Angeli rubati

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ANGELI RUBATI

-rappresentazione natalizia-

a cura di GIAMPIETRO Amelia

Adattamento da un testo di Maria Grazia Sieni,

9 Personaggi:  Briscola, il Duca, il Corvo, l’Angelo n° 1, l’Angelo n° 2, l’Angelo n° 3, il Gatto, Lucchetto, Mastino.

(Una squallida stamberga con pochi mobili spaiati e cinque brandine (o coperte), allineate lungo la parete di fronte. A sinistra, un tavolo sul quale sta una grossa candela spenta; a destra, la porta d'ingresso; al centro, una finestrella.  All'aprirsi del sipario, la scena rimane vuota per qualche istante, poi  si sente la chiave  che gira nella toppa, si apre la porta e Briscola entra nella stanza, seguito dal Duca. Il cappello calato sugli occhi e il bavero del cappotto rialzato celano in gran parte il loro viso. Ciascuno regge una grossa sacca di tela, rigonfia. Entrano anche il Gatto e Mastino che portano la refurtiva.)

SCENA PRIMA

Duca:  (gettando il cappello su una sedia)—chiudi la porta e accendi la candela. Ormai siamo al sicuro. Comunque ci è andata proprio bene; in giro non c'era anima viva.

Briscola:(carico del sacco grande, esegue) —chi vuoi che giri in una nottataccia come questa? Fuori si gela...

Gatto(carico del sacco piccolo) —ma se qualcuno ci avesse visti e avesse avvertito gli sbirri?

Mastino:  —gli sbirri  hanno ben altre gattte da pelare. Sai bene che sono occupatia dar la caccia ai contrabbandieri... Beh, diamo un'occhiata al malloppo...

(Si chinano  tutti sulle  sacche, le  aprono e cominciano a tirarne fuori alcuni candelabri d'argento e  due sacchetti zeppi di monete).

Briscola:(cupo)   —io, però, non mi sento tranquillo...

Duca:  (sbuffando) —accidenti a te, Briscola! Piantala di far l'uccello del malaugurio! Che  ti  succede?  Sei  bianco come un cencio lavato. Neanche fosse la  prima  volta  che  facciamo  un  «colpo».

Gatto:   (piano) —ma è la prima volta che lo facciamo in una chiesa, Duca... e non mi piace,   non  mi piace per niente.

Mastino:  (aspro) —ehi, dico, ragazzi,  non vi farete mica prendere dagli scrupoli,  eh?  (soppesando  i  sacchetti)  Quanto credete che ci sia qui dentro?

Briscola: —mah, non saprei ... non una grande somma,  immagino.  Son quasi tutti centesimi: i parrocchiani di don Giacinto sono avari.

Duca:  (indignato) —Dio li fulmini! (rovistando nel sacchetto) Guarda qui: un bottone! Che gente disonesta!

Gatto:   —già...  perché  noi,  invece...

Duca:   —che c'entra? Noi non andiamo mica in chiesa a batterci il petto!

Briscola:  —mettila come vuoi, ma io ho un gran peso sullo stomaco... Chissà che faccia farà domani don Giacinto:  ci teneva tanto a questi candelabri...

Mastino:   —di' un po', Briscola, stai diventando scemo? T'avverto che m'hai proprio scocciato, col tuo don Giacinto! (Richiudendo con rabbia i sacchetti) Daqualche parte, ci dev'essere ancora  una mezza bottiglia di grappa. Vedi se la trovi: ho la gola secca.  (Si siedono)

Mastino:  (tirando giù da una mensola la bottiglia) —finora non avevamo mai rubato nelle chiese... abbiamo commesso un sacrilegio.  Duca, un sacrilegio... (posa la bottiglia sul tavolo)

Duca:   (irosamente)—chiudi quel maledetto becco e dammi da bere: sono intirizzito.

Gatto:   (prendendo due bicchieri e versando da bere per entrambi) —stanotte nevicherà di certo:  il  cielo era tutto bianco. (Guardando l'orologio) Mi pare che il Corvo e Lucchetto stiano ritardando troppo... purché non si siano fatti beccare!

Mastino:   —quegliidioti! Sarebbero capacissimi di«cantare!»

