Anco’ j angeli polene sbajà!

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PAOLO TORRISI – STEFANO PESARESI

“ ANCO’  J  ANGELI   POLENE  SBAJA’ ! ”

Commedia brillante in tre atti

Di

PAOLO TORRISI

(ha collaborato Stefano Pesaresi)

“ ANCHE GLI ANGELI POSSONO SBAGLIARE!”

        

                       Mario Rubinetti, modesto operaio di fede juventina,dopo aver avuto un alterco banale con la moglie,Teresa, e l'amico di famiglia, Sandro, interista sfegatato, decide di andare ad ascoltare la partita Juve-Inter al bar. Da lì a poco, due avventori del bar  riportano a casa Mario, colpito da un ictus. Biagio, l’angelo della morte lo invita con una certa ed inspiegabile premura: a morire. L'anima di Mario viene portata nella “Sala Celeste”, dove altre anime attendono di essere giudicate… Lì, riconosce due paesane, morte da anni: Rosina e Cesira. Queste, nell’attesa, gli fanno notare che da “lassù” è permesso vedere quello che accade sulla terra: nel proprio paese, quartiere, casa… E’ così che Mario vede in casa sua l’amico Sandro, diventato, adesso, amico intimo della moglie. Questo lo fa andare su tutte le furie e comincia a gridare ché vuole ritornare tra i vivi, ad ogni costo. Lo scalpore, le grida, fanno intervenire S. Pietro, che indaga sul nuovo arrivato e scopre che l’Angelo Biagio ha commesso un errore: ha portato l’anima di Mario mezzora prima dell’ora stabilita. Pietro concede all’anima di ritornare tra i vivi, anche se solo per mezzora. Mario, in questa breve mezzora sulla terra, si accorge e capisce che nella vita tutto è futile ed inarrestabile e di nullo interesse ai “morti”. Quindi, con impensabile serenità dirà, alla moglie, ai figli,  al genero, e all’amico, dopo avere precisato alcuni punti di comportamento: di essere felici.

Paolo Torrisi

“ ANCO’ J ANGELI POLENE SBAJA’! ”

PERSONAGGI:

                          UOMINI n° 12                             DONNE n° 8

MARIO RUBINETTI                                tifoso juventino

TERESA                                                  la mojie

ROBERTO                                                el fijio

LAURA                                                    la fijia

GESUALDO                                             el socero

VERONICA                                              l’amica del socero

SANDRO                                                     l’amico interista

SAN PIETRO                                               el giudice

FRAU SCHNEIDER                                    la sicritaria

BIAGIO                                                         l’angelu in missione

MATTEO                                                      l’angelu bidellu

VINCENZINO                                             l’angelu fatturino

RUSI’ DE CICCIACOTTA                            anima in attesa de giudizio

VESIRA DE TAJULI’                                   anima in attesa de giudizio

BARONE BECCOTORTO                           anima in attesa de giudizio

MARIA BIANCHINI                                    anima pura

ONOREVOLE CIARLATANO                    anima raccomandata

STELLA  DI GREGORIO                           la sicritaria

GIGIO                                                           avventore

MICHE’                                                                  avventore 

DIO                                                                         v. f. c

n. b. Il significato di alcune parole dialettali, segnate con un asterisco, è riportato nel glossario in calce alla Commedia.-

PRIMO  ATTO

                L’azione si svolge a casa di Mario. All’aprirsi del sipario la scena, una camera tinello, è vuota; rumore di piatti e posate provengono dalla cucina… Mario entra in scena seguito dai figli…

                  Scena 1^:-Mario-Laura-Roberto- poi Teresa e Gesualdo

MARIO- Ho magnato troppo! Nun je la fago manco a sta in *pia! (sedendo sul divano) *Jezu!fateme mette a sede!

LAURA- Ce credo, te sai magnato ‘na fiamminga de tajatelle…

ROBER- …e un cunijo ‘ntero!

LAURA-  A no’ ce ‘cuntentate cu’ ‘na zampetta…

ROBER- …o le custarelle, ‘ndo’ nun c’è el ciccio!

MARIO- Senti cume vanne d’accordo! Nun pe’ gnente so’ gemelli!... Precisamo: el cunijo se l’è fenito noneto! (vostro nonno).. che po’ ndo’ lu trova tutto 's’appetito all’età sua! Me so’ rempito solo de tajatelle.

LAURA- Cuscì cu’ la scusa che hai magnato troppo nun te va de giuga’ cu’ no’!

ROBER- L’altri giorni nun te ne va perché sai *stracco da la fadiga. Nun stai mai cu’ no’!

MARIO- C’ete ragiò! Su, giugamo!… A co’ giugamo?

ROBER- A tresette cul morto!

LAURA- Nun ce so giuga’!…Perché nun giugamo all’omo nero?

ROBER- O ba’, cume se vede ch’è ‘na donna! E' ‘rmasta a giuga’ all’omo nero…all’asso pija tutto…

LAURA- Sai bravo te!…Ce lu sapemo che sai un *capisciò!

MARIO- Oh,oh…state boni, sennò me ruvinate la digestio'! Truvamo da ffa’ calcò che sapemo fa’ tutti.

ROBER- Perché nun cantamo?

LAURA- Scì, babbo, cantamo!

MARIO- No,no, ce lu sapete che so’ stunato.

ROBER- Cu' je fa'?!… Daje, alzate!

MARIO- Co’? Nun se pole canta’ da seduti?

LAURA- Mentre cantamo duemi fa’ le mosse.

MARIO- Allora chiamate a mameta, *lia  le sa ffa’ e po’ è ‘ntunata.

LAURA- Cume ce pensi? Miga je piace. Nun la sentimo mai a canta’!

ROBER- De sciguro, pe' 'ndurmicce, nun ce cantava manco la ninna-nanna!

LAURA- (aiutandolo ad alzarsi) E daje!…

MARIO- (alzandosi malvolentieri, allacciandosi la cinghia dei pantaloni) Va be’!…Basta che dopo ‘ndate via e me fate sentì la partita in santa pace! Oggi c’è Juve-Inter e nun vojo confusio’!

                 (Cominciano a cantare “La Montanara” finché non entra Teresa)

TERESA- Aho! Cus’è ve sete smattiti? Ve ‘rcordo che c’è pure la gente che dopo magnato va a fasse ‘na pennichella e vo’, ‘nvece, ve mettete a *lucca’.

ROBER- (andando dalla madre e mettendole una mano sulla spalla…) Daje mamma canta cu’ no’!

LAURA- (come il fratello, ma prendendola per la mano) Su, facce sentì cume canti!

MARIO- Pe’ carità, lassatela sta, che se canta *lia oggi perdemo de sciguro!

TERESA- Ha parlato Beniamino Gigli!… Quanno cantavo io, ‘ntel coro de Santa Cecilia, tu ‘ncora *badavi le pegure e manco sapevi cus’era la musica!

MARIO- Miga ho ditto che sai stunata! Ho ditto solamente che se te metti a cantà, visto che nun canti mai, porti jella e perde la Juve.

GESUAL- (sulla soglia della camera: ha il rasoio da barba in mano, un asciugamani al collo e la faccia mezza insaponata con schiuma ) Uhé!…Insomma ve la fenite de *sgaggià, che nun sentu el campanello!? Deve ‘riva’ Veronica!

MARIO- Cu’ ce viene a ffa’ chì la “monica”?

GESUAL- Quala monica? Ho ditto: Veronica e non monica! Cus’è degià sai sordo?

MARIO- Famme capì!… Chi *saria  sta Veronica?

GESUAL- La ragazza mia.

MARIO- (perplesso e indignato) La ragazza…

TERESA- Ma nun *scappavi cu’ Assunta de “manetta”?

GESUAL- Ce semo lassati! Nun ‘ndamie più d’accordo. Se ve racconto la figura che m’ha fattu ffa’ al ristorante!?… Vuleva che je prestassi la dentiera mia, ché lia se l’era scurdata a casa! E po…

MARIO- E po’ statevi zitto, che nun me piacene sti discorsi davante ai *munelli!

GESUAL- D’accordo, ma me raccumanno: silenzio, che vojo sentì el campanello! Fateme sta' tranquillo, sennò va a fenì che me tajo!(via)

MARIO- Tu padre nun se la fenisce da ffa’ el *bardascio?

TERESA- Lassulo fa! Se sposa nun ce l’avremo più ‘n mezzo ai pia!

LAURA- Nonno se sposa?

ROBER- O ma’, ma un omo a settantaquattranni se *pole spusa’?

MARIO- Pure lora capiscene che è ‘na cosa fatta male!

TERESA- Vo’ state zitti e tu nun te ‘mpiccià!

MARIO- Sta *calmì, sta calmì!…Chi te lu tocca!? *Sa’ cu’ ce ‘mporta a no’!

TERESA- Vago a fenì in cucina. Me raccumanno: nun sgaggiate! Cantate, ma nun sgaggiate! (via)

ROBER- (verso l’uscita della madre) Va be’, mamma, cantamo piano…

LAURA- …Sottovoce!

MARIO- Sottoterra…cuscì non ce sente *nisciù!

LAURA- *Adé, che cantamo? Le canzo’ allegre nun le pudemi cantà, perché so quelle che se sentene de più!

ROBER- Cantamo la canzo’, ch’emo ‘mparato st’anno al “campo scola”: “Bramaputra”! (canzone russa: “I Cosacchi del don!”)

MARIO- (sollevato) Bravi! Quessa cantatevela *dapervo', che io nun la cunoscio!

ROBER- Eh nò, tu ce servi!

MARIO- Ma le parole nun le so.

LAURA- Tu basta che ce fai “Bu-Bù / Bu-Bù!”

MARIO- Cu’ cj  ho da ffa’ io?

ROBEO- “Bu-Bù / Bu-Bù”! T’avvertimo no’ cul deto, quanno lu devi ffa’!

MARIO- E va be’! Però lu fago da seduto. (siede- i figli cantano ed al momento giusto gli fanno cenno d’iniziare, ma Mario non sa dire “bu-bù” nel modo giusto e quindi nascono dei lazzi, finchè non si arriva al giusto ritmo voluto dai figli)

TERESA- (era entrata ed ha ascoltato non vista. Dopo il “Bu-bù”…)

                 Cus’è adé ve mettete a cantà le canzo’ da morto?

ROBER- Oh ma’, nun te sta be’ gnente a te!

TERESA- Sta zitto, che sennò te fago el culo roscio cume quello de ‘na scimmia!

LAURA- Rubertì ci ha ragiò. Oggi sai nervosa cume un gatto cuj *spinarelli!

TERESA- Nun te ce mette pure tu! Piuttosto, l’ete fatti i compiti?

FIGLI – Scì, mamma!

MARIO- Oh Terè, calmate un mumento! Ce stamie a divertì un po’, ‘nvece pare che a te nun te ne va be’ una!…

TERESA- E cus’è sto a sede io? Fadigo cume ‘na matta pe’ avecce la casa sempre in ordine… E po’ tutti i giorni nun è pari! Ce pole esse’ un giorno che a uno je tira storto?

MARIO- Ho capito! Sai nervosa pe’ la partita, è vé? Pure io me sento tutto… Nun vedo l’ora che cumencia!

ROBER- State tranquilli, che pure oggi je la famo. Ho scummesso dieci pacchetti de ciccingomme, che vincemo.

LAURA- Pure io ho scummesso che vince la Juve!

MARIO- Teré, se scolti la radio cu’ no’, te pare de sta allo stadio de Torino!

TERESA- Visto che me ce trovo, me metto a vende le nucelle e i *lupì!

MARIO- Miga saria ‘n’idea sbajata!

ROBER- Sai forte mamma! A me me dài docento lire de nocelle!

LAURA- …e a me cento lire de *sumenti!

TERESA- Tu vuoi gnente, Mario?

MARIO- Scì, ‘n catorcio de lupì!

TERESA- (incredula) Ma digo, chi me farà discore *sa vo’? (si avvia)

MARIO- Scherzi a parte, Teré: famme el caffè!

TERESA- El caffè lu fago quanno ‘rriva Sandro, l’amico tua! Ce lu sai che la dumenica è sempre qui a ‘scolta’: “Tutto el calcio, minuto per minuto?!”

MARIO- (pensando) Oh, prima ‘ndamie sempre al bar a ‘scolta’ le partite…po’ l’ho ‘nvitato ‘na dumenica, chì ‘n casa, e da cula vo’ cj ha fatto el *sulchetto!

TERESA- E po’ miga je basta el caffè, vole pure el mazzacaffé!

MARIO- Sarà uno che va a scrocco, ah?

TERESA- Penso de nò! E’ tantu gentile, educato… Miga cume a te che certe vo’ sai peggio de ‘n orso! E’ un gentilomo!…Sarà perché è ‘n zitellò!

MARIO- L’hai ditto: è un zitellò e cume tutti i zitellò è gentile e educato. Digo: nun è che te ronza troppo intorno, ah?!

TERESA- Uhé, cu’ te pare che t’ho spusato pe’ sporte? Io quanno t’ho ditto de scì ‘nte l’altare me so’ legata a te ‘nte la bona e cattiva sorte! Cume dice Caterina Caselli: “Nisciù ce pole separa’!”

MARIO- Nun c’è bisogno che te stizzi! L’ho ditto cuscì… ’Na *sciapata che m’è passata pe’ la testa!…

TERESA- Cu' ste cose nun ce se scherza!

LAURA- O ba’? Mamma ci ha ragiò e no’ nun te gambiamo pe’ gnente al mondo! (facendogli una carezza sulla testa)

ROBER- Quessi so’ discorsi che nun me piacene. No’ semo ‘na famija unita e ce vulemi be’! Babbo ha ditto ‘na cretinata (anche lui fa carezza) E’ ve’ babbo?

MARIO- (commosso) Scì, ma adé se cuntinuate: da cretino normale, me fate sentì un cretino ‘mpurtante! -CAMPANELLO- Ade' chi sarà la suora?…la monica?…cume diavulo se chiama?…

TERESA- Veronica!

MARIO- Veronica!… Rubertì, va a vede da lu spiuncì de la porta e me dighi chi è. Curi!

ROBER- (si avvia…) Scì, babbo!

TERESA- (fermandolo con la battuta) Apri e basta!… Cus’è ‘ssa storia?

MARIO- E ‘nvece no!… Vai!…(Roberto via) Sta bona, che se è Sandro je duemi ffa’ ‘na surpresa!

GESUAL- (asciugamani in testa a mo’ di turbante) Chi è Veronica?

MARIO- Enne el frate, non la monica!

TERESA- ‘Ndate de là, che quanno ‘rriva ve chiamo  io!

GESUAL- (rientrando) Nun c'è bisogno da ffa' lu spiritoso!

ROBER- (rientra di corsa e a mezza voce) Babbo, è *lu', è lu'!…

MARIO- (ai figli) Presto, ‘ndamo de là a preparacce… (Roby e Laura escono) (dalla soglia…) Teré, non lu fa’ *bucca' finché nun ‘rturnamo! (via)

TERESA- Nun è che s’è smattito solo lu, ma pure ai fiji me sta a ffa’ deventa’ scemi!

MARIO- (rientra seguito dai figli: lui ha una sciarpa ed un copricapo bianconero…I figli con sciarpe bianconere e delle bandierine) Adé va a oprì!

TERESA- Ardateli lì…che buffonata!…(andando) Manco a carnuvale!

MARIO- ‘Rcurdateve quello che duemi ffa’!…

              Scena 2^: Detti più Sandro-

SANDRO- (entra allegramente, e va verso il centro scena…) Bona, gente!…

MARIO-RAGAZZI- (quasi a girotondo su Sandro si mettono a cantare e sventolare le bandiere…) Alé oh,òh!…Alé oh,òh!…Juve!…Juve!…Juve! (risate)

SANDRO- Ah, scì!?…Io nun vulevo presentamme cume nemico, ma visto che m’ete stuzzicato:…(dalle tasche tira fuori *scuffia e sciarpa nerazzura e dopo averli indossati …) Alè! Alè-alè-alè!… “Semo l’internazionale…e a la gente bianconera…la faremo solo nera”! Intere!…Intere!…Intere!…

TERESA- Adé te metti a ffa’ el *munello pure tu?…La pajacciata è fenita! Mette a sede! (ai figli) E vo': ‘ndate de corsa a pija’ la roba pel catechismo e via!

ROBER- Ma no’ vulemi ‘scolta’ cu' babbo…

TERESA- No!

LAURA- Vulemi tifa’ pe’…

TERESA- Curri ‘n camera prima de lu'! E ‘rcordate che quanno fenimo de pranza’ me devi jutà a sparecchià e a ‘rlavà i piatti, ‘nvece de pensa’ a cantà e ballà!

I FIGLI – (si avviano mestamente, ma sulla soglia si girano e…)

ROBER-Ce semo ‘ndati sempre al catechismo!

LAURA-Cu’ je fa se pe’ ‘na vo’ nun ce ‘ndamo?

TERESA- Ho ditto de nò!…Su, che nun me ne va da discorre sal parroco!(dopo che i figli sono usciti) E tu sentirai quanto te la farà longa che merculedì nun sai statu a la riunione pe’ la comuniò dej fiji! T’avrà segnato ‘ntel registro!

MARIO- Eh! “lu' scrive e lu' *scassa!” (siede e invita l’amico a sedere) Mettete a sede!

SANDRO- (tira fuori dalla giacca un cuscinetto nerazzurro e siede sopra)

I FIGLI- (rientrano con un quaderno in mano)

LAURA- (andando…) No’ ‘ndamo…

ROBER- …a tifa’…

LAURA- …al catechismo!

TERESA- Bravi! ‘Ndate!…

SANDRO- (alzandosi e andando da loro prende dalla tasca…) ‘Spettate…anche se prima m’ete fattu cu' lu scherzo, un bagetto de ciucculata ve lu dago l’istesso!…(porge)

ROBER- Nun lu vojo, grazie!

LAURA- Manco io lu vojo!

SANDRO- E cum’è?…So che ve piacene tanto!… Cus’è state male?

ROBER- (scuro in faccia) Nun è che stamo male, ma è che…

LAURA- (dandogli una gomitata o tirandolo per la giacca) E’ ch’emo fatto un fioretto a la Madonna!

SANDRO- Qann’è cuscì!… Li metto chì, sul tavulo e quanno ete fenito el fioretto li magnate!

LAURA- Nun ce li mette, che i bagi tua nun li vulemo!

SANDRO- (guardando gli amici) Fatemi capì…

MARIO- (interviene) Nun li volene, perché je li hai offerti ‘ntel giorno che hanne fattu el fioretto…Magari ‘n’antra vo’!

ROBER- Sai i cazzotti se se prova a tucca’ a mamma!

LAURA- Sta zitto! (lo dice coprendo la battuta del fratello e precisamente su “…a mamma”) E'mejo che ‘ndamo! (esce tirando Roby per il braccio)

TERESA- ‘Ncora qua state? Fora!…(andando in cucina) Vago a preparà el caffè!…

               Scena3^: Mario-Sandro-Teresa poi Veronica-

SANDRO- (tornando a sedere) Ma sa chi ce l’evane?

MARIO- Boh!?…Saranne nervosi pe’ via de la partita! La sentene. Me pare che ci hanne scummesso pure.

SANDRO- Ma parlavene de la matre?… De qualchidu’ che la tuccava?… Chi sarà quessu?

MARIO-  Cusa ne so? Hai frainteso!… Te pare che io nun avria saputo se c’era uno che tuccava a mi moje?

SANDRO- Dighi be’!… Però me pareva che ce l’evane sa me!

MARIO- Lassa perde!… (cambia discorso) Piuttosto oggi nun fateve illusioni. La juve all’inter je dà tre pere e la manda a casa!

SANDRO- Cus’è adé ve sete mesi a vende la frutta? Pere!…O Mario, oggi ve fa do’ golli Rummenigge e do’ Altobelli!

MARIO- Quessi so’ sogni. Oggi ve pijamo ‘nte la rete, cume le *mugelle!

SANDRO- Ecco! Vo’ de la Juve sete fruttaroli e pesciaroli!

MARIO- Essà, de pescate n’emo fatte tante!

SANDRO- Fin’adé ete preso solo sardelle e *lattarina!

MARIO- E allora te le ‘rcordo io: la coppa uefa, la coppa de le coppe, la coppa….

SANDRO- …del nonno!  -CAMPANELLO-   Hanne sonato!

TERESA- (entrando e andando in cucina Finisce la battuta verso la porta del padre) Opro io!… Babbo sbrigate, che deve esse’ l’amica tua! (via)

MARIO- Adé te fago cunosce la fidanzata de mi socero!

SANDRO- La fidanzata? Dighi davè?

MARIO- Pudesse perde la juve se te digo ‘na bugia!

