Arrestatemi… sono innocente!

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Salotto medio borghese

ALDO LO CASTRO

ARRESTATEMI… SONO INNOCENTE!

Commedia in due atti

         Personaggi:

BICE,  un’anziana signora di 65/70 anni

TEODORO, il marito; 70 anni

DARIO, il giovane ricercato

ELENA , la giovane figlia della coppia

LUISA, giovanissima nipote della coppia

L’azione si svolge ai nostri giorni, in una qualunque città italiana del centro-nord.

ATTO PRIMO

Salotto medio borghese.  Sul fondo, a destra, un’ampia finestra. Una porta, a destra. A sinistra un grande varco da cui si scorge il corridoio. Un divano, alcune poltrone, un televisore.

All0apertura del sipario, due anziani dormono. La tv è accesa. Cautamente, entra Dario, con una pistola in pugno.

DARIO – Se fate un solo gesto…!(Si accorge che i due dormono) Calma, calma… sono solo due innocui vecchietti… col sonno pesante, pare…

(Si sente la sirena di una m’auto della polizia che si allontana). Calma, Dario, calma… se ne vanno… Del resto, al buio, nessuno mi ha visto arrampicare su per la grondaia… Non so come ho fatto ad arrivare fin qui, al secondo piano! Ho rischiato di scivolare almeno due o tre volte…!

(La tv trasmette un film d’azione. Si sente, improvvisamente, qualche sparo, una sventagliata di mitra. Dario, istintivamente, spiana la pistola mentre Bice si sveglia).

BICE – (non si è ancora accorta della presenza di Dario che le sta dietro le spalle. Commenta il film e si accalora) Brutto figlio di una zoccola! Ha ammazzato due poliziotti! Sparategli addosso! Non lasciatevelo scappare! Bruciategli le cervella  a quel maledetto delinquente!

DARIO – Ora, basta!

BICE – Basta un piffero! Muovete il culo, vi dico, e bucategli la testa a quello stronzo!

DARIO – (stizzito, si pianta tra la donna e la tv) La smetta!

BICE – E… e lei chi è? Perché  s’intromette? Si faccia un pò i cavoli suoi! … e si tolga da lì, per favore… Vorrei continuare a guardare il mio film, se non le spiace!

DARIO – (basito) Il… film?! Ah, sì, certo. (Si sposta rapidamente poi si siede su una poltrona e fissa, inebetito, Bice che, incurante della sua presenza, continua a guardare la tv).

BICE –(si lascia di nuovo catturare dal film e dopo qualche momento di fibrillazione, tira un sospiro di sollievo) Finalmente!

DARIO – (per un istante, anch’egli coinvolto ma tifando per il delinquente) L’hanno… l’hanno preso?

BICE – Si è fracassato il cranio cadendo dal secondo piano, il fesso!

DARIO – Io no!

BICE – Io no… cosa?

DARIO – Io non mi sono fracassato il cranio!

BICE – Ah, nemmeno io, mai. Ma… mi perdoni, giovanotto, chi è lei e che cosa ci fa in casa mia?

DARIO – Che importa? Tanto, sto per andare via…

BICE – Posso chiederle come ha fatto a entrare? Non mi avrà mica scardinato la porta d’ingresso…? Perché se così fosse, dovrò pensare subito a farla riparare… e lei sa quanto costano gli operai, al giorno d’oggi… senza contare che trovarne uno disposto ad eseguire una riparazione sollecitamente, è come vincere un terno al lotto… per non parlare, poi, del disagio che, fatalmente, ti crea la presenza di un estraneo in casa… perché – diciamo le cose come stanno – gli operai di oggi sono alquanto invadenti! Me ne ricordo uno, per esempio…  

DARIO – La smetta! La sua porta d’ingresso è intatta, per quel che mi riguarda! Dal balcone! Io sono entrato dalla porta del balcone… era aperta e…

BICE – Devo ricordarmi di chiudere più spesso la porta del balcone. Ma… un momento… a chi vuol darla a bere? Qui siamo al secondo piano! Non si sarà, per caso, arrampicato fin quassù…?

DARIO – (annuisce con fierezza) Su, su, su, per la grondaia. E senza fracassarmi il cranio.

BICE – Buon per lei. Comunque, devo ricordarmi di far rimuovere quella grondaia. (mentre si riassopisce) Non vorrei diventasse un’amena abitudine… quella di salire… (Russa flebilmente).

DARIO – Si è riaddormentata. Meglio. Così non starà a rompere le scatole! A proposito di rompere, non vorrei ci fosse qualcun altro, in casa… Sarebbe spiacevole … per cui è bene verificare subito. Facciamo un rapido giro di perlustrazione. (Impugna la pistola ed esce dalla porta di destra).

2 –

(Nel frattempo, Bice si risveglia e torna a guardare la tv).

BICE – (al marito che continua a dormire beatamente) Hai visto che l’hanno beccato? Te lo dicevo che avrebbe fatto una brutta fine, quello!

DARIO – (rientra, sollevato) Tutto a posto. I due vispi vecchietti vivono da soli, a quanto pare. (A Bice giacché si accorge che è di nuovo sveglia) Vivete da soli, qui, voi due?

BICE – (sgrana gli occhi, spaventata, come se lo vedesse per la prima volta) Chi è lei? Che vuole?

DARIO – (sorpreso, balbetta frastornato) Come… chi sono?

BICE – Come ha fatto ad entrare in casa mia?

DARIO – Le ho già detto che…

BICE – Non mi avrà, per caso, danneggiato la porta? Lo sa, lei, quanti fastidi provoca una porta scassata?

DARIO – Sì, lo so. Gli operai costosi, invadenti…

BICE – Posto che si riesca a trovarne uno! Se ne becchi uno disponibile subito, puoi ritenerti ultrafortunato!

DARIO – Sarebbe lo stesso che vincere un terno al lotto.

BICE – Vedo che è d’accordo con me. E allora?

DARIO – Allora… che?

BICE – Mi ha rotto la porta, sì o no?

DARIO – No! E il motivo gliel’ho già spiegato: sono salito su per la…

BICE – Andiamo al nocciolo della questione. Cosa vuole, soldi? Se vuole soldi, l’avverto, non abbiamo un centesimo! Sono mortificata ma è così. E sa di chi è la colpa? (Indica il marito che dorme) Di questo qui. Di questo testone che s’è incaponito a depositare tutto in banca. Se, invece, preferisce i gioielli, ebbene, butti pure all’aria tutta la casa ma non riuscirà a scovare neanche un anello di latta! E sa di chi è la colpa?

DARIO – (indica Teodoro) Sua.

BICE – Infatti. Tutti i nostri gioielli, custoditi in una cassetta di sicurezza.

DARIO – Nella stessa banca, immagino.

BICE – Infatti. È fissato con quella banca... chissà perché, poi. (A Teodoro) Hai visto, citrullo, che figuraccia stiamo facendo? Ma, tanto, tu dormi, dormi sempre… Che ti frega se faccio delle brutte figure? (A Dario) Non gli importa niente di me, sa? Anche da giovane, sa? È sempre stato un egoista, ecco! (Al marito) E adesso, cosa diamo a questo giovanotto che è venuto qui per rubare? Che cosa, una bella stretta di mano? Parlo con te, scimunito!

DARIO – Lo… lo lasci stare, non lo svegli… non c’è ragione… Stia tranquilla, io non voglio soldi né gioielli… Le chiedo solamente di ospitarmi per qualche ora, in casa sua e poi...

BICE – Ma scusi, che razza di ladro è lei se si prende la briga di entrare in casa altrui e poi non pretende nemmeno un centesimo?

DARIO – Quante volte glielo devo ripetere che non sono un ladro?

BICE – Ho capito. E mi dica, in questi casi, come ci si comporta? No, perché se lei fosse un ladro, dovrei chiamare immediatamente la polizia… questo lo so da me… Ma se il ladro non è un ladro, chi si deve chiamare?

DARIO – Nessuno!

BICE – Mi fido. Lei mi sembra un giovanotto di mondo che sa il fatto suo. Non come questo vecchio imbecille che dorme sempre! Ah, ma se mi farà perdere la pazienza, un giorno o l’altro lo avveleno e così dormirà… per sempre! (Ride compiaciuta) E allora, su, mi dica, cosa vuole? Soldi, gioielli…?

(Dario rimane senza parole. Lei, improvvisamente, viene rapita dalla tv) Uh, guarda, il mio telefilm preferito! E chi se lo perde? Non ho perso un solo episodio, sa? I personaggi sono un po’ bizzarri ma simpatici… Mi divertono da morire, creda! (Piomba di nuovo in un sonno profondo).

DARIO – Ma che… che malattia ha questa qui? impressionante! (Si accosta cautamente alla finestra e dà una sbirciata all’esterno) Pare tutto tranquillo… Forse è il caso che vada via da qui… Quanto alla vecchietta, posso stare tranquillo: non mi denuncerà di certo. Quando si sveglierà, non ricorderà neppure di avermi visto…

(Si risente la sirena di una volante della polizia. Si scosta rapido dalla finestra)

         Ho paura che non posso muovermi da qui, invece… La zona sembra sorvegliata a dovere… Sono tenaci, questi poliziotti! Non mollano! Manco fossi il mostro di Londra!

(Torna mestamente a sedere. Si accende una sigaretta. Il rumore dell’accendino risveglia inaspettatamente Bice).

BICE – (fissa per un lungo momento, Dario poi sorride felice) Andrea!

DARIO – (si guarda attorno spaurito e porta istintivamente la mano alla pistola che tiene in tasca) Chi è Andrea?

BICE – Andrea… caro!

DARIO – No, io sono Dario.

BICE – Chi è Dario?

DARIO – Io. E Andrea chi è?

BICE – Non fare lo sciocco e vieni subito ad abbracciare la tua vecchia zietta che ti adora!

DARIO – Le assicuro che si sbaglia…

BICE – Mi sbaglio?! Ma, di’, ti sei ammattito? Oppure ti stai prendendo gioco di me? Corri subito a darmi un bacio se vuoi che ti perdoni, monellaccio d’un nipote impertinente!

DARIO – (confuso e imbarazzato) La prego, signora mia…

BICE – Vieni qui, ti dico!

DARIO – (esasperato, tira fuori la pistola) Adesso, basta! Finiamola! Io non sono suo nipote Andrea, mi ha sentito? Il mio nome è Dario e sono finito in questa maledetta casa perché… Insomma, poco importa perché! Quindi la smetta con i suoi vaneggiamenti altrimenti sarò costretto a… (indica la pistola) usare questa!

BICE – (scoppia a piangere) Non avrei mai creduto che mio nipote fosse capace di minacciare sua zia con una pistola! Mi dai un gran dolore, Andrea! (A Teodoro che dorme) Hai visto di cosa è capace tuo nipote? Ah, già, questo è sempre in catalessi …

DARIO – (pentito di essersi lasciato andare, ripone la pistola in tasca) Mi dispiace… non era mia intenzione impaurirla…

BICE – (riprende energia) Vieni ad abbracciarmi e a chiedermi perdono, scellerato!

DARIO – Ancora?!

BICE – Altrimenti mi metto a urlare! Vuoi che urli?

DARIO – (rassegnato) No, non urli, per carità! (Le si avvicina e l’abbraccia non senza disagio) Contenta?

BICE – Ci voleva tanto, birbante? (Urla alle orecchie del marito) Teo! Teodoro! Vuoi svegliarti, vecchio rimbambito? Sveglia!!

(Finalmente, Teodoro si sveglia).

TEODORO – Che succede? Che diavolo hai da urlare? Vuoi svegliare tutto il vicinato?

DARIO – Quel che dico anch’io.

BICE – Ma se non urlo, non mi senti! Il problema è che tu non dormi: vai in ibernazione!

TEODORO – Ho capito, falla finita, ora. (Si accorge di Dario) Abbiamo delle visite? Chi è questo giovane?

BICE – “Questo giovane”? Tonto, non vedi che è tuo nipote?

TEODORO – Mio nipote… chi?

BICE – Ad essere precisi “nostro nipote”.

TEODORO – Nostro nipote, chi?

BICE – Non riconosci più Andrea? (A Dario) Scusalo, Andrea… Il fatto è che tuo zio non ci sta più con la testa.

DARIO – (imbarazzato, non sa che dire) Beh, non importa.

TEODORO – (a bassa voce, a Bice) Ma sei proprio sicura che sia Andrea?

BICE – Ma certo. Credi mi sia rimbecillita?

TEODORO – Non l’ho mai detto. Il che, tuttavia, non toglie che non l’abbia pensato.

BICE – Saprò riconoscere mio nipote Andrea, ti pare?

TEODORO – Sì, sì… Io, però…

BICE – Santo Dio ma cos’è che non ti convince?

TEODORO – I capelli. Andrea ha i capelli biondi, ricordi?

BICE – Sì, perfettamente.

TEODORO – Questo, invece, è bruno, mi pare…

DARIO – (che si accorge di essere insistentemente fissato) Qualcosa… non va?

BICE – Sì. Non hai ancora abbracciato e baciato tuo zio Teo!

DARIO – (tra sé) Pure!

BICE – E allora, che aspetti?

(Dario, a malincuore, esegue poi torna a sedere),

TEODORO – (a Bice) Avrei giurato che Andrea fosse biondo.

BICE – Può darsi che nella crescita, il colore dei capelli sia cambiato… Succede ad un sacco di bambini. (A Dario) Senti un po’, Andrea…hai tinto i capelli, per caso?

(Si risente la sirena di una volante della polizia. Dario ha un sussulto)

DARIO – Cosa?

BICE – Tuo zio giurerebbe che tu eri biondo e che hai tinto i capelli.

TEODORO – Io non ho detto che ha tinto i capelli.

BICE – Io, invece, sostengo che – seppure un giorno tu sia stato biondo – durante la crescita hai cambiato colore.  Hai tinto i capelli o no?

DARIO – Beh… proprio tinto no…

BICE – (a Teodoro) Vedi che ho ragione io?

DARIO - … anche se… Insomma, avete ragione entrambi.

TEODORO – In che senso?

DARIO – (si arrampica sugli specchi…) Nel senso che… sono nato biondo, è verissimo…

TEODORO – Appunto.

DARIO – Appunto. In seguito, man mano che crescevo, diventavo sempre più nero… e stasera, come vedete, sono veramente nero, nerissimo!

BICE – (a Teodoro) Chiaro?

TEODORO – Scuro.

DARIO – Ma, a dirla tutta, anche lo zio ha ragione nell’affermare che li ho tinti.

TEODORO – Io non ho mai affermato che li hai tinti.

BICE – No, lo hai affermato!

TEODORO – Se ti dico di no!

DARIO – Vi prego, non litigate e soprattutto, non alzate la voce… Tenterò di dirimere questa controversia e riappacificare le parti.

BICE – Ma che bravo! Che sfoggio di cultura forense! (Applaude)

TEODORO – Ma non è mica un avvocato, lui! Di’ un po’, non ti sei laureato in Fisica, tu?

DARIO – Fisica, eccome!… Ma ho una certa dimestichezza in materia di diritto… Diritto penale, in special modo. Mi avete fatto perdere il filo del mio discorso…

TEODORO – Si parlava dei tuoi capelli…

DARIO – Ecco sì… In realtà io ho perso tutti i capelli biondi… tutti tranne questo ciuffo qui (mostra un ciuffetto sopra la fronte) Voi capirete: mica potevo andare in giro con un solo ciuffetto biondo!

BICE – Chiaro.

DARIO – Chiaro, chiarissimo… proprio biondo, vi dico. E dunque, di quando in quando, sono costretto a tingerlo… questo ciuffo ribelle! (Ridacchia nervosamente) Ecco tutto. (Respiro di sollievo).

TEODORO –Ipotesi plausibile. Del resto, l’ultima volta che ti ho incontrato avevi dieci anni o poco più…

BICE – Smettiamola, ora, di parlare di questi benedetti capelli. Piuttosto, dimmi, tua madre come sta? È da un pezzo che non la sento. Sta bene?

DARIO – (diventa cupo poi di getto) Mia madre è morta.

BICE – (stravolta) Morta?!

DARIO – (si accorge d’aver fatto un errore e tenta di recuperare) Sì ma prima di morire… stava proprio bene… era il ritratto sputato della salute, come suol dirsi…

TEODORO – E quando è morta?

BICE – E come è morta?

DARIO – Una domanda alla volta, vi prego… per me non è davvero semplice…

BICE – Ma certo, poverino... Parlare della propria mamma morta è doloroso.

DARIO – Esattamente. (Sospira) Qual era la prima domanda?

TEODORO – Quando è morta?

DARIO – Ecco… Voi quando l’avete sentita per l’ultima volta?

TEODORO – E chi se lo ricorda? Saranno tre, quattro mesi…

BICE – Non dire sciocchezze! Vuoi dire tre o quattro anni, forse!

TEODORO – Così tanto? Per la miseria, come passa il tempo! Eppure avrei scommesso di averla sentita al telefono non più tardi di una settimana fa…

BICE – Metti a riposo quell’unico neurone che ti ballonzola nel cervello e non dire altre scemenze! Da quell’ultima telefonata, vecchio zuccone, è passato almeno un mese!

TEODORO – E invece, ti sbagli.

BICE – Non mi sbaglio affatto. Vuoi che non ricordi quando ho parlato l’ultima volta con la mia defunta sorella?

DARIO – Scusate ma, in fondo, che importa quando l’avete sentita? Diciamo che è morta subito dopo.

BICE – Subito dopo che cosa?

DARIO – Subito dopo averla sentita al telefono.

BICE – E già… Deve essere così… povera sorellina mia! Ma io me lo sentivo, sapete? Me lo sentivo. Al telefono, quella volta, aveva la voce flebile, poverina, tremolante… e tossiva… Uh, come tossiva!

TEODORO – E certo: era tisica.

DARIO – Già.

BICE – Ma che tisi! Era solo un’epatite, per via del troppo alcool…

DARIO – Infatti.

BICE – Aveva una voce così sottile…! E ansimava, poveretta, ansimava di brutto…

DARIO – Era anche asmatica.

BICE – Sono certa che, dopo aver parlato con me, ha riattaccato… ed è morta. (Si asciuga una lacrima)

TEODORO – Bah, così è la vita!

BICE – Com’è triste la vita!

DARIO – Quant’è dura la vita!

BICE – Siamo tutti delle fragili creature, destinate alla terra.

TEODORO – Sappiamo da dove veniamo ma non sappiamo dove andiamo. Bah! (Sospira rumorosamente. Poi si alza e si avvia verso la porta di destra).

DARIO – (sospettoso) Dove va… Dove vai, zio?

TEODORO – Al cesso. Posso?

DARIO – Sì, certo…

TEODORO – Grazie. (Esce).

3 –

BICE – E tu, al momento, di cosa ti occupi?

DARIO – Beh, al momento, mi occupo di me… anzi, mi preoccupo di me.

BICE – Ho saputo che vivi a Londra…

DARIO – Sì, proprio a Trafalgar Square.

BICE – E dov’è?

DARIO – A Londra.

BICE – Ah, bravo… Vivi a Londra, tu?

DARIO – Sì, così pare.

BICE – (sospira) Gran bella città, Londra.

DARIO – E già. Sei mai stata a Londra?

BICE – No, mai. Cosa avrei dovuto andarci a fare?

DARIO – Ah, beh, ovvio.

BICE – Tu sei sempre in giro per il mondo, vero?

DARIO – Un po’ qui, un po’ là…

BICE – Bravo, bravo… Sempre impegnato con questi convegni di medicina…

DARIO – Convegni di Tisica… cioè, di Fisica. Sono laureato in Fisica… o no?

BICE – Tua madre è così orgogliosa di te! Me ne parlava giusto ieri sera.

DARIO – (non lo sorprende più nulla, ormai e la asseconda rincarando la dose) Sì ma lei esagera, come tutte le madri.      

    Per lei sono lo scienziato più in gamba del pianeta!

BICE – E non ha torto. A trovarne medici bravi e scrupolosi come te!

DARIO – Non è vero. Conosco tanti colleghi…

(Ancora, minacciosa, la volante della polizia. Dario si irrigidisce, preoccupato)

         Dov’è… lo zio?

BICE – Ah, non saprei… Spesso sta fuori casa tutta la nottata! Dove va, poi… nessuno lo sa: mistero.

DARIO – Ma non era andato al…

4 –

TEODORO – (rientra. Rivolto a Bice) Il telefono della cucina mi farà impazzire! Delle volte funziona, altre no… Dovremmo pensare seriamente a segnalare questa strana anomalia.

DARIO – (tesissimo) A chi hai chiamato?

TEODORO – A nessuno. Se non funziona…

DARIO – Ma a chi avresti voluto telefonare?

TEODORO – A nessuno. Ho solo alzato il ricevitore per verificare se… Ma perché queste domande?

DARIO – No… ti spiego… Ho dato il vostro numero telefonico ad alcuni colleghi, per ogni evenienza…

BICE – Bravo, hai fatto benissimo.

TEODORO – Sì, certo. Però c’è qualcosa che non mi torna…

DARIO – Cioè?

TEODORO – Appena mi viene in mente, te lo dirò.

BICE – Cosa c’è di tanto strano se tuo nipote dà agli amici il nostro numero di telefono?

TEODORO – Ecco dove sta la stranezza! Il nostro è un numero nuovo che ci è stato assegnato solo qualche giorno fa. Come facevi a conoscerlo?

DARIO – Beh, qualcuno me l’avrà pur dato…

BICE – E’ naturale. Sarà stata sua madre…

DARIO – Possibile.

TEODORO – (con convinzione) Magari prima di esalare l’ultimo respiro. Beh, improbabile ma possibile, dopotutto.

BICE – Ma che stai dicendo? Chi avrebbe esalato l’ultimo respiro?

TEODORO – Tua sorella. È morta, ricordi?

BICE – Mia sorella è morta? Oddio! E quando?

TEODORO – (sempre convinto) Dopo aver comunicato ad Andrea il nostro nuovo numero di telefono.

(Si sente suonare insistentemente il citofono. Dario, in preda al panico, tira fuori la pistola e la punta addosso a Teodoro).

DARIO – (urla, fuori di sé) A chi diavolo hai telefonato? Dimmelo!

TEODORO – Ma… che ci fai con quella pistola? Sei matto?

DARIO – Vuoi che ti spari un colpo in testa?

BICE – (sorride divertita) Non preoccuparti, Teo: è solo un giocattolo…

TEODORO – (a Dario) Ma ti sembra l’età, questa, per giocare con…?

(Qualcuno continua a suonare con maggiore insistenza).

DARIO – Te lo chiedo per l’ultima volta: a chi cazzo hai telefonato?

TEODORO – E insisti! A chi cazzo avrei dovuto telefonare…?

BICE – (in tono di deciso rimprovero) Teodoro, non diventare volgare!

TEODORO – Ha cominciato prima lui!

DARIO – (va in escandescenze) Bada che la mia pazienza si è esaurita!

TEODORO – Non ho chiamato nessuno, ti ripeto! E, comunque, Andrea, non credo sia il caso di innervosirsi se qualcuno suona al citofono…

BICE – Ha ragione tuo zio. Perché ti agiti…?

(Continuano a suonare)

DARIO – Questa buffonata è durata fin troppo! (A Bice) Tu! Rispondi al citofono! E Chiunque sia, dirai che siete a letto e che, eccetto voi due, non c’è nessun altro, in casa! Su, muoviti!

BICE – Ma perché dovrei…?

DARIO – Fa’ quel che t’ho detto! Rispondi!

BICE – Va bene, Andrea ma sta’ calmo, tesoro…

 (Suonano senza sosta)

DARIO – Muoviti!

(Bice va al citofono e risponde)

BICE – Noi siamo a letto e… e eccetto noi due, non c’è nessuno in casa! Chi? Elena? (Al marito) Conosci una certa Elena, tu?

TEODORO – Ne conosco solo una: nostra figlia!

DARIO – (a Bice) Mandala via!

BICE – (al citofono) Io non apro agli sconosciuti, ha capito? È inutile che continua a chiamarmi “mamma”! Non insista… non la conosco!

TEODORO – Ma… hai sentito quel che ti ho detto? Elena è tua figlia!

BICE – Che figlia…? Che dici?

DARIO – (irritato) Non è il momento, questo, per aprire un dibattito sull’argomento!

BICE – (finalmente ricorda) Elena! Bambina mia, sei tu? Ma certo, amore mio. Sali, Sali su! Cosa? Ma naturale, hai ragione: se non apro il portone, come fai a salire su? Sono una scema!

TEODORO – Sana autocritica.

BICE – (Riattacca il citofono. A Teodoro) E’ tua figlia Elena!

TEODORO – Ma no?

DARIO – (contrariato) E abbiamo fatto tombola!

BICE – (al marito) Come fai a dimenticare d’avere una figlia, vecchio scemo?

TEODORO – Io ricordo benissimo tutti i miei consanguinei! La sola parente – fra l’altro, acquisita – che vorrei cancellare dalla mia memoria, sei tu!

DARIO – Basta! Io lo so: voi due riuscirete a fare ammattire anche me! Sentite… Vi avverto: mandatela via, con una scusa, altrimenti… l’ammazzo! Chiaro?

(Il campanello della porta)

BICE e TEODORO – (insieme) Chi sarà? (Poi realizzano. Insieme) Ah, Elena!

TEODORO – Andiamo ad aprire.

DARIO – Fermo! Andrà solo lei! (Indica Bice) Vai. Bada che ti controllo per cui… acqua in bocca!

(Bice esce)

         (a Teodoro) Io mi nascondo di là. Vi concedo cinque minuti. Se la ragazza sarà ancora fra i piedi… (mostra la pistola con intenzione) Cinque minuti! (Esce dalla porta di destra).

5-

(Rientra Bice, preceduta da Elena).

BICE – Hai ragione, piccola… ma, cosa vuoi, presa così, alla sprovvista… E poi tuo padre non faceva che confondermi le idee…!

TEODORO – E ti pareva! (Bacia la figlia) Ciao, Elena…

ELENA – Ciao, papà. Oh, mi avete fatto sbraitare un bel po’, prima di… autorizzarmi l’accesso!

TEODORO – Ma di’, tu non hai le chiavi?

ELENA – Dimenticate. Ho cambiato borsetta e…

BICE – Devi perdonarci, piccola…

TEODORO – Perché usi il plurale? Sei solo tu che devi farti perdonare.

BICE – No, la colpa è anche tua! Tua e di Andrea! A proposito, dov’è? È andato via?

TEODORO – No, è di là…

ELENA – E chi sarebbe Andrea?

BICE – Chi vuoi che sia? Tuo cugino. Vado subito a chiamarlo. Sono certa che gli farà piacere rivedere la cuginetta. (Esce)

6 –

ELENA – Papà, si può sapere da dove sbuca fuori, adesso, questo… Andrea?

TEODORO – E’ il figlio di zia Matilde… Ti ricordi di zia Matilde?

ELENA – Bah, francamente, no. So della sua esistenza…

TEODORO – … che, fra l’altro, s’è conclusa.

ELENA – Che cosa s’è conclusa?

TEODORO – La sua esistenza. È morta, poverina, zia Matilde. L’abbiamo appena saputo.

ELENA – Oh, mi dispiace… anche se non ricordo di averla mai conosciuta.

TEODORO – E, probabilmente, non avrai mai visto neppure Andrea. Fin da ragazzo, ha vissuto all’estero…

ELENA – Ho capito. E che lavoro fa?

TEODORO – Si è laureato in Fisica. Altro non so. (Pausa) Ma… c’è qualcosa che mi preoccupa, in questo ragazzo…

ELENA – Vale a dire?

TEODORO – Forse la perdita della madre l’avrà turbato parecchio oppure è un problema caratteriale… Insomma, delle volte, viene colto da improvvise crisi di panico e allora  diventa nervoso, aggressivo… E tutto questo senza una ragione plausibile. Pensa, tiene in tasca una pistola…

ELENA – Una pistola?

TEODORO – Non ti allarmare… è una pistola giocattolo, figurati… Ma è evidente che a lui serve… per scaricare la tensione o per sentirsi protetto… Per il resto, mi sembra un gran bravo ragazzo, educato…

ELENA – Bravo ragazzo, un corno! Ti sembra normale che tenga una pistola, in tasca? E magari, per “scaricare” la sua tensione, “scarica” il caricatore addosso al primo che gli capita a tiro!

TEODORO – Si tratta di un giocattolo, ti dico. Vuoi che un Fisico vada in giro, ad ammazzare la gente?

ELENA – Un Fisico non saprei ma un pazzo, sì, potrebbe!

TEODORO – Ti assicuro che non è un pazzo. Soffre di qualche scompenso psichico, è possibile, ma…

ELENA – Papà, questo Andrea deve andar via immediatamente da questa casa!

TEODORO – Ma come si fa, Elena? Tua madre gli è talmente affezionata…

ELENA – Il che non fa testo.

TEODORO – E poi, non mi pare bello cacciare via un parente solo perché…

ELENA – … ha una pistola e dunque è un tipo pericoloso! Non è sufficienti questa motivazione?

TEODORO – Francamente, a me non sembra così pericoloso… In ogni caso, io non me la sento proprio di sbatterlo fuori di casa…

ELENA – Io sì. Dove sta il pistolero folle?

TEODORO – Di là, con tua madre.

ELENA – Spero che non le abbia ancora sparato. (Si avvia ma non fa in tempo ad arrivare alla porta perché nel frattempo, rientra Bice che quasi trascina per mano Dario).

7 –

BICE – (a Dario che si mostra palesemente restio) Ma che discorsi sono, questi?

DARIO – Il fatto è che non vorrei disturbarvi, ecco tutto. Che c’entro io con voi?

BICE – Che dici, sciocco? Fai parte della famiglia, mi pare… E poi, scusa, non vuoi nemmeno salutare tua cugina Elena?

ELENA – (che, intanto, lo squadra da capo a piedi) Già.

DARIO – (estremamente confuso) Già. Ciao, Elena. (Le porge la mano che Elena stringe freddamente).

ELENA –Ciao.

BICE – Ma così si salutano gli estranei! Oh, siete cugini voi due! Su, scambiatevi un bacio.

ELENA – (sorride ironicamente e porge la guancia a Dario) Su, scambiamoci un segno di pace.

DARIO – (sorride forzatamente e la bacia) Ciao, Elena.

ELENA – Me l’hai già detto.

(Dario tossisce un paio di volte, confuso e imbarazzato.

Silenzio per qualche istante. Poi tutti e quattro riprendono a parlare insieme).

TEODORO – Io direi che sarebbe il caso…

BICE – Via, Andrea, perché così …?

DARIO –Ti trovo bene, Elena…

ELENA – Parlami un po’ di te …

(I quattro ridono con l’aria più stupida possibile. Poi ricominciano, sempre insieme).

ELENA – Vuoi dirmi…

DARIO – Stavo dicendo che…

BICE – Mi stavo chiedendo…

TEIDIRO – Io pensavo che…

(Altra risatina idiota dei quattro).

TUTTI – (insieme) Posso parlare?

ELENA – (stizzita) Vogliamo smetterla con i coretti?

(Silenzio).

