Andy e Norman

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Cop - Andy e Norman

ANDY e NORMAN

di

Neil Simon

PERSONAGGI:                    ANDY

                                      NORMAN

                                      SOPHIE ROSS

SCENA:      interno casa. Una scrivania con sopra una macchina da scrivere non elettrica, telefono, segreteria telefonica e vari oggetti da ufficio; a terra un cestino per la carta. Devono essere previste quattro entrate: ingresso casa, bagno, camere da letto, cucina. In un lato della scena una finestra con davanti un telescopio.

OGGETTI:  macchina da scrivere, cestino carta, telefono, segreteria telefonica, telescopio, piantina marijuana, plumcake, trombetta tipo bicicletta, bottiglia di vino, tavola da surf, vassoio con colazione, spazzolone, manette.


BUIO.

STACCHETTO MUSICALE: RONDÒ VENEZIANO.

LUCE.

ANDY ENTRA IN SCENA IN ACCAPPATOIO SBADIGLIANDO ED ACCENDE LA SEGRETERIA TELEFONICA PERCHÉ NORMAN CI REGISTRA SEMPRE MESSAGGI.

NORMAN:              (voce proveniente dal registratore) Salve caro ascoltatore! Oggi è una magnifica giornata anche perché ho battuto il mio record: tre notti in bianco. Adesso sono sul tetto a vedere se tra il bucato degli altri c’è qualcosa che ci può servire. Che ne dici dei pezzi che ho scritto? Sono lì, sulla scrivania. Ho battuto a macchina per nove ore, a questo punto potrei commettere il delitto perfetto, tanto non ho più impronte digitali. (Andy fa per spegnere il registratore, ma la voce riprende) Ah! Il sig. Francovich ha telefonato cinque volte, ripeto cinque volte. Pensa che l’esoso vuole tutti i soldi che gli dobbiamo per le spese di stampa e le telefonate. Dice anche che se non li vede entro Domenica, manda qui i suoi due figli, hai presente i due figli, a spaccare le nostre quattro gambe. Io gli ho risposto che sono solo un autore, mentre quello che si occupa dei conti, guarda caso, sei tu. Così lui farà spezzare solo le tue di gambe. Che altro c’era... niente ho finito. Caro ascoltatore spero che per te sia sempre una magnifica giornata. (Andy fa per spegnere il registratore ma la voce lo blocca) Nooo! Volevi spegnere eh? Pensavo... quando avrai le gambe ingessate, mi presti le tue scarpe di vernice? (Andy spegne con violenza il registratore)

SQUILLO DI TELEFONO

ANDY:                   (rispondendo) Andy e Norman i geni della biro, ah sig. Francovich, come sta?... Sì, anche i suoi figlioli?... Sono già per strada... Ah, capisco, un momento solo che le passo l’ufficio contabilità.

                            (Modifica la voce e fa rumori di fondo con la macchina da scrivere ed altri oggetti.)

                            Contabilità sì?... Buongiorno mi dica!... Francovich, Francovich, come si scrive mi scusi?... Ah, con due figlioli?... Sì, certo che abbiamo ricevuto i suoi cinque messaggi. Non ha ancora ricevuto l’assegno? Dica lo giuro! Perché proprio ieri... (riattacca il telefono).

SQUILLO DI TELEFONO

ANDY:                   (rispondendo) Andy e Norman i geni della bir... ah! Sig. Francovich. Allora tutto sistemato? Ah capisco, deve essere caduta la linea. Le ripasso subito il reparto contabilità.

                            (Modifica di nuovo la voce come sopra)

                            Contabilità sì?... Buongiorno mi dica!... Francovich, Francovich, devo averlo già sentito questo nome (riattacca il telefono).

SQUILLO DI TELEFONO

ANDY:                   (risponde con cadenza dialettale, fingendo di essere il notiziario delle previsioni meteorologiche) Probabili acquazzoni nelle giornata di oggi, da domani leggere schiarite accompagnate da banchi di nebbia. (Riattacca il telefono). Non l’avrò pagato ma almeno sa che domani c’è la nebbia.

SQUILLO DI TELEFONO

ANDY:                   (imita la voce di un cameriere da osteria) Ehi Luigi, la prenotazione del tavolo per sei! (Riattacca il telefono).

SQUILLO DI TELEFONO

 

ANDY:                   (imita il proprietario gay dell’osteria) Pronto, ristorante da Luigi, specialità picaresche... come dice scusi?... Andy e Norman i geni della biro? Dio che nome! No, questo è il famoso ristorante da Luigi. (Imita di nuovo la voce del cameriere di prima) Ehi Luigi, la prenotazione del tavolo per sei! (Di nuovo gay) Arrivo subito! Mi scusi ma mi chiamano sa... ciaooo! (Riattacca il telefono) Non mi avrai mai, Francovich!

NORMAN:              (entrando con una camicia in mano) Ho appena risparmiato i soldi per la lavanderia, ti ho trovato un’altra camicia azzurra.

ANDY:                   Se vai avanti a rubare camicie, un giorno o l’altro, finirai in galera ed io finirò per aprire un negozio di camicie azzurre.

                            Cos’hai mangiato oggi?

NORMAN:              (ironico) Una sardina mollemente adagiata su una ciambella surgelata.

ANDY:                   Vuoi dire che non c’è altro?

NORMAN:              Sì, ci sono tre cubetti di ghiaccio e una lampadina, ma quelli li tengo per domani. Questa (indicando la camicia) la metto in frigo.

ANDY:                   Sì, e come ce la mangiamo, in umido?

NORMAN:              Non c’è più amido!

ANDY:                   Dio Norman, mi sono appena reso conto di quanto è triste essere poveri. Non avremmo più nessun problema economico se tu mi lasciassi fare quello che ti avevo proposto.

NORMAN:              E cioè?

ANDY:                   Venderti ad una clinica universitaria come cavia!

NORMAN:              E se invece di vendere me tu vendessi la nostra commedia? Quanti produttori hai visto ieri?

ANDY:                   Hai presente due? Ecco, neanche uno. Ho la vaga idea che ai produttori la nostra commedia interessi quanto interessa a noi pagare Francovich. È arrivata posta?

NORMAN:              Sì, è lì nel cestino della carta straccia. Ma dov’è la mia marmellata? Ho una tale fame. Perché l’uomo nella sua vita ogni tanto ha fame?

ANDY:                   Ma come...? (prende il cestino e vi fruga dentro) Bolletta del gas, luce, telefono, salumiere, macellaio, riparazione della macchina da scrivere...marmellata. Dio, ma c’è persino la fattura del cestino della carta straccia!

NORMAN:              Ah, ricordati che dobbiamo dei soldi anche alla signora della toilette per cani. (Si mette a lavorare alla scrivania)

ANDY:                   Toiletta per cani?

NORMAN:              Sì, oggi mi ha fatto la pedicure.

ANDY:                   (spazzola lo smoking) A proposito... ho bisogno della tua cravatta da mettere con le mie scarpe di vernice.

NORMAN:              E con chi esci?

ANDY:                   E con chi esco tutte le sante sere? Porto a ballare la signora Macchinini, la padrona di casa. Ti rendi conto di cosa sono costretto a fare per evitare che quella ci butti fuori di casa?

NORMAN:              Eh si.

ANDY:                   Non ti pare umiliante portare al night una vedova dai capelli scuri che porta le trecce bionde?

NORMAN:              Eh si.

ANDY:                   E che ti paga continuamente il conto?

NORMAN:              Si, cioè no. Anzi perché non la inviti al mare per un week-end così potremo far imbiancare tutto l’appartamento.

ANDY:                   Sì così faccio la fine del marito che ha passato la vita a cadere dalla moto durante i week-end.

SQUILLO DI TELEFONO

NORMAN:              Il ritorno di Francovich! Quando tutti pensavano che non sarebbe tornato, Francovich ritelefonò.

ANDY:                   (risponde facendo finta di essere l’ufficio contabilità come prima) Contabilità sì? (Si tappa il naso fingendosi raffreddato) Oh, signora Macchinini, come sta, tutto bene?... no, non cercavo di sembrare un altro, è che devo aver preso un raffreddore... dev’essere successo ieri sera sul sellino della sua moto... No, lei guida una meraviglia... “ bella questa voce, quasi quasi la uso domani con Francovich”… a proposito, ha ritrovato poi la sua treccia? Sa, mi sento un po’ responsabile, d’altra parte è stata l’unica cosa che ho trovato a cui aggrapparmi mentre scivolavo dalla moto.... Sì, d’accordo, al solito posto, alle otto... Non vedo l’ora di vederli! (riattacca).

NORMAN:              Cosa non vedi l’ora di vedere?

ANDY:                   I suoi nuovi occhiali di strass dorati. Puoi immaginare come sposano bene con la sua tuta di lamé argentato!

                            Norman, se dovesse succedere un incidente e trovassero il mio cadavere accanto al suo, ti prego dì a mio padre e a mia madre che sono stato rapito. DI A MIA MADRE E MIO PADRE CHE SONO STATO RAPITO.

NORMAN:              Ho capito, ho capito, e per il riscatto?

ANDY:                   Norman, ho la vaga idea che negli ultimi tempi tu abbia lavorato un po’ troppo. Perché non ti prendi una serata di libertà e te ne vai al cinema?        

NORMAN:              Già, e dove lo trovo il tempo? Qui abbiamo la nostra commedia alla quale non trovo il finale, per Settembre bisogna consegnare cinque soggetti porno per la Coitus Film e come se non bastasse, per Venerdì bisogna fare tre articoli per Tuttomaglia... perché poi hai preso quell’impegno per Tuttomaglia? Che ne so io di maglie?

ANDY:                   L’ho preso perché in frigorifero ci sono tre cubetti ed una lampadina.

NORMAN:              E una camicia!

ANDY:                   Ma quella non era per il cenone di Natale? Comunque, lascia stare gli articoli e pensa piuttosto al finale della commedia. E se non ti viene, esci, svagati, distraiti, telefona ad una ragazza.

NORMAN:              Già, come se bastasse prendere il telefono e fare un numero, prima bisogna conoscerla questa ragazza!

ANDY:                   E tu telefona ad una ragazza che già conosci.

NORMAN:              Non mi piace nessuna delle ragazze che conosco!

ANDY:                   Ah no?

NORMAN:              No, mi piacciono solo le ragazze che conosci tu!

ANDY:                   Allora telefona ad una delle mie ragazze!

NORMAN:              Non posso!

ANDY:                   Perché?

NORMAN:              Perché non le conosco! Comunque uscirò appena avrò finito.

ANDY:                   Che cosa?

NORMAN:              Quello che ho cominciato.

ANDY:                   E con chi uscirai?

NORMAN:              (fantasticando) Una bella, splendida, fascinosa ragazza americana traslocherà nell’appartamento libero qui accanto; ed io mi innamorerò follemente di lei, e lei si innamorerà di me, e noi ci innamoreremo...

ANDY:                   (interrompendolo) Ok Norman, fa quel che cavolo ti pare e buon divertimento!

                            Perché urlo poi che mi devo ancora svegliare. (Esce verso la camera)

SUONA IL CAMPANELLO DELLA PORTA.

NORMAN Và AD APRIRE

SOPHIE:                 (entrando) Excuse me.

LUCI COLORATE.

STACCHETTO MUSICALE: MUSICA CELESTIALE.

I DUE RESTANO IMMOBILI PER TUTTA LA DURATA DELLO STACCHETTO (10 SEC. CA.) NORMAN HA L’ESPRESSIONE IMBAMBOLATA.

LUCE BIANCA.

SOPHIE:                 (parlando con accento americano) Mi scusi, mi chiamo Sophie Ross ed ho appena traslocato nell’appartamento libero qui accanto. So che da queste parti non si usa, ma ho promesso ai miei genitori che sarei venuta a presentarmi ai miei vicini. Sono felice di aver fatto la sua conoscenza... (lo guarda con espressione stupita perché è rimasto immobile con la faccia imbambolata) Arrivederci. (Esce mentre Norman resta immobile come ipnotizzato).

ANDY:                   (entrando) Norman, ha suonato qualcuno? È appena entrato qualcuno? (Vede Norman sempre immobile e ci si avvicina per vedere cos’ha. Gli passa una mano davanti agli occhi per vedere se reagisce, poi ripete scandendo.)

                            è ap-pe-na en-tra-to qual-cuno?