TERESA- (entra seguita da Veronica,che rimane sulla soglia) Prego s’accomodi!…(avviandosi) Mario, trattienila tu! (via)

MARIO- Te pareva!? (si alza) Prego, venga avante!… Lei è la…

VERONI- (completando) …fiammetta di Gesualdo!

MARIO- (interdetto) Fiammetta? Boh, sarà ‘n’antra! (all’amico) M’eva ditto che se chiamava Veronica! Ma quante ce n’ha? (avvicinandosi) Scusi, signora Fiammetta!?…

VERONI- Prego, signorina e mi chiamo Veronica!

MARIO- Me scuso pe’ la signora, ma el nome me l’ete ditto vo’: Fiammetta! L’ha ‘nteso pure l’amico mia!

SANDRO- (alzandosi e avvicinandosi a Mario) Proprio cuscì! L’ete ditto vo’.

VERONI- Ma ho detto “fiammetta” in senso romantico! Pe’ adé è solo una fiammetta, ma spero che presto deventi una fiamma! (sospiro esastiato)

SANDRO- Cuscì famo un *fugarò!

VERONI- Come ha detto, scusi?  

MARIO- (rimedia) Gnente!…L’amico mia diceva che accanto a mi socero fate un “figurò”!

VERONI- Sì! Io e Gesualdo formiamo una bella coppia!

SANDRO- …de mozzarelle!

VERONI- Prego…?

MARIO- Che coppie cuscì nun se trovane in *velle!…Sicché sete la fidanzata sua?

VERONI- Sì. E’ da do’ settimane che filiamo.

MARIO- (all’amico) Hai ‘nteso: “filane”!

SANDRO- Se staranne a preparà i materazzi de lana!

MARIO- El mese scorso ha cumprato quello de gommapiuma?… Scusi, mi socero s’è ‘rmeso a durmì ‘ntel materazzo de lana?

VERONI- Ma cosa ne so io? E po’, cosa ènne queste domande impertinenti?

MARIO- State calma! *Stacevo a dì all’amico mia, che mi socero el mese scorso s’è cumprato el materazzo de gommapiuma e adé s’è meso sa vo’ a fila’ la lana! E siccome non me pare ‘na cosa fatta be’: ve    l’ho dumannato!

VERONI- Ma cosa avete capito? Filare, non intel senso de filà la lana, ma intel senso de flittare, ganzeggiare, amoreggiare. Enne un modo de dire giovane. Non siamo miga “matusa” no’!

SANDRO- Cuscì quessa vole dì che no’ semo…

MARIO- Made in usa!

SANDRO- Scì, del Giappò! (Giappone) Adé a quessa je vojo dì…

MARIO- Lassa perde!… E a quando i confetti?

VERONI- Mai! Convivere: *scìne! Sposare: mai!

SANDRO- Ah, convivete?!…

VERONI- Scìne! Nelle ore libere ‘ntel suo pied-à-terre!

MARIO- (a Sandro) Adé cu’ vole dì: “sa i piedi a terra”?

SANDRO- Cusa ne so?! Sa quessa ce stamo a ffa’ ‘n sacco de brutte figure!…Scusi, piedi a terra vole dì…?

VERONI- Piccolo appartamento!

MARIO- (a Sandro) Ho capito! Sarà cuscì picculo e stretto che nun se polene slonga’ e devene sta’ ritti…

SANDRO- Sa i piedi a terra!

MARIO- Appunto! E... st’appartamentino è el sua?

VERONI- No! E’ di Dino.

MARIO-  Sariasuo fratello: Dino?…

VERONI- Ma suo suocero! Gesualdo, Gesual-dino: Dino. E’ così caro!

MARIO- No, è cuscì tirchio!… Pe’ casa nun lassa ‘n soldo de la pensiò che pija! Li spende pel piede a terra! Miga ce pensa che cj ha ‘n piede ‘nte la fossa!

              Scena 4^:Detti più Gesualdo- poi Teresa.-

GESUAL- (entra) Eccomi!…(va verso Veron- mentre i due amici ritornano a sedere) Eccomi a te, mia dolce Veronica!

MARIO- (sedendo) E’ ‘rivato “Dino, el play-boy”!

GESUAL- Non vedevo l’ora di inebriarmi del tuo splendore! (baciamano)

SANDRO- Freghete!…

VERONICA- Finalmente eccoti mio dolce tesorino!

MARIO- Se li sente Fellini li mette ‘nte “la dolce vita”!

GESUAL- Come mai hai tardato?

VERONI- Ci ho avuto da discorre con mammina mia! Ha volsuto sapere indove andavo, sa chi, e quanto tempo ‘rmanevo fuori…Sennò miga me faceva *scappa'!

SANDRO- Scusi, ma lei ancora ci ha la mamma?

VERONI- Sì e sapesse come me controlla!

MARIO- Fa be’! Nun se sa mai, cu' tutti sti ragazzacci che c’è ‘n giro!

GESUAL- Niente paura, ce stago io a defendella!

SANDRO- (a mezza voce) Sansone!

MARIO- Me scusarete, ma non è pe’ sape’… ’Ndo’ ‘ndate?

GESUAL- In discoteca!

AMICI- (con meraviglia) In discoteca?…

VERONI- Perché tanta meraviglia?

GESUAL- Cu’ ce truvate de strano?

MARIO- Gnente! Nun me riferiscio a lei, signorina, che sete *ancò fresca e bella…Ma tu babbo: all’età tua?… (porta il dito al cuore)

GESUAL- ‘N infarto a me? Ma pijerà a vo’ che state sempre lì seduti a scolta’ le partite a la radio! (cingendo le spalle di Veron) Questa è la squadra mia… la partita mia!

SANDRO- Me sa che allora non perdete mai!

GESUAL- L’hai capita?

MARIO- Fenite sempre in parità: icchese! Ciué: senza golle! Zero a gnente!

VERONI- Cosa volene  intendere! Non capiscio.

GESUAL- Li capiscio io!… (sospingendo Veron- verso la comune) ‘Ndamo! Lora miga ce lu sanne che i golle li fago ancora! (verso i due) So’ cume  Maradona: piccolo e scattante! (uscendo) Bona…bona…!

               Scena 5^: Detti e Teresa.-

SANDRO- Che forza! Che bestia! Miga ce lu facevo cuscì?!

TERESA- (entra con vassoio e tazze con caffé) De chi parlate?

SANDRO- De cula bestia...

MARIO- De tu padre! De Gesualdino!

SANDRO- Terè, ce lu sai che ci ha un piede a terra?

TERESA- Scì e uno ‘ntel collo!

SANDRO- Digo dave’! Ci ha un piede a terra!

TERESA- (a Mario) Ma cusa sta a dì quessu?

MARIO- Che ci ha un piccolo appartamento che se chiama ‘nte ssu modo. A no’ ce l’ha ditto la fidanzata sua!

TERESA- Dite davé?

MARIO- Scì, oh! E’ da do’ settimane che convive sa lia ‘nte le ore libere e “filane”. Che nun vole dì che filane la lana, ma vole dì che “flittane”, che nun vole dì che “flittane…cul “dittittì”, pe’ ‘mazzà le mosche, ma flittane ‘ntel senso…

TERESA- Ce lu so cusa vole dì!…Tutte sse parole le cunoscio!

MARIO- A scì?… (a Sandro) Me sa che a no’ 'ssa radio cj ha rincujonito!

SANDRO- Me sa pure a me!

TERESA- Beato lu che ci ha ‘ndo’ sfantasià la testa!

MARIO- Allora te sta be’, che i quadrì de la pensiò se li fa magna' da le dunnacce?

TERESA- Nun me sta be’ e manco m’emporta! Gambiamo discorso!… Prima che ‘rivasse la “befana” de che parlavate?

SANDRO- De pallò! Je stacevo a dì che nun pole paragunà la Juve all’Inter!

MARIO- Terè, te pare possibile quello che ha ditto?

TERESA- Me pare possibile scì!

MARIO- Hai visto?

SANDRO- Guarda che Teresa ha dato ragiò a me.

MARIO- Ma l’avrà ditto pe’ scherzo!

TERESA- No, no, l’ho ditto perdavè!

MARIO- Cu' hai ditto?

TERESA- Che tieno pe’ l’Inter!

SANDRO- L’hai ‘nteso be’ o sai duro de 'recchie?

MARIO- Quessa è grossa! Nun la vulevo sentì! Adé sai passata al nemico?

SANDRO- Ma quale nemico? Miga semo in guerra!

MARIO- Scì! Quanno c’è Juve-Inter semo tutti ‘n guerra!

TERESA- E nun esagerà!… A parte che a me de pallò me ne frega pogo! So’ stata de la juve perché c’era Trapattoni. Adé lu' è passato all’Inter e io l’ho seguito. Ce lu sai che me piace: è bravo, biondo e intelligente!

SANDRO- Nun fa ‘na grinza!

MARIO- Quessu è un discorso pieno de grinze! Se uno è tifoso de ‘na squadra: è tifoso de quella e basta!

TERESA- Perché v'altri omini sete fatti male! Ve fissate ‘nte ‘na cosa e state fissi lì tutta la vita. *’Gna esse’ muderni, ‘nda’ al passo  cu' i tempi, seguì el prugresso!

SANDRO- *Ennà! (esclamazione locale, che può adattarsi a molti significati a seconda del discorso:  “Orca!” “Senti?” ecc...) Adé che je risponni?

MARIO- Che nun ce capiscio più *gne’!…’Nte sta casa stago be’ solo cu' i fji mia! Semo tutt’e tre 'guali.

SANDRO- Juventini!

MARIO- Nun parlo de pallò! Vojo dì, che no’ semo pini d’allegria e d’amore e quanno dal core nostro parte ‘na radice e se posa ‘ntel core de ‘n antro, nisciù la pole sdraiga’!

TERESA- Adé te metti a parla’ de radici? Cus’è  fai la reclame all’ “amaro”?

MARIO- Ridete! Sfuttete pure! Tanto nun capite nisciù de do’!

TERESA- Ma se pole sape’ cu’ t’ha preso? Me pari matto!

MARIO- Tu ‘nvece sai sana! Non meriti nisciuna cunsiderazziò!

SANDRO- Me pare che adé esageri!

MARIO- Tu sta zitto! Sta zitto, che hai purtato lu scumpijo ‘n casa mia! Questa prima era ‘na casa rispettabile, ciué juventina! Adé me pare quella d’arlecchino, de tutti i colori!

TERESA- E fattela fenita! Quanto la fai longa pe’ do’ calci ‘ntel pallò!

SANDRO- (cerca di calmare le cose) E daje, Mario! Stamo a parla’ de sporte…De ‘na cosa leggera!

MARIO- Nisciù de do’ ete capito quellu che intendevo dì!

TERESA- Allora visto che nun capiscio, cuntinuo a nun capì e a ‘rmane interista!

MARIO- E io ‘nte ‘na casa sa do’ interisti nun ce ‘rmano! (prende la giacca, che stava su una sedia) Vago al bar de la piazza a scoltà le partite. *Almanco lì c’è calchidù che la pensa cume a me!

TERESA- E va! Va…va al bar!

MARIO- (esce)

TERESA- Sempre cuscì, quanno nun pole pijà la ragiò: va a sfugasse al bar! (in pensiero- breve pausa) Cu’ dighi, emo esagerato?

SANDRO- Esagerato? Troppe poghe je n’emo ditte!

TERESA- No, perché quann’è scappato c’eva ‘na faccia… Ultimamente non è ch’è stato tantu be’!… Dice sempre che ci ha ‘n dulore chì…(indica il centro del petto)

SANDRO- Tutte scuse, Terè! Nun je da’ retta! Dice cuscì pe’ ripurtatte da la parte sua, ma tu nun je la devi dà sta soddisfazziò.

TERESA- Che po’ a me che me frega del pallò! Me so’ incaprinita a dì ch’ero dell’Inter, pe’ faje capì che pure io posso ave’ ‘n’idea mia. Me fa sentì sempre inferiore!

SANDRO- (approfitta del momento) Mario nun se merita una cume a te. Pensa più al pallò che alla moje! Merita quattru giurnate de squalifica.

TERESA- Cusa dirai mai?

SANDRO- Scusa, ero ‘rmaso al gioco del pallò!

TERESA- Perché je vulevi dà quattru giurnate de squalifica?

SANDRO- Perché nun pole trascurà ‘na donna bella cume te…

TRERESA- Cume te neva?…

SANDRO- Credeme! Io de femmine me ne intendo.

TERESA- Ma se sai ancora da spusa’!?

SANDRO- Appunto pe’ *quessu me ne intendo!

TERESA- Me sa che ce cunvie’ ‘cende la radio e 'scolta' le partite!

SANDRO- Lassa perde le partite. Preferiscio discore cu' te! Dicevo che ‘n omo da spusa’ s’intende de donne de più de quello spusato. Le vede sa un occhio diverso…

TERESA- Dighi dave’?

SANDRO- Scì! Segondo me, tu sai ‘ncora ‘na donna che fa gira’ la testa!

TERESA- (ch’era già da un po’ che si pavoneggiava) Ma cume te ne va?

SANDRO- Terè, pe’ te el tempo s’è fermato! Sai bella cume quann’eri ragazza.

TERESA- Sandrì, nun ce sto a a capì più gne’!… Me stai a cunfonne tutta!

SANDRO- Cume hai fatto a sceje a Mario?

TERESA- Perché cu’ ci ha?

SANDRO- Cusa non ci ha vurrai dì! Nun ci ha rispetto e cusiderazziò pe’ te! Non te mette in risalto! Te *spegne! Terè te spegne!

TERESA- Ma se manco me tocca, cume fa a *spègnemme?

SANDRO- No' ‘ntel senso che te dà ‘na *spenta…Te spegne la luce che hai drento, ciué nun te valorizza! S’è ‘ncaulato cume ‘na bestia pe’ ‘na sciapata ha preferito ‘nda’ al bar ‘nvece de statte vicino.

TERESA- Ma Mario è fattu cuscì!

SANDRO- E’ quello che te stago a dì! Pe’ te ce vuria ‘n antro omo!

TERESA- Ma cusa dirai sa 'ssa bocca? Mario è mi marito. Je vojo bene e nun lu gambio cu' nisciù! Adé, famme el favore: va via che m’hai *strabaltata tutta!

SANDRO- Vago via quanno ho fenito da ditte tutto!

TERESA- Perché, cu’ ci hai anco’ da dimme?

SANDRO- Te devu dì che io…Che tu… Insomma pe’ te ce vuria qualcuno più gentile, più…

TERESA- Te ripeto che Mario è “più”! E’ el marito più bono che ce sta e me lu tieno!

SANDRO- E se per caso more?

TERESA- Sai deventato mattu?

SANDRO- La mia era solo n’ipotesi! Vulevo dì: se pe’ caso more, tu te rispusaristi?

TERESA- E cusa ne so? Mario fin’adé nun è morto mai! -CAMPANELLO-  Chi sarà? (va ad aprire e comincia la battuta da fuori) Mario, Mario mia!… (entra seguita da due uomini che portano Mario…) Che jè successo?… Entrate….(aggiusta il divano) Qua!… Mettelo qua!

AMICI- (sistemano Mario, supino, sul divano)

SANDRO- (anche lui si dà da fare per sistemare Mario, accompagnando con delle battute brevi e a soggetto)

TERESA- Diteme ch’è stato?… Che je hanne fatto?

GIGIO- Gnente! Ha fattu tutto daperlù!

MICHE- Stamie a giugà a carte…io cu' Gigio e lu cu' Nicola  de “stuppì”…e ‘nte cul mentre: sentimie le partite de pallò…

GIGIO-  …e mentre Mario se staceva a ffa’ la *balza sa l’asse de bastò…

MICHE-  Era l’asse de coppe! Tant’è che t’evo pure ditto de passa’ ‘n *frinfrinellu1

GIGIO- Che frinfinellu e frinfinellu d'Egitto, che t’evo fattu l’accenno ch’ero *cegato? Nun me guardi mai!

MICHE- Adé me metterò a guarda’ a te! Tanto sai bello...

TERESA- Adé vulete che no’ ce mettemo a guarda’ a vo’ do’?

SANDRO- A no’ nun ce frega *gne’ de la partita a carte! Se pole sape’ cu’ je ha preso?

TERESA- Jezu! Je ha preso i *sdrimbulò!… Me vulete dì cusa je ha preso?

GIGIO- Stami a cerca’ de divvelo!… Mentre vostro marito staceva a calà la carta…

TERESA- (interrompe) Arridaje ste carte!… Cusa je ha preso vojo sape’. La partita a carte nun 'nteressa!

MICHE- C’entra e ce bocca, signora mia! Defatti, ‘ntel mentre che calava giò la carta: la radio ha ditto che Rummenigghe eva segnato un golle…

GIGIO- …Prima hanne ditto ch’era forigioco, e allora Mario guasi guasi che je veniva da ride, po' mentre staceva a giugà la carta…

MICHE- L’arbitro Agnollin je l’ha datu bono! Allora Mario: s’è sbiancato ‘nte la faccia e è ‘rmaso sa l’asse de coppe, cuscì! (mimica)

GIGIO- De bastò, nun te sbajà!

MICHE- De coppe!

GIGIO- De bastò!

SANDRO- ‘Nsomma cusa ha fatto cu' l’asse?

MICHE- Gnente! E’ ‘rmaso cuscì!

GIGIO- Dopo ha cumensato a trema’… Parlava, ma nun se capiva be’ cu’ vuleva dì.

MICHE- Allora emo deciso de purtallo a casa.

TERESA- Ete fattu be’! Sandro, chiama el duttore!

SANDRO- Ce penso io! (cerca nell’elenco)

TERESA- Guarda cume s’è ridotto pel pallò!?… (lo chiama) Mario, guardame!… Dimme calcò!… O Mario!?…

MARIO- (farfuglia, anche se ogni tanto viene fuori, quasi chiaramente, qualche parola) …Chi è?

TERESA- So’ io: Terè, tu moje!

MARIO- Perché el golle je l’ha datu bono?

GIGIO- E’ statu l’arbitro, miga lia!

MICHE- Mario, vedemo se riesci a ‘rcurdatte: te stacevi a ffa’ la balza cu' l’asse de coppe o de bastò?

GIGIO- Dijelo ch’era quellu de bastò!

SANDRO- (che aveva trovato il numero e cominciato a farlo…) Oh, ve vulete sta zitti?… E' quattru volte che sbajo el numero! Nun ce capiscio più gne’! ‘Na vo’, m’ha risposto la pesciarola…’N’antra, el convento de le Carmelitane scalze… E cus’è sta *caciara?…

                 Scena ultima:Detti più Biagio.-

                     Luce soffusa... Una triste musica introduce l'Angelo Biagio, che a passi lenti si avvicina al divano,  rivolgendosi a Sandro...

BIAGIO- Cusa teleffuni a ffa’?…Non fa in tempo!…Nun lu vedi ch’è più de là che de qua?…(altro tono) Rubinetti Mario: sbrigate!!!!

MARIO- (rovescia gli occhi verso l’alto per vedere Biagio e gli fa cenno di: “no”)

SANDRO- Pronto, Duttore?…Qui è casa Rubinetti… No, nun so’ l’idraulico,  so’ l’amico de Mario!

TERESA- Dije de Mario de “pisciò”, che lu capisce mejo!

SANDRO- Telefuno da la casa de Mario de pisciò… Scì! Mario s’è ‘nteso male!… Scì, è qui 'n casa!… (a teresa) Dice cusa se sente?…

TERESA- Cu’ te senti Mario?

MARIO- Ah?

TERESA- (forte) Cusa te senti?

MARIO- Nun sgaggià che ce sento!… ’Na paralisi…el core! (si tocca con la mano in mezzo al petto e poi fa cenno di morire)

TERESA- Dije de venì de corsa che ci  ha el core!

SANDRO- Duttò, venite subito, perché ci ha el core!... Diga pure…

GIGIO- Ha ditto che ci ha el core qua…(toccandosi dalla parte sx)

MICHELE- Guarda che ha ditto che ce l’ha de de quà…(indica a dx)

BIAGIO- Mario, vulemo ‘nda’?

MARIO- (fa cenno di no)

SANDRO- Scì, je lu digo! Grazie! (mette giù il ricevitore) Ha ditto de sbuttunaje la camigia e de lassallo ‘ndo’ sta, che tra pogo ‘riva lu!

TERESA- (gli sbottona la camicia)

BIAGIO- Tanto el duttore, nun farà in tempo, ce lu saprò!?

MARIO- Adé pareggiamo…e po’ vencemo…

TERESA- Lassa perde al pallò! Sempre lì pensa!…. Sta calmì!…

BIAGIO- Vulemo ‘nda’ che cjiho ‘na certa *prescia!?

