Appunti di un riparatore

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Appunti di un riparatore


di Massimo Maraviglia


Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Dramatis personae

Beniamino Carmatore

Cicco Angelone

Max Pacifico

Lulù Cavanza

Pazienti

Carlo Soma

Evelina Millenotti

Eloisa d’Epìtteto

Nenzy Calore

Susy Calore

IVecchia II Vecchia Prete Macellaio Cavaliere Baritònno Giovane mamma Armòdio

Patty Pitone Cliopatra III Omino del cappello

Ospiti del miracolo e del matrimonio


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stesura del 8-03-2015

Incipit

Uno spazio che ricorda il deposito di un rigattiere. Nella penombra si riconoscono oggetti di natura varia, alcuni dei quali palesemente smantellati. Parabole, ombrelli, vecchie bambole, carcasse di elettrodomestici e di computer, vecchi strumenti musicali sfondati, telefoni in bachelite, strumenti per la pesca subacquea, orologi a pendolo, vecchi proiettori, tubi di gomma e le attrezzerie tipiche di un’officina di riparazione. Gli oggetti, nel loro apparente disordine, sembrano tra loro intrattenere fitti e silenziosi dialoghi. Un uomo calvo e minuto (Beniamino Carmatore), agile nei movimenti armeggia intorno ad una radio, osserva le sue componenti interne, sostituisce con delicatezza valvole, spolvera con aria compressa, avvita e aspetta una qualche reazione dalla macchina, che continua a restare muta. L’uomo osserva contraddetto l’apparecchio che, nonostante tutte le sue cure, non da’ cenni di ripresa, poi, dopo avere controllato appena un impeto di rabbia, una voglia irrefrenabile di dare un calcio al tutto, riprende la sua pacifica espressione e, con fare da pranoterapeuta, impone le sue piccole mani sul marchingegno socchiudendo gli occhi. Dopo qualche secondo di silenzio, ecco l’apparato riprendere vita con una musica molto ritmica su cui Beniamino, altrettanto ritmico, inizia a cantare improbabili versi, leggendoli da un foglio che gli ha passato intanto un uomo di bell’aspetto ma alquanto intronato (Cicco Angelone), entrato poc’anzi trascinandosi dietro un computer smantellato. Accompagna il suo canto un coro invisibile di vocine che sembrano di oggetti.

Beniamino:     Radio, stampanti, panama e trenini balalaike, frullatori, dentiere corni, poltrone, teiere e piattini

ferri da stiro, pattini e tastiere

ringhiere, penne, museruole e fionde

trombette d'automobili e voliere

tacchi, occhiali, fontanelle e tende

album, tromboni ed arpe smantellate

ed anche molle di vecchie mutande

antiche fisarmoniche sfiatate

scatole di dolci per pigri obesi

ad aperture radiocomandate

acquari e carillon per audiolesi

coltelli, sci, orecchini, affettatrici

martelli, cacciavite ed altri arnesi

sedie canotti e fotocopiatrici

salvavite, mongolfiere e pastori

scafandri, rubinetti e lavatrici

coppe e spade, microfoni e motori

vetri, vasellami, libri e cerniere


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cornici, cannocchiali, radiatori

telefoni, chitarre e cassettiere

bussole, feluche, ciondoli, canoe

sestanti, caffettani e caffettiere

stecche da biliardo, lampade all’aloe

dismesse attrezzerie da pianobar

tazze, giubbotti, custodie per oboe

mangianastri, superotto, sidecar

e adesso non ricordo più cos'altro

flipper, monitor, dispenser, laser, e...

davvero, non ricordo più cos'altro.

Cicco:                  Dimentichi la cosa più importante! (porgendogli un taccuino)

Beniamino:      Plotter e computer? Sono uno scaltro.

Si interrompe la musica

Cicco:                 “Tutto, riparo tutto”. Manca questa frase. Se non la scrivi, resta solo un’accozzaglia di cose senza senso.

Beniamino:      Lo devo scrivere?

Cicco:                  No.

Scena 1 – Casa Carmatore. Beniamino, Cicco, Max, Lulù.

Beniamino:     (All’immaginario pubblico) Cicco Angelone è un poeta di un certo insuccesso. Ogni tanto corregge questi appunti che da un po’ di tempo a questa parte prendo… non so scrivere (a bassa voce, quasi per non farsisentire) ma Cicco si. Cicco vive traducendo libretti d’istruzione, ma il suotalento è un altro. Lui è un poeta riscrittore e in questa veste un tempo ha contattato tutti gli editori e alcuni diedero risposta…

Vfc:                     (la voce proviene da uno degli oggetti che abitano la stanza di Beniamino) La sua notevole proposta non rientra nei nostri progetti editoriali…

Beniamino:     Altri invece si dissero turbati dai suoi versi e seriamente intenzionati alla pubblicazione…

Vfc:                     (da altro oggetto) dovrà impegnarsi ad acquistare mille copie del suo capolavoro al prezzo vantaggioso di euro cinquemila IVA elusa…


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Beniamino:      Cicco, mille copie?

Cicco:                  (apparendo per un attimo) Non posso leggermele tutte...

Beniamino:      Così convintosi ha lasciato andare. Insomma, ciascuno di noi fa i conti con stringhe di destini frammentati, altri da reinstallare, certi che pensi di dover riformattare… (guarda il marchingegno da riparare che ha davanti, cercando di raccapezzarsi). Ogni giorno ti alzi e se ti guardiintorno trovi motivi nel numero di mille per ritornare a letto e non riavviarti più…

Entra Max Pacifico, un giovane possente ed elegante, guarda Beniamino dire l’ultima battuta

Beniamino:     (a Max) …ed altrettanti per scendere le scale saltellando certo che qualcosa di superbo stia per accadere. E poi magari accade pure…

Max:                    Vado in ospedale!

Beniamino:      Che ti sei fatto?

Max:                    Ahhhhh! (grido posticcio tra rimprovero e dolore, va via zompettando)

Beniamino:     (all’immaginario pubblico) Niente, non si è fatto niente… è lo scambio di battute quotidiano… ti rendi conto? Ogni volta: “vado in ospedale!” “Che ti sei fatto?” “Ahhhhh” è bellissimo, è un rito di cretineria. Insomma. Insomma? Gli appunti… capire cosa cancellare, cosa annotare e, soprattutto, perché annotare.

Vfc:                      (da altro oggetto) Perché non ne hai motivo

Beniamino:      Niente male…

Entra un uomo elegantemente vestito (Lulù  Cavanza), nasconde dietro la schiena qualcosa

Lulù:                   Stai male?

Beniamino:      …perché non ne hai motivo, è un motivo niente male

Lulù:                   Non hai nessun motivo per star male!

Beniamino:      Non ne ho nessun motivo

Lulù:                   Guarda che ho portato (continua a nascondere il pacchetto dietro la schiena)

Beniamino:      Non vedo niente…

Lulù:                   (tirando il pacchetto da dietro la schiena) cornetti.


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Beniamino:      Che ore sono?

Lulù:                   Quasi freschi… Li ho comprati l’altro giorno e li ho lasciati nel bauletto della bici… (tocca il pacchetto) ancora caldi…

Beniamino:      Dopo due giorni?

Lulù:                   Ho lasciato bici al sole. Mangia.

Beniamino:      Grazie non è ora

Lulù  si siede, apre il pacchetto ed inizia a mangiare i cornetti

Beniamino:     (all’immaginario pubblico) Lulù Cavanza. Monumento permanente all’interinalità (a Lulù) Sto prendendo nota su di te

Lulù:                   (come se non avesse udito) è un peccato, cornetti eccellenti…

Beniamino:   Per questo lo amo. Quando a scuola si organizzava la partita di calcettolui  era  il  nono  e  allora  si  decideva  per  il  campo  grande  ma  in  un

nanosecondo lui diventava il dodicesimo...

Lulù:                   Oggi mi è occorso un fatto estremamente ermetico…

Beniamino:      … un uomo che neanche a porta poteva stare. A porta.

Lulù:                   Recatomi  al  collocamento  per  compulsar  l’elenco  circa  il  giorno  di

vidima del cartellino… ricorderai che sono un abile disoccupato…

Beniamino:       (al pubblico immaginario) Viviamo insieme da dieci anni…

Lulù:                   Leggo gli appelli: il giorno tre si timbra da Abele a Cavanti, il giorno

quattro da Cavanze a Esposito. Cavanze, capisci? E Cavanza? Dove finì Cavanza?

Beniamino:      Turbante…

Lulù:                   Mi titùbo. Tu cosa avresti concertato al posto mio?

Beniamino:      Al posto mio avrei pensato: “hanno sbagliato lettera”. Al posto tuo…

Lulù:                   Esatto. Ho chiesto se per caso avessero inventato il giorno medio tra il tre

e il quattro…

Beniamino:      Esatto.


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Lulù:                   … mi scrutano come chissà che avessi domandato, ripostulo il quesito e

loro in luogo di lecita risposta mi hanno mandato…

Beniamino:      e certo…

Lulù:                   a un altro ufficio…

Beniamino:      e tu sei andato…

Lulù:                   e l’altro da un altro…

Beniamino:      fluidamente…

Lulù:                   e l’altro da un altro da un al..

Beniamino:      Lulù ! Ho capito!

Lulù:                   Mi sono desolato! Beniamino ho deciso, la faccio finita… (tira fuori un

barattolino e ingolla delle pilloline)

Beniamino:     (strappandogli il barattolino e ingollando a sua volta le pilloline) Lulù, per così poco…

Lulù:                   Lascio il collocamento. Agirò in proprio. Avrò le mie ragioni, per tutti gli ercoli!

Beniamino prende una cornice baroccheggiante di piccole dimensioni, la mette davanti al viso di Lulù, come ad incorniciarlo, poi lascia la cornice, Lulù continua a mantenersela davanti al volto, Beniamino lo contempla come a cercare una soluzione.

Beniamino:      Lulù, un lavoro si può anche inventare. Pensa a cosa sai fare…

Lulù, sempre incorniciato, sembra concentrarsi su questo pensiero suggerito da Beniamino.Dopo alcuni secondi di inutile riflessione, meditabondo esce

Beniamino:      (all’immaginario pubblico) Ma lo sai che il mondo è pieno di talenti inevasi? Sarebbe incantevole andare in giro a ripescarli tutti e dare a ognuno il vaso più appropriato. Ecco, questo è il più grande lavoro riparatorio che si possa immaginare… un lavoraccio che non si può mica fare da soli… (rimette ordine nella sua cassetta di attrezzi, getta uncacciavite e una vocina dal suo interno grida “ahi!”) Oh scusa (tira fuori un cacciavitino, lo accarezza e lo ripone nella cassetta). Quanto a Lulù… temoche Max abbia ragione: uno che si chama Cavanza, che cosa può fare se non…

Vfc:                      …Cavanzare…

Beniamino:     (al pubblico immaginario) Devi sapere che Max Pacifico è il massimo teorico della cognomanzia, una scienza secondo la quale i destini si


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disegnano attraverso nomi e cognomi. E se il destino non funziona, che si fa? Si cambia il nome, dice lui. Anche Pacifico è un riparatore. D’uomini, però, perciò va in ospedale. Lui è stregone in grado di intuire dove risieda la causa di ogni male, origine che è sempre, a detta sua, in un punto diverso da quello in cui si manifesta…

Scena 2 – Ospedale, ambulatorio di Max. Max, Paziente, Soma, Beniamino.

Max Pacifico, seduto alla scrivania, prende appunti mentre un Paziente, davanti a lui, parla

Paziente 1:       … specialmente la mattina, un bruciore qui alla bocca del pilòro tanto forte che prende anche la testa…

Max:                    La testa… e i capelli?

Paziente 1:       I capelli?

Max:                    I capelli no, naturalmente…

Paziente 1:       Non mi pare…

Lunga pausa di Max, che sembra continuare a prendere appunti sul suo taccuino. Paziente, paziente attende poi, non ricevendo risposta alcuna ai suoi quesiti, spezza dopo un po’ il silenzio, e intanto una musica da tabarin d’inizio secolo sembra accompagnare i gesti ed i pensieri astrusi di Pacifico

(duetto Max/Pazienti)

Paziente1:         Dottore, allora?

Max tira un lungo sospiro, sorride, alza la testa voltando il block notes sul quale scrivevaintanto e il Paziente scopre che sul foglio non ci sono appunti ma un disegno

Max:                    Le piace?

Paziente1:         (interdetto osserva il disegno)

Max:                    Mi parli di lei

Paziente1:         Cos’altro devo dire? Tutto quello che mi sento l'ho già detto, dottore.

Max:                    Parliamo d'altro, basta con queste malattie! Quando è nato?

Paziente1:         26 giugno millenovecentos...

Max:                    È un Cancro

Paziente1:         Ah! (comincia a contorcersi dal dolore sulla sedia)


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Max:                    Della prima decade…

Paziente1:         Ah. E allora? (riprendendosi subito)

Max:                    Certo, di per sé non vuol dire gran che. Nato a che ora?

Paziente1:         Non ricordo...

Max:                    Non ricorda…

Paziente1:         E adesso?

Max:                    Interpoliamo i dati obliterati. Cosa mangia?

Paziente1:         Tutto…

Max:                    Generico. Ma preferisce pesce…

Paziente2:         Come ha fatto?

Max:                    Ho interpolato. (Porgendogli una scatola di pastelli) Colori preferiti?

Paziente2:         Colori?

Max:                    La prego, risponda…

Paziente2:         Non credo di avere preferenze...

Max:                    (porgendo una scatola di sigari) Fuma?

Paziente2:         Ho smesso…

Max:                    (prende un sigaro, lo scarta e lo mangia: è di cioccolato) Perché?

Paziente2:         Dicono che faccia male…

Max:                    Dicono. Chi “dice”?

Paziente2:         Tutti…

(fine duetto Max/Pazienti)

Max:                    Lei non mi aiuta… mi dà risposte vaghe… (leggermente seccato, risolutivo)

Mi faccia vedere le calze

Paziente2:         Calze?

Max:                    Non usa?


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Paziente2:         Calzini…

Max:                    La prego.

Il Paziente solleva i pantaloni e mostra i calzini, di una fantasia terribile

Max:                    (come se avesse già sospettato la cosa) Li ha scelti lei?

Paziente3:         Sinceramente? Mia madre.

Max:                    Lei dunque indossa le prime calze che si trova a tiro…

Paziente3:         Non devo?

Max:                    Si risponda da solo. (Accendendo una televisione) Televisione?

Paziente3:         Qualche volta...

Max:                    Programmi preferiti?

Paziente3:         Nessuno. Fanno tutti sconcezza

Max:                    Eppure la guarda

Paziente3:         E se non c'è niente di meglio da fare...

Max:                    (sempre più incalzante) Perché non legge un libro?

Paziente3:         E... non lo so. Non ci ho pensato.

Max:                    E al cinema ci va?

Paziente3:         Qualche volta, da ragazzo.

Max:                    Perché non va più al cinema?

Paziente3:         A mia madre non piace.

Max:                    Ci vada da solo

Paziente3:         E mia madre?

Max:                    Come sta?

Paziente4:         Chi?

Max:                    Sua madre


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Paziente4:         Bene. Ma lei che c'entra?

Max:                   Pensa che il grado di salute sistemico-relazionale tra lei e sua madre sia

sufficientemente equalizzato?

Paziente4:         Come?

Max:                    Voglio dire: state bene entrambi?

Paziente4:         Io non tanto. Lei certamente meglio...

Max:                    Sempre, talvolta o spesso?

