Armonia

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ARMONIA

Idillio familiare con cori

di FERENC MOLNAR

Traduzione di Ada Salvatore

PERSONAGGI

BELA KORNELY,consigliere ministeriale

ELENA, sua moglie

VERA, sua figlia

PALL, architetto suo genero

MARIANNA

SAWITSCH, parrucchiere

WILLY, parrucchiere suo figlio

DOTTOR PIETRO, medico

IL PRELATO

ANNA

PORTALETTERE

INVITATI

BAMBINI

A Budapest

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

« Armonia » è, come l'au­tore stesso l'ha definito, un « idillio famigliare con cori » un divertimento senza i0mportanza che ha il solo scopo di tenere in pugno la allegria degli spettatori. Co. loro che non hanno creduto allo scherzo di Molnar si se­no ribellati all'autore della « Leggenda di Liliom », non si aspettavano uno « scher­zo ». Si è rimproverato a Molnar « autore serio » di voler far ridere soltanto per il piacere di divertire e non con i virtuosismi ai quali il pubblico è andato abituan­dosi ascoltando le sue com­medie. Ma, come i lettori potranno giudicare, tutto gaio è questo idillio dove da due fonti distinte Il Consi­gliere ministeriale Bela Kornely trae l'armonia indispensabile al suo quieto e sereno vivere: l'armonia del canto corale e l'armonia della famiglia. Tra i due ruscelletti armonici, al fru­scio delle chiare e fresche acque, il signor Consigliere dorme sonni tranquilli, so­gnando pannelli a motivi d'Arcadia, cori spiegati di ninfe boschereoce, «a solo» di fauni dal piò caprino.

L'abitazione di Kornely. Tre o quattro grandi mazzi di fiori, o cesti. A una parete laterale un armonium. In fondo, porta a vetri scorrevole che prende quasi tutta la parete. Dietro a que­sta, il salone con tavola apparecchiata, in parte visibile. A sinistra, la porta che mette in anti­camera. A destra, in seconda, porta che mette nel resto dell'abitazione; in prima, piccola porta che dà nella stanza da bagno. L'armo­nium è fra queste due porte.

(Dopo che il sipario si è alzato, entra, da si­nistra, Elena con Vera. Quest'ultima è già ve­stita per il banchetto di gala. Elena indossa una vestaglia. Ha in mano un giornale).

Vera                              - Non è neanche qui. Dov'è?»

Elena                             - Nella stanza da bagno. (Indica la porta) Il caro papà sta facendo il bagno. (Mo­strando il giornale) Oggi nel giornale c'è un magnifico articolo su tuo padre. L'ho già letto otto volte ed ogni volta ho pianto per l'emo­zione.

Vera                              - (guardandosi attorno) Cosa c'è qui? Non riconosco più la camera del babbo.

Elena                             - Abbiamo messo tutto sossopra. La­voriamo da stamattina all'alba. Abbiamo 50 invitati al banchetto; tutte personalità! Non credere che si sia faticato poco. Abbiamo por­tato via il letto e messo qui l’armonium. E ab­biamo apparecchiato nel salone di musica, (indica la porta vetrata) Otto tavole. La tavola d'onore e sette tavole secondarie. La stanza da pranzo non sarebbe stata sufficiente per con­tenere tanta gente. Sono nervosa.

Vera                              - Non dovresti esserlo, mamma.

Elena                             - Come fai a dire che non « dovrei »? E' più forte di me.

Vera                              - Strano! Tu che sei la donna più calma di questo mondo! In un giorno così solenne per il babbo, dovresti essere anche più tranquilla.

Elena                             - E' perché oggi son troppo felice. Io sono tranquilla solo quando sono un po' in­felice. La gioia mi rende nervosa. (Chiamando in stanza da bagno) Papà?

Voce di Kornely           - (dalla stanza da bagno) . Che vuoi?

Elena                             - E' arrivato un altro giornale con un magnifico articolo. Vuoi che te lo porti?

Voce di Kornely           - Ora non puoi entrare.

Elena                             - Posso leggertelo attraverso l'uscio. Vuoi?

Kornely                         - (c. s.) Leggi pure!

Elena                             - Ecco. (Legge) « La nostra cittadi­nanza, volendo festeggiare il venticinquesimo anniversario della fondazione della Società corale Armonia di terra ungherese, volge in­nanzi tutto un pensiero riconoscente al suo fondatore e presidente, il consigliere aulico Bela Kornely. Il consigliere Bela Kornely, al quale da parecchi anni è affidata l'alta sorveglianza delle Scuole di Canto dipendenti dal Ministero dell'Istruzione, ha saputo col suo pro­fondo, inesausto amore per la musica, conqui­stare a quest'arte sublime un intero quartiere della città. La sua forza, ed anche il segreto del suo successo, è la fede fanatica che egli ha nell'eterna potenza del canto».

Voce di Kornely           - Proprio così!

Elena                             - Che dice?

Vera                              - Ha detto: « proprio così ».

Elena                             - « La storia dell'odierno giubileo abbraccia 25 anni di lavoro, 25 anni di idea­lismo, 25 anni di canto corale! Grazie all'atti­vità di Bela Kornely, è stata possibile all'Ar­monia... ».

Voce di Kornely           - Basta!

Elena                             - Che dice?

Vera                              - Ha detto « basta! ».

Elena                             - (verso la stanza da bagno) Perché basta?

Voce di Kornely           - Perché ora faccio la doc­cia.

Elena                             - (posando il giornale) Quanta popo­larità, che venerazione! Ogni momento un te­legramma! Papà può essere veramente felice che il suo lavoro sia, dopo 25 anni, apprezzato così universalmente! Vedrai, quando verrà fuo­ri, com'è beato! Il caro Papà! Sì; in questi mo­menti si sente che non si è vissuto invano! (Grida verso la stanza da bagnò) Hai finito là doccia, caro?

Voce di Kornely           - Sì.

Elena                             - Devo continuare a leggere?

Voce di Kornely           - No.

Elena                             - Come vuoi, caro; il resto lo leggerai da te. (A Vera, mostrando un anello che ha al dito) Guarda che cosa mi ha regalato sta­mane tuo padre.

Vera                              - Che magnifico brillante!

Elena                             - E' il festeggiato, e fa lui dei regali a me! Che tesoro! E' una pietra meravigliosa.

Vera                              - Quanto peserà?

Elena                             - Un quarto di chilo, almeno. Mi aveva espressamente proibito di comperargli la benché minima cosai; e intanto mi ha fatto un dono principesco!

Vera                              - E' fatto così, il babbo! Per lui, nul­la: tutto per noi! (Anna, cameriera quaran­tenne, entra agitata da sinistra, portando il vestito di Kornely, le sue scarpe, ecc.).

Elena                             - Finalmente! Il signor Consigliere sta per uscire dal bagno. Posate tutto qui: guar­derò se manca nulla. E correte giù;, fate venire subito il parrucchiere e la manicure.

Anna                             - Sì, signora. (Si volta per andare).

Elena                             - Aspettate! Guardate cosa mi ha re­galato il signor Consigliere. (Le mostra l'anello. Anna dà un grido di ammirazione) Basta! Non svenite. Anche voi avete avuto qualche cosa, ho sentito dire.

Anna                             - (fra le lacrime) Il signor Consigliere è così buono!

Elena                             - Che cos'avete avuto?

Anna                             - Un ombrello, un paio di soprascar­pe, un paio di guanti foderati, cento pengo in contanti e una pelliccetta per il mio bimbo illegittimo.

Elena                             - Vi ho già detto mille volte che non dovete accentuare che è illegittimo. Lo sappia­mo tutti. Non riteniamo che sia una vergogna, ma è inutile accentuarlo. Ora andate a chia­mare il parrucchiere. La tavola è finita di ap­parecchiare? E' tutto in ordine?

Anna                             - Sì, signora. I tappezzieri stanno ap­pendendo le ghirlande e le bandierette alle pa­reti. (Via in fretta).

Elena                             - (esamina e riordina il vestito, le scarpe, ecc.) La riunione di ieri è già stata una cosa indimenticabile. Figurati che cosa sarà il nostro banchetto, con 50 invitati, il ministro, il sottosegretario, il borgomastro e tutta la pre­sidenza della Società Corale! Il Prelato farà il brindisi. E vi sarà una bella sorpresa! I bam­bini della casa hanno studiato un coro e fra poco verranno per salutare papà col loro canto! Carino, no?

Vera                              - Delizioso! Bambini piccoli?

Elena                             - Sì, piccoli. Guarda che bella cra­vatta! (Gliela mostra) Ah, quando penso alla sua nobile testa d'artista! Ancor più nobile oggi che 25 anni fa, quando lo sposai. Guarda che bei fiori: me li ha regalati lei.

Vera                              - E questi altri?

Elena                             - Glieli ho regalati io.

Vera                              - Come lo ami sempre!

Elena                             - Sì, figliuola; e sempre di più. Non puoi immaginare che prodigioso effetto faccia, su una vera donna, vedere il proprio marito così festeggiato. C'è da innamorarsene una se­conda volta. (Mette in mezzo alla scena un tavolinetto, una sedia e uno sgabello).

Vera                              - (aiutandola) A che serve?

Elena                             - Siede sempre qui, per farsi radere la barba. Posa la mano su questo tavolinetto; la manicure siede sullo sgabello. Questa, è la ri­partizione... Le mani e le unghie ben curate, sono una vera passione per lui. Fa venire la ma­nicure tre volte la settimana. Oggi è extra. Per la cura delle sue mani il tempo non gli sembra mai troppo lungo.

Vera                              - Domando come se fossi un'estranea. Ma da quando vivo in provincia, ho dimenti­cato tutte le abitudini di famiglia.

Elena                             - (grida dalla porta di sinistra) E l'acqua calda? Portate l'acqua per la manicure! (Si affretta alla porta della stanza da bagno) Posso entrare?

Voce di Kornely           - Sì! (Elena entra in stan­za da bagnò).

Vera                              - (mentre si apre la porta) Buon gior­no, papà! Auguri!

Voce di Kornely           - Grazie, figliuola!

Vera                              - E grazie per i bei regali! (La porta si chiude. Dall'altro lato entra Anna con l'ac­qua).

Vera                              - Mettetela sul tavolino!

Anna                             - Lo so, signora. La mettiamo sempre qui. (Eseguisce).

Vera                              - E' abbastanza calda?

Anna                             - Mi sono bruciate le mani. Sono così agitata, signora, che per un nonnulla piangerei.

Vera                              - Anche voi?

Anna                             - Sì. E tutta la strada. Tutto il quar­tiere. Un giubileo così commovente! Tanti onori! Lei non sia, signora, come tutti qui ado­rano il signor Consigliere! Oggi non si parla che di lui e della Società Corale. Canto, canto, canto: non si sente altro che canto!

Elena                             - (rientrando) Anna, vi fermate a di­scorrere mentre c'è tanto da fare!

Anna............................ - (sulla porta) Vado, signora. (Apre la porta) I bimbi della casa sono già qui. Ve­nite, piccoli! (Entrano bimbi e bambine con mazzolini di fiori) Hanno studiato un bel coro per il signor Consigliere. Lo provano da una settimana!

Elena                             - Bravi, piccini; ma ora è troppo presto: il signor Consigliere è ancora in bagno. Venite fra mezz'ora.

Anna                             - Vedrò io di mandarli dentro al mo­mento giusto. Ora andiamo.

Elena                             - Intanto date loro un po' di cola­zione. Panini al burro...

Anna                             - i Salame...

Elena                             - Prosciutto...

Anna                             - Un po' di torta...

Elena                             - Due noci, un grappolo d'uva...

Anna                             - Sì, signora. Venite, bambini. (I bimbi salutano ed escono) Sono impazienti di cantare.

Elena                             - A che punto sono i preparativi del­la tavola?

Anna                             - Non abbia paura, signora; tutto va bene. (Accennando agli oggetti che Elena ha in mano) Dia a me, signora.

Elena                             - Non vi dò nulla. E' il mio privile­gio: occuparmi per la toilette di papà. (Posa sul tavolino il cestello che ha in mano) Sapo­ne, rasoio, allume, specchietto, pennello, ci­pria, acqua di colonia, asciugamano. Andate, andate. Avete perso già troppo tempo. (An­na via) Se vedessi tuo padre nell'acqua! Un angioletto candido; non vi può esser nulla di più lindo; quella pelle bianca come la neve! Sta lì, nella vasca,, guarda la cetra e piange.

Vera                              - Che cetra?

Elena                             - Non l'hai ancora vista? Stamane, i componenti la Società Corale gli hanno of­ferto una cetra d'oro.

Vera '                            - D'oro?

Elena                             - Di roba dorata. Vi sono incisi tut­ti i nomi.

Vera                              - Dov'è?

Elena '                           - Sai che papà è un bambinone. Se l'è portata nella stanza da bagno. L'ha appesa alla maniglia della finestra. Ed ora, mentre è nell'acqua, la guarda e piange. E' molto com­mosso. Dio, devo ancora vestirmi! Come sei stata previdente, tu, a vestirti fin da stamatti­na per il pranzo! (Bussano) Avanti!

Dottore                         - (entrando) i Bacio le mani.

Elena                             - Buon giorno, dottore! (Si affretta alla porta della stanza da bagno) Papà, c'è il nostro caro dottore, il signor Pietro.

Kornely                         - Chiedigli se ha ancora la febbre.

Elena                             - Domanda se avete ancora la febbre.

Dottore                         - (verso la stanza da bagno) No! la medicina ha giovato! (A Vera) Mi ha dato un'ottima medicina contro la febbre!

Vera                              - Come, è lui che cura voi?

 Dottore                        - Da quindici anni. Abbiamo sta­bilito così. Quando è ammalato lui, mi manda via; ma quando sono ammalato io, viene a vedermi due volte al giorno e mi prescrive del­le medicine sorprendenti. Ma come mai fa il bagno così tardi? (Guarda l'orologio e siede).

Elena                             - E' andato a letto tardi: il banchet­to è durato fino alle tre. (Bussano) Sono il barbiere e la manicure. Avanti! (Entrano il parrucchiere Willy, in blusa bianca e la signo­rina Marianna con la borsa di manicure).

Marianna                       - Mi permetta, signora, di por­gerle le più cordiali felicitazioni. (Le bacia la mano).

Elena                             - Grazie, signorina Marianna.

Marianna                       - (a Vera) Anche a lei, signora. (Le stringe la mano).

Willy                             - (bacia la mano alle due signore) I miei modesti ma fervidi auguri. I miei mo­desti, ma fervidi auguri. (Entrambi si ritirano discretamente nel fondo).

Elena                             - (chiama verso la stanza da bagno) Papà, sono venuti il barbiere Willy e la signo­rina Marianna!

Kornely                         - Mento e unghie.

Elena                             - (felice) Avete sentito? Vi chiama « mento e unghie ». (Ride).

Willy                             - Io sarei il mento.

Marianna                       - E io le unghie.

Elena                             - (al Dottore, dandogli il giornale) Leggete l'articolo su mio marito. Anche voi sarete orgoglioso di lui.

Dottore                         - Grazie. (Legge il giornale).

Elena                             - (a Marianna) Ho sentito con pia­cere, signorina, che vostro padre sta meglio.

Marianna                       - Sì, grazie.

Elena                             - Sempre i suoi vecchi dolori?

Marianna                       - Sì... La sua ferita di guerra... Si fa sentire almeno una volta all'anno.

Vera                              - Vostro padre ha fatto la guerra?

Marianna                       - Sì. Era colonnello.

Elena                             - Non ci badate, signorina. Potete anzi andare altera del fatto che - quantun­que di buona famiglia - vi guadagnate da vivere lavorando. ( A Vera) E se la sentissi come canta bene! Ieri, in chiesa, si riconosceva la sua voce in mezzo a tutte le altre!

Vera                              - Appartenete anche voi alla Società Corale?

Elena                             - Che domanda! Chiunque solamen­te avvicini tuo padre, diventa cantante.

Vera                              - (a Willy) Anche voi siete membro?

Willy                             - Sì, signora. Canto da tenore.

Marianna                       - Io da soprano.

Willy                             - Lei da soprano.

Vera                              - Veramente sono membro anch'io; ma posso intervenire di rado. Inoltre, papà di­ce che non ho voce. E' invece orgoglioso di quella della mamma. E come!

Elena -                           - Difatti, io canto come due usignuoli. Ebbene, che ne dite di quell'articolo?

Dottore                         - Magnifico. Ora anche la stampa si mette ad accarezzarlo. E' proprio nato con la. camicia! Talento, umore giocondo, pace, gioia... e per di più, agiatezza!... Non c'è da meravigliarsi se il signor Consigliere non ha altro pensiero che cantare e far cantare gli altri!

Dottore                         - Oh, lamentatevi! Anche se non avesse altro che questa casa di quattro piani che ha ereditata...

Elena                             - Che vantaggio ne ha, se non riscuo­te la pigione da nessuno? E le tasse le paga...

Dottore                         - Perché gli inquilini non pagano?

Elena                             - Perché egli non ha cuore di far loro causa. Lo conoscete bene!

Willy                             - Posso dire - e lo dico con orgo­glio - che mio padre da due anni non ha pa­gato un soldo per l'affitto della nostra bottega di parrucchiere. Il signor Consigliere dice sem­pre che noi dobbiamo pensare soltanto a can­tare e a fare il nostro mestiere: questo gli basta.

Elena                             - Sentite?

Dottore                         - (a Willy) Siete il figlio del par­rucchiere Sawitsch?

Willy                             - Sì.

Dottore                         - Vostro padre canta accanto a me, nel coro. Ha una bella voce di baritono.

Willy                             -: Mio padre dice che quella del si­gnor dottore è molto più bella e più dolce.