DARIO – (si arma di coraggio) Volevo solo dirti che ti trovo molto bene, Elena.

ELENA – (glaciale) Rispetto a quando?

DARIO – (confuso) Non lo so… si dice così, di solito…: “Ti trovo bene”… (Cerca di indagare) Tu… come mi trovi? Cambiato, probabilmente…

ELENA – E che ne so? Non ti ho mai incontrato, prima d’ora.

DARIO – (rinfrancato) Dici?  E sì, hai ragione. Ora che ci penso, noi due non ci siamo mai visti. (Chiede conferma ai due vecchi) E’ così?

BICE – Ma certo che vi siete visti, figuriamoci! Vero, Teo?

TEODORO – Se la memoria non m’inganna, credo proprio che non si siano mai conosciuti, loro due.

BICE – Idiozie! Chissà quante volte si saranno…

ELENA – (la interrompe) Mamma! Ti assicuro che non è, poi, così importante. (A Dario) Ti fermi molto?

DARIO – Molto? No… almeno spero.

ELENA – Sei qui per lavoro o per cosa?

DARIO – Per lavoro. Devo solo risolvere una… una faccenda e poi… riprendo il volo! (Sorride)

ELENA – Papà mi ha detto che sei un Fisico.

BICE – E che Fisico!

ELENA – Sì, davvero un bel fisico. (Lo guarda negli occhi e sorride)

DARIO – Beh, un… Fisico assolutamente normale. (Sorride)

TEODORO – A proposito di fisico… un mio piccolo problema fisico m’impone di allontanarmi per qualche minuto. (Si avvia per uscire dalla porta di destra. Si ferma un istante) Sapete… la mia prostata non consente deroghe né proroghe! Scusatemi. (Esce)

8 –

ELENA – (a Dario) Bene. Su, parlami del tuo lavoro. Deve essere molto interessante…

DARIO – Bah, è un lavoro come tanti altri, in definitiva. Dimmi, invece, di te.

ELENA – Ah, c’è poco da dire… Sono una giornalista.

DARIO – Di cronaca nera?

ELENA – Mi piacerebbe ma non me ne occupo. Mi hanno affidato, purtroppo, la cronaca rosa.

(Improvvisamente si risentono le sirene della polizia e, contemporaneamente, viene a mancare la luce. Dario piomba nuovamente nel panico. In scena, il buio totale ).

ELENA – E’ andata via la luce…

BICE – Da qualche parte, ci dovrebbe essere un lume…

DARIO – (urla. verosimilmente, ha la pistola in pugno) Fermi! Nessuno si muova!

ELENA – Sta’ calmo… va tutto bene…

DARIO – (continua a urlare) Va tutto bene, un cazzo! Mi hanno intrappolato in questa stramaledetta casa! In trappola, come un sorcio! E magari con la complicità del vecchio che ha staccato il contatore della luce … !

ELENA – Ma… stai delirando? Hai, per caso, la pistola in mano?

DARIO – Tu come fai a sapere che ho una pistola, eh?

ELENA – Non lo so, infatti… L’ho soltanto intuito…

DARIO – Sì, ho una pistola che potrei anche usare, se mi garba!

(Le sirene non si sentono più. Dario si accosta cautamente alla finestra da cui penetra una fioca luce).

DARIO – (a Elena, sempre in modo concitato) Sta’ ferma! Dove vai?

ELENA – Sto cercando il lume…

DARIO – Ferma, ti tico! Ferma!

(Colpo di pistola. Urlo di Bice).

VOCE DI TEODORO – E’ andata via la luce?

SIPARIO

      

  

ATTO SECONDO

Medesimo ambiente del primo atto.

La mattina dopo.

In scena, Elena che passeggia nervosamente e Dario, seduto su una poltrona, con l’aria di un bambino che l’ha combinata grossa e si aspetta la giusta punizione.

ELENA – Io vorrei soltanto capire se ti rendi perfettamente conto di quel che hai fatto!

DARIO – Ti ho già detto che mi dispiace…

ELENA – Ti dispiace… Tutto qui? E pensi che possa bastare? Ieri sera, abbiamo sfiorato la tragedia e tu…

DARIO – Non farla tanto lunga. Il colpo mi è sfuggito e, comunque, è solo una scacciacani.

ELENA – E meno male! Con una vera pistola, le avresti spappolato il cervello! Ma… vuoi spiegarmi, per favore, la ragione per cui vai in giro con una pistola?

DARIO – Precisiamo: una scacciacani.

ELENA – Chiamala pure scacciagatti o scacciapensieri, se vuoi ma rimane pur sempre un’arma micidiale! Te ne sarat reso conto, spero. Mia madre, per colpa tua…

2 –

(Entra Bice. Ha una vistosa fasciatura che le copre l’orecchio sinistro e gran parte del capo).

BICE – (aria sofferente) Perché gridate?

DARIO – (a Elena) Come vedi, ci sente benissimo.

ELENA – Cos’è, una battuta di spirito? Ti pregherei di…

DARIO – Ti assicuro che non ho la minima voglia di fare dello spirito.

ELENA – Nemmeno io.

DARIO – Vorrei solo invitarti a non farne una tragedia, ecco tutto. In definitiva, non è successo nulla di irreparabile… per fortuna.

BICE – Di cosa state discutendo…?

ELENA – Ah, beh, certo. Nulla di irreparabile! Mica l’hai ammazzata! Le hai solo procurato un piccolo trauma acustico che l’ha semplicemente assordata!

BICE – (sbircia verso la finestra) A me non sembra una mattina assolata.

ELENA – Ma che stai dicendo, mamma?

BICE – Direi, anzi, che è proprio una giornata nuvolosa.

ELENA – (a Dario) Ci sente benissimo, eh?

DARIO – Il suo udito non era eccezionale nemmeno prima!

BICE – Avete già fatto colazione?

DARIO – No, grazie… Anzi, credo sia giunto il momento di togliere il disturbo…

BBICE – (a Elena) Cos’è che vuol togliere…?

ELENA – Il disturbo, mamma. Andrea ci lascia, se ne va.

BICE – E perché?

ELENA – Perché così ha deciso. Non vorrai mica adottarlo?

DARIO – Sì, zia, devo andare.

3 –

TEODORO – (entra) Bice! Dove cacchio hai nascosto lo zucchero?

BICE – Hai sentito, Teo?

TEODORO – Che cosa avrei dovuto sentire?

BICE – Tuo nipote vuole andarsene!

TEODORO – Beh, è abbastanza grande, mi pare. Piuttosto, lo zucchero…

BICE – E no, ragazzo mio, tu resti. Tua madre non mi perdonerebbe mai d’averti cacciato via per un banalissimo incidente.

ELENA – Io non lo definirei banalissimo. E non lo chiamerei nemmeno incidente!

DARIO – Non sei tu che mi cacci, zia… Sono io ad aver deciso. E poi… vi ho già procurato troppi fastidi…

BICE – (agli altri) Ma che ha detto? Non ho sentito una sola parola…

DARIO – Ho detto che… Non importa. Beh, allora… io vado. Che dire? Scusatemi di tutto, se potete. Ciao, Elena…

ELENA – Aspetta. Prima di lasciare questa casa, devi assolutamente togliermi una curiosità? È da ieri sera che provo a chiedertelo.

DARIO – Cosa?

ELENA – Mi spieghi perché vai in giro con una pistola?

DARIO – Una scacciacani. Beh, per difendermi.

ELENA – Difenderti da chi, scusa?

DARIO – Da tutti.

 (Si sente suonare il citofono. Dario si inquieta e istintivamente porta la mano alla pistola).

TEODORO – Chi sarà? Vai tu, Elena?

DARIO – E’ proprio indispensabile andare a rispondere?

ELENA – Ci risiamo. Un altro attacco di panico! (A Dario) Sta’ calmo. Per favore, sta’ calmo! (Risponde al citofono) Sì? Ah, sei tu. Sali.

DARIO - TEODORO – Chi è?

ELENA – Tua nipote Luisa. Ieri sera, con tutto il casino che è successo, non ho avuto modo di avvertirvi. Luisa ha litigato con i suoi ed è andata via di casa.

TEODORO – Ha litigato ancora?! Ma benedetta ragazza…

DARIO – Scusate, io vado…

ELENA – No, tu adesso, parli con me! Papà, per favore, apri tu la porta. (A Dario) E tu vieni! Mi devi spiegare, una volta per tutte, la ragione dei tuoi attacchi di panico!

DARIO – Ma che attacchi di panico! Chi ti ha messo in testa…

ELENA – (lo trascina) Su, andiamo! (Escono da sinistra. Teodoro, intanto, esce da destra per andare ad aprire la porta).

BICE – (disorientata) Ma che sta succedendo? Qualcuno vuole spiegarmi…

4 –

(Rientra Teodoro assieme a Luisa).

TEODORO – Francamente, il tuo comportamento a me non piace, Luisa! Sei troppo impulsiva e…

LUISA – (indica la vistosa fasciatura di Bice che la fissa senza riconoscerla) Che ha? Le hai spaccato la testa?

TEODORO – Spaccato la… Ma che dici? Ti pare possibile che io abbia potuto spaccare la testa a tua zia?

LUISA – E che ne so? Io gliela spaccherei!

TEODORO – Ma sei scema?! Spaccheresti la testa a zia Bice?

LUISA – Non a lei! A mio padre!

TEODORO – Ah, beh…

LUISA – E allora, che ha?

TEODORO – Chi, tuo padre?

LUISA – Ti ho chiesto della zia! Cos’ha in testa?

TEODORO – Ah, niente, assolutamente niente.

BICE – (continua a fissare Luisa) Chi è questa bella figliola?

TEODORO – Non ha mai avuto niente in testa… a parte i capelli… ma quelli stanno sopra, non dentro…

LUISA – Che stai blaterando, zio? Mi riferisco a quella fasciatura!

BICE – Che armatura? Se è una venditrice di armature, ha sbagliato indirizzo… Non abbiamo bisogno di armature, vero, Teo?

TEODORO – A dir la verità, non ci giurerei, dopo quel che è successo ieri sera.

LUISA – Perché? Cos’è successo ieri sera?

TEODORO – Non lo so. Non l’ho ancora capito.

LUISA – Mi sembrate peggiorati, voi due.

TEODORO – Lascia stare noi due. Dimmi, invece, perché sei andata via di casa.

LUISA – Ah, lo sai già… Te l’ha detto lui?

TEODORO – Chi, “lui”?

LUISA – Lo stronzo.

TEODORO – E chi sarebbe lo stron…?

