Radiodramma
di Anna Luisa MENEGHINI
da IL DRAMMA n. 125
15 Gennaio 1951
V O C I
ANDREA
ELENA
TERESA
GIORGIO
VLADIMIRO
IL MAESTRO DI SCUOLA
UN MEDICO
UN INFERMIERE
I COMPAGNI DI SCUOLA
* Tutti i diritti riservati.
A questo radiodramma è stato assegnato il primo premio nazionale radio-drammatico, promosso dal Sindacato Nazionale Autori radiofonici, sotto l'egida della Presidenza del Consiglio e in collaborazione con la Radio Italiana. Detto premio - riservato esclusivamente ad opere di prosa, concepite e scritte per la realizzazione radiofonica - è stato basato sulla formula dello scrutinio doppio, e cioè: il primo da parte di una Commissione nazionale; il secondo da parte del pubblico. La Commissione, nell'agosto 1950, giudicò migliori cinque lavori prescelti tra 44 opere trasmesse. Dal 21 settembre al 21 ottobre 1950 quei cinque lavori furono presentati al definitivo giudizio degli ascoltatori. Risposero oltre tremila persone con un giudizio graduatorio, com'era indicato. L'8 novembre una Commissione di scrutatori ha esaminato i punteggi stabiliti da uno a dieci. Il radiodramma di Anna Luisa Meneghini, che qui pubblichiamo, ha ottenuto la maggiore media con punti 9,67. Regìa di A. G. Majano.
(Musica di apertura: serenata di Bramhs per violino e orchestra. Ambiente acustico: acciottolio di stoviglie nell'acquaio).
Teresa Andrea, mangia. Non star lì intontito a guardare le mosche che volano.
Andrea (assente) Non ho fame.
Teresa Come non hai fame? Se non hai mangiato niente da ieri sera?! Lo sai che se non mangi rimarrai piccolo e magro?
Andrea (c. s.) Non ho fame.
Teresa Dio mio, che razza di dispettoso. Per chi l'ho fatto allora il budino di riso? Ho smesso di fare il bucato per preparartelo. E questa sarebbe la ricompensa?! (Silenzio) Su, avanti, andrà a male se non lo mangi.
Andrea Dallo a Orazio.
Teresa Orazio? Puah! Un cane allevato a budini, bella roba. Diventerà così lento e grasso che se verranno i ladri, faranno a tempo a svaligiare tutta la casa, prima che lui si muova. Andrea Orazio è un bravo cane.
Teresa Ma sì, sarà un bravo cane, ma tu devi mangiare. Guarda come sei piccolo e pallido. Alla tua età i bambini sono molto più alti e grossi.
Andrea Alla mamma piacciono i bambini alti e grossi?
Teresa Che c'entra questo? Ad ogni madre piacciono i suoi figli. Al mio paese c'era una donna che aveva un bambino che era diventato scemo per la paura,durante l'altra guerra, e poi questo bambino era morto e lei se l'era tenuto vicino per sei giorni, finché, dovettero andare gli agenti a portarglielo via per seppellirlo.
Andrea (fermo nella sua idea) Alla mamma piacciono i bambini biondi.
Teresa Ma non è vero niente. Cosa vuoi che importi il colore dei capelli? Io ho i capelli rossi e tutti gli altri miei fratelli li avevano neri come le penne dei corvi, eppure nostra madre ci ha voluto bene in modo identico a tutti quanti.
Andrea Io credo che importi il colore dei capelli. Stefano era biondo e la mamma voleva bene solo a lui.
Teresa Ma fammi il piacere. Non c'entra essere biondi o bruni. Tutte le mamme, si sa, sono un po' più affezionate ai figli più grandi.
Andrea Tu hai detto che tua mamma vi voleva bene uguale a tutti quanti.
Teresa Sì, è vero. Ma mia mamma ne ha avuti tanti di figli che alla fine non sapeva più nemmeno lei qual era il più grande.
(Pausa).
Andrea Credi che se morissi anch'io, la mamma mi verrebbe a trovare ogni giorno al cimitero, con tanti fiori?
Teresa Ma senti che idee si mette in testa questo stupido, invece di mangiare. Per quale ragione dovresti morire?
Andrea Ma Stefano è morto.
Teresa È difficile che il fulmine vada due volte sullo stesso albero.
(Pausa).
Andrea Senti, perché quando i mariti muoiono, le donne prendono subito un altro marito?
Teresa Beh, queste sono cose che succedono solo in città, o alle donne giovani... E poi cosa vuoi che ne sappia io? Smettila di far domande. Saprai tutto quando sarai grande.
Andrea Ma perché ci sono sempre delle cose che i bambini non possono sapere?
Teresa Perché se no sarebbero come i grandi, e allora che gusto ci sarebbe a essere bambini?
Andrea A me non piace essere bambino.
Teresa Lo dici adesso. Vedrai quanto la rimpiangerai questa età quando sarai un uomo e avrai dolori e preoccupazioni e dovrai faticare dalla mattina alla sera per mantenere la tua famiglia.
(Rumore di una auto che si ferma, giù, nella strada).
Andrea (felice) Sarà mamma! Le vado incontro.
Teresa Rimani qui. Lo sai che si sente sempre male quando torna dal cimitero. E sarà tanto peggio oggi, che è l'anniversario. Vedrai che non vorrà vedere nessuno.
Andrea E adesso si chiuderà in camera di « lui », come l'anno scorso!
Teresa Mah, non lo so. E poi, guarda, è il tuo patrigno, non è tua madre. Su, vai a salutarlo! Ha un pacchetto in mano. Forse è per te.
Andrea (stizzoso) Non ci vado.
Teresa Sei proprio un bambino cattivo. Perché lo tratti così? È molto buono con te.
Andrea Lo odio.
Teresa Sei un bambino senza cuore. Vorrei proprio sapere perché stamattina non hai voluto prendere i fiori che ti aveva portato per regalarli a tua madre.
Andrea Non li ho voluti. Erano i fiori da portare al cimitero!
Teresa Ma certo, erano i fiori per il tuo povero fratello, e lui aveva avuto un pensiero gentile. Voleva che tu facessi una bella figura con tua madre.
Andrea (un po' strozzato, come stesse per piangere) Non ho voluto portarle quei fiori... perché... speravo che si dimenticasse del cimitero... Non volevo che ci andasse ancora...
(Rumore di porta che si apre).
Giorgio Teresa, dov'è Andrea! Ah, eccolo. Vuoi venire di là con me, Andrea?
Teresa Ma certo che ci viene, vero Andrea?
Andrea Non posso, devo far colazione.
Giorgio Sai, pensavo di portarti con me. Oggi c'è il derby. Il favorito è Orione...
Andrea (come chi sostiene una dura lotta con se stesso) Oggi... oggi dovrei rimanere in casa... devo fare i compiti...
Giorgio Hai mezz'ora di tempo per deciderti. Ti aspetterò nello studio.
(Rumore di porta che si chiude).
Teresa (insorgendo) Non ho mai visto uno sciocco simile. Rinunciare a uno spettacolo così bello per... fare i compiti. Fosse vero almeno. Pensare che i miei fratelli hanno sognato tutta la vita di vedere una corsa di cavalli.
(Fischi prolungati in terzo piano)
Oh, ecco quel bel campione del tuo amico. Su, rispondigli.
(Finestra che spalanca).
Andrea (gridando) Che vuoi?
Vladimiro (in secondo piano) Vieni alle corse, oggi? C'è il derby! conosco uno stalliere che ci farà passare dalla parte di dietro. Vieni, sarà una magnifica corsa.
