Angeli…?

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TI SALUTO, MARIA

Copyright by Giuseppe D'Addario

Impaginazione grafica: Pubblicità Il Quadrato

Monza - Viale Romagna 39 - Tel. 039/200.61.25

È vietata la riproduzione o la diffusione con qualsiasi

sistema elettronico, meccanico o altri.

ANGELI…?

Commedia in due atti di Giuseppe D’Addario

con la collaborazione di Antonio Faticati

Personaggi

Andrea

Paolo

Anna

Carlo

Egidio

Sara

Ernesto

Giulio (padre di Paolo)

Angelo

Umberto (socio di Giulio)

Vanessa (amante di Giulio)

Luca

Marta

Voci

Tempo presente

 

ANGELI…?

Commedia in due atti di Giuseppe D’Addario con la collaborazione di Antonio Faticati

(A sipario chiuso musica da discoteca per circa un minuto. )

Scena I

(All'apertura del sipario, in mezzo alla scena, Andrea ad occhi chiusi è illuminato soltanto in volto da un fascio di luce. Tutto intorno a lui è buio. La musica da forte cambia motivo e diventa lenta e soffusa.)

ANDREA: No... non voglio... Non voglio...!

(Poi voci indistinte che man mano si allontanano e si distorcono. Subito dopo musica da discoteca e chiacchiericcio soffuso e som-messo.)

VOCI: Dimenticare... Dimenticare... Dimenticare...

(La musica aumenta di volume, voci indistinte, risate. Rumore di au-tomobile e musica di sottofondo.)

VOCI: Dai corri! Corri... andiamo!!! Tanto non c'è nessuno....

I VOCE: Vediamo quanto impiega questa carretta per... (Accelerata di motore)

II VOCE.: Vai così... Forte, più forte...

III VOCE: Guarda quel disgraziato ci ha superato! (Musica)

ANDREA: (Voce profonda) Ma chi se ne frega...

I VOCE: Cosa fai?! Ti fai superare da quel deficiente? Non farti fregare...

II VOCE: Accelera questa maledetta carretta, dai, dai gas...Vai, voliamo...

ANDREA: (Voce profonda) Ma sì... chi se ne sbatte... Andiamo... Voglio proprio vedere dove va quello... Che nebbia, per.... che nebbia sento dentro... (Pausa) Tanto cosa sono qui a fare... (Pausa) Devo dimenticare.. devo dimenticare... Questo maledetto dolore alla testa che mi perseguita... Devo dimenticare... (Voce che si distorce. Musica, rumore di motore poi lunga frenata. Rumore di lamiera e vetri rotti. Di colpo termina la musica. Pausa. poi musica lenta.)

II VOCE: Hei, accidenti, non sento più le gambe... Cavolo, guarda cosa...

I VOCE: Sì, guarda com’è conciato! Andrea...! Andrea...! Il sangue è tutto pieno di sangue. Sentite, ragazzi, credo...

III VOCE: Aspettate, cerchiamo prima di uscire da questa trappola...

I VOCE: Chiamate aiuto, qualcuno ci aiuti... Aiuto...!!!

VOCI: Aiuto!!! Aiuto!!! Aiuto!!! (Voci soffuse sempre più lontane )

ANDREA: No, non  così... Io sono ancora qua... Lasciatemi in pace! Voglio solo dimenticare. Fermi... non toccatemi, no, non sono...

IV VOCE: (Concitata) Dov’è lo stimolatore…? Dai corrente al mio via… 1, 2, 3 … lascia! Ancora! Dai che lo perdiamo! Al mio via… 1, 2, 3 … lascia!

V VOCE: (Rassegnata) Mi sa che è andato.

IV VOCE: (Concitata) Non smettere di pompare! Provo il massag-gio a cuore aperto! Dammi il kit, svelto!

V VOCE: (Calma) Fermati, è passato troppo tempo, è tutto inutile.

VOCI: (Soffuse, dolci e allungate) Dunque dottore… il suo parere?

      - Bè, mi sembra chiaro... questi giovani... Niente da fare...     

- Non c'è  proprio nessuna speranza?!

- No… nessuna. È andato (Musica soffusa)

(All'improvviso un suono indecifrabile, indefinito, che man mano diventa riconoscibile: il trillo di un telefono.)

Scena II

(Andrea apre gli occhi e si accendono all'improvviso le luci che illuminano l'interno di un appartamento. Siamo nel salotto di Paolo, il quale è disteso su un divano e sta dormendo. Tutto intorno a lui è trasandato ed in disordine. Il telefono continua a trillare. Andrea, come risvegliato da un lungo sonno, si scuote. Cerca di capire cosa sta succedendo, il suo sguardo è alla ricerca della provenienza del suono. Vede il telefono, si avvicina e tenta di afferrare la cornetta, ma i suoi gesti vanno a vuoto. Fa altri tentativi ma la cornetta  non si muove ed il telefono continua a suonare. Andrea  cerca di parlare nel tentativo di svegliare Paolo, ma la sua bocca non emette alcun suono. Non riesce a capire cosa gli stia succedendo. Va verso il letto dove è sdraiato Paolo, cerca di scuoterlo e chiamarlo ma non gli riesce. Il telefono continua a suonare. Andrea dà segni di impa-zienza, non sopporta il suono. Continua ad agitarsi e tenta di urlare ma inutilmente. Finalmente Paolo si sveglia e, lentamente, con gli occhi semichiusi tasta nell'aria alla ricerca dell'apparecchio. Lo trova e alza il ricevitore. Soddisfazione di Andrea.)

PAOLO: Pronto... pronto... Ha riattaccato... a no, ci sei... Chi è?! chi sei? Chi...? No, non sono rimbambito, ci sono... ci sono. (Pausa) Sì, sì  ho capito chi sei, ho capito... Anna è inutile che urli così! No... stavo dormendo... Mezzogiorno? Questa è l’ora migliore per dormire… E allora?! Mentre tutti vivono, io dormo, certo... Quante ne ho prese di che...? Ah, le pasticche... ma di cosa ti preoccupi! …e che ne so! Ne ho buttate giù un bel po' ieri sera... E che ne so quante... Come antichi riti abbiamo evocato sensazioni e misteri ormai scomparsi! L'importante era arrivare allo sballo, dovevi esserci anche tu... E non gracchiare... Ma sì sto bene, sto bene... No, sono cose innocue, danno solo un po' alla testa... Però dopo, ah, sì dopo... è tutta un'altra cosa... Ti aiutano ad entrare in contatto con una nuova dimensione. Mi servono per arrivare allo stordimento totale! (Pausa)  Cosa potrebbero..? Sai quanto me ne sbatte... tanto prima o poi tutti dobbiamo crepare, no?! (Pausa) Ehh, magari, magari potessi chiudere gli occhi per sempre. (Pausa) E va bene, va bene... ma sì, sì... non rompere... chiaro?! Non rompere le palle ho detto... Senti Anna, si può sapere cosa vai cercando? Fatti i fatti tuoi, hai capito?! (Riattacca la cornetta. Tenta di rialzarsi dal letto.) Ahi, che mal di testa... Accidenti che serata... anzi, che nottata! Ragazzi che roba.. Ahi la testa... Proprio adesso doveva chiamarmi la stronza! Perché le prendi, dice... perché fumi... perché sniffi, perché... dice lei! La brava ragazza…! Ma chi è, chi si crede di essere... non ha proprio capito niente di questa vita di merda. Hai... la testa, non la sento più... Accidenti... Però che sballo, che sballo ieri in disco... Vai… (mima il ballo) Sì, così fino allo sfinimento. E poi fuori, sul grigiore dell’asfalto, abbiamo onorato i nuovi idoli creati dalla genialità umana. Macchine e centauri rombanti... pieni di sofisticata tecnologia, veloci e forti come il tuono! È così che si esprime la divinità della scienza umana. Che gare... (Mima la guida) Vai e supera tutti. Supera il mondo, supera i problemi... Dieci semafori rossi… dieci, tutti di fila… Hai, la testa... Devo prendere qualcosa altrimenti mi scoppia la testa.

ANDREA: (Fino a questo momento ha tentato in tutti i modi di farsi notare da Paolo, ma inutilmente. Infine si accorge che non viene né visto, né sentito.)

PAOLO: (Va verso un mobile e tira fuori una bottiglia di whisky.) Ah, eccola qua, sapevo che ce n'era ancora qualcuna in giro... (Si versa da bere in un bicchiere) Questo fa passare tutti i dolori... fuori e dentro... (Beve tutto di un fiato) Ahhh... ahhh...ccidenti che roba... Però ci voleva... (Respira forte) Che cazz... Brrr... non c'è che dire... scombussola tutto...

ANDREA: (Mima la sua contrarietà)

PAOLO: Porca miseria... altro che meglio... qui, sento che... Ahh, lo stomaco, che male... Accidenti... che cazzo mi è successo?! (Corre in bagno. Si sente che sta vomitando. Dopo rumori e vari conati di vomito si sente scorrere l'acqua del water.)

ANDREA:Ma dove sono, dove mi trovo? …poco fa ero in macchina con i miei amici… e adesso mi ritrovo a casa di questo esaltato. Sono qua in questa casa, in questa stanza. A quanto pare lui non riesce a sentirmi e neanche a vedermi. Si capisce subito che è “fatto”… Ma possibile che sia così “filtrato” da non accorgersi di me…? Però, io non riesco a toccare e muovere niente… pur essendo nel pieno delle mie facoltà! Forse sto sognando. Un brutto sogno… tra poco mi sveglierò e tutto tornerà come prima.

Scena III

(Suono di campanello, battiti alla porta, rumori, voci e urla)

CARLO:(Da fuori la porta) Paolo, siamo noi… apri!!! Siamo noi… Apri, apri, apri! Siamo i tuoi migliori amici… (Risate) Dai apri, sappiamo che ci sei! O sei ancora in coma?! (Risate)

PAOLO: (Esce dal bagno con un asciugamano e mentre si asciuga la faccia va ad aprire la porta) Brutti stronzi è l’ora di arrivare… e basta con questo casino… Arrivo, arrivo… state calmi!

ANDREA: Arriva gente, meno male, questi mi sembrano normali. Adesso mi vedranno e magari sapranno spiegarmi loro dove sono e cosa sta capitando, qui.

PAOLO: (Apre) Ecco qua, avanti… venite dentro e silenzio… Ho la testa che…

(Entrano Carlo, Sara ed Egidio)

ANDREA: (Dalla sua posizione ha un momento di eccitazione spe-rando finalmente di poter essere visto. Ma dopo pochi tentativi di richiamare l’attenzione degli altri e di parlare, desiste, rifu-giandosi in un angolo e osservando le situazioni che si susse-guono con un fastidio sempre più crescente.)

CARLO: Ehi, è questo il trattamento che ci riservi?

SARA: È così che tratti i tuoi “cari amici”? Siamo passati a trovarti.

CARLO: Siamo qui tutti per te… Questo è Egidio, uno nuovo, farà parte anche lui della banda… Guarda c’è anche Ernesto!

(Silenzio in scena. Ernesto entra. È vestito da motociclista; giubbot-to in pelle nera e casco in mano, si avvicina a Paolo che diventa guardingo e succube appena questi si avvicina.)

PAOLO: (Con un filo di voce) Ciao… Ernesto…

ERNESTO: (Guarda sottecchi Paolo e si avvicina a lui, corpo a corpo fino a farlo indietreggiare. Paolo cade seduto sul divano) Mi hanno detto che mi cercavi… Che avevi bisogno di me! Come vedi, sono qua. Il pulcino chiama e la chioccia arriva.

PAOLO: (Sottovoce con voce forzata) È da due giorni che ti cerco!

ERNESTO: Oh… poverino… il mio cucciolotto, mi cercava… E cosa volevi… Perché mi cercavi con tanta insistenza?!

PAOLO: (Per togliersi dalla pressione di Ernesto, si alza dal diva-no e va verso un angolo della stanza.) Lo sai cosa mi serve…

ERNESTO: (Lo segue) A volte mi fai incazzare… Te l’ho sempre detto… Se ti serve qualsiasi cosa io sono qua. Mi vedi…? Sono qua sì o no? Mi sembri un po’ giù… Però te la sei spassata ieri sera, eh!?

SARA: Ragazzi che serata ieri sera, eh?! Certo che Paolo ci ha dato dentro… L’ho visto con quella rossa… Te la ricordi?

CARLO: Sara, mi chiedi se la ricordo? …una con due bocce così… come fai a dimenticarla…

SARA: Possibile che voi uomini guardate solo quello?

CARLO: Si sono subito intesi, però specialmente dopo, quando lui le ha offerto le pasticche… Basta, da allora in poi, non hanno più capito niente…

EGIDIO: Avete ragione una serata alla grande, davvero… ma anch’io ho rimorchiato una, non bellissima… ma…

CARLO: Non bellissima? Un cesso così non l’avevo mai visto… Ma dove sei andato a raccattare uno scorfano così!

SARA: Andate a cagare tutti e due! (Va a sedersi sul divano)

(Ernesto intanto fa vedere le bustine a Paolo)

EGIDIO: Senti Carlo, meglio un cesso che da solo come uno sfigato! Almeno io me la sono fatta e ho passato la notte divertendomi. Non ho girato in macchina come un coglione.

CARLO: Macchina…? Senti il pivello, la chiama macchina. Ma l’hai sentito il motore?! Devi provarlo quel ferro per capire… Quando sei dentro… te lo dico io… Cento volte meglio di una ragazza per certe cose. Per un pelo non ho vinto la gara giù alla ferrovia!

SARA: (Che si era avvicinata interessata) Stavi vincendo…?!

EGIDIO: (Affascinato) Sei stato giù alla ferrovia a correre?! Mitico! Perché non me l’hai detto che sarei venuto anch’io?!

CARLO: Lo sai, lì, gli imbranati e sfigati non li vogliono… (Ride)

EGIDIO: E io sarei imbranato e sfigato, ma… (Parlottano tra loro)

ERNESTO: Ah, ti capisco adesso sei un po’ stanco. Bè è normale dopo una serata su di giri… è normale! Ma so io cosa ci vuole per te… Vero?! (Consegna le bustine)

PAOLO: (Eccitato) Ah, eccole… proprio quello che mi ci vuole… Senti… io adesso non ho soldi… Però ti assicuro che…

ERNESTO: (Gli prende la mano) Ma lo sai che non c’è problema… L’importante è che tu ti ricordi di darmeli, questi e il resto. Lo sai, vero, a quanto ammonta il tuo debituccio?!

PAOLO: Sì, sì, non ti preoccupare… Ti garantisco che…

ERNESTO: (Lo prende per la gola) Lo sai cosa succede a chi tenta di fare il furbo, vero?! Mi dispiacerebbe proprio perdere il mio caro pulcino. Il tuo debito sta aumentando sempre di più. Cerca di saldarlo al più presto. Ti dò un giorno e poi…

PAOLO: Un giorno?! Ma lo sai che non…

ERNESTO: La soluzione c’è, ti ricordi la mia proposta? Tu la vendi agli altri e per te… quanta ne vuoi… è un vero affare!

PAOLO: No, quello mai. Te l’ho già detto che non…

ERNESTO: Certo, non vuoi sporcarti le mani, eh? Io comunque voglio i soldi, o devo informare i miei angioletti.

PAOLO: (Parla a fatica) No, non… oggi devo vedere mio padre…

ERNESTO: (Toglie la mano dalla gola di Paolo) Ma non ti preoc-cupare, è tutto a posto, e poi noi siamo amici, no?! Un amico va sempre aiutato. E io sono qui per te. Ah, insieme a quelle, ti ho messo qualche altra bustina con un nuovo prodotto veramente esplosivo. Devi provarlo, ti piacerà. Poi fammi sapere…

PAOLO: Sì, sì, certo, … adesso vado di là … in camera, devo… (Esce seguito da Andrea)

ERNESTO: Vai, non ti preoccupare resto io con i tuoi amici. (Si sdraia sul divano. Rifacendo il verso di Paolo) Oggi devo vedere mio padre. Grazie… è facile così, troppo facile!

(Intanto Sara, Carlo ed Egidio continuano a parlare. Egidio chiede qualcosa ai due e loro fanno cenno che deve chiedere a Ernesto.)

CARLO: Ernesto, Egidio vorebbe chiederti una cosa. È gia un po’ che è con noi e… vorrebbe essere dei nostri insomma.

ERNESTO: Ah, sì?! Mi sembra un po’ smidollato per entrare a far parte della banda… Noi non vogliamo sfigati.

EGIDIO: Ma come, io…

CARLO: (Interrompendolo) In un primo tempo anche a me dava questa impressione… Ma in queste ultime sere… Guarda cosa ci ha portato. (Consegna un sacchetto ad Ernesto che intanto si siede) Ci ha saputo fare. Io dico che potrebbe andare…

ERNESTO: (Apre il sacchetto e ne estrae alcuni orologi e qualche catenina e braccialetto) Questi li hai “fatti” tu?!

EGIDIO: (Sorridendo) Sì, mi sono costati cinque minuti di paura…

ERNESTO: E bravo il ragazzino, non male come inizio…

SARA: E bravo… si è proprio dato da fare ultimamente!