Dottore                         - Vostro padre è molto gentile. Da ora in poi mi servirò da lui.

Willy                             - Mille grazie. Mio padre è vera­mente commovente. Studia musica tutta la not­te, Un vecchio parrucchiere!

Elena                             - Ha fatto un cantante di chiunque, il mio caro vecchio. Dov'è lui, è musica. Il Prelato gli da letto segretamente il discorso che pronuncerà oggi in suo onore, perché papà potesse preparare la risposta. Paragonerà pa­pà ad Orfeo, che col suo canto ammansiva le fiere.

Willy                             - Non è un complimento per il no­stro quartiere.

.Elena                        - Come! E' detto solo simbolica­ mente!

Willy                             - Allora, la cosa è diversa. Sono tranquillo. Sopratutto perché non so che cosa vo­glia dire simbolico; e non so neanche chi fos­se questo Orfeo.

Elena                             - Come?! Orfeo era un eroe dell'an­tichità; un nobile cantore greco che con la sua cetra... (Ammutolisce, perché in questo istante si apre la porta della stanza da bagno. Entra Kornely; è drappeggiato come in una toga gre­ca, in un ampio accappatoio o vestaglia ed ha in mano una cetra dorata. Sotto la vestaglia ha un pigiama turchino. Pantofole turchine).

Kornely                         - (entra parlando) ... non so; de­v'esservi un guasto nel condotto dell'acqua calda, perché...

Elena                             - (lo interrompe; entusiasta, additandolo) Ecco com'era Orfeo. Ed egli è il mio Or­feo! (Tutti lo circondano per salutarlo. Korne­ly impone la calma col gesto).

Kornely                         - Miei cari... In questo giorno so­lenne non accetto nessun saluto in parole; solo il saluto musicale è degno di noi cantori! Dun­que: « II saluto dei Cantori in do maggiore; maestoso in quattro ».

(Vera balza sull’armonium. Tutti si collocano rapidamente in gruppo per cantare).

Kornely                         - (a Vera) L'accordo, per favore!

(Vera dà un accordo per l'intonazione. Poibalza nuovamente ad unirsi al gruppo).

Tutti                              - (cantano) « Ti salutiamo!... » ecc.

(Il coro è cantato con entusiasmo, diretto daKornely. Egli pure canta insieme a loro. Allafine Elena lo abbraccia e lo bacia).

Kornely                         - (si libera e porge la cetra a sua moglie) Bene, bene, mia cara. Grazie infini­te per il tuo bacio. Eccoti la cetra; riponila con cura e non ti arrabbiare se ti prego di an­dare di là. (Willy e Marianna fanno i loro pre­parativi sul tavolinetto. Marianna siede a de­stra di questo).

Elena                             - Devo andar di là?

Kornely                         - Vi prego anzi di uscire tutti, edi non farmi perder tempo; devo finire di far toeletta e poi devo ancora imparare il mio di­scorso. Ciao, dottore: ho sentito che stai me-

Dottore                         - Grazie a Dio, la polvere che mi hai prescritta mi ha fatto bene.

Kornely                         - Sono contento. Fammi chiamare sempre, quando sei indisposto. Dunque, « isti­tuto di bellezza », sono tutto vostro. (Si toglie l'accappatoio e siede a sinistra del tavolino. Willy gli lega un asciugamani intorno al collo e comincia ad insaponarlo. Marianna comincia a curargli la mano sinistra)

Elena                             - Mi pare che tu sia palliduccio.

Kornely                         - Il banchetto di ieri sera mi ha stancato. Ma non importa. Posa la cetra, teso­ro; non maneggiarla tanto(Guardando gli abiti) E' tutto in ordine?

Elena                             - Sì, caro. Ho badato a tutto io stes­sa. (Gli mostra la giacca).

Kornely                         - Non questa giacca, tesoro. Dam­mi, per favore, quella con l'orlatura e i pan­taloni a righe.

Elena                             - Li hai regalati.

Kornely                         - A chi?

Elena                             - Al vecchio parrucchiere Sawitsch.

Willy                             - Sì, sì; il signor Consigliere ha re­galato a mio padre pantaloni e giacca.

Kornely                         - Quella bella giacca? Era anco­ra nuova!

Elena                             - Ti ho supplicato di non dargliela, ma gliel'hai regalata ugualmente. Ho pianto per una giornata intera.

Kornely                         - Perché me lo hai permesso?

Elena                             - Dicesti che il povero Sawitsch ave­va un abito tutto logoro...

Willy                             - Il signor consigliere ha reso mio padre infinitamente felice col dono di quell'abito.

Kornely                         - Vedi? Allora va bene. Metterò questo. E le scarpe? (Spaventato a Willy) Non ho regalato a voi le mie scarpe di vernice, la settimana scorsa?

Willy                             - Sicuro; eccole. (Indica i propri piedi).

Elena                             - Oh, ma sono stata attenta a non farti dar via quelle nuove. Niente paura: ec­cole qui! (Le prende in mano. Esaminandole con amore) Dei piedi che sono una meraviglia! E bianchi come quelli di una giovinetta. Ne'p-pur l'ombra di un callo.

Willy                             - (lavorando col pennello) Un dan­no per noi.

Kornely                         - Levate la mano. Voglio dire una cosa.

Willy                             - Prego. (Allontana il pennello).

Kornely                         - (in tono paterno) Figliuolo mio, la vostra è stata l'osservazione di una persona senza cuore. Mi augurereste dei calli per i pic­coli incerti che ciò potrebbe procurarvi? Si­mili pensieri sono indegni di un cantante.

Willy                             - Intendevo soltanto...

Kornely                         - Vi sarei molto grato, figlio mio, se faceste a meno di replicare. Sono offeso. Vi prego, continuate a insaponare.

Dottche                         - E regali le tue scarpe di vernice a un tipo simile?...

 Willy                            - (disperato) Ma scusate, volevo...

Dottore                         - (energico) Basta! Insaponate!

(Willy riprende a insaponare, ammutolito).

Anna                             - (entra da destra) Un telegramma. (Lo porge a Elena) Del barone Elemery.

Elena                             - Come? Leggete i telegrammi?

Anna                             - Solo la firma, signora... Ho guar­dato adesso tutta la tavola. Una meraviglia! E che splendida frutta hanno portato!

Kornely                         - Levate la mano.

Willy                             - Prego. (Eseguisce).

Kornely                         - Cuor mio, non diventi nervosa se ti chiedo un favore?

Elena                             - Tutt'altro, caro! Di' pure...

Kornely                         - . Vorrei dare un'occhiata alla ta­vola. Posso?

Elena                             - Ma ti pare, tesoro! (Con Anna e Vera, spinge la porta scorrevole. Si vede la cosiddetta tavola principale apparecchiata per ot­to persone e qualcuna delle tavole secondarie. In fondo alla sala è un operaio arrampicato sulla scala a pioli, che sospende alla parete ghirlande e bandierette. Sulla tavola d'onore, due grossi candelabri d'argento con le candele non ancora accese. Molti fiori. Si vede anche un servo).

Kornely                         - (dopo aver guardato) Che aspet­to solenne! Quanti coperti?

Elena                             - Noi quattro e 50 invitati. Qui, alla tavola d'onore, sediamo noi, il borgomastro con sua moglie, il sottosegretario e il Prelato.

Kornely                         - (entusiasta) Non vi è un'altra donna al mondo che sappia organizzare tutto così mirabilmente, e che rimanga poi così cal­ma e tranquilla, senz'ombra di agitazione!

Anna                             - (con orgoglio) E con una cameriera così idiota!

Kornely                         - Questa è un'esagerazione, Anna. Non enorme, ma sempre un'esagerazione. (Al dottore) Non è una bellezza, compiere tanto la­voro senza che si senta una parola!

Dottore                         - Sicuro: questo è l'angolo più tranquillo di tutt'Europa! Qui si calmano i nervi!

Kornely                         - Giustissimo. Finalmente hai fat­to una diagnosi esatta, dottore!

Elena                             - (raggiante) Sono contenta che ti piaccia!

Kornely                         - Ed io son contento che tu sia contenta!

Elena                             - Amore mio!

Kornely                         - Tesoro!

Dottore                         - Che bellezza, due vecchie tortorelle!

Kornely                         - Invidioso! (A Elena) Grazie, te­soro; potete richiudere. (La vetrata viene ri­chiusa. Anna via a destra. Kornely torna a se­dere) Avanti, figliuolo, sbrigatevi. Ho da fare e non voglio perder tanto tempo per la toe­letta.

Willy                             - Ma lei m'interrompe sempre, si­gnor Consigliere!

Kornely                         - Caro Willy, parlate un po' trop­po. Fate il vostro dovere.

Vera                              - Ora sei ingiusto, babbo.

Willy                             - (lavorando) Con me, sempre. Il signor Consigliere mostra della nervosità solo con me; altrimenti con nessuno. E' così da an­ni. Tutti i giorni lo stesso.

Dottore                         - Che volete? E' una prova di con­fidenza!

Kornely                         - Oggi voglio essere particolar­mente bello, sapete? Voglio essere così liscio che se una mosca viene a posarsi sulla mia guancia, debba scivolare e rompersi il collo. Piallatemi, dunque, per bene, mi raccomando.

Willy                             - Piallate! Avete sentito? Anche que­sta è una prova di confidenza?

Kornely                         - Siete molto permaloso, Willy. Molto permaloso.

(Willy continua a lavorare. Da sinistra entra Pali).

Pall                                - Buon giorno. (Saluti generali).

Elena                             - Buon giorno, Giovanni. Papà non vi può salutare perché si sta facendo radere.

Pall                                - Lo vedo.

Elena                             - Lo dico perché so che vi offendete facilmente.

Pall                                - (baciandole la mano) Esiste al mon­do un'altra suocera così deliziosa? (Si avvici­na a Vera e la bacia) Vengo dalla chiesa.

Elena                             - Di nuovo?

Vera                              - Sempre; ha da fare il progetto per i restauri. Papà ha...

Pall                                - Sì, sì, lo so. Papà mi ha procurato questo lavoro. Verissimo; ma lo sento dire un po' troppo spesso. (A Kornely) Le mie felici­tazioni, papà. Questa volta non come genero, ma come membro della Società Corale. I gior­nali dicono molto bene. Uno scrive che la no­stra Società è un « fattore morale». E a me questo sembra di grande importanza.

Kornely                         - Levate la mano. Io non sono un arrabbiato moralista come il mio caro genero, ma confesso che anch'io sono lieto e orgoglio­so di questo. Prima, gli abitanti di questo quar­tiere, quando erano ubriachi, si accapigliavano. Ora, quando hanno bevuto, cantano. Il prelato dirà la verità oggi, nel suo discorso. Ho veramente addomesticato le belve feroci; come Orfeo. Questa parte della città, una volta, era piena di attaccabrighe... (A Willy) Non sorri­dete, mio caro; attaccabrighe famigerati come voi; eppure... (Willy gli tiene il naso e col ra­soio gli impedisce di continuare a parlare) Le­vate la mano. Così. Non è bello, tagliarmi la parola col rasoio.

Willy                             - Perdonate, signor Consigliere. Con­tinuate pure a parlare.

Kornely                         - Eppure, anche la mansuetudine di belve selvagge come il mio giovane amico, il parrucchiere qui presente, anche il loro ingentilimento mediante il canto, è l'effetto posi­tivo della mia attività. Questo è ciò che volevo dire.

Willy                             - Continuate pure.

Kornely                         - Grazie, ho finito. Potete ripren­dere. (Willy rade).

Pall                                - Ad ogni modo, mi avete fatto un complimento: secondo voi, io sono un morali­sta arrabbiato.

Kornely                         - Della qual cosa vi invidio.

Willy                             - E a me ha detto che sono un attac­cabrighe famigerato!

Kornely                         - A quante persone avete spacca­to la testa? La verità!

Willy                             - In tutto, a due; ma...

Kornely                         - Grazie. Non ho da chiedervi al­tro. Radete, vi prego.

Elena                             - Nessuno si deve impermalire. Oggi a papà è permesso tutto!

Marianna                       - (sollevando il tavolino) Ora cambio mano. Cambiate guancia, voi. (Mette il tavolino dall'altra parte e prende la destra di Kornely. Willy va a radere dall'altra parte. Entra Anna).

Anna                             - (porgendo due telegrammi) Fami­glie Kovavas e Turay. Signora, il fattorino te­legrafico è già venuto sei volte, oggi.

Elena                             - Dategli una buona mancia.

Anna                             - Gliel'ho data già cinque volte. Ma desidererebbe entrare e porgere i suoi auguri al signor Consigliere.

Elena                             - Il signor Consigliere non riceve pri­vatamente nessun portalettere.

Kornely                         - Levate la mano. Sicuro, che lo ricevo.

Anna                             - Signora, è membro della nostra So­cietà. Un cantante!

Kornely                         - E' quello al quale ho procurato il posto presso l'amministrazione delle poste?

Anna                             - Proprio quello.

Kornelt                          - Una magnifica voce!

Anna                             - Canta splendidamente!

Kornelt                          - Un uomo che canta così bene, merita...

Dottore                         - Di portare telegrammi...

Elena                             - Tacete, cinico che non siete altro.

Kornely                         - Ditegli che mi scusi, ma per il momento mi faccio piallare. (Willy fa un ge­sto) Quando torna, fatelo entrare senz'altro.

Anna                             - Oh, oggi tornerà certo altre venti volte! Cento volte! (Prende in mano la cetra).

Kornely                         - Non esagerate, Anna! Non esa­gerate! Siete pazza, piccola isterica che siete?

Anna                             - Chi non impazzirebbe oggi, caro, adorato, adoratissimo signor Consigliere? (Si stringe la cetra al seno).

Kornely                         - Prima di tutto, figliuola, non ve l'abbiate a male, ma posate quella cetra. Non voglio che la insudiciate. In secondo luogo, da dieci anni vi prego di non adorarmi. Se dovete proprio adorare qualcuno, adorate mia moglie. In terzo luogo, accogliete la preghiera del fe­steggiato: entrate qui il più raramente possi­bile e spicciatevi ad andarvene. Potete continua­re, Willy.

Anna                             - (posa la cetra e prende gli abiti) Non è un tesoro? Da mangiare dai baci! (Via in stanza da bagno con gli abiti).

Elena                             - Ecco come parla con lui il suo per­donale. Egli non ha nessuna autorità!

Dottore                         - Grazie a Dio! Come lo invidio!

Elena                             - (legge un telegramma) « Congra­tulazioni vivissime. Famiglia Kovacs». (Un altro) « Auguri sinceri. Professor Turay ». Un celebre scienziato! E ti fa gli auguri! Un per­sonaggio così altolocato!

Kornely                         - Levate la mano. Canta sempre troppo basso. Andate avanti.

Elena                             - Sai già il tuo discorso?

Kornely -                       - Ti sarei molto grato, amor mio, se ora non parlassi più con me. Lo so, ma devo ancora ripassarlo. (Piccola pausa. Willy continua) Caro ragazzo, ora agite nuovamente secondo un principio errato.

Willy                             - Come, signor Consigliere?

Kornely                         - Mi tirate, in più, la pelle, ma la­sciate le setole nella carne. Pelle via, barba in­tatta. La massima dovrebbe essere « Barba via, pelle intatta ». (Willy vorrebbe dire qualcosa) Vi sarei molto grato se non rispondeste. Abbia­te la bontà di continuare a tagliare nel senso indicato. (Willy sospira e continua).

Elena                             - Non ve la prendete a male. Non vi arrabbiate. H Consigliere scherma.

 Willy                            - Ma mi maltratta troppo. (Con il pianto nella voce) Sono un imbecille, lo am­metto, ma ho la mano più ferma del mondo.

Kornely                         - Molto permaloso, Willy. Molto permaloso.

Elena                             - Non ve la prendete a male. Oggi è molto felice e non vuol farlo vedere. Perciò scherza in questo modo. Oggi gli si può per­mettere tutto. (Willy trae un fazzoletto, si asciuga una lacrima e continua) E fatelo bello, in modo da fare innamorare tutte le donne.

Vera                              - No, non fatelo eccessivamente bello! Già ieri, quando dirigeva, tutte le donne lo guardavano estatiche.

Elena                             - Lo guardino pure! Non ho paura. La donna per la quale il mio tesoro mi diventerà infedele, non è ancora nata. Ho ragione, amo­re? Levate la mano! (Willy si ritrae. Elena bacia con passione il viso insaponato di Kor­nely) Ecco! Ora potete continuare.

Vera                              - (esclama ridendo) Che belle sorpre­se, mamma! La « dolce saggezza» si lascia tra­sportare a baciare la schiuma di sapone!

Elena                             - Lasciami in pace, con la « dolce saggezza »! Oggi non è un giorno normale! (Con entusiasmo) Ah, oggi vorrei fare proprio qualche cosa di straordinario! Vorrei far feli­ce qualcuno.

Dottore                         - (spalancando le braccia) Io!

Elena                             - Ma smettetela!

Vera                              - Chi vuoi far felice?

Elena                             - Non lo so ancora. Datemi un'idea. Per compiere una buona azione. Per rendere felice qualcuno.

Pall                                - Fondate una dotazione intitolata a papà.

Elena                             - No. Va sempre a finire a chi non la merita.

Vera                              - Offri un pranzo a cento mendicanti.

Elena                             - No. La sera hanno nuovamente fame. Voglio far felice unapersona, ma darle una vera felicità!

Vera                              - Com'è bello da parte della mamma!

Dottore                         - Che pensiero grandioso!

Elena                             - Non mi lodate. Lo faccio per un mio bisogno interiore. (A Marianna) Sentite, signorina; ora vado a vestirmi, ma vi prego di non andar via; le mie mani hanno bisogno un poco dell'opera vostra.