MARIO- Ma lu sai che me stai a rompe’? Ma se pole sape’ chi sai?

TERESA- (crede che si sia rivolto a lei) So’ Teresa, tu moje… Nun me ‘rcunosce più!

BIAGIO- So’ Biagio: l’ “angelo del passaggio”!

MARIO- E allora, Biagio: va adagio… Cus’è 'ssa *fuga, Biagio?

SANDRO- (credendo che si sia rivolto a lui) M’ha chiamato: Biagio! Cus’è straparla? 

TERESA- (sguardo e mani verso protese in alto) Madonna, jutace!…

BIAGIO- (a Teresa) E’ troppo tardi, nun te pole scoltà!… (a Mario) Allora, te sai deciso?

MARIO- Nun ce vojo venì!

TERESA- (c. s.) Sta tranquillo che nun te purtamo da nisciuna parte. Fra pogo ‘riva el duttò!

MARIO- Terè nun hai capito mai, poj capì adé?

BIAGIO- Sbrigate che ci  ho da ffa’! Cj ho da fenì ‘na partita a carte, è da un anno che l’emo cumenciata e vojo vede cume va a fenì!

MARIO- Pure io vojo vede cume fenisce la partita!

TERESA- Riecchete el pallò!

SANDRO- Vedrai che pareggiane! (a parte a Teresa) Je l'ho ditto cuscì, tanto pe’…

BIAGIO- Allora?

MARIO- Ripassa fra qualche annetto!

BIAGIO- Ha da esse’ adé: è tutto scritto!

MARIO- I fiji mia?… I fiji mia?…

TERESA- (c. s.) Stanne al catechismo!... Nun se ‘rcorda più gne’, me se sta a 'grava’!

BIAGIO- Daje, fa sto sforzo…Fa’ un bel respiro…Te juto io! (facendo un finto passo indietro e portando le braccia da tese a piegate verso di sé: lo chiama con voce in lontananza, per poi ritornare alla stessa posizione di prima- ripete due al massimo tre volte)

MARIO-Terè, ci ho d’anda’!

TERESA- P’adé non poj scappa’, te pole fa’ male! Prima fa venì el duttore!

MARIO- (solleva la testa) Ci ho de 'nda’ cu' Biagio!

SANDRO- S’è fissato che so’ Biagio!

TERESA- E’ Sandro, l’amico tua!?…

BIAGIO- Decideti!… ’Ndamo che el viaggio è longo!

MARIO- Scì, è mejo che vieno via!… Miga capiscene ‘ndo’ ci ho de 'anda’!…Vieno…Vieno cu' te Biagio!

BIAGIO- Bravo!

MARIO- Eccheme! (occhi sbarrati e fissi – respiro e...)

SANDRO- Mario?…Oh, Mario?…Terè: è ‘ndato!

TERESA- Mario!…(poggiando la testa sul corpo di Mario, singhiozza)

BIAGIO- (si risente la musica e la luce si rialza lentamente...Biagio, si allontana a passi lenti, con in mano una bianca colomba, che avrà preso da dietro al divano)

GIGIO- (a Sandro) Cus’è:  è morto?

SANDRO- (fa cenno di sì)

MICHE- Adé cume famo a sape’ se era l’asse de bastò o l’asse de coppe?

GIGIO- Certo che la vita è un interrogativo?

S I P A R I O

S E CO N D O  A T T O

(Siparietto – Primo quadro)

              All’apertura della tela, un siparietto scuro farà da sfondo al viaggio di Biagio e Mario verso il l’Eternità. Una musica “stellare” introdurrà l’entrata dei due attori.

BIAGIO- (entra- guarda dietro di sé e non vedendo Mario, lo chiama) Anema Mario Rubinetti, sbrigate! Nun se la capisce che ci ho prescia!

MARIO- (da fuori) Biagio, ‘ndo’ sai?…(entra)  ‘Spettame, sennò me sperdo!

BIAGIO- Nun te poj perde’.  Basta che segui la via lattea!

MARIO- La via lattea?

BIAGIO- Scì!

MARIO- Nun ce n’è ‘n’antra de strada?

BIAGIO- Perché nun te piace? Cu’ c’è che nun va?

MARIO- Il latte nun l’ho mai digerito e se me se  'lenta lu stomigo, ‘ndo’ vado…?

BIAGIO- Questa è la più corta, l’altre so’ più longhe!

MARIO- Cu’ me frega, ormai ci ho tutto el tempo!

BIAGIO- Scì, ma so’ io che nun ce l’ho! ‘Ndamo!

MARIO- Famme ripusà ‘n pughetto! Nun vedi che tiro el fiato sa i denti?…Cus’è tutta 'ssa fuga?  Ci hai de nda' a prende a qualche altru cristia'?

BIAGIO- Ma no!…E’ che ci ho da fenì ‘na canasta! E’ tre anni che l’emo cumenciata e ‘nco’ non l’emo fenita! Ho lassato Peppe, che fa coppia cu' me, sa *cuj do’ giannizzeri de Gabriele e Giorgio. Sa’ cume lu staranne a ‘mbruja’!

MARIO- Ma de chi parli? Chi so’ quessi?

BIAGIO- Peppe, el falegname, L'Arcangelo Gabriele e Giorgio el Cavaliere! Capirai, se io e Peppe ce famo ‘n’*accenno de troppo: tirane subito fora la spada!

MARIO- E sete boni lassù!… Ma dimme: cume mai sai venuto tu a *raccojemme?

BIAGIO- Perché el compito mia è quessu! Me l’hanne assegnato ottantatre anni fa. Me ne mancane diciassette pe' 'nda' in pensiò!

MARIO- Ennà! Cus’è pure da morti tocca a fadigà?

BIAGIO- Essà! Appena le aneme ‘rivane: je danne un lavoro! A segonda de cume se cumpurtavene da vivi… Cume te possu dì?… Presempiu, a me da vivo, me piaceva trascorre' el tempo libero al bar, piuttostu che juta’ mi moje drento casa. De conseguenza io so’ un’anema che passa più tempo fora che drento el Paradiso. Quessu però fino a che nun vago in pensiò!

MARIO- E tu moje cu’ fa’? ‘Ndo’ sta?

BIAGIO- Lia sta a ffa’ penitenza ‘ntel Purgatorio e salirà in Paradiso lu stesso giorno che io vago in pensiò!

MARIO- Cum’è che lia sta ‘ntel Purgatoriu e tu…

BIAGIO- Perché lia, nun vedenneme mai 'n casa, se rabbiva tutta e da la bocca je scappavene più parulacce che avemarie e orapronobisse! Io, ‘nvece, nun me la pijavo più de tanto, eru cuntento de la vita e so’ stato premiato, anche se per cent’anni ci  ho da ffa’ el trasportatore de aneme!

MARIO- Sicché a tu moje je tocca…

BIAGIO-…Ffa’ penitenza e vedemme: libero, tranquillo e circondato de ‘na luce divina!

MARIO- ‘Ndo’ sta 'ssa luce, che chì è tuttu scuro e  ce vedo a mala pena?

BIAGIO- La potrai vede dopo che t’hanne giudicato, non prima.

MARIO- Pensi che me manderanne all’inferno?

BIAGIO- No, visto che te so’ venuto a prende’ io!

MARIO- Che penitenza me daranne?

BIAGIO- Qual’era la cosa che te piaceva fa’ de più in vita?

MARIO- Vede la partite de la Juve!

BIAGIO- Allora, me sa che te faranne vede tutte le partite che la Juve ha perzo!

MARIO- Sai che patimento?… E pe’ quant’anni me toccherà vedelle?

BIAGIO- Spera che sia in giurnata bona!

MARIO- Chi?

BIAGIO- La sicritaria de S. Pietro!

MARIO- Perché nun è lu' che…

BIAGIO- Lu' dà solo el tipo de penitenza che uno se merita, ma la durata la dà lia! E’ ‘na tedesca, dura, ferma, severa! Tu fatte vede docile, bono, sottomesso e pole dasse che te ne dà de meno!

MARIO- Io appena la vedo cumencio a tifa’: Beckenbaure, olé!…

BIAGIO- Bravo! Adé ‘ndamo, me pare che te sai ripusato abbastanza! C’è ‘rmasa da fa’ la salita finale e semo belli che ‘rivati! ’Ndamo! (esce)

MARIO- Vieno, ma non cure che me sperdo!…(si ferma sulla soglia dell’uscita) Pensa te! Manco da morto trovi pace: te tocca fadiga'! Tutt’el cuntrario de la tera: lì, te tocca raccumannatte pe’ pude’ fadigà e chì, pe’ pude’ fadigà de meno! (cerca Biagio) Biagio, ‘ndo’ sai?… 'Spetta che me sperdo…(da fuori) Biagio ‘spettame…(riprende la musica, metallica, stellare che poi piano piano scema lasciando posto alla dolce musica: “Dolce mattino” che accompagnerà l’apertura del siparietto….

                          

SECONDO QUADRO

(Apertura Siparietto)

                    La scena rappresenta l’anticamera del Paradiso, dove alcune anime attendono di essere giudicate. Sul fondo e sulle quinte, qua e là vi sono delle nuvolette…L’Angelo bidello è in fondo alla scena, in piedi che dorme…Accanto a lui, sulla dx, vi è un tavolo con sopra un librone, dove sono registrate le anime già arrivate e quelle che dovranno arrivare.-Lateralmente a dx vi è l’entrata comune.- Lateralmente ed in basso a dx, due donne stanno sedute su di una nuvoletta, dormono pure loro, come il Barone, che sta a sx e di fronte a loro.- In alto e lateralmente a sx vi è una porta argentata o dorata, che porta al Tribunale Divino….-

                 Una dolce musica: “Dolce mattino”, sveglia l’Angelo bidello, che a sua volta sveglierà le anime in attesa.

                Scena 1^:-Bidello-Cesira-Rusina-Barone.-                            

BIDELLO-(svegliatosi, va a svegliare le anime: prima le donne, il Barone, e poi ritorna al centro scena in fondo) Ringraziamo sa un inchino chi è cuscì bono da tenecce ‘nte l’eternità!…

ANIME- (ogni qual volta, verrà detta la parola “eternità”: TUTTI canteranno la parola “immensità”,  dalla canzone di Don Backy “immensità”.) ‘Ntell’immensitàaaaa!…

BIDELLO- Jé! Cumensamo ‘n’antra giurnatella!…

CESIRA- (seduta verso centro scena, prendendo il “mattarello”, che passerà su e giù sulle cosce nei momenti di pausa) Eppure questa l’aggiungemo all’altre, è ve’?

RUSINA- (seduta later. dx, prendendo le moiole, filo delle corone, nel quale ogni tanto infilerà qualche acino…) (Le “MOJOLE” sono delle pinze con punte arrotondate. Caratteristiche per la lavorazione del fil di ferro, che tiene uniti e distanziati a gruppi di dieci “acini” -le Ave Maria- e i cinque “acini” di Padre Nostro.-) Se pole sape’ pe’ quanto tempo ancò ‘gnà che spettamo pe’ *esse’ giudicate?

BIDELLO- State calmi!...State boni! Quann’è el turno vostro ve chiamane! Nun ve preoccupate! ’Nte sti posti ce vole la calma e la pazienza.

CESIRA- Ma che calma e pazienza!? E’ ‘n sacco d’anni che semo qui e ‘ncò nun se riesce a pijà un *capezzo!

BIDELLO- E io cu’ ce possu ffa’? Io so’ l’angelo bidello, nun cumanno gnente! Io quellu che possu dì è: “State calmi e state boni!” Pel resto ce pensa S. Pietro e la sicritaria sua… A proposito, stamattina ènne un po’ in ritardo!

BARONE- (parla un po’ affettato, sarebbe bene con la “erre moscia”, da sembrare appena effeminato) Non state a perdere tempo a spiegare, tanto non vi capiscono, sono dei popolani, plebaglia ignorante!

RUSINA- ‘Gnurante a no’?…Aho, “Aistaine”, (detto com’è scritto) cu’ famo, cumenciamo la “santa giurnata”? Guarda che se continui a offenne’: te cucio la bocca sa stu filo de le curone!

BIDELLO- Zitta, nun te fa’ sentì! Sennò quanno te giudicane te l’assommane a cul’altri peccati!

RUSINA- Nun me frega! Almanco nun lu sentirò più a parla’!

CESIRA- Crede che perché è nobile, se pole  permette’ de offenne, ssu’ capisciò?

RUSINA- Te la capisci o nò, che qua semo tutti ‘guali!…

BARONE- (volgendo loro uno sguardo di commiserazione) Tutti uguali!?…Vi ricordo che io sono il Barone Beccotorto!

CESIRA- Ce lu sapemo, ce lu sapemo!…’Ppena sai ‘rivatu vulevi ‘tacca’ pure i manifesti!

RUSINA- Te cunvie’ stacce da longo, sennò el “beccu-storto” te lu ‘ndrizzamu no’!

BARONE- (arrabbiato, esclama) Per tutti i muli della Maremma!…

BIDELLO- Uhé, Uhé!State boni…State calmi! Non fate *cagnara, sù! Duvete avecce tanta pazienza! Duvete ‘spettà!

RUSINA- Ce semo stufate de ‘spettà e de vede giudicata la gente ch’è ‘rivata dopo de no’! Nun è giusto!

CESIRA- Me pare de sta giò la terra, quanno stai dal duttò: i furbi te passane avante e el turno tua nun ‘riva mai!

BIDELLO- ‘N’ *accada che me dite ste cose!…Che po’ nun so’ cu’ significane?

BARONE- Scusi, signor Angelo Bidello!… Lasci che spieghi io. (alle donne) Vi faccio notare che anch’io sono in attesa, purtroppo, qui con voi, nonostante sia un Barone, di un’estradizione più elevata.

CESIRA- L’hai ‘nteso, Rusì?(sfottò) Lu' ci ha la “stradizziò soprelevata”!

RUSINA- E cala giò da 'ssu *ceregio! ‘Ntipattigu!

BIDELLO- Staceteve zitti! Nun me cumplicate le faccenne! Nun me fate passa’ guai a causa vostra!

BARONE- Vi prego di chiamare all’ordine queste due megere!

RUSINA- (si alza) “Messaggere” no’?!…. E cu’ ci hai preso pe’ ruffiane?

CESIRA- (si alza e brandendo il mattarello) No’ ruffiane?!…

BIDELLO- (capisce e già va verso il centro)

CESIRA-…Te dago tante de cule rasagnulate, che te fago deventà un *bucculotto !

BIDELLO-  State boni!…

CESIRA- A costo de ‘nda’ all’inferno!…

BIDELLO- State bone!…

RUSINA- ‘No ce vuristimi sta' bone, ma è lu' che offenne sempre!

BIDELLO- ‘Nte stu modo aggravate la vostra pusizziò!…(appena vede le donne riprendere il loro posto) Gnà che ve lu digo: vo’ tre ve truvate ‘ncò qua, in attesa de giudizzio, propio perché fate *cagnara! Più cagnara fate e più alla longa va el giudizio e più tirate de recchie pijo io! Dacché sete ‘rivati ho preso ‘n sacco de romanzine dal Principale, S.Pietro!… Pe’ nun parla’ de l’Angelo Sicritaria: la tedescaccia!… Ce l’ha sempre cu' me, ssa “crucca”…'Ssa “magnapatate”!…

              Scena 2^ :Detti più la Segretaria.-

SEGRET- (ch’era già entrata a “magnapatate”- Parla un italiano , come lo potrebbe parlare un tedesco: storpiando le parole, come quelle che si trovano scritte in corsivo nelle sue battute)…Chi mancia patate?…

BIDELLO- Mamma mia, ecchila!

SEGRET- A chi ti riferifi?

BIDELLO- Gnente…gnente! Stacevo a dì alle aneme che nun ce sentu be’! Forse perché quann’ero in vita ho magnato tante de *cule patate!…Vo’ ce lu duvristi sape’ che chi magna troppe patate deventa sordo e…

SEGRET- Fa pene…fa pene!…Io non creto, ma fa pene!…Tu stare attento, perché oggi essere ciornata FURCT-BAR! (va a guardare registro)

BIDELLO- E chi se move da chì!? Ve pare che vago al Bar?

BARONE-In tedesco “FURCT-BAR” significa: “Terribile!”

SEGRET- (ch’era ritornata al centro) Toppo tanti anni di laforo insieme tu ancora non capire me e lui sì!?

BIDELLO- Però, me pare de nun essemme sbajato de tantu! Visto ch’è ‘na giurnata terribile: nun ce avrò el tempo de ‘nda’ al bar. A parte che qui nun c’è el tempo manco pe' ffa’ merenna! E’ da tre giorni che ‘nte la saccoccia ci ho un panì cul *ciausculo.

SEGRET- (dopo aver fatto mimica di “tanto è inutile”, se ne sta andando…)

BIDELLO- (domanda) S. Pietro stamattina nun viene?

SEGRET- (si ferma, si gira…) kommen!

BIDELLO- Digo: S. Pietro stamattina nun viene?

SEGRET- Kommen!

BIDELLO- Me sa che de patate n’ha magnate tante!…(forte) S. Pietro stamattina viene o no?

SEGRET- Cossa critare,cossa critare! Io sentito pene! Io risposto a te: Kommen e Kommen in mia lingua fole tire: “arrifare!” Cossa folere tu da S. Pietro?

BIDELLO- (impacciato) Ecco!…Ce *sariane ste aneme, che *vuriane sape’…(si mette paura ritraendosi in sé stesso, perché…)

SEGRET- (forte e accigliata) Cossa? Cossa folere sapere?…Sempre curiosi questi Italienisch!…Folere sapere tutto, ma mai (verso le donne) NICHT BESTIMMEN!

RUSINA- Sentitela!…E cusa dà i numeri al lottu quessa!…L’hai ‘ntesa Cesì? Ha ditto ch’emo *biastimatu!

CESIRA- Guardate, signora sicritaria, che ve state a sbajà, io e Rusina semo gente de chiesa!

BARONE- (con risatina di sufficienza) Ma che avete capito? Nicht bestimmen significa:“Decidere niente!” Scusatele, non hanno studiato come me e poi io avevo degli amici...

SEGRET- Grazie, per traduzione, ma tu essere come altri. Non arruffianare me! (chiede al Bidello) Tetto pene “arruffianare”?

BIDELLO- Ete ditto be’!

SEGRET- Cossa stafi a tire prima…

BIDELLO- (che non si ricorda, tra sé…) E cusa stacevu a dì?…

SEGRET- SNELL!

BIDELLO- (guardandosi il corpo) Ce credo che so’ “snello”, so’ tre giorni che nun fago merenna!… (ricordando) Ah!…Ve stacevo a dì che l’aneme volene sape’…

SEGRET- (forte) STILLE!…

BIDELLO- (paura) Quessa me fa murì de ‘n colpo!

SEGRET- Qui, nessuna anima afere tiritto ti folere! Tutte anime tofere stare in preghiera: (facendo mimica di “silenzio”) in Stille e aspettare proprio turno! FERSTANDEN? ANGLOSSEN?

RUSINA- Scì, va be’…cume dite vo’! Ce cunviè a sta' zitte, sennò prima ce fanne la “festa” e dopo ce “spaccane l’ossi”!

CESIRA- Cume hai fattu a capilla? ‘Ndo’ l’hai imparato el tudesco?

RUSINA- (dandosi delle arie) Sai…sa le bancarelle!…(era una “bancarola”: vendeva articoli religiosi, ceri, candele esposti in una “bancarella. Tutt'intorno alla piazza del Santuario della Madonna di Loreto vi sono le “bancarelle”  con le classiche donne che invitano i pellegrini a comprare i loro articoli)

CESIRA- Me l’evane ditto che a lengua stacevi be’! (ha detto una cattiveria- poteva sottintendere che durante l'ultima guerra, l'amica se l'intendesse con soldati polacchi e tedeschi...)

RUSINA- (risentita) Voj mette’ la mia in confronto a la lenguaccia tua?!

SEGRET- Cossa afere da MURMLEN? Da Borbottare?

RUSINA- Quessa m’ha stuffatu! Adé je lu digo papale,papale!

CESIRA- Sta zitta!

RUSINA- E’ inutile, bella mia, che voj ffa’ la “ giusta”…Ce semo *‘necorte che pure tu nun sai quella che voj sembra'!

SEGRET- Cosa folere significare?

BARONE- Vogliono dire…

CESIRA- Tu stai zitto e lassa parla’ a lia!

RUSINA- Vojo dì, che solo ieri hai fattu passa’ avante quattro aneme ch’erane ‘rivate dopo de no’. L’altro giorno a tre… No’ ce semo stuffate a ‘spettà e vede che l’altri ce passene avante!

SEGRET- Ecco qua italienisch!

