Archibusati

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TEDAVI ‘98

ARCHIBÙSATI!

di

Alessandro Riccio

(autore non iscritto alla S.I.A.E)


PERSONAGGI

Adelaìde di Biancafrancia Guiscola D’Avry, ragazza sfiorita caduta in disgrazia

Matilde Pianellini vedova Zaffarello, padrona di casa

Annarita Zuffarello, sua figlia

Morena Marianello, madre inferma di Matilde

Dora Mulattieri, governante di casa Zaffarello

Olga Frascacci, cuoca di casa Zaffarello

Guido Manetti, cugino di Annarita

Firenze, 1897

Una villa sul viale dei Colli


PRIMO QUADRO

Firenze, fine del 1800.

Un salone di una villa sul viale dei Colli, vicino a Piazzale Michelangelo.

Il salone è pieno di ritratti, armature, armi, ninnoli, mobilio molto ricercato.

Ma la villa ha un aspetto un po’ cupo.

Nel salone c’è una donna, ma il suo aspetto è più quello di una ragazza invecchiata.

E’ vestita semplicemente, da cameriera. La ragazza sta facendo le pulizie.

Voci fuori campo chiamano continuamente.

 DORA (f.c.)

Ada! Ada!

ANNARITA (f.c.)

Ada!

MATILDE (f.c.)

Ada!

OLGA (f.c.)

Ada!

Le voci continuano a chiamarla sempre più insistentemente.

ADELAIDE

Starebbero chiamando me. Ma io faccio bene a non rispondere. Non mi chiamo Ada.

ANNARITA (f.c.)

Adina!

OLGA (f.c.)

Ada!

ANNARITA (f.c.)

Adina!

MATILDE (f.c.)

Adelina!

ADELAIDE

Non mi chiamo Ada. E nemmeno Adina o Adelina. Io mi chiamo…

DORA (f.c.)

Adela!

OLGA (f.c.)

Ada!

ANNARITA (f.c.)

Adelina!

ADELAIDE

A me questa cosa che mi sbagliano il nome mi urta. Non è un nome difficile “Adelaìde”. Va bene: è francese. Potrei capire che mi chiamassero Adelàide – il giardiniere più giovane lo faceva sempre e io lo lasciavo fare, veniva dalla campagna, poverino, non era avvezzo – ma perché chiamarmi…

MATILDE (f.c.)

Adelina!

ADELAIDE

Adelina. È triste Adelina. E poi non è perché due nomi hanno molte lettere in comune sono interscambiabili. “Crosta” e “scarto” hanno le stesse lettere, ma non è che si possono scambiare. “Ignorante” e “argentino”, stesse lettere ma non è che possono essere messa una al posto dell’altra.

Adelaide continua a pulire la stanza.

ADELAIDE

“Ma dopotutto che cos'è un nome? Quella che chiamiamo "rosa" anche con un altro nome avrebbe il suo profumo.” Dici bene, te Giulietta. Ma mi piacerebbe sapere che ne diresti se ti chiamassero Giorgia o Giuliana. E poi la rosa se si chiamasse “trafrattratra” non sarebbe dolce come è…  

La ragazza sghignazza.

ADELAIDE

Adelaìde è arioso. Vola in alto. Nasce dall’Ade, regno dei morti ma va la verso le id…


SECONDO QUADRO

Entra Matilde, la padrona di casa. E’ una signora che si da molte arie.

Ha un carattere scostante e snob, e tratta tutti con un certo disprezzo.

Ha una lettera e un candelabro in mano.

MATILDE

Mi vuoi far sgolare ancora? Guarda che io non ho voglia di stare dietro alle serve, chiaro? Te l’ho già detto o no, Ada?

ADELAIDE

Si, signora.

MATILDE

E allora vediamo di intenderci.

ADELAIDE

E’ solo che…

MATILDE (mostrandole il candelabro)

Ti sembra pulito?

Adelaide lo guarda senza rispondere.

MATILDE

Ti sembra pulito? Rispondi, cretina!

ADELAIDE

No.

MATILDE

E io che ti avevo detto di fare?

Adelaide fa per rispondere timidamente ma la signora la interrompe.

MATILDE

Di lucidare a specchio tutta l’argenteria. Di sistemarla in salone per poi andare ad aiutare in cucina.

Adelaide fa per rispondere timidamente ma la signora la interrompe.

MATILDE

Ora mi devi spiegare cosa ti è difficile comprendere in questo semplice comando.

La signora scambia posto agli oggetti nel salone.

Adelaide fa un grosso sospiro.

MATILDE

Ma cosa sospiri, deficiente! Rispondi alla padrona!

ADELAIDE

Lo stavo pulendo…

MATILDE

Perché hai smesso? Se stai facendo una cosa la finisci: che senso ha di lasciare a mezzo le cose. Guarda che io non ho mica tutta questa pazienza e se vuoi restare qua vediamo di rigare dritta.

Adelaide si parla dentro di sé. La signora si blocca.

ADELAIDE

Non è difficile: fai una domanda e aspetti la risposta. Madame Brenton ce lo diceva sempre! E se mi ascoltasse le spiegherei che il lucido va lasciato seccare per mezz’ora prima di pulirlo del tutto sennò è inutile.

MATILDE

Ora ti sbrighi e lo pulisci a fondo. Ora.

La signora le mette in mano il candelabro.

MATILDE

Intanto cercami la mia rubrica di indirizzi: è da ieri sera che la cerco e non mi riesce di trovarla…

ADELAIDE

È nel cass…

MATILDE

Possibile che in questa casa sparisca tutto: secondo me c’è qualcuno che ruba. Che tanto si sa che quando in casa manca un uomo, è lo scatafascio. Provavatevi a far sparire qualcosa quando c’era l’Umberto. Allora si che eran voci. Mica le ramanzine  materne che vi faccio io!

Adelaide va a prenderle la rubrica di indirizzi e gliela porge,

ma la donna è così presa dai suoi discorsi che non la vede.

MATILDE

Sono troppo buona. Troppo accondiscendente. Frustate, come dava lo zio alle bestie. Che come correvano poi. Appena lo vedevano con il frustino in mano quelle filavano che sembrava gli leggessero nel pensiero.

Adelaide mette la rubrica in bella vista e la signora finalmente la vede da sola.

MATILDE

Eccola. Signore mio che fatica. Ma cretina, dico, non l’avevi vista?

Adelaide scuote la testa, mestamente.

MATILDE

Gli occhi a te, che ti li hanno fatti a fare…? Sono anche brutti.

MATILDE

Dora! Dora!

La signora prende la rubrica, si siede e scrive un indirizzo su una lettera.

Non legge tanto da vicino e allontana la rubrica dagli occhi per riuscire a leggere.

MATILDE

Dora! Mai in questa casa uno che risponda…

Adelaide fa per mettersi a lucidare il candelabro ma la signora la chiama.

MATILDE

Adina, leggi qua. Sai leggere, vero?

ADELAIDE

Via del Corso, 22.

MATILDE

Via del Corso, Via del Corso, accidenti. Dora!

ADELAIDE

Credo che Dora sia a riordinare in camera della signorina. Da qui non può…

MATILDE

Io, appena chiamano corro. Ma gli altri? (gridando ancora più forte) Dora!

ADELAIDE

Partito un timpano.

MATILDE

Ma come mai io sento tutto in questa casa e gli altri non sentono mai niente?

ADELAIDE

Forse perché lei è un’impicciona. Vado a chiamarla, signora.

MATILDE

Lascia fare. Mi darai mano tu. Su che devo uscire! La carrozza è davanti alla villa? Dove sono le perle quelle lunghe? Annarita sei pronta? E prendimi anche la volpe. Che la Contessa è sempre una Salviati e quella la sa riconoscere un po’ d’eleganza e le garberà di vedersela intorno, perché la volpe fa sempre il suo effetto.

ADELAIDE

Andate in visita, signora?

MATILDE

Ti fai gli affari miei, cosa?

ADELAIDE

“Cosa” no, Ada, Adina o anche Adriana, guarda. Ma “cosa” no, davvero.

MATILDE

Da quando in qua si fanno domande alla padrona?

ADELAIDE

Era solo perché la Contessa Salviati non ama le pell…

MATILDE

Ma che sei proprio una che non conosce il mestiere, tu. Ma guarda che impudente. I servi non devono avere orecchia!

ADELAIDE

Si dice “orecchie” casomai…

MATILDE

L’educazione, dico io. Dai strulla, datti una mossa che sono in ritardo.

Adelaide aiuta a vestire la signora che si vuol mettere tutte le collane che vede.

Dall’alto del salone si sente una voce sgraziata, urlante.

MORENA

Matilde! Matilde!

Matilde sbuffa e non risponde. Fa finta di niente.

Adelaide si ferma e guarda in alto.

MORENA

Matilde!

ADELAIDE

Signora, la signora la sta chiamando…

MATILDE

Zittina, tu.

MORENA

Matilde! Sto male!

ADELAIDE

La signora dice di stare male…

MATILDE

Magari…

ADELAIDE

Signora ma se poi sta male davver…?

MATILDE

Uff… Mammà che avete?

MORENA

(dice qualcosa di incomprensibile)

MATILDE

Arrivo subito!

ADELAIDE

Oh come fanno a capirsi?

MATILDE

Dora!

MORENA

Matilde!

ANNARITA

Adelina!

ADELAIDE

Non lo so se resisterò ancora a lungo a questi richiami selvaggi…

MATILDE

Dora!

ADELAIDE

Se vuole, signora vado io da sua madre…

MATILDE

Non ti muovere: di mammà si occupa Dora. Tu pensa ad agganciarmi questa collana e sbrigati che la Contessa mi aspetta.

MORENA

Matilde!

MATILDE

Chiama, chiama,  guarda come corro…

MORENA

Matilde!

La signora è pronta: si è fatta mettere moltissime collane e braccialetti.

La pelliccia di volpe e altri foulard piuttosto vistosi e che non legano fra loro.

MATILDE

Direi che ci siamo. Specchio. Su: c’è bisogno che te lo chieda?

Adelaide le prende lo specchio e fa specchiare la signora.

MATILDE

Che dici? Mi sembra che… manca qualcosa?

ADELAIDE

Il buon gusto.

MATILDE

Forse un altro cappello?

ADELAIDE

In genere se ne mette uno solo alla volta…

MATILDE

Ma no, va benissimo. Vero Ada? Ma perché non rispondi mai quando ti chiedo una cosa? Voglio un tuo parere. La Salviati io la conosco poco, anzi nulla, è la prima volta che m’invita. Voglio fare una bella impressione. Avanti, che mi dici?

