Aquae. Passaggi per una nascita

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AQUAE
PASSAGGI PER UNA NASCITA

DI

VALERIA PATERA


Questo testo è stato selezionato per l'edizione 2001 del Premio di Scrittura Teatrale Inner Wheel
Presieduto da Franca Angelini (Giuria: Aggeo Raviol , Mario Lunetta, Adriana Martin , Maurizio Panici, Catherine Spaak, Giuseppe Argirò) e pubblicato da Borgia Editore.


IL TEATRO COSI’ COME LA VITA ,
SIA UN CONFLITTO ININTERROTTO TRA IMPRESSIONI E GIUDIZI
L’ILLUSIONE E LA DISILLUSIONE SONO INSEPARABILI E COABITANO NEL DOLORE.
PETER BROOK


PERSONAGGI

DARIO, intellettuale quarantenne

VITTORIO, amico di vecchia data, qualche anno di più
aria sorniona e ironica.

GIULIA , compagna di Dario, trentenne.

KATIA, è la più giovane del gruppo, bellezza intensa.

UN ACQUARIO luminoso e pieno di pesci variopinti.

Lo spazio scenico è incurvato ad ellissi. E’ uno spazio astratto nel cui fuoco è un acquario popolato di pesci variopinti.
L’acquario è nel luogo del focolare, è il focolare, il centro, la memoria, pertanto assorbirà via via altre immagini nelle quali si trasformerà. Attorno a questo topos si sviluppano i segni delle scene domestiche e non. Il pubblico dovrebbe essere disposto seguendone le stesse linee, in modo da essere direttamente parte dell’ accadere scenico.

I personaggi di Katia e Vittorio hanno la funzione di coro che si strappa e ricompone attraverso l’azione, riemergendo in squarci epici e in alcuni versi ripetuti a refrain .
Un musicista in scena con strumento elettronico dà il segno dell’orchestra.



I Passaggio

LA FESTA


(A lato dell’acquario alcuni elementi rigorosamente essenziali suggeriscono un salotto . Distesi sul divano Dario e Giulia sono assorti nella lettura)

DARIO (leggendo ad alta voce) 
“Appartenente alla famiglia dei Pomacentridi, il pesce Garibaldi spicca per l’eleganza della sua livrea…”
GIULIA
Il pesce Garibaldi?L’hai di certo inventato tu!
DARIO
Assolutamente no! Sto leggendo da fonte autorevole!
GIULIA
L’informatore ittico?
DARIO
Più o meno… è una rivista specializzata che arriva in abbonamento al negozio. Ma non capisco che cosa ci sia da sfottere…
GIULIA
Ma no, figurati, è interessante invece…e perché lo hanno chiamato così?
DARIO 
Non si sa con esattezza, ma probabilmente è per via del colore…(riprendendo la lettura)”…maschi e femmine hanno livrea di uguale colore, di un uniforme arancio acceso. I primi si distinguono dalle seconde perché raggiungono una mole maggiore, ma soprattutto perché si comportano in maniera differente…
(Fa una breve pausa poi riprende la lettura, fissando qua e là Giulia)
…Il Garibaldi, soprattutto maschio, è un animale spiccatamente territoriale. In primavera, quando la temperatura supera i quindici gradi, i maschi iniziano la preparazione del nido, una piccola radura di pianta circolare, ricoperta in genere da un fitto e morbido tappeto d’alghe rosse.”
(Giulia si alza come per un impulso meccanico e muove un passo nella direzione di Dario – mentre lo fa inciampa)
DARIO
Stai attenta! (sporgendosi con un braccio verso di lei)
GIULIA
Non è nulla, nulla…sarà che al laboratorio è stata una giornata infernale, quel lavoro non finirà mai…dài continua che incominciava a piacermi..
DARIO
“…L’atto riproduttivo avviene non appena una femmina matura si trova a passare nei pressi del nido. Come succede in molte specie di pesci ossei non si verifica l’accoppiamento: la femmina si limita a deporre le uova che poi il maschio provvederà a far schiudere per conto suo. La fecondazione, in realtà è solo il capitolo finale di una lunga serie di manovre iniziate con il corteggiamento. Il maschio si avvicina alla femmina gonfia di uova, cercando di pilotarla verso il suo tappetino di alghe rosse. Se trova resistenza ricorre a mezzi energici, caricando la compagna con la testa e spingendola sull’obbiettivo come una locomotiva . Per difendere il suo territorio può ricorrere a tutta l’aggressività di cui dispone e soprattutto quando deve protegg…
(Si interrompe, avendo notato che Giulia si è addormentata o almeno ne ha tutta l’aria, poi riprende avvicinandosi all’orecchio di lei, con uno di voce più alto)
proteggere il suo territorio può ricorrere a tutta l’aggressività di cui dispone, soprattutto quando deve difendere le uova sino alla schiusa…
(Giulia si scuote e lo guarda assonnata e stupita)
A differenza dei loro collerici compagni, le femmine hanno tendenze territoriali assai limitate e contribuiscono alla propagazione della specie soltanto con la produzione delle uova”.
(Suonano alla porta – Giulia cerca di alzarsi ma Dario la trattiene)
DARIO
Non ti preoccupare, vado io.
(Dopo un istante Dario torna con una grossa torta incartata)
Hanno portato questa, non ti sembra un po’ grande per noi due
GIULIA
Infatti è per otto, forse per dieci!
DARIO
Ma che stai dicendo?
GIULIA
E’ per la festa di ‘sta sera
DARIO
Ah bene, da chi si va?
GIULIA
Da noi!
DARIO
Come sarebbe dire da noi?! 
GIULIA
Sarebbe a dire che ho fatto qualche invito per dare a tutti la bella notizia.
(Abbracciandolo con trasporto)

E’ meraviglioso, festeggiare è quasi un dovere! Ho voluto proprio esagerare, ho comprato quattro bottiglie di Veuve Cliquot e anche delle tartine al salmone che hanno tutta l’aria di essere squisite!
(Dario si è rabbuiato, è freddo e scostante)

(PAUSA)



GIULIA
Ma non dici niente? Non sei felice?

DARIO
Certo che lo sono. Proprio perché sono felice mi chiedo che cosa c’entrano gli altri, la festa,la torta..
GIULIA
Non…
DARIO
Un pesce fatto a pezzi, servito con un sorriso e tanta buona musica, non ti pare un insulto?
GIULIA
Ma perché dovrebbe esserlo? Mi sembra naturale, umano, voler condividere la gioia di questo momento con gli amici.
DARIO
Giulia, come fai a non capire che è un’offesa per quel piccolo grumo di sangue che tra qualche mese ti prenderà a calci o stomaco.
GIULIA
Non chiamarlo “grumo”!
DARIO
Tu vuoi dargli il benvenuto con la banalità e io lo chiamo” grumo”!
GIULIA
Stai confondendo la semplicità con la banalità…da un po’ di tempo vedi tutto in modo esasperato.
DARIO
Non c’è bisogno di esasperare… basta guardarsi attorno con schiettezza..
GIULIA
Se lo faccio, vedo anche quanto sei rigido e ridicolo. Insomma, in fin dei conti, non ho invitato degli estranei, ma i nostri migliori amici.
DARIO
Ti riferisci a quegli esseri con i quali dividiamo esperienze fondamentali come la pizza margherita o i film da Oscar?
GIULIA
Questa poi! Questa è la tua considerazione dei nostri amici? Katia e Vittorio?
DARIO
Hai ragione, mi dispiace, ho detto una fesseria, ma io sento che…penso che…
Giulia, quel grumo vale molto di più…viene dal silenzio , dal buio, è una propaggine luminosa dei nostri pensieri, una possibilità di luce che si è aggrappata ad un lembo del tuo corpo e si è fermata lì. E’ così bello da averne paura…
(pausa)
GIULIA
A me fai più paura tu, in questo momento…non ti riconosco, mi sembra di parlarti per la prima volta..
DARIO
(Come se non l’ascoltasse le posa una mano sul ventre e la muove lentissimamente con aria trasognata)