Paziente4:         E non ci ho fatto caso…

Max:                    Lei non pensa, lei non fa caso, lei non ricorda… si concentri e risponda

qualcosa di puntuale, di grazia! Si rilassi…

Paziente4:         Si… (chiude gli occhi, si addormenta)

Beniamino:      (apparendo da sotto un marchingegno presente nello studio di Max,rivolgendosi al pubblico immaginario) Max i mali curabili non li vuolecurare… per quelli incurabili non si può fare niente, e allora…

Max:                    Curatevi da soli!

Max sta per andare via quando, inatteso, entra un nuovo paziente: un tipo distinto (Carlo Soma), non dà affatto l’idea di essere uno che stia poco bene, sebbene la sua camminataleggermente claudicante – che ha un che di falso – potrebbe lasciare intendere qualche acciacco. Appena lo vede, Max fa per andare via. Carlo resta un po’ in silenzio, poi lamentoso inizia a parlare

Carlo:                 Max, non puoi fare così ogni volta che mi vedi, Max!

Max rientra, è visibimente irritato

Max:                    Perché sei qui?

Carlo:                 Volevo dirti che…

Max:                    Perché sei qui!

Carlo:                 Le analisi. Tutte da rifare.

Max:                    Perché?


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Carlo:                 Negative. Tutte.

Max:                    Dio che disgrazia.

Carlo:                 Continuo ad avere quel senso di claustrofobia alla lingua… se solo la penso chiusa lì nella bocca, mi sento di svenire

Max:                    Va bene. Fuori le calze.

Soma, obbedendo a un ordine che ben conosce, lesto tira su i pantaloni e mostra i calzini

Beniamino:      (apparendo, parlando al pubblico immaginario) Con Carlo Soma la storia dei calzini non attecchisce più. Tu forse lo trovi divertente ma ti assicuro non lo è per niente. Lui dell’ipocondria ne avrebbe fatta una missione ma si è piegato al corso degli eventi ed ora fa il fiscalista. Due volte al mese

va da Max con la speranza che gli diagnostichi la malattia…

Max:                    Rassegnati Soma. Non hai niente.

Carlo:                 Credo  di   avere   un  blocco   intestinale   con  dolori   migranti   verso    la

gamba…

Max:                    Da quando?

Carlo:                 Da stamani…

Max:                    Bene (prende dal cassetto un libro e glielo porge) Prendi questo.

Carlo:                 Cos’è?

Max:                    (Suonandoglielo  in  testa) Grammatichetta dell’Accademia della Crusca.

Due pagine al giorno, magari cantando, fa bene alla claustrofobia linguale.

Carlo:                 E per il resto?

Max:                    Vai

Carlo:                 Ma…

Max:                    (Cantando) Vai!

Soma esce

Beniamino:      Da Max, nemmeno un raffreddore mi farei curare.

Max:                    Bravo (esce).


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Scena 3 – Casa Carmatore. Beniamino, Cicco.

Beniamino:     (Al pubblico immaginario) Mi riparo da solo. Tutti dovremmo imparare a ripararci e a riparare, non credi? Anche se poi ci sono cose che non si possono riparare, perché funzionano così e non c’è niente da fare… trovo per esempio irreparabile il fatto che disgrazie di alcuni siano grazie per altri… la storia del chi vince e del chi perde, insomma… com’è che Cicco chiama questa cosa?

Cicco:                 (Apparendo) Giochi a somma zero…

Beniamino:      Non devono valere molto se hanno questo nome…

Cicco:                 Certo che no. Ma c’è un sistema per affrancarsi dal circolo vizioso del gioco a somma zero. Basterebbe praticare l’esercizio dell’interscambio a largo raggio.

Beniamino:      (al pubblico immaginario) Questo è il pezzo forte di Cicco… senti un po’

(canzone del Dono per il dono)

Cicco:                 Di norma, si elargisce e poi si attende – talvolta inconfessatamente – la restituzione. Persino il dono è stretto nel circolo vizioso del dare e dell’avere. Il dono per il dono, invece, dell’interscambio non gliene importa niente… tu mi fai dono? Ed io non ti dò niente.

Beniamino:      Quello che fai di norma.

Cicco:                 Spezzo la simmetria del dare avere… spalanco le porte all’interscambio a largo raggio.

Beniamino:      (al pubblico immaginario) e qui viene il balletto…

Cicco:                 Se io ti restituisco, chiudo il circuito e fine. Se non restituisco, mi sento debitore, ed ogni volta che incontrerò qualcuno, sarò più che propenso a dare perché a ricevere, già ho ricevuto. Ora figura un mondo in cui ciascuno ragioni a questo modo…

Beniamino:     Il fatto che tu non mi restituisca le cose che ti presto dovrebbe rendermi felice perché ti rende un po’ migliore?

Cicco:                 È un corollario possibile della teoria in questione…

(fine canzone)


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Beniamino:      Allora ti ringrazio, davvero non so come sdebitarmi!

Cicco:                 Non con me… con altri, interscambio a largo raggio… (esce)

Beniamino:     (al pubblico immaginario) Cicco magari ha ragione… a pensarci bene, anche tu sei un prodotto di interscambio a largo raggio. Mi segnala un mattino il caso di suo cugino Nunzio il fotocopiatore al quale regolarmente smolla etti di manoscritti suoi per farseli fotocopiare. Gratis, naturalmente.

Cicco:                 (in v.f.c.) Beniamino quando hai un momento… Dovresti andare a visitare mio cugino. Ha una stampante irreparabile.

Beniamino:      E che dobbiamo fare?

Cicco:                  La devi riparare!

Beniamino:      Ah si?

Cicco:                  Lo sai che ci si deve sdebitare…

Beniamino:      Ti devi sdebitare!

Cicco:                  Lo sai che fà lo stesso… è un gioco di interscambio a largo raggio…

Beniamino:      Con la storia a largo raggio, Cicco mi aveva…

Cicco:                  Rotto?

Beniamino:      … un poco poco…

Cicco:                  Ti ripari e vai, dài, quando puoi

S c e n a  4  –  E s t e r n o ,  u n a  s t r a d a  d i  c i t t à .  B e n i a m i n o ,  P a s s a n t i .

Una città caotica, rumori quasi insopportabili

Beniamino:     (rovistando nella sua baorsa da lavoro, trova un vecchio biglietto, lo tira fuori,lo guarda) mi dà un biglietto in ostrogoto, e il resto è storia che tu giàconosci. (legge il biglietto) Via Campegna 21… sta scritto 21 o è 31? (ad unpassante) scusi il 31? Non esiste 31… allora è ventuno.

Scena 5 – Laboratorio di restauro di Evelina. Beniamino, Evelina.

Una figura di spalle (Evelina), nascosta da cuffia, camice e mascherina, lavora paziente su un vecchio quadro raffigurante una Madonna nera

Beniamino:      Permesso… buongiorno…


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La donna, concentrata nel suo lavoro, non risponde. Beniamino capisce di essere nel posto sbagliato, demorde e sta per andare via, quando di spalle la donna lo chiama

Evelina:             Cercava qualcuno?

Beniamino:      Cercavo… (resta senza parole davanti all’evidente bellezza della donna)

Evelina:             Cercava?

Beniamino:      … il numero ventuno.

Evelina:             È questo.

Beniamino:      (legge dal biglietto che ha tra le mani) Centro Copie Procopio 3000?

Evelina:             Non è questo.

Beniamino:      Sospettavo…  avranno  sbagliato  a  darmi  l’indirizzo…  si  legge  male

(riferendosi al biglietto che ha tra le mani)… la grafia di certa gente…

Evelina:             Permette? (prende graziosamente il biglietto dalle mani di Beniamino e legge)

C’è scritto via Campegna, qui siamo in via Compagna

Beniamino:      Sono nel posto errato

Evelina:             Direi

Beniamino:      Va bene lo stesso

Evelina:             Se lo dice lei

Beniamino:      Scusi il disturbo

Evelina:             Nessun disturbo

Beniamino:      Allora vado (sta per congedarsi ma cerca di prolungare la conversazione)

comunque ho l’impressione di conoscerla. Può darsi?

Evelina:             Può darsi

Beniamino:      Ora non saprei dove ma…

Evelina:             Può darsi.

Beniamino:      Può darsi… va bene, buongiorno.

Evelina:             Buongiorno a lei


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Beniamino:     Vado… (fa per andare via ancora una volta poi, come folgorato da un’idea) Cornici?

Evelina:             Prego?

Beniamino:      Avete cornici?

Evelina avanza esitante nel passo quanto nella risposta

Evelina:             …no.

Beniamino:      No cornici. Allora… di nuovo

Beniamino fa per andare via ma la donna, dopo avere frugato velocemente tra oggettiaccatastati dietro un vecchio mobile, tira fuori una cornice

Evelina:             Aspetti! (mostrando la cornice a Beniamino) Questa le andrebbe bene?

Beniamino:      (guarda l’oggetto e ne sembra sinceramente estasiato) Perfetta…

Evelina:             Da rimettere un po’ in sesto…

Beniamino:      No, è perfetta, sono felice… Cosa le devo?

Evelina:             Niente

Beniamino:      Niente?

Evelina:             Non vendo cornici… me l’ha lasciata una cliente e io gliela regalo.

Beniamino:      Mi mette in imbarazzo…

Evelina:             Perché imbarazzo? Un biglietto malscritto e una cornice di nessun valore

s’incontrano e la rendono felice… fa anche rima… è un bel cerchio del caso.

Scena 6 – Casa Carmatore. Beniamino, Lulù, Coro.

Beniamino:     (al pubblico immaginario) Così, il primo tuo fiorire nei miei giorni si lega a un cerchio del caso e alla cornice per la foto dei miei amici, in un giorno di allegrezza. Che nome si può dare ad una cosa come questa?

Lulù:                   (rientrando all’improvviso, sempre incorniciato) Credo di saperlo!

Beniamino:      Cosa?

(duetto del Non so fare Niente)


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Lulù:                   Niente! Non so fare niente!

Beniamino:      È un punto di partenza…

Lulù:                   Cosa opini che possa fare sapendo che non so fare niente?

Beniamino:      Comincia ad elencare le cose che non sai fare…

Lulù:                   Tacchetti ai rubinetti io non ne so cambiare, tampoco lampadine, una serranda non la so lenire, il cacciavite mi sfugge di mano e quando martello tutto attecchisco tranne il chiodino. Non so segare, non so misurare, disegnare manco a parlarne, il pennello mi cola ovunque, la corrente mi terrorizza e i parati mi mettono in fuga. In compenso non so cucinare e innaffiare nemmeno… non so fare l’uncinetto, m’imbarazza il découpage. Però sono un uomo preciso.

Beniamino:      Tu sei il modello dell’antibricoleur!

(fine duetto del Non so fare Niente)

Lulù:                   Antibricoleur. È un lavoro?

Beniamino:      Certamente un talento. Si tratta di studiare solo come si possa…

Lulù:                   Allora riprendo a studiare (esce)

Lulù  esce. Beniamino prende una custodia di violino, la apre.

Beniamino:     Qualche tempo dopo che ti ebbi incrociato per la prima volta, ecco un altro colpo di dono… incontro da un rigattiere il violino… lo strumentino aveva un fianco trafitto e la fascia da rifare. Ma anche questa è storia che tu già conosci…

Scena 7 – Laboratorio di restauro di Evelina. Beniamino, Evelina.

Evelina:             Di nuovo sbagliato indirizzo?

Beniamino:      Di proposito questa volta

Evelina:             Un’altra cornice?

Beniamino:     Devo mostrarle qualcosa (tira fuori dalla custodia il violino) Che gliene pare?

Evelina:             Sta messo maluccio…

Beniamino:      Da gettare?


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Evelina:             Gettare?

Beniamino:      Si può restaurare?

Evelina:             (fa un cenno col capo come per dire si)

Beniamino:      A chi dovrei rivolgermi?

Evelina:             (dopo averci pensato su un attimo) A me

Beniamino:      Restaura violini?

Evelina:             No, ma se ti fidi…

Beniamino:     (all’immaginario pubblico) Non so cosa si intenda per fiducia, ma se è qualcosa che somiglia a un’istintiva voglia di adagiare il mondo nelle mani di qualcuno… (ad Evelina) Qual è il tuo nome?

Evelina:             Evelina Millenotti

Beniamino:      (all’immaginario pubblico) … ecco, questa cosa la chiamerò Evelina

Evelina:             …e il tuo?

Beniamino:      Beniamino Carmatore. Davvero possiamo?

Evelina:             Con un po’ di tempo

Beniamino:      Abbiamo l’eterno davanti…

Evelina:             Mi basta un po’ meno (esce col violino)

S c e n a  8  –  N o n - l u o g o .  B e n i a m i n o ,  v . f . c .  d i  C i c c o .

Beniamino:      Abbiamo l’eterno davanti… da allora quante volte ti abbia detto questa frase, davvero non lo so. E questo violino, che prese qualcosa di te, adesso ha un suono che… se mi concentro, e sono in riva al mare nei giorni di tempo incerto, se trovo le cinque note, cinque… vedo alzarsi onde piccole e silenziose.

Evelina rientra con il violino restaurato, glielo porge, Beniamino inizia a suonare, poiriprende a raccontare all’immaginario pubblico

Beniamino:      Iniziai da solo, poi Cicco mi dice un giorno…

Cicco:                 (apparendo) Dovresti prendere lezioni


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Beniamino:      Volentieri. Dove, con chi, quando?

Cicco:                 C’è una vecchia amica di mia madre, violinista in pensione.

Beniamino:     Me la presenta, e da un po’ di anni a questa parte - questo tu non lo sai – studio con lei…

Scena 9 – Casa di Eloisa. Beniamino, Eloisa.

Un piano, una sedia a dondolo, una finestra con una tenda a fiori. Eloisa, un’anziana elegante, sottile e ancora dritta di schiena cerca qualcosa in una pila di spartiti.

Beniamino:     (all’immaginario pubblico )… cerco di esserle utile riparandole quello che c'è da riparare, visto che nessuno le ripara niente (poi, guardando la donna,

quasi come per presentarla) Eloisa d’Epìtteto…

Eloisa:                Stai studiando, Beniamino?

Beniamino:      Per quello che posso…

Eloisa:                Questa la conosci? (porgendogli lo spartito)

Beniamino:      Non ricordo…

Eloisa:                L’abbiamo già studiata

Beniamino:      Allora se l’abbiamo già studiata…

Eloisa:                La ristudiamo. È bello tornare sulle cose… (va a sedersi sulla sedia a

dondolo, per ascoltare)

Beniamino inizia a suonare. Si lascia andare all’esecuzione del brano, tutto il corpoaccompagna l’ondeggiare dell’archetto, ma Eloisa intanto si è addormentata e un po’ russa. Beniamino, delicatamente, le solletica l’orecchio con l’archetto, la donna si riprende e luiriattacca più vivace di prima.

Eloisa:                 Fai progressi…

Beniamino:      è un buon momento…

Eloisa:                è un buon momento sempre (si alza, esce come per andare a prenderequalcosa)

Beniamino:     (parlando alla donna che ormai è fuori scena) Sai? Quando suono, mi sembra di esistere… (poi, al pubblico immaginario, mentre Eloisa, cheintanto è rientrata, gli porge un enorme bicchiere di fresca bevanda) a finelezione beviamo una cedrata, e se niente c’è da riparare, ci salutiamo. Lei aspetta che scenda due rampe di scale, poi la porta si chiude lentamente e


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

alle volte mi arriva il suo profumo di lavanda mescolato a quello di pensieri in ombra.

Scena 10 – Casa Carmatore. Beniamino, Cicco, Max, Lulù.

