(anno 2007)

Commedia in due atti

di ITALO SCHIRINZI

Personaggi (in ordine di entrata):

Giuseppe Cannizzaro:   il Commissario

Antonio Sommaruga:    l’Ispettore

Salvatore Petralia:                  l’Appuntato

Lorenzo Beccaria:                   il marito di Susanna

Luciana Persichetti:       la moglie di Gasparino

Cesira:                           l’amica di Susanna

Donna Sara:                           l’ex prostituta

Susanna:                       la moglie di Lorenzo Beccaria

Nicola:                          il ragazzo scapestrato

 

E mail:italoschirinzi@alice.it

cell.340 5837903

A mia moglie Giovanna

ANCHE LA VERITA’ PUO’ AVERE I BAFFI

Atto primo

La scena è costituita da una stanza adibita ad ufficio del Commissario Giuseppe Cannizzaro. L’arredo è semplice: una scrivania con il telefono e qualche fascicolo sopra, una sedia con i braccioli e due sedie semplici. Alla parete la foto del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. In prima quinta a destra una porta che conduce ad altri uffici, in quella di sinistra in fondo la porta che dà sul corridoio. Un tavolinetto con sopra una macchina da scrivere per l’agente verbalizzante. Il commissario Cannizzaro è un uomo sulla cinquantina, meridionale, come i suoi colleghi: L’ispettore Sommaruga, molto più giovane di lui e l’appuntato Petralia, ormai alle soglie della pensione.

Scena prima

(Commissario, quindi ispettore)

(All’apertura del sipario il Commissario Cannizzaro è impegnato in una telefonata)

Commissario:      No, per fortuna ancora no… siamo in attesa di notizie. Certo, speriamo che tutto vada per il meglio. Sì, purtroppo siamo interessati anche noi. No… no… non è ancora certo… Sì, sì… uno o due ma non c'è stata ancora conferma. Va bene, va bene…signor questore, ci penso io.

Ispettore:       Signor commissario, mi scusi, è arrivato un nuovo dispaccio dal Ministero.

Commissario:      Cosa c’è di nuovo?

Ispettore:       Dice che le vittime finora accertate sono trentanove ma che vi sono ancora parecchi dispersi, che non si trovano.

Commissario:      Forse non si trovano perché sono dispersi?

Ispettore:       Così dice il Ministero ma chi lo sa come stanno veramente le cose?

Commissario:      Quanti sono gli italiani che risultano dispersi?

Ispettore:       Per ora si parla di qualche decina, ma il numero è destinato a crescere perché mancano all'appello tante persone.

Commissario:      Speriamo bene....

Ispettore:       Intanto è stata attivata l’unità di crisi alla Farnesina ed il Ministero degli Interni ha impartito disposizioni alle Prefetture di fornire la massima assistenza ai familiari delle vittime ed a quelli dei dispersi.

Commissario:      E naturalmente la Prefettura ha delegato tutto a noi?

Ispettore:       C’era da scommetterci.

Commissario:      E’ stato sempre così ed è anche logico. Il guaio è che poi loro si fanno belli con il Ministro, il Prefetto si prende i complimenti per l’opera che abbiamo svolto e noi, come al solito, ce la prendiamo in quel posto.

Ispettore:       Tocca sempre a noi di prendercela in quel posto?

Commissario:      Eh! Caro ispettore Sommaruga, dove maggiore c’è minore cessa.

Ispettore:       L’effetto dello tsunami è stato davvero sconvolgente. Ha visto le immagini trasmesse dalla televisione?

Commissario:      Sì. Guardando il telegiornale della sera per poco mi andava di traverso quello che stavo mangiando. Ho subito pensato a quello che sarebbe accaduto in questi giorni. D’altra parte era facile prevederlo, con questa mania di andare alle Maldive che ha contagiato tutti, anche quelli meno abbienti come lei.

Ispettore:       Come me, signor commissario?

Commissario:      No. Stavo scherzando.

Ispettore:       Dico io....con tanti bei posti che ci sono in Italia… Santo Iddio…

Commissario:      Che ci vanno a fare alle Maldive?

Ispettore:       Le immagini, trasmesse dalla televisione, hanno spaventato tutti coloro che sono in attesa di avere notizie di familiari, che si trovano attualmente alle Maldive.

Commissario:      E fra poco ne vedremo probabilmente gli effetti. Ho già sentito qualche voce in giro, che mi ha messo sull’avviso.

Ispettore:       Io, intanto, vado alla redazione del giornale per parlare con la cronista e allo stesso tempo per dare una scorsa alle agenzie di stampa.

Commissario:      Sommaruga, cerchi di capire soprattutto se hanno trovato conferma le voci che circolavano ieri in paese.

Ispettore:       Ci proverò senz’altro, signor commissario, sperando di trovare la persona giusta, con la quale parlare.

Commissario:      Ora vada e mi tenga al corrente sugli sviluppi di questa tragica vicenda, che sta tenendo il mondo con il fiato sospeso e che spero non ci veda coinvolti direttamente.

Ispettore:       Ai suoi ordini, Commissario. ( Esce ).

                      (Mentre l’Ispettore esce, entra l’Appuntato Petralia).

Scena seconda

(Commissario, quindi Appuntato e Beccaria)

Appuntato:   Signor Commissario, c’è un signore che vorrebbe parlare con lei.

Commissario:      Ti ha anticipato l’argomento?

Appuntato:   Nzu! ( suono e gesto tipico dei meridionali per dire di no ).

Commissario:      Petralia, ti ho detto mille volte che non si risponde “ nzu” ma “ si o no”

                      a seconda delle circostanze. Hai capito?

Appuntato:   Si o no, a seconda delle circostanze.

Commissario:      Ecco, bravo! Si o no....

Appuntato:   A seconda delle circostanze.

Commissario:      Insomma, Petralia, questo signore ti ha detto di cosa mi vuole parlare?

Appuntato:   Non mi ha voluto dire niente.

Commissario:      Va bene, fallo entrare ugualmente.

Appuntato:   (Affacciandosi alla porta che dà sul corridoio). Venga, signore, si può accomodare.

Beccaria:       (E’ un uomo sulla quarantina, di media statura con tendenza ad una leggera pinguedine. Ha la barba scura incolta, da qualche giorno non rasata. E’ pallido in volto ed appare affranto ed impacciato). Buongiorno, signor Commissario, mi scusi se sono stato un po’ invadente ma avrei bisogno…

Commissario:      Buongiorno, prego, si accomodi.

Beccaria:       La ringrazio ma preferirei, se possibile, rimanere in piedi perché ho un forte mal di schiena, che da qualche giorno mi tormenta.

Commissario:      Appuntato Petralia, pensa lei a verbalizzare?

Appuntato:   Come vuole lei, signor Commissario. (Prende il suo posto).

Commissario:      (Rivolto a Beccaria). Prego, si accomodi, non faccia complimenti.

Beccaria:       Sì, si, certo, mi siedo subito. Mi scusi, mi ero un po’ distratto.

Commissario:      C’è qualcosa che non va?

Beccaria:       Mi creda, signor commissario, non posso più andare avanti con la pena che ho nel cuore. Da due giorni non chiudo occhio.

Commissario:      Ora si calmi e mi spieghi in particolare di cosa si tratta. Lei è il signor?

Beccaria:       Lorenzo Beccaria, fu Sestino, di Pomonte, Isola d’Elba. Da molti anni residente a Camaiore. Di professione faccio l’autotrasportatore.

Commissario:      Bene, ora con ordine mi dica cosa gli è successo di tanto grave in modo da metterci nelle condizioni migliori per poterla aiutare.

Beccaria:       Non si tratta di me ma di mia moglie Susanna.

Commissario:      Avete forse litigato?

Beccaria:       Sarebbe stato meglio per tutti e due se avessimo solamente litigato.

Commissario:      Cosa le è successo di tanto grave?

Beccaria:       Si è recata alle isole Maldive per motivi di lavoro, sa, mia moglie è parrucchiera per signora, e di lei non ho avuto più notizie.

Commissario:      Non ha avuto più notizie?

Beccaria:       Silenzio assoluto. Questo è il dramma che sto vivendo, naturalmente con la speranza di una soluzione positiva, che tarda purtroppo ad arrivare.

Commissario:      Da quanto tempo dura il silenzio della signora Susanna?

Beccaria:       Praticamente dal giorno della sua partenza. Mi avrebbe dovuto telefonare l’indomani, com’era nei suoi propositi di fare, ma penso che non le sia stato possibile a causa dello tsunami, che si è abbattuto sull’isola.

Commissario:      Mi sembra una cosa plausibile.

Beccaria:       A questo punto temo che le sia successo qualcosa di grave.

Commissario:      Comprendo i suoi timori ma non dobbiamo perdere la fiducia se non ci sono indizi sfavorevoli.

Beccaria:       Io non riesco a darmi pace per non averla potuto accompagnare come, invece, avrei voluto fare nonostante lei fosse di parere contrario.

Commissario:      Perché era contraria, la signora?

Beccaria:       Ritengo che lo facesse per non farmi perdere giornate di lavoro. Noi, cosiddetti padroncini, non ci possiamo consentire certi lussi.

Commissario:      E’ la prima volta che la signora Susanna si reca da sola alle Maldive?

Beccaria:       La prima e l’ultima volta, glielo posso assicurare. E’ troppa l’ansia e la sofferenza, che provo, nel saperla, sola, fuori di casa in balia di eventi naturali di portata colossale, com’è appunto questo tsunami.

Commissario:      Me ne rendo perfettamente conto ma questi sono gli effetti della lontananza.

Beccaria:       Io ho assecondato, seppure a malincuore, questo suo desiderio di recarsi alle Maldive anche per non turbare la nostra pace familiare ma, alla luce di quanto sta accadendo, ritengo che sarebbe stato preferibile impedirle questo viaggio, anche a costo di fare una bella litigata con Susanna. Tanto, lo sappiamo tutti come vanno a finire queste cose quando la coppia è bene assortita.

Commissario:      Come vanno a finire?

Beccaria:       Se si ha la fortuna di avere la moglie bella, come è nel caso mio, a letto si riesce sempre ad accomodare quello che si è rotto durante la giornata.

Commissario:      Tutto?

Beccaria:       Tutto. E’ quasi una legge di natura. Ciò che di giorno con la ragione si distrugge, di notte si accomoda con l’ausilio dei sensi.

Commissario:      E cose da accomodare ne avete spesso in famiglia?

Beccaria:       Scaramucce fra innamorati, come in tutte le famiglie.

Commissario:      Gelosia?

Beccaria:       Soprattutto, ma contenuta entro limiti normali. Sa, non avendo ancora figli, l’attenzione è riversata tutta su di noi e, quindi, complice anche la stanchezza per il troppo lavoro di entrambi, a volte può accadere che per un nonnulla ci prendiamo.

Commissario:      Vi prendete per i capelli o per il collo?

Beccaria:       Ci prendiamo....

Commissario:      Perché c’è una bella differenza, non è vero? Dico questo naturalmente per sdrammatizzare, non per insinuare chissà che cosa. Appuntato Petralia, dove siamo rimasti con il verbale?

Appuntato:   Dunque… per un nonnulla ci prendiamo… per i capelli o per il collo…

Commissario:      (Rivolgendosi a Beccaria). La prego, continui pure il suo racconto e mi scusi la battuta.

Beccaria:       Seguendo il consiglio della televisione, io sono venuto qua per cercare di risolvere con l’aiuto delle Istituzioni il problema della scomparsa, mi auguro solo momentanea, di mia moglie.

Commissario:      La polizia di Stato è a sua completa disposizione.

Beccaria:       Ho sentito parlare di unità di crisi, attivata presso il Ministero, ed ho ritenuto giusto segnalare anche il caso mio, visto che sono un cittadino che paga regolarmente le tasse.

Commissario:      Ha fatto bene ad avere fiducia nello Stato. Mi dovrebbe fornire, però, qualche elemento utile ad agevolare la ricerca di sua moglie.

Beccaria:       Senz’altro. Sono pronto a farlo.

Commissario:      Prego, detti pure, così prendo nota anch’io. Appuntato, verbalizzi tutto quanto meticolosamente.

Beccaria:       Dunque… Si tratta di Susanna Signorini, maritata Beccaria, di anni trentadue.

Appuntato:   Trentadue?

Commissario:      Si trentadue.

Beccaria:       Di professione parrucchiera a domicilio, in temporaneo soggiorno alle Maldive per uno stage sulla moda dei capelli.

Appuntato:   Um momento, un momento....per una strage....

Commissario:      Quale strage, Petralia?

Appuntato:   Dei capelli.

Commissario:      Petralia, staige, non strage. Staige vuol dire...vuol dire..che vuol dire staige? 

Beccaria:       Un corso di aggiornamento, signor Commissario.