EGIDO: Sì, è vero… l’altra sera che… bè lo sai già, no? L’ho fatto perché… bè… La verità è che mi sono trovato bene con voi e mi sento diverso: più forte, più sicuro! Siete dei veri amici! Quando parlo con voi, mi capite subito. Non come a casa mia che non si può discutere e non mi capiscono. Non c’è dialogo insomma. Senza parlare di quegli stronzetti dei miei compagni di classe che avevano fatto di tutto per isolarmi e mi prendevano sempre in giro. Da quando hanno saputo che Carlo è un mio amico… mi portano rispetto e si tengono alla larga da me. E poi prima di conoscervi mi sentivo solo, abbandonato da tutti, adesso invece…

CARLO: Adesso sei qua con noi, fai parte del gruppo e con Ernesto come capo non hai niente da temere.

EGIDIO: (Sottovoce a Carlo) Senti… digli… chiedigli se…

CARLO: Certo… adesso glielo dico… Vorrebbe provarla…

ERNESTO: Ah sì?! Sei sicuro di poterlo fare? A me non piaccono i cacasotto.

EGIDIO: Certo… voglio provare… Voglio essere anch’io come voi. Se lo fate voi… Tanto posso smettere quando voglio, no?

ERNESTO: Su questo ci puoi contare. Tu provi, se ti piace, continui altrimenti dici basta, stop! Puoi smettere come e quando vuoi, è chiaro?! Eh, allora?!

EGIDIO: Com’è… voglio dire, com’è la senzazione che si prova…?

ERNESTO: Com’è la sensazione… Ragazzo, è come andare in paradiso. La tua mente si amplifica, vai in un’altra dimensione. Hai una sensazione di benessere. Stai bene con te stesso, con tutti. Cosa credi, quasi tutti la provano almeno una volta. Lo sai, vero, che tutti i personaggi in vista, tutti i vip, quelli con la grana insomma, la usano senza problemi? E poi la tua vita acquista tutto un altro significato.

PAOLO: (Rientra insieme ad Andrea, fruga in un cassetto)

CARLO: E comunque si può smettere quando si vuole, no?

ERNESTO: È chiaro, pensi forse che potrei darti una cosa che ti farebbe male e che ti procurerebbe dipendenza… Stiamo scherzando! Guarda Egidio, ho qui per te una roba eccezionale. Vedi, io ti capisco sai, ho io la soluzione a tutti i tuoi problemi.

EGIDIO: A sì?! Lo sapevo, lo sapevo che voi eravate dei veri amici. Bene e… a quanto me la metti?

ERNESTO: (Seducente) Ma chi se ne frega dei soldi, adesso? Di cosa ti preoccupi?! Provala, poi ne parliamo.

EGIDIO: … grazie, grazie… sì certo, adesso la provo…

(Si sente un bussare discreto alla porta)

ERNESTO (Consegnando alcune bustine a Egidio) Adesso metti via, è meglio aspettare, vediamo chi rompe a quest’ora.

Scena IV

ANNA: (Entra, è una ragazza fine, ben vestita) È permesso? Ciao Paolo… Ah, sei in compagnia.

PAOLO: Oh no, proprio adesso?

ANDREA: (È attratto dalla figura di Anna e seguirà la scena suc-cessiva con molta attenzione.)

ANNA: Sono passata a salutarti.

PAOLO: Anna, nessuno te l’ha chiesto. Potevi farne a meno…

ERNESTO: Ma come, è così che tratti la tua amichetta, la tua croce-rossina. Non vedi come freme per te. Brava, eccolo il tuo Paolo, ancora tutto intero. (Pausa) Andiamo ragazzi! Che fai vieni con noi? Stiamo andando a fare un giro giù in piazza, ho diverse cose da sistemare.

PAOLO (Con sofferenza): Semmai vi raggiungo dopo, adesso pro-prio non ho voglia.

ERNESTO (Uscendo dalla stanza): Ok raga, andiamo. Ciao Paolo, ci vediamo tra poco! (escono Sara, Egidio e Carlo)

PAOLO (Che esce dallo stato di torpore) Anna, che fai qui?

ANNA (Avvicinandosi a Paolo): Dopo la telefonata di prima cosa potevo fare? Ho voluto constatare di persona come stai.

PAOLO: Mmmh, adesso hai visto. Hai visto il derelitto… Puoi andare grazie!

ANNA: Quei ragazzi… uno l’ho riconosciuto. Sono certa che è lui che ti ha lasciato quella roba (accenna alle bustine che ha in mano Paolo). Paolo ma cosa stai facendo?

PAOLO: (Tenendosi il ventre) Perché non mi lasci in pace? Cosa vuoi da me?

ANNA ( Si avvicina e a sorpresa lo bacia): Hai bisogno di altri motivi?

PAOLO (saltando in piedi come morso da un insetto e allontanando Anna. Parla in modo agitato, si mangia le parole, è in affanno): No, questo no! Credi davvero di venire qui, baciarmi e risolvere ogni cosa? Io non voglio questo. (Tra sé) Perché mi hai fatto ritro-vare il sapore delle tue labbra? (Forte) E poi non vedi come sto, io sono questo… Ti conviene stare alla larga da me! (si siede sul divano, il viso tra le mani, singhiozza)

ANDREA: (È contrariato perché Paolo tratta male Anna)

ANNA: (Intimidita, vorrebbe avvicinarsi ma teme di essere rifiuta-ta) Ma cosa dici? Io ti voglio bene, solo questo, non voglio che ti butti via, tutto qui. Cosa vuol dire il resto che hai detto?

PAOLO: (Lamentoso) Voglio morire…

ANNA: (Sorpresa) Morire? E perché?

PAOLO (c.s.): Perché… perché… perché sì! Non lo vedi da sola?! È vita questa?!

ANNA: Non capisco, non capisco… come ti sia potuto ridurre in questo stato. Non sei più il Paolo che avevo conosciuto anni fa. Da quando, circa un anno e mezzo fa, hai conosciuto i tuoi cosiddetti “amici” ti sei completamente trasformato.

PAOLO: Brava, ricominciamo con la solita litania. I miei amici, sì i miei amici… non ti vanno a genio, eh?! Non sono tranquilli e puliti come te, vero?! Però nei momenti critici sono stati sempre con me e mi hanno aiutato a…

ANNA: A diventare quello che sei oggi. Ma ti sei visto?! Ti rendi conto che ti hanno fatto diventare un tossicodipendente quasi come tutti loro. Amici… sì, amici perché li riempi di soldi. Sono i soldi che interessano a loro! Tutto qui…! Giorno dopo giorno, ti ho visto allontanare da me, fino a ritrovarmi all’improvviso un essere umano che ha perso sé stesso e tutto ciò in cui credeva.

PAOLO: Già, ho perso tutto… non so cosa farmene di questa vita sempre così uguale senza prospettive, sempre buia. Non ho più niente, la mia anima si è rattrappita fino ad atrofizzare anche la mente e a distruggere il mio corpo.

ANNA: Te ne rendi conto almeno… Ma se veramente credi che anche tu possa avere qualcosa dentro: un’anima, come hai detto, è da lì che devi partire per…

PAOLO: E finiscila, queste cazzate lasciale ai creduloni come te… Non c’è niente, niente capisci?! Siamo soli, soli. Siamo un gra-nello di sabbia immerso in un universo di solitudine. È questo vuoto che è angosciante e mi spaventa. Se il mondo che ci cir-conda è veramente soltanto ciò che i nostri sensi percepiscono… Bè allora siamo proprio finiti. Tutto questo non ha alcun senso…

ANNA: Come puoi parlare così? Come puoi affermare che non c’è niente?! Che ne sappiamo noi? E comunque, tutto ciò che ci circonda, esiste, è realtà! La vita, tutta la natura non è forse una meraviglia e comunque non vale la pena di assaporare queste esperienze fino in fondo?

PAOLO: Ma cosa vuoi assaporare, qualsiasi cosa sa di marcio. Se esisteva qualcosa di buono, di ancora autentico è stato o distrutto o inquinato dalla pazzia dell’uomo. Ovunque ti giri c’è miseria, sporcizia morale, depravazione, guerre; l’uomo è in balìa di una società che lo manipola a suo piacimento. Ma dico svegliati! Non continuare a vivere nel tuo finto mondo dorato.

ANNA: Il mio non è un mondo dorato, anche per me non è certo facile. Ma io cerco almeno di credere in qualcosa, di avere speranza.

Scena V

EGIDIO e CARLO: (Rientrano. Egidio, che è accompagnato da Carlo, è in uno stato di euforia, ride in continuazione e si muove scoordinato)

PAOLO: Speranza… sì, speranza… Quando esco in macchina, cerco di correre sempre più veloce, con la speranza di andare contro questo vuoto, contro il senso di smarrimento che mi prende alla gola e và giù fino allo stomaco. Correre, tirare al massimo il motore, per raggiungere il limite… e sperando di andare ad impiantarmi da qualche parte.

ANDREA: (Si irrigidisce e comincia a toccarsi alcune parti del corpo come se gli dolessero)

ANNA: Cosa stai dicendo…? Non ti riconosco più… Perché parli così? Ricordo il primo giorno che ci siamo conosciuti all’università. La cosa che mi era piaciuta in te era la tua sicurezza, la tua capacità di vedere con chiarezza il futuro. Le tue idee mi avevano colpito e...

PAOLO: Ci hanno fregato. Ci hanno tolto anche l’ultima illusione di una speranza fittizia. Abbiamo già perso in partenza. Abbiamo intere popolazioni che muoiono ancora di fame, e noi cosa facciamo?! Andiamo a spendere miliardi per inutili e stupide guerre! (La prende per le braccia) Ci hanno fottuto capisci?! Ho aperto gli occhi… ho aperto gli occhi su tutto ciò che ci circonda: la falsità, la corruzione, l’incomprensione e la miseria umana… Uomini che uccidono i loro simili per puro interesse economico. E tutti fanno finta di niente! Pur di continuare a vivere con le nostre assurde comodità, siamo disposti a tutto.

 ANNA: Ce l’hai con il mondo intero. Non puoi combattere contro tutto e tutti. E comunque tu cosa fai? (Indica la bustina) Non è certo quella la soluzione.Così riesci soltanto a distruggerti e basta. Cosa possiamo fare noi? È tutto, così, più grande di noi… Guardami, io sono qui, ti voglio bene da tanto; lo sai, e non voglio perderti! Paolo, per favore, guardami, non stare lì così, Paolo!

PAOLO (con un filo di voce e lasciandosi andare per terra): Sto male. Non riesco più a vedere in me. Non so più chi sono… e io non ho il coraggio di fare qualcosa di definitivo. Hai presente quel ponte sul fiume, qui vicino… Di notte, ogni tanto, vado là su quel ponte altissimo, che sembra fatto apposta per farla finita. Un giorno ho anche scavalcato il parapetto, era buio e, nell’oscu-rità, non riuscivo a distinguere il fondo. I suoi enormi piloni scomparivano nel vuoto. Ecco, mi dissi, è là che io devo andare… per un momento ho chiuso gli occhi… Sentivo il vento gelido che mi rabbrividiva l’anima e… avessi avuto un po’ di coraggio in più… adesso tutto sarebbe finito da un pezzo!

CARLO: È vero, qualche volta siamo andati insieme… è un vecchio ponte abbandonato. Salire sul parapetto del ponte è veramente eccitante…!

EGIDIO: Ah, si?! Devo venire anch’io qualche sera con voi, su quel ponte… Mi portate… mi portate con voi?! Voglio sapere  anch’io cosa si prova… (Sale in piedi sul divano e allarga le braccia) Buio! Vedi, adesso mi butto, vengo da te… (Forte risata) Io mi butto, tanto viene l’angelo a salvarmi… (Risata)

ANNA: Angelo… che angelo?

CARLO: Non farci caso è un po’…

EGIDIO: Come, quale angelo… ma il tuo angelo custode, no?!

PAOLO: Finiscila di dire stronzate… Fatelo star zitto…

EGIDIO: (Sempre più eccitato) Ouè, come ti permetti… stai zitto a me?! Io ti… (Si mette in ginocchio sempre sul divano) Silenzio voi! State a sentire! Allora la cosa è così; tu vai sul ponte, ti butti giù… siccome non è ancora arrivata la tua ora… ecco che planando, planando arriva il tuo bell’angelo custode, ti prende al volo, ti riporta sul ponte e ti sgrida dicendo: “Ouè cretino, guarda che non è ancora arrivata la tua ora. Te lo dico io quando devi morire, capito?! (Risata)

PAOLO: Ma và in malora… è proprio fatto… questo è l’effetto della prima volta. Magari fosse vero! Magari ci fosse un barlume di speranza, credere che possano esistere esseri che…Allora sì … tutto sarebbe diverso… potermi aggrappare a qualcosa!

CARLO: Ah, è così che succede… interessante. Paolo, tu che ti facevi tanti problemi…visto?! Ti puoi buttare tranquillamente, tanto poi arriva l’angelo a salvarti. (Risata)

PAOLO: Sì, sì… fai così, buttati prima tu; in questo modo, vediamo come va a finire…

CARLO: No, no, dopo di te, l’idea è stata tua. Senti Anna, cosa dici, vieni sul ponte a buttarti con me?! Insieme a te lo farei molto volentieri…

ANNA: Buttati da solo!(Legge un messaggio sul suo cellulare)Ecco è arrivato… Ciao Paolo, io vado. Ci vediamo più tardi… (Esce)

ANDREA: (Si irrita, vorrebbe uscire anche lui, per seguire Anna, ma è come bloccato e costretto a restare in quella stanza. Per tutto il tempo se ne starà in disparte commentando con lo sguardo quanto succede.)

EGIDIO: Niente da fare con te, eh, Carlo?!

CARLO: Mah! Chi si crede di essere! Tanto, chi se ne frega… Senti Egidio, hai ancora un po’ di pasticche che ti ha dato mio fratello?

EGIDIO: Certo fratellino mio, tutto quello che vuoi.

CARLO: Okey, dai qua, voglio provare anch’io…

EGIDIO: Tieni… e buon divertimento…!

CARLO: (Sta per aprire la bustina)

Scena VI

ERNESTO: (Entra, vede l’azione che sta compiendo il fratello e alterato) Cosa stai facendo?! (avvicinandosi al fratello e buttan-dogli la pastiglia) Ti ho detto che non voglio che prendi questa roba! (Si accorge che Paolo lo sta fissando) E’ per Egidio, l’ho portata apposta per lui (guarda negli occhi Paolo e gli fa un segno amichevole, come per dire “ci penso io, è tutto a posto”. Intanto trascina il fratello verso un lato della stanza e gli parla sottovoce per fare in modo che Paolo non senta). Cretino! Sei un cretino! Non voglio che usi queste porcherie, hai capito?

CARLO: (Sottovoce) Ma come, se poco fa tu stesso hai detto che questa è droga leggera e, quindi, non ci sono problemi, a fumare o a prendere qualche pasticca e che questa era ottima?

ERNESTO: (Trattenendo a stento l’ira): Imbecille, gli altri… gli altri, non tu…

CARLO: Ah, gli altri sì e io no… Perché… ho voglia di provarla…

ERNESTO: (Maltrattandolo) Cretino… ma, allora, non hai capito niente! Quante volte te l’ho detto… A loro lo dicevo per convin-cerli a provarla… anche perché quando ti abitui non puoi più farne a meno. Io di queste cose ci vivo. Ma cosa ho fatto di male per averti come fratello? Se ti vedo fumare o prendere qualsiasi cosa, come questi stronzi, ti spezzo le ossa, sono stato chiaro?

CARLO: Ma, Ernesto… tutti la provano, e io…

ERNESTO: La vedi? Con una di queste bustine, a lungo andare, puoi dominare un essere umano. Puoi fargli fare tutto quello che vuoi! Sai cosa vuol dire questo?! Ma per poterlo fare, tu, devi essere nel pieno delle tue facoltà. Altrimenti il dominato sarai tu. (Spintonandolo verso l’uscita) E adesso esci di qua, muoviti!

EGIDO: (Rifacendo il verso ad Ernesto) Sì, esci di qua, muoviti! (Risata) Esci, muoviti… (Ride e balla) Io sì, e tu, no… muoviti!

PAOLO: Ernesto!!! Ah, è così… perché, lui, no? Perché è tuo fratel-lo?! Ma come… hai detto prima e, anche a me lo hai sempre ripetuto, che non c’è nessun problema… (Si avvicina ad Ernesto)

ERNESTO: Carlo, porta fuori Egidio!

CARLO: (Prende Egidio per un braccio) Dai Egidio, andiamo…

EGIDO: Ma perché devo andarmene… proprio adesso che comin-ciavo a divertirmi… (Escono Carlo ed Egidio)

PAOLO: (Si pone davanti a Ernesto) E allora, non mi rispondi?!

ERNESTO: (Lo spinge indietro) E allora cosa?! Adesso cosa vuoi. Non fare il verginello. Cos’hai da dire?! Ti ricordo che, all’ini-zio, io ti ho semplicemente venduto ciò che tu mi hai pregato di darti. Volevi fare il duro, eh?! Volevi dimostrare a tutti che eri un grand’uomo. Ricordi come hai insistito affinché io ti vendessi le prime pastiglie...? Tanto, tu, cosa avevi da perdere?! Il figlio di papà… avevi tutto, bella vita, ragazze, università e soprattutto soldi in gran quantità. Tutto a portata di mano e hai voluto sfidare anche la morte. (Si spintonano) E poi, se ci sono gli imbecilli che vogliono provare lo sballo è colpa mia?! Se poi, come spesso capita, ci rimangono… io cosa ci posso fare. Cosa credi, ognuno che se ne va, è un cliente in meno, per me!

PAOLO: Ma lui, no! Lascialo andare… è giovane e non sa a cosa va incontro!

ERNESTO: E a te cosa te ne frega. Perché dovrei rinunciare ad un altro cliente? Quello è un ragazzo che promette bene. Adesso lasciami andare…

PAOLO: No! Prima mi devi promettere che…

ERNESTO: (Gli assesta un pugno allo stomaco) Ecco, questo ti prometto… torno tra mezz’ora a prendere i soldi, e guai a te se non ce li hai! (Esce)

PAOLO:Vieni qui, bastardo! (Pausa)

Scena VII

GIULIO: (Entra e vede Paolo dolorante) Paolo che ti succede? Hai avuto storie con quel tipo che ho visto uscire di corsa?

PAOLO: No, no… papà, non è niente…

GIULIO: Ma come niente, fammi vedere come stai…

PAOLO: Niente di grave, un malore passeggero è un semplice mal di stomaco… (Si siede sul divano)

GIULIO: Sicuro che è tutto a posto?!

PAOLO: Ma sì, non preoccuparti, sto già meglio.

GIULIO: Sono passato appena ho potuto. È un periodo questo che… Sempre correre! E tu, come te la passi? Vedo che hai molto da fare… Tanto da fare che non riesci nemmeno a dare una pulita e una sistemata a questa casa. Come riesci a vivere così, in mezzo a questo… (Trillo cellulare) Scusa… Pronto? Sì, sono io, dica… Ah, certo, arriverò questa sera… Certo, certo… all’orario stabilito, non si preoccupi… no, ho spedito tutto… sì, esatto…va bene, grazie, a questa sera. Ecco qua, devo partire tra mezz’ora, prendere l’aereo per incontrare stasera il tizio che mi ha chiama-to… per un affare che non posso perdere. (Pausa) Bè, non hai niente da dire?!

PAOLO: Hai portato i soldi?

GIULIO: Accidenti, proprio diretto, eh?! Quello che mi piace di voi giovani è che andate subito al sodo. Non mi chiedere come va, cosa fai, fare finta almeno di interessarti… no! “Hai portato i soldi?”

PAOLO: Bè, non sono forse la cosa più importante nella tua vita?! Non si fa, forse, tutto per i soldi?!

GIULIO: Ti sei alzato male stamattina, eh?! Ammesso che tu abbia potuto dormire stanotte… Lo so, da quando sei andato a vivere da solo, ci vediamo molto poco…

PAOLO: Se è per questo, anche prima…

GIULIO: È vero, ho avuto sempre poco tempo per la famiglia. Ma lo sai perché, no?! Una ditta e una famiglia da mandare avanti è una responsabilità… E poi per chi lo facevo, per voi!

PAOLO: Va bene, va bene… lo sappiamo, la responsabilità e tutto il resto…

GIULIO: Ah, prima, mentre parcheggiavo la macchina, per venire da te, ho incontrato Anna. Ci siamo salutati… mi è parsa un po’ strana, ne sai niente, tu?

PAOLO: Cosa vuoi che sappia…

GIULIO: Ma perché la tratti così? Persino un cieco si accorgerebbe che è innamorata di te. Andavate così d’accordo una volta…

PAOLO: Io non ho chiesto niente a nessuno. Se è innamorata di me, peggio per lei, problema suo. Anzi, adesso sto meglio, lasciami in pace.

GIULIO: Mi hanno detto che da un po’ di tempo non frequenti l’università. Si può sapere che cos’hai in testa?

PAOLO: Da un po’?! Sono sei mesi, ormai, che non ci metto più piede. Ti arrivano tardi le soffiate…

GIULIO: Sei mesi…? Ma che intenzioni hai? Ho fatto tutto quello che tu mi hai chiesto… vestiti, svaghi e divertimenti, hai voluto prima la moto e poi la macchina e ti ho accontentato. Quando mi hai chiesto la casa… tutta tua e perfino intestata a te, te l’ho concessa. Tutto questo con l’unica condizione che tu frequentassi l’università e riuscissi a laurearti. Non credo di averti chiesto molto. E adesso?!

PAOLO: È un periodo così! E poi io faccio quello che voglio, capito? Perché mi dovete sempre rompere, tutti! E tu, non hai nessun diritto di farmi la predica… tu!

GIULIO: (Affranto) Ti diverti davvero a ferire tutti quelli che ti amano? Finirai per rimanere da solo, circondato solo da chi, per te, ha interessi particolari. Quelli sì, di soldi. E sai a chi mi riferisco.

PAOLO: (Irritato) Naturalmente ai miei amici, non li hai mai sopportati. Perché poi, lo sai solo tu!

PADRE: (Calmo ma deciso) Non li sopporto perché sono quanto di peggio ci sia per te. Di finire la scuola non se ne parla, passi le tue giornate chiuso in questa stanza o a zonzo per la città e le tue notti a correre come un pazzo rischiando mille volte la morte. Cosa credi, che non sappia delle tue imprese? Sono tuo padre, mi basta guardarti per capire se c’è qualcosa che non và. E pensi che non mi accorga dei soldi che butti via, delle pasticche e acido che prendi … e chissà quali altre porcherie ti fai?! Perché vuoi buttare la tua vita così?!

PAOLO: Ma che buttare! Lo sai che posso smettere quando voglio. Anzi, adesso, ne sto prendendo già meno.

GIULIO: Ma che smettere, cosa vuoi smettere, chi vuoi imbrogliare! Quando si comincia è finita, capito?! E tu lo sai meglio di me. Ci sei dentro fino al collo e non puoi fare niente da solo… Hai bisogno di aiuto, di cure…

PAOLO: No, lo sai che non voglio… non ricominciare. Posso farcela da solo… io sto bene! Non voglio andare nè in ospedale e né tantomeno in  comunità!

GIULIO: Ma come… (Trillo cellulare) Accidenti… Pronto? Sì… ah sei tu tesoro, sì… ma sì, adesso arrivo, sto parlando con… Ma certo cara, faremo in tempo, vedrai… Vuoi salire?! No, no, ho finito, scendo subito cara! Ciao… Bè, Paolo, adesso devo proprio andare…

PAOLO: Aspetta prima…

GIULIO: Ah certo, ti ho portato la solita somma…

PAOLO: No, stavolta me ne servono molto di più!

GIULIO: Molto di più? Ci siamo messi d’accordo su una precisa cifra al mese… ed è quello che io, adesso, ti posso dare. Guarda che questo è un periodo davvero difficile per me. Se parto, se vado perfino all’estero, è per continuare a darti i soldi che ti ho promesso. Ma, purtroppo, non posso di più!

PAOLO: Forse non hai capito… quei soldi devo assolutamente averli! Mi servono capisci?! Non posso farne a meno…

GIULIO: Ascoltami, adesso posso darti quello che sai. Fra qualche giorno, al mio ritorno, ne riparliamo e vedo di venirti incontro…

PAOLO: Ma, cazzo, la vuoi capire o no che mi servono…

GIULIO: Non se parla neanche. Dove li vado a prendere…

PAOLO: (Si butta addosso al padre, prendendolo per la gola) Allora non hai capito niente. Ho bisogno di soldi… hai afferrato?! Non te ne frega niente di me, vero? Dillo che per te sono soltanto un peso… Tu non mi hai mai voluto…

GIULIO: Fermo, Paolo… che ti prende…?

Scena VIII

VANESSA: (Entra, donna longilinea, elegante, sofisticata) Cicci, ma cosa stai facendo? Ti sembra il momento di metterti a giocare con questo giovanotto? C’è Umberto, giù da basso, che ti aspetta per accompagnarci all’aeroporto!

GIULIO: (Si stacca da Paolo) Oh, Vanessa, tesoro, sei salita… ti avevo detto di aspettarmi giù. Questo è mio figlio, stavamo discutendo…

VANESSA: Tuo figlio? È per questo motivo che voleva strozzarti?

GIULIO: No, non badare alle apparenze… I giovani usano violenza e gesti distruttivi perché non sanno come comportarsi in una società civile!

Paolo: Società civile?! È l’intera società che è contro noi giovani. Ci volete intrappolare, tenere in gabbia… Fare in modo che noi si accetti questo mondo, questa società fondata sulla corruzione e sul furto legalizzato.

VANESSA: Ma sai che questo appartamentino bohemien è proprio trendy!!! Meraviglioso… tuo figlio, cicci, è proprio alla moda… è “in”. Perché non me lo hai fatto conoscere prima! (Gira per la stanza) Fantastico… questa sporcizia messa nei punti giusti. Queste macchie di colore da transavanguardia… questi stracci… polvere dappertutto… e poi il tocco finale con questa incredibile miscela di olezzi da fogna e questo particolarissimo odore acre di… Dovrò raccontarlo alle mie amiche, impazziranno di invidia vedendo tutto questo. Potremmo organizzare un piccolo party per… Sì, sì, sì è… stupendo… Lo organizziamo, cicci?!

PAOLO: Ma dove l’hai trovata questa svampita? È per questa stronza che hai lasciato mia madre?

GIULIO: Calmati, Paolo, porta rispetto…

VANESSA: Meraviglioso questo tuo look… e guarda anche le finte occhiaie scurite con grande maestria e grande naturalismo. Devi assolutamente darmi il numero del tuo visagista ed il tuo truc-catore.

PAOLO: Questa è proprio andata…! Basta, non ne posso più… basta… Andate tutti a farvi fottere! A questo punto… meglio farla finita! (Prende il casco da moto ed esce di corsa. Andrea come risucchiato è costretto a seguirlo)

GIULIO: Paolo, dove corri… aspetta! Dove vai?

VANESSA: E adesso perché è uscito così di corsa? Che strano…

GIULIO: Paolo…!!! Devo seguirlo, aspettami qui…

VANESSA: (Gli si para davanti) Ma tesoro, cosa dici… lo sai che devi assolutamente prendere l’aereo… Mi vuoi abbandonare?

GIULIO: Ma… è mio figlio… non posso, io… Hai ragione… Bè ora, Vanessa… ti conviene andare giù, tesoro, io arrivo subito…

VANESSA: Va bene, va bene… chissà cosa gli è preso a quel ragazzo? (Esce)

GIULIO: (Si siede sopra uno scatolone che è in mezzo alla scena. Si stringe la testa tra le mani) Ma… cosa sta succedendo? Mio figlio… mio figlio… finito così?! Mi sembra impossibile! Eppure l’ho amato com’è dovere di ogni padre. Gli ho dato tutto… Tutto, tutto fin dall’inizio. Avrò sbagliato qualcosa? (Man mano le luci si abbassano) Già forse avrei dovuto essere più rigido… la colpa è anche nostra che, ostinatamente, chiudiamo gli occhi su questa realtà! Magari avrei dovuto stargli più vicino… Ma cosa potevo fare, sembra che non ci sia mai tempo per niente. Ci fanno correre, correre, per andare dove… non si sa! (Pausa) Ma perché a me… perché proprio a me. Queste cose le senti, sai che accado-no, tanti giovani ci lasciano la pelle… ma pensi sempre che a tuo figlio, no… a lui credi che non possa capitare mai niente…

(Resta in luce solo Giulio. Intanto attori in nero spostano gli elemen-ti della scena, in modo da preparare la scena successiva)

UMBERTO: (Entra) Giulio, ma cosa fai ancora qui? È ora di andare…

GIULIO: Ah, Umberto, sei salito anche tu… mi dispiace ma…

UMBERTO: Giulio… cos’è successo…? Perché sei ancora qui?! Ma… ti vedo stravolto! Cosa c’è che non va?

GIULIO: Mio figlio, mio figlio… Chi l’avrebbe mai immaginato…

UMBERTO: Tuo figlio? Cosa ha combinato stavolta?

GIULIO: Ehhh, ormai… lo sai il suo problema. È contro tutti… Ce l’ha con me, con la società, fa dei discorsi strani… corruzione, furto legalizzato…

UMBERTO: Così, tutto all’improvviso?

GIULIO: È un po’ di tempo, ormai… Te l’avevo accennato… pro-blemi di droga, purtroppo!

UMBERTO: Ancora…? Avevi detto che stava smettendo, che si sa-rebbe ripreso…

GIULIO: Già, invece… è come impazzito, non si riesce a farlo ragionare! E poi, quei discorsi contro la società, contro di noi…

UMBERTO: Ma sì, diamo tempo al tempo, vedrai che tutte queste ideuzze malsane e contro il nostro sistema cambieranno, e alla fine, anche lui, sarà uno di noi… Ti ricordi ai tuoi tempi?! La famosa gioventù ribelle… non eravate, anche voi, così?! Lotta, rivoluzione… Volevate cambiare il mondo, e invece il mondo ha cambiato voi! Vedrai che anche lui alla fine… Noi sappiamo come fare, vero?! La corruzione è una gran bella medicina. La corruzione è la più grande medicina che si somministra e si pren-de sempre volentieri.

GIULIO: Umberto… ma… cosa dici! Ti ci metti anche tu adesso?

UMBERTO: (Si guarda intorno come se cercasse qualcuno) Già non farci caso… scherzavo… Ma tuo figlio vive da solo, qui?

GIULIO: Sì, da solo, perché?!

UMBERTO: No niente… era solo una curiosità… Andiamo adesso, altrimenti perdi l’aereo. (Escono, la scena è in penombra)

Scena IX

(Periferia della città, siamo nelle vicinanze del ponte. È notte. Entra Angelo che sta accompagnando Luca.)

ANGELO: Ecco, siamo quasi arrivati. Ancora qualche metro

LUCA: Ma io… non so se potrò…

ANGELO: Ma certo che puoi… Marta ti sta aspettando… staserai dormirai in compagnia. Sarai insieme a noi, al sicuro.

(Fuori scena rumore di moto che si avvicina sempre di più)

LUCA: È che io… volevo soltanto…

ANGELO: Lo so, lo so, ma non preoccuparti… Oh, stiamo attenti ad attraversare la strada perché sento avvicinarsi… dal rumore sembrerebbe una moto e sta arrivando a gran velocità. Con questo buio… è difficile vederci… E se il guidatore non rallenta… qui, c’è una curva che non perdona!

LUCA: Accidenti ai guidatori spericolati, ma chi si credono di essere…?! Sembrano i padroni della strada…

(Si sente una frenata e, subito dopo, uno schianto. Rumore di moto che si trascina sull’asfalto. Un fascio di luce attraversa la scena)

ANGELO: Attento spostiamoci da questa parte… è caduto proprio sulla curva, vicino a noi…

PAOLO: (Entra con la schiena all’ingiù e scivolando sul pavi-mento. Resta per un po’ sdraiato, immobile, per terra)

ANDREA: (Subito, dopo Paolo, entra e cade anche lui per terra)

ANGELO e LUCA: (Si avvicinano a Paolo) Ehi, ehi, cosa hai combinato…

ANGELO: Ma… e questo…?

LUCA: Tutto bene, ragazzo? Come va…?

PAOLO: (Si rialza e comincia a slacciarsi il casco)

ANGELO: Hai bisogno di aiuto…?! Tutto a posto?!

ANDREA: (Si alza e si tocca il corpo come per sentire se si è fatto male)

PAOLO: (Con il casco in mano, si gira e si guarda attorno imbam-bolato) Sto bene, sto bene, lasciatemi stare… il ponte, dov’è il ponte?

LUCA: Di là… il ponte è là in fondo…

PAOLO: Il ponte… (Butta per terra il casco, spinge Angelo che si era avvicinato per aiutarlo, e corre verso la direzione del ponte)

ANDREA: (Vorrebbe tentare di parlare con i due ma viene come risucchiato da Paolo, ed esce verso la sua direzione)

ANGELO: Aspetta, controlliamo almeno… non andare…!

LUCA: Niente da fare, non ti sente neanche… è partito come un razzo! Che furia… questi giovani hanno tutti fretta… Corrono, corrono, per andare dove, poi… chi lo sa!

ANGELO: L’importante è che non si sia fatto nulla di male… Forza, Luca, siamo quasi arrivati ormai… (Escono)

Scena X

(Paolo e Andrea, rientrano in scena, dal fondo, e mimano la corsa. Mentre attori, in nero, avvicinano due parapetti di ponte e li pongo-no al centro, verso il proscenio, creando un parapetto unico. Nell’angolo a destra in basso al parapetto, va a sdraiarsi Angelo. Paolo, con accanto Andrea, intanto è arrivato e si appoggia al parapetto)

PAOLO: Eccoci qua… tu e io… insieme al ponte. Io e il mio caro amico buio! Hei, buio, come va? Ti ricordi di me? Io sì, da picco-lo sei stato tu il mio primo incubo… Non rispondi…? Già, tu non hai mai risposto! Sento il tuo respiro… il tuo è un respiro di solitudine… avvolgente… direi, penetrante… Non vedo angeli, qui! Siete tutti spariti angeli del cielo? (Pausa) Mah… e io che sto dietro alle stronzate di un ragazzino… Questo buio mi ricorda la caverna del mio amico Platone. Solo che qui, non c’è nessun fuoco che mi faccia vedere almeno le ombre. Cerco di scrutare qualcosa, ma… è talmente oscuro dentro di me! Ecco, il buio è il mio specchio interiore! Sì, là ci sono io, è la mia anima che è lag-giù in fondo. Anima vengo a riprenderti… (Scavalca il parapetto. Urla) Non c’è nessuno…? Non c’è nessun angelo che voglia trattenermi?! (Pausa) O almeno nessuno che me la riporti su, la mia anima?! (Pausa, resta in ascolto) Niente… silenzio, buio, vuoto… Perché mi avete abbandonato… mamma… perché non sei qui, qui accanto a me… Quando avevo paura solo tu riuscivi a tranquillizzarmi… e adesso non ci sei… Oh, guarda, stasera com’è strana la mia città. La mia città con le sue mille paure, è così lontana… intravedo soltanto qualche piccola luce. Però la sento, la sento come una bestia feroce, squartata e dilaniata dai suoi stessi abitanti. È lì, distesa su sé stessa, che ansima, che ran-tola… e fa fatica ad esalare anche l’ultimo respiro! Basta, adesso andiamo… andiamo verso l’abisso! (Fa per buttarsi)

ANDREA: (È seduto sul parapetto) Allora ti vuoi buttare si o no? Mi butto, non mi butto… Falla finita e non rompere più!

PAOLO: Ma tu… tu da dove sbuchi?!

ANDREA: Ah, mi vedi…? Adesso mi vedi…?!

PAOLO: Certo che ti vedo… ti vedo, non sono certo cieco! Che tipo, mi chiede se lo vedo?!

ANRDEA: Tu mi vedi… e mi senti, anche… tu mi senti, finalmente!

PAOLO: Ma per chi mi hai preso? Certo che ti vedo e ti sento… sì, ma… mi sembri… Sei apparso così all’improvviso. Prima non c’eri. Non ti ho visto arrivare da nessuna parte. Ne sono sicuro… ho guardato bene prima… Mi sono assicurato che non ci fosse nessuno nei paraggi.

ANDREA: Già… guarda che è da tempo, ormai, che cercavo di farmi sentire da te. Ma tu niente da fare, non mi sentivi.

PAOLO: Da tempo?! Ma se è la prima volta che ti vedo.

ANDREA: Tu forse… io purtroppo, no! Ho dovuto sopportare tutte le stronzate che hai combinato. Ho cercato di farmi sentire da te e da quei bastardi dei tuoi amici… Ma niente da fare.

PAOLO: Un momento, un momento… cosa stai dicendo? Dici che hai visto me ed i miei amici?! Quando… Ma… io… è la prima volta che ti vedo, te lo assicuro…

ANDREA: Ci credo, ci credo, lo so… so io la fatica che ho fatto per farmi notare… tu ormai… ma speravo, che almeno i tuoi amici, potessero vedermi e fare qualcosa per me: Carlo, Ernesto… Anna… ma niente da fare

PAOLO: Hei, come fai a conoscere i loro nomi? O stai andando a casaccio?

ANDREA: Hai maltrattato Anna, le hai prese da Ernesto e con tuo padre non sei stato certo delicato… devo continuare?

PAOLO: Come fai a sapere queste cose? Ma allora tu… ma certo. Sei qui con me sul ponte e mi sei apparso all’improvviso! Il tuo nome, certo… è Angelo. Sei, tu, l’angelo! (Scavalca il parapetto, tornando sulla strada. Angelo, con calma, si alza e se ne va)

ANDREA: Angelo? Non ricominciare con le tue stronzate. Io mi chiamo Andrea e non Angelo! Cerca di non cambiare discorso.

PAOLO: Certo, ora capisco. È tutto chiaro… tu… sei tu, quello che aspettavo. Ma sì… io sono qui, su un ponte che voglio farla finita… Ed ecco che arriva l’angelo salvatore. Mi salva la vita e mi aiuta ad andare avanti in questa triste esistenza.

ANDREA: Questo è fuori… Tu hai visto troppi film ragazzo. Senti stammi a sentire…

PAOLO: Si… Allora è proprio vero… Esistono gli angeli… Vedi, basta credere nelle cose, e queste si manifestano… Vieni qua… (Fa per abbracciarlo) Ma… Ehi, non riesco a toccarti…

ANDREA: Accidenti, è vero, e nemmeno io… purtroppo… altrimenti ti avrei già… Ma come mai? Che senso ha tutto questo?

PAOLO: Lo vedi?! Lo vedi che ho ragione! Ti vedo ma non riesco a toccarti! Sei… come dire… etereo! Ma questa… questa è una cosa stupenda. Certo, come angelo, mi aspettavo una cosa diversa, un po’… più…

ANDREA: Cosa vorresti dire?! Ma ti sei guardato allo specchio?

PAOLO: Accidenti, mi hanno mandato un angelo permaloso… calma, calma… a me stai bene anche tu… visto che mi hai salvato

ANDREA: Salvato un corno! Ascolta… tu, per me, puoi anche am-mazzarti come e quando vuoi. Anzi prima lo fai e meglio è!

PAOLO: Cos’è la nuova tattica degli angeli del Paradiso? Questo è proprio strano. Comunque sono contento, d’ora in poi la mia vita cambierà, grazie a te.

ANDREA: Illuso… stammi a sentire, mi devi spiegare cosa sta succedendo e come devo fare per andarmene da qui e riprendere la mia vita di prima.

PAOLO: Come?! Stai scherzando?! Che domande fai, o sono domande trabocchetto?! C’è qualche trucco, eh? Qual è la risposta giusta?!

ANDREA: Peccato che non posso toccarti, ho voglia di prenderti a calci nel sedere.

PAOLO: E lo meriterei, lo ammetto… ma a voi angeli è proibito, vero? Proibito!!!

ANDREA: Ma sentilo… sei fortunato perché…

Scena XI

(Entrano correndo Anna, Sara ed Egidio)

ANNA: Ah, eccoti qua… siamo arrivati in tempo, pensavamo che… mi ha chiamata tuo padre e mi ha riferito del vostro…

SARA: Al cellulare non rispondevi, a casa tua non c’eri e ci siamo spaventati! Meno male… Come stai?

EGIDIO: Appena in tempo… sei ancora vivo!

ANNA: Ho subito pensato che questo era l’unico luogo in cui potevi essere!

SARA: Stai attento Paolo, Ernesto ti sta cercando dappertutto. È furioso e sono arrivati anche certi suoi amici…

PAOLO: Ehi, calma ragazzi… tutto a posto… Ho una notizia clamorosa da darvi! Egidio avevi ragione tu: esistono… e, uno, è qui… è qui vicino a me…

SARA: Chi è qui…?

PAOLO: Ma come, non lo vedete? È qui vicino a me…

ANNA: Chi c’è vicino a te, Paolo?

PAOLO: Ma l’angelo, no? L’angelo che è venuto per me, è venuto a salvarmi.

ANDREA: Ancora, e insiste…

EGIDIO: Di che angelo parli, ti sei bevuto il cervello?

PAOLO: Come quale angelo, proprio tu lo dici Egidio!

ANNA: Senti Paolo, guarda che oltre a noi qui non c’è nessuno!

PAOLO: Come sarebbe a dire che non c’è nessuno. Io lo vedo, certo non posso toccarlo, per forza è un angelo, ma lo vedo e lo sento parlare. Quindi, non dite idiozie. Voi state scherzando, vero…?!

SARA: No, sei tu che sei fuori!

ANNA: Adesso basta, è ora di finirla…

PAOLO: Sentite, è qui vi dico… accanto a me. Egidio almeno tu, ammettilo che lo vedi.

ANDREA: Come sarebbe a dire che non mi vedono? Questi si sono messi d’accordo per farti fesso.

PAOLO: Ecco, l’avete sentito?! Ha parlato, proprio in questo mo-mento… Eh, allora… che vi avevo detto?!

EGIDIO: Ma… Paolo, stai bene? Devi aver preso una dose eccessiva…

PAOLO: No, adesso mi fate incazzare… Guardate bene, lui è qua, vi dico, vicino a me. Guardate bene. (Pausa) Allora? Possibile che…

SARA: Com’è?! Come sono le sue ali?

PAOLO: Ali…? Ah già, le ali… No, non ha le ali…

EGIDIO: Ma come, un angelo senza ali?! Allora che angelo è?

PAOLO: (Ad Andrea) È vero, come mai sei senza ali?

SARA: Senti Paolo, ma almeno è carino?! (Ride)

PAOLO: Bè, per me… non è un gran che…

ANDREA: Ehi, stronzetto, cerca di non…

PAOLO: Va bene, va bene, (agli amici) se l’è presa. Si vede che mi hanno mandato un angelo un po’ … permaloso…

ANNA: Adesso basta, il gioco è durato abbastanza, torniamo a casa e finiamola con questa storia.

PAOLO: Lui… lui dice, che prima c’era… mi ha descritto cosa abbiamo fatto a casa mia questo pomeriggio. Lui c’era e nessuno di noi l’ha visto. E adesso lo vedo soltanto io, ci sarà pure un motivo, no?!

ANNA: Si, certo che c’è un motivo…

EGIDIO: …lo sappiamo tutti, vero?!

SARA: Ti sei completamente rin…

ANNA, EGIDIO, SARA: …coglionito! (Ridono)

ANDREA: Basta, mi avete rotto! Voglio sapere cosa sta succeden-do!!! Voglio una spiegazione…

PAOLO: Calma, calmati e non urlare così. Cavolo si è arrabbiato.

EGIDIO: Arrabbiato, chi…?

SARA: Come chi, il suo angelo custode, no? (Ridono)

PAOLO: La sapete l’ultima? Pensate che, addirittura, lui dice di non essere il mio angelo custode.

ANNA: Andiamo alla macchina e torniamo a casa ragazzi. Domat-tina gli sarà passata… Sono veramente stanca e non ne posso più.

EGIDO: Vieni anche tu Paolo, dai, dormici sopra. Vedrai che domat-tina tutto ti sarà più chiaro.

SARA: Ciao Paolo, salutami il tuo angioletto! (Escono tranne Anna che se ne va lentamente guardando, ogni tanto, Paolo)

ANDREA:Aspettate… io sono qui! Ci sono, mi dovete vedere…!

PAOLO: Ma… porca puttana… Dovete vederlo! È, qui, vi dico e io lo vedo bene! Questa… questa è una cosa eccezionale, clamoro-sa… Non potete andarvene, così! Almeno tu Anna… aspetta…

ANNA: (Uscendo) Basta Paolo, non hai il diritto di farmi questo…

Scena XII

PAOLO: Perché ve ne andate adesso che è apparso? Perché non lo vedete? (Pausa) Non si sono accorti di te… solo io ti vedo. Non è che hanno ragione loro… sono andato…

ANDREA: Vorresti dire che io potrei essere soltanto una tua… allucinazione…?

PAOLO: Già, può darsi che loro abbiano ragione…!

ANDREA: Sì, ma io sono qua… autonomamente! Ci sono e sto parlando con te! E c’ero anche prima che tu ti accorgessi di me! Quindi, come la mettiamo?

PAOLO: Non lo so… non ci capisco più niente! Non sarà l’effetto delle nuove pastiglie che mi ha fatto provare Ernesto? Boh… Accidenti, è difficile da spiegare... eppure una motivazione ci deve essere, per forza! Basta! Sono stanco, ho la testa che… Non ce la faccio più. Senti… non so se ce la faccio a tornare a casa. Anzi, con la moto rovinata e tutto ammaccato, credo proprio che non mi convenga rientrare. Anche perché ci sarà senz’altro Ernesto ad aspettarmi… Per questa sera cercherò di sistemarmi da queste parti. Là in fondo, mi era parso di vedere dei cartoni che potrebbero fare al caso nostro. Per l’umidità di questa notte andranno bene… non è il Gran Hotel ma spero ti vada bene la sistemazione…

ANDREA: Per forza, sono costretto! L’unica cosa che ho capito fin’ora è che posso allontanarmi da te soltanto per alcuni metri. Non di più, dopo vengo come risucchiato…

PAOLO: Hei, dici sul serio…?! Che figata… Bè, forte no? Te l’avevo detto, io! Allora sei proprio il mio angelo custode! Sei costretto a stare con me… non sei contento?

ANDREA: Contento un corno… Io voglio tornare alla mia vita di prima!!!

PAOLO: Ascolta, ormai puoi anche ammetterlo che sei tu… tu sei il mio angelo… inutile che continui a negare… Adesso basta così, non ho voglia di sentire più niente perché non ce la faccio più. Andiamo… sto crollando dal sonno…

ANDREA: Andiamo. Mah, vediamo come va a finire questa storia.

(I due si incamminano lentamente verso l’uscita) 

Sipario

II ATTO

Scena I

(È mattino, siamo nelle vicinanze del ponte. Paolo dorme coperto da cartoni e carta da giornale. Andrea è, sveglio, accovacciato vicino a lui. Intorno a loro cartoni e oggetti di discarica improvvisata)

ANDREA: E dorme… Questo dorme… beato lui. Almeno riesce a dormire. Io non ho chiuso occhio… non riesco a dormire. Sono qui… in questa situazione grottesca, per non dire drammatica! Se sto sognando… quando mi sveglierò?!  Se sono morto, perché sono ancora qui.? Quando finirà questo incubo! Che senso ha tutto questo?! Lui insiste con la storia dell’angelo… ma io so che non è così. Non può essere… fino a ieri, ero con i miei amici in discoteca e poi la corsa in macchina, quindi… Sono a fianco di un disgraziato che sta buttando la sua vita… un po’ come ho fatto io… è vero non ci ho mai badato alla mia vita. Non ho vissuto come avrei dovuto o voluto. (Guarda in alto) Va bene, questo l’ho capito! E allora?! Perché dovrei pentirmene ora?! La vita è mia e ci faccio quello che voglio! Ma ditemi almeno perché sono qui! Datemi un segno, un qualcosa che possa spiegare la mia situazione; cosa devo fare soprattutto! (Pausa) Ma forse, ecco perché mi capita tutto questo. (Guarda in alto) Secondo voi ho buttato la mia vita al vento, ho sbagliato tutto e adesso sono qui per scontare la pena, vero? E ho l’opportunità di poterla riscattare aiutando questo disgr… Paolo. È così? Rispondete almeno, no? (Pausa) Ma con chi sto parlando? Sto diventando matto? La nostra scienza ha sempre negato che potesse esistere qualcosa d’altro oltre la nostra realtà fisica. E lui mi viene a parlare di angeli! Proprio a me! (Pausa) Però… sono qui, adesso… (Pausa) Forse, devo fare in modo che lui cambi modo di comportarsi. Ecco perché proprio nel momento in cui stava per buttarsi gli sono apparso. È vero, devo aiutarlo e, dopo forse, potrò riprendere la mia vita di prima. Sarà cosi? Almeno spero! Non so come funzionano queste cose.

PAOLO: (Si sveglia e spostando i cartoni si siede dando la schiena a Andrea) Accidenti che dormita, che incubo… che storie, ricordo che ero sul ponte e all’improvviso mi era sembrato di vedere un ragazzo, forse un angelo… è stata come un’apparizione! Ma, (Si guarda in giro) meno male che era soltanto un incubo. Non c’è nessuno, per fortuna è tutto finito. (Girandosi verso Andrea) Avevano ragione i miei amici sono proprio… Ahhhh, e tu che ci fai qui? No, non è possibile…!

ANDREA: Bè, adesso cosa fai? Hai paura di me?!

PAOLO: Oh no, sei ancora qui… credevo che fosse stato tutto un brutto sogno. Ci sei ancora…! Senti, dimmi la verità; sono impazzito o sto veramente parlando con un angelo?

ANDREA: Ancora con questa storia dell’angelo…

PAOLO: Va bene, va bene… tu non sei un angelo… d’accordo! Io credo di non essere pazzo… però ti vedo, ti sento parlare ma non posso toccarti, come me lo spieghi questo?

ANDREA: Ah, su questo ne so quanto te, te lo garantisco.

PAOLO: Perché proprio a me… almeno questo sai dirmelo?

LUCA: (Esce da sotto i cartoni a fianco di Paolo, urlando) Oh, oh, allora… hai finito di dire puttanate al mattino presto?

PAOLO: E questo chi è… da dove sbuca! (Si guarda in giro) Accidenti, ma dove sono capitato? Cosa sei l’uomo lombrico? Cosa c’è, chi sei?

LUCA: Tu, chi sei? Cosa fai nella nostra zona… chi ti ha dato il permesso di dormire qui?

PAOLO: Cos’è, adesso, questo è diventato l’Hotel quattro cartoni e ci vuole anche il permesso?

LUCA: Và via, via… chi sei? Non ti vogliamo qui!

MARTA: (Sull’altro fianco di Paolo si muovono i cartoni ed esce) Basta! Oh, oooh, Basta… possiamo dormire sì o no?

PAOLO: Ragazzi c’è il raduno dei lombrichi…

MARTA: Un po’ di educazione giovanotto…

LUCA: Non offendere… non offendere…!

MARTA: Luca, lascialo perdere… Non lo vedi? Non è uno di noi. Cosa ci fa uno come te qui? Cosa vai cercando?

PAOLO: Io non cerco niente… Sono capitato qua per caso. Ieri notte sono andato sul ponte… Dopo ero talmente stanco che, il primo posto che ho trovato, mi ci sono ficcato!

MARTA: Ahhh, tu sei quello che è caduto con la moto… uuuh, che fracasso che hai fatto! A quanto pare non ti sei fatto niente.

LUCA: Bè… poche storie, adesso stai bene, quindi puoi andare.

MARTA: Luca… Luca, è così che tratti gli ospiti? (A Paolo) Non farci caso è un po’ burbero ma non morde.