Max, Cicco, Lulù e Beniamino si danno da fare per preparare la tavola. Ciascuno col suopasso e col suo stile (sciatto Cicco, maestoso Max, misurato Beniamino e maldestro Lulù) ridispongono la scena imbandendo una tavola. Sembra per cenare, ma all’improvviso appare un mazzo di carte. Beniamino intanto parla al suo pubblico immaginario

Beniamino:      Ti ho dato qualche indizio su un gruppo di paraterrestri, personaggi di un’operetta che, anche a volerla scrivere, neanche sapresti da dove incominciare. Ora dovresti chiedermi cos’è un paraterrestre. Lo hai chiesto? Rispondo. Il paraterrestre vive su una terra parallela a questa. Non è precisamente un’altra terra, è questa, immaginata in altro modo. Egli è un artigiano dell’inadeguatezza. Quello che accade, genera quello che immaginiamo. Ma questo vale anche al viceversa e se al paraterrestre non piace ciò che accade, immagina dell’altro…

Max:                    … e prima o poi lo sa che il versavice accade.

Il gruppo è disposto a tavola

Max:                    Mischio (spacca le carte, poi a Cicco)

Lulù:                   Maschio…

Max:                    Spacca (fulmineo esegue Lulù  l’operazione, in modo maldestro)

Lulù:                   Leggo…

Max:                    Dopo amico mio, dopo. Prima le carte

Max distribuisce tutte le carte, pone l’ultima sulla tavola. Ciascuno dispone le proprie aventaglio, tranne Lulù che le dispone una dietro l’altra sul tavolo

Max:                    Carte?

Cicco:                  Nessuna…

Beniamino:      Accuso…

Lulù:                   Una e un po’, grazie…

Max:                    Una anche a me…

Cicco:                  Ventimiglia…

Beniamino:      Passo


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Lulù:                   Vedo

Max:                    Più ventimiglia

Cicco:                  Clip

Beniamino:      Allora?

Lulù:                   Vedo

Max:                    Tre civette

Cicco:                  Scala d’uva, pesci e bersaglieri!

Lulù:                   Vedo

Beniamino:      (all’immaginario pubblico) In realtà, a parte Lulù      che gioca per perdere a

tutti i costi, nessuno di noi apprezza il gioco delle carte. Perché giocate

allora? Mi chiedi, rispondo. Il tavolino di Scopìno in Fìeri, una cretineria

di nostra produzione, è un rito officiato per ricordarci ogni volta che il

modo migliore per non bruciare il tempo, è non avere paura di perdere

del tempo. Col gioco passa la paura e conseguentemente...

Max:                    Beniamino, tocca a voi…

Beniamino:      Passo…

Lulù:                   Doppio passo…

Max:                    Giravolta…

Cicco:                  Falla un’altra volta…

Lulù:                   Falla un’altra volta

Beniamino:      Riecheggia…

Max:                    Rimando

Cicco:                  Cavanza?

Lulù:                   Mi avanza una carta…

Beniamino:      Cogito…

Max:                    Plombe…


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Cicco:                  Due per me…

Lulù:                   Vedo!

Beniamino:      Coraggio!

Max:                    Rettifico: giraffa e bersagliere

Cicco:                  Settedenari. Bruyère!

Lulù:                   Vedo!

Beniamino:      Pinza e martello!

Max:                    Parure?

Cicco:                  Nature!

Beniamino:      Feluca! (prendendo tutto ciò che è sul tavolo, fiches, carte e quant’altro eriversando il tutto in un sacchetto tirato fuori all’uopo. La partita è evidentemente finita)

Lulù:                   Vedo! Vedo! Vedo!

Gli altri restano in silenzio a guardare Lulù, domandandosi cosa veda, visto che la partita è finita

Lulù:                   (dopo averli guardati lungamente) Vedo una soluzione al mio futuro! So che adesso vorreste che vi parli ma preferisco prima illuminarmi meglio, non abbiatevene a male. Vi prego, niente domande.

Lulù esce, i tre restano a guardarlo per un momento, poi ciascuno prende la sua strada. Cicco si versa qualcosa da bere, Max prende la chitarra e suona qualche accordo, Beniamino ritorna al suo diario.

Beniamino:     (riferendosi aLulù) Possibile che quest’uomo giri completamente a vuoto? Eppure certe volte basta un piccolo accidente a deviare i destini di popoli interi…

Cicco:                 Ray Bradbury: Rumore di tuono, 1952.

Max:                   O anche Alan Turing: "Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un dato momento, potrebbe significare la differenza tra due eventi affatto diversi, come la morte di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga…”

Cicco:                 … o il suo matrimonio, vent’anni dopo… Sliding door, pensando al cinema…

Max:                    Edward Lorenz e l’effetto farfalla, rientrando nell’ambito della scienza


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

propriamente detta…

Beniamino:      Che stiamo delirando?

Cicco:                 Quello che hai detto tu poc’anzi. Nulla di originale. Qualsiasi cosa tu dica, io o un altro l’ha già detta.

Beniamino:     Volevo solo dire che sono cose spesso insignificanti che cambiano i destini, e proprio a queste cose andrebbe data la massima attenzione. Cavanza è un disattento, per questo che le cose su di lui non fanno presa. Mai. Se trovasse una balena nella tazza del caffè nemmeno se ne

accorgerebbe. Gli ci vorrebbe…

Max:                    Un miracolo.

Cicco:                 Anche una catastrofe, andrebbe bene lo stesso. (Riferendosi a Beniamino)

Anche per lui ci vorrebbe.

Beniamino:      Pensate a voi, piuttosto.

Cicco:                 Mi presti la Mini?

Beniamino:      No.

Cicco:                 Te la restituisco.

Beniamino:      A largo raggio?

Cicco:                 Magari perché no

Beniamino:      Si è rotta.

Cicco:                 Perché non la ripari?

Beniamino:      No.

Max:                    Da sola si ripara.

Cicco:                  Poco male. Andremo a piedi

Beniamino:     È un’auto troppo suscettibile. O forse, è stato solo un contributo ch’essa ha inteso dare al compiersi di un caso.

Max:                   (dopo una lunga pausa di Beniamino, rivolgendosi a Cicco) Riuscirà una volta tanto a completare il suo racconto?

Beniamino:  Ero fermo al semaforo, accanto a me si accosta una Prinz, bellissima, la guardo, la guardo... Scatta il verde, ingrano la marcia e la Mini che fa?

Cicco:                 S’incroda.

Max:                    L’avevi ingelosita…

Scena 11 – Esterno, strada di città. Beniamino, Nenzy, Passanti.

Beniamino:     Dietro i clacson, panico panico… scendo, spingo, accosto, mi asciugo il sudore, quando a un tratto sento un colpetto dietro le spalle, mi giro…


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stesura del 8-03-2015

Compie le azioni descritte, e alle sue spalle appare una donna piuttosto procace, bella sebbene non più giovanissima (Nenzy Calore), che lo guarda come per dire: “ti conosco…”

Nenzy:                Carmatore Beneamato!

Beniamino:      (un po’ deluso) Beniamino. E tu sei Calore Annunziata…

Nenzy:                (correggendolo) Nenzy!

Beniamino:      Nenzy, certo. Terza B, Alessandro Volta, anno millenovecento…

Nenzy:                Esatto...

Beniamino:      Ma poi fosti bocciata…

Nenzy:               Mica la prima… che bella cosa incontrarti! (Lo abbraccia calorosamente elo bacia)

Beniamino:     (al pubblico immaginario) Nenzy Calore. Riconoscere il suo volto è stato tutt'uno col reload di quando lei, sporgendosi sul banco avanti per farsi prestare il temperamatite, ci rivelava a noi di terza, quarta e quinta fila, il suo lato più evidente. Mi invita a prendere un caffè da lei…

Nenzy:                Abito nei pressi…

Beniamino:      Di che?

Nenzy:                Di qui! Eccoci arrivati…

Beniamino:      Di già?

Scena 12 – Casa Calore. Nenzy, Beniamino.

Nenzy:                … però dobbiamo fare una cosa…

Beniamino:      Dimmi

Nenzy:                Entriamo con circospezione…

Beniamino:      Va bene…

Nenzy:                Potremmo avere dei fastidi

Beniamino:      Ah… se vuoi vado via…

Nenzy:                Ma lascia stare! E sì! E uno non è più nemmeno padrone in casa sua…

dopo ti spiego… Non fare rumore… togli le scarpe…


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stesura del 8-03-2015

Beniamino:      le scarpe… va bene. Altro?

Nenzy:                Vado a farti un caffè… mettiti comodo…

Beniamino segue scrupolosamente le indicazioni di Nenzy che si è intanto allontanata. Adessosono in casa sua, lui osserva intorno gli oggetti, si adagia sul divano, aspetta che accada qualcosa. Dopo un po’ rientra Nenzy, con un vassoietto e due tazze fumanti, lo poggia sul tavolino, porge una tazza a Beniamino, prende l’altra e in un sol sorso manda giù, poi si accende una sigaretta e resta in silenzio. L’aria è carica di sensualità ma Beniamino non sa come uscirsene. Cambia continuamente posizione sul divano, cercandone una naturale che non riesce a trovare. Nenzy, forse senza nemmeno volerlo, è straordinariamente provocante.

Nenzy:                Come mi trovi?

Beniamino:     Benissimo… benissimo. (All’immaginario pubblico) restiamo in silenzio per un po’, poi Nenzy comincia a raccontarmi degli ultimi vent’anni, della sua figlia sedicenne Susy con un talento strepitoso per il canto, del suo lavoro di commessa in uno store di abbigliamento per truzzi e bacarozzi, dell’uomo, più vecchio di lei d’oltre vent’anni, che prima l’aveva ingravidata, e poi voleva disingravidarla…

Nenzy:                Pierro Segapecore…

Beniamino:     Che nome! Come hai fatto a farti ingravidare da uno che si chiama Segapecore? Max avrebbe avuto molto da ridire… Segapecore…

Nenzy:                Il figlio lo volevo, Beniamino!

Beniamino:      Spero che il Segapecore ti dia una mano per crescere la Susy, almeno…

Nenzy:                Non voglio

Beniamino:      Perché?

Nenzy:                Da una sanguetta che succhia il sangue altrui, i soldi non li voglio. E poi

è pericoloso

Beniamino:      Hai un compagno, almeno?

Nenzy:                Ne ho avuti. Tutte larve, Beniamino mio… ma tanto, l’ammore, quello

vero, arriva prima o poi e quando arriva… e quando arriva…

Beniamino:   … ti strozza il gozzo, ti sfalda la falda, ti spompa la pompa…

Nenzy:              …e poi ti porta al mare. Tu mi capisci, vero?

Beniamino:      Molto.


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stesura del 8-03-2015

Nenzy:                E tu? Sei fidanzato?

Beniamino:      No…

Nenzy:                Single…

Beniamino:      No…

Nenzy:                ammogliato, separato, vedovo… che sei, Beniami’?

Beniamino:      Niente

Nenzy:                Interessante…

Nenzy adesso è palesemente provocatoria. Mette su un disco, qualcosa di terribilmenteneomelodico cantato da una voce femminile acerba, sulla quale si sovrappone la sua. Beniamino sorride impacciato

Nenzy:                (riferendosi al disco) mia figlia Susy…

Beniamino:      Caspita, un portento…

Nenzy:                Pezzo unico… peccato

Beniamino:      Sei ancora giovane…

Nenzy:                (avvicinandosi pericolosamente) Vuoi mangiare qualcosa con me?

Beniamino:     (al pubblico immaginario) Ecco, questa è una cosa che prima o poi mi dovrò spiegare: ogni volta che le circostanze prendono una piaga di prevedibilità, vado via… il fatto è che non amo i finali, a meno che non mi sorprendano. (A Nenzy) Magari un'altra volta, ora devo andare...

Nenzy fa spallucce, lo abbraccia.

Scena 13 – Studio di Soma. Beniamino, Carlo.

Carlo Soma si asciuga il sudore girando intorno ad un monitor, continuando a biascicareparole, si capisce solo la frase: “è la fine, è la fine”, che continua a ripetere all’infinito. Beniamino entra nello studio, resta per un attimo a guardare la scena. Soma non si accorgedel suo arrivo

Carlo:                 È la fine, è la fine…

Beniamino:      (al pubblico immaginario, riferendosi alla battuta di Carlo) Comincia così ogni incontro periodico con Soma, quando vado a riparargli case che andrebbero benissimo se solo lui non fosse così avvezzo alla…


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Carlo:                 Catastrofe totale. Questa volta è la fine...

Come un pediatra, Beniamino si avvicina al computer, capovolge il monitor sostenendolo come un bambino e comincia ad ascultarlo e a picchiettare bonario sulla tastiera, mentre Carlo Soma rimane impietrito in attesa del verdetto.

Beniamino:     Sei riuscito a trasmettere la tua ipocondria anche a questo poveretto (riferendosi al computer)… vergogna

Carlo:                 Lì dentro ci sono i dati per le dichiarazioni di quasi cinquecento forsennati. Mi trucideranno…

Beniamino:      Così smetti di soffrire.

Carlo:                 (riferendosi al computer) È grave, è vero che è grave? Dillo che è grave!

Beniamino:      Sei grave. Lui sta benissimo.

Con poche elementari operazioni di routine Beniamino ha intanto nuovamente riavviato il computer, che emette il suo classico suono. Carlo, che non riesce a rassegnarsi ad una risoluzione facile e non drammatica, si lancia sull’apparecchio

Beniamino:      Pronto. Fresco come d’imballo.

Carlo:                 (drammatico) Aspetta! Non riesco a modificare questo file.

Beniamino:      Lo hai protetto...

Carlo:                 (quasi deluso) Ah già, è vero... (ci riprova) Porca miseria, non vede la

stampante, non la vede!

Beniamino:      Glaucoma da monitor…

Carlo:                 (dopo un attimo di esitazione) Prego?

Beniamino:      Cavetto…

Carlo:                 Che fa?

Beniamino:      Staccato…

Carlo:                 Attacco?

Beniamino:      Magari… (attacca il cavetto)

Carlo:                 Continua a non stampare

Beniamino:      Paralisi da stringa.


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Carlo:                 (dopo un attimo di esitazione) Prego?

Beniamino con fare esperto estrae la cartuccia dalla stampante e la fa dondolare sotto al nasodi Carlo, poi la ripone nella sua borsa.

Beniamino:      Cartuccia…

Carlo:                 Finita? Sei mesi fa l’ho cambiata.

Beniamino:      Ma pensa...

Carlo:                 E adesso?

Beniamino:     (con fare grave scova nella sua borsa) Eh, adesso… (tira fuori dalla borsauna cartuccia)

Carlo:                 Basterà?

Beniamino:      Temo di si.

Cambia rapidamente la cartuccia, ma la stampante, con un rumore sinistro e metallico si spegne e sembra definitivamente morta. I due si guardano stupiti. Carlo tenta di riaccenderlo, ma niente da fare. Come impazzito controlla ogni collegamento, corre ad accendere la luce per vedere se c’è elettricità. Comincia a percuotere l’unità centrale quasi in lacrime... Niente. Carmatore rimasto in disparte ad osservare la scena, all’improvviso, con un gesto platealeallontana Soma. Si avvicina alla macchina, e prova con l’imposizione delle mani. Silenzio. Il computer magicamente si riavvia, emettendo il suo classico suono ma questa volta trionfale, quasi come suonato da un’orchestra sinfonica. Carmatore, stremato, con un fazzoletto si asciuga il sudore dalla fronte, come uscito da una trance.

Beniamino:      “E verrà il signore dal connettore di fuoco e la seriale degli ultimi giorni a ricacciare negli inferi i protocolli corrotti!”. ISAIA 3 punto 2 pro, lettera ai tecnici corinzi (esce).