BIDELLO- State calmi! State boni! Nun me la fate ‘ncaulà!

SEGRET- Sempre brontolare, mai contenti! Questa essere tecisione Tivina, tofe tutto essere stabilito.

BIDELLO- Je l’*evo ditto!

SEGRET- Qui non esistere tempo!

BIDELLO- Manco pe’ ffa’ merenna!

SEGRET- Qui essere l’Eternità!

TUTTI-  (si alzano e braccia protese verso l'alto) “Nell’immensitàaaaaa!”

BARONE- Scusi signora segretaria?… Posso sapere che fine ha fatto la domanda che ho inoltrato, per avere un colloquio con S. Pietro?

BIDELLO- Adé se ce mette pure quessu!

SEGRET- Stare tranquillo! Tomanta essere sul tafolo di S. Pietro.

                 Scena 3^: Detti più S. Pietro.-

S.PIETRO- (entrando) Se pole sape’ chi è che me chiama? E’ più de ‘na vo’ che sentu el nome mia!…Nun me fate *fuga che so’ vecchio! Nun ce la fago più a ffa’ sto lavoro! Cj ho pure l’asma. Je l’ho ditto tante de cule volte al Principale: “Pe’ quindici giorni mettece a ‘n antru al postu mia, che io ci ho da famme le cure a le Terme, ma “Quellu” nun ce sente!

                  (Un gioco di luci e tuoni precedono il parlare della v. f. c. - Tutti si girano verso il fondo, dando le spalle alla platea e chinati, con il capo riflesso in avanti)

V .F .C .- (voce lontana e decisa, con tono di rimprovero) Chi ha ditto che nunce sento?

S.PIETRO- Gnente,gnente! So’ stato io! L’ho ditto cuscì, senza pensacce. Scusame!

V .F .C.- 'N’antra vo' pensa a quello che dici! Nun te scurda' che pure tu te trovi nell’eternità!

TUTTI-  (c. s.) “Nell’immensitàaaaaa!”

             (stesso gioco di luci e rumori, prima di ritornare alla scena normale)

S.PIETRO- (tra sé) Qui bisogna sta attenti a cume se parla! (forte, alla segretaria) Donca…cusa so’ venuto a ffa’ chì?…E chi se ‘rcorda…

SEGRET- Eccellenza, occi essere ciornata ti giutizio! (sospinge all’uscita) Ricortare atesso? Preco!…Bitte!…Entrare in ufficio…Bitte!

BIDELLO- A lu' je dà el “Bitter”, l’aperitivo, e a me nun me fa ffa’ manco merenna!

S.PIETRO- (si ferma) E’ giorno de giudizio, hai ditto?

SEGRET- Sì, eccellenza!

S.PIETRO- (andando) Manco me ‘rcurdavo…Sto a deventà smemoriato!(via)

SEGRET-(dalla soglia al Bidello) E tu fare attenzione! Tenere tisciplina! Ricorto te che se non tenere anime puone: io mantare te a fare Ancelo custote al Polo Nort, ta  Esquimesi!

BIDELLO- Pe’ carità, nun me ce mannate al pole norde che ci ho l’adrose cervicale e la sinovite ‘nte la fronte!…

SEGRET- Ancelo affisato, mezzo salfato! (esce)

CESIRA-Ihé, quant’è brutta!

RUSINA- Propio ‘ntel repartu nostro duveva capita’ 'ssa moramazzata?

BIDELLO- Sete cuntenti adé? Ve l’evo ditto che quessa ce l’ha sa me! Fateme el favore: (insieme alle anime) State calmi!..State boni!

RUSINA- Ormai l’emo ‘mparato 'ssu riturnello!

CESIRA- Possibile che vo’ nun cumannate gnente?

BIDELLO- Qui, cari mia, ognuno cj ha el compito sua! Po’, oramai so’ vecchio guasi quanto S. Pietro e nun posso più ffa’ carriera. Eh!... Da giovine ero ‘n bell’angiuletto!… Zumpettavo, currivo de qua e de la cume ‘n grillo!…

BARONE- Siete stato pure Angelo Custode?

BIDELLO- *Essà! N’ho custodite de anime io!… Qualcuno era bravo, qualche altro de meno! J anni passene pe’ tutti e quanne hanne vistu che nun ce la facevo più a sta dietro a la gente: m’hanne meso a ffa’ l’angelo bidello.

BARONE- Avete custodito pure anime di nobile casato?

BIDELLO- ‘Na volta sola! Era un principe. ’Na *lenza! Je mancavane solo i corni! Ne cumbinava de cotte e de crude!,,,

CESIRA- Sempre cuscì, oh! 'Ssi nobili, cu' la scusa che ci hanne i quadrì fanne sempre i cumudacci de lora!

BARONE- Signora io non le permetto…

RUSINA- Ma cusa nun permetti tu? Qua i quadrì nun contane! Ce l’hai qua i quadrì?

BARONE- No.

RUSINA- Te la voj capiì, allora, che qui semo 'guali? E po’ ci  ha raggiò lia, valtri ricchi ete fatto sempre cume ve pare!

BARONE- Le faccio notare cara signora, che il mio casato ha partecipato alle crociate!

CESIRA- S’è pe’ quessu, pure lia!

RUSINA- Essà! Vo’ ete fatto le “cruciate” e io le *“cruciere” cu' le curone!

BIDELLO- Cu’ fa ‘rcumenciamo? Allora ce l’ete cu' me! Ve ripetu che duete sta’  boni e sta’ calmi! Lora (indica chi sta dietro la porta) ci hanne tutto segnato ‘ntel libru mastro e quanno sarà ora: ve chiameranne.

CESIRA- Me sa che il nome nostro ‘nte 'ssu libru nun ce l’hanne segnato!

RUSINA- Sennò a st’ora ce avriane già chiamato!

CESIRA- E ce saristimi levata 'ssa piattula d’entorno!

BARONE- In effetti debbo dire e convenire che questo ritardo desta in me degli inquietanti interrogativi! (indica donne) Hanno mostrato ingegno!

CESIRA- Cusa fa offenne?

RUSINA- Sta bona, ch’ha ditto che la pensa 'guale a no’!

CESIRA- Allora dal mumento che la pensamo tutti a lu stessu modo: buccamo drento la *cambura  de S. Pietro e je lu *dimo!

BIDELLO- (di corsa, si è piazzato davanti alla porta a braccia larghe) No! Fermi! Nun se pole! (alza la voce deciso e inusuale, tanto che le tre anime indietreggiano lentamente e poi alla vista della “segretaria” andare velocemente, a orecchie basse, al proprio posto d’attesa)…Ahu!?…A cuccia!…E’ pussibile?…(entra lasegretaria) In tant’anni de unurata carriera nun me so’ mai capitate anime indisciplinate cume a valtri!… Vulete sta calmi? Vulete sta boni?… Eccu! Bravi!… Me dispiace che v’ho *luccato, ma quanno ce vo’, ce vo’! Più state boni e più famo prima! Se ‘nvece fate casì: scappa fora la crucca e dopo ènne “cauli amari” pe’ tutti! Perché essa (si gira verso la porta e vedendola)… èbona! Una santa…ma se perde la pazienza…

                  Scena 4^ -Detti più Segretaria e Fattorino.-

SEGRET- Cossì tu tenere tisciplina? Cossì tu ubbitire a ortini? Foi italiani senza rispetto per gerarchie!

BIDELLO- Ce semo passati…

SEGRET- Cossa tire?

BIDELLO- (piagnucolando) Enne quessi che me fanne smattì! Non so’ più quello che digo e quello che fago. So’ disperato!

SEGRET- S. Pietro ha tetto: “Ppasta”!

BIDELLO- Manco ha sunato mezzogiorno e degià vole la pasta? Ce credo, ‘ppena 'riva je date el “bitte”: l’aperitivo!

SEGRET- Stille! Silenzio! Finitela con questa commedia, “Javul”?!.

CESIRA- (detto con paura e velocemente, segnandosi) Gesù, Giuseppe e Maria…el diavulo!

RUSINA- (spaventata) ‘Ndo’ sta?

BIDELLO- Nun spaventateve! Javul vole dì: “ete capito?”Le prime volte me ce ha fregato pure a me!

SEGRET- Questo essere posto serio, nicht puffonate! (chiede al bidello) Essere arrifata anima Bianchini Maria?

BIDELLO- ‘Ncora nun s’è vista. Adé chiamo a Vincenzino, l’Angelo fatturino!(va a suonare il corno di bue, che farà da tromba)

SEGRET-Come mai questo ritardo?

BIDELLO- (ch’era andato a sfogliare il “librone”) Nun me lu spiego manco io!

FATTOR- (tutte le sue entrate debbono essere a mo’ di corsa saltellata e adesso continua a saltellare sul posto finché viene fermato dal Bidello) Brrrrrrrrum!...Eccheme!….Eccheme qua! Più veloce de la luce e saettante cume ‘na stella cumeta!

BIDELLO- Ahu, te voj ferma’?… Scolta!

FATTOR- (continua più lentamente a saltellare) Cusa vulete?

SEGRET- Tofe essere anima Maria Bianchini? KASTENGAIST?

FATTOR- ( al bidello) Cusa ha ditto?

BIDELLO- Ha ditto: ‘ndo’ sta l’anema de Maria Bianchini cu' le “castagne”?

FATTOR- (alla Segretaria) Tra pogo 'riva. E’ pe’ strada, ma le castagne me pare che nun ce l’ha.

SEGRET- (ha un cenno di stizza,  per il fraintendimento dei due))

BIDELLO- (che ha notato il gesto della segretaria: preoccupato) Cume, nun ci ha le castagne?

FATTOR- Cus'è colpa mia se nun ci ha le castagne?

BIDELLO- E statte fermo! Cus’è che  zumpetti sempre? Datte requie!

FATTOR- Nun me posso ferma’, ci ho da tenemme sempre in forma. ’Ncora nun riescio a vula’: perchè me se devene sviluppa’ i muscoli de le ali!

SEGRET- Afere finito ti chiaccherare? Portare suppito anima. Lei afere precetenza su tutti…Lei essere Kastangaist, cioè “ Privilegiata! Capito atesso? Ha precetenza su tutti.

BIDELLO- Valla a chiama’, sbrigate!

FATTOR- Vago e torno cume un *luzeno!...  Brrrruuummmmm!…

SEGRET- Snell, Snell!

BIDELLO- (al fattorino che si era avviato, lo accompagna con la battuta…) Hai ‘nteso? Hai da esse “snello”, perciò nun te ferma’ a magna’ le pastarelle, hai capito?

CESIRA- (alla segretaria, che sta andando) Scusi, 'ndo’ va lei?

SEGRET- In ufficio!

RUSINA- Fermate, che prima ci hai da discore sa no’! St’anema che deve 'riva’, hai ditto che ci ha la precedenza su tutti. Emo ‘nteso bene?

SEGRET- Sì!

CESIRA- Ma no’ è ‘n sacco de anni che 'spettamo!

SEGRET- Quella che sta per arrifare è anima senza peccato, pura, immacolata! Lei non afere pisogno ti processo! Fiene a salutare S. Pietro, prima ti antare nel più alto tei cieli!

FATTOR- Bruuuuumm!... Ecchila, ecchila!

               Scena 5^:- Detti più Maria Bianchini e V. f. C.-

MARIA- (ha una tunica bianca e quando arriva al centro scena: alza le braccia con sguardo verso l’alto) Pace a chi sta nell’eternità!

TUTTI- ( si alzano e cantano) Nell’immensitàaaaaaa!

FATTORI- (prolunga, cantando, la “a” di immensità…)

BIDELLO- ( lo ferma con uno scappellotto)

MARIA- E’ bello qua!

FATTOR- Qua è gnente!… (andando verso l’ufficio) Vieni cu' me de là!...

SEGRET-Alt! Tofe antare tu?

FATTOR-L’accumpagnavo…Je vulevo ffa' vede…

SEGRET- E cossa ci sto a fare io?

FATTOR- (al bidello) Cusa ce sta a ffa’ lia?

BIDELLO- A me lu dighi? Cusa ne so io?

SEGRET- Tu non sapere quale essere mio compito? Bel bitello DU BIST!

FATTOR- T’ha ditto “bestia”!

BIDELLO- Manco la sento!

BARONE- “Du bist” significa “tu essere”! Quindi ha detto: “Bel bidello tu essere”! Solo io so il lavoro che  svolge.

CESIRA- ‘Ncora io ce lu so! Lia è cume l’usciere!

RUSINA- None! Te sbaji. Lia è quella che scrive ‘ntej libri!

BARONE- (ridendo) Che ignoranti! Non sanno che voi siete come una specie di “entraneuse”!

RUSINA- A chi hai ditto “gnuranti”?

CESIRA- Guarda che se 'rivo a 'chiappatte, 'ssa caramella che cj hai ‘nte l’occhiu te la *ciancico tutta!

BIDELLO- State calmi, state boni!…

SEGRET- Questa essere mancanza di rispetto!…Entraneuse a me!…Dopo tanti anni di illppata carriera!

MARIA- Calma!…Calma!…Calmatevi! Non è con l’ira che si risolvono i problemi. Bisogna sapere, comprendere e perdonare. Nella vita tutto quello che è avversità…

FATTOR- (canta) Nell’immensitàààààà….!

BIDELLO- (lo ferma con il solito scappellotto e poi…) Scusatelo, ma quanno sente ‘na parola che fenisce cu' la “a”, la sgambia per “eternità” e se mette a canta’!

MARIA- …Tutto quello che è avversità va affrontato col sorriso sulle labbra e sul cuore!

BIDELLO- Brava!

FATTOR- (applaude)

SEGRET- Zitti foi tue! (voi due)

BIDELLO- (scappellotto a Fattorino)

MARIA- …Perciò, o Signore, perdonali, perché non sanno quello che fanno!

V.F.C. – (gioco di luci e suoni…) Cosa? Perdonarli? A me quessi m’hanne stufato per be’! Quanno sarà el turno de lora pe’ esse’ giudicati, je lu fago capì io qualu è el cumpurtamento da tiene ‘nte ‘na sala d’aspetto rispettabile! E nun me riferiscio solo a le aneme, ma anche al personale de servizio che nun se attiene a le regole!

TUTTI- (hanno ascoltato a testa china e tremanti)    (LUCE NORMALE)

MARIA- (Dopo qualche colpetto di tosse per togliere l’imbarazzo) Vogliamo andare?

SEGRET- (che si è ripresa) Sì…preco…preco!

MARIA- (alle anime) Non vi preoccupate, quando sarò al Suo cospetto, metterò per voi una buona parola! (entra)

SEGRET- ( al Bidello e al Fattor. E agli altri) Topo faremo i conti!(entra)

BARONE- Finalmente!…. Dopo tocca a me!

RUSINA- Chi te l’ha ditto?

BARONE- Non avete sentito la segretaria? “Dopo faremo i conti!” e quindi, dopo i “Conti” toccherà ai “Baroni”!

BIDELLO- Nun hai capito ‘n accidempuli! I conti li vole fa’ cu' me! Sempre cu' me se la pija quessa! Me dumanno cume avrà fatto el “Principale” a mettella ‘nte cul posto lì! Quella staceva be’ a ffa’ l’Angelo Custode ‘nte qualche galera!

BARONE- Qualcuno che tiene la disciplina ci vuole!

BIDELLO- Ce stago io pe' stu lavoro. Nisciù me cunsidera! So’ io quello che ce avria da sbruntula'! (al fattor) Te la voi fenì da zumpetta’? Va a vede se 'riva calchidu'!

FATTORI-  Brruuuuummm!….Curro!….Bruumm! Più veloce de la luce!(via)

BIDELLO- (andando in fondo: si addormenterà) Adè cercamo de sta calmi e boni!

CESIRA- (guardando verso la platea) Rusì?... Rusì, guarda!…

RUSINA- Che c’è?…

CESIRA- Viè a vede a cula sfacciata de Ninetta de “tuntulò” a che prezzi vende la roba ‘nte la bancarella!?

RUSINA- (che s’era accostata a Cesira e guardato verso la stessa direzione) Che razza de ladra! Poi dice che t’encauli!

CESIRA- Se vantava cu' tutti che lia vendeva el giusto: né ‘na lira de meno, né ‘na lira de più!

RUSINA- E’ stata sempre ‘na mbrujona, ‘na prufitterola!

BARONE- (tra sé) Sì, un “Tiramisù!”

CESIRA- (che non ha sentito, continua...) Vedrai che nun te ce manca tanto pe’ venì su!

RUSINA- 'Ppena 'rriva je tocca a 'ssa sfacciata!

BARONE- Siete sempre donne da cortile: impiccione!

BIDELLO- Ariecchece!…

CESIRA- (alzandosi) Adé m’hai stufato Barone Beccamorto!

RUSINA- (si alza anche lei) Allora nun ce credi che t’*embescigamo tutto! -facciamo venire le vesciche per le botte-

BIDELLO- (corre a frapporsi) Nun rcumenciamo “perdigodedigo!”! La sicritaria dopo se la pija cu' me!… Boni!

CESIRA- Vie’ qua che te *sdogo tutto!

BIDELLO- Calmi!…

BARONE- (riparandosi dietro al bidello) Mi vogliono “imbescigare e sdogare”!

BIDELLO- Ce penso io!… Metteteve a sede!…

RUSINA- Se te 'chiappo te fago maledì el giorno che sai morto!

BIDELLO- Ma cusa je hai fatto?

BARONE- Niente!… Io mi facevo i fatti miei!

RUSINA- Sai pure un *bugio'! Te pare che nun t’ho ‘nteso che a Cesira je hai fatto el verso quanno ha ditto “profitterola”? Je hai ditto: “Scì, tiramesù!” Te tiro ‘na *papagna,  se nun te fai i cauli tua!

 

                   Scena 6^:- Detti- V.F.C. e S.Pietro.-

V.F.C. – Insomma!? Cus’è sta cagnara?… Pietro!?…Pietro!?...

S.PIETRO- (entra affannato, seguito dalla segretaria) Cusa c’è, cusa c’è?…

V.F.C. – Nun c’è quello che ci duvria esse':  Silenzio! Lu sai o nò che sto in riunione? Nun voglio esse’ disturbato!

S.PIETRO- Adé ce penso io, sta tranquillo!

V.F.C.  – Speriamo! Sennò sarò costretto a prende' severi provvedimenti!

S.PIETRO- (quando la scena ritorna normale) (accenna a parlare, ma ogni volta che apre bocca viene anticipato dalla segretaria)

SEGRETA- Chi essere responsabile ti questo casinen?

S.PIETRO- c. s.

SEGRET- Allora?

S.PIETRO- c. s.

SEGRET- Appiamo fatto una tomanta. Rispontere!

S.PIETRO- c. s.

SEGRET- Stiamo aspettanto!

S.PIETRO- E miga me lassa parla’ quessa! Segretaria, scusa, ma ce penso io! Da adé in poi nun vojo sentì vulà ‘na mosca, perché sennò…. perché sennò… perché sennò…. Cu’ vulevo dì?

SEGRET- Perché sennò foi fare tre secoli ti Purgatorio, capito?

S.PIETRO- Ecco! Brava! Cume ha ditto lia. (tra sé) Ma perché semo scappati qua fora? Boh! Miga me rcordo! Me cumencio a smemuria'!…Famme ‘nda’, famme 'nda’!… (esce)

SEGRET- Che figure tu fare….Puuuhhhfff! (lo guarda con una faccia schifita) Puuuhhhfff!

BIDELLO- (crede che la segretaria abbia sentito puzza e allora cerca di giustificarsi) Io nun so’ stato! Me pudesse pijà ‘n colpu all’istante, nun so’ statu io! (al Barone) Barone, nun è che prima ete preso paura e “l’ete stesa”? (avete fatto vento)

BARONE- Io? Impossibile!

CESIRA- Essà, lu' ce l’ha chiuso pe’ ferie!

RUSINA- E anzi puzzi pogo cu' tutte l’arie che te dai!

SEGRET- Cossa afere capito? Folefo tire che tu, Ancelo Bitello hai fatto figuraccia. Tu essere Ancelo ti terza categoria! Il polo nort essere sempre più ficino! (esce)

                     Scena 7^-: Detti – Biagio e Mario.-

BIDELLO- Adé ce penso io! (con sguardo verso dove riceverà la lavagna, dall'alto di una quinta di fondo o laterale) Santa Scolastica?…Santa Scolastica, me cali giò la lavagna, per favore?!...

CESIRA- Tutta colpa de 'ssa “palla d’ovo”! (riferito alla tunica gialla che porta)

RUSINA- Pare ‘n tocco de *sogna *rancichida ! Puhà!…

BIDELLO- (ha ricevuto la lavagna e vi ha scritto “Buoni e Cattivi”) Adé, el primo che parla lu segno! Sa vo’ nun bisogna esse’ boni!