NORMAN:              No, non è entrato nessuno, tornatene in camera tua.

ANDY:                   Cosa ti sta succedendo Norman?

NORMAN:              Niente, lasciami in pace. Torna in camera tua e non lo vedi che sto lavorando.

ANDY                    Vicino alla porta?

NORMAN:              Eh, avevo bisogno di una boccata d’aria.

ANDY:                   Perché non hai aperto la finestra?

NORMAN:              Perché non volevo dell’aria fresca, volevo solo un po’ d’aria. E adesso mi fai la cortesia di tornare in camera tua.

ANDY:                   Come vuoi, ma stai calmo.

NORMAN:              Non c’è problema.

ANDY:                   Cerca di non innervosirti.

NORMAN:              Figurati!

SUONA IL CAMPANELLO DELLA PORTA.

ANDY:                   Non è un campanello questo?

NORMAN:              E va bene, hai sentito un campanello; succede normalmente che la gente suoni i campanelli, ma non è una buona ragione per starsene qui impalati sul pianerottolo. Te ne vuoi andare in camera tua? Te ne vuoi …

SUONA ANCORA IL CAMPANELLO.

ANDY:                   Vai tu ad aprire o devo andarci io?

NORMAN:              No, la porta la apro io. Tu vattene in camera tua. La porta la apro io.

SOPHIE:                 (entrando con un pacchettino in mano) Mi scusi di nuovo.

LUCI COLORATE.

STACCHETTO MUSICALE: MUSICA CELESTIALE.

I DUE RESTANO IMMOBILI PER TUTTA LA DURATA DELLO STACCHETTO (10 SEC. CA.) NORMAN HA L’ESPRESSIONE IMBAMBOLATA.

LUCE BIANCA.

SOPHIE:                 Ho aperto la valigia ed i miei amici mi hanno messo dentro questo plumcake col rum che io non posso mangiare perché sono in allenamento, quindi pensavo che se lei volesse accettarlo con i miei complimenti... (lo guarda nuovamente in maniera stupita perché lui è di nuovo imbambolato come prima.) (gli mette il pacchettino in mano). Sono contenta di averla rivista... vado... arrivederci... arrivederci ancora. (Esce)

ANDY:                   (entra) Chi è?

NORMAN:              (scuotendosi improvvisamente) Non importa chi è, l’ho vista prima io!

ANDY:                   Sì, va bene, l’hai vista prima tu, ma chi è?

NORMAN:              Si chiama Sophie Ross, ha appena traslocato nell’appartamento libero qui accanto e mi ha regalato questo plumcake col rum ed io mi sono follemente innamorato di lei... whaooo!!! Ma hai visto chi è venuto ad abitare in questa casa, nel mio pianerottolo? È mia, mia, mia... il Signore mi ama e mi ha fatto questo regalo.

ANDY:                   Peccato. Volevo regalartene una io per Natale.

NORMAN:              Ma hai sentito le ondate del suo profumo? Hai dilatato al massimo le tue narici per annusare quella ragazza?

ANDY:                   Ero di sopra e l’aroma non mi ha raggiunto.

NORMAN:              Non è arrivato fino a te?

ANDY:                   Ho bisogno delle tue scarpe.

NORMAN:              Ma se riempie tutta la stanza? Zitto un po’.

ANDY:                   Le hai trovate?

NORMAN:              Io scommetto che ha già invaso questa casa, tutto questo schifosissimo quartiere trasformandolo in un paradiso. Io già me lo vedo; gli assassini spareranno di notte con il silenziatore per non svegliare i bambini, sì!! Gli spacciatori faranno tanti sconti, sì!!!

ANDY:                   I padroni di casa aumenteranno gli affitti, sì!

NORMAN:              Sì!!! E tu stai lontano da lei

ANDY:                   Ah, non temere! Non è il mio tipo.

NORMAN:              Beh, è il mio tipo e poi tu cosa ne sai di che tipo è.

ANDY:                   Guarda se non è una rappresentante di plum-cake, allora è un tipo tutto sport e aria aperta, estremamente dotata dal collo in giù.

NORMAN:              Ma cosa vuoi che mi interessi del suo quoziente intellettivo, mica le devo dare una borsa di studio. Io voglio solo annusarla e toccarla.

ANDY:                   Allora suona alla porta e dille: “signorina posso annusarla e toccarla?”

NORMAN:              Ma sei scemo? Hai visto il tipo? Sembra Rossella O’Hara appena uscita da via col vento. Oh, quanto vorrei mordicchiarle un orecchio.

ANDY:                   Ma tu con questa ragazza ci vuoi uscire o vuoi solo sentire se è al dente?

NORMAN:              Dammi un consiglio, una mossa sbagliata e tutta questa storia d’amore potrebbe finire. Fiori, fiori sì, fiori al mattino, fiori al pomeriggio, fiori alla sera... No, non è sufficiente.

ANDY:                   Regalale degli alberi!

NORMAN:              No, qualcosa di molto piccolo e personale.

ANDY:                   Perché non provi a lavarle tutti i denti a uno a uno?

NORMAN:              Ci sono! Dov’è la latta di vernice verde?

ANDY:                   Cosa vuoi fare con la latta di vernice?

NORMAN:              Dipingerò le scale, una lettera per ogni gradino, così lei rientrando leggerà: “Ti amo Sophie!”

ANDY:                   Guarda Norman che è già rientrata e domani mattina uscendo, leggerà: “!eihpoS oma iT”. Sembra una malattia del fegato! Forse è meglio che io vada. (Si avvia all’uscita)

NORMAN:              Sì forse è meglio! (Chiude la porta con forza alle spalle di Andy facendolo ruzzolare per le scale) (fuori scena si sente il rumore della caduta)

ANDY:                   Aaaahhhh!!!

NORMAN:              (riapre la porta e Andy è sulla soglia tutto sottosopra) Cos’è successo?

ANDY:                   Alripe lacsel ladottatu biahim!

NORMAN:              Cioè?

ANDY:                   Mi hai buttato dalle scale, pirla!!!

BUIO.

STACCHETTO MUSICALE: RONDò VENEZIANO.


LUCE.

LA SCENA SI RIAPRE CON NESSUNO IN SCENA.

ANDY:                   (entra con la marmellata in mano) Marmellata per il genio e vediamo dove si è cacciato questa volta.

ANDY:                   (squilla il telefono e dopo un po’ di squilli risponde).

                            Andy e... (piangendo) Oh, sig. Francovich, come sta? Mi scusi se non ho risposto subito al telefono, ma non lo trovavo. E sì, ho ancora gli occhi bendati sì. (Suona la trombetta che ha sul tavolo) Sta buono tu!... No, non dicevo a lei, dicevo al cane lupo. Il dottore dice che l’operazione è la mia ultima speranza, il guaio è che costa molto. Indovini quanto?... Strano eh, è la stessa cifra che devo dare a lei. Ma ho deciso di rinunciare all’operazione pur di saldare i suoi conti... a meno che lei non preferisca... ah, non preferisce! Va bene, ci vediamo. Anzi, mi vedrà solo lei! (Riattacca)

                            (entra Norman dall’ingresso con un sacchettino in mano).

                            Dove sei finito tutto il giorno?

NORMAN:              Affari di cuore.

ANDY:                   Ah sì, affari di cuore! Sei stato talmente impegnato da non lavorare, non hai scritto niente di nuovo. Ho controllato la scrivania.

NORMAN:              Sai benissimo che non scrivo sulla scrivania e poi ho tutto il tempo del mondo, un sacco di tempo.

ANDY:                   E’ qui che ti sbagli, perché noi da oggi abbiamo solo dieci giorni, dieci miseri giorni per finire una commedia che langue da una vita.

NORMAN:              che cosa sta accadendo tutto ad un tratto?

ANDY:                   Sta accadendo che oggi, finalmente, ho trovato un produttore che vuole leggere la nostra commedia. Ma vuole leggerla per intero, con il finale, anche lui come me odia le commedie a dispense.

NORMAN:              Sì, bene bene, ma comunque non ti devi preoccupare perché io ci penso continuamente: ho scritto qui, tutto qui, tutto qui. (indicando la testa).

ANDY:                   Ah, lui ha tutto qui eh? E gli articoli, dove sono i soldi degli articoli eh? Come faccio a pagare i conti senza i soldi degli articoli! Dammi almeno un titolo, che ne so: “Il punto a croce lo ha inventato Gesù Cristo?”.

                            E i cinque soggetti porno? Da quando quel frangipane rosso è venuto ad abitare alla porta accanto tu riesci a scrivere soltanto messaggi d’amore su e giù per le scale.

                            Uno, dimmi almeno il titolo di un soggetto porno.

NORMAN:              “Se te lo prendo non te lo rendo”.

ANDY:                   Perfetto, mettiti lì e scrivi.

NORMAN:              Non imporre, non sopporto le tue afflizioni.

ANDY:                   Un sacco di botte inferte con calma, con il metodo Norman le sopporteresti meglio?

                            Norman, in questa impresa ci ho messo otto anni della mia vita e tutti i miei risparmi e tu vorresti mandare tutto a ramengo per quella specie di puffo rosso della porta accanto?

                            Cosa hai lì dentro? (Riferendosi al sacchettino)

NORMAN:              Cibo.

ANDY:                   Cibo? Sono io che penso al cibo. Fa vedere!

NORMAN:              è cibo riservato.

ANDY:                   Dai qua! (Gli prende il sacchettino e legge la scritta) Il Paradiso del Buongustaio!

NORMAN:              C’erano i saldi.

ANDY:                   (controllando il contenuto) Angurie nane? Filetti di aringa siberiana neonata? Cetriolini in miniatura? Ma chi hai invitato a cena, Biancaneve e i sette nani?

NORMAN.              Avevo voglia di qualche specialità.

ANDY:                   Ehi Biancaneve, ma se da quando ti conosco l’unica cosa chic che hai mangiato è stata la bruschetta e un piatto di spaghetti con il pomodoro, passato per giunta.

NORMAN:              è un regalo per lei. Anche tu a Natale hai fatto un regalo alla tua mamma!

ANDY:                   Sì, ma le ho regalato un copione della nostra commedia. Poi lei mi ha telefonato per sei settimane tutte le mattine, e perché? Perché non c’era il finale! Angurie nane e la conosci appena.

NORMAN:              La conosco eccome! So che lavora cinque giorni alla settimana e tutti i giorni io, attraverso la finestra, la vedo correre dietro l’autobus; e lei la sera torna a casa stanca, affamata, sola... dove non trova niente di meglio che una scatoletta di carne!

ANDY:                   E tu come fai a saperlo?

NORMAN:              Controllo la sua spazzatura.

ANDY:                   Controlli la sua spazzatura?!

NORMAN:              Sì, ma solo superficialmente.

ANDY:                   Ah, superficialmente. Datti una regolata Norman.

NORMAN:              Darmi una regolata? Ma tu stai scherzando. Io non sono più un essere raziocinante; ho sviluppato sensi che nessun uomo ha mai avuto.

                            Io annuso il suo profumo a tre isolati di distanza, la sento togliersi le calze anche se ho la radio accesa a tutto volume. Ma non lo capisci, mi fa impazzire.

ANDY:                   Sai, quando ti ho conosciuto al liceo pensavo che tu fossi un eccentrico, all’università mentre scrivevamo insieme sul giornale del college, ti ritenevo un matto eccentrico molto promettente. Da due anni a questa parte ho stabilito poi che eri una pulce dotata di enorme talento.

                            Ma solo ora so che cosa sei esattamente: tu sei un uovo marcio deposto da un uccello pazzo e analfabeta.

                            Abbiamo solo dieci giorni, dieci miseri giorni e tu vai in giro a comprare angurie nane per quella ragazza.

NORMAN:              Non ho voglia di sprecare tempo per spiegare qualcosa che non può essere spiegata.

ANDY:                   Se per quello il tempo l’hai già sprecato in negozio. Avanti, spiega.

NORMAN:              Hai mai sentito parlare di attrazione fisica??

ANDY:                   Sì.

NORMAN.              Sì, sai cos’è?

ANDY:                   Quando un ippopotamo piace ad un altro ippopotamo senza riserve e senza condizioni.

NORMAN:              Esatto e adesso sono le 17:30 e il mio ippopotamo sta per arrivare. Quindi lasciami perdere perché ho da fare.