Carlo:                 Sono rapito. Ma che aveva?

Scena 14 – Casa di Eloisa. Beniamino, Eloisa.

Beniamino:     (parlando all’immaginario pubblico) Mica sempre capisco le cose che faccio o quello che dico… riparo, talvolta mio malgrado, mi muovo, alla ricerca di qualcosa. All'inizio fu una ricerca astrusa, dilapidante… come d’altronde adesso, ma col tempo ho acquisito chiarezza, chiarezza, non del cosa o del perché, ma del fatto che cerchi, e adesso navigo a vista, cerco la cosa giusta, dispongo le vele e sento che i venti s’intrecciano e formano partiture, non saprei dire come ma so che...

Eloisa:                (apparendo con uno spartito tra le mani) Stai affinando l’orecchio.


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stesura del 8-03-2015

Beniamino:      Ci sono partiture sparse ovunque!

Eloisa:                (Porgendogli uno spartito) Ogni cosa ha una tonalità e le sue armonizzazioni. Si tratta di distinguerle… l’intonazione giusta, cercare le armonie nascoste tra i rumori… l’orecchio ineducato sente solo questi…

Beniamino:      Ovunque…

Eloisa:                Vogliamo cominciare?

Beniamino tira fuori il suo accordatore elettronico e si accinge ad accordare il violino, ma deirumori di traffico provenienti dall’esterno – gli stessi uditi nella scena dell’incontro con Nenzy - gli rendono difficile l’operazione

Eloisa:                 I rumori di fondo… ci vuole attenzione… Sei pronto?

Beniamino:      Si. E una volta che le hai riconosciute?

Eloisa:                 Riconosciute?

Beniamino:      Le armonie!

Eloisa:                 Armonie? Una bella ossessione, l’orecchio impeccabile

Beniamino:      Cos’è l’orecchio impeccabile?

Eloisa:                 Se non ascolti, è solo rumore. E nel rumore puoi suonare a vanvera…

qualsiasi schìcchero di nota, la più stonata, non toglie e non aggiunge

nulla. Ma quando hai percepito in che tonalità è la tua armonia, anche

una  sola  volta,  dopo  la  riconosci,  tra  tutti  i  rumori  del  mondo,  la

riconosci… stai studiando, Beniamino?

Beniamino:      Per quello che posso…

Eloisa:                Da quel momento, sai che hai il dovere d’essere intonato ed accordato

Beniamino:      Provvedo subito (tira fuori l’accordatore)

Eloisa:                Ma guai ad accordarti su una tonalità che non è tua… ho visto splendidi

do  di  petto  ridursi  in  si  per  compiacere  un  re  col  quale  sarebbero

altrimenti entrati in dissonanza e mi bemolle languidi gonfiarsi in fa e

sotto quel peso cedere…

Beniamino, che intanto ha accordato il violino, inizia a leggere lo spartito. Eloisa lo guarda,poi d’un tratto

Eloisa:                 Ho un segreto.


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stesura del 8-03-2015

Beniamino:      Soltanto uno?

Eloisa:                 Questo potrebbe interessarti

Beniamino:      Dimmelo allora

Eloisa:                 Se è un segreto…

Beniamino:      Giusto, se è un segreto… (riprende a suonare, poi s’interrompe di botto)

Dimmi di che si tratta Eloisa, i segreti non li reggo!

Eloisa:                 A tempo debito.

Beniamino:      (riprende a suonare rassegnato, poi s’interrompe) Anche noi qui si ha un segreto (spera in una reazione di Eloisa che si limita a sorridere e a non dire

nulla) Non vuoi saperlo?

Eloisa:                 No.

Beniamino:      A tempo debito (riprende a suonare).

Eloisa:                 Guarnièri de Jesus

Beniamino:      Come?

Eloisa:                 Hai capito bene.

Beniamino:      Guarnièri de Jesus? (al pubblico immaginario)

Eloisa:                Ne ho uno.

Beniamino:      Un Guarnièri?

Eloisa:                 … nell'armadio (esce).

Beniamino:      Un Guarnièri. Nell’armadio. Scherzona!

Scena 15 – Casa Carmatore. Beniamino, Cicco.

Cicco:                 Comunque, la teoria della tonalità è piuttosto vecchiotta. Ti entusiasmi per nulla. Il fatto è che alcun motto andrebbe aggiunto a questo frusto mondo… già tutto detto e in tutte le possibili combinazioni. Tesso e ritesso la scontata trama…

Beniamino:     (rientrando, notando con disappunto l’enorme disordine che ha provocatoCicco) E allora perché continui ad ingombrare il mio computer coi tuoiotto giga di versi deliranti? (leggendo dal monitor) “Ognuno sta solo nel


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stesura del 8-03-2015

cuor del casino, travolto da un ritmo banale. Ed è sabato sera…” Senti che roba… Se non c’è altro da aggiungere, taci per sempre!

Cicco:                 Certo,  come  poeta  riscrittore  fore  non  sono  un  granché.  Ma  come

teorico… Dovrei scrivere prima o poi un manuale universale distruzioni.

Anzi, riscrivere, perché di certo qualcuno l’ha già fatto.

Beniamino:      Istruzioni per cosa?

Cicco:                 Distruzioni, non istruzioni. Un manuale in cui smantellerei una per una

tutte le idee calcificate. È lì il problema. L’idea calcificata. Ne vuoi una?

Beniamino:      No.

Cicco:                 Sto perdendo la testa per tradurre le istruzioni di questo congegnino da

tre giorni. Quanto pensi che valgano tre giorni di una vita?        Io proprio

non so calcolarlo. Se volessi dare un prezzo al tempo e se tengo conto poi

di quello che è il mio emolumento, delle due l’una: o il mio lavoro e

dunque la mia vita vale poco… chiedimi oppure

Beniamino:      Oppure?

Cicco:                 Oppure non lo so. Dovrei accettare l’equazione tempo/denaro e questo è

ancora più mortificante… Beniamino, il lavoro non va pagato!

Beniamino:      Così come le cose prestate non vanno restituite.

Cicco:                 E il talento non va sfruttato!

Beniamino:     (al pubblico immaginario) Ho sempre pensato che dire le cose così come stanno, pane al pane, calzino al calzino, è cosa molto azzardata. Che ne sappiamo noi, delle cose, se non quello che a malapena vediamo? E a che serve dire a un salame “guarda, sei un salame”, visto che magari lui lo sa già? Potrebbe fare bene qualche volta dire al salame “sei divino!”, che quello magari se la beve e poi divino lo diventa per davvero… (A Cicco) Cicco, sei un grande poeta.

Cicco:                 Stimabile è la menzogna quando giova a chi l’ode e a chi la dice non fa nocumento.

Beniamino:      Ah?

Cicco:                 Quello che hai detto, in modo più…

Beniamino:     In modo più… cosa ne sai di cosa voglio dire! Manco lo so che cosa voglio dire…


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stesura del 8-03-2015

Scena 16 – Non-luogo. Beniamino, Evelina.

Evelina:             Carma, da quanti anni ci conosciamo?

Beniamino:      Da… un eterno, amica mia. Forse…

Evelina:             Da un po’ meno.

Beniamino:      Si?

Evelina:             Si. E in questo poco men che eterno tu non mi hai mai cercata…

Beniamino:      Che vuol dire cercare?

Evelina:             Vuol dire molte cose, per esempio portarmi a casa tua… perché non l’hai mai fatto?

Beniamino:      Domani lo farò!

Evelina:             Domani, domani… non così…

Beniamino:      Troverò il modo

Evelina:             Mi tieni alla lontana, Carma…

Scena 17 – Casa Carmatore. Lulù, Beniamino.

Beniamino:     (all’immaginario pubblico) Ti tengo vicinissima, ma con delicatezza così non te ne accorgi, perché altrimenti scapperesti e forse farei lo stesso. Dammi un po’ d’eterno e poi ti condurrò nella vita che danza coi piedi per terra, se è questo che vuoi. Per il momento, lasciami annotare, per te che prendo nota… così nemmeno un attimo ci sia sottratto.

Irrompe all’improvviso Lulù, con una serie di carte su cui sembra aver fatto dei conteggi

Lulù:                   Ci siamo. Credo di avere la soluzione. Quanta gente al mondo si dedica

al bricolage? Forza, un numero!

Beniamino:      Sette.

Lulù:                   Diciamo un ventidue milioni di persone?

Beniamino:      Non lo so!

Lulù:                   Facciamo ventunomilioniottocentomiladuecentocinquanta, vah!

Beniamino:      Esatto.


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Lulù:                   Calcolato empiricamente su base statistica. Sbaglierò di poco.

Beniamino:      E dunque?

Lulù:                   Tutta potenziale clientela! Devo solo appiccare meglio l’idea. Vado a

concentrarmi. Ovviamente non trascurerò la voce (esce)

Beniamino:     (riprendendo un discorso interrotto) … prendere nota su cose essenziali, come il caffé, la piega ai pantaloni, una pietanza, riparare, la risposta a una domanda occasionale, ma fatte al meglio. Fare attenzione, per sottrarre le cose alla noia, le stesse cose che per vedere devi chiudere un attimo gli occhi…

Buio

Beniamino:     … poi li riapri… e le cogli distratte in una posizione diversa da come le avevi lasciate.

Scena 18 – Casa Calore. Nenzy, Beniamino, I Vecchia, II Vecchia.

Soggiorno

Nenzy:                Beniamino, qualcuno ti ha visto arrivare?

Beniamino:      Non lo so, non credo… se vuoi vado via

Nenzy:                Vieni qua! Sei sicuro che non ti ha visto nessuno?

Beniamino:      Non lo so…

Nenzy:                Lo prendi un caffè?

Beniamino:      Ero di passaggio…

Nenzy:                E chi è che non lo è, Beniamino mio…

Beniamino:      Intendevo dire che stavo andando da un cliente e allora…

Nenzy:                Novità?

Beniamino:      Che genere di novità?

Nenzy:               Io neanche. La solita vita di sempre. A parte questa macchia infame che proprio non ci voleva…

Beniamino:      Ah.


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Nenzy:                E non mi chiedi… di che si tratta?

Beniamino:      Non te l’ho chiesto?

Nenzy:               Che orrore Beniamino, che orrore! Proprio in casa mia! Ma dico io, che ho fatto di male per meritare tutto questo?

Beniamino:      Ma tutto questo cosa, Nenzy!

Nenzy:                Sentimi bene Beniamino, dovesse suonare la porta…

Suona la porta

Nenzy:                Beniami’, ti hanno visto arrivare (esce)

Beniamino:     (al pubblico immaginario ) A questo punto cosa avrei dovuto aspettarmi, secondo te? L’arrivo di due giannizzeri pronti a spalmarmi di botte per aver violato il tetto dell’ex concubina di Pierro Segapecore, padre putacaso di Susy figlia di Nenzy. Mi preparo al meglio, ponendomi in posa di mite fierezza e pronto a dare spiegazioni…

Entrano due vecchie muflone che attraversano la stanza per dirigersi altrove

I vecchia:          Bonazééééra

II vecchia:        Nazé…

Beniamino:      Sera.

Le segue Nenzy con un’espressione rassegnata sul volto

Beniamino:      (fischiando) Che sberle… tue amiche?

Nenzy:                Mie amiche? Gente del vicinato…

Beniamino:      Ma allora perché vengono?

Nenzy:                Beniamino, non ce la faccio più! Ogni giorno è un’invasione! Ma dico io,

che feci di male per meritare tutto questo?

Beniamino       Tutto questo cosa?

Nenzy                 E vieni a vedere, vieni...


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Scena 18bis – Casa Calore. Nenzy, Beniamino, Lulù, I Vecchia, II Vecchia, poi Prete, Cavaliere Baritònno, Giovane madre con bambino, Patty Pitone, Macellaio, Disoccupato, Armòdio (Coro).

Davanti ad un muro, accostato al quale c’è un comò, s’intravede una grossa macchia di muffa che ha assunto le fattezze di un volto umano, qualcosa a metà strada tra l’immagine classica di Cristo e quella di Che Guevara. Davanti alla macchia di muffa, le due vecchie poc’anzi giunte in casa di Nenzy, inginocchiate, snocciolano un rosario biascicando preghiere.

Nenzy:                (mostrando desolata la scena) … e quest’è quanto…

Beniamino:      Un Che…

Nenzy:                Che c’è? Non vedi che c’è?

Beniamino:      Senza basco…

Nenzy:                (desolata) meritavo tutto questo, Beniamino? Da quando la muffa si è

impegnata a fare questo capolavoro, la mia casa è diventata meta di

pellegrinaggi di tutto il quartiere… ti hanno visto arrivare qui e subito

hanno pensato che il santuario era aperto! Il santuario!

Beniamino:      Mi dispiace, Nenzy.  Ma posso fare qualcosa per te! (tira fuori dalla borsa

alcuni arnesi)

Nenzy:                Che vuoi fare?

Beniamino:      Ripulisco la macchia e isoliamo la parete dall’umidità

Nenzy:                Sei pazzo! Quelle ti accoppano!

Beniamino:      Mica adesso, magari quando vanno via…

Nenzy:                Vanno via? Il bello deve ancora venire (esce).

Beniamino:      Provvedo subito… (avvicinandosi alle due vecchie) Signore scusatemi…

Nel mentre che cerca di convincere le due vecchie tutte prese nel loro rosario ad andare via, ecco che irrompe una folla nella camera da letto di Nenzy, quasi travolgendola. Tutti, saltando anche coi piedi sul letto, si dispongono a pregare davanti alla miracolosa macchia di muffa. Tra la folla, si riconoscono un prete, un macellaio, un travestito (Patty Pitone), il Cavaliere Baritònno, una giovane mamma in bigodini che allatta un bambino, un disoccupato appenatornato da un corteo ed altra gente di varia umanità. La folla quasi travolge la povera Nenzy.

Beniamino:      Nenzy, qui bisogna fare qualcosa!

Nenzy:                (rientrando desolata, rassegnata) Preparo un caffè?

Beniamino:      Caffè? Sei pazza, Nenzy? Bisogna mandarli via!


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Nenzy:                E vedi tu se ci riesci… (esce)

Il vociare cresce, diventando sempre più insopportabile. Carmatore comincia a vagare per la stanza nel vano tentativo di catturare per un attimo l’attenzione dei presenti.

Beniamino:     (alla massaia con bambino) Signora, abbia bontà, lo sa che quest’aria pesante fa tanto male al bambino? Il negozio qui accanto ha i saldi…

Nessuna risposta

Beniamino:     (al Cavaliere, che si batte il petto in modo teatrale) Cavaliere, ma questa non è invasione di proprietà privata?

Nessuna risposta. Ciascuno, come se Beniamino fosse invisibile, continua imperterrito nelle proprie preghiere e nelle proprie richieste davanti alla macchia di muffa. Nenzy intanto riappare con un enorme vassoio su cui sono riposte tazzine di caffè fumante.

Beniamino:      Invasati, sono invasati…

La folla prende al volo le tazzine, sorseggia ma senza interrompere mai la proprie preghiera

Nenzy:                E che ti ho detto?!

Beniamino:      (tra sé e sé) E qui ci vuole solo un miracolo...

Ma la voce di Beniamino si confonde tra il vociare scomposto della folla.

Nenzy:                Eh?..

Beniamino:      (urlando per farsi sentire) Un miracolo!...

La folla zittisce per un attimo, smette di sorseggiare, guarda Beniamino col fiato sospeso, quasi a chiedersi “dov’è il miracolo?” All’improvviso la parete con la mistica effige del Guevara-Cristo viene giù di un colpo, inondando i presenti di polvere e calcinacci. Urla, svenimenti e affini. Il polverume diradando mostra oltre la breccia nella parete, la figura di un uomo con le braccia sollevate appena sopra la testa e le mani che stringono ancora un martello enorme ed un chiodino: Lulù Cavanza, sguardo vuoto ed un sorriso ebete appena accennato sul volto, guarda la folla, adesso zittita e impietrita.