Andrea Non posso venire.
Vladimiro Perché?
Andrea Vacci da solo. Ci vediamo a scuola domani. Ciao.
Vladimiro Allora, ciao.
(Finestra che si chiude).
Teresa Allora ci vai col tuo patrigno, alle corse?
Andrea (irritato) No, no e no. Non ci voglio andare con lui.
Teresa Mah... stare a casa tutto il giorno... non ti capisco proprio. Aspetti qualcuno?
Andrea (cupamente) Io non aspetto nessuno. (Pausa. Campanello).
Andrea (scattando) Ecco la mamma.
(Passi. Porta che sbatte).
Elena (in secondo piano) Oggi non ci sono per nessuno, Teresa. Ti chiamerò quando avrò bisogno di qualche cosa.
Teresa (in secondo piano) Va bene, signora. Il signor Giorgio è arrivato. È nello studio.
Elena (c. s.) Digli pure che sono in questa stanza, se vuol venire a salutarmi.
Teresa (c. s.) E c'è Andrea, signora. Non vuol vederlo? Forse lei riuscirebbe a convincerlo a mangiare di più.
Elena (c. s.) Oggi non sono in buona disposizione di spirito. Cerca di convincerlo tu. Andrò a salutarlo stasera prima che si addormenti.
(Accordo improvviso, emotivo. Dissolvenza su « Serenata di Brahms per violino e orchestra »).
Andrea (di soprassalto) Sei tu, mamma?
Teresa No, sono io. Ti ho portato l'acqua e l'arancia, se stanotte avessi sete. Ma perché non dormi ancora! È molto tardi.
(Musica in primo piano, assume un tono quasi straziante).
Elena (euforica, frivola) Su spazzola, spazzola, Teresa. Voglio essere in forma perfetta, oggi.
Teresa (lamentosa) Mi duole il braccio, signora. Guardi, io credo che basti. Ha dei capelli che sembrano oro, ormai.
Elena Benissimo. Mi è passata anche l'emicrania con questa spazzolata. Su, preparami un infuso di tè e delle pezzuole pulite. Mi servono per gli occhi. Avremo ospiti, stasera, e voglio essere raggiante. Su, svelta, sai che sono in ritardo.
Teresa Subito, subito, signora.
Elena Come si vuol bene alla vita, quando ci si sente giovani e belle.
Andrea (entra trafelato) Mamma, mamma.
Elena Che c'è, Andrea?
Andrea Mamma, sei pronta?
Elena Fra poco, caro. Ma perché ti preoccupi tanto?
Andrea Perché è quasi l'ora. Se non andiamo in tempo troveremo i migliori posti occupati.
Elena (cercando di rammentare) I migliori posti...
Andrea Ma sì, al teatro delle marionette. Ti ricordi che mi hai promesso di accompagnarmi? Oggi è sabato.
Elena Oh, caro, come mi dispiace di non poter venire. Sai, ho avuto degli impegni così importanti...
Andrea Te lo sei scordato, mamma.
Elena Oh, caro, mi dispiace. Ma ti giuro che non succederà più. Il prossimo sabato sarà tutto per te.
Andrea Tutti i miei compagni vengono con la madre al teatro delle marionette. Tu non sei mai venuta. Non vuoi mai uscire con me.
Elena Caro, non essere noioso. Te l'ho detto, stasera ho degli ospiti, oggi ho un impegno importante. Le marionette possono aspettare, Giorgio no.
Andrea (astioso) Perché lui non deve mai aspettare?
Elena Perché è mio marito, tesoro. I mariti sono una cosa molto importante. Te lo farai dire da tua moglie quando sarai un uomo. Su, caro, non fare quella faccia da funerale. Vai col tuo amico Vladimiro, lui ci va pure da solo, no?
Andrea Perché sua mamma ha l'edicola. Se avesse tempo sarebbe tanto contenta di andare con lui.
Elena Va bene, va bene. La prossima volta sarò tutta per te. Mi hai fatto perdere del tempo prezioso. Ora vai, da bravo.
Teresa Ecco, signora, l'infuso di tè e le pezzuole pulite.
Elena Non ho più tempo, Teresa. Sarà per questa sera. Io corro, altrimenti Giorgio si inquieta ad aspettare. Arrivederci, ciao tesoro, divertiti e non essere in collera. Sabato sarò tutta per te. (Si allontana).
Teresa Beh, che ti succede? Sembri un cane bastonato.
Andrea Ero sicuro che non che con sarebbe venuta con me nemmeno oggi.
Teresa E allora se ne eri sicuro, perché fai tante storie?
Andrea Lo so io, perché.
(Trillo del telefono)
Teresa Pronto? sì., sì... Cosa?... Dove?... Madonna... Madonna santa... Sì... subito... Subito... (Senza riattaccare il ricevitore, si allontana gridando) Signora! Signora!
Elena (tornando in primo piano) Che c'è? Perché strilli così?
Teresa Eh, signora, che disgrazia! Il signor Giorgio, la macchina... c'era anche l'avvocato Orlando con lui... Sono all'ospedale tutti e due...
Elena (con un grido) Dove? Chi l'ha detto? Dove sono?
Teresa Il telefono...
Elena Pronto?... Sì... sono la moglie... gravi?... Sì... sì... Vengo subito. (Riattacca con voce di pianto) Vado... Non so quando tornerò... Vado all'ospedale...
(Passi che si allontanano di corsa).
Teresa (con uno scoppio irritato) E tu che vuoi? Perché te ne stai lì impalato come uno stupido! Su, vattene al teatro, e torna più tardi che puoi...
Andrea Dimmi, se Giorgio muore, credi che la mamma uscirà con me la sera?
Teresa Ma che razza di domande mi vieni a fare in un momento simile? E poi, per fortuna, il signor Giorgio non morirà. L'infermiere ha detto che è soltanto contuso.
Andrea Cosa vuol dire contuso!
Teresa Vuol dire che si è fatto soltanto delle ammaccature. Molto probabilmente gli sarà venuto il raffreddore, giacché è caduto nel fosso.
Andrea Ma allora... la macchina non è caduta nel burrone!
Teresa E perché avrebbe dovuto cadere nel burrone! Non ci sarebbe mancato altro. Allora non avrebbero ritrovato nemmeno i pezzetti, altro che contusioni.
Andrea (con apprensione) Allora bisogna che vada subito dove sta la macchina. Fammi il piacere. Teresa, dimmi dove sta, devo proprio andarci subito.
Teresa Ma a fare che cosa! Perché vuoi andare là?
Andrea (agitato) Bisogna che vada a rimettere a posto i bulloni prima che se ne accorgano. Se se ne accorgono, Vladimiro si arrabbierà moltissimo...
Teresa Quali bulloni!
Andrea (quasi senza badarle) Quelli della ruota davanti. Ti prego, fammi andare subito. Voglio sapere dove sta la macchina...
Teresa Che c'entra Vladimiro!
Andrea (irritandosi) Ma sì, te lo dirò dopo, ora dimmi dove sta la macchina, ti prego...
Teresa No, devi dirmi subito che c'entra Vladimiro.
Andrea Mi ha aiutato a svitare i bulloni. Lui se ne intende di macchine, suo padre é meccanico...
Teresa (con un grande urlo) Incoscienti! Disgraziati! Allora siete stati voi, è colpa vostra se quei due sono all'ospedale...