BIAGIO- (entra a metà battuta del bidello)) Oh, lassa perde a quessi e dà mente a me, che ci ho prescia! T’ho purtato ‘n’anema!… Vago via, ciao!

BIDELLO- ‘Ndo’ vai? Lu sai che me devi mette’ ‘na firma ‘ntel registro pe’ la commissione fatta?… ’Ndo’ stà st’anema?

BIAGIO- (vede che non c’è) M’è rmasa de fora! (chiama) Mario, ‘ndo sai?

MARIO- (da fuori) Stago qua, ma nun bocco se nun me dài i *calzo'!

BIAGIO- (esce e poi rientra trascinando Mario, recalcitrante) Bocca!… Nun fa’ lu *sciapo!

MARIO- (entrando fin sulla soglia) Me vergogno!….Ridamme i calzo'!

BIAGIO- E fattela fenita! Qui c’è tutta brava gente! Ce lu sai che ci ho prescia! Bedisci, sennò te mannene all’inferno!

MARIO- No! All’inferno, nò! (avanza e timidamente giustifica l'abbigliamento) Scusate….io so’ un omo, ma *culù me l’ha fatti lassà de de là!….

BIDELLO- Nun te giustifica’, qua semo tutti cu' la veste. C’emo solo la sembianza, (indica la testa)…il resto nun ce l’emo più! (indicando dal busto in giù)

BARONE- E’ proprio vero, (indicando anche lui) da qui in giù…

DONNE – Tu nun ce l’hai mai avuto!

BARONE- (ha un segno di stizza)

MARIO – ( si guarda intorno e poi si avvia lentamente verso l’ufficio)

BIAGIO- (che intanto ha firmato)…Ciao! Ce rvedemo ‘n'antra volta! (via)

BIDELLO- (va a vedere se ha firmato) Hai firmato?….Scì! (vede Mario) Uhé,uhé! ‘Ndo vai? Lì non se pole buccà!… Cume te chiami?

MARIO – Mario Rubinetti!

RUSINA- Detto “pisciò”!

MARIO - Scì, pe’ via del cugnome : “Rubinetti” e se perde…m’ete capito?…(risentito verso Rusì) Ma, a vo’ chi v’ha dato… Thò, Rusina!?... Rusina de Cicciacotta! Cu’ ce fai qua?

RUSINA- So’ in attesa de giudizio!

MARIO- Vedo che nun sai sola: c’è pure Cesira de *tajulì! Pure tu sai in attesa de giudizio?

CESIRA- E già!

BARONE- ( ridendo e dando un ritmo) Che bel trio: “Pisciò-Cicciacotta e Tajulì! Piscò-Cicciacotta eTajulì!”…

RUSINA- Mejo Cicciacotta che “Beccu-morto”!

BARONE- Prego: Beccotorto!

CESIRA- Beccu-storto, o beccu-morto, cu je fa? Te la voj capì, *ciambotto, che sempre “becco” rmani?

BIDELLO- Oh,oh,oh, silenzio!… Prima erene tre a ffa’ *cagiara, adé se c’è meso pure chist’altro!…Digo a te: margherita!

MARIO- Uéh,! Nun cumenciamo a struppia' i nomi.

BIDELLO- Cume hai ditto che te chiami?

MARIO- Rubinetti.

BIDELLO- Imbé!? Margherita o rubinetto è l’istesso!… Adé mettete a sede e fa silenzio, sennò te scrivo ‘ntei cattivi!

MARIO- Scusate!…Sape’, nun so’ *‘nguezzo de sti posti…è la prima volta…

BIDELLO- Basta ‘na volta e *svanza pure!

CESIRA- Vie’ quì Mario…te famo posto!

MARIO- (siede tra le due donne)

RUSINA- Lu sai che no' el funerale tua ce lu semo visto da chì?

MARIO- Davé?

CESIRA- Mejo de la telivisiò!

MARIO- A colori?

RUSINA- No! In bianco e nero!

MARIO- In bianconero pure quassù? Guarda te ‘ndo 'riva la putenza D’Agnelli!… Ce lu sapete che so’ morto pe’ ‘na partita de pallò?

BARONE- Pallone. Puhà! Sport proletario!… Il Golf è un vero sport!

MARIO- Cus’è ce l’ha cu' me quessu?

RUSINA- Lassalo perde che quessu ce l’ha cu' tutti!

                Scena 8^:-Detti-Fattorino-Onorevole e segretaria-

FATTOR- Brrruuumm!…Eccheme!…Più veloce de la luce!

BIDELL- (che si era appena addormentato…) Uhé! Ma che modi so’, quessi, de svejà ‘n poru vecchio?…

FATTOR- Nun ci ho le ali, ma so’ più veloce de ‘n *luzeno!

BIDELLO- Nun zumpettà, che sennò te dago un *melancià che te lu fago spiccà io el volo! Cusa sai venuto a ffa’?

FATTOR- So’ 'rivate do' aneme.

BIDELLO- Imbé, me le porti tu? ‘Ndo sta l’Angelo de l’accumpagno?

FATTOR- Nun ce l’hanne! So’ do aneme speciali. So’ 'rivati sa la “tele-cielica”!

STELLA- (entra veloce- parla nervosamente- ha la tunica ridotta a brandelli) Presto!... Presto, una sedia per L’onorevole Ciarlatano! (va a prendere una nuvoletta-sedia)

BIDELLO- (togliendole la sedia) Bona,bona! …Chi sete vo'?

STELLA.- Sono Stella Di Gregorio: la segretaria dell’onorevole Ciarlatano. (vede entrare l’Onorevole, anche lui con la tunica ridotta male- prende la sedia e  lo fa sedere) Prego, onorevole!?… Sapete, è ancora sconvolto…Tornavamo da Roma…La nebbia… E’ successo tutto in un attimo! Non avete letto i giornali?

CESIRA- Ce dispiace, ma no’ preferimo la televisiò: ce lu spiega ‘ntel mentre che la vedemo!

STELLA- Onorevole dica qualcosa…

ONORE- (si alza: cerca di aggiustare la tunica, accompagnando con dei colpettini di tosse…) Onorevoli colleghi e colleghe, essi mi consentano…

STELLA- Onorevole, non siamo al senato, ma nell’anticamera del Paradiso-

BIDELLO- Hai fatto be’ a rcurdajelo, perché qui de onorevuli degià ne so’ rrivati ‘n’antri quattro e se ci ha ‘n testa de forma’ un “Pentapartito”: mejo che se lu scorda, perché (indica verso l'alto) nun ce sta! Io lu so cume la pensa “Lu'”!

STELLA- Ma non ci pensa nemmeno! E’ ancora scosso dall’incidente. Guardate i suoi occhi assenti e spaesati? Si figuri che appena sceso dalla teleferica ha dato un bacio a quell’angioletto lì! Chissà per chi l’ha scambiato?

FATTOR- Appunto pe’ quessu è mejo che me vago a truva' qualche altra faccenna...Nun se sa mai!… (va abussare alla porta della Segretaria)

BIDELLO- Bravu! Va  a zumpetta da ‘n’antra parte!

BARONE- (parlotta con Stella)

RUSINA- Guarda che ruffià!

SEGRET- (dalla soglia) Cossa folere atesso?

BIDELLO- So’ rrivate 'ssi do'. Devene esse’ aneme mpurtanti!

SEGRET-  (avanza e al Bidello) Chi essere?

BIDELLO- L’onorevole Ciarlatano e la segretaria sua.

SEGRET- Oh, l’Onorefole Ciarlatano! Proprio atesso S. Pietro ha terminato ti parlare, al telefono bianco, col Faticano. (ai due) Fi preco ti attentere. (confidenziale a Stella) Sa…io essere sua colleca…S. Pietro fi riceferà suppito! (entra lanciando sorrisetti)

CESIRA- Cus’è ce volene passà avante?

RUSINA- Se ce provane succede un quarantotto!

MARIO- Ma me spiegate sa chi ce l’ete, che nun ci ho capito gnente!?

CESIRA- Me sa che volene fa' passà avante a custora (questi), che so’ appena 'rivati! (va a parlottare col Barone)

MARIO – Perché nun se va in fila?

RUSINA- Altro che fila! Quassù c’ènne più raccumannati de laggiò! (continua a parlare sottovoce e concitatamente con Mario)

BIDELLO- (preoccupato) Qua l’affare s’engrossa e cula tedescaccia m’ha lassato *dapresso!  State calmi, state boni, sennò me tocca ‘nda’ al polo norde a cuntà le foghe! (va a chiedere aiuto al Stella) Fate calcò! Tratteneteli finchè nun 'riva la sicritaria. (va alla tromba-conchiglia) Famme chiamà Vincenzino, che se fenisce a cazzotti almanco ce li spartimo un po' *per'o!  (suona la tromba)

STELLA- (va dall’Onorevole)

FATTOR-Bruuhhmm! (saltellando)… Prima o poi ce la fago!…Prima o poi ce la fago…

BIDELLO- A ffa’ cosa?

FATTOR- A vulà!

ONOREV- Ma cosa debbo dire? Mi sento la testa tra le nuvole!…

STELLA- L’aiuterò io! Ripeta quello che le dirò sottovoce! (a tutti e con autorità) Signori, silenzio! Un po’ di silenzio!… Ognuno vada al proprio posto!… L’Onorevole vuole parlarvi e conoscere.

TUTTI- ( si calmano e riprendono posto)

BIDELLO- (al Fattorino)  Vincenzì,nun zumpà e scolta! L'Onorevule ce deve fa’ un discorso!

FATTOR- Alla fine lu duemi bagià!

BIDELLO- Ma nò, tuttalpiù je “*chiuppamo” le *ma’!

STELLA- (a mezza voce) Cari amici…

ONOREV- Cari amici…

STELLA …e compagni!

ONORE- Cos’è,  abbiamo cambiato partito?

STELLA-  No, ma qui è meglio andare d’accordo con tutti!

ONOREV- Giusto!…Cari amici e compagni…

STELLA- …per nove mesi siamo stati in grembo a nostra madre…

ONOREV.- …per nove mesi siamo stati in grembo a nostra madre….

STELLA- Per ben nove mesi abbiamo atteso.

ONOREV- Per ben nove mesi abbiamo atteso.

STELLA- …ma il giorno che siamo venuti al mondo col primo vagito….

ONOREV- …ma il giorno che siamo venuti al mondo col primo vagito…

FATTOR- (al Bidello) Cu' chi semo venuti al monno?

BIDELLO- Cul vagito!

FATTOR- Cus’è un treno?

BIDELLO- Nun oprì bocca, 'gnurantò!

STELLA- Ssssss!…siamo stati grati a Dio…

ONOREV- …abbiamo ringraziato Dio…

STELLA-  pur sapendo…

ONOREV- (a Stella) Grazie! Continuo da solo. Mi sono ripreso… Siamo stati grati a Dio, pur sapendo che la nostra vita sulla terra era un passaggio. In qualsiasi momento poteva chiamarci a Sé. Anche nei momenti più impensati… Magari, mentre stavamo a svolgere il nostro lavoro quotidiano! Per esempio…(a Cesira) Lei che stava facendo quando l’ha chiamata?

CESIRA- Evo ppena fenito de 'pparecchia’ la tavula. Me rcordo…Era ‘na dumenica d’agosto! Evo preparato: vincisgrassi e pollo in putacchio cu' i peperò… Ero tutta 'ccaldata e sentivo ‘na gran sete! Me so’ fatta ‘na bevuta d’acqua giaccia… Nun l’essi mai fatto! Me s’engrippato lu stomigu ed ecchime qua!

RUSINA- I vincisgrassi l’evi tolti dal fogo?

CESIRA- Essà! Sennò el fume e la puzza saria 'rivata fin’a chì!

BARONE- Ma cosa  interessa a noi la puzza…il fumo…il forno?

STELLA- Silenzio e senza interrompere!

FATTORI –  Vincenzì,nun te pare la copia de la tedescaccia?

BIDELLO – Tale e quale, in versione nostrana!

STELLA – Ssssss!...

BIDELLO- Ssssss! (dà scappellotto a Vincenzino)

ONOREV.- (al barone) E tu?

BARONE- Non avevo niente da fare e oziosamente passeggiavo nel mio parco…quando il mio “Bibì”, sfuggitomi, passò tra le sbarre del cancello…attraversò...: una macchina lo mise sotto! (commosso) Sento ancora i suoi lamenti: ahiàiiii! Ahiàiii!…

CESIRA- Puretto!

RUSINA- Quessi scì che so’ dulori!

MARIO- (si alza e va dal barone) Me dispiace. Condoglianze!… E'  'rrivato, qua, prima de vo’!

BARONE- (fa  cenno di sì)

MARIO –Anco’ nun l’ete ‘ncuntrato?

BARONE- (fa cenno di no)

MARIO- Nun disperate che presto lu vedrete! (alle donne) Oh, basta fa’ cagnara! Cust’omo è stato tuccato, duramente, ntej affetti più cari! Bisogna avecce ‘n occhiu de riguardo!

CESIRA- Me scusarai pe' quello…Nun sapevo…Se voi te fago passa’ prima de me!

RUSINA-  Pure io te fago passa'!…Nun sapevo quello ch’era successo a  tu fijo: Bibì!

BARONE – Bibì era come un figlio, ma non era mio figlio!

MARIO- Cume nun era tu fijo?

CESIRA- Ma allora stu Bibì chi era? Quant’anni c’eva 'ssu fijolo?

BARONE- V’ho detto che non era mio figlio… Era un barboncino: un cane!

MARIO- ‘Na cagarella che nun te pija!

RUSINA- E io duvria avecce ‘n occhio de riguardo?

CESIRA- L’occhio je lu cavamo, altru che “riguardo”?

BIDELLO- Ecchece! State calmi e state boni!…

STELLA- Calma, che adesso ci penserà l’Onorevole!…Seduti!

ONOREV- Ma pure lei, benedettuomo, si spieghi meglio! (oratoria da comizio) Qui la situazione è sempre tesa a causa di sciocchi malintesi! L’attesa vi ha reso molto nervosi! Potete presentarvi al Giudizio in queste condizioni miserevoli?

TUTTI- No!

ONOREV- Dov’è la vostra carità?

FATTORI- (canta) Nell’immensitàààààààà!…

BIDELLO- (lo ferma col solito scappellotto) Scusatelo, ha sgambiato “carità” cu’ “immensità”!… Ha ditto “carità e non “eternità”: stappate le recchie!

MARIO- Perché quanno scappa fora la parola eternità, bisogna cantare?

BIDELLO- Guai se non canti!

MARIO- Ma io so’ stunato!….

STELLA- Silenzio!…Onorevole, continui pure.

ONOREV- Rispondete con forza e convinzione: “Continuerete a litigare”?

TUTTI- No!

ONOREV.- Sarete pazienti?

TUTTI- Si!

ONOREV- E allora io mi batterò per voi! Per farvi ottenere un posto di prestigio!

TUTTI- Bravo!

ONOREV- Dove ci sarà poco da lavorare!

TUTTI- Bene! Bravo!

ONOREV- Mi batterò per la vostra subitanea immissione in ruolo!

TUTTI- (applausi) Bene..bravo!

FATTORI- Onorevole, diteje che me so’ stuffato d’avecce st’alette!

ONOREV- Avrai le ali più belle e rigogliose del Paradiso!

RUSINA- Io vuria ave’ ‘n paro de *“mojole” d’oro, pe’ pude' fa murì d’invidia tutte le curunare (donne che fanno “corone da Rosario”) che man mano ‘rivane quassù!

ONOREV- Le avrai senza meno!

MARIO- Io vuria ‘na veste a striscie bianco-nere!

ONOREV.- Sarai accontentato!

CESIRA- Io vuria do' cose: un rasagnolo d'argento e che me mettessero vicino a Rusina, oramai me ce so’ affezzionata!

BARONE- Io, le palle…

DONNE- Quelle non ce l’hai mai avute!

BARONE - …le palle del cannone nel mio stemma debbono essere cinque… Il valore aumenta col numero delle palle!

ONOREV- Sarete tutti accontentati: le tronchesi d’oro, il lasagnolo d’argento, la veste bianco-nera e le palle da cannone!

SEGRET-  (entra e invita) Fogliamo entrare Onorevole Ciarlatano?

STELLA- Onorevole, andiamo. S. Pietro ci attende! (lo sospinge verso l’ufficio)

ONOREV- (preso ormai dall’oratoria)…Mi batterò per i vostri diritti, perché siete delle anime buone, giuste, oneste e umili! (ritorna a forza al centro della scena)…Lo vedete che fanno di tutto per staccarmi dal mio popolo… (viene di nuovo sospinto verso la camera, ma ritornando) Solo per voi affronterò questo sacrificio!… ( c. s. ) E va bene! Varcherò quella soglia, a costo di non uscirne più vivo. (viene sospinto dalle due segretarie e mentre si avvicina all'entrata..) Ma cosa importa? Continuerò a lottare per ottenere quello che vi ho promesso! Addio!…(questa volta viene spinto dentro)

                Scena 9^: Detti più Segretaria-S. Pietro e Biagio.-

TUTTI- (applaudono e a soggetto ritornano al posto, tranne Mario)

BIDELLO-Ete visto cume l’ha ‘ncantati cu' cula lengua da ciarlata'?

FATTORI- (saltellando) Volare, oh,oh…Volare,oh,oh,oh!… (esce)

BARONE- Il mondo ha bisogno di uomini come lui!

MARIO- Enne sempre i mejo che vanne via!

CESIRA- Mario, mettete a sede! Viè a vede el paese nostro!

MARIO- Perché da qui se vede?

RUSINA- Ma se t’emo ditto ch’emi visto pure el funerale tua!?…

MARIO- (sedenso tra le due) Fateme vede!…

CESIRA- Guarda ‘nte cula direzziò!

MARIO- Ennà! E’ vero!… Lì c’è la piazza!… El bar!….Ecco casa mia! I gemelli, cume sempre, stanne a ffa’ cagnara e la matre li lassa fa’!... Zitte! Ecchila!… Brava! (alle donne) Je ha ditto de fenissela che disturbane a Sandrì!

RUSINA- Chi è Sandrì?

MARIO- ‘N amicu mia, interista… (interdetto) Già! Cu’ ce fa a casa mia? (fa camminare lo sguardo…) Ecchilo!… Sta in camera *colco ‘ntel letto cu' tutte le scarpe! Cu' le scarpe sulla coperta nova?… (alle donne) A me Terè nun me l’ha mai permesso!… Adé ‘ndo’ va?… In cucina… Dà fastidio a Terè! Oh, spurcacciò! Leva la ma’ dal sopracoscia de mi moje!…

RUSINA- Che sfacciato!…

CESIRA- Senza ritegno!…

BARONE- Che fa, che fa?

CESIRA- Se sta a pijà i passaggi!

MARIO- T’ho ditto:  leva cula ma’!… Te pijasse un colpo!…

BARONE- Guardi che non può fare niente!

MARIO- Tu ‘mpicciati pe' te! Vatte a cercà el ca’ e le palle!

RUSINA- Mario, el barone sta vo’ ci ha ragiò: tu nun poj ffa’ gnente!

MARIO- Lu dighi tu. Io je meno!

BIDELLO- Jé, Madonna!... (baldoria)… Adé chi è che ha cumenciato?

MARIO- Io, e nun me frega gnente se me scrivi ‘ntei cattivi! Ci ho de nda’ giò.

CESIRA- Mario, sta calmo! Dopotutto manco sai se je dà propio fastidio!

MARIO- Cusa vurristi dì?

RUSINA- Che forse, Terè, tuttu 'ssu fastidio nun lu sente.

MARIO- Vojo sentillo pe' bocca sua, che nun je dà fastidio. Adé vago giò! (si avvia verso la porta)

BIDELLO- (lo ferma) Nun se pole, nun se pole, fijo mia! Se passi cula porta vai a fenì all’inferno pe’ direttissima!

MARIO- Ma io devo fa’ calcò. Cuscì nun ce possu sta!… Fateme parla’ cu' S. Pietro!

BIDELLO- (gli si para davanti) Nun se pole è impegnato!

MARIO- Allora dateme ‘na corda…’na scala, (verso la platea) me vojo calà giò!…

BIDELLO- Le corde e le scale qua servene solo pe’ nda’ su, perché all’ingiò ce se va pe’ direttissima!

MARIO- Vojo parla’ cu' S. Pietro! (chiama) S. Pietro!?

BIDELLO- Non *lucca’!

MARIO- S. Pietro scappa fora che ci ho da parlatte!… S.Pietro!?…

SEGRET- Chi è che tisturpa S. Pietro?

