Arsenico e vecchi merletti

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Arsenico e vecchi merletti

ARSENICO E VECCHI MERLETTI

di Joseph Kesselring

Personaggi

Dr Harper                                                      pastore anglicano

Abby Brewster                                  padrona di casa Brewster

Marta Brewster                                 sorella di Abby

Teddy Brewster                                nipote di Abby e Marta

Mortimer Brewster                           nipote di Abby e Marta

Jonathan Brewster                           nipote di Abby e Marta

Helen Harper                                                            figlia del Dr Harper e fidanzata di Mortimer Brewster

Dottor Einstein                                 sedicente medico, complice di Jonathan

Signor Gibbs                                                 un vecchietto solo

Agente Brophy                                 della polizia di Brooklin

Agente Klein                                                 della polizia di Brooklin

Sergente O’Hara                               della polizia di Brooklin

Tenente Rooney                               della polizia di Brooklin

Signor Witherspoon                         direttore del manicomio Happy Dale

A Brooklyn. Oggi.


ATTO PRIMO

STANZA DI SOGGIORNO della vecchia casa Brewster a Brooklyn. E’ di stile vittoriano, al pari delle due sorelle, Abby e Marta Brewster. che la occupano con il loro nipote Teddy. Avanti, a sinistra, porta d’ingresso, larga, con pannelli di vetro glassato nella metà superiore, oltre la quale, quando è aperta, si può vedere la piccola veranda e il prato e i cespugli del giardino dinanzi alla casa. Da entrambi i lati della porta vi sono delle piccole finestre dai vetri stretti con tendine. Sulla porta c’è un piccolo arco di vetro colorato, Il rimanente della parete di sinistra è occupato dalla prima rampa di scale che conducono ai piani superiori. Nell’angolo in fondo c’è un pianerottolo dove le scale voltano, per continuare lungo la parete in fondo alla stanza. Sul lato di sinistra dei pianerottolo c’è una finestra vecchio stile, che guarda anch’essa sul giardinetto. In cima alle scale, lungo il muro di fondo, c’è un altro pianerottolo, sul quale una porta conduce alle stanze da letto del secondo piano e un arco, a deserta, al termine del pianerottolo, suggerisce la continuazione delle scale verso il terzo piano. Sotto questo pianerottolo, a livello di scena, c’è una porta che conduce alla cantina. A destra di questa porta c’è un recesso, che contiene una credenza, in cima alla quale, da entrambi i lati, sono due piccole alzate, dove le sorelle conservano, tra le altre cose, delle bottiglie di vino di sambuco. Sulla credenza, fra gli oggetti usuali, vi sono dei bicchieri da vino colorati. A destra del recesso è la porta che conduce alla cantina. Nella parete destra della stanza c’è una larga finestra che guarda sul cimitero della vicina chiesa episcopale. Questa finestra ha le solite tende di merletto con drappeggi pesanti, che si aprono e si chiudono con un grosso cordone da tenda. Sotto la finestra c’è una larga cassapanca, ricoperta da un sottile cuscinetto della stessa stoffa del drappeggio. Quando il coperchio si alza, le cerniere cigolano sensibilmente. A destra del piede delle scale c’è una scrivanietta, sulla quale è un telefono, e vicino alla scrivanietta uno sgabello. Lungo la parete in fondo, a sinistra della porta della cantina, c’è un divano vecchio stile; verso destra, nel centro della stanza, c’è un tavolo rotondo. Una piccola sedia è a sinistra di questo tavolo e dietro di esso, a destra, una comoda, più larga poltrona; sulle pareti vi sono i soliti quadri, comprendenti numerosi ritratti dei piuttosto eccentrici antenati dei Brewster.

Scena 1/1      Abby, Teddy, Dr Harper, Brophy, Klein

È un tardo pomeriggio di settembre. Quando si alza il sipario, Abby Brewster, una cara piccola grassottella sui sessanta inoltrati, sta presiedendo il tè. E’ seduta dietro al tavolo, davanti a un alto servizio da tè in argento. Alla sua sinistra, nella comoda poltrona è il reverendo Harper l’anziano rettore della chiesa vicina. In piedi nel mezzo della scena, sorbendo pensosamente una tazza di tè è suo nipote, Teddy, in giacca da sera e con un pincenez attaccato ad un filo nero. Teddy è sui quaranta anni e porta larghi baffi.

Abby              Mia sorella ed io non abbiamo fatto altro che parlare tutta la settimana della vostra predica di domenica scorsa. E’ stata proprio magnifica, dottor Harper... in questi due brevi anni avete capito pienamente lo spirito di Brooklyn.

Dr Harper      E' una soddisfazione miss Brewster.

Abby              Sapete, abitando così vicine alla chiesa, abiamo visto olti pastori venire ed andar via. Lo spirito di Brooklyn, noi diciamo sempre, è l’amicizia... e le vostre prediche non sono tanto delle prediche quanto dei discorsi amichevoli.

Teddy             Personalmente ho sempre gradito i miei colloqui con il Cardinale Gibbons... o non l’ho ancora conosciuto?

Abby              No, caro, non ancora. (Cambiando argomento) Sono buoni i biscotti?

Teddy             Altro che! (Si ritira sul divano, con la sua tazza da tè e i suoi pensieri).

Abby              Volete un altro biscotto, dottor Harper?

Dr Harper      Oh no, temo che non avrò già più appetito per cena. Mangio sempre troppi dei vostri bisotti, per poter assaggiare quella deliziosa marmellata.

Abby              Ma non avete provato la composta di cotogne. Ci mettiamo sempre un po’ di miele, per togliere l’acre.

Dr Harper      No, grazie.

Abby              Ve ne manderò un vasetto.

Dr Harper      No, no, tenetela qui, così sarò certo di poter mangiare i vostri biscotti insieme ad essa.

Abby              Spero che non ci facciano usare di nuovo quella farina adulterata. Voglio dire, con questa guerra che ci minaccia. Non sarà caritatevole da parte mia, ma sono quasi venuta alla conclusione che questo signor Hitler non debba essere un cistiano.

Dr Harper      (Con un sospiro) Se l’Europa stesse su di un altro pianeta!

Teddy             (Di scatto) L’Europa, signore?

Dr Harper      Si, Teddy.

Teddy             Puntate i cannoni dall’altro lato!

Dr Harper      I cannoni?

Abby              (Cercando di calmarlo) Teddy!

Teddy             All’ovest! E’ lì che è il pericolo! Lì è il nemico! Il Giappone!

Dr Harper      Oh, sì, sì, certo, naturalmente.

Abby              Teddy!

Teddy             No, zia Abby! Basta discorsi sull’Europa! Pensiamo al canale, invece!

Abby              Non parliamo della guerra Vuoi un’altra tazza di tè, caro?

Teddy             No, grazie, zia Abby.

Abby              E voi, dottor Harper?

Dr Harper      No, grazie. Devo riconoscere, miss Abby, che la guerra sembra ben lontana da questi paraggi.

Abby              E’ tranquillo, qui, non è vero?

Dr Harper      Sì, tranquillo. Le virtù di un altro secolo sono tutte in questa casa. Le gentili virtù che scomparvero coi candelieri, conte buone maniere e con le poche tasse.

Abby              (Guardandosi d’intorno soddisfatta) E’ una delle case più vecchie di Brooklyn. Ed è rimasta tale e quale a com’era quando nonno Brewster la costruì e l’ammobiliò... tranne che per l’elettricità. E’ stato Mortimer a persuaderci ad installarla.

Dr Harper      (Asciutto) Sì, lo capisco. Sembra che vostro nipote Mortimer possa vivere soltanto con la luce elettrica.

Abby              Povero ragazzo, deve lavorare sempre fino a tardi. Grado che condurrà di nuovo Helen a teatro, stasera. Teddy, tuo fratello Mortimer verrà un po’ più tardi.

Teddy             (Mostrando i denti in un largo sorriso) Lietissimo!

Abby              Siamo tanto contente che sia Elena la ragazza che Mortimer conduce a teatro.

Dr Harper      Beh, è un’esperienza nuova per me restare ad aspettare fino alle tre del mattino che mia figlia venga accompagnata a casa.

Abby              Oh, dottor Harper, spero che non disapproviate la compagnia di Mortimer.

Dr Harper      (Con imbarazzo) Bene...

Abby              Ci sentiremmo così colpevoli se lo faceste Voglio dire, perché è stato in casa nostra che vostra figlia e Mortimer si sono incontrati.

Dr Harper      Lo so, miss Abby. E perciò vi dirò subito che ritengo Mortimer in sé stesso un gentiluomo sotto tutti gli aspetti, ma devo anche riconoscere che ho visto con una certa trepidazione l’accrescersi dell’intimità tra lui e mia figlia. Per una ragione, miss Abby...

Abby              Volete alludere al suo stomaco, dottor Harper?

Dr Harper      Stomaco?

Abby              Alla sua dispepsia. Lo travaglia tanto, povero ragazzo.

Dr Harper      No, miss Abby, sarò franco con voi. Parlo degli sfortunati rapporti di vostro nipote con il teatro.

Abby              Il teatro! Oh, no, dottor Harper! Mortimer scrive per un giornale di New York.

Dr Harper      Lo so, miss Abby. Lo so. Ma un critico drammatico è costantemente esposto all’influenza del teatro, e non dubito che alcuni dì loro arrivino perfino a sviluppare un certo interesse verso la scena.

Abby              Oh, ma Mortimer no! Non dovete affetto temere per questo. Mortimer odia il teatro.

Dr Harper      Davvero?

Abby              Oh, si!Scrive delle cose terribili sul teatro. Era così felice ad occuparsi di case e terreni, di cui veramente sapeva tutto, quando gli hanno dato quest’orribile incarico notturno.

Dr Harper      Oh, mio Dio!

Abby              Ma, come dice lui, il teatro non potrà durare a lungo, e nel frattempo, e un mezzo per vivere. (Con compiacenza) Credo che se daremo al teatro un altro anno o due... (Una bussata alla porta. Teddy si dirige verso di essa. Tutti si alzano) Oh, chi può essere? (A Teddy) Lascia stare, Teddy. Vado io. (Va alla porta e l’apre) Entrate, signor Brophy. (Due poliziotti in uniforme entrano. Sono Brophy e Klein).

Brophy           Buonasera, miss Brewster.

Abby              Come state signor Klein?

Klein              Bene, miss Brewster.

Teddy             (Ai poliziotti) Signori, che notizie mi portate?

Brophy           (Mentre insieme a Klein lo saluta militarmente) Colonnello, non abbiamo nulla da riferire.

Teddy             (Restituendo il saluto) Splendido? Grazie, signori! Riposo!

Abby              (Ai poliziotti) Conoscete il dottor Harper...

Klein              Certo! Buonasera, dottor Harper

Brophy           Siamo venuti per i giocattoli per il fondo di Natale.

Abby              Oh, sì!

Dr Harper      E’ un magnifico lavoro quello che fate voi due, a raccogliere i giocattoli di scarto per dare un Natale più felice ai bimbi poveri.

Klein              Ci rende occupati nelle ore di riposo, quando non c’è niente da fare. Se no, si comincia a giocare a carte, poi ci si stanca si comincia a pulire la rivoltella e prima che te ne accorgi ti sei sparato in una gamba.

Abby              Teddy, vai di sopra e prendi quella scatola in camera di zia Marta. (Teddy si dirige alle scale) Come sta vostra moglie oggi Brophy? (Al dr Harper) La signora Brophy è stata molto ammalata, dottor Harper.

Brophy           (Al dr Harper) Polmonite.

Dr Harper      Oh, mi dispiace davvero. (Teddy Ha raggiunto il pianerottolo, dove si ferma e sguaino una spada immaginaria.

Teddy             (Urlando) Carica! (Carica su per le scale ed esce dalla porta che immette alle stanze da letto. Gli altri non danno alcuna attenzione a questo).

Brophy           Oh, sta meglio ora, ma è ancora un po’ debole...

Abby              Vi darò del brodo da portarle.

Brophy           Non vi prendete fastidio, miss Abby! Avete fatto già tanto per lei.

Abby              E’ brodo di stamattina. Mia sorella è andata a portarlo al povero signor Benitzy proprio ora. Vado e vengo. Accomodatevi pure tutti. (Va in cucina. Il dr Harper siede di nuovo).

Brophy           Non dovrebbe prendersi tanto disturbo.

Klein              E’ proprio impossibile impedire tanto a lei come a sua sorella di fare del bene... e gratis! Non si preoccupano nemmeno di influenzarvi per le elezioni. (Siede sulla cassapanca).

Dr Harper      Quando sono stato chiamato a Brooklin e mi sono trasferito qui accanto, mia moglie non stava bene. Quando è morta - e per molti mesi primma - beh, se conosco che cosa sia la pura gentilezza e la generosità più disinteressata, è perché ho conosciuto le sorelle Brewster. (In questo momento Teddy esce in cima alle scale con un grande corno d’ottone e manda con esso un potentissimo richiamo).

Brophy           (A Teddy) Colonnello, avevate promesso di non farlo più!

Teddy             Ma devo convocare una seduta del Gabinetto per essere autorizzato ad inviare i rifornimenti. (Gira sui tacchi ed esce).

Brophy           Lo faceva nel mezzo della notte... i vicini andavano su tutte le furie e se la pigliavano con noi. Hanno un po’ paura di lui, capirete...

Dr Harper      Oh, ma e assolutamente innocuo

Klein              Crede di essere Teodoro Roosvelt. C’è una quantità di gente peggiore che avrebbe potuto mettersi in mente di essere.

Brophy           Che peccato! Una bella famiglia come questa, con quel pazzo in casa.

Klein              Beh, anche suo padre... il fratello delle due vecchiette... dicevano che era un genio, ma... E il padre loro, il nonno di Teddy... ho sentito dire che anche lui era un po’ toccato...

Brophy           Si, altro che toccato... Era un volpone, quello lì. Ha fatto i milioni.

Dr Harper      Davvero? Qui a Brooklyn?

O’Hara           Sì, con certe medicine che inventava lui. Era una specie dì ciarlatano. Il vecchio sergente Edwards se lo ricorda benissimo. Usava questa casa come una clinica, per provare sulla gente.

Klein              Già, e ho sentito dire che di tanto in tanto faceva pure qualche sbaglio.

Brophy           La polizia non se n’è mai occupata, perché era brevissimo per le autopsie, specie nei casi di avvelenamento.

Klein              Comunque, ha lasciato le figlie al sicuro per tutta la vita. E bisogna ringraziare Iddio.

Brophy           E non si può dire davvero che si mangiano le rendite da sole...

Dr Harper      Oh, sì, conosco benissimo tutta la carità che fanno.

Klein              No, credo che non ne conosciate nemmeno un decimo. Una volta, quando lavoravo al reparto delle persone scomparse, dovevo rintracciare un vecchio che poi non fu mai più trovato... (Si alza) Ebbene, sapete che c’è un’agenzia di affitti che ha questa casa nel suo elenco per le camere ammobiliate? Sono sicuro che non le affittano, ma potete scommettere che chiunque viene qui a chiedere una camera non se ne va senza aver fatto un buon pranzo e quasi certamente anche con qualche dollaro in saccoccia.

Brophy           Sono speciali nei trovare la gente da beneficiare. (La maniglia d’ingresso si muove, poi la porta si apre e Marta Brewster entra. Marta è anche lei grassoccia dolce, anziana, con un fascino vittoriano. E’ vestita nella stessa maniera antiquata di Abby, ma con un alto colletto di pizzo che le copre tutto il collo.

Scena 1/2      Abby, Teddy, Dr Harper, Brophy, Klein, Marta, Elena

Marta             (Chiudendo la porta) Oh, che piacere di trovarvi..

Brophy           Buona sera, miss Brewter.

Marta             Come state, signor Brophy?

Dr Harper      Buona sera, miss Brewster.

Marta             E voi, dottor Harper? E voi, signor Klein?

Klein              Non c’è male, grazie, miss Brewster. Abbiamo dato una capatina per quei giocattoli di Natale.

Marta             Oh, sì! L’esercito e la flotta di Teddy. Sono già tutti impacchettati.

Brophy           Il colonnello è andato a prenderli di sopra. Sembra che il Gabinetto debba dare l’autorizzazione.

Marta             Già, naturalmente. Spero che vostra moglie stia meglio, signor Brophy!

Brophy           Migliora a vista d’occhio, con tutte le cure di vostra sorella! Adesso mi sta preparando del brodo da portarle.

Marta             Sì, l’abbiamo fatto stamattina. Ne ho portato proprio ora un poco a un brav’uomo che si è rotto tante di quelle ossa...(Entra portando un pentolino coperto).

Abby              Oh, sei tornata, Marta. Come sta il signor Benitzky?

Marta             E’ molto grave, purtroppo. Dovranno amputarlo domattina.

Abby              (Speranzosa) Potremo assistere?

Marta             No. L’ho chiesto, ma mi hanno detto che non è permesso dai regolamenti dell’ospedale.

Dr Harper      Non gli sareste utili in nessun modo... e dovete anche pensare a risparmiami, quando è possibile. (Teddy entra con una scatola di giocattoli e scende, poggiandola sullo sgabello vicino alla scrivania).

Abby              Ecco il brodo, signor Brophy. (Porge a Brophy il pentolino).

Brophy           Grazie infinite, miss Brewster.

Abby              Mi raccomando, che sia ben caldo.

Teddy             Sono stato autorizzato dal Gabinetto: ecco i vostri rifornimenti.

Klein              (Guardando nella scatola dei giocattoli) Benissimo! Chissà quanti ragazzi saranno felici! (Prendendo un soldatino di piombo) Che bello questo soldatino.

Teddy             Quello il generale Miles. L’ho collocato in congedo assoluto. (Klein prende su una piccola nave) Ma che cos’è questa? E’ l’“Oregon”! (Toglie la nave dalle mani di Klein).

Marta             Mettila a posto, caro.

Teddy             Ma l’“Oregon” deve andare in Australia!

Abby              Via, Teddy...

Teddy             Ho dato la mia parola al comandante...

Marta             Ma Teddy...

Klein              Non importa, signorina... Ora scappiamo, e... un milione di grazie. (Prende la scatola e, insieme con Brophy saluta militarmente Teddy ed esce).

Abby              Per carità... Arrivederci.

Marta             Arrivederci.

Dr Harper      Dovrò andare anch’io.

Abby              Prima che andiate via, dottore... (Teddy ha raggiunto il primo pianerottolo).

Teddy             Carica! (Irrompe su per le scale. Giunto alla porta si ferma) Caricate la fortezza! (Si precipita attraverso la porta).

Dr Harper      La fortezza?

Marta             Sì, le scale sono sempre la fortezza di San Giovanni.

Dr Harper      Avete mai provato a persuaderlo che non è Teodoro Roosevelt?

Abby              Oh, no!

Marta             E’ così felice, credendosi Teodoro Roosevelt.

Abby              Una volta, parecchio tempo fa, abbiamo pensato che se si fosse creduto George Washington, ci sarebbe stato un cambiamento, e glielo abbiamo suggerito.

Marta             Ma è rimasto sotto il letto per parecchi giorni e non voleva essere più nessuno.

Abby              Senza dubbio, era molto meglio che fosse il signor Roosevelt piuttosto che nessuno.

Dr Harper      Beh, se lui è contento... e, quello che importa di più, finché voi siete contente... Ad ogni modo, fategli firmare queste. (Prende di tasca dei documenti legali e li porge ad Abby).

Marta             Che cosa sono?

Abby              Il dottor Harper ha disposto tutto per far ricoverare Teddy ad Happy Dale quando noi non ci saremo più.

Marta             Ma perché deve firmarle ora?

Dr Harper      E’, sempre meglio avere tutto pronto. Se il Signore dovesse chiamarvi all’improvviso, forse non potremmo riuscire a persuadere Teddy a seguirci, e dovremmo adottare una spiacevole procedura legale. Il signor Witherspoon è d’accordo di tenerle da parte finché verrà il tempo di usarle.

Marta             Il signor Witherspoon? Chi è?

Dr Harper      Il direttore di Happy Dale.

Abby              (A Marta) Il dottor Harper lo fare venire qui domani o dopodomani, per fargli conoscere Teddy.

Dr Harper      Sarà bene che scappi, se no Elena verrà qui a cercarmi. (Esce).

Abby              Tanti cari saluti ad Elena... (Mentre lui è già fuori) E vi prego, non pensate male di Mortimer perché è un critico teatrale. Bisogna pure che ci sia qualcuno che faccia queste cose.

Marta             (Notando le tazze del tè) Avete preso il tè?

Abby              (Come uno che abbia un segreto) Sì... E faremo tardi anche per la cena. (Teddy entra sul ballatoio).

Marta             Ah sì? Perché? (Teddy comincia a scendere).

Abby              Teddy! (Egli si ferma a mezza scala) Una buona notizia per te! Devi andare a Panama a scavare un’altra chiusa per il canale.

Teddy             Splendido! Ben, benone. Vado subito a prepararmi per il viaggio. (Si volge per risalire, si ferma come incerto, corre alla ringhiera e grida) Carica! (Esce).

Marta             (Ammirata) Abby! Mentre io ero fuori?

Abby              Sì, cara. Non ti potevo aspettare. Non sapevo quando saresti tornata e il dottor Harper stava per venire.

Marta             Tutto da sola?

Abby              Oh, è andata benissimo!

Marta             Corro subito a vedere! (Si dirige allegramente alla porta della cantina).

Abby              No, non ho avuto il tempo. Ero tutta sola...

Marta             (Si guarda intorno, poi verso la cucina) E allora?

Abby              Marta... (Timidamente) Guarda nella cassapanca... (Marta corre verso la cassapanca, ma vi è appena arrivata che si ode una bussata alla porta. Abby corre ad aprire. Elena Harper entra. Elena è un Attraente ragazza sui vent’anni. Ha un aspetto di sorprendente eleganza per la figlia di un pastore) Oh, è Elena! Venite cara.

Elena              Buon giorno, miss Abby. Buon giorno, miss Marta. Credevo che papà stesse qui.

Marta             E’ uscito solo un minuto fa. Non vi siete incontrati?

Elena              (Indicando verso la finestra) No, ho preso la scorciatoia attraverso il cimitero. Mortimer non è ancora tornato?

Abby              No, cara.

Elena              Mi aveva detto di venirlo ad incontrare qui. Posso aspettare?

Marta             (Cordialmente) Ma certo...

Abby              Perché non vi sedete?

Marta             Dobbiamo dire due paroline a Mortimer. Non è proprio il modo di fare.

Elena              Perché?

Marta             Noi non lo abbiamo educato così. Quando uno accompagna una signorina, deve andarla a prendere a casa.

Elena              Oh, ma capite, quando sì tratta di andarla a prendere, in un presbiterio, ci si sente un po’ scoraggiati...

Abby              Lo fa troppo spesso... Dobbiamo proprio parlargli.

Elena              Non preoccupatevi. Quelli che mi accompagnavano prima pensavano che la vita notturna consistesse nell’andare e qualche riunione religiosa, quindi per me è una vera festa andare a teatro quasi ogni sera.

Marta             E’ un conforto anche per noi, giacché se Mortimer deve vedere per forza certi lavori, almeno li vede stando seduto vicino alla figlia di un pastore.

Abby              Oh, scusateci, Elena, non abbiamo ancora sparecchiato... (Prende le tazze dei tè e si dirige verso la cucina).

Marta             (Ad Abby) Non fare nulla in cucina finché non viene Mortimer. Ti aiuterò io. (Abby va in cucina. Ad Elena) Verrà da un momento all’altro.

Elena              Sì. Papà si sarà meravigliato di non trovarmi a casa. Forse farò bene ad andargli a dare la buona notte.

Marta             E’ un vero peccato che non vi siate incontrati.

Elena              Se viene Mortimer, ditegli che torno subito. (Ha aperto la porta, ma vede Mortimer che sopraggiunge) Ciao, Mortimer! (Mortimer Brewster entra. E’ un critico teatrale).

Scena 1/3      Mortimer, Marta, Elena, Abby

Mortimer       Ciao, Elena. (Nel passare davanti a lei per andare da Marta e mettendosi così tra Elena e Marta, dà un colpetto ad Elena sui fianchi).

Marta             (Chiamando) Abby, è venuto Mortimer!

Mortimer       (Ad Elena) Andavi in qualche posto?

Elena              Da papà, a dirgli che non mi aspettasse.

Mortimer       Non credevo che si usasse ancora, nemmeno a Brooklyn. (Elena chiude la porta, rimanendo dentro, mentre Abby viene dalla cucina).

Abby              Ciao, Mortimer.

Mortimer       Ciao, zia Abby. (La bacia).

Abby              Come stai, caro?

Mortimer       Bene. E anche tu stai bene. Non sei cambiata molto da ieri.

Abby              Ci siamo visti ieri, vero? Ci vediamo molto più spesso, ora. (Ride e si volge ad Elena) Sedete, sedete! (Sembra volersi mettere a sedere anche lei).

Marta             (Con aria d’intesa) Abby, non abbiamo qualcosa da fare in cucina? Il servizio da tè...

Abby              (Comprendendo) Oh, sì, sì! (Ritraendosi verso la cucina insieme a Marta) Beh, state pure comodi… un momento...

Marta             State comodi! (Abby e Marta escono allegramente in cucina. Elena si avvicina a Mortimer per essere baciata).

Elena              Beh, non capisci a volo?

Mortimer       No Era troppo evidente. Mancanza di fantasia, direi.

Elena              Già, e quello che direi anch’io! (Si allontana imbronciata).

Mortimer       (Senza curarsene) Dove vuoi andare per cena?

Elena              Non me ne importa. Non ho molta fame.

Mortimer       Nemmeno io. Ho fatto uno spuntino poco fa. Che ne dici se cenassimo dopo lo spettacolo?

Elena              Ma faremo tardi, no?

Mortimer       Con quella porcheria che vedremo stasera, non c’è pericolo. Da quello che ne so, penso che potremo andare da Bleeck verso le dieci.

Elena              Dovresti avere più considerazione per queste commedie.

Mortimer       Perché, loro ne hanno forse per me?

Elena              Non sei mai andato via a metà di una rivista.

Mortimer       Non è una rivista, quella di stasera.

Elena              (Delusa) No?

Mortimer       Cara, dovresti aver imparato che una rivista non va in scena senza quattro cambiamenti di titolo e tre rinvii.

Elena              Oh, speravo proprio che fosse una rivista.

Mortimer       Hai un gusto molto leggero, cara.

Elena              Niente affatto. Ma ho notato che le riviste ti rendono molto più umano. (Egli la guarda) Dopo un lavoro serio ci mescoliamo al proletariato della ferrovia sotterranea e io resto ad ascoltare una conferenza sul teatro drammatico. Dopo le riviste, invece, mi accompagni a casa in taxi e diventi più... ardito.

Mortimer       Un momento, cara, mi pare che non sia un resoconto molto accurato.

Elena              Oh, riconosco che dopo quella commedia di Behrman mi hai detto che ero una vera bellezza, e questa è una cosa molto importante... ma è stato solo dopo la nostra prima rivista che tu mi hai detto che avevo delle belle gambe. E le ho veramente. (Mortimer fissa per un momento le sue gambe, poi le si avvicina e la bacia).

Mortimer       Come figlia di un pastore, conosci abbastanza bene la vita. Dove l’hai imparato?

Elena              (In tono casuale) Al coro della domenica.

Mortimer       Un giorno, cara ti spiegherò gli stretti rapporti tra l’erotismo e la religione.

Elena              La religione non sale mai più in alto del coro. E questo mi fa ricordare che farei bene a dire a papà di non starmi ad aspettare stanotte.

Mortimer       (Quasi a sé stesso) Non sono stato mai capace di spiegarmelo.

Elena              Che cosa.

Mortimer       Di essermi innamorato di una ragazza che abita a Brooklyn. L’unico modo di riguadagnare il rispetto di me stesso è di tenerti a New York.

Elena              Hai detto... tenermi?

Mortimer       No, sono venuto alla conclusione che tu hai una mentalità decisamente legalitaria.

Elena              Posso permettermi di restare una brava ragazza ancora per qualche anno.

Mortimer       Ed io non posso aspettare tanto tempo. Dove potremmo sposarci alla svelta, stanotte, per esempio?

Elena              Temo che papà vorrà essere lui a celebrare...

Mortimer       Oh, mio Dio! Ho paura che tuo padre renderà banale anche il nostro matrimonio!

Elena              Per caso, stai scrivendo già la critica?

Mortimer       Scusami, cara. E una malattia professionale. (Lei gli sorride amorosamente e gli si avvicina. Egli le va incontro e si abbandonano per un momento in un abbraccio sentimentale. Quando si dividono, egli si rivolge a lei rapidamente) Credo che stasera parlerò bene di questa commedia!

Elena              Andiamo, caro, non pretendere di amarmi fino a questo punto.

Mortimer       (Guardandola con educata concupiscenza) Non dimenticare di dire a tuo padre di non aspettarti stanotte.

Elena              (Avvedendosi che non può fidarsi di nessuno dei due) Credo che farò meglio a dirgli di aspettarmi, allora...

Mortimer       (Rassicurandola) Cara, telefonerò a Winchell di mettere le pubblicazioni nel giornale.

Elena              Però...

Mortimer       E va bene, tutto legale e in regola. Ma non più tardi del mese prossimo.

Elena              Caro. (Lo bacia) Ne parlerò con papà e stabiliremo la data.

Mortimer       Oh, no! Dobbiamo consultare prima la lista degli spettacoli! (Con intenzione) Ci saranno molte altre “prime notti”, come suol dirsi, nel mese venturo. (Teddy entra da sopra e scende le scale portando il suo corno e vestito con abiti tropicali ed un sombrero. Vede Mortimer).

Teddy             Salute, Mortimer! (Gli stringe la mano).

Mortimer       (Gravemente) Come va, Presidente?

Teddy             Benone, grazie. Proprio benone Che notizie mi portate?

Mortimer       Solo queste, signor Presidente: il Paese è compatto dietro di voi.

Teddy             (Raggiante) Si, lo so. Non è magnifico? (Torna a stringere la mano a Mortimer) Bene, arrivederci. (Stringe la mano ad Elena) Arrivederci.

Elena              Dove andate, Teddy?

Teddy             A Panama. (Esce per la porta della cantina. Elena guarda Mortimer interrogativamente).

Mortimer       Panama è la cantina. Scava le chiuse del canale di Panama in cantina.

Elena              Sei così buono con lui. E lui ti vuole tanto bene.

Mortimer       Teddy è stato sempre il mio fratello preferito.

Elena              Preferito? Perché, ce n’erano altri?

Mortimer       Ce n’è un altro: Jonathan.

Elena              Non l’ho mai sentito nominare. Le tue zie non ne parlano mai.

Mortimer       No, non parliamo volentieri di Jonathan. Ha lasciato Brooklyn molto presto, e non precisamente di sua volontà. Jonathan era il tipo di ragazzo che si divertiva a tagliare i vermi in due... con i denti.

Elena              (Rabbrividendo) Che se ne è fatto di lui?

Mortimer       Non lo so. Voleva fare il chirurgo come il nonno, ma senza studiare medicina... e i suoi esperimenti l’hanno messo nei guai. (Abby entra dalla cucina).

Abby              Non farete tardi per il teatro?

Mortimer       Saltiamo la cena. (Consulta il suo orologio da polso, poi ad Helen) Abbiamo ancora una mezz’ora.

Abby              Allora vi lascio soli un’altra volta.

Elena              Non preoccupatevi, cara. Vado ad avvertire papà. (A Mortimer) Prima che io esca con te, vuole sempre che dica qualche preghiera con lui. Torno subito, passo attraverso il cimitero.

Mortimer       Non pregare troppo, se no sparisco ad addirittura. (Lei ride ed esce).

Abby              Oh, noi sappiamo bene che Helen ha una buona influenza a su dite.

Mortimer       Tanto buona che... la sposerò.

Abby              Oh, Mortimer! (Corre ad abbracciarlo. Poi si precipita per la porta della cucina mentre Mortimer si dirige alla finestra) Marta, Marta! Vieni qui! ho una magnifica notizia! (Marta accorre dalla cucina) Mortimer ed Elena si sposano!

Marta             Si sposano! Oh, Mortimer... (Corre anche lei da Mortimer, che è sempre vicino alla finestra e lo abbraccia, e lo bacia).

Abby              Lo avevamo tanto sperato!

Marta             Elena sarà la ragazza più felice del mondo!

Mortimer       (Guardando fuori dalla finestra) Altro che! Guardala come salta... su quelle tombe! (Fa, insieme con Abby, un cenno di saluto a Helen. Sta per volgersi dalla finestra, quando qualcosa attira la sua attenzione) Ehi, Guardate!

Marta             (Guardando fuori) Che cosa caro?

Mortimer       Vedi quella statua lì? E’ un’horundinida carnina.

Marta             Oh, no... è la signora Stuart che sale al cielo.

Mortimer       No... sull’orecchio sinistro della signora Stuart. Quell’uccello, è una rondine con la cresta rossa. Non ne avevo visto che una in vita mia.

Abby              Non so come puoi fare a pensare agli uccelli, in questo momento.

Mortimer       Ma è una specie in via d’estinzione. Piaceva moltissimo a Thoreau. A proposito, ho lasciato una grossa busta da queste parti, la settimana scorsa. E’ uno dei capitoli del mio libro su Thoreau. L’hai veduta?

Marta             Se l’hai lasciata qui, dev’essere da qualche parte. (Mortimer comincia a cercare per la stanza, guardando nei cassetti, nella credenza, ecc.).

Abby              Quando vi sposerete? Che progetti avete? Dovete dirci tutto. Quando Helen ritornerà, dobbiamo brindare alla vostra felicità. Marta, c’è rimasta un po’ di torta?

Marta             Sì,sì

Abby              E apriremo una bottiglia di vino.

Marta             Pensare che è successo in questa stanza! (Va in a cucina).

Mortimer       (Cercando) Ma dove diavolo posso averlo messo...

Abby              Con la tua fidanzata vicino, stasera, spero proprio che sia un lavoro piacevole, una volta tanto. Dovrebbe essere qualcosa di romantico... Che titolo ha? (Mortimer continua a cercare).

Mortimer       “I delitti si scopriranno”.

Abby              Oh, mio Dio! (Scompare in cucina. Mortimer non si accorge della sua assenza e continua a parlare. E’ giunto vicino alla cassapanca).

Mortimer       Quando si alza il sipario, la prima cosa che si vede un cadavere... (Alza il coperchio della cassapanca e ne vede uno. Senza crederci, lascia cadere il coperchio e si volge. Torna quindi rapidamente a guardare la cassapanca, l’apre e ne fissa il contenuto. Per un momento si sente come pazzo. Lascia cadere il coperchio e vi si siede sopra, come per tenerlo chiuso. Abby rientra nella stanza  portando un tavolino a rotelle e una tovaglia, che poggia su di una sedia, cominciando ad apparecchiare la tavola. Quando Mortimer riesce a parlare, la sua voce è tesa) Zia Abby!

Scena 1/4      Mortimer, Abby, Marta, Elena

Abby              Sì, caro.

Mortimer       Stavate facendo dei progetti per mandare Teddy in quell’asilo, a Happy Dale...

Abby              Sì, è tutto pronto. Il dottor Harper è stato qui oggi e ha portato le carte che Teddy deve firmare. Eccole qui. (Prende le carte dalla credenza e gliele porge).

Mortimer       Deve firmarle immediatamente.

Abby              E’ quello che dice anche il dottor Harper... (Marta entra dalla cucina, portando un vassoio con le posate. Per tutta la scena le due sorelle continuano ad apparecchiare la tavola: tre posti) Così non ci sarano difficoltà legali in caso noi dovessimo sparire.

Mortimer       (Scorrendo le carte) Deve firmano in questo momento! E’ giù in cantina. fatelo venire su immediatamente.

Marta             Ma non c’è tanta fretta.

Abby              Quando comincia a lavorare al canale, non è possibile fargli pensare ad altro.

Mortimer       Teddy deve andare subito a Happy Dale... stasera stessa!

Marta             Oh, no, Mortimer! Mai prima della nostra morte!

Mortimer       Subito, vi dico! Senza perdere un istante! (Cercando di esser calmo) Sentite, care, mi dispiace terribilmente, ma devo dirvi una cosa gravissima. (Le sorelle smettono di apparecchiare e lo guardano con un certo interesse) Dobbiamo cercare tutti di non perdere la testa. Finora abbiamo assecondato le manie di Teddy perché lo credevamo innocuo...

Marta             Ma lo è!

Mortimer       Lo era. E’ per questo che deve andare immediatamente ad Happy Dale. Dev’essere isolato.

Abby              Mortimer, perché ti metti all’improvviso contro Teddy? E’ tuo fratello!

Mortimer       (Sospira) Prima o poi dovreste saperlo. E’ meglio che ve lo dica subito. Teddy ha ucciso un uomo.

Marta             Sciocchezze, caro. (Mortimer si alza e indica la cassapanca).

Mortimer       C’è un cadavere nella cassapanca!

Abby              (Affatto sorpresa) Sì, caro, lo sappiamo.

Mortimer       Lo sapete?!

Marta             Certo, caro, ma Teddy non c’entra per niente. (Sollevate, riprendono a disporre la tavola).

Abby              Ora, Mortimer dimentica tutto questo. Dimentica di aver mai visto quel signore.

Mortimer       Dimenticare!

Abby              Non avremmo mai creduto che saresti andato a curiosare.

Mortimer       Ma chi è?

Abby              Si chiama Hoskins... Adamo Hoskins. E’ tutto quello che so di lui, all’infuori che è un metodista.

Mortimer       E’ tutto quello che sai di lui? Ma che è venuto a fare qui? Che gli è successo?

Marta             E’ morto.

Mortimer       Zia Marta, gli uomini non vanno da soli a morire nelle cassapanche.

Abby              No, è morto prima.

Mortimer       Ma come?

Abby              Mortimer, non fare tante domande. Quel signore è morto perché ha bevuto del vino con un veleno dentro.

Mortimer       E come ha fatto il veleno ad andare nel vino?

Marta             Lo mettiamo nel vino perché si sente di meno. Quando è nel tè, ha un odore ben distinto.

Mortimer       Lo mettete voi nel vino?

Marta             Lo mettiamo nel vino perché si sente di meno. Quando è nel tè, ha un sapore troppo distinto.

Mortimer       Lo mettete voi nel vino?

Abby              Sì. E sono stata io a mettere il signor Hoskins netta cassapanca, perché stava arrivando il dottor Harper.

Mortimer       Quindi sapevate quello che facevate! Non volevate che il dottor Harper vedesse il cadavere!

Abby              No di certo allora del tè! Non sarebbe stata una cosa gradevole! Beh, ora sai tutto e puoi benissimo dimenticarlo. Credo che Marta ed io abbiamo pure diritto ai nostri piccoli segreti.

Marta             E non andare a dirlo a Elena! (Mortimer è rimasto a fissare le sue zie stupefatto. Marta si volge ad Abby) Oh, Abby, quando sono uscita ho dato anche un’occhiata alla signora Schultz. Sta molto meglio, ma vorrebbe che portassimo un’altra volta suo figlio al cinematografo.

Abby              Dobbiamo farlo domani o dopodomani. (Si dirigono verso la cucina).

Marta             Stavolta, però, andremo dove ci piacerà a noi. Non mi farò più trascinare a vedere quegli spaventosi film gialli.

Abby              Non dovrebbe essere permesso di fare dei film unicamente per mettere paura alla gente... (Escono. Mortimer, allibito, si guarda intorno per la stanza, va al telefono e forma un numero).

Mortimer       (Al telefono) Pronto, cronaca? Ciao, Al. Dimmi, chi è che ti parla? (Pausa) Va bene. Senti, Al, quando ho lasciato i1 giornale, ti ho detto dove andavo, ti ricordi? (Pausa) Bene. E dove ho detto? (Pausa) Uh-uh... è così. Allora sono veramente qui. (Riaggancia. Per un minuto resta a guardare per la stanza, poi all’improvviso fa un salto dalla sedia verso la cucina) Zia Marta! Zia Abby! Venite qui! (Le due sorelle accorrono. Mortimer si rivolge loro agitatissimo) Che dobbiamo fare? Che dobbiamo fare?

Marta             Io non vedo che cosa ci sia da fare, caro.

Mortimer       Ma c’è un cadevere lì dentro!

Abby              Sì, quello del signor Hoskins.

Mortimer       Santo Dio, non vorrete mica chr vi denunci alla polizia. Ma qualcosa bisogna pure farla!

Marta             Beh, innanzi tutto, se fossi in te, smetterei di eccitarmi tanto.

Abby              E, per l’amor di Dio, non ti preoccupare così. Ti avevamo detto didiemnticare tutto.

Mortimer       Dimenticare? Ma, cara zia Abby, come devo fare a farti capire che bisogna agire in qualche modo?

Abby              (Un po’ seccatamente) Mortimer, ti prego di non esagerare! Sei grande abbastanza per non abbandonarti a simili eccessi!

Mortimer       Ma il signor Hotchkiss...

Abby              Hoskins, caro.

Mortimer       Beh, comunque si chiami, non lo potete mica lasciare lì.

Marta             E non abbiamo nessuna intenzione di farlo, caro.

Abby              Teddy è giù in cantina che scava una chiusa...

Mortimer       Volete dire che seppellirete il signor Hotchkiss in cantina?

Marta             Ma certo, caro. E’ così che abbiamo fatto con gli altri

Mortimer       Ma, zia Marta non puoi seppellire il signor... Gli altri?!

Abby              Gli altri signori.

Mortimer       Quando dite gli altri... volete dire... altri? Più altri di uno?

Marta             Oh, sì, caro... Vediamo un po’ quanti sono... Undici, vero, Abby?

Abby              No, cara, dodici, con questo. (Mortimer indietreggia e si lascia cadere attonito sullo sgabello vicino alla scrivania).

Marta             Credo che ti sbagli, Abby. Sono undici con questo.

Abby              No. Appena il signor Hoskins è entrato, ho pensato che avrebbe fatto una bella dozzina.

Marta             Beh, veramente non dovresti contare il primo.

Abby              Sì che lo conto invece. E così sono proprio dodici. (Il telefono suona. Mortimer, abbacinato, si dirige verso di esso e parla senza prendere il ricevitore).

Mortimer       Pronto! (Il telefono continua a suonare ed egli alza il ricevitore) Pronto. Oh, sei tu Al. Quanto mi fa bene sentire la tua voce!

Abby              (A Marta) Anche lui è in cantina, cara.

Mortimer       (Alle zie) Sss! (Al telefono) No, sono sobrio come un’allodola. No, ti ho chiamato perché mi sentivo un po’ Pirandello. Pirandel... No, tanto non capiresti, Al. Senti, hai fatto benissimo a chiamarmi. Cerca George... digli che vada lui a teatro, stasera, alla prima. No, non è così. Al. Ti sbagli. Domattina ti dirò tutto... No! Bisogna che George vada lui a teatro, stasera. Ti dico di trovare George! (Riaggancia e resta seduto per un a momento, cercando di connettere) Ora, vediamo un po’, dove eravamo? (Improvvisamente fa un salto sulla sedia) Dodici!

Marta             Si, Abby dice che dobbiamo contare il primo, e allora sono dodici.

Mortimer       Un momento, un momento... (Afferra Marta e la fa sedere su di una sedia) Chi era il primo?

Abby              Il signor Midgely. Un battista.

Marta             Eppure, io penso sempre che il merito non sia nostro, perché e morto da sé.

Abby              Marta vuoi dire che e morto senza nessun aiuto da parte nostra. Capisci, il signor Midgety venne qui a cercare una stanza.

Marta.            Fu poco dopo che ti eri trasferito a New York.

Abby              E pensavamo che era un peccato che la tua camera, così graziosa, dovesse restare vuota, quando c’era tanta gente che ne aveva bisogno.

Marta             Era un povero vecchio, così solo al mondo!

Abby              Tutti i suoi parenti erano morti e lo avevano lasciato nella miseria e nell’abbandono.

Marta             Ci faceva tanta pena...

Abby              E quando gli venne un attacco di cuore, e restò li, seduto in quella poltrona, morto, così sereno ed in pace - ti ricordi. Marta? - bene, allora decidemmo che di tanto in tanto, se avessimo potuto aiutare qualche altro povero vecchio solo al mondo a ritrovare la pace, lo avremmo fatto. (Mortimer è immerso nel racconto e vi rimane per qualche momento).

Mortimer       Cadde morto proprio in quella poltrona. Che cosa orribile!

Marta             Niente affatto! Ci sembrava di essere tornati ai tempi antichi. Quando tuo nonno era vivo, v’erano sempre un paio di cadaveri per casa. E poi, vedi, Teddy aveva già preso a scavare il canale di Panama e pensò che il signor Midgely fosse una vittima della febbre gialla.

Abby              E così lo portammo a Panama e lo mettemmo nella chiusa. (Alzandosi) E, per questo che ti abbiamo detto di non preoccuparti. Sappiamo benissimo quello che bisogna fare.

Mortimer       Ed è così che è cominciato tutto? Con quell’uomo che è entrato qui ed e caduto morto?

Abby              Già, abbiamo pensato che non potevamo fare affidamento che si ripetesse ogni volta.

Marta             Ti ricordi quelle fiale di veleno che sono rimaste per tanti anni sugli scaffali del laboratorio del nonno?

Abby              E tu conosci la passione che ha zia Marta per preparare i miscugli. Hai mangiato tante volte le sue salsette.

Marta             Sì... Ecco, Mortimer... Per ogni gallone di vino di sambuco prendo un cucchiaio di arsenico, aggiungo mezzo cucchiaino di stricnina e appena un pizzico di cianuro.

Mortimer       Deve fare un certo effetto!

Abby              A dire il vero, uno dei nostri signori ha trovato il tempo per dire: “E’ proprio squisito!”

Marta             Beh, ora ho da fare in cucina. (Fa per uscire).

Abby              (A Mortimer) Vorrei che ti fermassi a cena, caro.

Marta             Sto provando una nuova ricetta.

Mortimer       Non potrei mangiare un boccone. (Marta esce per la porta della cucina).

Abby              Vengo ad aiutarti. (Si volge a Mortimer sollevata) Oh, mi sento molto meglio, ora che tu hai capito. Aspetti Elena, no? (Sorride) Quanto sarete felici! Ti lascio solo con i tuoi pensieri. (Esce, sorridendo. Mortimer rimane attonito, poi prende il coraggio a due mani, va alla cassapanca l’apre e guarda dentro. Quindi la richiude e indietreggia. Continua ad indietreggiare intorno al tavolo, guardando sempre la cassapanca, quando si ode una bussata alla porta, seguita immediatamente dall’ingresso di Elena. Questo, tuttavia, non serve a liberarlo dai suoi pensieri. Ella gli sorride dolcemente).

Elena              Scusami se ti ho fatto aspettare, caro. (Si dirige verso di lui. Mentre lei si avvicina egli guarda nella sua direzione e, rendendosi finalmente conto della sua presenza, finalmente parla).

Mortimer       Ah, sei tu!

Elena              Non fare il broncio, caro. Papà ha visto che ero emozionata e ho dovuto raccontargli tutto. Così ho fatto tardi. (Gli si avvicina e lo circonda col braccio) Ma, sai... ha detto che stasera non mi aspetterà...

Mortimer       Elena.., devi tornare subito a casa. Verrò da te domani mattina.

Elena              Domani mattina!

Mortimer       (Irritato) Lo sai bene che quando dico una cosa la mantengo!

Elena              Ma noi dovevamo a dare a teatro, stasera.

Mortimer       No... non ci andiamo più.

Elena              E perché?

Mortimer       Elena, è successo qualcosa...

Elena              Che cosa, caro? Mortimer... non dirmi che hai perduto il posto!

Mortimer       No, no! Non ho perduto il posto Ma non vado a teatro stasera, perciò torna subito a casa, ora.

Elena              Ma devo sapere quello che è successo. Non sarà mica una cosa che non potrai dirmi.

Mortimer       No, non posso, cara.

Elena              Ma se dobbiamo sposarci...

Mortimer       Sposarci?

Elena              Hai gia dimenticato che un quarto d’ora fa mi hai chiesto di sposarti?

Mortimer       Io?... Ah, si! Beh, lo mantengo. Ma ora devi andare a casa. Ho molto da fare.

Elena              Senti, non è possibile che prima mi chiedi di sposarti e subito dopo mi cacci di casa.

Mortimer       Non ti caccio di casa, cara. Ti dico soltanto di andartene di qui.

Elena              E io non me ne andrò se non mi avrai dato una spiegazione! (Attraversa la stanza dirigendosi alla cassapanca per sedercisi sopra. Egli la ferma).

Mortimer       Elena! (Il telefono suona. Egli va a rispondere) Pronto! Oh, ciao, Al. Aspetta un istante, ti prego, vengo subito. Va bene, è importante, ma non puoi aspettare un minuto? (Poggia il ricevitore sul tavolo e torna da Elena) Elena, tu sei una carissima ragazza e io ti voglio bene. Ma ora ho molte cose per la testa e voglio che tu vada a casa e che mi aspetti finché non ti chiamo io.

Elena              Non prendere quel tono da padrone!

Mortimer       (Infastidito al punto da parlare formalmente) Quando saremo sposati ed avrò i miei problemi da affrontare spero che tu sarai meno noiosa e priva di immaginazione!

Elena              E quando saremo sposati, se saremo sposati, spero che tu sarai all’altezza delle situazioni! (Esce).

Mortimer       Elena! (Ella non risponde ed egli corre fuori sulla veranda e lo sentiamo chiamare ancora) Elena! (Ritorna indietro sbattendo la porta e corre a chiamarla dalla finestra. Quando si inginocchia sulla cassapanca si ricorda del signor Hoskins, sussulta e si dirige in cucina, ma poi si ricorda di Al, che aspetta al telefono. Attraversa correndo la stanza e riprende il ricevitore) Al... Al... (Riaggancia e prende a rifare il numero, quando suona il campanello della porta. Egli alza il ricevitore credendo sia il telefono) Pronto, pronto... (Abby entra dalla cucina seguita da Marta).

Scena 1/5      Abby, Gibbs, Mortimer, Marta

Abby              E’ alla porta che suonano. (Va ad aprire la porta, mentre Mortimer riaggancia e riprende a formare il numero) Buongiorno. Entrate. (Entra il signor Gibbs. E’ un vecchio molto mal ridotto).

Gibbs             Mi hanno detto che avete una camera da affittare.

Abby              Sì. Volete favorire?

Gibbs             Siete voi la padrona di casa?

Abby              Si, sono miss Brewster. Quella è mia sorella, un’altra miss Brewster.

Gibbs             Io mi chiamo Gibbs

Abby              Oh, ma non volete accomodarvi? Scusatemi, stavamo preparando per la cena...

Mortimer       (Al telefono) Pronto! Ridatemi Al! Alla cronaca. Al! La cronaca! Come... scusate, ho sbagliato (Riaggancia e rifà il numero).

Gibbs             Posso vedere la stanza?

Marta             Perché non vi sedete un momento e facciamo conoscenza?

Gibbs             Sarebbe inutile se non mi piace la stanza.

Abby              Abitate a Brooklyn?

Gibbs             Non abito in nessun posto. Vivo in albergo, e non mi piace.

Mortimer       (Al telefono) Pronto, cronaca?

Marta             E la vostra famiglia è di Brooklyn?

Gibbs             Non ho più famiglia.

Abby              Siete solo al mondo, allora... Oh... Marta, se... (Marta si dirige alla credenza per prendere il vino) Bene, siete venuta proprio nel posto che fa per voi. Accomodatevi. (Fa sedere Gibbs su una sedia accanto al tavolo).

Mortimer       (Al telefono) Pronto, Al. Mortimer. Ci hanno interrotto... Al, non posso andare alla prima stasera. Ti dico che non posso.

Marta             Quale chiesa frequentate? Abbiamo una chiesa episcopale proprio qui a fianco.

Gibbs             Sono presbiteriano. Per lo meno, una volta lo ero.

Mortimer       (Al telefono) Ma che è andato a fare George alle Bermude? Sì, è vero, io gli ho detto che poteva andare... Ma è la mia rubrica, sì o no? Al, devi trovare qualcuno. Assolutamente. Chi c’è in giro in ufficio?

Gibbs             (Alzandosi) C’è sempre tanto chiasso?

Marta             Oh, no, lui non abita con noi.

Mortimer       (Al telefono) Ci sarà pure qualcuno in ufficio, no? Beh, mandaci il fattorino No, l’altro. Quello intelligente. Quello antipatico. Cercalo. Aspetto.

Gibbs             Vorrei proprio vedere questa camera.

Abby              E’ di sopra. Non gradite un bicchiere di vino prima di salire?

Gibbs             Grazie, sono astemio.

Marta             L’abbiamo fatto noi. E’ vino di sambuco.

Gibbs             (A Marta) Sambuco? (Guardando il vino) Non assaggio vino al sambuco da quando ero ragazzo. Grazie. (Siede. Abby gli verso un bicchiere di vino).

Mortimer       (Al telefono) Beh, ci sarà qualche tipografo. Senti, Al, il mio correttore di bozze. Lui è abituato al modo in cui scrivo. Andrà benissimo. Si chiama Joe. Sta alla terza macchina da scrivere. Ma, Al, potrebbe essere una rivelazione!

Gibbs             Avete dei sambuchi in giardino?

Marta             No, ma il cimitero ne è pieno.

Mortimer       (Al telefono) No, non ho bevuto, ma credo che comincerò subito. (Riaggancia e si dirige alla credenza. Quando vede la bottiglia di vino sul tavolo va a prendersi un bicchiere dalla credenza e comincia a versarsi il vino).

Marta             (Vedendo Mortimer che si versa il vino avvelenato) Mortimer... Eh... eh... eh!

Mortimer       (Occupato a versarsi il vino) Cosa?

Marta             (A Mortimer) Eh... eh... eh!

Mortimer       Zia, non fare eh... eh... eh, mi dà i nervi!

Abby              (Vedendo ciò che sta facendo Mortinter) Quello no, Mortimer! (Gli abbassa il braccio mentre egli sta per bere. Mortimer poggia il bicchiere e si rende conto che è il vino avvelenato. Poi vede che il signor Gibbs è sul punto di bere. Allora lancia un grido raccapricciante e appunta il dito contro il signor Gibbs, che poggia il bicchiere sul tavolo e lo guarda atterrito).

Mortimer       Andate via!Volete farvi ammazzare? Volete essere avvelenato? Volete essere ucciso? (In mezzo alle sue grida, il signor Gibbs corre fuori dalla casa, inseguito da Mortimer. Questi chiude la porta dietro di lei e vi si appoggia debolmente).

Abby              (A Mortimer) Lo vedi? Hai rovinato tutto...

Mortimer       Non potete agire così! Come devo dirvelo! Non solo è contro la legge, ma non è giusto! Non sono cose da farsi! Nessuno vi capirebbe! Nemmeno lui avrebbe capito!

Marta             Abby, abbiamo fatto male a dirlo a Mortimer.

Mortimer       Ma non vedete che... che è diventata una cattiva abitudine?

Abby              Senti, Mortimer, noi non cerchiamo di intralciarti in quello che ti piace fare e non vedo perché tu devi immischiarti in quello che piace a noi (Il telefono suona. Mortimer va a rispondere).

Mortimer       (Al telefono) Pronto? Sì, Al... Va bene, Al, andrò a vedere il primo atto e me la caverò. Ma almeno fammi questo piacere. Trova O’Brien, il nostro avvocato... il capo del nostro ufficio legale! Mandamelo incontro a teatro. Ti prego, non mi abbandonare. Va bene. Esco subito (Riaggancia) Devo andare a teatro, non posso evitarlo. Ma prima che me ne vada, volete farmi una promessa?

Marta             Dobbiamo sapere prima che cosa vuoi.

Mortimer       Io vi voglio molto bene e so che anche voi mi volete bene. Voi sapete che farei qualunque cosa al mondo per voi e quindi dovete farmi un piccolo piacere.

Abby              Che cosa dobbiamo fare?

Mortimer       Niente. Non dovete fare niente. Voglio dire, non fate entrare in casa nessuno, e lasciate il signor Hoskins dove si trova.

Marta             Perché?

Mortimer       Voglio un po’ di tempo per pensare... e credo di avere parecchie cose da pensare. Sapete bene che vorrei non vi succedesse mai niente.

Abby              Ma che cosa potrebbe succederci?

Mortimer       Beh, ad ogni modo, mi promettete di non fare niente?

Marta             Beh, avevamo progettato di fare il servizio prima di cena.

Mortimer       Il servizio?

Marta             (Un po’ indignata) Il servizio funebre. Il signor Hoskins era un metodista. Credi che lo avremmo seppellito senza un regolare servizio metodista?

Mortimer       Non potete aspettare quando torno?

Abby              Oh, allora potresti partecipare anche tu!

Mortimer       Già, già!

Abby              Vedrai, ti piacerà molto il servizio funebre, Mortimer, specialmente gli inni. (A Marta) Ti ricordi come cantava bene Mortimer da ragazzo, prima che cambiasse di voce?

Mortimer       E non farete entrare in casa nessuno prima che io torni? E’ una promessa...

Marta             Beh...

Abby              Oh, Marta, credo che possiamo farlo, ora che Mortimer collabora con noi. Va bene, Mortimer.

Mortimer       Avete un po’ di carta? (Abby va alla scrivania e prende qualche foglio) Tornerò il più presto possibile.

Abby              Ecco. Va bene?

Mortimer       (Prendendo la carta) Benissimo. Così posso risparmiare un po’ di tempo scrivendo la critica per la strada. (Corre via. Marta chiude la porta. Abby riprende a preparare la tavola).

Marta             Mortimer non sembrava del suo solito umore, oggi.

Abby              (Accendendo i candelabri) Beh, è naturale. Credo di sapere il perché.

Marta             (Andando sul primo pianerottolo per chiudere le tendine della finestra) Perchè?

Abby              Si è appena fidanzato, e immagino che questo debba rendere nervoso un uomo.

Marta             Sono così contenta per Elena. Adesso Mortimer potrà prendersi una bella vacanza, con la luna di miele. Credo che non abbia avuto molto riposo questa estate. (Accende la luce elettrica, aggiusta il telefono sul tavolo e accende il lume sulla scrivania).

Abby              Ho sempre pensato che il teatro non sia una occupazione degna di Mortimer. Lui ha bisogno di qualcosa di veramente grande da criticare... qualcosa come il genere umano.

Marta             Abby, se Mortimer si unisce a noi nel servizio funebre per il signor Hoskins, servirà un altro libro di inni. Ce n’è uno il camera mia. (Prende a salire le scale).

Abby              Spetterebbe a me di leggere il servizio, stavolta, ma siccome tu non c’eri quando il signor Hoskins è venuto, voglio che lo faccia tu. (Marta si ferma sulle scale).

Marta             (Contenta) Sei molto cara, Abby. Veramente desideri che lo legga io?

Abby              E’ semplicemente giusto.

Marta             Credo che metterò il mio crespo nero e la vecchia spilla della mamma. (Riprende a salire ed Abby si dirige verso la cucina. Il campanello della porta suona).

Abby              Vado io, cara.

Marta             Ricordati che abbiamo promesso a Mortimer di non fare entrare nessuno.

Abby              Chi potrà essere?

Marta             Un momento, vado a guardare. (Si volge alla finestra sul pianerottolo e sbircia attraverso le tendine) Sono due uomini... non li ho mai visti.

Abby              Ne sei certa?

Marta             C’è una macchina all’angolo... devono essere venuti con quella.

Abby              Fammi guardare! (Corre vicino a lei. Altra bussata alla porta. Anche Abby sbircia dalla finestra).

Marta             Li riconosci?

Abby              Per niente.

Marta             Fingiamo di non essere in casa. (Un’altra bussata, poi la porta viene aperta lentamente e un uomo alto entra in mezzo alla stanza. Cammina con sicurezza e con disinvoltura come se la stanza gli fosse familiare. Si guarda intorno, in ogni direzione tranne che verso le scale. C è in lui qualcosa di sinistro, qualcosa che provoca un leggero brivido alla sua presenza. Forse è per Io sua andatura, per il suo comportamento e per la sua strana rassomiglianza con Boris Karloff. DaI pianerottolo, Abby e Marta lo osservano, quasi timorose di parlare. L’uomo si volge, indirizzandosi a qualcuno che è di fuori).

Scena 1/6      Jonathan, Einstein, Abby, Marta, Teddy

Jonathan        Entrate, dottore. (Il dottor Einstein entra. Ha un aspetto di topo. Il suo volto ha l’espressione benevola di un uomo che vive in una continua ebbrezza alcolica. C’è qualche cosa in lui che lo fa rassomigliare a un prete spretato. Rimane sella porta timido ma fidente) Questa è la casa della mia gioventù! (Il dottor Einstein si guarda intorno timidamente) Da ragazzo non vedevo l’ora di scapparmene. Ed ora sono felice di venirmici a rifugiare.

Einstein         (Parla con accento tedesco) Sicuro Chonny, è un bel nascondiglio.

Jonathan        La famiglia deve ancora abitare qui. C’è qualche cosa che farebbe riconoscere i Brewster in ogni parte del mondo. Spero che ci sia anche un vitello grasso per festeggiare il ritorno del figliuol prodigo.

Einstein         Gia, anch’io ho fame. (Vede il vitello grasso sotto lo forma di due bicchieri di vino) Guarda, Chonny! C’è da bere!

Jonathan        Come se ci avessero aspettati! E’ un buon augurio. (Einstein si precipita verso la tavola, oltrepassando Jonathan, diretto anche lui verso la tavola. Mentre stanno per prendere i bicchieri, Abby parla).

Abby              Chi siete? Che cosa fate qui? (Einstein e Jonathan si voltano e vedono le due sorelle).

Jonathan        Zia Abby! Zia Marta!Sono io, Jonathan.

Marta             Andate via di qui.

Jonathan        Ma sono Jonathan! Tuo nipote Jonathan!

Abby              Oh, no! Non somigliate per niente a Jonathan e quindi non fingete di esserlo! Andate subito via! (Un po’ bellicosamente, scende due o tre gradini).

Jonathan        Ma sì, zia Abby, sono proprio Jonathan. E questo è il dottor Einstein.

Abby              E nemmeno lui è il dottor Einstein.

Jonathan        Ma non il dottor Albert Einstein... il dottor Herman Einstein.

Abby              Ma voi chi siete? Non siete nostro nipote!

Jonathan        Vedo che hai ancora quel bell’anello di granato che la nonna portò dall’Inghilterra. (Abby sussulta, guarda l’anello e poi guarda verso Marta) E tu, zia Marta, hai sempre il colletto alto... per nascondere la cicatrice dove il nonno ti bruciò con l’acido. (Marta porta la mano allo gola. Le due sorelle si fissano l’un l’altra, poi tornano a guardare Jonathan).

Marta             La voce è quella di Jonathan.

Abby              Hai avuto qualche disgrazia?

Jonathan        No... (Si passa la mano sul collo) La mia faccia... (Si abbuia) E tutta colpa del dottor Einstein. (Le due sorelle guardano Einstein) E’ specializzato nella chirurgia plastica. Cambia le facce alla gente.

Marta             Ma io l’ho già vista, quella faccia! (Ad Abby) Ti ricordi quando abbiamo portato ai cinema il piccolo Schultz e io mi spaventai tanto? Era quella, la faccia! (Jonathan si fa fremente e guarda verso Einstein).

Einstein         Calma Chonny, calma! (Si mette rapidamente tra Jonathan e le zie) Non preoccupatevi! In questi ultimi cinque anni ho fatto a Chonny tre facce. Gliene farò subito un’altra. L’ultima faccia - anch’io ero andato al cinema poco prima di fare l’operazione - ero intossicato...

Jonathan        (Con crescente e minacciosa intensità) Vedi, dottore, quello che mi hai fatto... Perfino in casa mia...

Einstein         (Per calmarlo) Chonny! Pensa che sei a casa! In questa bella casa! (Alle zie) Quante volte mi ha parlato di Brooklyn, di questa casa, delle sue zie, e del bene che vuole a loro! (A Jonathan) Ti riconoscono, Chonny. (Alle zie) Lo vedete, è Chonny. Parlategli. Diteglielo! (Abby comincia a scendere lentamente).

Abby              Ebbene, Jonathan, è da molto tempo... Che cosa hai fatto in questi anni? (Marta prende a seguirla cautamente).

Marta             Sì, Jonathan, dove sei stato?

Jonathan        (Ricomponendosi) Inghilterra, Sud Africa, Australia... negli ultimi cinque anni, a Chicago. Il dottor Einstein e io siamo stati insieme per affari, laggiù.

Abby              Oh, noi siamo andate a Chicago per l’Esposizione Universale!

Marta             (In mancanza di altro da dire) L’abbiamo trovata una città molto calda.

Einstein         Già... anche per noi, si era fatta troppo calda.

Jonathan        E’ bello essere ancora a Brooklyn. E voi... Abby, Marta... non sembrate più vecchie di un giorno. Proprio come vi ricordavo... dolci, simpatiche... ospitali. (Si scambiano un rapido sguardo) E il caro Teddy... (Fa con la mano un gesto indicando un ragazzo di otto o dieci anni) Ha fatto la carriera politica? (Si volge a Einstein) Il mio fratellino era deciso a diventare presidente.

Abby              Oh, Teddy sta benissimo. Proprio benissimo. E anche Mortimer sta bene.

Jonathan        (Cupo) So tutto di Mortimer. Ho visto il suo ritratto sul giornale, in cima alla sua rubrica. E’ riuscito proprio come prometteva: un giornalista! Odioso fino da ragazzino.

Abby              (In tono di difesa) Noi vogliamo molto bene a Mortimer. (Pausa).

Marta             (A disagio) Ebbene, Jonathan, è un vero piacere averti riveduto.

Jonathan        (Espansivo) Che Dio ti benedica, zia Matta! Fa bene sentirsi ancora a casa. (Siede. Le due donne si guardano desolate).

Abby              Marta, non dobbiamo far traboccare la pentola. (Le dà una gomitata).

Marta             Sì, scusaci un momento, Jonathan... a meno che tu non abbia fretta di andare in qualche altro posto... (Jonathan la guarda in modo sinistro. Abby va in cucina, portando con se i bicchieri di vino. Marta prende la bottiglia del vino dal tavolo e la mette nella credenza, poi si affretta dietro a Abby).

Einstein         Bene, Chonny, dove andiamo, adesso? Bisogna decidersi subito. Alla polizia ci hanno le fotografie di quella faccia. Devo operarti immediatamente. Dobbiamo trovare un posto... e dobbiamo trovare un posto anche per il signor Spenalzo.

Jonathan        Non perdiamo tempo per quella carogna.

Einstein         Ma non possiamo lasciare un cadavere nella macchina! Non avresti dovuto ammazzarlo, Chonny. Era un brav’uomo, ci aveva dato un passaggio, e per tutto ringraziamento... (Fa il gesto di strangolare).

Jonathan        Aveva detto che somigliavo a Boris Karloff. E’ colpa tua, dottore. Bel lavoro, che hai fatto.

Einstein         Andiamo, Chonny, troviamo un posto e io rimedio a tutto.

Jonathan        Devi farlo immediatamente!

Einstein         Chonny, mi darai prima da mangiare. Ho fame. Sono debole. (Abby entra e si dirige vivacemente da Jonathan. Marta rimane in attesa sulla soglia).

Abby              Jonathan. siamo molto liete che tu ti sia ricordato di noi e ti sia preso il disturbo di venirci a salutare. Ma tu non sei mai stato felice in questa casa e noi non siamo mai state felici finché tu ci sei rimasto. Quindi siamo venute a salutarti.

Jonathan        (Dolce) Zia Abby, non posso dire che i tuoi sentimenti verso di me mi meraviglino. Ho passato molte ore a rimpiangere i dolori che vi ho dato da ragazzo.

Abby              Sei stato un vero fardello per noi, Jonathan.

Jonathan        Ma la mia delusione più grande è per il dottor Einstein. (Le zie guardano Einstein) Gli avevo promesso che, per quanta fretta avessimo avuto, lo avrei portato da zia Marta per fargli sentire uno dei suoi famosi pranzetti.

Marta             Ah...

Abby              Mi dispiace, ma temo che non ci sia abbastanza...

Marta             Per questo, c’è un buon arrosto con patate...

Jonathan        Arrosto con patate!

Marta             Credo che il meno che possiamo fare è...

Jonathan        Grazie, zia Matta! Resteremo a cena!

Abby              Bene, facciamo presto, allora.

Marta             Vado! (Va in cucina).

Abby              Se vuoi rinfrescarti un poco, Jonathan, puoi andate alla toilette del nonno, nel laboratorio.

Jonathan        E’ ancora li?

Abby              Oh, si, proprio come lo lasciò. Io aiuterò Marta a preparare, visto che abbiamo tanta fretta... (Esce in cucina).

Einstein         Beh, per fortuna ci siamo assicurati la cena.

Jonathan        Il laboratorio del nonno! (Guarda di sopra) E’ rimasto così com’era... Dottore, è una perfetta stanza operatoria!

Einsten           Peccato che non possiamo usarla.

Jonathan        Quando avrai finito con me... Dottore, ci potremo fare una fortuna, quaggiù! Il laboratorio... quello stanzone nell’attico... Dieci letti, dottore... E Brooklyn che ha tanto bisogno di te!

Einstein         Ma la maggior parte delle vecchie facce sono in galera.

Jonathan        Una piccolissima percentuale... e i ragazzi di Brooklyn sono famosi per pagare generosamente chi li fa rimanere fuori della galera.

Einstein         Calmati, Chonny. Le tue zie non ci vogliono qui.

Jonathan        Siamo rimasti a cena, no?

Einstein         Già, ma dopo cena?

Jonathan        Lascia fare a me, dottore, ci penso io. Questa casa sarà il nostro quartier generale per degli anni.

Einstein         Oh, sarebbe bello, Chonny! Questa simpatica casa tranquilla! E quelle tue ziette, tanto care! Sento già di volere bene a tutto. (Si dirige alla porta) Prendo i bagagli, eh?

Jonathan        Dottore! Dobbiamo aspettare di essere invitati!

Einstein         Ma tu hai detto...

Jonathan        Ti assicuro che saremo invitali.

Einstein         E se dicono di no?

Jonathan        (Feroce, con intenzione) Dottore, due povere vecchiette... (Siede sul divano).

Einstein         (Prendendo di tasca la fiasca di whisky e sdraiandosi sulla cassapanca) E’ come un bel sogno che diventa vero. Spero di non dovermi risvegliare. (Manda giù un sorso generoso) C’è tanta pace...

Jonathan        (Stendendosi sul divano) Si, dottore, è proprio questo che rende la casa perfettamente adatta per noi. E’ la casa più pacifica del mondo. (Teddy entra dalla cantina, manda un fortissimo richiamo col corno, poi marcia verso le scale e su, al piano superiore, mentre i due uomini guardano con un certo stupore il suo abbigliamento tropicale).

Teddy             (Sul ballatoio) Carica! (Si precipita su per le scale e fuori di scena per la porta ad arco. Jonathan si è alzato a guardarlo. Anche il dottore lo fissa, poi tracanna un’altra sorsata).

FINE PRIMO ATTO


SECONDO ATTO

LA SCENA PRECEDENTE

Scena 2/1      Jonathan, Einstein, Abby, Marta, Teddy

Jonathan è seduto in poltrona pienamente a suo agio, fumando il sigaro di dopo cena. Abby e Marta, sedute sulla cassapanca, lo guardano con una nervosa attenzione, nell’atteggiamento di chi desidera che i suoi ospiti se ne vadano via. Einstein è felice e soddisfatto. La tavola è stata sparecchiata e la camera è in ordine.

Jonathan        Già quei cinque anni di Chicago sono stati i più movimentati e i più felici della mia vita.

Einstein         E poi ce ne siamo andati a Sout Bend nell’Indiana. (Scuote il capo deprecativamente, Jonathan gli dà un’occhiata).

Jonathan        Non credo che le nostre esperienze nell’Indiana possano interessare le zie.

Abby              Bene, Jonathan, hai condotto una vita interessantissima. Ma non avremmo dovuto lasciarti parlare fin così tardi (Fa per alzarsi).

Jonathan        Posso dire che il mio incontro col dottor Einstein a Londra ha veramente cambiato la mia vita. Ricordatevi, ero stato nel Sud Africa, nel mercato dei diamanti grezzi e poi ad Amsterdam, quello dei diamanti lavorati. Volevo ritornare nel Sud Africa, e il dottor Einstein me lo ha reso possibile.

Einstein         E’ stato un bel lavoro Chonny. (Alle zie) Quando gli ho levato le bende era così diverso che l’infermiera ha dovuto presentarmelo.

Jonathan        Mi piaceva, quella faccia. Ne porto ancora un ritratto in tasca (Prende di tasca una fotografia, la guarda un momento, poi la passa a Marta, che la prende. Abby la guarda di sopra le spalle di lei).

Abby              Questo somiglia un po’ di più a com’eri prima, ma non ti avrei riconosciuto ugualmente. (Marta restituisce il ritratto a Jonathan).

Jonathan        Credo che faremmo bene a tornare a quella faccia dottore.

Einstein         Certo! Adesso.non c’è più pericolo.

Abby              (Alzandosi) So che avete fretta di andare a... dove dovete andare...

Marta             Già... (Si alza anche lei, eloquentemente).

Jonathan        Mie care zie, sono così pieno di questa deliziosa cena che non riesco a muovere un dito. (Manda una boccata di sigaro).

Einstein         Oh, si sta proprio bene, qui! (Si distende ancora meglio).

Marta             Ma ormai si è fatto tardi, e...

Teddy             (Appare in cima alle scale, con il suo sombrero, portando un libro aperto e un altro sombrero) L’ho trovata! L’ho trovata!

Jonathan        Che cosa hai trovato, Teddy?

Teddy             (Scendendo) La storia della mia vita... la mia biografia. (Si avvicina ad Einstein) Ecco il ritratto di cui vi parlavo, generale. Ecco, qui ci siamo tutti e due. (Mostra il libro aperto ad Einstein) “Il Presidente Teodoro Roosvelt e il generale Goethals a Culebra Cut”. Questo sono io, generale, e questo siete voi. (Einstein guarda il ritratto).

Einstein         Oh Dio, come sono cambiato!

Teddy             (Guarda Einstein dapprima un po’ imbarazzato, poi trova la spiegazione) Certo, perché questo ritratto non è stato ancora fatto. Non abbiamo nemmeno cominciato a lavorare a Culebra Cut. Stiamo ancora scavando le chiuse. Ed ora generale, andremo a Panama a ispezionare la nuova chiusa. (Poggia il libro ed offre a Einstein il sombrero).

Abby              No, Teddy, no a Panama!

Einstein         Ci andremo un’altra volta. Panama è troppo lontana!

Teddy             Sciocchezze, è qui giù in cantina.

Jonathan        In cantina?

Marta             Gli lasciamo scavare il canale di Panama in cantina.

Teddy             Generale Goethals, quale Presidente degli Stati Uniti, comandante in capo dell’esercito e della marina e vostro principale, vi chiedo di accompagnarmi ad ispezionare la nuova chiusa.

Jonathan        Teddy, credo che sia ora di andare a letto, per te. (Teddy si volge a guardare Jonathan).

Teddy             Perdonate, chi siete voi?

Jonathan        Sono Woodrow Wilson. Vai a letto.

Teddy             No, voi non siete Wilson, ma la vostra faccia mi è familiare. (Jonathan si irrigidisce) Fatemi pensare. Voi non siete nessuno che abbia conosciuto finora. Forse in seguito, nel mio viaggio in Africa, per esempio, sì, avete proprio l’aspetto di qualcuno che si può incontrare nella giungla. (Jonathan comincia a bollire).

Abby              E’ tuo fratello Jonathan, caro...

Marta             Si è fatto cambiare faccia.

Teddy             Ah ecco che cos’è: uno stregone!

Abby              Forse faresti meglio ad andare a letto: lui ed il suo amico devono ritornare al loro albergo. (Jonathan guarda Abby e poi, alzandosi si volge ad Einstein)

Jonathan        Generale Goethals, andate ad ispezionare il canale.

Einstein         Benissimo, signor presidente. Andiamo a Panama.

Teddy             (Dirigendosi alla porta della cantina) Ben, benone! (Einstein lo segue. Teddy apre la porta) Seguitemi, generale. E’ al sud, come sapete. (Einstein si mette il sombrero).

Einstein         Bene, buon viaggio. (Teddy esce ed Einstein lo segue. Quando la porta della cantina si è chiusa, Jonathan si volge ad Abby).

Jonathan        Zia Abby, devo correggere il tuo equivoco. Tu hai parlato del nostro albergo. Noi non abbiamo albergo. Siamo venuti direttamente qui...

Marta             Beh c’è un graziosissimo alberghetto proprio al secondo angolo della strada...

Jonathan        Zia Marta, questa è casa mia!

Abby              Ma Jonathan, tu non puoi restare qui. (Jonathan le dà un occhiata) Noi abbiamo bisogno delle nostre camere.

Jonathan        Ne avete bisogno?

Abby              Sì, per i nostri inquilini.

Jonathan        (Allarmato per un momento) Ci sono inquilini, in questa casa?

Marta             Beh in questo momento no, ma contiamo di averne.

Jonathan        Allora, la mia vecchia stanza è ancora libera.

Abby              Ma Jonathan, non c’è posto per il dottor Einstein.

Jonathan        Dividerà la camera con me.

Abby              No, Jonathan, temo che tu non possa rimanere qui.

Jonathan        (Freddamente) il dottor Einstein.ed io abbiamo bisogno di un posto per dormire. Poco fa avete raccontato che da ragazzo potevo diventare assai poco piacevole. Bene, credo che tutti noi desideriamo evitare delle cose... sgradevoli.

Marta             (Ad Abby,spaventata) Forse faremmo bene a tenerli, per questa notte.

Abby              Beh, solo per una notte, Jonathan.

Jonathan        D’accordo. Allora, se volete prepararmi la camera...

Marta             (Dirigendosi alle scale) E’ già pronta. Non ha bisogno che di un po’ d’aria...

Abby              La teniamo sempre in ordine per mostrarla agli inquilini. Sono sicura che tu e il dottor Einstein la troverete comodissima.

Jonathan        Il dottor Einstein è un ospite di molto riguardo. Temo che non lo apprezziate come si conviene. Ma ve ne accorgerete. In poche settimane vedrete un Jonathan completamente diverso.

Marta             (Fermandosi sul ballatoio) Ma non può mica operarti qui!

Jonathan        Quando il dottor Einstein ed io ci organizzeremo e riprenderemo a lavorare... Dimenticavo di dirti: trasformeremo il laboratorio del nonno in sala operatoria. Prevediamo di dover lavorare moltissimo.

Abby              (Dalla balaustra) Jonathan, non ti permetteremo di trasformare questa casa in un ospedale.

Jonathan        Un ospedale! Santo cielo, mai! Sarà un istituto di bellezza! (Einstein entra eccitato dalla cantina).

Einstein         Ehi, Chonny! Giù in cantina... (Vede le zie e tace).

Jonathan        Dottor Einstein, le mie care zie ci hanno invitato ad abitare con loro.

Einstein         E’... è già stabilito?

Abby              Beh stasera dormirete qui...

Marta             Sì, ma...

Abby              Solo per questa sera. (Escono dirigendosi al secondo piano).

Einstein         Chonny, lo sai che cosa ho visto giù in cantina?

Jonathan        Che cosa?

Einstein         Il canale di Panama.

Jonathan        Il canale di Panama?

Einsten           Proprio quello che ci vuole per il signor Spenalzo! Una buca che ha scavato Teddy, larga quattro piedi e lunga sei.

Jonathan        (Indicando) Laggiù?

Einstein         Come se si aspettassero che avremmo portato con noi il signor Spenalzo. Chonny, questa è la vera ospitalità.

Jonathan        Un bello scherzo da fare alle mie zie, dottore: farle vivere in una casa con un cadavere seppellito in cantina!

Einstein         Come facciamo a portarlo dentro, Chonny?

Jonathan        Già, non possiamo farlo camminare attraverso la porta. (Guarda dalla porta alla finestra) Mettiamo la macchina tra la casa e il cimitero e quando loro saranno andate a letto, porteremo dentro il signor Spenalzo attraverso la finestra.

Einstein         A letto! Che bellezza! Finalmente un vero letto! (Cava di tasca la bottiglia e fà per mandare giù un sorso).

Jonathan        Calma, dottore. Ricordati che domattina mi devi operare. E stavolta devi tenere la testa a posto.

Einstein         Vedrai, ti farò bellissimo.

Jonathan        Se non ci riesci... (Abby e Marta rientrano nel ballatoio).

Scena 2/2      Abby, Jonathan, Marta, Teddy, Einstein

Abby              La camera e pronta, Jonathan.

Jonathan        (Dirigendosi alla porta d’ingresso) Allora potete pure andare a letto, grazie. Noi portiamo la macchina dietro la casa.

Marta             Non c’è bisogno, sta bene dove si trova, fino a domattina. (Einstein ha aperto la porta).

Jonathan        Non voglio lasciarla nella strada, potrebbero farmi contravvenzione. (Esce con Einstein).

Marta             Abby, che dobbiamo fare?

Abby              (Scendendo le scale) Beh, innanzi tutto non li faremo restare più di una notte in casa nostra. Figurati che penserebbero i vicini: gente che entra qui con una faccia ed esce con un’altra.

Marta             Ma che faremo con il signor Hoskins?

Abby              Ah, già, il signor Hoskins. Non starà molto comodo, li dentro. Ha avuto tanta pazienza, povero caro. Credo che Teddy dovrebbe portarlo di sotto immediatamente.

Marta             Abby, non ho nessuna intenzione dì invitare Jonathan al servizio funebre.

Abby              Oh, no, cara. Aspetteremo che saranno andati a letto e poi verremo giù e faremo la cerimonia. (Teddy entra dalla cantina).

Teddy             Il generale Goethals è rimasto molto soddisfatto. Ha detto che il canale era proprio della misura giusta.

Abby              Teddy, c’è stata un’altra vittima della febbre gialla.

Teddy             Oh, Signore! Questo impressionerà molto il generale.

Marta             E allora sarà meglio non dirgli niente.

Teddy             Ma è proprio il suo compito...

Abby              No, non bisogna dirglielo. Guasterebbe la sua visita, Teddy.

Teddy             Mi dispiace, zia Abby, ma non é in mio potere. Bisogna dirglielo assolutamente. E’ una questione di competenza militare, capisci.

Abby              No, Teddy, bisognerà mantenerlo segreto.

Marta             Sì!

Teddy             Un segreto di Stato?

Abby              Sì, un segreto di Stato.

Marta             Prometti?

Teddy             Avete la parola del Presidente degli Stati Uniti. Che mi si spezzi il cuore e si disperda la vita. (Giura facendosi una croce sul cuore e sputando in terra) Ora vediamo un po’, come faremo a mantenerlo segreto?

Abby              Ecco, tu ritorni in cantina e quando io spengo la luce - quando è scuro - tu vieni su e porti quel poveretto giù nel canale. Vai, Teddy.

Marta             Noi verremo giù più tardi per il servizio.

Teddy             Potete annunciare che il Presidente dirà qualche parola. (Si dirige allo cantina poi si ferma) Dov’è quel disgraziato?

Marta             Nella cassapanca.

Teddy             Sembra che l’epidemia si allarghi. Non avevamo mai avuto casi di febbre gialla da quelle parti, prima. (Esce in cantina).

Abby              Quando Jonathan e il dottor Einstein ritorneranno, li manderemo subito a letto.

Marta             Sì, così si saranno già addormentati quando noi avremo finito di prepararci. Abby io non ho nemmeno visto il signor Hoskins, ancora...

Abby              Oh, è vero! Stavi fuori. Bene, vieni a vederlo adesso. (Si dirigono alla cassapanca) E’ davvero molto simpatico per essere un metodista. (Marta sta per alzare il sedile della cassapanca quando Jonathan caccia la testa tra le tendine della finestra. Esse fanno una salto all’indietro impaurite).

Jonathan        Portiamo dentro i nostri bagagli da qui. (Scavalca ed entra nella stanza).

Abby              La vostra stanza vi aspetta. Potete andare subito su. (Due valige ed una larga borsa medica vengono passate attraverso la finestra. Jonathan le poggia sul pavimento).

Jonathan        Credo che il nostro orario non sia quello delle buone famiglie di Brooklyn. Voi due andate pure a letto...

Abby              Ma dovete essere molto stanchi, tutti e due, e noi non abbiamo l’abitudine di andare a letto tanto presto.

Jonathan        Oh, ma fate male. E’ una vera fortuna che sia venuto io a prendermi cura di voi.

Marta             Beh, non pensavamo di andare a letto prima di...

Jonathan        (Severo) Mi hai sentito zia Marta? Ho detto di andare a letto. (Marta si ritira verso le scale. Einstein viene dalla finestra) Porta i bagagli di sopra. Gli strumenti andranno nel laboratorio domattina. (Poggia la borsa degli strumenti vicino alla cassapanca.) Dottore, la porteremo in laboratorio domattina. (Chiude fa finestra) E adesso andiamo tutti a letto. (Einstein si avvia per le scale e giunge al ballatoio di sopra, dove si ferma).

Abby              Aspetterò che siate saliti, per spegnere le luci. (Si avvicina all’interruttore).

Jonathan        Un’altra rampa, dottore. Vieni su, zia Marta (Marta va alla porta sul ballatoio e la apre. Einstein passa attraverso l’arco con i bagagli e Jonathan si ferma sul ballatoio, guardando giù verso Abby) Puoi spegnere, zia Abby.

Abby              (Guardando verso la porta della cantina) Vengo subito.

Jonathan        Andiamo, svelta! Spegni la luce! (Abby spegne,  Jonathan aspetta finché Abby sia venuta su e lei e Marta abbiano chiusa la porta della loro stanza,  poi si volge ed esce attraverso l’arco. La scena è interamente oscura. Teddy apre la porta della cantina, guarda fuori, vede che tutto è tranquillo, accende la luce in cantina e si dirige verso la cassapanca. Nell’oscurità si ode il famigliare cigolio dei cardini del sedile della cassapanca che viene aperto. Alcuni secondi dopo si vede l’ombra debole di Teddy che porta un fardello, passa attraverso la porta della cantina e chiude la porta dietro a sé, eliminando ogni luce dalla scena. Dopo qualche minuto, Jonathan ed Einstein vengono fuori sul ballatoio. Jonathan accende un cerino e facendosi lume scende le scale).

Einstein         (Sul ballatoio, ascoltando alla porta delle zie) Le zie dormono, Chonny, andiamo. (Scende).

Jonathan        Io apro la finestra. Tu vai fuori e me lo passi.

Einstein         Chonny, è troppo pesante per me. Vai tu fuori e spingilo dentro. Io sto qui e lo tiro. Poi insieme lo portiamo a Panama.

Jonathan        Va bene, ma fai presto. Io vado a dare un’occhiata intorno alla casa. Quando batto sui vetri, tu apri le finestra (Jonathan esce dalla porta d’ingresso, chiudendosi dietro. Einstein si dirige alla finestra, tenendo in mano un cerino acceso. Sbatte contro il tavolo, si brucia le dita e lo sentiamo succhiarsi il dito bruciato. Continua a dirigersi verso la finestra nell’oscurità. Poi lo sentiamo cadere rumorosamente).

Einstein         Accidenti! (Accende un altro cerino e alla sua luce ondeggiante vediamo che è caduto dentro la cassapanca) Dove sono andato a finire? Ah, qui. Ma chi l’ha lasciata aperta? Cretini! (Udiamo battere sul vetro mentre lui chiude la cassapanca e poi lo sentiamo aprire la finestra) Chonny? O.K. Allez-oop! Un momento, Chonny. Non sento l’altra gamba. Ah, ecco, ora l’ho presa. (Si ode il rumore di un corpo che cade e uno zittio dall’esterno) Ero io, Chonny. Sono scivolato.

Jonathan        (Da fuori) Zitto!

Eistein            Gli s’era sfilata la scarpa. (Pausa) Ecco, è fatto. Ci sono. Pfiu! (Nel silenzio si ode una bussata alla porta) Chonny! C’è qualcuno alla porta! Vai, svelto. No, faccio io qui. Vai! (Una seconda bussata. Un momento di silenzio, poi si ode il cigolio del cardine, il rumore di Einstein che colloca nella cassapanca il corpo del signor Spenalzo, poi un altro cigolio del coperchio che viene chiuso. Una terza bussata alla porta, che viene aperta e al debole chiarore di una lontana lampada stradale vediamo Elena che fa capolino nella stanza).

Scena 2/3      Elena, Jonathan, Einstein, Teddy, Abby, Marta, Mortimer

Elena              (Chiamando sotto voce) Miss Abby! Miss Marta! (Entra nel fioco fascio di luce e si dirige verso il centro della stanza, chiamando verso le scale) Miss Abby! Miss Marta! (Jonathan entra in fretta e lo sentiamo chiudere la porta. Helen si gira e sussulta) Chi è? Siete voi, Teddy? (Jonathan si avanza verso di lei) Chi siete?

Jonathan        E voi chi siete?

Elena              Sono Elena Harper, abito qui a fianco.

Jonathan        E che venite a fare? (Einstein passa intorno ad Elena, dirigendosi verso la porta d’ingresso).

Elena              Sono venuta a trovare miss Abby e miss Marta.

Jonathan        Accendi la luce, dottore. (Einstein accende lo luce) Temo che abbiate scelto un momento inopportuno per la vostra visita. (La oltrepassa dirigendosi alla finestra, sicuro di trovarvi il corpo del signor Spenalzo. Non lo trova e ne resta stupefatto).

Elena              (Prendendo il coraggio a due mani) Credo che dovreste spiegarmi che cosa state facendo qui.

Jonathan        Noi abitiamo qui. (Jonathan guarda fuori dalla finestra continuando a cercare lo scomparso signor Spenalzo).

Elena              Non è vero. Vengo tutti i giorni in questa casa e non vi ho mai visto prima. Dove sono miss Abby e miss Marta? Che cosa avete fatto loro?

Jonathan        Forse sarà bene che ci presentiamo. Questo è il dottor Einstein.

Elena              Il dottor Einstein! (Jonathan va a guardare sotto al tavolo per trovare il corpo di Spenalzo).

Jonathan        Un chirurgo di grande distinzione e... (Non trovando il cadavere) e una specie di mago.

Elena              E suppongo che adesso mi direte che voi siete Boris... (Jonathan si irrigidisce e dice seccamente).

Jonathan        Io sono Jonathan Brewster.

Elena              (Quasi spaventata) Oh... voi siete... Jonathan...

Jonathan        Vedo che avete sentito parlare di me.

Elena              Sì... proprio oggi... per la prima volta.

Jonathan        E che cosa vi hanno detto?

Elena              Che c’era un altro fratello, chiamato Jonathan... ecco... Bene, questo spiega tutto. Ora che so chi siete posso tornare a casa. (Corre alla porta e la trova chiusa)  Se per favore volete aprirmi la porta. (Jonathan va ad aprire la porta. Elena fa per avvicinarvisi, ma Jonathan si volge e la ferma con un gesto).

Jonathan        “Questo spiega tutto”? Che volete dire? E perché siete venuta qui a quest’ora di notte?

Elena              Mi era parso di vedere delle figure sospette aggirarsi intorno alla casa. Immagino che eravate voi. (Jonathan torna a chiudere a chiave la porta, lasciando la chiave nella serratura. Einstein e Jonathan si muovono entrambi lentamente verso Elena).

Jonathan        Vi è parso di vedere delle figure sospette?

Elena              Sì, ma non eravate voi,fuori? Non è vostra quella macchina?

Jonathan        Oh, avete visto qualcuno nella macchina!

Elena              Sì!

Jonathan        E che altro avete visto?

Elena              Nient’altro. E’ tutto. E’ per questo che sono venuta. Volevo dire a miss Abby di chiamare la polizia. Ma se eravate voi, ed è la vostra macchina, non c’è bisogno di disturbare miss Abby. Quindi me ne vado. (Fa un passo verso la porta. Jonathan le blocca la strada).

Jonathan        Che faceva l’uomo vicino alla macchina?

Elena              Non so. Capite, stavo venendo qui...

Jonathan        Mi pare che diciate delle bugie.

Einstein         No, Chonny, credo che dica la verità. Lasciamola andare, dammi retta.

Jonathan        Io credo invece che dica una bugia. Penetrare in una casa a quest’ora di notte. Credo che sia pericolosa. Non bisognerebbe lasciarla girare liberamente. (Le prende un braccio. Ella si tira indietro).

Elena              (Spaventata) Levatemi le mani di dosso...

Jonathan        Ed ora, cara signorina... (La porta della cantina si apre improvvisamente e ne viene fuori Teddy, che la chiude sbattendola. Tutti sussultano. Teddy li guarda).

Teddy             (Dolcemente) Sarà un funerale strettamente privato. (Si dirige verso i gradini).

Elena              (Lottando) Teddy! Teddy! Dite a questi uomini chi sono io!

Teddy             E’ mia figlia, Alice. (Elena lotta per liberarsi di Jonathan).

Elena              (Sempre lottando) No! No! Teddy! Teddy!

Teddy             Via, Alice, non fare la monella. Non dare fastidio ai signori. (Giunge al primo pianerottolo, estrae la sua spada immaginaria) Carica! (Carica su per le scale ed esce).

Elena              Teddy! Teddy! (Jonathan le gira il braccio dietro la schiena e le chiude bocca con la mano).

Jonathan        Dottore, il fazzoletto! (Prende il fazzoletto di Einstein con la mano libera e comincia a introdurglielo in bocca. Nell’abbandonare la stretta per fare ciò, Elena lascia andare un grido. Jonathan le rimette la mano sulla bocca) Dottore, la cantina! (Einstein apre la porta della cantina, poi corre a spegnere la luce. Jonathan spinge Elena in cantina e aspetta finché Einstein si unisce a lui e lo aiuti a tenerla. Nell’oscurità, sentiamo).

Abby              Ma che succede?

Marta             Che stanno facendo laggiù? (Jonathan chiude la porta della cantina su Helen ed Einstein mentre Abby accende la luce dal ballatoio. Abby e Marta sono sul ballatoio vestite per il funerale del signor Hoskins. Il signor Hoskins ha ricevuto l’omaggio di un lutto stretto ed elaborato).

Abby              Che cosa c’è? Che state facendo? (Jonathan tenendo chiusa la porta della cantina).

Jonathan        Abbiamo catturato un ladro, uno scassinatore. Tornate pure in camera vostra.

Abby              Allora chiamiamo la polizia! (Comincia a scendere).

Jonathan        L’abbiamo già chiamata noi. Pensiamo noi a tutto. Tornate in camera vostra. (Esse esitano) Avete capito? (Abby si volta come per tornare a salire quando la maniglia della porta esterna viene girata e poco dopo si sente bussare. Tutti si voltano verso la porta. Abby riprende a scendere) Non rispondere! (Elena corre fuori dalla cantina. Einstein la segue, cercando di afferrarla).

Elena              Miss Abby! Miss Marta!

Marta             Ma è Elena! (Una fortissima bussata alla porta. Abby si affretta ad aprirla e Mortimer entra portando una valigia. Alla vista di lui Helen corre nelle sue braccia. Egli lascia cadere la valigia e la abbraccia. Einstein e Jonathan si sono ritirati verso la porta dello cucina, pronti a correre fuori di lì).

Elena              Oh, Mortimer, dove sei stato?

Mortimer       Al teatro Bayes, e avrei fatto meglio a non andarci. (Vede Jonathan) Mio Dio, sto ancora lì!

Abby              Questo e tuo fratello Jonathan e... e questo è il dottor Einstein. (Mortimer gira lo sguardo per la stanza).

Mortimer       So bene che non è un incubo, ma allora cos’è?

Jonathan        Sono tornato a casa, Mortimer.

Mortimer       (Guardando lui ed Abby) Chi hai detto che è?

Abby              Tuo fratello Jonathan. Si è fatto cambiare la faccia. Il dottor Einstein l’ha operato.

Mortimer       Jonathan, sei stato sempre un orrore, ma che bisogno c’era di prenderne anche l’aspetto? (Jonathan fa un passo verso di lui. Einstein gli tira la giacca).

Einstein         Calma, Chonny, calma!

Jonathan        Mortimer, hai dimenticato le cose che ti facevo una volta? Ti ricordi quando ti legai alla spalliera del letto, con gli aghi sotto le unghie? Ti consiglio di non cercare altri guai, adesso.

Mortimer       Già, mi ricordo. Mi ricordo che eri la più detestabile, malvagia e velenosa forma di animale che abbia mai visto. (Jonathan si fa teso e muove un altro passo verso Mortimer. Abby si intromette tra di loro).

Abby              Via, via, ragazzi, non cominciate a litigare appena vi rivedete.

Mortimer       Non preoccupatevi, zia Abby, non ci sarà nessuna lite. Jonathan, tu non sei desiderato qui, e perciò vattene.

Jonathan        Il dottor Einstein ed io siamo stati invitati a rimanere.

Mortimer       Oh no, non in questa casa!

Abby              Solo stanotte.

Mortimer       Non posso tollerarlo vicino a me.

Abby              Ma noi li abbiamo invitati per questa notte, Mortimer, e non sarebbe simpatico ritirare la parola.

Mortimer       (Cedendo con riluttanza) Va bene allora, ma solo per questa notte. Domattina, per prima cosa, fuori. Dove dormiranno?

Abby              Nella vecchia stanza di Jonathan.

Mortimer       (Prendendo la valigia e dirigendosi alle scale) No, ci vado io, lì. Sono venuto per rimanerci qui.

Marta             Oh, Mortimer, come sono contenta!

Eistein            (A Jonathan) Chonny, noi possiamo dormire quaggiù.

Mortimer       Meno male che l’avete capito

Einstein         Tu dormi sul divano e io sulla cassapanca.

Mortimer       (Fermandosi istantaneamente al ricordo del signor Hoskins) La cassapanca! Oh, beh, smettiamo di discutere. Su quella cassapanca posso benissimo dormirci io, stanotte. (Scendendo mentre parla) Dormirò io sulla cassapanca.

Einstein         Chonny... tutta questa discussione... mi fa pensare al signor Spenalzo.

Jonathan        Spenalzo! Oh, Mortimer, non c’è nessuna ragione perché tu ti debba disturbare. Dormiremo noi quaggiù.

Mortimer       Jonathan, questi tuoi improvvisi riguardi verso di me non mi convincono affatto.

Einstein         Vieni, Chonny, portiamo via le nostre cose dalla stanza.

Mortimer       Non datevi fastidio, dottore.

Jonathan        Sai, dottore, ho completamente perduto le tracce del signor Spenalzo.

Mortimer       Chi è questo signor Spenalzo?

Einstein         (Sulle scale) Un amico nostro che Chonny stava cercando.

Mortimer       Non portate nessun altro qui dentro.

Einstein         E’ a posto, Chonny. Più tardi ti dirò. (Jonathan prende a salire).

Abby              Ma senza bisogno che vi disturbiate, io posso dormire con Marta e Mortimer può venire in camera mia.

Jonathan        (Sul ballatoio) Nessun disturbo, zia Abby. In due minuti porteremo via tutto e Mortimer avrà la sua stanza.

Mortimer       Perdete tempo. Vi ho già detto che voglio dormire qui. (Jonathan esce attraverso l’arco. Mortimer si dirige verso le scale e batte contro Elena) Oh, Elena!

Scena 2/4      Elena, Mortimer, Marta, Abby, Jonathan

Elena              Mortimer!

Mortimer       Che cos’hai, cara?

Elena              Mi hanno quasi ammazzata!

Mortimer       Ti hanno quasi... Abby! Marta! (Dà un rapido sguardo alle zie).

Marta             E’ stato Jonathan.

Abby              L’avevano presa per una ladra.

Elena              No, è qualcosa di più. Dev’essere un maniaco. (Si stringe di nuovo a Mortimer) Mortimer, ho paura di lui.

Mortimer       Oh, cara, ma tu tremi! (La fa sedere sul divano. Alle zie) Non avete mica dei sali?

Marta             No, ma non credi che del tè caldo o del caffè...

Mortimer       Caffè. Fatene un poco anche per me. E dei sandwiches. Non ho mangiato niente.

Marta             Vi porteremo qualcosa a tutti e due. (Abby si toglie il cappello e i guanti e li mette sulla credenza).

Abby              Marta, possiamo lasciare qui i nostri cappelli.

Mortimer       Non stavate mica uscendo, vero? Sapete che ora è? Mezzanotte passata. (Dà un rapido sguardo alla porta della cantina, ricordandosi) Elena, tu puoi andare a casa.

Elena              Come?

Abby              Ma non hai detto che volevi dei sandwiches per te e per Elena? Li prepariamo in un minuto.

Marta             Ricordati che volevamo festeggiare il vostro fidanzamento E ora lo faremo. Abbiamo una buona cenetta per voi, e apriremo una bottiglia di vino

Mortimer       (Riluttante) Va bene. (Le zie escono in cucina. Grida loro dietro) Ma niente vino!

Elena              (Alzandosi) Mortimer, che sta succedendo in questa casa?

Mortimer       Che vuoi dire?

Elena              Tu avresti dovuto portarmi a cena ed a teatro stasera, e hai cambiato idea. Mi hai chiesto di sposarti, io ho detto di sì, e cinque minuti dopo mi hai messo fuori di casa Adesso, appena dopo che tuo fratello ha cercato di strangolarmi, vuoi mandarmi via. Ora senti, prima di andarmene voglio sapere che cosa devo pensare. