Anna Lucasta

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ANNA LUCASTA

Commedia in tre atti e sei quadri

Di PHILIP YORDAN

Versione italiana di Franca Savioli

PERSONAGGI

STELLA

KATIE

TERESA

STANLEY

FRANK

JOE

ANNA

DANNY

LESTER

EDDY

NOÈ

BLANCHE

RUDOLF

UN POLIZIOTTO

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

PRIMO QUADRO

Il salotto in casa Lucasta. Siamo in Pennsylvania all'inizio del 1941.

(Sono in scena Katie e Stella. Eolie legge un libro, Stella si sta allargando un abito e mangia dolci da una scatola).

Stella                             - Ho scelto un brutto momento per fare un ragazzino!

Katie                             - Cosa preferisci, un maschio o una fem­mina?

Stella                             - Non m'importa. Purché non sia una via di mezzo.

Katie                             - Almeno c'è questo di buono: per quanto difficili i tempi, le scuole sono ancora gratuite.

Stella                             - Le scuole un corno! A che ti sono ser­vite le scuole? A trovare Stanley? E tutti gli studi di questo mondo non mi sarebbero di alcun aiuto con Frank. Quello che non sa non lo vuole neppure imparare. Per sei anni non ha fatto che urlare che lo stavo defraudando « della più grande esperienza umana: la paternità! ». Adesso che sono incinta dice che sono stata sbadata. Allungherò tutto l'orlo in­vece di impazzirmici ogni mese. Così sembrerò un barile fin da adesso. (Entra Teresa con un vassoio su cui ci sono: un piatto di panini, un piattino di burro, pepe, sale e posapiatti).

Teresa                           - I ragazzi non sono ancora rientrati? M'era sembrato di sentire Stanley poco fa.

Katie                             - Era rientrato per prendere la chiave della cassetta delle lettere. C'è posta per papà.

Teresa                           - Posta per Joe? E chi diavolo gli scrive?

Stella                             - Scommetto che non è una lettera d'amore.

Teresa                           - Lettera d'amore! L'ho curato di quel male trent'anni fa.

 Stella                            - Ecco, sentiremo di nuovo la vecchia storia dello stufato.

Katie                             - Io non l'ho mai sentita.

Teresa                           - Beh, cara Katie, appena sposati, Joe ricevette una di queste famose lettere appassionate da una ragazza di Bessemer e cercò di nasconderla, ma l'ho sistemato io!

Katie                             - E come?

Teresa                           - La trovai, la stracciai e gliela servii insieme allo stufato a pranzo. Se ha mai ricevuta un'altra lettera d'amore deve averla strappata pri­ma che potessi cuocerla!

Stella                             - Sai, mamma, può darsi che sia stato questo continuo defraudarlo di queste cose piace­voli che lo ha fatto impazzire.

Teresa                           - Non mi parlare così! E non dire che tuo padre è impazzito!

Stella                             - Beh, come vorresti che chiamassi quelle crisi che lo costringono a letto per giorni e giorni e gli hanno fatto perdere tutti gli impieghi che ha avuto da due anni a questa parte?

Teresa                           - È solo che Joe ha quelle strane « cose ».

Stella                             - Ha cosa?

Teresa                           - Il dottore dice che papà ha « strane cose » quassù.

Katie                             - Intendi dire che ha una psicosi, mamma.

Teresa                           - Ah sì? Beh, gli procura ugualmente dei mal di testa.

Stella                             - Ma che diavolo sono queste cose?

Katie                             - Questo accade quando un uomo ha un segreto troppo pesante da sopportare: non se ne può disfare, e così si accascia sotto il peso di quel segreto.

Stella                             - L'unico carico che papà deve soppor­tare è quello che inghiotte giù al locale di Mike.

Teresa                           - Tuo padre sopportava il suo gin da gentiluomo, ma il dottore dice che l'alcool è veleno per lui, dal suo primo attacco.

Katie                             - Lo ha avuto proprio prima che io venissi qui, vero mamma?

Teresa                           - E so cosa glielo ha procurato. Joe ha fatto del male due anni fa e non avrà pace finché non lo avrà riparato. Ah! ma non è parlando di lui che ti sfamerò.

Stella                             - Immagino che ci sia di nuovo stufato.

Teresa                           - Ti fa bene.

Stella                             - Per favore non dirmi che dovrei essere contenta di avere pane e acqua. Questo, quando volessi, potrei ottenerlo in galera. (Si ficca un dolce in bocca).

Teresa                           - (afferrando la scatola dei dolci) Se non mangi dei cibi solidi invece di tutti questi dolci darai alla luce un dolciume di cioccolata. (Teresa sente qualcuno nell'ingresso) Sei tu Stanley?

Stanley                          - (vicino alle scale) Sì, mamma.

Teresa                           - Dove vai?

Stanley                          - Porto una lettera. su a papà.

Teresa                           - Portala a me, ragazzo.

Stanley                          - (entrando in camera) Che vuoi farne, mamma? Non sai leggere.

Katie                             - Non parlare così a tua madre!

Teresa                           - So leggere la Bibbia e gli inni, il che non ti farebbe male. E so leggere anche questo perché la calligrafia è chiara. Dietro c'è scritto: «Da Otis Slocum - Bessemmer - Alabama ». È tutto ciò che mi occorre sapere, perché Otis Slocum non è una ragazza, ma un uomo in gamba.

Stella                             - Grazie a Dio non avremo quella let­tera nello stufato.

Teresa                           - No, Stella, questa, Joe, la potrà avere così com'è. (Teresa esce e va su per le scale).

Katie                             - Niente di nuovo, oggi?

Stanley                          - No, no. Niente di importante. Ma faceva un freddo cane a star in fila in attesa di ordini da Washington prima di poter fare qualsiasi cosa. (Entra Frank).

Frank                            - (mostrando il suo cappotto a Stella, col braccio alzato per farle vedere lo strappo all'ascella) Guarda che strappo! Ogni volta che alzo il braccio il vento mi taglia come un coltello.

Stella                             - Toglilo. Te lo cucirò.

Frank                            - Lo hai cucito ieri.

Stella                             - Ti metterò una pezza.

Frank                            - Ti stai facendo sbadata in più d'una cosa. (Afferra un panino e ne mangia un pezzo).

Stella                             - Ma senti un po' chi parla! Guardalo lì il grande uomo. Quante volte ti ho detto di lavarti le mani prima di mangiare?

Frank                            - Per quale ragione? La sporcizia non ha mai fatto male a nessuno. Fa bene.

Stanley                          - Tutte quelle storie sulla sporcizia e sui microbi sono fandonie, vero Frank?

Frank                            - Ripeti le mie parole, ragazzo, ripeti le mie parole.

Stella                             - Non hai mai un'idea tua, Stanley?

Frank                            - Si porta bene. Non conosco altri, in questa casa, che abbiano idee migliori.

Katie                             - Quando mi hai chiesto di sposarti, Stanley, anche quella fu un'idea di Frank?

Frank                            - Quello è un pasticcio nel quale Stanley si è messo da solo. (Interrompendosi) Ehi! mamma, spicciati con questa cena, hai capito?

Stella                             - Ha portato una lettera su a papà.

Frank                            - Una lettera da ohi?

Stanley                          - Da un suo amico cafone che vive a Bessemmer.

Stella                             - Probabilmente vuole derubarlo.' Cre­dono ancora che le vie siano lastricate d'oro, qua al Nord.

Stanley                          - Potete tutti lasciarvi convincere da papà a mandare dei soldi a quei cafoni di Alabama, ma non toccherà i miei.

Frank                            - Quanto hai?

Stanley                          - Quanto te, ci scommetto.

Frank                            - Allora non hai un soldo e devi 5 dollari a mamma.

Katie                             - Stanley non deve niente a nessuno e ha 20 dollari messi da parte.

Frank                            - Ecco il tipo di moglie che mi occorre, una buona amministratrice.

Stella                             - Buono a nulla,... arraffatore di denaro...

Frank                            - Dov'è il tuo umorismo?

Stanley                          - Anche se avessimo molto denaro non sarebbe giusto mandarlo giù nel Sud. Lo sai perché?

Frank                            - Ti seguo, ragazzo. Continua.

Stanley                          - È una questione di principio. Ciascuno si deve fare una strada da solo. Questa è democrazia. Ognuno deve pensare a se stesso.

Frank                            - Questa non è democrazia. Democra­zia significa tutti per uno e uno per tutti.

Stella                             - E tu sei quell'uno.

Frank                            - Lo ero finché tu non ti ci sei aggiunta come seconda. Questa non è una questione di demo­crazia! È voler aiutare troppo la gente. Nessuno ha mai fatto niente con l'esagerazione. Prendi noi, ad esempio. Dove saremmo, se fossimo rimasti ad Alabama?

Stella                             - E dove credi che stiamo, ora?

Frank                            - In Pennsylvania.

Stella                             - E a cosa è servito?

Frank                            - Non so quanto sia servito a voi. Ma so quanto servirà a me, non appena questo paese si riassesta un po'!

Stella                             - Tu provati a piantarmi...!

Frank                            - Che donna! Deve sempre mettere tutto su di un piano personale. Dov'ero rimasto?

Katie                             - Stavi riassestando il paese.

Frank                            - Ah si. Bene, il paese non si riassesterà mai finché regalerà qualcosa. Prendi ad esempio questo nuovo affare, questa legge sugli affitti e pre­stiti; credi che sia giusta?

Stanley                          - Certo che è giusta. Ho sentito un tizio...

Frank                            - Beh, chi parla? io o te? Io. Questa legge è completamente sbagliata. Credi che saremo pagati per tutta questa roba? Non lo saremo. Stiamo solo pagando per le guerre degli altri.

Stanley                          - Questo è quello che ne sai tu. Ma noi faremo questa guerra. Solo ieri sera ho sentito un tizio parlarne. Diceva...

Frank                            - Lo vedi! Lo vedi! a che serve? Il guaio tuo è che ascolti troppe chiacchiere.

Stanley                          - Il guaio mio è che ascolto troppo te!

Frank                            - Senti, se vuoi davvero sapere perché non dobbiamo mandare soldi a quella gente del Sud, te lo dico io.

Katie                             - Perché, Frank?

Frank                            - Perché è un'esagerazione. Ebbene ho sentito un tale l'altro giorno, un tipo in gamba, che diceva... diceva... « Prendi ad esempio quei paesi dell'Europa e della Germania che si combattono. Quanto più noi manderemo, tanto più essi com­batteranno ». Ed aveva ragione. Aveva ragione al cento per cento. Quello che dovremmo fare è lasciarli combattere finché sono sfiniti. E quando sono sfiniti avranno fame. E quando avranno fame troveranno il modo di mangiare. E l'unico modo per mangiare è quello di lavorare. Le uniche persone che mangiano senza bisogno di lavorare sono i politicanti. E non appena questo paese si riassesta, ecco quello che farò: il politicante.

Stella                             - Allora sì che il paese si troverà col culo per terra.

Frank                            - Come sono sceso in basso, sposandoti. Per Dio! Il guaio di questa famiglia è che li togli dal marciapiede e ricadono in una cloaca. (Joe scende in vestaglia) Ciao, Joe.

Joe                                - Katie.

Katie                             - Come ti senti, papà?

Joe                                - Come mille diavoli che danzano. (A Stanley) Alzati. Ho un terribile mal di testa. (Joe si siede a tavola) Quando cerco di leggere questa lettera le parole corrono via come tanti insetti. Me la vuoi leggere tu, Katie?

Katie                             - Certo, Joe.

Frank                            - Dobbiamo interrompere il mio pranzo, per questo? (Entra Teresa dalle scale).

Joe                                - Voglio che tutti ascoltino perché è da Otis Slocum, il mio più vecchio amico, ed è sicura­mente importante. Mamma si ricorda di Otis.

Teresa                           - Quello sì che era un bel ragazzo. Dritto come un fuso, con occhi così belli e modi così dolci. È passato molto tempo. Eravamo tutti così giovani ed io ero così carina. (Frank le dà un'occhiata incredula) Il Nord non ha fatto bene al mio aspetto e neanche ad altre persone. Ma ero carina e... graziosa.

Frank                            - Ah! sciocchezze!

Teresa                           - Non chiamarle sciocchezze! Faccia buffa.

Stanley                          - Mamma, tira la testa fuori dalla sabbia dell'Alabama!

Joe                                - Sta zitto. Leggi la lettera, Katie.

Frank                            - Se vuole che gli mandiamo i nostri abiti vecchi è sfortunato perché ce li abbiamo addosso.

Teresa                           - Silenzio. Fai leggere la lettera a Katie.

Katie                             - (leggendo) « Mio caro amico Joe Lucasta. Spero che tu stia bene e che tu abbia fatto fortuna lassù al Nord ».

Stella                             - Ci siamo.

Katie                             - « Stiamo passando dei giorni difficili, quaggiù e non ho più la forza di un tempo. Il dottore dice che ho lavorato troppo e che devo andarci piano da oggi in poi. Tutti i miei figli e le mie figlie si sono sposati, tutti eccetto Rudolf. Rudolf è molto inquieto per via di una ragazza...

Stanley                          - Digli di farsi una doccia. (Frank e Stella ridono insieme).

Joe                                - Silenzio! Continua a leggere, Katie.

Katie                             - « Le donne brave e sane sono rare da queste parti per via dei tempi difficili e del vivere disordinato. Così ho venduto la metà della mia terra e dò a Rudolf il denaro perché possa trovarsi una brava moglie quando viene su al Nord. Porterà 800 dollari, Joe (Stanley emette un fischio) e voglio che tu gli scelga una moglie buona e forte, sana e timorata di Dio! So che farai questo in memoria dei tempi passati. Perciò, che Dio ti benedica Joe, e sii buono col mio ragazzo Rudolf. Otis Slocum ».

Stella                             - Ma cosa crede, quel contadino. Che si possa comprare una moglie come si comprano i maiali?

Frank                            - Talvolta i maiali sono una spesa più felice. (Butta) Ma quando diavolo mangeremo?

Teresa                           - Ti porto la cena in un attimo. (Esce).

Stella                             - Ottocento dollari!

Frank                            - È molto per un campagnolo.

Stanley                          - Sì, veramente, troppo.

Stella                             - Per ventinove dollari potrei comprare quel meraviglioso cappotto che sta nella vetrina di Simons.

Frank                            - Dobbiamo comprare un letto nuovo per Stella e me. Mi sono stufato di inchiodare quei male­detti affari nel bel mezzo della notte.

Stella                             - Che intendi fare, papà?

Joe                                - Eh?

Stella                             - Circa Rudolf.

Joe                                - Mi occuperò di lui. Ci sono molte brave ragazze che sarebbero liete di avere il figlio di Otis Slocum gratis.

Frank                            - Hai ragione, papà. Dobbiamo trovargli una moglie gratis. Ottocento dollari sì che sono soldi. Ne abbiamo molto bisogno.

Joe                                - Cosa intendi dicendo «ne abbiamo bisogno»? Cosa c'entriamo noi con quei soldi?

Fbank                            - Beh, se è disposto a pagare per una moglie e noi gliela troviamo gratis non lo stiamo mica imbrogliando, vero?

Stanley                          - È un affare, ecco cos'è.

Katie                             - Non ti vorrai abbassare così!

Stanley                          - Katie, non mi lanciare quello sguardo pieno di fuoco infernale!

Joe                                - È lì, all'inferno che finirai se cerchi di rubare il denaro di Otis Slocum!

Frank                            -  Quello che Joe desidera è di lasciar andare tutto quel denaro all'inferno!

Stella                             - Papà, in tutta la tua vita non hai mai avuto ottocento dollari.

Stanley                          - Pensa a quella meravigliosa macchina che c'è giù in piazza per soli cento dollari. Ha un tendone impermeabile ed è ben molleggiata.

Joe                                - Smettila! Vuoi smettere di spendere i soldi di Otis Slocum? Non te lo permetto.

Frank                            - Non li hai ancora! Non devi fare nulla! Ce li prenderemo da soli!

Joe                                - Ho detto di no!

Stanley                          - Ti ha già detto che tu non devi fare nulla!

Frank                            - Se non li prendiamo noi, lo farà qualcun altro. Che possibilità si offrono a un campagnuolo con quella somma in questa città?

Katie                             - Non permettere loro di far nulla. È disgustoso!

Frank                            - Tappate la bocca a quella donna!

Joe                                - (mormorando tra sé presso la finestra) Non lo farò! (Entra Teresa con lo stufato).

Teresa                           - Ecco il pranzo.

Katie                             - Mangi con noi, mamma?

Teresa                           - No, ho già mangiato. (Tutti meno Teresa si muovono verso il tavolo e si siedono. Teresa va verso il fuoco. Joe serve lo stufato. Tutti ne ricevono una porzione meno Frank).

Frank                            - Ci deve essere una ragazza veramente a posto da trovare per Rudolf.

Stella                             - Tutte le ragazze che conosco sono sposate o hanno figli. C'è la sorella di Mary. Ma da che è andata a Boston non la guarderebbe neppure uno sporco contadino.

Stanley                          - Che ne diresti della figlia di Tom…. Lui ci pagherebbe per togliergliela di torno. (Joe passa un piatto a Stella dietro alla schiena di Frank).

Fbank                            - Che diavolo accade! Che hai detto Stanley?

Stanley                          - La figlia di Tom.

Frank                            - Sì, è un'idea, Stanley. Sarebbe contenta di avere qualsiasi cosa che porta i pantaloni. (Frank agguanta un piatto) Parlale domani, Stella.

Stella                             - L'andrò a trovare dopo colazione.

Frank                            - Bene.

Katie                             - (alzandosi) Avete pensato a tutto. Non vi è neppure passato per la mente che Rudolf possa avere delle idee personali sui requisiti di una moglie. Se sprecaste meno tempo decidendo il modo di im­brogliare il prossimo e ne usaste un po' di più per migliorare voi stessi, potreste forse guadagnare otto­cento dollari.

Frank                            - Katie ha ragione. Hai perfettamente ragione, Katie. Dobbiamo trovare qualcosa di buono per questo tizio. Non possiamo correre rischi.

Katie                             - Oh, a che serve!

Teresa                           - So chi potremo dare a Rudolf.

Stanley                          - Chi, mamma?

Teresa                           - Anna.

Joe                                - (dopo una pausa) Chi dici, Teresa?

Teresa                           - Ho detto Anna.

Joe                                - Sei forse impazzita?

Teresa                           - No, Joe. Mi è venuta quest'idea come una grande luce. Ecco un'occasione per Anna di rifarsi una vita.

Joe                                - Avevo stabilito che non si parlasse più di lei in questa casa!

Teresa                           - Ed io ho rispettato la tua decisione, Joe. Non parliamo male di Anna, e questo è bene per lei; una buona occasione per farle del bene.

Stella                             - È una poco di buono, ma andrebbe bene per lui.

Katie                             - Stai parlando di tua sorella!

Stella                             - E con questo? È una perfetta sgualdrina!

Teresa                           - Non lo dire, Stella! Nessuno ha il diritto di chiamarla così!

Katie                             - Non può essere stata peggiore di alcuni di noi.

Stella                             - Perché mi guardi?

Teresa                           - Anna era buona, Katie. Ma nessuno ha saputo comprenderla. E il mio amore non è stato abbastanza forte di trattenerla in questa casa.

Stella                             - Non sarebbe rimasta comunque. Ma papà ha avuto il coraggio di scacciarla.

Frank                            - È stata l'ultima volta che abbia dimo­strato di avere del coraggio. (Joe si alza e attraversa la stanza verso la sinistra).

Teresa                           - Papà non le ha permesso di spiegarsi. Non l'ha mai capita.

Stella                             - Ha capito abbastanza quando l'ha sorpresa a rotolarsi nel fieno con...

Joe                                - Tu sta zitta o ti schiaffeggio.

Frank                            - (alzandosi) Provaci! Nessuno schiaf­feggerà mia moglie se non io!

Stella                             - Tu e chi altro? (Frank zittisce Stella).

Frank                            - Beh, adesso sistemiamo questa fac­cenda. E cerchiamo di restar calmi. Ecco un'occa­sione per considerare la questione dal punto di vista umano.

Stanley                          - Cosa?

Frank                            - Abbiamo tutti diversi punti di vista riguardo a questo problema, così mettiamoli tutti insieme e facciamo come dico io. Chiunque può vedere che mamma ha ragione. Ha perfettamente ragione. Ha centrato. Anna è la ragazza per Rudolf. Perciò l'andremo a prendere!

Joe                                - Mai! Mai in questa...

Frank                            - Ma devi parlare sempre? Vuoi essere l'unico a non considerare la faccenda dal punto di vista umano? E va bene. Consideriamo la cosa dal punto di vista di Anna. Ha tutto quello che Rudolf cerca... è bella e ha molta esperienza.

Stella                             - Due anni sono lunghi. Può darsi che sia cambiata.

Stanley                          - Henry Ledbelly l'ha incontrata in un bar a Brooklyn e lei gli ha dato una sua fotografia. È tale e quale al giorno in cui papà la sorprese nel...

Teresa                           - Stanley!

Stanley                          - Non dimostra un giorno di più; mamma.

Stella                             - E se non ne volesse sapere di Rudolf?

Joe                                - Smettete queste chiacchiere! Non avete sentito Katie leggere la lettera? Non avete sentito Otis chiedermi di trovargli una donna sana e timorata di Dio?