Andrea Ma no, non c'entra Vladimiro. Gliel'ho chiesto io di aiutarmi. Lui non sapeva a che cosa servisse. Gli ho dovuto regalare il mio fucile. Lui non c'entra. Sono stato io...
Teresa (continuando a urlare) E hai anche il coraggio di dirlo. Sei un mostro, un assassino, volevi uccidere due persone...
Andrea Non è vero, te lo giuro. Non volevo uccidere due persone. Volevo solo che Giorgio cadesse nel burrone...
Teresa Ah, e lo dici così! Volevi uccidere tuo padre...
Andrea (furibondo) Non è mio padre!
Teresa Ma sì, lo sappiamo, è per questo che lo volevi ammazzare. A otto anni volevi ammazzare. Un assassino! Un assassino.
(Si allontana urlando. Serenata di Brahms).
(Brusìo caratteristico di stazione ferroviaria)
Giorgio Ti sono piaciuti i leoncini allo zoo?
Andrea Perché mi ci hai voluto portare? Giorgio Perché volevo distrarti prima della partenza. So che ti piace lo zoo. E così avrai qualcosa di nuovo da raccontare ai tuoi compagni di collegio.
Andrea (dopo una pausa) È molto feroce la leonessa?
Giorgio Non molto. Diventa feroce solo quando le vogliono portar via i suoi leoncini.
Andrea Lei non li manderebbe mai in collegio, vero? anche se fossero cattivi.
Giorgio Non ci sono collegi per gli animali. Ma non credere che non esistano punizioni anche per loro. Vengono picchiati, e come!
Andrea La mamma di Vladimiro lo picchia sempre con la scopa, ma gli vuol bene.
Giorgio Tutte le mamme vogliono bene ai loro figlioli.
Andrea Anche se li mandano in collegio!
Giorgio Di più, in questo caso. Vedrai quanti ragazzi troverai in collegio. E tutti vi sono stati mandati unicamente per il loro bene.
Andrea Ma i collegi sono fatti per i ragazzi che non hanno nessuno che si occupi di loro.
Giorgio Ci sono anche dei collegi così, ma sono un'istituzione diversa. Quei collegi si chiamano orfanotrofi.
(Pausa).
Andrea Se Vladimiro partisse, sua mamma verrebbe a salutarlo alla stazione.
Giorgio So a che cosa pensi. La mamma non è venuta perché aveva molti impegni, stamattina.
Andrea Non è vero. È ancora in collera con me.
Giorgio Vedi, le donne hanno i nervi più deboli. La mamma ha presomolta paura. Bisogna darle il tempo di rimettersi. Vedrai che per Natale tutto tornerà a posto.
Andrea Mancano ancora due mesi a Natale.
Giorgio Passeranno più presto di quel che tu pensi.
Andrea Conterò i giorni. Sono sicuro che starò malissimo in collegio.
Giorgio Non puoi dire questo prima di esserci.
(Fischio di partenza)
Su, sali sul treno. Nella valigia ti ho messo delle buste con i francobolli e l'indirizzo scritto a macchina. Così ti riuscirà più semplice scrivere a casa.
Andrea Credi... che mi risponderà?
Giorgio Ma certo che ti risponderà. Stai tranquillo, me ne occuperò io.
(Treno che si mette in moto).
Andrea (a voce alta) Saluta Teresa.
Giorgio (c. s.) Saluterò tutti, non preoccuparti!
Andrea (a voce sempre più alta) Ti fa ancora male il braccio?!
Giorgio (c. s.) No, sono guarito. Arrivederci.
Andrea (lontano) Arrivederci!
(Treno in corsa. Musica).
Teresa Signora! Signora! Signora!
Elena Che c'è da gridare, Teresa?
Teresa Un telegramma. È arrivato un telegramma.
Elena Non spaventarti, per l'amor del cielo. Dammelo. (Leggendo lentamente) « Vostro figlio mancante appello da ieri sera stop Finora vane nostro ricerche ostacolate maltempo stop Avvertite polizia vostra città il direttore ». (Scoppiando) Oh, mio Dio, mio Dio! Quel figlio mi vuol far morire con tutti questi dispiaceri.
Teresa Io l'avevo detto che non ci sarebbe rimasto in collegio. Andrea non è un bambino come gli altri.
Elena Peggio, peggio degli altri. Ma perché sono sempre i migliori ad andarsene? Il mio povero Stefano...
(Porta che si apre improvvisamente).
Giorgio (con voce chiusa e un po' severa) I morti stanno in pace, Elena, e non hanno bisogno di nulla; il dovere dei vivi è di pensare ai vivi. Andrea è tuo figlio, come lo era Stefano; hai il dovere di pensare a lui.
Elena (disperata. Un po' melodrammatica) Mio Dio, ma che cosa, che cosa devo fare? Ho cercato di agire per il suo bene in ogni circostanza, ho cercato di capirlo...
Giorgio Forse non è colpa tua se non ci sei riuscita.
Elena Ma ora, ora, che devo fare, che devo fare?
Giorgio Stare seduta in poltrona e calmarti. Teresa ti preparerà una tazza di camomilla. Andrò io alla polizia.
Elena Ma il mio dovere è di cercare mio figlio...
Giorgio Penserò io a tutto. Piove troppo, perché tu possa uscire. Non voglio che tu corra il rischio di prenderti una polmonite. Arrivederci, mia cara.
(Porta che si chiude. Musica)
Giorgio E allora, dottore!
Il Medico Polmonite.
Giorgio Crede che se la caverà?
Il Medico Faremo tutto il possibile. Questo bambino è come un fiore dallo stelo troppo esile. Bisogna stare attenti ai colpi di vento.
Giorgio Possiamo portarlo a casa?
Il Medico Meglio tenerlo all'ospedale, finché non sarà fuori pericolo.
Giorgio Come sta, in questo momento?
Il Medico Delira. Non fa che chiamare sua madre. Bisognerebbe avvertirla.
Giorgio Ci penserò io, dottore. E mi raccomando a lei. Tenti l'impossibile, se sarà necessario.
Il Medico Non dubiti. È il nostro dovere. (Breve pausa) Lei è il padre?
Giorgio No, sono il patrigno.
Il Medico (meravigliato) Ah! Lei è un patrigno fuori del comune.
Giorgio Credo sia soltanto il bambino, fuori del comune.
(Musica).
Elena Andrea, bambino mio, dimmi come ti senti. Dimmi cos'è che ti fa soffrire. Sono la tua mamma, amore. Su, rispondimi...
Andrea (con un filo di voce) Mamma... non... mi mandare più... in collegio...
Elena No, no, amore mio. Non ti manderò più in collegio. Starai sempre a casa con me. Vedrai, saremo tanto felici...
Andrea (c. s.) Sì... saremo tanto... tanto felici...
(Musica).
Andrea (brusio di aula scolastica) Noi siamo amici, vero?
Vladimiro Ma certo.
Andrea Giuralo.
Vladimiro Ma tu hai la mania dei giuramenti.
Andrea Ti prego, giura.
Vladimiro E va bene.
Andrea Metti le dita in croce e sputa tre volte per terra.
Vladimiro Va bene così?
Andrea Va bene. E adesso, senti, mi giuri...
Vladimiro Ma se ho appena giurato!
Andrea Voglio dire, mi assicuri che se il maestro sceglierà te per portare i fiori alla nuova direttrice, tu cederai il posto a me?
Vladimiro (con indifferenza) E perché no?
Andrea Oh, grazie, sei proprio un amico.
Vladimiro Tanto il maestro non mi sceglierà mai per questo incarico.