Briscola: —quando ce la siamo battuta, loro sono rimasti in chiesa... Li ho chiamati e mi hanno risposto che andava tutto bene e che ci avrebbero raggiunto subito. (si sente un fischio acuto)   Eccoli !

Voce del Corvo:  —ehi, voi, aprite! Venite a darci una mano!

Gatto:   (aprendo l'uscio)  —non gridate, stupidi... Vengo... (esce, lasciando la porta aperta. Poco dopo rientra insieme al  Corvo e a Lucchetto, spingendo nel centro della stanza un alto scatoIone.     Il  Corvo chiude la porta con un calcio e si Ìibera del cappotto). 

SCENA SECONDA

Lucchetto:  —quest'accidente m'ha rotto la schiena.  Eppure,  quando  l'ho  preso non sembrava così pesante.

Duca:   —che cos'è?

Lucchetto:  —non lo so.

Duca:    (inviperito)   —come non lo sai? Vuoi dire che vi siete trascinati dietro questa baracca, senza sapere che cosa ci fosse dentro?

Corvo:   —dovevamo agire in fretta...

Briscola:    —dove l’avete «arraffato»?

Corvo:     —in sacrestia. Per poco nonci mandava lunghi distesi in terra. Ci siamo inciampati contro.   Potrebbe esserci dentro un mucchio d'oro e d'argento...

Gatto:      —parli come se la chiesetta di don Giacinto possedesse i tesori d'una cattedrale. Bella prodezza abbiamo fatto, stanotte, bella prodezza!

Mastino:    (aspro) —chiudete il becco e aprite questa trappola. Vediamo se il Corvo  e Lucchetto hanno fatto buona pesca.... Da che parte si apre?

Corvo:   —da questa parte: si tira un lato come lo sportello d'un armadio... ecco fatto!... Toh, questa, poi...

Tutti:   (fanno un passo indietro fissando sbalorditi il contenuto della grande scatola: —tre Angeli congrandi ali bianche!(i fanciulli che impersonano gli angeli dovranno cercare di mantenere una immobilità statuaria)

Duca:     (ironico) —ammira il tuo favoloso tesoro, mio povero Corvo: tre Angeli di legno dipinto. Un bel bidone, non c'è che dire!

Lucchetto: (grattandosi un'orecchia, mortificato)  —tre Angeli! Che diavoloce ne facciamo, noi, di tre Angeli? 

Briscola:  (con voce roca) —sono gli Angeli del presepe! Alcuni anni fa si erano rotte loro le ali e don Giacinto voleva mandarli a Firenze per farli restaurare... ma non riusciva mai a racimolare i         quattrini necessari... (tirando fuori con precauzione un Angelo dalla scatola e avvicinandolo al tavolo)  Non hanno mai avuto un aspetto così splendido... sembrano proprio nuovi. Devono essere appena tornati da  Firenze,  ecco perchésono ancora chiusi nello scatolone.

Mastino:    —Dobbiamo disfarcene immediatamente... Ci conviene bruciarli; non ne resterà  traccia ed avremo un po' di fuoco per scaldarci.

Gatto(inorridito) —bruciarli? Sei impazzito, Mastino? Non possiamo fare una cosa simile... «bruciare» gli Angeli del Presepe!

Duca:     (duro) —non abbiamo scelta. Non possiamo tenerli qui: è troppo pericoloso!

Briscola:  —accidenti a te. Corvo! Perché li  hai presi?...  Tra  due  giorni  sarà  Natale...  don  Giacinto  deve  preparare  il Presepe e gliAngeli sono i pezzi più belli...  Guardateli: sembrano così  tristi!

Mastino:    —basta! Ne ho fin sopra i capelli, dei  tuoi  piagnistei, Briscola!  Pòrtateli via di qui.

Corvo:     —si potrebbero infilare in un sacco con delle pietre e gettarli  nel  fiume. Ma questo non mi sembra il momento più opportuno. Ci conviene restarcene tappati qua dentro, per stanotte. Ne riparleremo domani e studieremo il da farsi.

Duca:     —va bene. Dormiamoci sopra. (Si sdraia sulla sua brandina sbadigliando)

Lucchetto: (coricandosi a sua volta) —mettetevi a dormire tutti. Non vorrete fare la guardia agli Angeli, spero. Tanto, non scappano mica!

