Anniversario

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ANNIVERSARIO

di Harold Pinter

Personaggi:

LAMBERT, quarant’anni

JULIE, sua moglie, quarant’anni

MATT, quarant’anni

PRUE, sua moglie, quarant’anni

RUSSELL, trent’anni

SUKI, sua moglie, ventotto anni

RICHARD, maitre d’hotel, cinquant’anni

SONIA, maitresse d’hotel, trent’anni

CAMERIERE, venticinque anni

Scena:

Un ristorante. Due tavoli affiancati. Lambert, Julie, Matt e Prue sono seduti a un tavolo. Russell e Suki all’altro.

ATTO UNICO

PRIMO TAVOLO

CAMERIERE - Di chi è l’anatra?

LAMBERT - L’anatra è per me.

JULIE - No, non è tua.

LAMBERT - Ah no? E di chi è?

JULIE - E mia.

LAMBERT - Io cosa ho preso? Credevo di aver preso l’anatra.

JULIE - (al cameriere) L’anatra è per me.

MATT - (al cameriere) Il pollo per mia moglie, la bistecca per me.

CAMERIERE - Il pollo per la signora.

PRUE - Grazie tante.

CAMERIERE - Di chi è la bistecca?

MATT - Mia. (Prende la bottiglia di vino e versa) Ecco qui. Frascati per le signore. Valpolicella per me.

LAMBERT - E per me. E io? Io cosa ho ordinato? Non ne ho la minima idea. Cosa ho ordinato?

JULIE - Chi se ne frega.

LAMBERT - Chi se ne frega? A me frega.

PRUE - Osso Buco. Julie, Lambert. Buon anniversario.

MATT - Cin-cin. (Alzano i bicchieri e bevono)

SECONDO TAVOLO

RUSSELL - Credono in me.

SUKI - Chi?

RUSSELL - Loro. Come chi? Loro.

SUKI - Ah, loro?

RUSSELL - Si, credono in me. Mi stimano. Investono su di me. Sul mio intuito. Credono in me, loro.

SUKI - Senti. Io credo in te. Davvero. Ci credo. Sinceramente. E sono sicura che loro credono in te. Hanno ragione a credere in te. Senti, io voglio che tu diventi ricco, voglio proprio che diventi ricco e che mi compri delle case e delle mutandine, cosi sarò certa che mi ami davvero. (bevono)

RUSSELL - Senti, era solo una segretaria. Tutto qui. Nient’altro.

SUKI - Come me.

RUSSELL - Come, come te? Cosa c’entra con te?

SUKI - Anch’io una volta ero una segretaria.

RUSSELL - Lei era una che ci stava. Una che ci stava. Tutte uguali, le segretarie, ci stanno tutte. Come i politici. Amano il potere. Quel po’ di potere che hanno, lo usano. Vanno a casa, si attaccano al telefono, chiacchierano con le amiche, si fanno un sacco di risate. Senti. Davvero. Non credo che ne troverai molti come me. Ci sono cascato. Lo ammetto. Riusciva a farmi girare attorno a un dito come e quando voleva.

SUKI - Buffo. Pensavo fosse lei a girare intorno al tuo, di dito. (Pausa)

RUSSELL - Tu non sai di cosa sono capaci quelle ragazze. Quelle segretarie.

SUKI - Credo proprio di sì.

RUSSELL - Non è vero.

SUKI - E invece sì.

RUSSELL - Che significa e invece sì?

SUKI - Sono stata anch’io dietro a qualche schedario.

RUSSELL - Come?

SUKI - Una volta. Quando ero una segretaria giovane e provocante. Conosco bene gli schedari sia davanti che dietro.

RUSSELL - Ah sì, davvero?

SUKI - Certo. Senti. Se io avessi dei soldi li investirei su di te. E sai perché? Perché credo in te.

RUSSELL - Cos’è questa storia degli schedari?

SUKI - Ma niente. Sono cose di quando ero una segretaria giovane e provocante. Non lo farei più, oggi. Mai. Non se ne parla proprio. Sai com’è, ero così eccitabile, mi eccitava l’eccitazione, ma non lo rifarei adesso che sono una donna e non più una ragazzetta stupida, leggera, maliziosa, porcellina e provocante tutta risatine, sai, a volte non riuscivo ad andare da uno schedario all’altro da quanto ero eccitata, vogliosa e sculettante, gli uomini non riuscivano a togliermi le mani di dosso, era terribile, pretendevano di tutto, ma tornando a cose più serie, hanno ragione di credere in te, perché non dovrebbero credere in te?

PRIMO TAVOLO

JULIE - Non faccio che dirglielo. Sempre. Ma lui non mi ascolta. Glielo dico continuamente. Ma lui non mi ascolta.

PRUE - Vuoi dire che proprio non ti ascolta?

JULIE - Non faccio che dirglielo.

PRUE - (a Lambert) Perché non ascolti tua moglie? Lei che ti è sempre vicina nel bene e nel male… Qui hai una moglie fedele, ricordatelo.

LAMBERT - Dove ho una moglie fedele?

PRUE - Qui! A questo tavolo.

LAMBERT - Sotto al tavolo, vuoi dire. (Guarda Sotto al tavolo) Cazzo. Sotto al tavolo è fedelissima. Sempre stata. Da non crederci.

JULIE - Perché non ti compri un’auto nuova e vai a sbattere contro un muro?

LAMBERT - Mi ama.

MATT - No, ama le automobili nuove.

LAMBERT - Con i sedili in morbida pelle.

MATT - C’era una canzone.

LAMBERT - Come faceva?

MATT - Ehi bambina?

Ehi, carina?

Tira giù la mutandina

E poi salta sul mio letto

Col tuo morbido culetto.

LAMBERT - È una bellissima canzone…

MATT - Mi è sempre piaciuta quella canzone. Sai? Il classico folk.