Beniamino:      Lulù Cavanza!

Lulù:                   Che domande! Sto lavorando...

Beniamino:      Lavorando? Ma che razza di lavoro è questo?

Lulù:                   Magari sono stato un po’ incisivo…

Beniamino:     Incisivo… (guardando Nenzy, che continua intanto a restare imbambolata) sfondasti un muro a questa donna… incisivo?


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Lulù:                   Sfondativo, vorrai dire!

Nenzy:                (con sguardo estasiato) Beniamino, dimmi chi è costui…

Beniamino:      Eh, e chi è… chi è… (imbarazzato) un amico, Nenzy. Non allarmarti, il

tempo di capire e poi rimetteremo tutto come prima

Nenzy:                E chi si allarma…

Beniamino:      Eh?

Nenzy:                Io a questo me lo sposo…

Beniamino:      Puoi ripetere, scusa?

Nenzy:                È troppo… me lo sposo, sarà una grande festa, sulla spiaggia, con tanti

invitati… gli uomini in frack, mia figlia che canta, i fuochi d’artificio… è

troppo… troppo (cerca di avvicinare Lulù scavalcando la folla, ma sviene)

Vecchia 1:    (al Cavaliere Baritonno)Cavaliere! E non intervenite? Siamo in presenzadi un miracolo a tutti gli effetti, e voi ve ne state imbambolato senza dire una vrenzolina di parola. E dichiariamolo ufficialmente questo miracolo,

leniamo le sofferenze di questo popolo dolente! Jamme lloke none, non poche de concertazione!

Il cavaliere Baritonno, dopo un attimo di smarrimento e dopo aver guardato la folla ancora congelata, cede solenne alla richiesta della Vecchia I. Dalla cartellina che ha con sé tira fuori uno spartito ed apre le danze con la cantata del Miracolo

(cantata del Miracolo)

Baritonno:        Signori, volevate il miracolo? Eccolo qui, davanti ai vostri occhi! Quest'uomo (indicando Lulù), dopo una vita passata in anticamera, dopo avere dimostrato che nulla aveva da dimostrare, dopo aver speso la parte migliore dei suoi anni a tentare di avere udienza dall’altra parte del cielo, guardando verso il lato opposto, dopotutto, signori miei, quest’uomo ha incontrato l’ammore! Alleluja!

La folla, che in coro accompagna Baritònno è ormai sciolta in una irrefrenabile danza pseudopopolare, a metà strada tra una tarantella, un ballet mécanique, una rissa e le leziosità dell’Opera Buffa. Cavanza, che continua a non capire bene cosa sia accaduto, è condotto dalla folla in trionfo. Beniamino, smarrito, cerca una via di fuga da quell’attimo d’improponibile eternità, seguita da Nenzy che intanto si è ripresa.

Scena 18ter – Casa Calore. Nenzy, Beniamino, Lulù, poi Armodio.

In cucina, seduti al tavolo Nenzy, Lulù  e Beniamino davanti ad una bottiglia di orzata.


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Nenzy:

(ancora estasiata) Me lo sposo, io a questo me lo sposo…

Beniamino:

Mi spieghi Lulù

in cosa consiste il tuo lavoro?

Lulù:

Mèntore! Ho inseguito il tuo consiglio.

Beniamino:

Mio consiglio?

Lulù:

Eh già (a Nenzy) Lui non rimembra niente.

Nenzy:

Sarà una grande festa…

Lulù:

Che siccome non so fare una saetta, sono il modello di antibricoleur

Beniamino:

L’ho detto?

Lulù:

Offro   un   servizio   rivoluzionario…   siamo   ad   un   terziario

superevolutissimo, diciamo quasi un quaternario…

Nenzy:

Gli uomini in frac…

Lulù:

E le donne?

Nenzy:

Come gli pare… e voglio pure i fuochi d’artificio

Beniamino:   E in che consisterebbe ‘sto servizio quaternario?

Lulù:

Mi chiamano le mogli esasperate di quei maschiacci che praticano il fài-

da-te estremo. Sai di quei praticoni che demoliscono cose giustapposta

per ripararle…

Beniamino:

E allora?

Lulù:

Io convocato giungo col mio armamentario e insegno loro una teoria di

cose  rivelanti…  come  mutare  un  soggiornino  in  falegnameria,  come

pestarsi dita a martellate, come procedere allo scoppio di scaldino in

faccia…

Beniamino:   … come abbattere una parete mentre si pianta un chiodo…

Lulù:

… e dimostro che la vita va avanti e che sei un uomo di tutto rispetto

anche se il tacchetto non lo sai cambiare… certo è un lurido lavoro lurido

ma qualcuno lo dovrà pur fare (mostrando qualche dito incerottato)

Beniamino:

E quanto ti pagherebbero per questo luridume che

ti avrei ispirato?

Lulù:

Vuoi   saperlo?

Allora:   tolte   le   spese   di

cerotti,   antitetaniche,

antiinfiammatori e analgesici... (tirando fuori una calcolatrice e facendo dei


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

conteggi) insomma, al netto puro, se non fatturo nulla, introito i mieitrenta euro giornalieri. Quasi. Lordi.

Beniamino:      E ti assoggetti a questo popò di strazio per trenta euro quasi? Lordi?

Lulù:                   Questo c'è da fare e io questo faccio!

Nenzy:               Però lo fa bene, lo fa (abbraccia e bacia Lulù, per poi trascinarlo nel buiodanzando)

Beniamino, desolato di fronte alla pietosa scena del tapino Lulù caduto nelle grinfiedell’intraprendente Nenzy, si alza per andare via. Nell’uscire, imbatte in Armòdio, ovvero la Vecchia 1 che ha rivelato le sue mentite spoglie, che gli porge un volantino.

Armòdio:        Preco! (leggendo il volantino) “LA EUROMIRACOLS 3000 di Santa Sàntana detta Cliopatra, prodotti e servizi per zone miracolate e affini. prezzi modici, preventivi gratuiti” (a Beniamino) Preco biglietto… solo cinque euri… grazie…

Beniamino attonito tira fuori una banconota.

Vecchia 1:        (tirando fuori una scatolina da gioielliere in cui c’è una pietra di cemento, la mette sotto al naso di Beniamino) Lo frammento originale de lo muromiracoloso, pagate solo cinque euri...

Beniamino tira fuori desolato un’altra banconota.

Scena 19 – Casa di Eloisa. Beniamino, Eloisa

Beniamino:      (al pubblico immaginario) Ora non so quanto sia credibile quello che ti ho raccontato, ma sai che non è questo ciò che conta. Volevo forse solo dirti di una coincidenza, perché una coincidenza è qualcosa di simile a un miracolo. Una cosa bellissima, amica mia, è come scoprire uno dei nodi in cui le cose s’intrecciano per prendere senso, anche quando proprio non hanno senso.

Eloisa:                (apparendo) Chi è lei?

Beniamino:      Scusa, Eloisa...

Eloisa:                Non la conosco.

Beniamino:     Sono stato molto impegnato e non ho avuto il tempo di venire a lezione…

Eloisa:                “sono stato molto impegnato…” non è una bella frase!

Beniamino:      Ma è la verità!


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Eloisa:                Ti ho detto “dimmi la verità!”?

Beniamino:      No…

Eloisa:                E allora… dimmi cose interessanti.

Beniamino:      Non ne ho

Eloisa:                Male per te.

Beniamino:      Eloisa, cosa posso fare per farmi perdonare?

Eloisa:                Tacere.  Guarda  qui  (porgendo  un  vecchio  album  di  foto  in  cuoio)  Si  è

screpolato tutto

Beniamino:      Lo posso riparare. (Sfogliando le sue pagine) Posso?

Eloisa:                 Puoi?

Beniamino:      (guardando una foto) Sei tu?

Eloisa:                 Non sembra?

Beniamino:      Non sei cambiata affatto

Eloisa:                Ti sembra un complimento? Ora come allora… vecchia fin da giovinetta

Beniamino:      Non intendevo questo...

Eloisa:                (indicando  una  foto)  Praga...  Tchaikovsky… Quinta  sinfonia…  Qui  è

Stoccolma… Mahler, la terza… Buenos Aires, qui Trieste… Pechino…

Beniamino:      Hai visto il mondo... Eloisa…

Eloisa:                Si?

Beniamino:      Sei contenta?

Eloisa:                 Contenta? Sono contenta… ho perso delle cose e sono contenta...

Beniamino:      Rimpianti…

Eloisa:                Le cose accadono. Immagini la vita, poi la vivi, e lei va in altro modo da

come l’avevi immaginata. Magari è anche più bella, o più brutta, questo non conta.

Beniamino:      Insomma, immaginare non serve a niente. Devo rivedere i miei appunti


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Eloisa:                Alle volte sono le cose a immaginare noi ed altre volte viceversa... accetti questo, e impari a scegliere le cose che ti scelgono, senti le voci… delle cose… e allora non può esserci rimpianto. Se insegui solo i desideri sordi, poi resti schiavo e anche stonato...

Beniamino:      Mica vero... ho immaginato cose che poi ho ottenuto

Eloisa:                 Devi desiderare cose intonate.

Beniamino:      E quand'è che le cose sarebbero intonate, secondo te?

Eloisa:                Chiudi gli occhi

Beniamino:      … e apro le mani…

Eloisa:                 Chiudi gli occhi…

Beniamino obbedisce, Eloisa tira fuori la custodia di un violino e gliela mette sotto il naso

Beniamino:      Posso?

Eloisa:                 Annusa prima. Che senti?

Beniamino:      (dopo avere annusato profondamente) direi un aroma varietale di erba bagnata, di caldo equatoriale, di mentuccia, di mare in tempesta, di mirtilli, di legno intarsiato…

Eloisa:                 Soltanto?

Beniamino:      (dopo avere nuovamente annusato) aspetta… fragranze di tenda in un deserto, vecchi spartiti, resine indiane, lavanda, carillon… sul finale, un sentore di… cedrata?

Eloisa avvicina il violino al suo naso, annusa quasi per verificare la presenza delle fragranzeelencate da Beniamino, ma sembra non rilevarle

Eloisa:                 Apri gli occhi.

Beniamino:      (obbedendo, getta lo sguardo nell’astuccio che è davanti al suo volto. Ha unattimo di esitazione) Lui?

Eloisa:                 Lui.

Beniamino:      Guarnièri de Jesus?

Eloisa annuisce. Beniamino esitante estrae con grande delicatezza lo strumento dalla suacustodia, quasi lo abbraccia, lo guarda.


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Beniamino:      Sembra un violino come tutti gli altri… cos’ha di speciale?

Eloisa:                 (al violino) Cos’hai di speciale?

Beniamino:      Accordo?

Eloisa annuisce. Beniamino, con grande cautela, inizia a tendere le corde, poi tira fuori il suoaccordatore elettronico, lo accende

Eloisa:                 (riferendosi all’accordatore) Che fai?!

Beniamino:      Accordo

Eloisa:                 È un Guarnieri, non in questo modo!

Beniamino:      Come, altrimenti?

Eloisa:                 A orecchio. Lasciati guidare, ascolta…

Beniamino esegue l’accordatura, poi si sofferma sul LA e prolunga la nota fino all’estremodell’archetto, una nota pulita, perfetta, densa da riempire lo spazio e fermare per un momento il tempo. In penombra, l’Omino col attraversa la scena, siede alla sedia di Eloisa, osserva Beniamino che armeggia col violino, poi, in silenzio come è apparso, scompare.

Eloisa:                 Hai sentito? Era lui…

Beniamino:      Tu credi?

Eloisa:                 Era lui…

Beniamino:      (al pubblico immaginario) L’avevo sentito, ero certo, era lui. Non so com’è possibile… un violino che sa, che sa, che non pensa ma che sa e te lo dice con un una nota pulita, netta, perfetta, dritta come una freccia che ti attraversa, ti ferma la mano e dice: "va bene così, ci sei, puoi fermarti".

S c e n a  2 0  –  N o n - l u o g o .  B e n i a m i n o ,  E v e l i n a .

Beniamino:     (al pubblico immaginario) Evelina, è così bello il silenzio. Lascia che il niente invada il poco tempo che trascorriamo insieme. Ecco, meno male che questa storia non sia mai cominciata. Così non potrà mai finire.

Evelina:             Non senti mai mancanza, Carma?

Beniamino:      Sono sano e intonato, sono presenza.

Evelina:             Ho un regalo per te (porgendogli un pacchetto)


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Beniamino:      Un altro? Adesso esageri…

Evelina:             (riferendosi al pacchetto che gli ha dato) perché non apri?

Beniamino:      Mi accingevo… cos’è?

Evelina:             Acqua di colonia stagionata. Un ricordo di mio nonno lanciere del Bengala. L’ho trovata l’altro giorno in un troumeau recuperato ed ho pensato a te

Beniamino:      Di tuo nonno… e la dai a me? (inspira profondamente la boccetta)… una

cosa così

non l’ho mai sentita…

Evelina:

Carma…

Beniamino:   Sento  un

aroma  varietale  di  erba  bagnata,  di  caldo  equatoriale,  di

mentuccia, di mare in tempesta, di mirtilli, di legno intarsiato…

Evelina:

Carma!

Beniamino:

… in secondario…  fragranze di the nel deserto, vecchi spartiti, resine

indiane, lavanda, carillon… sul finale, un sentore di…

Evelina:

Mi sposeresti, Carma?

Beniamino:

(continuando ad annusare la boccetta) un sentore di…

Evelina:

Vorresti sposarmi?

Beniamino:   Ho capito la domanda, è inutile che la ripeti

Evelina:

E allora?

Beniamino:   Ovvio che no

Evelina:

No? Hai detto no?

Beniamino:

Così mi sembra…

Evelina:

Potresti argomentarmi questo no?

Beniamino:   Posso provarci...

Evelina:

Sentiamo...

Beniamino:   Evelina! Tu sei molto, ma molto ma molto di più di…

Evelina:

Di?


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stesura del 8-03-2015

Beniamino:      … di un precipitare di eventi

Evelina:             Scherzavo Carma.

Beniamino:      (al pubblico immaginario) No,     non scherzavo affatto, Evelina, ti sposerei

milleduecento volte una di fila all’altra, ti sposterei in tutti gli infiniti

punti dell’universo per poterti guardare da ogni angolazione possibile e

immaginata ma come faccio a dirti…

Evelina:             Non dire...

Beniamino:      (all’immaginario pubblico) … ecco. E anche per questo ti... ti... perché sei

telepatica, oltre che fotogenica.

Scena 23 – Studio di Cliopatra III. Cliopatra, Patty Pitone, Nenzy, Lulù, Armòdio.

Lo studio di Donna Sàntana detta Cliopatra Terza è un perfetto mix tra la sobrietà di un ufficio di Pompe Funebri e/o di traslochi e la vezzosità di un negozio di bomboniere. Seduta ad una scrivania come una matrona circondata da telefoni e da gingilli di ogni specie, ha alle sue spalle bandiere di ogni foggia ed una foto di un losco figuro in occhiali scuri in alto, sulla parete alle sue spalle. Parla concitatamente al telefono in un gramelot a metà tra l’inglese, il cinese e l’arabo, fumando un cubano

Cliopatra:         Ai don vuon answer risons, Billy. Ai hop det yu eiv andstèn det hiar not quot pley, Billy. Wi wont prais en quolity, allmràcc mann quo sci s cat d cheic an prddìtt failip and panèrium… andstèn? Assalàsalam? Stàbet. Valet.