Commissario:      Ecco...proprio questo vuole dire staige, ha capito ora, Petralia?

Appuntato:   Si o no, a seconda delle circostanze.

Commissario:      Si, si, va bene. Prego, signor Beccaria, continui pure nel suo racconto.

Beccaria:       E’ partita da Camaiore il giorno precedente lo tsunami e non ha dato più sue notizie. Altro non saprei dirle, signor Commissario, non essendo io al corrente degli impegni di lavoro di mia moglie.

Commissario:      Mi sembra già sufficiente. Appuntato, mi porti per cortesia il verbale. (Ne fa una rapida lettura e fa una crocetta. Quindi, rivolto a Beccaria). Bene, allora scriva qui sotto: il marito dichiarante Lorenzo Beccaria, di anni?

Beccaria:       Quarantuno, per servirla.

Commissario:      Ed apponga la sua firma in modo leggibile dove ho fatto la crocetta.

Beccaria:       (Esegue prontamente). Ecco fatto. (Restituisce il verbale al commissario).

Commissario:      Signor Beccaria, cosa le posso dire? Si faccia coraggio e cerchi di stare il più possibile tranquillo perché sono certo che tutto andrà per il meglio. (Gli porge la mano e gli stringe la sua, congedandolo).

Beccaria:       Arrivederla, signor commissario, e grazie per il suo interessamento. (Esce).

Appuntato:   (Rivolto al commissario). Dottore, ci sarebbe qualcosa da firmare. (Gli porge una cartella piena di documenti). Veda un po' lei.

Commissario:      Approfittiamo di questo momento di tranquillità. (Prende in consegna la cartella e mentre firma i documenti…) Petralia, secondo me sarebbe opportuno sapere qualcosa di più sulla coppia Beccaria-Signorini. Lei  è per caso a conoscenza di fatti che la riguardano?

Appuntato:   Si o no, a seconda delle circostanze. Lui è un autotrasportatore, si dice che sia un grande lavoratore. Una persona perbene, non c’è che dire, ma rimane un mistero come abbia fatto a conquistare la signora Susanna.

Commissario:      E’ vero che sua moglie è molto bella?

Appuntato:   Bella? Bellissima, direi. Signor commissario, sono convinto che se la vedesse piacerebbe pure a lei.

Commissario:      Petralia, pensi ai fatti suoi e si morda la lingua prima di parlare a vanvera. (Gli restituisce la cartella).

Appuntato:   Chiedo scusa ma mi dimentico sempre di farlo e poi mi scappa di dire qualche fesseria.

Scena terza

(Commissario, Appuntato, quindi Luciana Persichetti)

                      (Bussano alla porta, l’appuntato va ad aprire ma non fa nemmeno a tempo a chiedere: chi è? Perché entra come un ciclone una giovane signora di bell’aspetto ed elegante. E’ Luciana Persichetti, moglie di Gasparino Trentalance, dato per disperso alle isole Maldive. E’ di corporatura robusta).

Appuntato:   Accidenti, che furia. Ma che maniere sono queste!

Luciana:        Ho il fiatone perché ho fatto di corsa la salita. Non ce la facevo più ad aspettare con le mani in mano senza darmi un po’ da fare. (I due si guardano negli occhi disorientati). Chiedo scusa per il disturbo che con la mia presenza sto arrecando alla Polizia di Stato, ma ho necessità di conferire con qualche suo autorevole esponente per un caso che sarebbe poco considerare umano.

Commissario:      A parte il suo modo poco rituale di presentarsi, la prego, signora, di darsi per piacere una calmata.

Luciana:        Calma sono, calma anzi calmissima.

Commissario:      Appuntato, prenda posto e si prepari a verbalizzare quello, che ha da dirci la signora.

Appuntato:   Signorsì (L’appuntato esegue).

Commissario:      Signora, prenda fiato e mi esponga pure il suo problema. Innanzitutto con chi ho il piacere di parlare?

Luciana:        Sono Luciana Persichetti, maritata Trentalance, una povera donna in preda allo sconforto. Uno sconforto che rischia di sfociare nella disperazione, per questo sono così agitata.

Commissario:      Ora, però, si calmi perché noi siamo qui per aiutarla.

Luciana:        Signor Commissario, come faccio a stare calma se da un momento all’altro potrebbe cambiare in peggio la mia vita e tutto ciò, che mi circonda, sembra non rendersene conto?

Commissario:      Questa sua sensazione è purtroppo assai diffusa nel mondo d’oggi, perché tutti ci sentiamo più o meno soli nei momenti di difficoltà. Bisogna farsi coraggio.

Luciana:        La vita in sostanza continua a scorrere come se nulla fosse e nessuno si cura della pena che ho nel cuore. Questa è una cosa intollerabile, caro signore.

Commissario:      Non le posso dare torto. C’è troppo egoismo nella nostra società perché ciascuno pensa solamente ai c... pardon, ai fatti suoi.

Luciana:        C’è poca umanità, direi.

Commissario:      Ma questo non ci deve indurre al pessimismo, altrimenti rischiamo di perdere anche la fiducia in noi stessi.

Luciana:        Lei se n’è reso conto perché è una persona intelligente, ma certi caproni, invece… Io spero che qualcuno mi comprenda e mi tenda una mano in questo difficile momento.

Commissario:      Anch'io lo spero. Ma ora la prego, signora, mi dica cos’è che l’angoscia.

Luciana:        Mi scusi, signor commissario, ma mi è molto difficile in questo momento trovare le parole adatte ad esprimere il mio stato d’animo, che è in agitazione per colpa di quel maledettissimo tsunami, che mi ha tolto la serenità.

Commissario:      Cosa le ha fatto lo tsunami?

Luciana:        Cosa mi ha fatto? Mio marito si è recato per lavoro alle Maldive ed avrebbe dovuto fare ritorno ieri sera. Sono passate tante ore e di lui non so nulla. Nulla, capisce?

Commissario:      Signora, ora che lei si è sfogata, mi deve fare la cortesia di rispondere alle mie domande. Mi dica con precisione: da quanti giorni non ha sue notizie?

Luciana:        (Guarda l’orologio e fa un veloce calcolo). Dunque… l’ultima sua telefonata l’ho ricevuta esattamente alle nove del mattino, minuto più, minuto meno, del giorno precedente lo tsunami.

Appuntato:   Alle nove?

Luciana:        Minuto più, minuto meno.

Appuntato:   Minuto più.....

Luciana:        Mi sono alzata dal letto, come è mia abitudine, verso le sette, minuto...

Commissario:      Minuto più, minuto meno...

Luciana:        Bravo. Ho rassettato la camera e, dopo avere fatto colazione con il caffellatte, poco zuccherato per mantenere bassa la glicemia, datosi che c’è un rischio ereditario in famiglia.....

Commissario:      Signora, la prego...( le fa segno di stringere chiudendo le dita delle mani ) di.... strin.....

Luciana:        Stringo, stringo. Mi accingevo ad uscire come faccio ogni mattina per andare a fare la spesa al mercato di piazza Lavagetti, dove i prezzi sono meno esagerati che altrove.

Commissario:      Signora....( ripete il gesto invitandola a stringere )

Luciana:        Stringo, stringo. Con i tempi che corrono bisogna industriarsi per risparmiare qualcosa sulla spesa, altrimenti va a rotoli il bilancio familiare, non è vero?

Commissario:      Certo, certo, però mi faccia il favore di arrivare presto al nocciolo della faccenda perché abbiamo tanto altro da fare.

Luciana:        Lo dica anche alla sua signora che a piazza Lavagetti si risparmia parecchio e la merce è molto buona.

Commissario:      Signora, la prego di non tergiversare, altrimenti perdiamo il filo del discorso. Appuntato, dove ci siamo fermati?

Appuntato:   A piazza Lavagetti, dottore, a fare la spesa.

Commissario:      Signora, per cortesia, faccia una sintesi e prosegua pure il suo racconto.

Luciana:        Arrivo subito al sodo, mi scusi. Ho chiuso la porta alle mie spalle ma, mentre stavo dando l’ultima mandata alla serratura di sicurezza, ho sentito squillare il telefono di casa.

Commissario:      Oh! Finalmente il telefono ha squillato. Petralia, ha sentito lo squillo del telefono?

Appuntato:   Nzu!

Commissario:      Petralia!

Appuntato:   Comandi.

Commissario:      Come si risponde?

Appuntato:   Si o no, a seconda delle circostanze.

Commissario:      Bravo. Ora metta a verbale lo squillo del telefono della signora.

Appuntato:   O.K. Fatto.

Luciana:        Prima uno squillo, poi un altro squillo. Un suono deciso, imperioso, autoritario, com’è d’altronde il carattere di mio marito. (Si alza). Io in quel momento mi sono precipitata dentro casa ed ho fatto appena in tempo a sollevare la cornetta prima che si esaurisse il terzo squillo.

Commissario:      Prima che...terminasse...il terzo....

Luciana:        Eh! Sì, lo devo confessare: sono stata fortunata.

Commissario:      Fortunata?

Luciana:        Fortunatissima. Se non avessi avuto ancora le chiavi in mano, forse non ce l’avrei fatta a raggiungere il telefono, capisce?

Commissario:      Capisco, capisco....

Luciana:        Gasparino mio ha poco tempo per telefonare e se al terzo squillo non

                      rispondo, si spazientisce e riattacca la cornetta. Io, invece, ho molta

                      pazienza con lui.

Commissario:      Ce ne vuole tanta di pazienza, vero Petralia?

Appuntato:   Si o no, a seconda delle circostanze, dottore!

Luciana:        Ma in compenso mi vuole un sacco di bene.

Commissario:      Meno male.

Luciana:        Gasparino è buono, proprio buono, come il pane fatto in casa.

Commissario:      Buono....buono.....       

Luciana:        Ma non buono, buono, come dire che uno è fesso. No! Lei forse ha pensato questo?

Commissario:      No, no, non mi permetterei mai di pensare una cosa simile di suo marito.

Luciana:        E lei, appuntato, l’ha pensato?

Appuntato:   Si o no, a seconda delle circostanze.

Luciana:        Ma cosa dice quello? Gasparino è buono e basta. Ha capito? Ogni tanto gli girano anche, altro chè se gli girano. Eh! Eh!

Commissario:      E girano, cara signora, girano, e come fanno a non girare… specialmente in certe circostanze?

Luciana:        Ma io non ci faccio caso e lo lascio fare.

Commissario:      Aspetta che si fermano?

Luciana:        Certo, che vado appresso a lui quando gli girano?

Commissario:      Non le conviene. Vero, Petralia?

Appuntato:   Si o no....

Commissario:      A seconda delle circostanze.

Appuntato:   Precisamente.

Luciana:        Quando va in trasferta Gasparino lavora notte e giorno, poverino, ed è comprensibile che a volte sia nervoso. Bisogna, perciò, dargli il tempo di sbollire.

Commissario:      Quale attività svolge suo marito?

Luciana:        E’ rappresentante procuratore di una ditta specializzata nella fornitura di attrezzature ed impianti di illuminazione per night club. Ha presenti quelle luci, che si accendono e si spengono, cambiando continuamente di colore e che fanno ballare anche la vista fino a farci sentire male?

Commissario:      Ah, le luci psichedeliche.

Luciana:        Come sono?

Commissario:      Psichedeliche. E' vero, Petralia?

Appuntato:   Si o no, a seconda delle circostanze.

Commissario:      Appuntato, che gli si è incantato il disco?

Luciana:        Con queste luci che, come dice lei, hanno le eliche, Gasparino ci manda avanti la famiglia.

Commissario:      Per questo è impegnato anche la notte?

Luciana:        Sissignore, per questo. L’ultima volta che mi ha telefonato, era stanco morto perché aveva fatto la nottata.

Commissario:      Se aveva fatto la nottata… è naturale che si sentisse un pochino stanco.

Luciana:        “Ho un forte mal di vita e mi gira anche la testa” mi ha detto “ma non ti preoccupare, tesoro mio, perché nel complesso sto abbastanza bene”.

Commissario:      Dopo una nottata…!

Luciana:        Sì, si. La sua voce era ferma ed io mi sono tranquillizzata. Nulla, perciò, lasciava presagire l’arrivo dello tsunami, glielo posso assicurare io.

Commissario:      (Si alza). Quello che lei mi sta dicendo, gentilissima signora, è molto interessante ma vorrei farle capire che, ai fini della ricerca di un presunto disperso alle Maldive, mi sembra poco influente. Se lei mi potesse, invece, cortesemente fornire qualche dato anagrafico e fisiognomico di suo marito, io sono certo che sarebbe molto utile alla squadra operativa nella ricerca e nella individuazione di quel poveretto, che è disperso.