ADELAIDE

E’ un orrore, signora. E’ fastidiosa anche per gli occhi, a guardarla. A carnevale mancano ancora quattro mesi e la Contessa detesta le pellicce. Ecco. Questo le direi se non mi serisse così tanto questo lavoro, perciò… State benissimo, signora.

MATILDE

Uff, per quel che conta, grazie.

Dora appare alla balaustra in alto.

DORA

Mi avete chiamata, signora?

MATILDE

Vai da mammà senti che vuole e falle una camomilla che stamani è sovraeccitata.

DORA

Ci penso io, signora.

Dora sparisce.

Adelaide ripone la vestaglia della signora e i cofanetti di gioielli.

La signora fa per uscire.

MATILDE

E ora andiamo. Sono così emozionata. Son traguardi, questi! Sogni che si realizzano. Desideri espressi così tante volte che le parole si sono fatte fatti. Dio come sono contenta. Ma mai mostrare la gioia: distacco, freddezza. E poche parole. Oddio. Vai!

La signora esce.

Adelaide resta sola.


TERZO QUADRO

Mentre Adelaide sta rimettendo a posto la stanza scende Dora, con un pitale in mano.

Lo tiene lontano perché evidentemente c’è molto cattivo odore.

DORA

Ada? Ma dov’eri? T’ho chiamata trenta volte! C’è da stirare la biancheria lavata.

ADELAIDE

Aiutavo la signora a vestirsi.

DORA

Butta via questa roba. Questa ci muore e nessuno fa nulla.

ADELAIDE

Ma cosa ha la signora?

DORA

Sta male.

ADELAIDE

Ma è da tanto che sta così?

DORA

Sette mesi che è allettata. Vedessi in che stato…

ADELAIDE

Povera, se posso darti una mano…

DORA

Della signora mi occupo io. È compito mio. Te sei una sguattera.

ADELAIDE

Ma la gentilezza di questa qui? Sopporta Adelaide, sopporta. Comunque io sono a disposizione. In caso di urgenza, voglio dire…

DORA

Non è necessario. Tu non sei necessaria: questa casa è andata avanti anche senza di te. E potrebbe benissimo tornare a farlo. Quindi occhio.

MORENA (f.c.)

Ahah!!

ADELAIDE

Oddio. Sta morendo?

DORA

Mica sono medico. E non lo vogliono nemmeno chiamare. Hanno perso la fiducia dopo la morte del padrone. Chiamatene un altro, dico io. Ma la voglion morta, questa è la verità.

Adelaide guarda nel pitale.

ADELAIDE

Le feci sono scomposte.

DORA

Ma che guardi? Butta via!

ADELAIDE

Dai bisogni si evincono molti disturbi. Lo zio era primario a Parigi e quando abbiamo vissuto lassù io gli ho fatto da assistente per sei mesi: le cose che mi ha insegnato.

DORA

Butta via ti ho detto.

ADELAIDE

Non datele più frutta né latte. È solo un disturbo gastrico, niente di più…

Dora le si avvicina e le da uno schiaffo.

ADELAIDE

Oddio come frizza.

DORA

Sei una serva, fai la serva. Non apri bocca se non richiesto. Non dai il tuo parere che non interessa.

ADELAIDE
Oddio, m’ha messo le mani addosso..

DORA

Non te lo dirò una seconda volta..

 

ADELAIDE

Ferma Adelaide. Non l’alzare la manina che tiene il vasino. Tienila giù.


QUARTO QUADRO

Entra la signorina Annarita.

Anche lei non è più giovanissima ma si comporta come una bambina.

E’ molto infantile.

ANNARITA

Eccovi. Me la date una mano che non ce la faccio?

Dora, con la signorina Annarita diventa dolcissima, sorridente.

Adelaide si tiene una guancia per il dolore.

DORA

Eccomi qua, signorina. Ditemi.

ANNARITA

Non mi riesce tirare fuori le mani da questi maledetti pozzini. Maledetti bottoni. Ciao Adelina, come sei carina stamani. Ti fa male un dente?

Adelaide fa per uscire per portare via il pitale.

ANNARITA

No. Non sei Adelina, vero?

Adelaide si ferma.

ANNARITA

Stamani quando mi sono alzata continuavo a cercare di ricordarmi come ti chiamassi. Prima ho pensato a Ada, ma mi sembrava che il tuo nome fosse più lungo. Poi mi è venuto Adelina… Dora ce la fai con queste manicie?

DORA

Questa camicetta fa i capricci, signorina, ma vedrete che riuscirò a domarla.

ANNARITA

Maledetti bottoni. Fanno le sòle troppo strette.

ADELAIDE

Àsole…

Dora la fulmina con lo sguardo.

ADELAIDE

Non me l’ha chiesto, è vero, però questa parla che non si può sentire…

ANNARITA

Àsole, è vero. Non “sòle”. Àsole, sòle…

ADELAIDE

Non mi ha infamata. Che strana, nuova sensazione…

ANNARITA

Le “sòle” sono quelle che ti tirano i ragazzi quando fissi un appuntamento. Grazie Adria.

ADELAIDE

Chi è Adria?

DORA

Ecco fatto. Camicetta abbottonata! Ha bisogno d’altro, signorina?

ANNARITA

Vediamo…

DORA

Ada, porta via quel pitale.

ANNARITA

Allora ti chiami davvero Ada! E io che sono stata tutta la mattina a farmici la testa. Dora, porta via tu il pitale che io voglio fare un po’ di conoscenza con Ada, la mia nuova amica.

DORA

Come desidera, signorina. Ma si ricordi che sua mamma sarà di ritorno dopo pranzo e per quell’ora deve essere vestita e lavata.

ANNARITA

Che noia… anche lavata?

DORA (con fare affettuoso e ammiccante)

Signorina…

ANNARITA (sorridendo in maniera ebete)

Eh… eh… eh…

Dora prende il pitale di mano ad Adelaide e la guarda malissimo.

DORA

Cosa desidera per pranzo?

ANNARITA

Non lo so. Fai decidere a Olga!

DORA

Ma visto che la mamma non c’è può scegliere quello che preferisce!

ANNARITA

Che meraviglia! E’ vero! Allora pollo e purè!

DORA

Buono! Ma secondo me è ancora più buono il roast beef con il sugo di funghi!

ANNARITA

Si! E di dolce voglio un budino di riso!

DORA

Ma io ho sentito odore di crostata di mele in cucina…

ANNARITA

Si! Crostata di mele allora, niente budino! Lo mangia Adriana! E niente frutta!

DORA

Niente uva fragola?

ANNARITA

Se c’è l’uva fragola, quella, la voglio!

ADELAIDE

Se glielo consiglia, questa scema si spalma sul pane pure il contenuto del pitale…

DORA

Vado a dare disposizioni in cucina. Con permesso.

Dora esce.

Annarita prende Adelaide sotto il braccio e l’avvicina a sé.

ANNARITA

E ora mi racconti tutto di te! Noi diventeremo grandi amiche, secondo me abbiamo anche la stessa età, vero?

ADELAIDE

No, tu sei molto più vecchia di me…  secondo me si!

ANNARITA

Siamo sorelline, ma non lo deve sapere nessuno. Io mi annoio tanto qua in casa e credo che tu sei stata una preghierina esaudita che ho fatto a Gesù bambino: “Gesu bambino dammi qualcuno da amare e che mi possa stare vicino, che non mi faccia più sentire così sola, con la quale possa parlare di tutti i miei segreti” e due giorni dopo sei arrivata te. Ti ha mandata Gesù bambino, vero?

ADELAIDE

È proprio stordita, poverina. Non lo so, signorina. Comunque ora sono qua e se avesse bisogno di me io sono sempre a sua disposizione.

ANNARITA

Come sei gentile. E come sei elegante. Non sembri una serva. Sembri una principessa.

ADELAIDE

La prima cosa intelligente che ha detto in tutta la sua vita.

ANNARITA

Ma come potresti essere una principessa se adesso fai la serva?

ADELAIDE

No, non ce la fa proprio, poverina.

ANNARITA

Io mi sento una principessa, rechiusa in un castello prigioniera e sto aspettando il mio cavaliere che mi venga a salvare…

MORENA (f.c.)

Matilde!

ANNARITA

Da un terribile gigante che dorme in cima alla torre. Più volte hanno cercato di venirmi a salvare ma tutti i pretendenti sono morti… tu sei ancora vergine, Ada?

ADELAIDE

L’Ada non lo so, chiediglielo all’Ada.

ANNARITA

Io no. So che si dovrebbe arrivare al matrimonio intorsole ma tanto non lo sa nessuno: mica ci resta la ditata, non è mica ricotta. Prova a indovinare chi!

ADELAIDE

Non lo so signorina, sono arrivata da una settimana…

ANNARITA

Dai prova!

ADELAIDE

Ma non credo che sia una confidenza da fare… lei non mi conosce… io potrei…

ANNARITA

Mariano. Il farmacista. Cioè quello che lavora in farmacia. Fa il garzone. Quello alto, un po’ stempiato con la pancia e senza un dente.

ADELAIDE

Il principe azzurro.

ANNARITA

Ed è stato stranissimo. L’abbiamo fatto in camera della nonna mentre lei dormiva. Lui aveva portato le medicine e io dovevo dargli una mano ma mi è caduto tutto a terra, mi sono piegata a raccogliere e allora lui…

ADELAIDE

La la la la la… Signorina, devo andare a stirare.

ANNARITA

Lui mi ha preso e mi ha fatto fare tutte delle cose… e uhu! Aha! Ahahha! Ehhhe! Oioi! Insomma è stato bello! Mi avevano detto che di solito la prima volta si sente male ma io ho sentito di molto ma di molto bene. Forse sarà perché prima c’ho giocato da sola…?

ADELAIDE

Davvero ora devo andare…

ANNARITA

E mica è stato il solo: Angelo lo hai visto? Il contadino che porta le verdure? Quello basso, con i peli dappertutto e il doppio mento.

ADELAIDE

Angelo proprio di nome e di fatto.

ANNARITA

Anche con lui ho avuto un po’ di incontri. Quando porta le verdure, per questo chiedo sempre le patate…

ADELAIDE

Bene… adesso però…

ANNARITA

E del segretario dell’avvocato Martinelli l’avresti mai detto? Quello con gli occhiali a fondo di bottiglia e con la fosfora…

ADELAIDE

Certo mica ci si può aspettare che lei faccia delle grandi conquiste, poverina…

ANNARITA

Non sono belli, lo so… ma loro non mi trattano come una bambina. Sono la loro femmina, almeno per quel poco di tempo che riusciamo a rubarci. E io sono felice. Tu sei felice Ada? Che io credo che la felicità sia davvero l’unico traguardo che un essere umano si debba prefriggere. E per una donna è tanto difficile, vero principessa? Ti chiamerò così quando saremo sole. Perché adesso noi sappiamo tutto l’uno dell’altra. Ti voglio bene.