…E’ un minuscolo pesce che incomincia un lungo viaggio, parte da un pensiero e s’incammina pian piano, raccogliendo colori, suoni, per poi diventare un essere umano, è un miracolo, sai? Io sento che è un miracolo!
GIULIA
Certo che lo è, amore mio, certo… (Gli accarezza dolcemente il viso)
(pausa)
DARIO
Solo un lungo silenzio interrotto dalla musica, potrebbe piacergli, nient’altro. Il silenzio che genera e rigenera. Il silenzio che modella la materia.
GIULIA
Ho l’impressione che insieme ad un bambino, stia per avere anche un marito nuovo…
(Compare all’improvviso Vittorio, amico di vecchia data, con un mazzo di fiori)
VITTORIO
Lo so, lo so, che essere in anticipo è un modo come un altro per non essere puntuali…
DARIO
Vittorio, da dove sbuchi?
VITTORIO
Beh, la porta era socchiusa, vi ho chiamati ma…(Porge il mazzo di fiori a Giulia)
GIULIA
Sono bellissimi, grazie, ma da quando regali mazzi di margherite?
VITTORIO
Ogni tanto bisogna pur fare qualcosa di inaudito! Poi sarà che già al telefono ho sentito aria di festeggiamento, il mio fiuto da segugio è infallibile…
GIULIA
Curioso quasi quanto mia madre, non ti si può tener nascosto nulla, ma questa volta non cedo, quando saranno arrivati anche gi altri saprai. Scusa ma devo andare a cambiarmi.
(Giulia esce, Dario e Vittorio si scambiano un’occhiata e un mezzo sorriso, Dario si avvicina all’acquario, è assorto nei suoi pensieri e sembra quasi non aver visto l’amico)
VITTORIO
Dario, me lo faresti un cocktail Martini? Magari con l’aggiunta di qualche parola, che ne so, un saluto, un cenno di vita, da quando sono entrato non mi hai rivolto la parola…
DARIO
Lo vuoi molto secco?
VITTORIO
Secco come te è quanto basta.
DARIO
Ci metto anche l’oliva?
VITTORIO
Anche due o bell’ombroso.
(Dario gli prepara la bevanda poi torna all’acquario)
VITTORIO
Scusa, ma ce l’hai con me?
DARIO
E perché?
VITTORIO
Perché se al posto mio ci fosse il fantasma di Macbeth, sarebbe lo stesso…
DARIO 
(Lasciandosi sfuggire un sorriso)
Scusami, non ce l’ho affatto con te, ma sono in ansia da due giorni perché aspetto di vedere la danza d’amore, sono un po’ teso, bisogna stare all’erta…
(l’acquario si illumina più intensamente)
VITTORIO
(Trasecolato)
Prego?!

DARIO
Non alzare la voce, avvicinati se vuoi.
VITTORIO
(Con uno sguardo sardonico)
Da quando hai il negozio di pesci mi sembri un po’..
DARIO
Acquari, intanto, acquari, non sono un pescivendolo…E poi taci, avvicinati di più se vuoi ma taci! Sssss…Lo vedi quel pesciolino di colore bruno là nell’angolo della vasca?
VITTORIO
Quello con l’aria triste e dimessa?
DARIO
Ma no, è così dimesso perché non sta amando, altrimenti..
VITTORIO
Altrimenti si trasformerebbe nel principe azzurro?
DARIO
Più o meno…Ecco guarda, sta arrivando la femmina…
VITTORIO
Neanche lei è molto carina, però è procace… vedi vedi come si avvicina e come si guardano!
DARIO
…Si riconoscono, sta tutto lì, nel riconoscersi, vedersi, sentirsi, vincere le distanze…
VITTORIO
Le distanze…
DARIO 
Ecco lui la guarda, no forse no, non..In queste situazioni non c’è niente di chiaro. Prima che la chimica amorosa abbia agito, non sanno riconoscere se si tratta di un maschio o di una femmina,
allo stesso modo potrebbe essere una dolce compagna o un nemico sanguinario…
VITTORIO
Niente di nuovo, mi pare, niente che non sapevamo.
Adesso però sì che si sono riconosciuti, sembrerebbe..
DARIO
Sì, probabilmente sì, ha capito che è una femmina.
VITTORIO
Ma quei ventagli da dove sono usciti?
DARIO
Dall’amore!
VITTORIO
Sii serio!
DARIO
Dall’amore, davvero! E’ questo il segnale dell’approccio, lui spiega le grandi pinne colorate che solitamente tiene ripiegate lungo il corpo..
VITTORIO
Insomma, l’abito da cerimonia…. che risparmio gli animali,ce l’hanno in dotazione..
DARIO
E’ l’inizio di una meravigliosa trasformazione, guarda il dorso..
VITTORIO
E’ incredibile, sembra che gli abbiano acceso un neon sotto le squame, e la pancia? Cosa succede? Sembra incandescente!
DARIO
E di quello smeraldo scintillante diresti mai che è l’occhietto apatico di poco fa?
VITTORIO
Sono folgorato!
DARIO
Ecco inizia la danza, lui le va incontro, lei scantona, lui tende la pinna-ventaglio con più forza…

VITTORIO
Lei pure..
DARIO
Ecco un altro giro, è un linguaggio preciso, netto…
VITTORIO
Però non hanno un’aria molto gaia.
DARIO
No, queste danze non sono mai gioiose, è una danza per la vita o per la morte, fino alla fine resta ambiguo se si tratta dell’amata o del nemico, fino al segnale stabilito, poi tutto è chiaro.
VITTORIO
Anche se con un po’ di suspence, però loro almeno possono capirlo con chiarezza, noi invece sappiamo solo vomitare parole.
DARIO 
…Già.
VITTORIO
(Guardando ammiratissimo l’acquario)
Ma questo è amore, guarda!
DARIO
Sì, in questo caso, è proprio amore, i colori si stanno accendendo, ancora di più i cerchi sono sempre più stretti.
VITTORIO
Non ho mai visto nulla di simile. Si toccano, si sono toccati!
DARIO
Ora il maschio la spinge con dolcezza, lei si gira un poco e lui l’avvolgerà completamente con il suo corpo.
VITTORIO
Ma tremano..
DARIO
..Come due ragazzi.
VITTORIO
E’ maestoso, regale!
DARIO
Il capolavoro della procreazione…
VITTORIO
Così intenso da sentirsi in imbarazzo, dài, lasciamoli soli…
certe emozioni mi stancano..Sono stremato… meraviglioso, assolutamente meraviglioso.
DARIO
Un acquario in casa è come avere un mondo dentro un mondo che sta nel mondo. Tra quelle alghette, pietruzze, bollicine, c’è in sintesi tutto quello che può accadere nella vita delle persone.
VITTORIO
Tu dici?!
DARIO
L’ho capito nei lunghi pomeriggi al negozio, mi sprofondo nella mia seggiola al centro della stanza, in mezzo alle vasche come in fondo al mare, mi lascio trascinare giù come un palombaro e l’acqua mi lava la mente, toglie le incrostazioni, non penso più, osservo lascio che il senso delle cose mi venga incontro…il respiro che ci lega a tutto ciò che ci circonda…
(Torna Giulia che a loro insaputa resta a guardarli, un attimo dopo compare alle sue spalle Katia, sorridente e sportiva)
KATIA
Giulia, sei un incanto con questo vestito.

GIULIA 
Oh Katia,la più bella del reame!.Ma com’è che oggi apparite tutti così come dal nulla?(Si salutano mentre Dario e Vittorio restano assorti davanti all’acquario) Ma quelli che stanno facendo?sembra stiano seguendo una partita.
KATIA
(Si rivolge a Dario e Vittorio, con aria scanzonata ma loro ricambiano uno sguardo serioso)
Ma che avete? Sembrate reduci da un discorso sui massimi sistemi.
VITTORIO
I massimi sistemi nel minimo spazio, Dario mi ha rapito con il suo paradiso acquatico, ma dimmi, come va?
KATIA
Katia galleggia a pelo d’acqua con il cuore in gola.
DARIO
Con un cocktail dei miei, navigherai molto meglio, siediti.
KATIA
Dario, hai un’aria molto strana.
DARIO
(A Giulia, riferendosi a Katia)
Ma la tenevi nascosta in camera? Oggi è il giorno delle apparizioni.
KATIA
La porta era praticamente aperta…
DARIO
Non ti preoccupare, oggi non c’è verso di chiuderla, dev’essere uno sciopero domestico.
KATIA
E’ una riunione, mi pare di capire. Era un sacco di tempo che..
VITTORIO
Mi sembra di capire che non sono l’unico ad essere all’oscuro …
KATIA
All’oscuro di che?
VITTORIO
Del motivo per il quale siamo stati convocati.
KATIA
Ma da quando deve esserci “un motivo”?
VITTORIO
Da mai, ma oggi il motivo c’è eccome, le mie antenne sono in visibilio..
Che io abbia dimenticato un compleanno come sempre? Magari è il mio compleanno e me ne sono scordato? E’ più forte di me.
KATIA
Nessun compleanno, non ti preoccupare, sono sicura di quello che dico, io li ricordo tutti: Giulia il diciassette febbraio, Dario il tre marzo, tu l’otto dicembre niente pericolo, come vedi.
GIULIA
Niente pericolo, ma champagne e salmone in abbondanza!
VITTORIO
Era ora di arrivare al sodo, sono qui da un’ora e vabbé gli abiti, i pesci, ma una tartina in fondo…
(Ad un cenno di Giulia, Dario si alza e piuttosto scuro in viso si dirige verso la cucina)
VITTORIO
Caspita ma allora..
KATIA
E’ davvero una cosa seria…
GIULIA
(Toglie il piatto dalle mani di Dario e le prende tra le sue)
Sì, è una cosa molto seria. (tendendosi l’abito sul ventre arrotondato)
Anche se non si vede ancora molto.
VITTORIO
Non vorrete dire che…
GIULIA
Sì, io e Dario avremo un bambino. Vi abbiamo invitati per festeggiare.
VITTORIO
(Esterrefatto )UN BAMBINO? Così senza preavviso?Siamo improvvisamente diventati così grandi?Cose come queste, come del resto quelle terribili, tragiche, chissà perché si pensa sempre debbano capitare agli altri…
KATIA
Infatti non è proprio a te che sta capitando.
VITTORIO
Ma per “gli altri” intendo gli “altri altri”, quelli che non c’entrano con la tua vita, Dario e Giulia invece, non si potrebbe dire che…
KATIA
Sarà maschio o sarà femmina?
GIULIA
Non ho voluto saperlo.
DARIO
Meglio la sorpresa…
VITTORIO
Un figlio androgino, la perfezione, pensa che scoop! Sì, ci ho pensato qualche volta però alla fine mi è sembrato monotono, così tutti uguali, che palle! Dunque avremo un cucciolo nuovo nuovo?…Mah, il mondo è un bel movimento, due mesi fa è morto mio padre, gente che viene, gente che va…(Dario comincia a servire il vino)..un bambino, che colpo! Che poi a guardar bene, sarebbe una cosa del tutto naturale, eppure a me non riesce di vederla così, da un punto di vista biologico e sentimentale, è…è un accadimento storico non calcolato, una splendida catastrofe!
Ma ce l’avete la patente?
GIULIA
La patente?
VITTORIO
Sì, la patente, secondo me dovrebbe essere obbligatoria per chi ha intenzione di riprodursi…
Del resto se un giorno fosse possibile clonarsi da sé con un’apparecchiatura a portata di mano come un cellulare o altro, credo che la renderebbero obbligatoria una patente…
KATIA
…Anche ‘sta sera siamo in onda su cinico tv…
VITTORIO
Non si tratta affatto di cinismo, anzi il contrario.
Mi sembra più cinico pensare, come del resto si fa ,che una pratica così complessa sia considerata alla portata di tutti, per giunta adesso anche di chi è fuori tempo massimo con l’età, cariatidi scolpite nel silicone hanno palpiti materni ai quali non sanno resistere…è un obrobrio...

GIULIA
Ma è perché tutti siamo esseri umani e la nostra natura ci spinge a questo…
VITTORIO
Ma che c’entra più la natura con la vita che facciamo, con l’organizzazione sociale entro la quale viviamo..
Anche tutta la retorica dell’amore romantico poi…con la natura ha ben poco a che fare, eppure..


(Segue un momento di sospensione- Katia lascia cadere il bicchiere che va in frantumi- un delicatissimo applauso per Giulia copre l’incidente- si scambiano strette di mano e abbracci -ma Katia è come in disparte)

GIULIA
Katia, ma cosa rimugini? Per una volta che siamo tutti insieme?
KATIA
(Interrompendola con aggressività)
(Con ritmo compulsivo ) )Da tre giorni inseguiva la rotaia di un tram per scoprire quale disegno tracciava sulla pianta della città.
Convinto che fosse un cuore, invece era un semplice cerchio.
(Gli amici tacciono stupefatti e straniti)
Claudio si è fermato in mezzo alla strada ed ha cominciato ad urlare, a piangere, era disperato.
Poi è saltato al volo su un tassì, i tassì sono la sua passione con tutto quel giallo.
E’ come un bambino al luna park, eppure di anni ne ha trentadue, va pazzo per il colore giallo.
E’ l’unica cosa che lo tranquillizza, che lo riporta chissà dove, e ogni volta che prende un tassì chiede all’autista di cantare.
Ma ieri Claudio, mentre correva nella macchina, cullato da una canzoncina, passando in un viale ha visto un puttana con un vestito giallo a fiori.
Allora ha preso ad urlare finché il tassista non ha frenato, Claudio lo ha abbracciato con trasporto ed è scappato via , inseguendo la puttana. 
E’ stato il colore giallo, tutto lì, per lui essere nel giallo…
(Vittorio tossisce imbarazzato – Katia lo guarda con astio)
Beh, non vi piacciono più le “cronache psicolabili”? Una volta le cronache delle mie giornate di lavoro alla comunità andavano per la maggiore, avete cambiato gusti? Abdicato a favore di Tom e Jerry?
VITTORIO
Katia non prenderla così, sei stata come dire? Solo un po’ estemporanea? Niente di grave comunque.
GIULIA
(Intervenendo a porre termine all’alterco)
Ma stavamo brindando al futuro, al bambino..
KATIA
(Con una strana e malcelata aggressività)
Ah già, certo il bambino, scusami, sono un po’ così in questo periodo, festeggiamo, festeggiamo, dài brindiamo, brindiamo! Evviva. (Una leggera risata scioglie la tensione, brindano e si scambiano di nuovo auguri- cresce un chiacchiericcio confuso e sommesso dal quale emergono qua e là alcune frasi che si ripetono ad libitum)

E sarà maschio!
E sarà femmina!
Sarà la nostra mascotte!
Avrà il meglio!
Soltanto il meglio!


(L’acquario, il fuoco della scena, assorbe gradatamente la luce.
Cambia il ritmo - immagini prendono vita nell’acquario trasformandosi)
KATIA(Come rapita da un lampo che le passa tra i pensieri - con ritmo compulsivo che cambia all’improvviso l’atmosfera alla scena)

(Ritmando la cadenza)
)Lenzuola bianche in un armadio
Lenzuola rosse in un letto.
Un figlio in una madre
La madre nei dolori
Il padre davanti alla stanza
La stanza nella città
La città nella notte
La morte in un grido
E il figlio nella vita.
Nella vita il figlio.



(Dopo un fermo immagine, la scena si dissolve- musica)



II passaggio

LE PAROLE E L’ATTESA

(Tre mesi dopo) 
(Ad un lato dell’acquario un letto,una linea essenziale. Dario e Giulia sono coricati.
L’acquario li sovrasta).
.
GIULIA 
Amore, dormi?
DARIO
No, aspetto. 
(Pausa)
Il bambino.
(Pausa)
Chissà se ci sente?
GIULIA
Dicono di sì.
La musica per esempio. Pare la possa sentire già dai primi mesi.
DARIO
La musica appunto. Ma le parole? Che senso avranno questi suoni per lui? Non sono che gusci vuoti, questi suoni,per lui che sta ancora al di là della barriera, nel mondo senza logica delle sensazioni…
GIULIA
Comunque, a lui o a lei arrivano solo le vibrazioni, che siano parole o note musicali è lo stesso..
DARIO
Il suono dunque! Non il senso! E’ solo il cuore della parola che naviga dentro di lui!
La vibrazione che arriva diritta dentro il corpo, la sensazione pura! Quella che sopravvive e che viene prima della grammatica, dell’educazione, della paura..(si alza in un impeto di entusiasmo)
un soffio, così…lui lo percepisce, capisci? solo quello che è importante percepire, la vibrazione, tutto il resto via…
Poi pian pian piano, quando sarà nato scorderà..come ha fatto ciascuno di noi. E finirà per credere che può esserci un discorso per ogni occasione e un’espressione per ogni sentimento, che ciò che non si può dire non esiste e che volendo tutto si può fare…
Ma un giorno si stancherà anche lui di parlare e allora si ricorderà della fonte oscura…
Desidererà tornarci con tutte le sue forze, se non fosse che non bastano mai…
GIULIA
Abbracciami, ti prego, facciamogli sentire che ci amiamo, è importante..
Ma tu mi ami?
DARIO
Certo, ma non si dovrebbe mai chiedere, io non te l’ho mai chiesto.
GIULIA
Per questo te lo chiedo io.
DARIO
Se dire “ti amo” potesse in qualche modo descrivere l’animale che mi corre nelle vene e che quando non ci sei grida forte tra le dita, lo direi ma…
GIULIA
Dimmelo per favore. Dimmelo lo stesso. Dimmelo!
DARIO
Ti amo
GIULIA
Anch’io ti amo.
DARIO
Si dice “io ti amo “senza anche.
GIULIA
E va bene: io ti amo
DARIO
Con disperata dolcezza.
GIULIA
Il nostro bambino sarà bellissimo.
DARIO
Certo bellissimo…SI…Si
GIULIA
Manca ancora molto tempo ma sono già impaziente di vederlo, vorrei nascesse domani. Bisognerebbe far tinteggiare la cameretta.
DARIO
Perché la chiami “cameretta” se è grande come la nostra?
GIULIA
Perché sarà così piccolo…
DARIO
Lui, non la stanza. Non l’ho mai capita questa storia dei diminutivi…
GIULIA
Non incominciare con quel tono, per favore.
Sai che ieri quando l’ho visto sullo schermo durante l’ecografia, ho provato la tentazione di chiamarlo, è stato un impulso rapidissimo, immediato. Ma in quell’istante mi sono accorta che la mia lingua era vuota, non aveva un nome da pronunciare: figlio mio, bambino, Matteo…
DARIO
Ma c’è ancora molto tempo.. al momento opportuno ci verrà spontaneamente le nostre labbra pronunceranno un nome, quello giusto, quello a cui risponderà.
Io però non sento il bisogno di vederlo fisicamente, lo penso, lo immagino, lo aspetto, ma non vorrei strapparlo dal luogo perfetto in cui si trova…
Non ti sembra paradossale questo desiderio, questa urgenza di vederlo, di sradicarlo da quel limbo in cui, per il resto della vita, desidererà tornare?
In fondo ci conosciamo come già nati o ancora vivi , ma i confini della nostra vita ci restano sconosciuti….questo momento è forse una buona occasione per intravedere qualcosa…
GIULIA
Faccio fatica a vedere le cose da questo punto di vista…
DARIO
Tu sei donna e quel mondo meraviglioso è in te, è una possibilità che il tuo organismo racchiude, tu lo puoi ricreare in te quel mondo, lo hai ricreato…Ogni cellula del tuo corpo lo sa sin dal tuo primo giorno di vita di potersi trasformare all’improvviso, moltiplicarsi e diventare un altro corpo.. quando ci penso…
(pausa)
A me manca qualcosa, un appiglio forse…è soltanto il senso della mancanza che mi tortura…
GIULIA
La mancanza?
DARIO
Sì proprio questo, la mancanza…
Quando ci penso mi sento un vuoto tra le gambe…il mio sesso un’appendice ridicola, senza senso, perché è rimasto uguale a prima, prima di “lui”, il mio corpo è rimasto indifferente, il tuo invece sta cambiando destino, la sua forma ha cambiato rotta… E il mio?
Perché il mio corpo non dà una mano al mio cervello ? Ah, quello sì che è cambiato , è gonfio, a volte mi fa male.
Perché il mio pensiero non può fare della mia carne un mare come quello che tu difendi con le mani perennemente incrociate lì sopra?
Tu lo senti il suo piccolo cranio che rotea dolcemente come un pianeta, io no…io invece ho solo…
(Squilla il telefono- Dario alza il ricevitore)
DARIO
Pronto?
Buonasera..bene…grazie,sì insomma…
Sì,sì, è qui con me , un attimo…
(Passa il ricevitore a Giulia) E’ tua madre dall’Australia.
GIULIA
Ciao mamma, come va in quell’emisfero?
Benissimo, insomma piuttosto bene…il solito.
…Sì, sì anche il lavoro, quando vieni?
… Benissimo, benissimo, ti abbraccio. Ciao. (Riattacca)
DARIO
Che dice tua madre?
GIULIA
Nulla in particolare..
DARIO
Come nulla?
GIULIA
Che ti devo dire, le solite cose, e poi c’è sempre così poco tempo in una telefonata..
DARIO
Ma del bambino non ti dice nulla? A proposito è strano che con me non abbia fatto nemmeno un accenno…
GIULIA
Sono stanca adesso, dormiamo.
DARIO
Ma quando le hai dato la notizia, come ha reagito?
GIULIA
Non…(sfuggente)..ti ho detto che sono stanca.
DARIO
Ma glielo hai detto, vero?
GIULIA
(Tagliando corto) NO. Buonanotte.
DARIO (trasecolato)
NO? Hai voluto fare la festa, dirlo a mezzo mondo, mancava il telegiornale, e poi non lo hai detto a tua madre? Ma?
GIULIA
Ti prego ne parliamo domani sono sfinita, stringimi forte…accarezzami i capelli e contami le pecore…
DARIO
Giulia, perché non hai ancora detto a tua madre del bambino?
GIULIA
(dopo una lunga pausa) 
La sensazione di rivincita.
Non la sopporto.
DARIO
Rivincita? Ma di che stai parlando?
GIULIA
Di mia madre.
DARIO
Tua madre? Ma l’hai sempre adorata…
GIULIA
Appunto, l’ho sempre adorata…
Da bambina la guardavo a lungo, era un prodigio…Pensavo che proprio lei mi aveva creata e prima di me mia sorella e dopo di me mio fratello…un misterioso potere quello di produrre corpi…
DARIO
Ma nessuno te l’ha mai detto che è una caratteristica di tutti gli esseri di sesso femminile?
GIULIA
Certo che me lo hanno detto, mi hanno anche detto che quello era il motivo per il quale il mio corpo stava cambiando………..
GIULIA
Io guardavo, controllavo, vedevo che la differenza tra me e lei diminuiva, ma non bastava ancora, era solo l’aspetto esteriore..
DARIO
Ma adesso non è più così, quel tempo è così lontano, tu sei diventata un’altra, il tuo è un altro corpo e tra un po’ un altro ancora..
GIULIA
Ci ho provato, sai, ci ho provato ma appena mi avvicinavo al telefono mi saliva una vampata, la sensazione di rivincita, di rivalsa, orribile…ma così forte da seppellire ogni altro sentimento..non ce la faccio ancora..
DARIO
Forse ti ci vuole ancora un po’ di tempo.
Però avresti dovuto parlarmene di questo tuo problema, stiamo insieme da tre anni e non avrei mai potuto immaginare, tu così serena, gioiosa..
Ma ti rendi conto che sono queste le cose che finiscono per dividere le persone? Sono le ferite indelebili che ognuno si porta dietro, non le liti che dividono, le ferite…
Comunque cerca di non sentirti in obbligo, quando sarai pronta lo farai, telefonerai a tua madre senza pensarci un attimo di più, ci sono ancora sei mesi pieni…
GIULIA
Cinque mesi…
DARIO
Sei al terzo mese, perciò visto che nove meno tre fa sei…
GIULIA
Io sono al quarto mese non al terzo.
DARIO
Stai scherzando?
GIULIA
Nient’affatto
DARIO
Mi sembra di aver bevuto, cosa significa che sei al quarto mese?
GIULIA
Significa che… (coprendosi il viso con le mani) Perdonami..
DARIO
Giulia, che sta succedendo, di che cosa ti dovrei perdonare?
GIULIA
Che sono al quarto mese…
DARIO
Non ci sarebbe nulla da perdonarti se così fosse ma visto che non è così…
GIULIA
Invece è così. Sono incinta di quattro mesi, non di tre, di quattro!
DARIO
Ma cosa significa, vuoi spiegarmi?
GIULIA
Significa che quando mi sono accorta di essere incinta non te l’ho detto subito.
DARIO
Nel senso che per un mese intero non me lo hai detto?
GIULIA
Esattamente.
DARIO
Ma per quale ragione, non c’erano problemi no? Anzi…
GIULIA
Avevo paura che non fosse vero.
DARIO
Perché non avrebbe dovuto esserlo? E poi il test, proprio tu, con la tua fede cieca nella scienza.
GIULIA
Ma che c’entra la scienza?! 
E’ sempre lo stesso punto, il gorgo..
Quando ho letto il referto, ho avuto l’impressione di salire sull’altalena, un’oscillazione violenta che non finiva mai…solo se si fosse fermata avrei potuto parlarne, ma non si fermava…
Ero un ostaggio di me stessa, di quella Giulia bambina, m dicevo adesso sì è il momento buono ma
Un attimo dopo ripiombavo giù e mi sentivo risucchiare in un crepaccio e…
DARIO
Ma fammi capire, quando mi hai dato la notizia, tutta quella scena da commedia americana? Era solo un finto stupore, perché tu in realtà già sapevi da un mese…
GIULIA
Ma ancora non capisci? Sì certo che lo sapevo ma solo con una parte di me, l’altra non era in grado di saperlo!
DARIO
Ma perché non dirmelo?
GIULIA
Mi pareva brutto.
DARIO
“Brutto”, le pareva “brutto” tenermi al di fuori della cosa più importante della mia vita per la quale poi ho dato un mio modesto contributo, ma che parole usi?
E’ tremendo non “brutto”! E’ un furto orribile sì, tu mi hai derubato di un pezzo di vita, questa è la verità! Mi hai derubato della mia stessa presenza, quella presenza che avrei potuto, voluto avere!
Dunque durante quel mese io non ho fatto altro che recitare battute in risposta alle tue, quelle di un copione , un meccanismo del linguaggio: botta, risposta, principale e relativa, congiunzioni…
Congiunzioni che non congiungevano nulla, attraversavano soltanto un deserto, tutto quello che non sapevo e di cui ero stato tuttavia l’inizio, me lo hai rubato quel mese di vita, sì me lo hai rubato!

GIULIA
Perdonami, ti prego…
Sapessi il dolore…
DARIO
Eppure, dato che non mi sono accorto di nulla, lo reggevi bene ‘sto dolore, un capolavoro di recitazione…
GIULIA 
Certi dolori li porti con te da sempre, sono come i tuo capelli, fanno parte della tua fisionomia, quel groviglio di sentimenti oscuri hanno la mia stessa età, la forma del mio viso…
(Pausa)
DARIO
Scusami anche tu adesso.
E’ come se una valanga mi fosse precipitata sulla fronte…
Ma di quella naturalità di cui mi parlavi, che ne hai fatto?
GIULIA
Questa sarebbe la mia grande conquista, l’aver capito che io e mia madre siamo ciascuna un tratto della natura e che questo può anche bastare.
DARIO
A te può bastare, a me DEVE bastare per ingoiare questa storia, passare il mare da un imbuto…
GIULIA
Ho lottato.
DARIO
Avrei voluto anch’io lottare per questo ma mi hai privato dello spazio per la lotta, sarebbero forse bastate poche parole, un segno..
GIULIA
Mentre stai cacciando il leone non puoi raccontarlo, dopo sì lo puoi fare, dopo, quando il leone è soltanto una pelle stessa sotto i tuoi piedi, una pelle vuota che non ruggisce più..
(Giulia si accoccola come una bambina, Dario non sa trattenere una carezza) 
DARIO
Adesso i leoni siamo noi, siamo noi i leoni..
I leoni..
(sussurrando) Giulia?
(Giulia si è addormentata o almeno così sembra)
Buonanotte .
E buona notte anche a te, bambino mio, dalla vita ti vengo incontro con un abbraccio di pensieri.. chissà se ti raggiunge fin dentro il buio e caldo ventre che t’imprigiona e ti separa da me..
Buona notte.
(Cala la luce, finché si vede solo l’acquario illuminato)




III Passaggio

Il FIUME E LE COSE


(Tre mesi dopo – Dario, Giulia e Vittorio)
VITTORIO
Che impressione queste cose in miniatura, le scarpine in particolare…
DARIO
A chi lo dici?! Se le guardo vedo il bambino in piedi, non più rannicchiato come una conchiglia ma in piedi. Allora mi rendo conto che è già una persona, altro che una conchiglia!
VITTORIO
(Come se si rivolgesse direttamente al bambino)
Giù, vieni giù dal divano, con le scarpe proprio no! Giù, davvero..terribile.
DARIO
Mi ha guardato, ho visto la sua faccia, i suoi occhi, mi ha fatto paura. Dici che avrà quello sguardo, quell’espressione?
VTTORIO
(Si appoggia un berrettino da bebè sulla testa)
Sarà più o meno così!
DARIO
Ma dici che riuscirà ad essere meglio di noi?
VITTORIO
Deve esserlo, altrimenti non è che una ripetizione.
(Vittorio fa un giro su se stesso e con un movimento rapido e leggero raggiunge l’acquario davanti al quale si siede)
DARIO
(Guardandosi le mani)
Meglio di quelli che hanno la violenza a fior di labbra, di quelli che non vedono, che non hanno mai vergogna?
GIULIA
Sarà forte. E sensibile.
DARIO
(Continuando a guardarsi le mani) Sì forte, sì..
GIULIA
Hanno finalmente consegnato la culla.
DARIO
(Ancora concentrato sulle mani risponde distrattamente)
GIULIA
Ecco (mostrando un catalogo) una di questo tipo penso sia l’ideale, ha le ruote, si sposta facilmente…
DARIO
In effetti..
GIULIA
Però non sono convinta sino in fondo…anche il modello che abbiamo visto la settimana scorsa era interessante, non ti pare?
DARIO
Sì, certo, ma forse faccio un po’ di confusione non mi ricordo bene..

GIULIA
Ma ne abbiamo parlato per mezz’ora di quella culla! Quella con la base smontabile, che se sganci i due perni diventa un port-enfants…
DARIO
Ah sì, adesso mi ricordo..
GIULIA
E allora?
DARIO 
Cosa ne pensi?
DARIO
Cosa si potrà mai pensare di una culla? Una culla è una culla, un pannolino è un pannolino, una carrozzina è una carrozzina, punto e basta!
GIULIA
Ho capito non te ne importa nulla!
DARIO
Scusa?
GIULIA
Mi ascolti giusto per educazione, ma tu non ci sei, sei assente, indifferente!
GIULIA
Poco fa ne avevi tutta l’aria..
DARIO 
Effettivamente non ho molto da dire sui port-enfants..
GIULIA
Ma la culla sarà il primo luogo, dopo il mio corpo, in cui abiterà, dev’essere comodo, di ottimo materiale, del giusto colore…Ogni particolare è importante, è una responsabilità.
Perché quello sarà il suo primo contatto col mondo…
Io voglio che il nostro bambino abbia il meglio, soltanto il meglio!
DARIO
Il meglio di che?
GIULIA
Il meglio, soltanto il meglio! Vorrei aprire una grande finestra nella sua camera, perché possa riempirsi di luce e poi un giardino, i libri,voglio giurare una infinità di cose…
DARIO
Vorresti giurare di salvargli la vita e sei convinta di poterlo fare, azzeccando dei prodotti,invece…
GIULIA
(Interrompendolo con ) Io so che voglio per lui soltanto ...
VITTORIO
(Alzandosi dalla sedia dov’era rimato seduto fino a quel momento contemplando l’acquario li interrompe sardonico).
A differenza di altri loro simili, gli spinarelli in amore ardono non solo alla vista di un avversario o di una gentil dama, ma anche quando si trovano in vicinanza del luogo scelto per nidificare..(sorride e sguscia via- Dario e Giulia restano per un momento con il fiato sospeso e poi riprendono la discussione come se niente fosse)


GIULIA
Io so che voglio per lui soltanto il meglio, e farò il possibile perché sia così!
DARIO
Ma non basta pensare come farlo dormire, a come vestirlo, tu sei molto attenta ma…
GIULIA
C’è sempre un “ma” quando si parla di me.
DARIO
Trattengo il “ma” e parlo in prima persona..
Ma queste mie mani, le mie belle mani lo sapranno reggere? E questa mia voce, ascoltala..sarà quella gusta per raccontargli il mondo?
Mi immagino con lui in riva al mare o in mezzo al caos infernale di quest’orrenda città..quale parole offrirgli perché abbia la possibilità di essere nuove? 
GIULIA
Parole, parole, parole che indicano altrettante parole, stai perdendo la rotta.
DARIO
O forse tu non riesci a vedere qual è l’unica che vale la pena di seguire..
Perché che il mondo esista non è davvero abbastanza, è la coscienza che ne abbiamo, l’importante..
E le parole, quelle giuste possono trasformare le cose in coscienza delle cose e la vita in coscienza della vita.
GIULIA
Alla vita basterà educarlo.
DARIO
E a che cosa dovremmo educarlo?
A questo mondo tu mi dirai, ma perché a questo?
Non è certo il migliore dei mondi possibili, ce ne sono un’infinità d’altri e allora perché…
GIULIA
(Interrompendolo) Perché sfiancarsi con questi discorsi astratti?
DARIO
(Polemico) Non così importanti come quelli pratici, non è vero? Certo tu guardi dalla finestra e vedi gli alberi, il cielo, tante persone e sei convinta che tutto ciò esista veramente..
GIULIA
Sì, proprio così, ti sembra folle?
DARIO
Esiste in effetti, ma non basta! E’ quello che ci resta dentro l’importante..e prima ancora la consapevolezza di chi siamo..
GIULIA
E di quello che vogliamo..
Dario, sei davvero sicuro di volerlo questo bambino?
Davvero hai bisogno di chiedermelo? Solo una risposta formale te ne darebbe la certezza? Come se le risposte poi fossero le naturali discendenti delle domande..Io lo voglio questo bambino sì, lo voglio, lo aspetto, intensamente ma..
GIULIA
Fermati qui. Perché non ti basta vivere questo desiderio?
DARIO
Perché per me tutto incomincia qui, anziché fermarsi. In te il desiderio, l’attesa si sono fatti evidenti, concreti, si possono toccare…Per nove mesi il tuo pancione ti dà il diritto di appartenere ad una razza speciale, quella delle “donne incinte”, è la specie a dominare, la tua vita d’individuo passa spontaneamente in secondo piano ma...
Io invece ho solo la testa, la mia testa che si dilata giorno per giorno, esplosioni continue, capovolgimenti e sento che la mia vita cambia da un minuto con l’altro, eppure nessuno se ne accorge, la mia mente è rigonfia ma non si nota. Mi angoscia, sai, sentire che non riesco a starci in questo presente…
Eppure quel mondo, quel mondo che porti lì dentro, un mondo d’acqua, fammi entrare, fai entrare anche me in quel mondo segreto, fammi entrare, respirare l’acqua, il sangue, il buio, la vita..
(Abbraccia e bacia Giulia, vuole fare l’amore ma lei lo allontana)
GIULIA
No, per favore, no.
DARIO
Ti senti male?
GIULIA
No ma preferirei di no, non…
DARIO
Ma allora è vero che io non c’entro, non c’entro più, non c’è più posto per me…(Se ne va sbattendo la porta- Giulia si stende sul pavimento e incomincia a canticchiare una nenia -dopo qualche istante una seconda voce femminile risponde al canto di Giulia)
GIULIA
Ma chi è?
(La voce continua a canticchiare )
Katia? Se tu Katia?
(Voce di Katia che ancora non si vede)
Lo so, lo so, sono tre mesi che non mi faccio vedere ma adesso (appare) sono e qui e…
E tu piangi..
GIULIA
Non piango, canto..(con la voce leggermente incrinata)
KATIA
Appunto
GIULIA
Chissà perché si chiede sempre perché qualcuno piange e mai perché qualcuno canta…
KATIA
Già..
GIULIA
Già..
(Katia avanza verso la zona illuminata dove sta Giulia)
KATIA
Perché canti?
GIULIA
Perché non posso bere per dimenticare.
KATIA
Perché ridi?
(Si guardano un attimo poi si mettono a ridere –Katia esce per un breve stante e ricompare con un enorme pacco)
KATIA
Aprilo dài.
GIULIA
E’ per me o per lui? (indicando la pancia)
KATIA
Chissà?
(Giulia apre il pacco, sono due biciclette di diverse dimensioni – una da adulto e una da bambino), si scambiano un bacio senza parlare – poi si mettono in sella e pedalano intorno alla stanza)

GIULIA
Sono stati tuoi matti a tenerti lontana tutto questo tempo?
KATIA
No, sono stata io a tenermi lontana da me stessa.. Mi sono persa in un ricordo..
Di quelli che pensi di avere abbandonato per strada e che invece un bel mattino ritrovi aipiedi del letto e non puoi uscire e no puoi chiudere la porta e buttare la chiave e non puoi aprire la finestra perché sai che la primavera non ti servirà a nulla, anzi , un’ondata di oscenità si abbatte sulle cose..
GIULIA
Un amaro dolore del corpo?
KATIA
Sì, il tuo che esplodeva di gioia lo ha fatto rispuntare nel mio come una ferita sotto il ghiaccio..con quel ricordo ho perduto il mio corpo, l’ho annullato..
GIULIA
Ti prego racconta..
KATIA
E’ difficile, molto difficile, lo sai che non riesco a parlare di me in modo diretto. Ho sempre bi -sogno di un’altra storia per poter dire di me, per riuscire a raccontare la mia, ne devo raccontare un’altra…(si gira dalla parte opposta e come se dovesse recitare incomincia – dall’acquario emerge lentamente la massa di un fiume che scorre) se sei il fiume te lo dico, se riesci a farmelo credere, dimmelo che sei il fiume, dimmi che gli presti la voce, solo così, come da bambina, ricordi? Solo con una storia, solo con un gioco la verità può..
GIULIA
Katia, io sono il fiume.
KATIA
Fiume, ti ricordi quel giorno d’inverno?
Quel giorno in cui avevo così bisogno di te, delle tue dolci dita? Quel giorno, fiume, in cui no avrei potuto chiederti carezze?
GIULIA
Non c’è mai stato quel giorno..
KATIA
E invece sì, quel giorno non potevo avere nulla, era il giorno del rifiuto. Sono venuta a dirtelo, fiume, che quel bambino non poteva entrare così nella mia vita, in quel momento…
Com’è possibile, fiume, che qualcosa di cosi importante avvenga senza il mio consenso?
Che scavalchi la mia volontà come un cavallo lo steccato?
Com’è possibile, fiume, che possa partire un treno dentro il mio sangue e io non lo so?
Com’è possibile fiume che sia solo un gioco della carne che decide la mia vita?
GIULIA
Katia, fermati, aspetta..
KATIA
No, no..dov’era nascosto quel figlio per uscire così, senza essere preceduto da un pensiero?
Come può accadere?
E allora, fiume, sono venuta a dirti che te lo restituivo quel figlio, sono venuta a chiederti di perdonarmi per questo, che prima o poi te ne avrei riportato un altro, due, tre..
Ma tu, fiume, mi hai tradita, sì è vero ho incominciato io , ma tu sei stato crudele..
Quel dottore mi ha scavato dentro con un ferro …da quel giorno ho avuto sempre freddo…
Al mattino il caffellate non serviva a nulla…
Come quando ho sentito la tua voce, fiume, uscire dalla bocca di Giulia, un bambino..
Non sono nemmeno riuscita a dirle che era bella, di una bellezza dolce che già le incurvava il corpo..
GIULIA
Katia girati, il fiume vuole parlarti, guardarti, il fiume vuole scaldarti..(la abbraccia)..C’era una volta una madre scoiattolo, nel cui corpo era tornato a vivere dopo la morte, un santo eremita.
Un giorno scoppia una tremenda tempesta e l’albero dov’era il nido con piccoli venne sradicato. Quando la madre scoiattolo torna dal suo giro in cerca di cibo, non li trova più. Da quel momento in poi tra la madre scoiattolo e l’Oceano sterminato inizia una lotta senza tregua. Ogni giorno il piccolo animaletto intinge la coda nell’acqua per poterla lentamente prosciugare, finché un angelo, commosso dal coraggio e dalla fermezza della madre scoiattolo si avvicinò al suo minuscolo orecchio e le sussurrò:” Non punire più l’Oceano e riavrai i tuoi piccoli”.
KATIA
Anch’io ho pensato di dover svuotare l’Oceano e per un lungo momento ho avuto paura. E’ stato difficile credere che fosse sufficiente un solo gesto, che per salvarmi potesse bastare il primo giro, riportare dall’Oceano una sola goccia..
Poi ho vinto..
Prima il dolore lo senti crescere dentro te, solido come un corpo dentro un altro, esplode di forza e sbriciola tutto intorno..
Poi l’ho preso con me, ecco cosa significa comprendere, prendere con sé. E infatti l’ho preso con me e si è trasformato in un amico ?
GIULIA
Chi?
KATIA
Il dolore.
GIULA
E la gioia?
KATIA
Un lavoro duro
( Si guardano complici e danno un gran colpo di pedale e girano )


IV PASSAGGIO

LA FORZA DELL’AGAVE


(Dall’altro lato del cubo Vittorio e Dario)
Poco tempo prima del parto - Vittorio e Dario davanti all’acquario)
VITTORIO
La nuova coppia di Hericthys è bella da svenire, le due di Ciclidae poi..
(guarda Dario distratto e indifferente)
Beh? Che ti è successo Dario, sembra ti sia passata sopra una valanga..che ti è successo “papà”?
DARIO
Non pronunciare quell’orribile parola!
VITTORIO
Scherzi a parte, è successo qualcosa a Giulia?
DARIO
No, Giulia sta benissimo, sono io che non riesco a sopportare quella parola, ogni volta che la sento mi sembra di soffocare…
VITTORIO
Ma non eri così entusiasta? Mi aspettavo di vederti passare in volo tanto eri…
DARIO
Felice?…forse non è roba per me la felicità….gli animali ecco, loro sì che lo sono felici…
La loro semplicità è la loro felicità..
VITTORIO
Gli uomini invidiano gli animali per questa supposta felicità ma poi non la vogliono davvero…
Per quanto mi riguarda non ci penso mai..
Mi basta essere libero da quest’idea come una mano che esce dal guanto e resta ai bordi della storia…
DARIO 
Ma io sono felice per questo bambino, sì, proprio…
Lo aspetto davvero, ma quando sento quella parola “papà” mi cresce una pietra nella gola..
E’ come se tutto fosse già concluso, deciso in ogni particolare e invece dov’è lui adesso nulla è così definito, deciso..vorrei avere ancora un po’ di tempo per pensarlo, per immaginarlo, per prepararmi, inventare nuove parole..
E invece il dominio totale che “lui” ha sulla nostra vita, tutto quello che sta intorno, la mia presenza e quella di Giulia…Nulla ha più il suo spazio..c’è solo lui che avanza e io dietro come un barattolo legato alla coda di un gatto.. tutto mi sfugge, capisci? La materia impone il suo ritmo e la mia risposta è la paura, forte e tenace come il desiderio che ho di lui…
VITTORIO
Ma all’inizio sembravi un altro, volevi rifare il mondo…
DARIO
Certo all’inizio ho sentito che una nuova forza nasceva in me, sentivo qualcosa di consistente spuntarmi dentro, un ramo che si moltiplicava e mi proiettava verso l’alto..
Poi una fragilità, una fragilità che non conoscevo si è attorcigliata intorno a quel ramo…