LUCA: Ospite? Come sarebbe a dire ospite? Non è certo un albergo qua! E poi figurati, se uno come lui… ospite, qua, da noi…

ANDREA: Paolo, chiedigli se mi vedono? Dai, chiedilo, così verifichiamo se… dai, chiedi… chiedi!

PAOLO: Stai calmo… un attimo, non sono certo sordo… Adesso lo chiedo…

MARTA: Hei, ma con chi stai parlando?!

PAOLO: Eh…? No, è che… sto parlando con l’angelo.

ANDREA: Che idiota…!

LUCA: Con Angelo?!

MARTA: Ah, perché, lo conosci anche tu?

PAOLO: Certo che lo conosco… ma allora, anche voi lo vedete?!

LUCA e MARTA: Sicuro che lo vediamo!

ANDREA: Anche loro mi vedono, ma è incredibile, meno male adesso possiamo…

PAOLO: E riuscite a sentirlo e a parlargli?

LUCA e MARTA: (Si guardano meravigliati) Ma certo, che lo sentiamo…

MARTA: …e gli parliamo, anche!

LUCA: Sì, tutte le mattine viene qui da noi e ci facciamo una bella chiacchierata.

PAOLO: Con lui?

LUCA e MARTA: Sicuro!

PAOLO: Andrea, tu conosci questi due e non mi hai detto niente?!

ANDREA: Ma chi li ha mai visti? Piuttosto chiedi se…

MARTA: Scusi signore ma con chi sta parlando?

PAOLO: Con l’angelo, no? Sentite… voi, non vedete nessuno, qui, vicino a me?

LUCA: Chi dovremmo vedere?

PAOLO: Qui accanto a me c’è un’altra persona, giovane, circa della mia età, con un giubbotto e pantaloni neri. Eh? Allora?!

MARTA: Dobbiamo vedere qualcuno…?

ANDREA: Paolo, lascia perdere… questi…

PAOLO: Sì, la persona che è accanto a me!

MARTA: E dove sarebbe, alla tua destra o alla tua sinistra?

PAOLO: Ma… sulla mia sinistra! Eh… lo vedete?

MARTA: Io alla tua sinistra non vedo niente…

PAOLO: E sulla mia destra?

LUCA: Neanche… Ma cosa vuoi vedere? Marta non ti accorgi che ti sta pigliando in giro? Si sta burlando di te!

MARTA: Ma no, Luca a me sembra sincero!

LUCA: Adesso lascialo andare, è meglio che sloggi da qui.

PAOLO: Porc… Perché volete prendermi per il culo! Poco fa avete detto che vedete l’angelo, adesso, dite di no!

MARTA: Ma sì che lo vediamo Angelo, anzi tra poco arriva!

PAOLO: Come arriva… se è già qua…

MARTA: Spiritoso! Oh, guarda, che ti dicevo, eccolo che arriva.

Scena II

ANGELO: (Entra, ha in mano una cesta con dentro contenitori per caffelatte e qualche panino)

PAOLO: Lui…?  Ma lui non è un angelo!

LUCA: Certo che non è “un” angelo, ma si chiama Angelo!

PAOLO: Ahhh…  io ho creduto…

ANGELO: Oh, buongiorno… ciao Marta, ciao Luca e… benvenuto a te, amico… (Poi guarda Andrea)

PAOLO: Eh, sì… amico! Ma quale amico…

ANGELO: Ah, ma sei il ragazzo di ieri sera… brutta caduta la tua… Come stai, tutto a posto?

PAOLO: Si è sparsa la voce, eh?! Già, tutto a posto…

ANGELO: (Consegnando pane e caffelatte) Questo è per te, Mar-ta… e questo a te, Luca… Buona colazione!

LUCA e MARTA: Grazie, Angelo… (Si siedono su scatole di car-tone sistemandosi per la colazione)

MARTA: Oh, Angelo sei sempre così gentile, tu… Sai, questo giovanotto mi ha parlato di te. Ha chiesto se ti conoscevamo.

ANGELO: Ah, sì…?!

PAOLO: No, non è proprio così, è che…

ANGELO: Vuoi qualcosa da mangiare anche tu?… io sono Angelo e tu? (Gli tende la mano)

PAOLO: Non voglio niente… lascia perdere!

ANGELO: (Ritira la mano) Posso fare qualcosa per te? (Poi sposta il suo sguardo, per un attimo, su Andrea)

ANDREA: (Sente di essere osservato e si agita aspettando che Angelo gli dica qualcosa, ma inutilmente)

PAOLO: Per me? E cosa potresti fare per me… tu?

ANGELO: Come mai non sei tornato a casa tua, ieri sera?

PAOLO: Cos’è, adesso dò fastidio anche a te, qua? Cosa avete tutti contro di me? Avete dormito male e ve la pigliate con me?

LUCA: Tu non dormi tutte le sere sotto i cartoni, vero?

PAOLO: Bè, quando è necessario, perché no?

LUCA: Come mai tutto quel trambusto ieri sera?

PAOLO: Quale trambusto?

MARTA; Lui intende dire…

LUCA: Il casino con la tua moto… tutto quel rumore… truccata, eh? Bella moto… (Indica con il cucchiamo verso Paolo) A quanto andavi? Proprio sulla curva poi… quasi mi stavi travolgendo ieri sera… lo sai?

PAOLO: Ah, sì? Non… non me ne sono reso conto. Avevo fretta… so solo che dovevo arrivare al ponte.

LUCA: Poi l’hai trovato?

PAOLO: Cosa?

MARTA: Quello che cercavi sul ponte!

PAOLO: No… anzi, sì! In un certo senso l’ho trovato! (Guarda Andrea)

MARTA: Bene la nostra colazione è finita… portiamo queste di là.

ANGELO: Date a me, faccio io. (ritira le scodelle ed esce)

Scena III

MARTA: Ma no, ci penso io… grazie, grazie…

LUCA: Visto… servizio completo!

PAOLO: Ma quello chi è? Non mi sembra uno di voi!

LUCA: Intendi un “barbone” come noi, è così che ci chiamate, vero?! No, non è uno di noi. Noi è da alcuni mesi che siamo stati costretti a sistemarci qui, dopo lo sfratto… Invece, Angelo, una settimana fa, l’abbiamo visto arrivare con il suo sorriso tranquillo e sereno… Abbiamo fatto subito amicizia. Adesso è qui con noi, e ci aiuta come può.

PAOLO: Vi aiuta, come? Con un po’ di brodaglia e un pezzo di pane?

MARTA: Ci porta da mangiare… se ci serve qualcosa, come coperte o capi di abbigliamento, lui ce li procura. Eh! È stata dura i primi tempi. Disperavamo di farcela. Specialmente in pieno inverno avevi sempre paura di non svegliarti più al mattino. Ma adesso c’è Angelo che ci aiuta e ci ha promesso che, fra poco, avremo una casa tutta per noi.

PAOLO: Che cosa? E voi ci credete? Per me, quello è un altro di quei balordi che prendono in giro le persone. Chissà quale sarà il suo scopo… Una casa…. Mah…

LUCA: (Tremando e movendo le braccia per il freddo) Accidenti…

PAOLO: Freddo, eh?! Ormai la mattina fa un freddo cane…

LUCA: Già! Bello il tuo giubbino… (Tocca il giubbino di Paolo)

PAOLO: (Ritraendosi) Stai calmo, bello. Non è roba per te!

MARTA: Luca, dai aiutami… (Sistemano i cartoni spostandosi a lato della scena)

ANDREA: Paolo, sai che ho avuto la sensazione, come se quel tipo… Angelo, mi avesse visto, poco fa. Sì, sono sicuro che lui mi vedeva! Sì, mi vedeva…

PAOLO: Ma no, ti sarà sembrato… Non può vederti, altrimenti l’avrebbe detto, no?

MARTA: Hei, ragazzo, parli da solo?

PAOLO: No, Marta, non farci caso…

LUCA: Marta, guarda! Vieni… (Mostra una pagina di giornale) Questo sì che è un uomo fortunato… Guarda, ha vinto alla lotteria, vieni a leggere, vieni! Tutti i suoi problemi sono finiti!

PAOLO: Beato lui…

MARTA: O sono appena cominciati… arrivo, arrivo…

(Luca e Marta si pongono in disparte a lato della scena)

PAOLO: Adesso cosa facciamo? Qui siamo al sicuro per ora. Ernesto impiegherà un po’ di tempo, prima di pensare di venire a cercarmi proprio qui. Però, prima o poi, da qui dobbiamo andarcene. Devo pensare alla moto e… (cerca nel giubbino) acc… il cellulare non c’è piu! Devo averlo perso nella caduta di ieri sera. Che cavolo, sono bloccato qui!

ANDREA: Paolo ascolta, ho riflettuto tutta la notte, della nostra situazione. Molto probabilmente, io sono qui per aiutarti. Anch’io una volta vivevo come te, ma adesso, grazie anche a questa… esperienza, ho capito gli errori fatti. Ho sentito le parole dei tuoi amici, e mi è sembrato di rivivere tutto quello che è capitato a me. La prima cosa che devi fare è liberartene, devi allontanarli da te!

PAOLO: La fai facile tu…  non posso, capisci! Non posso!

ANDREA : (Stupito) Perché non puoi?

PAOLO: (Disperato) Perché devo ad Ernesto una barca di soldi, non ce la farò mai a restituirglieli!

ANDREA: Ma come hai fatto a ridurti in questa situazione?

PAOLO: L’hai capito anche tu, no? La roba, che sia maledetta! Ogni volta ci sono ricascato, anche ieri sera.

ANDREA: Lo so, c’ero.

PAOLO: Ah già! (Disperato) Non so come fare! E non posso rimanere in questo letamaio per sempre. Aiutami ti prego, tu che sei un angelo, l’unica speranza sei tu. Dimmi cosa devo fare!

ANDREA: (Pensieroso) In questi casi sono poche le cose che si possono fare. Non so se sono un angelo ma per aiutarti posso darti un consiglio.

PAOLO: (Aggressivo) Non voglio consigli, voglio soldi! Soldi!

ANDREA: Hei, stai calmo! Fammi parlare… tu sei in una fase di tossicodipendenza in cui, forse, puoi ancora tornare indietro. Devi andare in una comunità, lì sarai al sicuro e potrai curarti.

PAOLO: (Sarcastico) Bravo, bella idea! Ti è venuta tutta da sola o ti hanno aiutato? Bell’angelo! Comunità?! Scherzi? Ma lo sai che cosa vuol dire entrare là dentro?! Mi vuoi buttare in un inferno senza fine?

ANDREA: Sei tu che non lo sai! Io sì, ci sono stato.

PAOLO: Tu sei stato in una comunità?!

ANDREA: Già, dovevo scegliere o il carcere o la comunità.

PAOLO: Ma chi mi hanno mandato?

ANDREA: Ci sono stato per quattro anni. Sì, all’inizio è stato un vero inferno, ma poi, piano piano, sono riuscito a venirne fuori. È l’unico modo per ritrovare il rispetto di te stesso ed essere pronto ad iniziare una vita senza l’uso di droghe. Se vuoi liberarti dalla dipendenza della droga devi innanzitutto…

PAOLO: Sì, ma anche lì vogliono i soldi. Senza soldi non mi prenderanno mai! I soldi servono dappertutto e io non ne ho!

ANDREA: Parlane con tuo padre, senz’altro capirà e ti aiuterà…

PAOLO: No, non lo farà mai! Non hai capito niente, lui di me se ne frega. L’hai vista quella… Vanessa?! Lo sta tosando come uno stupido agnello… e lui neanche se ne rende conto! No, non se ne parla nemmeno… Ma che angelo mi hanno mandato?

ANDREA: Non è come pensi tu… tuo padre ti vuole bene e farà di tutto per aiutarti. E poi non hai altra scelta!

PAOLO: Senti, ammesso che decida di andare in comunità, resta il fatto che devo, comunque, saldare il debito di Ernesto. Quelli non mollano…

ANDREA: Sì, ma se tu…

PAOLO: Però, potremmo sfruttare questa situazione…

ANDREA: Quale situazione?

PAOLO: Ma ti rendi conto?! Il nostro è il caso dell’anno… potremmo scrivere ai giornali per un’intervista esclusiva… ospiti in un programma televisivo… “Clamoroso evento paranormale”. Andrea, io e te insieme diventeremo famosi… Ci daranno…

ANDREA: Una bella camicia di forza… se continui così!

PAOLO: Dici? Già, se nessuno ti vede come faccio a dimostrare…

ANDREA: Proprio così… lascia perdere quest’idea…

PAOLO: Ci vorrebbe una botta di… però! Ma sì… perché no? Ci sono! Il tipo del giornale! Ecco quello che ci vuole, una bella vincita alla lotteria, questa è la giusta soluzione!

ANDREA: Vincere alla lotteria? Lascia perdere dai retta a me…

PAOLO: Tu mi dai i numeri, io li gioco, vinco e risolvo i miei problemi. E poi ti prometto che farò tutto quello che vuoi!

ANDREA: Sai che i tuoi amici avevano ragione? Non mi sembri normale. Non so cosa sono, io, in questo momento, ma posso garantirti che non sono un indovino. Ti darei dei numeri a caso, e siamo al punto di prima. È  assurdo scordatelo!

PAOLO: E a te cosa costa provare? Se va male, perdiamo solo un po’ di tempo, quindi vale comunque la pena di tentare. Mettia-mola così: l’estrazione è per questa sera, se i numeri che mi darai escono, significa che sei un vero angelo. Se non saranno vincenti vorrà dire che non sei affatto un angelo e, ti prometto, che non ti chiederò più niente! Allora?

ANDREA: Ma ti rendi conto che… Se vuoi provare… per me… Ma tieni presente che ti darò dei numeri a caso, senza senso…

PAOLO: Non preoccuparti, basta che me li dai!

LUCA e MARTA: (Si erano fermati meravigliati a guardarli)

LUCA: Che cosa dobbiamo darti…? (si abbassano lentamente le luci. Entrano attori in nero e preparano per la scena successiva)

MARTA: Hei, parli ancora da solo?

PAOLO: Ah, siete qui? Avete sentito?

LUCA: Sì, ma non abbiamo capito niente…

PAOLO: (Agitato) Ho bisogno assoluto di andar via da qui. La mia moto non so dov’è… avete per caso un auto… un motorino…?

LUCA: Eh, magari…!

PAOLO: (C. s.) Qui vicino, non passa un pullman…

MARTA: No, ma…

PAOLO: …o un qualsiasi altro mezzo, che mi possa portare in città!

LUCA: No, da queste parti non passa niente… però…

PAOLO: (C. s.) Che fregatura, sono bloccato…

MARTA: Volevamo dirti che la tua moto l’abbiamo recuperata noi e l’abbiamo sistemata sotto la…

PAOLO: (C. s.) Sì, ma sarà da riparare… come posso fare?

LUCA: Oh no, adesso è a posto… gli ha dato una sistemata Angelo e funziona perfettamente!

PAOLO: Davvero? Ehi, siete grandi… grazie. Andrea possiamo andare. Presto… andiamo subito! Dov’è la mia moto?

MARTA: Vieni ti accompagniamo… ma chi è Ancrea?

LUCA: Boh? La moto è là in fondo…

PAOLO: (Si toglie il giubbino e a Luca) Tieni è per te…

LUCA: Ma… grazie… (Escono, buio)

Scena IV

(Le luci si riaccendono. Casa di Paolo. Paolo e i suoi amici: Egidio, Sara e Carlo insieme a Vanessa stanno festeggiando la vincita. Musica a tutto volume. I ragazzi ballano e bevono. Vanessa al centro della scena si contorce e balla attirando su di sé l’attenzione. Egidio, sudato parla e si muove con difficoltà. È presente anche Anna, in disparte, ma non condivide la loro euforia)

CARLO: Ragazzi, un altro brindisi per Paolo… Viva Paolo!!!

TUTTI: (Tranne Anna) Viva Paolo!!! Viva!!!

SARA: (Ballando) Paolo, sei tutti noi… sei grande… hai vinto!

VANESSA: (Sensuale) Lo sapevo che eri un ragazzo eccezionale…

EGIDIO: (A fatica ritmando) Paolo, Paolo, Paolo,Paolo… Allora avevo ragione… voglio anch’io il mio angelo…

CARLO: Sei forte Paolo! Ricordati dei tuoi amici! Noi ti abbiamo sempre voluto bene! Che fortuna…! Un altro ballo Vanessa?!

EGIDIO: (Barcolla e parla a fatica) Hei ragazzi, sono stato io a suggerirglielo… ho diritto a una percentuale sulla vincita!

CARLO: Ha, ha, ha, bravo… bravo… perché non vai anche tu sul ponte?! Chissà che anche tu non trovi un angelo tutto per te!

VANESSA: Ragazzi ho la gola secca… chi mi scalda un po’…?

CARLO: Qua, Vanessa… è l’ultima bottiglia… tutta per te… che schianto di donna, ragazzi…

ERNESTO: (Entra, va verso lo stereo, dà un calcio all’apparecchio. Si blocca la musica. Tutti si fermano spaventati. Si avvicina a Paolo e spavaldo) Grande Paolo, come stai, passata la paranoia? Mi hanno detto che, qualche giorno fa al ponte, hai fatto lo show. E bravo. Sei sparito, eh? Dì, non penserai mica di andartene lasciandomi il chiodo? Non devi dimenticarti degli amici…

PAOLO: (Irritato) Stronzo, il chiodo te lo tolgo ora e subito. Tieni (gli getta una busta con fare sprezzante).