Annarita la abbraccia fortissimo.

Adelaide è un po’ confusa.

Annarita fa per uscire.

ANNARITA

Devo trovare qualcuno che ti baci perché secondo me sei davvero una principessa trasformata in una ranocchia!

Annarita esce.


QUINTO QUADRO

Adelaide è sola.

E’ molto turbata da tutto quello che è successo.

ADELAIDE

Il destino cambia e ti cambia. Se mi avessero vista dieci anni fa, al ballo dell’ambasciata russa a Londra. Che poi non c’entra essere serve o meno che io, la Marina e la Betta, mai le ho trattate così. Chiedevo “per favore” e dicevo “grazie” quando mi vestivano. Che si fa così. Una settimana e già mi sento morire. E sennò che faccio? La fine dello zio Arnolfo?

Adelaide fa il gesto di puntarsi una pistola e la tempia e di spararsi.

ADELAIDE

O quella della cugina Eleonora?

Adelaide mima il gesto di prendere del veleno.

ADELAIDE

Ma a loro è andata tanto peggio. Hanno perso di più del babbo. Ma anche il babbo ha perso tanto. Tanto o poco che fosse, il problema è che quel tanto era tutto. E ora non c’è più nulla. Nulla e nessuno.

Adelaide si sente persa.

ADELAIDE

Pensiamo al domani, anzi, pensiamo a stirare, a stare zitta. Meno male che adesso c’è un po’ di calma. Che questo silenzio mi ricorda quando si pranzava sul bordo del lago nella villa di Garda. Era tutto un cinguettio di sorrisi, di parole gentili, di sguardi aggraziati…


SESTO QUADRO

Da fuori tuona una voce imperiosa.

OLGA (f.c.)

Adelaida!

Entra velocemente la cuoca.

Adelaide torna alla realtà bruscamente.

OLGA

Che vieni a dammela, una mano, o pensi d’essere venuta a fa’ la signora?

ADELAIDE

Si, scusa, Olga. Perché io mi ricordo i nomi di tutte e loro non c’è verso che si ricordino il mio?

OLGA

C’è da pulire i funghi che la signorina vuole il roast beef coi funghi. Velenosi, glieli metterei.

ADELAIDE

Paura.

OLGA

Che quella o la non chiede sempre patate, patate, patate? Che quando la strega non c’è la scema vuole sempre il purè. E invece oggi roast beef e funghi. Che nervoso.

ADELAIDE

Ora mi da un morso mi stacca un braccio.

OLGA

Ma te lavane il doppio che poi so io che fine fargli fare a quei funghi.

ADELAIDE

Paura.

OLGA

Adelaida!

ADELAIDE

Meglio Ada. Tornate a chiamarmi Ada, vi prego.

OLGA

Vammi a vedere se ci sono mele e uva fragola in dispensa. L’uva fragola. Vien via. Da quando in qua si mangia l’uva fragola? Mi fa una rabbia!!

ADELAIDE

Non c’è un osso da lanciarle?

OLGA

Che quella mai ci è entrata in una cucina, mica si rendan conto della fatica che si dura a stare tutto il santo giorno ai fornelli…

Adelaide guarda la cuoca e si immagina che abbai come un cane.

OLGA

E pulisci, e taglia e sminuzza e abbau… bau… bau… bau…

La cuoca continua il suo monologo molto scocciata e Adelaide la guarda sorridendo,

immaginandosi che lei abbai furiosamente.

ADELAIDE

Che bell’esemplare! Che razza è? E’ un pastore maremmano! Maschio? No, femmina?! No, perché dalla voce sembrava…

Adelaide sorride mesta.

OLGA

O cretina! La fai finita di ridere?

ADELAIDE

Scusami. Ero sovrappensiero.

OLGA

Ora ti levo io dal sovrappensiero. T’ho mai vista a te?

ADELAIDE

Che vorrà dire? In che senso?

OLGA

Il tu’ muso non m’è nuovo. Sei figlia del trippaio di Legri?

ADELAIDE

No. Direi proprio di no.

OLGA

Quante arie? E di chi mai sarai figlia, te?

ADELAIDE

Di… non importa, lascia fare Adelaide, non voglio che si sappia nulla, di nessuno.

OLGA

E allora c’hai proprio poco da rizzare il culo. Forza che c’è da fare anche una crostata.

ADELAIDE

Non era già pronta?

OLGA

E che mi levo, la mattina e mi metto a fare la crostata così, per sfizio? Se non me la chiedono mica la fo!

ADELAIDE

Le mele ci sono, le ho viste stamani, ma niente uva fragola. Bisogna andare a comprarla al mercato.

OLGA

Io non ci vo, e nemmeno te. C’è da fare in cucina. Si manderà coso, come si chiama…

ADELAIDE

Angelo.

OLGA

Come fai a sapere come si chiama?

ADELAIDE

Perché io ascolto. Il contadino? Mi sembra si chiami così.

OLGA

Che gli hai fatto di già gli occhi dolci? Tanto fosse bellino. Brava, sì. Nemmeno una settimana e già a fare la passera in calore.

ADELAIDE

Io non l’ho nemmeno mai visto…

OLGA

Raccontala a un’altra, vai. E ora vieni in cucina.

ADELAIDE

Dora mi ha detto che devo stirare.

OLGA

E io ti dico di venire in cucina.

Olga si avvia verso la porta.

ADELAIDE

Ma io a chi devo obbedire?

OLGA

A chi ti fa più paura!

Olga esce.


SETTIMO QUADRO

Adelaide è di nuovo sola. Fa per andare verso la stireria poi si ferma.

Torna indietro verso la cucina, poi si ferma.

E’ molto titubante. D’un tratto si sente nuovamente la voce dell’inferma.

MORENA (f.c.)

Matilde! Matilde! Matilde!

ADELAIDE

Dora? Signorina? Mi stanno trascinando anche me nel vortice del richiamo selvaggio… Dora?

MORENA (f.c.)

Ahahhaha! Muoio! Aiuto!!!

ADELAIDE

Signora Morena! La signora Matilde non c’è!

MORENA (f.c.)

Matilde!

ADELAIDE

Le ho detto che non c’è: è uscita!

MORENA (f.c.)

Matilde!

ADELAIDE

Ha bisogno di qualcosa?

MORENA (f.c.)

Matilde! Muoio! Aiuto!

ADELAIDE

Che faccio?

Adelaide si incammina per la scala lentamente,

cercando di capire che cosa è meglio fare.

ADELAIDE

Signora? Le porto dell’acqua? Di che ha bisogno?

MORENA (f.c.)

(parla ma non si capisce niente)

ADELAIDE

Ma è straniera, signora? Parlez vous francaise? Francese, russo, danese e scandivano, tedesco e spagnolo, nessun problema. Un po’ meno il portoghese e il polacco, ma son certa che ci intenderemo.

MORENA (f.c.)

(parla ma non si capisce niente)

ADELAIDE

Scandisca, signora, con calma e articoli bene le consonanti…

MORENA (f.c.)

(parla ma non si capisce niente) Cretina!

ADELAIDE

Ecco, questo l’ho capito. Ma non mi aiuta nel prestarle soccorso…

MORENA (f.c.)

(parla ma non si capisce niente) Cretina deficiente!

ADELAIDE

Ma la pazienza… così gratuito poi… che non m’ha nemmeno mai vista…

MORENA (f.c.)

(parla ma non si capisce niente) Ahahahah! Aiuto!

ADELAIDE

Oddio. Signora io salgo e le do una mano ma poi mi promette di non dirlo a nessuno?

MORENA (f.c.)

(parla ma non si capisce niente)

ADELAIDE

Lo prendo come un sì.

Adelaide fa per salire quando appare Dora.


OTTAVO QUADRO

DORA

Ada!

Adelaide resta impietrita sulla scala.

ADELAIDE

Son morta. Ora mi prende per i piedi. Mi strappa le unghie, una ad una. Accende una pira e mi ci ficca sopra. Oggi viene consacrata una nuova martire: Santa Adelaide, patrona delle sguattere.

Dora la vede e le sale incontro.

La ragazza è ferma e zitta. Dora le passa oltre e sale in camera della signora Morena.

Adelaide scende piano le scale, con il terrore dentro.

I lamenti della vecchia si placano e torna il silenzio.

Adelaide è arrivata in fondo alla scala e si mette a lucidare qualcosa.

Appare Dora alla balaustra della scala.

DORA

Credi di avere a che fare con una donna qualsiasi? Credi di poter disobbedire ai miei ordini? Ricordati che tu sei qua perché io avevo bisogno di una mano. Perciò se vuoi restare impara a chinare il capo. Una parola mi basta e ti ritrovi per la strada a mendicare. Imprimitelo bene a fuoco vivo.

ADELAIDE

Sì…


NONO QUADRO

Si sente la signora tornare a casa.

MATILDE (molto agitata)

Dora! Dora!

Dora nuovamente cambia e torna ad essere gentilissima e cordiale.

DORA

Sono qua, signora.

MATILDE

Portami qualcosa da bere. Che mi sento malissimo.

ADELAIDE

È tanto brutto pensarlo: ma come sono contenta.

Dora si precipita dalla signora. Fa il gesto ad Adelaide di prendere da bere.

La signora si accascia su una poltrona.

MATILDE

Serpe rivestita, fasulla, squallida nobilastra. La ghigliottina dovrebbero rimettere in circolo. Rinchiusi nel loro teatrino dorato, si permettono di umiliare chi si avvicina con sottomissione. Maledetti. Tutti!

Adelaide le porge da bere.

MATILDE

Ma che mi hai messo, acqua? Ma dammi del whisky!

Dora toglie il bicchiere di mano ad Adelaide e va a prendere da bere.

MATILDE

Toglimi sta roba di dosso… ma me la paga, quella strega, me la paga. Che Dio lo sa di cosa sono capace.

Dora le porge da bere e lei e Adelaide la svestono dalle collane e dai foulard.

MATILDE

Con quell’aria da vecchia puzzona. Come te la faccio pagare, prima o poi. Dora, va a chiamare mia figlia!

Dora esce.

Adelaide, silenziosissima, toglie le collane.

MATILDE

E via questa volpe. Che neanche mi fossi messa addosso un cadavere: “ma cosa siamo, barbari? Pellicciame da volgo”. Volgo un cazzo!

ADELAIDE

Si parlava di Contesse…

MATILDE

Questa me l’ha regalata il mio Umberto per il decimo anniversario di nozze, brutta stronza, e la pagò 1.700 lire. 1.700 lire. Che lui s’era guadagnato a lavorare mica come voi, a riscuotere le gabelle dai braccianti.

ADELAIDE

Come sarebbe bello poterle dire: io vi stavo per avvertire: la Salviati detesta le pellicce e il suo gusto per l’abbigliamento è impeccabile. Ma vi ringrazio di non avermi fermata che così posso godermi questo spettacolo.

Adelaide, distratta, tira i capelli impigliati in una collana della signora.

MATILDE

Ahia, cretina! Fai attenzione! Cosa ci sarà mai di difficile nel togliere una collana? Mi hai strappato tutti i capelli… che dolore… sei proprio una deficiente! Strapazzata anche da una serva…

Rientra Dora.

DORA

La signorina arriva subito, signora.

MATILDE

Dammi una mano tu che questa mentecatta mi sta scuoiando viva…

DORA

Che hai fatto, ancora?

MATILDE

Ancora? Perché? Cos’altro hai combinato?

DORA

Questa ragazza ha ancora molto da imparare, signora.

MATILDE

Che hai fatto? Rispondi!

ADELAIDE

La signora Morena ha chiamato e non c’era nessun…

MATILDE

Sei salita in camera di mammà?

ADELAIDE

La signora gridava “aiuto” e ho pensato che…

DORA

Non è salita, signora. L’ho fermata prima che entrasse. Ma nonostante i miei e i vostri divieti, la ragazza stava volontariamente disubbidendo ad un semplice ordine.

MATILDE

Questo è troppo. Ora è davvero troppo.

ADELAIDE

Prometto di non farlo…

DORA

Stai zitta, quando la signora parla.

MATILDE

Non intendo mantenere oltre una serva che fa di testa sua…

DORA

E che non rispetta i comandi.

ADELAIDE

Vi prego, signora.

MATILDE

Eri stata avvertita cara mia. E io non ho intenzione di perdere il mio tempo in ripetere le cose. Giusto, Dora?

DORA

La signora ha più che ragione.

MATILDE

Appunto. Perciò sali in camera tua e prepara…

DORA (interrompendo la signora)

…la stanza per l’arrivo del signorino Guido, che tutto deve essere in ordine quando sarà qua.

MATILDE

…giusto… che arriva… quando arriva, Dora?

DORA

Martedì, signora. E ci sono ancora molte cose da fare…

MATILDE

Appunto.


DECIMO QUADRO

La signorina entra sempre mezza svestita e tutta trasandata.

Adelaide fa per uscire mesta.

ANNARITA

Siete già tornata, mamma?

DORA

Porta via la pelliccia e le collane, che aspetti?

MATILDE

La Salviati è una gran vacca.

ANNARITA

Niente invito, allora?

MATILDE

Avanti sbrigati!

ANNARITA

Povera Ada! Dora: dalle una mano, non può farcela da sola…

MATILDE

Annarita non ti ci mettere anche te. Che questa incapace…

ANNARITA

Mamma!

MATILDE

Oggi mi volete far impazzire, allora! Non voglio più sentire una parola da nessuno e vatti a vestire che sembri una stracciona!

ANNARITA (impermalosita)

Ma mamma…

MATILDE

Fila e basta!

Le tre donne iniziano ad urlare sempre più indistintamente

 Fino a quando non cominciano a chiocciare come galline

ANNARITA

Ma cosa c’entro io? Se questa mentecatta ti ha fatto arrabbiare?

ADELAIDE

 O non ero una “principessa”?

MATILDE

Questa mentecatta mi fa perdere la pazienza e tu la difendi.

ANNARITA

No, non la difendo. Se ha sbagliato deve pagare: io volevo solo sapere dell’invito alla festa e te mi tratti male…

Annarita scoppia a piangere, Dora cerca di consolarla.

DORA

Suvvia, signorina non pianga che mi strugge il cuore.

Entra Olga che assiste alla scena mentre sta sbattendo un uovo.

OLGA

Non va difesa, una, quando sbaglia. L’ha da pagare.

ADELAIDE

Ecco quest’altra… poi c’è più nessuno che mi vuole infamare?

MORENA (f.c.)

Matilde!

Tutte le donne hanno una reazione di insofferenza.

DORA

S’è svegliata la signora!

MATILDE

Lasciatela fare, ora si cheta. E tu ricordati che gli ordini sono ordini e che mai più ti devi permettere…

Mentre la signora continua a fare una ramanzina ad Adelaide, lei cerca di estraniarsi.

ADELAIDE

Pensiamo a cose belle, pensiamo a cose belle, pensiamo a cose belle: le passeggiate sul lungomare quando si andava in Versilia in villa, il concerto alla Scala per il compleanno del Re che io avevo il vestito albicocca fatto fare a Parigi, la nonna che parla in turco con lo sceicco del Quatar…

DORA

…secondo me merita una punizione: niente cena per due giorni…

MATILDE

Mi sembra il minimo…

OLGA

Io non cucino per chi non rispetta le regole della casa: le regole le hanno a essere regole per tutti.

ANNARITA

Cretina e scema!

Adelaide si scuote dal suo torpore remissivo e esplode.

ADELAIDE

Ora basta! Che quando è troppo è troppo. Sono io che me ne vado: da quando sono arrivata ho visto quattro pazze che non fanno altro che insultare e denigrare. Lei signora vada a farsi vestire da un cenciaiolo, che almeno un po’ più di gusto sicuramente ce l’avrà. E te Dora per farti sciogliere il pezzo di ghiaccio che ti sei inghiottita trovati un omino: fattelo passare dalla signorina, ce n’ha tanti! E te, brutta ladra, che non fai altro che rubare le cose, sei una.. no, io non le dico le parolacce, perché io sono una signora..

Le donne sono allibite dall’uscita violenta di Adelaide.

ADELAIDE

Magari potessi dire loro tutto quello che penso e avere la forza di poter andare via da qui. E invece non si può.

In realtà la ragazza se l’è solo immaginato.

Perciò mestamente risponde.

ADELAIDE

Mi dispiace, signora. Prometto di essere più attenta in futuro.

MATILDE

Bene, Ada. Brava. Vedo che hai capito. Riguardo al digiuno possiamo anche…

DORA

…fare che stasera e domani andrai a letto appena servita la cena.

MATILDE

Ecco. Sì, giusto Dora.

Le donne si calmano.

ANNARITA

Ma insomma, mamma, come è andata la visita dalla Contessa Salviati? Ce l’abbiamo l’invito?

MATILDE

M’ha trattata come una pezzente, fin da quando ho varcato la soglia del palazzo. Mi guardava con la bocca contorta in un ghigno che sembrava puzzassi di topo morto. M’ha fatto sentire una disgraziata, una che non ha nulla, peggio d’una serva…

Indica Adelaide.

ADELAIDE

Trenta secondi che non mi infamava mi sembrava troppo…

MATILDE

Ma io non ho mollato, amore mio. Son stata gentile e servizievole, garrula ma non invadente. Ho riso a tutto quello che diceva perché io volevo che proferisse quelle parole: e alla fine le ha dette.

ANNARITA

Davvero mamma?

MATILDE

Per te amore mio.

Le da un biglietto.

ANNARITA

L’invito alla festa dei Salviati! Grazie mammina, grazie!

MATILDE

Tutto per te, amore mio.

DORA

Quando sarà, signorina?

ANNARITA

Fra due settimane. Dobbiamo andare a comprare domani stesso un vestito nuovo.

MATILDE

Certamente. Dora verrà con noi.

DORA

Troppo onore, signora.

MATILDE

Un paio di occhi in più saranno utilissimi.

Le donne cominciano ad esultare fra di loro. Ridono, si danno consigli e parlano tanto.

L’una sopra l’altra, rumorosamente.

ADELAIDE

Giorni d’inferno e di digiuno: se mai dovessi scrivere le mie memorie, così intitolerei questo capitolo della mia vita. Però in genere, dopo il capitolo più cupo, non c’è sempre quello più bello?


UNDICESIMO QUADRO

Arriva Guido: è un ragazzo dall’aspetto gradevole, delicato.

Ha una piccola valigia con sé e ha un’aria spaurita e tenera.

GUIDO

Cara zia…

Le donne lo festeggiano.

MATILDE

Guidino. E’ stato lungo il viaggio?

DORA

Lasciate pure la valigia, signorino.

MATILDE

Son passati almeno sette anni dall’ultima volta che ti ho visto.

ANNARITA

Hai fame, Guido?

DORA

Olga, direi che possiamo preparare qualcosa di sfizioso per il nostro giovane affamato.

OLGA

Le garba il brasato? Io ci metto anche le olive quelle che pizzicano. La fo restare a bocca aperta.

ANNARITA

Quanto resti qua a Firenze?

MATILDE

Assomigli sempre di più a tuo padre. Il profilo è il suo, vero Dora?

DORA

Due gocce d’acqua.

GUIDO

Ecco.

Guido porge una scatola di cioccolatini.

MATILDE

Ma perché ti sei voluto disturbare…

GUIDO

Un pensiero.

ANNARITA

Buoni!

Matilde toglie la scatola di sotto da Annarita.

MATILDE

Li mangeremo dopo cena che così ce li gustiamo meglio.

DORA

Ada, porta la valigia del signorino nella camera rossa.

Adelaide e Guido si guardano.

ADELAIDE

Oddio come è pericolosamente gradevole da guardare. Speriamo che non lo sbranino.

GUIDO

Sono felice che il babbo e la mamma m’abbiano permesso di venirvi a trovare, cara zia. E poi Firenze è tutta un’altra roba. Qua è… che… le strade, per esempio, sono lastricate. Capito? E non è tutto un fangume come da noi.

MATILDE

E vedrai quante cose ti porteremo a visitare: c’è il Duomo, poi le Cascine, ci si va in carrozza.

ANNARITA

Mamma andiamo anche su al Piazzale?

MATILDE

E poi una visita anche in Palazzo Vecchio e magari anche nel nuovo quartiere del centro, che sembra di stare a Parigi con quelle strade larghe che hanno aperto…

ANNARITA

Mamma! E il Piazzale…?

MATILDE

Poi voglio portarti anche in San Marco e in Santissima Annunziata, così si fa un voto alla santissima Madonna che tutto vada come deve andare.

ANNARITA

Il Piazzale…!

MATILDE

E poi ti si porta al Piazzale che la vista di lassù ti fa sentire in paradiso.

GUIDO

Sono contento, zia. Tanto. Grazie. Che poi… grazie.

MATILDE

Adesso ti faccio accompagnare nella tua camera così potrai cambiarti che sei tutto impolverato…

GUIDO

Perché da noi le strade non sono lastricate…

DORA

Ma prima un saluto alla signora Morena avanti che prenda il suo sonnellino, la aiuterà a rasserenarsi che stamani era tutta agitata.

MATILDE

Giusto. Te la ricordi la vecchia zia Morena?

GUIDO

Vostra madre, zia?

MATILDE

Sì.