Frank                            - Come fai a sapere che non è timorata di Dio? Le hai sicuramente messo il timor di Dio addosso. D'altronde tutte le donne sono fatte allo stesso modo e se noi non glielo diciamo quel cafone non si accorgerà di nulla. Consideriamo il lato umano della questione.

Teresa                           - Joe, devi dare ad Anna questa possi­bilità di redimersi.

Joe                                - No... no!... no!... Teresa, sei impazzita? Non ritornerà mai in questa casa! Niente che voi possiate dire può farmela riprendere. L'ho giurato due anni fa e lo giuro ancora oggi! Non rientrerà in questa casa! (Joe va su per le scale. Le sue ultime parole si sentono mentre scompare).

Frank                            - Penso che faccia sul serio.

Katie                             - Perché la odia tanto, mamma? È sempre stato così nei suoi confronti?

Teresa                           - No, le voleva molto bene. La guardava crescere come se fosse l'unico fiore del suo giardino.

Stella                             - Usava picchiare di santa ragione me e Stanley ma non ha mai toccato lei.

Stanley                          - Lei, se lo rigirava intorno al dito mignolo.

Katie                             - Ma come può un solo errore aver fatto mutare un tale amore in odio?

Frank                            - (astutamente) Può darsi che non la odii!

Katie                             - Cosa intendi dire, Frank?

Stanley                          - So, quello che Frank intende dire. Quella vecchia volpe vuol lavorarsi Rudolf da solo, per beccarsi gli ottocento dollari.

Stella                             - E gli permetterai di farlo?

Teresa                           - Che modo di parlare è questo? Io so cosa tormenta Joe. La rivuole qui, ma è quel suo ostinato e testardo orgoglio che non può ammettere di aver sbagliato. Vado a parlargli.

Frank                            - Va bene, mamma. Sei tu che devi farlo. Va ad addolcirlo come facevi quando eri tanto carina.

Katie                             - Non ti rendi conto di quello che fai, mamma. Vogliono che ritorni solo per venderla come una schiava.

Teresa                           - Una schiava! Figlia, non so di cosa tu stia parlando! Voglio solo che Anna ritorni a casa, ecco tutto. Farò andare Joe a riprenderla. Gli farò cambiare idea. Vedrete! Vedrete! (Teresa esce e sale le scale).

Stanley                          - Credete che riuscirà a far vedere la luce a quel bisonte?

Frank                            - Beh, se non ci riesce credo che dovrò parlargli io.

Stella                             - Se non pago una caparra per quel cap­potto di ventinove dollari, qualcuno sicuramente lo comprerà. È una vera occasione, vera pelliccia.

Katie                             - Non mi sognavo neppure che potesse esserci della gente così inumana.

Stella                             - Almeno non siamo degli ipocriti.

Katie                             - Chi è un ipocrita!

Stella                             - Tu! Tutte quelle fandonie sulla schia­vitù! Non vuoi che ritorni perché neppure tu sei troppo contenta all'idea di viver sotto lo stesso tetto con una donna da marciapiede.

Katie                             - Questo non mi è mai passato per la mente. Mi piacerebbe conoscere Anna. Ho l'impressione che somigli molto a sua madre. E non ho mai incontrato nessuna donna più dolce o migliore di Teresa.

Frank                            - Hai ragione, Katie. Hai ragione al cento per cento. Adesso guardi le cose dal punto di vista umano. C'è molto di Teresa, in Anna. Ha quel modo di fare così persuasivo.

Teresa                           - (fuori scena) Per favore, Joe, per favore.

Joe                                - (fuori scena) No, no, no! Non lo farò, Teresa!

Frank                            - Solo che Teresa sembra aver perduto un poco della sua vivacità.

Teresa                           - (c.s.) Te ne supplico in ginocchio.

Joe                                - (c.s.) È inutile! Non lo farò né per te e neppure per Dio in ginocchio. No! No!

Frank                            - Immagino che dovremo picchiarlo, Stanley. (Joe viene giù seguito da Teresa e va all’armadio per prendere il cappello).

Teresa                           - Non c'è bisogno che ci vada tu, Joe. Andrò io stessa a riprenderla.

Joe                                - Tu occupati dei tuoi affari e fa come ti dico.

Teresa                           - Se non le offriamo questa occasione può darsi che non ne avremo mai un'altra.

Job                                - Levati di mezzo.

Teresa                           - Joe, per favore. Joe! (Lo afferra).

Joe                                - Lasciami e levati dì mezzo. Ti vuoi levare di mezzo? (La butta rudemente da una parte. Teresa cade).

Frank                            - Adesso vedi cosa hai fatto?

 Katie                            - (andando verso di lei) Ti sei fatta male, mamma!

Teresa                           - No, no, sto bene. È solo il ginocchio...

Katie                             - Faresti meglio a metterti qualcosa.

Teresa                           - Frank! Stanley. Fategli dare ad Anna un'altra opportunità. Fateglielo fare!

Frank                            - Certo, mamma. Affidamelo. (Katie con­duce Teresa fuori dalla stanza) Vai su, Stella. (Stella segue Katie su per le scale) Tu pure, Stanley.

Stanley                          - Mamma ha chiesto anche a me di parlargli.

Joe                                - Non parlo con nessuno di voi.

Frank                            - No, infatti. Sono io che ti parlo e tu mi ascolterai.

Joe                                - Esci dalla mia casa!

Stanley                          - Vogliamo solo poter ragionare, papà.

Joe                                - Tu pure, vattene!

Frank                            - Di' un po'!... Dovremmo essere noi a scacciare te!

Stanley                          - Chi ha pagato la pigione per due anni! (Joe dà uno schiaffo a Stanley. Stanley si slancia verso Joe. Frank li separa mettendosi fra di loro e tenendoli alla distanza dì un braccio uno dall'altro).

Frank                            - Smettetela. (Spinge Stanley via ma trat­tiene Joe) E adesso fila via come ti ha detto. (Stanley se la squaglia) Accidenti! Odio vedere scene di questo genere. Il figlio che alza la mano sul proprio padre! Questo è male, Joe. Questa è una cattiva educazione. Non hai ottenuto molto neppure da Stella. È stato difficile domare quella donna. No, mi sembra proprio che l'unica che tu abbia coccolato sia Anna. Le volevi molto bene, vero, Joe?

Joe                                - Sì.

Frank                            - E invece è stato il tuo più grande errore. Beh, è stato un vero peccato. Ma come dice il pro­verbio: « È un vento cattivo quello che non ha una fodera d'argento », e possiamo ancora tirar fuori qual­cosa di buono da tutto questo pasticcio, io e te.

Joe                                - So quello che intendi. Puoi risparmiarti il fiato.

Frank                            - Ah, certo, certo. Dovresti sapere che non sono un tipo che spreca le parole. Ci sono modi più spicci di ottenere le cose. (Questo lo dice con «m gesto sinistro del pugno) Quando poco fa sei stato su stavamo discutendo le ragioni che ti hanno fatto scacciare Anna. Nessuno sembrava aver la risposta adatta al quesito. Perché lo hai fatto, Joe?

Joe                                - Per Dio, sai bene perché? L'ho trovata a rotolarsi nel fango come un maiale. Ho fatto quello che il libro degli Inni sacri mi diceva di fare.

Frank                            - Gli Inni sacri? Non sei un uomo reli­gioso, Joe. Non si riesce neanche a trascinarti in chiesa. Preferisci riposare nel tuo letto. No, non è stato il libro degli Inni. Mamma dice che è stato il tuo orgoglio. Non puoi mai essere stato orgoglioso di questa famìglia. E perciò cosa te l'ha fatta scac­ciare? Perché non vuoi riaverla qui?

Joe                                - Perché non vi permetterò di rubare il denaro di Otis Slocum.

Frank                            - Dio! Non c'è nulla al mondo che io possa odiare più di un bugiardo!

Joe                                - Non è una bugia, è la verità.

Frank                            - Hai ricevuto notizia di Otis solo oggi. Eppure hai tenuto Anna lontana da questa casa per due lunghi anni. Adesso ti darò una ultima oppor­tunità di dire la verità, Joe. Su, sbottonati. Ti risparmierai molto sudore.

Joe                                - Non so di cosa tu stia parlando. Non c'è altra verità se non quella che ho detto.

Frank                            - Oh! si che c'è! Hai paura di lei! È questo che ti rode il cervello. Hai paura di lei!

Joe                                - Paura! E cosa può farmi?

Frank                            - Non lo so. Che cosa ti fai

Joe                                - Niente, niente!

Frank                            - Niente, ma solo il suo nome è sufficiente per renderti un povero vecchio tremante; hai paura!

Joe                                - Sei un demonio meschino e perfido a par­larmi così! Sono bugie, bugie!

Frank                            - Allora provalo a tutti noi, riportandola qui, mostrando a tutti noi che puoi comportarti come un padre verso di lei. Un padre buono e generoso, Joe.

Joe                                - No, no!

Frank                            - Hai fifa, eh? Beh, ti dovrò dare un po' di coraggio. È qui che ne hai bisogno. (Gli dà un pugno sulla pancia, con malignità) Proprio qui, mi dispiace, mi dispiace. Oh, ti ho forse fatto male, Joe? (Gli dà uno schiaffo) Sei a terra, Joe. Dovremo fare questo più spesso al tuo ritorno. Hai appena il tempo per prendere il treno della sera per New York.

Joe                                - Non posso! Non posso farlo!

Frank                            - Oh! ma devi farlo, Joe.

Joe                                - F... forse, forse domani.

Frank                            - Oh, no, no, stasera! (Chiamando) Stanley!

Stanley                          - (fuori dalla scena) Sì?

Frank                            - Vieni qua. Qual era il nome di quel locale in cui Ledbelly vide Anna?

Stanley                          - (entrando) Il bar di Noè a Brooklyn. Ci va?

Frank                            - Tuo figlio ti ha fatto una domanda.

Joe                                - (guardando prima l'uno e poi l'altro) Non ho i soldi per il viaggio.

Frank                            - Va su a prendere i 20 dollari, Stanley.

Stanley                          - Quei soldi oltre ad essere miei sono anche di Katie.

Frank                            - Tu pure vuoi fare delle difficoltà? (Stanley va al piano superiore. Frank va all'armadio per prendere il cappotto) Proprio per dimostrarti che non nutro risentimento per te, Joe, ci fermeremo da Mike a bere qualcosa. Ah, no, no, dimenticavo. Non lo sopporti più. Beh, così va bene. Ti offrirò una bella tazza di tè caldo con molto limone. Questo ti sistemerà i nervi. Devi mantenerti calmo, Joe.

Teresa                           - (spuntando sulle scale) Va, Frank? Va sul serio?

Frank                            - Sì, mamma. Ha cambiato idea.

Teresa                           - Questo sì che è il mio buon Joe.

Frank                            - Vieni, Joe. Stai perdendo tempo. Quando bisogna andare, bisogna andare.

Teresa                           - Sapevo che lo avresti fatto. Che Dio ti benedica. Riavremo la nostra Anna con noi.

Frank                            - Sì, riavremo la nostra Anna. (Stanley scende. Va all'armadio per prendere il cappello. Ha in mano un salvadanaio a forma di maialino).

 Stanley                         - Andiamo.

Frank                            - (afferra il salvadanaio. Lo tiene sollevato e lo scuote) Non è un suono delizioso?

SECONDO QUADRO

Nel bar di Noè a Brooklyn. La stessa notte. (In iscena ci sono Noè ed Eddy).

Eddy                             - (attraversa la scena andando verso la finestra) Che c'è?

Noè                               - (sulla porta) Sta succedendo qualche cosa giù dallo zio Ben.

Eddy                             - (guardando con attenzione la bevanda nel suo bicchiere) Ehi, dico, guarda qui.

Noè                               - Sto guardando.

Eddy                             - È sporco qui dentro.

Noè                               - Dove?

Eddy                             - Proprio qui.

Noè                               - (prendendo il bicchiere) È solo per via del ghiaccio. (Pesca col cucchiaio nel bicchiere e tira fuori qualcosa).

Eddy                             - Hai messo il dito nel bicchiere.

Noè                               - (riattraversa. Andando verso il bar) Non ne morrai.

Eddy                             - Se il barista del Chambers avesse fatto una cosa simile gli avrei spezzato le gambe.

Noè                               - Questo avrebbe certamente riempito le tue notti di sogni dolcissimi.

Blanche                         - (entra correndo e va verso Eddy) Salve, Noè. Oh! Eddy, posso sedermi vicino a te? Vogliamo far finta che tu mi abbia condotto qui?

Eddy                             - (si alza) Perché non la smetti? Non posso venire qui senza trovarti, tra i piedi.

Blanche                         - Non voglio niente da te. Qualcuno ha rotto un vetro di Ben con un sasso e credo che la polizia mi stia cercando. (Entra uno della polizia. Eddy si siede al tavolo) Oh! hai proprio ragione, Eddy. La classe degli impiegati municipali va sempre più giù. Ho sentito dire che le metà dei poliziotti sono reclutati fra i criminali.

Il Poliziotto                   - Suvvia, tira fuori quei binocoli.

Blanche                         - Dite a me?

Il Poliziotto                   - (afferrando la sua borsetta) Va bene, vediamo un po'. Caso mai qualcuno cercasse di vendervi un paio di binocoli, vi avverto, cari signori, che è roba rubata.

Blanche                         - Il fatto che sono molto amica di Eddy dovrebbe bastarvi. Non ho bisogno di scendere in basso fino al punto di rubare dalla vetrina di un monte di pegni. Grazie, Edward, credo che mi stessi offrendo un rhum cola, quando ci hanno interrotto con tanta mala grazia.

Anna                             - (entra.) Salve, Noè!

Noè                               - Saluti, bella.

Anna                             - (attraversa la scena e va verso il bar) Un gin doppio.

Il Poliziotto                   - (attraversa e va vicino ad Anna) Poco fa qualcuno ha rotto la vetrina di Ben con un sasso, ed ha rubato un paio di binocoli. Hai nulla da dire?

Anna                             - Sono passata per il viale. Non ho nulla contro lo zio Ben. È troppo buio per tirare sassi. E poi! Cosa volete che ne faccia dei binocoli. (Noè le mette il bicchiere davanti. Anna prende il bicchiere e allontana spingendolo il poliziotto ad un metro di distanza) Datemi aria.

Il Poliziotto                   - Calmati, fanciulla.

Blanche                         - Così va bene, Anna.

Anna                             - Olà, Bianche. Perché non restituisci a quest'uomo i suoi amati binocoli?

Blanche                         - Ma guarda un po' che colpo mancino! È quello che ti dico sempre, Eddy. Non sai mai come la pensi, lei.

Anna                             - Lui sa come la penso.

Il Poliziotto                   - Beh, evitate di bere troppo, se volete stare in buona con me. (Esce).

Anna                             - (mentre Noè attraversa e va al tavolo) Dove diavolo sono andati tutti quanti stasera? Le strade sembrano un cimitero. Le case delle pietre tombali. Tutto è fermo.

Noè                               - Quando il treno va troppo svelto, Dio mette i freni per darti modo di pensare. (Ritorna verso il bar).

Anna                             - Non voglio pensare. Voglio bere. (Spinge il suo bicchiere in avanti) Riempilo di nuovo.

Noè                               - Non hai pagato il primo, bellezza.

Anna                             - Non mi fai credito?

Noè                               - Io te lo farei, ma devo pensare al padrone.

Anna                             - Pesca nel tuo cuore e tira fuori dei pez­zettini di ghiaccio.

Eddy                             - (mettendo un biglietto di banca sul tavolo) Pagati il primo e lascia la bottiglia.

Anna                             - (Buttando i soldi in terra) Sono difficile, quando scelgo con chi voglio bere!

Blanche                         - (attraversa e raccoglie il denaro) Certa gente non ha la minima educazione. Mi prenderò un rhum cola, Noè. (Oli porge la banconota).

Eddy                             - Dagliela, Noè.

Blanche                         - Grazie, Eddy.

Eddy                             - Ma va nell'altra stanza.

Blanche                         - (mettendo la banconota nella borsetta) Oh! non vorrei disturbare la festa.

Noè                               - (strappando la banconota a Bianche) Questa è per la festa.

Blanche                         - (uscendo) Che atmosfera mercenaria! (Anna si volta e va verso la porta).

Eddy                             - (impedendole di uscire) Anna, adesso prima di dire no, ascolta quello che ti devo dire.

Anna                             - Vuoi o no piantarla d'infastidirmi?

Eddy                             - (presso il tavolo) Perché non divieni più saggia?

Anna                             - So tutto ciò che voglio sapere.

Eddy                             - Non ti rendi conto di quello che fai, Anna. Agganci un uomo per un dollaro e poi sparisci per un mese. Queste non sono le regole del gioco. Lavora sodo per un anno mentre lo puoi, metti da parte i soldi e poi potrai riposarti per dieci anni.

Anna                             - Hai pensato a tutto, proprio come un agente di assicurazione.

Eddy                             - (appoggiandosi al tavolo) Non ragioni, bambina. L'altro anno ti offersi una camera al « Chambers » e tu hai preferito servire stufati per dodici dollari alla settimana. Adesso son qui ad offrirti una stanza di primo ordine al primo piano. Che ne pensi?

Anna                             - Vatti a nascondere.

 Eddy                            - (seguendola) Non c'è tempo per scherzare.

Anna                             - Ed io non ho tempo per ballare.

Eddy                             - Sei troppo volgare per la tua età. Quello di cui hai bisogno sono un paio d'anni di riformatorio per addolcirti.

Anna                             - Mi fai morire di paura, verme!

Eddy                             - Adesso mi fai arrabbiare...

Anna                             - Vattene, sparisci, fila via.

Eddy                             - (afferrandola) Ti insegnerò io...

Anna                             - (si dibattono) Levami le tue sporche mani di dosso. Lasciami, maledetto! Lasciami! (Lo brucia sul collo con la sigaretta).

Eddy                             - (lasciandosi cadere su di una sedia) Ah, piccola cagna.

Anna                             - Figlio d'una puttana!

Blanche                         - (rientrando frettolosamente) Che t'ha fatto, Eddy?

Eddy                             - Mi ha bruciato con la sigaretta, proprio sul collo.

Anna                             - E lui mi ha strappato il cappotto.

Blanche                         - Beh, sapete comprendervi per davvero!

Anna                             - Io non perdo il mio tempo con dei vaga­bondi di porto. (Noè rientra con il resto di Eddy).

Blanche                         - Beh, scusatemi, se sono ancora qui.

Eddy                             - Tu non c'entri. (Verso Anna) E tu faresti bene a cambiare idea e a piantarla di essere tanto schizzinosa. Un giorno avrai bisogno d'un compagno.

Anna                             - Preferirei la compagnia dei topi.

Eddy                             - Continua così e ce l'avrai presto. (Esce).

Blanche                         - Stupidella. Non puoi trattare così un uomo importante come Eddy.

Anna                             - (levandosi il cappotto vicino alla tavola) Mi fa voltare lo stomaco.

Blanche                         - E con questo? Ti può far salire in alto. Il «Chambers». Quella sì che è carriera. E che importa se ti nausea? Con un sorriso ed una risata puoi fargli fare ciò che vuoi e poi taglia corto. Questo è il mio sistema.

Anna                             - (andando verso uno sgabello del bar) Non vedo diamanti su di te!

Blanche                         - Ce ne avevo. Erano rocce! Abbastanza grandi da far strabuzzare gli occhi. E ce li riavrò. Non sono ancora finita. Ho ancora della stoffa e la voglio far fruttare. (Tossisce).

Anna                             - Calmati. Ehi, Noè. Che ne diresti d'un bicchiere d'acqua?

Blanche                         - (prendendo uno specchio e guardandosi) Madonna santa! E quella sarei io? Devo ricomin­ciare a comprare quei ceroni, Beh, per quanto tempo credi che avrai quelle guance morbide e quei bei denti? Non per molto, ci scommetto. (Noè rientra con un bicchiere d'acqua).

Anna                             - Fino a che ne avrò bisogno. (Noè posa il bicchiere davanti ad Anna) Grazie. (Anna intinge il pettine nell'acqua e si pettina).

Blanche                         - Ehi, Noè, la memoria mi inganna o c'è un bicchierino che mi devi portare?

Noè                               - La memoria ti sta facendo un brutto scherzo. (Esce).

Blanche                         - (raddrizzando la sedia) Accidenti, ho poca fortuna stanotte. Tutti i ponti devono essere caduti in acqua. Non ho visto nessuno che li attra­versasse.

Anna                             - E quando s'incontra qualcuno sembra che sia proprio uscito dal fiume.

Blanche                         - (seduta alla sinistra del tavolo) Senti, in momenti come questi lascia perdere e non avere tante fisime, e non essere tanto schizzinosa. Acci­denti! I miei piedi bruciano! Devo comprarmi un paio di scarpe. E i giornali dicono che avremo dell'altra neve.

Anna                             - Va a prendere una pala.

Blanche                         - Sai, stavo pensando...

Anna                             - Pensare è come desiderare. Non si con­clude niente.

Blanche                         - Ma continuo a pensare. Se io e te ci mettessimo insieme potremmo vivere fino all'estate.

Anna                             - Parli come se qualcosa di buono dovesse accadere d'estate.

Blanche                         - Farà più caldo.

Anna                             - Sì, e tutto puzzerà e suderà per nostro uso e consumo. No, preferisco la neve, è morbida, pulita e fresca. Fa sembrare tutto migliore di quanto non sia.

Blanche                         - Vorrei che facesse quest'effetto anche a me.

Anna                             - Ho fatto un uomo di neve una volta. È durato tutto un inverno. Poi un giorno quando sono tornata da scuola non l'ho più trovato.

Blanche                         - Proprio come un uomo! Eccetto che io non ne ho mai avuto uno che sia durato tutto un inverno.

Anna                             - Immagino che sia tutto un sogno! L'unica cosa importante è il denaro, quando non si ha.

Blanche                         - (alzandosi) Questa è buona. Lo sai che sei intelligente, Anna? Non ci avevo mai pen­sato. L'unica cosa sono i soldi, quando proprio non si hanno.

Anna                             - Ma intendi passare qui tutta la notte?

Blanche                         - Beh, non c'è bisogno di prenderla su questo tono! Resto solo un po'. Accidenti! I miei piedi mi uccidono. (Bianche attraversa verso il bar) Hai da fumare?

Anna                             - Sai che le sigarette si vendono da ogni tabaccaio? (Tira il portasigarette sul bancone).

Blanche                         - Sì, ma mi limito col tabacco. Mi fa male. (Vuota quasi completamente il portasigarette) Grazie, bambina. Adesso l'unica cosa che mi occorre è qualcosa da bere.

Anna                             - Non posso aiutarti in questo.

Blanche                         - (gridando) Ehi, Noè, muoio dal desi­derio di bere qualcosa»

Noè                               - (entra e alza il bicchiere dell'acqua) Ehi, stai disturbando i clienti qui davanti. (Si volta per andarsene).

Blanche                         - Sssst! (Noè si ferma e si volta. Bianche cerea nel suo vestito) Noè, che ne diresti di comprare un bel paio di binocoli? (Li tira fuori) Guardali bene. Vedi cosa ti riesce di vedere.

Noè                               - Senza guardare posso vedere da uno a dieci anni di lavori forzati. Restituiscili allo zio Ben.

Blanche                         - Perché? Non mi ha forse derubata? Non gli ho forse pagati gli interessi per quattro anni per i miei gioielli, il mio cappello e il manicotto di persiano? Per non parlare dei miei accessori elet­trici? E poi, perché le polizze erano scadute da sessanta giorni, non ha forse venduto tutto? Così ora non ho più niente da mettermi se mi si presenta l'occasione di andare in società.

Noè                               - Vieni meno alle leggi e verrai meno anche tu!

Blanche                         - Non ho rotto quella vetrina. E non ho neppure rubato quei binocoli. Camminavo per la strada, per i fatti miei, e improvvisamente ho visto il buco nella vetrina e questi binocoli che stavano proprio sull'orlo della vetrina: mi sono caduti fra le mani, li ho trovati!

Noè                               - Se prendi quegli affari, non sei diversa da quei mascalzoni là in Europa che si rubano le nazioni.

Blanche                         - Trovo un paio di binocoli e mi sì chiama subito Hitler! (Noè esce) Che paragone igno­rante. Forse sarebbe più fine restituirli. Credete che ci sia una ricompensa per chi restituisce oggetti perduti?

Anna                             - Puoi sempre provare.

Blanche                         - (guardando Anna coi binocoli alla rovescia) Oh, Anna, sembri mille miglia lontana!

Anna                             - E piantala, una buona volta. Piantala!

Blanche                         - Stavo solo cercando di sollevarti il morale. Resta pure depressa, per quello che me ne importa. (Va verso la porta) Dove dormi stanotte?

Anna                             - Resto qui per scoprirlo.

Blanche                         - Questa notte non mi importa davvero quale sarà il letto che mi accoglierà. Basta che sia caldo. Ciao, adesso. (Esce).

Noè                               - (entra portando parecchi sandwiches involtati nella carta) È meglio che tu vada a casa, Anna. Fuori si muore di freddo. (Posa i sandwiches sul bancone e va verso la porta e la spranga) Ti ho pre­parato un paio di sandwiches.

Anna                             - Grazie, Noè. Che ne diresti di qualcosa da berci assieme? (Noè le dà dieci centesimi. Lei li prende) Sai dove una signora può dormire con dieci cents?

Danny                           - (fuori scena. Bussa alla porta) Avanti, aprite!

Noè                               - È chiuso.

Danny                           - (fuori scena)  Aprite a un marinaio accal­dato in una notte così fredda.

Anna                             - Ehi, Noè. È Danny Johnson. Fallo entrare.

Noè                               - Adesso non riuscirò più ad andare a casa, a dormire. (Apre la porta. Danny entra con il suo sacco).

Danny                           - Salve, Noè! Per Dio, fa proprio freddo, Non chiudere la porta. C'è un marinaio spilorcio là fuori. Ehi, Lester, paga per il tassì e non discutere, sul prezzo. Vieni dentro subito, c'è la corrente. (Veda Anna) Anna, bambina mia. (Va verso di lei).

Anna                             - Danny caro.

Danny                           - (afferrandola) Ti ho cercata dapper­tutto. Accidenti! Mi fa proprio bene, rivederti.

Anna                             - Calmati. Non sono un sacco di patate,

Danny                           - Sei dimagrita, bella.

Anna                             - Sì, fra le altre cose.

Danny                           - Ma sei sempre una bella ragazza. (Entra Lester contando il resto) Ehi, Lester, guarda chi ha trovato !

Lester                            - Non perdi tempo davvero.

Danny                           - No, questa è la ragazza per cui faceva pazzie.

Lester                            - Oh, scusate.

Noè                               - (cominciando a chiudere la porta) La caro­vana è finita?

Dannt                            - Oh, certo, Noè. È finita. Non ce ne sono più. Voglio presentarti Lester. È il tesoriere.

Noè                               - Salve, Lester. Che prendi?

Danny                           - Voglio farti conoscere Anna Lucasta. E quando hai conosciuto Anna puoi dire di aver conosciuto qualcuno.

Lester                            - Come sta?

Anna                             - Credo che si possa dire di aver veramente conosciuto qualcuno quando hai conosciuto Lester.

Dannt                            - Conosco solo i migliori, io.

Noè                               - Se mi scusa, signor tesoriere, chiudo tutto qui. E voi mi farete sapere quando è finito il trat­tenimento.

Dannt                            - La notte non è ancora finita, Noè.

Noè                               - È proprio di questo che temo.

Dannt                            - (sedendosi e tirandosi Anna sulle ginocchia) Perché non mi hai scritto? Abbiamo messo la città sottosopra per cercarti. Siamo venuti qui per fare un ultimo tentativo, vero Lester?

Lester                            - È così. Gli ultimi tentativi di solito sono i migliori.

Anna                             - (ride) Il tuo amico ha stoffa.

Dannt                            - Sì, me lo porto dietro per educare i miei istinti migliori. Dice che sono un gentiluomo ma ancora rozzo. Rozzo lo sono di certo, vero bam­bina? E ti piace, vero? (La bacia. Lei ride).

Lester                            - Forse dovrei andare a scrivere una lettera.

Dannt                            - No, no, resta qui e divertiti.

Lester                            - Divertirmi! (Anna ride) Beh, saremmo più cortesi se offrissimo da bere alla signora.

Anna                             - Non potevi pensarci tu, a questo?

Danny                           - La mia mente corre verso altre cose.

Anna                             - (scivolando già dalle sue ginocchia) Sì, ma calmati. Siamo in compagnia, te ne ricordi? (Va da Lester) Hai parlato di bere, marinaio?

Lester                            - Scusi se mi sono intromesso.

Anna                             - Non chiedere mai scusa, sei troppo bello.

Danny                           -  Beh, non lo sconvolgere. È il suo primo viaggio, questo.

Lester                            - Sentilo! Il vecchio lupo di mare.

Noè                               - (entrando da sinistra) Suvvia, gente. Che volete? Sbrigatevi!

Dannt                            - Un whisky liscio.

Lester                            - Birra.

Anna                             - E...

Noè                               - (indicandola con un dito e presentandola) Gin doppio.

Anna                                        -  Sì, riempimi bene il bicchiere.

Dannt                            - (andando al suo sacco) Di' un po', Lester, quanto ci è costato quel tassì?

Lester                            - Che t'importa? Ne valeva la pena, no?

Dannt                            - (aprendo il sacco sotto il bancone) Scom­metto che c'è costato venti dollari il ritrovarti. Siamo stati al Savoy da Small e poi da Pietro il Creolo, nel villaggio. Credevo che avessi lasciato la città e ti fossi rimorchiata un tipo in vista.

Anna                             - Smettila di sfottere.

Dannt                            - Non sto sfottendo. Chiedilo a Lester. Ma tutto è a posto ora, bambina. Ti ho ritrovata e non mi sfuggirai mai più, puoi scommetterci la testa. (Prende una collana pesante dal sacco e gliela lega al eolio) Che te ne pare?

Anna                             - Mette in risalto i miei pregi, Lester?

Lester                            - (piano) Beh, sì.

Danny                           - A Lester piace la semplicità. Vedrai quando trovo l'altro pezzo. (Prende dei braccialetti dal sacco) Ah, ecco!

Anna                             - Sembrano dei bracciali da caviglia.

Dannt                            - È difficile ingannarti, eh? (Pescando ancora nel sacco) Dov'è papà, Lester? Non trovo più papà. Ah, eccolo. (Mette una statuetta sul bancone) Credevo di averlo perduto.

Anna                             - E questo dove lo metto?

Dannt                            - Questo non lo devi portare. È qualcuno che imparerai a conoscere bene, bella.

Anna                             - Un altro enigma delle Indie occidentali. Come si smonta?

Dannt                            - (togliendole la statua di mano) Ehi! Non lo fare arrabbiare! Trattalo con rispetto e ti farà dei piaceri. Perfino in questo momento sta decidendo qualcosa di molto importante per te.

Anna                             - Sai di cosa stia parlando, Lester?

Lester                            - Oh, è una cosa importante.

Dannt                            - Dille chi è papà Agone.

Lester                            - Vedi, quello è un modello di Agone, la divinità del mare di Haiti. Pare che sia buono con i marinai.

Dannt                            - Sul serio, hai capito? Il mio viaggio è finito e non voglio più riarruolarmi per essere legato per altri quattro anni.

Anna                             - Che è successo: ti buttano fuori?

Danny                           - Buttare fuori me? La senti, papà?Perfino l'ammiraglio mi ha pregato in ginocchio di non tagliare la corda. Non è così, Lester?

Lester                            - Sì, piangeva come un bambino.

Anna                             - E che farai allora?

Danny                           - Mi comprerò una Buick '38 e rico­mincerò a fare il tassista. E papà sarà la mia mascotte.

Anna                             - E Lester dove si metterà?

Danny                           - Lui resta ancora coi cavalloni.

Noè                               - (a Lester agitando mezzo dollaro) C'è ancora il doppio gin della signora.

Dannt                            - Pagati, pagati.

Noè                               - Grazie, Lester.

Dannt                            - Portamene un altro, Noè. (Noè esce) Alla tua salute.

Anna                             - Alla tua. (Bevono) Di dove sei, Lester?

Lester                            - Di Hartfort. Nel Connecticut.

Anna                             - Ah, sei di vero sangue bleu, allora.

Danny                           - Mastica perfino un po' di francese.

Anna                             - Davvero? Di' qualcosa in francese, Lester.

Lester                            - Oh, so solo poche parole.

Anna                             - Scommetto che sono quelle giuste!

Danny                           - (distogliendo la sua attenzione da Lester) Sì... ma stavo dicendo...

Anna                             - Ah, già. Che dicevi, Danny?

Danny                           - Ti parlavo del mio grande piano.

Anna                             - Ci hai detto che torni a fare il tassista.

Danny                           - Quello è solo il principio. Sai com'è nella marina. Vieni sbattuto a destra e a sinistra. Quello che mi occorre è un'ancora, bellézza.

Anna                             - Sì, certo, intorno al collo.

Dannt                            - Non ci vedo niente di buffo. Credi che io passi tutto il mio tempo con le ragazze, bevendo, e facendo all'amore, vero?

Anna                             - (assentendo) Hum, hum...

Dannt                            - Beh, ti sbagli, sai? Ci sono due lati nella mia natura. Tu conosci solo quello più debole. Ce n'è anche un altro. Quello che mi fa desiderare una casa con qualcuno dentro. Qualcuno che mi attenda dopo una giornata di lavoro e a cui dire...

Anna                             - Passami una bistecca.

Dannt                            - Cosa intendi?

Lestee                           - Intende dire che cerchi una cuoca. (Va verso il pianino automatico).

Dannt                            - Cosa stai cercando di fare? Vuoi mettere tutto in ridicolo?

Anna                             - Che cosa? Dove vuoi arrivare?

Dannt                            - Il mio piano. Ti parlerò francamente, bellezza. Una casa senza una donna è solo un mucchio di mattoni freddi. Mettiamoci insieme. Che ne dici, bambina?

Anna                             - Mi stai chiedendo di sposarti, Danny?

Dannt                            - Sposarti? Dio buono! Non dirai mica sul serio?

Anna                             - Cosa credi?

Dannt                            - L'hai detto in maniera così strana che m'hai fatto venire la pelle d'oca. (Anna ride, Lester lascia cadere la moneta nell’organino automatico) Non mi dovresti spaventare così. (Anna continua a ridere. La musica ricomincia) Che t'è successo? Sei impaz­zita?

Anna                             - Certo, sono pazza. Tu pure lo sei. Tutto il mondo lo è, stasera. È vero, Lester? (Andando verso Lester e cominciando a ballare) Su Lester. Balliamo.

Lestee                           - Non so ballare.

Anna                             - Perché? Tu pure hai la pelle d'oca?

Lester                            - È solo che non so ballare.

Anna                             - Sai camminare, no?

Lestee                           - Certo... ma...

Anna                             - Serve solo questo. (Comincia a ballare verso Danny che lentamente comincia a seguire il ritmo. L'organino suona « One O'Clock Jump) Ole. (Anna balla un « Shortie George ». Va verso Danny e ballano un « Lindy»).

Noè                               - (entra con le ordinazioni) Smettetela! Voi marinai non rispettate gli avvisi? È proibito ballare. E inoltre c'è chi vorrebbe andare a letto.

Dannt                            - È una buona idea.

Noè                               - Chi. paga questa volta?

Anna                             - Chi credi che pagherà?

Dannt                            - Forza, sorridi, Lester: non vuoi essere felice?

Anna                             - Lester non sa se preferisce essere felice o buono. (Entra Joe).

Dannt                            - Ma noi lo sappiamo, vero?

Anna                             - Certo che lo sappiamo.

Dannt                            - Alla tua salute.

Anna                             - Alla tua.

Joe                                - Anna!

Anna                             - Ma guarda chi si vede! Che vuoi?

Joe                                - Sono... Sono venuto a trovarti e... e a parlarti, Anna.

Anna                             - L'ultima volta me ne hai dette tante da bastarmi per tutta una vita. Non devo sopportarti anche qui. Vattene!

Dannt                            - Chi è questo vecchio?

Anna                             - Ragazzi, nervi a posto: vi presento il mio vecchio.

Dannt                            - Cos'è che ti preoccupa, papà?

Joe                                - Voglio parlare a mia figlia, da solo.

Lestee                           - Andiamo, Danny.

Anna                             - Niente da fare. Restate, ragazzi.

Lestee                           - Non puoi rifiutarti di parlare con tuo padre!

Anna                             - E chi te lo dice? Mi disse quello che pen­sava di me due anni fa, e m'ha cacciata di casa.

Dannt                            - T'ha cacciata di casa?

Anna                             - Certo, e si comportò da maniaco. Disse che gli avevo spezzato il cuore e distrutta la vita perché avevo peccato una volta o forse due.

Joe                                - Sono qui per chiederti di dimenticare il passato e... e per dirti di tornare a casa con me, Anna.

Anna                             - Perché questo cambiamento, papà? Stai pensando di entrare in questo genere di commercio?

Lestee                           - Non parlare così, a tuo padre!

Dannt                            - Perché ti immischi, perché non stai zitto?

Joe                                - Non sono solo io a chiederti di tornare. È... è tutta la famiglia.

Anna                             - Che è successo? Credono forse che abbia soldi e che sia carica di grossi diamanti?

Joe                                - Vogliono... vogliono solo che torni a casa, Anna.

Anna                             - Non starà mica male mamma, no?

Joe                                - Male? No, no, sta bene... ma ti vuole vedere sul serio. Questa è la verità, Anna. Vieni?

Anna                             - Non posso.

Joe                                - Perché?

Anna                             - E perché diavolo credi che non possa?

Dannt                            - Perché state tormentando la ragazza, e la sconvolgete così?

Joe                                - Tu non t'impicciare, marinaio. Questi non sono affari tuoi.

Dannt                            - E chi ve lo dice? So quello che lei pensa e lo sapreste pure voi se aveste un briciolo di cervello. Essa non appartiene più alla vostra casa e avreste dovuto pensare a questo prima di scacciarla.

Lestee                           - Che diritto hai di parlare così, Danny! Certo che appartiene ai suoi, se la vogliono. Hai da offrirle qualche cosa di meglio?

Dannt                            - Perché non ti calmi? Chi t'ha chiesto la tua opinione?

Noè                               - Lascia che il ragazzo parli. Mi piace quello che dice.

Anna                             - Beh, almeno Lester non si fida di papà Agone.

Dannt                            - No, lui prega ancora ai piedi di sua madre.

Noè                               - Anche questo ha i suoi vantaggi, ma se vuoi il consiglio del servitore di Gin Numero 1, Anna, vai. Almeno così avrai tempo per pensare.

Dannt                            - Per pensare. E chi diavolo vuol passare la propria vita a pensare?

Anna                             - Potresti provarci per cinque minuti.

Joe                                - Ho il biglietto del treno per te in tasca, Anna. Vieni per favore?

Anna                             - La famiglia... Stanley ha sposato una delle ragazze Poster, che sono di Scranton, non è così?

Job                                - Caterina. Una ragazza molto simpatica. Ti piacerà, Anna.

Anna                             - Immagino che mamma faccia ancora le frittelle e le pesche sciroppate. E con la biancheria pulita e odorosa.

Joe                                - Vieni?

Anna                             - Va bene. Tanto che ci rimetto?

Dannt                            - Mente. Solo la testa.

Anna                             - Almeno sono tre pasti assicurati e un letto.

Dannt                            - Potrai avere questo anche con me.

Anna                             - Sono stata molti mesi senza queste cose quando tu navigavi.

Joe                                - Beh, vai a prendere le tue cose, adesso.

Anna                             - Calma. Le porto tutte addosso. Mi ricor­derò di te, Noè, ogni volta che avrò sete.

Dannt                            - Mandami una cartolina così concepita: « La mia finestra è quella con la crocetta ».

Anna                             - La metterai in cornice?

Dannt                            - Sì, col cavolo!

Anna                             - Bravo tassista. (Lo bacia) E sii buono con Lester, me lo prometti? Lascia che educhi i tuoi istinti migliori.

Danny                           - Non riuscirà mai a farmi tornare a casa a mangiare pesche sciroppate. (Bianche sbuca improv­visamente battendo i denti dal freddo, bloccando l’uscita ad Anna e a Joe).

Blanche                         - Così finalmente ti sei trovato un vecchio che ti mantenga, eh?

Anna                             - Sì, questo è il mio vecchio. (Anna e Joe escono).

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

Il salotto di casa Lucasta. Quattro giorni dopo. Di sera.

(In scena c'è Teresa che apparecchia la tavola can­tando: « You batter mind ». Stanley entra con le braccia piene di legna. Ne mette prima un pezzo e poi un altro sul fuoco).

Teresa                           - Stai attento a quella legna e non met­terla su tutta prima che arrivi Rudolf. La legna costa cara.

Stanley                          - Non ho sentito caldo per mesi, mamma. Se facciamo i grandiosi per Rudolf voglio trarne profitto.

Teresa                           - Vogliamo che il ragazzo si senta a suo agio. Non vogliamo arrostirlo come un pistacchio. Katie mi aveva promesso di darmi una mano con la cena. È su con Anna?

Stanley                          - No, è fuori.

Teresa                           - Dov'è andata?

Stanley                          - Che vuoi che ne sappia. Non mi dice niente.

Teresa                           - Avete bisticciato di nuovo? Perché, Stanley?

Stanley                          - Non discuto i miei affari privati con nessuno. Ma è meglio che Katie rinsavisca. (Katie entra frettolosamente).

Katie                             - Mi dispiace di aver fatto tardi, mamma. Sono stata a trovare delle persone che mi hanno fatto attendere.

Stanley                          - Che razza di persone?

Katie                             - Mi impiego alla biblioteca. Comincerò a lavorare lunedì.

Teresa                           - Non sei più felice qui, Katie?

Katie                             - Non si tratta di questo, mamma. Voglio guadagnare dei soldi ed essere indipendente.

Stanley                          - È stanca di me.

Katie                             - Solo della tua mancanza di volontà e di quello che sei deciso a fare.

Teresa                           - Cosa ha fatto, ora, Katie?

Katie                             - Non si tratta solo di lui; mamma. Segue le orme di Frank e Stella come al solito.

Teresa                           - In cosa?

Katie                             - Tu non sai che cosa hanno deciso di fare, non appena Rudolf entri in questa casa.

Teresa                           - Tutti speriamo la stessa cosa, Katie. Cioè che a Rudolf piaccia Anna; e che lui piaccia a lei. Tu sei dalla parte di Anna, no? Ti comporti come se ti fosse simpatica.

Katie                             - Anna piacerebbe a chiunque. È una ragazza intelligente, carina e molto patetica. Ma non voglio essere compromessa in un piano che la sfrutti a vantaggio di altri.

Teresa                           - Parli di me, Katie?

Stanley                          - No, critica me perché penso, come Frank e Stella, che se facciamo di Anna una ragazza rispettabile riuscendo a farla sposare a questo con­tadino, certo aspiriamo ad avere un po' delle patate che porta con sé.

Teresa                           - Chi ti dice che porterà delle patate?

Katie                             - Intende parlare degli ottocento dollari.

Teresa                           - Oh!... Beh, se si sposano sono certa che vorranno aiutarci un po'.

Stanlet                          - Non le avrai mica parlato di questo, mamma, vero?

Teresa                           - Oh! no di certo. Devo prima vedere se Rudolf è abbastanza buono per Anna.

Katie                             - Vivi proprio nelle nuvole, mamma, vero?

Teresa                           - Mi sento proprio in Paradiso, da che Anna è ritornata a casa. Mi fa tanto bene sentire la sua voce di nuovo anche se un po' spinta. M'ha fatto morire dalle risate ieri sera a letto parlandomi dei tipi buffi che ha dovuto servire in quel ristorante di Brooklyn.

Stanley                          - Ah, è così! Serviva carne, eh?

Teresa                           - Sì, Stanley, viveva facendo questo. Ho sempre saputo che Anna era buona, in fondo, e che non sarebbe finita su di un marciapiede per aver solo fatto un errore.

Stanlet                          - Credi che abbia sbagliato una sola volta, mamma?

Teresa                           - So che Anna è buona e nessuno può farmi credere il contrario. L'ho capito la prima notte che è tornata a casa, quando s'è accoccolata fra le mie braccia e s'è addormentata piangendo. S'è sve­gliata una volta durante il sonno e m'ha detto: «Nevica?». E io ho detto: «Sì, amore, nevica». E lei m'ha risposto: « Ah, è bello », e s'è riaddormentata proprio come una bambina.

Katie                             - Mamma, sei meravigliosa. Andiamo a preparare il pranzo. (Entra Joe).

 Teresa                          - Joe! Non sei andato alla stazione ad incontrare Rudolf?

Joe                                - E che ci andavo a fare? Ci sono andati Stella e Frank.

Teresa                           - E tu sei rimasto inchiodato a una sedia nel locale di Mike.

Joe                                - E che c'è di male? Almeno si sta fra amici, là!

Teresa                           - Cerca di non ubriacarti e mettiti un po' a posto, prima che arrivi il figlio del tuo migliore amico.

Joe                                - Lasciami in pace.

Teresa                           - Vieni, Katie. Andiamo a preparare il pranzo. (Escono Teresa e Katie).

Stanley                          - Che t'è successo, papà? Sei nervoso come un cane pieno di zecche.

Joe                                - Sta attento a te. Questo vecchio cane sa ancora mordere.

Stanley                          - È quello che ti dicono le ragazze giù da Mike?

Joe                                - Dio punisce coloro che deridono i loro genitori.

Stanley                          - Mi sembri un Inno Sacro! Sono troppo svelto per quella roba! (Entra Anna che sente l'ultima frase. Porta il libro degli Inni Sacri in mano).

Anna                             - Certo, Stanley. Scommetto che se stessi per dieci anni ad Harlem riusciresti perfino a ballare.

Stanley                          - Due anni a New York non t'hanno fatta molto in gamba.

Anna                             - Che c'è papà? Che, Stanley ti sta sfot­tendo per via degli Inni Sacri? (Mette il libro degli Inni Sacri vicino a Joe).

Joe                                - Dove l'hai trovato?

Anna                             - Mamma m'ha detto che è il tuo Vangelo e la tua guida. Così ieri sera l'ho tirato fuori. M'ha fatto addormentare e fare dei sognacci. Non capisco perché la gente voglia cantare della morte e dell'inferno.

Joe                                - Qui parla molto anche del Paradiso, e sul come bisogna arrivarci. «Benlah Land ». Mio padre e mio nonno cantavano e ricantavano «Dwelling in Benlah Land » fino a restare senza fiato.

Stanley                          - E senza gin.

Joe                                - Non ti permetto di chiamare mio padre un ubriacone... pagano!

Anna                             - Stanley, ma perché smonti sempre la gente? Papà stava proprio per lanciarsi. Su, papà, comincia « Dwellin in Benlah Land ».

Joe                                - Non mi ricordo il motivo.

Anna                             - Su, via, come fa?

Joe                                - Ti dico che non me lo ricordo.

Anna                             - (prendendolo per mano, vuole tirarlo fuori dalla sedia) Suvvia, papà; alzati.

Joe                                - No, no!

Anna                             - (prendendogli anche l'altra mano e tirandolo fuori dalla sedia) Ah, suvvia! Mettiti qui. Tu canta e noi balliamo. (Adesso Anna è vicina a Joe pronta per ballare. Non appena Joe sente il suo corpo accanto al suo si gela e viene preso dal terrore).

Joe                                - Lasciami! Non mi toccare! Sei forse im­pazzita? (Agguanta il cappello ed esce correndo di casa, mentre Katie entra proveniente dalla cucina).

Anna                             - Beh, che c'è adesso? Non si può neppure ballare in questa casa?

Stanley                          - Quello era il «Lindy», Anna?

Anna                             - Il «Lindy»? Non facevo nulla di speciale. Ho imparato a ballare il «Lindy» la prima sera che stavo a New York al Savoy. Magari fossi ancora lì!

Stanley                          - Ci siamo presi molta pena e abbiamo avuto molte spese per portarti a casa, Katie ed io. Abbiamo speso fino all'ultimo centesimo.

Katie                             - Quei soldi sono stati spesi bene se riu­sciamo a rendere Anna felice.

Anna                             - Credo che tu sia convinta di quello che dici, Katie. Scommetto che anche tu eri felice quando sei entrata in questa casa.

Stanley                          - Almeno ha un uomo che può chiamare suo.

Anna                             - Dato che sei mio fratello non posso fare commenti.

Stanley                          - Non mi tocchi con queste stoccate. Tientele per quando tornerai in marina.

Anna                             - E cosa intendi con questa stoccata?

Stanley                          - Ti ho visto -indirizzare una lettera ad una nave.

Katie                             - Stanley studia per diventare un cane accompagnatore.

Stanley                          - Se non erro è solo un vecchio cane di quelli che guidano i ciechi.

Katie                             - Un animale molto in gamba. Protegge gli infelici. (Entra Stella vestita per uscire. È torva).

Anna                             - Ciao, Stella. Su quel treno di Alabama non c'erano dei porci?

Stella                             - E chi ha parlato di porci?

Anna                             - A sentire parlare Stanley e Frank pense­resti davvero che Otis Slocum ci sta inviando il suo esemplare di esposizione.

Stella                             - È senza dubbio della campagna.

Stanley                          - Allora ci è proprio montato su quel treno!

Stella                             - Ah, sì! Frank gli sta fissando una camera giù al Meriwether.

Stanley                          - Che faccia ha?

Stella                             - Aspetta a vederla. Avrai una sorpresa.

Anna                             - È peggio di quanto ti aspettassi?

Stella                             - Dipende dal punto di vista.

Anna                             - Intendi che è perfino troppo stupido per... per me?

Stella                             - E tu che c'entri?

Anna                             - È quanto mi sono chiesta da quando mamma mi ha detto che doveva arrivare.

Stanley                          - Mamma ha detto che non te ne aveva neppure parlato. .

Anna                             - No, non direttamente, ma siete tutti pieni di doppi sensi, e, credimi, ho imparato qualcosa in due anni, e dovrei essere proprio stupida per non capire che tutti, qui, state cercando di rendermi una persona rispettabile.

Stella                             - Questo non ha mai fatto male a nessuno.

Anna                             - Non credo che ti abbia procurato molto. Preferirei essere quella che sono piuttosto che sposare Frank.

Stella                             - È meglio che tu dica questo seriamente. Non ti fermeresti a nulla tu.

Anna                             - Frank, non si fermerebbe a nulla.

Stella                             - Ah, è così! Beh, sta attenta a te se ti pesco a fargli l'occhietto.

Anna                             - Non ti preoccupare, Stella. Non è il  mio tipo. Preferirei fare l'occhietto al porco... col suo fango e tutto il resto.

Katie                             - Non permettere che ti facciano questo. Non si preoccupano affatto di farti diventare rispet­tabile. Vogliono solo i soldi di Rudolf.

Stella                             - Sei impazzita!

Katie                             - Non ci manca molto, con tutti voi!...

Anna                             - Ah, così il contadino ha quattrini, eh? Quanto? Cinquanta dollari, scommetto.

Stanley                          - Cinquanta dollari! Quell'uomo si chiama denaro.

Stella                             - Sta zitto!

Anna                             - Credevo si chiamasse uomo di fatica. A parte gli scherzi, quanto ha la nostra vittima?

Katie                             - Il padre gli ha dato ot...

Stella                             - Ottantacinque dollari.

Katie                             - Ottocento dollari.

Anna                             - Ottocento! Non c'è male.

Stella                             - Beh, dimenticalo. Non si prenderà una cotta per te. Non è neppure il tuo tipo.

Anna                             - Chiunque, potrebbe essere il mio tipo con ottocento dollari. Sa parlare?

Stella                             - Non s'azzitta mai.

Anna                             - Beh, se sa dire di « sì » dovrei riuscire a portarlo dove voglio.

Katie                             - Non puoi farlo, Anna. Non puoi.

Anna                             - E perché no? Mi sembra un affare. Non vuoi che divenga rispettabile, come dice Stella?

Katie                             - Ti abbasseresti troppo, se facessi una cosa simile.

Anna                             - Comunque non sono molto in alto. E poi se la famiglia vuol fare qualcosa per me, dovrei essere riconoscente per questa occasione che mi si presenta.

Katie                             - Lo fanno per se stessi.

Anna                             - Beh, so badare a me stessa; certo... sposerò la vittima! Prima è, meglio è! Così, dopo tutto, sarò una sposa! Questo dovrebbe far piacere a tutti. Specialmente a papà! (Katie esce) Ho urtato Katie. Beh, dovrebbe essere meno suscettibile a quest'ora. Non essere tanto triste, Stella. Sei preoc­cupata, vero? Hai paura che Anna se la svigni con tutto il gruzzolo. Ti mostrerò che sono meno marcia di quel che credi. Dividerò il gruzzolo del povero scemo, con te. Faremo metà per uno. (Entra Frank).

Stanley                          - Davvero, Anna?

Anna                             - Certo. Non crederai che voglio addossarmi questo peccato da sola, no? Ciao, Frank.

Stella                             - Lo hai sistemato ?

Frank                            - (molto sicuro di sé e presuntuoso) Certo! L'ho portato un po' a spasso e gli ho offerto un paio di birre. Gli è venuto subito sonno. Poi l'ho riportato al Meriwether e l'ho guardato mentre disfaceva le valige. Ora è pronto per fare una lunga dormita. Io e te andremo giù da lui domani mattina presto, gli offriremo la colazione e lo porteremo in chiesa.

Stanley                          - Che, non viene su a cena?

Frank                            - No, no. Ha mangiato in treno.

Anna                             - Mamma sarà molto dispiaciuta di questo. Sarebbe meglio che qualcuno la avvertisse.

Frank                            - Vuoi farlo tu, Anna?

Anna                             - (con cognizione di causa) Oh, sì, certo..., certamente! (Esce Anna).

Frank                            - Le hai detto di Rudolf?

Stella                             - No!

Stanley                          - Di' un po', che è questo mistero? Voi due avete combinato qualche cosa.

Frank                            - Dobbiamo trovare una scappatoia, Stanley. Rudolf non è esattamente quello che ci aspettavamo.

Stanley                          - Ha un anello al naso?

Frank                            - No, ma ne ha uno al dito per il quale al monte dei pegni darebbero circa dieci dollari.

Stella                             - Glielo ha dato suo padre quando si è laureato in agraria, all'università.

Stanley                          - (a bocca aperta) Laureato all'università?

Stella                             - Con la lode!

Frank                            - Otis ci ha davvero fatto un brutto scherzo.

Stanley                          - Lo faremo ancora sposare ad Anna, vero?

Frank                            - Non è possibile. È troppo onesto. Si accorgerebbe in un attimo.

Stanley                          - E come faremo a prendergli i soldi?

Frank                            - Questo è il problema.

Stanley                          - Ma sei sicuro che li abbia?

Frank                            - Che diavolo! Sì! Ha un portafoglio nella tasca interna della giacca che lo fa camminare tutto buttato da una parte.

Stanley                          - Se solo non avessimo ascoltato mamma quando ci consigliò di far tornare Anna. Avremmo preso la figlia di Tom per lui. È dedita alla casa come può esserlo il peccato, ma almeno è vergine.

Stella                             - Senti, genio, Frank ha detto a Rudolf che Otis ci aveva accennato che egli desiderava spo­sarsi e sapete cosa gli ha risposto?

Stanley                          - Che cosa?

Stella                             - (imitando la voce di Rudolf) Ah! quella era un'idea di papà. Io ci metterò il tempo che credo e troverò la donna adatta. E so qual è il tipo di donna che desidero.

Frank                            - Dobbiamo impedirgli di incontrare Anna. Non possiamo permettere che ci svergogni.

Stanley                          - Avrete il vostro da fare. Ci tiene a quel denaro!

Frank                            - Chi le ha parlato del denaro?

Stella                             - Stanley.

Stanley                          - Non è vero. È stata Katie. Ha rovi­nato tutto.

Stella                             - Sei stato tu a dire che il suo nome era denaro.

Stanley                          - Solo dopo che Katie aveva detto...

Frank                            - Porco D... Non posso lasciare voi due soli un minuto! Appena mi volto uno di voi fa un pasticcio. Beh, c'è solo una cosa da fare. Devo por­tarlo via di qui. Con una scusa qualunque lo porterò a Scranton. Lo farò domani, dopo la messa.

Stella                             - Sfammi un po' a sentire. Non voglio compromettermi con la polizia. Non porterai nessuno a spasso.

Frank                            - Cosa intendi dire? Credi forse che io abbia l'intenzione di dargli una botta in testa e rubargli i quattrini?

Stella                             - Tu non salirai in macchina con lui senza di me.

Frank                            - A volte mi domando se voi Lucasta abbiate una sola idea giusta in testa.

Stanley                          - Lascia da parte le idee giuste. E occu­piamoci di qualcosa di più pratico.

Frank                            - Non ti occupare di niente. Lascia fare a me. Tu hai fatto già troppo. Ed anch'io. Dobbiamo trovare un nuovo modo per affrontare la questione. E so quale sarà. Sissignore. Lo convincerò a fare speculazioni, gli farò investire i soldi in qualcosa di speciale. Devo conquistarlo attraverso i suoi interessi. E qual è il principale interesse per Rudolf? L'agricoltura, no? Devo trovare qualche strumento agricolo di cui s'innamori... qualcosa come un nuovo tipo di zappa. (Entra Teresa seguita da Anna).

Teresa                           - Frank! Che è questa storia che mi dice Anna. Rudolf non viene a cena?

Frank                            - È completamente a terra, mamma. È un viaggio lungo, da Alabama.

Teresa                           - Era troppo stanco per venire a cono­scerci, per conoscere Joe, il più vecchio amico di suo padre?

Frank                            - Gli ho spiegato, mamma, che Joe non è stato troppo bene, ultimamente. E ha convenuto che domani sarebbe stato lo stesso.

Teresa                           - Non sono mai stata tanto delusa. Avevo preparato una vera cena del Sud, per il ragazzo. Credo che si stia comportando in maniera scorretta. Non credo che si stia dimostrando sufficientemente rispettoso.

Frank                            - Hai ragione, mamma, hai ragione al cento per cento. Non dimostra molto rispetto, ma capirai... questi contadini del Sud...

Teresa                           - Gli hai detto che lo aspettavamo?

Frank                            - Ah, certo, ma che vuoi fare quando un nomo è sfinito e non vuole altro che un letto? Era proprio stanco, vero Stella?

Stella                             - Non poteva quasi camminare. (Qualcuno bussa alla porta d'entrata).

Stanley                          - Qualcuno bussa!

Teresa                           - Guarda un po' chi è, Stanley. Non sono mai stata tanto delusa. (Stanley va ad aprire).

Rudolf                          - (fuori scena) Abita qui il signor Lucasta?

Stanley                          - (mette la testa dentro alla camera) Frank, è Rudolf.

Teresa                           - Bene. Bene! Digli di entrare.

Stanley                          - Vuole entrare, per favore? (Rudolf entra).

Rudolf                          - Spero di non aver interrotto la vostra cena, Frank, ma non mi sarei sentito a posto se non fossi venuto su a porgere ì miei rispetti.

Teresa                           - Ero certa che non mi avresti delusa dopo che ti avevo preparato una cena che ti farà venire la nostalgia di casa. Siamo tutti molto con­tenti di vederti, Rudolf.

Rudolf                          - Grazie, signora. Lei è la signora Lucasta, immagino.

Teresa                           - È così, ed io ti avrei riconosciuto ovunque. (Rivolta verso gli altri) È l'immagine vivente di suo papà alla sua età. Così alto, bello.

Rudolf                          - Ma signora Lucasta, mi confonde.

Teresa                           - Ah! Non ti sentire a disagio; devi sentirti come se fossi a casa tua e devi permettermi di trattarti come se fossi mio figlio Stanley.

Frank                            - Che Dio ce la mandi buona!

Teresa                           - Cosa dici, Frank?

Frank                            - Non ho aperto bocca.

Teresa                           - Non è vero quello che dice Frank: che sei troppo stanco per mangiare?

Rudolf                          - Stanco? No, signora. Non sono mai troppo stanco per mangiare.

Teresa                           - È così che mi piace sentir parlare i miei figli. T'ho preparato del mais, pane di grano duro e pollo fritto.

Rudolf                          - Pare proprio di stare a casa.

Teresa                           - Beh, devo tornare ai miei fornelli. Frank, presenta Rudolf a tutti. È proprio un ragazzo in gamba. (Sorridendo compiaciuta esce).

Frank                            - Rudolf, voglio presentarti un altro ragazzo in gamba: Stanley.

Rudolf                          - Come stai, Stanley? Tu sei il fratello di cui m'ha parlato Stella?

Stanley                          - Sì, sono io.

Frank                            - E... eh... conosci Stella, naturalmente.

Rudolf                          - Piacere di nuovo, Stella.

Stella                             - Anch'io, naturalmente.

Frank                            - Ehm... ehm... e questa è Anna.

Rudolf                          - Chi?

Frank                            - Anna.

Rudolf                          - Come stai, Anna? Sei una vicina di casa?

Anna                             - Una vicina?

Stella                             - Mi sono dimenticata di dirti che avevo una sorella.

Anna                             - Sono stata via per molto tempo. E non si sono ancora abituati ad avermi qui.

Rudolf                          - Non ci si dovrebbe mettere molto ad abituarsi a te.

Anna                             - Di solito, infatti, è così.

Frank                            - (schiarendosi la gola) Ehm... signor Rudolf vuole lavarsi le mani?

Rudolf                          - Credo di essere a posto, grazie. Mi sono fatto un ottimo bagno. Mi son tolto tutto quel sudiciume del viaggio ed ora mi sento proprio bene.

Anna                             - Credevo che Frank ti avesse fatto ubria­care e ti avesse messo a letto.

Rudolf                          - Ubriaco per aver bevuto due birre! Beh, non davvero, benché non sappia bere come Frank: un vero bevitore di liquori. Lui sì che sa bere.

Anna                             - Ti diamo tempo, sei ancora giovane.

Rudolf                          - Neanche tu sei tanto vecchia.

Frank                            - (schiarendosi la gola) Ehm... Rudolf... Rudolf che ne diresti se facessimo una corsa a prendere un altro paio di birre prima di cena?

Rudolf                          - No grazie. Mi sento benissimo. Proprio bene. Solo, fa un po' caldo qui dentro, no?

Anna                             - Levati la giacca. Non fare complimenti.

Rudolf                          - Beh, se le signore non hanno nulla in contrario...

Stella                             - Fa pure.

Rudolf                          - Grazie. Credo che accetterò. Sento proprio caldo. (Rudolf si leva la giacca. Anna la prende. Il suo braccio si piega sotto il suo peso).

Anna                             - Beh, per forza. Che ti porti in giro, la pistola?

Rudolf                          - No, quelli sono i soldi.

Anna                             - (tirando fuori il portafoglio e dandoglielo) Tientelo addosso, ragazzo. Non si può mai sapere, di questi tempi...

Rudolf                          - Credo di non dovermi preoccupare della gente di questa casa.

Frank                            - Ad Anna piacciono gli scherzi.

Anna                             - Suvvia, Frank. Non so farli bene come te.

Rudolf                          - (prendendo il portafoglio) Dio! Non è una cosa tremenda? Papà me li ha dati spicci! non ha fiducia nelle banche.

Frank                            - Non si è sicuri a portare in giro tutti quei soldi.

Stella                             - Ci sono dei brutti tipi al Nord.

Stanley                          - Ci sono degli individui che ti deru­berebbero proprio di quell'anello.

Anna                             - Un bel pezzo d'oro. Un ricordo di qualche ragazza, scommetto.

Rudolf                          - No, mio padre me l'ha regalato il giorno...

Stella                             - ...che si laureò in agraria.

Anna                             - Avanti! Scommetto che sai leggere e scrivere.

Rudolf                          - Certo. So pure che due più due fa quattro.