MARIO- Io! Vojo ‘nda’ a casa!

SEGRET- Cossa?

BIDELLO- Gnente! Cercate de capillo, è *furestegu!  E' la prima vo’ che se trova quassù!

MARIO- Vojo ‘nda’ a casa che ci ho da mena’ a uno!

SEGRET- Ma tu essere pazzo!

MARIO- No, io ce stago cu' la testa! Mandateme giò, che al posto mia ve manno a unu cuscì ‘ntipattigo e 'gnurante che lu sbattete subito all’inferno!

SEGRET- Io non capire!

RUSINA- Ha visto che la moje se la sta a spassà sa ‘n antro!

SEGRET- Questa non essere racione!

CESIRA- Ma cusa vulete capì de ste cose d’amore?

BIDELLO- Me posso preparà la tuta pesante pel polo norde!

SEGRET- Questa essere ripellione!

MARIO- A me nun me frega, io volere volare a casa mia!

RUSINA- A sua “casinen”!

MARIO- Brava! Prima che deventa cume ha ditto lia: un “casinen”!

BARONE- Voi, signori, state sovvertendo l’ordine, la disciplina…

CESIRA- Sempre da la parte de chi cumanna sta 'ssu ruffià! (viene a crearsi confusione: ognuno parla a soggetto)

BIDELLO- (suona la tromba, alternando) State calmi…state boni…el Principale è in riunione!

SEGRET- Tu zitto, che essere colpa tua!

BIDELLO- Ce lu sapevo!

CESIRA- Statte zitta tu: aguzzina!

MARIO- Io vojo ‘nda’ a casa!

V.F.C. – (solito gioco di luci e tuoni) Insomma, basta! Pietro!... Pietro!?

S.PIETRO- (uscendo) Chi ènne?

V.F.C. – So io!

S.PIETRO- Vulevi calcò?

V.F.C.- Fa' smettere subito sto vocio indegno del Paradiso, altrimenti vi caccio via dall’eternità!

TUTTI- Nell’immensitàààà!

S.PIETRO- Nun te preoccupà! Adé la situazziò la impugno io e la tieno sottocontrollo!

V.F.C. – Do so’ le cose o sottocontrollo o sotta le viscere de la terra! (luci)

S. PIETRO- Donca…

TUTTI- (parlano a S.Pietro insieme, a soggetto…)

S.PIETRO- Uno alla volta!…Segretaria, ch’è successo?

SEGRET- Quest’anima folere ritornare a casa sua!

S.PIETRO- Perché fijolo?

MARIO – Questi è affari mia e meno gente lu sa e mejo ènne!

BARONE- La moglie lo tradisce!

BIDELLO- Te pareva che nun ce metteva bocca?

S.PIETRO- Cume ve chiamate?

MARIO- Mario Rubinetti.

RUSINA- Ditto “pisciò”!

S.PIETRO- Vedi caro pisciò…caro Mario, nun è possibile rturnà ndietro!

MARIO- Un mumentinello solo, po’ rvieno su!

BIDELLO- Scusate se me permetto…

SEGRET- Tu MUKEN!

BIDELLO- Adé basta! S. Pietro ete sentitu pure vo’ che m’ha offeso, m’ha ditto “Mucca”!

BARONE- Muken, significa: zitto!

S.PIETRO- (al barone) Ecco, bravo! Stateve zitto!… (al bidello) Chi l’ha purtata  st’anema?

BIDELLO- L’Angelo Biagio!

S. PIETRO- Famme vede el registro arrivi!

BIDELLO- Ecchevelo!

S.PIETRO- Qua nun c’è scritto gnente!…Vojo dì che nun c’è sta scritto el nome de st’anema!

SEGRET- Impossibile!… (guarda) E’ proprio fero!

S.PIETRO- (alla segretaria) Vammi a prende el registro programmazziò!

SEGRET- Ma Eccellenza fenga ti là, non essere pello dafanti a loro…

S.PIETRO- T’ho ditto de ‘ndallo a prende'!

SEGRET- (esce di corsa)

S. PIETRO.- Quessa me fa venì el “*lupo marano”!

FATTOR- Bruummm!.... Eccheme!... (Vedendo S. Pietro: gli si avvicina) Me l’ete preparate le ali 'ccellenza?

S.PIETRO- Quali ali?

BIDELLO- Sta zittì che nun è el mumento!

FATTUR- Quelle: “rigogliose e belle”!

S.PIETRO- Vincenzino, se pole sape’ quanno cresci? (diventi grande?) Piuttosto, vamme a chiama’ l’Angelo Biagio!

FATTOR- (andando) Me sa che cul’Onorevule m’ha fregato! (via)

SEFRET- (rientra con registro aperto) Ecco! Ho cià cercato io: Mario Ruppinetti non esistere!

S.PIETRO- (leggendo) Propio cuscì! Nun c’è.

SEGRET- Però lo trofa scritto in questa altra paccina!

BIDELLO- (che nel mentre era andato a controllare il suo) Pure a me risulta scritto ‘nte quest’altra pagina!…

SEGRET- (forte e secco) UNERUT!

S.PIETRO- (crede che qualcuno abbia digerito) Malducati! Fora chi ha fatto el “rutto”!

SEGRET- No, eccellenza! Folefo tire: INAUDITO - UNERUT!

S.PIETRO – A quessa la devu proporre pe’ ‘na promozziò, cuscì me la levo de torno!… (legge) Ecco qua! Mario Rubinetti, duveva 'riva’ alle nove e trenta… (al bidello) Invece a che ora è 'rivato?

BIDELLO- Alle nove!

S.PIETRO- Quindi con trenta minuti d’anticipo. Questo dimostra che Biagio l’ha purtato mezz’ora prima!

MARIO – E che io pudevo campa’ ‘na mezz’ora de più!

SEGRET- Esatto!

MARIO – Allora posso ‘nda’ “giò” pe’ mezz’ora!?

SEGRET- Ma non essere confeniente, fare il fiaggio per trenta minuten!

S.PIETRO- Ha ditto be’: nun te cunvie’!

MARIO- Ce vojo 'nda’ l’istesso!… Ce vago: dapermè? (da solo?)

S.PIETRO- No! Te 'cumpagnerà l’Angelo Biagio.

MARIO- Però stavo'  dateje ‘n orologio, che cu' la prescia che se rtrova, nun farò ‘n tempo a ffa’ el primo scalino de casa, che me rporta chì!

SEGRET- Atesso sistemare noi Piaccio!

BIAGIO- (entrando) Se pole?… Me cercavi?…

S.PIETRO- Vie’ un po’ qua!

SEGRET- Pel somaro tu essere!

S.PIETRO- Adé lassa parla’ a me! Chi t’ha autorizzato a purtà st’anema prima del tempo?

BIAGIO- (cercherà di parlare, ma ogni volta viene interrotto a turno dagli altri…)

SEGRET- Afanti! Rispontere!

BIDELLO- Tutto pe’ ffa’ le cose sempre de prescia!

CESIRA- Nun c’è rispetto pe’ i morti!

RUSINA- Basta che ci hanne un “grado” (segno di comando) e fanne cume je pare!

BARONE- E’ un Angelo incompetente!

MARIO- Ahò!… Lu vulete fa’ parla’?

BIAGIO- Siccome ho visto ch’era bellu che 'ndato, ho pensato che nun era mpurtante se anticipavo ‘na mezzuretta!

MARIO- Invece pe’ me era 'mpurtante! Avria puduto parla’ cu' i fiji… Raccumanna’ a Teresa certe cose… Sape’ el risultato finale de la partita…e tante altre cose 'ncora!

S.PIETRO- Comunque, adé lo riporti giò, a casa sua, e se te sbaji te manno a dirige el traffico e tu sai quant’è duro! Donca, lu porti giò e rcordate che ce pole rmane solo mezz’ora e che se pole materializza’ quanno vole lu!… (a Mario) Pe’ pudello ffa’, bisogna che dighi sta frase: “SEMPRE A TE ‘RVIENO O MIO DIO!” E pe’ ‘rturna’: “ECCHEME A TE O MIO DIO!”

MARIO- Scì, ho capito :”Sempre a Te rivieno o mio Dio”  e pe’ rturna’: “Eccheme a te o mio Dio”.

S.PIETRO- Ce vedemo! …Famme ‘nda’ a ripusa’!…Nun me disturbate che so’ stracco!  (esce)

SEGRET- ( a Biagio) S. Pietro essere troppo puono! (via)

BIAGIO- Mario Rubinetti: ‘ndamo!

MARIO- Oh, nun  me cumencià a ffa' fuga!… Gente, ce vedemo fra qualche mesetto!…

CESIRA- Tanto, a no’, ancora qui ce trovi!

RUSINA- Chissà quanti ne passeranne prima de no’!?…

BARONE- Buon viaggio! Si ricordi: il perdono è la miglior cosa!

MARIO- (saluta tutti a soggetto)

BIAGIO- Vulemo 'nda’ o nò?

MARIO- Scì, ma prima dammi i calzò, che giò cuscì nun me ce presento!

BIAGIO- Quelli te li poj scurda’! ’Ndamo che el viaggio è lungo!…

MARIO- Scì, ndamo!… (escono)

RUSINA- (andando a sedere) Adé me metto chì e me la vojo vede tutta!…

CESIRA- (prendendo posto) Pure io!

BARONE- Vorrei vedere pure io!

RUSINA- (dopo aver parlato con Cesira…) E va be’! Mettete a sede cu' no’!

BARONE- (si siede felice tra le due donne)

CESIRA-Basta che te stai zitto, *pipitula!

                                                           S I P A R I O

TERZO  ATTO

             La scena è la stessa del 1° atto…più che altro è cambiata la disposizione di qualche mobile e di alcuni oggetti, che verranno elencati nei dialoghi.

             All’alzarsi del sipario la scena è vuota…..

            Scena 1^: Mario e Biagio.-

 

MARIO – (entra da uno sguardo veloce in giro e…) Vié *oltra, Biagio!… Bocca!

BIAGIO- (entra) Eccheme!

MARIO – Questa è casa mia. Te piace?…Già! Dimenticavo che ce sai stato!

BIAGIO – Chiama a tu moje, te fai vede, je dighi quello che cj hai da dì e rturnamo su!

MARIO – Oh, nun me fa fuga, che pe' famme prescia semo duvuti rturna’ giò! Te ‘rcordo che te mannane a dirige el traffico se...!

BIAGIO – Pe’ carità! Solo a pensacce me se ‘moscene le ali!… Te vulevo rcurda’ che c’emi solo ‘na mezzuretta.

MARIO – Scì, ma miga hanne precisato se me devo materializza’ subito o dopo un giorno…un mese... un anno…

BIAGIO- …el giorno del Giudizio Universale! Ma cu’ stai a dì?

MARIO – Oh, io me fago vede quanno me pare a me! Io ho capito che la mezzuretta cumencia dal mumento che me fago vede. Je lu pudevi fa' specifica’ a S. Pietro entro quanto tempo me devo materializza’!

BIAGIO – Ma me voj fa *smateria’? Adé vedemo da precisa’ le cose! (prendeda una tasca  una  ricetrasmittente e dopo aver fatto il numero…) So’ Biagio, vuria parla’ cu' S. Pietro!… No,no,no, nun me fa’ parla’ cu' la tedesca, famme el favore, che quella me manna a dirige el traffico! (a Mario) Cu' S. Pietro ce se ragiona, ma sa *culia…

MARIO- Dopo me passi a Cesira o a Rusina!

BIAGIO- Pronto!… (smorfia, chiude la cornetta) Orca, è la sicritaria! (apre) Scì,scì so’ pronto!… C’è che ci ho da risolve un problema: nun so quanto tempo a disposizziò ha Mario Rubinetti prima de materializzasse!?… No!… Ve giuro che nun me l’ete ditto!… E ve lu duvevo chiede' io?… Cuscì la colpa è mia?… Nun ho ditto che la colpa è la vostra! Me pudesse cade la lengua se l’ho ditto!… Sta a sentì signora sicritaria io insisto a dì… Se insisto me mannate a dirige el traffico? Me pudessero venì i *spinarelli se insisto più!… Non succederà più!… Scì, starò più attento!… Ho capito! Drento oggi: prima che cala el sole!… Grazie tante, sicritaria!… Senza offesa, visto che me trovo quaggiò, se ve serve calcò... qualche primizia...Cumannateme pure!...  Che ruffia’? Vulevo esse’ gentile… (deluso:guarda Mario) M’ha chiuso el telefono!

MARIO- Vulevo parla’ cu' Cesira!... Cu’ t’ha ditto?

BIAGIO- Che duemo riprende el viaggio de ritorno: prima che cala el sole!

MARIO- Imbé, adé so’ le…(guarda e vede il pendolo  che è stato spostato, così pure la sua foto da juventino e altri oggetti…) Chi ha spustato el pendulo? Hanne spustato tutto…che macello! Sarà stato Sandro… Ma chi je l’ha cumannato? Jutame a rimette a posto ogni co’! (comincia…)

BIAGIO- Ma cu’ te frega, adé sai un’anema: lassa che fadigane lora. 

MARIO- E’ ‘na questiò de ottica. Stanne mejo ‘ndo stacevane prima!

                     Scena 2^: Detti più Gesualdo.-

GESUAL- (entra dalla camera) Séh! Se pensane de purtamme al lago de Caccamo (in Provincia di Macerata) cu' lora, se sbajane de grosso! Io vojo sta’ cu' Veronica, la fiammetta mia!Appena scappane de casa: la portu chì! Oggi ha da esse’ mia!… Però s’è fissata che prima la devu spusa’! Cume ce pensa!? Un latin laver cume me ottiene tutto e nun sposa a nisciù! ( si avvia in cucina…)

MARIO- (gli dà un calcio nel sedere)

GESUAL- Ahi! Che botta!… Me se sta a 'gravà el nervu sciattico! Me lu duvria cura’!… Me duvria fa i fanghi!…

MARIO- El cervellu te devi curà!

GESUAL- Prima telefuno a Veronica, cuscì l’avverto!

MARIO – ( a Biagio) Ma l’Angelo custode sua nun je dice gnente?

BIAGIO- Ji Angeli custodi nun polene parla’, ma segnane ‘ntel notes tutto quello che fate. Miga polene mettesse a cunsijà, proibì… Troppo lavoro! Saria ‘na fadiga da 'gne’! Oh, ce l’emo pure no’ i Sindacati, sa’?

GESUAL- (all'apparecchio) Fiammetta, so’ io: el giuggiulo tua!

MARIO- ‘Na pera cotta sai, altro che giuggiulo!

GESUAL- …Tanto, tanto e tu?…Io de più!…No, io de più!…No,no, io de più!(altro calcio) Ahi!…. No... dicevo: “Hai” ragione tu: ce vulemi bene tutt’e due de più!…Te vulevo dì, che nun ‘ndaremo più al ristorante, perché restamo chì, 'ncasa de mi fija… Nun te preoccupa’, lora vanne via… Vanne via: al lago de Caccamo!

MARIO- Cusa vole fa le purcarie ‘n casa mia?

BIAGIO- I fanghi li vole fa qui!

GESUAL- Nun me cumencia’ a ffa’ storie!… A mameta je ‘nventi ‘na scusa!... Al ristorante ce la purtamo dumenica prossima!… Adé te vieno a prende’ cu' la macchina: ce piazzamo sotto casa e appena vedemo che vanne via: buccamo!… Se me voj be’: fa cume t’ho ditto!… Appena te *claccheso… Te claccheso, te “trombetto”!… Eh! Appena me senti: vié giò!… Lu capiscio che sai emozionata… Ciao Fiammetta, a presto!... Nun vedi l'ora? Capirai, io: ardo! (abbassa la cornetta e resta sognante)

BIAGIO- Arderai scì, ma all’inferno!

GESUAL- Adé je vago a dì che cu' lora nun ce vieno!… (avviandosi) M’ha ditto giuggiulo!

MARIO- Te fago deventà un limo'! Te *sfragno!

BIAGIO- (lo ferma) Sta bono!… Lu sistemamo quanno viene cu' Veronica!

MARIO- (con mimica) Lu chiudo cume 'na fisarmonica!

GESUAL- (da dentro) V’ho ditto che nun ce vieno!…(entrando) Capirai, ci ho altre cose da ffa’!… (mima la scena con Veronica) “Lascia che ti prendo ‘nte le braccia per varcare la soglia de la nostra alcova!” (calcio) Ahi! Ariecco el “nervu sciattico”!… Se stu dolore me pija quanno ce l’ho ‘nte le braccia?… Me sa che è mejo che je digo:  “‘Ndamo de là!” e basta! (andando)… Scì, sarà mejo! (via per la comune)

 

                   Scena 3^: Detti-Sandro-Teresa-Laura-Roberto.-

MARIO – (gli corre dietro per assestargli un calcio, ma viene fermato da Biagio)…

BIAGIO – Sta bono!…

MARIO – Perché m’hai fermato? Hai visto chi me duvevo suppurtà?

BIAGIO – Te meriti el Paradiso!

MARIO – Essà! L’inferno e il purgatorio ce l'ho 'vuti 'n casa!

BIAGIO – Zitto…St’arriva’ l’amico tua!

MARIO – ‘Ndo’ sta?

BIAGIO – ( come se vedesse oltre..) Sta a oprì la porta!…. E’ buccato!

MARIO – (cerca dove nascondersi) Ndo’ me posso *salvà?…

BIAGIO – Tranquillo: nun te vede! Sai spirito!

SANDRO – Teresa?… (ha in mano un involto, che posa sul tavolino in fondo alla scena) Terè?...

TERESA – (ha i bigodini in testa, il fon in mano ed è vestita da casa) Dimme, Sandro?…

SANDRO – ‘Ncora nun sai pronta? Lu sai che nun me piace 'spettà!

MARIO – Solo a me piaceva 'spetta’!

TERESA- Ci hai ragiò, ma cj ho mille cose da ffa’! E’ tutto pronto: el pollo, i vincisgrassi… Vie' oltra a cuprilli, sennò se *‘ngiaccene!

SANDRO – (si avvia, ma si accorge che la disposizione delle cose è cambiata) Terè, sai stata tu?...

TERESA – (che aveva preceduto l’uscita di Sandro: sulla soglia…) A ffa’ che?

SANDRO – A spusta' tutto: la foto de Mario, quella vestito da juventino… e l'altre cose?(rimettendola al posto precedente) Sta mejo 'ndo' l'evo mesa io!…

MARIO- Se rmano qua lu pijo a zampate prima del tempo! Vago dai fiji, ch’è mejo! Tu rmani qua e cuntrolla! (via in camera)

SANDRO – Allora?…Te s’è *sciuccata la lengua? Risponni!

TERESA – L’avrai spustati tu e manco te rcordi! Nun è che, per caso,  oggi ci hai voja de fa’ cagnara?

SANDRO – Te pare che vojo fa’ cagnara, 'nco' prima de spusatte?… Io: nun so’ stato!

TERESA -  E manco io!… Chi sarà stato?

SANDRO – Sarà stato tu padre? L’ho ‘ncuntrato al portone; nun ho capito se era cuntento o ‘ncavulato! M’ha ditto: “Io nun ce vieno! 'Ndatece vo’ a magna’ pe’ terra!”

TERESA – No, babbo no! Nun je ha fregato mai gnè de Mario e de la Juve!…

BIAGIO – (nel mentre che i due cercano chi ha potuto…Biagio li risposta nuovamente)

SANDRO – Allora saranne stati i munelli! Nun me supportane…so’ rmasi tifosi de la juve!

TERESA – Cu’ dirai mai!? Viè de là a cuprì le teje!..  (esce seguita da Sandro)

BIAGIO – Certo che Mario se duveva digerì: la moje, el socero e l’amico: falzo più de Giuda!

MARIO – (entra) Biagio, vedessi quant’è carini! Stanne a ffa’ i compiti!(guarda in giro) Cume mai hanne lassato tutto cume staceva prima?

BIAGIO – Ce l’ho rmesi io! Manco se ne so’ 'necorti! Adé stanne in cucina!

SANDRO – (dalla soglia, verso la cucina…) Allora vago a mette' benzina , cuscì fago cuntrulla’ pure la pressiò de le gomme! (si avvia all’uscita e si accorge degli oggetti…e perplesso) Teresa?…Terè, viè ‘n po’ qua!…

TERESA – (senza bigodini, ma con la spazzola in mano) Adé che c’è?

SANDRO – (precede la battuta con mimica: fa girare lo sguardo verso gli oggetti…) Adé chi l’ha spustati i fantasmi?

MARIO – Stavo’ cj hai cchiappato! 

TERESA- No’…erimi de là!… Mi padre nun è ‘n casa! …(crede di aver trovato...) I munelli!