ERNESTO: (Sorpreso) E questa cos’è? (Guarda all’interno della busta) Ma dove cazzo li hai trovati? (Contando i soldi) Ah, ma… scommetto che è il paparino che paga, e bravo! Glieli hai spillati al vecchio!

PAOLO: (Infastidito) Vecchio un cavolo, ho preso un cinque al su-pernalotto con i numeri che mi ha dato il mio amico. (Fa segno verso Andrea)

ERNESTO: (Sorpreso) Quale amico?

CARLO: Non dargli retta. È fuori. Dice che c’è un tizio che gli parla, una specie di angelo, che lui vede e noi, no. Secondo me si è fatto troppo.

EGIDIO: (Con fatica) Io gli credo… Perché non potrebbe…

SARA: Già, anche l’altra sera al ponte ha continuato a dare fuori con questa storia. Faceva quasi impressione.

VANESSA: Come sono eccitanti queste storie…

ERNESTO: Hei, chi è questa sventola…

VANESSA: Ohhhh! Che uomo forte e rude… (Tende la mano) Il mio nome è Vanessa…

ERNESTO: Già il nome è tutto un programma!

SARA: Dì, Paolo, adesso è qui il tuo angelo?

PAOLO: (Indicando Andrea) Certo che è qui. Saluta i miei amici.

ANDREA: (fa segno con la mano) Salve a tutti.

PAOLO: Sentito?

CARLO e SARA: (Insieme) Cosa?

PAOLO: Vi ha salutati.

ERNESTO: Io non ho sentito niente. Comunque ripetimi questa storia dei numeri. (Prima che Paolo possa parlare suona il telefo-nino di Ernesto che risponde facendo segno a Paolo di aspettare.)

ERNESTO: Pronto?! Ah Capo, salve. Bene, tutto bene. Sono qui da Paolo. No… Macchè, per sua fortuna, ha pagato. Sì, giuro… Boh! Lui dice che… senti questa… un angelo gli ha dato i numeri per il superenalotto e ha preso il cinque. Sì, un angelo, così dice lui… Come… qui? Ma… va bene. L’aspetto. (Chiude il telefonino) Hei, ragazzi tra poco arriverà il mio capo, un uomo eccezionale! È in zona e viene subito. Strano però, di solito non si muove così facilmente per queste sciocchezze! Paolo, ho la gola secca, dammi qualcosa da bere.

PAOLO: Solo acqua.

VANESSA: Già le altre bottiglie ce le siamo scolate noi…

CARLO: È vero, è tutto finito… c’è soltanto acqua!

ERNESTO: Acqua? Sei scemo? Vedere! (Apre un mobile e prende la bottiglia da cui aveva bevuto Paolo nel primo atto. La mostra trionfante.) Acqua, eh? Bastardo, te la volevi scolare tu.

PAOLO: (Gli prende la bottiglia di mano, la svuota e la getta lontano) Questa è vuota. E non c’è ne altre! (Ernesto, rimane un attimo sorpreso e sta per lanciarsi addosso a Paolo)

VANESSA: (Si mette fra i due) No, no, no… non voglio tafferugli, dopotutto questa è una festa… Vero rusticone mio?

ERNESTO: (A Paolo) Ma questa dove l’hai trovata?

UMBERTO: (Entra, si ferma imperioso sulla porta. Tutti si voltano verso di lui)

ERNESTO: Ah, salve… capo… ha fatto in fretta! Stavamo festeggiando. Ma, come mai, si è scomodato per così poco? (Gli tende la mano)

UMBERTO: (Ignorandolo) Dov’è…?

ERNESTO: Chi… Ah… sì… eccolo, è lui… Paolo!

UMBERTO: (Si avvicina a Paolo, gli circonda le spalle con un braccio. Vedendo Andrea al suo fianco ha un attimo di sorpresa ma fa finta di nulla.) E bravo il nostro… Paolo! Allora, racconta-mi un po’ questa storia dei numeri.

PAOLO: (Fa segno verso Andrea. Tutti si guardano dicendosi a gesti: è matto, salvo Umberto che fissa Andrea con attenzione) Lui mi ha detto che mi avrebbe aiutato, io gli ho chiesto come e allora lui ha pronunciato sei numeri. Però devo averne capito male qualcuno perché erano esatti solo 5 su sei. Ma sono bastati, no? Ti ha detto Ernesto?

UMBERTO: Mi ha detto. (Lo porta in disparte) Ti ha confidato lui, il tuo amico invisibile, di essere un angelo?

PAOLO: Bè, l’ho capito io… in un primo tempo ha negato, ma poi l’ha ammesso!

UMBERTO: Ma dì, lo fa spesso?

PAOLO: Cosa?

UMBERTO: Darti i numeri.

PAOLO: No, è la prima volta.

UMBERTO: (Fissando Andrea) Chiedigliene ancora, li giochiamo insieme e facciamo il botto!

PAOLO: Ma, veramente, non so…

UMBERTO: O devo pensare che mi hai preso in giro?

PAOLO: Prenderti in giro? No, no. Aspetta, adesso glielo chiedo.

ANNA: Cosa stai combinando… così ti metti di nuovo nei guai!

PAOLO: Anna, lasciami stare… (Si avvicina ad Andrea, che lo fissa con severità)

ANDREA: Ha ragione Anna, sei davvero tutto scemo. Potevi dire che te li aveva dati tuo padre!

PAOLO: Sì, bravo così potrebbero ricattarmi a vita. Non capisci?! In questo modo li ho fregati.

ANDREA: Secondo me ti sei fregato da solo. Adesso cosa farai?

PAOLO: Gli darò i numeri che tu mi riferirai. Sei o non sei un angelo?

ANDREA: Ma cosa stai dicendo! Non sono qua per dare numeri!

ANNA: Paolo lascia perdere, non hai nessun obbligo verso di loro!

UMBERTO: Allora Paolo, dobbiamo aspettare ancora a lungo? Per-ché non ci dici la verità su quei soldi?

PAOLO: (Allontana Anna, poi a Andrea) Hai sentito? Mi aiuti o no?

ANDREA: E come? Te lo vuoi mettere in testa che la prima vincita è stato soltanto un caso… che non si ripeterà!

PAOLO: Non me ne frega niente, dammi i numeri!

ANDREA: Hai sentito cosa ho detto?!

PAOLO: (Più pressante) I numeri!

ANDREA: Aspetta Paolo, ragiona…

PAOLO: (Quasi urlando) I numeri!!!

ANDREA: (Rassegnato) E sia… (inventando) 8, 23, 40, 66, 78, 81. Ma, sia chiaro non voglio responsabilità!

PAOLO: (Urlando) Datemi una biro! (Ripetendo tra sé i numeri e scrivendo su un foglietto, torna dagli amici, ed  euforico) Eccoli, ragazzi! (Gli altri si fanno intorno, vogliono sapere, si ripetono i numeri uno con l’altro)

CARLO: Cosa aspettiamo andiamo a giocarli, quanti soldi avete, tirateli fuori tutti, dai. E tu, Anna, non giochi?

ANNA: No…

ERNESTO: Io ho qui i soldi di Paolo!

VANESSA: Accidenti, è sempre più eccitante questa festa! Che cosa si vince? Voglio partecipare anch’io!

SARA: Dai Paolo andiamo… andiamo a giocare e a vincere!

VANESSA: (A Ernesto) E tu? Preferisci dare i numeri o fare i numeri… Magari con me…

ERNESTO: Con te ho dei numeri particolari che…

PAOLO: Ma, aspettate io…

ERNESTO: Cosa vuoi aspettare! Hai già dimostrato una volta che quando hai i numeri sono quelli giusti, allora non perdere tempo.

PAOLO: (Confuso) Ecco, io non so se, due volte di fila…

CARLO: Ma se è un angelo! L’hai detto tu che è un angelo, no? Cosa pensi, che ti dia numeri sbagliati?

ANNA: Stai attento, Paolo… (Va lentamente verso l’uscita ed esce)

PAOLO: (A bassa voce come inseguendo un pensiero) Eh sì, è un angelo e tutta questa storia è così strana. Voleva aiutarmi, diceva, forse non poteva farlo direttamente, ma io l’ho convinto, l’ho forzato. Mi ha dato i numeri ed è fatta. (Ad alta voce, rivolgen-dosi agli altri) Andiamo ragazzi, forza, a giocare!

ANDREA: (Si avvicina a Paolo. Gli altri escono. Umberto rimane e, avendo seguito con attenzione il dialogo tra Paolo e Andrea, diventerà particolarmente attento) Ma cosa stai facendo? Sei matto? Quei numeri sono casuali, lo capisci?

PAOLO: Sei tu che non capisci e che non ti rassegni ad essere un angelo. Pensaci, nessuno ti vede, tranne me. Mi sei stato accanto cercando di tirarmi fuori dai casini in cui ero, mi hai dato i numeri che sono usciti permettendomi di chiudere i miei debiti. Se non sei un angelo tu, chi potrà mai esserlo? Convinciti, sei un angelo!

ANDREA: (Confuso, quasi convinto) Ecco, non so, mi sembra che sia tutto così… strano. I numeri, li ho detti a caso…

PAOLO: Forse è così che funziona per voi angeli, ti sembra di tirare ad indovinare e invece è ciò che sarà! Stai sereno, io vado. (Paolo esce con loro. Andrea fa per seguirlo ma viene trattenuto per un braccio da Umberto)

Scena V

UMBERTO: Hei, bello, dove credi di andare…?

ANDREA: (Meravigliato) …Ma… come… Tu mi vedi!? Tu mi vedi, riesci a vedermi, e mi hai toccato… ma com’è possibile…?

UMBERTO: Si può sapere cosa ci fai qui? Cos’è questa… (si guarda in giro) Eh? …Cosa sta succedendo qui?

ANDREA: …io devo andare… Non posso… devo seguirlo…

UMBERTO: Stai qui, …con me. Adesso mi devi spiegare tutto…

ANFREA: Io… veramente, sono io che vorrei sapere cosa sta accadendo. (Si abbassano lentamente le luci)

UMBERTO: Chi sei tu, inconsapevole ombra che vaghi tra i vivi?

ANDREA: Sono qui, come un cane randagio, legato a un’invisibile catena, che si dibatte e cerca invano la sua libertà e la propria essenza.

UMBERTO: Dov’è… Eh?! Dove si è cacciato. Deve essere per forza qui, da qualche parte…

ANDREA: Ma tu chi sei? Fino a questo momento non ero riuscito a comunicare con nessun altro, all’infuori di Paolo… Com’è possibile che anche con te…?

UMBERTO: Qui le domande le faccio io, chiaro?! (Urla verso le quinte) Vieni fuori! Hai capito?! Esci… dove ti sei nascosto?

ANDREA: Ma chi stai cercando, con chi ce l’hai?

UMBERTO: Non ti preoccupare, stai zitto! Lo so io, chi cerco! Deve essere qui, per forza!

ANDREA: Ma… tu, forse… e sì, perché no… non è che per caso sei tu, il vero angelo?! (Restano illuminati solo i due personaggi. Sul fondo, attori in nero, preparano per la scena successiva)

UMBERTO: (Guardando verso la platea) Eppure deve essere qui, da qualche parte. Altrimenti…

ANDREA: Sei tu allora… sei tu il vero angelo!

UMBERTO: (Lo fissa. Pausa, poi) Come hai fatto a capirlo?

ANDREA: Tu sei l’unico che è riuscito, oltre che a vedermi anche a toccarmi, quindi…

UMBERTO: Certo… certo… sei stato bravo a capirlo!

ANDREA: Allora è vero, voi esistete! Un angelo… è la prima volta che mi capita di parlare con un angelo! Adesso potrai spiegarmi la situazione in cui mi trovo.

UMBERTO: Tu non l’hai ancora capito, eh? È sempre così difficile accettarlo per voi umani!

ANDREA: Accettare cosa…?

UMBERTO: Quindi tu, all’improvviso, ti sei trovato accanto a…

ANDREA: Paolo, si chiama Paolo…

UMBERTO: Certo…Paolo… E naturalmente non ti sai spiegare… (Guardandosi in giro, con rabbia crescente,) il motivo… il per-ché, …che cosa devi fare! È così, vero?!

ANDREA: È vero, è vero… è stato tutto così confuso. Ricordo solo che, alcune sere fa, uscito dalla discoteca, mi trovavo in macchina con i miei amici e poi… non ho capito più niente… So solo che ho aperto gli occhi e mi sono ritrovato a casa di Paolo. Scusa se te lo dico ma, ne avrei fatto volentieri a meno. Infatti volevo andar-mene subito… ma niente da fare. Ero come bloccato lì, e non potevo far altro che seguire Paolo. Ero costretto a stargli sempre appiccicato. Fino a quando, finalmente, sei arrivato tu…

UMBERTO: Interessante… interessante… e tu come te lo spieghi tutto questo?

ANDREA: Mi sono risposto che, molto probabilmente, mi trovo vicino a lui per aiutarlo, per fargli cambiare vita…

UMBERTO: Cambiare vita… Perché la sua così com’è non va, eh?

ANDREA: Lascio giudicare a te… alcool, droga… sesso… si sta rovinando e mette a rischio continuamente la sua vita…

UMBERTO: E allora? Un giovane d’oggi cosa potrebbe volere di più dalla propria esistenza?!

ANDREA: Ma… vorresti farmi intendere che tu approvi un comportamento simile?

UMBERTO: Certamente! Anche la tua vita è stata condotta in modo simile. Ve la siete goduta, e questo va bene!

ANDREA: Ehi, ma tu sei un angelo o un diavolo? No perché da co-me parli…

UMBERTO: Angelo o diavolo che differenza c’è?

ANDREA: Bè, direi che ce né…

Scena VI

(La scena adesso è illuminata da luce rossa. Entrano Paolo, Giulio, Sara, Egidio, Carlo ed Ernesto e si dispongono in fondo alla scena. Sono legati con un grosso cordone bianco che blocca i loro corpi)

UMBERTO: Voi uomini avete una visione alterata di angeli e demo-ni. Ammesso che questi esseri esistano!

ANDREA: Come se esistono? E tu, allora, cosa sei?

UMBERTO: Vi siete talmente identificati, fin dalla nascita, in quel vostro corpo fisico, che vi è difficile ragionare o pensare senza farvi influenzare dai vostri sensi. I sensi… credete di dominare il vostro mondo attraverso i sensi, ed invece siete governati da loro!

ANDREA: Governati dai sensi? Ma, adesso, io cosa sono…

UMBERTO: Sei un’anima libera, non più prigioniera di quello stupido fangoso corpo primordiale.

ANDREA: L’anima… e pensare che ho sempre creduto che non esistesse. Adesso me ne rendo conto. La mia anima era un’incon-sapevole prigioniera di un mondo creato dai miei sensi.

UMBERTO: Bravo, stai uscendo dalla tua dimensione prettamente umana! Vieni con me e guardati intorno… ecco la realtà!

ANDREA: Ma… quello è Paolo, come mai è legato? E anche gli altri suoi amici… Perché sono legati?

UMBERTO: Vieni con me. Non ti riguarda! È ora di andare!

ANDREA: (Corre verso Paolo) Paolo… Paolo, sono io Andrea. Ma perché sei legato?

PAOLO: Legato? Che cavolo dici, bastardo! Dove ti eri cacciato?

ANDREA: Bè, e adesso perché ce l’hai con me?

PAOLO: E me lo chiedi anche… i tuoi numeri… i tuoi fottutissimi numeri: neanche uno è uscito! Sono nei guai adesso… ho tutti i miei amici contro di me! Ma, perché ti sento… e non ti vedo?

ERNESTO: Paolo, dove sei? Tu e il tuo angelo maledetto… aspetta che… se riesco a metterti le mani addosso…

ANNA: (Entra, è l’unica non legata. Si copre le orecchie a causa delle urla. Cade per terra e in ginocchio si avvicina a Paolo)

ANDREA: Paolo, ti avevo messo in guardia! E adesso cosa…

GIULIO: Paolo, stai attento ho scoperto…

CARLO: Dai, Ernesto… fagliela pagare. Abbiamo perso tutti i nostri soldi, per colpa sua! Prendilo…

GIULIO: …ho  scoperto che il lavoro proposto da Umberto, il mio socio, era solo una copertura…

SARA: E adesso quale sarà la tua sorte… stai attento Paolo!

GIULIO: …Paolo, il mio socio… il mio socio è invischiato nel traffico di droga… Maledetto… e a me aveva fatto credere…

ANNA: (È ai piedi di Paolo) Paolo! Paolo… sei in pericolo… scap-piamo… ti stanno cercando! Cosa posso fare per te?!

ANDREA: Anna… Anna cosa fai anche tu, qui? Non dovresti…

UMBERTO: (Lo prende per un braccio) Vieni via da qui, lo sai che non può sentirti. Non sono cose che ti interessano… Vieni con me ho detto… Avanti… vieni… vedrai che tutto andrà a posto…

ANDREA: Cosa…? Dove mi stai portando?

UMBERTO: Là, vedi? Il tuo posto è là! (Indica la platea)

ANDREA: Ma… c’è poca luce, faccio fatica a vedere. Questa è… e questi chi sono? Cosa fanno qui, ammassati uno vicino all’altro? Anche loro sono legati! Anche loro hanno le corde intorno al cor-po e pare che non se ne rendano conto! Perché sono qui e perché sono legati?