GUIDO

Quella cicciona…?

ANNARITA

Andiamo su!

Annarita trascina Guido su per le scale. Matilde li segue. Dora esce dal salone.


DODICESIMO QUADRO

Adelaide resta sola con la cuoca.

Adelaide fa per uscire quando le si apre la valigia del ragazzo e le cade a terra tutto il contenuto.

Si mette subito a rimettere tutto dentro.

OLGA

E brava Adelaida. Ma una giusta proprio non la sai fare…

ADELAIDE

Io faccio il possibile. Ma non è facile: non l’ho mai fatta la cameriera.

OLGA

La prima volta?

ADELAIDE

Non immaginavo che fosse tanto complicato.

OLGA

Eppure a me mi sembra di averti visto: ma dall’avvocato Boschi c’hai mai bazzicato? Che ci lavorava mia cugina Ernesta e c’era una imbranata come te.

ADELAIDE

No. L’avvocato lo conosco perché lavorava per il babbo, ma io non ho mai lavorato per lui.

OLGA

E sai prima o poi mi torna a mente.

Olga guarda le cose del signorino Guido.

OLGA

Robuccia. Che magari è anche la migliore che c’ha. Non c’è nulla da fare: i disgraziati si riconoscono da lontano. T’hai voglia a rivestire…

ADELAIDE

Non è ricco, il signorino?

Olga, mentre parla, mangia qualche cioccolatino di nascosto da Adelaide.

OLGA

Se era ricco veniva a fare il carino da queste streghe? L’avranno mandato a chiedere qualche soldo, che il suo babbo fa il contadino a Montale, dove la miseria si taglia col coltello. Gli sarà andato male il raccolto o gli saranno morte le bestie: tre anni fa, quando c’era vivo il padrone, vennero tutti in sfilata a chiede un obolo: sembrava carnevale da come s’erano conciati.

Adelaide ha finito di rimettere tutto in ordine.

ADELAIDE

Non lo dire a Dora che mi è caduta la valigia…

OLGA

Sennò che mi fai?

ADELAIDE

Ti sbuzzo come un maiale.  Per favore, non dirle niente. E io ti lavo il pentolone per tutto il mese.

OLGA

Hm. Vedremo.

ADELAIDE

Grazie.

Olga esce.


TREDICESIMO QUADRO

Non appena la cuoca è uscita, Guido esce velocemente dalla camera della vecchia zia.

E’ decisamente turbato.

Adelaide è sotto la scala e lui non la vede.

Scende le scale e si asciuga il sudore con un fazzoletto.

I due si vedono ed entrambi sono imbarazzati.

ADELAIDE e GUIDO

Mi scusi…

ADELAIDE e GUIDO

Sono che mi scuso…

I due si guardano, imbarazzati.

ADELAIDE

Stavo portando la valigia nella sua camera, signorino.

GUIDO

Aspetti. Che volevo prendere una cosa, posso?

ADELAIDE

Ma ci mancherebbe.

GUIDO

Non me la ricordavo così… così… la zia Morena… non che me la ricordassi bene però mi ricordavo che era… ma non così… così…

ADELAIDE

Così come?

GUIDO

Come come?

ADELAIDE

Io non l’ho mai vista.

GUIDO

Una bella fortuna. No, voglio dire, che la zia essendo malata… cioè… oddio… non mi creda irrispettoso, signorina… signorina?

ADELAIDE

Adelaìde di Biancafrancia Guiscola D’Avry.

GUIDO

Accidenti che bel nome. Resta impresso.

ADELAIDE

Mica tanto. Comunque lei mi chiami pure Adelaide. Da te comunque accetto anche se mi chiami Asdrubala. Non mi offendo.

GUIDO

Guido Manetti.

I due si stringono la mano.

ADELAIDE

Che emozione. Che bella stretta vigorosa.

GUIDO

Le ho fatto male? E’ che noi di campagna…

ADELAIDE

No, anzi. Il babbo diceva sempre che la stretta di mano è una prova di carattere. E lui si fidava solo di chi la teneva forte e decisa: criticava sempre l’ambasciatore di Spagna perché la teneva molle e ci diceva sempre che sarebbe finito male. E infatti: coinvolto con una ragazza di malaffare. Fu un grosso scandalo.

GUIDO

Ma io di duro c’ho solo la stretta di mano. E la testa; dice il babbo. Vorrei averci il carattere ma… anche la vista della zia… oddio… sei ci ripenso…

Guido si sente mancare.

Adelaide lo sostiene.

GUIDO

Adelaide, io vi amo.

ADELAIDE

T’immagini che meraviglia se me lo dicesse, così a bruciapelo.

GUIDO

Adelaide, io vi amo.

ADELAIDE

Oioi.

 GUIDO

Adelaide, io vi amo.

ADELAIDE

Dillo ancora.

GUIDO

Adelaide, io vi amo. Scusatemi, deve essere il viaggio che mi ha scombussolato così. Posso chiedervi un po’ d’acqua?

Adelaide si precipita al tavolino per prendere il bicchiere.

Poi porta l’acqua al ragazzo.

GUIDO

Mi passate una delle mie pastiglie perfavore?

Adelaide esegue. Guido la apre e cerca nella valigia.

Trova una scatoletta dalla quale toglie delle pasticche.

Ne prende una.

ADELAIDE

Va meglio?

GUIDO

Ora che ci siete voi andrà tutto bene, Adelaide. (fa un piccolo sbuffo) Mi sento lo stomaco un po’ rigirato. Ma spero che con la cena vada tutto a posto.

ADELAIDE

La cuoca è molto brava.

GUIDO

La mamma mi ha detto che mi devo contenere a tavola. Infatti in valigia ho messo un pezzo di formaggio e del salame. In caso mi venisse fame la notte. Il buon appetito è sempre considerato di cattiva educazione. Come se i ricchi non mangiassero.

ADELAIDE

Qua non ci farà caso nessuno, state tranquillo.

GUIDO

Sei un angelo, Adelaide. (fa di nuovo uno sbuffo). Meglio così.

Si sentono le voci di Annarita e Matilde che chiamano Guido.

MATILDE (f.c.)

Guido!

GUIDO

La zia! Signorina, siate gentile, datemi un momento prima di rincontrare la zia. Trattenetele, che ho ancora bisogno di…

ADELAIDE

Nascondetevi qua. Ci penso io a te, mio bellissimo Guido. Non vi vedranno.

GUIDO

Grazie.

ADELAIDE

Oddio come mi piace. Ancora.

 

GUIDO

Amore mio.

ADELAIDE

Ancora.

GUIDO

Amore mio.

QUATTORDICESIMO QUADRO

Le due donne appaiono dalla scala.

MATILDE

Guido!

ANNARITA

Guido!

MATILDE

Guido!

ANNARITA

Io lo sapevo che non gli andava fatta vedere, la nonna. Noi ci siamo abituati ma lo sai che effetto deve fare a uno che non l’ha mai vista?

MATILDE

E’ un uomo o una mezza calzetta? Se non regge questo allora non è un buon partito.

ANNARITA

Un buon partito?

MATILDE

Adela, dove è andato il signorino?

ADELAIDE

Credo che sia uscito, signora.

MATILDE

Come “credi”? E’ passato di qui o no?

ADELAIDE

Ero in cucina, signora.

MATILDE

E quella? (Indicando la valigia)

ADELAIDE

Ma cos’è l’Inquisizione Spagnola? Aspettavo di sapere da Dora se devo lasciarla in camera o anche disfarla.

ANNARITA

Ma che vuol dire, mamma, un buon partito? Mi chiede in sposa?

MATILDE

Taci, cretina. Lascia fare a mamma tua che tutto andrà come deve andare. Dora!

ANNARITA

Mi devo sposare, mamma?

MATILDE

Dora!

DORA

Eccomi signora.

MATILDE

Cerca il signorino. E’ sparito. Non vorrei che si perdesse per il palazzo.

ADELAIDE

Si: ora siamo a Versailles. Slegate i cani!!!

DORA

Subito signora.

Dora comincia a cercare il signorino.

Lo cerca come un segugio per tutta la casa.

Adelaide la guarda e ride.

MATILDE

Cerchiamo di non perdere la calma e di restare bene coi piedi per terra.

ADELAIDE

Signorina, ha una scarpa slacciata.

ANNARITA

Oddio.

ADELAIDE

Ci penso io, signorina. Lasci, che è molto complicato.

ANNARITA

Grazie Adina. Spiegami mamma. Non tenermi sulle sprine.

MATILDE

Quanti anni hai?

ADELAIDE

Centosessantaquattro.

ANNARITA

Ma che domanda è, mamma? Non si chiede l’età a una signora.

MATILDE

Appunto: sei una signora. E una signora, alla tua età, dovrebbe essere sposata. Perché credi che sia venuto qua, il nostro Guido?

ANNARITA

Per chiedere soldi.

MATILDE (restando stupita della lucidità della figlia)

No, per i sold… Appunto…

ANNARITA

E allora coi soldi lo possiamo spingere a sposarmi? Oddio che bello, mamma.

ADELAIDE

Oddio che orrore.

MATILDE

Non è ricco, non ha stile, non è elegante.

ADELAIDE

Per fortuna lui sta sentendo tutto.

MATILDE

Si muove che sembra una bisaccia vuota, parla come un contadino.

ADELAIDE

Ancora ancora! Le senti, Guido?

MATILDE

Ma per quanto sia ruvido come una scarpa sudicia, stai pur certa che da lui non t’arriveranno busse né partacce. Non ne ha l’animo. Vedrai che sarete felici. Perché io lo voglio tanto che tu sia felice, bambina mia. Come io non lo sono mai stata.

ANNARITA

E che devo fare, mammina?

MATILDE

Sii gentile e fai accenno, ogni tanto, a quello che t’ha lasciato il babbo.

ANNARITA

La villa di Poggio a Caiano, per esempio?

MATILDE

Per esempio.

ANNARITA

Le tre fattorie di Borgo a Buggiano?

MATILDE

Così, en passant.

ANNARITA

E la rendita che i titoli mi affruttrano gliela devo dire?

MATILDE

Ripetere più d’una volta, che quella sarà il colpo finale.

ANNARITA

Centotrentasettemila lire e duecento cinquantaquattro centesimi.

ADELAIDE

Quanto ha detto?

ANNARITA

Centotrentasettemila lire e duecento cinquantaquattro centesimi.

MATILDE

Ogni tanto la butti là.

ANNARITA

Sai quanti capelli ho in testa?

ANNARITA e MATILDE

Centotrentasettemila e duecento cinquantaquattro.

ANNARITA

Come la rendita! Quanti giorni mancano a Natale?

ANNARITA e MATILDE

Centotrentasettemila e duecento cinquantaquattro.