SANDRO- Senza meno! Chiamali. (prende una sedia…

TERESA- si è avviata…

MARIO – sposta la sedia a Sandro…

SANDRO – cade…

TERESA – si gira e… ‘Mbé, cu’ fai?

SANDRO – (alzandosi) Me vulevo mette’ a sede, ma me sa che ho calculato male la distanza… Evo preso la sedia da chì… (la riporta al punto di partenza)

TERESA – si avvia…

SANDRO-  …e l’evo mesa chì… (riponendola nuovamente dove è caduto…) Bhò?… (fa per sedere, ma...) ricade!

BIAGIO – gli ha spostato la sedia

TERESA – (preoccupata) Cus’è cumenci a perde i colpi?

SANDRO – Sarà che prima me so’ innervosito… Saranne i nervi.

TERESA- (non convinta) Scì, va be’!…(chiama dalla soglia) Roberto?…Laura?... Venite oltra!

                 ( Mario e Biagio fanno dei dispetti a Sandro: 1°- Sandro toglie il cappello, che mette sul tavolo e si asciuga il collo col fazzoletto: Mario gli soffia sul collo e Sandro tira su il bavero…fa per prendere il cappello, ma non è più dove l’ha messo perché Biagio l’ha messo a terra dal lato opposto…Sandro lo mette in testa, ma invece lo mette sulla mano di Mario, che l’aveva protesa in tempo sulla testa di Sandro e lo rimette sul tavolo, nel mentre che Biagio gli fa il solletico, soffiandogli nell’orecchio…)

SANDRO- (è stravolto…si alza dopo aver trovato il cappello, che istintivamente porta alla testa, ma ricordandosi di prima lo porta al petto, stretto con le due mani)

ROBER- (da dentro) Mamma, c’emo da fenì i compiti!

LAURA – Poj 'spetta’ ‘n pughetto?

TERESA- V’ho ditto de venì oltra e de corsa po’! (guarda Sandro) Cus’è, stai male?

SANDRO- (allentando il nodo della cravatta) No,no…stago be’!

ROBERT Ecchece! (entra seguito da Laura)

LAURA- Cu’ voj, mamma?

TERESA – Scoltate be’!

SANDRO- (dà dei colpetti di tosse, facendo capire che vuole essere lui a interrogarli e si avvicina a Terè)

MARIO –Adé se la pijane cu' lora!

BIAGIO- Scì, ma no’ stamo qua!

SANDRO – (a mezza voce) Nun je dì che so’ cascato dalla sedia…

ROBER- (che ha visto spostata la foto del padre, va a prenderla…)

SANDRO- Nun vojo fa' figuracce!

TERESA- Sta tranquillo! (vede Roby con la foto in mano) Allora sai stato tu, birbacciò! (gli assesta uno scapaccione)

ROBER- Cusa ho fatto? Perché me meni?…

SANDRO- Ecco chi sposta la roba! (va verso Roby con la mano alzata, ma  Mario gli ha fatto “piedino” facendolo cadere…Si alza e vedendo Laura, crede che sia stata lei…) Cus’è m’hai fatto *cianchetta?

LAURA –  Io?

SANDRO – Adé le pij tu quelle che duveva pijà lu!

ROBER- Lassa sta' a mi surella! Nun è stata lia.

SANDRO- E allora so’ stati i spiriti?

ROBER- Sarà stata l’anema de babbo!

MARIO – Cus'è m’ha visto?

TERESA- La foto l’ete spustata vo’?

LAURA – Ma se no' stamie a studia’!?

ROBER- Capirai, me sto a scervella’ pe’ risolve el problema!…

LAURA- E io el tema!

SANDRO – Vo’ la sapete longa, ma a me nun la fate! (a Terè) Pe’ punizziò manco ce li purteria cu' no’!

LAURA- Saria mejo!

MARIO- Brava!

TERESA – Ma insomma…

LAURA – Ho capito: sta zitta e va in camera a fenì i compiti! Quanno c’erababbo nun era cuscì!…

SANDRO – Cu’ voj dì?

ROBERTO- Che babbo ce capiva! Credeva a quello che je dicemi e nun ce stava sempre a lucca’, cume fate vo’ do’!

LAURA – ‘Ndamo a ffa’ i compiti!

ROBERTO- Scì, è mejo!

LAURA- Se vulete che venimo cu' vo’: ce chiamate.

ROBERTO- Se invece ve disturbamo: lassatece calco' da magnà! (escono)

MARIO – ‘Ndamo, de là, cu' lora!…Tu juti a Rubertì e io a Laura! (seguono)

SANDRO- (rimane un attimo senza parole) Sangue de la miseria, l’hai ‘ntesi? Arisangue de la miseria, l’hai ‘ntesi?

TERESA- Sangue de la miseriaccia, miga so sorda!

SANDRO – Certo che tu marito l’ha “tirati su” bene! Malducati! Bella ricunuscenza che ci hanne pe’ me!

TERESA- Però, tu esageri! J evo menato io a Rubertì, nun c’era bisogno che je menavi pure tu! Anzi, precisamo: nun vojo che li tocchi!

SANDRO- Ma io lu fago pel be’ de lora!

TERESA- ‘Nvece da purtarli dalla parte tua: je sgaggi! 'Nte stu modo te se ‘luntanene!

SANDRO – Ma io je vojo fa’ da padre.

TERESA- Io lu capiscio, ma lora?… Erane troppo 'taccati al padre e nun je rmane facile vule’ bene a 'n antro!…

SANDRO- (dà segni di dispiacere, misti a nervosismo)

TERESA-Sta calmo, che po’ t’ammali!…Te vago a prende’ un bicchiere d’acqua! (via)

SANDRO –Grazie, Terè!

MARIO – (entra e vede Sandro) Ecco l’usurpatore! El golpista!

SANDRO –(siede tenendo ferma, con una mano, la sedia  e con l'altra mano porta il bicchiere alla bocca, ma Mario gli batte la mano sulla spalla... Si gira e non vedendo nessuno: posa il bicchiere e va verso la comune per sincerarsi meglio)

MARIO – (prende il bicchiere, lo versa in un vaso con fiori e rimette a posto)

SANDRO –(preoccupato prende il bicchiere e senza guardare lo porta alla bocca ma s'accorge che non vi è più l'acqua…)

TERESA-L’hai bevuta? Bravo! Te senti mejo?

SANDRO- E' mejo che me dài ‘n antro bicchiere d'acqua, magari me calma  de più!

TERESA- (mescendo) I nervi so’ ‘na brutta cosa! Te ruvina pure el fedigo! L’acqua è lunica cosa: ‘rlava el cervello e la panza!

SANDRO- (tiene con tutt’e due le mani il bicchiere e lo beve girando su se stesso)

TERESA- (vedendolo girare) Adé te metti a ffa’ la trottula?

SANDRO – (che ha finito di bere, cerca una scusa) No, è che ‘n amico mia m’ha ditto che pe’ rlava’ el fedigo e tuttu quello che je sta intorno, bisogna ffa' cume la lavatrice…(fa mimica con le mani de cestello che gira)

TERESA- Lu vojo dì a Menica de “ferrettu”. Puretta, ce soffre tanto!

SANDRO – E’ mejo de no! L’amico mia nun vole! Prima deve depositare el brevetto!…

MARIO- (nel mentre lo spettina)

SANDRO- Ma cus’è ste currenti d’aria, ste ventate?… C'è qualche fenestra operta?…

TERESA- No, nun me risulta!

SANDRO- Me sa ch’è mejo che vago a ffa’ cuntrulla’ le gomme! (si avvia in modo buffo, come cercando la “presenza” che avverte e sulla soglia…) Quanno 'rivo fatte truva’ pronta! Te chiamo, ma nun bocco! (via)

TERESA- (interdetta) Me sa che nun sta be’ pe’ gne’! Guasi che saria mejo nun ndacce a sto “picche-nicche”!… Miga me fido tanto a ‘nda’ in machina cu' lu! (via in cucina)

              Scena 4^:- Roberto-Laura-Mario-Biagio

ROBER- (entra seguito da Laura Biagio e Mario)…Damme el tema tua che te fago vede el problema mia! (scambiano i quaderni e leggono…)

MARIO – (a Biagio) Te ci ha voluto ‘n bel po’ a risolve el problema, eh?

BIAGIO – Sta zitto, che me so’ smattito!…’Ncora me dole la testa. Vuleva sapé quanti litri d’acqua pole contiene ‘na vasca da bagno e quanto tempo ce vole pe’ rempisse.

MARIO – Embé!?

BIAGIO- E nun m’ha tuccato rempì la vasca?!

LAURA –(che nel mentre parlava con Roberto sottovoce)…Guarda che io stacevo a pensa’ cume pudevo fenì el tema e quanno me so’ mesa a scrive quello ch’evo pensato: l’ho truvato degià scritto, senza manco move la penna!

ROBER- La stessa cosa è successa a me! Je lu vojo raccunta' a mamma.

MARIO- Lassa perde!

LAURA- Lassa perde che tanto nun ce crederà!

BIAGIO- Magari ‘rpija la storia de la foto!

ROBER- Roba che ce la fa longa pe' la storia de la foto!

LAURA- Scì, ma a no’ chi ce l’ha scritti i compiti?

ROBER- (butta lì come per dire una cosa) Cu’ voj che te diga? Sarà stato babbo!

LAURA- Scì! Sarà stato lu'! (ognuno riprende il suo quaderno) Damme qua! (lo guarda) Ecco! Vedi che nun me sbajo? Chi scriveva “A” senza l’acca?

ROBER- Babbo!

LAURA- (mostra il quaderno) Ecchila!

ROBER- Scì è vero! (guarda il suo quaderno e poi…) Però babbo le tabelline le sapeva be’ e qui s’è sbajato: sette per sette ha scritto “trentadue”!

LAURA- (cercando un perché)…Forse ce avrà avuto prescia…

MARIO- (a Biagio) Belle figure me fai fare!

ROBER- Boh!?…E’ mejo che de questo nun ne parlamo cu' nisciù, sennò ce pijane pe’ matti!

LAURA- ‘Ndamo a preparacce, che fra pogo ce chiameranne pe’ nda’ via! Però che noia: so’ sempre nervosi! Rubertì, te vojo chiede ‘na cosa! Te dispiace se mamma se ‘rsposa?

ROBER- Scì! Però nun la pudemo custringe a ffa’ quello che vulemo no’! Pe’ me pole fa’ cume je pare.

LAURA – Pure pe’ me! Sandro, pe’ no’ rmarrà sempre 'n amico! Mamma ha bisogno de un omo, che je fa compagnia.

ROBERTO- (aggiunge) E che l’aiuta! Del resto no’, da grandi, avremo j interessi nostri.

LAURA- Alla prima occasiò je dimo che semo cuntenti se se rsposa.

ROBER- So’ sciguro che je levamo da lu stomigo un *madò (mattone) grossu cuscì!

LAURA – Adé ‘ndamo in camera! (esce seguita da Roby)

MARIO – (durante le battute Mario si è commosso, ma vede che non ha lacrime e allora cerca di farsi male: schiaffeggiandosi e tirandosi i capelli)

BIAGIO – Se pole sape’ cu’ fai?

MARIO – Gnente! Me so' necorto che piagnevo senza lagrime!

BIAGIO – Nun te voj cunvince' che sai spirito e non materia! Pittosto, hai ‘nteso i fiji tua?

MARIO – Scì e me so' persuaso che pudevo fa' a meno da ‘rturna’ quaggiò! E’ mejo che, Terè e Sandro, se sposane!… Però, visto che me ce trovo, vojo puntualizza' certe cose!

BIAGIO – Ciué?

MARIO – Intanto, quanno me materializzo, nun me vuria fa' vede dai gemelli: se pudriane impressiona’!

BIAGIO – Me pare logico!

MARIO- Dopodicché, pe’ prima cosa, mi socero deve nda’ via da sta casa!

BIAGIO – Scì, ma ce pensamo dopo che so’ ndati tutti a fa’ el picche-nicche!... (come vedendo...) Tu socero sta già de sotta, in machina, che spetta!

MARIO- Dopo pensamo a Sandro!

BIAGIO – Zitto che è qua!… Sta pe’ buccà!

                Scena 5^: Detti-Sandro-Teresa-Laura e Roberto.-

SANDRO – (fa capolino- guarda intorno, con espressione di paura. Poi…) Tereé?… Teresa?…Teré, sete pronti?

TERESA- (appare sulla soglia) Viè a prende’ le teje! (poi va alla porta dei figli…) Laura… Rubertì, sete pronti?

SANDRO – (mostra paura e girando ora su un lato, ora sull’altro, arriva ad entrare in cucina)

ROBER- Ecchece, mamma!(ha in mano una canna da pesca e cassetta)

LAURA- (ha in mano le bocce) Io vado in macchina!

TERESA- 'Ndamo tutti in cucina! (via tutti in cucina)

MARIO-  Biagio, ma se quessi vanne via io quanno me fago vede’?

BIAGIO- Dopo ch’emo sistemato a tu socero! Non te preoccupa’ che ci penso io a falli rturna’. Eccheli! (esce)

                                                rientrano in quest’ordine:

TERESA- (entra con in mano una teglia e avviandosi all’uscita, senza fermarsi) Hai preso tutto, Sandrì? (via)

SANDRO- (che le era quasi a ruota, con in mano il tavolo da pic-nic e nell’altra un fiasco di vino, gira la testa, senza fermarsi, verso Laura) Hai preso tutto, Laurè?

LAURA- (come gli altri, con una teglia avvolta in un fazzolettone) Hai preso tutto, Robertì?

ROBER- (sotto il braccio ha un plaid… si ferma al centro scena e guardandosi le mani…) Avrò preso tutto? Bhò?…(via)

                Scena 6^: Detti-Gesualdo-Veronica.-

BIAGIO – (rientra, subito, dopo l’uscita di Roby, con una teglia in mano)

MARIO – (chiede a Biagio, con mimica, cosa ha in mano)

BIAGIO-La teja dei vincisgrassi!

MARIO- Se li so’ scurdati! (prende dalle mani di Biagio la teglia e si avvia all’uscita chiamando…) Rubertì?…

BIAGIO- (fermandolo) Sta zitto! ‘Ndo vai? Chi chiami? Vuoi che rtornane o nò?

MARIO – (capisce) Che truvata!… Ne sai una più del diavulo!

BIAGIO – Zitto! Nun lu numina’. Se ce mette lu zampì lu (lui): emo fatto!… Mario, pe’ caso Veronica è un tipo…(descrive l’attrice)

MARIO – Scì!

BIAGIO – E' pe' le scale!

MARIO – ‘Ndo’ me posso salva'?… 'Ndo’ me nascondo?…

BIAGIO – T'ho ditto che nun te polene vede!

MARIO – Già, me so' scurdato che so’ un fantasma!

GESUAL- (entrando) Entra!… Entra, passerotta mia!

VERON- (guardandosi intorno) Sei sicuro che ènne 'ndati via?

GESUAL- Ma se l’emo visti 'nda' via cu' la machina!?(aprendo la porta della sua camera…) Metteti in libertà, fiammetta mia!

VERON- Ecco, sei sempre el solito! Lo doveresti sapere che in libertà me ce metto solo se me sposi.

GESUAL- Ma cusa hai capito? (andandole vicino) Te vulevo dì: metteti libera…come se saristi a casa tua! Come dire, levate la giacchetta…metteti a sede…

VERON- Adé che facciamo?

GESUAL- 'Ndamo ‘nte la camera mia…

VERON- (con emozionato calore) Mamma!?…

GESUAL- Ce scoltamo un po’ de musica ‘nte lo stereo…

VERON- Mamma!?…

GESUAL- E visto che è ora de pranzo ce pijamo un drink!

VERON- Mamma!?…

GESUAL- E poi…

VERON – (interrompe e decisa) No! Quello: nò!

GESUAL- E poi…

VERON- No! Quello: nò!

GESUAL- Sta a sentì, io ho fame. Tu no?

VERON- Pure io ho fame!

GESUAL- Allora  perché dighi de no?

VERON- Pensavo a 'n’antra cosa!…

GESUAL- Po’ dighi che ce penso sempre io a certe cose! (indicandole la camera) Va’ e mettete comoda!

VERON- No! Inte la *cambura tua non ci vago: ho paura!

GESUAL- E’ qua che hai da avecce paura…(indica la foto di Mario sul tavolo) Nun lu vedi cume te guarda brutto la bon’anema?

VERON- Bhé…forse è più meglio de de là!

GESUAL- (che l’ha accompagnata fin sulla porta) Io ‘ntel mentre telefono. Ordino el pranzo al ristorante! Te piace lo spumante?

VERON- Scì, giuggiolo mia!

GESUAL- Fago purta’ un vecchio “Zì-pippo!” (zibibbo)

VERON- No…E’ più meglio un “Don-pedicchiò!” (Donperignon)

GESUAL- Cusa ce viene a ffa’ qua el prete?

VERON- Chi?

GESUAL- El prete! L’hai ditto tu: “Don Pedicchiò” !

VERON- Ma “Donpedicchiò” è la marca de lo spumante!

GESUAL- Scusame, nun sapevo che…Me sembrava che  vulevi el prete pe' spusatte!…

MARIO – E te sposi…Vedrai che te sposi!

VERON- Certo che me voglio sposare, ma miga *quane: in Cattedrale! (sognante) Ha da esse’ una cerimonia: strabiliante, sconvolgente (entrando finisce…) emozionante!

GESUAL- Scì, in prima visione!…Famme telefuna’ a “Alvaro”...(fa il numero) Vedrai che dopo tre bicchieri de spumante sarai mia!…Pronto?…So’ Gesualdo…Me poj fa’ purta’, al più presto, a casa de mi fija Teresa, do’ piatti de tajatelle al tartufo, cu' tanto furmaggio sopra… Nun ce sta be’ el furmaggio cul tartufo?... E tu me ce lu metti lu stesso! Dicene che è afromisi…afrotisico, no…afro…insomma che tira sù ‘n bel po’!… Hai capito perfettamente: ci ho ‘n affare pe’ le ma’!... Pe’ segondo: do’ bistecche alla Bismark… Bravo! Quelle cu' l’ovo fritto sopra la carne! Ce ne metti do’ de ova…Sai pure j ovi jutane!

MARIO – Perché nun ce fai mette’ pure ‘na spruzzatina de cocaina?

BIAGIO – Se ero io l’Angelo custode sua a st’ora….

GESUAL- Nun te preoccupa’ che nun fanne male!… La banana? No, la frutta ce l’ho! E pe’ fenì me mandi un “Sant-onorato e un Don-pedicchiò”! Perché devo nda’ in chiesa?… Perché tu nun ce l’hai? Ma quale santo? Sant-onorato nun è un santo, ma un dolce... Eh! Sant-onoré… E’ francese? E io  lu digo in italiano, che differenza fa? Don-pedicchiò è lu spumante!…Ah…”Donperignon”!…Pure quessu è francese? Pe’ oggi me porti 'ssa roba francese, ma da duma’ solo roba italiana, e che caspita! Po' se lamentane se da no' l'economia va male!... Cosa? Nun ce l’hai 'ssu spumante lì? Allora, fa 'na cosa: mandame ‘na buttija de la Santa Casa e ‘na gazzosa che la fago deventa' spumante!…Nun perde tempo, te spetto subito! Bona! (chiude) (*L'Amministrazione della “SantaCasa”di Loreto, produce vino)

MARIO –  Me vojo fa’ sentì! (lo chiama)  Gesualdo!…Gesuà?!…

GESUAL- (non si rende conto…credendo che lo chiamano al telefono: alza la cornetta) Dimme Alvaro!?…

MARIO – Babbooo?…Gesuàaaa?…

GESUAL- (capisce d’essersi sbagliato e ripone la cornetta) Me pare d’ave’ sentito la voce de mi genero, de Mario!?… No nun è possibile!…Ha da esse’ l’eccitazio' che ci ho addosso!

MARIO- Gesuaaaallllddooooo?…

GESUAL- (segnandosi, comincia a tremare…) Gesù, Giuseppe e Maria!…

MARIO – Hai paura, ah?

GESUAL- Nun me fate scherzi, che so’ vecchio e ce posso rmane!… (rmane=morire)

MARIO – Perché tu nun stai a scherza’ sa cula puretta de Veronica?

GESUAL- Ma, Mario tu sai morto. Dàje nun scherza’!…E’ ve' che sai morto?

MARIO – Scì, so’ morto e i morti nun scherzane!

GESUAL- (che già da prima ha cominciato a cercare in giro con lo sguardo) Ma cusa voj da me…'Ndo’ sai?…Nun te vedo!…

MARIO – So’ qua…(e subito spostandosi) e qua…e qua ancora!… Adé nun me vedi, ma fra pogo me farò vede!