ANDY:                   Ok Norman, io adesso metto a posto i tuoi fottutissimi cetriolini. Te li metto a coppiette di due nel cestino e se vuoi gli do anche un bacino, ma tu, scrivi un articolo, fammi un soggetto, finisci la commedia!

NORMAN:              Ho bisogno di un nastro azzurro, ce l’hai un nastro azzurro?

ANDY:                   Proprio adesso tu vuoi sapere se ho un nastro azzurro?

NORMAN:              Mi serve per il mio cestino. Ce l’hai per favore?

ANDY:                   Norman, non mi sembra questo il momento di parlare di nastri azzurri..

NORMAN:              In poche parole tu non mi vuoi dare il nastro azzurro?

ANDY:                   Esatto, tra tutte le migliaia di nastri che ho conservato nei miei cassetti mi rifiuto di darti quello azzurro.

NORMAN.              Ok, vuoi la guerra? Vuoi la guerra? Avrai la guerra. Oddio sono le cinque! Per poco non mi perdevo il suo arrivo! (Và al telescopio) Signore... eccola...

ANDY:                   Norman vieni via da quella finestra.

NORMAN:              Ma tu sei matto, per me vedere Sophie che scende dall’autobus è una visione.

ANDY:                   Norman, ti prego, scrivi qualcosa e ti prometto che ti compro un telescopio tanto potente che quando inquadri le sue Timberland, potrai vedere se l’albero del marchietto ha fatto i frutti o no! Mi vuoi ascoltare? (si piazza davanti al telescopio).

NORMAN:              Oddio! Sophie! Sophie! Ma sei scemo, pensavo che l’utobus fosse finito in una buca. Ti vuoi spostare da lì?

ANDY:                   Non prima che tu mi abbia fatto una promessa.

NORMAN:              Promesso, promesso, ma tu spostati da lì. Oh... Signore che sei nei cieli, guarda quella ragazza!

ANDY:                   Fa vedere...

NORMAN:              No! Solo io posso guardarla! Ha i lobi delle orecchie più belli dell’universo! Sta venendo da questa parte! (si avvicina al tavolo e scrive un bigliettino). Sarà qui da un momento all’altro. Ehi, per l’ultima volta, me lo dai o no il nastro azzurro?

ANDY:                   Con schiuma o senza?

NORMAN:              Ah, ma allora vuoi la guerra? Allora vuoi proprio la guerra.

ANDY:                   (leggendo) A donis terrae, amor aeterno? È la più strana dichiarazione di guerra che abbia mai visto!

NORMAN:              è latino, ignorante! Significa: “ai doni della terra, amor eterno”; lo metterò insieme ai cetriolini.

ANDY:                   Giusta fine per una lingua morta!

NORMAN:              Sophie, arrivo... (esce).

ANDY:                   Norman, Norman! (Squilla il telefono, Andy risponde con tono arrabbiato) Il Paradiso del Buongustaio, cosa vuole!! (Diventa dolce) Oh, signora Macchinini, salve, come sta?... Sì... sì... (entra Norman che rimane con la porta socchiusa a spiare all’esterno) Come dice scusi?... Questo week-end con lei al mare?... No, il fatto è che non sto molto bene, ho la tosse (tossisce), sì, la tosse canina (suona la trombetta)... mal di testa e dolori lancinanti alla schiena...

NORMAN:              Ha visto il cestino.

ANDY:                   Ah, in altre parole, se non va al mare farà il giro a riscuotere gli affitti arretrati?

NORMAN:              Sta leggendo il biglietto.

ANDY:                   Quindi io dovrei stare sulla moto con lei, tenendo con la mano la tavola da surf? Chissà che divertimento in galleria!

NORMAN:              Sta venendo da questa parte!

ANDY:                   D’accordo, passo a prenderla alle otto (riattacca).

NORMAN:              Andy, Andy... sono tesissimo, ho paura! Ehi, ehi, sono in ordine? Eh, eh, sembro in ordine?

ANDY:                   Tu hai paura?! Io devo fare il surf con la Macchinini e tu hai paura?! Domenica mi troveranno arenato su una spiaggia e i gabbiano non saranno affatto gentili con me... mi cagheranno addosso! E tu hai paura?!

.

SUONA IL CAMPANELLO DELLA PORTA.

NORMAN:              Apri la porta. Apri la porta. No, dove credi di andare? Non aprire, non sono ancora pronto. Aspetta, aspetta. Così.

Andy VÀ ad aprire, entra in scena Sophie che si rivolge a Norman.


SOPHIE:                 Signor Gambino, sto cercando di essere una buona vicina di casa, gentile e cordiale, non so cosa sta cercando di essere lei! La prima volta sera, le sono stata molto grata perché ha portato il mio baule su per le scale; il fatto che gli sia scivolato cadendo per cinque piani e che si sia distrutto in mille pezzi, non è tutta colpa sua.

ANDY:                   Immagino di no.

SOPHIE:                 Anche il messaggio che ha scritto sulle scale, pensavo fosse una cosa un po’ matta, ma carini; ma adesso esagera! Non posso accettare regali da una persona che conosco appena... e poi ho letto il suo biglietto! Anche se non conosco lo spagnolo, ho capito lo stesso. Adesso basta!

ANDY:                   Caso mai l’uscita è da questa parte.

SOPHIE:                 Non metta più cioccolata nella mia buca delle lettere. Ieri mi si sono sciolte e adesso ho a casa tre lettere appiccicose e piene di mandorle.

ANDY:                   Meno male che non erano scritte in brail.

SOPHIE:                 E non penetri in casa mia quando io non ci sono per dipingere il balcone; e se vuole mandarmi delle bottiglie di profumo, non me le mandi legate alla coda del mio gatto! Scuotendola per liberarsi si è quasi ammazzato dalle bottigliate sul muso. Insomma glielo dico per l’ultima volta: mi lasci in pace!!!! Ha capito?!

NORMAN:              Ecco, sì... ma a parte tutto questo, esiste una remota possibilità che lei si innamori di me?

SOPHIE:                 Ma lei è matto? (Rivolgendosi ad Andy) Ma lo sa che il suo amico è via di melone?

ANDY:                   Sì, ma non conoscevo il termine scientifico esatto.

SOPHIE:                 (allontanandosi da Norman che nel frattempo si è avvicinato) Non ha capito?

NORMAN:              (riavvicinandosi ancora a Sophie) Certo, io sento, vedo e soprattutto... (annusando) ...annuso.

SOPHIE:                 (allontanandosi) Non voglio essere annusata! (A Andy) Gli dica di smettere!

ANDY:                   (rivolgendosi a Norman come se fosse un cane) Norman, smetti di annusarla.

SOPHIE:                 Glielo dico per l’ultima volta! Io sono fidanzata con il Tenente Grant dei Marines degli Stati Uniti d’America; e tra qualche settimana, sarò la moglie del Tenente Grant, capito?!

NORMAN:              Ssssstttt! Silenzio! Sto sentendo i suoi capelli crescere.

SOPHIE:                 Che cos’ha di sbagliato? Ha disturbi orali?

ANDY:                   Disturbi orali?

SOPHIE:                 Sì, disturbi alle orecchie, duro d’orecchie.

ANDY:                   Ah, sì, sì. Lui è è sempre stato terribile agli orali, però recuperava poi con gli scritti.

SOPHIE.                 Lo sapevo! Potrei farla arrestare, lo sa, per vagabondaggio, effrazione, interferenza con il servizio postale, molestie e guardonaggio. Non creda che non lo farei.

NORMAN:              E allora io farò arrestare lei per via della sua fragranza incredibile, sconcertante e meravigliosa.

SOPHIE:                 Ma le ho detto di smetterla di annusarmi. Faccia qualcosa, gli tappi il naso.

ANDY:                   Vuole scherzare? Ha visto le dimensioni di quel naso! Sembra la custodia di quello di Cirano.

SOPHIE:                 Se non la smette, dirò al mio fidanzato di percuoterla ferocemente! Glielo dica.

ANDY:                   Norman, il suo fidanzato ti farà qualcosa che in italiano non avrà molto senso ma che comunque ti farà molto male.

NORMAN:              E tu pensi che questo basti a fermarmi? No, diglielo, diglielo.

ANDY:                   Dice che questo non lo fermerà. No, ma non guardi me che non centro nulla. Tu vieni via dai.

SOPHIE:                 Neanche io. Due anni fa rappresentavo il mio paese nella squadra olimpionica di nuoto. Per entrare a far parte di una squadra olimpionica degli Stati Uniti, bisogna essere in condizioni fisiche perfette al 100%. Ecco chi sono io.

                            Da quando ho trovato quel tracciato di cioccolatini a forma di cuore che conduceva dalla sua alla mia porta…ah! Ho i nervi a pezzi. Non solo non riesco ad allenarmi come si deve, ma persino paura di entrare nella mia vasca da bagno.

                            Ho scoperto che quando mi lavo i capelli ne perdo un sacco e quelli che cadono non vengono rimpiazzati da niente. Ho 23 anni e quell’uomo mi sta portando alla calvizie e non intendo sposarmi con la parrucca.

Adesso io andrò nel mio appartamento a rilassarmi un po’; e se la trovo un’altra volta appollaiato sull’albero di fronte a strimpellare l’ukulele e cantare canzoni napoletane... chiamo i Marines degli Stati Uniti d’America!!! (esce)

NORMAN:              Lascia che te lo dica Andy, sto facendo breccia su di lei. Lascia che te lo dica. (Và verso la cucina e prende uno spazzolone)

ANDY:                   L’unica cosa che otterrai, è un colpo di baionetta. Lascia che te lo dica. E sarà quella a fare breccia su di te.

                            Lascia che te lo dica, lasciala perdere, è fidanzata, lasciala perdere.

NORMAN.              Quella non è una fidanzata caro il mio Andy. Quella è una delle creature fatte da Dio nel suo periodo più felice, che non è neanche durato molto.

ANDY:                   Qualunque cosa sia…

NORMAN:              Vado.

ANDY:                   Se diventerà calva avrai dei guai con i berretti verdi.

NORMAN:              Beh, sopravvivrò.

ANDY:                   Cosa fai con quello spazzolone?

NORMAN:              Non penserai che le permetta di pulire la casa da sola dopo una giornata di lavoro, poverina!

ANDY:                   Norman, ne ho abbastanza! Se fai ancora un passo per allontanarti da questa scrivania, giuro che ti faccio conoscere la differenza tra un ukulele e una supposta di optalidon!

NORMAN:              E cioè?

ANDY:                   Che l’ukulele il mal di testa non te lo farà passare!

NORMAN:              E tu vuoi provare questo spazzolone con relativo manico?

ANDY:                   Norman... Norman! Ti ho visto tante volte perdere la testa per una ragazza, ma adesso esageri. Sembri un gallo cedrone in amore.

NORMAN:              Guarda che qui il primo ad essere preoccupato sono io. Ieri ho passato la notte a rileggere “ Patologia dell’innamoramento” un testo sacro per vari motivi.

                            Nel ’27 in Germania, a Guthemberg, successe un fatto molto simile al mio fra una suora e un venditore di wurstel, fu un dramma.

ANDY:                   Oh! Finì in uno spargimento di senape?

NORMAN:              Non dire fesserie.

ANDY:                   Uno di questi giorni sposerà il suo marine.

NORMAN:              Cosa me ne frega a me di cosa fa di giorno, io di notte la voglio.

ANDY:                   Norman, Norman….

(Norman esce)

SOPHIE:                 (entrando furiosa) Lo sa cosa sta facendo il suo amico?

ANDY:                   Sta lavando il pavimento della sua cucina.

SOPHIE:                 E lei perché non fa qualcosa?

ANDY:                   E cosa vuole che faccia? Che lo asciughi?

SOPHIE:                 Ma non capisce. Si è intromesso illegalmente nella mia cucina e ora sta lavando criminalmente il mio pavimento. E lei perché non fa niente?

ANDY:                   Signorina senta, perché non ragioniamo con calma? Si sieda un attimo.

SOPHIE:                 (si siede) Posso fare una telefonata?

ANDY:                   Prego.

SOPHIE:                 (sollevando la cornetta) Aiuto, Polizia!!

ANDY:                   Come polizia!

SOPHIE:                 Vorrei denunciare un pazzo che sta impazzando nella mia cucina.

ANDY:                   (strappandogli la cornetta dalle mani) Senta mi dia due minuti di tempo.

SOPHIE:                 Fra due minuti quello mi avrà tolto tutta la carta da parati dai muri per mandarla in lavanderia.