LUISA – Mio padre! E chi, se no?

TEODORO – Luisa ti proibisco di usare questi epiteti! Si tratta di tuo padre!

LUISA – Non è colpa mia.

TEODORO – Ed è anche mio fratello!

LUISA – Peggio per te.

TEODORO – Insomma, basta!

BICE –(A Teodoro) Sta’ calmo, glielo dico io, chiaro e tondo. (a Luisa) Signorina, non insista. Non sapremmo cosa farcene di elmi e corazze, dunque, se permette, l’accompagno alla porta.

LUISA – Eh, sì, molto peggiorati.

TEODORO – Dacci un taglio, Bice! Non è una venditrice di corazze!

BICE – Ah, no?

TEODORO – No!

BICE – E allora, cosa vende?

TEODORO – (volge lo sguardo in alto) Signore, non ti bastava avermela data rincoglionita, no! Me l’hai resa anche sorda! Sorda e rincoglionita!

BICE – Beh, non è il caso di diventare maleducati, Teo! Invece di offenderla, questa ragazza, mandiamola via con garbo…

LUISA – Sono diventati scemi! (Ride senza riuscire a frenarsi)

TEODORO – (urla) Questa è tua nipote Luisa!

BICE – Perché non me l’hai detto prima, stupido?

TEODORO – Perché credevo l’avessi riconosciuta!

BICE – Naturale che l’ho riconosciuta. Ciao, tesoro. Tua madre è di là…

LUISA – (smette di ridere) Che scherzo è questo? Mia madre è qui?

TEODORO – (a Bice) Perché hai detto che sua madre è qui?

BICE – E chi ha detto che sua madre è qui? Ho detto che è di là.

LUISA – E magari c’è anche lo stronzo! Vero?

TEODORO – No, che stronzo… non vedi che non c’è con la testa, questa qui? (A Bice aumentando notevolmente il volume) Pronto, Bice, ni senti?

BICE – Ma certo… Perché urli?

TEODORO – Bice, di là, non c’è sua madre ma Elena!

BICE – Appunto.

TEODORO – Ma Elena non ha figli!

BICE – Hai ragione. (Sospira) Ma, benedetta ragazza, quando vuole cominciare a pensarci ai figli?

TEODORO – Dopo aver trovato marito, mi auguro!

LUISA – (scoppia improvvisamente a piangete) Io non troverò mai un marito! Mai! Sono una disgraziata!

BICE – (a Teodoro) Che ha?

TEODORO – Non lo so.

BICE – E se lo sai, dimmelo.

TEODORO – Ho detto che “non” lo so!

5 –

(Rientrano Elena e Dario).

ELENA – Mamma, Andrea… (Si accorge di Luisa in lacrime) Che ha?

TEODORO – Non lo so.

BICE – Dice di saperlo, il testone ma non vuole parlarne.

ELENA – (si avvicina a Luisa) E allora?

LUISA – (tra le lacrime) Allora, che?

ELENA – Smettila di piangere!

LUISA – (si asciuga le lacrime poi si accorge di Dario) Chi è?

TEODORO – Tuo cugino Andrea.

LUISA – Mio cugino?

ELENA – Sì ma non lo conosci. Nessuno l’ha mai conosciuto… tranne i tuoi zii, a quanto pare.

LUISA – Ciao, Andrea.

DARIO – Ciao. Ora, credo davvero sia venuto il momento di andare…

BICE – Che ha detto?

TEODORO – Che se ne va!

LUISA – Perché?

ELENA – Pare abbia degli impegni…

TEODORO – E’ giusto. Un Fisico non può starsene rintanato in casa degli zii, ci mancherebbe…

LUISA – (a Dario) Ah, sei un Fisico?

TEODORO – E che Fisico!

LUISA – (sorride, maliziosa) Sì, proprio un gran bel Fisico!

ELENA – L’ho già detto io.

TEODORO – (a Dario) Però, prima di andar via, datti una sistemata… Hai un aspetto orribile! Altro che Fisico! Sembri, piuttosto, un evaso o un ricercato, ragazzo mio! Va’, va’ a rimetterti in ordine.

DARIO – Forse, hai ragione… vado a fare una doccia.

TEODORO – Nell’armadietto bianco , trovi tutto quel che ti serve.

DARIO – Grazie. (Esce)

6 –

BICE – E’ andato via?

TEODORO – Non ancora.

ELENA – Sta facendo una doccia.

BICE – Sta facendo bisboccia? E perché mai?

TEODORO – Dio, ti prego, un fulmine! solo uno! Che ti costa?

ELENA – Mamma, hai messo la goccia, stamattina?

BICE – Ma certo. Tutte le mattine faccio la doccia. Oh, ma siete diventati tutti scemi? Quello va, improvvisamente e inspiegabilmente a far bisboccia, mia figlia mi chiede se ho fatto la doccia…!

ELENA – La goccia, mamma! La goccia nell’orecchio, non la doccia! L’hai già messa o no?

BICE – La doccia?

TUTTI – La goccia nell’orecchio!

BICE – Sì… No… non ricordo se l’ho messa.

ELENA – (va a prendere un flaconcino, scosta la benda dall’orecchio di Bice e vi instilla dentro una goccia) Ecco fatto.

LUISA – Davvero un tipo interessante, il cuginetto…

ELENA – Aggiungerei anche pericoloso.

LUISA – Pericoloso? Che vuoi dire?

TEODORO – Non esageriamo, adesso…

ELEMA – Papà, quel ragazzo ha bisogno di curarsi… Quando, poco fa, gli ho chiesto delle spiegazioni sulla sua pistola…

LUISA – Una pistola?!

ELENA - … ha cominciato a farfugliare frasi senza senso, parole buttate lì, a casaccio… Insomma, è palese che abbia bisogno di cure.

TEODORO – Sì, lo credo anch’io. È fin troppo inquieto, irritabile… e quella pistola, poi…! Per poco non ammazzava tua madre!

ELENA – Con una scacciacani non potrebbe ammazzare nessuno na…

LUISA – (delusa) Ah, è solo una scacciacani!

ELENA – Sì ma è stata sufficiente a rendere totalmente sorda tua zia Bice!

BICE – Beh, non è il caso di allarmarsi… Sento già molto meglio.

TEODORO – Hai sentito perfettamente quel che abbiamo detto?

BICE – Sì. Perché tanta meraviglia?

ELENA – Ne sei proprio sicura?

BICE – Sicurissima. E se ni togliessi questa fasciatura, ci sentirei anche meglio!

TEODORO – (gli occhi al cielo) Grazie, Signore. Ora – visto che siete in vena di miracoli – rendetemela un tantino meno rincoglionita!

BICE – Non fare lo spiritoso, Teo! Certe volte, non ti sopporto!

TEODORO – Stavo solo implorando il Padreterno di perfezionare il miracolo…

ELENA – Non litigate, per favore. L’importante è che mamma abbia recuperato l’udito.

BICE – Lascia stare me, Elena. Adesso, chi mi preoccupa davvero è Andrea. Se questo ragazzo sta male, non si può lasciarlo andare via così… a cuor leggero.

TEODORO – E che vorresti fare, tenertelo in casa? Non è mica una clinica psichiatrica, questa…  seppure qualche presenza sospetta potrebbe farlo pensare… (la guarda con intenzione)

BICE – (immersa nei suoi pensieri, non ha recepito la battuta) Insomma, io sono sua zia e se uscendo da qui, gli capitasse qualcosa, io ne morirei, ecco!

ELENA – Ma cosa vuoi che gli capiti? È abbastanza grande, mi pare… e poi non si sta parlando, qui, di un pazzo furioso… perché, in tal caso, il nostro dovere sarebbe quello di rinchiuderlo in una struttura idonea… No. Siamo soltanto di fronte ad una persona che presenta delle… anomalie comportamentali… qualche problema di adattamento… E, probabilmente, la causa di tutto è da ricercarsi nella sua infanzia… Chissà, un trauma che…

LUISA – Io sono d’accordo con zia Bice. Non sarebbe giusto mandarlo via.

ELENA – Tu non mettere lingua e fatti gli affari tuoi! Con te, invece, c’è da fare un bel discorsetto a parte!

LUISA – Non sei mia madre, tu! E nemmeno mia sorella! E dunque non rompere le palle!

TEODORO – Luisa!

ELENA – No, tesoro… io, prima o poi, ti romperò quella zucca che tieni sul collo e che ti ostini a chiamare “testa”!

(Squilla un telefonino)

BICE – Rispondi al citofono, Teo.

ELENA – E’ il mio cellulare, mamma, non il citofono. (Risponde) Chi è? Sì, dimmi. Ma la riunione non era stata fissata per il pomeriggio? Va bene, Edoardo… D’accordo… ricevuto. Sto arrivando. Ho capito! Dammi solo venti minuti! Ciao! (Chiude la comunicazione.A tutti) Io devo correre in Redazione, scusatemi. Passerò stasera… Salutatemi voi… il pistolero. Mi raccomando, mamma, niente sciocchezze: auguragli tutto il bene di questo mondo e poi, via, per la sua strada. (Tutti salutano a soggetto. Elena esce)

7 –

TEODORO – E allora?

BICE – Allora, che?

TEODORO – Elena ha ragione. Si tratta di una faccenda molto delicata…

BICE – A cosa ti riferisci esattamente?

TEODORO – Ad Andrea! E a chi, se no?

BICE – (osserva perplessa Luisa) Chi è questa bella ragazza?

TEODORO – Oddio… ricomincia!

LUISA – Sono tua nipote Luisa, zia. La più infelice delle tue nipoti.

BICE – La felicità non è di questo mondo, tesoro mio.

LUISA – La vita è solo un pesante e inutile fardello che ci accompagna fino alla fossa.

TEODORO – Chi la fa, l’aspetti.

LUISA – Non vedo il nesso.

TEODORO – Ma perché, i vostri deliri, forse, avevano un nesso?

BICE – Sei un vecchio ottuso e insensibile.

TEODORO – Sono d’accordo con te. Ma il problema, al momento, non sono io… Si parlava di Andrea.

BICE – Andrea?

LUISA – Andrea, zia… il nipote con la pistola.

BICE – Ho capito, ho capito… non sono mica scema!

TEODORO – Alle corte, Bice, quel ragazzo andrà via da questa casa e tu non farai nulla per trattenerlo! Chiaro?

BICE – Ti riferisci a mio nipote Andrea?

TEODORO – No, mi riferisco al principe Andrea d’Inghilterra!

BICE – Il principe Andrea…? Che stai farfugliando?