Marianna                       - Sì, signora. Appena ho finito qui, col Consigliere, vengo subito da lei.

Elena                             - Andiamo, Vera. (A Kornely) E quando i Bambini commineranno a cantare, chiamaci!

Kornely                         - Senza dubbio, cara. Ma ora an­datevene di là, buone e quiete. Basta col chiac­chierare. Dov'è la cetra?

Elena                             - Qui, tesoro. Devo portarla con me?

Kornely                         - No; voialtre andate e la cetra rimane.

Elena                             - Sì, caro, ce ne andiamo. Dobbia­mo cantare qualche cosa?

(Tutti, anche Willy e Marianna, si aggrup­pano con la rapidità del lampo pronti per cantare).

Kornely                         - No. Andatevene in prosa.

(Il gruppo si scioglie con la stessa rapidità. Elena, il dottore e Vera, escono da destra, in punta di piedi).

Kornely                         - (con la bocca mezza chiusa, a Ma­rianna) Lì, al medio, ho visto poco fa una pellicina.

Willy                             - Ma, signor consigliere, se parla continuamente, non finiremo mai.

Kornely                         - Va bene; sto zitto.

Willy                             - Abbiamo quasi finito. Solo qui... (Lavora in silenzio. Pausa piuttosto lunga).

Kornely                         - (a un tratto grida) Ahi! (Willy, spaventato, scosta il rasoio dal suo viso) Mi avete tagliato!

Kornely                         - E che taglio! (Si alza, tenendosi una mano sul viso. Marianna balza in piedi, Soffoca un piccolo grido) Sono tutto insangui­nato! L'allume! (Marianna gli porge l'allume. Willy vuole aiutare) Non mi toccate! Assassi­no! (Si strofina la pietra d'allume sul viso) Lo specchio! (Marianna gli porge lo specchietto. Egli si guarda) Uno sfregio tenibile! Mi avete tagliato apposta! (Si preme un fazzoletto sul­la ferita).

Willy                             - Ma signor Consigliere!

Kornely                         - Tacete, assassino! Mi avete ta­gliato per vendetta!

Willy                             - Questo non lo dovete dire!

Kornely                         - Sì, sì! L'ho sentito benissimo! Avete passato il rasoio con troppa forza!

Willy                             - Ho passato il rasoio in modo che il volto del signor Consigliere venisse liscio co­me desiderava.

Kornely                         - Liscio, ma non insanguinato! Avete fatto apposta.

Willy                             - Domando scusa, ma non è vero! Invece, è vero che il signor Consigliere ha par­lato ininterrottamente,

Kornely                         - Niente affatto! Proprio in questo momento, non dicevo una parola. Mi avete detto di tacere ed io ho risposto « sto' zitto »; e sono stato zitto; non è vero, signorina? E propriomentre ero immerso nel più profondo silenzio... (sempre più agitato) mi avete tagliato; e lo ave­te fatto per gelosia, asino innamorato! (Ma­rianna grida).

Willy                             - Vi proibisco di parlare così! Non dovete dirmi questo! (Marianna singhiozza).

Kornely                         - Ormai ve l'ho detto. Non ho po­tuto trattenermi. Basta. L'ho detto. Mi avete tagliato espressamente.

Willy                             - Non è vero.

Kornely                         - Perché mi odiate.

Willy                             - Non è vero, signor Consigliere!

Kornely                         - Vedete? Perciò la mano vi ha tremato continuamente!

Willy                             - Non c'è da stupirsi. Provate unpo' voi... a radere tranquillamente l'amante della vostra fidanzata!

Kornely                         - (Marianna singhiozza) Come osate dir questo!

Willy                             - Io, come fidanzato di costei... (in­dica Marianna).

Kornely                         - Ma che fidanzato! Non vi spo­serà mai!

Willy                             - Per colpa vostra! Per colpa vostra sono infelice... Perché avete una relazione con la mia fidanzata!

Kornely                         - (agitatissimo) Vi proibisco di dir questo!

Willy                             - (anche lui agitato) E ve lo dico in faccia! E' inutile che neghiate: Marianna me lo ha confessato cento volte. (Marianna singhiozza piano) Avete distrutto tutte le miei spe­ranze! Ero fidanzato con la signorina! Il nostro matrimonio era più che sicuro; ed ecco che il signor Consigliere arriva e fa della mia fidan­zata la sua amante! Ed io, cosa sono io? Un asino innamorato!

Kornely                         - Basta! Ora, poi, basta!

Willy                             - (gridando) Non basta affatto! Avrei ancora tanto da dire, ma ho il senso della mia dignità e sono imbarazzato a parlare perché ho le scarpe che mi avete regalate! E dire che sono costretto a udire qui, davanti a questa ragazza, cantar le vostre lodi e vedervi troneggiare come un pascià... col suo harem...: la cetra dorata, le ghirlande d'alloro, e tutti i vezzi con la signora, come due colombi... e io devo rimaner tranquillo e vedere spezzare il cuore di quella povera ragazza!

Kornely                         - (a Marianna) Che diamine sta vaneggiando?

Marianna                       - Sì Ha ragione!

Kornely                         - Il vostro cuore si spezza? Per­ché?

Marianna                       - Perché ti amo e anche tu mi ami; e oggi tutti ti sono attorno, ma tutta la luce cade solo su tua moglie, ed io devo restare in ombra... e non posso sedere accanto a te mai, mai potrò essere seduta accanto a te! Ero una lavorante onesta e tu hai fatto di me un'a mante... e devo rimanere fuori della porta come un cane! (Piangendo) Come mi vergogno

Kornely                         - Ma Marianna!

Marianna                       - Nessuno ha il diritto di trattarmi così. Non sono una qualunque, non sono una manicure che tinge in rosso le unghie delle cocottes... (Fra le lagrime) Sono una manicure di famiglia!

Kornely                         - Ma cara Marianna!

Willy                             - E il signor Consigliere la fa chia­mare anche in un giorno come questo, a farsi lustrar le unghie, sapendo come soffre, questa povera creatura!

Kornely                         - E voi, che c'entrate?

Willy                             - Non posso sopportare un simile spettacolo! Sarei capace di strozzare un indi­viduo come voi!

Kornely                         - Vedete, dunque, assassino, che mi avete tagliato espressamente?!

Marianna                       - . Vi supplico, non lo dite più! E anche tu, taci, ora; basta! Oggi siamo nervosi tutti e tre. A lui tremava la mano, ma anche voi vi muovevate continuamente; e nemmeno io - lo confesso - tenevo ferme le vostre dita. Non è colpa di nessuno.

Willy                             - E lo difendete ancora? Ma questo è... (Prorompe) « Asino innamorato »! (Minac­cioso) Sì lo sono! Lo sono! (Si precipita fuori da sinistra).

Marianna                       - Per l'amor di Dio, perché gli avete detto una cosa simile!

Kornely                         - Mi è sfuggito. Non è colpa mia. Ora mi dispiace. Ma tu, amor mio, soffri? E' vero?

Marianna                       - E' vero.

Kornely                         - Tesoro, dolcezza, mia piccola Marianna, questa è una sorpresa per me! La ragazza più intelligente del mondo! Credevo che oggi tu fossi felice!

Marianna                       - Perché dovrei essere felice? Perché sono esclusa?

Kornely                         - Ma di questo sono addolorato!

Marianna                       - No, voi non siete affatto addo­lorato!

Kornely                         - Come, ora mi rimproveri di non essere abbastanza addolorato? (Marianna piange) Non soffrire, amor mio, te ne scongiuro: non soffrire. Sai che a questo mondo... (Marianna vuole appoggiarsi al suo petto ma egli la scosta) Ssst, viene qualcuno!

Pall                                - (entrando da destra) Ho sentito un alterco. Che è successo? (Si avvicina a Kor­nely, osserva il suo viso) Che cos'è, questo?

Kornely                         - Un taglio.

Pall                                - Il barbiere vi ha tagliato?

Kornely                         - Mi voleva ammazzare.

Pall                                - Benissimo.

Kornely                         - Che volesse ammazzarmi?

Pall                                - Io lo osservo da un pezzo. Quell'uo­mo vi odia.

Marianna                       - Dio mio, signor Architetto, come potete dire una cosa simile? (Osserva la ferita) Niente di importante. Non è profondo.

Kornely                         - Non è profondo, ma è lungo. Ha voluto sfigurarmi. (A Pali) Che avete da ri­dere? Trovate che anche senza questo sono ab­bastanza brutto?

Pall                                - Scusate, non mi occupo della bel­lezza maschile. Sarebbe meglio mettere un pez­zo di cerotto. Ora vi mando il buon dottore Pietro (Via in fretta da destra).

Kornely                         - Il buon dottore? Il peggior del mondo. La sua ignoranza mi costerà la vita, un giorno o l'altro. Ma che debbo fare? E' un ottimo cantante, ha una magnifica voce. Dim­mi, dunque, perché soffri?

Marianna                       - Perché... perché vorrei sedere a tavola accanto a te, oggi!

Kornely                         - Non tormentarmi, amor mio, con questo pensiero. Sai bene che non si può.

Marianna                       - Sicuro che lo so. Ma appunto per questo, ammetterai che io soffra?

Kornely                         - No, no!

Marianna                       - Ho sofferto, così, solo l'anno scorso, in chiesa, quando avvennero le tue noz­ze d'argento. Amandoti come ti amo, dover star lì a vedere che ti sposi!

Kornely                         - Che mi sposo? Non esagerare, tesoro. Se fosse stato il primo matrimonio, mi sarei ritirato per amor tuo. Ma erano le nozze d'argenta; non vi era nulla da fare! Delle nozze automatiche, contro le quali non avevo alcuna possibilità! (Sospira forte) Ah, molto penoso questo scandalo col parrucchiere! Proprio oggi! E' terribile!

Marianna                       - Come ti sei lasciato trascinare così?

Kornely                         - C'è poco da stupirsi. Sono tre­mendamente agitato, per causa tua. Vedrai che oggi mi lascerò trascinare ancora altre volte: lo sento. (Entrano da destra Pall e il dottore. Pedi reca ovatta, cerotto e una boccetta).

Paia                               - Una sciocchezza. Ma molto antieste­tica. Bisogna mettervi un cerotto. (Porge gli oggetti al Dottore, uno dopo l'altro).

Koknelt                         - Vieni, cattivo medico; ammaz­zami!

Dottore                         - Con un cerotto? (Gli posa il ce­rotto sulla ferita che è sulla guancia destra).

Kornely                         - Non dite nulla a mia moglie. Vi prego, non una parola!

Paia                               - Dio ne guardi! Ma perché voleva fe­rirvi, quell'uomo?

Anna                             - (entra da sinistra) C'è il vecchio parrucchiere Sawitsch. (Entra Sawitsch, il vec­chio parrucchiere, tutto smarrito. Anna via).

Sawitsch                       - Che c'è, signor Consigliere? Che è accaduto? Mio figlio...

Kornely                         - Vostro figlio voleva uccidermi! (Guarda Sawitsch) Ah, ecco il mio abito. Lo cercavo appunto oggi.

Sawitsch                       - Devo ridarcelo?

Kornely                         - Neppur per sogno! Vostro figlio voleva uccidermi, signor Sawitsch!

Marianna                       - Non continuate a ripeterlo; al­trimenti ne nascerà una grande sventura.

Paia                               - (curioso) Come mai?

Marianna                       - H signor Consigliere esagera. E' molto nervoso!

Paia                               - (curioso) Perché è nervoso?

Kornely                         - (gli grida) Perché mi hanno ta­gliato!

Sawitsch                       - (esamina la ferita) Non profonda­mente.

Kornely                         - Per voi non è abbastanza pro­fondo. Ma per me è lungo. Terribile!

Sawitsch                       - Che cosa avete fatto a mio fi­glio? E' come fuor di sé. E' in negozio che smania. I garzoni cercano di calmarlo. Ma in tre non riescono a trattenerlo.

Kornely                         - Che vuol fare?

Sawitsch                       - Vuol venir qui.

Kornely                         - Qui? Per tagliarmi di nuovo?

Sawitsch                       - Sì. Cioè, veramente...

Kornely                         - E questa volta non verrà a fare un taglio lungo, ma profondo, vero?

Sawitsch                       - Non lo so. Urla, ruggisce...

Kornely                         - Cosa grida?

Sawitsch                       - « Porco immorale »!

Kornely                         - Chi?

Sawitsch                       - Voi! Scusate: è lui che grida,

Kornely                         - Già: voi vi limitate a sussurrare.

Sawitsch                       - Ma signor Consigliere! Io sono qui come un vecchio idiota: non so nulla di quanto è accaduto... Ma se quell'altro vien quassù... se i garzoni non riescono a trattenerlo... salvatevi, ve ne scongiuro! Ha in mano un rasoio!

Marianna                       - (gridando) Un rasoio!

Kornely                         - Mi ucciderò! Il più bel giorno della mia vita terminerà con un orribile scan­dalo! Dov'è la mia rivoltella?

Pall                                - Ma cosa sono questi empii discorsi, papà?

Kornely                         - Tacete, fariseo; ne sareste ben felice, voi, che non aspettate che di ereditare! Dov'è la mia rivoltella? (Cerca nel cassetto. Lo trattengono).

Pall                                - (spingendo indietro) Per carità, cal­matevi! Non urlate così: la mamma non deve sentire!

Kornely                         - Non sopravviverò!

Dottore                         - Silenzio! Se ora entrasse tua mo­glie, non so cosa succederebbe! (Sente rumore a sinistra) Dio mio, ecco qualcuno!

Kornely                         - Il momento più atroce della mia vita!

(La porta si apre. Entrano i bambini coi fiori, seguiti da Anna. I bambini cominciano subito a cantare. E' un canto a due voci).

Coro dei Bambini: O lieto giorno giorno felice...

Dottore                         - (grida contro di loro) Cosa? Giorno lieto?

Bambini                        - (cantando) ...giorno felice...

Dottore                         - Ma andate subito via! Fuori!

Tutti                              - (gridando) Fuori! Fuori! (/ bam­bini via a precipizio con Anna).

Dottore                         - Non ci mancava altro! (A Sa­witsch, il quale guarda fuori dalla porta) Cos'è? Sta venendo?

Sawitsch                       - E' qui... sta lottando col ca­meriere... E quello stupido lo lascia entrare! Non Io vedete com'è infuriato? Signor Consi­gliere, fuggite: ha in mano un rasoio aperto!

Marianna                       - Dio, Dio, che cosa facciamo?!

Pall                                - Spranghiamo la porta!

Sawitsch                       - Sì, così la sfonda!

Dottore                         - (afferra la cetra) Io gli scara­vento da cetra sulla testa!

Kornely                         - Posa quella cetra: non la insu­diciare!

Marianna                       - Ma che facciamo se entra qui?

Kornely                         - (disperato, ma ancora fiducioso) Canteremo; sicuro! Gli oratori del giubileo mi hanno chiamato Orfeo, perché questi amman­siva col canto le belve feroci. Io credo alla mia missione! Credo all'eterna potenza del canto!

Vera                              - (entra da destra) Cosa succede?

Kornely                         - Non domandare! Siedi all'armonium! (Vera siede in fretta).

Sawitsch                       - (che è rimasto sempre a guardare dalla porta) Eccolo! Eccolo!

Kornely                         - Attenzione! Quel pezzo che ab­biamo cantato ieri alla riunione solenne: « Canto festoso dell'Italia Meridionale », di Giacomo Bonelli; do maggiore, quattro tempi! (Vera suona l’armonium. Kornely, attacca la canzone, che contemporaneamente dirige, nel momento in cui sulla soglia appare Willy, furi­bondo, col rasoio aperto in mano).

Kornely                         - (forte) Cantiamo, amici!

Tutti                              - (fortissimo, a quattro voci) Cantia­mo, amici!

(Dinanzi al coro squillante, Willy indietreg­gia).

Tutti                              - (meno Willy, forte): Da un'anima pura sgorga puro il suono! Da un'anima pura sgorga limpido e chiaro. (Piano).Limpido sgorga dal cuore ardente dal cuore ardente dal cuore ardente. (Pianissimo) dal cuore ardente limpido sgorga (Willy richiude il rasoio)

 (Fortissimo)

Taci, o corruccio; nasconditi o furore; abbi vergogna o collera! Nel canto, nel canto, è il magico poter! (A un tratto, pianissimo) Vergognati, vergognati, ira e corruccio! Ira e corruccio! (Willy mette il rasoio in tasca). (Forte)

Il coro ci innalza verso ogni luce; nel canto è la forza!(Willy col viso scontento, involontariamente, comincia egli pure a cantare). Il coro ci innalza verso ogni luce; nel canto è la forza!

Tutti                              - (compreso Willy): In alto! In alto!

(All'ultimo « In alto », Willy esce in fretta da sinistra. Kornely rimane in atteggiamento soddisfatto, vittorioso come Orfeo che ha am­mansito la belva. Le ultime battute dell'accompagnamento risuonano mentre cade il sipario).

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

La stessa scena un'ora dopo.

(Kornely è già vestito per il banchetto. Con lui è il dottore).

Kornely                         - Bene, bene; per ora sono riusci­to ad ammansire provvisoriamente il barbiere furibondo. Ora bisogna evitare il pericolo mag­giore: che mia moglie venga a sapere qualche cosa.

Dottore                         - Non potrebbe, il vecchio Sawitsch, ricondurre suo figlio alla ragione?

Kornely                         - Il vecchio fa per me, senza dub­bio, tutto ciò che può, perché...

Dottore                         - Perché è un cantate.

Kornely                         - No. Perché non mi ha pagato la pigione. So mia moglie viene a sapere qualche cosa, mi ammazzo.