Luciana:        Ho capito e le chiedo umilmente scusa se ho un pochino divagato. Mi sono fatta prendere la mano dalla voglia di raccontarle le mie vicissitudini personali. La prego, perciò, di perdonarmi. Siccome soffro la solitudine quando incontro qualcuno, che mi ascolta, involontariamente ne approfitto. E’ più forte di me, cosa ci posso fare?

Commissario:      Perché, lei si sente molto sola?

Luciana:        Io sono, sola, signor commissario. No mi sento.

Commissario:      Secondo me la solitudine è una sensazione, più o meno sgradevole a seconda delle circostanze, è uno stato d’animo, non un dato di fatto. Ci si può sentire soli anche in mezzo ad una folla, per questo bisognerebbe indagare nel nostro animo per comprenderne le ragioni.

Luciana:        Lei parla bene. Ma a me è successa una cosa strana. Tempo fa mi hanno consigliato di andare dall’analista per liberarmi dei fantasmi che popolavano la mia mente. Ed io ci sono andata dall'analista.

Commissario:      E qual è stato l’esito finale?

Luciana:        Effettivamente quelli, che chiamavano fantasmi, al termine di un ciclo di sedute sono scomparsi ma io mi sono trovata sola con me stessa con problemi esistenziali ancora più gravi di quelli precedenti.

Commissario:      Forse anche quello della solitudine è un fantasma che si porta dentro?

Luciana:        Allora dovrei tornare dall’analista per liberarmi anche di lui?

Commissario:      Oppure affrontarlo a viso aperto cercando di fargli capire che lei è più forte di lui.

Luciana:        Ah! Se potessi raccontarle la mia vita!

Commissario:      No, no, per carità, signora. Piuttosto riprendiamo per cortesia da dove abbiamo interrotto e cerchiamo di concludere alla svelta.

Luciana:        Diciamo subito allora che Gasparino Trentalance è nato…

Commissario:      E’ nato?...

Appuntato:   E’ nato?...

Luciana:        E’ nato… a due passi da qui, in quella casetta rosa accanto al Municipio, dove ora c’è la Biblioteca Comunale, precisamente il due di novembre del millenovecentosettanta.

Commissario:      Una data significativa.

Luciana:        Sì, proprio il giorno nel quale si commemorano i defunti. Lei potrebbe dire, giustamente, che nascere nel giorno dedicato ai morti è una stranezza.

Commissario:      Io non lo dico affatto purché lei concluda rapidamente il suo racconto.

Luciana:        Ma qualcuno lo potrebbe pensare?

Commissario:      E lei glielo lasci pensare.

Luciana:        L'appuntato?

Commissario:      L'appuntato non pensa, stia tranquilla.

Appuntato:   Si o no....a....seconda.....

Luciana:        Gasparino, che è un tipo originale, a questa coincidenza non ha mai badato. Quando arriva il due di novembre, mentre tutti gli altri si recano al camposanto per onorare i propri morti, egli festeggia un altro anno della sua vita, spegnendo le candeline sulla torta.

Commissario:      Appuntato, cosa sta verbalizzando?

Appuntato:   Tutto, ma la signora parla troppo in fretta.

Commissario:      Dove si è fermato?

Appuntato:   Al camposanto, signor commissario, e non mi riesce di andare avanti.

Commissario:      Cerchi di recuperare, Petralia, facendo lei stesso una sintesi di quello che dice la signora, altrimenti facciamo notte.

Luciana:        Gasparino dice che, per essere coerente, uno che è nato il giorno dei morti dovrebbe morire il giorno di Natale. Non so se l’ha presa la battuta? Ma lascia fare a Dio e non se ne dà pensiero.

Commissario:      Signora, mi dica, è alto o basso di statura suo marito?

Luciana:        Diciamo che è alto.

Commissario:      Alto, appuntato…

Appuntato:   Ok, alto.

Luciana:        Non molto alto.

Commissario:      Non molto alto, Petralia.

Appuntato:   Ok, non molto alto.

Luciana:        Ma nemmeno basso. Insomma, più alto che basso. Se vogliamo dire alto, diciamolo pure: alto.

Commissario:      Allora, va bene alto, signora?

Luciana:        Sì, sì, alto, alto.

Commissario:      Petralia…

Appuntato:   Ok, confermasi alto.

Luciana:        Ed anche bello, almeno io lo vedo bello, non so gli altri come lo vedono. Se lo vedesse lei sono sicura che direbbe che è bello.

Commissario:      Allora diciamolo subito: bello ed andiamo avanti.

Luciana:        Potrei dire piacente ma preferisco dire bello.

Commissario:      Petralia....

Appuntato:   O.K. Bello.

Luciana         Quando ero ragazza e frequentavo il terzo Liceo mi sono presa una cotta tremenda per un giovane, che assomigliava tale e quale a Gasparino mio. Guardi, dottore, erano due gocce d’acqua, spiccicate. Lui mi faceva gli occhi dolci..come dire?

Commissario:      Le faceva gli occhi di triglia.

Luciana:        Perché sono dolci gli occhi di triglia?

Commissario:      Niente, niente, andiamo pure avanti.

Luciana:        Quando mi ero oramai convinta di piacergli, all’improvviso mi ha fatto intendere che non mi voleva più. Ci ho pianto tanto per la delusione.

                      Piangevo notte e giorno. Ma subito dopo me ne sono fatta una ragione.  Me lo sono tolto dalla testa ed ho messo gli occhi addosso a quell’altro, che in seguito è diventato mio marito. Meno male che c’era il doppione, ho pensato, altrimenti sarei rimasta delusa ed anche ferita nell’orgoglio, perché sentirsi rifiutata non fa piacere a nessuno.

Commissario:      A nessuno fa piacere....

Luciana:        E per non cadere in depressione ho cercato di reagire.

Commissario:      Ha fatto molto bene. Certo, rifiutare una bella ragazza come lei non è normale. Ma non capisco dove lei vuole arrivare con questi discorsi?

Luciana:        Se mi lascia proseguire arrivo subito al dunque. Abitavamo a qualche chilometro di distanza l’una dall’altro. Io in Contrada Passerotti, dove c’è la farmacia comunale, e Gasparino nella zona a monte del Podere Sant’Anselmo. Praticamente per scendere in paese egli doveva passare necessariamente davanti casa mia. Io l’aspettavo nascosta dietro l’uscio e ad un certo punto mi affacciavo alla finestra come se fosse una cosa naturale. Quando passava non sapevo, però, come comportarmi perché io sono stata sempre timida ed introversa.

Commissario:      Timida ed introversa lei? Alla faccia della timidezza.

Luciana:        Sì, sì, e lo sono ancora. Io mi vergogno anche a parlare con lei. La verità è che non avevo il coraggio di mostrarmi innamorata, un po’ per pudore ed un po’ per timore. Da lontano, inoltre, temevo di confonderlo con quell’altro, che ormai non mi considerava più ma che via via mi provocava per farsi alle mie spalle due risate. Quando siamo innamorati siamo tutti più vulnerabili del solito, siamo senza difese, in balia della persona amata. Per fortuna, il mio ragazzo si fece crescere i baffi e così riuscivo ad individuarlo a colpo d’occhio appena sbucava in fondo alla strada.

Commissario:      Per fortuna che si è fatto crescere i baffi.

Luciana:        Si, si. Quando due cose o due persone si assomigliano perfettamente una dovrebbe portare sempre i baffi, così non ci potremmo sbagliare mai e la smetteremmo, per esempio, di dire che esistono in certi casi due verità speculari. Non sarebbe più possibile affermarlo perché una verità avrebbe i baffi ed un’altra, invece, no. Tutto diventerebbe più semplice ed anche la giustizia sarebbe più sicura. Ecco, Gasparino porta i baffi.

Commissario:      Ah! Ecco dove voleva arrivare. Appuntato, verbalizzi: Gasparino porta i baffi.

Appuntato:   O.K. Porta i baffi.

Luciana:        Baffi normali, intendiamoci, anzi baffetti. Ma per tagliare la testa al toro chiamiamoli baffi e non se ne parla più.

Commissario:      Sì, sì, chiamiamoli baffi, non si preoccupi, signora.

Appuntato:   Va bene baffi? Baffi, come volete voi.

Luciana:        Dottore, facciamo come ha detto lei: andiamo diritti al sodo e risparmiamo un po’ di fiato per quando ci mancherà. Si sa com’è la vita, no?

Commissario:      Brava, questa è un’ottima idea.

Luciana:        Quando vedevo Gasparino rimanevo come incantata. Con quegli occhi sgranati mi guardava, come se guardasse la Madonna. Poi (si alza), quando era passato, si voltava e mi sorrideva (mima il gesto), un sorriso aperto con tutti i denti bianchi come la panna. A proposito, vogliamo dirlo subito che ha gli occhi neri come due ciliegie mature?

Commissario:      Diciamolo subito senza alcuna esitazione: ha due occhi…

Luciana:        Neri, neri.

Commissario:      Neri ed un bel sorriso. Lo scriva subito, appuntato.

Appuntato:   Sissignore, già fatto.

Luciana:        Un sorriso aperto.

Commissario:      Sì, sì, aperto. Appuntato, apra pure quel sorriso.

Appuntato:   L’ho già aperto.

Commissario:      Bene, ora lo chiuda e speriamo di poter proseguire con celerità.

Luciana:        Un sorriso...

Commissario:      Ancora?

Luciana:        ....... con tutti i denti, sia di sotto che di sopra.

Commissario:      Beato lui!

Luciana:        Per la verità in fondo (apre la bocca e lo indica con un dito) gliene manca qualcuno.

Commissario:      Ah! Ah! Allora qualcuno è mancante?

Luciana:        Ma siccome non si vede, diciamo tutti e buona notte al secchio.

Appuntato:   Buona notte a chi?

Commissario:      Al secchio, Petralia.

Appuntato:   Al vecchio?

Luciana:        Quale vecchio? Gasparino non è vecchio.

Commissario:      Al secchio, non al vecchio, Petralia.

Appuntato:   Boh? Bu-o-na not-te al sec-chi-o (scandisce bene le sillabe). Ma perché gli diamo la buona notte al secchio?

Commissario:      Lasci perdere Petralia. Signora, mi dia ascolto per favore. Io comprendo il suo stato d’animo ma tutti questi particolari mi sembrano superflui ai fini che c’interessano. Perciò, se non le dispiace, cercherò di ricapitolare io per sommi capi quello che lei mi ha detto: suo marito, Gasparino, è nato il due di novembre del millenovecentosettanta, è di media statura, porta baffi poco voluminosi, ha occhi neri e la dentatura con qualche vuoto all’interno, fortunatamente non visibile ad occhio nudo. Va bene così?

Luciana:        Sissignore. Precisamente come ho detto io poc’anzi. Io ammiro le persone che posseggono il dono della sintesi e francamente mi danno fastidio quelle che invece la fanno tanto lunga e che per dire una cosa ci girano per un’ora intorno. Per questo non mi piacciono i politici nostrani.

Commissario:      Ha ragione ma ora dobbiamo concludere anche noi, altrimenti incorriamo nel loro stesso errore.

Luciana:        Anche certi giornalisti e conduttori televisivi chiacchierano tanto senza concludere niente perché hanno paura di dire la verità. Se uno dice pane al pane e vino al vino che motivo ha di temere rappresaglie? Non sempre soffia il vento dalla Bulgaria. Non so se l’ha presa la battuta?

Commissario:      Appuntato, cosa sta verbalizzando?

Appuntato:   Che c’è vento in Bulgaria e la signora ha preso una battuta.

Commissario:      Lasci perdere la Bulgaria, Petralia, e cancelli quest’ultima battuta.

Luciana:        Mi stavo dimenticando di dirgli che ultimamente Gasparino ha smesso anche di fumare perché aveva una tosse, che non riusciva a debellare.

Commissario:      Ha fatto bene a smettere di fumare..

Luciana:        La mattina cominciava a tossire come se avesse la bronchite, non da fresco ma da fumo, quella che genera il catarro. Il medico gli aveva spesso consigliato di smettere di fumare ma egli, duro, non gli voleva dare retta finché un giorno è rimasto senza voce ed ha dovuto smettere per necessità. Un rappresentante che non può parlare è un uomo rovinato, non le pare?

Commissario:      Signora, perché non comincia a fumare lei al posto di suo marito?

Luciana:        Per l’amor di Dio! Respirare quel veleno mi farebbe molto male. Se io malauguratamente un giorno non potessi più parlare, mi scoppierebbe la bile. Ora anche Gasparino ha ripreso a parlare come prima ma in casa è sempre taciturno, zitto, non spiccica parola. A stento dice “ si o no”.

Appuntato:   A seconda delle circostanze.

Commissario:      Forse non riesce, poverino… a trovare il momento giusto per...dire quello che pensa.