Entra Patty Pitone, segretaria di Cliopatra

Patty:                  Donna Cliopatra…

Cliopatra:         (urlando) Armòdio!

Patty:                  è andato a contrattare

Cliopatra:         (alza  un  telefono  compone  un  numero)  Armòdio!  Condùca  co  tico  la

campiona! Jamme movete co li gambette e cionche vìt vìt!

Patty:                  Donna Cliopatra…

Cliopatra:         Appelàste il fischialisca?

Patty:                  Non c’era. C’è vostra nipote

Cliopatra:         Qualabus de le tandèm?

Patty:                  Nenzy…


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Cliopatra:         Nenzy? (titubando, come per ricordare chi sia, poi ad alta voce) Nenzy!

Viene succulenta, intro!

Entra Nenzy seguita da Lulù

Cliopatra:         (a Patty) apella il fischialisca, dincelluìs ca si move co li gambette… (aNenzy) Gufaglia, scordaste lo nome e l’esatta ubicazione de la comàra tuaCliopatra? Da tàndo non ti vedo, tando tando… (a Patty) Patty! Appròntece sette caffè e no decotto de biancospino… (a Nenzy) succulenta nfamìna… (a Patty ) pure caramelle, cunfiette, e ciaccolatine… (a Nenzy) damme no vacio, tié (le porge la mano per farsela baciare)

Nenzy:                Perdonate zia, se non sono venuta prima ad omaggiarvi. Ho avuto qualche problema da risolvere…

Cliopatra:         Pòbblem? Wozz d pòbblem? Parla, canfìdate co’ Cliopatra! D pòbblem?

Ndò stace d pòbblem?

Nenzy:                Vi voglio presentare il mio compagno…

Lulù:                   Signora, sentitamente ringrazio di conoscerla

Cliopatra:         Ah? E comme t’appelle, bimbo?

Lulù:                   Lulù Cavanza, signora. Ma lei mi chiami pure Lulù.

Cliopatra:         E como volive quo t’appelàsse, Bastiano? Lalà t’appèlle, ed io Lalà t’appelle.

Lulù:                   Tappello signora, come la gradisca

Cliopatra:         Andiamo al dunquet. Quo vi mancat?

Nenzy:                Zia Cleopatra, siamo qui solo per un saluto

Cliopatra:         Ahhh… jamme lloke none, parla! Una quaccosa debbe mancaret…

Lulù:                   La zia ha ragione, manca sempre qualcosa

Cliopatra:         Bravo Bastiano! Allora? Quo ti mancat?

Nenzy:                Zia Cliopatra… Lulù è in cerca di un lavoro

Cliopatra:         Ah, no lavoro, no lavoro (quasi cantando, come un coro di disoccupati). Quo spècimen do lavoro?

Lulù:                   Un lavoro adatto alle mie competenze e alle mie aspirazioni


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stesura del 8-03-2015

Cliopatra:         Stabbenet! E quo sai facere?

Lulù:                   Recentemente ho fatto un corso di speaker lirico…

Cliopatra:         Ah ah…

Lulù:                   … regionale

Cliopatra:         Ah ah… E poi?

Lulù:                   E poi… (guarda smarrito Nenzy)

Nenzy:                zia Clio… Lulù è uno che apprende facilmente

Cliopatra:         (chiamando ad alta voce) Armòdio!

Entra Armòdio, con un prosciutto che porge a Cliopatra come fosse un mazzo di fiori. Cliopatra prende il prosciutto, lo sniffa, poi con un dito raccoglie il grasso che è accantoall’osso e se lo spalma sotto gli occhi, a mo’ di crema per le rughe.

Cliopatra:         Armòdio, pigliate Bastiano e fanci fare ‘no poco de spiriènzia.

Armòdio:          (guardando perplesso Lulù) Senza meno, Donna Cliopatra (a Lulù) Preco, Bastiano, da questa parte…

Lulù:                   Dove mi porta?

Nenzy:                Vai Lulù, ci vediamo a casa

Lulù:                   Che mi fanno fare?

Cliopatra:         Lo spiriènzia!

Lulù  ed Armòdio escono

Cliopatra:         (a Nenzy) Sta in bone manine. Vai, gufaglia mia (le unge la fronte colgrasso di prosciutto). E porta lo vote e lo rispetto a la tua zia Cliopatra,che vi vole tanto bene.

Nenzy:                (baciandole la mano) Grazie.

S c e n a  2 4  –  C a s a  C a r m a t o r e .  B e n i a m i n o ,  C i c c o .

Beniamino:      (al pubblico immaginario) Immagino che l’incontro con zia Cliopatra sia andato più o meno così, per Lulù … magari sarà lei stessa a scoprire un talento che finora Cavanza non ha manifestato, e saremmo contenti, perché nulla è più bello di un talento che trova la sua collocazione.


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Cicco:                  (entrando) Eloisa ha traslocato…

Beniamino:      Come?

Cicco:                  Se n’è andata.

Beniamino:      Che vuol dire “se n’è andata”?

Un rumore di tuono copre le parole successive di Cicco, che appena si leggono sulle sue labbra. Porge a Beniamino una busta contente un violino e un album di foto

Cicco:                  È morta. Va meglio così?

Beniamino resta in silenzio, tira fuori l’album di foto, lo sfoglia

Beniamino:      (al pubblico immaginario) Mi ricordo le feste da ragazzo… conoscevi qualcuno e proprio mentre stavi per scoprire che ti incuriosiva, ecco che s’era fatta ora di andare… questo fatto che a un certo punto si deve andare… (trova nell’album una lettera di Eloisa, la legge) “Mio giovane re diesis, questo violino è tuo. Fanne quello che vuoi, che sai, che sei, che puoi e che devi come una sola cosa. Essere intonati è questo, e null’altro”.

Buio.

Scena 25 – Esterno, una strada, un balcone. Cicco, Beniamino, Max e Lulù.

Musica, ed è una serenata, che prosegue anche quando ritorna la luce e, sotto un balcone, ritroviamo Beniamino, Cicco, Max e Lulù con i loro strumenti musicali. Nella penombra, L’Omino col danza piccoli, lenti passi di walzer con Eloisa, fino a sparire nel buio.

Beniamino:      Avevo voglia di una serenata.

Max:                    Dedicata? Dicci il nome almeno…

Beniamino:      Ad una che non si è affacciata

Lulù:                   Scusate, ma io non sono d’accordo! E non si gestiscono così le serenate, scusate ma io sono un uomo tutto d’un fiato. Lo voglio dire… è più di un mese che ci costringi a provare e poi che scopro? Che l’utente è impegnato in altra conversazione! Beniamino perdonami, ma io mi disabilito. Con tutte le cose che ho da fare, sprecare il mio tempo ad un balcone senza figura umana dedicataria della serenata, mi sembra cosa senza definizione! Se Nenzy lo sapesse…

Max:                    (riferendosi a Lulù) E se gli cambiassimo nome?

Lulù:                   E poi domani devo svegliarmi. Presto. Avrò una giornata particolare.


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Cicco:                  (in risposta a Max) Per esempio?

Lulù:                   Grazie  alla  fiducia  accordatami  dalla  zia  Cliopatra,  sono  ormai  un

consulente della Eurofintutto 3000!

Beniamino:      E ce lo dici così?

Max:                    (in risposta a Cicco) Per esempio… C’Avànces… che dite?

Cicco:                  Lulù C’Avances?

Max:                    Per carità. Mi diventa soubrette in un istante…

Lulù:                   (dopo avere scosso lungamente il capo) Ho le mie riservatezze

Beniamino:      Pepé C’Avances?

Lulù:                   Sapete voi le responsabilità di un consulente globale, no? Avete idea di

cosa stiamo parlando o qui si spiffera a vuoto?

Max:                    Pepé C’Avances! Un abile ladro gentiluomo…

Cicco:                  Pepé C’Avances! Sublime.

Beniamino:      Pepé C’Avances!

I tre guardano Lulù, il quale a sua volta guarda i tre, interrogativo

Lulù:                   Sapete le responsabilità, no?

Max:                    (solenne) Sai che da oggi sarai un altro uomo?

Lulù:                   Consulente globale… ma non mi monto il capo

Max:                    D’ora in poi il tuo nome sarà Pepé C’Avances

Lulù:                   Ah. E adesso come farò?

Cicco:                  A fare?

Lulù:                   Accidenti, ho stampato proprio ier l’altro i miei biglietti da visita

Max:                    Ne farai un altro col nuovo nome

Lulù:                   E a Nenzy chi glielo lo dice, adesso?

Beniamino:      Cosa?


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Lulù:                   Che sono un altro uomo…

Max:                    Non devi mica dirlo, devi dimostrarlo.

Cicco:                  Oppure tenere in gran segreto la tua nuova identità…

Lulù:                   Siamo chiari, eh? Io sono un uomo affiliato! Come consulente globale, tra l’altro, sono tenuto alla massima trasparenza. Dichiarerò nei tempi e i luoghi deputati la mia nuova identità. E adesso se permettete, vado a concentrarmi.

S c e n a  2 6  –  C a s a  C a r m a t o r e .  M a x ,  B e n i a m i n o .

Beniamino:     (leggendo degli appunti) Vengo a cercarti ogni volta che sento i pensieri impolverati, come adesso che Eloisa è andata via. Qualche volta non ti trovo e da questo intuisco che forse c’è eccedenza di bisogno mio di te e tu, amica mia, che hai lunghe e affusolate antenne, senti a distanza il peso del desiderio mio e da questo e da me stesso mi allontani, lasciando non trovarti dove vorrei che sia. Trattasi di alto talento che non ha nome, ma ce n’è uno con cui posso chiamare tutte le cose che non hanno nome. Evelina.

Max:                    Giorni fa è arrivata una paziente con un nome così…

Beniamino:      A proposito di pazienti: Soma?

Max:                   Ha risolto finalmente il suo problema.Attendiamo i risultati delle nuove analisi per avere la conferma che siano…

Beniamino:      Esatte?

Max:                    Sbagliate.

Beniamino:      Che vuol dire?

Max:                    (resta in silenzio)

Beniamino:      E lui lo sa?

Max:                    (c.s.)

Beniamino:      …che intendi fare?

Max:                    Niente. Nel migliore dei modi.


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Beniamino:      (dopo avere, turbato, riflettuto un po’) Eloisa se n’è andata, Soma si èammalato… Credi ci sia una connessione?

Max:                    Tantissime, che non conosciamo.

Beniamino:      I legami tra le cose… varrebbe la pena spendersi tutta la vita a cercare solo e soltanto quelli, per rimettere a posto anche quei pezzi che proprio non hanno senso. Cosa c’entra che Eloisa all’improvviso vada via, lei che era eterna, e che Soma si ammali per davvero, da che era uno scherzo? Non era questa la storia che avevo immaginato. Sai cosa mi spaventa? Il fatto che a volte le cose dicano qualcosa che non capisco, come adesso…

Scena 27 – Studio di Cliopatra III. Cliopatra, Lulù, Armòdio, Patty.

Cliopatra:         (armeggiando con della creta che ha sulla scrivania) Bastiano, vedimme no

poke li risultate quo quagliaste doppo lo spiriènzia, mostra li contrattine quo stipolaste…

Lulù:                   Avrei  di  meglio  da  mostrarle.  Signora  Cliopatra,  devo  formalmente

informarla del nuovo cambio d’identità.

Cliopatra:         Quot?

Lulù:                   Il mio gruppo di riferimento, dopo un accurato studio di fattibilità, ha

approntato per il sottoscritto qui a lei presente… (porge un biglietto da

visita)

Cliopatra:         Pepé Cavances? E quot est?

Lulù:                   Esatto. Il mio nuovo nome. Dovrebbe funzionare meglio abbinato alla

mia mansione di consulente globale.

Cliopatra:         No capito, io.

Lulù:                   Una strategia di naming che trova riscontro anche in precedenti analoghi

risalenti                                                                                          addirittura agli      anni     ’50.      Le        mostro                                                                                                      un  po’       di            letteratura

sull’argomento (tira fuori un libro e lo mette sotto il naso di Cliopatra, adocumentare quanto afferma)

Cliopatra:         (chiamando ad alta voce) Armòdio!

Arriva Armòdio

Cliopatra:         (riferendosi a Lulù) Quo faciste a lo gufaglio?

Armòdio:          Lo spiriènzia, donna Cliopatra


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Cliopatra:         (scuotendo la testa) E no funziona. No funziona…

Lulù:                   (quasi per dimostrare le sue competenze professionali ad una perplessaCliopatra) … guardi che ho studiato… (attacca come a memoria la battuta successiva, dopo essersi spruzzato in gola dell’aerosol e avere accennato un saluto molto “professionale” ad un ipotetico cliente) sono un consulenteglobale della RISOLVE & RIQUAGLIA 3000 srl di Santa Sàntana e prima di offrirle la soluzione su misura per le sue esigenze, le propongo di analizzare insieme a lei le sue specifiche istanze…

Cliopatra:         (chiamando ad alta voce) Patty!

Entra Patty

Cliopatra:         ‘Na camomilla

Lulù:                   (imperterrito) …il nostro Gruppo opera sul mercato da vent’anni e le competenze acquisite nei vari settori privati e pubblici sono garanzia di successo e di massima soddisfazione dei nostri clienti…

Rientra Patty con la camomilla. Cliopatra sorseggia meditabonda. Armòdio la guarda interrogativo, come per dire “che facciamo?”

Lulù:                   Come vado?

Silenzio

Lulù:                   Magari con un’altra mansione potrei esprimere meglio le mie potenzialità…

Cliopatra:         (sorseggiando rumorosamente la camomilla) No lavoro creativo te nce volesse per te cimentàrcece

Lulù:                   Esatto. Signora Cliopatra, non per tessere le mie lodi, ma ho ragionevoli argomentazioni per dire di essere un eccellente sgrullatore di tovaglie… (tira dalla borsa una tovaglia e la sgrulla come fosse un toreador. Armòdio,trasformatosi in feroce torello, lo incorna quasi, poi gli strappa la tovaglia e la piega accuratamente, dopo averne sondata la qualità. Cliopatra osserva attenta l’evoluzione della performance) e poi impiego con grande perizia lapellicola trasparente ma anche con quella di alluminio non scherzo… (tira fuori dalla borsa rotoli per esibirsi in minuziosi impacchettamenti dioggetti presenti sulla scrivania di Cliopatra e infine di Armòdio)

Cliopatra:         (dopo averlo lasciato fare per un po’) Andiamo avanti.

Lulù:                   … e visto che ci siamo, parlerei anche di condizioni contrattuali, dato che ancora non mi ha detto nulla a riguardo (tira fuori un taccuino perprendere appunti)


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Cliopatra:         (riprendendo a lavorare animatamente la creta) Hai ragione gufaglio mio,

quo sbadata… ma prima dobbiamo decidère quo ti debbo fare fàcere

Lulù:                   Non pretendo fortune…

Cliopatra:         Ah no?

Lulù:                   Il giusto. Quando posso cominciare?

Cliopatra:         A fàcere quot?

Lulù:                   Lei non ci crederà, ma era esattemente la stessa domanda che mi ponevo

anch’io poc’anzi.

Cliopatra:         E   allora   lo   ci   pensiamo   no   poco   ansamble    (si    avvicina  a    Lulù

pericolosamente)

Scena 28 – Ospedale, corsia. Beniamino, Max, Soma.

Beniamino:      Glielo hai detto che le analisi sono giuste?

Max:                    No.

Beniamino:      Devi dirglielo!

Max:                    Non vorrei dargli soddisfazione, per ora.