Briscola:    —devo  spegnere la candela?

Duca:     —spegni, spegni,  ma  prima copri quegli Angeli , mi danno fastidio.

Briscola:     —non ti preoccupare, dal momento che spengo, non li vedrai più.

Duca:     —lo dici tu...Quella veste bianca si vedrà anche al buio... Maledizione! Spegni, spegni, ho detto!

Briscola:    —va bene, va bene, non  t’arrabbiare...  (prende  delicatamente  gli Angeli  tra le braccia e  li pone in un cantuccio della stanza. Poi spegne la candela esi butta sulla sua brandina, con un sospiro)  Beh, buonanotte!

(La scena rimane al buio per un po', quindi un raggio di luce azzurra, proveniente dall’angolo dove sono sistemati gli Angeli, illumina gli uomini addormentati. Lentamenteil primo Angelo si anima, muove qualche passo, si ferma accanto a Duca e a  Mastino, a braccia conserte, mentre grossi sospiri gli escono dal petto.)

SCENA TERZA

Duca:    (agitandosi  nel  sonno)  —ci hai messo in un bei pasticcio, Angelo, forse ci beccheranno per colpa tua. E perché sospiri, adesso?)

Angelo n°1:  —piango di dolore per voi, Duca. Guarda comevi siete ridotti. Che ne avete fatto della vostra vita, dei doni che Diovi aveva regalato con tanta generosità?

Duca:     —non seccarmi, Angelo. Son cose che non ti riguardano.

Angelo n°1:  —mi ricordo di voi, sai? Eravate ragazzi onesti, affettuosi, anime splendenti. Vostra madre era cosi orgogliosa  divoi!

Duca:     —lascia in pace nostra madre, Angelo: è morta.

Angelo n°1:   —lo so. Qualche volta la vedo e parliamo di voi.

Duca:     —bugiardo! Non puoi vederla, non puoi parlarle, perché non esìste niente dopo la morte, niente. E non guardarmi così. Noinon crediamo più nel tuo Dio.

Angelo n°1:  —-non è vero, avete soltanto cercato di scordarvi di Lui. Il dolore vi ha reso duri ed egoisti. Ma Egli, che è la  Bontà e la Pazienza  infinita, vi ha perdonato e vi aspetta.

Mastino:  (agitandosi anche lui nel sonno) —-siamo anime dannate, Angelo. Stanotte abbiamo     commesso il più orribile dei peccati: un sacrilegio, Angelo! Abbiamo rubato nella povera chiesetta  di don Giacinto.

Angelo n°1:  —lo so.

Mastino:     —lo sai?... E' vero, gli Angeli sanno sempre tutto. Lo avevo dimenticato. Perdonami se ti ho dato del bugiardo, io..  Non  piangere,  Angelo,  non  posso sopportarlo... Oh, aiutami! Non so più ciò che devo fare... Ma vorrei... vorrei riavere il mio puro cuore di fanciullo... Vorrei che mia madre, lassù, non dovesse vergognarsi  di me. Aiutami, Angelo.

Angelo n°1:  —vi aiuterò,Mastino. Dormi in pace. Dio ha visto nel tuo cuore.

Mastino:     —non ho mai pensato di bruciarvi, sai...  era  soltanto una stupida bravata.

Angelo n°1:  —lo so. Dormi. (Si allontana lieve)

SCENA QUARTA

Angelo n°2:    (si avvicina al Corvo  e a Lucchetto)

Corvo:      (parlando  anch'egli  nel  sonno)  —perdonami, Angelo, io non sapevo cosa c'era in quella grande scatola. Non sapevo che c'eri tu. Sarebbe stato meglio che mi fossi  tagliate  le mani,  piuttosto che  toccare qualcosa nella chiesa...

Angelo n°2:  —non accadrà mai più, Corvo. Non ruberai mai più.

Lucchetto: —voglio finirla con questa vita, Angelo. Voglio tornare a casa, dai miei vecchietti...  ero  un  buon  figliolo,  sai... Fammi tornare a casa, aiutami!

Angelo n°2:  —ci tornerai, Lucchetto, ci tornerai.