Luciana:        Io parlo, parlo.... e lui sembra che faccia fatica ad aprire la bocca. Si limita solamente ad ascoltare ed a fare cenno con il capo. Fuori invece chiacchiera, e come chiacchiera con gli amici.

Commissario:      Ci credo. Si sfoga poveretto, dopo tanto silenzio......in casa.....

Luciana:        Dopo che ha smesso di fumare si è un pochino appesantito. Eh! Sì, questo non si può negare.

Commissario:      Anche a me è accaduta la stessa cosa, ma non ne ho fatto certamente una tragedia.

Luciana:        Non che sia grasso. Ha preso qualche chilo, che ora sta smaltendo, anche se un po’ di pancetta ancora gli è rimasta. Una pancetta appena pronunciata, rotondetta, come se fosse incinto di tre mesi.

Commissario:      Di tre mesi?

Luciana:        Si. Dire grasso sarebbe in coscienza una forzatura. Non si deve mai esagerare ma nemmeno minimizzare, come fa spesso l’ISTAT con l’inflazione.

Commissario:      Basta, basta. Lei è un fiume in piena, cara signora, ed è difficile poterla contenere.

Luciana:        Ha ragione. Le parole sono pietre ed un bel silenzio non fu mai scritto.

Commissario:      E questo, cosa significa?

Luciana:        Lo so che questo non c’entra niente ma l’ho voluto dire lo stesso perché mi suona bene.

Commissario:      Lo sa che lei è un bel tipo?

Luciana:        Dottore, di cosa si meraviglia? In Italia c’è tanta gente che parla a vanvera eppure occupa posti di grande responsabilità e nessuno si fa meraviglia.

Commissario:      Meno male, però, che questa gente, che parla a sproposito, non ha familiari dispersi alle Maldive, altrimenti noi staremmo freschi ad ascoltarli tutti.

Luciana:        Ha ragione, caro commissario. A volte bastano poche parole per esprimere un concetto anche profondo e mille parole non riescono ad esprimere quello, che con un solo sguardo si può comunicare.

Commissario:      Parole sante!

Appuntato:   Sante parole!

Luciana:        La gioia, la tristezza, il dolore, l’amarezza si esprimono con gli occhi, senza bisogno di parlare.

Commissario:      Sarebbe molto bello se fosse così e non parlasse più nessuno.

Luciana:        Ha presente la Gioconda di Leonardo, quel sorriso appena abbozzato? Il linguaggio dell’anima è fatto più che altro di silenzi.

Commissario:      Ha detto bene, di silenzi.

Luciana:        Il volto del Cristo morente sulla croce è un esempio per tutti.

Commissario:      Un esempio da seguire, cara signora.

Luciana:        A volte una parola di troppo può fare molto male. Se a me dicessero, per esempio, che ho le tette rifatte mi arrabbierei. La gente, invidiosa, dice che me le sono fatte ritoccare dal chirurgo. Commissario, le giuro sulla tomba di mia madre, che è un’onesta donna ancora viva e vegeta, che può anche testimoniare, che queste tette sono immacolate. Nessuno, all’infuori di Gasparino mio, le ha mai toccate. Senta come sono sode, senta, senta tocchi qua,(cerca di prendergli una mano per accostarsela al seno) tocchi qua.

Commissario:      Signora, la prego, un po’ di contegno, per favore. Siamo nella sede della Polizia di Stato.

Luciana:        Perché la polizia di Stato non le può toccare le tette?

Commissario: Appuntato, verbalizzi solamente la sintesi che ne faccio io: Gasparino Trentalance, nato il due di novembre e così via è un uomo…

Luciana:        E che uomo!

Commissario:      Silenzio. E' un uomo di trentacinque anni, un pochino grassottello…

Luciana:        E con tutti i suoi capelli, anche se comincia a perderne qualcuno. Capelli ondulati, non riccioluti ma nemmeno lisci. Diciamo mossi.

Appuntato:   Va bene mossi?

Commissario:      Si, si. Mossi.

Luciana:        Mossi ma.....

Commissario:      Basta così. Non c’è bisogno di aggiungere altro.

Luciana:        Commissario, pensa che con queste indicazioni sia più facile trovare Gasparino?

Commissario:      Io mi auguro di sì.

Luciana:        Io sono molto preoccupata. Da quando ho sentito la notizia dell’arrivo dello tsunami, mi creda sono rimasta senza parole ed ancora non mi sono ripresa dallo shock. Faccio fatica persino a parlare.

Commissario:      Lo vedo, lo vedo.

Luciana:        Eppure avrei ancora tante altre cose da dire…

Commissario:      Per carità, signora, finiamola qua. Quello di suo marito comunque pare che non sia l’unico caso nel paese, lo sapeva?

Luciana:        C è qualche altro disperso?

Commissario:      Si tratterebbe di una giovane donna, della quale da qualche tempo non si hanno più notizie.

Luciana:        Come si chiama?

Commissario:      Susanna Signorini, è la moglie di un certo Lorenzo Beccaria, autotrasportatore. Una bella sposina, a quanto pare, che fa la parrucchiera a domicilio.

Luciana:        Susanna? Sì. La conosco molto bene, siamo quasi coetanei.

Commissario:      Si dice che sia andata alle Maldive per seguire un corso sulla moda dei capelli.

Luciana:        Quella è un pochino smorfiosetta, con la puzza sotto il naso. Si crede d’essere bella e di poter avere tutti gli uomini ai suoi piedi.

Commissario:      Cosa mi sa dire di lei?

Luciana:        C’è in giro qualche voce malevola sul suo conto a causa di certi suoi trascorsi turbolenti.

Commissario:      Le solite malelingue, spero?

Luciana:        Si dice che abbia un amante, che nessuno ha mai visto di persona. Gasparino dice che è tutta una montatura, orchestrata per fare dispetto al povero marito, che avrebbe avuto il torto di soffiare la ragazza a tutti gli altri giovanotti pur non essendo nativo del paese.

Commissario:      Lei cosa ne pensa, invece?

Luciana:        Io non escludo a priori che ci possa essere qualcosa di vero in questo malignare da parte della gente. E nel timore coltivo bene il mio orticello, tenendo d’occhio mio marito, al quale cerco di non fare mancare niente. E per tenere lontana la concorrenza cerco di suscitare sempre il suo interesse.  Mi sono spiegata? 

Commissario:      Si è spiegata benissimo.

Luciana:        L’amore è una fiammella, che ha bisogno dell’olio per bruciare.

Commissario:      Mi sembra che lei abbia le idee molto chiare.

Luciana:        Se non sono indiscreta, quando sarebbe dovuta ritornare la Susanna?

Commissario:      Di preciso non lo so.

Luciana:        E’ la prima volta che fa un viaggio così lungo. Chissà cosa le è passata per la testa? Beh! Io ora devo andare. Signor commissario, mi affido a lei.

Commissario:      Stia tranquilla, faremo del nostro meglio (Luciana esce ed il commissario tira un sospiro di sollievo. Appare esausto e con i nervi a pezzi ma, ligio al suo dovere, non vuol fare alcun commento nemmeno con il suo collaboratore).

Appuntato:   Cosa ne pensa di questa signora?

Commissario:      Non ne penso niente, Petralia, per favore… mi sento un pochino stanco, forse perché questa notte ho preso sonno troppo tardi.

Scena quarta

(Commissario, appuntato, poi ispettore)

Ispettore:       (Entra). Dottore, non ci sono novità.

Commissario:      Cosa si dice in giro della vicenda dei due dispersi?

Ispettore:       Sorprende più che altro la sicurezza, che ostenta la signora Luciana Persichetti sul comportamento del marito. Qualunque altra donna, si dice, avrebbe sicuramente sospettato qualcosa, data la contemporanea assenza di Susanna Signorini invece…

Appuntato:   Potrebbe farlo di proposito per non dare soddisfazione agli altri. (Esce dalla porta che dà sul corridoio).

Commissario:      Quella donna chiacchiera un po’ troppo e mi fa venire il mal di testa con tutti quei discorsi che fa.

Ispettore:       Tutti hanno da dire la loro su questa vicenda ma la verità non la sa nessuno. Ipotesi, solo ipotesi.

Commissario:      Nemmeno i familiari sanno dirci con certezza se c’è un legame fra i due presunti dispersi alle Maldive. Perciò tocca a noi di indagare anche su questo fronte.

Ispettore:       Ho l’impressione che la situazione al momento non sia affatto chiara.

Appuntato:   (Entra). Dottore, è arrivata la signorina Cesira.

Ispettore:       Ah! La monaca zitella! Ha fatto bene a convocarla perché potrebbe essere molto utile alle indagini.

Commissario:      Ora vi prego, però, di lasciarmi solo con lei.

Ispettore:       Vado via subito. (Esce).

Commissario:      Petralia, faccia passare la monaca zitella, mi scusi volevo dire la signorina Cesira.

Appuntato:   (Esegue). Venga, signorina, si accomodi. (Esce).

Scena quinta

(Commissario e Cesira)

Cesira:           (E’ una giovane donna di circa quarant’anni, sobriamente vestita, con capelli raccolti sulla nuca. Porta occhiali da vista). Mi ha fatto chiamare, signor commissario?

Commissario:      Sì, avrei necessità di farle qualche domanda a proposito della scomparsa di una sua concittadina.

Cesira:           Sono a sua completa disposizione.

Commissario:      Si dice in giro che Susanna Signorini sia una donna particolarmente inquieta. Lei, che è la sua amica del cuore, cosa mi può dire di questo suo viaggio alle Maldive?

Cesira:           Susanna è stata sempre una persona anticonformista. Però mi sorprenderei se si fosse inventato un impegno di lavoro in un paese così lontano per un semplice incontro d’amore, come le malelingue vanno dicendo in giro nel paese. Non mi sembra proprio il tipo.

Commissario:      Lei dubita in sostanza che possa trattarsi di un viaggio d’amore?

Cesira:           Anche se l’amore spesso fa miracoli, io stento a crederci, dal momento che so per certo che Susanna ha sempre avuto paura di prendere l’aereo. In ogni caso rimarrebbe sempre da chiarire il perché non mi abbia confidato il suo proposito di recarsi alle Maldive.

Commissario:      Lei ritiene, quindi, alquanto improbabile che la sua amica Susanna sia partita alla volta delle isole Maldive?

Cesira:           Sissignore, confermo questa mia convinzione.

Commissario:      Signorina, si rende conto che con le sue affermazioni mette in dubbio le parole del marito?

Cesira:           Io non dubito affatto della sincerità del signor Lorenzo. Ho solo notato che c’è qualche discrepanza in tutta questa storia e mi preoccupo, pensando a quello che potrebbe essere successo alla povera Susanna.

Commissario:      La sua amica era solita metterla al corrente dei suoi spostamenti?

Cesira:           In linea di massima potrei risponderle di sì, ma non posso escludere che qualche volta potrebbe anche non averlo fatto.

Commissario:      Corre voce in paese che Susanna e Gasparino Trentalance siano amanti. Anche lei è dello stesso avviso?

Cesira:           Nemmeno per sogno. Quelle sono chiacchiere, messe in giro a bella posta da chi ha interesse a confondere le idee. Susanna non perderebbe mai la testa per un uomo insignificante come lui. Lei è uno spirito ribelle, libertario ma è diversa dall’identikit, che ne hanno fatto. A forza di parlarne male hanno creato la leggenda della ragazza troppo disinvolta ma le cose stanno in un altro modo.

Commissario:      Potrebbe essere un pochino più precisa?

Cesira:           Prima di conoscere suo marito, Susanna ha fatto le sue belle esperienze con ragazzi del paese e con qualcuno dei dintorni e per questo le hanno cucito addosso la nomea di donna facile agli approcci. Mai giudizio fu, però, tanto immeritato.

Commissario:      Poveretta!

Cesira:           Degli amori, che ha vissuto, uno solo è rimasto nel cuore di Susanna e non ha nulla a che vedere con Gasparino Trentalance, che lei non ha mai frequentato.

Commissario:      Chi potrebbe essere, allora?

Cesira:           Non mi chieda altro perché non potrei accontentarla. E’ un nome che non mi ha voluto confessare ed io per discrezione non l’ho mai forzata a farlo.

Commissario:      Perché?

Cesira:           Penso che ciascuno di noi abbia diritto di custodire qualche piccolo segreto, salvo accorgersi poi che magari è di pubblico dominio.

Commissario:      Quali sono i rapporti di Susanna con il marito?

Cesira:           Ecco, questa potrebbe essere una domanda interessante se rivolta, però, alla persona giusta.

Commissario:      Chi sarebbe la persona giusta?

Cesira:           In primis il signor Lorenzo Beccaria, che convive con lei da cinque anni, ed in subordine donna Sara, quella vecchia prostituta che custodisce quasi tutti i segreti del paese.