TEODORO - Ma, porco diavolo, hai deciso di farmi impazzire?

BICE – Ti prego di non urlare.

LUISA – Se quel ragazzo se ne va, vado via anch’io!

TEODORO – Perfetto! Bonifichiamo questa casa da parenti e affini! “Snipotizziamola”, una volta per tutte!

BICE – Ti sei ammattito, per caso?

LUISA – Va bene, zio ma se succederà qualcosa – a me o a lui – la colpa sarà soltanto tua!

VOCE DI DARIO – Zio, scusami… non trovo un rasoio… Non vorrei mettere sottosopra il bagno…

TEODORO – Si trova nel mobiletto bianco, accanto a… Va beh, vengo io. (Esce)

8 –

BICE – (a bassa voce) Senta, signorina…

LUISA – Macchè signorina! Che dici?

BICE – Così giovane e già sposata? Comunque, signora, ascolti…

LUISA – Sono Luisa, zia, Luisa!

BICE – E chi sarebbe zia Luisa?

LUISA – Va beh, ci rinuncio, zia.

BICE – Insomma, chiunque lei sia, deve aiutarmi.

LUISA – Cioè?

BICE – Come avrà potuto notare, quel ragazzo, Andrea ha qualche problema.

LUISA – Non è il solo, in questa casa.

BICE – Anche lei, tesoro, ha dei problemi?

LUISA – Tutti abbiamo dei problemi, cara zia.

BICE – Se continua a chiamarmi “zia”, ho il sospetto che lei sia una mia nipote…

LUISA – Sì, per l’esattezza, tua nipote Luisa.

BICE – Non me ne ricordo ma mi fido. Ha un faccino così per bene! Dunque, torniamo ad Andrea. Se quel ragazzo esce da questa casa, chissà cosa mi combina! Sta male, poverino… è in piena crisi depressiva… Ha bisogno di cure, di affetto… soprattutto, di affetto.

LUISA – E allora?

BICE – Io avrei un piano.

LUISA – Che piano?

BICE – Ma tu – posso darti del “tu”, vero? – tu dovrai aiutarmi: è indispensabile.

LUISA – Che dovrei fare?

BICE – Nulla di complicato… Vieni qui, avvicinati… non devono sentirci.

(Parlottano a bassissima voce).

9 –

TEODORO – (rientra) Quel ragazzo, come tutti gli scienziati, è uno svagato. Sarebbe stato sufficiente aprire il cassetto che aveva sotto il naso e avrebbe trovato il rasoio… A proposito di svagati, Bice, è da mezzora che ti chiedo dove cavolo hai rintanato lo zucchero!

BICE – Che zucchero?

TEODORO – Vuoi che te lo descriva? Si tratta di quella roba finemente granulosa, di colore bianco, solitamente usato per…

BICE – Non farla tanto lunga! Dove vuoi che sia? Al solito posto!

TEODORO – E’ la risposta più idiota che potevi darmi. Fosse stato al solito posto, l’avrei trovato da ne, non ti pare?

BICE – E allora l’avrai messo tu da qualche parte. Cosa vuoi da me? Cercatelo. Io ho altri pensieri per la testa.

TEODORO – Io l’avrei messo… Ma se lo uso solo la mattina per il mio stramaledetto caffé!

LUISA – E basta con ‘sto zucchero, zio Teo! Adesso, vado in cucina e te lo trovo io.

TEODORO – Tu? Qui bisognerebbe ingaggiare una squadra di investigatori! Ho già perlustrato dappertutto… mi manca soltanto lo sciacquone del cesso!  E ene. comunque, a questo punto, non saprei che farmene dello zucchero: il caffé, ormai, è da buttare…

LUISA – E va be’, te ne faccio un altro. Anzi, preparo la colazione per tutti. (ammiccante) Che ne dici, zia?

BICE – (coglie il segnale d’intesa) Sì, è un’ottima idea, troverai tutto il necessario…

LUISA – Conosco questa casa meglio della mia, non preoccuparti!

BICE – Ah, tesoro… il barattolo dello zucchero è dentro il frigo.

LUISA – (ride) Va bene. (Esce).

10 –

TEODORO – E lo dici solo adesso?

BICE – Che cosa?

TEODORO – Che il barattolo… Alle volte, giuro che ti ammazzerei!

BICE – A proposito di morti… tua sorella Rossana sta male.

TEODORO – Sta male? Che significa “sta male”?  Che ha?

BICE – Esattamente non lo so. Parlava di ictus o roba simile…

TEODORO – Ma chi? Quando?

BICE – Non ti agitare… non è ancora successo l’irreparabile. Almeno, credo.

TEODORO – Vuoi dirmi per favore, come e quando l’hai saputo?

BICE – Ieri sera… tu dormivi… Ho preso io la telefonata.

TEODORO –  E me lo dici soltanto ora? Ti ha chiamato Massimo?

BICE – Massimo, dici?

TEODORO – No, io non lo dico. Te lo chiedo! Ti ha telefonato suo marito, Massimo?

BICE – Sì, immagino di sì.

TEODORO – Immagina! Lei immagina! Vado a telefonare.

BICE – E a chi? Non sono mica in casa. Sono in ospedale.

TEODORO – Quale ospedale, te l’ha detto?

BICE -  Il San Carlo, mi pare…

TEODORO – Ma il San Carlo, a Napoli, è un teatro!

BICE – Il San Ferdinando…

TEODORO – Anche quello è un teatro!

BICE – Ma che vuoi da me? Non ti va bene niente!

TEODORO – Ma come?! Tu mi farai impazzire! Dunque, calmiamoci.

BICE – Sì, è meglio.

TEODORO – Da qualche parte ho annotato il numero del telefonino di Massimo…

BICE – Anche se lo trovassi, non ti servirebbe a nulla: è rotto.

TEODORO – Pure! Ma come cazzo dovrei rintracciarli, allora?

BICE – La smetti di fare il matto, per favore? Vuoi ascoltarmi?

TEODORO – E cosa avrei fatto finora, se non ascoltare le tue insensatezze?

BICE – Massimo mi ha detto testualmente: “Di’ a Teo di venire immediatamente a Napoli perché Rossana sta molto male”, punto.

TEODORO – E non posso chiamarlo perché il suo cellulare è rotto.

BICE – Infatti. Ha precisato anche questo.

11 –

DARIO – (entra) Beh, ora mi sento anche meglio! Che c’è… è successo qualcosa?

TEODORO – Purtroppo, sì. Mia sorella… Sembra stia molto male… Devo partire subito per Napoli.

DARIO – Mi dispiace… magari non è nulla di serio…

TEODORO – Sai qual è il problema serio, invece? Che questa qui non ricorda nemmeno in quale ospedale sia stata ricoverata!

DARIO – E non puoi risolvere la faccenda con una semplice telefonata?

TEODORO – No. Perché il cellulare di mio cognato non funziona!

BICE – Non sarà mica colpa mia se non funziona! Arrivato a Napoli, chiedi notizie a qualcuno e…

TEODORO – E a chi, demente? Al capostazione?

DARIO – Un parente, un amico… Non c’è proprio nessuno a cui…

TEODORO – Vedremo. Vado a prepararmi. (Esce).

12 –

DARIO – Mi spiace sia arrivata questa brutta notizia… Lo zio mi è parso particolarmente scosso…

BICE – Che vuoi farci? È la vita.

DARIO – Già… è la vita. Beh, credo sia davvero arrivato il momento che io vada. Vorrei salutare le ragazze… Sono di là?

BICE – Ma, benedetto ragazzo, che fretta c’è? Sembra quasi tu voglia scappare da questa casa!

DARIO – No, che scappare…? D’altra parte, sono rimasto fin troppo, qui…

BICE – Fin troppo? Non mi pare…

DARIO – Devo risolvere… qualche problema. E non potrò certo farlo rimanendomene nascosto in questa casa.

BICE – Perché dici “nascosto”?

DARIO – Ho detto… “nascosto”? Sì, nel senso che non ci si può nascondere ai problemi. Altrimenti, saranno i problemi che verranno a cercarti.

BICE – Ho capito. Cioè, ho solo capito che hai una gran fretta di andar via.

DARIO – A dire il vero, avrei, invece, una gran voglia di rimanere ancora qui, con voi ma, come ti ho già spiegato… gli impegni mi chiamano altrove.

BICE – E va bene. Se è così che vuoi…

DARIO – Sì ed è un bene per tutti. Non mi va di combinare altri casini…

BICE – Che casini, sciocco? Se ti riferisci a quel malaugurato incidente della settimana scorsa…

DARIO – Non della settimana scorsa ma di ieri sera. E, comunque, non solo a quello mi riferivo…

13 –

(Rientra Luisa con tutto il necessario per la colazione).

LUISA – Signori, la colazione è servita!

BICE – Oh, brava tesoro!

LUISA – C’è proprio tutto: latte, caffé, pane tostato, burro, marmellata, frutta…

DARIO – Per me, è sufficiente un caffé…

BICE – Solo il caffé? Vuoi scherzare?

LUISA – Tutti gli igienisti sono concordi nell’affermare che la colazione del mattino deve essere molto ricca e abbondante…

(Rientra, pronto per la partenza, Teodoro).

TEODORO – Allora… io vado.

LUISA – E non prendi nemmeno il caffé?

TEODORO – Non ne ho più voglia. Beh, Andrea, spero di rivederti presto… Ciao… e salutami tua madre. (Lo abbraccia distrattamente).

DARIO – Mia… madre? Sì, certo. Ciao, zio, fa’ buon viaggio e… speriamo che non sia successo niente di grave.

TEODORO – Speriamo. Così come spero di non ritrovarti ancora qui, Luisa, al mio ritorno. Ti suggerisco di tornare a casa, da tuo padre…

LUISA – Ho paura che mi ritroverai ancora qui, al tuo rientro.

TEODORO – Ecco.

BICE – Ci troverai tutti qui, ad aspettarti, stai sereno. Ciao.

TEODORO – (sospira) Starò via per qualche giorno, credo.

BICE – Abbiamo capito, Teo. Adesso, vai, altrimenti perderai il treno.

TEODORO – (annuisce) Vado. (Esce).

14 –

(Dario beve il suo caffé).

DARIO – Bene. Vado anch’io. E’ inutile dirvi che sono felice di avervi conosciuto…

BICE – Parli come un estraneo. Sembra quasi tu non ci abbia mai visti!

DARIO – Ma certo che ci siamo visti… Solo che non me ne ricordavo, ecco.

BICE – (a Luisa) Era troppo piccolo, allora. Ma io l’ho riconosciuto immediatamente.