ANDY:                   Ma no, senta.

SOPHIE:                 Tolga le mani dalla mia spalla fidanzata.

ANDY:                   Si può sapere perché non mi vuole ascoltare?

SOPHIE:                 Perché? Perché? Glielo dico io il perché. Guardi la mia pelle. Queste orribili chiazze rosse, sono orticaria e sa cosa me l’ha fatta venire?

ANDY:                   Tenere la lampada troppo vicino al viso?

SOPHIE:                 La tensione nervosa. Vedere uno che mi lava il pavimento mi crea tensione nervosa; sono tutta coperta si grandi chiazze rosse, perdo i capelli a ciocche e domani sera ho un appuntamento con il mio fidanzato e avrò l’aspetto di un vecchietto con il morbillo e lei ha la faccia tosta di chiedermi due minuti.

ANDY:                   Senta, so esattamente cosa sta provando. Io con quel pazzo ci abito da otto anni e mi ha fatto venire i capelli bianchi anche a me.

SOPHIE:                 Me ne sono accorta.

ANDY:                   Guardi le mie ciglia, tutte grigie. Avevo delle ciglia nere, lunghe, bellissime. Ha mai visto una cosa del genere? Le guardi. Vuol far venire l’orticaria anche a me adesso?

SOPHIE:                 Oh, beh. Le ciglia grigie di un uomo non si notano come la stempiatura di una ragazza.

ANDY:                   Lei non è affatto stempiata, anzi a dei capelli bellissimi.

SOPHIE:                 Le piacciono? Davvero?

ANDY.                   Moltissimo.

SOPHIE:                 Sono felice. Perché molti sono caduti proprio qui sul suo pavimento.

                            Ora se tra cinque secondi quello lì non va fuori di là, molto del suo sangue cadrà sul mio pavimento.

                            Adesso conto fino a cinque e poi richiamo la polizia. Uno… due…

ANDY:                   Lei non lo farà. Si siederà qui e mi ascolterà.

SOPHIE:                 Mi sta minacciando? L’avviso di non farlo, lei è alto e magro, ma io sono piccola e tosta. (si mette sulla difensiva).

ANDY:                   Mi fa piacere averla come vicina, spesso ho difficoltà ad aprire i barattoli.

SOPHIE:                 Quanto ci vuole? Richiamo.

ANDY.                   Non prima di avermi ascoltato.

SOPHIE:                 Se è necessario gridare, griderò.

ANDY:                   No, la prego sono debole in orali. Il signor Gambino, al di là di questi effetti collaterali, ha un notevole talento naturale; ed un giorno, stupirà parecchia gente.

NORMAN:              (affacciandosi di corsa dalla porta) è caduto il gatto nel cesso... E’ stata una disgrazia, ma si salverà! (riesce)

SOPHIE:                 (riprendendo di nuovo la cornetta del telefono) Polizia, Polizia!!

ANDY:                   (strappandole di nuovo il telefono) Si calmi, la prego o qualcuno la chiamerà davvero.

SOPHIE.                 Come, si calmi. Non è mica il suo il gatto nel gabinetto. Mi dia quel telefono.

ANDY:                   Senta, facciamo così; io le giuro che quando torna glielo inchiodo al muro oppure se vuole tutte e due ci divertiamo a tirargli le freccette.

                            E la smetta di prendermi a calci. Ho i calzini leggeri.

SOPHIE.                 O lei mi lascia telefonare alla polizia o io le sfascerò tutto quello che ha in casa a cominciare dai piatti.

ANDY:                   Oserebbe farmi ciò! Vuole le maniere forti? Ok, ok, avrà le maniere forti. Molli la presa, non voglio approfittare di lei.

SOPHIE:                 Adesso chiamo la polizia e lei non me lo impedirà.

ANDY:                   Mi sta facendo male.

                            Dunque, per la serie “chi siamo noi”. Ha mai sentito parlare di una rivista chiamata “Oasi”?

SOPHIE:                 E che cos’è?

ANDY:                   Una rivista alternativa.

SOPHIE:                 Alternativa a che?

ANDY:                   Lei che cosa legge?

SOPHIE:                 “Sport Illustrato”.

ANDY:                   Alternativa a “Sport Illustrato”. C’è qualcosa di strano in questa rivista? Sì, c’è che grazie alla mia abilità io sono riuscito a piazzare dieci rubriche diverse del sig. Gambino sotto dieci pseudonimi diversi, di cui ben tre femminili e uno gay.

Conosce “Tuttomaglia”? No? Ecco il signor Gambino, con lo pseudonimo di Geraldine, sta per essere eletto “reginetta del piccolo punto”.

E ora passiamo ai film porno. A lei piacciono i film porno?

SOPHIE:                 Non ne ho mai visti.

ANDY:                   Per fortuna molta gente sì. Il sig. Gambino scrive anche soggetti porno e losa perché? Perché il porno come “Oasi” e “Tuttomaglia” ci permette di sopravvivere.

                            Ed ora mi chieda: come fa il sig. Gambino a fare tutto ciò?

SOPHIE.                 Come fa il sig. Gambino a fare tutto ciò?

ANDY:                   E io che cavolo ne so. Ma so che lo deve fare e lo deve fare per questo. (mostra il copione). Lo sa che cos’è questo?

SOPHIE:                 Ho paura a chiederlo.

ANDY:                   Un musical! Laa nostra unica ragione di vita. È il motivo per cui sopportiamo tutto questo.Il primo musical senza un finale. Il titolo? “USA-URSS, un amore a foglia larga”. E se lei signoria Ross non sarà gentile con quel demente dicendogli grazie per quei wurstel nani di Budapest, quel finale non uscirà mai dal nastro di quella Olivetti! E questo, forse, Andy Mancini e Norman Ganbino non se lo meritano.

SOPHIE:                 Non mi sembra che ci siamo presentati come si deve. Piacere, io sono Sophie Ross.

ANDY:                   Andy, Andy Mancini.

SOPHIE:                 Sig. Mancini apprezzo molto il fatto che lei abbia un ideale da raggiungere. Anch’io ne avevo uno alle ultime olimpiadi.

ANDY:                   Come se l’è cavata?

SOPHIE:                 Quinta, sono arrivata quinta. Sono stata sconfitta dalla Turchia e addirittura dalla Libia.

ANDY:                   Ah, in Libia trovano anche il tempo per nuotare?

SOPHIE:                 Si può immaginare come mi sono sentita nell’arrivare sei secondi dopo una ragazza grassottella cresciuta nel deserto.

                            Da quando ho portato una simile onta al mio paese non sono più tornata a casa a Winnemucca.

ANDY:                   Sfido io, con un nome del genere chi è che gira intorno?

SOPHIE:                 Adesso mi sono rifatta una vita. Ho trovato un lavoretto come istruttrice di nuoto per bambini. Lo stipendio non è un gran che, ma almeno sto nell’acqua.

                            Ma la cosa più importante è che ho incontrato il tenente Burt Grant. Mi sono innamorata e intendo sposarlo.

ANDY:                   Sono lieto che stia per sposare un marine. Dove andate in viaggio di nozze? A Okinawa.

Caffettino?

SOPHIE:                 No, grazie. Solo che non mi sposerà di certo se troverà in casa mia quel pazzo annegatore di gatti.

ANDY:                   Ma una soluzione c’è. Io le prometto di tenere Norman il più possibile lontano da lei, però lei, ogni volta che lo incontra per le scale gli rivolga un sorriso. Lo vuole fare? Mi creda, sarà una benedizione per tutti e due. Lo vuole fare?

SOPHIE:                 No.

ANDY.                   Senta, se non lo vuole fare per me, lo faccia almeno per il suo Marine e mi faccia il favore questa sera di leggere “Oasi”; imparerà a conoscerci meglio.

                            Guardi le rubriche del sig. Gambino sono sottolineate qui nel sommario. Se vuole…

SOPHIE:                 E va bene, ma lei lo deve tenere lontano da me.

ANDY:                   Giuro, parola di lupetto.

NORMAN:              (entrando) Tutto a posto, il gatto è salvo. Gli ho fatto la respirazione bocca a bocca!

SOPHIE:                 Grazie.

NORMAN:              (a Andy) Mi ha detto grazie!

ANDY:                   Si, ho sentito.

SOPHIE:                 Beh, se volete scusarmi…

NORMAN.              Norman, dica Norman.

ANDY:                   E’ solo uno stupido nome. Norman.

SOPHIE:                 Norman.

NORMAN:              Potrebbe ripeterlo qui? (porge il registratore) Vorrei immortalarlo.

SOPHIE:                 Norman.

NORMAN:              Grazie splendida Sophie.

SOPHIE:                 (a Andy) Io ho mantenuto la mia promessa, ora tocca a lei! (esce)

ANDY:                   Norman, stammi a sentire. Ho appena fatto una promessa a quella ragazza. Ora se tu ti comporti in un modo decente, razionale… Cosa stai facendo a quella finestra?

NORMAN:              Voglio che tutto il mondo lo senta dalle sue labbra. Norman ama Sophie e prima o poi Sophie amerà… (accende il registratore).

ANDY:                   Spegni quel coso.

NORMAN:              Sì, ridimmelo ancora Sophie. Ridimmi chi è l’uomo che ti fa impazzire? (accende il registratore).

ANDY:                   Norman spegnilo.

SOPHIE:                 (rientra furiosa) Ho sentito! È stato fatto il mio nome invano. Gli dica di smetterla.

ANDY:                   Stava solo scherzando. Nnon lo farà più e tu cerca di smetterla altrimenti ti mostro la differenzza tra una supposta di optalidon e quel registratore.

NORMAN:              E sarebbe?

SOPHIE:                 E la smetta di farmi fare una figuraccia davanti ai vicini. Questa è l’ultima volta che ve lo dico.

ANDY:                   Tu riaccendi quel coso e io ti giuro che ti inchiappetto, parola di lupetto.

NORMAN:              Lo tengo bassissimo, Andy. Lei nnon potrà neanche sentire.

                            Così, guarda. Sussurra Sophie. Sussurra solo a me; chi è l’uomo della tua vita?

                            Ridimmelo; chi è?

                            Ancora; chi è? (giocando con il registratore)

ANDY:                   Io lo ammazzo. Questa volta lo ammazzo. Ma come? Un fulmine Signore, soltanto un fulmine.

BUIO.

STACCHETTO MUSICALE: RONDò VENEZIANO.


RUMORE MACCHINA DA SCRIVERE.

LUCE.

LA SCENA SI APRE CON NESSUNO IN SCENA, SI SENTE REGISTRATO IL RUMORE DELLA MACCHINA DA SCRIVERE. ENTRA DALL’INGRESSO ANDY VESTITO DA SPIAGGIA E CON UNA TAVOLA DA SURF IN MANO CHE GLI IMPEDISCE DI VEDERE LA SCRIVANIA VUOTA. IL RUMORE DELLA MACCHINA DA SCRIVERE, GLI FA’ PENSARE CHE NORMAN STIA LAVORANDO.

ANDY:                   Norman, sono rientrato. Ho l’ottanta per cento del corpo ustionato e il restante venti per cento spellato. Credo di essere il primo ustionato della stagione. Siamo usciti di almeno un miglio per fare del surf e per tre ore non si è visto neanche un alito di vento. In compenso c’era un casino di sole, l’unica ombra è stato un uccello che mi ha sorvolato; ho ancora la sagoma sulla schiena. Norman, Norman mi senti? (Và verso le stanze per posare la tavola, quando torna si accorge del registratore, ci si avventa e lo spegne con violenza) Io lo ammazzo, lo ammazzo!

SQUILLA IL TELEFONO.

ANDY:                   Questo è Francovich! (Risponde con accento emiliano) Pronto, qui è la “Casa del Tortellino”... Come dice scusi?... la signora Macchinini? Ma noi non conosciamo nessuna signora Macchinini!... Ah, è lei la signora Macchinini! Ma qui è la “Casa del Raviolo”... oh insomma, tortellino o raviolo facciamo ben quel che ci pare no? (Riattacca) 3,8,2,1,6,7...

SQUILLA IL TELEFONO.

ANDY:                   (risponde facendo finta di star male) Pronto... Ah, signora Macchinini, che sorpresa! Come sta?... Io invece sto male, ho i brividi... stavo giusto per chiamarla per chiederle se le dispiace se stasera non vengo al cocktail... Ah, dice che dispiacerà più a me... Va bene, ci sarò! (Riattacca) Sto vendendo l’anima a rate!!

(entra Norman)

NORMAN:              Ma vacca boia! Mi hanno appena tirato una mela dall’alto. Va che occhio mi hanno fatto.

ANDY:                   Sì, c’è in giro di quella gente.

NORMAN:              Morsicata per giunta. Cos’hai sulla barba? Sembrano pezzettini di…

ANDY:                   Carota, carota nana dal tipico colore bianco. Non sei mica l’unico che si serve al “Paradiso del buongustaio”.

                            Non ti chiedo neanche dove sei stato tutto il giorno, perché tanto lo so già.

Come mai sei tornato? Devi cambiare le pile al registratore?

NORMAN:              Ti sei dimenticato che ho molto da fare? I soggetti, la commedia, gli articoli...

ANDY:                   Norman, io sono in uno stato di estrema fragilità mentale

NORMAN:              Sì, vuoi scusarmi…

ANDY:                   Ma chi credi di prendere per il culo eh? Dove sei stato tutto il giorno, dietro alla ragazza?

.

NORMAN:              Ma quale ragazza?

ANDY:                   Immagino già dove sei stato tutta la mattina; in qualche rosticceria a farti fare una sua statua a grandezza naturale con l’insalata russa.

NORMAN:              Ah! Quella ragazza! Tutto finito, stop, terminato!

ANDY:                   Ah sì? Tutto finito? E come mai l’altra notte ti ho sentito suonare “Prigionieri d’amore” con un pettine ed un foglio di carta velina?

NORMAN:              L’altra notte non è oggi!!! (Comincia a battere a macchina)

ANDY:                   Dev’essere successo qualcosa ed ho paura di chiederti cosa! Stamattina l’hai seguita?

NORMAN:              Preferisco non parlarne.

ANDY:                   L’hai aspettata davanti alla piscina?

NORMAN:              Non l’ho aspettata davanti alla piscina!

ANDY:                   Sei entrato?

NORMAN:              Preferisco non parlarne.

ANDY:                   Sei entrata ed hai cominciato a cercarla urlando.

NORMAN:              Ho chiesto di lei educatamente!

ANDY:                   Dopo di che ti sei messo ad urlare e ti hanno buttato fuori.

NORMAN:              Preferisco non parlarne.

ANDY:                   L’hai cercata per tutto il centro sportivo, vero?

NORMAN:              No, solo in piscina!

ANDY:                   Preferisco non parlarne.

NORMAN:              Guarda che portavo il costume, se è questo che ti preoccupa!

ANDY:                   E lei cosa ha fatto? Ha minacciato di chiamare la Polizia?

NORMAN:              No, non ha minacciato di chiamare la Polizia... l’ha chiamata! Viviamo in uno stato di Polizia, lo sapevi Andy? Prima cominciano col bruciare libri, poi portano via gli uomini dalle piscine a forza! Mentre mi trascinavano, sentivo lei che gridava: “Ti odio, mi fai schifo, ti disprezzo...” è lì che mi è scaduta!

ANDY:                   Ma va.

NORMAN:              Se lei vuole fare la stupida, io non ho tempo da perdere.

ANDY:                   Stai parlando seriamente?

NORMAN.              Ci puoi scommettere. Tu dammi solo una macchina da scrivere e tanta carta e poi stammi lontano perché potresti farti del male.

ANDY:                   Norman, te lì ho già detto. Sono in uno stato di estrema fragilità mentale.

NORMAN:              Andy stai tranquillo.

ANDY:                   Fantastico. Ora mettiti qui. (porge un blocco di carta) Questo è tutto bianco. Puoi scrivere di meglio, lo sappiamo tutti e due.

                            Adesso ti metto il foglio nuovo, te lo metto qui. Parole, parole, parole, tante parole. Fammi un articolo per “Tuttomaglia”, un articolo porno, fammi un maglione porno, fammi quello che vuoi ma parole, parole, parole…

                            Levo il telefono che ti può disturbare… Sigarettina?

NORMAN:              Ma che cos’è che ho trovato in lei Andy? Non è intelligente, sai. Tu pensi che sia intelligente?

ANDY:                   Bè, ha una sua intelligenza primitiva, di un paese decisamente remoto, tuttavia…

                            Teh, fuma secco che ti fa meno male.

NORMAN:              E non abbiamo nulla in comune. Quanto può durare un’attrazione fisica?

ANDY.                   Dipende dai tipi. I conigli se la cavano in un attimo.

                            Mettilo un ditino su quei tasti.

NORMAN.              Dimmi un attimo il suo nome.

ANDY:                   Sophie.

NORMAN:              E il suo cognome?

ANDY:                   Ross.

NORMAN:              Chi?

ANDY:                   Sophie Ross.

NORMAN:              Chi?

ANDY:                   Sophie Ross.

NORMAN:              Mi stai seccando. Io ho molto da fare.

ANDY:                   Ecco, bravo! Tu adesso scrivi, nel frattempo io andrò fuori a cercare altre testate da blandire ed abbindolare. E qualsiasi cosa tu debba fare: bere, fumare, mangiare, andare al bagno e soprattutto andare a donne... non ti muovere! Lo faccio io per te!! (Và verso la camera)

NORMAN:              Va bene! (Mette un foglio nella macchina e rimane fermo e pensieroso davanti)

ANDY:                   (tornando e vedendo Norman) Se vuoi una mano, posso aiutarti.

NORMAN:              Che giorno è oggi?

ANDY:                   La data è relativa per un articolo!

NORMAN:              Giusto, chi se ne frega della data! Autodisciplina ci vuole! Hai notato che non dico più il suo nome?

ANDY:                   Norman, non ti stai concentrando!

NORMAN:              Hai ragione! Adesso mi concentro! La carta è nel rullo, le dita sono sulla tastiera, un pensiero sta prendendo forma nella mia mente, eccolo sta per uscire...

ANDY:                   Non c’è bisogno che lo annunci. Sei uno scrittore, non un cronista del TG1.

NORMAN:              è vero! (Batte a macchina) No, senti Andy, non ce la faccio! Mi sembra di impazzire!

ANDY:                   Ma no dai, sei solo arrugginito!

NORMAN:              Ma che arrugginito! Ho scritto zicchiricchi zicchiricchi zicchiricchi!

ANDY:                   Fa vedere... (legge) Bè, zicchiricchi zicchiricchi zicchiricchi senza un errore di ortografia!

NORMAN:              E se la chiamassi?

ANDY:                   Ma se ti ha appena fatto portare via dalla Polizia!

NORMAN:              Sì, ma tu stai parlando con uno che ha appena scritto zicchiricchi zicchiricchi zicchiricchi.

ANDY:                   Sì, ma senza neanche un errore di ortografia.

NORMAN:              Allora le telefono! (Prende la cornetta e fa il numero)

ANDY:                   Ma no dai... (cerca di togliergli la cornetta dalle mani).

NORMAN:              Anzi, parlaci tu! (Gli mette la cornetta in mano).

ANDY:                   Ma... no... Sì, pronto, vorrei parlare con la signorina Sophie Ross... Come?... Perché?... Quando?... Ah, ho capito, grazie. (Riattacca)

NORMAN:              Cos’è successo?

ANDY:                   è stata appena licenziata. Dicono che è la terza volta questa settimana che un pazzo và a portare scompiglio in piscina!

SOPHIE:                 (bussando furiosamente alla porta) Aprite subito o sfondo la porta!

NORMAN:              Andy, ti prego, aiutami!

ANDY:                   Nasconditi nel cesso e non uscire!

NORMAN:              No, non voglio.

ANDY:                   E’ il tuo posto.

NORMAN:              Andy, dille almeno una frase carina sul mio conto.

ANDY:                   Le dirò che non porti mai le scarpe marroni con l’abito blu. Vai dentro, dai.

NORMAN:              Non ci voglio andare.

ANDY:                   Dove vai allora?

NORMAN:              Sul tetto, così se tutto va male, mi butto giù!

ANDY:                   Ecco, bravo. E quando ti butti, salutami la signora del secondo piano! (Apre la porta)

SOPHIE:                 (entrando tutta bagnata) Dov’è, dov’è quel pazzo via di melone? So io cosa gli farò! Ho fatto un piano mentre sgocciolavo seduta sull’autobus!

ANDY:                   è sul tetto che si sta rodendo il fegato per l’infelicità.

SOPHIE:                 Tutta fatica sprecata, perché glielo roderò io il fegato! Mi hanno licenziato e non mi hanno dato nemmeno il tempo di asciugarmi!

ANDY:                   Ma gliel’ha spiegato che non è tutta colpa sua?

SOPHIE:                 è difficile farsi ascoltare quando un pazzo ti rincorre per tutto il centro sportivo e  quel regalo che mi ha fatto sta ancora beccando tutti quelli che trova nell’edificio.

ANDY:                   Beccando? Quale regalo?

SOPHIE:                 Un’anatra. Mi ha regalato un’anatra viva da competizione; è ancora lì che starnazza e becca chiunque le capita a tiro. Quando me ne sono andata la direttrice era ancora appesa al cesto da basket.

ANDY:                   Mi auguro almeno che abbiano convalidato i due punti.

SOPHIE:                 Adesso come faccio? Non posso più entrare nel mio appartamento fino a quando non pago l’affitto, cosa che non posso fare perché ho perso il lavoro.

ANDY:                   Troveremo un rimedio.

SOPHIE:                 Come?

ANDY:                   Non lo so, le troveremo un altro lavoro. Mi dia un paio di giorni di tempo.

SOPHIE:                 Non posso aspettare, devo pagare l’affitto e comprare da mangiare e adesso cosa faccio?

ANDY:                   Ma ci sarà pure qualcuno in questa città che ha bisogno di una ragazza sana, robusta e sana.

                            Il rugby? Lei come se la cava nelle mischie?

SOPHIE:                 Chiamo il mio fidanzato e gli racconto tutto (prende il telefono).

ANDY:                   No, aspetti! Mi è venuta un’idea! Perché non viene a lavorare per noi?

SOPHIE:                 E io dovrei lavorare per due pazzi maniaci che mentre fanno le orge porno, lavorano a maglia e scrivono articoli contro il mio paese? Perché io ho letto “Oasi”, la vostra rivista alternativa; se non vi piace il mio paese, non avete neanche il diritto di farvi piacere le sue rappresentanti femminili!

ANDY:                   Sono perfettamente d’accordo!

SOPHIE:                 Ho letto alcune frasi di “Oasi”: “Pop-corn, un modo idiota di uccidere il granoturco”.

ANDY:                   Ma era nell’angolo dell’umorismo!

SOPHIE:                 Bè, a me non fa ridere! E poi ancora: “Un hamburger al giorno leva lo stomaco di torno”.

ANDY:                   Perché se tutti noi prendessimo un hamburger al giorno come fate voi americani, vedremmo la Madonna! Mi stia a sentire, se lei non lavora, non mangia; se non mangia dimagrirà, sverrà, cadrà per terra e morirà; e se morirà, non potrà sposare il suo Tenente dei Marines. Quindi, le do un consiglio, accetti la mia proposta.

SOPHIE:                 Così con lei o si mangia la minestra o si salta dalla finestra.

ANDY:                   Guardi signorina, minestra in questa casa non ce n’è.

SOPHIE:                 Appunto.

ANDY:                   Finestre tante.

SOPHIE:                 Appunto.

ANDY:                   Appunto.

SOPHIE:                 Appunto cosa?

ANDY:                   Comunque questo lavoro, lo prende o no? Se no lo prendo io, ho bisogno di uno stipendio!

SOPHIE:                 Mi dica solo una cosa: perché mi vuole qui?

ANDY:                   Io non la voglio qui, ma quel povero scemo sul tetto sì ed è per questo che sono disposto persino ad assumerla.

                            Ecco quali sono i miei principi.

SOPHIE:                 Complimenti. I miei principi sono invece respirare, mangiare e vivere proprio come tutti gli animali di questa terra.

ANDY:                   Complimenti. Quanto prendeva al centro sportivo?

SOPHIE:                 Duecentonovantunomila.

ANDY:                   Visto che sia io che Norman sappiamo già nuotare, gliene darò duecentocinquantuno.

SOPHIE:                 Per quella cifra potrei al massimo avvelenarle il caffè al mattino. Voglio quello che prendevo al centro sportivo duecentonovantuno!

ANDY:                   E sia, è assunta. L’orario è dalle 10 alle 6. Il sabato mezza giornata. Comodo è? Sa battere a macchina?

SOPHIE:                 No.

ANDY:                   Bene, sa stenografare?

SOPHIE:                 No.

ANDY:                   Allora è meglio se si presenta alle undici. Sa almeno cucinare?

SOPHIE:                 Il mio gatto dice di sì.

ANDY:                   E va bene! Lei comincerà la mattina alle undici ed il suo compito sarà quello stare il più possibile alla larga da me ed il più possibile gentile e carina con  Norman.. Vuole un caffè?

SOPHIE:                 E va bene. Farò il mio patto col diavolo. Non mi sono mai ritirata da una battaglia. Sono pronta a lavorare. (porge la mano)

ANDY:                   Dovrei stringerla?

SOPHIE:                 No, deve riporci le £191000.

ANDY:                   Paghiamo a fine settimana. È questione di politica aziendale.

SOPHIE:                 Bene, allora inizierò a fine settimana, sa è questione di politica personale.

ANDY:                   D’accordo aspetti un attimo. Se mi ricordo la combinazione della cassaforte… eccoli qua £191000. Adesso lo vuole il caffè?

SOPHIE:                 E va bene.

ANDY:                   (porgendo la tazzina) Sono £1500.

SOPHIE:                 Grazie, me lo bevo a casa mia! (Esce)

NORMAN:              (entrando) Come è andata?

ANDY:                   Malissimo!

NORMAN:              Tanto non mi butto!

ANDY:                   Un fulmine Signore, soltanto un fulmine!

BUIO.

STACCHETTO MUSICALE: RONDò VENEZIANO.

LUCE.

LA SCENA SI APRE CON NORMAN SEDUTO ALLA SCRIVANIA CHE BATTE A MACCHINA.

(Norman suona una campanella)

SOPHIE:                 (entrando) E la smetta con quella campanella, non sono mica una mucca.

NORMAN:              E beh, visto che non posso chiamarla Sophie.

SOPHIE:                 Sono una dipendente qui, sig. Gambino, e il mio nome è sig.na Ross.

NORMAN:              Che cosa ha preparato di buono per la colazione sig.na Ross?

SOPHIE:                 Bignè di banane, sig. Gambino. Le piacciono?

NORMAN:              Le adoro. Cosa sono?

SOPHIE:                 Banane fritte con la pastella.

NORMAN:              Senta, ha notato come mi sono calmato ultimamente? Proprio non so come facessimo prima senza una segretaria. Ma permetta che l’aiuti.

SOPHIE:                 (esclamazioni varie) Ci riprovi ancora una volta a toccarmi con quelle manacce che dovrà imparare a battere a macchina con il naso.

NORMAN:              E’ che le stava scivolando il grembiule e allora…

SOPHIE:                 E la smetta di tampinarmi.

NORMAN:              Io non la sto tampinando.

SOPHIE:                 Ah, no.

NORMAN:              No!

SOPHIE:                 E come mai stamattina siamo rimasti con le teste incastrate nel forno per dieci minuti?

NORMAN:              Eh, eh, perché? Forse perché sono cotto di lei. No, no, stavo scherzando. Stavo scherzando, non se ne vada..

                            Stavo scherzando sig.na Ross; torni pure in cucina a lavorare e io torno alla macchina da scrivere e giuro che non la disturberò. Glielo metto per iscritto, guardi.

                            Non la disturberò più, guardi. Sul serio.

                            (battendo a macchina) Non la disturberò più, più.

                            Mi scusi sig.na Ross.

ANDY:                   (entrando) Amare significa non chiedere mai scusa.

NORMAN:              Ma sei scemo? Non ti permettere mai più di farmi gli agguati alle spalle. Mi poteva venire un infarto.

ANDY:                   Vedo che ti sei messo a lavorare seriamente.

NORMAN:              Eh, non mi posso lamentare.

ANDY:                   Ed Esther William dov’è?

NORMAN:              Ma tu non dovevi stare fuori tutto il giorno?

ANDY:                   Se è per quello, potevo anche non tornare più!

NORMAN:              Perché?

ANDY:                   Quella pazza della Macchinini mi ha fatto passare con l’aeroplano sotto un viadotto dell’autostrada. Non se l’è cavata neanche tanto male per aver preso il brevetto di pilota soltanto ieri! Pensa che alla terza volta volevano persino farci pagare il pedaggio!

SOPHIE:                 (entrando con in mano un vassoio con la colazione) Ecco la colazione. La mangi subito che è calda.

NORMAN:              Mi fa piacere vederla così sollecita nei miei confronti, signorina Ross.

SOPHIE:                 Ha bisogno d’altro? Se no andrei a casa.

NORMAN:              Potrebbe dare una pulitina al tappeto con l’aspirapolvere?

SOPHIE:                 Dov’è l’aspirapolvere?

NORMAN:              Di là in bagno. Aspetti che l’aiuto (escono nel bagno).

SOPHIE:                 (urla e rientra in scena sconvolta sistemandosi la gonna)

                            Questa volta lo denuncio!

ANDY:                   Cos’è successo? Dov’è Norman?

SOPHIE:                 Lo troverà sotto l’aspirapolvere! (Esce).

ANDY:                   (bussando alla porta del bagno) Norman! Norman!

NORMAN:              (fuori campo) Le ho morsicato i lobi delle orecchie! Erano lì davanti ai miei occhi, allora io... (si affaccia dalla porta)

INSIEME:                Chi non li avrebbe morsicati!

ANDY:                   (và verso l’ingresso e affacciandosi fuori richiama Sophie) Signorina Ross, le aumento lo stipendio!... Centonovantacinque... Centonovantasette... Eccola, sta tornando! Sta diventando la segretaria più pagata del mondo e non sa neppure battere a macchina!

NORMAN:              Dille che sono stressato, dille che sono sotto pressione, dille che parlo con i canarini.

ANDY:                   Non abbiamo canarini qui!

NORMAN:              Dille anche questo, che non ho nemmeno un canarino con cui parlare.

ANDY:                   Quello è un canarino fortunato!

                            Senti invece, vai a comprare una bottiglia di vino, io cerco di organizzare una festicciola a tre.

NORMAN:              Ottima idea! Vado... volo... Sophie! (Esce)

SOPHIE:                 (entra) Dov’è il mio aumento?

ANDY:                   Se lo berrà tra dieci minuti.

SOPHIE:                 Sapevo che di lei non ci si poteva fidare.

ANDY:                   Mi sembrava di aver capito che lei non rinunciasse mai ad alcuna battaglia.

SOPHIE:                 Infatti ne ho appena avuta una nel bagno. Adesso ho un buco nell’orecchio e non porto nemmeno gli orecchini.

ANDY:                   L’avevo avvertita che non sarebbe stata una cosa facile. Del resto avrei dovuto capirlo che lei non aveva il carattere per resistere.

SOPHIE:                 Resistere! Sono tre giorni che sorrido come un’idiota. Vede questo, è quello che sto facendo dalle dieci di questa mattina.

ANDY:                   Beh, la smetta. Sembra Joan Collins dopo il quinto lifting.

SOPHIE:                 Senta, questa stupida idea non è stata mia, ma sua.

ANDY:                   Una stupida idea molto intelligente, visto che funziona.

SOPHIE:                 Funzionerà per lei che ha i suoi articoli... e che altro so io. Io invece ho rimediato solo buchi nelle orecchie!

ANDY:                   Si dà il caso che io stia pagando profumatamente quei suoi buchi nelle orecchie. Comunque non succederà più. Adesso però non mi rompa più le bocce perché devo lavorare!

SOPHIE:                 Oh, non si accorgerà nemmeno di me, perché io non ci sarò!

ANDY:                   No, lei ci sarà eccome! Io la pago per stare qui e quando Norman torna, la troverà qui! (Comincia a lavorare alla scrivania)

(Sophie passeggia qua e là nervosamente)

ANDY:                   Questa non è l’anticamera di un dentista, è un ufficio e c’è del lavoro da sbrigare.

SOPHIE:                 Allora si dia da fare.

ANDY:                   Mi riferivo a lei.

SOPHIE:                 Vuole forse che le batta a macchina una lettera? Potrei finirgliela tra un annetto circa.

ANDY:                   (impugnando un piumino) Lo vede questo?

SOPHIE:                 Lo vedo.

ANDY:                   Mi permetto innanzitutto di spiegarle che non si tratta di un pollo morto infilzato su un bastone. No.

                            Esso è un piumino per spolverare. Lo si impugna a questa estremità e lo si passa sui mobili, e oplà e oplà rimuovendo, suo malgrado, la polvere.

                            Pensa di essere in grado di usarlo?

SOPHIE:                 Da sinistra verso destra o viceversa?

ANDY:                   Se preferisce de lo infili nel lobo delle orecchie e scuota la testa! Stia zitta e pulisca.

(Sophie spolvera e inizia a cantare a squarcia gola)

ANDY:                   Signorina, proprio qui deve organizzare il concerto per la fame nel mondo? (Si rimette al lavoro)

SOPHIE:                 We are the world, we are the children...

ANDY:                   E va bene, ho capito! Eccole cinquanta buste con i relativi francobolli, la lingua ce l’ha mi pare, non la usi per cantare, ma per leccare!! (Si rimette al lavoro)

SOPHIE:                 Uffà! (In un angolo della scrivania si mette ad incollare i francobolli picchiando con forza sul tavolo e facendo sobbalzare Andy)

ANDY:                   Senta, non che la cosa mi interessi particolarmente, ma posso sapere per quale motivo io non le piaccio?

SOPHIE:                 Perché non mi piace il suo carattere, la sua filosofia, i suoi metodi... Vuole che continui?

ANDY:                   Continui ad incollare!!! (Sophie continua a battere con forza sul tavolo) Senta, se non le piace questo lavoro, perché non si fa assumere come guardiano notturno della statua della libertà? Potrebbe farsi una nuotatina ogni tanto nella notte per vedere se la fiaccola è ancora accesa!

SOPHIE:                 Raccomandata. (batte ancora con forza sul tavolo)

ANDY:                   Lei lo fa apposta a non lasciarmi lavorare in pace, è vero?

SOPHIE:                 Per lei questo è lavorare? Allora sì, lo faccio apposta. “popcorn; un modo idiota per uccidere il granoturco”.

ANDY:                   Questo è il colmo del bigottismo. Lei non ha neppure letto un articolo. Lei si è limitata a leggere semplicemente il sommario.

SOPHIE:                 Se l’etichetta dice  veleno non è necessario assaggiare il contenuto.

ANDY:                   ok, ok, mi ritiro in bagno a lavorare. (si avvia verso il bagno) Mi chiami se torna Norman.

SOPHIE:                 Mi tolga una curiosità, c’è qualcosa del mio paese che le piace?

ANDY:                   Quasi tutto! Tranne quelle persone alle quali del suo paese piace assolutamente tutto!

SOPHIE:                 Perché non risponde alla mia domanda?

ANDY:                   E perché lei non ribatte alla mia risposta?

SOPHIE:                 Perché lei non parla in maniera che io possa capire quali sono le domande e quali le risposte?!

ANDY:                   E perché non se ne torna a casa sua a cucinare una qualsiasi squisitezza sudista. Il suo gatto avrà fame.

SOPHIE:                 Non me ne vado finché lei non ammette di essere sprezzante, presuntuoso e di vedute ristrette.

ANDY:                   Si accontenterebbe se mi definissi bellicoso?

SOPHIE:                 Mi accontenterei di infido e mistificatore.

ANDY:                   E sia, sono infido e mistificatore. Mentre lei è una persona antiquata, provinciale ed assolutamente incapace di capire qualsiasi cosa che non sia sott’acqua! E con questo ho chiuso lo Zingarelli, perché sono arrivato al nocciolo della questione!

SOPHIE:                 Bene, adesso al nocciolo della questione ci arrivo anch’io, al nocciolo più grosso che lei abbia mai sentito in vita sua.

ANDY:                   Ecco, quando ci arriverà mi faccia un fischio. Con lei è un casino capire quando si arriva al dunque.

SOPHIE:                 Ah, lo capirà, solo che non sarà di suo gradimento.

ANDY:                   Disgraziatamente.