Commissario:      Mi è stata molto utile, signorina, ed io la ringrazio per la sua collaborazione. La prego di tenersi a disposizione per eventuali altri colloqui informali.

Cesira:           Posso andare via?

Commissario:      Vada pure tranquillamente.

Cesira:           Buonasera, signor commissario. (Esce).

Scena sesta

(Commissario, appuntato, poi Luciana)

Appuntato:   (Entra). Dottor Cannizzaro, ha visto? Anche l’ultima comunicazione del Ministero non ci aiuta a fare luce su questo caso.

Commissario:      E’ una risposta interlocutoria, della quale vorrei comunque mettere al corrente la signora Luciana Persichetti, anche se mi vengono i brividi solo al pensiero di doverla affrontare.

Appuntato:   E’ già in sala d’aspetto da mezz’ora.

Commissario:      Se è in sala d'aspetto, la faccia accomodare subito. Spero di liberarmi di lei in due minuti e poi faremo il punto della situazione insieme all’ispettore Sommaruga.

Appuntato:   (Esegue). Venga pure, signora Persichetti.

Luciana:        Signor Commissario, stamattina…

Commissario:      Alt! Questa volta, se permette, desidero parlare io. L’ho fatta venire fin qui per metterla al corrente di quanto ci ha recentemente comunicato il Ministero. La comunicazione, che le devo fare, è peraltro molto breve anche se doverosa da parte mia.

Luciana:        Io le volevo dire che stamattina…

Commissario:      Faccia silenzio, per favore. Cosa stavo dicendo? Ah! Ecco, ci ha fatto sapere in sostanza il ministero che di Gasparino Trentalance si sono momentaneamente perse le tracce.

Luciana:        Oh, Madonna mia!

Commissario:      Dai primi accertamenti risulta, infatti, avere lasciato l’albergo il giorno prima della tragedia ed anche la ditta non è in grado di fornire delucidazioni in merito ai suoi possibili spostamenti. Le indagini comunque proseguono nella speranza di un buon esito finale. Questo è tutto, almeno per oggi. Lei, quindi, può andare.

Luciana:        Che peccato! Mi sarei aspettata una buona notizia ed invece… Io continuo, però, ad avere fiducia.

Commissario:      Guai a noi se perdessimo la fiducia.

Luciana:        Sono sicura che prima o poi Gasparino si farà sentire. Non è nel suo stile sparire dalla circolazione senza dare sue notizie. Lui è un gentiluomo e non farebbe mai una cosa del genere.

Commissario:      Meglio così, signora. Aspettiamo dunque fiduciosi sue buone nuove.

Luciana:        Lei non lo conosce ma Gasparino è un uomo preciso, meticoloso, non mi lascerebbe in ansia se non ci fosse un valido motivo. Intendiamoci, anch’egli ha i suoi piccoli difetti.

Commissario:      Come tutti, credo. Ma ora mi lasci lavorare per favore. Ho da fare tante altre cose, cara signora.

Luciana:        Lei dirà che è una sciocchezza quella che le sto per dire ma per cambiarsi la canottiera, per esempio, Gasparino mi fa sempre tribolare e, quando indossa la camicia, che gli piace, non se la vorrebbe mai levare e certe volte mi fa disperare.

Commissario:      Questi sono peccati veniali. Le consiglio, perciò, di non farci molto caso, va bene? Possiamo chiuderla così, signora.

Luciana:        Gasparino è un tipo molto scrupoloso ma, dopo avere utilizzato il bagno, lo lascia che, Dio ne guardi, sembra un campo di battaglia. Una cosa qua, una cosa là…

Commissario:      Questa è un’abitudine che hanno molti uomini.

Luciana:        Anche lei?

Commissario:      Che c’entro io?

Luciana:        All’inizio mi arrabbiavo e gliene dicevo di tutti i colori ma con il passare del tempo sono diventata più tollerante.

Commissario:      Meglio così.

Luciana:        Anche sua moglie è tollerante con lei?

Commissario:      Cosa interessa  a lei di mia moglie?

Luciana:        A me? Niente.

Commissario:      E allora lasciamo perdere questi discorsi, la prego, e non mi faccia altre domande.

Luciana:        Io gli dico spesso: mi raccomando, Gasparino, non lasciare la saponetta dentro l’acqua della vasca da bagno perché si ammolla. Ma egli, duro, non se ne dà per inteso e continua imperterrito a farlo. Sa, noi abbiamo ancora la vasca da bagno, la vecchia, cara, tradizionale vasca bianca, smaltata, non la doccia come, invece, usa adesso. Vuole mettere un bagno nella vasca, signor commissario, con l’acqua a temperatura controllata, con l’immersione anticipata del mignolino? (Fa il gesto di infilare il mignolo nella vasca). E’ una cosa rigenerante e distende anche i nervi.

Commissario:      In questo momento mi ci vorrebbe proprio un bel bagno caldo.

Luciana:        Per rigenerarsi?

Commissario:      No. Per distendermi i nervi, che lei mi fa venire.

Luciana:        Ha ragione, con la doccia ci sono sempre i soliti problemi, inconvenienti che non sono stati ancora eliminati, per questo non gliela consiglio.

Commissario:      La ringrazio.

Luciana:        (Si alza). Uno si spoglia, gira la manopola e, prima che arrivi l’acqua calda, è già intirizzito dal freddo e gli viene la pelle d’oca. Anche a lei viene la pelle d’oca e gli si drizza il pelo?

Commissario:      No! Non mi viene la pelle d’oca e non mi si drizza il pelo..

Luciana:        Non ci si drizza?

Commissario:      No. Non mi si drizza.

Luciana:        Poveretto! Così giovane già non ci di driz....za

Commissario:      La vogliamo finire con questa storia del pelo, si o no?

Luciana:        Si, si. Poi finalmente arriva l’acqua calda, ma dopo un poco, improvvisamente, scotta, al punto che uno si deve allontanare se non si vuole ustionare le parti più sensibili del corpo, che cerca di tappare in qualche modo con le mani. (Fa il gesto di coprirsi le parti intime). Ad un tratto finisce l’acqua calda e ritorna quella fredda, mentre uno è lì tutto insaponato. A quel punto che fa?

Commissario:      Che fa?

Luciana:        Tira due moccoli e decide di asciugarsi senza essersi neanche risciacquato. Dia retta a me, se si vuole fare calmare i nervi è meglio la vasca da bagno, altrimenti gli vengono i capelli ritti..

Commissario:      Va bene, va bene, signora, continui pure a preferire la vasca anche se suo marito le lascia la saponetta dentro. Ma ora la prego di scusarmi perché avrei altro da fare.

Luciana:        Chissà perché la doccia fredda, anche se è italianissima, si dice che è scozzese?

Commissario:      Veramente non lo so nemmeno io.

Luciana:        A proposito, lo sa perché gli scozzesi la doccia la fanno fredda?

Commissario:      No, e non lo voglio sapere perché non mi interessa.

Luciana:        La fanno fredda perché sono tirchi per natura. Buona questa, no? Ora, mi dispiace molto ma, purtroppo, la devo lasciare perché devo andare a fare due chiacchiere con una mia amica.

Commissario:      Se non le secca la lingua.

Luciana:        No. Non mi secca la lingua.

Commissario:      La prego allora di non perdere altro tempo sennò rischia di non trovare più l’amica. Le volevo dire che non c’è bisogno che lei si incomodi a venire fin qui perché quando ci sarà qualche notizia la farò riconvocare io  o provvederò a fargliela sapere  a domicilio. Mi sono spiegato? Si stia bene, signora.

Luciana:        Arrivederla, signor commissario. (Esce).

Commissario:      Addio! Mamma mia! Questa donna ogni volta che viene mi assassina. Speriamo che trovino presto Gasparino perché a sentirla non ce la faccio più.

Scena settima

(Commissario, appuntato, ispettore)

Appuntato:   (Entra). Finalmente è andata via quella rompiscatole?

Commissario:      Con la gente ci vuole tolleranza, Petralia. Chi siamo noi per potere giudicare gli altri?

Ispettore:       (Entra). Ci ha fatto chiamare, signor commissario?

Commissario:      Sì. Vi volevo dire che avrei necessità di parlare con una certa donna Sara, la conoscete?

Ispettore:       Sì, la conosco. E' una povera donna, ormai avanti negli anni e parecchio malandata, conosciuta come la pettegola del paese perché dicono che sa tutto di tutti.

Appuntato:   In gioventù era una donna molto bella ed ha fatto felici tanti impenitenti puttanieri della zona, che l’hanno ampiamente gratificata, consentendole ancora oggi di vivere di rendita.

Ispettore:       Sei molto informato sull’argomento, Petralia? Forse pure tu.....

Appuntato:   Sì, la conosco da molti anni. Ora ogni mattina si reca al cimitero per accudire le tombe di alcuni defunti, suoi ex clienti, e per il resto della giornata fa vita molto ritirata.

Ispettore:       Dicono che sia molto sospettosa e che diffidi delle Istituzioni.

Appuntato:   Con la polizia poi non parla volentieri, ma dicono che sappia tante cose.

Commissario:      Va bene, siete stati esaurienti. Vorrà dire che frequenterò per qualche giorno il cimitero nella speranza di farmela amica, prima di rivolgerle qualche domanda.

Appuntato:   Signor commissario, lei è un fenomeno, meglio di Maigretti.

Ispettore:       Chi è Maigretti.

Appuntato:   Quello di Si e Non.

Commissario:      Petralia.

Appuntato:   Comandi!

Commissario:      Si Morda la lingua prima di parlare.

Appuntato:   Lo faccio subito, signor commissario. Ahi! Porco boia!

FINE DEL PRIMO ATTO

(Sipario)

ATTO SECONDO

Scena prima

(Appuntato, commissario, poi donna Sara)

Appuntato:   Signor commissario, ci è andato poi al cimitero?

Commissario:      Sì, diverse volte.

Appuntato:   Ci ha parlato con quella donna?

Commissario:      Sì, le ho parlato.

Appuntato:   Come ha reagito?

Commissario:      Meglio di come speravo. Mi è sembrata abbastanza disponibile. Donna Sara mi ha promesso che oggi sarebbe venuta a trovarmi in ufficio per fare due chiacchiere con me. Ed io l’aspetto con fiducia.

Appuntato:   Se si è svegliata con la luna buona è probabile che venga per davvero. Anzi, se vuole, posso andarle incontro per aiutarla a fare la salita.

Commissario:      Forse è meglio di no, non vorrei che si insospettisse e cambiasse idea all’ultimo momento.

Appuntato:   Ha ragione. Donna Sara è una donna imprevedibile. (Bussano alla porta, l’appuntato va ad aprire e sente la voce di una vecchietta proveniente dal corridoio: E’ questo l’ufficio del commissario capo?) Venga, venga, signora.

Donna Sara:  (E’ una donna di circa ottant’anni dal carattere ombroso, vestita decorosamente ma senza lusso. Porta un foulard in testa ed un bastone in mano per sorreggersi. Entra, dà un’occhiata alla stanza, quindi:) E’ qui che si lavora per la legge?

Commissario:      (Le va incontro). Benvenuta, donna Sara, spero che a fare la salita non si sia troppo affaticata?

Donna Sara:  Sono venuta su piano piano, aiutandomi con questo bastone. Gli anni cominciano a pesarmi e le gambe danno segni di stanchezza.

Commissario:      Vedo, però, che è sempre in ottima forma.

Donna Sara:  Mi contento, anche perché non ho altra scelta. (Si gira verso l’appuntato ed, indicandolo con il bastone, dice rivolta al commissario): Senta, ma questo signore deve stare qui ad ascoltare i fatti miei?

Commissario:      No, no. Petralia, lei può andare. Se avrò bisogno glielo farò sapere.

Appuntato:   Sissignore, faccio come vuole lei. (Si avvia per uscire e dietro le spalle fa la linguaccia a donna Sara che, però, non si accorge di nulla).

Commissario:      Si accomodi, donna Sara. Non vorrei che a stare in piedi si stancasse.

Donna Sara:  Da un po’ di tempo la vedo venire spesso al cimitero. Ha per caso qualche parente là sepolto?

Commissario:      No. Non ho nessuno in quel camposanto. I miei morti, purtroppo, sono molto lontani da qui.

Donna Sara:  Mi scusi, ma allora cosa ci viene a fare al cimitero?

Commissario:      Vengo a fare un giretto per prendere una boccata d’aria pura. Quel silenzio è per me corroborante e mi concilia in un certo senso con l’umanità vivente. Anche lei, però, ci va spesso?

Donna Sara:  Tutti i giorni da molti anni. Io amo i morti ed il rapporto che ho con loro mi fa sentire ancora viva. Essi mi fanno compagnia.

Commissario:      Si sente sola?