LAMBERT - Ha un suo stile.

MATT - Classe e stile.

LAMBERT - Di quelli che non crescono sugli alberi.

MATT - Hai proprio ragione, cazzo.

LAMBERT - Ehi, Matt?

MATT - Cosa? (Lambert tira su la bottiglia di Valpolicella che è vuota)

LAMBERT - Questa bottiglia è morta. (Matt si gira e chiama)

MATT - Cameriere!

SECONDO TAVOLO

RUSSELL - Senti un po’. Dimmi una cosa. Trovi che io abbia un bel carattere?

SUKI - Sì. Sì. Credo di sì. Sì, sì. Cioè… beh… sì, credo che potresti avere un bel carattere, ma il fatto è che tu non ce l’hai proprio il carattere… in quanto tale, questo è il punto.

RUSSELL - In quanto tale?

SUKI - Sì, non è che tu abbia un gran carattere. In quanto tale. Au fond. Ma non me ne preoccuperei. Prendi me, per esempio. Anch’io non ho un gran carattere. Sono un po’ una banderuola. Una banderuola al vento. Non trovi? Ma sì che lo sai. Non sono altro che una banderuola al vento.

RUSSELL - Una troia.

SUKI - Una troia al vento.

RUSSELL - Con il vento che ti va su per la gonna.

SUKI - È vero. Come fai a saperlo? Come fai a conoscere quella sensazione? Non credevo che gli uomini sapessero queste cose. Visto che non portano le gonne. Pensavo che gli uomini non potessero sapere com’è quando il vento ti va su per la gonna. Perché, gli uomini, non portano le gonne.

RUSSELL - Sei una testa di cazzo.

SUKI - Non direi.

RUSSELL - Sei una testa di cazzo.

SUKI - Oddio. Davvero?

RUSSELL - Sì. Proprio così.

SUKI - Davvero?

RUSSELL - Sì. Proprio così.

PRIMO TAVOLO

LAMBERT - Qual è quell’altra canzone che conosci? Quella che dicevi che era un classico.

MATT - Riempirò la mia bottiglia

Nella vasca di tua figlia.

LAMBERT - Si, quella. (A Julie) La conosci?

JULIE - No, non fa parte del mio repertorio, tesoro.

LAMBERT - Questo è il miglior ristorante della città. O almeno così dicono.

MATT - Così dicono.

LAMBERT - Fa schifo questa roba. Sai quanti soldi ho fatto l’anno scorso?

MATT - Certo che fa schifo questa roba.

LAMBERT - È proprio schifosa.

PRUE - (a Julie) Sua madre mi ha sempre odiata. Mi ha odiata dalla prima volta che mi ha vista. Non mi ha mai fatto un solo regalo in tutta la sua vita. Niente. Nemmeno una caccola del naso.

JULIE - Lo so.

PRUE - Nemmeno una caccola del naso. Niente.

JULIE - Tutte le suocere sono così. Amano i loro figli. Amano i loro ragazzi. E non vogliono che i loro ragazzi vengano scopati da delle altre. Sei d’accordo?

PRUE - Verissimo. Tutte le madri vogliono che i figli si facciano scopare da loro e basta.

JULIE - Dalle madri.

PRUE - Tutte le madri…

LAMBERT - Tutte le madri vogliono farsi scopare dalle loro stesse madri.

MATT - O da loro stesse.

PRUE - No, hai invertito le cose.

LAMBERT - In che senso?

MATT - Tutte le madri vogliono farsi scopare dai loro figli.

LAMBERT - No, aspetta un attimo…

MATT - Quello che voglio sapere è…

LAMBERT - Quello che voglio sapere è… quanti anni devi avere?

JULIE - Per fare cosa?

LAMBERT - Per farti scopare da tua madre.

MATT - Qualsiasi età. Qualsiasi età. (Tutti bevono)

LAMBERT - Ti è piaciuta la cena, tesoro?

JULIE - Non un gran che.

LAMBERT - Ah, non un gran che?

JULIE - Sì.

LAMBERT - La porto nel miglior ristorante della città, ci lascio una fortuna e lei dice non è un gran che.

MATT - Non dimenticarti che è il tuo anniversario. Siamo qui per questo.

LAMBERT - Quale anniversario?

PRUE - L’anniversario del tuo matrimonio.

LAMBERT - Quel che so è che questo è il ristorante più fottutamente caro della città, ma per lei non è un gran che. (Richard si avvicina al tavolo)

RICHARD - Buonasera.

MATT - Buonasera.

PRUE - Buonasera.

JULIE - Buonasera.

LAMBERT - Buonasera, Richard. Come va?

RICHARD - Molto, molto bene. Siete stati a teatro?

MATT - No, a un balletto.

RICHARD - Ah, un balletto. Cos’era?

LAMBERT - Questa sì che è una domanda.

MATT - Impossibile rispondere.

RICHARD - Bello?

LAMBERT - Incredibile.

JULIE - Che balletto era?

MATT - I ballerini non erano un gran che. Vero?

RICHARD - Avete mangiato bene?

MATT - Benissimo.

LAMBERT - Ottimo livello. Prima categoria.

PRUE - Delizioso.

LAMBERT - Mia moglie dice che non era un gran che.

RICHARD - Ah, davvero?

JULIE - Mi piace il cameriere.

RICHARD - Quale?

JULIE - Quello con il sospensorio foderato di pelliccia.

LAMBERT - La mattina se lo toglie per fare colazione.

JULIE - Tu non sei capace di fare nemmeno quello.

RICHARD - Sono contento di vedervi.