Beniamino:      Max, è una risposta cretina, questa!

Max:                    Ti piacciono tanto le cretinerie…

Beniamino:      Arriva. Che devo dire? Perché sono qui?

Si avvicina Carlo Soma

Soma:                 Beniamino! Come mai qui?

Beniamino:      Sono venuto a complimentarmi con te. Max mi ha detto che stai facendo grandi progressi. Prima ti accontentavi di un semplice day hospital, adesso soggiorni d’intere settimane… sei contento, Soma? Stai tanto male, Soma?

Carlo:                 Non vorrei dirlo, ma non mi sono mai sentito meglio in vita mia

Max:                    Bravo.


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Beniamino:      (parlando a Max, riferendosi a Soma) Ma che gli hai fatto a  questo, che gli

hai fatto!

Carlo:                 Assolutamente niente

Beniamino:      Al solito

Carlo:                 Sai   cosa?   Forse   avevo   solo   bisogno   di   un   po’   di   riposo.    Troppe

responsabilità…

Beniamino:      E hai mandato tutto all’aria…

Carlo:                 Solo per ora… Ho degli impegni ai quali devo sottostare…

Max:                    Devi sottostare…

Carlo:                 Impegni ineludibili

Beniamino:      Tutti abbiamo impegni ineludibili…

Carlo:                 Va bene, e allora io non sono in grado di sostenerli!

Max:                    Ribalta: fa’ che gli impegni sostengano te

Carlo:                 Max, tu e i tuoi giochi di parole… vado a riposare. Quando avremo i

risultati?

Max:                    Già avuti…

Carlo:                 Allora?

Max:                    Due a zero per te. Hai preso quel Viàn che ti ho dato?

Carlo:                 Sto incominciando a leggerlo

Max:                    Vai, ti raggiungo tra un po’.

Carlo si allontana

Beniamino:      Max, ma tu davvero pensi che con le parole si possa guarire?

Max:                    Può funzionare, a volte… dipende da chi, perché, quando, come le dice.

Beniamino:   È un po' come quando cerchi di riparare qualcosa con la sola imposizionedelle mani… qualche volta lo faccio. Certe volte funziona.


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Max:                    Puoi usare parole, carezze, mani, crudezze… il fatto è che ho visto gente

irreparabile salvarsi e gente capace di aggrapparsi a un piccolo dolore per potersene andare.

Beniamino:      Su questi presupposti, come fai tu medico a curare?

Max:                    Infatti non li curo.

Beniamino:      Non fai niente

Max:                    Nel migliore dei modi. Osservo, scruto indizi, converso amabilmente col

paziente dandogli modo di capire quale opportunità di conoscenza la sua presunta malattia gli stia comunicando

Beniamino:      E se non è presunta ma reale?

Max:                    Qual è la differenza?

Beniamino:      Chi può dirlo…

Max:                    Bravo. Guarda quella ragazza là in fondo… non è bellissima?

Beniamino si gira e da lontano vede qualcuno che somiglia ad Evelina

Beniamino:      Somiglia a una donna che conosco

Max:                    Si chiama Evelina…

Beniamino:      Come fai a saperlo?

Max:                    Sta qui da un mese…

Beniamino:      Chi?!

Max:                    Evelina

Beniamino:      Cos’ha?

Max:                    Lasciamo stare.

Beniamino:      Non grave?

Max:                    Stando alle analisi e alle statistiche, questa donna non dovrebbe essere

più tra noi da almeno sei mesi

Beniamino:      Come può essere?

Max:                    È.


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Beniamino:      Ma può guarire?

Max:                    Con un miracolo, dicono i colleghi. Ma loro conoscono soltanto la via della scienza, o quella della fede. Di analogie ed interconnessioni, non sospettano nulla.

Scena 29 – Studio di Cliopatra III. Cliopatra, Nenzy, Lulù, Patty.

Cliopatra:         Nenzya,   succulenta   aggraziatella    mia…    ma’ndove   lo   scuvaste    lo

Bastiano tuo?

Nenzy:                Una specie di miracolo, zia

Cliopatra:         No miracolo? E ‘nce ne vòle no secondo, quo è cchiò bello ancora…

Nenzy:                In che senso?

Cliopatra:         Lo gufaglio, Nenzya mia bella, o lo facimmo scumparire de novo, o lo

termovalorizzammo.

Nenzy:                Possibile che non ci sia un lavoro per lui…

Cliopatra:         Tabbula rara! L’aggio fatto cunzulente, e cu li stroppole me scunzulaje.

Recupero crediti, e tutte diebbete me ne purtaje… comme domestico fuje ‘no stresso! L’aggio pravato com’antistresso, ma è scuntrafatto! Punce!

Nenzy:                È un uomo buono…

Cliopatra:         Fatt’a fettine co la ruchetta, probabbelmende!

Nenzy:                Insomma  zia  Cliopatra,  voi  mi  state  dicendo  che  per  Lulù  non  c’è

speranza?

Cliopatra:         Sperasse pure, quo lo spero è gratis

Lulù:                   (fiondandosi improvviso nello studio) Scusatemi ma io a questo giuoco al

massacro non ci sto. Io non ci sto. Sono stato finora ligio e accurato,

onnicomprensivo, multifunzionale, ma prendo atto del fatto che questo

ardire non paga!

Cliopatra:         Quo dice? No capito…

Nenzy:                L’ho capito io, è questo che conta…

Lulù:                   Andiamo Nenzy…


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Nenzy resta immobile al suo posto

Cliopatra:         E andiate…

Nenzy:                Dove?

Lulù:                   E lo domandi?

Nenzy:                Non devo?

Lulù:                   Dove il valore ha un suo valore!

Nenzy:                Lulù…

Cliopatra:         (chiamando) Patty!

Lulù:                   Pepè

Entra Patty

Cliopatra:         ‘na doppia camomilla…

Lulù:                   Ho già in mente un nuovo progetto. Vedrai, se il tempo non ci darà

ragione! E ci sposiamo, guarda come te lo dico.

Nenzy:                E questo l’avevamo già detto…

Cliopatra:        Repetita giuvant.

Lulù:                   Addio donna Cliopatra, che gli dèi abbiano pietà di lei.

Nenzy:                Arrivederci, zia, vi chiamo più tardi.

S c e n a  3 0  –  O s p e d a l e ,  a c c a n t o  a  u n  l e t t o .  B e n i a m i n o ,  E v e l i n a ,  M a x .

Beniamino:      Perché non me lo hai detto?

Evelina:             Che avrei dovuto dirti?

Beniamino:      Abbiamo ancora un mare di cose da fare, Evelina.

Evelina:             Abbiamo l’eterno davanti.

Beniamino:      Devo leggerti gli appunti, mostrarti il mio Guarnièri, poi non conosci Cicco… è un poeta, Cavanza… è bellissimo


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Max si avvicina di spalle ad Evelina, avvicina le sue mani alla testa di lei

Beniamino:      Max invece lo conosci già…

Evelina:             (voltandosi) Max Pacifico …

Max:                    (ad Evelina) Come andiamo?

Evelina:             Andiamo. Voi due vi conoscete?

Max:                    Eh già…

Evelina:             Da molto?

Beniamino:      Da un eterno…

Max:                    E voi due?

Beniamino:      Da un eterno…

Max:                    Due eterni paralleli

Evelina:             È una parola che usa spesso

Beniamino:      Paralleli? Mai usata

Max:                    (ad Evelina) Domani esci.

Evelina:             Ah si?

Beniamino:      Allora si festeggia

Max:                    Per ora. Poi tornerai…

Evelina:             Ah si?

Max:                    Ti porto a mangiare. Vuoi?

Evelina:             Un’altra volta?

Max:                    Un’altra volta.

Beniamino guarda turbato e stupito lo scambio di conversazione tra i due

Scena 31 – Casa Calore. Nenzy, Lulù.


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Nenzy:                Lulù,   a me piacciono gli uomini decisi come te, ma tu adesso mi devi

dire che intenzioni hai. No perché ammore mio siamo chiari, io un parassita in casa non ce lo voglio, già ne ho avuti troppi

Lulù:                   Socchiudi una porta aperta, Nenzy. A tuo avviso io gradirei di avere in

casa un parassito? Non sopporto le mosche…

Nenzy:                Bravo così mi piaci. E allora?

Lulù:                   Hai mai sentito parlare di avanzomanzia?

Nenzy:                No.

Lulù:                   (tirando fuori delle foto dalla sua cartelletta) Un’intuizione che ebbi ier

l’altro mentre osservavo avanzi di rifiuti in un sacchetto accidentalmente

deflagrato nel mentre che lo conducevo nel suo apposito contenitore. Tu

sai che sono un osservatore acerrimo

Nenzy:                E allora?

Lulù:                   Nenzy, ho capito che osservando gli avanzi è possibile comprendere

tante cose della vita

Nenzy:                Ah…

Lulù:                   In un solo sacchetto di rifiuti puoi leggere il passato ed il presente, in

tutti i i suoi dettagli… usi e costumi alimentari, piuttosto che igienici,

desideri, piuttosto che rancori e quant’altro piuttosto che quant’altro… e

se leggi il passato ed il presente, puoi leggere anche il futuro, che di

entrambi è la somma…

Nenzy:                Nella monnezza…

Lulù:                   Quale posto migliore?

Nenzy:                … non ce n’è uno migliore… e dunque?

Lulù:                   Nenzy, abbiamo il mondo davanti come potenziale clientela! Solo al

pensiero mi sento vertiginoso.

Nenzy:                Anche io… ma clientela di che?

Lulù:                   Uff. Di avanzomanzia! Ho già lo sglogan: dammi un tuo rifiuto e ti

dirò…

Nenzy:                … chi sei

Lulù:                   Di più! Chi sei, che fai, dove vai, quando torni, come mai… che dici?


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Nenzy:                L’idea è molto bella, Lulù, ma la vedo un poco…

Lulù:                   Stocastica o icastica?

Nenzy:                Eh, un poco tutt’e due… se apriamo uno studio di lettura tarocchi e andiamo su un classico/moderno?

Lulù:                   Apprezzo il tuo neoclassicismo Nenzy, so che sei donna d’altri tempi e te ne rendo conto, ma io sono di natura innovativa! (pausa di riflessione) Tarocchi hai detto?

Nenzy:                Guarda, è facilissimo, i primi rudimenti te li dò io, poi il resto lo farà il tuo grande intuito (velocemente stende sul tavolino un mazzo di tarocchi)

Lulù:                   … innovativo…

Nenzy:                Certo, innovativo.

Scena 32 – Casa Carmatore. Max, Beniamino, Cicco, poi Lulù.

Max:                    Vado in ospedale…

Beniamino:      (continuando ad armeggiare intorno ad un oggetto da riparare) Vai…

Max, perplesso, torna indietro e ripete

Max:                    Vado in ospedale!

Beniamino:      Ho capito!

Max, sempre più contraddetto, ripete ancora

Max:                    Vado in ospedale!

Beniamino:      E chi se ne frega!

Max:                    Non ci siamo. (come a ricordare una sequenza di battute rituali che deveessere esattamente la stessa) “Vado in ospedale” “Che ti sei fatto?”“Ahhhhhh!”… ripetiamo: “Vado in ospedale!”

Beniamino:      Max, va bene così.

Max:                    Non è questa la battuta…

Beniamino:      Ho da fare.


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Max:                    Va bene. Allora vado.

Max sta per andare via

Beniamino:      Da quanto tempo?

Max:                    Cosa?

Beniamino:      La storia con la Paziente!

Max:                    Di che storia parli?

Beniamino:      Non è mica corretto, sai. Deontologicamente, voglio dire

Max:                    Ma di quale…

Beniamino:      Evelina!

Max:                    Ah, Evelina…

Beniamino:      Da quanto tempo è iniziata?

Max:                    Non è mai iniziata

Beniamino:   Si buonanotte! Adesso ci mettiamo tutti a non iniziare storie! Lascia chedica il sottoscritto cretinerie così! Non fa per te! Ma dico… tra tante

pazienti… E poi non sta bene, Max

Cicco:                  (entrando) Ho dato un’occhiata ai tuoi nuovi appunti

Beniamino:      (a Max) Allora, che hai da dire?

Cicco:                  (credendo che si riferisca a lui) Sono curiosi… c’è molto di non detto

Max:                    Mi sembra utile starle vicino

Beniamino:      (a Cicco) Non è il momento!

Max:                    (credendo la battuta riferita a lui) E già, abbiamo l’eterno davanti!

Cicco:                  Questa frase la ripeti troppe volte. Io la toglierei

Beniamino:      (a Max) Per quale motivo?

Cicco:                  (credendo la battuta riferita a lui) Perché è ridondante!

Max:                    Perché sta…


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Beniamino:      (a Max, interrompendolo) Zitto!

Cicco:                  Che ho detto di male? (esce)

Max:                    Lasciami finire

Beniamino:      Parla…

Max:                    Perché sta meglio quando le parlo

Beniamino:      Hai già analizzato le sue calze?

Max:                    Sei quasi volgare…

Beniamino:      E con l’imposizione delle mani?

Max:                    Ci sto provando…

Beniamino:      Bravo. Non perdere altro tempo. Vai. (tra sé) Cialtrone…

Max:                    (tra sé) Vado in ospedale… che ti sei fatto?… Ahhhh… (esce)

Cicco:                  (rientrando) Perché ti sei fermato?

Beniamino:      Cosa c’è, Cicco?

Cicco:                  Perché non scrivi più questi appunti?

Beniamino:      Non ho più tempo…

Cicco:                  La scena del miracolo in casa Calore… che roba… a proposito, com’è

che sono andate le cose per davvero?

Beniamino:      Domandalo a loro

Cicco:                  Anche le visite di Max… e poi l’incontro con Cliopatra… Lo Scopìno in

Fìeri…

Beniamino:      Cicco, sono cretinerie.

Cicco:                Senza queste cretinerie, non ci sarebbe nulla di veramente

importante da dire. Se vuoi le ridispongo. Vi dò qualche colpo di

pollice e diventa una sequenza di momenti impeccabili, magari anche

lirici. Con un gran finale…

Beniamino:      Va bene Cicco, fa’ un po’ come credi…


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Cicco:                  Avrei da suggerirti anche altri personaggi… Vuoi sapere cosa ho letto

ultimamente?

Beniamino:      No.

Cicco:                  Gli Esercizi Spirituali di Loyola.

Beniamino:      Complimenti. E adesso mi lasci lavorare?

Cicco:                  M’è stato utilissimo: c’è una maniera di disporre prima lo scenario e poi

far apparire i personaggi. E se sei bravo, si arriva persino a vedere…

Beniamino:      Cosa?

Cicco:                  Quello che vuoi. Chi è Evelina?

Beniamino:      Un personaggio…

Cicco:                  Ah ah… una cornice per la storia

Beniamino:      Molte storie… che non hanno capo né coda

Cicco:                  Meglio… come nelle migliori distillazioni

Beniamino:      Basta, Cicco.

Cicco:                  Ahi ahi… i loro cuori s’indurirono, perché non videro più con le orecchie

e non udirono più con gli occhi… Sai cosa penso? Che tu sia caduto in un solco. Hai già tracciato mentalmente il corso delle cose…

Beniamino:      Non so di che parli…

Cicco:                  Salta il solco, ho idea che porti a personaggi senza via di scampo

Beniamino:      Se salto il solco può essere che tu sparisci? Come personaggio, intendo

Cicco:                  Certo. Oppure potresti trovarmi diverso da come sono adesso. Potrebbe

essere meglio anche per me

Beniamino:      Può accadere che un solco sfoci in un altro?