Donna Sara:  Deve sapere, signor commissario, che quando la vecchiaia si unisce alla solitudine forma con essa una coppia in grado di spedirci diritti all’altro mondo e, per combatterla, bisogna in qualche modo reagire.

Commissario:      Lei ha paura della morte?

Donna Sara:  Molto, anzi moltissimo.

Commissario:      Allora perché le gira sempre intorno?

Donna Sara:  Io mi tengo in stretto contatto con la morte per tentare di rabbonirla. Ho tanti amici nel nostro camposanto e spero che ci mettano una buona parola per farmi rimanere un po’ più a lungo in questo mondo perché io, nonostante i miei acciacchi, sono ancora innamorata della vita.

Commissario:      I suoi amici morti perché la dovrebbero aiutare?

Donna Sara:  Per riconoscenza. Molti di coloro che sono là sepolti, quando erano in vita, mi venivano a trovare spesso a casa per giacere nel mio letto e godere della mia compagnia.

Commissario:      Ah! Capisco, capisco…

Donna Sara:  Altri tempi, signor commissario, altri tempi. A vedermi così ridotta forse non si direbbe, ma ho regalato momenti belli e spicchi di felicità a tanta gente, che ne aveva un gran bisogno.

Commissario:      E’ stata, insomma, a suo modo una benefattrice dell'umanità?

Donna Sara:  Sapesse quanti uomini in vita mia ho rallegrato! Ed alcuni con il beneplacito delle loro mogli, che mi ringraziavano e mi chiedevano consigli, all’insaputa dei loro mariti, naturalmente.

Commissario:      Addirittura? Ma è straordinario quello che mi dice. Le dovrebbero fare un monumento nel paese.

Donna Sara:  Non lo dico per vantarmi ma nel mio piccolo ho svolto una funzione sociale perché fungevo in certi casi da ammortizzatore delle tensioni familiari.

Commissario:      Una specie di cassa integrazione dell’amore?

Donna Sara:  Per merito mio molte tensioni o dissapori fra i coniugi si sono risolti con buona pace dei due litiganti.

Commissario:      Perché faceva anche da paciere?

Donna Sara:  Sì e no. L’esperienza ci insegna, caro dottore, che, quando gli uomini hanno qualcosa da nascondere o da farsi perdonare, diventano molto più affettuosi con le loro mogli e le concedono anche una maggiore libertà di movimento. Così, una mano lava l’altra, e la storia del mondo si riempie di corna, molto spesso salutari per i matrimoni, che sono agonizzanti. Ora, a tutti quelli che sono morti, io ricambio volentieri la visita per farli sentire meno soli.

Commissario:      Un’opera meritoria la sua, non c’è che dire. Una forma di assistenza post-mortem, presumo assai gradita dai suoi clienti.

Donna Sara:  Tengo in ordine le tombe di coloro, che in vita sono sempre stati soli e di quelli che sono stati, invece, abbandonati dopo la morte, nell’attesa di giacere un giorno nuovamente accanto a loro per rinverdire qualche ricordo giovanile. Intanto, così facendo, cerco di conquistarmi la loro benevolenza. Il cimitero per me è un luogo ricco di ricordi e lì dentro io ritrovo ogni mattina la parte più gioiosa della mia povera esistenza.

Commissario:      Ne ha frequentati molti di questi signori mentre erano in vita?

Donna Sara:  Potrei dire tranquillamente di averne tenuti tra le mie braccia una gran parte. Alcuni li ho visti crescere ed altri, purtroppo, li ho visti morire. Ora, però, vivo solamente di ricordi ed al solo pensiero mi si rattrista il cuore.

Commissario:      Chissà quanti segreti nell’alcova le hanno confessato?

Donna Sara:  Uh! Moltissimi ed alcuni anche scottanti. Avrei potuto scriverci un libro di successo ma io li ho cancellati tutti dalla mente per una forma di rispetto nei confronti dei miei amanti.

Commissario:      Ma qualcuno forse lo conserva ancora?

Donna Sara:  Certamente, dentro il cuore, dove lo tengo ben stretto chiuso a chiave.

Commissario:      Donna Sara, ha per caso sentito parlare di quei due giovani, dispersi nelle isole Maldive?

Donna Sara:  (Si alza di scatto). No, no, no, no.

Commissario:      Qual è la sua impressione?

Donna Sara:  Io non so niente di quello che è successo alle Maldive.

Commissario:      Non si adombri, donna Sara. Le ho chiesto solamente quale impressione ne ha avuto e basta.

Donna Sara:  Forse era meglio che non venivo nella casa della legge. (Poi, con tono aspro). L’unica cosa che le posso dire è che qualche persona lo tsunami lo ha sempre avuto in casa propria e mi sembra, perciò, improbabile che sia andata a cercarsene un altro alle Maldive.

Commissario:      Potrebbe essere più chiara? Lo chiedo per favore.

Donna Sara:  (Rimane zitta per qualche attimo poi, infastidita…) Cosa ne posso sapere io di quello che combina la gente? Ci sono rapporti familiari più sereni ed altri, viceversa, più tormentati ma questi non sono affari miei.

Commissario:      Secondo lei, è possibile che la bella parrucchiera sia andata alle Maldive per incontrarsi con il suo amante Gasparino?

Donna Sara:  Mi dispiace ma io ora devo andare via. Comunque si ricordi di quello che dicevano gli antichi: gallina, che può beccare nel pollaio, non ha bisogno di razzolare per l’aia. Ed ora la saluto. Se vuole venga a trovarmi la mattina al cimitero, lì c’è silenzio e l’aria è fina, fina… fina.....(Esce).

Scena seconda

(Commissario, ispettore, appuntato, poi Beccaria)

Ispettore:       (Entra). Signor commissario, ha parlato donna Sara?

Commissario:      Abbastanza per il suo carattere. Le tessere del mosaico non sono ancora tutte al loro posto ma, se le parole hanno un senso, prima o poi sono sicuro che emergerà.

Ispettore:       Dal ministero hanno fatto sapere che la signora Susanna non risulta essere giunta alle Maldive, facendo nascere il sospetto che dall’Italia non sia mai partita.

Commissario:      Allora dovremmo parlare nuovamente con il signor Beccaria.

Ispettore:       Ho provveduto io a riconvocare il signor Lorenzo Beccaria per chiarimenti.

Commissario:      Bravo. Se è così prendono consistenza i dubbi espressi dalla signorina Cesira e da donna Sara.

Appuntato:   (Entra). C’è il signor Beccaria.

Commissario:      Lo faccia entrare.

Appuntato:   (Lo fa entrare). Si accomodi. (Esce).

Beccaria:       Buongiorno.

Commissario:      Signor Lorenzo, dobbiamo dargli, purtroppo, una cattiva notizia.

Beccaria:       Di quale notizia si tratta?

Ispettore:       Finora non è stato possibile rintracciare la signora Susanna.

Commissario:      Se vogliamo imprimere alle ricerche un impulso decisivo dobbiamo fornire notizie più precise. Su quale volo, per esempio, la signora si è imbarcata?

Ispettore:       Con quale compagnia aerea ha viaggiato?

Commissario:      La data precisa della partenza e del previsto arrivo alle Maldive?

Beccaria:       Mi sono posto anch’io queste domande senza trovare, però, le risposte giuste. All’aeroporto di Pisa mia moglie non risulta registrata fra i partenti. Forse ha usato un falso nome.

Commissario:      Aveva un motivo per farlo?

Beccaria:       Potrebbe averlo avuto e non farne parola con nessuno.

Ispettore:       Signor Beccaria, lei crede veramente che la signora Susanna sia andata alle Maldive?

Beccaria:       A questo punto la mia è solamente una flebile speranza. Signor commissario, la volta scorsa io le ho raccontato un sacco di bugie. La verità è che mia moglie Susanna qualche giorno prima dello tsunami si è allontanata da casa senza che io ne sapessi niente. Io ero in giro per lavoro e, quando sono rientrato a casa, dopo tre giorni di assenza, ho trovato sul comodino questo biglietto un po’ scarabocchiato, con il quale mi informava della sua partenza. (Tira fuori dalla tasca un biglietto).

Commissario:      Dia a me. Lo acquisiremo subito agli atti. (Lo legge rapidamente).

Beccaria:       Questa donna mi ha fatto tanto male nella vita ed ora sono giunto ad un livello di esasperazione da sperare che l’abbia inghiottita veramente lo tsunami.

Commissario:      E’ molto grave quello che lei dice.

Beccaria:       Ne sono convinto anch’io. Ma c’è una ragione profonda se dico queste cose.

Commissario:      Le va di parlarne insieme a noi?

Beccaria:       Sì, anche se lo faccio con grande sofferenza. Dovete sapere che, a causa del mio lavoro, io dormo spesso fuori di casa ed in paese si sussurra che il mio posto a letto è stato sempre caldo. Mi capite? Queste sono cose che fanno stare male. Quel parlare a mezza bocca, dico e non dico, da parte della gente, è una pena troppo pesante da sopportare. Ci si sente esposti alla curiosità ed alla commiserazione degli altri, senza alcun riparo, e la propria vita sembra una finestra spalancata, alla quale tutti si possono affacciare per vedere la miseria che c’è dentro. La mia dignità di uomo è stata calpestata fino a farne scempio per colpa di questa donna, della quale mi sono innamorato e che mi ha, invece, rovinato l’esistenza.

Ispettore:       Secondo lei, è una sola persona, che frequenta la sua casa e tiene caldo il letto quando si assenta?

Commissario:      Oppure…

Beccaria:       Secondo i bene informati si tratterebbe sempre della medesima persona.

Commissario:      Ha mai visto in faccia il suo antagonista?

Beccaria:       No, mai. Ne ho solo sentito parlare.

Ispettore:       Sarebbe in grado di tracciare un identikit di quest’uomo?

Beccaria:       Per quanto io ne sappia si tratta di un uomo di media statura, piacente, capelli folti ed occhi neri neri, come due ciliegie mature, secondo la descrizione che ne ha fatto una volta donna Sara, la pettegola del paese.

Ispettore:       Perbacco! Sembra proprio il ritratto di Gasparino Trentalance.

Beccaria:       Per questo ho creduto possibile che Susanna si fosse recata alle Maldive, come è scritto su quel foglietto, che ho trovato sul comodino.

Commissario:      Forse si è dimenticato dei baffi?

Beccaria:       Quali baffi? Nessuno mi ha mai accennato che il supposto amante di mia moglie porta i baffi, a meno che se li sia fatti crescere da poco.

Commissario:      Non importa. E’ un particolare del tutto trascurabile, anzi direi addirittura insignificante. Aspettiamo comunque di acquisire ulteriori notizie prima di trarre qualunque conclusione, che potrebbe rivelarsi in seguito sbagliata ed anche ingenerosa nei confronti di qualcuno. Per ora può andare, signor Beccaria, se ci saranno novità glielo faremo sapere.

Beccaria:       Buongiorno (Esce).

Ispettore:       Cos’è questa storia dei baffi, signor commissario?

Commissario:      Forse ha ragione donna Sara: “il gallo ha la cresta, non i baffi”, mi ha detto l’altro giorno al cimitero ed allora io credo che le indagini debbano prendere un indirizzo ben preciso.

Scena terza

(Commissario, ispettore, appuntato)

Appuntato:   (Entra). Ancora nessuna nuova dal ministero sulla sorte dei dispersi.

Commissario:      Oh! Petralia, lei, che è del luogo, cosa mi sa dire di Susanna Signorini? Mi racconti qualcosa di quando era ragazza.

Appuntato:   Non so se può essere utile sapere che la signora Susanna ha avuto in gioventù parecchi fidanzati…

Commissario:      Questo lo so già.

Appuntato:   Ma sembra che di uno solo si sia innamorata veramente…

Commissario:      So anche questo.

Appuntato:   …e lo avrebbe voluto anche sposare.

Commissario:      Questo fino ad ora non lo sapevo. Chi era questo fortunato?

Appuntato:   Si chiamava Nicola Ceccarelli, un bulletto vagabondo di dubbia moralità ma, a quello che si dice, anche molto affascinante.

Ispettore:       Ne ho sentito parlare pure io. Pare che al suo fascino non abbia a suo tempo resistito nemmeno la giovane Luciana Persichetti che, dopo essere stata da lui rifiutata, ha ripiegato su Gasparino Trentalance, che gli assomigliava come una goccia d’acqua.

Commissario:      E questo la signora Luciana me lo ha tranquillamente dichiarato. Vedete che poco alla volta il cerchio si stringe intorno alla verità ed i vari spezzoni cominciano a combaciare ed a formare il puzzle?

Appuntato:   Anche Nicola Ceccarelli era innamorato di Susanna e le faceva una corte appassionata senonché…

Commissario:      Senonché? Vada pure avanti, appuntato.

Appuntato:   La famiglia della ragazza non approvò la sua scelta e la costrinse ad allontanarsi da quel tipo scioperato, senza arte né parte, che viveva di espedienti poco chiari.

Commissario:      E come andò a finire quella storia d’amore?

Appuntato:   Susanna, per non subire le angherie dei suoi familiari, decise a un certo punto di cedere alle loro pressioni e rinunciò all’amore di Nicola.

Ispettore:       Un momento, io ho saputo, invece, che in seguito i due innamorati hanno continuato a vedersi di nascosto ed a vivere clandestinamente la loro storia d’amore, che sembra sia durata molto a lungo.

Commissario:      E se non fosse mai finita? Che ne dite voi di questa ipotesi?

Ispettore:       Accidenti! Sarebbe un vero colpo di teatro.

Appuntato:   Sta di fatto che, non sopportando più le pressanti sollecitazioni dei suoi genitori, che la volevano vedere a tutti i costi sistemata, Susanna decise di prendere marito.

Ispettore:       E ne parlò preventivamente con Nicola. Mi ha detto l’altro giorno la cronista del giornale che fra Susanna e Nicola, sette anni fa le cose andarono pressappoco in questo modo:

Commissario:      Vediamo come andarono le cose e dopo ne riparliamo.

                      (I tre vengono oscurati mentre viene illuminata la parte opposta del palcoscenico).

Scena quarta

(Flashback)

                      (DLIN DLON. Il suono di un carillon annuncia il ritorno al passato).

(Susanna, Nicola, poi donna Sara)

Susanna:       (Una bella ragazza, di anni venticinque, bionda e molto appariscente). Caro Nicola, non posso continuare a fare questa vita. Prima o poi dovrò, purtroppo, prendere marito per fare contenta la mia famiglia, che non si rassegna all’idea di vedermi crescere zitella.

Nicola:          (Un ragazzo di circa ventotto anni, alto, bruno, di occhi e capelli scuri, vestito in modo casual e con fare disinvolto). Se ti sposi cosa ne sarà di  noi, cara Susanna?

Susanna:       Se questo dovesse accadere ti prometto che vita natural durante io non ti abbandonerò.

Nicola:          Questo te lo giuro anch’io. Anzi potremmo fare addirittura un patto, che ci leghi per l’eternità.

Susanna:       Quale patto?    

Nicola:          Io una mezza idea ce l’avrei.

Susanna:       Ce l'hai?

Nicola:          Si.

Susanna:       Prima di prendere qualsiasi decisione è meglio parlarne con donna Sara, che è più esperta di noi, e cercare insieme a lei una soluzione che ci consenta di salvare capra e cavoli.

Donna Sara:  (Entra. Appare ringiovanita di sette-otto anni). Dovete, però, mettere in conto, cari figlioli, anche l’eventuale prezzo da pagare.

Susanna:       Quale prezzo, donna Sara?

Donna Sara:  Tutto ha un prezzo nella vita. Io credo che, se userete la vostra intelligenza, potrete prendere i classici due piccioni con una fava, puntando sia sulla stabilità economica che sul rispetto dei vostri sentimenti.

Susanna:       Come?

Donna Sara:  Siccome è impossibile trovare ambedue queste cose nell’ambito della vostra coppia, io proporrei di ampliare l’orizzonte per diversificare la scelta. L’amore ed il denaro, cari ragazzi, non vanno quasi mai a braccetto, altrimenti non ci sarebbero tanti matrimoni di interesse.

Nicola:          E' vero.

Susanna:       Lascia parlare donna Sara.

Donna Sara:  Perciò, credo che Nicola abbia ragione. Per te, cara Susanna, ci vorrebbe un brav’uomo, che ti garantisse innanzitutto la sicurezza economica, necessaria per avere un ruolo dignitoso nella società e per salvaguardare quelle apparenze alle quali, a torto od a ragione, la tua famiglia attribuisce notevole importanza, fino a farsene un'ossessione.

Nicola:          Mi scusi donna Sara ma, una volta fatte salve le apparenze, come le chiama lei, io potrò continuare ad amare Susanna ed a provvedere, diciamo così, a tutto il resto, non è vero?

Donna Sara:  Certamente, caro, ma con discrezione.

Nicola:          Hai sentito, Susy?  E’ come pensavo io.

Susanna:       Sono contenta, donna Sara, che siate d’accordo pure voi.

Donna Sara:  Il problema di crearsi una buona immagine ad uso e consumo della gente è una necessità antica quanto è antico il mondo, perché risponde ad una nostra intima esigenza, quando non sfocia nella ipocrisia.

Nicola:          Per me sarebbe troppo capire tutto quello che lei dice.

Donna Sara:  Quello di Susanna non sarebbe certamente il primo caso, nel quale la realtà e l’apparenza sono assolutamente divergenti. Come voi sapete la mia immagine è quella di una donna perduta perché nel mio caso, purtroppo, c’è piena coincidenza fra la realtà e l’apparenza. La gente, in sostanza, mi conosce esattamente per quello, che sono sempre stata: una puttana. E non ci posso fare niente. Io sono nuda agli occhi della gente e non ho armi di difesa personale.

Susanna:       Non ve la prendete, donna Sara, noi vi vogliamo lo stesso tanto bene.

Donna Sara:  Tutti i miei clienti, viceversa, che sono riusciti a frequentare di nascosto la mia casa, hanno avuto la possibilità di salvaguardare la propria dignità senza rinunciare al privilegio di venire a letto con me e di godere del loro laido piacere. E nessuno dei moralisti benpensanti si è mai dovuto indignare per la loro condotta libertina.

Susanna:       Quindi, se riusciremo a mantenere distinta la realtà dall’apparenza, io potrò tranquillamente continuare a fare l’amore con Nicola ed a godere allo stesso tempo del rispetto e della considerazione della gente?

Donna Sara:  Non c’è alcun dubbio, Susanna mia. Nella vita puoi fare tutto quello che ti pare, importante è non farlo sapere agli altri.

Nicola:          Comunque vadano le cose io non mi stancherò mai di amarti, cara Susanna.

Donna Sara:  Al punto in cui siamo arrivati direi che non c’è da perdere altro tempo. Bisogna mettersi subito al lavoro per individuare il soggetto, che possa fare al caso nostro.

Nicola:          Da dove cominciamo?

Donna Sara:  Tu, Susanna, dovresti fare il nome di qualche tuo corteggiatore ed insieme cercare di trovare quello giusto.

Nicola:          C’è qualcuno che ti corteggia, Susanna?

Susanna:       Sì, c’è qualcuno, che da tempo mi sta dietro. Lasciatemi un po’ pensare e riordinare le idee.

Nicola:          Che bisogno c'è di pensare. Fa' il suo nome e basta.

Donna Sara:  Servono i nomi, i nomi. Il tempo stringe.

Susanna:       Dunque, Gabriele… Salvatore… Peppiniello, Vincenzino, Gianfranco, Saretto, Antonino…

Nicola:          Accidenti, quanti sono, un esercito?

Susanna:       Mario, Lorenzo, Giustino…

Donna Sara:  Fermati un momento, mi sembra di avere già trovato quello giusto.

Nicola:          L’ha già trovato.

Susanna:       Chi ha trovato?

Donna Sara:  Secondo me, l’uomo da sacrificare per realizzare il vostro progetto è Lorenzo.

Susanna:       Lorenzo?

Donna Sara:  Sì, lui fa l’autotrasportatore ed, a causa del suo lavoro, ti potrà lasciare quegli spazi dentro i quali ti potrai muovere a piacimento con Nicola. Mi sono spiegata?

Nicola:          Brava, donna Sara, mi sembra l’uomo più adatto da fare fesso perché è quasi sempre fuori di casa. Che ne dici tu, Susanna?

Susanna:       Se sta bene a voi sta bene pure a me. Per quanto mi riguarda l’uno vale l’altro, non ho preferenze in merito.

Donna Sara:  Lorenzo Beccaria è proprio l’uomo della provvidenza per voi due perché, senza volerlo, è in grado di risolvere il problema, che vi angoscia. Importante che non si accorga mai di niente.

Susanna:       Questo è evidente. Ma noi staremo molto attenti a non farci scoprire.

Nicola:          Io cercherò di diventare addirittura trasparente.

Donna Sara:  Volendo fare una battuta spiritosa potrei dire che, in fondo anche il cognome, Beccaria, si intona perfettamente al ruolo, che gli sarà assegnato quasi che egli fosse un predestinato.

Susanna:       E’ vero. Che strana coincidenza!

Nicola:          Donna Sara, siete grande. Che Dio vi renda merito per tutto il bene che ci fate.

Donna Sara:  Sarebbe da non crederci ma, purtroppo, è risaputo che nella vita c’è chi come me nasce puttana (ed indica se stessa) e chi come Lorenzo Beccaria nasce cornuto. Comunque vada il tuo matrimonio, cara Susanna, sarà lo stesso un matrimonio d’amore.

Susanna:       Dite?

Donna Sara:  Dico. Tu sposerai, infatti, Lorenzo per amore… di Nicola. Ah! Ah! Bella questa no? Anche questa volta non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Si tratta della solita divergenza fra la realtà e l’apparenza.

                     

(DLIN DLON. Fine del flashback. Il suono del carillon annuncia il ritorno al presente).

Scena quinta

(Commissario, Ispettore, Appuntato, poi Nicola)

Appuntato:   Questo è il fascicolo, che mi ha chiesto. (Lo porge al commissario).

Commissario:      Grazie. (Lo apre e ne esamina qualche foglio). Si sa nulla di Nicola Ceccarelli?

Appuntato:   Nicola Ceccarelli è già arrivato da un pezzo.

Commissario:      Lo chiami subito, per favore, prima che ci ripensi e faccia perdere le sue tracce.

Appuntato:   (Si affaccia nel corridoio). Nicola Ceccarelli! (Si appresta a verbalizzare).

Nicola:          (Un pochino più maturo della scena precedente. Ora di anni ne ha quasi trentacinque). Buongiorno a tutti.

Commissario:      Signor Ceccarelli, stavo per l'appunto esaminando il suo fascicolo personale. Vedo che ha dei precedenti niente male. (Si alza). Ora, se non vuole passare un brutto guaio con la giustizia, con me dev’essere sincero. Mi deve dire tutto quello che sa di Susanna Signorini.

Nicola:          Le posso dire solamente che è una bella e brava ragazza. Io la conosco da molti anni e questo lo posso affermare con certezza.

Commissario:      Troppo poco. Quale rapporto c’è fra voi due?

Nicola:          Amicizia, signor commissario.

Commissario:      Solamente amicizia o c’è anche qualcos’altro? Sia sincero, signor Ceccarelli.

Nicola:          Ebbene sì. Mi dispiace di doverlo ammettere ma, se devo essere sincero, io e Susanna siamo da lungo tempo amanti.

Ispettore:       Ecco, ora si comincia a ragionare. Perché le dispiace di dovere ammettere che siete amanti?

Nicola:          Perché era un segreto che dovevamo custodire fino alla morte.

Commissario:      Cosa lo ha indotto allora a rivelarlo?

Nicola:          La tragedia dello tsunami, che ha sconvolto la nostra esistenza.

Commissario:      Non bisogna dare mai nulla per scontato.

Ispettore:       La signora Susanna potrebbe essere sana e salva anche se al momento non può dare sue notizie.

Nicola:          E’ impossibile.

Commissario:      Perché dice così?

Nicola:          Ho il brutto presentimento che le sia accaduto qualcosa di grave, anzi di irreparabile, direi.

Commissario:      Cosa glielo fa pensare?

Nicola:          Se fosse stata ancora in vita mi avrebbe sicuramente telefonato. Lo faceva tutti i giorni da moltissimi anni e spesso mi chiamava anche di notte. Il nostro è stato un amore travolgente, una passione vera che non si è spenta mai.

Commissario:      Qual è il segreto per fare diventare una storia d’amore così bella e duratura?

Nicola:          Noi siamo stati fortunati perché, avendoci impedito di sposare, ci hanno costretto a fare gli amanti clandestini.

Ispettore:       Perché dice che siete stati fortunati se, invece, vi hanno ostacolato?

Nicola:          Perché l’amore rubato ha una vitalità maggiore rispetto a quello coniugale.

Appuntato:   Questa è una novità.

Commissario:      Petralia, lei pensi a verbalizzare, per favore.

Nicola:          L'amore clandestino non scade mai nella banalità ed ha il fascino delle cose proibite. Amare la donna di un altro, inoltre, è molto più esaltante perché al forte sentimento si unisce anche il brivido del rischio.

Commissario:      Una tesi un po’ azzardata, non le pare?

Ispettore:       Una teoria di comodo, direi.