PRUE - La cena non era un gran che. È vero. L’ha detto veramente. L’ha trovata più secca del gesso. Ha detto, cos’è che hai detto tesoro, è mia sorella, ha detto che lei avrebbe fatto di meglio anche con una mano tra le cosce, l’ha detto, non sto scherzando, ha detto che la salsa le sarebbe riuscita meglio anche se ci avesse pisciato dentro. Non credo stesse scherzando, è mia sorella, la conosco da sempre, da sempre, da quando eravamo due ragazzine innocenti, da tutta la vita, da quando eravamo in fasce, da quando, sdraiate nella nostra cameretta, sentivamo la mamma che le dava a papà. Vedevamo le lenzuola sporche di sangue, il giorno dopo, la tata era in cantina, io e mia sorella, la tata in cantina, la cameriera nel tinello e la guardarobiera nella lavanderia a lavare le macchie di sangue. Siamo state tirate su così, io e mia sorella, e lei riesce a fare la salsa meglio di te anche se ci piscia dentro.

MATT - Si sta bene qui.

LAMBERT - Sì, si sta bene.

JULIE - Bene, proprio bene.

MATT - Davvero bene.

RICHARD - Grazie. (Prue si alza e va da Richard)

PRUE - Posso ringraziarti? Posso ringraziarti personalmente? Vorrei ringraziarti personalmente, a modo mio.

RICHARD - Beh, grazie.

PRUE - No, no, vorrei ringraziarti in una maniera molto personale.

JULIE - Vuole ringraziarti a modo suo.

PRUE - Posso baciarti? Vorrei baciarti sulla bocca.

JULIE - Strano. Anch’io ho voglia di baciarlo sulla bocca. (Si alza e va da lui) Perché è una malignità, sono stata male interpretata. Non ho detto che non mi piace la tua salsa. Adoro la tua salsa.

PRUE - Non possiamo baciarlo sulla bocca contemporaneamente.

LAMBERT - Potreste stuzzicargli il culo con una piuma.

RICHARD - Sono contento. Proprio contento. A più tardi, spero. (Esce. Prue e Julie si siedono. Silenzio)

MATT - Che uomo delizioso.

LAMBERT - Ecco perché è il ristorante migliore e più caro d’Europa, perché sa mantenere alto il livello, sa che i livelli vanno tenuti alti con il massimo rigore, capito? I livelli vanno tenuti ad altissimo livello, al più alto livello del cazzo.

MATT - Senza mai mollare.

LAMBERT - Mollare? Certo che non molla, a costo di rimetterci la pelle. Non molla mai niente.

PRUE - Lo conosco da prima.

MATT - Prima di cosa?

PRUE - Da quando era uno chef. (Il telefonino di Lambert suona)

LAMBERT - Chi cazzo può essere? (Risponde) Sì?… Cosa?… (Ascolta brevemente) Ho detto niente chiamate! È il mio anniversario di matrimonio, cazzo! (Spegne il telefonino) Coglione!

SECONDO TAVOLO

SUKI - Sono così fiera di te.

RUSSELL - Sì?

SUKI - Quella è brava gente, lo so. Quella che crede in te. È brava gente. Non è così?

RUSSELL - Bravissima gente.

SUKI - E quando li conoscerò, quando me li presenterai, mi tratteranno con rispetto, vero? Non vorranno scoparmi dietro uno schedario. (Sonia si avvicina al tavolo)

SONIA - Buonasera.

RUSSELL - Buonasera.

SUKI - Buonasera.

SONIA - Tutto bene?

RUSSELL - A meraviglia.

SONIA - Nulla da ridire?

RUSSELL - Assolutamente nulla da ridire. Tutto perfetto come sempre.

SONIA - Che bel complimento.

RUSSELL - Direttamente dal cuore.

SONIA - Siete stati a teatro?

SUKI - All’opera.

SONIA - Ah, davvero? Cos’era?

SUKI - Beh… succedeva un po’ di tutto. Cantavano molto. Moltissimo, a dire il vero. Non la smettevano mai. Non è vero?

RUSSELL - (a Sonia) Vorrei chiederle una cosa.

SONIA - Può chiedermi tutto quello che vuole.

RUSSELL - Quali sono le sue origini?

SONIA - Che strano. Me lo chiedono tutti. Lo trovano interessante. Non so perché. Non è buffo? Sono tutti curiosi di conoscere le mie origini. Non capisco perché. Suppongo che quello che volete sapere è: come ho fatto ad arrivare a questa posizione, maitresse d’hotel, vero? Non è questo che volete sapere? Sono nata a Bethnai Green. Madre pedicure. Niente padre.

RUSSELL - Fantastico.

SONIA - Volete che vi faccia portare un po’ della nostra zuppa inglese?

RUSSELL - A palate. (Sonia sorride e se ne va)

RUSSELL - Ti ho mai parlato della zuppa inglese di mia madre?

SUKI - No mai. Raccontami.

RUSSELL - Hai davvero voglia che te ne parli? Non stai mentendo?

SUKI - Tesoro. Dammi la mano. Ecco. Adesso ho la tua mano nella mia. Ti tengo la mano. Ora dimmi. Ti prego, parlami della zuppa inglese di tua madre. Com’era?

RUSSELL - Come affogare in un oceano di opulenza.

SUKI - Che bello. Sei un poeta.

RUSSELL - Avrei voluto essere un poeta. Ma mio padre non mi ha mai incoraggiato. Pensava che fossi una testa di cazzo.

SUKI - Era geloso di te, tutto qui. Ti vedeva come una minaccia. Aveva paura che tu gli portassi via la moglie.

RUSSELL - La moglie?

SUKI - Sai come si dice.

RUSSELL - Cosa?

SUKI - Dai che lo sai come si dice. (Il cameriere si avvicina al tavolo e versa il vino nei bicchieri)

CAMERIERE - Posso intervenire?

RUSSELL - Eh?

CAMERIERE - Ho detto, vi dispiace se faccio un intervento?