DARIO – (comincia a barcollare) Temo che il caffé mi abbia fatto male… Mi siedo un momento. (Si siede sulla poltrona) Non so perché ma… mi non riesco a tenere gli occhi aperti… Cosa c’era in quel caffé… sonnifero? (Si addormenta).

LUISA – (ride) Sì, un tantino di sonnifero.

BICE – Non avrai esagerato, spero.

LUISA – Ma no! Solo un paio di gocce, zia. E ora, che si fa?

BICE – Per prima cosa, dobbiamo legarlo. Di là, nel ripostiglio, c’è una corda abbastanza lunga…

LUISA – Benissimo. (Esce rapidamente).

BICE – Mi spiace, caro ma ho dovuto usare le maniere forti… Per il tuo bene, caro… solo per il tuo bene. Non sei in grado, figliolo mio, di andare in giro, nelle tue condizioni… (all’indirizzo di Luisa) L’hai trovata, tesoro?

LUISA – (rientra con la corda) Sì, eccola.

BICE – Bene. Facciamo in fretta… prima che si svegli…

(Le due legano con cura Dario alla poltrona).

LUISA – Pensi sia troppo stretta?

BICE – No, non mi pare…

LUISA – (particolarmente elettrizzata) Credo che l’abbiamo infagottato a dovere! Ho paura, però, che la prenderà molto male quando si sarà svegliato… 

BICE – Non mi ha dato altra scelta. Voleva andar via per forza, il testone! In qualche modo, bisognava fermarlo! 

LUISA – Ma è davvero così malato, come dite tutti?

BICE – Oh, sì, poverino! Soffre di frequenti crisi di panico… e poi è sempre agitato, ansioso… Senza contare che è pure un po’ denutrito… Non sta niente bene, ti dico.

LUISA – Ma perché, allora, lo zio e Elena non vedono l’ora di sbarazzarsene?

BICE – Perché sono stupidi e senza cuore, ecco perché!

LUISA – Temo che ci siamo messe nei guai, zia.

BICE – E perché?

LUISA – Zio Teo, appena scoprirà che gli hai teso un tranello per allontanarlo da casa, ti strozzerà! E strozzerà anche me!

BICE – Ma no, stai tranquilla… Sarà talmente felice di trovare la sorella in ottima salute che mi perdonerà lo scherzetto.

LUISA – E a Elena hai pensato? Quella è terribile e…

BICE – La metterò di fronte al fatto compiuto. La farò ragionare.

LUISA – Bah, se lo dici tu… (Pausa) Secondo me, quando…

BICE – Oh, basta, sta’ zitta. So bene quel che faccio. Nessuno mi impedirà di aiutare mio nipote!

LUISA – (osserva Dario) Però… Che bel ragazzo…

BICE – Sì, è proprio un bel giovane, il mio Andrea.

LUISA – Credo… si stia svegliando…

DARIO – (realizza a fatica di essere legato. Dopo un istante di sgomento, esplode con rabbia) Ma… che cazzo significa? Siete impazzite?

BICE – Sta’ calmo, tesoro…

DARIO – Sto calmo? Dovrei anche stare calmo? Mi avete legato come un salame e dovrei stare calmo? Posso sapere, almeno perché l’avete fatto? Cos’è, uno scherzo?

LUISA – (a Bice) Te lo dicevo io che si sarebbe arrabbiato.

BICE – Anche le medicine sono sgradevoli! Ciò nonostante, bisogna prenderle, se si vuol guarire dai malanni.

DARIO – Ma di cosa stai parlando? Fatemi il favore… il gioco è durato abbastanza… slegatemi!

BICE – Quando tornerai in te e ti sarai tranquillizzato, ti slegheremo, piccolo mio.

DARIO – (si sforza di apparire sereno) Sono calmo, calmissimo… perciò vi prego…

BICE – (non gli dà retta) Vedi, Andrea, io l’ho fatto perché ti voglio bene, capito?

DARIO – Sì, ho capito ma adesso non credi che…

LUISA – Ha ragione, zia. Liberiamogli almeno le mani, poverino.

BICE – Le mani, dici? E perché? Non ne vedo la ragione. Non ne vedo davvero la ragione. Aspettami qui, Andrea, tesoro… vado a prepararti una buona aranciata calda. In cucina ci sono delle belle arance siciliane… (esce).

DARIO – (a Luisa) dov’è che è andata?

LUISA – A prepararti un’aranciata…

DARIO – Calda, ho sentito! Ma perché, poi, calda? Senti, Luisa… tua zia è fuori di testa, sragiona…

LUISA – E’ anche tua zia, mi pare.

DARIO – Sì, va bene, è anche mia zia…

LUISA – E dunque non sta bene che tu parli di lei in questo modo.

DARIO – Su, slegami… Ti renderai conto che tutto questo è folle!

LUISA – E’ vero, anche a me sembrava inopportuno ma considerate le tue condizioni…

DARIO – Che condizioni? Di che parli?

LUISA – Non nascondiamocelo: tu hai bisogno di cure.

DARIO – Io?!

LUISA – Niente di grave, certo… Però, a quanto pare, tu vai soggetto a qualche disturbo di origine psichica…

DARIO – Sta a vedere che il pazzo sono io?! E tu hai creduto alle sue fantasie?

LUISA – E perché no? Del resto, anche zio Teo e Elena pare siano dello stesso parere.

DARIO – Allora, siete tutti pazzi da legare!

(Luisa scoppia a ridere)

         Che hai da ridere?

LUISA – (ridendo) Ed invece, il matto che andava legato sei proprio tu! (Continua a ridere).

DARIO – Smettila di ridere e liberami… Questo si chiama “sequestro di persona”, lo sai, vero? Se hai un po’ di sale nel cervello, slegami!

LUISA – Non posso. La zia mi ammazzerebbe.

DARIO – Quando mi libererò, sarò io ad ammazzarti! Ma guarda in quale casino sono andato a ficcarmi!

15 -

(Rientra Bice col bicchiere di aranciata).

BICE – Eccomi qua! E adesso, bevi la tua aranciata. È buonissima, sai?

DARIO – Come faccio a bere, in queste condizioni…?

BICE – Niente paura, tesoro. T’imboccherà zia Bice. Non sei contento?

LUISA – Ma sì che è contento. Glielo si legge da come strabuzza gli occhi! (Ride).

BICE – (a Luisa) Finiscila! Credi sia divertente stare legato come un polpettone?

DARIO – Infatti, zia… Per favore…

BICE – Tu sta’ zitto e bevi! (Loobbliga con forza a bere l’aranciata).

DARIO – (stravolto, sbuffa e tossisce) Scotta, porca puttana!

BICE – (lo schiaffeggia ripetutamente) Ti proibisco di usare parolacce! Nella nostra famiglia le parolacce sono assolutamente aborrite! Bevi e senza tante storie!

DARIO – (con la voce alterata dalla sofferenza) Ho l’esofago in fiamme…

BICE – Bevi!

DARIO – … e il palato irrimediabilmente compromesso…

BICE – Bevi, ti dico! (Lo costringe a ingoiare il liquido bollente) Bravo… così. Ci voleva tanto, benedetto figliolo? Regola numero uno: d’ora in avanti, niente capricci. D’accordo?

(Dario annuisce sconsolato).

         Un giorno, mi ringrazierai. Un giorno, capirai che la tua vecchia zia Bice ti ha voluto tanto bene…  (si commuove).     

 LUISA – (abbraccia la zia, si rivolge a Dario) Com’è tenera, vero?

DARIO – (con una smorfia di sofferenza) Già.

BICE – (si asciuga gli occhi) Ora basta con le lacrime… Devo pensare soltanto a questo ragazzo. (A Dario) Non preoccuparti, piccolo mio… Avrò cura di te fino a quando non starai bene.

DARIO – (quasi implorante) Io… io sto già bene, zia… e dunque…

BICE – (severa) Niente da fare. Tu, da qui, non ti muovi. Se mi intenerissi, ti farei soltanto del male. Adesso, esco, Luisa. Vado a comprare un po’ di roba da mangiare… abbiamo il frigo quasi vuoto e mio nipote deve rifocillarsi come si deve! Vero, pupettone mio? (bacia Dario con molta tenerezza). Mi metto qualcosa addosso e vado. (A Luisa) Tienigli compagnia, va bene?

LUISA – Certo, zia.

(Bice esce).

16 –

DARIO – Che intendi fare?

LUISA – In che senso?

DARIO – Quando la vecchia sarà uscita, spero mi toglierai da questa spiacevole situazione… o no?

LUISA – No. Non ci penso nemmeno.

DARIO – Ti prego, Luisa!

VOCE DI BICE – Io esco. Mi raccomando, fate i bravi!

LUISA – Certo, zietta! Ciao! (A Dario) E ora, che si fa?

DARIO – (urla) Che si fa? Mi liberi! Questo si fa! Fra l’altro, le braccia cominciano a dolermi… Sto male, hai capito?

LUISA – (non lo ascolta neppure) Potremmo fare qualche giochino divertente…

DARIO – Macchè giochino, pazza?!

LUISA – Se mi dai ancora della “pazza”, ti spacco il muso, parola mia!

(Suona il citofono).

         Chi sarà?

DARIO – Non rispondere! Anzi, sì, rispondi! E se è la polizia…

LUISA – La polizia?! Che stai dicendo? (Risponde al citofono) Chi è? Carabinieri? Cosa desidera? No, qui è famiglia Margotti… Ha ragione, nella pulsantiera, il cognome s’è sbiadito…

DARIO – (urla disperato) Arrestatemi, per carità! Sono qui!

LUISA – (tappa il citofono con la mano) Di niente, buon giorno. (Riattacca) Ma dimmi un po’, sei scemo? Poco ci mancava che ti sentissero!

DARIO – Io “volevo” che mi sentissero! Voglio uscire da questo incubo! Voglio costituirmi!

LUISA – Costituirti?! E perchè? Che hai combinato?

DARIO – Slegami almeno le braccia… non ce la faccio più…

LUISA – E no! Prima, fammi capire questa faccenda! Sei un bandito, un assassino? Se la zia venisse a saperlo, ne morirebbe di crepacuore…

DARIO – E’ ora di smetterla con questa assurda recita! Non è mia zia e io non sono suo nipote Andrea!