Corvo:    —non te ne andare, ascoltami... Devo spiegarti... Non ti avrei mai buttato nel fiume, Angelo... Non avevo nessuna intenzione di farlo... Ho detto così solo per far piacere al Duca. Mi credi? Devi credermi, Angelo!

Angelo n°2:  — Ti credo. Dormi, ora. (L'Angelo rimane in silenzio)

SCENA QUINTA

(L’Angelo n°3 si avvicina ora a Briscola e al Gatto e li accarezza delicatamente.)

Briscola:    (parlando nel sonno) —nessuno ti farà del male, Angelo, non temere.  Appena  spunterà  il  giorno ti riporterò da don Giacinto. Usciremo di qui pian piano, prima che gli altri si sveglino...  Finalmente  ti  hanno  riparato l'ala... Ricordo quando ti si ruppe... Don Giacinto non sapeva darsene pace...  Ricordo come scoppiai a piangere, quando ti vidi con quell'ala spezzata... Continuavo a ripetere che non avresti più potuto volare per annunciare ai pastori la nascita del Redentore. Ti  volevo molto bene, te ne rammenti?

Angelo n°3:  —me ne rammento, Briscola e so che me ne vuoi ancora.

Gatto—non oso guardarti  in viso, Angelo. Sono diventato un furfante, un ladro sacrilego...  Che  mi è  accaduto, Angelo?

Angelo n°3:  —hai camminato per una strada buia, Gatto, ma  non  temere,  l'hai percorsa tutta. Ora ritroverai la luce.

Briscola:    —credi che don Giacinto mi permetterà d'aiutarlo a preparare il  Presepe, come un tempo?

Angelo n°3:  —penso che te lo chiederà quando mi riporterai da lui. Svegliati, ora: è l'alba. L'alba della vigilia di Natale!  (L'Angelo ritorna nel suo cantuccio e vi rimane, immobile. Il  raggio di luce azzurra si dilegua, mentre dalla finestra entrail pallido chiarore dell'alba)

SCENA SESTA

Briscola:    (destandosi  di  soprassalto)  —già l'alba!... Mi son lasciato prendere dal  sonno... devo agire alla svelta, prima che questi si sveglino. (Si alza cercando di non far rumore, s'infila il cappotto,  solleva  un Angelo  tra  le braccia e si avvia verso la porta)

Duca:     (gettando le gambe fuori dal letto) —ehi, tu, dove vai?

Briscola:    —affari miei. Esco.

Corvo:     (destandosi a sua volta) —che c'è? Che  succede?

 

Mastino:     —l'amico voleva squagliarsela con uno degli Angeli!

Lucchetto: — senti,  senti!...  (a  Briscola)  E dove credevi di poterlo portare?

Briscola:    —nel luogo in cui devono stare: in chiesa. Lo restituirò a don Giacinto e nessuno di voi me lo impedirà! (Rimette l'Angelo a terra e osserva i compagni con aria di sfida)

Gatto(assorto) —per quanto mi riguarda, puoi fare ciò che credi, ragazzo mio.

Corvo:     —beh, dopotutto, l'idea di restituire l'angelo a don Giacinto non mi dispiace.  Mi  leverebbe  un peso dallo stomaco.

Briscola:    —allora, se siete d'accordo... io vado.

Duca:   (afferrando il cappotto) —aspetta. Forse è meglio che veniamo anche noi dal tuo don Giacinto. Bisogna restituire anche il resto: i candelabri, il denaro,  tutto...

Lucchetto:  —è giusto: bisogna restituire tutto. Soltanto così avrò il coraggio di comparire davanti a miei vecchi... (Comincia a rimettere nelle sacche la refurtiva) Penso che passerò un Natale pulito,  finalmente.  (a Briscola)Forsedovremmo rimettere gli Angeli nella scatola... potrebbero sciuparsi, durante il trasporto...

Briscola:    —non li sciuperemo. Sapete?...Credo che a loro piaccia di più fare questo tragitto allo scoperto, ora che possiamo porlarli a testa alta. Andiamo, amici! (Esce, reggendo fra le braccia uno degli Angeli. Il Duca, il Corvo e gli altri lo seguono, con gli altri Angeli e con le sacche, mentre lentamente...  si  chiude ilSIPARIO)

F  I  N  E