SUKI - Ne saremmo lieti.

CAMERIERE - Vi sentivo parlare di Eliot poco fa.

SUKI - Ah, davvero?

CAMERIERE - Sì. E ho pensato che magari vi interessava sapere che mio nonno conosceva piuttosto bene Eliot.

SUKI - Ma no?

CAMERIERE - Non proprio un amico intimo. Ma molto più che un semplice buongiorno e buonasera. In realtà li conosceva tutti: Ezra Pound, W. H. Auden, C. Day Lewis, Louis MacNeice, Stephen Spender, George Barker, Dylan Thomas, e se andiamo un po’ più indietro negli anni lo vediamo bere un bicchiere con D. H. Lawrence, Joseph Conrad, Ford Madox Ford, W. B. Yeats, Aldous Huxley, Virginia Woolf e Thomas Hardy già rimbambito. Mio nonno si stava facendo strada in politica a quei tempi. Alcuni lo vedevano già Ministro del Tesoro o se non altro Ministro della Difesa ma lui invece decise di andare a comandare un battaglione durante la Guerra Civile spagnola, ma visto come andarono le cose fini per passare la maggior parte del suo tempo libero negli Stati Uniti assieme a Ernest Hemingway, suo grande amico. (Siede al loro tavolo) Giocavano a gin rummy fino al canto del gallo. Ma era anche compagno di bagordi di William Faulkner, Scott Fitzgerald, Upton Sinclair, John Dos Passos, sapete, tutto l’allegro clan di Chicago, per non parlare di John Steinbeck, Erskine Caldwell, Carson McCullers e altri membri del vecchio gruppo eterogeneo del profondo Sud. Cioè, quello che voglio dire, è che mio nonno è stato un po’ dappertutto. Portava sempre con sé una Bibbia tascabile ed era un asso a biliardo. Era al centro della vita intellettuale e letteraria degli anni Dieci, Venti e Trenta. Ed è stato anche la madrina di James Joyce. (Silenzio)

RUSSELL - È molto che lavori qui?

CAMERIERE - Anni.

RUSSELL - Ci rimarresti anche se cambiasse gestione?

CAMERIERE - Non vorrà mica dirmi che stanno per buttarmi fuori?

SUKI - Non farebbero mai una cosa del genere a un ragazzo carino come te.

CAMERIERE - Credo che non reggerei il colpo se dovesse succedere. Questo posto per me è come il grembo materno. E preferisco stare qui dentro che scaraventato fuori nel mondo.

RUSSELL - Ti capisco. Senti, la prossima volta che parliamo di Eliot ti mando una cartolina.

CAMERIERE - Mi farebbe felice. Grazie. Grazie. Siete due persone davvero gentili.

SUKI - Che carino.

CAMERIERE - Gentili e graziosi. (Esce)

SUKI - Che giovanotto delizioso.

PRIMO TAVOLO

LAMBERT - Forse non ci crederete. Non crederete a ciò che sto per dirvi, e lo dico solo perché sono tra amici che mi vogliono bene, perché io mi fido della mia famiglia e dei miei amici, so che fondamentalmente mi amano, sotto sotto si fidano di me, sotto sotto mi rispettano, se no non ne parlerei. Non vi farei certe confidenze se sapessi che mi odiate a morte… non potrei essere aperto e sincero se mi consideraste un pezzo di merda. Se pensassi che vorreste vedermi impiccato, affogato o squartato… Non riuscirei mai a essere franco e onesto, se così fosse… mai… (Silenzio) Ma, come stavo dicendo, forse non ci crederete, una volta mi sono innamorato di una ragazza e lei di me. Ne sono certo. (Pausa)

JULIE - Non ero io, tesoro?

LAMBERT - Chi?

MATT - Lei?

LAMBERT - No, non lei. Una ragazza. Passeggiavamo lungo il fiume.

JULIE - Lambert si è innamorato di me su un autobus. Poche fermate. Gli è bastato il tratto da Fulham Broadway a Shepherd’s Bush. Tremava tutto. Me lo ricordo. (A Prue) Quando sono tornata a casa mi sono seduta sul tuo letto, ti ricordi?

LAMBERT - Con quella ragazza passeggiavo lungo il fiume. Ero giovane, poco più di un ragazzino.

MATT - Strano. Non ne sapevo niente. Eppure ti conoscevo bene.

LAMBERT - Come sarebbe a dire mi conoscevi bene? Non sapevi niente di me. Non sai un bel niente di me. Chi cazzo credi di essere?

MATT - Sono tuo fratello maggiore.

LAMBERT - Sto parlando di amore, bello. Sai, amore, amore vero, cazzo, passeggiate in riva al fiume mano nella mano.

MATT - L’ho visto nascere. Sapete cosa sembrava? Un alcolizzato. Era fuori come un balcone. Non si reggeva in piedi.

JULIE - Tremava come una foglia su quell’autobus. Non me lo dimenticherò mai.

PRUE - Ero in casa quando sei tornata. Ricordo benissimo quello che mi hai detto. Sei entrata nella mia stanza, ti sei seduta sul letto.

MATT - E cosa ti ha detto?

PRUE - Eravamo sorelle, sai?

MATT - Lo so, ma cosa ti ha detto?

PRUE - Non dimenticherò mai quello che mi hai detto. Ti sei seduta sul letto. Eh? Ti ricordi?

LAMBERT - Mi amava quella ragazza… non so se avete capito.

PRUE - Ti ricordi quello che mi hai detto?

SECONDO TAVOLO

RICHARD - (si avvicina al tavolo) Buonasera.

RUSSELL - Buonasera.

SUKI - Buonasera.

RICHARD - Tutto bene?

RUSSELL - Ottimamente.

RICHARD - Sono molto contento.

SUKI - Posso dire una cosa?

RICHARD - Ma certo…

SUKI - In questo ristorante sono sempre tutti felici. Uomini e donne. Lei riesce a rendere felice la gente.

RICHARD - Noi vogliamo che sia un ristorante felice.

RUSSELL - È un ristorante felice. Per esempio, guardi me. Mi guardi. Io, di solito, sono un nevrotico. C’è chi sostiene che io sia addirittura uno psicopatico. (A Suki) Vero?

SUKI - Sì.

RUSSELL - Ma quando sono in questo ristorante non mi sento più uno psicopatico. Mi passa la voglia di uccidere chiunque mi capiti a tiro, non ho più voglia di infilare una bomba nel culo a tutti. Mi sento diverso, raggiungo una specie di equilibrio, di armonia, amo la gente che cena qui. È raro per uno come me. Di solito, come ho già detto, odio e disprezzo chiunque mi circonda, qui invece mi sento… come innamorato. Cosa sarà?

SUKI - L’atmosfera.

RICHARD - Sì, l’atmosfera, quella cosa impalpabile che non si può descrivere.

RUSSELL - Esatto.

SUKI - È impalpabile. Ha perfettamente ragione.

RUSSELL - Perfettamente.

RICHARD - Giustissimo. Anche se, bisogna ammetterlo, esiste. È qualcosa di cui si finisce per far parte. Senza sapere esattamente che cos’è.

RUSSELL - Sì. Avevo un maestro una volta che diceva che siamo circondati di atmosfera. Non smetteva mai di dirlo. Viveva nella sua casetta in un grazioso villaggio, ma nessuno di noi ragazzi è mai stato invitato a prendere un tè.

RICHARD - Che strana coincidenza. Anch’io sono cresciuto in un piccolo villaggio.

SUKI - No? Davvero?

RICHARD - Sì, è strano vero? Un villaggio di campagna.

RUSSELL - Dove? In piena campagna?

RICHARD - Sì. Mio padre una volta mi ha portato al pub del villaggio. Non ero più alto di così. Troppo piccolo per entrare a bere una birra con lui. Ma da fuori ho guardato dentro. Travi di legno nere.

RUSSELL - Sul soffitto?

RICHARD - Certo, che sorreggevano il soffitto. Vecchi che fumavano la pipa, niente musica naturalmente, panini al formaggio, cetriolini, felicità. Credo che questo ristorante, che lei gentilmente frequenta così spesso, mi sia stato ispirato proprio da quel pub della mia infanzia. Spero abbiate notato su ogni tavolo i cetriolini offerti dalla casa.

SUKI - È stato lei! È un’idea sua!

RICHARD - Suppongo che l’immagine di questo ristorante venga da quel pub della mia infanzia.

SUKI - Lo trovo molto commovente.

PRIMO TAVOLO

LAMBERT - Vorrei brindare.

MATT - A cosa?

LAMBERT - A mia moglie. Al nostro anniversario.

JULIE - Tesoro! Te lo sei ricordato!

LAMBERT - Vorrei brindare. Vorrei che brindaste tutti a mia moglie.

JULIE - Sono davvero commossa, davvero. Cioè, voglio dire…

LAMBERT - Brindate e non rompete!

JULIE - Ma tesoro, questa è pura aggressione. Non è da lui. Di solito la nasconde sotto parole sdolcinate. Cosa c’è tesoro? È raffreddato, ecco cos’è.

LAMBERT - Voglio che beviate tutti al nostro anniversario. Cazzo, siamo stati sposati tanti di quegli anni che ho perso il conto, mi sembra sia passato solo un giorno.

PRUE - Cin-cin.

MATT - Cin-cin.

JULIE - È strano che i nostri figli non siano qui con noi. Abbiamo passato tanto di quel tempo con loro quando erano bambini, sempre dietro a loro, anche nelle piccole cose.

PRUE - Lo so.

JULIE - A giocare con loro.

PRUE - A nutrirli.

JULIE - A fare le mamme.

PRUE - Mi hanno sempre amato di più di quanto non amassero lui.

JULIE - Anche a me. Mi amavano da morire. Ero la loro mamma.

PRUE - Sì, anch’io. Ero la mamma dei miei figli.

MATT - Non hanno memoria.

LAMBERT - Chi?

MATT - I figli. Nessuna memoria. Non si ricordano di niente. Non ricordano chi siano stati la loro madre o il loro padre. Per loro siamo come un buco nel muro. Non ricordano nemmeno la loro stessa vita. (Sonia si avvicina al tavolo)

SONIA - Tutto bene?

JULIE - Magnificamente.

SONIA - Siete stati all’opera?

JULIE - No.

PRUE - No.

SONIA - A teatro?

PRUE - No.

JULIE - No.

MATT - È un anniversario.

SONIA - Oddio! Un compleanno?

MATT - Un anniversario.

PRUE - Mia sorella e suo marito. L’anniversario del loro matrimonio. Io ero la sua damigella d’onore.

MATT - Io il suo testimone.

LAMBERT - Io stavo per scoparla sull’altare ma qualcuno mi ha fermato.

SONIA - Ah sì?

MATT - Sono stato io a fermarlo. Aveva la lampo dei pantaloni giù e gli ho dato un calcio nel culo. Sarebbe stato uno scandalo. C’erano giornalisti da tutto il mondo sui gradini della chiesa.

JULIE - È sempre stato un impetuoso.

SONIA - Qui vengono le persone più disparate, con i più diversi percorsi di vita.

PRUE - Davvero?

SONIA - Oh, sì. Gente con i più diversi percorsi di vita. Da tanti Paesi. Mi dico spesso “non bisogna per forza parlare1’inglese per apprezzare il buon cibo”. Me lo ripeto spesso. E nemmeno capire l’inglese. Come il sesso, in fondo, no? Non bisogna essere per forza inglesi per apprezzare il sesso. Non c’è bisogno di parlare l’inglese per apprezzare il sesso. Molti apprezzano il sesso pur non essendo inglesi. Ho conosciuto un paio di belgi, per esempio, che adoravano il sesso e non parlavano una parola di inglese. Lo stesso vale per gli ungheresi.

LAMBERT - Sì. Io una volta ho conosciuto un tizio che è nato in Venezuela e che non sapeva un cazzo d’inglese.

MATT - Gli piaceva il sesso?

LAMBERT - Il sesso?

SONIA - Strano che lei me lo dica. Io ho conosciuto un marocchino che era presissimo dal sesso.

JULIE - Che fine ha fatto?

SONIA - No, non me lo chieda. Mi viene da piangere.

PRUE - Oh, povera cara. È stata una delusione?

SONIA - È morto. È morto tra le braccia di un’altra donna. Mentre lo faceva. Ha capito che vita tragica che ho avuto? (Pausa)

MATT - Io sì. Gli altri non so.

JULIE - Anch’io.

PRUE - Pure io.

SONIA - Vi auguro una felice serata. (Esce)

LAMBERT - Donna meravigliosa. (Il cameriere si avvicina al tavolo e versa il vino nei bicchieri)

CAMERIERE - Posso intervenire?

MATT - Come?

CAMERIERE - Vi dispiace se faccio un intervento?

MATT - Prego.

CAMERIERE - Prima vi ho sentito dire qualcosa sulla Hollywood degli anni Trenta.

PRUE - Hai sentito proprio questo?

CAMERIERE - Sì. E pensavo che magari poteva interessarvi il fatto che mio nonno conosceva molto bene le vecchie star di Hollywood di quegli anni. Andava spesso in giro con Clark Gable e Elisha Cook jr ed è stato uno dei pochi veri inglesi a esserci riuscito con Hedy Lamarr.

JULIE - No?

LAMBERT - E com’era sotto le lenzuola?

CAMERIERE - Molto eccitante, secondo lui.

JULIE - Non ne dubito.

CAMERIERE - C’era pochissima mafia irlandese a quei tempi a Hollywood. E c’era una un grosso legame tra famosi attori irlandesi e famosi gangster irlandesi di Chicago. Al Capone e Victor Mature per esempio. Erano tutti e due irlandesi. Poi c’era John Dillinger, il famoso gangster, e Gary Cooper, il famoso divo del cinema. Entrambi ebrei. (Silenzio)

JULIE - Sono cose che fanno riflettere.

PRUE - Sì, fanno proprio riflettere.

LAMBERT - Vedete quella ragazza lì a quel tavolo? La conosco. Me la sono scopata quando aveva diciott’anni.

JULIE - Dove, in riva al fiume? (Lambert fa un cenno di saluto con la mano a Suki. Suki gli risponde. Sussurra qualcosa a Russell nell’orecchio, si alza e va al tavolo di Lambert seguita da Russell)

SUKI - Lambert! Sei proprio tu!

LAMBERT - Suki! Ti ricordi di me!

SUKI - Ti ricordi di me?

LAMBERT - Se mi ricordo di te? Me ne ricordo benissimo!

SUKI - Questo è mio marito, Russell.

LAMBERT - Ciao Russell.

RUSSELL - Ciao Lambert.

LAMBERT - Mia moglie, Julie.

JULIE - Ciao Suki.

SUKI - Ciao Julie.

RUSSELL - Ciao Julie.

JULIE - Ciao Russell.

LAMBERT - Mio fratello, Matt.

MATT - Ciao Suki, ciao Russell.

SUKI - Ciao Matt.

RUSSELL - Ciao Matt.

LAMBERT - Sua moglie Prue. Sorella di Julie.

SUKI - Ma dai!

PRUE - Sì, due sorelle e due fratelli.

SUKI - Ma dai!

RUSSELL - Ciao Prue.

PRUE - Ciao Russell.

SUKI - Ciao Prue.

PRUE - Ciao Suki.

LAMBERT - Sedetevi. Ci stringiamo un po’. Bevete qualcosa. (Si siedono). Cosa volete?

RUSSELL - Un goccio di quel vino rosso mi andrebbe benissimo.

LAMBERT - Suki?

RUSSELL - Per lei lo stesso.

SUKI - (a Lambert) Hai ancora la fissa del giardinaggio?

LAMBERT - Io?

SUKI - (a Julie) Quando lo frequentavo io era proprio fissato per il giardinaggio.

LAMBERT - Sì, beh, direi che ora sono meno fissato per il giardinaggio.

JULIE - Gli piace molto l’erba.

LAMBERT - È vero. Mi piace molto l’erba.

JULIE - L’erba verde.

SUKI - Ti piacevano molto i fiori, vero? Ti piacciono ancora?

JULIE - Adora i fiori. L’altro giorno l’ho visto pisciare in un vaso di gigli.

RUSSELL - Mio padre faceva il giardiniere.

MATT - Non era tuo nonno?

RUSSELL - No, mio padre.

SUKI - È vero. Andava sempre in giro con un tosaerba.

LAMBERT - Anche lungo la Old Kent Road?

RUSSELL - Era molto attaccato alla terra.

MATT - E tuo nonno invece?

RUSSELL - Non ne ho avuti.

MATT - (indicando il cameriere) Lui ne ha avuto uno.

JULIE - È buffo, quando tu frequentavi mio marito pensavi che fosse fissato per il giardinaggio. Io invece ho sempre pensato che fosse fissato per il culo delle donne.

SUKI - Davvero?

PRUE - Sì, una vera mania.

MATT - Cosa dici? Come fai a saperlo?

PRUE - Non ti agitare. È acqua passata.

MATT - Cosa?

SUKI - A volte mi sembra che il passato non sia mai passato.

RUSSELL - Cioè?