UMBERTO: Aspettano te… Vogliono che tu vada in mezzo a loro. Guarda come sono ansiosi… Come l’acqua del lago cerca la sua goccia, così loro desiderano la tua presenza!

ANDREA: Ma… non capisco… è così buio… non riesco a distin-guere ah, no… adesso vedo meglio, mi è più chiaro… Questa è una caverna! Siamo all’interno di una enorme caverna! Ci sono strani riflessi di ombre che si muovono.

UMBERTO: Vai, senza paura… loro ti stanno aspettando! Questa è la strada, vai! (Indica la scaletta che dal placo porta alla platea)

ANDREA: Cos’è questo caldo insopportabile… mi sento soffocare! No non voglio scendere! Io voglio tornare alla mia vita di prima!

UMBERTO: Certo, questa è la strada che devi percorrere se vuoi tornare alla tua vita di sempre. Fidati di me…

ANDREA: (Si accovaccia lentamente fino a inginocchiarsi) Ma…Questa…? Io… sento il mio essere sempre più pesante… e questo bruciore cos’è? È come sprofondare in un abisso.

UMBERTO: (Lo fa cadere per terra, lo trascina vicino alla scala  e lo fa scivolare giù) Ecco, così, vai… vai giù! Giù per queste scale, questo è il tuo posto… Ha, ha, ha!!!

ANDREA: No, non… perché? Le gambe, le mie gambe… Sento come una piovra dai cento tentacoli che si avvinghia alle gambe e mi trascina giù! No, non voglio andare… Aspetta… prima… Aiuto… aiuto… Aiutatemi!

UMBERTO: (Spingendolo con le gambe) Giù, vai giù… Ha! Ha! Ha! Questo furbacchione non sapeva dove andare… Volevi fare il furbo! Vai adesso, vai, in mezzo a loro. Saranno la tua atroce compagnia per sempre. Volevi tornare in vita, eh? Povero illu-so… non si può caro mio! Non si può, questo sarà il tuo luogo di spaventosa sofferenza per l’eternità!

ANDREA: Ah, maledetto mi hai imbrogliato, tu non sei un angelo! Basta… portami via da qui… Aiuto, aiuto…!

Scena VII

 (Dal fondo della platea avanza verso il palco Angelo. Tra le mani ha una torcia elettrica. Umberto comincerà a scrutare la sala)

UMBERTO: Inutile che urli, nessuno potrà aiutarti! Ormai per te è finita! Sarai con me per sempre.

ANGELO: (Sale sulla scala) Vieni, non è questo il tuo posto.

UMBERTO: Ah, eccoti qui, sapevo che non potevi mancare. Ma bravo! Sei uscito allo scoperto, finalmente! E adesso cosa fai?

ANDREA: Tu?! Tu sei quello che era vicino al ponte con i vagabon-di, com’è possibile che tu…?

ANGELO: (Aiuta Andrea a rialzarsi e lo porta sul palco) Vieni…

UMBERTO: Fermo! Non lo puoi fare. È contro le regole!

ANGELO: Infatti, tu non hai nessun diritto su di lui.

UMBERTO: (Aggressivo) Lui è mio, fa parte di me… non puoi…

ANGELO: Oh, ti sbagli, fino all’ultimo nessuno è tuo, ha chiesto aiuto, quindi sono qua per questo.

UMBERTO: (Seducente) Andrea, Andrea caro, diglielo anche tu… Vuoi essere con me, vero? Ammettilo che, nel profondo del tuo animo, tu volevi tutto questo. Per tutta la tua vita non hai deside-rato altro. (Gli prende una mano) Vieni con me…

ANDREA: No… lasciami… mi ha imbrogliato, mi ha fatto credere di essere un angelo…

UMBERTO: Ma io sono l’angelo e sono l’unico che può liberarti da questa situazione incresciosa!

ANGELO: Angelo, tu? La tua abilità di confondere e dire bugie non ti risparmierà dalla sconfitta finale! Quando la finirai con questa inutile lotta…

UMBERTO: Lotta impari finché l’animo dell’uomo è con me, fa parte di me. È mio schiavo.

ANGELO: Insisti? L’uomo non è mai stato e mai sarà completa-mente tuo schiavo. Chi crede di esserlo lo ha fatto per sua libera scelta. Lo sai anche tu, vero? Adesso basta, torna da dove sei venuto… Torna nella tua tana…

UMBERTO: No, aspetta… Non puoi…

ANGELO: (Deciso) Vai... via da qui, torna nel tuo abisso!

UMBERTO: (Si accovaccia e spinto da Angelo scende le scale e se ne va in mezzo alla platea) Non finisce qui… quando sarai nella mia dimensione te la farò pagare! Ci rivedremo presto!

Scena VIII

ANDREA: Senti… cerca di dirmi la verità… Perché non ci capisco più niente. Sei tu, l’angelo? Di nome e di fatto?!

ANGELO: (Mentre aiuta ad uscire i personaggi legati) Ne hai im-piegato di tempo per capirlo!

ANDREA: Già, e come facevo? Non sono certo esperto in queste cose. Voi esseri… non so come chiamarvi, dovreste andare in giro con un bel cartello con su “Angelo” o “Diavolo” per non sbaglia-re. Però mi ero accorto che tu mi vedevi, questo devi ammetterlo! Bene, ti ringrazio, ma adesso fammi tornare alla mia vita di prima.

ANGELO: Perché vuoi tornare da dove sei scappato? Adesso ci tieni alla vita?

ANDREA: Bè per me… vivere, morire… Cosa vuoi che me ne importi. La vita è mia e ci faccio quello che voglio!

ANGELO: Non è tua… Però hai ragione, voi uomini avete il libero arbitrio! Vieni con me guarda questo fondo scuro… Adesso ascol-ta. (Al pubblico) Lo sentite anche voi questo suono proveniente da lontano? …Ascoltate bene, lo sentite? (Si sente un profondo suono di tamburo sempre più chiaro) Avete sentito?! Sì, è proprio lei, la voce della terra e si fa sempre più vicina… Sentite?! È qui, vicino a noi, proprio sotto di noi. Sotto i nostri piedi. Oh, guardate adesso, un’enorme distesa di spighe di grano ricopre la collina. Come onde del mare si muovono al vento, creando un bagliore giallo intenso che si spande nel rosso bruno del tramonto. Sagome di alberi in controluce si alzano come inerti guerrieri portatori di pace.

ANDREA: Sì… sì… siamo in mezzo… ma com’è possibile? Siamo veramente in campagna. Il grano, gli alberi, è tutto vero e io li tocco, riesco a toccare tutto… respiro, sento l’aria che entra in me… Sono vivo… sono vivo! (Gira per la scena saltando. Rac-coglie un fiore) Un fiore, che bello rivedere i fiori… guarda una farfalla! Da quanto tempo non venivo in un posto come questo…

Scena IX

LUCA: (Entra, è vestito da contadino, ha in mano una cesta in vimini piena di frutta)

ANDREA: Hei, signore… signore…

LUCA: Sì, cosa c’è giovanotto…?

ANDREA: Lei mi vede?! Mi vede…?

LUCA: Certo che la vedo… ma che domande…

ANDREA: Posso? (Lo tocca) …ma allora è vero! Sono qua, sono tornato come prima! Sono vivo!!! Grazie Angelo!

LUCA: Ragazzo, c’è qualcosa che non va? Ti senti bene?

ANDREA: Bene…? Benissimo, non bene!

MARTA: (Entra, anche lei vestita da contadina e con una cesta in mano piena di panni. Si avvicina a Luca)

LUCA: Eh, beata gioventù. Avete sempre voglia di scherzare! Mo-glie, torniamo al nostro casolare. Ormai è il tramonto e anche la terra necessita del suo riposo.

ANDREA: Certo… certo, anche la terra! Benedetta la terra… Questa campagna… beati voi che coltivate ancora la terra e siete sempre a contatto con la natura.

LUCA: Già, per noi, ormai di una certa età, è sempre più difficile… ma bisogna amarla per poterla capire e lavorarla.

MARTA: Ormai siamo rimasti in pochi aggrappati alle sue zolle.

ANDREA: Peccato perché, soltanto adesso, mi accorgo di cosa ho perso in tutti questi anni in cui ho vissuto dentro quelle camere a gas che sono le nostre città. Mi sembra di essere rinato.

MARTA: Già, qui ci sentiamo più vicini all’anima del nostro creatore. Lei è un turista, vero?

ANDREA: Turista? Non lo so, sono qui come in un sogno. E spero tanto di sognare per l’eternità!

LUCA: (Uscendo) Eh, ragazzo, l’eternità… chissà cosa ci riserva l’eternità…

MARTA: (Uscendo) Beati voi giovanotti, che avete tanta voglia di sognare!

ANDREA: Sono di nuovo in vita. Sono vivo… Vivo! Adesso saprò approfittare meglio…

ANGELO: Vieni Andrea è il momento di andare.

ANDREA: Ehi, ma… non c’è più niente… è tutto sparito… Io pensavo che tu avessi esaudito il mio desiderio.

ANGELO: Lo sai che ciò non è possibile, ormai…

ANDREA: Ma era tutta un’illusione quello che ho vissuto poco fa?

ANGELO: No, non era illusione. Tu hai veramente vissuto quello che hai visto, toccato e assaporato.

ANDREA: E allora, perché è tutto finito?

ANGELO: Ho voluto farti rivedere per l’ultima volta ciò che tu hai buttato via e non rivedrai mai più! Guai a chi aspetta di conoscere il significato della morte solo quando essa arriva!

ANDREA: Cosa ho fatto? Cosa ho lasciato? Ti prego Angelo… fammi tornare indietro! Rivoglio la mia vita… ho capito, ho capito cosa ho fatto, ma adesso basta, che tutto ritorni come prima.

ANGELO: Questo non è concesso. Ciò che chiedi è impossibile!

ANDREA: Impossibile?! Perché allora mi hai fatto riassaporare il sapore dell’aria, la vista del grano, il suo profumo, ho accarezzato la terra e l’erba… Perché adesso mi vieti di tornare a vivere?

ANGELO: A questo dovevi pensarci prima. Sono tutte cose che tu, e tanti altri come te, nella vita avete sempre disprezzato e ne siete sempre stati lontano.

ANDREA: Già, da vivo ero un fastidioso specchio incrinato! Avevo gli occhi per guardare e non riuscivo a vedere. Avevo le orecchie per sentire e non riuscivo a capire. Avevo i sensi e non li utilizzavo… ma adesso… oh, sì, adesso la verità non è più offuscata dai sensi. Adesso è tutto più chiaro! Ma, ora, è più difficile, per me, accettare questa situazione!

ANGELO: Così è la parabola della vita: siete stati staccati dall’alveo principale creato da Dio; siete stati immessi nel fiume della vita; siete stati colti per essere impiegati al servizio divino e, infine appassiti, vi lascerete cogliere dalla mano misericordiosa di Dio, per essere deposti in seno al suo amore infinito come l’universo.

ANDREA: Bello, quello che esprimi… Ma, hai detto che noi siamo al servizio divino?

ANGELO: Sì, ci sono anime che vengono scelte e vengono mandate sulla terra con una precisa missione da compiere. Tu hai dimenti-cato la tua missione. Quella che avevi concordato prima di venire al mondo.

ANDREA: Missione…? Vuoi dire che io avevo una missione da compiere nella mia vita?

ANGELO: Proprio così… Ma, a quanto pare, non l’hai svolta.

ANDREA: Ma questo cambia tutto… Accidenti… e sì, cambia proprio tutto! Se ne fossi stato cosciente, pensi che avrei buttato la mia vita come ho fatto? Non sapevo niente… e come potevo! Non ho portato a compimento la mia missione perché non lo sapevo…

ANGELO: Te ne sei dimenticato, piuttosto! O non l’hai mai cercata. Il compito di voi uomini è quello di essere alla costante ricerca per capire qual è il fine, lo scopo della vostra esistenza terrena. Anche convivendo con la sofferenza.

ANDREA: La sofferenza? Quella la conosco molto bene, purtroppo!

ANGELO: Lo so, ed è stata proprio questo che ti ha salvato, insieme a quel poco di fede che ti era rimasta! E so anche del tuo grande dolore causato dalla scomparsa di Chiara… la tua ragazza. (Si abbassano le luci)

ANDREA: oh, Chiara, sì… per lei avrei fatto qualsiasi cosa… e una siringa infetta me l’ha portata via. Era tutto per me!

ANGELO: L’amavi molto, vero? Vieni con me…  (Escono, buio)

Scena X

(Luce solo sul lato destro della scena. Nel suo cono di luce entra)

UMBERTO: Oh, antichi dei, figli miei, divinità ormai scomparse dove siete? L’austera scienza scaturita dalla mutevole umana co-noscenza crede di avervi travolto e sconfitti, buttandovi in una vo-ragine infinita. Ma adesso è arrivato il tempo a voi concesso per riemergere dall’oscuro baratro in cui vi hanno scaraventato! Oh, uomo, appena creato, com’eri candido e duttile al mio contagio infernale! Sono riuscito e rendere il tuo cuore sterile come pietra! Adesso la lama reclama la sua carne. (Sul fondo della scena si ac-cende una luce blu e, in penombra, appaiono le sagome di Erne-sto e Paolo che si fronteggiano con coltelli alla mano) Il sangue scorrerà e come il vino zampilla da un otre trafitto, cosi il tuo cuore perderà la sua linfa vitale. Eccoli, i due contendenti, hanno subito il fascino della mia perfidia e adesso l’odio, lo porta uno contro l’altro. (Entrano Carlo ed Egidio)

ERNESTO: Ti ho trovato finalmente… Adesso sei mio…

PAOLO: Sono qua e non ho paura di te…! (Iniziano a lottare)

ERNESTO: Voglio fartela pagare per i soldi che mi hai fatto perdere.

PAOLO: Sei tu che devi pagare per tutto il male che mi hai fatto!

UMBERTO: Forza ragazzi… datevi da fare, che vinca il migliore!

CARLO: Dai, Ernesto, siamo alla resa dei conti… fagliela pagare a quel bastardo!

EGIDO: (Con un fil di voce) Cosa fate… perché… attento Paolo…

(Entrano Angelo e Andrea seguiti da Luca e Marta)

UMBERTO: Ah, sei tornato… ma cosa vuoi? Vattene non abbiamo bisogno di te!

ANGELO: (Urlando) Fermi! (Aumenta la luce)

ERNESTO: Cosa vuoi, straccione. Ne ho anche per te sai.

PAOLO: Andrea sei qua… ma dove ti eri cacciato?

ANDREA: Sono qua… sono qua e ho tante cose da dirti…

ERNESTO: Hei, con chi stai parlando? Vuoi fare lo scemo e svignar-tela. Tu, da qua, non te ne vai!

LUCA: Basta così, ragazzi…

MARTA: Sì basta… mettete via quei coltelli!

ERNESTO: E questi altri pezzenti chi sono, amici tuoi? Sono venuti a darti una mano? Come sei ingenuo!

PAOLO: (Preoccupato) Perché siete qui anche voi? Non dovevate…

ANGELO: “La vita è così preziosa agli occhi di Dio da non poter essere sprecata in nessun modo!” (Guarda negli occhi intensamente Erne-sto, che finisce per abbassare il coltello) Ecco, bravo. Così va me-glio. Paolo, vieni qui avvicinati. (Paolo si avvicina, li prende en-trambi per un braccio e li tiene accanto a sé. I coltelli cadono per terra. A Ernesto) Se adesso lo uccidi avrai solo un omicidio sulla coscienza, non i tuoi soldi. Inoltre in questi anni hai guadagnato abbastanza, sulla pelle degli altri, per aver davvero problemi di denaro. Sarebbe un assassinio gratuito. E tu Paolo, sei un ingenuo. Hai veramente creduto che gli angeli venissero al tuo fianco per darti i numeri da giocare?

PAOLO: Ma… come sarebbe a dire… io volevo soltanto…

ANDREA: Paolo, è lui, è lui il vero angelo!

ERNESTO: (Si stacca da Angelo) Ma questo chi è? Cosa stai dicendo… è un tuo amico, capo?

UMBERTO: A dir la verità ci conosciamo da tempo… da molto tempo! Sapete chi è?! È un pezzo grosso… Amico, perché non confessi il motivo della tua presenza in mezzo a questi poveri mortali. Perché non vuoi svelare in che pericolo sono gli uomini. Siamo alla fine dei tempi. È finito il vostro mondo…

ANGELO: “Questa povera umanità che spreca risorse, che affama popoli interi, che da una supremazia naturale, ricava soltanto guadagni per sé e infrange continuamente le leggi divine, oggi non può più continuare così! Dio oggi vuole che l’uomo si svegli e si apra alla Luce. Per questo Io vengo a parlarvi così, ovunque mi sia dato di farlo e anche a livello di coscienze collettive, per elevare il pensiero degli uomini  tutti, per mostrare ancora come l’Amore di Dio agisca a tutti i livelli.”

UMBERTO: Dillo!!! Ammettilo che siamo vicino al Giudizio Uni-versale! Ah, ah, ah, il grande Giudizio Universale è arrivato, tremate uomini, tremate… Ecco perché lui è qui! (Risata)

PAOLO: Cosa state dicendo?

ERNESTO: Cosa sono queste stronzate…? (Agitazione generale)

LUCA: Oggi si manifesta l’iniquità del mondo, sembra che solo il male prevalga! Quali santi, quali uomini puri, tendenti alla perfezione divina riusciranno a sconfiggere le tenebre!