Anna                             - Ma no!

Frank                            - Beh,... noi... non voglio impicciarmi, Rudolf, ma se segui il mio consiglio la prima cosa che farai lunedì mattina sarà di mettere quei soldi in banca.

Rudolf                          - Grazie, Frank. Era già stabilito.

Frank                            - Ti accompagnerò e ti presenterò all'amministratore.

Stella                             - Così si sistema tutto.

Rudolf                          - È molto gentile da parte tua, Frank.

Frank                            - Che t'hanno insegnato all'Università, Rudolf?

Rudolf                          - Insegnato? Beh, tutto quello che volevo imparare.

Frank                            - Ad arare ed a zappare, immagino.

Rudolf                          - Arare e zappare? Quelle son cose che sapevo fare a dieci anni.

Frank                            - Ah, sì? Ma immagino che ci siano sempre delle nuove invenzioni come ad esempio aratri e zappe meccaniche.

Rudolf                          - Hai mai sentito parlare di trattori, Frank?

Frank                            - Sì... sì... Oh. certo! C'era un tipo che incontrai per caso l'altro giorno. Un tipo in gamba. Diceva delle cose interessanti, su questi trattori. Aveva dei progetti con se di un nuovo tipo di trat­tore che diceva essere il più moderno. Fammi pensare, come si chiamava?

Rudolf                          - Non sarà Me Cormick?

Frank                            - No, no, non credo che fosse Me Cormick.

Rudolf                          - Non era Deer, per caso?

Frank                            - Ehm... eh... Deere... come si scrive?

Rudolf                          - D.E.E.R.E.

Frank                            - Deere. Mi pare di sì. Sì, sì, si chiamava così. Signor Deere.

Rudolf                          - Beh... dovrebbe saperne qualcosa. Dopo Me Cormick è il più grande produttore di trattori del mondo.

Frank                            - Oh... beh... allora non doveva essere lui. Quello di cui parlo era solo un inventore, capisci. Un inventore privato.

Rudolf                          - Ah, beh... Quand'ero ragazzo mio padre m'ha insegnato di tenermi sempre lontano dalle nuove invenzioni finché non siano divenute sicure. (Tastando il portafoglio) Questi sono soldi che papà s'è guadagnati con l'aratro e la zappa di vecchio tipo.

Frank                            - (ride) Si, tuo padre è davvero un buon uomo. Dimmi, Rudolf, di cosa t'interessi partico­larmente in agricoltura?

Rudolf                          - Mi interesso di tutto ciò che entra ed esce dalla terra. Ma all'Università mi sono specia­lizzato in fertilizzanti.

Frank                            - Fertilizzanti? Ma come, non è puro e semplice concime?

Stella                             - Dovresti conoscere qualcuno che si occupa di questo, Frank. (Entra Joe completamente ubriaco. Cammina barcollando fino al divano e vi cade sopra).

Frank                            - Quello è Joe. Credo di averti già detto che non è molto forte.

Stella                             - A me, sembra che lo sia abbastanza.

Anna                             - Pfff. (Joe si alza e ricade giù subito).

Rudolf                          - Salve, signor Lucasta. Molto piacere di conoscervi. Ho sentito parlare di voi tutta la mia vita.

Joe                                - Otis!

Rudolf                          - No, sono il figlio di Otis, Rudolf.

Frank                            - Rudolf!

Joe                                - Ah! Sì, Rudolf. Come sta il mio vecchio amico Otis?

Rudolf                          - Papà sta benissimo, signor Lucasta. Vi manda i suoi migliori auguri.

Joe                                - O... Otis m'ha detto, Otis m'ha detto... mi dice di trovarti una buona moglie.

Rudolf                          - Me l'ha già detto Frank. È proprio degno di papà. Crede che io porti ancora i pantaloni corti.

Joe                                - (alzandosi) Sta... a... attento alle donne.

Rudolf                          - Ah, certo.

Joe                                - ...e al vino. Se le prime non ti hanno, toc­cherà al secondo.

Rudolf                          - Non avranno me, signore. Starò all'erta.

Joe                                - E non permettere a nessuno di toccare il tuo denaro.

Rudolf                          - No, signore. Quello lo metterò in banca finché non sarò pronto per usarlo.

Joe                                - Sì, è meglio metterlo... è meglio metterlo lì.

Frank                            - Meglio mettere seduto te, Joe. (Lo spinge in una sedia. Joe si rialza subito).

Joe                                - Lasciami. Non vedi che sto parlando al mio vecchio amico O...tis?

Frank                            - Peccato che non ti possa sentire. È a mille miglia di distanza.

Joe                                - Quello è Otis!

Frank                            - È Rudolf... Vieni.

Joe                                - No, lasciami... Non ho p... paura di te. Ti p... picchierò.

Frank                            - Su, su, Joe. Vuoi camminare da solo o ti devo portare in braccio?

Joe                                - T... ti... p... picchierò.

Anna                             - Oh, per l'amor del Cielo papà: ti vuoi proprio esibire?

Joe                                - T... tu! N... non mi p... parlare! Io mi t...tengo lontano da te. T...tu tienti lontana da me o ti... schiaffeggio! (Joe schiaffeggia l'aria, perde l'equilibrio e cade a faccia avanti).

Frank                            - Prendigli i piedi, Stanley. (Frank gli alza le spalle e Stanley lo prende per i piedi) Chiama mamma, Stella, è l'unica a cui permette di spo­gliarlo. (Frank e Stanley portano via Joe. Stella va in cucina).

Rudolf                          - Non posso credere che questo sia il Joe Lucasta di cui ho sentito parlare tutta la mia vita.

Anna                             - Non posso credere che tu sia il Rudolf di cui ho sentito parlare da tre giorni.

Rudolf                          - So di essere un cafone, ma dammi tempo.

Anna                             - Chi ti ha detto che sei un cafone?

Kudolf                          - Il modo in cui vi comportate mi fa capire chiaramente quello che pensate.

Anna                             - Non sai accettare qualche scherzo?

Kudolf                          - Dipende da chi. Non mi importa accet­tarlo da Frank perché, scusami, ma anche lui è un cafone. Accidenti, è proprio stupido.

Anna                             - Gli hai dato delle stoccate, a proposito di quei trattori.

Rudolf                          - Cosa sta cercando di fare? Vuole vendermi qualcosa?

Anna                             - Non me ne meraviglierei. Siedi qui.

Rudolf                          - Grazie.

Anna                             - Sigaretta?

Rudolf                          - Grazie. Spero che non ti offenderai se non lo prendo molto in considerazione.

Anna                             - E chi m'è lui?

Rudolf                          - È tuo cognato, e sembra governare questa casa.

Anna                             - Non governa me, fratello.

Rudolf                          - Ah! sì... hai detto di essere stata via molto tempo. Dove?

Anna                             - A Brooklin.

Rudolf                          - Ehi, dico, non sarai mica sposata. Vero?

Anna                             - Mi vedi forse portare un anello?

Rudolf                          - Credevo che fossi una di quelle che divorziano per seguire l'ultima moda.

Anna                             - Sai scherzare anche tu. Cosa ho che è alla moda?

Rudolf                          - Mi piace il tuo gusto - quel vestito - niente di vistoso, ma molto carino. E lo riempi bene.

Anna                             - Dì! Sai che hai metodo? Scommetto che le ragazze giù ad Alabama si struggono di lacrime per te.

Rudolf                          - Dobbiamo continuare a sfotterci, per dirla a modo tuo?

Anna                             - Mi sembri un po' nervoso.

Rudolf                          - Ti sembro toccato?

Anna                             - No. E non ti si addice questa parola.

Rudolf                          - Né più ne meno di quanto ti si addica questo modo di parlare « slang ». È una messa in scena per far sapere a tutti che sei stata a Brooklin?

Anna                             - Io non ho bisogno di messe in scena. Questo lo lascio fare a te.

Rudolf                          - Voglio solo cercare di fare amicizia. Mi sei piaciuta appena ti ho vista.

Anna                             - Stella mi disse che saresti stato un colpo per me. Non credevo che intendesse uno che lavora alla svelta.

 Rudolf                         - Nessuno mi ha mai detto questo se non quando mietevamo il raccolto.

Anna                             - Beh, sta attento! Non sono un campo di spinaci.

Rudolf                          - Non c'è bisogno che tu mi dica questo.

Anna                             - Non c'è bisogno di dire ad una ragazza che riempie il suo vestito.

Rudolf                          - Oh! Sei un po' ritrosa?

Anna                             - Ritrosa! Questa sì che è una novità.

Rudolf                          - Non t'ho detto nulla che non avrei potuto dire alle mie sorelle. Loro non si offendevano mai.

Anna                             - Forse sarà la mia mentalità pornografica.

Rudolf                          - Ah! non dire questo. Sei solo un po' ritrosa e questo mi piace.

Anna                             - Pensa a modo tuo, allora.

Rudolf                          - Allora possiamo dimenticare la nostra piccola lite e ricominciare da capo?

Anna                             - Certo, se sai da che parte andiamo!

Rudolf                          - Non c'è bisogno di saperlo, se viag­giamo insieme.

Anna                             - Io viaggio sola, fratello.

Rudolf                          - Anch'io, di solito. Ma quello che mi piace''più di tutto è di salire sulla mia macchina, dopo una dura giornata di lavoro, solo, e filare senza avere la più pallida idea di dove stia andando, fino a quando mi trovo in un posto che è proprio quello adatto. Allora scendo e mi sdraio sotto un grosso albero o anche sotto le stelle e penso a tutto quello che farò a questo mondo quando avrò l'abilitazione per l'insegnamento, e poi mi addormento e faccio dei sogni meravigliosi.

Anna                             - Non parli di quello che sogni. Ma imma­gino che siano donne.

Rudolf                          - Diavolo, certo! Non ci sono bei sogni senza donne!

Anna                             - Posso farne uno senza un uomo e dire di aver fatto un bel sogno.

Rudolf                          - Sembra che tu ce l'abbia con gli uomini. Che hai?... Una delusione d'amore?

Anna                             - (ride) Rudolf, mi farai morire! Sembro davvero una ragazza che soffre d'amore?

Rudolf                          - Sembri una che abbia tutto il diritto di essere corrisposta.

Anna                             - Beh, cosa intendi dire?

Rudolf                          - Non vorrai mica che ti faccia un com­plimento, no? Non dopo aver accolto in quel modo il primo.

Anna                             - Beh... provaci. Può darsi che non ce l'abbia poi troppo con te.

Rudolf                          - Beh, qualsiasi cosa tu abbia, mettila da parte.

Anna                             - (mettendo un qualche cosa di immaginario da parte) È messa da parte.

Rudolf                          - (in modo caldo e sincero) Sei carina, Anna, mi piaci molto.

Anna                             - Beh, allora va avanti. Fammi quel com­plimento.

Rudolf                          - Non ti basta? Ho detto che mi piaci.

Anna                             - Beh, ora che ci penso, forse sì.

Rudolf                          - Allora possiamo essere amici. (Le offre la mano).

 Anna                            - Certo non dovrebbe essere difficile. (Mette la sua mano fra le sue).

Rudolf                          - Accidenti! Come sono soffici le tue mani! Soffici e fresche come la terra. Mi piace tanto prenderla e lasciarla scorrere fra le mie, così. Anche le dita sono morbide. Sembrano di velluto!

Anna                             - Ehi, dico, presto metteranno in musica le tue parole.

Rudolf                          - Che ha la tua voce!

Anna                             - Non lo so. Ti fa rabbrividire!

Rudolf                          - No, è musica per me; è come quella del merlo, aspra a volte, ma di solito molto dolce.

Anna                             - Rudolf, dì cosa ti occupi? Sei solo un esperto universitario!

Rudolf                          - Se questa è l'impressione che ti faccio... Va bene, sono solo un esperto universitario.

Anna                             - Beh, non credo che tu faccia sul serio, quando mi dici che ho la voce dolce come un merlo « le mani soffici come la terra.

Rudolf                          - Quando lo dici così mi sembra sciocco « mi fa apparire semplicemente stupido.

Anna                             - No, non voglio che tu la prenda così. Sei un tipo così strano. Non ho mai incontrato un uomo come te.

Rudolf                          - Ed io non ho di certo mai incontrato qualcuna come te. Davvero, mai. Così simpatica e carina eppure così comprensiva. Mentre sfotti, come tu dici, sembra che tu stia guardando la gente con­troluce, leggendo i loro pensieri.

Anna                             - Secondo te non sempre li leggo bene.

Rudolf                          - Credo che questo dipenda dal fatto che tu non hai fiducia nella gente. Qualcuno deve averti fatto del male.

Anna                             - Più d'uno, fratello.

Rudolf                          - Perché qualcuno dovrebbe farti del male! Sei così simpatica, come un animale giovane con occhi tristi. Ecco, ecco chi sei, sei Trudy.

Anna                             - Trudy!

Rudolf                          - Era una cavallina che papà tirò su. Amavo Trudy più di qualsiasi altra cosa al mondo.

Anna                             - Non la ami più!

Rudolf                          - È morta. E ho pianto! Ho singhioz­zato per una intera settimana.

Anna                             - Dì, che vorresti farmi! È una cosa orri­bile venirmi a dire che somiglio a qualcosa che è morto.

Rudolf                          - Oh! Tesoro. Mi dispiace. Non volevo farti piangere.

Anna                             - Beh, ci sei riuscito lo stesso. Dammi il tuo fazzoletto.

Rudolf                          - (asciugandole gli occhi) Lascia fare a me.

Anna                             - Sono proprio una sciocca.

Rudolf                          - Dio! Sei bella quando piangi. (Anna lo guarda. Lui la prende fra le braccia e la bacia appassionatamente. Entra Teresa e vede l'abbraccio).

Teresa                           - Alleluia!

Rudolf                          - (alzandosi) Oh, signora Lucasta. Io...

Teresa                           - Non dir nulla, tesoro. Lascia solo che ti abbracci. (Rudolf va verso Teresa) E che Dio ti benedica perché vuoi bene alla mia Anna!

Anna                             - Non fare l'idiota, mamma. Non voler costruire qualcosa dal nulla.

 Rudolf                         - Nulla! Se era nulla, aspetta che mi ci metta.

Anna                             - Smettetela adesso tutti e due. Può darsi che tu faccia sul serio, Rudolf, ma io no.

Teresa                           - Non puoi farmi credere, tesoro, che non lo ami. Ho visto come lo baciavi.

Anna                             - Ho imparato a baciare molto tempo fa!

Rudolf                          - Mi hai baciato come se fossi un tuo fratello maggiore. Ti insegnerò io a baciare sul serio.

Anna                             - Non puoi insegnarmi nulla e rimarrai il mio fratello maggiore.

Tekesa                           - Non lo ami, tesoro? Come puoi farne a meno! È il ragazzo più bello che io abbia mai visto.

Anna                             - Certo che è bello, bello come la seta. Ma la seta non è per me e nessuno lo sa meglio di te.

Rudolf                          - Cosa c'è che possa somigliare alla seta in me! Per Dio, sono rozzo, e tu lo sai! Scusate il mio linguaggio, signora.

Teresa                           - Di' quello che ti pare. Falle una buona lavata di testa. Nessuno l'ha mai picchiata quando era piccola. Questo è il male. Forza!

Rudolf                          - Non ti piaccio, Anna. Nemmeno un poco!

Anna                             - Certo che mi piaci. Più di un poco. Ma non abbastanza da sposarti. È questo che mamma vorrebbe.

Rudolf                          - Che cosa credi che io voglia! Stavo proprio per dichiararmi quando mamma cominciò ad innalzare lodi al Signore.

Anna                             - Grazie, Rudolf, ma la risposta è no!

Teresa                           - Ma come, tesoro. L'altra sera a letto mi hai detto che avresti avuto piacere di sposarti si ti fosse capitato l'uomo adatto.

Anna                             - Si dicono cose strane, a letto.

Teresa                           - So che parlavi sul serio. So che non scherzavi.

Anna                             - Non certo quanto scherzate voi adesso. Chi ha mai sentito niente di più pazzesco! Un tizio viene in casa a salutarti e dopo dieci minuti si cerca di farlo sposare alla propria figlia.

Rudolf                          - Nessuno sta cercando di farmi sposare chi non voglio io. E non ci vogliono dieci minuti per innamorarsi: ci vogliono appena dieci secondi.

Anna                             - Rudolf, sei proprio un bambino. Non sai niente. Pensi che tutto sia come sembra.

Rudolf                          - Credevi che fossi un poco di buono, dapprincipio.

Anna                             - Sì, e poi mi sono accorta che non è così. Tu, credi che io sia buona.

Rudolf                          - So che sei buona, Anna.

Teresa                           - È buona.

Anna                             - Tu e mamma siete una coppia formidabile.

Rudolf                          - Beh, che ne diresti se ci raccontassimo tutti i nostri peccati e poi decidessimo se ci amiamo o no?

Anna                             - Non credo che ci basterà il tempo.

Teresa                           - Anna, tesoro mio, non vedi che suc­cede? Il Signore ha mandato in casa questo bel ragazzo, proprio per te. L'ha mandato in risposta alle preghiere, le mie e quelle di Katie, perché non sei mai stata fortunata. E il ragazzo si è innamo­rato di te, subito. Questa pure è opera di Dio. Dio ti offre la possibilità di amare e di essere felice. Non vorrai spezzargli il cuore e anche quello di Rudolf, vero?

Anna                             - Dio può sopportare tutto, mamma, ma Rudolf non è così forte.

Rudolf                          - Sono pronto a correre questo rischio.

Anna                             - Cieco! Senza sapere di più di quanto tu non abbia compreso in dieci secondi?

Rudolf                          - Non voglio sapere altro.

Anna                             - Sei più scemo di quanto non pensassi.

Rudolf                          - Va bene. Allora sono uno scemo. Sarò l'unico a soffrirne.

Anna                             - Sì, ma brutto stupido, non capisci che non voglio essere io a farti soffrire?

Rudolf                          - Perché? Perché mi ami?

Anna                             - No, Rudolf. Non potrei innamorarmi in dieci secondi.

Rudolf                          - Quanto ti ci vorrebbe?

Anna                             - Questa domanda potreste entrambi rivolgerla a Dio.

Rudolf                          - Preferiresti davvero non sposarmi. Non è così?

Anna                             - Ma quanto è strana la vita! Si crede di desiderare una cosa e appena uno l'ha avuta, non si sa che diavolo pensare.

Rudolf                          - Beh, non devi prendere una decisione stasera. Dormici sopra. Mi tratterrò qui per qualche tempo.

Anna                             - Non se ne trovano migliori di te, Rudolf.

Rudolf                          - Se potessi credere che dici sul serio, Anna...

Anna                             - C'è una cosa che scoprirai in me. Non mentisco troppo spesso.

Rudolf                          - E non mi importerebbe che tu lo facessi. Perché so che non mentiresti per salvare te stessa, ma solo per non fare soffrire gli altri.

Anna                             - E che si può fare, con un tipo come te?

Teresa                           - Amalo, figliola, fallo felice.

Rudolf                          - Tua madre ha ragione. Suvvia, deci­diti. Di' che mi sposi.

Anna                             - A tuo rischio e pericolo, Rudolf.

Rudolf                          - Accetto.

Anna                             - Va bene, sciocco.

Rudolf                          - Ti renderò felice, Anna. (Rudolf la bacia. Entra Frank seguito da Stanley).

Frank                            - Che diavolo succede, qui?

Teresa                           - Si sposano! si sposano!

Stanley                          - Chi? Rudolf e Anna?

Frank                            - Chi l'avrebbe mai detto! Congratula­zioni, Anna. Ti sei data da fare, eh?

Anna                             - Io non ho fatto niente, Frank.

Rudolf                          - Io sì. Si è difesa energicamente ma ho vinto con l'aiuto di mamma.

Anna                             - Lui non ha bisogno di aiuti. Fa tutto da solo. (Entra Stella).

Stella                             - Mamma, vieni a preparare questo mais. Io non sono una brava donna del Sud.

Teresa                           - Stella, bambina! Bacia la sposa.

Stella                             - Quale sposa?

Teresa                           - Anna. Sposerà Rudolf.

Stella                             - Hai fatto un bagno nel gin di papà?

Teresa                           - No, ma ora preparerò qualcosa per festeggiare l'avvenimento.

Stanley                          - Mi sembra che sia giusto, Stella.

 Rudolf                         - Stringi la mano a tuo cognato.

Stella                             - Chi l'avrebbe detto!

Frank                            - È proprio quello che ho detto io.

Anna                             - Dalle un bacio, Rudolf. Ha bisogno di un tonico.

Rudolf                          - Certo. Come va, sorella? (Rudolf bacia Stella).

Stella                             - Accidenti! Ora so cosa si intende quando si parla del profondo sud!

Frank                            - (allontanando Stella) Ah, è così? Mamma, Joe è andato a letto con le scarpe. Faresti meglio a spogliarlo. Non si vuole neppure levare il cappello.

Teresa                           - Oh, al diavolo Joe. Vado a preparare qualcosa che ci renda tutti felici. (Esce).

Frank                            - Beh, questa sì che è una bella sorpresa.

Stella                             - Quando contate di sposarvi?

Rudolf                          - Non appena avremo fatto le carte. Forse potremmo farle stasera.

Frank                            - È possibile. Ma in questo stato bisogna aspettare tre giorni. Lo sai?

Rudolf                          - E che sono tre giorni, quando abbiamo tutta la vita davanti a noi?