SOPHIE:                 Bene allora via. Lei è la persona più disgustosa che abbia mai incontrato in vita mia. E sa perché lei non mi piace? Per i motivi che le ho appena detto prima, ma soprattutto perché io tra qualche settimana mi dovrò sposare e per qualche ragione che neanche uno psicanalista ungherese potrebbe spiegare... è che... è che io improvvisamente... è che improvvisamente ho scoperto che lei... mi arrapa! Si dice così no? C’è qualcosa in lei che mi fa impazzire...

ANDY:                   Se questo è un metodo per ottenere un aumento di stipendio, lei è via di melone!

SOPHIE:                 Lei non mi crede?

ANDY:                   No, io non la capisco. In che modo si sentirebbe attratta fisicamente nei miei confronti?

SOPHIE:                 E non lo so. So che la guardo e mi arrapo.

ANDY:                   In altre parole le piace il mio modo di vestire?

SOPHIE:                 No.

ANDY:                   Il mio modo di vestire?

SOPHIE:                 No.

ANDY:                   Il mio modo di camminare?

SOPHIE:                 No.

ANDY:                   E allora che cosa le piace di me?

SOPHIE:                 Non lo so... più la guardo e più... mi piace il suo odore, più l’annuso e più... lei è la persona più disgustosa che abbia mai incontrato in vita mia, ma se lei cercasse di baciarmi... io non rifiuterei. Vuole riflettere un po’ su questa faccenda?

ANDY:                   Non appena avranno fatto effetto tutte le aspirine.

SOPHIE:                 Immagino che vorrà sapere che cosa ha dato il via a questa attrazione.

ANDY:                   No. Che cosa è stato?

SOPHIE:                 Le sue ciglia grigie. Non ho mai conosciuto un uomo della sua età con le ciglia grigie. È cretino avere le ciglia grigie e invece io sono contenta che lei le abbia.

                            Posso farle una domanda?

ANDY:                   No. Chieda pure.

SOPHIE:                 Lei non ha alcun desiderio di toccarmi?

ANDY:                   Non la capisco.

SOPHIE:                 Qual è la cosa che non capisce: il desiderio di toccarmi?

ANDY:                   No. Capisco entrambe le parti solo che non ci ho mai pensato.

SOPHIE:                 Beh, ci pensi. Tempo scaduto, vuole toccarmi?

ANDY:                   Lei ha messo del whisky in quelle frittelle, eh!

SOPHIE:                 Sono molto onesta con le mie emozioni. È l’unico modo che conosco. È la verità nuda e cruda… e disgustosa; è che vorrei starle molto vicina e sentire il suo fiato sul mio collo.

ANDY:                   Questo non doveva dirmelo.

SOPHIE:                 Eh, lo so, ma mi è scappato fuori così. Non c’è la possibilità che lei provi lo stesso disgustoso sentimento nei miei confronti?

ANDY:                   Se fosse disgustoso non lo proverei e se lo provassi non sarebbe disgustoso.

SOPHIE:                 Non credo di aver capito, ma non importa.

ANDY:                   Stia ferma lì! Perché mi segue?

SOPHIE:                 Io non la sto seguendo: è lei che scappa.

ANDY:                   Io scappo per… resti lì dov’è.

SOPHIE:                 Ma da qui non posso annusarla.

ANDY:                   Un fulmine Signore, soltanto un fulmine.

Ma come può una ragazza americana... come può una ragazza... come può!!??

SOPHIE:                 è inspiegabile!

ANDY:                   E il suo fidanzato?

SOPHIE:                 Non se lo spiega neppure lui.

ANDY:                   Vuoi dire che glielo hai detto?

SOPHIE:                 Certo, siamo fidanzati! Vuole ucciderti!

ANDY:                   Ecco, lo sapevo! Ma cosa ho fatto di male?

SOPHIE:                 Cosa avevo fatto io quando il tuo amico mi ha inseguita per tutto il centro sportivo! Sono cose che succedono e basta!

ANDY:                   E le faccia non succedere! Mi dà fastidio essere ucciso!

SOPHIE:                 Perché non fai qualcosa di fisicamente ripugnante? Andrà bene per tutti e due! (Si protende con le labbra ad occhi chiusi verso Andy che la bacia schifato su una guancia). Non ci sei riuscito! Siamo nei guai.

ANDY:                   E no, sono io che sono nei guai! (Sophie ride) E adesso cosa hai da ridere?

SOPHIE:                 Mi piace quando fai così.

ANDY:                   E adesso cosa facciamo?

SOPHIE:                 Non lo so! Perché nel frattempo non mi baci un’altra volta?

ANDY:                   (tituba un po’, poi si lancia e la bacia appassionatamente)

LUCI COLORATE.

STACCHETTO MUSICALE: MUSICA CELESTIALE.

LUCE BIANCA.

NORMAN:              (entra con la bottiglia in mano) ehh??!!

ANDY:                   ehh cosa?

BUIO.

STACCHETTO MUSICALE: RONDò VENEZIANO.


LUCE.

LA SCENA SI APRE CON ANDY SEDUTO ALLA SCRIVANIA E NORMAN Và AVANTI ED INDIETRO TRASPORTANDO OGGETTI PERSONALI.

(squilla il telefono)

ANDY:                   Birreria Edelwaiss. Oh signora Macchinini. No, no, no non sto cercando di evitarla, è che lavoro anche come segreteria telefonica.

                            Sì, sì l’ho cercata io. Sì l’ho cercata oggi per dirle che non posso venire questa sera al party di karate.

                            Non lo metto in dubbiocce i Takoshimo siano persone molto divertenti ma sono stanchissimo, non me la sento proprio di farmi sbatacchiare tutta la sera contro un muro. Non sarebbe carino neanche nei riguardi del muro.

                            No, no, non credo proprio che ci sarò. Guardi ho molte cose urgenti da sbrigare qui. Assolutamente no. Senta signora non mi sembra questo il momento di parlare di un aumento dell’affitto. Se per questo non potrei pagare neanche una riduzione del 15%.

                            D’accordo, se la pensa così domani mattina può riavere il suo appartamento.

NORMAN:              (prende una piantina in mano) Porto via la mia piantina di marijuana!

ANDY:                   Allora la tua decisione è proprio irrevocabile?

NORMAN:              (si avvicina alla scrivania e preme il tasto del registratore) Questa è una registrazione; la mia decisione è irrevocabile, fine della registrazione!

                            Nella mia vita ho commesso due errori: il primo è stato quello di conoscere te, il secondo di uscire a comprare la bottiglia di vino!

ANDY:                   Ci conosciamo da otto anni, ti ho mai mentito una volta nel corso di questi otto anni?

NORMAN:              Sì, ci conosciamo da nove anni.

ANDY:                   D’accordo nove anni, ma nonostante quello che hai visto ieri, ti sto dicendo la verità. Io quella ragazza non la sopporto, lei mi trova infido, pretenzioso e ripugnante.

NORMAN:              Ah, capisco. Così quando io sono rientrato lei ti stava azzannando sul collo mentre tu respingevi l’attacco con la bocca.

ANDY:                   No, mi stava baciando, ma ti assicuro…

NORMAN:              Lei ti stava baciando? Sei più alto di me di 30 cm, per di più non la puoi sopportare quindi l’unica maniera in cui lai avrebbe potuto baciarti contro la tua volontà sarebbe stato quello di avere delle labbra lunghe mezzo metro.

ANDY:                   Ti assicuro che non le ho fatto alcuna avanches

NORMAN:              Ah, in altre parole è stata lei a farti delle avanches?

ANDY:                   Esatto.

NORMAN:              Perché?

ANDY:                   Ma non è questo il punto.

NORMAN:              Infatti. Il punto è: da quando in qua si aggredisce la gente a colpi di lingua?

ANDY:                   La cos ti farà ridere.

NORMAN:              Non ne dubito.

ANDY:                   Eh, le piace… il mio odore.

NORMAN:              Adesso sono le tre, vado in camera mia a sbellicarmi dalle risate e alle tre e un quarto parto!

ANDY:                   E tu permetterai a quella di rovinare nove anni di amicizia?

NORMAN:              Io posso vivere con un cialtrone, con un falsario, con un sadico; ma non con… uno stronzo!

ANDY:                   E la nostra commedia?

NORMAN:              La nostra commedia non mi interessa più.

ANDY:                   Norman, abbiamo fatto la fame, la sete, ci sono venuti i calli sull’anima e adesso tu vorresti mandare tutto a ramengo perché mi hai trovato a dare un bacio alla tua non ragazza?

                            Dove andrai adesso che te ne vai via di qui?

NORMAN:              Domani ho un colloquio con la I.P.

ANDY:                   Ah, e tu starai alla pompa?

NORMAN:              Spiritoso! I.P., International Press! Hai presente l’articolo?

ANDY:                   E con che mansioni?

NORMAN:              Io sono un autore, mi guadagno da vivere scrivendo, mentre tu ti farai strada a colpi di lingua immagino!

ANDY:                   Uno scrittore? Senza il mio sostegno e il mio appoggio non potresti scrivere neanche le targhe automobilistiche.

NORMAN:              Oh, io sono un  vulcano di idee.

ANDY:                   E va bene, non andiamo d’accordo, e allora? Neanche Tom e Jerry andavano d’accordo, però hanno fatto dei bellissimi cartoni animati!

NORMAN:              Sì, ma Tom non ha mai sorpreso Jerry sbaciucchiarsi il suo formaggio!

ANDY:                   D’accordo, se devo lottare per i miei ideali, lotterò! (Si mette in posizione d’attacco) In guardia!

NORMAN:              Attento Andy, io non sono muscoloso, ma sono affilato. Ti potrei ridurre in striscioline sottilissime.

ANDY:                   Ho già affrontato la morte con quella specie di parà della nostra padrona di casa. Uno scrittore magrolino non mi farà paura!

NORMAN:              Questo cosa mi rappresenta?

ANDY:                   Esempio di resistenza passiva.

NORMAN:              Senti, spostati alla svelta se no ti faccio vedere un esempio di violenza attiva.

ANDY:                   Tu non passerai.

NORMAN :             Il tuo sangue colerà copioso.

ANDY:                   Oseresti colpire un uomo che non alza neppure una mano per difendersi?

NORMAN:              A dire il vero è il modo che preferisco.

ANDY:                   Norman, tu passa da questa porta e per te sarà la fine del pensiero libero, giocoso e creativo. Ti costringeranno a scrivere le previsioni del tempo e i bollettini marittimi.

NORMAN:              Tra meno di due minuti sarò in grado di scrivere il mio primo articolo su un uomo trovato morto appoggiato alla porta.

ANDY:                   D’accordo. Ok, io speravo di evitare lo spargimento di sangue ma tu mi ci costringi.

NORMAN               Vuoi dire che saresti capace di arrivare ad uno scontro fisico pur sapendo che ho appena concluso un corso triennale di arti marziali?

ANDY:                   Supplirò a tutto questo con il totale non rispetto delle regole.

NORMAN:              Ok, ok. Andy sono legalmente obbligato a dirti che il karate può essere nocivo alla salute. Sei pronto?

ANDY:                   Prontissimo.

NORMAN:              E’ così che cominci? Totalmente privo di tecnica. Non durerai dieci secondi.

ANDY:                   Fatti sotto. Lo hai voluto tu. Non potremmo massacrarci senza urlare? Mi dà fastidio.

NORMAN:              Smetti di fare lo scemo. Perché non vieni qui e combatti da uomo?

ANDY:                   Perché ho paura, ecco perché.

NORMAN:              Ti avevo avvisato prima di cominciare.

ANDY:                   Ma non di te, ma di me stesso. Sono così stufo, così stanco della tua monumentale stupidità, del tuo comportamento infantile, che se ti vengo vicino ti stacco la faccia.

NORMAN:              E allora fallo tu prima che sia io a farlo a te.

(lottano in maniera grottesca, Andy tira un  colpo al braccio di Norman)

NORMAN:              (lamentandosi) Mi hai fatto male.

ANDY:                   Tutto a posto?

NORMAN:              Tutto a posto? Nel karate si colpiscono il collo e le reni. Incompetente. Accidenti.

ANDY:                   Cos’è successo.

NORMAN:              Mi hai rotto l’orologio.

ANDY:                   Fa vedere.

NORMAN:              Non c’è nulla da vedere. È rotto, è rotto. Era anche quello nuovo. Gli avevo appena fatto cambiare il vetro.

ANDY:                   Potevi togliertelo.

NORMAN:              No, perché non mi aspettavo che mi colpissi il braccio. Incompetente. Basta, non ho più voglia di lottare.