Dottore                         - Però trovo che non dovresti am­mazzarti continuamente.

Kornely                         - Non guasta affatto. A volte, bi­sogna uccidersi, se si vuol vivere. Nullameno, debbo dirti che ho un solo desiderio: riuscire a superare sano e salvo la giornata d'oggi, gli inviti, le notabilità, il banchetto!

Dottore                         - E che dirai, se ti chiedono che cosa ti sei fatto al viso?

Kornely                         - Dirò che il barbiere mi ha ta­gliato.

Dottore                         - Questa è un'idea luminosa: dire la verità! Una volta tanto, anche la verità è credibile. Bada soltanto a non dire più di que­sto. Tu hai il difetto di dir sempre qualche parola di più del necessario.

Kornely                         - Hai ragione. E' una grande be­stialità.

Dottore                         - L'espressione è forte, ma è quasi giusta. La parola è come certe madame; un centigrammo di troppo, e diventa veleno. An­che prima, tutto quel baccano è cominciato dall'aver tu detto al parrucchiere che era « un asino innamorato »!

Kornely                         - Come lo sai?

Dottore                         - Me lo hai raccontato proprio tu.

Kornely                         - Sì, sì, è vero. Non avrei dovuto raccontartelo.

Dottore                         - No. E quella tua frase è stata proprio di troppo. Perciò è nato lo scandalo.

Kornely                         - Hai ragione. E' diventato furi­bondo. Oh, come hai ragione! Dimmi, come mai un uomo intelligente come te è un così cattivo medico?

Dottore                         - Che vuoi, io m'intendo di vita, non di morte. Ma ora, quello che è necessario, è che tu parli meno e controlli ciò che dici.

Kornely                         - Se potessi! (mostra un foglio di carta) Un'idea: mi rifugerò nello studio del discorso.

Dottore                         - ' Non lo hai ancora imparato?

Kornely                         - Lo so perfettamente. Dall'A al­la Z. Ma fingerò di doverlo ancora imparare. Vedi, a me succede sempre così: non son capa­ce di fingere, mi tradisco e gli altri si accor­gono di tutto. Quindi, lo studiare, mi servirà a nascondere il mio nervosismo. Fra mezz'ora cominceranno a venire gli invitati. Speriamo che fino allora non succeda nulla. (Sì sentono mormorii) Viene qualcuno. Posso farti un'ama­ra confessione? Mi sento molto molto infelice! (Via a destra in stanza da bagno. Da destra, in fondo, entrano Vera ed Elena, vestite per il banchetto).

Elena                             - (al dottore) Com'è felice, vero, il mio grand'uomo!

Dottore                         - Siete una profonda osservatrice!

Elena                             - Così gaio, di buon umore!

Dottore                         - E come! Raggiante addirittura! Raggiante!

Elena                             - Malgrado la sua serietà di funzio­nario statale, la gioia trapela in ogni suo ge­sto! Poc'anzi ha improvvisato qui un piccolo coro. Che primavera, in un uomo di 54 anni! Ma forse avete cantato anche voi con gli altri?

Dottore                         - Certamente. Chi potrebbe resi­stergli?

Elena                             - Ho udito dalla mia camera, mentre mi vestivo. Alle prime battute, volevo precipi­tarmi qui, per dare un bacio a papà e cantare anch'io, ma ero completamente svestita.

Dottore                         - Che fortuna!)

Elena                             - Come?

Dottore                         - Sì, che non vi siate precipitata qui così com'eravate.

Elena                             - Vent'anni fa avreste detto il con­trario. (Il dottore vuol parlare) Non rispondete. Non siete cavaliere. Una volta lo eravate; ma molto, moltissimo tempo fa. Dov'è andata la manicure? Le avevo raccomandato di venire da me, appena finito da papà.

Dottore                         - Non vi inquietate. La faccio chia­mar subito! (Via a sinistra).

Elena                             - Ha ragione. La mia calma prover­biale oggi mi ha abbandonata. Sono molto ner­vosa. Sì, la grande felicità rende irrequieti! (Siede al centro. Da destra entra Kornely. Ha in mano un foglio di carta, sul quale studiai a memoria, come un ragazzo. Lascia aperta la porta dietro di se. Cammina in, fretta per la scena. Ripetendo).

Kornely                         - « ...il celebrato benefico influsso del canto, miei egregi ospiti, non è una sem­plice frase... ». Oh, care, siete qui? « Illustri pensatori hanno affermato che la musica è un pezzo per significare l'inesprimibile ».

Elena                             - Senti, tesoro...

Kornely                         - (nervoso) Ti prego, lasciami sta­re adesso! Non devi disturbarmi, amor mio! (Studiando) « Illustri pensatori hanno affer­mato che la musica è un mezzo per significare l'inesprimibile ». (Supplicando) Vi prego, la­sciami solo!

Elena                             - Dimmi, papà: dov'è andata la manicure? E' scomparsa?

Kornely                         - Che ne so, io? Lasciami in pace, ti ripeto!

Elena                             - Le avevo detto di venir subito da me...

Kornely                         - (guarda fuggevolmente nel foglio. Poi, a voce alta) « Illustri pensatori...» (Via in stanza da bagno, lasciando la porta aperta).

Elena                             - (rapita) Com'è coscienzioso! Sgob­ba come uno studente. Un'anima d'artista as­sociata alla più rigida morale borghese.

Vera                              - Un uomo esemplare!

Elena                             - Sicuro, esemplare! Ed è anche un modello di padre! E... di marito!

Kornely                         - (come sopra, rientra in fretta, studiando) « ...e ingentilisce i costumi. La nostra Società Corale, fu fondata nel 1905. Allora, lecifre della statistica della delinquenza, porta­vano, nel nostro quartiere, un numero di 6? de­linquenti. Cinque anni dopo, erano scesi a 65; i dieci anni successivi portarono la cifra a 63 e, in quest'ultimo decennio, da 63 siamo discesi a 621. (Ripete senza guardare nel foglio) Di­ciamo dunque, nel 1905...

Elena                             - 67.

Kornely                         - 1910...

Elena                             - 65.

Kornely                         - 1920...

Elena                             - 63...

Kornely                         - Come? Sei tu che dici le cifre? Straordinario! Mi pareva di averle pronunciate io stesso... Oggi, proprio non ho il mio solito equilibrio. (Nervoso) Del resto, cara, dimmi sinceramente: perché rimanete qui? Soltanto per irritarmi?

Elena                             - Dio mio, papà, come sei nervoso! Sto qui perché aspetto la signorina. E' scom­parsa improvvisamente. L'hai forse mandata a casa?

Kornely                         - Io? Perché avrei dovuto man­darla a casa? Che c'entro io, con la signorina?

Elena                             - Oh, Dio mio, se non si può neanche domandare!... Come puoi dire che rimango qui per irritarti?

Kornely                         - Perdonami, tesoro... un po' di logica... ho voluto soltanto dirti: dal momento che aspetti la signorina, perché la aspetti pro­prio in camera mia, dove io devo studiare? Se deve venir da te, non ti cercherà sicuramente nella mia camera. La attenderai inutilmente. Qui non verrà di certo. Te lo profetizzo. (Studiando) Nell'anno... (Marianna entra da sini­stra) Nell'anno 1932 faccio delle profezie sba­gliate. (Via in stanza da bagno. La porta ri­mane aperta).

Marianna                       - I miei rispetti, signora. (Siede subito al tavolino e si mette al lavoro).

Elena                             - Finalmente, signorina: credevo che non veniste più.

Marianna                       - Avevo da fare una cosa urgere te giù in negozio. Non mi sgridate, signora.

Elena                             - Siete raffreddata?

Marianna                       - (guardandola) No. Perché?

Elena                             - Avete una voce così nasale. Guar­datemi. (Marianna alza gli occhi) Ecco, avete pianto. Avete gli occhi rossi di lagrime.

Marianna                       - Vi sbagliate, signora; è il vento.

Elena                             - No, no. Non è il vento. Avete pian­to. Or ora. Solo quando si piange la voce di­venta così nasale. (Molto affettuosa) Che è suc­cesso, cara figliuola?

Marianna                       - Nulla, signora, assolutamente. (Lavora), Davvero, nulla.

Elena                             - Avete le mani che bruciano.

Vera                              - La mamma è un vero dottore!

Elena                             - Come ogni mamma che ha alleva­to i propri figliuoli! (A Marianna) Signorina, non. è per curiosità che domando. Ma mi di­spiacerebbe molto veder soffrire qualcuno, in questo, giorno in cui io son così felice.

Marianna                       - Dio mio, si hanno sempre del­le preoccupazioni. Ma ci si è abituati. (Guar­da l'anello di Elena).

Elena                             - Vi piace?

Marianna                       - Non ve lo avevo mai visto.

Elena                             - E' nuovo: l'ho avuto oggi da mio marito.

Marianna                       - (imbarazzata) Una magnifica pietra. (Lavora con zelo esagerato).

Elena                             - Non esiste al mondo un altr'uomo così premuroso!

Vera                              - Davvero, non esiste!

Elena                             - Non ha voluto che io gli regalassi nulla; ma siamo d'accordo che, per fargli ono­re, oggi farò felice una persona. Mi sforzo di non essere troppo vanagloriosa, ma... (ammic­ca a Vera) ... vieni un po' qui! (Vera le si av­vicina) Vedi, oggi sento, in modo da non poter dubitare, che papà è ancora tanto innamorato di me quanto io di lui. (A un tratto) Ahi! Mi avete punta.

Marianna                       - Scusate... è cosa da nulla.

Elena                             - Fa sangue?

Marianna                       - (osservando il dito) Un pochi­no; appena.

Elena                             - (indicando) Qui c'è l'allume!

Vera                              - Ti fa male?

Elena                             - No. (Marianna passa la pietra di allume sul dito).

Vera                              - E' interessante ciò che dici di te e del babbo. Anche io ho notato com'era imba­razzato- tanto da esser commovente - quan­do tu hai parlato della tua gioia di poter sedere accanto a lui, oggi, al banchetto. E' diventato rosso, come uno sposino innamorato.

(Marianna lascia la mano di Elena e volge la testa altrove).

Elena                             - Che c'è, signorina? Avete bisogno di qualcosa? Ancora lagrime? Proprio oggi, che tutti sono così lieti?

Marianna                       - (riprendendo a lavorare) Forse la gioia degli altri mi fa un po' male.

Elena                             - Non siete felice?

Marianna                       - Oh no, signora.

Elena                             - Infelice?

Marianna                       - Oh sì, signora. Perdonatemi; non ho l'abitudine di lagnarmi; ma se la si­gnora me lo domanda così francamente, debbo dir la verità.

Elena                             - Ma io vi domando con tanta fran­chezza, cara signorina, perché immagino che cosa avete. Anzi, lo so. (Marianna la guarda spaventata) Pene d'amore!

Marianna                       - Macché!

Elena                             - (facendo la misteriosa) Sì, sì, so tutto. Il parrucchiere!

Vera                              - Sicuro! Il parrucchiere!

Marianna                       - Oh no! (Lavora ancora con ze­lo esagerato) Perché, poi?! A che proposito?

Elena                             - Non negate. Lo sappiamo da un pezzo. Mio marito mi raccontò, fin dall'anno scorso, che eravate fidanzata col barbiere. Ve­dete bene come sono discreta; non ve ne ho mai accennato. Ma ogni volta che ho chiesto a papà la data delle nozze, mi son sentita rispon­dere: «Rimandate». (Marianna si asciuga in fretta una lagrimuccia) Non piangete, cara fi­gliuola. Ho le mie ragioni per parlarcene. Mi sono proposta di fare una buona azione, oggi, per onorare papà. Render felice qualcuno. Sto cercando la creatura su cui compiere questa azione: eccola!

Vera                              - Brava, mamma! Questa sì che è una idea!

Elena                             - Oggi stesso sistemerò questa fac­cenda.

Marianna                       - (spaventata) Ma, signora!...

Elena                             - Non ammetto repliche! E' un caso non comune, dare una lavata di capo a un parrucchiere! E lo farò senza indugio! Va, Vera; di' che mi mandino subito qui quel giovanotto!

Marianna                       - Ma, signora, è impossibile! Non si può! (Vera che si era avviata, si ferma).

Elena                             - Tutto si può! Non ammetto con­traddizioni, figliuola; comando io. E se avete bisogno di denaro, provvedere anche per quel­ lo. Oggi ho il cuore così pieno, che farò felice . una creatura, lo voglia o no..

Kornely                         - (entra col foglio in mano, studiando. Ma si guarda attorno sgomento) « Il can­to corale è un vero balsamo per un cuore afflitto... Il canto corale è un vero balsamo»...

Elena                             - Papà, ho trovato.

Kornely                         - Che cosa?

Elena                             - . La mia buona azione! Ho mandato or ora a chiamare quel ragazzaccio di parrucchiere che rimanda sempre il suo matrimonio con questa signorina!

Kornely                         - (sgomento, si volta improvvisamente per andarsene, studiando ad alta voce) « Il canto corale è un vero balsamo per un cuo­re afflitto... il canto corale... ».

Elena                             - Fermati! Non andar via, adesso, ti prego! Ho bisogno anche della tua autorità! (Kornely si ferma) Guarda come piange, quel­la povera piccina! Piange perché la nostra gioia le fa sentire anche più profondamente la sua infelicità. Ma io non permetto che oggi vi sia qualcuno che pianga. (A Marianna) Voglio si­stemare la vostra faccenda subito, ragazza mia, energicamente, direi quasi brutalmente. Guar­dateci: fra 26 anni, voi due vivrete l'uno con l'altro, felici come noi. Ho ragione, papà?

Kornely                         - (si volta a un tratto per andare) « Il canto corale è, per un cuore afflitto, un ve­ro balsamo... Il canto corale è per un cuore afflitto... ».

Elena                             - Devi restare, papà! Sbrigati, Vera; fa venire il giovanotto. (Vera si volta per an­dare) Finalmente ho trovato la creatura da be­neficare!

Kornely                         - Non ho nulla in contrario, teso­ro mio, che tu compia delle buone azioni; ma se permetti, non vorrei che tu ti immischias­si negli affari privati delle altre persone.

(Vera rimane sulla soglia).

Elena                             - Perché no? Se posso far del bene?

Kornely                         - Sì; ma non... permetti la paro­la... non mancando di tatto.

Elena                             - Ehi, ehi, non vorrai insegnarmi il tatto, adesso?

Kornely                         - Precisamente... e ti proibisco di far questo! Te lo proibisco formalmente!

Elena                             - E che cosa succederebbe, papà, per questa volta io non tenessi conto della tua proibizione? (Con entusiasmo) Oggi sento in me il fanatismo dei grandi benefattori della umanità! (A Vera) Che cosa aspetti? Ti ho or­dinato di far venire quell'uomo! (Vera via).

Kornely                         - Ti prego, angelo mio... voglio solo avvertirti che la responsabilità ricade tut­ta sopra di te.

Elena                             - Lasciami fare. Che diamine! In questo giorno di gioia, non bisogna borbottare. Vieni qui, mio vecchio amore!

Kornely                         - Posso chiederti per far che?

Elena                             - Perché ti voglio baciare. Oggi sono nuovamente innamorata di te. Vieni qui.

Kornely                         - (a Marianna, molto imbarazzato) Che ne dite, signorina? Mia moglie è come una giovinetta! (Con riso forzato) Che posso fare?

Marianna                       - (si alza e si scosta sorridendo) Fate pure, non abbiate soggezione di me.

Elena                             - (si alza per baciare Kornely) Vie­ni, tesoro... Che cos'è, amore? Che hai sul viso?

Kornely                         - Niente.

Elena                             - Niente? E' una ferita.

Kornely                         - Un tagliettino.

Elena                             - Un tagliettino? E' un taglio lungo. Chi ti ha tagliato?

Kornely                         - Ma guarda! Lo vedi adesso?

Elena                             - Che significa, lo vedo adesso?

Kornely                         - Mi ha tagliato il barbiere. L'uo­mo che tu vuoi fare così felice.

Elena                             - Un taglio simile? Com'è possibile?

Kornely                         - Ecco. Si avvicina il disastro.

Elena                             - Cosa si avvicina?

Kornely                         - Il disastro. Ora dirò più di quel­lo che è necessario. Lo sento.

Elena                             - Che stai borbottando? Ti ho chie­sto come mai quell'imbecille di barbiere ti ha conciato in questo modo?!

Kornely                         - Ci siamo. Ora. Ora. Ora. Ora.

Elena                             - « Ora » che cosa?

Kornely                         - Ora mi avvio a fare la bestialità!

Elena                             - Ma cosa? Come ti ha ferito?

Kornely                         - Ha calcato il rasoio troppo forte.

Elena                             - E perché?

Kornely                         - Perché è innamorato.

Elena                             - Lo so. E per questo ti ha ferito? E' innamorato di te?

Kornely                         - No. Ma è sovreccitato. Tutti gli innamorati sono in stato di sovreccitazione. La sua mano tremava di inquietudine, di gelosia.

Elena                             - Gelosia? Di chi è geloso?

Kornely                         - Eccoci: la bestialità! Lo sapevo.

(Entra Vera,, seguita da Willy. Dietro a lui Sawitsch, visibilmente sgomento. Salutano. Marianna indietreggia di qualche passo).

Willy                             - Riverisco, signora.

Elena                             - Buon giorno. Ditemi, ragazzo mio... Siete innamorato?

Willy                             - Per servirla.

Elena                             - E perciò avete ferito mio marito?

Kornely                         - Scusami, non ho detto questo!

Willy                             - (agitato) Lo avete detto, pardon, lo avete detto; avete detto che ero geloso.

Kornely                         - (legge nel foglio) « Il canto co­rale è un vero balsamo per un cuore afflitto... ». (Via in stanza da bagno).