Anna                             - Ci vogliono solo tre giorni per fare il giro del mondo in aereo.

Rudolf                          - Facciamolo per viaggio di nozze. Ci basteranno mille dollari? Li ho qui.

Frank                            - (a bocca aperta) Mille?

Rudolf                          - Certo. Papà me ne ha dati ottocento come regalo di nozze per la sposa. E ne ho ritirato alcuni dei miei per tirare avanti.

Anna                             - Tientili stretti, ragazzo.

Frank                            - Rudolf, non dirai mica sul serio che vuoi portare la nostra piccola Anna in aereo? Non pos­siamo permetterci il lusso di perderla.

Stella                             - Non possiamo permetterci il lusso di perdere Rudolf.

Rudolf                          - Siete tutti molto premurosi. Ma non preoccupatevi, non correremo alcun pericolo. (Entra Katie).

Katie                             - Anna cara. Mamma mi ha dato la buona notizia. Sono certa che sai quello che penso.

Anna                             - Pensi quello che penso io, Katie. C'è qualcosa che non va.

Rudolf                          - Ma per me va benissimo.

Frank                            - Rudolf non conosce Katie. Questa è Caterina, la moglie di Stanley.

Katie                             - Congratulazioni, Rudolf.

Rudolf                          - Grazie, Katie. Sono molto lieto di conoscerti.

Stanley                          - Puoi baciarla.

Rudolf                          - Grazie, Stanley. (Rudolf bacia Katie).

Stella                             - Non c'è male, eh, Katie?

Frank                            - Beh, non diamo l'impressione a Rudolf che tutte le nostre donne siano delle fraschette, (Entra Teresa con un vassoio su cui ci sono una bot­tiglia di cognac e dei bicchierini. Teresa e Katie versano da bere a tutti).

Teresa                           - Ho tenuto questa bottiglia dai tempi del proibizionismo. Forza tutti, beviamo alla copia felice.

Frank                            - Dove diavolo l'avevi nascosta, mamma!

Teresa                           - Proprio vicino al lavandino. Dove non vai spesso.

Stella                             - Quella stoccata te la sei proprio andata a cercare.

Frank                            - Vuoi rovinare questa bella festa?

Teresa                           - Tutti devono mettere da parte i loro guai, e le loro preoccupazioni per essere felici con Anna e Rudolf. Adesso ci vuole un discorso.

Frank                            - Certo, certo. Sarò molto lieto di...

Teresa                           - No, non tu. Cambiamo un po'. Fa fare un discorso a Rudolf.

Frank                            - Va bene, va bene. Se vuoi qualcosa che venga direttamente dalla terra.

Rudolf                          - Sono senza parole, mamma.

Teresa                           - Non dire questo. Ti ho sentito mentre le facevi la dichiarazione.

Rudolf                          - Mamma pure s'è portata bene. Ha condotto perfino il Signore in questa stanza a benedirci.

Teresa                           - Tesoro, non era necessario che lo facessi. Era qui fin da quando Anna è tornata a casa e vi seguirà ovunque andrete. Ed è a lui che dobbiamo rivolgere questo discorso. A Dio! E dobbiamo rin-graziarLo per tutto!

Stanley                          - Anche per il cognac!

Teresa                           - E perché no? È il migliore. L'uomo che me l'ha venduto era un contrabbandiere, uno che stava molto in alto.

Frank                            - E adesso sta molto in basso. In una cella a Leavenworth.

Stella                             - Beh, ne vogliamo parlare, o lo vogliamo bere?

Stanley                          - Certo. Al diavolo i discorsi. Ecco, ad Anna.

Teresa                           - Aspetta. Alla salute di Anna e di Rudolf.

Tutti                              - Ad Anna e a Rudolf.

Anna                             - Alla salute!

Rudolf                          - (ad Anna che comincia a bere) Aspetta, tesoro, prima loro bevono alla nostra salute, poi noi alla loro.

Anna                             - Ah, è così che si fa?

Tutti                              - Ad Anna e Rudolf.

Rudolf                          - Adesso alzati, Anna. Mettimi un braccio intorno alla vita. E ora da parte della mia futura sposa vi ringrazio tutti ed insieme ringrazio te, buon Dio. (Rudolf e Anna bevono. Si sente un terribile colpo sul soffitto) Che c'è?

Frank                            - È Dio che è caduto dal letto.

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

PRIMO QUADRO

La casa dei Lucasta. Tre giorni più tardi. (La scena è vuota. Frank entra portando una brocca con un liquore. Ne versa il contenuto in una bottiglia).

Teresa                           - (dalla cucina) Sei tu, Stanley?

Frank                            - No, son io, mamma.

Teresa                           - (fuori scena) Oh! Frank, ti dispiace fare una corsa su e dire a Katie che ti dia lo sposo e la sposa?

Frank                            - Lo sposo e la sposa?

Teresa                           - (fuori scena) Sì. Sono sotto al mio letto.

Frank                            - Smetti di bere fino a dopo la cerimonia.

Teresa                           - (entrando) Cosa intendi dire?

Frank                            - Sei abbastanza sbronza, no? Anna sta su a vestirsi e Rudolf sta giù alla sua pensione ad aspettare. Non sono sotto nessun letto.

Teresa                           - Parlo dello sposo e della sposa piccoli che vanno messi sulla torta.

Frank                            - Beh, e perché non l'hai detto? (Chia­mando su per le scale) Katie?

Katie                             - (fuori scena da su) Sì?

Frank                            - Prendi lo sposo e la sposa sotto il letto di mamma.

Teresa                           - Sono in una scatola di cartone.

Frank                            - Sono in una scatola di cartone.

Katie                             - (fuori scena) Va bene.

Frank                            - Non capirò mai che razza di cervello hanno le donne. Se non vogliono capire qualcosa non ci sono santi che possano farglielo capire. Ma se dici loro che ci sono uno sposo e una sposa in una scatola sotto un letto, capiscono a volo di che si tratta.

Teresa                           - Ma è ovvio, Frank. Le donne fanno finta di essere stupide, gli uomini ci nascono. Salve, Joe. (Joe entra dalla porta d'entrata. Comincia a salire le scale).

Frank                            - Dove sei stato, Joe? Credevo che stessi troppo male per uscire.

Joe                                - Mi sento un po' meglio. Credo che farò una passeggiatina, Frank.

Teresa                           - Sei tornato in te, Joe. Condurrai Anna all'altare.

Joe                                - No, Teresa. Non sono divenuto pagano. Lascerò che voi portiate Anna in chiesa.

Frank                            - E tu torna a letto e restaci.

Joe                                - Voglio entrare ed uscire quando mi pare, Frank. In questo momento mi va di guardare i pre­parativi dello sposalizio. Mio Dio! Tutti pronti per un'orgia, vero?

Frank                            - Se pensi di andare giù alla chiesa a fare un baccano indiavolato faresti bene a levartelo di testa. Perché al primo accenno ti pianto la testa nel truogolo.

Teresa                           - Non dire sciocchezze, Frank. Perché Joe dovrebbe mandare all'aria il matrimonio?

Frank                            - (ridendo) Non lo capiresti, mamma. Sei troppo giovane e graziosa. (Entra Rudolf con la sua borsa e una valigetta che mette dietro al divano).

Eutjolf                          - Frank, mamma, dove diavolo è Stanley?

Frank                            - Stanley non s'è fatto vedere con l'auto­mobile?

Etjdole                          - No, aveva promesso di essere al Mariwether un'ora fa.

Frank                            - Temo che stia facendo una gita di piacere. Quella macchina è stata il suo sogno per un mese.

Joe                                - Stella sognava una pelliccia. L'ha avuta?

Teresa                           - E chi dovrebbe comprare una pelliccia a Stella?

Joe                                - Qualcuno deve aver comprato la macchina a Stanley.

Rudolf                          - L'ho comprata io per il mio viaggio di nozze, signor Lucasta.

Joe                                - Il tuo viaggio di nozze? Stento a crederlo. Vedo ancora tuo padre che conduce via tua madre in una di quelle vecchie carrozze alte. Proprio come se fosse ieri.

Rudolf                          - Spero che vi sentiate abbastanza bene per venire in chiesa.

Joe                                - Frank pensa che sia meglio che io non venga.

Frank                            - Sarebbe un vero peccato che gli venisse un attacco e decidesse di picchiare il predicatore.

Joe                                - Beh, a quanto pare nessuno dei padri sarà presente alla cerimonia. Immagino che tu non abbia ricevuto notizie da Otis.

Rudolf                          - No, signore. Gli ho telegrafato e gli ho scritto. Mi aspettavo che prendesse il treno. Spero che non sia arrabbiato con me.

Joe                                - Non con te, figlio. Ma può esserlo, e molto, con qualcun altro.

Teresa                           - Con chi, Joe?

Joe                                - Oh, solo con qualcuno su cui aveva il diritto di contare, ma che lo sta tradendo perché è stato messo in trappola da tanti demoni.

Frank                            - Dice sempre delle cose odiose.

Joe                                - Beh, se nessuno ci trova da ridire mi faccio un'altra passeggiata.

Frank                            - Sta attento a non cadere nel truogolo.

Joe                                - Ci starò attento, Frank. (Esce).

Frank                            - Non è un tipo insopportabile quello, da aversi ad un matrimonio? (Frank porta una scatola di liquori in cucina).

Rudolf                          - Senti, mamma. Stanley è talmente in ritardo che ho portato quassù le nostre valige. Che ne dici di questa che ho comprato per Anna?

Teresa                           - Oh, è bellissima. Come sarà elegante, così.

Rudolf                          -  Vuoi tenerla al sicuro per me? C'è qualcosa qui dentro, a cui Anna tiene molto e vi ho messo anche il regalo di nozze di papà oltre agli ottocento dollari.

Teresa                           - Mio Dio! Bisogna metterla al sicuro. Ah, ho capito. La metterò sotto il mio letto.

Rudolf                          - Di', mamma, credi che dovremo andare in chiesa a piedi?

Teresa                           - A piedi?

Rudolf                          -  Beh, e che facciamo se Stanley .non arriva in tempo?

Teresa                           - Beh, smettila di crucciarti. Su, lascia che ti dia un bicchierino di liquore. Ti farà bene ai nervi.

Rudolf                          - Credo che mi farebbe bene. (Alea una bottiglia sul tavolo).

Teresa                           - Quella è una delle bottiglie che è stata riempita da Frank. (Portando una bottiglia a tavola) Giurerei su questa. Ho spremuto l'uva io stessa. Ecco!

Rudolf                          - Il mio stomaco è sottosopra.

Teresa                           - Riandrà a posto appena vedi Anna. È così bella col vestito da sposa di Stella. Io sono scoppiata a piangere.

Rudolf                          - Accidenti! La amo. Solo a parlare di lei tremo tutto.

Teresa                           - E lei ti ama allo stesso modo, tesoro.

Rudolf                          - Davvero, mamma? Mi ama sul serio?

Teresa                           - Certo. Sai da quando Joe ha avuto quest'ultimo attacco, lei e Katie hanno dormito nella stessa stanza e Katie m'ha detto che non ha mai sentito parlare di qualcuno nel modo in cui Anna parla di te. Katie dice che Anna le ha detto « Katie, quel Rudolf non sembra vero. È un angelo ».

Rudolf                          - Non dirmi questo, mamma. È facile essere buoni con Anna. È così facile essere buoni i primi tempi che si è innamorati. Ma voglio che sia sempre così.

Teresa                           - Dovrai avere pazienza con lei. A volte fa la pazzerella.

Rudolf                          - Se lo so! Ha un caratterino... e me ne sono accorto anche in soli tre giorni.

Teresa                           - Perché? Cosa ti ha combinato?

Rudolf                          - Oh! Solo che avevo pensato di passare la luna di miele a New York. Volevo tornare in tutti i posti che già conosce, con lei. Ma non vuole andare in nessun luogo di New York. Credo che non sia stata molto felice, lì.

Teresa                           - No, non lo è stata. Immagino che sia un segreto dove voi passerete la luna di miele. (Sus­surra) Ditemi, andate alle cascate del Niagara?

Rudolf                          - No, mamma. Ti ci porteremo l'anno prossimo. Ho telegrafato ad un professore dell'Uni­versità che ha una casetta in montagna e che mi presterà.

Teresa                           - Che bello! Le piacerà molto. E poi vi andrete a stabilire alla fattoria di tuo padre?

Rudolf                          - Beh, può darsi; per qualche tempo, ma quello che conto di fare è il professore. Non appena avrò l'abilitazione.

Teresa                           -  Mi gira la testa solo a pensare che per­sonaggio diventerai!

Rudolf                          - Beh, non mi fare apparire un pallone gonfiato, mamma.

Teresa                           - Devi essere presuntuoso, con un cuore così grande.

Katie                             - (fuori scena) Mamma, vuoi venire a vestirti?

Teresa                           - Certo, Katie! Vengo, vengo. (Abbrac­ciando Rudolf) Ragazzo mio! Ragazzo della mia Gara Anna!

Rudolf                          - Spero di esserlo sempre.

Stella                             - (fuori scena) Mamma, vuoi venire?

Frank                            - (rientrando dalla cucina) Mamma, le ragazze stanno ululando che ti vogliono.

Teresa                           - Vengo. Non ci metto neppure cinque minuti ad indossare i miei fronzoli matrimoniali. Ma Stella mi deve insegnare a mettere quel cappello nuovo che mi ha comprato. Non riesco a capire quale sia il davanti e quale il dietro. (Esce).

Frank                            - (a Rudolf, offrendo) È un bel sigaro, Rudolf.

Rudolf                          - (prendendolo) Lo fumo con piacere. Peccato che il signor Lucasta non possa venire.

Frank                            - Sì, Rudolf. Non ti preoccupare. Io mi occuperò di tutto. Ti porterò Anna all'altare e se per caso Stanley non si facesse vivo farò pure da testimonio. Accertati che il matrimonio venga tra­scritto.

Rudolf                          - Sarà mèglio che ti dia l'anello ed i documenti per ogni evenienza. (Dà a Frank l'anello e le carte).

Frank                            - Molto fine. Non troppo caro ma di gusto eccellente. Ecco la licenza. Questi certificati di buona salute sono una novità rispetto a quando mi sono sposato io. Ma è un'idea eccellente. Sì, tutti pieni di salute. Solo pochi giorni fa ho sentito un tizio che diceva - ed era un tipo in gamba - che il guaio di molti matrimoni moderni consiste nel fatto che vengono contratti in piena ignoranza. Ed aveva ragione. Aveva ragione al cento per cento.

Etjdolf                          - È meraviglioso quante persone igno­ranti si sposino.

Frank                            - Vero? A proposito, sono lieto di vedere dalle proporzioni del tuo portafoglio che hai accet­tato il mio consiglio e che hai messo quei soldi in banca.

Rudolf                          - Certo, Frank. Anna è la mia banca.

Frank                            - Anna?

Rudolf                          - Sì. Sono al sicuro, con Anna, Frank.

Frank                            - Credi? Credo che sia molto generoso da parte tua, Rudolf. Molto generoso. (Si sente il clakson di una macchina e il rumore di una macchina che si ferma).

Rudolf                          - È Stanley?

Frank                            - Certo, certo. Quella è la Chewy. (Entra katie).

Katie                             - Rudolf, vattene. La tua sposa scenderà presto e non devi vederla che in chiesa.

Rudolf                          - Bene! Non potrei darle un'occhiatura?

Katie                             - No, porta sfortuna!

Rudolf                          - Dammi l'anello ed i documenti, adesso che è arrivato Stanley.

Frank                            - (ridandoglieli) Sarà meglio che li tenga tu finche non siamo in chiesa. Stanley è così sbadato.

Rudolf                          - Certo, certo. È quasi l'ora fatale.

Katie                             - Sì, ci manca poco ormai, Rudolf. Forza, sta in gamba!

Rudolf                          - Certo, Katie. Di' ad Anna che la amo e dalle questo da parte mia. (Bacia Katie).

Katie                             - Certo. Dì a Stanley di spicciarsi a tornare a prenderci.

Rudolf                          - Va bene, certo. Va bene. (Esce).

Stella                             - (fuori scena) Katie, ha detto mamma di portare su quella valigetta!

Katie                             - Va bene.

Frank                            - (con la valigetta in mano) Intendi questa?

Katie                             - Sì, penso sia quella. Il regalo di Rudolf ad Anna. (Prendendo la valigetta fa per andarsene).

Frank                            - Spero che Anna abbia messo quei soldi al sicuro.

Katie                             - (tornando indietro) Quali soldi?

Frank                            - Gli ottocento dollari.

Katie                             - Non sapevo che li avesse.

Frank                            - Suvvia! Avete dormito insieme. Deve averli nascosti in qualche posto nella tua camera.

Katie                             - Ti dico che non so niente.

Frank                            - Beh, immagino che dovrò perquisire la stanza io stesso.

Katie                             - Sarà meglio che tu non ci metta piede.

Frank                            - Che cosa faresti?

Katie                             - Provaci e vedrai! (Entra Stella).

Stella                             - Che succede?

Frank                            - Katie non vuole dirmi dove Anna ha nascosto i soldi.

Stella                             - Chi ha detto che li ha?

Frank                            - Rudolf ha detto di averglieli dati.

Katie                             - (presso la tavola) Sapete cosa faccio? Vado a cercare un poliziotto che vi impedisca di rubarli.

Stella                             - E chi ruba? Si è offerta di dividerli con noi.

Katie                             -  Non aveva conosciuto Rudolf, allora. Parlava il vostro linguaggio, allora. E scherzava.

Frank                            - Farebbe bene a non scherzare con cose del genere. Quattrocento dollari appartengono a noi! Rientra nei patti.

Katie                             - Quali patti? Questo non è un affare. È un matrimonio d'amore. Quei due ragazzi si amano, se sapete cosa significhi.

Frank                            - Ah, sciocchezze! Lo porta solo in giro.

Stella                             - Non crederai che una che ha fatto la « vita » possa innamorarsi sul serio.

Katie                             - Dio! Non vi avessi mai conosciuto! A volte mi fate quasi vergognare del mio sangue! Ci sono molti a cui fa comodo pensare che siamo tutti come voi due, e non solo coloro che una vita disumana ha reso duri, marci e imbroglioni.

Frank                            - Fandonie! Nessuno mi ha trattato in maniera disumana. Vorrei che ci provassero. Sono quello che sono per decisione personale e per spirito di osservazione, perché osservo e noto chi è che va avanti in questo mondo. Sono i violenti, i forti. E vanno avanti perché prendono quello che un altro non è degno di avere e non ascoltano le parole di una debole donna. (Entra Anna).

Anna                             - Accidenti, Frank! Sei davvero infervo­rato, ragazzo! Il predicatore dovrebbe permetterti di dire qualcosa in chiesa!

Stella                             - Vieni giù!

Frank                            - Per Dio! Che sposa! Chi lo avrebbe mai detto che due persone potessero sembrare così diverse con lo stesso vestito.

Stella                             - Quando lo portavo eri un po' diverso anche tu. Si vedeva dove cominciava il torace.

Frank                            - Aspetta un paio di mesi e poi guardati allo specchio.

Stella                             - E smettila!

Anna                             - Ehi, smettetela di litigare la mattina delle mie nozze. Che c'è, Katie? Hai pianto?

Katie                             - No, cara. No di certo. Ti porterò il tuo bouquet. (Esce e va in cucina).

Stella                             - Conviene davvero vestirti bene, Anna!

Anna                             - Grazie, Stella.

Frank                            - (trastullandosi con la valigetta da viaggio) Sì, ho la sensazione che ne saremo ben ricompensati.

Stella                             - Vedrai quello che ti capita se lasci impronte sporche sulla valigetta nuova di Anna.

Anna                             - È per me?

Stella                             - Da parte di Rudolf. L'ho aiutato nella scelta.

Anna                             - A. S. Anna Slocum.

Stella                             - C'è qualcosa dentro che ti farà felice.

Anna                             - Che è?

Stella                             - Apri e vedrai.

Frank                            - Ci ho provato. È chiusa a chiave.

Anna                             - (scuotendo la valigia) Scommetto che è quel meraviglioso vestito da viaggio.

Stella                             - È proprio così. Anch'io non mi sono trattata male. (Si mette la pelliccia. Una bestia spa­ventosa).

Frank                            - Quando andrà in calore avrai tutti i cani del vicinato che ti verranno dietro. (Si sente il clakson di un'auto).

Stella                             - Ecco Stanley! Spicciati, mamma.

Teresa                           - (fuori scena) Vengo, vengo. (Entra Katie col bouquet).

Katie                             - Sono così eccitata che non riuscivo quasi a" legare il flocco.

Anna                             - Oh! quanto è bello. (Tuffa la faccia nel bouquet).

Katie                             - Rudolf ha un gusto meraviglioso in tutto.

Teresa                           - (appare) Beh, l'ho messo bene, questo cappello?

Stella                             - Dio mio! No, l'hai messo sottosopra.

Teresa                           - E chi se ne accorgerebbe? (Rivolta il cappello. Vede Anna e va verso di lei) Mia piccola bambina! Sei così bella! Ho vissuto solo per questo. (Piange).

Anna                             - Mammina cara. Ti voglio tanto bene.

Fbank                            - (sfottendo) Vehh, vehh...

Stella                             - Ehi, non ti starai mica innamorando di noi, no?

Katie                             - Sì, di un coccodrillo!