LUISA – Ho l’impressione che abbiano davvero ragione… Tu hai parecchi problemi psichici. Molti più di me, direi. Dovresti andare in analisi. Io ho risolto in questo modo i miei problemi…

DARIO – E va bene. Ti racconto tutto dall’inizio. Per mia sfortuna, ieri, mi son trovato in un Centro commerciale, per comprare un nuovo telefonino. Desideravo farmi un regalo perché avevo superato il mio ultimo esame. Sto per laurearmi in Legge… All’improvviso, è successo il finimondo… gente che urlava, gli addetti alla sorveglianza che correvano… Due di loro mi saltano addosso, mi perquisiscono e tirano fuori dalla tasca della mia giacca, un braccialetto e tre o quattro anelli d’oro, credo.

LUISA – Come ladro, sei un disastro! I furti vanno pianificati e…

DARIO – Non sono un ladro! E’ chiaro che il vero ladro, vistosi scoperto, mi ha infilato nella tasca la refurtiva, per sbarazzarsene!

LUISA – (incredula) E tu non te ne saresti minimamente accorto?!

DARIO – No, ero distratto… Stavo osservando un telefonino…

LUISA – E bravo, il fesso. No, forse non sei un ladro. Sei un coglione. Va’ avanti.

DARIO – Nel trambusto, riesco a tirar fuori dalla tasca dei pantaloni, la mia scacciacani… sparo un colpo in aria e scappo via!

LUISA – A proposito, per quale ragione, tieni una pistola in tasca?

DARIO – Una scacciacani! Mi serve per allontanare i malintenzionati… Per sbarcare il lunario e mantenermi agli studi, mi sono trovato un lavoro da buttafuori in una discoteca…

LUISA – Ho capito. E come sei finito qui?

DARIO – Per sfuggire alla polizia, sono entrato nel cortile di questa palazzina… poi mi sono arrampicato per la grondaia, fino alla finestra di  questo appartamento. Pensavo di rifugiarmi qui per un paio d’ore… I tuoi zii dormivano… Poi la vecchia – cioè, zia Bice – s’è svegliata e mi ha scambiato per suo nipote Andrea. Io non ho potuto fare altro che stare al gioco. Ed ora, eccomi qui, in questa situazione di merda!

LUISA – Se tutto questo fosse vero – e non ne sono affatto convinta – tu saresti la persona più imbranata del pianeta!

DARIO – Probabile.

LUISA – Lo sai che tutto questo è molto eccitante?

DARIO – Eccitante?!

LUISA – Mi hai raccontato un mucchio di sciocchezze… La verità è che sei un delinquente, un rapinatore… Quante persone hai ammazzato? Su, confessa…

DARIO – Ma che ammazzato? Sei pazza?

LUISA – (lo schiaffeggia) Ti avevo avvertito. Non chiamarmi pazza! Mai più! Oddio, com’è eccitante! Io, da sola, alla mercè di un assassino… Mi violenteresti, tu?

DARIO – Violentarti? Ma sei paz… cioè, No.

LUISA – No, cosa?

DARIO – Non ti violenterei.

LUISA – E perché? Non ti piaccio? Non sono, poi, così male… (Inizia un lento spogliarello)

DARIO – Che… che fai?

LUISA – (si siede, semisvestita sulle gambe di Dario) E allora? Che ne pensi? Ti piaccio o no? (gli accarezza il volto) Cosa faresti se ti liberassi? Mi salteresti addosso, vero? Mi prenderesti con la forza! È così?

DARIO – Non ci penso neppure e… per favore, rivestiti.

LUISA – (continua a stuzzicarlo) Non me la dai a bere. Adesso, ti libero le mani… e così potrai accarezzarmi… Dimmi che ti va. A cosa stai pensando, porcone?

DARIO – Che dovresti continuare le sedute di analisi. Non hai affatto risolto i tuoi problemi.

LUISA – (Si alza, furiosa e si riveste) Stronzo! Ecco quel che sei: uno stronzo! E sei anche impotente!

DARIO – Va bene. Sono uno stronzo, un impotente… un coglione…e se mi sleghi, toglierò il disturbo.

LUISA – Crepa! Non muoverò un dito per aiutarti!

DARIO – Ma che cazzo ti ho fatto?

LUISA – Vaffa…

DARIO – Ma… avresti voluto davvero che io…

(Si sente la porta d’ingresso aprirsi e richiudersi).

VOCE DI BICE – Eccomi qui, ragazzi!

DARIO – Luisa, per favore, aiutami ad uscire da questa…

17 –

BICE – (entra) Va tutto bene?

LUISA – Benissimo, zia.

BICE – Che bravi, i miei bambini! vado a preparare una limonata calda per mio nipote. Arrivo subito. (Esce).

DARIO – Ma perché, poi, s’è fissata con la roba calda?! Su, slegami… fammi andar via, prima che ritorni!

LUISA – No!

DARIO –Io “devo” andarmene da qui, subito!

LUISA – Non agitarti. Non serve a nulla. Perché mai dovrei aiutarti? Mi hai respinta! Offesa! Umiliata! Per quel che mi riguarda, su quella poltrona, puoi marcirci anche per un anno!

DARIO – Sii ragionevole, Luisa…

LUISA – Non puoi chiedere ad una pazza di essere ragionevole. Ti pare?

DARIO – Ti supplico! Tu sei la sola che può aiutarmi! Ti ho confessato ogni cosa perché ero certo che…

LUISA – Mi hai raccontato una montagna di balle! Per quel che ne so, tu sei Andrea.

DARIO – Io mi chiamo Dario!

LUISA – Del resto, non ti ha riconosciuto solo la zia. Anche zio Teo e Elena, a quel che mi risulta…

DARIO – Non è vero. Non mi hanno riconosciuto affatto! Porca puttana, perché non mi credi? Tua zia è affetta da demenza senile ma tu…

LUISA – Io sono una pazza. Punto.

DARIO – Mi auguro che tu ti renda conto…

18 -

(Rientra Bice con la tazza di limonata fumante).

BICE – Su, figliolo, bevi. Questa ti rimette su… Apri la boccuccia, amore. (Lo costringe  a ingurgitare la bevanda).

DARIO – (con voce soffocata) E’ andata giù… nella trachea! (Non riesce a respirare).

BICE –Ricominci a fare storie?!Bada che io sono tenace! Tu, questa limonata finirai per prenderla! A costo di ficcartela in gola, con un imbuto!

DARIO – (fatica a parlare) Perché vuoi ammazzarmi?

LUISA – (a Bice) Provo un po’ anch’io, zia…?

BICE – No! Faccio da me! So ben io come si fa con i bambini cattivi e capricciosi! Continua a bere o ti prendo a ceffoni!

(Dario si sforza di bere.

Squilla il telefono).

LUISA – Rispondo io?

BICE – Sì, grazie.

LUISA – (alza il ricevitore) Pronto! Oh, zio Teo. Sì, sono io, Luisa. Cosa… Va bene, te la passo subito. (A Bice) E’ zio Teodoro. Vuol parlare con te. Sembra molto turbato.

BICE – (appoggia la tazza sul tavolo e, contrariata, prende il telefono) E allora, che è successo? Calmati, Teo… non balbettare! Non ho capito una sola parola. Chi è morto? Tua sorella? Ah! E’ morta davvero? No, dico… guarda, alle volte, le combinazioni… No, nulla… Ho capito, è morta. Non urlare, ho sentito. Certo che mi dispiace. Condoglianze vivissime, Teo. Vivissime, sì. Perché ti arrabbi? E allora, condoglianza sentite. Contento? Ciao. Che altro c’è? Ma io non posso venire giù, a Napoli. Come faccio? Sono molto impegnata, al momento… Magari dopo, con calma. Ti prego di non gridare, mi dai fastidio! Credi che sia proprio indispensabile? No, dico, al funerale, è proprio necessaria la mia presenza? E va bene, basta, Teo! Sei indisponente! Partirò domattina! Subito? D’accordo, subito! Va bene, mi accompagnerà Luisa. Ciao! (Riattacca, stizzita) Si è verificato un increscioso imprevisto.

LUISA – Sì, ho sentito. E’ davvero buffo. Hai allontanato lo zio, col pretesto della sorella moribonda e quella… muore veramente! Perché tu non sapevi nulla, vero zia?

BICE – Ma è ovvio che lo sapessi. Altrimenti, perché avrei mandato Teo a Napoli?

LUISA – (ride) Non ci ho capito nulla ma va bene lo stesso.

BICE – Mia cognata non ha mai saputo vivere… Non potevo sperare che sapesse morire senza rompere le palle al prossimo! Vieni di là, con me, per favore.

DARIO – E… io?

(Nessuno bada a lui).

LUISA – Sì. Avvertiamo Elena?

BICE – L’ha già fatto tuo zio. Lei, per sua fortuna, si trova a Milano, per lavoro. Su, vieni.

(Le due escono. Dario rimane solo).

15 –

DARIO – E adesso? Prima di andar via, mi libereranno, spero. Non avranno il coraggio di lasciarmi in queste condizioni! E… se l’avessero, il coraggio…? No, non voglio pensarlo… Non devo pensarlo…

(Rientrano Bice e Luisa).

BICE – (con una piccola valigia) Ma sì, hai ragione, piccola… Soltanto l’indispensabile. Tanto, domani sera saremo già di ritorno.

LUISA – (indica Dario) E con lui, che si fa?

BICE – E’ vero, poverino. dovrà restare solo fino a domani. (A Dario) Abbi pazienza, tesoro mio…

DARIO – Slegami, zia! Non puoi lasciarmi così!

BICE – Così, come? Se abbastanza grande per rimanere da solo, per un giorno o due!

LUISA – (sorride, sadica) Quel che dico anch’io.

DARIO – Ma… liberatemi le braccia, almeno! Non potrò resistere a lungo…! Mi troverete morto, al vostro ritorno!

BICE – Hai ragione, tesoro mio, hai ragione. Moriresti di noia… Ti lascio la tv accesa, sei contento? (Accende il televisore) Ecco fatto. Così potrai distrarti e il tempo passerà più in fretta. (Lo bacia affettuosamente) Ciao, bambino mio e, mi raccomando, non combinare guai.

LUISA – (lo bacia anche lei poi, a bassa voce) Addio, stronzo.

 (Bice e Luisa escono.

19 -

Dario rimane inebetito. Resta così per qualche istante. La tv trasmette un film horror…).

DARIO – (finalmente si scuote. Tenta inutilmente, di liberarsi. Poi, urla con tutto il fiato che ha in gola) Aiuto! Aiuto! Arrestatemi! Arrestatemi, vi prego! Arrestatemi… sono innocente! (Piange, disperato).

SIPARIO

                                                                                                                                                           23                                        novembre 2011