VITTORIO
Se tu fossi un agave, sarebbe così facile…
Solitario e sicuro del tuo pezzo di roccia…
DARIO
..oppure un pesce accomodato tra le alghe, aiutato dalla corrente..
E’ vero che c’è l’agave maschio e l’agave femmina?
VITTORIO
Sì. Il maschio si distingue da quel fiore che s’innalza tra le foglie carnose.
Una sola volta spunta, una sola volta nel corso della vita
come se ascoltasse una voce che viene da lontano, o forse dalla roccia più vicina, dove qualcosa di simile, molto simile ma non esattamente uguale a te ti chiama.
Allora tu capisci il senso di quel fiore e sei felice e non pretendi altro, uno slancio in quella direzione e il seme custodito per tutta la vita prende il volo, raggiunge altre foglie e tu ti addormenti..a poco a poco la tua vita sfuma e qualcun altro la riprende come una gugliata di filo, il mare ondeggia come sempre e tu riposi, riposi.
DARIO
Un agave, sì, un agave, se potessi ricominciare da lì, da quelle radici, carpire quel linguaggio, assorbire quella forza, farla circolare in me e non dover più passare attraverso la strettoia delle parole, le incrostazioni del linguaggio..
Offrirgli un mondo puro, ripulito dalle nostre macerie, dai significati cresciuti come calli sulla mano che usi sempre, così per abitudine..
Ma sotto quei calli corre una lingua forte e luminosa, liberarla nel silenzio e offrirgliela, insieme ad una nuova possibilità, non una ripetizione, non una ripetizione..
VITTORIO
Se tu fossi un agave…se tu fossi un agave…
(Nell’acquario prende forma l’immagine di un enorme agave)


V Passaggio

Nella vita

(L’immagine/ombra cinese di Giulia che sta partorendo domina il cubo intorno al quale Vittorio e Katia , che si muovono seguendo segmenti obliqui ripetono le frasi che seguono cambiando il ritmo della voce e del movimento. Giunge un grido di Giulia. )


KATIA
Un figlio in una madre.
VITTORIO
Lenzuola rosse in un letto.
(Giulia grida più forte)
KATIA
La madre nei dolori.
VITTORIO
La città nella notte.
KATIA
Il padre davanti alla stanza
(Altro grido)
VITTORIO
La morte in un grido
(Un altro ancora più esteso)
Nascere non è mai sicuro come morire. 
(Ripetono alternandosi)
E il figlio nella vita
Nella vita 
Il figlio.


VI Passaggio

IL MONDO

(Intorno al divano Dario, Giulia,Vittorio e il bebè)

KATIA
(Riferendosi al bambino) Guarda quant’è carino! Come ride! Vieni, piccolino, viene un po’ da me.
(Vittorio ridacchia mentre Katia fa le boccacce al bimbo)
KATIA
RIDI? Ridi,piccolino! ( A Vittorio) Lo vuoi prendere un po’ tu? Ti farebbe bene..
VITTORIO
No, grazie, i bambini mi fanno un po’ impressione.
GIULIA
Il mio bambino ti fa impressione?
VITTORIO
…è che i bambini mi mettono soggezione, sono diretti, non hanno filtri..sento di non potermi difendere..
(Il bambino comincia a piangere)
GIULIA
Quando fa così è perché ha fame (lo porta al seno).
VITTORIO
Lo vedi che non transige, non puoi fare finta di niente. (guardano in silenzio – quando Giulia ha finito porge il bambino a Dario che lo prende goffamente)
GIULIA
Ma insomma, Dario, reggilo con un po’ di stile.
DARIO
Sì, sì,ma guardavo le scarpette, ne ha persa una.
GIULIA
Non fa nulla.
DARIO
Come non fa nulla?
GULIA
(Rivolta al bambino)
Vero che per ora non fa nulla?
Guarda come ride…
DARIO
Per favore, Giulia, raccogli la scarpe, non sopporto di vederlo così.
GIULIA
Che fissazione! Lasciami godere in pace questo momento.
DARIO
Per favore, passami la scarpa. (Armeggia col piede del piccolo)
VITTORIO
Che poi chissà cosa gli passa per la testa?


DARIO
Appunto…lui stira la bocca, sputacchia e noi diciamo che ride, siamo noi che decidiamo il significato o meglio che lo imponiamo..
GIULIA
(Riprendendosi il bambino e tenendolo alto) Ma come fai a dire queste cose? Guarda l’espressione!
VITTORIO
Adesso è terrorizzato!
KATIA
Comunque gli animali non sorridono e tanto meno ridono..
VITTORIO
Certe scimmie non hanno nulla da invidiare..
GIULIA°Ma guardatelo ora, l’innocenza…
(Dario che fino a questo momento si è trattenuto sbotta)
Che hai detto?
GIULIA
Che l’innocenza…
DARIO
Non dire bestialità
KATIA
Ma Dario…
GIULIA
L’innocenza del bambino..è forse mostruoso commuoversi?
DARIO
No, mostruoso no ma insulso sì.Ma perché per amare un bambino abbiamo bisogno di inventarlo a nostro piacere, farlo diventare un’attrazione?
GIULIA
Non esagerare…
DARIO
Ai bambini appiccichiamo immagini come vestitini di una bambola di carta, perché se ci ricordiamo che un bambino è anche crudele, abbiamo il timore di non saperlo pù amare..
GIULIA
Ma guardalo bene..
DARIO
Lo vedo anche meglio di te.
GIULIA
Ma come fai a dire che non è innocente?
DARIO
Ma un bambino non è innocente, non è rosa, non è azzurro, non è bianco…un bambino è soltanto un cucciolo d’uomo e come tale potrebbe essere un assassino, un inquisitore o..
Ma non per questo lo amo di meno.
GIULIA
Tu senti di amarlo?
DARIO
Certo che lo amo, ma di un amore incondizionato!
GIULIA
Incondizionato o incapace il tuo amore?
Non sai fare nulla, non fai altro che infilargli le scarpe.


DARIO
Sì le scarpe..perché vorrei finisse al più presto il periodo di questa sua dipendenza, perché vorrei fosse già in grado di andare, andare e lasciarmi capire le scarpe gliele provo ogni giorno, e ogni volta mi aspetto di vederlo andare…
GIULIA
Vorresti fosse già grande per considerarlo un fatto concluso..
DARIO
No, vorrei fosse già finito questo tempo fasullo, questa commedia degli affetti, per capire che cosa avrà portato nel mondo mio figlio..per capire se un uomo nuovo è uscito da quella porta.
GIULIA
La verità è che ti spaventa la sua dipendenza perché ti rende responsabile. A me non fa paura il suo bisogno.
DARIO
Ma certo, perché tu, a questo bambino ti sei aggrappata, come tanti altri. Si genera per il bisogno di aggrapparsi, se tu non fossi rimasta incinta avresti ripiegato sicuramente su Dio.
GIULIA
Con questo figlio, io ho ritrovato me stessa, anzi mi sono trovata per la prima volta nella mia vita.
DARIO
Sì, tu hai vinto un leone, con questo bambino, il problema è che io non c’entro con questa vittoria, tu lo hai sempre avuto questo figlio, lo hai fatto uscire quando hai sentito l’urgente necessità di salvarti. E mi parlano del dolore delle madri, ma quale dolore, avere nel proprio corpo la possibilità di salvarsi? Perché quello che tu volevi era salvare te stessa, non il mondo.
GIULIA
IL MONDO, i l mondo, ma che cos’è questa parola che ti riempie la bocca? Che cosa significa?
DARIO
Il MONDO è tutto quello che non sei tu!
(Se ne va – cambia l’immagine nel cubo/acquario).