Teresa                           - (scoppiando a ridere) Katie, mi farai morire! Adesso so a che cosa mi ha fatto sempre pensare, (involgendosi ad Anna) Anna, ti devo chie­dere scusa se ti mando all'altare con un coccodrillo, ma non c'è di meglio.

Anna                             - Ma non lo fare arrabbiare adesso, non può sopportare l'idea di darmi via.

Fbank                            - Porco D...! Questa famiglia non avrà mai un po' di dignità. (Porta via Anna prendendola per il braccio) Vieni ragazza.

Teresa                           - (prendendo la valigia) Ecco qualcosa che il coccodrillo non avrà.

SECONDO QUADRO

La stessa scena. Un'ora dopo.

(La porta d'entrata è aperta e Rudolf porta Anna in casa in braccio e la posa).

Rudolf                          - Come va, signora Slocum?

Anna                             - Benissimo. (Mostrando il piede con la sola calza) Solo che hai lasciato la mia scarpa nel portico, all'entrata.

Rudolf                          - Già cominci a scalciare, eh? (Rudolf va a prendere la scarpa. Anna mette il bouquet sul tavolo e si toglie il velo. Rudolf toma con la scarpa e un pezzo di cartaccia fra i denti. Si mette la scarpa sul piede di Anna).

Anna                             - Che è?

Rudolf                          - Qualcuno ha messo un biglietto sotto la porta.

Anna                             - Per chi è?

Rudolf                          - Non c'è scritto. (Leggendo a stento) « Ci siamo raffreddati a furia d'aspettare qui fuori. Così ci siamo andati a scaldare io e papà Agone». Che significa questa parola?

Anna                             - (leggendo spaventata) Agone!

Rudolf                          - Agone! «P.S. Ritornerò più tardi». Saranno degli invitati al banchetto nuziale, immagino.

 Anna                            - Sì, sì, invitati.

Rudolf                          - (prendendola fra le braccia) Beh, ce l'abbiamo fatta. Stiamo viaggiando insieme sul serio.

Anna                             - Andiamocene via di qui presto, vuoi? Senza perder neppure un minuto.

Rudolf                          - Non appena avrò riportato la gente a casa e avremo mangiato qualcosa, partiremo.

Anna                             - Non voglio aspettare neanche questo. Voglio andarmene ora.

Rudolf                          - Che hai, tesoro? Tremi tutta.

Anna                             - Questa casa mi fa paura. Me ne voglio andare di qui. Voglio restare sola con te. Sola con te, Rudolf.

Rudolf                          - Certo, tesoro. Ti porto via.

Anna                             - Adesso Rudolf? Metti la valigia sulla automobile e andiamo via!

Rudolf                          - Tesoro, non posso lasciare tutti ad aspettare fuori dalla chiesa.

Anna                             - Frank li porta tutti da Mike a bere. Si sbronzeranno e rideranno perché siamo riusciti a far loro uno scherzo.

Rudolf                          - Ma cara, quando ti sarai messa l'abito da viaggio sarò di ritorno con loro; berremo qualcosa e poi ce ne andremo.

Anna                             - Al diavolo l'abito da viaggio! Voglio andare via così come sono!

Rudolf                          - Che t'è successo, tesoro? Ti comporti in modo strano. È abbastanza grave il modo in cui s'è comportato tuo padre. Non voglio che mio padre sappia che sono scappato senza salutare tua madre e Katie e tutti.

Anna                             - Ah, certo, certo, per carità non offen­diamo Otis Slocum.

Rudolf                          - Non vorremo mica litigare per la prima volta ora che siamo appena usciti di chiesa?

Anna                             - Non ho più voglia di litigare.

Rudolf                          - Non litigheremo mai. Saremo felici per tutta la vita.

Anna                             - Forse questa non durerà a lungo se non mi porti via subito.

Rudolf                          - Tesoro, di che cosa hai paura?

Anna                             - Ti ho detto che è questa casa. Odio tutto qui. Voglio andarmene per non ritornare mai più.

Rudolf                          - Non devi fare niente che non vuoi. Saremo fuori di qui fra poco, se corri a metterti quel vestito mentre io...

Anna                             - Non mi lasciare Rudolf. Non mi lasciare.

Rudolf                          - Non lo farò mai. Ti amo, cara.

Anna                             - Oh, caro. Rudolf. Stringimi. Stringimi fino a soffocarmi.

Rudolf                          - Soffocarti. Ma se cominci a viver ora!

Anna                             - Grazie, Rudolf. Grazie di tutto.

Rudolf                          - Perché ti preoccupi tanto. Via. Via! Adesso farai come ti dico, eh?

Anna                             - Penso di sì.

Rudolf                          - E sta su col morale! Vuoi stare sa? Non abbiamo tempo per piangere. Ecco, da brava. (La bacia) Sarò di ritorno prima che tu possa sentire la mia mancanza. (Rudolf esce velocemente. Anna prende il bouquet e il velo da sposa e va su per le scale. Si sente la Ohewy in partenza. Poi il rumore di una Buick che arriva).

Dannt                            - (fuori scena) Buon giorno, amico.

Kudolf                          - (fuori scena) Buongiorno.

Danny                           - (c. s.) C'è nessuno in casa?

Rudolf                          - (c. s.) Vado a prendere la famiglia. (Appare Anna sulle scale).

Danny                           - (fuori scena) Se non c'è nulla in contrario vado ad attendere dentro.

Rudolf                          - (c. s.) Per me va bene.

Danny                           - (c. s.) Grazie, amico. (La Ohewy parte Danny entra) Ciao, dolcezza, hai ricevuto il mio biglietto?

Anna                             - Sì, Danny.

Danny                           - Beh, eccomi.

Anna                             - Non ti togliere il cappotto.

Danny                           - Perché?

Anna                             - Te ne devi andare di qui.

Danny                           - Che succede, che è stato? Perché sei agghindata per una festa in maschera?

Anna                             - Mi sono sposata poco fa.

Danny                           - Scherzi sempre. Cosa vuoi? Farmi venire la pelle d'oca? (Guardando le decorazioni nuziali) Sembra proprio che qualcuno si sposi. Ma non puoi essere tu.

Anna                             - Perché?

Danny                           - Perché ho ricevuto la tua lettera solo ieri quando sono andato a ritirare i miei documenti e mi sono precipitato fin quaggiù come mi avevi chiesto di fare.

Anna                             - Ascolta Danny. Dopo due giorni credevo di non poter resistere qui e così ti ho mandato a chiamare. Non credevo che ti saresti fatto vivo per almeno un'altra settimana.

Danny                           - Beh, aspetta un pò! Tu non sei sposata. Ehi, dico, ma chi era quel tipo con la Chewy e il frac?

Anna                             - Mio marito. Torniamo adesso dalla chiesa. (Mostra l'anello).

Danny                           - Ma come mai? Come hai fatto a met­terti in questo pasticcio, ragazza? Quel tuo buffo padre ti ha forse giocato un brutto tiro?

Anna                             - No. Non c'è niente di scorretto. È opera mia.

Danny                           - Chi è questo tizio? Di che si occupa? Ha una faccia da sbirro.

Anna                             - È l'uomo più in gamba che io abbia mai conosciuto, Danny.

Danny                           - Quando hai conosciuto quel figlio di p...?

Anna                             - Dopo che sono tornata a casa.

Danny                           - E che t'ha fatto? T'ha fatto la fattura?

Anna                             - Non lo so. Certo mi sembra di volare.

Danny                           - Su, smettila. Stai parlando con Danny Johnson. Te ne ricordi?

Anna                             - Sì, anche tu sei in gamba, Danny.

Danny                           - (versandosi da bere) Non c'è bisogno che cerchi di imbrogliarmi. Che ci guadagni? È ricco questo disgraziato?

Anna                             - Non me ne importerebbe anche se non avesse un soldo.

Danny                           - Oh! Allora ce li ha i soldi. Beh, comincio a capire. Perché non l'hai detto subito? (Si versa da bere, beve, ma sputa, subito fuori tutto) Perdinci! Che roba è questa?

Anna                             - Si ricevono ogni sorta di sorprese, in questa casa.

 Danny                          - Davvero e in più modi. Dove vuoi che andiamo? Io e te, intendo.

Anna                             - Senti, Danny. Sei un ragazzo che sa accettare uno scherzo, no?

Danny                           - Beh, dipende. Cos'è che ti preoccupa tanto?

Anna                             - Te la squagli? Te ne vai prima che ti veda?

Danny                           - Ti vergogni di me, eh?

Anna                             - No, sai che non è vero. È solo che io e te e gli altri... lui non sa nulla di questo e voglio impedirgli di saperlo, se posso.

Danny                           - Per quanto speri di ingannarlo?

Anna                             - (si alza) Spero di riuscirvi... se riesco ad allontanarmi da tutto e da tutti, presto. Lo amo, Danny.

Danny                           - Lo dicevi anche a me, piccola.

Anna                             - Innamorata di te? Non è possibile perché non ho mai saputo cosa significasse prima di adesso.

Danny                           - Beh, ti comportavi come se lo fossi ogni qualvolta scendevo a terra.

Anna                             - Ero contenta di vederti. Ti pensavo per­fino quando eri lontano e avevo nostalgia di te. Ma noi, noi volevamo solo godere e mandavamo al diavolo il domani.

Danny                           - Questo è l'unico modo di vivere. Cosa conti di fare? Passare la vita sposata ad un uomo che ti bacia dopo colazione prima di uscire, che passa la vita in ufficio mentre tu stai a casa? E quando torna ti suona il violino? Ma questo è suicidio.

Anna                             - Oh certo! Ma Rudolf non è affatto così.

Danny                           - Rudolf! Hai sposato un tizio che si chiama « Rudolf ». Ma quello non è un nome. È un sigaro.

Anna                             - Mi dispiace che non ti piaccia il suo nome, perché il suo cognome è Slocum.

Danny                           - Slocum! Sei la signora Rudolf Slocum. Lo sai?

Anna                             - Certo.

Danny                           - Santa pace! Rudolf Slocum, si direbbe un contadino.

Anna                             - Lo è.

Danny                           - Non posso crederlo. Papà Agone. Non posso crederlo. Dovrei picchiare questo tizio. Sono arrabbiato. Lo aspetterò e gliele darò di santa ragione.

Anna                             - (prendendo il suo cappotto e dandoglielo) Ve ne andrete subito. Tu e il tuo papà Agone!

Danny                           - Lasciarti con questo contadino! Non essere sciocca. Non è il tipo. Impazzirai in un mese, senza luci, senza musica e senza un uomo che possa portarti in giro a divertirti. È questo che ti voglio dare, piccola. Per questo son qui.

Anna                             - Ho finito con queste cose, Danny. Non le voglio più.

Danny                           - Non si finisce mai, una volta che se n'è sentito il sapore. E tu ce l'hai nel sangue. Ti ci sei buttata come un'anatra nell'acqua. Io lo so. Ti ho avuta all'inizio.

Anna                             - Ti dico che ho finito. Non ritornerò mai a quella vita.

Danny                           - Non ti ci puoi sottrarre. Chiunque te lo legge negli occhi. Come ho fatto io appena t'ho visto. Tu non appartieni ad un solo uomo. Non ti attaccheresti mai ad un uomo. Non puoi.

Anna                             - Lo posso. Lo farò. Accidenti a te! So, so che cerchi di... di farmi paura.

Danny                           - Cerco di risparmiarti molto dolore, bambina. Va con questo cafone che hai sposato e sotterrati in una fattoria. Ma un giorno qualcuno si troverà a passare di li' e ti scorgerà in un campo, e dovrà solo toccarti perché tu divenga debole come l'acqua. È inutile che litighiamo, Anna. Tu sei dei nostri... Noi, siamo la gente in gamba... la gente come me e te. Innumerevoli sono le volte che abbiamo arsa la terra. Resta con me e la incendieremo tutta.

Anna                             - Hai finito?

Danny                           - Sì, ho finito.

Anna                             - Allora te ne vai?

Danny                           - Certo, me ne vado.

Anna                             - E per favore non mi cercare. Non ti voglio più rivedere.

Danny                           - Me ne ricorderò, quando ritornerai strisciando per terra. Probabilmente ti riprenderò lo stesso, perché in queste cose sono debole quanto te. Non ci posso fare niente.

Anna                             - Addio.

Danny                           - Questo non è un addio. (Entra Joe).

Joe                                - Come state?

Danny                           - E voi, come state?

Joe                                - Avete una bella macchina, lì fuori.

Danny                           - Sono lieto che vi piaccia.

Anna                             - Addio, Danny.

Joe                                - Scusa, ma ho saputo che hai sposato qual­cuno poco fa, in chiesa.

Anna                             - Danny è venuto a congratularsi con me.

Joe                                - (va al focolare, attizza il fuoco, smuove le ceneri) Ah sì?

Danny                           - Anche con te, papà. Dovresti essere un uomo fiero, oggi.

Joe                                - Ti ho già visto in qualche posto.

Danny                           - Certo, a Brooklin, la settimana scorsa.

Joe                                - Ah sì. Sei il marinaio che la baciava al bar.

Danny                           - Oh, beh, sapete com'è. Che c'è di male in un bacio tra amici?

Joe                                - Niente, niente... per tipi come voi.

Anna                             - Mi dispiace, ma non c'è tempo per una predica. Devo vestirmi, e Danny se ne deve andare.

Joe                                - Figlia, spicciati. Non fare attendere Danny.

Anna                             - Non aspetta mica me. Vuoi andartene, Danny?

Joe                                - È meglio che aspetti. Avrai bisogno di qualcuno.

Anna                             - Perché?

Joe                                - Per portarti via.

Anna                             - Parto in macchina con mio marito fra pochi minuti.

Joe                                - Credi? Credi che avrà voglia di farlo quando saprà tutto di te?

Anna                             - Che intendi dire?

Joe                                - Quando saprà come ti ho trovato là dietro? E che sei stata a letto con ogni sorta di mascalzoni in città? Quando saprà che hai mandato a chiamare Danny per portarlo a letto e non perché ti facesse le sue congratulazioni?

Danny                           - Ehi! Non sperare tanto, papà. E di un po': che percentuale ti danno per mandare a monte il matrimonio della tua piccola figlia?

 Anna                            - Questa è stata la più importante occupazione della sua vita. Rovinarmi. Ma mi si offre questa possibilità e se me la guasti, se osi solo aprire la bocca con Rudolf, giuro, per Cristo, che t'ammazzo. ;

Danny                           - Non avrai bisogno di ammazzare. Se gli vuoi tappare la bocca gliela sistemo io in modo tale che Rudolf non capirà una sola parola di ciò» che dirà.

Joe                                - Rudolf non avrà bisogno di ascoltare nulla da me. Io non gli devo dire nulla.

Anna                             - Su chi conti?

Joe                                - Sull'unica persona che rispetto, Anna, e di cui lui si fida. Otis.

Danny                           - E chi diavolo è Otis?

Anna                             - Suo padre.

Danny                           - Come non capirlo subito che suo padre doveva chiamarsi Otis?

Anna                             - Ah, è in questo modo viscido che vuoi risolvere la faccenda. Eh? Lo dici a Otis Slocum!

Joe                                - Lo sa già. Gli ho scritto l'altra domenica quando mi sono riavuto dal mio attacco e tua madre m'ha detto quello che eri riuscita a fare Rudolf. (Mostra un telegramma) Otis è già in viaggio. Sarebbe f già qui se il treno fosse in orario.

Danny                           - Bambina, sai quello che fai? Nuoti fra un barracuda e un pescecane. Questo vecchio i bastardo e il suo amico del cuore vogliono mangiarti pezzo per pezzo. E questo tuo Rudolf è un maledetto  mollusco che galleggia vicino a loro mentre compiono; l'opera.

Anna                             - Rudolf non è debole. Mi ama e soffrirebbe tutte le pene dell'inferno per me. Ma nessun uomo E potrebbe nel giorno delle nozze sopportare l'inferno che gli avete preparato voi.

Joe                                - Perché hai rimandato tutto al giorno delle nozze? Perché non gli hai detto tutto tu stessa fin  dapprincipio ?

Anna                             - Non l'ho ingannato, papà, l'ho combattuto. Mamma deve averti detto quanto io abbia ' cercato di impedirglielo, ma mi interrompeva ogni volta. So che per te è difficile credere questo, perché mi odi per quello che sono stata. Ma è vero. Posso dirti una cosa? Sto, sto... aspettando di restare sola con lui come... come se fosse il primo uomo. Non  volete, per favore, tu e Otis... non volete darmi il modo di andarmene? Se rovino tutto, ti prometto una cosa... Non ti seccherò mai più... Saprò dove andare e cosa fare.

Joe                                - È un vero peccato. E non mi hai convinto con la tua triste storia e proprio perché non ne sono convinto ho scritto una lettera ad un altro interessato e l'ho imbucata poco fa. Anche se tu fossi con il Rudolf, quando riceverà nuove da questo interessato dovrà disfarsi di te.

Danny                           - Ah, dunque c'è un terzo a mangiare? Prima che finisca, bambina, nuoterai in mezzo ad una giovane scuola di pesci.

Joe                                - È strano che tu abbia detto questo, marinaio. Perché è proprio lì che ho scritto, ad una scuola. Mia moglie m'ha detto che Rudolf sperava che la | sua Università gli trovasse un posto di professore. Perciò la mia lettera era indirizzata ad un tale che si occupa delle nomine lì. Non raccomanderà di certo nessuno la cui moglie potrebbe insegnare ai giovani quello che non trovano sui libri.

Anna                             - Vecchio idiota! Così non lo proteggi, ma Io distruggi.

Danny                           - Se vuoi rimanere qui e permettere ad essi di masticare questo figlio di papà che hai spo­sato e di usare te come salsa, fa' pure. Ma io sono venuto quaggiù per riportarti dove appartieni. Deciditi.

Anna                             - Beh, papà, hai fatto un altro bel servizio. Qualcosa mi diceva di non tornare a casa con te. Perché ci avrei rimesso ancora una volta. Vecchio rimbambito! Il tuo cervello è tanto ingarbugliato che non vedi più quello che fai. Non ti bastava aver rovinato me?,Dovevi rovinare anche questo povero ragazzo? Povero Rudolf.

Joe                                - Oh, non fare finta di piangere per lui.Non ti importa quale uomo faccia all'amore con te, purché sia un uomo. Tu ritornerai col tuo Danny, ai tuoi tre pasti e a un letto in cui buttarti... con Danny.

Danny                           - Non mi piace quello sguardo nei suoi occhi, ragazza. Faresti bene ad uscire di qui, subito.

Anna                             - Oh, che vada al diavolo! Gli darei io stessa un pugno.

Danny                           - Fa come ti dico. Prenditi il cappotto.

Anna                             - Disgustoso vecchio idiota salmodiante.

Joe                                - (avanzando verso di loro con l'attizzatoio sol­levato) Vattene dalla mia casa, marinaio, e portala via con te.

Danny                           - Apri la porta e fila alla macchina.

Joe                                - Portala via nella tua maledetta macchina e conducila all'inferno.

Anna                             - Non lo colpire, Danny.

Danny                           - (afferra Joe e gli toglie l’attizzatoio di mano lo fa girare su sé stesso e lo spinge facendolo cadere per terra) Piantala, vecchio bastardo! (Danny ed Anna escono. Joe alza una sedia e la lancia dietro a Danny. Frank entra dalla cucina in tempo per sentire la porta d'entrata sbattere. Ha in mano un tavolo da bridge piegato e quattro sedie anch'esse chiuse).

Fkank                            - Chi è che se n'è andato? (Joe rimane in silenzio. Frank va alla finestra) Ma come, è Anna. Sale su una Buick con un tale! (Rumore della Buick che si allontana) Dove diavolo se ne va? (Va verso Joe che è muto come prima) Questa è opera tua, nevvero?

Joe                                - T'avevo detto che questo vecchio cane sapeva ancora mordere.

Fkank                            - (andando minaccioso verso Joe) Ho lavo­rato molto per avere quegli ottocento dollari. Tu hai rovinato tutto proprio quando avevo quel denaro in mano.

Joe                                - Non mi toccare!

Frank                            - Non ti tocco. Ma non vivrai più in questa casa. Dormirai là fuori in quel fienile, come un cane.

Joe                                - i No! No!

Fkank                            - Sì, nel fienile dove hai sorpreso Anna.

Joe                                - No! No!

Frank                            - E non ti chiamerò più Joe perché è un nome troppo bello per un cane. Da oggi in poi sei « garzone ». Su, garzone, ritorna al tuo fienile. (Joe non si muove. Frank scatta) Garzone! (Joe esce passando davanti a Frank e andando verso la cucina).

 

TERZO QUADRO

Il bar di Noè. Otto giorni dopo.

 (È tardi, quasi l'ora di chiudere. Noè siede dietro il bancone e parla a Rudolf che sta finendo di scrivere un biglietto e lo chiude in una busta).

Noè                               - Sarò triste di vederti andar via.

Rudolf                          - Mi è piaciuto parlarti, Noè.

Noè                               - Non ti è piaciuto nulla, e meno di tutto il mangiare. Un contadino che si nutre di sandwiches! È come dare semi d'uccello ad un cavallo.

Rudolf                          - Ho avuto tutto quello che volevo. Se mia cognata Katie mi scrive o mi telegrafa qui, mi inoltri la posta... (Passa a Noè un foglietto di carta).

Noè                               - Ventunesima strada, Bessemer, Alabama.

Rudolf                          - (dando a Noè la busta chiusa) E metti questo biglietto al sicuro, vuoi?