Nicola:          No. Una semplice constatazione, invece. Altrimenti non si capirebbe come mai molte persone prima si sposano e poi si fanno subito l’amante.

Appuntato:   Questo è vero, ne conosco tante anch'io.

Commissario:      E’ così che ha fatto anche Susanna?

Nicola:          No. Nel caso nostro i tempi sono stati rovesciati perché Susanna, che è una ragazza intelligente e previdente, si è fatta prima l’amante e, quando si è sentita al sicuro con l’amore, si è messa alla ricerca di un marito.

Commissario:      E’ stata una trovata geniale, non c’è che dire!

Nicola:          In questo modo non ha mai avuto problemi con la sua coscienza perché in sostanza ha tradito sempre l’amante, ma non ha mai tradito il marito. Certe sfumature hanno la loro importanza, non vi pare?

Ispettore:       Ci vuole dire, quindi, che le corna le ha portate solamente lei?

Nicola:          Certo, per sua scelta e di questo io non mi sono mai lagnato.

Commissario:      Una scelta condivisa anche da lei, a quanto pare?

Nicola:          Senz’altro. Io, per consentire a Susanna di salvare le apparenze, come ha suggerito donna Sara, mi sono sempre accontentato dei ritagli.

Ispettore:       E chiamiamoli ritagli i favori di una bella donna come Susanna!

Commissario:      Ma lei è proprio sicuro che la signora Susanna sia andata alle Maldive?

Nicola:          Questo lo ha detto suo marito. Pare che abbia trovato un biglietto della moglie sul comodino della camera da letto.

Commissario:      Ah! Secondo lei se lo ha detto il marito dobbiamo crederci, non è vero?

Nicola:          E' logico. Lo credo anch’io.

Commissario:      Per ora può bastare, signor Nicola, ma penso che ci rivedremo molto presto.

Nicola:          Buongiorno a tutti e grazie per la simpatica accoglienza. (Si avvia verso l’uscita).

Commissario:      Vada, vada, vada pure. (Poi, rivolto ai suoi collaboratori). Quest’uomo è un bugiardo. Non perdetelo, perciò, di vista. Bisogna spiarne i movimenti passo dopo passo..

Ispettore:       Ci pensiamo noi, signor Commissario, vero Petralia?, (Ed esce insieme all’appuntato).

Scena sesta

(Commissario e donna Sara)

Commissario:      (Bussano alla porta che dà sul corridoio, dalla quale vede apparire donna Sara). Oh! Carissima donna Sara, la sua visita è per me un grandissimo piacere, soprattutto perché non era attesa.

Donna Sara:  (Entrando). Buongiorno. Mi scusi se mi sono introdotta nel suo ufficio senza attendere il suo permesso. Questa volta ho bisogno di mettermi subito a sedere perché sono troppo affaticata. Questa salita è lunga un accidente ed io sono un pochino sofferente.

Commissario:      Non abbia alcun timore, faccia come se fosse al cimitero.

Donna Sara:  A proposito, questa mattina l’ho visto di sfuggita al camposanto e fra me e me mi sono detta: da qualche tempo il signor commissario gira troppo spesso fra le anime defunte.

Commissario:      E’ vero, ci sto prendendo l’abitudine.

Donna Sara:  Dica la verità, forse ha perso la fiducia nell' umanità vivente e spera che i morti la possano aiutare a sbrogliare la matassa, che è intrigata?

Commissario:      I morti la loro verità l’hanno già trovata, cara donna Sara. Siamo noi, invece, a brancolare ancora nel buio dell’egoismo umano e dell’ipocrisia.

Donna Sara:  Parole sante.

Commissario:      Io mi auguro che il silenzio del camposanto l’abbia indotta a venire da me per dirmi tutto quello che sa sulla vicenda della povera Susanna, per la cui sorte sono molto preoccupato.

Donna Sara:  Condivido la sua preoccupazione per la sorte della giovane donna ed ho deciso per questo di informarla su alcuni aspetti molto delicati della vita della coppia clandestina.

Commissario:      Sono tutto orecchie.

Donna Sara:  La signora Susanna ed il suo amante, che ora anche lei conosce bene, sono soliti praticare giochi erotici un po’ pericolosi, facendo uso anche di droga. Con i soldi, ricavati dallo spaccio della polvere assassina, Nicola Ceccarelli ha attrezzato di recente in casa sua una stanza cosiddetta dell’amore, che mi ha fatto in anteprima visitare.

Commissario:      Lei l’ha vista, quindi, con i propri occhi?

Donna Sara:  Sì, e ne ho ricavato francamente una brutta impressione. Le attrezzature, che ci sono dentro, la rendono in effetti più simile ad un luogo di tortura che ad un nido d’amore per due focosi amanti. Sinceramente non mi è piaciuta questa trovata.

Commissario:      Bisognava in qualche modo scoraggiarli dall’intraprendere questa brutta strada.

Donna Sara:  Io ho criticato subito questa sua iniziativa ed ho messo sull’avviso anche Susanna sui rischi che avrebbe potuto correre, ma lei mi ha zittita, dicendomi che era cosciente di quello che faceva ed entusiasta di fare nuove esperienze nel campo dell’amore.

Commissario:      Le ha detto proprio così?

Donna Sara:  “Io sono ancora giovane e mi voglio divertire ad esplorare i misteri dell’amore” così mi ha risposto.

Commissario:      Alquanto decisa la signora.

Donna Sara:  Decisissima. “Ho voglia di superare la soglia del normale per andare oltre, fino a fondere in un unico momento la realtà con la fantasia” mi ha detto. Andare oltre… capisce, signor commissario? Andare oltre, oltre… Per arrivare dove? Tutto il contrario di quello che penso io, ho replicato, cercando di farla ragionare.

Commissario:      Ha fatto bene, e spero che la ragazza si sia ravveduta.

Donna Sara:  Ho ragione di credere, purtroppo, che non mi abbia dato ascolto. Le ho spiegato che, nonostante la brutta vita che ho condotto, io mi sono sentita sempre una regina perché mi sono servita della fantasia per migliorare e per nobilitare la mia esistenza. Quando a notte fonda andava via l’ultimo cliente e rimanevo ancora una volta sola con me stessa, mi guardavo nello specchio e mi facevo i complimenti come se io fossi per me un vero amante. Mi capisce, signor commissario? Mi facevo io stessa tenerezza e, dopo tanto amore simulato, sentivo il desiderio di farmi finalmente una carezza vera. Mi volevo bene e ciò, che la realtà di tutti i giorni mi negava, io cercavo di costruirmelo con la fantasia. La fantasia è una grande risorsa per l’umanità dolente, se è, però, bene utilizzata. Ma i giovani non ascoltano i consigli di quelli più anziani e desiderano, forse giustamente, commettere i propri errori, sperando che non siano irreparabili.

Commissario:      Chi fornisce la droga a Nicola Ceccarelli?

Donna Sara:  Il fratello. Lo sanno tutti ormai, all’infuori forse della moglie e, a quanto pare, della polizia.

Commissario:      Non è il momento di fare dell’ironia sulla presunta inefficienza della polizia, perché la cosa potrebbe essere molto grave. Chi è questo fratello?

Donna Sara:  Gasparino Trentalance, il suo gemello con i baffi.

Commissario:      Nicola e Gasparino sono fratelli gemelli? Caspita! Ora capisco…

Donna Sara:  La loro è una storia patetica. La madre, quando nacquero i marmocchi, non ce la faceva ad accudirli tutti e due, essendo stata abbandonata dall’uomo, che l’aveva messa incinta, e decise di darne uno in adozione. Nicola fu, perciò, affidato alla famiglia Ceccarelli di Ravenna, che lo accolse peraltro a braccia aperte. All’età di quindici anni fuggì, però, di casa e con il nuovo cognome fece ritorno in paese, non volendo più sapere dei genitori adottivi né della madre naturale. Per questo è vissuto solo come un cane randagio. E dopo alcuni anni si è messo a trafficare con la droga.

Commissario:      Come mai Gasparino, che ha un ottimo lavoro e una bella moglie, si è lasciata coinvolgere in questa attività illecita?

Donna Sara:  Non si è potuto sottrarre alla richiesta di Nicola, avendo contratto con lui un debito d’onore quando erano ancora giovanotti e non sapevano di essere fratelli.

Commissario:      Di quale debito si tratta?

Donna Sara:  Tanti anni fa Gasparino Trentalance si innamorò di Luciana Persichetti, la sua attuale moglie.

Commissario:      Questo lo so già.

Donna Sara:  Ma a lei piaceva, invece, Nicola, che le faceva il filo.

Commissario:      E questo lo so già.

Donna Sara:  Allora Gasparino, vistosi perso, chiese a Nicola di fargli il favore di rinunciare a Luciana.

Commissario:      Questo non lo sapevo ancora. E Nicola accettò tranquillamente di farsi da parte per favorire Gasparino?

Donna Sara:  Sì. Ma pose una condizione: “Se un giorno avrò bisogno di te” gli disse “mi dovrai ricambiare il favore, che io ti sto facendo”.

Commissario:      E quale fu la reazione di Gasparino?

Donna Sara:  Giurò sulla testa di sua madre di mantenere in futuro la promessa.

Commissario:      Come andò a finire? Glielo ha ricambiato in seguito quel favore?

Donna Sara:  Eccome! Per onorare quell’impegno ha fatto per una volta il corriere della droga per conto del fratello.

Commissario:      Per una volta sola?

Donna Sara:  No. In seguito non si è più potuto rifiutare di farlo ancora perché Nicola ha cominciato a ricattarlo, minacciando di spifferare tutto alla polizia.

Commissario:      Petraliaaaaa!

Scena settima

(Commissario, donna Sara, Appuntato e Nicola)

Appuntato:   (Entra). Comandi!

Commissario:      Bisogna provvedere subito a convocare Nicola Ceccarelli per un nuovo interrogatorio.

Appuntato:   E’ già in sala d’aspetto da qualche minuto.

Commissario:      Come mai?

Donna Sara:  Gli ho consigliato io di presentarsi spontaneamente a rendere piena confessione per alleggerire la sua posizione.

Commissario:      (All’appuntato). Lo faccia passare subito e si appresti a verbalizzare.

Nicola:          (Entra). Signor commissario, non sono stato io ad ucciderla. Glielo giuro. Susanna è morta per una overdose di eroina.

Commissario:      Quando?

Nicola:          Il giorno precedente l’arrivo dello tsunami mentre stavamo giocando con i nostri sensi nella famosa stanza dell’amore. Mi sono successivamente liberato del suo corpo, nascondendolo nel bosco delle tre punte a ridosso del monte.

Commissario:      Allora è stato lei, approfittando che la casa era vuota, a mettere sul comodino quel biglietto, che ha trovato Lorenzo Beccaria?

Nicola:          Sissignore, perché speravo che in tal modo la considerassero dispersa alle Maldive.

Commissario:      Mascalzone.

Nicola:          Signor commissario, mi creda, io non ho nessuna colpa se Susanna quella sera ha voluto esagerare. Mi ha detto che si voleva divertire, andando oltre, così diceva, oltre, fino a raggiungere i confini della sua fantasia. Ad un certo punto ha sussurrato: “mi sembra di volare, mi sento leggera, leggera, leggera come una piuma”. Il suo viso si è illuminato di una luce intensa e poco dopo è morta, felice, con il sorriso sulle labbra.

Commissario:      Signor Ceccarelli, la dichiaro in arresto. Prima di farla tradurre in carcere mi risponda, però, ad un’ultima domanda: che fine ha fatto suo fratello Gasparino, il gemello con i baffi, corriere della droga?

Nicola:          (Guarda perplesso donna Sara).

Donna Sara:  Ti conviene di dire la verità, caro Nicola.

Nicola:          Complimenti, signor commissario, lei stavolta ha fatto centro. Gasparino sta bene, ho già rassicurato anche sua moglie Luciana. Questa sera farà finalmente ritorno a casa. Per colpa dello tsunami questa volta rientrerà, però, a mani vuote perché la sorveglianza all’aeroporto è stata potenziata ed egli, pur avendo fatto perdere le sue tracce, non e l’è sentita all’ultimo momento di rischiare.

Commissario:      Appuntato, gli faccia firmare il verbale e lo rinchiuda in camera di sicurezza. Provvederò io ad avvertire il procuratore della Repubblica. (Mentre l’appuntato esegue l’ordine ricevuto). Donna Sara, grazie di tutto. La polizia di Stato le è molto riconoscente per tutto quello che ha

                      fatto nell'interesse della giustizia e per la pietà di quella giovane signora.     

Donna Sara:  Di nulla, signor commissario. Io sono dispiaciuta per la povera Susanna. Commissario, mi venga a trovare al cimitero la mattina, lì c’è silenzio e l’aria è fina, fina…fina....

(sipario)