CARLO: Questo è matto da legare… Cosa state dicendo…?

ANGELO: “Ma vi rendete conto di vivere su di una enorme polve-riera in grado di distruggere la Terra e tutti i suoi abitanti!”

UMBERTO: È quello che voglio. Questa palla vagante nell’universo la voglio vedere ridotta in migliaia di frantumi! (Risata)

ERNESTO: Questi sono pazzi… Ma, capo, è vero quello che dite?

ANGELO: “A tanto la follia umana della corsa agli armamenti vi ha portato. Questo ed altro vorrei dirvi per scuotervi dal torpore in cui siete immersi. Siate sin d’ora totalmente aperti all’ascolto, verranno giorni di buio, verranno altri tormenti che, seppur neces-sari, faranno uscire allo scoperto il male che incombe sulla terra.”

PAOLO: Andrea, sei sicuro che è lui l’angelo?

ANDREA: Certo che è lui. E vi conviene ascoltarlo!

CARLO: Per quanto tempo dobbiamo sentire queste bestialità?

ERNESTO: Basta, fatelo star zitto!!!

UMBERTO: Continua, non mi sono mai divertito tanto! (Risata)

ANGELO: “L’alba del nuovo mattino è già cominciata ed ognuno potrà, se vorrà, cambiare rotta purché lo voglia davvero, s’intende. Ora la Verità si fa strada nei cuori di tanti e questo lavoro sublime l’ha fatto Sua Madre. La Madre del Cristo Risorto! Cercate di ca-pire che viviamo in tempi davvero pesanti e che la battaglia contro le forze del male dovete condurla voi stessi per primi.”

CARLO: Ma di cosa state parlando? Volete farci paura, eh?

ERNESTO: Basta, ho detto! Lo scherzo è durato abbastanza!

EGIDIO: Scherzo? Non mi sembra che stiano scherzando…

MARTA: Silenzio, fatelo parlare! Ascoltatelo e fate bene attenzione a ciò che dice!

ANGELO: Oggi è diverso: è la seconda venuta del Cristo Risorto che cambierà le cose ferme da sempre; ferme come un incantesi-mo perverso che fa correre, senza senso, mentre non si comprende il vero senso della vita.

UMBERTO: Hei, state tremando? Vi siete fatti abbindolare anche voi da questo demente?

ANGELO: Pregare è la cosa più facile che l’uomo possa fare sulla terra. E proprio a questa cosa facilissima Dio ha legato la salvezza di ognuno.

UMBERTO: Avete forse paura di lui? (Sussurra all’orecchio di Ernesto. Ernesto raccoglie un coltello da terra)

ERNESTO: Paura… io? Carlo, vai, diamo una lezione a questo…

EGIDIO: (Si pone davanti ad Angelo) No, lasciatelo stare…

ERNESTO: E spostati idiota… ce n’è anche per te… (Fa per colpirlo)

ANGELO: (Ferma il braccio di Ernesto) Lascialo andare, lui vuole me! È qui per me… e non mi tiro indietro!

MARTA: Fermi… che intenzioni avete?

LUCA: …lasciatelo!

CARLO: (Raccoglie il coltello da terra e insieme a Ernesto comin-ciano a colpire Angelo) Tieni, bastardo… come osi… prendi…

UMBERTO: Così, così… bravi ragazzi… adesso vediamo se è un vero angelo! E voi, guardate la fine che fa!

ANDREA: Fermali, Paolo fermali!

CARLO: (Blocca Paolo, minacciandolo con il coltello) Fermo, imbecille, cosa credi di fare? Ormai è nostro!

EGIDIO: No, no… fermi, perché? (Tenta di fermare Ernesto)

ERNESTO: (Ferisce Egidio ad un braccio) Togliti cretino… cosa vuoi fare… fatti i fatti tuoi! (Riprende a colpire Angelo)

LUCA: No, no… Cosa vi ha fatto… non ha fatto niente di male!

ANGELO: (Cadendo a terra) Non dimenticate la forza della preghiera… Haaa… pregate con fervore per le cause del bene e del male… il mondo ha bisogno delle vostre preghiere… Haaa…

ERNESTO: (Lo prende a calci) Tieni, tieni… e questo sarebbe l’angelo, eh?

CARLO: Basta Ernesto… è inutile… è morto!

ERNESTO: Morto?  È già morto… Ecco che fine fa il vostro angelo!

PAOLO: Cosa avete fatto vigliacchi, cosa c’entra lui? Perché l’avete ucciso? Cosa vi ha fatto? (Si inginocchia vicino a lui)

CARLO:Ernesto… è meglio andare via da qui, prima che arrivi qualcuno…

ERNESTO: Giusto, filiamo… (Escono Ernesto e Carlo)

PAOLO: Ah, vigliacchi! Ve ne andate… adesso scappate!

MARTA: No, non è possibile… cosa hanno fatto…

LUCA: Oh no, l’hanno ucciso, hanno ucciso la nostra unica speranza

DIANA:. È morto… o no, ma perché… perché? (Cade in ginocchio) Sentite io… (Cade a terra)

PAOLO: Diana, Diana… è ferita! Bisogna fare qualcosa per lei!

MARTA: Presto, bisogna portarla in ospedale!

LUCA: In ospedale… sì, povera ragazza…

PAOLO: Aiutami Luca, portiamola alla macchina.

MARTA: E Angelo? Non possiamo lasciarlo, qui, da solo…

LUCA: Purtroppo, ormai, possiamo fare ben poco per lui… Adesso corriamo in ospedale poi penseremo a lui. (Escono)

UMBERTO: (Si avvicina e s’inginocchia vicino a d Angelo) Mi di-spiace, mio caro tesoro… sai che io mantengo sempre le mie pro-messe. Mi sono vendicato… oh, non m’illudo, so che non è finita! Al prossimo incontro, vecchio mio! (Esce)

Scena XI

ANDREA: Ma com’è possibile? Ti hanno ucciso, ti sei fatto uccidere senza reagire, perché? E adesso è tutto finito?

ANGELO: (Si alza, rimane per terra il suo vestito)

ANDREA: Hei ma… credevo fossi morto!

ANGELO: … il mio corpo mortale è morto, è rimasto là per terra.

ANDREA: Ah, è così? Senti, ma quello che dicevi prima… è vero o è soltanto un’altra bugia di Umberto?

ANGELO: Satana, invidioso della bellezza creata dal Padre, ha più volte tentato di distruggere il Paradiso Terrestre. Ma non dovete preoccuparvi il Giudizio Finale inteso come Universale è volto a ridare al mondo un aspetto diverso e ben più consono alle leggi divine.

ANDREA: Ma sei sicuro? Sono questi i tempi?

ANGELO: Nessuno lo sa. Tutto avrà inizio dopo tre giorni di buio totale e quando ciò avverrà l’uomo sarà chiamato a scegliere. Egli verrà nelle vesti di Giudice e chi avrà riconosciuto Suo Figlio sarà risparmiato; chi non lo avrà voluto riconoscere, avrà la sua sorte. Adesso devo andare. Tu sai cosa devi fare, vero? Ti ho spiegato bene ogni cosa.

ANDREA: Sì, ma… ci rivedremo?

ANGELO: Certo… e anche prima di quanto tu creda! (Escono, buio)

Scena XII

(Casa di Paolo. Paolo entra seguito da Luca e Marta)

PAOLO: Forza, entrate… su, avanti senza problemi!

LUCA e MARTA: Ma… veramente…

MARTA: Non vorremmo disturbare!

PAOLO: Nessun disturbo… Vi ho invitati io, no?!

LUCA: Già, certo… grazie…

PAOLO: Scusatemi un momento, arrivo subito, vado a prendere la mia valigia in camera. Accomodatevi intanto.

LUCA e MARTA: (Si siedono guardandosi perplessi)

MARTA: Luca…

LUCA: Si, Marta…?

MARTA: Cosa pensi di questa storia?

LUCA: Cosa ne penso… cosa vuoi che pensi… siamo qua…

MARTA: Senti siamo ancora in tempo a…

LUCA: …a fare cosa?

MARTA: …a scappare! Andiamo via da qua…

LUCA: Non ti fidi, eh?

MARTA: Mah… e tu? Dopo quello che è successo ieri!

LUCA: Già, povero Angelo… che fine ha fatto! Ascolta la porta è là… vieni… (Le tende la mano)

MARTA: Sì, sì andiamo… (Gli prende la mano e si avviano verso la porta) Andiamo… prima che…

PAOLO: (Rientra) Hei, cosa fate? Ve ne andate senza salutarmi?

MARTA: Ahhh! No… noi volevamo soltanto…

LUCA: Prendere un po’ d’aria… Non siamo abituati a…

PAOLO: (Li prende, li trascina verso il divano e li fa sedere) Non preoccupatevi. Vi ho portati qui per chiedervi un favore… un favore da poco, per voi… Almeno spero!

LUCA: Un favore…?

MARTA: Da noi…?

PAOLO: Già… Io tra poco partirò. Verrà mio padre a prendermi.

LUCA: Ah, ecco…

MARTA: …tu partirai…

PAOLO : Ecco, il favore è questo… Durante la mia assenza, vorrei che voi vi stabiliste qui… a casa mia.

MARTA: Noi, qui…

LUCA: A casa tua?! Ma veramente, noi…

PAOLO: Proprio così, mi fareste un grande favore. Ho deciso di farmi curare. Andrò in comunità e spero tanto di riuscire a guarire e a cambiare veramente. Durante la mia assenza, voglio che ci abitiate voi in questa casa.

LUCA: Ah, sì che bello… finalmente un tetto sulla testa!

MARTA: …ma noi non possiamo…

LUCA: Non possiamo…?

MARTA: Ti ringraziamo Paolo, ma… è troppo per noi… è una responsabilità che…

LUCA: Ah, è troppo? …già, è troppo… Ma perché Marta?

PAOLO: Sentite, so che siete brave persone e che solo le avversità della vita vi hanno costretto a vivere… come sapete. Voi mi avete aiutato una volta… vi chiedo di aiutarmi ancora…

LUCA: Ma sei tu che aiuti noi…

MARTA: Aspetta Luca… eh sì, aspetta… e noi cosa dovremo darti in cambio?

LUCA: Ah già, è vero… dov’è il trucco?

PAOLO: No, non c’è nessun trucco. Non voglio niente… Voglio so-lo sapere che a casa mia c’è qualcuno che ci bada, magari che mi aspetta… È così complicato credermi? È un favore che vi chiedo e… anche Angelo ne sarebbe contento!

MARTA: Angelo… adesso capisco. Sì, penso che potremo accettare.

LUCA: Accettiamo… accettiamo.. Grazie, Paolo… grazie…

MARTA: Sì, grazie a te… e anche ad Angelo!

PAOLO: Ecco, venite… questa è la camera da letto. Là il bagno, il resto è qui. Penso che possa andare bene per voi due….

LUCA: Grazie ancora Paolo, non sai quanto, tutto questo, sia impor-tante per noi…

MARTA: Paolo… sei veramente…

PAOLO: Bene, adesso basta… Questa è la chiave dell’appartamento, andate a prendere le vostre cose e sistematele qui. Andate…

MARTA: Sì, certo… certo. Dai Luca andiamo… (Esce)

LUCA: Arrivo, arrivo… (Esce)

Scena XIII

ANDREA: (Entra) Allora Paolo… hai fatto come ti ho detto?

PAOLO: Sì, e adesso mi sento meglio… Penso ad Angelo…

ANDREA: Già, ma non preoccuparti lui sta bene… e ti saluta.

PAOLO: Mi saluta? Ma se è morto… ah, già che voi… scommetto che vi vedete… Grazie a lui Ernesto e Carlo sono in galera, e io ho trovato il coraggio e la determinazione di curarmi. Sai che ancora adesso stento a crederci! Un angelo, un vero angelo! E io come uno stupido non me ne sono reso conto. Avrei voluto chiedergli un sacco di cose…

ANDREA: Paolo, sono qui per salutarti, è finito il mio tempo…

PAOLO: Ma come, te ne vai? Adesso che mi ero abituato a te e ai tuoi consigli?! Non lasciarmi… Cosa farò senza di te?

ANDREA: Non preoccuparti, te la caverai, e poi ti sarò, comunque, sempre vicino. Anche se non potrai più vedermi.

PAOLO: Perché… resta con me, non andartene…

ANDREA: Tu non puoi immaginare, Paolo, cosa sia la dimensione dopo la vita. Sai, in parte, avevi ragione tu. Sono stato chiamato e mi stanno addestrando per diventare uno spirito guida.

PAOLO: Spirito guida? Diventerai anche tu un angelo?

ANDREA: No, non è così semplice! Devo ancora scontare i miei peccati. Per adesso, attraverso Angelo, ho avuto l’esperienza di quel tipo di viaggio interspaziale che, tante anime come me, fanno per comprendere di più l’universo intero come creazione divina e popolato, pensa un po’, da miliardi di anime più o meno evolute. Ma certamente con civiltà molto più avanzate di noi terrestri.

PAOLO: Ma allora è vero, esistono altre forme di vita nell’universo!

ANDREA: “Già, così la presunzione umana se ne va via subito. Sai, è bello vivere delle realtà che a noi paiono impossibili da concepire. Noi, sulla terra, siamo veramente agli inizi dell’evolu-zione spirituale e gli altri invece sono così consapevoli di Dio, che vivono come in sintonia costante con la sua verità. E io sono rimasto affascinato da ciò che mi hanno fatto sentire e provare, perché è sempre una questione di energia e vibrazione. È una cosa indescrivibile e il solo ricordo mi fa commuovere!”

PAOLO: Se è così, vengo anch’io con te! Voglio vedere…

ANDREA: Lo vedrai quando sarà il tuo momento. Adesso cerca di vivere bene la tua vita. Hai ancora molto da fare qui.

PAOLO: Hei, comincio a vederti come in trasparenza…

ANDREA: E sì, la mia anima sta lasciando la pesantezza della dimensione umana. Vedi “l’anima rassomiglia a una piuma, se non è ancorata al corpo, sale facilmente fino in cielo. Se è zavorrata con un peso, cade fino al centro della terra. Liberala dal ricatto del tuo corpo e dal peso dei peccati, vedrai l’anima tua salire fino in cielo.”

PAOLO: Senti, ma com’è dall’altra parte, l’inferno il paradiso…

ANDREA: “Chi ancora vive non deve chiedere che gli si svelino tutti i segreti dell’Aldilà. Quello che posso dirti è

… devo andare, ti saluto… Un’altra cosa…

PAOLO: Cosa…?

ANDREA: Anna… lei ti vuole bene…

PAOLO: Lo so, lo so… tu hai capito che… io l’ho sempre respinta, perché non volevo che si rovinasse anche lei. Credi che adesso, che ho intenzione di curarmi, posso sperare ad un futuro con lei?

ANDREA: Lo sai che ti ama. E ti ama per quello che sei.

PAOLO: Ma cosa le dico… dopo tutti questi avvenimenti strani… che spiegazioni devo dare?

ANDREA: Bè, potresti sempre dire che Andrea non era altro che una tua invenzione, una tua idea per uscire dalla situazione in cui ti eri cacciato.

PAOLO: Non mi crederebbe mai… E poi no, non funzionerebbe…

ANDREA: Non preoccuparti… Se ti ama veramente, capirà, ciao…

PAOLO: Ma… Andrea… Andrea… è sparito… non c’è più! Ricordati di me, hai sentito? Non abbandonarmi… (Si siede sul divano)

Scena XIV

ANNA: (Entra) Eccomi, mi hai fatto chiamare… mi hanno detto che devi partire…

PAOLO: Parto oggi…

ANNA: Oggi? Ma… non pensavo così presto…

PAOLO: Devo proprio partire e volevo salutarti… nonostante tu…

ANNA: (Appoggia la sua borsetta sul divano) Io cosa…

PAOLO: Da un po’ di tempo… ti sei allontanata da me.

ANNA: Per forza! Uno che racconta in giro di parlare con esseri invisibili! Uno che praticamente parla da solo… non so se mi spiego! E poi, ultimamente, mi hai sempre trattata male…

PAOLO: Per questo hai ragione e ti chiedo scusa…

ANNA: …e il tuo amico o angelo, che chiamavi Andrea?

PAOLO: Ah, quello… no… era tutta una mia invenzione. L’ho fatto per…

ANNA: Ah, lo dicevo io… Avevo ragione… Mi sembrava strano! Paolo, tuo padre mi ha detto della tua intenzione di curarti.

PAOLO: Sì, parto e non so per quanto tempo. Ci vorrà qualche anno… almeno spero. Non so… vorrei che tu… sì insomma, credi che… certo forse qualche anno è troppo. Però se tu ed io…

ANNA: Ho qui fuori le mie valigie.

PAOLO: Valigie? Per fare cosa…?

ANNA: Vengo con te. Pensavi che ti lasciassi solo? Insieme a tuo padre abbiamo affittato un appartamento vicino alla comunità. Non ti libererai facilmente di me.

PAOLO: Ma allora… allora tu…

ANNA: Sì… Andiamo… (Gli tende la mano)

PAOLO: Anna, sei proprio… (Si avviano abbracciati verso l’uscita)

ANNA: (Si ferma) Ah, la mia borsa… Paolo, vai… arrivo subito. (Paolo esce)

ANNA: (Guarda in alto, luce solo su di lei) Grazie, Andrea…

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