Elena                             - Guardatemi in faccia, figliuolo. (Calma) Perché avete sfregiato mio marito? Voglio che mi rispondiate.

Willy                             - Perdoni, signora... non volevo sfre­giarlo. Ma non è da sorprendersi che la mia mano tremasse.

Elena                             - Perché tremava?

Willy                             - Perché nella mia anima, signora, imperversava una tempesta.

Elena                             - Perché imperversava?

Willy                             - Bisognerebbe tornare indietro di due anni.

Elena                             - Tornate pure. Non c'è fretta. (Siede).

Willy                             - Fu allora che con la signorina Ma­rianna, qui presente, stabilimmo che ci sarem­mo sposati. Non è vero?

Marianna                       - Sì, sì.

Willy                             - Marianna disse che mi completava perfettamente... cioè... che io... che noi ci completavamo... sì, l'uno completava l'altro... Scusatemi, signora, ma sono molto confuso.

Elena                             - Calmatevi, figliuolo, calmatevi!

Willy                             - Dunque... come ho detto... ci com­pletavamo, perché io sono molto indeciso, men­tre lei è sicura e decisa. Voglio dire che è ener­gica. E il denaro dove lo avremmo preso?

Elena                             - . Non ve l'ho chiesto.

Willy                             - Lo so; dico così per dire. Anche mio padre ci aveva promesso dei quattrini; non è vero?

Sawitsch                       - Sì; ma che c'entra, tutto que­sto, adesso? (E' disperato).

Elena                             - A momenti lo sapremo, caro signor Sawitsch. Per ora, ascoltate tranquillamente. (A Willy) Dunque?

Willy                             - E pensavamo di aprire subito dopo...

Elena                             - Aprire che cosa?

Willy                             - Non l'ho ancora detto? Già, avrei dovuto cominciare da questo. Un elegante ne­gozio di parrucchiere per signora, con cure di bellezza. Il negozio lo dirigo io... cioè, lo di­rigerei... cioè, lo avrei diretto; delle cure di bellezza si sarebbe occupata Marianna. (Sem­pre più confusamente) Scusate se parlo così di­sordinatamente, ma sono ancora molto agitato. In breve, tutto era deciso; e nel Natale del 1930, avevamo stabilito che per Pasqua del '31... cioè... voglio dire... sì, che ci saremmo sposati a Pasqua del '31. Non è vero, papà?

Sawitsch                       - (disperato) Sì, sì, sì.

Willy                             - Era dunque Natale, il 24 dicembre. Cioè, veramente era la vigilia. Ma lui era già innamorato di Marianna.

Elena                             - Chi? Cosa? Di chi?

Willy                             - Il signor Consigliere.

Elena                             - Innamorato? Di chi?

Willy                             - L'ho già detto: di Marianna. Ma notate bene che allora Marianna non lo amava ancora.

Elena                             - Ma cosa state dicendo? Non capisco una parola. Chi non amava ancora Mariarma?

Willy                             - Il signor Consigliere.

Elena                             - Come... E adesso lo ama?

Marianna                       - Scusatemi se intervengo, signo­ra; ma non vorrei che credeste neanche per un I istante, che io voglia dissimulare o negare...

Elena                             - Un momento. (A Willy) E perciò avete sempre rinviato le nozze?

Marianna                       - Sono stata io che le ho rinviate, signora; non lui.g

Sawitsch                       - Meno male che almeno ha l’onestà di ammetterlo.

Marianna                       - Non ho bisogno di « ammetter­ lo », perché non l'ho mai negato.

Willy e Sawitsch           - (insieme dirigendosi en­trambi verso Marianna) Non ho mai detto.. al che voi... Se non lo aveste negato...

Willy, Marianna e Sawitsch - (insieme) Avete detto che io... Non è vero; volevo... Non è vero; volevo... (Sawitsch, sempre cercando di intervenire) Voi avete detto...

Elena                             - Aspettate, aspettate! (I tre ammutoliscono) Che confusione! Mi fate venire il capogiro. Parlate tutti insieme... Avanti, continuate voi... Ma badate a dire soltanto la verità, perché la porta è aperta e il signor Consigliere re ode tutto ciò che si dice. (Alzando molto la voce) Non capisco perché non venga qui! (Fissa la porta della stanza da bagno).

(Tutti guardano, ma Kornely non viene).

Willy                             - Non mentisco, signora. Parlo un po' alla rinfusa; tutti sanno che quando mi de agito, balbetto e a volte mi manca la parola, ma dalle mie labbra non esce una sillaba che non sia vera. Avevamo dunque, mio padre ed zie io, costru... costru... (Gli manca la parola).

Elena                             - Costruito,

Willy                             - Precisamente. Costruito. Grazie, fai Costruito dei piccoli castelli in aria. Con l'idea della felicità coniugale. E poi è venuto il signor Consigliere e li ha demo... demo...

Elena                             - Demoliti.

Willy                             - Precisamente. Son cose che succedono. La solita tragedia dell'amore operaio O meglio... direi piuttosto dell'amore « collegale». Sì «collegale»: fra colleghi. Fra coloro che lavorano nello stesso ramo. In ufficio. In negozio. Si innamorano reciprocamente gio e... (con molta amarezza) sempre, invariabilmente, viene un cliente e porta via la ragazzina

Kornely                         - (entra) State dicendo una quantità di sciocchezze. Protesto. Per oggi mi limito,a protestare. (In tono di comando) Per oggi basta così! Per tutti! Finitela! (Silenzio spa­ventato) Non dico di più. Neanche una pa­rola. Non una parola più del necessario. E nessuno deve permettersi di disturbarmi, oggi! Domani faremo i conti. Oggi abbiamo altro da fare. E soprattutto andatevene tutti e lasciate­mi in pace con queste storie. Voglio studiare! (Siede accanto alla porta della stanza da ba­gno e studia) « Molitus ritiene che il canto co­rale dia un tono particolare alla vita di fami­glia. E nello stesso modo come nella famiglia il bravo marito... ».

Elkna                             - Bugiardo!

Kornely                         - (guardando nel foglio) « ... vie­ne ricompensato dalla amorevole sposa...».

Elenà                             - Basta!. Vi prego, parrucchiere: gli altri particolari!

Vera                              - (disperata) Ma mamma, per carità, non agitarti, adesso!

Elena                             - (energica) Taci! Siediti e taci! Que­sto è affar mio. Parrucchiere, parlate! (Si sie­de. Vera prende uno sgabello e le siede accanto).

Willy                             - Non ho altro da dire. Io son rima­sto sul campo.

Elena                             - Dove siete rimasto?

Willy                             - Sul campo di battaglia. Vinto. Il resto Io sa Marianna. E lo sa anche il signor Consigliere, che le compra i bei vestiti.

Elena                             - Tu le compri... i bei... vestiti?

Kornely                         - Son tutte cose a cui risponderò domani.

Elena                             - (alzandosi, a Marianna) Vi compra dei bei vestiti?

Marianna                       - Sì, signora.

Kornely                         - Stupidi pettegolezzi. Afferma­zioni arbitrarie. Non vi vergognate? (Energico) Ma andatevene una buona volta! (Leggendo nel foglio) « La voce dominante nel concerto familiare, è quella della sposa...».

Elena                             - (accanto a lui) Farabutto!

Kornely                         - «... e la sua tonalità è la te­nera dolcezza... » (Esce).

(Pall entra da destra, si avvicina curioso a Willy).

Willy                             - (agitato) Non sono storie! E' la do­lorosa verità. Non dovete credere a ciò che scrivono i giornali, che egli spende tutto il suo patrimonio privato per la Società Corale! Buon giorno, signor Architetto. E' solo apparenza. Non «i compra più neanche un pezzo di mu­sica, perché tutto il patrimonio viene speso per questa signora! (A Pall) Desidera qualche co­sa, signor Architetto?

 Pall                               - No.

Willy                             - (continuando il suo discorso) ... sì, per questa signora!... il patrimonio privato!

Marianna                       - ' Fino ad ora avete detto la ve­rità. Ma queste sono esagerazioni!

Kornely                         - (entra agitato, tenendo in mano la cetra) Sono calunnie! Fuori! Fuori dalla mia casa! (Rimane sulla soglia).

Willy                             - (aggressivo) Che avete detto?

Kornely                         - E guardatevi dal tornare!

Willy                             - (in estasi) Allora nulla al mondo potrà più impedirmi... (Marianna e Sawitsch gli balzano addosso per trattenerlo) ... di dire ad alta voce dinanzi a chiunque che... che... (Marianna, Sawitsch e Pali lo afferrano per evi­tare che dica qualcosa di terribile) ... che sono stato messo alla porta di questa casa.

Sawitsch                       - Sì, sì!

Willy                             - Ecco! (Si precipita fuori).

(Sawitsch si torce le mani, disperato).

Sawitsch                       - (a Elena) Perdonate, signora; questo povero giovane è...

Elena                             - (interrompendolo) Tacete! Ora non tocca a voi; tocca al signor Consigliere! (Molto energica) A te, papà. Avanti!

Kornely                         - (leggendo il foglio, forte) « Il canto corale è un vero balsamo per un cuore afflitto... ». (Via in stanza da bagno, lasciando la porta aperta).

Pall                                - Ciò che odo è raccapricciante.

Vera                              - (molto nervosa) Non ti immischiare!

Pall                                - Mi immischio, perché non è la prima volta che lo sento dire. Da un pezzo corre voce che c'è una donna che gli costa un patrimonio.

Kornely                         - (rientra con la cetra in mano. Sempre più vivace) . So che questa è la sola cosa che vi preoccupa, spietato cacciatore di eredità che siete! Voi non amate nulla e nessu­no; non amate neanche il canto! Cantate con noi solo con la partenza dell'eredità; lo sento dalla vostra voce!

Vera                              - Ma papà!

Pall                                - (gridando) Sicuro; se proprio volete saperlo, detesto il canto corale! Finalmente lo posso dire!

Vera                              - (sempre fra i due) Ma Giovanni! Papà!

Kornely                         - E proprio oggi! E' significativo; perché se foste capace di comprendere la vera essenza psicologica del canto corale, come Goffredo Efraim Lessing...

Elena                             - (isterica) Non parlare di altre cose, adesso! (Gridando) Come se non fosse acca­duto nulla! Perché parli di Lessing, adesso?

Pall                                - Perché è ben contento di poter mu­tare argomento!

Kornely                         - (violento) Che tono è questo? Come vi permettete?...

Pall                                - E' il tono dell'indignazione morale. E' il mio tono. Io non sono un bohémien; sono un ingegnere e un costruttore di chiese.

Kornely                         - Per merito mio! Ho cantato con la mia Società Corale tutte le domeniche, in chiesa, unicamente perché voi poteste avere l'incarico dei restauri! Per questo, il bohémien vi ha fatto comodo, eh?

Elena                             - (isterica) Non parlate di altre cose, adesso! Restate nell'argomento! Perché cam­biate discorso? (E' disperata perché nessuno si occupa di lei).

Kornely                         - Non mi convincerete, con la vostra morale!

Pall                                - Oh, lo credo! Non la comprenderete mai! Eticamente, un mondo intero ci divide, signor Direttore di cori!

Elena                             - Siete tutti pazzi! Qui è avvenuto un fatto sensazionale e voi continuate a parlar d'altro!

Pall                                - Vi rinnego!

Vera                              - (isterica) Non parlare così a mio pa­dre! (Strillando) Non lo permetto!

Elena                             - Non lo difendere! non ti arrischia­re a difenderlo dinanzi a me. Per me non è al­tro che un individuo immorale! E' la mia ul­tima parola! (Singhiozza).

Kornely                         - (a sua moglie) Non devi giu­dicarmi così severamente, prima di avermi udito... (Alzando la voce) e tanto meno prima di avere udito ciò che dirò di te fra un'ora, nel mio discorso, a tutto il mondo, a tutta la stam­pa! (Energico, con enfasi) Doveva essere una sorpresa, ma oramai lo hai saputo! (Prende la cetra sotto il braccio sinistro e declama con entusiasmo, leggendo nel foglio) « E a chi deb­bo essere grato... ».

Elena                             - (strillando) Non voglio sentire! No! no!

Kornely                         - (alza la voce, superando quella di lei, mentre continua a guardare nel foglio): « E a chi debbo essere grato, per avermi di­schiuso l'eterno e mirabile mistero della mu­sica, del canto?... Io debbo l'armonia della mia anima, all'armonia della mia vita! Ma chi ha recato nella mia vita questa dolce armonia? La mia ammirevole, la mia adorabile sposa! ». (Elena piange. Commosso dalle lagrime di sua moglie, prosegue con crescente entusiasmo) « La mia sposa, questa donna straordinaria,questa compagna ideale che assomma in sé tutta la felicità, questa perfetta fra tutte le donne, questo angelo disceso dal cielo, questa santa, dolce, calma, serena, tranquilla! (Si av. vicina a sua moglie, aspetta l'effetto).

Elena                             - (singhiozza e gli appioppa un ceffone).

(Tutti gli astanti ammutoliscono dal raccappriccio. Kornely si porta una mano al viso. Rinfresca la guancia arrossata, appoggiandovi la cetra. Pausa. Tutti tacciono e sono immobili. Nel silenzio generale, la porta di sinistra si apre senza strepito, e, come nell'atto primo, entrano i bimbi coi fiori. Cominciano subito a cantare con voci acute).

Coro dei Bambini         - Giorno lieto, giorno felice.

Pall                                - (gridando ai bambini) Fuori subito! Marsch! Fuori!

(Tutti, eccetto Elena, cacciano i bambini con gesti e parole. I bimbi, si precipitano fuori. La porta si chiude. Nuova pausa. Tutti tacciono).

Elena                             - (si guarda attorno sgomenta, esitante, come se si destasse da un sogno, quasi come se fosse in « trance ») Che ho fatto? Ucci­detemi! Uccidetemi subito! Che ho fatto? (Singhiozzando) E' vero che ho percosso papà?

Pall                                - E come!

Elena                             - Acqua! Svengo! Acqua! (Vien con. dotta da Kornely alla sedia. Siede. Sawitsch e Vera balzano in stanza da bagno. Marianna esce da sinistra coprendosi il viso. Sawitsch e Vera portano acqua pura e acqua di colonia e rinfrescano le tempie e la fronte di Elena).

Kornely                         - Non ti agitare, amor mio; non è accaduto nulla!

Elena                             - Nulla? Lo sentite, quest'uomo ge­neroso? Nel più bel giorno della sua vita, io smarrisco la mia calma angelica e lo percuoto pubblicamente in viso, ed egli dice che non è successo nulla! (Gridando) Uccidetemi!

Vera                              - Ma calmati, mamma!

Kornely                         - Uno schiaffo, non è nulla!

Elena                             - Nulla? Forse per chi lo, ha rice­vuto! (Singhiozzando) Ma per chi lo ha dato! Ah, cosa ho fatto?! Cosa ho fatto?!

Pall                                - (che è accanto a Vera) E' da stamat-tina che dite di voler compiere una buona azione! (Vera gli appiccica fulmineamente un sonoro ceffone).

Elena                             - (a Kornely) Ti ha fatto male, amor mio?

Kornely                         - Ma che! Appena un po' di pru­rito! (Anna entra da sinistra. Le grida) Che volete adesso?

Anna                             - Può entrare il fattorino del tele­grafo?

Kornely                         - (amaramente) Il fattorino del te­legrafo? Oramai, potrebbe entrare anche lo spazzaturaio! (Anna via spaventata).

Elena                             - Dio mio, che ho fatto?!

Kornely                         - Non continuare a chiedere; ci fai diventar tutti nervosi. Te lo abbiamo già detto. Ora calmati!

Elena                             - Divento pazza! Bisogna che tu mi perdoni! Se tu non avessi cominciato a lo­darmi... avrei taciuto per tutta la vita. Ma quando hai cominciato a parlare di me in quel modo... tutta l'amarezza è tornata a galla... Se sei tanto convinto di ciò che sono e di ciò che valgo... perché mi tradisci? (Piange).

Kornely                         - Ci siamo. Ecco che ho di nuovo detto più di quanto era necessario!

Elena                             - (singhiozzando) Molto di più! Molto di più!

Kornely                         - Ma io non amo che te al mondo, tesoro! (A Vera che singhiozza istericamente) Ora anche tu, ti metti a mugolare! Non pian­gere, ragazzina isterica, altrimenti la fai agi­tare sempre di più!

Vera                              - (gridando) Percuotere il mio buon papà, mentre era tanto felice!

Elena                             - Hai ragione! Uccidetemi! (Entra il dottore).

Dottore                         - Che diamine succede? Gli invi­tati stanno arrivando e non c'è nessuno a ri­ceverli. Che accade?

Kornely                         - Cosa vuoi che succeda? Ho par­lato troppo, al solito!

Dottore                         - Terribile!

Vera                              - -h Babbo mio! (Gli si appende al collo).

Kornely                         - Tu sei la bontà personificata! E in famiglia sei la sola che canta unicamente per volontà di cantare. (Piangendo) D'altronde non hai affatto voce.

Elena                             - Perché ora torni a parlare d'altro?

Kornely                         - Perché è quanto di meglio posso fare!

Dottore                         - Ma si può sapere che cosa è suc­cesso? (Si volge a Pali, il quale in tutto questo tempo è rimasto con le braccia incrociate, os­servando ironicamente, senza parlare; i due si intrattengono sottovoce).

Elena                             - (accarezzando Kornely) Ti fa male, tesoro?

Kornely                         - Ti ho già detto di no.

Elena                             - Fai un viso così curioso...

 Kornely                        - Non so che viso faccio; ma 8on sicuro che faccio il viso di un uomo che ha ri­cevuto un ceffone. A destra un taglio, a sinistra uno schiaffo; non puoi davvero pretendere da me delle esercitazioni di mimica facciale. (Elena lo incipria) Che fai?