JULIE - Cioè che ieri è oggi?

SUKI - Esatto. Succede anche a te?

JULIE - Si.

MATT - Cazzate.

JULIE - A me però non piacerebbe vivere un’altra vita, e a voi? Una mi basta e mi avanza.

LAMBERT - A me piacerebbe viverne un’altra. Anzi, devo vedere di riuscirci. Voglio rivivere da uomo migliore, più civile, più gentile, più simpatico.

JULIE - E impossibile. (Pausa)

PRUE - Mi domando dove si siano conosciuti quei due. Lambert e Suki.

RUSSELL - Dietro gli scaffali di uno schedario. (Silenzio)

JULIE - Che cos’è uno schedario?

RUSSELL - È una cosa che puoi usare sia davanti che dietro. (Pausa)

LAMBERT - No, non con me, caro. Ti sbagli. In questo sono come mia moglie. Non so nemmeno come sia fatto uno schedario. Non ne riconoscerei uno nemmeno se lo vedessi attraversare la strada. (Pausa)

JULIE - E adesso che lavoro fai Suki?

SUKI - L’insegnante. Insegno alle elementari.

PRUE - Ai maschietti e alle femminucce?

SUKI - E tu?

PRUE - Io e Julie ci occupiamo di beneficenza. Facciamo beneficenza.

RUSSELL - Deve essere un lavoro impegnativo.

JULIE - Sì, lavoriamo giorno e notte, vero Prue?

PRUE - Ci sono tante cause giuste.

MATT - (a Russell) Tu fai il banchiere? Vero?

LAMBERT - Esatto.

MATT - (a Lambert) Fa il banchiere.

LAMBERT - Con un futuro radioso davanti a sé.

MATT - O almeno questo è ciò che spera.

LAMBERT - Senti un po’. Come facevi a sapere che fa il banchiere?

MATT - Dal modo di fare.

LAMBERT - Ah, ecco.

SUKI - E voi due?

LAMBERT - Noi due?

SUKI - Sì.

LAMBERT - Siamo consulenti. Io e Matt. Consulenti strategici.

MATT - Consulenti strategici.

LAMBERT - Il che vuol dire che non portiamo pistole. (Matt e Lambert ridono) Non ne abbiamo bisogno!

MATT - Siamo dei consulenti strategici pacifici.

LAMBERT - Per il mondo intero. Salvaguardiamo la pace.

RUSSELL - Magnifico.

LAMBERT - Eh?

RUSSELL - Straordinario. Ce ne vorrebbero molti come voi. (Pausa) Abbiamo bisogno di più gente come voi. Che si assuma la responsabilità. Che si assuma il compito. Di tutelare la pace. Che tuteli la pace. Abbiamo bisogno di più gente come voi. Ne parlerò con la mia banca. Tra non molto passerò a una banca più grossa. Ne parlerò anche con loro. Li inviterò a colazione. Nella City. Conosco il ristorante giusto. Le cameriere hanno tutte delle gran belle tette.

SUKI - Non stai esagerando con queste tette?

RUSSELL - Io? Pensavo fossi tu a esagerare. (Pausa)

LAMBERT - Attento. Stai parlando di tua moglie.

MATT - Un po’ di rispetto, bello.

LAMBERT - Rispetto. Non chiediamo altro.

MATT - Non chiediamo molto.

LAMBERT - Ma è fondamentale. (Pausa)

RUSSELL - E come va il settore della consulenza strategica di questi tempi?

LAMBERT - Molto bene. Molto bene.

MATT - Molto bene. Stiamo chiudendo un affare in Cina, uno dei loro migliori tè. (Richard e Sonia si avvicinano al tavolo con una magnum di champagne, il cameriere con un vassoio pieno di bicchieri. Tutti rimangono senza fiato)

RICHARD - Per un anniversario molto importante. (Matt guarda la marca dello champagne)

MATT - Il meglio del meglio. (La bottiglia viene aperta. Richard versa)

LAMBERT - Che vinca il migliore!

JULIE - È sempre la donna a vincere.

PRUE - Sempre.

SUKI - Meno male.

PRUE - È sempre la donna a vincere. (Richard e Sonia alzano i bicchieri)

RICHARD - Alla coppia felice. Che Dio li benedica. Che Dio vi benedica tutti.

TUTTI - Cin-cin. Cin-cin…

MATT - Che magnifico ristorante che è questo.

SONIA - Ci teniamo molto. Lo dico sinceramente. Ci teniamo davvero. È per questo. No?

RICHARD - Sì. Ci teniamo molto. Teniamo al benessere dei nostri clienti. Sul serio. (Lambert si alza e si avvicina a Richard e Sonia)

LAMBERT - Tutto questo ha un grande significato per me. Voglio abbracciarti. (Abbraccia Richard) E voglio abbracciare anche te. (Abbraccia Sonia) È così raro, sapete. Di solito non succede. La gente di solito, sai, la gente di solito mantiene le distanze. Almeno secondo me. La gente comune non si accorge nemmeno dell’esistenza degli altri. Da che mondo è mondo, no?

MATT - È vero.

LAMBERT - Se ci fai caso ti accorgi che spesso la gente non si accorge nemmeno dell’esistenza degli altri. Di solito.

SONIA - (a Julie e Prue) Mi commuove sapere che siete sorelle. Anch’io avevo una sorella. Ma si è sposata con uno straniero e non l’ho mai più rivista.

PRUE - Alcuni stranieri sono persone per bene.

SONIA - Io penso che gli stranieri siano tutti affascinanti. La maggior parte della gente qui stasera è straniera. Il marito di mia sorella era pieno di charme ma aveva dei baffi enormi. Mi è toccato baciarlo al matrimonio. Non so descrivervi il fastidio. Ho una pelle molto delicata.

CAMERIERE - Vi dispiace se intervengo?

RICHARD - Prego?

CAMERIERE - Vi dispiace se faccio un intervento?

RICHARD - Cosa diavolo significa?

CAMERIERE - Ho sentito che parlavate dell’impero Austro Ungarico un momento fa e mi domandavo se non avevate mai sentito nominare mio nonno. Era grande amico dell’arciduca e una volta ha anche preso un tè con Mussolini. Poi, si sono messi tutti a giocare a poker, compreso Winston Churchill. A mio nonno stranamente bruciava sempre il palmo delle mani. Ma il suo sguardo era distante. Ha avuto una vita insolita. Una volta s’innamorò di una donna che poi era mia nonna, mi disse, ma se l’è persa da qualche parte. È sparita, credo in una tempesta di sabbia. Nel deserto. Mio nonno, a quei tempi, aveva tutto ciò che un uomo poteva desiderare. Era alto, scuro di capelli e aitante. Pieno di buona volontà. Avrebbe dato una mano a uno storpio senza gambe anche se si fosse trascinato sulla pancia imbrattato di melma e del fango di un viottolo di campagna. Lo avrebbe aiutato a raddrizzarsi, gli avrebbe indicato la strada giusta, la direzione esatta da seguire. Era un po’ come Gesù Cristo, in un certo senso. Ed era molto socievole. Amava quelli del suo giro, W. B. Yeats, T. S. Eliot, Igor Stravinsky, Picasso, Ezra Pound, Bertholt Brecth, Don Bradman, le sorelle Beverley, gli Inkspots, Franz Kafka e i Three Stooges. Sapeva dove andavano a isolarsi, dove vivevano da soli, dove lottavano contro le proprie depravazioni selvagge e brutali, su quale parte del corpo avevano le ferite, ombelichi, gambe, busti, occhi, gole, petto, coglioni…

LAMBERT - (alzandosi in piedi) Bene, Richard, davvero un gran pranzo!

RICHARD - Sono molto contento. (Lambert apre il portafoglio e tira fuori dei biglietti da cinquanta sterline. Ne dà due a Richard)

LAMBERT - Queste sono per te.

RICHARD - Ma no, no davvero.

LAMBERT - No, no, sono per te. (A Sonia) E queste sono per te.

SONIA - Ma no, per piacere… (Lambert sventola le banconote davanti alla sua scollatura)

LAMBERT - Vuoi che te le infili lì? (Sonia fa una risatina) Oppure, sai cosa? Porti le giarrettiere? (Sonia fa una risatina) Infilatele nelle giarrettiere? (Al cameriere) Tieni, figliolo. Mi raccomando, eh? (Gli mette una banconota in tasca) Gran cena. Gran ristorante. Il migliore d’Inghilterra.

MATT - Il migliore del mondo, direi.

LAMBERT - Giusto. (A Richard) Pago io il loro conto.

RUSSELL - No, ma come…

LAMBERT - È l’anniversario del mio matrimonio! Vero? (A Richard) Dammi il loro conto.

JULIE - E il suo.

LAMBERT - Dammi tutti e due i conti. E comunque… (Abbraccia Suki) E anche in memoria dei bei tempi passati, okay?

SUKI - Certo.

RICHARD - Ci vediamo presto?

MATT - Assolutamente.

SONIA - A prestissimo.

PRUE - Assolutamente.

SONIA - Al prossimo anniversario?

JULIE - Assolutamente.

LAMBERT - Ai molti anniversari a venire. State pur certi.

MATT - Tutti da festeggiare.

LAMBERT - Giustissimo. (Matt batte un ritmo sulle cosce)

MATT - Come, e tu chi sei? E tu chi sei? (Lambert si mette a cantare e a battere il ritmo sulle cosce assieme a Matt)

LAMBERT e MATT

E tu chi sei?

E tu chi sei?

LAMBERT

Non lo vedi che dai noia.

Brutta stronza d’una troia. (Lambert e Matt ridono. Suki e Russell vanno alloro tavolo a riprendersi la borsa, la giacca, ecc.)

SUKI - È stato carino a pagarci il conto, non trovi?

RUSSELL - Deve averti amata molto.

SUKI - No, non così tanto, dopotutto. Gli piacevano le mie… beh… sai…

RUSSELL - Le tue cosa?

SUKI - Oh… le mie… sai…

LAMBERT - Una serata favolosa!

JULIE - Favolosa.

RICHARD - A presto allora.

SONIA - A presto.

MATT - Sarò qui domattina per colazione.

SONIA - Ottimo!

PRUE - A presto.

SONIA - A presto.

JULIE - È stato bello vedervi.

SONIA - A presto, spero.

RUSSELL - A presto.

SUKI - A presto. (Si allontanano ed escono)

LA VOCE DI JULIE - (dalle quinte) Sono stata contenta di conoscerti.

LA VOCE DI SUKI - (dalle quinte) Anch’io sono stata contenta di conoscerti. (Silenzio. Il cameriere in piedi da solo)

CAMERIERE - Quando ero ragazzino mio nonno mi portava sulla scogliera a guardare il mare. Mi aveva comprato un telescopio. Non credo esistano più i telescopi oggi. Guardavo dentro al telescopio e a volte vedevo una barca. Attraverso le lenti del telescopio la barca diventava più grande. A volte c’era gente sulla barca. Un uomo, a volte una donna, oppure a volte due uomini. Il mare luccicava. Mio nonno mi ha introdotto al mistero della vita e mi ci trovo ancora in mezzo. Non riesco a trovare l’uscita. Mio nonno invece ce l’ha fatta. Ce l’ha fatta. Se l’è lasciato alle spalle senza mai voltarsi. Ce l’ha fatta. Vorrei fare ancora un altro intervento. (Rimane immobile. Lenta dissolvenza)

SIPARIO