Cicco:                  Potrebbe anche accadere che il solco di un altro diventi il tuo, o viceversa

Beniamino strappa via gli appunti dalle mani di Cicco ed esce

Cicco:                  Dove vai?

Beniamino:      In ospedale!


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Cicco:                  “Che ti sei fatto?” “Ahhhh…”

Entra Lulù vestito da orientale, con un turbante ed un mazzo di tarocchi che mescola maldestramente

Lulù:                   Come mi trovi?

Cicco:                  Splendente

Lulù:                   Risposta ineludibile. Ed ora dimmi: da quanto tempo non leggi il futuro?

Cicco:                  Mai letto

Lulù:                   Imperituro. Spacca

Cicco:                  Da quand’è che leggi le carte?

Lulù:                   Da testé

Cicco:                  Credi in queste cose?

Lulù:                   Credo nel lavoro. Vado a concentrarmi.

Mentre Lulù si concentra, Cicco si alza e se ne va. Lulù, imperterrito, prende le sue carte ed inizia a leggerle

Lulù:                   Vedo… vedo che ti sei alzato e neanche hai ascoltato quello che avevo da dirti. E se davvero sapessi leggere le carte? Se avessi avuto davvero qualcosa d’importante da dirti? O solo perché mi chiamo… come mi chiamo? Lulù? Pepè? Insomma la qual sia… sarà per sempre che nulla d’importante possa dire? È avvilente di come ognuno cerchi di somigliare a se stesso, e obblighi gli altri a fare altrettanto. Peccato, abbiamo perso entrambi un’occasione… (riprende la lettura delle carte) vedo… vedo… un matrimonio fortunoso…

Scena 33 – Non-luogo, come una casa abbandonata. Beniamino, Eloisa, Soma.

Beniamino ed Eloisa, come sospesi nel vuoto, duettano coi loro violini. Beniamino stonapalesemente, all’improvviso si interrompe

Beniamino:      Sono calante…

Eloisa, serafica, continua a suonare guardando sorridente Beniamino

Beniamino:      Dimmi qualcosa…

Carlo:                 (apparendo, anche lui sospeso nel vuoto) Cosa vuoi che ti dica?


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Beniamino:      Soma!

Carlo:                 Come andiamo?

Beniamino:      Lascia stare. E tu?

Carlo:                 Come mi vedi? (inizia a ballare una sorta di tip-tap)

Beniamino:      Doveva   essere   uno   scherzo,   Soma…   abbiamo   parlato   così    poco.

Avremmo potuto dirci cose importanti, e invece… Come ti trovi qui?

Carlo:                 Va  meglio.  Va  molto  meglio.  Sono  guarito!  (continua  nel  suo  tip-tap

sempre più sfrenato)

Beniamino:      Guarire così lo sanno fare tutti

Carlo:                 Lo so, non è una gran cosa… tu come intendi guarire?

Beniamino:      Sono mica malato

Carlo:                 Ah no?

Beniamino:      È questo che vedi?

Carlo:                 (fa una smorfia come per dire “direi”)

Beniamino:      Ho paura d’essere stonato… mi sembra d’aver perso il tempo…

Carlo:                 È questo che intendevo

Eloisa:                 (riapparendo) Orecchio… solo orecchio…

Beniamino riprende a suonare. Sullo sfondo, appaiono le onde del mare, che vanno a tempocon la musica di Beniamino

Scena 34 – Spiaggia. Cicco, Max, Lulù, Nenzy, poi tutti (Coro).

Una spiaggia, un chiosco sgangherato, luminarie come una festa di piazza. Sullo sfondo, il profilo del vulcano. Cicco appare, in frack, apre un leggio. Dopo poco appare Max, anch’egli in frack.

Cicco:                  Sarà anche scomodo e indecente, ma Nenzy ci teneva, gli uomini in

frac…

Max:                    … e le donne?

Cicco:                  Come gli pare.

Max:                    Siamo belli che vestiti


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Cicco:                  … nonché profumati

Max annusa Cicco

Cicco:                  (come a spiegare il suo particolare olezzo) Acqua di colonia di un lanciere

del Bengala.

Max:                    Comincia  ad  imbrunire,  si  allungano  le  ombre  e  un  filo  di  fresco

settembrino ci solletica i piedini.

Cicco:                  Arriva la prima imbarcazione… quante persone…

Max:                    Benvenuti sull’isola dei parati a festa.

Cicco:                  Altre ne sopraggiungono con facce sconosciute

Max:                    Chi sono?

Cicco:                  mah…

Max/Cicco:      Saranno autoinvitati…

Max guarda l’orologio

Max:                    È mezzanotte e degli sposi, nemmeno l’ombra

All’improvviso un rombo cupo d’acqua si sente provenire da lontano. I due zittiscono mentre il rumore si avvicina sempre di più, poi una deflagrazione, seguita da uno scroscio d’acqua, anticipa di un istante l’arrivo di Cavanza in scena, vestito da sultano.

Cicco:                  Sposo nasello delfino approdato a questi lidi spinto dall’onde…

Da lontano, il suono ritmico di una banda, anticipa l’ingresso del corteo della sposa, alla cui testa c’è Armòdio che, su interruzione della musica, annuncia con un megafono

Armòdio:          Ringraziamo la EUROESPURGHI 3000 di Succhio Sàntana, sponsor della serata, che con potenti idrovore succhiò l’acque e aperse il varco per l’attraversamento della sposa

La sposa, seguita dal corteo nuziale di dodici figure quasi umane, avanza con movenze sensuali ed orientaleggianti. Lulù, scalpitante, prende il suo posto accanto a lei. Applausi. Max e Cicco, accompagnati dal coro, iniziano a scandire una sorta di ritmo jazz, utilizzando le frattaglie di conversazioni e suoni tipici di una festa di matrimonio (scena a soggetto)

Tutti:                   (non in sincronia) …Saluti, abbracci, riso, foto, baci, piano piano, fermi, grazie, applausi, baci e abbracci, lacrime confetti, fazzoletti, ma che bella festa, (…) anche lei qui (…) ma che piacere (…) io sono un grande


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

amico dello sposo (…) e della sposa? (…) pezzo di puzzone che fine avevi fatto, dimenticasti i miei alimenti? (…)

Max:                    Stop!

Il coro si blocca, si mette in posa, si scatta una foto, poi riprende il suo brusio jazz

Tutti:                   si, Luca si laurea in Scienze del clistere (…) Amelia ha detto che la sposa ha un Bimby (…) Hai fatto la puntura? (…) Ma come si è conciata? (…) All’ultima puntata (…) Auguri e figli gays! (…) Mamma c’è King-kong

(…)Sciocco, è zia Carla! (…)  Io i matrimoni misti non li concepisco

(…)Ha aperto il pacco e poi si è suicidato! (…) A chi? A me? E che mi chiamo, Armòdio? (…) E quindi? (…) è stato condannato (…)

Un colpo di gong spaventoso congela all’improvviso la scena e concentra l’attenzione di tutti verso l’orizzonte

Max:                    Vedo una grossa battàna dal profilo singolare...

Cicco:                  Lunga e bassa di bordo, intarsiata ai lati con inserti in oro e stucchi veneziani e quattro cariatidi colte nel plastico sforzo di sorreggere lampare in stile Liberty che pendolano da un baldacchino tardo imperiale su un cassero di poppa di chiara ispirazione tardogotica…

Max:                    … in lacca cinese e radica di palissandro con inserti in cristalli Lalique e smalti Tonée, sormontato da un trono Luigi XVI del periodo…

Lulù:                   cubista?

Nenzy:                … un classico/moderno, insomma…

Max:                    un florilegio di tatuaggi che adombra la presenza di dodici figure umane, muove il vascello, che scivola sull’acqua in un silenzio incantatore.

Cicco:                  L’ammirazione degli ospiti è quasi al crampo irreversibile

Il suono di un metronomo concitato scandisce il canto di rematori, fino a quando un violento rumore di legni che collidono blocca la scansione

Max:                    L’irruenza portò al cozzo col pontile.

Una musica trionfale  solenne attacca. Il quartetto si guarda allibito

Cicco:                  Riusciamo     ad    intuire     quale     presenza    protoumana    rechi      seco

l’imbarcazione

Cicco:                  è lei…


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Max:                    lei…

Cicco:                  lei…

Tutti:                   Donna Sàntana detta Cliopatra Terza…

Cicco:                  … sovrana assoluta e illuminata a festa…

Tutti:                   Santamammissima…

La matrona, ormai apparsa sul suo trono al centro della scena, ferma come una statua, volto altero, sguardo imperscrutabile. Cicco, con gesti lenti e misurati si avvicina a lei strofinandosi la pianta del piede sinistro sull’interno della gamba destra, le tende una mano e fa uno strano inchino. Cliopatra non risponde. Immobile, solenne. Poi l’attacco orchestrale dà il via al suo liricissimo canto.

(canto nuziale di Cliopatra)

Cliopatra:         Sposa!

Fatte da’ l’omaggio

Bello, co ‘no vacio de zia Cliopatra

quot aspetta dentre lo grande

spaccio

per te fàcere cumpràri

tutte li pèntule quo bbuòcet!

E lo prezzo…

Coro:                   È poco poco!

Cliopatra:         Sposo!

T’aggio envojato

a la casa mobbilia

e lo prezzo…

Coro:                   È poco poco!

Cliopatra:         Cucina, cameretta p’à bambina, salotto, tiniello, suppigno e lo prezzo…


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Coro:                   È poco poco!

Cliopatra:         Po’ te ‘ntrattengo la rata

da la bosta paca!

Lulù  ha un attimo di smarrimento, si ferma, si guarda intorno e poi, con voce decisa

Lulù:                   Non possiedo

busta paga, non ho nulla,

non sono nulla

e sono un uomo libero!

Cliopatra:         E allora come non detto…

t’arritiro la merce e t’addebbeto justo lo trasporto…

Nenzy:                Grazie…

Cliopatra:         (ai suoi giannizzeri) Jamme gufagli,

jamme co ‘sto tango!

Armòdio!

Armòdio!

Armòdio!

Rapisce la sposa, condùcala a dansé!

Armòdio afferra la sposa Nenzy e poi, di seguito, tutti gli altri si lanciano in un improbabiletango. All’improvviso Lulù tuona

Lulù:                   Fermi! La torta?

Nenzy:                Fa ingrassare.

Passiamo al bomboniera!

Coro:                   Le bomboniere…

Nenzy:                Il bomboniera!


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Max:                    Unico pezzo, splendida scultura ad opera del maestro Onorato Baritònno coniugato in Santa Sàntana, che il fortunato potrà portare a casa previo l’acquisto di un biglietto di euro cinque…

Nenzy:                (alla folla che la guarda allibita, come a dare una spiegazione plausibile) Recuperiamo in parte le spese del ricevimento…

Entra in scena l’enorme bomboniera raffigurante un vesuvio in cima al quale ci sono due sposi

Tutti:                   (lanciando in aria i biglietti della lotteria) Biglietti biglietti…

Cliopatra:         E per chiusare questa festa stellata, l’ultimo omaggio a tutti li miei invitati!

Cicco, Max, Beniamino e Carlo si guardano tra loro interrogativi. Timidi domandano

Tutti:                   Perché “miei invitati?”

Cliopatra:         Perché qua è tutto mio! (zittendo la folla) Ho concertato co’ no mio caro compare lasco del mano, la diutùrna pollozione de lo Volcano! È tutto mio!

Cicco:                  Ma questo è territorio del demanio!

Cliopatra:         Demanio? Demanio? Sono io il demanio!

La folla applaude, poi tribale, inizia una cupa danza da baccanale, un carnevale infernale, ritmato dalle voci di tutti che, ossessivamente, ripetono: “Sono io! Sono io! Sono io!…” (ad lib.), ai piedi di Cliopatra ormai in levitazione che si è trasformata in un eruttante vulcano, tra rumori insostenibili, ceneri e lapilli.

Lulù:                   È tutto talento che cola! Tanto, tanto talento che cola…

I rumori dell’esplosione si fanno sempre più insostenibili. Gradatamente i movimenti e i suoni della folla tendono a dileguarsi, calando nel buio. Beniamino, ormai lontano dalla scena, ha ripreso intanto il suo violino per suonare una nota lunga e prolungata che sembra cancellare ogni altro residuo rumore, ed è la stessa sentita, per la prima volta, in casa di Eloisa: il LA perfetto del Guarnièri.

S c e n a  3 5  –  C a s a  C a r m a t o r e .  C i c c o ,  B e n i a m i n o .

Cicco:                 (avanzando verso Beniamino) Perdonami, non riesco a immaginare altro… è tutto così irrisolto…

Beniamino:   (come se non lo avesse udito) quattrocentoquaranta hertz precisi… è un LA perfetto. Questo Guarnièri…


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Cicco:                Guarnièri? È il tuo violino, questo.

Beniamino:   Guarnièri di Eloisa, me lo ha lasciato lei

Cicco:                È il tuo violino. Un giorno l’hai dimenticato, lei te lo ha custodito e poi restituito. È un bel cerchio.

Beniamino:   (riprendendo a suonare la nota) è un LA perfetto…

Cicco:                È quello che ti meriti. Buonanotte, amico mio.

Scena 36 – Non-luogo. Max, Evelina.

Max:                    (leggendo dagli appunti di Beniamino) Mi sembrava di avere le idee cosìchiare. Volevo raccontarti una storia onesta, senza bugie di nessun genere. Mi pareva di avere qualcosa di così semplice da dire. Una storia che potesse essere utile un po’ a tutti, che aiutasse a liberarci per sempre di tutto ciò che di stonato ci portiamo dentro. E invece sono il primo a non voler lasciare proprio niente, nemmeno il rumore più orrendo. E poi nessuno, me compreso, potrebbe dire mai che questi appunti strambi, frivoli e sgangherati siano a loro modo il resoconto di una storia vera, quant’ è vero che mi chiamo Beniamino Carmatore. E di mestiere sono un riparatore…

Evelina:            Cos’è?

Max:                    La storia delle cose che non hanno nome. Non senti mai mancanza?

Evelina:             Pensi che sia guarita?

Buio

Scena  37  –  Casa  Carmatore  (stessa  inquadratura  iniziale,  davanti  alla  radio).

Beniamino, poi Lulù.

Beniamino:      (nella penombra, la voce di Beniamino accanto alla radio riparata all’inizio,che trasmette, come un motivetto d’altri tempi, il tema della serenata ad

Evelina)Il momento culminante di ogni vita dovrebbe essere una grandefesta dove trovare ancora tutte le persone che hai incrociato camminando, tutte, ma proprio tutte, anche quelle viste solo per pochi nanosecondi, guardarsi intensamente - anche con chi ci si è fatto qualche danno - e dirsi “hai visto? Hai capito com'è che sono andate le cose? Meno male che ci siamo incontrati…”


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Appunti di un riparatore

stesura del 8-03-2015

Il buio copre le ultime parole di Beniamino. Lulù, apparendo nella penombra, avanza verso il centro della scena, andando incontro all’Omino del cappello che, apparso intanto dal lato opposto, sembra fare altrettanto. Lulù gli rivolge la parola (è la prima volta che qualcuno sembra accorgersi della presenza dell’Omino)

Lulù:                   Forse sarei stato più incisivo. Alla fine non si capisce punto chi è l’assassino… punto.

Lulù tira fuori un sigaro, lo porta alle labbra, mentre l’Omino del cappello accende un fiammifero, porgendoglielo. Lulù sta per accendere, poi, come folgorato da un improvviso riconoscimento, sembra che stia per dirgli qualcosa, ma l’Omino, garbatamente e con un sorriso, lo zittisce con un dito, per poi spegnere il fiammifero. Buio.


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