ANNARITA

Come la rendita!

MATILDE

Sono ingrassata di qualche chilo!

ANNARITA

Di quanto?

ANNARITA e MATILDE

Centotrentasettemila e duecento cinquantaquattro.

Le due donne escono ridendo e ripetendo la cifra.


QUINDICESIMO QUADRO

Adelaide resta sola.

E’ esterrefatta dalla meschinità di quelle due donne.

ADELAIDE

Che brutte. Ma brutte. Brutte. E pure ricche. Brutte ricche. Ma Guido ha sentito tutto e non cadrà nella loro trappola. Dio misericordioso che vegli sui deboli di questa terra, grazie!

Adelaide va verso il nascondiglio dove si era nascosto Guido.

ADELAIDE

Signorino?? Non c’è più. Dio misericordioso che vegli sui deboli di questa terra… Grazie.

Adelaide apre il nascondiglio ma Guido non c’è più.

ADELAIDE

Signorino? Signorino? E’ uscito dall’altra parte… ma avrà sentito? Sarà scappato proprio per quello… magari è già fuggito via, inorridito da questi meschini raggiri… via? Non lo rivedrò più…

Adelaide si accascia triste e piange sommessamente.


SEDICESIMO QUADRO

Adelaide si asciuga il naso e si riprende.

ADELAIDE

No. Non può finire così. Io non ne posso più di tutte queste sventure. Lo scandalo, le calunnie, il vilipendio, la bancarotta, la morte, la solitudine. Quanto ancora dovrò sopportare tutto questo?

Appare da dietro una porta Guido, legato ed imbavagliato.

Si contorce e si lamenta.

ADELAIDE

Guido!

Adelaide gli si lancia contro e gli toglie il bavaglio.

GUIDO

Fuggiamo, Adelaide. Qua c’è una congiura in atto.

ADELAIDE

Lo so. Ho cercato di metterti al corrente ma quelle sono più scaltre di quanto non pensassi.

Adelaide cerca di slegare Guido.

GUIDO

Fa presto!

ADELAIDE

Questi nodi li ha fatti Dora, credo che sia stata mozzo in un peschereccio di tonni.

GUIDO

Per questo ha sempre quel terribile odore.

ADELAIDE

Non ce la faccio!

GUIDO

Prendi un coltello.

ADELAIDE

E dove lo trovo?

GUIDO

Nella mia tasca…

ADELAIDE

Oh, ma io non posso…

GUIDO

Avanti, amore mio! Fallo!

Adelaide mette la mano nella tasca dei pantaloni di Guido. E’ molto imbarazzata.

Riesce ad estrarre un coltellino.

GUIDO

Con quello ci sgozzo i maiali.

ADELAIDE

Non vedo l’ora di vederti all’opera!

GUIDO

Presto!

Adelaide si mette a tagliare col coltello. Ma ferisce alle mani il ragazzo.

GUIDO

Aha!

ADELAIDE

Scusa, Guido!

Guido si libera.

GUIDO

Sei perdonata, amore!

ADELAIDE
Ancora!

GUIDO
Sei perdonata, amore!

ADELAIDE
Ancora!

GUIDO
Sei perdonata, amore!

ADELAIDE
Ancora!

GUIDO
Dobbiamo andare, amore! E ora andiamo!

ADELAIDE

Dove?

GUIDO

In uno di quei posti dove il giorno stai al sole e la sera ti ubriachi e fai l’amore.

ADELAIDE

Oddio bello…

Lui la prende per la mano e fanno per fuggire.

Ma la porta si spalanca e appare Matilde. Dietro di lei Annarita.

Matilde ha legata con un guinzaglio, tipo mastino, Dora che ringhia furiosa.

MATILDE

Dove credete di andare?

ANNARITA

Stanno scappando!

ADELAIDE

Vecchiaccia!

ANNARITA

Guido, amore mio!

GUIDO

Non chiamarmi amore! Sudicia ciabatta!

MATILDE

Non uscirete vivi da qua!

ADELAIDE

Meglio la morte che continuare a stare a servizio!

MATILDE

Ti accontento con grande piacere: Olga!

Appare Olga con uno spadone e una mannaia.

La donna si avvicina ai due.

GUIDO (ad Adelaide)

Stai indietro!

I due si fronteggiano e la donna cerca di colpire più volte il ragazzo. C’è una lotta violenta.

Ma alla fine, Guido infilza la donna che stramazza a terra.

MATILDE

Olga! No! Dora: sbranalo!

Adelaide stacca dalla parete un fucile e spara a Dora.

Che guaisce e scappa via. Con la coda fra le gambe.

Punta adesso il fucile verso le due donne.

ADELAIDE

Adesso ci lascerete fuggire via…

GUIDO

Ma prima dateci i certificati dei buoni  del tesoro.

ANNARITA

La mia rendita…

ADELAIDE

Quelli che fruttano...

TUTTI

Centotrentasettemila lire e duecento cinquantaquattro centesimi.

MATILDE

La dote di mia figlia, no!

ADELAIDE

Per tutte le cattiverie che mi avete detto: è il prezzo da pagare.

Annarita da i certificati del tesoro a Guido.

ADELAIDE

E ora via verso un nuovo destino insieme.

Le due donne escono piangenti.

Guido prende la porta veloce.

Adelaide si risveglia dal suo sogno.


DICIASSETTESIMO QUADRO

Adelaide sola nella stanza, ascolta il silenzio.

Il sogno che ha fatto l’ha molto divertita ma tornare alla realtà può essere molto duro.

Resta ancora in uno stato di immaginazione, cullando la propria malinconia.

Rientra Dora con Guido.

Adelaide si nasconde sulle scale per non farsi vedere.

DORA

Signorino, non si senta a disagio: di qualsiasi necessità abbia occorrenza la chieda. Per me servirla sarà un grandissimo piacere. Dico davvero.

GUIDO

È che non sono avvezzo. Io le cose me le fo da me.

DORA

E qua le cose gliele faccio io. Vedrà come si abituerà presto alla bella vita.

GUIDO

Ma mica mi ci devo fare troppo la bocca che poi si torna al campo.

DORA

Non è detto, se sa giocare a modo le carte.

GUIDO

Un pochino a briscola, scopa un po’ meno: coi conti, io, non ci vo tanto d’accordo…

DORA

I conti li farò io, che ci vuole? Apra gli occhi. Qua c’è una signorina che non vede l’ora di mettersi un anello al dito.

GUIDO

Chi? Mia cugina?

DORA

E’ una ragazza così docile, amorosa. E un giovane come lei ha ben i suoi argomenti.

GUIDO

No, non ho capito…

DORA

Vada, diretto. La guarda negli occhi e le fa la proposta.

GUIDO

La propos…

DORA

Di matrimonio. E’ facile. E guardi: a chi apparterrà tutta questa roba, dopo?

GUIDO

Dopo il matrimonio… a me.

DORA

E chi comanderà la casa, decidendo cosa si deve comprare, mangiare, vestire?

GUIDO

Io.

DORA

Bravo: “io”.

GUIDO

No, ma io mica son bono. E poi la mia cugina è vecchia… pare la mi’ mamma.

ADELAIDE

Quando si sveglia la mattina anche la su’ nonna.

GUIDO

È troppo vecchia per me. E se poi s’ammala e finisce a letto come (Guido imita la zia Morena) “Matilde”…?

DORA

Lei sarà libero di fare quello che le pare. La moglie inferma in un letto e Guido…

GUIDO
E Guido?

DORA
E Guido..

GUIDO

…a giocare con le oche nell’aia tutto il giorno!

DORA

Se le piace così chi glielo impedisce? Ma pensi alle cose che potrà comprarsi…

GUIDO

Duecento oche!

DORA

Mille oche!

GUIDO

Mille? Tutte mie. E ci fo le corse. Anche in salotto.

DORA

E si ricorderà che la vecchia Dora le ha dato una mano. Che lei le ha detto: vai e falle la proposta. Un dubbio? Un problema? Chi la sa la soluzione? Si può fare questa cosa? A chi si chiede il permesso?

Guido la indica.

La donna annuisce, soddisfatta.

DORA

Bravo.

GUIDO

Voi siete un angelo, signorina. Grazie. Io non avevo capito nulla, non ci sarei mai arrivato da solo. Io vi sarò grato per sempre. Grazie. Ma grazie davvero.

Guido esce. Sognante.


DICIOTTESIMO QUADRO

La scena si rianima: è passato qualche giorno.

La signora Matilde entra tutta garrula e sorridente.

Guido è già più a suo agio in salotto e sta seduto sgranocchiando pistacchi.

Adelaide scende le scale con un vassoio di bicchierini e del vin santo.

MATILDE

Avanti, Annarita, facci vedere!

DORA

La stiamo aspettando signorina!

ANNARITA (f.c.)

Ma io mi vergogno.

GUIDO

Ahhha! Voglio proprio vederti!

MATILDE

Non fare la sciocca ed esci! Olga! Vieni! Annarita si esibisce per noi!

ANNARITA (f.c.)

Ma dai, mamma!

MATILDE

Avanti!

DORA

Signorina, se si esibisce adesso davanti a noi, poi alla festa sarà meno agitata, no?

Entra Olga.

MATILDE

Ci siamo tutte e ti stiamo aspettando. Ada, se vuoi puoi restare anche tu.

ANNARITA (f.c.)

No, mamma. Non ce la faccio!

MATILDE

Ma se prima l’hai fatto benissimo.

ANNARITA (f.c.)

Ma prima c’eri solo te!

MATILDE

E adesso ci siamo tutte, avanti, poche storie!

DORA

Avanti signorina!

Dora prende il carillon e comincia a girarlo.

Appare Annarita vestita come una gheisha giapponese, o meglio, come la sua parodia.

Entra e comincia a fare un balletto.

E’ sgraziata e canticchia a voce bassa una melodia cineseggiante.

Matilde le ricorda i gesti che deve fare, la imbecca.

Le corregge i movimenti quando sbaglia.

Adelaide e Guido si guardano: lui ride e la prende in giro.

Adelaide ride anche lei facendo attenzione che nessuno la veda.

I due si divertono. Il patetico balletto finisce.

Tutti applaudono entusiasti e divertiti.

ADELAIDE

Che orrore.

Annarita è contenta ma si nasconde la faccia, imbarazzata.

DORA

Bravissima signorina, che grazia!

ADELAIDE

Un cammello zoppo non sarebbe riuscito a fare di meglio.

OLGA

A me m’ha rammentato una cartolina che ho visto al circo. Bella! Esotica.

ADELAIDE

Stasera si esibirà per voi la bertuccia ballerina di Shangai!!

MATILDE

Attenta con quel piede: non lo devi alzare troppo!

ANNARITA

Lo so mamma. Ma mica è facile.

MATILDE

Guido: ma come è la nostra Annarita?

ADELAIDE

Dille che fa schifo, dille che fa schifo!

GUIDO

Io non mi intendo di ballo, ma sei davvero brava, cugina mia.

ADELAIDE

Giuda Iscariota..

GUIDO

È il ballo più bello che io abbia mai visto. Brava davvero.

Annarita gli si butta al collo e lo abbraccia forte.

ANNARITA

Come son contenta! Grazie, Guidino. Se lo dici te, ci credo.

ADELAIDE

No. Così non si fa: non ha ballato bene. Non ha nemmeno ballato, poi. Sembrava un’anguilla che si contorceva sui trampoli. Pensano che alla festa della Salviati si faranno problemi a riderle in faccia? Così non le state mica facendo del bene! Questa, già è brutta, vecchia, scema come una scimmia, ma che almeno abbia dignità. E gliela levate del tutto con queste bugie. Babbo lo diceva sempre: “Dì la verità Adelaide: trova le parole giuste, non ferire ma parla sempre con sincerità. Il mondo non si migliora con le menzogne e le mezze verità”. Babbino mio. Se fossi qua tu si che metteresti tutto a posto e sono certo che la faresti ballare pure bene, questa scimpanzé!

MATILDE

Adela, non dici niente? Ti è piaciuto?

Adelaide si sente ghiacciare il sangue.

Si blocca e sta immobile.

GUIDO

E’ senza parole. Come me! Come tutti quelli che alla festa la vedranno! Non vedo l’ora!

MATILDE

Adesso però dobbiamo trovare il modo di aggiustare questo finale che ancora non mi convince.

OLGA

La cena è quasi pronta, signora.

ANNARITA

Allora spiccioliamoci, mamma, che voglio che sia prefetto!

Tutte le donne escono e restano Adelaide e Guido.


DICIANNOVESIMO QUADRO

Quando tutti sono usciti Guido scoppia a ridere come un matto.

Adelaide lo guarda con rimprovero.

GUIDO

Scusate, ma manca poco che mi esplode la pancia se non rido!

Guido imita la cugina, prendendola ancora di più in giro.

GUIDO

Ma come le è venuto di mettersi a fare la scema in quel modo… io sprofonderei sotto terra. V’ ho salvato: almeno non avete dovuto dire una bugia!

ADELAIDE

Non l’avrei detta.

GUIDO

Ma siete stata zitta.

ADELAIDE

Stavo cercando le parole giuste, per farle capire che alla festa dei Salviati ci saranno persone che non leggeranno in questa sua esibizione la dolcezza, e se vogliamo, l’ingenuità di un gioco. La feriranno. E che forse, per una prima apparizione in società, è un’idea troppo eccentrica. Questo le avrei detto.

GUIDO

E se vi avessero rimproverato?

ADELAIDE

Avrei risposto che io la Contessa la conosco: e come sapevo che odia le pellicce so anche che è molto formale. Mai si son visti a Palazzo Salviati esibizioni di questo tipo.

GUIDO

E come fate  a conoscerla?

ADELAIDE

Le nostre famiglie erano molto legate. Io e Salvina, la figlia della Contessa, abbiamo praticato scherma assieme. Lei era imbattibile. Mio padre ha più volte interceduto verso i loro creditori quando hanno avuto problemi e solo la sua parola li ha salvati dalla rovina. Ma non ci hanno ricambiato il favore quando ne abbiamo avuto bisogno noi. Sono infidi, crudeli.

GUIDO

Ho fatto male a dire una bugia?

ADELAIDE

Secondo me sì. Vostra cugina ha tante doti, ma nessuno la stimola nel modo giusto. Nessuno la corregge quando sbaglia le parole.

GUIDO

Ora mi sento in colpa… Ho sbagliato tutto! Ma i’ babbo dice che devo fargliela la proposta di matrimonio.

ADELAIDE

Ma vostro padre è un uomo giusto?

GUIDO

È burbero e ignorante e quando mangia la minestra fra frrrrr…

ADELAIDE

Perché allora voler seguire il suo esempio?

GUIDO

C’hai ragione… oh, scusi… scusate… c’ha ragione… è che sono confuso…

ADELAIDE

Non importa, anzi. Mi fa piacere se ci diamo del tu…

GUIDO

Grazie.

ADELAIDE

Oddio, ma sto facendo come Dora? Modello gli altri a mio piacimento. Non voglio essere come quella là… io voglio che Guido mi voglia bene perché lo pensa, non perché lo ipnotizzo…

GUIDO

Quando parlate è come se mi… non so come spiegare.

ADELAIDE

Allora è proprio così. No. Io non voglio che lui faccia quello che voglio io. Farà la sua strada, deciderà per se stesso. Io sono vecchia per lui, brutta, e senza un soldo. Non deve scegliere me. Deve scegliere chi vuole.

GUIDO

Cavolo se c’hai ragione. Che anche io voglio che mi si dicano le cose vere, che tanto io la sento la puzza di frottola. Più della puzza di merda. Grazie Adelaide. Sei in gamba. Io invece sono uno schifoso.

ADELAIDE

Ma che dici, Guido?

GUIDO

Io mi sono messo in testa che posso diventare il padrone e che poi posso portare le oche e fare tutto il giorno quello che mi pare, ma non è quello che voglio. Io l’Annarita non la voglio sposare!

ADELAIDE

E allora non sposarla!

GUIDO

E come posso fare?

ADELAIDE

Archibùsati!

GUIDO

Eh?

ADELAIDE

“Imbraccia l’arme. Indossa l’elmetto

che il nemico è crudo e negletto.

Mira al cuore ma ancor non sparare

Che la guerra la vince chi sa non ferire”

GUIDO

O che canzoncina l’è?

ADELAIDE

Me l’ha insegnata il nonno Luigi Vittorio Biancafrancia Guiscola D’Avry Cavaliere de Tourelle: “Archibùsati” . Mi diceva sempre: “Archibùsati, piccina mia, che se ti vedono così scricciolina ti si mangiano in un sol boccone!” Prendi l’archibugio.

GUIDO

Il fucile!

ADELAIDE

Esatto. “Sii pronta alla pugna…”

GUIDO

Alla prugna?

ADELAIDE

Alla pugna! Vuol dire “battaglia”…. Ma aspetta a combattere che poi non si torna indietro.”

GUIDO

E che vuol dire?

ADELAIDE

Che devi essere pronto a farti valere. A combattere. A difendere i tuoi diritti. Ma pronto non vuol dire che devi farlo per primo. Non farle la proposta. Nessuno ti può costringere a farla.

GUIDO

Vero. Io mi chiudo la bocca e non le dico nulla. E quando torno a casa, se il babbo mi dice qualcosa io gli dico che lei m’ha detto di no.

ADELAIDE

Bravo.

GUIDO

Però è una bugia.

ADELAIDE

Questa non conta. E’ Archibusarsi, questo.

GUIDO

Giusto! “Mi armo ma senza fretta son pronto alla pugnetta”. E anzi, io a casa non ci torno proprio. Io vo via, che già da un po’ che ci penso. Io non ci voglio tornare a pigliare le botte e gli urli. Io vo via. Te che dici?

ADELAIDE

Di che?

GUIDO

Faccio bene a andare via? È archibusarsi, questo?

ADELAIDE

Certo! Fai bene a fare quello che senti.

GUIDO

C’hai sempre la risposta giusta: ma come fai?

ADELAIDE

Perché mi hanno insegnato a pensare.

GUIDO

Pensare? M’insegni anche a me?

ADELAIDE

Te sai già pensare. Forse ti ci vuole un altro pochino di esercizio…

GUIDO

E se si scappa via insieme? Te ce l’hai un posto dove andare?

ADELAIDE

Scappare via? Ma me lo sto immaginando oppure è vero? Me lo sta chiedendo davvero?

GUIDO

Gnamo dai, si. O non l’hai detto ora? Sennò fai come il ciuco che prima tira poi si ferma.

ADELAIDE

Non lo sto immaginando: io non mi sarei paragonata ad un ciuco. Invece gli avrei fatto dire…

GUIDO

Non perdiamo tempo, amore mio e fatti rapire come un’odalisca del sultano!

GUIDO

No! Ma che si fa? E dove si va?

ADELAIDE

A Piacenza. Dal Conte Bassanini di Castelregolo. Il vecchio conte ha perduto il figlio qualche anno fa di scarlattina e si è rinchiuso in un isolato ritiro. Mi scrisse una lettera dicendo che ero l’unica persona che avrebbe voluto rivedere perché mi si era affezionato come di un padre.

GUIDO

E che dici, ci aiuterà?

ADELAIDE

Non lo so, ma se siamo insieme possiamo provarci.

GUIDO

Arbidugiamoci. Archibugidigia…

ADELAIDE

Archibugiamoci.

GUIDO

Quello!

Adelaide si allontana.


VENTESIMO QUADRO

Entra Annarita piangendo come una fontana.

Urla e strepita.

Guido le è subito vicino.

ANNARITA

Ma cosa ho fatto?

GUIDO

Ma nulla! È che devo andare… c’ho da fare delle cose…

ANNARITA (piangendo disperata)

E quando torni?

GUIDO

Presto… cioè. Appena capisco come risolvere un po’ di queste cose se posso, torno...

ANNARITA (piangendo disperata)

Ma io pensavo che restavi qua…

GUIDO

Mi dispiace…

Entra Matilde preoccupatissima.

MATILDE

Ma che succede?

MORENA (f.c.)

Matilde? Che succede?

Annarita le si lancia fra le braccia.

MATILDE

Tesoro fai piano che svegli la nonna…

ANNARITA

Vuole partire!

GUIDO

Non è che voglio… cioè si voglio… ma è che anche devo.

MATILDE

Avete litigato?

GUIDO

No.

MATILDE

E allora perché ci vuoi lasciare da sole?

GUIDO

Perché io…  devo capire… se… cioè… il babbo mi ha detto… ma io… insomma zia, io devo partire…

ANNARITA

Ecco, lo senti!

MATILDE

Torni a casa?

GUIDO

No.

MATILDE

E che farai allora? Ti rendi conto che qua hai un posto sicuro, dove sei amato, dove puoi fare tutto quello che vuoi. Perché ci vuoi lasciare?

GUIDO

Perché sì.

MATILDE

Ma insomma almeno sapere dove vai!

GUIDO

A Piacenza!

ANNARITA

E chi c’è a Piacenza? La tua fridanzata?

GUIDO

Il conte Bassanini.

MATILDE

Ma cosa stai dicendo, Guido? Ti sta dando di volta il cervello?