Elena                             - Ti metto un po' di cipria. Perché hai la guancia così rossa?

Kornely                         - E' la reazione. Generalmente, le guancie reagiscono agli schiaffi, con l'arros­samento.

Elena                             - (nervosa) Non dire « schiaffi ».

Kornely                         - Come devo dire? Schiaffi, cef­foni... Preferirei dire « massaggio facciale » ma è troppo poco.

Elena                             - (mentre lo incipria, disperata) E che farai, adesso, amor mio?

Kornely                         - (con vera amarezza) Credo che mi ucciderò. (Si precipita ad aprire il cassetto della scrivania).

Dottore                         - Di nuovo? (Vuol trattenerlo).

Kornely                         - (dibattendosi violentemente) Si­curo, di nuovo! Non sopravviverò! (Prende dal cassetto la rivoltella e se la mette nella tasca dei pantaloni. Urli delle donne) Lasciatemi! Non posso sopravvivere a questa giornata! Oh, non per lo schiaffo! Ma per tutto, tutto quello che è successo oggi!

Elena                             - (gridando) Uccidimi, dottore, uc­cidimi!

Dottore                         - Come? Devo uccidere tutti?

Elena                             - Ho percosso il mio idolo dinanzi alla donna di cui è innamorato!

Dottore                         - Innamorato?

Pall                                - E come!

Elena                             - (gemendo) Davanti a quella don­na! E' questo che mi addolora! Questo!!!

Dottore                         - (agitato) Ma per l'amor di Dio, ci sono gli invitati! Signora Elena, voi siete sempre la personificazione della calma e della dolcezza, sono costretto a usare un'espressione violenta: smettetela di muggire!

Elena                             - Voglio muggire! Dammi del veleno, dottore! Tagliami a pezzi, perché ho le­vato la mano sul mio idolo nel giorno del suo giubileo!

Kornely                         - (chetandola) Non è vero! Sono io che son venuto sotto la tua mano!

Elena                             - Non mi giustificare! Fatemi a pez­zi! Distruggetemi!

Dottore                         - Non ci chiedete questo. Anche dal punto di vista tecnico, è cosa molto difficile da eseguire.

Elena                             - (al dottore, pregando) Tante donnemuoiono dissanguate sotto ai ferri; perché nonpotrei anch'io...

Dottore                         - (energico) Oh, ora basta!

Vera                              - (gridando) Battere il babbo!

Pall                                - (a Vera) Sta zitta!

Vera                              - (con uno strido acuto) Non voglio tacere!

Elena                             - (muggendo) Hai ragione. Hai ra­gione!!! (Urlando) Hai ragione!

(Dietro la porta vetrata si vede accendersi il grande lampadario e i due candelabri a molti bracci. Si vedono ombre muoversi: evidente­mente sono invitati che cominciano a giun­gere).

Kornely                         - Ti scongiuro: ci sono già degli invitati!

Dottore                         - Come padrona di casa, dovetericeverli!

Elena                             - (gridando) Non ricevo!

Dottore                         - Offendete i vostri ospiti!

Kornely                         - . Vuoi dunque uno scandalo.

Elena                             - (sincera, febbrile) Sì, sì!!!... voglio espiare il male che ho fatto!

Kornely                         - Ma se non hai...

Elena                             - (soverchiando la sua voce) Non dir nulla! Voglio espiare! Ora vado di là e grido agli ospiti che io sono una strega, che ho bat­tuto il festeggiato, il mio diletto sposo e che merito di esser cacciata via con la scopa! (Vuol precipitarsi alla porta vetrata ma vien tratte­nuta con la forza. Entra Anna).

Anna                             - (sgomenta, prossima a piangere) Per carità, la casa è piena di gente... e sono tutti impazienti... e Monsignore vuole assolu­tamente venire qua!

Dottore                         - (forte, energico) Fatelo entrare!(Anna mette in fretta il tavolino da una parte).Almeno salviamo le apparenze! (A Elena) Vi prego di tacere! Sta venendo Monsignore! (Spinge da parte la sedia).

Elena                             - (gemendo) Cacciatemi via!

Tutti                              - Ssst!

Elena                             - (singhiozzando) Cacciatemi... cac­ciatemi...

Tutti                              - Ssst! (Bussano. Entra il Prelato).

Prelato                           - Buongiorno, egregi e cari amici. Devo annunciarvi che gli illustri invitati sono impazienti. Alcuni fissano sulle tavole sguardi di lupi famelici; altri si lamentano ad alta voce perché non si vede nessuno della famiglia; altri si mostrano offesi di questo trattamento e parlano di andar via!

                                      - Ssst! (decrescendo) Cacciatemi..

Kornely                         - (disperato) Oh, Dio, Dio...

Prelato                           - Intanto si sente giungere da questa stanza uno strepito inquietante. Che cosa succede? Che cosa sono codesti volti turbati, quegli sguardi febbrili? Che è avvenuto? Non...

Elena                             - Maleditemi, Monsignore! Ve ne: supplico!

Prelato                           - (perplesso) Ma, signora!

Elena                             - Sono colpevole! Sono colpevole! (Si precipita in stanza da bagno).

Dottore                         - Dio! Dio! E di là vi sono 50 in­vitati che aspettano!

Pall                                - Terribile! (Si precipita alla porta f vetrata, la apre un poco e scivola dalla breve apertura a raggiungere gli ospiti. La porta viene richiusa).

Dottore                         - (disperato) Qui sprofonda il mondo intero! (Corre dietro a Elena) Signora! (Via in stanza da bagno).

Vera                              - (nello stesso momento, singhiozzando) Non ci resisto! (Via a destra, nelle altre stanze).

Sawitsch                       - Gesù, Giuseppe, Maria! (Via a precipizio a sinistra).

Pall                                - (appare nell'apertura della porta ve­trata, disperato, ansante) Gli invitati se ne vanno! Sono tutti offesi! E hanno ragione. Nessuno li ha ricevuti. Uno scandalo! Dov'è mia moglie? (Via a precipizio a destra).

(Mentre egli parla, due servitori finiscono di aprire la porta scorrevole. Si vede l'ultimo gruppo degli invitati che se ne va dal fondo volgendo le spalle al pubblico).

Sulla scena: Kornely e il Prelato, accanto all' armonium. Kornely è in piedi, il Prelato! si è seduto. Nella stanza da pranzo ancora 5 o 6 invitati che se ne vanno dalla porta in fondo. Finalmente, tutti sono usciti. Pausa pe­nosa. Kornely è rimasto accasciato, solo, abban­donato. Nel più bel giorno della sua vita).

Kornely                         - Tutti mi hanno abbandonato. Tutti. Ora sono solo al mondo.

Prelato                           - (seduto dinanzi all'armonium, disperato) Vostro genero ha ragione. Uno scandalo! (Riprendendo coraggio) Ma non può es­sere, una cosa simile! Dovete intervenire coni un mezzo qualsiasi! Subito! Prima che siano  andati via tutti! Dovete...

Kornely                         - (raddrizzandosi) Cantare!

Prelato                           - (stupito) Cantare?

Kornely                         - Sì! Non ho nessun altro mezzo! (Agitato) Per favore, accompagnatemi! Il « Co­ro festoso » di Pataky!

Prelato                           - (con le mani sulla tastiera) Un coro, voi solo?

Kornely                         - Lo studiano da tre settimane, per eseguirlo oggi! Se sono dei veri cantanti, verranno a cantare con me! (Disperato, pate­tico) Ora devi mostrale, o canto, la tua grande potenza di conciliazione! (Quasi piangendo, supplichevole) Rendimi la mia famiglia, i miei amici. (Al Prelato) Vi prego!

(Il Prelato intona subito vigorosamente e accompagna quindi sino al termine. Si canta ininterrottamente, senza un attimo di pausa).

Kornely                         - (canta solo, con voce disperata). O giorno pien di gaudio, di gioia e di contento! (Entra da sinistra Sawitsch. Si mette in fret­ta in atteggiamento di cantante e canta. Anche il Prelato si aggiunge a lui)O giorno pien di gaudio, di gioia e di contento così a lungo bramato! (Pali e Vera entrando da destra; guardano un momento Kornely poi si mettono anche loro in posizione e cominciano a cantare) Tutti :La piena dei cuori effonder vogliamo! La gioia cantiamo . dell'esser uniti!

Kornely                         - (solo, fiducioso): La gioia cantiamo... (il dottore e Elena entrano dalla stanza da bagno. Il dottore cantando, Elena piangendo in silenzio).

Tutti                              - (meno Elena):La gioia cantiamo...

Kornely                         - (supplichevole, a Elena):dell'esser uniti!

Tutti                              - (senza Elena): dell'esser uniti! (La metà degli invitati comincia a cantare dalla quinta, senza esser vista).

Tutti                              - (meno Elena, che volge le spalle al marito) :Chi rimane in disparte col volto mesto e afflitto mentre noi ci allegriamo... (Un certo numero di invitati entra cantando; Kornely se ne rallegra molto); ...e cantiamo in letizia... (Da sinistra entrano Anna e il portalettere;comprendono la situazione e si mettono anche loro a cantare con entusiasmo. Il portalettere ha una voce potente, tenorile, che domina tutte le altre).

Chi rimane in disparte

Non ha nel cor l'amore!

Non ha nel cor l'amore!

 (Kornely è felice. Ammicca ad Elena, men­tre dirige gli invitati. Elena si asciuga le lagri­me e canta mezzo piangendo)

...mentre noi ci allegriamo... (Elena canta questo verso piangendo)

...e cantiamo in letizia! (Kornely è felice. Si asciuga le lagrime). (Tutti gli altri invitati entrano cantando).

Tutti                              - (con molto brio):

E poiché lieti siamo

vuotiamo,

vuotiamo il bicchiere,

vuotiamolo, amici,

con gioia e piacer!

Fri-fri-fri-fri-frizzante scorre

bri-bri-bri-brilla e sfavilla

il vino nel bicchier!

il vino nel bicchier!

(Marcia maestosa, durante la quale Kornely prima esorta, con una pantomima, sua moglie; poi la prende amorevolmente per mano e cammina con lei, sempre cantando, verso il gruppo degli invitati, mentre il Prelato, felicissimo, continua ad accompagnare, ripetendo: « Bravo il mio Orfeo! Tutto va bene! »)

Tutti:

E poiché lieti siamo  vuotiamo, 

vuotiamo, vuotiamo il bicchier! 

Blindiamo alla gioia, 

brindiamo all'amore, 

col vino e col cuore! 

Ed or tutti insieme 

cantiamo, beviamo,  beviamo,  beviamo, 

cantiamo,  cantia-a-a-amo!

(Kornely e sua moglie sono ora in mezzo alla scena. L'armonium suona forte e sonoro; il canto è alto e festoso. l'ultima nota è tenuta a lungo. Durante questo potente accordo finale, tutti fanno un passo verso Kornely e spalan­cano le braccia cordialmente verso i coniugi, a guisa di saluto).

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

Dopo il banchetto. Le cinque pomeridiane. Alla parete di sinistra, una servante. A quella di destra, un pianoforte verticale. In mezzo, la tavola cosiddetta d'onore, una tavola stretta e lunga che è stata apparecchiata per dieci o do­dici persone e adorna di fiori e ghirlande; ora è in disordine, come è stata lasciata dagli invi­tati. Le candele sono a metà consunte e continuano ad ardere. E' la scena che era visibile, nel fondo, alla fine del secondo atto, veduta ora in altra prospettiva, cioè al contrario; anche adesso c'è, nel fondo, la porta vetrata.

(Kornely siede solo e malinconico al centro della tavola d'onore, fra i candelabri. E' appe­na leggermente brillo. Sulla tavola sono due o tre corone d'alloro, con nastri colorati e la ce­tra. Dopo una pausa entra il Dottore).

Dottore                         - Che fai, qui, solo?

Kornely                         - Sono disfatto. E ora mi riposo un poco. Ho accompagnato gli ultimi invitati. Grazie a Dio, non si sono accorti di nulla. Molti sono sta:i addirittura entusiasti della brillantis­sima idea che abbiamo avuto di non riceverli nel solito modo, ma con una sorpresa musicale predisposta con spirito. Sì, sì, i miei cari can­tanti sono molto ingenui!

Dottore                         - Non tutti. Per esempio, il borgo­mastro non l'ha intesa così.

Kornely                         - Davvero?

Dottore                         - Ha detto: « Bene, bene, l'idea di ricevere con un canto è stata senza dubbio originale; ma perché hanno aspettato tanto a cominciare? ».

Kornely                         - E tu?

Dottore                         - Gli ho detto che si era dovuto aspettare che tutti fossero riuniti. E lui ha re­plicato: « Sì, ma la cosa poteva anche riuscir male, giacché molti stavano per andarsene ».

Kornely                         - E allora?

Dottore                         - Allora io ho ribattuto: « Appunto in questo consisteva lo scherzo!».

Kornely                         - E lui?

Dottore                         - Ha riso di cuore. Ha detto che la prossima volta che avrà degli ospiti, farà loro f la stessa celia. Del resto, voglio davvero congratularmi per la tua presenza di spirito.

Kornely                         - Il pericolo aguzza l'ingegno... Altrimenti, come avrei potuto salvarmi? (Con un gran respiro) Dio sia ringraziato che finalmente se ne sono andati tutti. La festa è finita, f Hanno anche portato via le tavole piccole. Ho voluto che lasciassero ancora un poco questa. Questa, dove i magnifici discorsi mi hanno compensato dei dolori precedenti. (Indica le sedie) Qui, ha parlato il Sottosegretario, qui il Borgomastro, qui Monsignore.

Dottore                         - E perché adesso sei afflitto?

Kornely                         - No. Ora respiro. Non ho più bisogno di recitare la commedia. Possiamo riprendere lo scandalo familiare al punto in cui lo abbiamo interrotto per il banchetto. (Beve).

Dottore                         - Non bere tanto. Anche durante il pranzo non hai fatto che bere.

Kornely                         - Cerco l'oblio.

Dottore                         - Faresti meglio ad andare a rag­giungere i tuoi. Sono tutti di là, seduti come in f attesa di un funerale. E tu qui rappresenti la salma. Fra candele e ghirlande. (Toglie dalla tavola i due candelabri. Gira l'interruttore del lampadario centrale, lasciando accesa solo una lampada collocata altrove. Spegne le candele).

Kornely                         - Andar da loro, dopo tutto ciò che è successo prima di pranzo?

Dottore                         - Per l'appunto. Bisogna definire questa storia.

Kornely                         - Son loro che devono venire da me. Mi boicottano. Nessuno mi rivolge più la parola. Neanche mia moglie. Preferisco quando imperversa: almeno so che cosa pensare. Ma se ricomincia a fare la «dolce saggezza »... allora... allora... (Si accorge che il Dottore ha. preso in mano la cetra) Allora... Non insudiciare la cetra! (Gliela toglie) ... Sono completa­mente disarmato.

Dottore                         - Ed ora?

Kornely                         - Ora è di nuovo dolce e serena. Qualunque canto non gioverebbe a nulla. Sono perduto. Tutto è perduto. (Entra il Prelato).

Prelato                           - Mio caro amico, bisogna fare qualche cosa: così non si può andare avanti. Prima del banchetto sono stato felicissimo che il mio Orfeo abbia salvato la situazione con così nobile mezzo. Ma ora che gli ospiti se ne sono andati... le cose si guastano un'altra volta. E' un vero... conflitto! Una famiglia stimata, così rispettabile!

Kornely                         - Monsignore, crede che sia facile rimediare? Qui si sono scavati degli abissi. La causa della nostra disputa non è un'inezia.

Prelato                           - Con un po' di buona volontà, tutto sii accomoda.

Kornely                         - Ecco qui il mio amico: perché non dà un buon consiglio?

Prelato                           - Davvero! Sicuro! Dite qualche cosa di assennato!

Dottore                         - L'idea l'avrei!

Prelato                           - Quale?

Dottore                         - Sparati una rivoltellata!

Kornely                         - Magnifica! Proprio degna di un medico!

Prelato                           - Il dottore scherza. Ma il suo scherzo è sconveniente.

Dottore                         - Non scherzo. E' da stamane che il signor Consigliere minaccia il suicidio. Credo che farebbe bene a tirare un colpo di rivoltella in aria, per spaventare la sua famiglia.

Prelato                           - Questo modo frivolo di scherzare col peccato - perché il suicidio è un peccato - non può avere la mia approvazione.

Dottore                         - Dunque, non si può neanche spa­rare in aria?

Prelato                           - No, se lo si fa di proposito.

Dottore                         - Ma senza prendere nessuna mira.

Prelato                           - Psicologicamente la si prende.

Dottore                         - Scusate, Monsignore, ma io so ciò che dico. (A Kornely) I tuoi non ignorano che hai preso la rivoltella; hai minacciato ab­bastanza... l'effetto è sicuro.

Kornely                         - La tua proposta non mi piace. Non mi crederanno. E dopo tutto finiranno an­che col prendermi in giro.

Dottore                         - Non ti prenderanno in giro. Co­nosco tua moglie e tua figlia.

Kornely                         - Questa è adesso contro di me.

Prelato                           - Perché io l'ho persuasa che èsconveniente difendere il misfatto del padre contro la madre.

Kornely                         - Ringraziamenti sentitissimi.

Dottore                         - Ma se sono tutti disposti a but­tarti le braccia al collo e non aspettano che la occasione! Dagliela, quest'occasione! Si pre­cipiteranno qui dentro ad abbracciarti!

Kornely                         - Dio mio, non è un po'... più del necessario?