Noè                               - Non c'è luogo più sicuro della mia tasca. Ma ti dico che Anna non ama quel Danny. Puoi credere a uno che in questo bar vede molti che fanno all'amore. Anna non ama quel marinaio. Cionono­stante credo che lui si preoccupi che non le accada nulla di male. E poi Anna sa difendersi da sola... se sai cosa intendo.

Rudolf                          - Certo. Stai cercando di rallegrarmi, Noè.

Noè                               - Beh, non serve a nulla dire bugie e mentire sul suo conto perché sei venuto qui per sapere la verità, e di certo l'avrai saputa, fresca fresca, da quella chiacchierona di Bianche.

Rudolf                          - Non sono venuto a spiare. Sono solo venuto a cercarla. Sapevo tutto prima di venire. E l'ho saputo il giorno del mio matrimonio.

Noè                               - Anna ritornerà! Se tu non dovessi tornare a casa! Anna ritornerà qui, un giorno, presto. Lo so. Vedo molte persone. So come si comportano. So che Anna non è innamorata di quel Danny e ritornerà qui.

Rudolf                          - È quello che temo. Ritornerà qui.

Noè                               - Beh, se sei qui e lei viene qui,... allora viene da te, non è così? Questa è matematica.

Rudolf                          - All'Università la chiamano logica, Noè. Ma dovrebbe essere qualcosa che non insegnano all'Università a farci riunire.

Noè                               - L'andare all'Università non impedisce ad un uomo di mettersi nei pasticci con una donna e niente che insegnano lì potrà tirarlo fuori da essi. Quando la vita ti dà una batosta, rendigliela.

Rudolf                          - Sì, Noè, è quello che voglio cercare di fare. Ma in questo momento l'unica cosa che desidero ascoltare è la sua voce che dice: « Stringimi forte, stringimi forte fino a soffocarmi». (Entra Bianche).

Blanche                         - Salve! Ancora da queste parti?

Rudolf                          - Sto per andarmene, Bianche.

Blanche                         - È una notte adatta ad un assassinio.

Rudolf                          - C'è una cosa per cui possiamo sempre contare su di te.

Blanche                         - Cioè?

Rudolf                          - Un bis. Che prendi stasera? Un rhum?

Blanche                         - Certo. Grazie, signor Alabama. Nono­stante le tue stoccate sei sempre un gentiluomo del Sud. Parlavo con Eddy, Noè, quello del «Chambers».

Noè                               - Con lui!

Blanche                         - Sembra che sia nei pasticci.

Noè                               - Potrebbe esserlo facilmente.

Blanche                         - Oh! Non per qualcosa che abbia fatto. Qualcuno sta cercando di fargli un brutto tiro. Eddy è il padrone di una casa molto alla moda, signore di Alabama. Solo le persone più rispettabili la fre­quentano - sai - milionari e senatori in vacanza.

Rudolf                          - Un club politico.

Blanche                         - Può darsi che ci si vada a parlare di politica, ma per berci devi spendere almeno dieci dollari. Ma come dicevo, Eddy è inguaiato. Circa due settimane fa, una delle ragazze del «Chambers» è stata picchiata da uno dei clienti perché trovava da ridire sui suoi modi. Questo tipo le ha dato un pugno e lei ha fatto casa del diavolo. Così Eddy l'ha messa alla porta. Beh, aveva ragione! Non ci si può comportare così, in un posto come il «Chambers»!

Rudolf                          - Comportati sempre come una signora.

Blanche                         - Certo. Beh, adesso vuol querelare Eddy per via del pugno che le ha dato il senatore. Figurati! Vuol far credere che non ci vede più bene e che deve portare gli occhiali. Ma come, se quella vecchia puttana riusciva a vedere una monetina da venticinque centesimi sul marciapiede a cento metri di distanza. (Entra Katie).

Katie                             - Rudolf!

Rudolf                          - Che fai qui? Che è successo?

Katie                             - Nella tua lettera mi dicevi che saresti partito per Alabama, se non avessi ricevuto notizie entro questa sera. Non mi sono fidata di una lettera ed ho pensato che avrei potuto trovarti qui.

Rudolf                          - Intendi dire che hai sue notizie!

Katie                             - Ha restituito il vestito da sposa di Stella e mi ha scritto questo bigliettino. Non dice molto, ma almeno c'è il suo indirizzo. (Rudolf si scosta per leggere il bigliettino. Katie si siede ad un tavolino. Guarda Bianche).

Blanche                         - Forza, guarda bene. Sì, sono proprio quella che credi!

Noè                               - Tu pensa agli affari tuoi e lascia che gli altri facciano altrettanto.

Blanche                         - Come faccio a sapere che lei non è del mestiere? Purché non venga a rovinarmi la piazza.

Noè                               - Se tu non fossi mezza sbronza ti accorge­resti che è una signora.

Rudolf                          - Sai nulla, Bianche, di Danny Johnson?

Blanche                         - E chi è Danny Johnson?

Rudolf                          - Faceva il marinaio.

Blanche                         - Non sapevo che i marinai avessero un cognome e non sono mai andata con loro.

Rudolf                          - È un amico di Anna Lucasta.

Blanche                         - Mai visto Anna con un marinaio. Le dicevo sempre: « Anna, non avere dei marinai nella propria vita è come mangiare un intero pasto senza sale ». Aspetta, sto mentendo di nuovo. Anna cono­sceva un marinaio. In verità è stato lui a portarla qui la prima volta. Sì, uno delle Indie occiden­tali che distribuiva collanine e frescacce. Ed era pure altezzoso. Ha avuto il coraggio di dirmi che non ero il suo tipo. Sì, mi ricordo: si chiamava Danny.

Rudolf                          - Vive ad Harlem. Hai la minima idea dove dovremmo andare a cercarlo?

Blanche                         - Che ho l'aria d'essere un archivio? Ma se stava con Anna saprei dove cercarlo.

 Rudolf                         - Dove?

Blanche                         - Al Savoy. Anna preferisce ballare che mangiare. Accidenti,, mi basta nominare il ballo perché i piedi mi dolgano.

Rudolf                          - Dov'è il Savoy, Noè?

Noè                               - A Passeggiata Lennox, vicino alla cento-quarantesima strada.

Rudolf                          - La centoquarantesima di Lennox. Grazie. Andiamo, Katie?

Katie                             - Non preferiresti andare solo?

Rudolf                          - Diamine, no!

Noè                               - Fammi sapere come va.

Rudolf                          - (dà a Noè un biglietto di banca) Sì, Noè. Questo coprirà le ordinazioni... e il resto vuoi usarlo per comprare un paio di scarpe nuove a Bianche!

Noè                               - È buono, da parte vostra, questo.

Blanche                         - Grazie, signore di Alabama. Senti, non per impicciarmi dei tuoi affari. Vai ad Harlem per cercare Anna?

Rudolf                          - Sì. Bianche. Questa è sua cognata.

Blanche                         - Ma davvero! Non sei mica suo fra­tello, no?

Rudolf                          - No, solo un amico. Addio, Bianche.

Katie                             - Non ti guardavo per curiosità. Stavo solo pensando che avevi una faccia molto simpatica,

Blanche                         - Via, non ditemi queste cose! Non posso accettarle. E poi, sapete, scherzavo. So che non siete del mestiere.

Katie                             - Addio, Bianche. (Escono Rudolf e Katie).

Blanche                         - Addio. Noè, credi davvero che sia un amico di Anna?

Noè                               - Un buon amico.

Blanche                         - Le persone buone mi fanno sempre paura.

Noè                               - Certo. Perché sono quelle che pagano vera­mente per i tuoi peccati.

Blanche                         - Che intendi dire?

Noè                               - I buoni pagano sempre per i cattivi. Guarda quelli che combattono in Europa. Chi pagherà per quello che fanno quei disgraziati? Non certo essi. Pagheranno tutti gli uomini amanti della pace. E noi pagheremo. (Entrano Anna e Lester. Anna è molto accesa e sfrontata).

Anna                             - Salve, Bianche! Come ti va la vita? Salve, Noè! Come stanno tutti i sudici animali di questa Arca? Vi presento il grande amante! Lester, ti pre­sento Bianche, Noè ti presento Lester, Lester ti presento Anna. (Lo bacia in piena bocca) Che tipo! Su, Noè, il solito! E non a credito. Lester paga in contanti per tutto e quando dico tutto intendo tutto! Vero, ragazzo? Che c'è, Noè? Sei paralizzato? Stura la bottiglia e fa scorrere il gin. Ti sei già dimenticato!

Noè                               - Ne hai già avuto abbastanza.

Anna                             - Cosa intendi per abbastanza? Non ho neanche cominciato. Non riesco ad avere abbastanza di niente. Neppure di Lester.

Lester                            - Cerca di calmarti.

Noè                               - Perché non vai a dormire? Sei sfinita.

Anna                             - Io stanca? Cosa credi che mi abbia stan­cato, Lester? È lui che si stanca. Si addormenta come un bambino fra le braccia della mamma.

Blanche                         - Se vuoi puoi dormire a casa mia.

Anna                             - Niente da fare. Conosco quel detto « Cominciamo insieme ». Io comincio con Lester. Nevvero, Lester? Non ti ho forse promesso di amarti per sempre? Suvvia dimmelo. Qui sei fra amici. Parla! Non hai mica paura che Danny ti senta, no?

Lester                            - Lo sai che non ho paura di Danny.

Anna                             - Come sai essere quando lui non c'è? O c'è! Dì un poco, dove abbiamo lasciato Danny? Non mi ricordo dove l'ho visto l'ultima volta.

Lester                            - Lo abbiamo lasciato ieri sera al suo garage.

Anna                             - Ah già! Stava sotto la sua maledetta Buick. Vero! Che spettacolo! Grasso da capo a piedi! Hai mai visto Danny coperto di grasso, Noè!

Noè                               - No, mai.

Anna                             - Beh, dovresti vederlo. È tanto carino! Non trovi che Danny sia carino, Lester?

Lester                            - No. E non trovo carina neppure te in quelle condizioni.

Blanche                         - Che ne diresti se facessi una corsa al Savoy!

Noè                               - No. Non ti immischiare in questa faccenda.

Anna                             - Ho sentito qualcuno parlare del Savoy.

Noè                               - Bianche pensava che forse Danny ti starà cercando lì.

Anna                             - Al Savoy! Danny giace sotto al suo tassì nel Jersey.

Blanche                         - Nel Jersey!

Anna                             - Certo. Danny è tornato a fare il tassista a Hackensack.

Noè                               - Abbiamo sentito dire che vivevi ad Harlem.

Anna                             - Chi ve l'ha detto, per l'amore del cielo?

Noè                               - È solo una diceria.

Anna                             - Non date retta alle dicerie. Di', Lester, bisogna sventolare un fascio di bigliettoni in questa lurida catapecchia per riuscire a bere qualcosa?

Lester                            - Un paio di birre, Noè.

Anna                             - Birre! E ch'è successo? Sei diventato tirchio? Ieri sera buttavi i soldi a destra e a sinistra. Il pezzo grosso di Hartford ha avuto un compleanno, e sua madre gli ha mandato cinquanta dollari. Spendili, ragazzo, spendili. Per me un doppio gin!

Noè                               - Non avrai neppure una birra, Anna.

Anna                             - Oh, piantiamo questi salmodianti, Bianche. Tenetevi il vostro sporco liquore e i vostri fetidi soldi! Io ho soldi. Ho i soldi di Danny, di quel gras­sone. Andiamo al Savoy, Bianche.

Blanche                         - Vieni, Anna. (Anna butta dei soldi in faccia a Lester. Lester si arrabbia. Noè si inter­pone ed afferra Anna).

Noè                               - Non andrai al Savoy.

Anna                             - E chi lo dice!

Noè                               - Io. Tu resti qui. Ti voglio parlare a quattro occhi, Anna.

Anna                             - « Ti voglio parlare a quattr'occhi, Anna ». « Voglio parlarti a quattr'occhi». Vuoi chiedermi di venire a casa con te?

Noè                               - No. Voglio riformarti qui.

Anna                             - Sentilo! Quello che mi fa ingozzare liquoraccio. Questa sì che è buona. Vecchio fetente, lasciami!

Noè                               - Lasciateci soli. Capito!

Blanche                         - Oh, certo! Vieni, Lester.

Anna                             - Eccoti una buona occasione! Va ad imparare il mestiere da una vera esperta.

 Blanche                        - Piccola puttana! Non hai un briciolo di umana decenza in te e non l'hai mai avuto.

Noè                               - Lasciala perdere, Bianche!

Blanche                         - Non mi farei vedere in sua compagnia... (Entra Danny che si ferma davanti a Lester. Vede Anna e le si ferma accanto).

Danny                           - Ah! Eccovi. Se state cercando di fug­gire non dovreste lasciare una scia di doppi gin dietro.

Anna                             - Ho un piano importante per te. Indovina?

Danny                           - Dimenticami, bambina. Avrai bisogno di tutto il tuo coraggio per il tuo piano. Ti ha preso per i tuoi soldi, Lester?

Lester                            - No. Non ci ha neanche provato.

Danny                           - È degno di lei. Risparmia i fessi e spreme ben bene i suoi amici.

Anna                             - Non ti ho chiesto niente.

Danny                           - Ma certo, mi sei costata parecchio tra vestiti, cappelli e regali.... e cassette di liquori. Senza parlare del fatto che hai messo la mia macchina fuori gioco cercando di guidarla mentre eri ubriaca. (Anna ride) Sì ridi... continua a ridere. Ridi pure a questo. (Tira qualcosa fuori dalla tasca) Vedi che è questo? E la testa di papà Agone. L'hai staccata dal corpo e con essa m'hai portato via la fortuna. Se volevi suici­darti dovevi farlo proprio con la mia Buick! (A Lester) Dove avete dormito voi due ieri notte?

Lester                            - Impicciati dei tuoi maledetti affari.

Danny                           - Povero stupido!

Anna                             - Che te ne importa?

Danny                           - Ti avevo detto di tenerti lontano da lei se non volevi finire dentro. La tua licenza non è scaduta stamattina?

Lester                            - Sono affari miei.

Danny                           - E sei fortunato a cavartela con trenta giorni, per avere fatto lo scemo con lei. Questa bam­bina sta diventando pazza. Va verso il precipizio. Annegherà e trascinerà tutti con sé. Ho visto una ragazza, ad Haiti, diventare così per questioni reli­giose. Andava in giro accoltellando i suoi amici e coronò tutto lanciandosi nella Shark Bay.

Noè                               - Ma questa non è Haiti, marinaio. C'è sempre stato un pizzico di paganesimo in te che non si addice ad un bar cristiano. Se ti ha fatto perdere la fortuna perché l'hai seguita?

Danny                           - E perché credi che l'abbia fatto? Per vederla seduta in una bettola tutta notte a ridere come una pazza? Per portarmela a casa e sentirmi chiamare grassone? Non voglio finire sulla sedia elet­trica per averle staccato la testa. È quello che fini­rei per fare se passassi un'altra notte con lei.

Anna                             - No! Tu non picchi le donne, solo i bambini.

Danny                           - Ah! Smettila! Non cominciare! Dammi quello che è rimasto dei soldi che t'avevo dato da tenere. (Anna butta la sua borsetta per terra. Danny la apre ne prende delle banconote e le lascia degli spicci) Non avrai bisogno di soldi, dove finirai. Mi riprendo anche l'orologio da polso. Non vorrai che continui a pagare le rate perché qualcuno te lo rubi, no?

Anna                             - (buttando l'orologio per terra, volutamente) È una sporca trappola, comunque. Ha smesso di funzionare appena mi sono messa a letto con te.

Danny                           - (raccoglie l'orologio) Ah, falla attaccare alla bottiglia, Noè. Lascia elio si stordisca così. La nave è ancora nel bacino, Lester?

Lester                            - Sì.

Danny                           - Vieni. Ho una macchina fuori. Ho fatto parecchi favori a Boats Casey. Può darsi che ti tratti bene se gli dico come sono andate le cose.

Lester                            - Grazie, Danny. Posso dirglielo da solo.

Danny                           - (guardando l'uniforme di Lester) Per­dinci, quell'uniforme mi fa venire la nostalgia. « Resta col mare, marinaio, resta col mare guidare e fottere non sono più cose piacevoli come un tempo ». Vieni, ragazzo. (Danny e Lester escono).

Bianche                         - Beh, come dico sempre, se dormi coi cani ti alzi con le pulci. Io prendo un rhum-cola, Noè, doppio.

Noè                               - Muoviti, chiudo.

Bianche                         - Ma se non sono neppure le due!

Noè                               - Ho detto che chiudo.

Bianche                         - Beh, dammi i miei soldi per le scarpe.

Noè                               - (dandole un biglietto di banca) Ah, certo, certo. Prendilo, e tienti il resto.

Bianche                         - Grazie. Quello era un tipo simpatico, chiunque fosse.

Noè                               - Sì, chiunque fosse. Andiamo.

Bianche                         - Non mi mettere tanta fretta! Anna, sono stata al «Chambers», stasera, a vedere Eddy. Ha cacciato una delle sue ragazze e lei sta cer­cando di dimostrare che lui la stava picchiando, proprio mentre lui stava qui, a farsi bruciare il collo da te. Ora Dio solo sa che tu non mi hai mai dato ragione di volerti fare un piacere, ma quando vedo uno che si rovina come stai facendo tu il mio istinto mi suggerisce di cercare di salvarlo. Ora, qualunque cosa tu possa dire, Eddy è un tipo in gamba e se vai a dirgli che lo aiuterai ti dà pure la camicia. Difatti credo che potrai metterti nella stanza da cui ha cac­ciato quella puttana.

Anna                             - Grazie, Bianche. Grazie per aver tentato di salvarmi.

Bianche                         - Prego! Strano che le persone che meno se lo meritano abbiano tanta fortuna. Oh, Anna, nevica! (Bianche esce. Noè chiude la porta a chiave e tira giù le serrande delle finestre mentre Anna conta gli spicci che Danny aveva buttato sul tavolo).

Anna                             - Un dollaro e quaranta centesimi. Bevia-mocisu, Noè. Tu ed io.

Noè                               - Non bevo.

Anna                             - Sei un angioletto, eh? Volerai su in cielo, un giorno o l'altro, vero?

Noè                               - Non c'è paradiso e non c'è inferno. Questo è tutto quello che hai, ed è meglio che cerchi di godertelo.

Anna                             - Ecco il mio dollaro e quaranta. Che ne diresti di un po' di cooperazione da parte tua? (Fa suonare le monete).

Noè                               - Fuori orario il mio gin diviene champagne e non vuole frizzare per un dollaro e quaranta la bottiglia.

Anna                             - Tienti la tua robaccia! (Si alza e va verso la porta).

Noè                               - Dove vai?

Anna                             - Ho un appuntamento. Apri.

Noè                               - Con chi?

 Anna                            - (guardando attraverso il listello della finestra) Con un uomo di neve. (Batte il pomo della porta) Su, Noè, apri.

Noè                               - Un tipo ti ha aspettato una intera setti­mana. Diceva che aveva un appuntamento con te per una luna di miele.

Anna                             - Rudolf?

Noè                               - Credo che quello sia il suo nome. Noi lo chiamiamo il signore di Alabama, Bianche ed io.

Anna                             - Bianche?

Noè                               - Sì. Sono divenuti proprio amici, in modo puramente platonico.

Anna                             - Dov'è andato?

Noè                               - Beh, parte per Alabama stanotte, ma proprio; adesso è andato al Savoy a cercarti.

Anna                             - Mi vuole vedere?

Noè                               - Non è certo andato lì a fare lezione di ballo,

Anna                             - Ma non gli hanno detto niente? Non è successo niente dopo che sono partita?

Noè                               - Secondo lui c'era una specie di festa. Era i un nuovo tipo di festa familiare perché nessuno poteva sedersi. Tuo padre aveva rotto tutti i mobili. Non so come la prenderai, Anna... ma non hai più un J padre.

Anna                             - Papà... morto?

Noè                               - Uhm... uhm.

Anna                             - Mamma... che è accaduto a mamma?

Noè                               - Beh, non credo che salti di gioia. Delle due persone che le erano più care una è morta e I l'altra... Bisogna che pensi agli altri, qualche volta, Anna. Ti farà sentire meglio.

Anna                             - Sì, hai ragione, Noè. Stasera voglio proprio fare qualche cosa di importante per qualcuno.

Noè                               - (tira fuori una lettera) Quel qualcuno ha lasciato questa lettera per te.

Anna                             - (aprendo la lettera) Non è una lettera. E solo una frase.

Noè                               - Che ti dice?

Anna                             - « Amore, non ti basta che ti amo? ». (Comincia a piangere) Riesce sempre a commuovermi.

Noè                               - (tira fuori l'orologio) Se n'è andato di qui solo dieci minuti fa. Lo puoi ancora raggiungere prima che lasci il Savoy.

Anna                             - È strano. Volevo andare al Savoy. Il tassì che abbiamo preso veniva da questa parte e  così siamo venuti qui, invece. L'ho quasi incontrato.

Noè                               - I tassì vanno ancora nella direzione opposta.

Anna                             - Beh, Noè, grazie per tutti i doppi gin, Mi hanno aiutato molto anche se non valevano il loro prezzo. Apri.

Noè                               - (apre la porta. La neve cade) Ti rivedrò, vero, bambina?

Anna                             - (guardando la neve) Può darsi. Ma ho la speranza che tu non mi riveda più. (Esce. Noè resta vicino alla porta aperta, guardandola mentre scompare).

                                           

FINE