GUIDO

Ascoltate, zia: per me non è facile dire quello che vi dico ma lo farò che le bugie non vanno bene. E non mi farete cambiare idea. Io sono molto deciso. Io vado via con Adelaide. Con lei andremo dal Conte Bassanini, che lui le vuole bene che gli è morto il figliolo e che ci accoglierà in casa, poi quello che succederà io non lo so ma so che non voglio né tornare a casa, né restare qua. Ecco l’ho detto - Dio come era difficile ma però ce l’ho fatta.

MATILDE

Ragazzo mio adorato. E da dove ti salta fuori tutta questa storia?

GUIDO

Adelaide mi ha detto che…

MATILDE (con grande dolcezza e dispiacere)

Ma Adelaide è pazza. È una povera grullina che abbiamo preso al manicomio. Suor Antonia ha garantito che era pronta ad uscire e che lavorare in una casa le avrebbe fatto bene. E io, ho accettato per darle una mano. Ma non ti sei accorto di come è sempre assente? Non vedi come non riesce a fare niente di quello che le viene chiesto?

GUIDO

E allora…

MATILDE

E allora le cose che dice non le dice per cattiveria, magari le crede davvero ma non sono vere.

ANNARITA

Oddio mamma, che cosa terribile: essere sceme e non rendersene conto. Perché non me lo hai detto?

MATILDE

Perché Suor Antonia si è raccomandata di trattarla sempre come una persona “normale”. Se sbaglia, rimproverarla, se fa bene, elogiarla. Ma mai trattarla come una scema.

ANNARITA

E se ora mi scappa di chiamarla scema?

MATILDE

Trattieniti, tesoro. Che nella vita non si può sempre dire tutto quello che si vorrebbe.

Guido è molto scosso.

Matilde e Annarita escono.

ANNARITA

E nemmeno mentecatta posso chiamarla allora…

MATILDE

Direi di no.

ANNARITA

Grulla?

MATILDE

No.

ANNARITA

Grullina però è anche affettuoso, tu me lo dici sempre…


VENTUNESIMO QUADRO

Guido è rimasto solo. E’ molto scosso dalle parole di Matilde.

Entra Olga.

OLGA

Signora mi sa che il formaggio è andato in muffa…

Guido la vede.

OLGA

Dove è la signora?

Guido non risponde.

OLGA

Oi coso. “A domanda rispondi”: si dice a casa mia.

Guido la guarda.

Olga gli passa oltre, cerca la signora.

OLGA

Signora? Signora?

MORENA (f.c.)

Matilde!

OLGA

Eccola quest’altra.

MORENA (f.c.)

Matilde!

OLGA

Signora Morena, cercavo la signora Matilde!

MORENA (f.c.)

Matilde!

OLGA

Sie… bona!

Guido sta piangendo. E cerca conforto appoggiandosi alla cuoca.

Lei lo guarda. Non capisce cosa stia facendo. Resta immobile.

Lui cerca di abbracciarla perché è sempre più disperato e abbattuto ma lei non reagisce.

Resta ferma e impassibile.

OLGA

C’hai finito di brancicarmi?

Guido si stacca da lei.

Olga esce.

Guido resta immobile.


VENTIDUESIMO QUADRO

Adelaide scende di corsa le scale. E’ pronta per partire.

Ha una valigetta e un mantello da viaggio.

Ha un buffo cappellino in testa. È tutta contenta.

ADELAIDE

Guido! Io sono pronta. Te non hai preso le valige?

Guido si alza, si asciuga gli occhi e si soffia sonoramente il naso.

ADELAIDE

In questa casa c’è un umido… ti sei preso il raffreddore?

Guido sfugge alla vista di lei.

ADELAIDE

Io sono pronta. Andiamo. Non ho trovato la lettera del Conte con l’indirizzo della villa ma lui a Piacenza è tanto conosciuto. Chiederemo per strada. Guido ma che hai? Non aver paura, che ne ho già abbastanza io per tutti e due.. Però una cosa la voglio fare prima di andare via: voglio vedere la vecchia. Che sennò lo sai quante volte me ne pento di non aver dato una sbirciatina… te aspettami qua. Ma vai a pigliare la valigia, dai!

Adelaide risale le scale velocemente.


VENTITREESIMO QUADRO

Si sente la voce di Adelaide dalla stanza di zia Morena.

ADELAIDE

Ahahah! Signora Morena? Oddio ma cosa si è messa in testa? Quello non è un cappello, è un abajour!

Si sente un grido fuori scena.

Annarita rientra felicissima.

Guido si toglie un anello dal dito e lei glielo prende contentissima.

ANNARITA

Mamma! Mamma! Vieni!

Tutte le donne rientrano velocemente.

DORA

Che succede signorina?

MATILDE

Tesoro?

OLGA

Che c’è?

Annarita continua a ridere felice.

DORA

Signorina, si sente bene?

ANNARITA

No, Dora: non più “signorina”! Son la signora Annarita Rosa Zuffarello Manetti. Guarda, mamma!

Le mostra l’anello.

MATILDE

Tesoro: non è mica platino…

ANNARITA

Fosse anche latta io gli ho detto di sì. Domani si va dal gioielliere e me lo compro da me quello da far vedere a tutti.

MATILDE

Il nostro Guido s’è fatto avanti!

DORA

Complimenti, signorina. Che gran giorno.

ADELAIDE

E il viaggio di nozze lo voglio fare in Russia!

MATILDE

O perché la Russia?

ANNARITA

Così, col freddo, si deve stare vicini vicini.

Adelaide assiste alla scena.

Ammutolita.

MATILDE

Che grande notizia, bambina mia. Olga, stasera non preparare nulla, metti tutto in dispensa che noi si va subito a Montecatini dai cugini. Che non c’abbia a ripensare. Dora, fai preparare la carrozza… Ada!

La signora chiama Ada e poi la vede.

MATILDE

Eccoti, dammi una mano a prepararmi che partiamo subito.

ANNARITA

Oddio, mamma come sono felice: hai sentito, Adina? Mi sposo!

Adelaide non risponde.

ANNARITA

Guido prima mi dice che vuole partire, poi mi bacia tutta e mi da il suo anello: è proprio pazzo!

Annarita si rende conto della gaffe e si tappa la bocca.

ANNARITA

Grullino! Volevo dire grullino… grullino si può dire vero, mamma? È affettuoso…

Dora rientra.

DORA
La carrozza sarà pronta fra mezz’ora. Io preparo qualche cosa da portare via: cappello, guanti e scialle pesante che in campagna è umido.

MATILDE

Ma insomma, Adele: di qualcosa? E come ti sei conciata?

ANNARITA

Mamma, lasciala fare. Magari ha freddo. Che in casa a volte è più freddo che fuori, vero Adelina?

DORA

Su, signorina. Bisogna finire di vestirsi e partire. Che oggi sarà una gran giornata.

ANNARITA

Che trempidazione, mamma. Come sono contenta.

MATILDE

Anche io bambina mia, tanto ma tanto! Io per te avrei fatto qualsiasi cosa!

Le tre donne escono.

Dora finisce di mettere guanti e cappello a Guido e

Poi lo porta fuori scena.


VENTIQUATTRESIMO QUADRO

Olga e Adelaide restano sole.

OLGA

Che te lo levi codesto coltrone di dosso? Tu mi sembri grulla vestita a codesto modo. E vieni ad aiutarmi in cucina! E un penseranno che io metta tutto da parte.. no! Io stasera mi metto qui! (Si siede in poltrona) e fo la signora: te mi apparecchi, e io finisco ogni cosa! Le lasagne, il filetto, il formaggio, la macedonia. Tanto stasera paga la signora. Anzi no, ora paga il Signor Guido Manetti! Gnamo scema, vai a spogliarti!

Adelaide non si spoglia. È ferma. Turbata.

OLGA

Ecco dove t’ho vista: all’istituto. S’andò a trovare Casimiro il cugino della mamma che non c’è tutto di testa. E te t’eri li nel giardino. Tu raccoglievi le margherite. L’era febbraio. Tu facevi finta e quando ti dissi che non c’avevi nulla in mano, tu mi dicesti: “io le vedo, e se le vedo io allora ci sono”.

OLGA

Come no, me ne ricordo come se fosse ora. Tu mi facesti un’impressione.

ADELAIDE

Non ero io. Non sono mai stata in istituto.

OLGA
Eddie, no… eri te!

Adelaide prende l’archibugio, cambia umore

E inizia a urlare e puntare il fucile contro Olga.

ADELAIDE

T’ho detto che non ero io! La mamma faceva donazioni e organizzava le serate per la beneficenza a casa dei Marchesi Ginori… E noi bambine si portava le uova benedette a Pasqua ai malati. Ma io non sono mai stata in Istituto!

Olga esce impaurita urlando.


VENTICINQUESIMO QUADRO

Adelaide è sola.

Cambia nuovamente umore e si calma.

ADELAIDE

No io non son proprio fatta per la caccia, poi con questo attrezzo in mano sembro proprio una grullina.. no no… le armi non fanno er me. Io sono proprio fatta per altro!

Adelaide  vede per terra i guanti che sono caduti a Guido

 e fa un grosso respiro.

ADELAIDE

Peccato. Ci sono rimasta male. Che Guido mi piaceva. Però anche io sono stata un po’ pazza a pensare che si potesse stare insieme… lui troppo giovane. Ma soprattutto un po’ troppo ghiozzo. Che chiacchierate si sarebbero potute fare poi noi due?

Adelaide è triste e sta per piangere.

ADELAIDE

Hai visto Guido? Abbiamo colto il Carpe Diem.. (facendo il verso a Guido) No, a me la carpa la mi rimane sullo stomaco..

Adelaide è triste e sta per piangere.

ADELAIDE

Non c’è bisogno di piangere. O forse sì, che almeno si butta fuori tutto. Però pigliamo un fazzolettino che sennò si fa un lago, qui.

Adelaide prende la valigia, la apre. Prende un fazzoletto.

Si asciuga le lacrime.

Fa per richiudere la valigia quando vede un libro.

Lo prende, lo apre e trova la lettera.

ADELAIDE

Eccola la lettera del Conte! Eccola! Via del Corso 22. Prima non l’ho trovata perché evidente non dovevo partire. Ora spunta fuori perché è arrivato il momento di farlo. (Prende la valigia) Eccolo qui il mio archibugio, armato di tutte le paure che io devo superare. E pieno di tanta, tanta voglia di trovare a questo mondo il posto giusto per me, dove si parla la mia lingua e per intendersi basta un sorriso. Perché dovrei rinunciare a cercare questa vita? Finchè mi rendono le gambe, no? Non voglio mica fare la fine di…

Si sente urlare la voce di Zia Morena da sopra.

MORENA (f.c.)

Matilde! Matilde!

Adelaide inizia a ridere ed esce.

Zia Morena continua a urlare invano.

Buio.