Dottore                         - No. Ora anche il troppo è neces­sario. Non imparerai mai.

Kornely                         - Evidentemente no. Beh, per me... facciamo pure. (Trae la rivoltella).

Prelato                           - Aspettate un momento, signori.

Dottore                         - Bene. Spara; niente paura.

Prelato                           - Aspettate un momento, signori. Lasciatemi andar via. Mi pare che voialtri sia­te           - se così posso esprimermi - sotto l'influs­so dei diversi vini che abbiamo bevuto. Mi me­raviglio di voi, dottore. Avete detto che siete medico.

Dottore                         - Se vi dispiace, Monsignore, non lo dirò più!

Prelato                           - Con voi non si può parlare sulserio! (Esce).

Dottore                         - Fuoco! Non aver paura! Per qualunque evenienza il medico è qui.

Kornely                         - (lasciando ricadere il braccio con la rivoltella già spianata) Questo non avre­sti dovuto dirmelo!

Dottore                         - Avanti!

Kornely                         - (alza la rivoltella) Non ho mai sparato, in vita mia. Quantunque vi sia stata anche la guerra mondiale.

Dottore                         - Premi il grilletto. E spalanca la bocca, per proteggere il timpano dell'orecchio: questo te lo dico non come medico, ma come ex artigliere.

Kornely                         - Beh, coraggio! Addio o mondo! (Apre la bocca e punta la rivoltella in alto).

(In questo momento si spalanca la porta ed entrano, come le altre due volte, i bambini, i quali cominciano subito a cantare).

Bambini                        - O giorno lieto, giorno felice!

Dottore                         - (gridando) Volete andarvene? Fuori! Marsch! Fuoco!

(Kornely spara tre volte. I bambini escono a precipizio).

Dottore                         - (gridando) Naturalmente, uno sparo più del necessario!

(Fuori, voci, discussioni. Quindi grida. Elena e Vera entrano con impeto. Dietro a loro, lentamente, Pall).

Elena                             - Che succede! Dio, Dio!

Vera                              - (contemporaneamente a Elena, anche lei, gridando) Papà! Papà!

Elena                             - (gridando) Si è ucciso! (Kornely beve un sorso di vino).

Pall                                - Non vi spaventate! Vedo un gran bruco nel soffitto!

Elena                             - Barbaro inumano! Papà si è ucciso!

Pall                                - Come potete dire una cosa simile? Non lo vedete che sta bevendo?

Elena                             - (nervosa) Sì, lo vedo; ma non do­vete contraddirmi sempre! Non fate che con­traddirmi!

Vera                              - Papà! Papà!

Elena                             - Perché hai fatto questo, papà?

Kornely                         - Non ho fatto nulla. Ho sparato un colpo in aria.

Elena                             - Ma hai l'arma in mano!

Vera                              - (al dottore) Toglietegliela!

Dottore                         - Non vuol darla.

Elena                             - Perché hai sparato?

Kornely                         - Perché sono infelice.

Elena                             - E' per colpa mia che si è ucciso. (A Pall) Perché ridete?

Pall                                - Come volete che rida, quando mio suocero si spara un colpo di rivoltella?

Vera                              - Dopo i magnifici festeggiamenti, non hai veramente nessun motivo per essere infeli­ce! Tanti onori, tanti bei discorsi, tanta popo­larità!

Kornely                         - A che serve tutto ciò?

Elena                             - Colpa mia. Volevi morire, lo sen­to. Lo sento da molte ore.

Kornely                         - (piano) Sfido: quando mi si trat­ta così...

Elena                             - E' giusto; ma almeno ammetterai, amor mio, che anche tu non sei senza colpa!

Dottore                         - (a Elena) Ricominciate! (A Kor­nely) Coraggio! Spara ancora una volta!

(Kornely alza la rivoltella, ma è trattenuto dalle due donne).

Elena                             - Siete pazzo? E' questo il modo di aizzarlo?

Dottore                         - Siete voi che lo aizzate, non io.

Pall                                - Papà non ha nessun bisogno di esse­re aizzato; è abbastanza eccitato, perché ha bevuto un'intera bottiglia di vino del Reno!

Kornely                         - Due, figlio mio, due!

Elena                             - Perché bevi? Dimmi, tesoro?

Kornely                         - Perché sono infelice.

Vera                              - Ma cosa vuoi, caro papà? Che dob­biamo fare? Siamo pronti a fare tutto ciò che vuoi, purché tu ti calmi una buona volta!

Kornely                         - (a Elena) E' vero questo?

Elena                             - Verissimo! Tutto sarà come vuoi, amore mio. Basta che tu non sia infelice.

Kornely                         - Allora va bene.

Elena                             - (felice) Finalmente! Qual'è dun­que il tuo desiderio, tesoro? (A Pall che sorri­de) Non fate smorfie, uomo senza cuore! (A Kornely) Che cosa desideri, maritino mio?

Kornely                         - (incerto) Che cosa desidero?

Elena                             - Sì, cuor mio. Di' tutto il tuo desi­derio.

Kornely                         - Sì. Allora diciamo... diciamo... fate venire qui il barbiere.

Elena                             - Il barbiere?

Kornely                         - Sì. Voglio riconciliarmi con lui.

Pall                                - (ironico) Se analizziamo questo desi­derio, vi troveremo una lieve traccia di ven­detta.

Vera                              - Taci, ti prego!

Elena                             - Tacete!

Kornely                         - V'ingannate, figlio mio. Dovete apprendere da me l'elementare necessità di avere una coscienza pura. Ho offeso quel gio­vinetto e voglio riparare!

Elena                             - (è già sulla porta, chiama fuori) Presto, presto, andate a chiamare il parrucchie­re Willy, fatelo salire subito! (Chiude la por­ta) Ora calmati! (Al dottore) E non potevate togliergli l'arma con la forza?

Dottore                         - Non faccio il lottatore, signora.

Elena                             - Avete bevuto anche voi?

Dottore                         - Sicuro. Vorrei anche sapere perché quel fariseo non mesce nel mio bicchiere.

Pall                                - (con la bottiglia) Il fariseo sono io?

Dottore                         - Sì, se le mie cognizioni bibliche non mi ingannano.

Pall                                - Grazie. Dov'è il vostro bicchiere, av-velenatore?

Dottore                         - Eccolo, fariseo. (Glielo porge).

Kornely                         - L'allegria aumenta!

Dottore                         - (a Pall) Voi non bevete?

Pall                                - Mai.

Dottore                         - Lo avrei giurato.

Pall                                - E pretende di essere un medico!

Dottore                         - Ma un cattivo medico! E nessuno immagina fino a che punto! (Si alza, minac­ciando Pali col dito) Ma vi capiterà, una volta o l'altra, di essere curato da me!

Pall                                - Io no! No! No! Mai! (Fugge. Bus­sano alla porta).

Elena                             - Avanti!

(Entrano Sawitsch e Willy. Questi porta del­le scarpe atrocemente gialle).

Kornely                         - (si alza. A Sawitsch) Che cosa vo­lete qui? Non vi ho chiamato!

Sawitsch                       - Scusatemi, signor Consigliere; mio figlio sembra un pazzo, oggi; non posso la­sciarlo venir solo in casa vostra!

Kornely                         - Non ho bisogno della vostra pro­tezione! Se è pazzo, lo sconquasserò! E non mi guardate con quell'aria di agnellino, voi! Vi detesto perché non amate il canto!

Sawitsch                       - (profondamente offeso) Signor Consigliere! Ionon amo il canto?

Kornely                         - No! Cantate solo per via della pigione!

Sawitsch                       - Io???

Elena                             - Ma che dici, papà?

Kornely                         - So quello che dico. Quando è. in regola con la pigione, si limita a battere il tempo. Quanto invece è in arretrato, più grosso è il debito, con più entusiasmo canta. Lo osservo da dieci anni.

Sawitsch                       - . E me lo dite?

Kornely                         - Sì. Perché ho bevuto due bot­tiglie di vino. E ora mi sorbirò la terza. (Siede. A Willy) Venite qui, ragazzo mio.

Willy                             - Che volete da me, signor Consi­gliere?

Kornely                         - (ostinato) Venite qui, vi dico. Non abbiate paura: non vi farò nulla.

Sawitsch                       - (spingendolo) Va!

Willy                             - Non mi spingere. Se voglio andare, vado; se non voglio, non vado.

Elena                             - . Venite qui, ragazzo mio; vogliamo solo il vostro bene.

Willy                             - Ma il signor Consigliere, no.

Kornely                         - Non dite questo, ragazzo mio.

Willy                             - Per favore, non mi chiamate sem­pre « ragazzo mio ».

Kornely                         - Va bene, non lo dirò più. Ve­nite qui, bambino. (Willy si avvicina alquanto) La pace sia fra noi. Io vi ho offeso; voi mi avete ferito: siamo pari.

Willy                             - Scusate: c'è ancora qualche altra cosa fra noi.

Kornely                         - Non dev'esserci altro. (Si alza e gli porge la mano).

Willy                             - (a Sawitsch) Vedi in che posizione penosa mi trovo? Il signor Consigliere mi porge la mano.

Sawitsch                       - . Prendila, altrimenti ti accoppo.

Willy                             - (stringe la mano di Kornely, inchi­nandosi) Vi prego di notare che ho delle altre scarpe. Queste le ho avute da mio padre, qui? (le mostra).

Sawitsch                       - O idiota!

 Willy                            - Perché?

Sawitsch -                     - Perché io le avevo avute dal signor Consigliere.

Willy                             - Che disdetta! Una vera disdetta! Non riesco a uscire dalle sue scarpe! Piangerei!

Kornely                         - Anch'io, mio caro... Ma è meglio che non piangiamo, né voi, né io; piut­tosto sedetevi tutti e due e bevete un bicchiere con noi.

Sawitsch                       - Anch'io sarei disposto a versar delle lagrime, perché sono già commosso dal buon vino che il signor Consigliere mi ha man­dato dianzi. (Commosso) Nel giorno del suo giubileo, si è ricordato del suo vecchio parruc­chiere. Il signor Consigliere ha un gran cuore. (A Willy) Siediti, altrimenti ti accoppo! (Willy siede. Kornely si curva sulla tavola).

Sawitsch                       - (piano) Povero signor Consi­gliere... piange!

Elena                             - Sei ancora infelice, caro papà; ma io so perché. (Kornely ghermisce la rivol­tella) Posa quell'arma, tesoro. (Spinge la cetra verso di lui) Ecco, afferra piuttosto la cetra. Io so perché vuoi nuovamente sparare. So ciò che vuoi, amore mio. So che cosa ti farebbe piacere. (Come a un bambino) Che ci fosse qui anche la signorina Marianna. Ho indovinato?

Kornely                         - Perché me lo dici dinanzi a tante persone?

Elena                             - Pardon, tesoro, ma ti ho anche... offeso in modo tangibile dinanzi alle stesse persone. Ora voglio fare ammenda dinanzi a loro. Dunque, dobbiamo far venire Marianna? (Tutti aspettano ansiosi la risposta. Pausa).

Kornely                         - (con voce lagrimosa) Sì. (Movi­mento generale).

Elena                             - Finalmente l'hai detto! Ed ora so anche quale sarà la buona azione che compirò oggi. Vera, fai chiamare la signorina.

Vera                              - La mamma ha un'anima angelica! (Via, ma torna immediatamente).

Pall                                - i Trovo questa chiamata della signo­rina scorretta sotto ogni rapporto.

Elena                             - Ho dimenticato di domandare la Vostra opinione etemo che in avvenire lo di­menticherò molto sovente.

Willy                             - (si alza) Mille perdoni... posso chie­dere umilmente una cosa?

Willy                             - Occorre proprio che io rimanga?

Elena                             - Prego.

Elena                             - Ve ne vorreste andare?

Willy                             - Per dir la verità, me ne andrei mol­to volentieri

Elena                             - Io preferisco che restiate, perchécosì metteremo tutto a posto definitivamente. E questo interessa anche voi. (Sedendosi) Be­vete, figliuolo; tutte le brave persone presenti sono un po' brille, meno voi.

Pall                                - Pardon, neanch'io.

Elena                             - Perciò ho detto « le brave perso­ne ». (Willy si siede).

Kornelt                          - (molto commosso) Bevi anche tu, mammà.

Elena                             - Non ho bisogno di bere; anche sen­za alcool, sono abbastanza eccitata!

Sawitsch                       - (piano, ubriaco) Signor Consi­gliere! Ritirate la vostra affermazione che io canto con entusiasmo solo perché sono in arre­trato con la pigione! Mentre amo tanto la mu­sica.

Elena                             - Non ve ne abbiate a male, signor Sawitsch. Papà vi apprezza; lo so.

Sawitsch                       - Ammetto di essere in debito. Ma non vi è relazione fra il mio debito e il mio canto!

Elena                             - Non vi badate, signor Sawitsch. Papà non l'ha detto sul serio. Parla così per parlare.

Kornely                         - E spesso più del necessario.

Elena                             - Oggi tutto gli è permesso. (Gli ac­carezza la testa).

Kornely                         - Sono stato schiaffeggiato. Ah, come sono stato schiaffeggiato!

Elena                             - (disperata) Dio, se non lo dicessi più! Finirò col gettarmi nell'acqua... Tesoro... Non ti accorgi che sto cercando di espiare il mio gesto?

Sawitsch                       - (che ha una sbornia tranquilla) La signora Elena mi ha dato soddisfazione; perciò non posso più tacere. Ora siamo nel 193? 5 io adoro la signora Elena dal 1920.

Elena                             - (amabile) E me lo dite adesso?

Sawitsch                       - Avrei dovuto farlo prima? Non lo sapevo! Ad ogni modo, basta che diciate una parola, ed io son qui... Mi batte il cuore solo nell'udire una sillaba pronunciata da quella boccuccia a cuore, che ancor oggi è fresca ed elastica come una ciliegia.

Kornely                         - Mi pare che conosciate molto be­ne le labbra di mia moglie. Come sapete che sono così elastiche?

Sawitsch                       - E come potrei non saperlo? Da dodici anni rado i baffetti della signora. (Sgo­mento) Questo non lo dovevo dire!

Elena                             - No, signor Sawitsch; dovreste ta­cerlo anche a me. (Entra Anna).

Anna                             - C'è la signorina Marianna! (Intro­duce Marianna ed esce).

 Marianna                      - (saluta. Tutti salutano a mezza voce. Lunga pausa).

                                      - (Kornely si alza. E' molto confuso. Guarda sua moglie).

Elena                             - Ebbene? Ricevi la signorina un po' più cortesemente! Sei il padrone di casa! Invi­tala a sedere!

Kornely                         - Accomodatevi, signorina.

Elena                             - Sedete, mia cara.

Marianna                       - Grazie. (Siede discretamente a una estremità della tavola).

Elena                             - No, no. Sedete qui, accanto al pa­drone di casa.

Kornely                         - (le indica la sedia sorridendo) Accanto a me, vi prego. Accanto a me.

Marianna                       - (sedendosi) Grazie. (Breve pausa).

Elena                             - Versale da bere!

Kornely                         - (prendendo la bottiglia) Una goc­cia di « Tokay »?

Marianna                       - Grazie. (Kornely, versa).

Elena                             - Anche a me, tesoro. (Gli porge il bicchiere. Kornely versa) Ecco. Ora mi pare di aver bisogno di un po' di vino. E adesso toc­chiamo i bicchieri e beviamo. (Eseguiscono).

Sawitsch                       - (dopo una pausa. E' sempre avvi­nazzato, ma tranquillo) Come si sta bene qui tutti uniti!

Dottore                         - Cosa borbottate, caro il mio vec­chio?

Sawitsch                       - (contento) Dico che si sta bene, qui, tutti uniti.

Dottore                         - Avete ragione. (Ironico) Si sta proprio bene qui, tutti uniti. (Pali si alza e si dispone ad andarsene).

Elena                             - Dove andate?

Pall                                - Non ho un temperamento sentimen­tale. Vi sono certe situazioni a cui non mi a-datto. Scusatemi, ma i miei principi di etica sono molto severi. Vieni, Vera.

Vera                              - Sai cosa ti dico, Giovanni? Che non vengo.

Pall                                - Allora me ne vado solo.

Vera                              - Vattene pure solo.

Pall                                - (si inchina) Vi saluto. (Via a destra).

Dottore                         - Vedete, caro il mio vecchio, ora stiamo bene, tutti uniti!

                                      - (Breve pausa).

Elena                             - Ma che avete tutti quanti? State tutti zitti! Avanti, avanti! Un po' di conversa­zione! Dottore! Dite qualche cosa!

Dottore                         - Io oggi faccio da pubblico. La parola ai signori parrucchieri. (A Sawitsch) Voi state borbottando qualcosa!

SawiTsch                      - Borbotto... e parlo anche, se è permesso... perché la sbornia mi fa pensare ad alta voce... Penso che proprio noi non do­vremmo criticare il signor Consigliere. Io ho addosso il saio abito. Mio figlio ha le sue scar­pe. Marianna ha un abito che le viene da lui. La signora figlia ha anche lei un abito che le viene da lui, nonché la signora moglie. Tutti noi abbiamo abiti e scarpe donati dal signor Consigliere... E perciò non è giusto che noi... lo giudichiamo cosi severamente.

Dottore                         - (alzandosi col bicchiere in mano) Io, che son l'unico che è vestito di abiti propri, trovo che quanto ha detto il signor Sawitsch è giustissimo. Un po' indelicato, ma convincente. (Siede e tocca il bicchiere con Sawitsch).

Kornely                         - (con gaiezza forzata) Di' anche tu qualcosa, mamma!

Elena                             - Volentieri, tesoro. Per esempio... per esempio, rivolgerò una domanda alla signo­rina. Permettete?

Marianna                       - Prego.