VII Passaggio

Un paio di scarpe nuove

(Tre anni dopo -Dario nella stanza del bambino dove con furore ha gettato sul pavimento tutte le scarpette, pantofole etc...che ha trovato)
DARIO
Volevo regalarti un mondo nuovo, un mondo senza incrostazioni..avrei voluto sgombrarlo di tutti i significati logori, di tutte le macchie ma il tempo si è asciugato in fretta come una pozzanghera al sole..
Dentro di me sento avanzare una terra che si screpola, come potrai affondare le tue radici se ho perso la memoria della sorgente?
Romperà il cerchio delle nostre orme, mi dicevo, traccerà un nuovo sentiero lui, se lo salvo in lui, l’avrò salvato il mondo, pensavo…
Ma è il mio che si ritrae quando mi guardi dritto e dietro le piccole nocciole dei tuoi occhi vedo tutta la ferocia e la disperazione del genere umano..
(Voce di Giulia dall’altra stanza)
Il bambino della mamma piange e dorme piccolino, com’è bianco com’è bello la salvezza del mio cuore com’è dolce o mio caro buon Gesù…
DARIO
Strilla, strilla la tua rabbia di latte..
Voce G.
Prendila la palla così, così, amore della mamma e gira, gira, la trottola blu..
DARIO
A che cosa educarti, non so a che cosa?
Voce G.
Salta ancora, più in alto, più in alto, con la mamma, starai sempre con la mamma..
DARIO
Rompi, rompi il cerchio..
Voce G.
No, così no, non si fa così, così non sta bene così..
DARIO
Spezza il cerchio delle nostre orme, impara la luce, a memoria il profumo del sambuco, l’obbedienza alle foglie, il linguaggio dell’acqua..
Voce G.
Angelo di Dio che sei il mio custode reggi e governa me..
DARIO
Sono vuoto adesso, e un padre vuoto non è mai servito a nessuno, che ci si deve servire altrimenti..
Voce G.
Il più bello dei bambini che vuol bene alla sua mamma..
DARIO
Sì sono vuoto, ma non voglio aggrapparmi a te, rinuncio ad aggrapparmi a te, ti regalo questa rinuncia..
Poi, quando un mondo nuovo mi sarà spuntato come un dente in mezzo al palato tornerò, sì tornerò con un paio di scarpe nuove (guarda il pavimento, si prende la testa tra le mani poi grida)
Giulia ! (silenzio) Giulia!
(Si apre la porta ed entrano Giulia e Katia – Dario è sorpreso e imbarazzato come se fosse stato nudo– guarda le due donne)

DARIO
Katia, non sapevo fossi qui…
GIULIA
E’ venuta a prendere il bambino per portarlo un giorno al mare..
KATIA
A casa di Vittorio, c’è anche sua sorella coi bambini..
DARIO
Ah, capisco e noi? (guardando Giulia)
KATIA
Li raggiungeremo dopo cena.
KATIA 
Vittorio sta aspettando in macchina. Scendo.
DARIO
Certo, certo, ciao, a più tardi..
(Katia esce- Dario e Giulia restano soli)
GIULIA
Dario cosa succede, sembri sconvolto,
DARIO
Sembro?
GIULIA
Non sei d’accordo che il bambino..
DARIO
No, no figurati..
GIULIA
Si distrae un po’, prima di sera vorrei andare all’asilo a parlare con l’insegnate per via di quel fatto..
DARIO
E’ terribile, ti rendi conto di quello che ha fatto nostro figlio?
GIULIA
Ma non l’ha mica fatto apposta, sai come sono i bambini?
DARIO
I bambini, Giulia, nostro figlio, il nostro bambino ha tentato di appiccare il fuoco e tirato una pietra al suo compagno…è orribile, ma come ha potuto? Ha solo tre anni..
GIULIA
Ma non si è reso conto, è vivace..
DARIO
Vivace, innocente, ma dove avrà preso..
GIULIA (Interrompendolo) Non è poi così difficile trovare un fiammifero e una pietra nel giardino..
DARIO
Lascia stare il fiammifero, mi chiedo dove avrà preso quell’impulso distruttivo?
GIULIA
Non esagerare “impulso distruttivo”..
DARIO
Da quale voragine avrà preso quella forza?
GIULIA
Ma insomma succede, giocando..
DARIO
Anche noi stiamo giocando e non abbiamo più parole per noi..
Un tempo il silenzio era solo assenza di suono, ora il silenzio è guerra..
Giulia, perché non facciamo più l’amore?
(Giulia cerca di immettere a posto i giocattoli e le scarpe sparsi sul pavimento – Dario si avvicina
e cerca di accarezzarla delicatamente)
Non rispondermi ti prego, non dire niente, proviamo a cercarlo qui, di nuovo, quel silenzio caldo…qui…adesso… le mani…l’altra metà del silenzio..
GIULIA
Ma no.. non mi sento a mio agio e poi tutte queste scarpe sul pavimento…
DARIO (Sgombrando il centro della stanza e cercando di far stendere Giulia) E’ importante Giulia, no ci resta che questo..
(Fanno l’amore – Giulia è comunque distratta- si addormenta quasi subito- Dario la guarda addolorato poi anche lui chiude gli occhi – rumore d’acqua scrosciante sovrapposto a quello di un ascensore- si svegliano scossi-) 
GIULIA
Ma che ore sono?
DARIO
E’ passata solo un’ora, non è tardi…
GIULIA
E’ come fosse notte….ho sognato..
DARIO
Anch’io ho sognato
GIUIA
Un ascensore…
DARIO
C’era un canale, l’acqua scorreva senza onde..
GIULIA
L’ascensore era lucidissimo e poi vetri…
DARIO
Senza increspature, un corpo solido che precipitava….
GIULIA
Anche i vetri erano lucidi, violenti…
DARIO
Camminavo lungo il canale…
GIULIA
Salivo con l’ascensore..
DARIO
Grigio, verde scuro, nero, la strada, il marciapiede, le case, gli alberi…
GIULIA
Ad un certo punto ti ho visto sotto di me, fermo…
DARIO
Anche le persone diventavano come l’acqua, corpi solidi che precipitavano…
GIULIA
Tu là sotto bloccato su una sedia, dietro ai vetri…
DARIO 
Le gambe non si muovevano più…
GIULIA
Mi chiamavi, le mani contro il vetro…
DARIO
Gli occhi risucchiati dalla corrente impazzita…
GIULIA
Vedevo i tuoi occhi spalancati, urlavi muto…
DARIO
Le mani strette al parapetto..
GIULIA
Ho incominciato a gridare…
DARIO
La corrente mi strappava gli occhi…
GIULIA
Correvo n quella gabbia lucida…
DARIO
Urlavo, tu urlavi, ti vedevo eri immobile…
DARIO
Le braccia non mi reggevano più…
GIULIA
I vetri scintillavano violenti..
DARIO
Mi piegavo verso i l canale, non resistevo più…
GIULIA
Non c’era fine, non c’era fine.
DARIO
L’acqua mi entrava nelle orbite…
GIULIA
L’esplosione…frammenti di vetro lucido…
DARIO
La morte…
GIULIA
Frammenti di vetro lucido…
PAUSA
GIULIA
E’ stato soltanto un brutto sogno…
DARIO
Già , soltanto un brutto sogno il tuo e soltanto un brutto sogno il mio…che insieme raccontano un terzo brutto sogno..
Ma un sogno non è altro che un sogno..
GIULIA
E un bambino non è altro che un bambino..
DARIO
Sì, un bambino
(Dario si alza e si allontana un po’- squilla il telefono –Dario risponde, poi segue un lungo silenzio)
GIULIA
Dario, chi è?
(silenzio) Dario dove sei?
Dario?
(Lo raggiunge, lo guarda)
Cos’è successo?
DARIO
Un incidente a Katia e Vittorio.
GIULIA
E il bambino?
DARIO
Sì..
GIULIA
E’ morto?
DARIO
No, ma…


(Fermo immagine – musica)



VIII Passaggio

La notte

(Tutto ricorda la scena del parto- si sente però un battito cardiaco)

(Giulia, Dario ad un lato del cubo/acquario, Vittorio e Katia - con qualche ferita- dall’altra) 

(Facendo movimenti meccanici reiterati)


(Da ripetere in modo alternato con la punteggiatura del movimento fisico)

Un figlio in una madre
Lenzuola rosse in un letto.
La madre nei dolori
La città nella notte

(Pausa)
(Battito cardiaco più forte poi cessa- Giulia grida come un animale.)
(Katia e Vittorio si stringono)

La morte in un grido
E il figlio..



IX Passaggio

IL MURO

(Dario da solo, è disperato. Si muove in modo contratto, fermandosi sempre sullo stesso punto .)



DARIO
Volevo che tu andassi al di là
Ma non così lontano..
Volevo un nuovo linguaggio
Ma non così assoluto, senza alfabeto senza riserve.
Volevo pensarti, prepararti, ma ora che la carne strappa le sue sillabe contro il cielo vuoto
Non voglio più pensare, non posso più pensare..
E le mie mani, sporcarle di terra e tenerti…
E la mia voce anche stonata ma parlarti, sentirti..

Giulia…
Giulia…
Le mie mani, Giulia…
Giulia…
Sei sveglia, Giulia?
Le mie mani…

(Silenzio)


(Il cubo/acquario muta immagine –musica)




X Passaggio
La voce

(Rumore di onde- sul cubo/acquario , l’ombra di un grande agave-il mare)

Voce f.c.
Se un giorno ad un certo punto decidessi di fiorire…
Ascolti una voce che vene da chissà dove…
(Onde)
A poco a poco la tua vita sfuma e qualcun altro la riprende…
(Onde)
Il mare ondeggia come sempre..
Tu riposi…

Pausa

(Voce di bimbo)
Papà chi è quel signore in piedi sulla roccia?
Voce
Non è un signore, è un agave..
Un agave?
Sì.
Un agave.

(Onde)



fine