GESUAL- Mario, cu’ voj da me?… Nun me purta’ via cu' te, che ci ho da fa’!

MARIO – Ci hai da ffa’ lu sporcaccione, è ve’? El latin love! Voj illude' cula donna che sta de là!

GESUAL- Perché, l’hai vista che sta de là?

MARIO- I morti tutto vedene e tutto sanne!… Ora fa' quello che te digo.

GESUAL- Scì! Dimme, Mario.

MARIO – Devi spusa’ Veronica: la fiammetta tua!

GESUAL- Veramente io….

MARIO- Nun dì de no che te manno un fulmine, che te paralizza dal belico in giò!

GESUAL- (mima toccando con le mani: l'ombelico e la zona pelvica) No, da chì a chì: no! Magari me porti cu' te, ma da chì a chì: nò!

MARIO- Me *bedisci?

GESUAL- Scì, bediscio!

MARIO- Valla a chiama’…Falla venì de qua!

GESUAL- (tremante, chiama, ma la voce è poca…) Fia…Fiammetta, vie’ oltra!

VERON- Dimme…dimme Gesualdino?!

GESUAL- Nun t’empressiuna’!… Nun semo dapernò!… Nun semo soli.

VERON- (guardandosi intorno) Io...non vego a nisciù!…

GESUAL- La persona che sta qui cu' no’ nun la poj vede perché è un fantasma!

VERON- Ma vamme ‘n po’ via, nun ce credo!

GESUAL- E’ l’anema de mi genero: de Mario! Sai de chi sto a parla’?

VERON- (indica la foto) De quello?

GESUAL- Scì!

VERON- Ma quello oramai sta in pace lassù!

MARIO – No, cara signorina, adé stago quaggiò e so’ pure incaulato!

VERON- (tremante) Ma allora è vero!…( si porta una mano alla testa)

MARIO – Biagio nun la ffa’ svenì!

BIAGIO – (veloce, le si mette dietro e ogni volta che Veronica si affloscia, la sostiene riportandola dritta –questo per tre volte-)

VERON- Mamma, me svieno!….

BIAGIO- (sostiene)

VERON- Mamma, me svieno!…

BIAGIO- (c. s.)

VERON- Mamma, me svieno!…

BIAGIO- (c. s.)

MARIO- Veronica!?…Nun devi ave’ paura! Io stago qua pe’ jutatte. Scolta be’! Da oggi mi socero andrà a sta’ de casa ntel suo piede-a-terra, perché s’è deciso: te sposa!

VERON- Dighi davé Gesualdino?

GESUAL- Veramente io pensavo…

MARIO – (a mezzavoce ) Dal belico in giò!…

GESUAL- …Pensavo de spusatte!

VERON- Giuggiolo, dighi davé?

MARIO – Scì!…Sennò je feniscio a rompe el nervu sciattico!

GESUAL- Ah, ma allora eri tu?… Ma nun pudemo rmane qui?

MARIO- Ho ditto: ntel piede-a-terra!

VERON- Se nun vuoi nda’ a sta' da te, pudemo nda' a casa mia, cu' *mamma!

GESUAL- Allora è mejo che famo cume ha ditto lu'!

BIAGIO- Adé mannali de là, che stanne pe'  'riva’ j altri!

MARIO- 'Ndate de là!

GESUAL- 'Ndamo, passerotta!(l’accompagna verso la camera)

VERON- Scì... “cip-cip, ciop-ciop”!(entra)

GESUAL-Che pata-trac! (entra)

                Scena ultima: Detti-Sandro-Teresa e poi Gesuldo e Veronica.-

BIAGIO- Ecco tu moje!… Te la rcordi la frase che devi dì pe’ fatte vede?

MARIO- Scì, ma prima de famme vede je vuria parla’ ‘n pughetto!… Oh, lu sai che nun me sento pe’ gnente emozionato?

BIAGIO- I morti nun vivene de emozioni, ma di accettazioni!

TERESA- (entrando e avviandosi verso la cucina) L’evo ditto propio a te de pija’ la teja cu' i vincisgrassi!…

SANDRO- (che la seguiva, ha scorto la teglia posta sul tavolo…) 'Ndo’ vai? Ecchila qua la teja!

TERESA- (si ferma, si gira e vedendola, si avvia verso l’uscita) Pijala e 'ndamo!

MARIO- 'Ndo’ vai?

TERESA- (a Sandro) Al lago de Caccamo, è più de 'na settimana che lu dimo!?

SANDRO- (ricordando…tremante) Teré…Teré…

TERESA- M’è ndato via de testa peddavé!

SANDRO- Teré, io nun ho operto bocca!…Nun ho parlato.

TERESA- No, eh! Allora chi ha parlato?

MARIO- Io!… Mario.

SANDRO- (andandosi a nascondere dietro a Teresa) Gesù, Giuseppe e Maria, salvate l’anema mia!

TERESA- (ch’era rimasta a bocca aperta: inghiotte e  ritornando verso il centro scena...) Ma…Ma-mario?

MARIO- Scì, Ma-Mario!Adé te metto paura?

TERESA- No, Marietto mia, anzi!?…

SANDRO- Io ‘nvece ci ho paura e tanta po’!

MARIO- Sta tranquillo che nun ce l’ho cu' te! Stago qua perché c’evo 'na mezzuretta a disposizziò…(guarda con occhio di rimprovero Biagio)

BIAGIO- (china la testa ed esce)

MARIO- (continua)…e allora ne ho approfittato pe salutavve perbenì! Adé me fago vede…(sarebbe bene sprigionare un po’ di fumo artificiale mentre Mario effettua tre giri intorno a se stesso dicendo la battuta) “SEMPRE A TE RIVIENO O MIO DIO!”

TERESA- (estasiata) Jjjjeeeezu!…Quantu sai bello!

SANDRO- (dopo aver fissato sul volto Mario) Teré, el naso ancora ce l’ha!…M’evane ditto che…

MARIO- Che t’evene ditto? Io so’ 'na sembianza. Nun so’ né de carne né de ossa, ma spirito!… Nun ce perdemo in chiacchere che el tempo passa e ci ho de ‘rturna’ su. Donca! So che Sandro te vole spusa’! (a Sandro) E’ vero?

SANDRO- Scì,scì!  Se vole lia però!

TERESA- Lia lu vole. Anche perché so’ io che je lu cunsijo.

TERESA- Mario, ce so’ i fiji!… Vuranne?

MARIO- Scì e vedrai che saranne lora stessi a ditte che te devi spusa’. Sandro me devi fa’ un favore.

SANDRO- (pensa di prevenire il suo pensiero) Da duma’, Mario, cumencio a tifa’ Juve!

MARIO- Cu’ m’emporta de la Juve!?… Nun è questo el favore. Me devi prumette che nun me tocchi i fiji. Nun je devi mena’!

SANDRO- Sarà fatto! 'Bediscio.

MARIO-  Pogo fa t’ho visto, sai?… El ritratto e tutte l’altre cose l’evo spustati io.

SANDRO- Allora sj stato tu a spustamme la sedia…A tuccamme la spalla…A *scapecciamme….

MARIO- (assentisce)

SANDRO-M’hai meso ‘na paura da gne’! Pensavo da esse’ deventato matto!

MARIO- Se nun mantieni quello che m’hai prumesso: calo giò e la sedia, col permesso dei superiori, nun te la levo de sotta, ma te la sfascio nte la schina!

SANDRO- Vedrai che nun ce ne sarà bisogno! Mario, ogni settimana ce avrai fiori freschi!

MARIO- I fiori nun li purta’ a me. Portali ‘n casa! 'Na casa senza fiori è 'na casa *sciapa: senza amore. A Teré je piacene tanto…anche se so’ fiori de campo!

TERESA- Ma no’ cu’ pudemo ffa' pe’ te?

MARIO- Questo: vuleteve bene e riposerò in pace!… Adé chiamo a tu padre!

TERESA- Perché babbo è ‘n casa?

MARIO- Scì, cu' Veronica. N’eva 'prufittato pe’… Me capite? Però, adé m’ha prumesso che se la sposa e ‘ndarà a sta' de casa ntel piede-a-terra!

TERESA- Ma…

MARIO- Senza “ma” e zenza “mo”!…Babbo?… Babbo!…

GESUAL- (entra, con due valigie, seguito da Veronica) (vede Mario…posa le valigie…poi gli si avvicina cautamente e…) Ma allora è vero!… Te posso tuccà?

MARIO- Cu’ voj tuccà l’aria?… Ho ditto a Teresa  che te sposi.

GESUAL- Mario…io e Veronica saristimi tanto cuntenti de invitatte al nostro matrimonio, ma non sapemo l’indirizzo!

MARIO- Grazie lo stesso! Ve guarderò da lassù! Da 'na nuvoletta. Di voi  saprò *onnico’! Quindi so tutto quello che fate. Adé vago via!

TERESA- Perché nun stai ‘n antro pogo cu' no’?

MARIO- Primo, perché quello che c’evo da divve: ve l’ho ditto. Segondo, perché i fiji se so’ stufati de ‘spettà e polene veni' qui e io nun me vojo ffa' vede! Terzo, perché pole 'riva’ el garzò del ristorante…(a Gesualdo) E’ mejo che lu ritirate vo’ quello ch’ete ordinato, cuscì ve lu magnate a casa vostra!

GESUAL- Scì, hai ditto be’!

VERON- Me sa che me s’è chiuso l’appetito!

GESUAL- Tranquilla! Te dago ‘n aperitivo che te lo opre subito!

MARIO- Béh! Vago via, ma se vedo che qualcosa non va…(con la mano fa cenno di legnate verso Sandro e Gesual)

SANDRO- T’ho ditto che nun ce ne sarà bisogno!

GESUAL- Metto la testa a posto, va tranquillo! Dimme ‘n po’: da lassù vedi pure casa mia?

MARIO- Vedo tutta Lureto…el mondo! Basta pensallo e tac: se apre la fenestra!

VERON- Allora se nun se cumporta be’: te chiamo!

MARIO- Brava!

TERESA- Dimme 'na cosa, Mario: i vincisgrassi l’evi nascosti tu?

MARIO- No! L’ha nascosti Biagio, l’Angelo del passaggio. Quello che m’ha preso e accompagnato lassù!…(Biagio, era entrato e messo vicino a Mario, quando questo ha fatto il nome suo) Adé è qua…vicino a me!

SANDRO- Fammelo vede! Ho sempre desiderato vede ‘n Angelo!

MARIO- Nun se pole!… Pure tu ce l’hai… Tutti ce l’emo el nostro Angelo… Sta dietro de no’ e scrive tutto quello che famo!

GESUAL- Tutto-tutto? Quello ch’emo fatto e quello che faremo?

MARIO- Scì!

GESUAL- Cume se chiama l’Angelo tua?

MARIO- Biagio.

GESUAL- (guardando dietro a Mario) Signor Biagio, de sciguro vo’ sete amico dell’Angelo mia, diteje se pole *scassà tutto quello che ha scritto fin’adé!… Anzi de strappà tutti i foji  del notes… Magari je ne compro uno novo!

BIAGIO- (ha parlato all’orecchio di Mario)

MARIO-Devi sape’ che se uno se cumporta be’ e se pente de la vita dissoluta che ha fatto e cumencia 'na nova vita, amando e rispettando il prossimo: le cose cattive vienene scassate tutte.

GESUAL- Cumencio subito! Veronica, 'ndamo che me vojo ferma’ al ristorante. Je digo che le tajatelle le vojo al burro e senza tartufo!

MARIO- Addio Teresa! Ciao, Sandro! Siate felici e divertitevi. Io rtorno su! (del fumo come primae...) “ECCHEME O MIO DIO!”(esce)

TUTTI- (si guardano in giro e poi…)

TERESA- (passando una mano fra i capelli) Me pare d'ave' sugnato!

SANDRO- Quale sogno!’ C’era...e come se c’era!…

TERESA- E adé cu’ famo?

SANDRO- Cume cu’ famo? 'Ndamo al lago! L’hai nteso pure tu che ha ditto: “Siate felici e divertitevi!” E no’ ce 'ndamo a divertì! Da adé in poi: bisogna 'bedì !

TERESA- E va bene!…(va a prendere la teglia, ma le viene tolta dalle mani da…)

SANDRO- Teré, questa la porto io! Nun sia mai una signora…

TERESA- (riprendendola) Grazie, ma la porto io!

GESUAL-  Se permettete la porto io, le valigie le vieno a prende dopo!

VERON- Ma la posso purta’ pure io!…

GESUAL- Ho capito! Adé tutti vulemo fa 'na bona azione, cuscì l’Angelo scassa i peccati. Siccome io so più vecchio e peccati da scassa’ ce n’ho più de vo’, tocca a me ffa' la prima bona azziò!....

               (tutti continuano a prendere la teglia con battute gentili dette a soggetto…mentre la tela si chiude)

                                              

S I P A R I O

LORETO- 29-05-1989                                                         Paolo  Torrisi

 

n.b. -La commedia è regolarmente registrata presso la S.i.a.e.

       -Il testo è reperibile presso l’Autore: Prof.Torrisi Paolo via Abruzzo,3.

         60025-Loreto   e-mail torrisipaolo@virgilio.it

         L’opera è depositata presso la S.I.A.E. con n° 37766

 

GLOSSARIO

Accada-'N-: Bisogno- Non c'è bisogno che..

.Accenno- Segnale...d'intesa.

Adè- Adesso.

Almanco- Almeno.

Annaulo- Affitto- (casa annaulo – casa in affitto)

 Anco'- Ancora.

Avriane- Avrebbero

Badavi- Guardare con attenzione, badare...

Balza- “Carico di briscola” (valore più alto di “Briscola” - Asse-)

Bardascio- Ragazzo. Giovanotto.

'Bedisci- Ubbidisci.

Biastimato- Bestemmiato.

Buccare- Bocca- Buccato- Entrare- Entra- Entrato...                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         

Bucculotto- Maccherone. (tipo di pasta)

Bugiò- Bugiardone...grande bugiardo.-

Ca’- Cane… Poro ca’- Povero cane…

Cagiara- Confusione- Parlare a voce alta fra tutti.

Cagnara- Litigio- Bisticcio.

Calchidu'- Qualcheduno.

Calco'- Qualcosa-

Calzo'- Calzoni – Pantaloni.

Cambura- Camera.

Capezzo- Non capire dove è il “principio” o la “fine” = “niente”.-

Capisciò- Saputone.

Cegato- Cieco- (in questo caso “chiudere gli occhi: “segno di gioco)

Ceregio- Ciliegio.

Chiuppamo- Battiamo.

Ciambotto- Stupidotto- Sempliciotto-

Ciancico- Mastico- (ridurre in poltiglia, pezzettini...)

Ciauscolo- Salame...morbido. (tipico delle Marche)

Cianchetta- Sgambetto.

Clacchesso- Clacson... (ti suono il Clacson )

Co’- Cosa.

Colco- Coricato.

Creso- Creduto- Credere.

Cruciera- Crociera di croci- (Non “Crociera - nave”) Cruciera”: gruppo di dodici corone da Rosario, lavorate, assemblate, dalle donne lauretane dette “Coronare”.

Cu'- Con.

Cuj- Quei.

Cule- Quelle.

Culia- Quella.

Culù- Quello.

Curatelle- Viscere- Interiora in genere...

Dago- Do... (dare)

Daperlu'- Da solo.

Dapervo'- Da soli. (solo voi)

Dapresso- Da solo.

Dimo- Diciamo.

Do'- Due.

Emo- Abbiamo.

Ennà!- Orca!...Guarda un po'?!...

Essà!- E già!...Certo!...

 Esse'- Essere.

Evo- Avevo... (avere)

Fago- Faccio... (fare)

Fiotto- Lamento- Brontolio-

Frinfinellu-'N-: Piccolo segno di “briscola” (gioco di carte)

Fuga- Premura -Fretta. (da “Fuggire: Sono andato via di “fuga” = di “corsa”)

Fugaro'- Falò.

Furestego- Forestiero. 

Giaccene-'N: Ghiacciano...diventare fredde.

'Gnà- Bisogna. 

'Gne'- Niente. 

'Gnico'-Ognicosa.

'Guali- Uguali.

'Nguezzu- Pratico. ('ngezzu de sti posti = pratico di questi posti)

 Imbescigamo- Vescichiamo- (da Vescica, gonfiore, “bolla sulla pelle con liquido..., provocato da “botte” ricevute)

Imbioccare- Addormentare…

 Incaprinita- Interstardita...come una “capra”.

Jezu- Gesù. (esclamazione)

Lattarina- Bianchetto (larva di pesce)

Lenza- Furbo. (...che tipo furbo = che “lenza”!)                                                                                                             

Lia- Lei e non  nome di persona: “Lia”.

Limo'- Limone-

Line- Lì.

Lora- Loro..

Lu'- Lui.

Lu- Lo.

Luccare- Lucca'- Gridare.

Luccato- Gridato.

Lupi'- Lupini.

Lupo marano- Licantropo (comportamento da lupo)

Luzeno- Fulmine.

Ma'- Mani.

Madò- Mattone.

Matre- Madre

Melancia'- Melanzana- (ti do un “melancia'”: uno schiaffo che ti faccio diventare la faccia viola come una: “Melanzana”)

Mojole- Pinze. (caratteristico attrezzo a forma di “pinze” con punte arrotondate, adatto alla lavorazione del fil di ferro usato dalle “coronare”, per le corone da Rosario.)

Mugelle- Cefali (pesce)

Munelli- Bambini- Ragazzi.

'Necorto /a/ e...- Accorto.

Nisciù- Nessuno.

No'- Noi.

None- No.

Noneto- Nonno tuo...tuo nonno.

Oltra- Avanti...oltre. (vieni “oltra” . A volte si trova solo una “O” abbreviata da un apostrofo “ 'O”: vieni o'... )

Onnico'- Ognicosa.

Pa’- Pane.

Pia – Piedi.

Pina- Piena.

Pipitula- Foruncolo...che viene sulla lingua...che fa stare “zitti”.

Pista…Ari-pista- Ritornare sull’argomento…Continuare a “pestare”…

Pole- Polene- Può- Possono.

Per' 'o- Per “uno”... “Un po' per uno”.

Poro-  Povero.

Prescia- Premura – Fretta.

'Rmaso- Rimasto (rimanere).

Raccojemme- Raccogliere /...rmi.

Rancichita- Rancida.

Roito- Urlo-

Quane- Qui.

Quessu /a – Questo / a.

Sa / Sa me / Sa lù-  Con… Con me… Con lui…

Sai- Sei (dal verbo essere) Es. Sai solo-sei solo… (dipende dal significato che acquista nel contesto della frase)

Salva'- Nascondere- Conservare...non in vista...

Saria...Sariane- Sarebbe..Sarebbero.

Scapecciamme- Spettinarmi.

Scappa'- Uscire di casa... (secondo il senso della frase)

Scassa'-  Scassare-Cancellare.

Sciapata- Sciapo- Stupidata- Stupido- Sciocco...

Scine- Sì-

Sciuccata- Seccata.

Scuffia- Copricapo di lana...può essere usato per la montagna o a letto nelle nottate fredde.

Sdogo- Slogo- slogare.

Sdrimbulo'- Convulsioni (ballo di S.Vito)

Sete- Siete. (secondo la frase.  “Sete” es. “Ho sete”o verbo essere: sete bugiardi...)

Sfragno- Spremo- Spremere...

Sgaggiare- Sgaggia'- Gridare.

Sj- Sei. (sj stato tu...)

Smateria'- Parlare male...volgare...da matto... (Fuoruscita dal cervello di materiale non consono...)

Sogna-  Grasso animale... (Sogna rancichita = Grasso rancichido)

Spegne- Spegne da: Spegnere.

Spegnemme- Spingermi – da:  Spingere  e non “Spegnere”.

Spenta- Spinta- da: Spingere e non Spenta da: Spegnere.

Spi’- Spine. Me tieni su i “spi?”- Mi tieni sulle spine.

Spinarelli- Bollicine che vengono sulla pelle dovute alla “Varicella”.

'Ssa- Questa. (Abbreviazione di: “Quessa” = “Questa” donna)

'Ssu- Questo.

Stago- Sto... (stare)

Strabaltata- Sottosopra...il cervello- Non capire più niente.

Stracco-Stanco.

Sumenti- Semi (in romano: “Bruscolini”)

'Svanza- Avanza...da Avanzare.

Tajuli'- Tagliatellina- (tipo di pasta:Tagliatelle)

Tigna- Testardaggine.

Trusmarì- Rosmarino.

Vago- Vado... (andare)

Valtri- Voialtri.

Vento- Vinto.

Vo'- Voi.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      

Velle- ...in “velle”- Da nessuna parte...In nessun posto...Per niente...

Vuria- Vorrei