Elena                             - Ditemi sinceramente, signorina, co­me se io fossi l'ufficiale di Stato Civile: volete sposare il giovinotto qui presente? Sì o no?

Marianna                       - No. Non andare in collera con me, Willy.

Willy                             - Non vado in collera. Dunque, no.

Elena                             - E' definitivo?

Marianna                       - Sì. Gliel'ho già detto un'infi­nità di volte. Non ve la prendete a male, si­gnora; ma ogni vostro sforzo è inutile.

Elena                             - Non faccio nessun sforzo. Non ci penso neppure. Ho semplicemente domandato. E... e... mi permettete un'altra domanda?

Marianna                       - Prego.

Elena                             - Perché non lo volete sposare? (Ma­rianna tace) Non lo amate?

Marianna                       - No. Non andare in collera, Willy.

Willy                             - Non vado in collera. Dunque, no.

Elena                             - Amate un altro?

Marianna                       - Sì. (Pausa. Elena è dolorosa­mente colpita dalla risposta. Il dottore si alza).

Elena                             - Dove andate?

Dottore                         - Vado a fare un po' di moto. So­no alquanto agitato. (Va verso la vetrata).

Willy                             - (si alza. Piano, docile, cercando di in­tenerire) Scusate... vorrei che aveste la bon­tà di considerare... che in certo qual modo... io sono molto più agitato del dottore. Me ne an­drei volentieri. Posso?

Marianna                       - Anzi ve ne prego, Willy. Non siate in collera. E' meglio che ora andiate aprendere un po' d'aria. Più tardi verrò giù da voi. Stasera ceneremo insieme da Schmistek.

Willy                             - (imbarazzato) Da Schmistek?

Marianna                       - Sì. Schmistek.

Willy                             - (commosso e confuso) Devo venire a prendervi, o passate voi a prendere me?

Marianna                       - Verrò io in negozio.

Willy                             - (imbarazzato) In negozio. Va bene. Molto gentile, Marianna. Grazie.

Marianna                       - Prego.

Willy                             - (a Elena) Scusate, signora, se me ne vado così all'improvviso. Ma ho la sensa­zione... di essere qui una figura tragicomica... (Si inchina cortesemente ed esce).

Elena                             - Dunque... dov'eravamo rimasti? Ah sì: che non lo amate!

Marianna                       - No, signora... eravamo rima­sti... che ne amo un altro.

Elena                             - E... chi amate?

Marianna                       - La signora mi domanda in mo­do così categorico... Che debbo rispondere?

Elena                             - Rispondete pure tranquillamente. Chi amate?

Marianna                       - Amo il signor Consigliere.

Elena                             - (molto calma) Per favore, Vera... nel salottino vi sono i sigari e i liquori. Ac­compagna di là il dottore e il signor Sawitsch. (/ tre escono. Rimangono Elena, Marianna e Kornely).

Marianna                       - Chiedo perdono di aver rispo­sto; ma la signora mi ha chiesto due volte.

Elena                             - (mette un braccio sulla spalla di suo marito e lo tiene abbracciato anche durante il seguito) E ora che siamo fra noi, vi chiedo per la terza volta: lo amate davvero?

Marianna                       - Sì.

Elena                             - Amate questo vecchio signore?

Marianna                       - Sì.

Elena                             - Non ve ne abbiate a male... ma... com'è possibile?

Marianna                       - Dio mio, dal momento che è possibile per voi...

Elena                             - Io... Non troverei ormai più nulla di meglio.

Marianna                       - Neanch'io, credetemi. E non è vero che è vecchio. Chi è amato non è vecchio. E poi, è buono... E... io non ho cercato un uo­mo che mi facesse perdere la testa, ma uno che... (imbarazzata, piano) fosse adatto per me.

Elena                             - E' molto leale e coraggioso, da par­te vostra, dichiarare questo apertamente.

Marianna                       - Sono figlia di soldato, signora.

Elena                             - (a suo marito) E tu, tesoro mio... credi che essa ti ami davvero?

Kornely                         - Sì, perché... (Ammutolisce).

Elena                             - Perché?

Kornely                         - Perché me lo ha già... provato.

(Elena toglie lentamente il braccio dalla sua spalla. Breve pausa).

Elena                             - Da quando vi amate?

Kornely                         - Mia cara! A questo non rispondo.

Marianna                       - Chiedete a me, signora. Sapete che io rispondo. Da un anno e mezzo.

Elena                             - . E... e... come mai... una ragazza di buona famiglia... che deve sposare il figlio di uno stimato professionista, un bravo e gra­zioso giovine...

Marianna                       - (la interrompe) ... un po' imbe­cille.

Elena                             - Senza imbecillità non esiste felici­tà coniugale. O il marito, o la moglie... ma uno dei due dev'essere imbecille. (Accarezzan­do la testa di Kornely).

Marianna                       - Ma io non so che farmene di Willy.

Elena                             - E di papà sapete cosa farvene?

Marianna                       - (vergognosa) Solo di lui...

(Kornely, al massimo dell'imbarazzo, beve).

Elena                             - Non bere. Perché bevi?

Kornely                         - Ora, bevo perché... sono turbato.

(Marianna si alza).

Elena                             - Sedete ancora, signorina. Perché volete andar via?

Marianna                       - Ma... veramente credo...

Elena                             - Vi ingannate. Non abbiamo anco­ra finito. Ora viene la cosa più importante. (Marianna si siede) Ascolta, papà. Ho deciso. Ti lascio alla signorina, d'amore e d'accordo, e me ne vado.

Kornely                         - Non puoi far questo! Non lo fa­rai mai!

Elena                             - Ma se tu la ami!

Koknely                        - Questa è un'altra faccenda. (Con enfasi) Ma tu non puoi lasciarmi! E' impossibile!

Elena                             - (felice) Non posso... lasciarti?

Kornely                         - No, no! Mammà, non far la ci­vetta con me, adesso che sono così infelice. Non mi abbandonare.

Elena                             - Devo riflettere. Non aver paura, non durerà molto. (Si alza) Ti prego, vai per qualche minuto dai tuoi ospiti; voglio parlare a quattr'occhi con la signorina. Poi ti chiamerò e ti comunicherò la mia decisione.

Kornely                         - Posso dirti fin da ora che son pronto a darti qualunque soddisfazione.

Elena                             - Grazie, non ne ho bisogno: non sono un uomo. (Kornely via) Ora che siamo aquattr'occhi, signorina, ditemi: per quanto 1 tempo ritenete di poter amare papà?

Marianna                       - Come posso saperlo, signora?

Elena                             - Eternamente?

Marianna                       - Questo non lo credo. (Al sorriso di Elena) Sentite, è meglio che non mi chiediate nulla, perché io... rispondo. Sono qui per questo. Dio... l'amore... Al mondo tutte ha un principio, un seguito e una fine.

Elena                             - E voi a che punto siete?

Marianna                       - Siamo... dirò così... al seguito.

Elena                             - Vi dirò una cosa, signorina. Io deb­bo insistere... perché egli la faccia finita con voi. Me lo dovrà promettere.

Marianna                       - (risoluta) La mia opinione...

Elena                             - Un momento, signorina. Temo che la vostra opinione sia la stessa della mia. Vili sono purtroppo delle forme che, nei casi come il nostro, bisogna rispettare. Per il mondo e per la famiglia. Non per amore della persona tradita. Ma per coloro che non sono traditi. Quindi, anche se tutti vogliono rendere infeli­ce papà, io sono qui per impedirlo. Bisogna perciò trovare una soluzione. L'ho cercata e, purtroppo, l'ho trovata fin dal primissimo mo­mento. (Calma, cordiale, sorridendo dolcemen-te, con piccole pause) Io voglio, cioè... bisogna... è una condizione indispensabile... non vi adirate con me, ma bisogna che fra voi due... (piccola pausa) tutto rimanga come prima. Naturalmente, in segreto. Ma... comprenderete, cara signorina: io non posso esortarlo a questo, i Sarebbe una mancanza di tatto. E... forse per I amor mio non lo farebbe. Dunque... (dopo una i breve pausa) dovete cercare voi di convincerlo a farmi... per così dire... una promessa menzognera e... dovete assicurargli che nelle vostre relazioni non vi sarà nulla di mutato. Quanto a me... resterò con lui e aspetterò tranquillamen­te che questo amore sia finito.

Marianna                       - E... se dovesse durare a lungo?

Elena                             - Ho tutto il tempo, perché... non ve I ne abbiate a male, signorina... perché io... è! abbastanza ridicolo ma è così... io lo amerò sempre davvero.

Marianna                       - E non lo abbandonereste?

Elena                             - Egli non vuole; quindi non do lascerò. Meglio vivere nella menzogna che saperlo infelice.

Marianna                       - Ah, signora, come vi reggerà il cuore? ...

Elena                             - Mi reggerà, perché oggi in me la moglie è diventata una mamma. Oggi... (guar­da l'orologio) alle cinque pomeridiane. In ognimatrimonio viene il momento in cui la moglie diventa la mamma di suo marito. Ora io so­no sua madre.

Marianna                       - Ma soffrite.

Elena                             - E' naturale. Senza dolori non si possono aver figli.

Marianna                       - (piano) Signora, siete un angelo.

Elena                             - (alzandosi) No, questo no! Ma... oggi volevo far del bene a qualcuno... e l'ho fatto! (Si volge verso la porta) Ora lo chiamo qui. Parlategli.

Marianna                       - Subito?

Elena                             - Sì, subito. Non deve avere un mi­nuto di più di inquietudine. (Sorridendo) Sì, si, figliuola mia, dovete imparare da me: o amiamo un uomo o non lo amiamo!

Marianna                       - Signora, mi avete veramente fatta vergognare...

Elena                             - In che modo, figliuola?

Marianna                       - (agitata) Non mi ritenete un serio pericolo per il signor Consigliere!

Elena                             - (dolce) No, figliuola mia.

Marianna                       - Accordate semplicemente il vo­stro permesso. Non è lusinghiero.

Elena                             - Ma... non avevo infatti l'intenzio­ne... di lusingare.

Marianna                       - (diventando molto nervosa) E... se io al vostro permesso rispondessi dicendovi che tronco subito questa relazione con vostro marito?

Elena                             - (dolce) Non mi minacciate, figliuo­la. Accettate da me questo sacrificio! Io non voglio che mio marito sia infelice! (Sorriden­do) ... cioè, mio figlio. (Con un passo verso la porta, energica) Dunque: io gli chiederò di troncare con voi, e... (in tono di comando) voi non troncherete! (A un movimento di Marian­na, molto energicamente) Tutto deve rimanere com'è! (Chiamando) Papà! (Entra Kornely. Fredda) La decisione, mio caro, è semplice e borghese. Fra te e la signorina, bisogna che tut­to sia finito. Devi promettermelo. A questa condizione non me ne vado e ti perdono. (Kornely va da Marianna senza parlare).

Marianna                       - (agitatissima) Ora... ora vi tra­dirò, signora! (Elena ha un gesto di sgomento) La signora chiede questa promessa solo per il mondo e per la famiglia! Ma... (a Kornely) ... perché voi non siate infelice, permette che continuiamo ad amarci segretamente!

Elena                             - (adirata) Signorina!

Marianna                       - Sicuro: ci ha generosamente permesso di continuare ad amarci!

Kornelx                         - Questo no! Col permesso... mai!

Elena                             - Non è bello avermi tradita, signo­rina!

Kornely                         - Col permesso... mai!

Elena                             - Eppure, non ritirerò in nessun ca­so il permesso!

Kornely                         - Allora, piuttosto... non prender­tela a male, tesoro, rinuncerò a lei.

Elena                             - (sincera) Ma sarai infelice, papà!

Kornely                         - Oh... è un dolore che potrò sop­portare. Sono ancora abbastanza giovine. Sa­rebbe una cosa odiosa e miserabile!... Questo amoreggiamento... all'ombra del tuo eroico sa­crificio! Non potrei sopportare, neppure un istante, il pensiero che tu soffri.

Elena                             - (disperata) Ma non avresti mai sa­puto che io soffro, se la signorina non mi aves­se tradita!

Kornely                         - Ha fatto benissimo a tradirti! No, mammà. Così non voglio. Mille grazie, ma rifiuto! Perdonami se ti sciupo questa gioia...

Marianna                       - (offesa) Non occorre che vi af­fanniate tanto, signor Consigliere. « Mai », l'ho già detto io da un pezzetto.

Elena                             - Sì, sì, lo avete minacciato!

Marianna                       - (risoluta) E mantengo.

Kornely                         - Fate pure.

Elena                             - Sei in collera con me, adesso?

Kornely                         - No, tesoro mio. Ti perdono. (La bacia sulla fronte) E non devi sorprenderti che sia accaduto tutto questo. La musica è la più sensuale di tutte le arti; il suo influsso si eser­cita anche sulle anime più borghesi!

Elena                             - Hai sempre detto che la musica ad­dolcisce i temperamenti violenti.

Kornely                         - Sì; ma rende violenti quelli che sono dolci. Quindi doveva succedere... per la logica delle cose... che un uomo come me, ce­desse un giorno al fascino di una bella e cara fanciulla che quotidianamente gli teneva le ma­ni in mano per un tempo abbastanza lungo.

Elena                             - E' naturale.

Kornely                         - E allora, perché non lo com­prendi?

Elena                             - Ma sì, che lo comprendo!

Kornely                         - E ora perché piangi?

Elena                             - Perché... ora (Singhiozza).

Kornely                         - (impaziente) Ora, che cosa?

Elena                             - (c. s.) Che cosa sarà adesso di que­sta povera ragazza?

Kornely                         - Cuor d'oro!

Elena                             - (avvicinandosi a Marianna) Cara fi­gliuola... che farete adesso?

Marianna                       - (sorridendo dolorosamente con ilpianto nella voce) L'ho già detto. Andrò a cena da Schmistek.

Elena                             - (con comprensione) Con quel pic­colo sciocco?

Marianna                       - (c. s.) Pardon, è figlio di uno stimato professionista!

Elena                             - Purtroppo, è un po' imbecille!

Marianna                       - Senza imbecillità... lo avete det­to voi: non esiste felicità coniugale!

Elena                             - Dunque... ora sapete cosa farne di Willy?

Marianna                       - (quasi piangendo, ma sorridendo) Solo di lui!

Elena                             - Come siete leale e intelligente! (Ve­ra appare sulla porta).

Marianna                       - Prego, prego, si può entrare!

Elena                             - Sedetevi! Sedetevi! (Tutti siedono) Beh, zio Sawitsch, avete bevuto un bicchierino di cognac, per rinfrescarvi la memoria?

Sawitsch                       - Ne ho bevuti sette, signora. Ho anche già chiesto del caffè. E... perdonate, ho detto a Anna che i bambini possono finalmente entrare e cantare.

Elena                             - Vuoi, papà?

Kornely                         - Volentieri! Vengano pure! (En­tra Anna timidamente).

Elena                             - Che c'è, Anna?

Anna                             - I bambini non vogliono venire a cantare. Ho cercato vanamente di convincerli. Sono andati a casa. Poverini, hanno pianto tan­to. Dicono che sono stati cacciati tre volte e che il signor Consigliere ha sparato contro di loro. (Si asciuga le lagrime).

Elena                             - Perché piangete?

Anna                             - C'era fra loro anche il mio figlio illegittimo.

Elena                             - Quanti anni ha?

Anna                             - Cinque.

Elena                             - E che voce ha, nel coro?

Anna                             - Di basso. (Molto infelice) A cinque anni ha già la voce di basso!

Elena                             - Non importa; gli faremo cantare degli « a solo ». (Poiché Anna continua a pian­gere) Che c'è ancora? Vi rende tanto infelice la voce di basso?

Anna                             - Si, signora. E' terribile.

Elena                             - Consolatevi; con gli anni la voce si muta.

Anna                             - (al dottore) Davvero?

Elena                             - Beh, per ora portate un buon caffè al signor Sawitsch.

Anna                             - Lo stanno facendo, signora. (Via).

Elena                             - Dunque, papà, non essere triste.

Kornely                         - Ho un peso sul cuore.

 

Marianna                       - (piano) Tutti ora abbiamo un peso sul cuore.

Vera                              - Sfogatevi: vi farà bene!

Kornely                         - Come?

Elena                             - Cosa si fa quando si ha un peso sul cuore? E sei tu che lo domandi, papà? Pensa un momento!

Kornely                         - (sorride) Oh... hai ragione! (Ci­ta il suo discorso) « Il canto corale allieta ed è un vero balsamo per un cuore afflitto! Hai ragione! Canteremo la canzone con la quale abbiamo vinto il premio a Szegedin.

(Vera siede al pianoforte e accompagna il canto sino alla fine. Kornely comincia, strin­gendo al seno la cetra, a cantare piano. Tutti accompagnano piano, a quattro voci, corretta­mente. Verso la fine del coro entra Anna col caffè, rimane sulla soglia e si unisce automati­camente al coro).

Kornely                         - (solo) Sii calmo... Tutti:Sii calmo, cuor mio, riposati, sopporta tranquillo gioia e tormenti, anche se tu dovessi traboccare per le pene d'amore e i sogni d'amore. Sogni d'amore! Kornely:

Tu sola sai ciò che io so! O volta celeste Tutti :

O volta celeste! Elena :

Tu sola sai ciò che io so, o volta celeste! Tutti :

O volta celeste! Marianna :

Voi sole sapete ciò che io so, o stelle chiare e lucenti!

Tutti                              - O stelle chiare e lucenti, non lo rivelate! (Anna entra col caffè e si mette a cantare) Rivolto a voi, trema confuso e vergognoso, ma pieno di pace e di benedizioni, il cuore, il cuore, il cuore; rivolto a voi, trema turbato, il cuore.

FINE