ANDY:                   Allora cosa hai deciso?

NORMAN:              Me ne vado.

ANDY:                   Dammi almeno la mano per l’ultima volta, in nome della nostra amicizia. (Senza farsi vedere prende un paio di manette)

NORMAN:              E va bene. (Si avvicina ad Andy tendendo la mano, ma lui lo ammanetta alla scrivania) Ed io cretino che ti sono venuto anche a salutare!

ANDY:                   E adesso, primo metti giù la pianta che te la fumi dopo e secondo qui ci sono gli articoli da finire, i soggetti da terminare e  non solo.

Ho la vaga sensazione che i fratelli Francovich stiano per arrivare e siccome non ho i soldi da dare loro, io andrò sul tetto per camicie azzurre, lasciando qui te a dar loro spiegazioni.

NORMAN:              Senti Andy lasciami andare, non ho più voglia di giocare.

ANDY:                   Non prima di aver visto un po’ di nero su bianco.

NORMAN:              Dove vai?

ANDY:                   Me ne vado in cucina a farmi un mini panino con i tuoi cetriolini nani. (Esce in cucina e si sente il rumore di una caduta) Ahhh! Perché hai dato la cera in cucina?

NORMAN:              Io ho dato la cera in cucina? Ma sei pazzo?

ANDY:                   Eh, adesso l’ho data io. Io do la cera  e io cado. Chi è che ha dato la cera in  cucina?

NORMAN:              Va al diavolo.

SOPHIE:                 (entrando) Sono venuta a salutarvi. Ho surgelato una dozzina di bignè di banana e state attenti al pavimento della cucina perché l’ho appena lucidato.

ANDY:                   Ma va!

NORMAN:              Sophie, Sophie guardi cosa mi ha fatto! È impazzito. Mi ha ammanettato.

SOPHIE:                 Non è più necessario sig. Mancini. Il mio pullman parte tra dieci minuti. Dato che ho lavorato solo tre giorni, in questa settimana, devo restituirvi i soldi.

NORMAN:              No Sophie, non deve andare per colpa mia. Io non la… io non le darò più fastidio; pensi che non ho nemmeno annusato il suo arrivo.

SOPHIE:                 Mi fa piacere Norman, ma non è per colpa sua. Non è colpa sua se si è comportato come un pazzo. Ora capisco. Ci sono cose nella vita che non si possono controllare. Tutto ad un tratto ti arriva addosso qualcosa di straordinario e inspiegabile e nessuno può farci nulla se non aspettare che sparisca. Così come è venuto…

Purtroppo non vedo come quello che è venuto addosso a me possa sparirmi nel prossimo futuro ed è per questo che ho deciso che non sposerò il tenente Burt Grant, tornerò a casa e ora non dico più una parola altrimenti piangerò in giro per tutta la stanza.

ANDY:                   (entra) Aspetti signorina. Sig.na Ross, sono tutto dolorante: ho una vertebra fuori posto per essere scivolato un attimo in cucina, ,ma è colpa mia e u braccio fuori uso per via di un colpo di karate mal dato.

Tuttavia io voglio che lei sappia quanto sono spiacente che alcuni di noi reagiscono a degli stimoli a cui altri sono del tutto insensibili.

Non voglio arrecarle ulteriore disagio proprio mentre lei sta… ma perché quando sono con lei non riesco mai a parlare normalmente?

Quello che volevo dirle è che… insomma io domani mattina devo ricominciare da solo e da capo un casino di cose, per cui se lei vuole può rimanere, a metà dello stipendio precedente.

SOPHIE:                 E lei pensa che io posso rimanere qui provando quello che provo mentre lei prova quello che non prova? Signor Mancini se non temessi di perdere il pulman le spiegherei due o tre cosette.

Che ore sono?

ANDY:                   Eh, ah, sono le…

SOPHIE:                 Lasciamo stare, glielo spiegherò lo stesso. Lei ha ragione: io sarò provinciale, ma lei è senza alcun sentimento. Lei non prova niente, non vede niente, non sente niente e accidenti non annusa niente.

Sa soltanto pensare ma fino a che lei non farà uso di tutti questi doni della natura sarà solo un quinto di un uomo.

Io comunque partirò e quando lei si accorgerà di essere follemente innamorato di me, io non ci sarò più perché sarò oltre Oceano, a casa mia, mentre lei sarà in ospedale, perché il mio fidanzato sta venendo qui ad ammazzarla.

NORMAN:              Ma allora Signore esisti!

ANDY:                   Ho sentito bene. Sta arrivando qui un enorme marine di due metri e mezzo.

NORMAN:              Ahh, sono proprio contento di essere ammanettato, non voglio perdermi questa scena!

ANDY:                   Tu cerca di piantarla perché altrimenti ti mostro la differenza che c’è tra una supposta di optalidon e questo pugno.

SOPHIE:                 Vorrei poter rimanere ma…

ANDY:                   Ma non può perché è in partenza.

SOPHIE:                 Già, sono in partenza. Sono in partenza. Torno a casa e fra una settimana nuoterò 18 km al giorno fine all’estate prossima e farò vincere la medaglia d’oro agli USA e questa volta, lo giuro, farò scoppiare quella piccola grassottella del deserto. Ciao. Arrivederci. Addio! (Esce)

NORMAN:              Guarda che sta andando via, potresti non rivederla mai più!

ANDY:                   La rivedrò.

NORMAN:              Quando?

ANDY:                   Alle prossime olimpiadi. Vuoi sapere una cosa Norman? Io credo proprio di averne abbastanza. C’è un limite alla sopportazione umana e io penso di averlo raggiunto.

NORMAN:              Che intendi fare?

ANDY:                   Commetterò un omicidio a sangue freddo, qui, in questa stanza! Dove sono le chiavi!!

NORMAN:              Vorresti pugnalarmi con una chiave, sarebbe un’agonia insopportabile!

ANDY:                   No, ucciderò qualcosa di molto più importante: un’amicizia e questo (buttando il copione). Ecco, (apre le manette) sei libero, vattene! Fai quello che vuoi; buttati a fiume, ma sparisci Norman.

NORMAN:              Allora io vado...Ah, sai una cosa, avevi ragione. L’attrazione fisica non basta. È un po’ come la gomma da masticare: all’inizio il sapore non è male, ma non dura a lungo.

ANDY:                   Ecco perché adesso fanno i pacchetti con sette tavolette. Addio Norman.

NORMAN:              Hai già deciso cosa farai?

ANDY:                   Tornerò dai miei, andrò a lavorare con mio padre.

NORMAN:              Io non ti ci vedo a lavorare con tuo padre.

ANDY:                   Chi lo sa. Dicono che gli armadietti da cucina siano in fortissima ripresa.

NORMAN:              Beh, io vado. Comunque se un giorno tu decidessi di non lavorare  più con tuo padre e pensassi di ritornare qui, non ora, certo, ma magari fra un po’ una volta dimenticati i nostri dissapori, beh, quel giorno potrei anche tornare.

ANDY:                   Lo spero Norman, arrivederci.

NORMAN:              Ciao (esce ma dopo pochi secondi rientra di corsa) Sono tornato, eccomi!

ANDY:                   Perché ci hai messo tanto?

NORMAN:              C’era molto traffico.

ANDY:                   Ah, c’era molto traffico. Te lo do io il traffico.

NORMAN:              Ma sul serio saresti andato a lavorare con tuo padre?

ANDY:                   Io? Io no. Guarda, avrei sposato la Macchinini e con lei avrei fondato la prima impresa di pompe funebri con discoteca della città.

NORMAN:              Sarai lieto di sapere che son tornato il vecchio Norman, Norman lo scrittore, Norman che crede nelle piccole cose.

ANDY:                   Promettimi che non perderai più la testa per una ragazza come quella.

NORMAN:              Va bene, te lo prometto… domani.

ANDY:                   Dai, siediti lì e lavora; appoggia le tue dita su quei tasti e non ti muovere di lì finché non avrai finito.

NORMAN:              Certo.

ANDY:                   Prenditi la tua marmellata e niente distrazioni.

NORMAN:              Niente distrazioni.

ANDY:                   Anche se l’odore di questa stanza ti farà impazzire.

NORMAN:              Certo, anche se l’od… quale odore?

ANDY:                   Ma quello di Sophie, non lo senti?

NORMAN:              Io non sento affatto l’odore di Sophie.

ANDY:                   Sei scemo? È ovunque, lo si sente dappertutto.

NORMAN:              In questa stanza?

ANDY:                   E dove se no? Saprò pur distinguere l’odore di una stanza da quello di Sophie e questo è decisamente l’od…

                            Cosa diavolo mi sta succedendo?

NORMAN:              Non lo so, vuoi che ti ammanetti?

ANDY:                   No, no è impossibile, a me queste cose non succedono.

NORMAN:              Non sono cose che valgono per noi, ma solo per gli ippopotami.

ANDY:                   E vuoi che non lo sappia, accidenti.

NORMAN:              E allora perché te la prendi così tanto?

ANDY:                   Perché sto perdendo tempo a parlare con te mentre il mio ippopotamo sta  partendo? Sophieeee! (Corre verso l’ingresso per uscire, ma appena apre la porta, trova Sophie davanti) Sophie!

SOPHIE:                 Ero dietro alla porta aspettando che tu dicessi il mio nome e se non l’avessi detto, sarei entrata lo stesso.

ANDY:                   Ma allora non hai preso il pulman?

SOPHIE:                 No, perché non vado da nessuna parte. Ho sentito tutto quello che hai detto e se avessi rinunciato a fare quello in cui credi sarei entrata e ti avrei fatto a pezzi con le mie mani.

                            Posso anche non essere d’accordo con ciò che scrivete, ma se non lo scrivete non posso più non essere d’accordo!

                            A quel punto seremmo tutti d’accordo e io non voglio essere soltanto d’accordo. D’accordo?

ANDY:                   E così non hai preso il pulman?

NORMAN:              Si direbbe di no!

SOPHIE:                 No, in primo luogo perché sono pazza di te, e due perché ho dimenticato i soldi sul tavolo.

ANDY:                   Se tu avessi preso quel pulman, io, io non avrei aspettato le prossime olimpiadi per rivederti.

                            Avrei preso un aereo e se non avessi trovato un aereo allora avrei cercato una nave… e se la nave fosse stata in secca avrei noleggiato io stesso un pulman… e se il pulman fosse stato al completo mi sarei fatto prestare un’auto… e se l’auto si fosse fusa allora avrei preso una moto… e se la moto fosse rimasta senza benzina con il fai da te avrei costruito una sedia a rotelle… e se la sedia a rotelle avesse bucato una gomma mi sarei fatto prestare un monopattino… e se il monopattino si fosse rotto… mi sarei fatto dare dei pattini a rotelle… se i pattini mi avessero fatto cadere… avrei proseguito a piedi… e se i piedi si fossero bucati, avrei chiesto un passaggio alla sig.ra Macchinini.

(squilla il telefono e risponde Norman)

NORMAN:              Contabilità buongiorno! Ah sig.ra Macchinini, giusto lei… No, no, Sig.ra Macchinini, non sto cercando di sembrare un altro… No, no, non sto cercando di non essere Andy, io sono proprio Norman, anzi Normanno… Mi dica che cosa?…E’ vero che lei ha i capelli neri con le trecce bionde?… Sii?!… Io adoro le donne bicolori!… (riaggancia)

ANDY:                   Dove stai andando?

NORMAN:              Via, con la sig.ra Macchinini.

SOPHIE +              Tu allontanati soltanto di un passo da quella macchina da scrivere…

ANDY

SOPHIE:                 E ti mostrerò la differenza che c’è tra una supposta di optalidon. Giusto?

ANDY:                   Giusto.

NORMAN:              No, giusto cosa? La differenza che c’è tra una supposta di optalidon e che cosa?

ANDY:                   E basta.

NORMAN:              e che differenza c’è tra una supposta di optalidon e basta?

ANDY:                   Niente!

NORMAN:              Niente! O è basta o è niente.

ANDY:                   Ok! Che differenza c’è tra “o è basta o è niente”?

NORMAN:              Una supposta di optalidon.

ANDY:                   E allora lo vedi che ha ragione lei.

NORMAN:              Ma va al diavolo.

SOPHIE:                 Un fulmine Signore, soltanto un fulmine. Complimenti, bella mira!

FINE.