Andrea Perché?
Vladimiro Perché sono un perticone e poi perché sono un ripetente...
Andrea Allora... credi che sceglierà uno che ha bei voti!
Vladimiro Mah, io penso di sì. È sempre così che succedono queste cose. D'altra parte, io me ne infischio dei bei voti. Tanto finché sto a scuola, mia mamma non mi fa stare all'edicola. E anche della nuova direttrice me ne infischio. Tanto, chissà che vecchia racchiona sarà.
Andrea No, no. Il bidello mi ha detto che è una bellissima donna.
Vladimiro Che vuoi che ne sappia quel rimbambito del bidello che non ci vede a un metro di distanza. Sarà una zitella con l'occhialetto, i capelli rossi e il vestito verde come un pappagallo, e lui l'avrà presa per una bellissima donna.
Andrea Me l'ha detto anche Franco che è bella. Lui é stato assente due giorni e ha dovuto andare in direzione per giustificarsi. Lei stava lì col vecchio direttore.
Vladimiro Povero vecchietto, quasi mi dispiace che se ne vada. Cieco come una talpa e sordo come una campana: potevi dargli ad intendere tutto quello che volevi.
Andrea Io sono contento invece che venga una direttrice. A me piacciono più le donne e mi piace che siano belle.
Vladimiro A me piace una sola donna: mia cugina Rita. E quando sarò più grande me la sposerò.
Andrea Ma se è una bambina.
Vladimiro Che c'entra? le bambine crescono.
Andrea A me piacciono le donne grandi. Quando stavo all'ospedale con la polmonite, un giorno mi sono svegliato e ho visto una donna vestita da infermiera che mi guardava. Sembrava un angelo. Era bella... bella... come... quasi come mia mamma. Appena l'ho vista mi sono subito sentito meglio.
Vladimiro Anche Rita diventerà bellissima quando sarà grande. Credo che saremo molto felici insieme.
Andrea Io non mi sposerò. Rimarrò con mia mamma. La porterò a teatro e alle corse e le comprerò tanti vestiti.
Vladimiro Ma queste sono cose che devono fare i mariti.
Andrea Peccato che non si possa sposare la propria madre.
Vladimiro Ma anche se si potesse, nessuno vorrebbe sposare la propria madre. E poi le madri son tutte vecchie.
Andrea Mia mamma è giovane.
Vladimiro Ma quando sarai un uomo, lei sarà vecchia. Anche mia mamma è abbastanza giovane, ma non mi sognerei di sposarla. Ti figuri, tutta la vita con una donna che ti prende a scopate e ti vuol far lavorare per forza? Meglio morti.
Andrea Mia mamma non mi picchia mai.
Vladimiro Beh, che c'entra? Tua mamma è una signora. Ma avrà anche lei i suoi difetti. Non c'è genitrice che non torturi il proprio figlio.
Andrea Mia mamma non mi tortura e non ha difetti.
Vladimiro Beh, sarà un fenomeno. (Pausa) Che ore sono! Le dieci!...
(Fischio)
Il maestro non s'è fatto vivo. Che pacchia questa nuova direttrice. Almeno ne cambiassero una alla settimana.
(Il brusio si fa più alto. Porta che si apre di colpo. Silenzio improvviso, perfetto).
Il Maestro Sedete, ragazzi.
(I ragazzi siedono rumorosamente)
Spero che vi siate divertiti in mia assenza.
I Ragazzi (in coro) Sì, signor maestro!
Il Maestro Bravi, ragazzi! Naturalmente ognuno di voi si sarà dato alla pazza gioia con la coscienza di aver ripassato alla perfezione la lezione di oggi. Ieri è stato giorno di vacanza e quindi immagino che ognuno di voi sarà in forma perfetta oggi. Ne approfitteremo per far una bella interrogazione. Prima però devo assolvere una formalità. Voi sapete che il nostro vecchio direttore sarà messo a riposo per limiti di età. E a sostituirlo è stata mandata la professoressa Lucia Marini-Filomusi-Scotti, una persona di grandi meriti morali e professionali. Domani prenderà ufficialmente sede nella nostra scuola e ci sarà una piccola festa di presentazione. C'è da scegliere un allievo per incaricarlo di porgerle, con un mazzo di fiori, il benvenuto. Perciò, vediamo chi si potrebbe... naturalmente sarà scelto di preferenza tra i più meritevoli... vediamo un po' quali sono i migliori voti di questo trimestre... Martini, Novaresi, Nutini, Operti, Oriani, Panelli... Andrea Oriani... Andrea, i tuoi voti sono decisamente i migliori.
Andrea Sì, signor maestro.
Il Maestro E dopo di te, viene Riccardo Panelli. Io, per essere imparziale, com'è mio costume, sceglierei te, Andrea, ma... vedi, il direttore mi ha tanto raccomandato di scegliere un ragazzo un po'... diciamo pure... decorativo e... soprattutto non troppo timido. Riccardo è assente stamattina e perciò possiamo dirlo liberamente... egli è uno dei più alti e... sì, insomma, decorativi, non è vero, ragazzi?
I Ragazzi (in coro) Sì, signor maestro.
Il Maestro Tu sei un po' troppo piccolino, ma non ti preoccupare. Fra sei mesi ci sarà la festa della scuola, alla chiusura dei corsi, e sarai senz'altro designato per un incarico d'onore. Va bene, Andrea?
Andrea (inghiottendo saliva) Sì, signor maestro.
Il Maestro Anche questa è fatta. Su, ragazzi, cominciamo la lezione. Oggi, se non sbaglio, c'era da sapere a memoria una poesia di Giuseppe Giusti. Chi vuol venire?... Nessuno!... Va bene, allora chiamerò io. Vediamo un po'... Ferrari, Fioravanti, Fuschi... Martiglio... Mozzi... Medici... Vieni fuori tu, sono sicuro che la saprai benissimo, vero, Medici?
Vladimiro (sottovoce, in primo piano) Che razza di schifoso, con quelle arie da santificietur! Aveva detto che dovevi essere scelto tu, e allora perché non ti ha scelto?
Un Ragazzo(ridacchiando) Capirai, proprio lui, con quelle orecchie a ventola.
Vladimiro Sta zitto, ripetente che non sei altro.
Un Ragazzo Senti chi parla.
Secondo Ragazzo(in secondo piano recita a voce alta la poesia)
Presso alla culla in dolce atto d'amore,
Che intendere non può chi non è madre,
Tacita siede e immobile; ma il volto,
Nel suo vezzoso bambinel rapito,
Arde, si turba e rasserena in questi
Pensieri della mente inebriata.
Teco vegliar m'è caro,
Gioir, pianger con te; beata e pura
Si fa l'anima mia di cura in cura;
In ogni pena un nuovo affetto imparo.
Esulta alla materna ombra fidato,
Bellissimo innocente!
Se venga il dì che amor soavemente
Nel nome mio ti sciolga il labbro amato;
Come l'ingenua gota e le infantili
Labbra t'adorna di bellezza il fiore,
A te così nel cuore,
Affetti educherò tutti gentili.
Vladimiro (mentre il compagno recita la poesia, sottovoce, in primo piano) Morissi qua se non mi voglio vendicare.
Andrea Che vuoi fare?
Vladimiro Domani, appena entra la direttrice tutta in ghingheri, le schizzo dietro la stilografica e le macchio il vestito. Tu me la presti la penna, eh?!
Andrea Non puoi farlo, ti cacceranno dalla scuola.
Vladimiro E chi se ne importa?!
Andrea Ma tua mamma?
Vladimiro Scopata più, scopata meno! Tanto me le suona ogni sera. Caro mio, guarda se valeva la pena di studiare tanto per non essere nemmeno scelti a portare i fiori a quella pappagallo della direttrice. Sacrificarsi per quella mummia del maestro.
Andrea Ma io non mi sono mica sacrificato per lui.
Vladimiro E per chi, allora? Per Gesù?
Andrea Mi piace portare a mia madre una bella pagella.
Vladimiro Non c'è pagella e non c'è madre che valga una bella partita di calcio. Me ne infischio dei voti, io.
Andrea Mia madre è contenta quando sa che sono bravo a scuola.
Vladimiro Tua madre, tua madre, sempre tua madre, sembri un grammofono! Infischiatene di tua madre e goditi la vita.
Andrea Io la godo la vita.
(Accordo improvviso, emotivo).
Secondo Ragazzo(in primo piano, a voce alta, speditamente, recita la poesia fino alla fine. Le due ultime righe, in dissolvenza)
E tu nel tuo dolor solo e pensoso
Ricercherai la madre e in queste braccia
Asconderai la faccia;
Nel sen che mai non cangia avrai riposo.
(Musica).
Andrea La crema la mettiamo in questo piattino celeste?
Teresa Ma fammi il piacere, non vedi che è un portacenere? Vallo subito a riportare dove lo hai preso.
Andrea Ci vado dopo. E i biscotti dove li mettiamo?
Teresa Dove vuoi che li mettiamo? Dove li mettiamo sempre, no?
Andrea Deve essere tutto più bello, oggi.
Teresa In fondo non è che il suo compleanno, non è mica una festa nazionale.
Andrea Il compleanno della mamma è molto importante.
Teresa (brontolando tra sé) Già! Bel gusto festeggiare una persona che compie gli anni, e neanche ti dice quanti ne ha.
Andrea (inalberandosi) La mamma è giovane.
Teresa Tutte le signore di città sono giovani.
Andrea E quelle di campagna sono vecchie?
Teresa Pressappoco.
Andrea Perché!
Teresa Perché hanno troppo da fare.
Andrea (dopo una pausa) E il regalo, dove lo mettiamo?
Teresa Qui, sul vassoio.
Andrea Bisognerebbe sistemarlo in modo che non lo vedesse subito.
Teresa Ma fammi il piacere, è una collana, dove vuoi metterla!
Andrea Mettiamola qui, fra le zollette di zucchero. Spicca bene, no! (Dopo una pausa) Credi che si accorgerà che è falsa?
Teresa Ma no, è una collana bellissima e di alto prezzo.
Andrea Se non c'eri tu che mi aiutavi, non avrei mai potuto comperarla. Mai sai, ho intenzione di puntare su Orione, domenica. Se farò una buona vincita ti restituirò tutto.
Teresa Non ti disturbare, va! L'importante è che tua madre sia contenta e che tu mi lasci in pace. M'hai fatto alzare alle sei stamattina. Chissà poi perché!
Andrea Ma c'era la colazione da preparare.
Teresa Capirai, la colazione. E adesso che è pronta, dobbiamo star qui impalati ad aspettare. Lo sai che si alza tardi tua madre.
Andrea Non potremmo andare noi...
Teresa Meglio aspettare. Lo sai che la mattina non è mai di buon umore.
Andrea Credi che mi aspetterà?
Teresa E perché non dovrebbe aspettarti? Deve pur fare colazione. Intanto perché non cominci a farla tu?
Andrea Non ho fame.
Teresa Me l'aspettavo. Ma si può sapere quando ti deciderai a mangiare e a crescere? Non vedi che sembri un ranocchio?
Andrea Mangerò dopo.
Teresa Allora mangerò io.
Andrea Non mangiare. Lo farai più tardi.
Teresa E perché? Più tardi ho da fare.
Andrea Perché so che ci chiama.
Teresa Se ci chiama, andiamo. Io intanto mi rinforzo per sostenere l'emozione.
Andrea Credi che le piacerà la collana?
Teresa Vorrei vedere che non le piacesse.
Andrea Abbiamo girato tutti i negozi per cercare la più bella. Credi che se la metterà per andare a teatro?
Teresa Ma certo. Le collane di vetro verde sono di gran moda.
Andrea Non è vero? Guarda, sembrano smeraldi, l'ha detto anche il negoziante. (Pausa. Sospirando) Ne ha così tante, lei.
Teresa E allora, se sapevi che ne ha tante, perché non le hai comperato qualche altra cosa?
Andrea Vladimiro mi ha detto che alle signore si regalano sempre collane e braccialetti.
Teresa Va bene, vedrai che sarà contentissima.
Andrea Lo porterò io il vassoio.
Teresa Ci mancherebbe altro. È più pesante di te.
Andrea Ti prego, fammelo portare.
(Porta che si apre).
Giorgio Buongiorno, Teresa. Buongiorno, Andrea. Teresa, la signora mi prega di avvertirti che farà colazione fuori stamani.
Teresa Dove sta la signora?
Giorgio È uscita.
(Rumore di tazze che cadono a terra e si rompono).
Teresa (costernata) E ora che hai combinato? Madonna santa, Andrea, ma non puoi stare attento? Hai rovinato il servizio.
(Musica).
Andrea Mamma, li voglio anch'io i calzoni lunghi.
Elena Tesoro mio, non essere così noioso. È una settimana che mi fai questa storia. Te l'ho detto, sei troppo piccino per i calzoni lunghi.
Andrea Ma alla comunione ci si va coi calzoni lunghi, tutti i miei compagni li avranno...
Elena Ti assicuro che i più piccoli non li avranno. Sii ragionevole, tesoro. Guarda, con questi calzoncini bianchi e la giacca lunga, sarai incantevole.
Andrea Quando ero malato me li avevi promessi i calzoni lunghi. Te lo sei scordato?
Elena Su, caro, non fare così. Li avrai presto. Vedrai quante occasioni ci saranno in seguito per sfoggiare i calzoni lunghi.
Andrea Ma la cresima si fa una volta sola!
Elena Te li farò fare a fine anno, se avrai bei voti, va bene così? E io sono certa che li avrai bellissimi, sei tanto bravo a scuola.
Andrea (in un accesso d'ira, urlando) No, no, non me ne importa niente dei calzoni a fine anno. Li voglio ora, subito. Me ne infischio dei bei voti, non voglio più studiare ed essere bravo per niente. Voglio i calzoni lunghi adesso, subito. (Piange).
Elena (sdegnata) Andrea, sei impazzito a fare queste scene! Ti accorgi che mi stai mancando di rispetto! Sono questi gli insegnamenti che ti dànno a scuola? Ho detto che i calzoni lunghi li avrai l'anno prossimo e tu devi fidarti di tua madre. E ricordati che queste scenate non le voglio più sentire. Ora calmati, e quando sarai sceso a più miti consigli, vieni pure a chiedermi scusa.
(Porta che si apre e si richiude).
Teresa Hai visto che hai combinato con le tue scenate da isterico?
Andrea (tra il pianto) Stai zitta, serva che non sei altro.
Teresa Vuoi che ti allunghi uno schiaffone, Andrea? Perché cominci a stancare anche me, ora.
Andrea Sei cattiva, cattiva. Tutte le donne sono cattive.
Teresa Meno male che ora sono una donna cattiva, ma donna. Su, su, stupidino, lo sai che ti voglio bene. Ti ho vistoche eri in fasce e pareva dovessi tirare il fiato ad ogni ora. Ti ho tirato su col « mio » fiato, si può dire.
Andrea E la mamma, che faceva?
Teresa Beh, tua mamma aveva i ricevimenti, le feste, le visite e tante altre occupazioni.
Andrea E poi... aveva Stefano, vero?
Teresa Beh, sì, c'era anche il povero Stefano. Sai, c'era più gusto a stare con un bel ragazzetto come lui che con un poppante piagnucoloso come te. Vivevi di pappa e di pianti. Alle volte dovevo cullarti per intere notti e tu piangevi, piangevi e non volevi dormire. Non ho mai capito perché piangessi tanto. Forse non eri contento di essere venuto al mondo, povera creatura. Ti volevo bene, perché mi facevi pena. E continuavo a cullarti, anche se i piedi mi scoppiavano tant'erano gonfi. E la mattina finalmente ti addormentavi, ma per me era l'ora di cominciare la giornata. E allora cominciavo a piangere. E per tutto il giorno rimanevo intontita e con gli occhi rossi. Tanto che il mio fidanzato credette che fossi innamorata di un altro e piangessi per quello e così mi piantò.
Andrea Così per colpa mia hai perduto il fidanzato.
Teresa Non ti preoccupare. Era brutto, ignorante e così geloso che mi asfissiava. Quello mi avrebbe ammazzata, se avessi continuato a stare con lui. Meglio che ne ammazzi un'altra, piuttosto che me.
Andrea E... la mamma, perché non mi teneva nella sua camera?
Teresa Perché eri troppo noioso, caro. E lei voleva dormire, e anche tuo padre voleva dormire, la notte. E poi, tanto, non ti allattava, quindi era praticamente inutile che ti tenesse con sé.
Andrea Ma il brano che ci ha letto il professore diceva che tutte le madri devono allattare i loro figli, perché essi crescano forti, sani e robusti.
Teresa Ma fammi il piacere, se tu badassi a tutto quello che c'è scritto sui libri diventeresti matto.
Andrea Tu ci badi!
Teresa Io non so leggere. E mi son sempre trovata bene.
Andrea Ma allora, quando andrò alla scuola navale non potrò scriverti.
Teresa Tu scrivimi. Qualcuno mi leggerà le tue lettere, oppure qualcuno mi insegnerà a leggere. Ma, dimmi un po', come mai ti salta in mente di andare all'accademia navale?
Andrea Perché i cadetti dell'accademia hanno una magnifica divisa e la mamma li ha molto ammirati domenica e ha detto che le sarebbe molto piaciuto avere un figlio cadetto.
Teresa Ma se andrai in marina ti avanzerà poco tempo per stare con tua madre. Dovrai stare in mare per anni e anni, e sempre col pericolo di finire in bocca ai pesci.
Andrea Dici davvero?
Teresa Ma certo. Io in marina non ci andrei. Si è molto più sicuri in terra.
Andrea Bisogna che mi informi.
Teresa Vuoi mangiare, Andrea? Su, almeno per farmi un piacere. Se no resti sempre piccolo e non ti vorranno alla scuola navale.
Andrea Va bene. Mangerò.
Teresa Bravo. Oggi mi dài veramente una consolazione.
Andrea (dopo una pausa) Senti, Teresa: quando Stefano fece la cresima, li aveva i calzoni lunghi?
Teresa Non mi ricordo. E poi, Stefano è morto, e i morti bisogna lasciarli in pace. A star sempre lì a rinvangare la loro vita, a stuzzicarli e a disturbare il loro riposo, si fa peccato mortale, lo sai?
Andrea Va bene.
(Porta che si spalanca)
Vladimiro Ciao, Andrea!
Teresa Da dove sei entrato, bel campione?
Vladimiro Dalla porta. Era aperta.
Teresa E tu l'hai chiusa?
Vladimiro No. Io non tocco mai niente nelle case degli altri.
Teresa Così adesso devo andare a chiuderla io. Chissà chi l'avrà lasciata aperta.
(Porta che si richiude).
Vladimiro Beh, che hai da raccontare?
Andrea E tu?
Vladimiro Io penso che il Padreterno le cose non le ha fatte mica tutte giuste. Le madri, per esempio. La peggiore idea che potesse avere. Quelle ti avvelenano la vita, altro che Angeli custodi! Ti impongono la loro volontà, ti proibiscono quello che ti piace, quando non vuoi parlare, vogliono che tu parli; quando hai voglia di parlare, ti chiudono la bocca con una sberla; quando tu dici di sì, loro dicono no, e quando tu dici no, loro dicono sì, a bella posta. Ti fanno sgobbare, sudare, studiare, pregare, dimagrire a forza di affanni e quando viene il giorno che tu, per la prima volta, desideri una cosa importante, ti dicono di no. E se protesti: urla, scene e bastonate. Che è vita, questa?
Andrea I calzoni lunghi non te li vuol fare?
Vladimiro No.
Andrea Nemmeno mia mamma.
Vladimiro Hai visto che nemmeno lei è quel cherubino che tu dicevi?
Andrea Dice che sono troppo piccolo e sarei ridicolo coi calzoni lunghi.
Vladimiro La mia dice che costano troppo e che è roba da signori. E ci ho preso pure un sacco di botte.
Andrea Anche la mia mamma si è arrabbiata molto.
Vladimiro Verrà il giorno che saremo più grandi e grossi di loro.
Andrea Mia mamma non mi ha picchiato.
Vladimiro Ma i calzoni non te li fa. E questa è una cosa da legarsi al dito.
Andrea Io non picchierò mai mia madre.
Vladimiro Mah, forse nemmeno io. Ma la legherò a una sedia tutte le volte che vorrò fare una cosa che lei mi proibisce. E la farò.
Andrea Anche la tua è molto arrabbiata?
Vladimiro È fuori dei gangheri. Come avesse ragione lei. Ma ho strillato anch'io, sai.
Andrea Che le hai detto?
Vladimiro Le ho detto che è cattiva, e che se fossi il capo dello Stato terrei alla larga le madri dai figli finché questi non sono in grado di difenderai.
Andrea E lei?
Vladimiro E lei mi ha detto se sono questi gli insegnamenti che mi dànno a scuola.
Andrea Anche mia mamma mi ha detto così.
Vladimiro Capisci quanto sono ignoranti? A casa li chiedono cosa t'insegnano a scuola; a scuola ti chiedono cosa t'insegnano a casa, e alla fine non ti insegna niente nessuno. Ti avvelenano soltanto la vita.
Andrea Mi aiuti a far colazione?
Vladimiro E come no?
Andrea Allora, mangia, e sbrigati, prima che torni Teresa.
Vladimiro Caspita, come ti tratti bene, Andrea. Cacao, pane tostato, burro, miele... Così oggi a pranzo potrò fare lo sciopero della fame e mia madre si impressiona.
Andrea (soprapensiero) Certe volte è faticoso vivere, non è vero?
Vladimiro (con la bocca piena) A chi lo dici.
Andrea Ho sognato per un anno intero il giorno della cresima, e ora so che sarà un bruttissimo giorno.
Vladimiro (c. s.) A me succede lo stesso.
Andrea Pensa un po': tutti i ragazzi vestiti di bianco, coi pantaloni lunghi...
Vladimiro ...tutte le ragazze col vestito lungo da sposa, e fra loro mia cugina Rita...
Andrea ...e soltanto noi coi calzoni corti, come i bambini dell'asilo...
Vladimiro ...e le ragazze che ammirano e vanno in coppia con quelli dai pantaloni lunghi...
Andrea ...e le madri che ammirano quelli...
Vladimiro ...e dicono: guarda che bei ragazzi, sembrano giovanotti, mentre di noi diranno: poveri ometti. E fino all'ultimo le nostre genitrici ci tormenteranno: non sporcarti le ginocchia, pulisciti quelle gambe; e i compagni ti prenderanno in giro: guarda che gambe corte, guarda che gambe grasse...
Andrea (assente) E la mamma ricorderà certamente Stefano, e la cresima di Stefano, e il vestito di Stefano, e per rivederlo dovrà guardare un ragazzo coi calzoni lunghi, e non me...
Teresa (porta che si spalanca) Vladimiro, tua madre ti chiama dalla strada. Perché non la vai ad aiutare all'edicola? Lo sai quanto avrà da fare oggi.
Vladimiro (solenne) L'edicola è sua e se la tenga. A me non piace. Io voglio essere meccanico come mio padre.
Teresa Ma devi aiutare tua madre.
Vladimiro Mia madre, da questa mattina, è morta: non esiste più per me.
Teresa Non scherzare con queste cose, scimunito che non sei altro! Su, vai a vendere un po' di giornali, vedrai come ti farà bene per la voce.
Vladimiro Vieni anche tu, Andrea?
Andrea No, no, ho da fare.
Vladimiro Allora ci vediamo stasera. Ti chiamerò col fischio. Ti racconterò com'è finita. Ciao, Andrea. Ciao, bellezza rara.
Teresa Non fare il galletto, poppante che non sei altro.
(Musica).
Giorgio Tu sei un ragazzo ragionevole, Andrea. Questa è una cosa che capirai benissimo.
Andrea Non voglio che la mamma parta.
Giorgio Deve partire. È ammalata, gliel'ha ordinato il dottore.
Andrea Quando sono stato malato, il dottore non mi ha ordinato di partire.
Giorgio Ma la malattia della mamma è diversa dalla tua.
Andrea Che malattia è?
Giorgio Esaurimento nervoso.
Andrea Che vuol dire?
Giorgio E una malattia che viene quasi sempre alle donne. Lo capirai quando sarai grande.
Andrea Ma quando ero malato la mamma mi ha assistito. Perché non posso andare con lei e assisterla?
Giorgio Perché solo i grandi sono in grado di assistere i piccoli, è difficile che possa avvenire il contrario.
Andrea Ma perché ci sono sempre delle cose che noi non possiamo fare e dire e capire? Perché non possiamo nascere tutti grandi?
Giorgio Anch'io da piccolo dicevo queste cose.
Andrea Da piccolo ti sentivi infelice?
Giorgio Sì.
Andrea Eri piccolo e magro come me?
Giorgio Di più. E tutti mi prendevano in giro e mi torturavano perché ero il più debole e il più timido e il più spaventato.
Andrea Ma ora sei grande e forte. E la mamma dice sempre che sei bello. Come hai fatto a diventare così?
Giorgio Ho reagito. Fu mio zio che mi consigliò. « Giorgio - mi disse - tu stai soffrendo di quello che comunemente si chiama un complesso d'inferiorità. Reagisci. Se uno ti offende, prendilo a pugni, anche se ti stende a terra non importa. Gli avrai dimostrato che sai combattere con le sue stesse armi e soprattutto che non hai paura. Se uno ti picchia, rispondigli e poi allontanati fischiettando e guarda gli altri come se tu fossi il più forte. Se non reagisci in tempo, rimarrai cosi tutta la vita ».
Andrea E tu?
Giorgio E io feci così. Quella sera stessa picchiai tre compagni e mi accorsi che non ero meno forte di loro. Da quel giorno mi rispettarono e io cominciai a far ginnastica e ad alzare la voce. E poco a poco, col passare degli anni, sono diventato grande e forte.
Andrea E io che devo fare per diventare come te?
Giorgio Fare come ho fatto io: reagire.
Andrea Ma io non ho nessuno da picchiare.
Giorgio Vedi, ci sono tante maniere per reagire. Devi trovarla da te, quella che ti ci vuole.
Andrea Reagire vorrebbe dire andare dalla zia Camilla ?
Giorgio Anche.
Andrea (ribellandosi) Ma io non voglio andare dalla zia Camilla.
Giorgio Nemmeno se ti dico che è necessario?
Andrea La detesto la zia Camilla. Fuma la pipa, ha un sacco di gatti e un pappagallo che mi becca sempre. Non voglio andare da lei. Voglio stare qui.
Giorgio Ma la casa verrà chiusa. Non potrai rimanere qui solo.
Andrea Voglio stare vicino alla mamma.
Giorgio Senti, Andrea, prima di parlare con te ho avuto una lunga discussione con lei e insieme abbiamo deciso che ti parlassi io per primo. Mi sarebbe piaciuto dirle che ti ho persuaso, dirle che sei un ragazzo serio e ragionevole, dirle soprattutto che siamo amici noi due. Mi dispiace di non esserci riuscito. Volevo evitarti delle scene con tua madre.
Andrea Mi dispiace... ma io non voglio andare dalla zia Camilla.
Giorgio Ti capisco. E vorrei essere io tua madre.
Andrea Sai... mi... mi dispiace di aver svitato i bulloni della tua automobile...
(Musica).
Andrea Se fossi ammalato la mamma non partirebbe, vero?
Teresa Ma perché ti fai venire in mente queste idee assurde?
Andrea Rispondimi: è vero!
Teresa Ma sì, credo di sì. Ma prega Iddio di non ammalarti proprio ora. Tua madre « deve » partire!
Andrea Perché?
Teresa Perché deve calmarsi. La città non le fa bene. Vuoi che metta al mondo un altro nevrastenico come te! (Silenzio) Beh, perché mi guardi a quel modo! Non te l'hanno detto che aspetta un bambino?
(Accordo emotivo).
Andrea Non voglio che la mamma parta, non voglio che abbia un nuovo Stefano.
Teresa Quanto sei sciocco! Stefano è morto e non tornerà più. Dovresti essere contento di avere un fratello più piccolo. Così sarai tu, ora, il più grande!
(Musica).
Teresa Su, Andrea, mangia, non vedi che sei verde in faccia?
Andrea Sono malato?
Teresa Macché malato. Sciagurato, sei! Credi non mi sia accorta che dài tutto a Orazio, invece di mangiarlo tu?
(Musica).
Teresa Su, incosciente che non sei altro, bevi la limonata!
Andrea Scotta.
Teresa Bevila. Fumare alla tua età e poi vomitare l'anima. Dovresti vergognarti. Vorrei sapere chi te l'ha impegnata una cosa simile.
Andrea Credi che mi ammalerò?
Teresa A forza di bastonate ti ammaleresti, se fossi capitato sotto le sgrinfie di quella buon'anima di mia madre.
Andrea (tra sé con cupa fermezza) Non voglio che mia madre parta.
(Musica).
Teresa Vai a letto, Andrea. Non vedi che sei a pezzi dalla stanchezza?
Andrea Non sono a pezzi; non ho sonno.
Teresa Vattene almeno tu che puoi. Io devo ancora finire le valige di tua madre. Non vedo l'ora che venga domani mattina, così almeno sarà partita.
Andrea (tra sé) Non voglio.
(Musica).
Teresa (colpo di pendola. Assonnata) Andrea, è mezzanotte e mezzo. Dormi. (Come sopra) Ma insomma che hai, stanotte? Perché non dormi? Andrea, dormi!
Andrea Sì.
(Tutte le voci seguenti si susseguiranno a ritmo incalzante, sottolineate da un punteggio musicale ossessivo, atto ad esprimere l'atmosfera di incubo).
Primo Ragazzo(con voce soffiata, intensa) Orecchie a ventola.
Secondo Ragazzo(c. s.) Gambe corte.
Terzo Ragazzo(c. s.) Faccia da topo.
Voce di Donna Stefano era bello! Stefano era bello! Stefano era bello!
Primo Ragazzo(c. s.) Orecchie a ventola!
Secondo Ragazzo(c. s.) Gambe corte!
Terzo Ragazzo(c. s.) Faccia da topo!
Elena Il mio povero, piccolo Stefano! Il mio cuore è morto assieme a lui.
Andrea Credi che se morissi anch'io, la mamma mi verrebbe a trovare al cimitero ogni giorno, con tanti fiori?
Il Medico Polmonite! Pericolo di vita.
Elena Non morire, Andrea, piccino, bambino mio! Ti terrò sempre vicino a me, ti comprerò i calzoni lunghi, tutto quello che vorrai. Saremo tanto felici insieme, amore!
Andrea Voglio i pantaloni lunghi! Me li avevi promessi!
Elena Non essere maleducato! Li avrai l'anno venturo!
Voce di Donna Andrea è morto!
Voce di Uomo Andrea è morto!
Giorgio I fiori per Andrea!
Elena Povero, piccolo Andrea! Il mio cuore è morto assieme a lui.
Teresa (con voce squillante) Tua madre parte.
Giorgio (autoritario) Tua madre parte.
Teresa Tua madre aspetta un bambino! (Ride).
Giorgio Tua madre aspetta un bambino!
Una Voce (con meraviglia) Ritorna Stefano!
Prima Voce La culla per Stefano!
Seconda Voce I giocattoli per Stefano!
Terza Voce I vestiti per Stefano!
Prima Voce Tua madre parte!
Altra Voce Va da Stefano!
Altra Voce Non tornerà più!
Altra Voce Ti lascerà solo!
Altra Voce Addio, mamma di Andrea...
(La musica cessa. Fischio lacerante del treno. Una pendola batte tre colpi).
Teresa (assonnata) Andrea, sei tu? Ma che hai stanotte che non puoi dormire?! Ti senti male?
Andrea (piano) No.
Teresa Ti ho sentito gridare. Hai avuto paura? (Silenzio) Dove vai?
Andrea Vado in cucina a bere un bicchiere d'acqua. Ho sete.
Teresa Fai piano e poi torna a letto subito.
Andrea Sì.
(Lungo silenzio. Oggetto metallico che cade. Silenzio. Un urlo altissimo di Teresa. Sirena dell'autoambulanza).
Il Medico Età?
L'Infermiere Otto anni.
Il Medico I genitori?
L'Infermiere Pare sia orfano di padre. È stato condotto qui da una domestica.
Il Medico Prepariamo la cartella clinica.
L'infermiere Sono pronto, dottore.
Il Medico (dettando) Profonda ferita al polso sinistro causata da arma da taglio. Rottura e svuotamento quasi totale dell'arteria radiale sinistra. Pulsazione sessanta. Stato di semincoscienza.
(Breve pausa) Ci vogliono quattro punti di sutura e una trasfusione di plasma. Subito. Che sia portato in camera operatoria e venga chiamato il professor Verri. Presto!
(Breve stacco musicale).
Il Maestro Come è successo!
Teresa (piangendo) Con questo.
Il Maestro Un coltello da pesce.
Teresa Mi aveva detto che andava in cucina a bere un bicchier d'acqua. Gliela mettevo ogni sera sul comodino. Proprio ieri sera mi sono dimenticata, dell'acqua.
Elena (carezzevole, un po' melodrammatica) Andrea, bambino, amore mio, risvegliati, sono la tua mamma, guardami!
Il Maestro Andrea, mi senti, sono il tuo maestro di scuola.
Teresa Nessuno ha mai voluto bene a questo bambino; è per questo che è successo!
Elena (singhiozzando) Non morire, Andrea, amore mio, non devi lasciarmi. Risvegliati, anima mia, guardami!
Il Maestro(sottovoce) Andrea, hai creduto di essere un eroe. Hai fatto del male a te e a tua madre senza averne il diritto. Sarai punito per quello che hai fatto!
Teresa (ribellandosi) Basta, basta con le punizioni.
Elena Andrea, mi senti? Dimmi dove ti fa male, dimmi cos'è che ti fa soffrire. Apri gli occhi, mi senti?
(Inizia musica celeste. Ninna nanna di Brahms, pianissimo).
Andrea Mamma!
Elena Dimmi, amore mio.
Andrea Non partirai più, vero? Rimarrai sempre con me?
Elena Sì, amore. Non ti lascerò mai più. Staremo sempre insieme.
Andrea Noi due soli, mamma? Sarai tutta per me?
Elena Ma certo, caro, noi due soli. E saremo tanto felici.
Andrea Mi aspetterai sempre? Non ti dimenticherai più di me?
Elena Mai più, amore mio, mai più!
Andrea (con un filo di voce sempre più sottile) Ti ho sempre aspettata, sai, mamma, anche dietro le porte. E tu non venivi mai.
Elena Io non sapevo, amore, non sapevo... Ma ora tutto sarà diverso, sarò sempre con te.
Andrea Mi terrai in camera con te? Non piangerò più la notte, come quando ero piccolo.
Elena Ti terrò con me, farò tutto quello che vorrai.
Andrea Ti voglio tanto bene, mamma!
Elena Anch'io, anch'io, amore!
Andrea Mi sento già forte, mamma.
(Musica in primo piano. Cessa di colpo).
Elena (gridando) No, no, Andrea. Andrea! Andrea!
Teresa (affranta) Pare proprio che sia felice, ora.
Elena (singhiozzando) Mio figlio, il mio povero, piccolo figlio...
Giorgio (severo) Ti sei accorta un po' troppo tardi di avere questo figlio!
L'Infermiere Scusate, hanno portato questi fiori.
Giorgio No, questi no. Ci vogliono fiori bianchi per un bambino.
(Musica di chiusura. Gong).
FINE DEL RADIODRAMMA
* Al premio nazionale radiofonico, vinto da questo radiodramma Andrea di Anna Luisa Meneghini, il secondo posto è toccato a Il mio cuore è nel sud di Giuseppe Patroni Griffi e Bruno Maderna con la media (punteggio scrutinio dei radioascoltatori) di 9.01. Sono seguiti in graduatoria gli altri tre lavori scelti al primo scrutinio: Sabato rivoluzione di A. S. Rugiu e C. Franci (media: 8.79); Contemplazione di Diego Fabbri (media: 7.97); La bugiarda meravigliosa di Gian Francesco Luzi e A. Renzi (media: 7,68).
L'autrice del radiodramma Andrea, Anna Luisa Meneghini, è nata a Venezia nel 1921. Dal 1948 èmembro del Centro Italiano di studi radiofonici. Nel 1949 ha vinto ex-aequo il premio Venezia per un soggetto cinematografico. Andrea, attualmente programmato anche dalla Radiodiffusion Française, nella versione di André Charmel, ha destato vivo interesse di critica e consensi di ascoltatori per la semplicità e sincerità di stile, non disgiunto da un certo sapore polemico contro l'indifferenza degli adulti per i ragazzi.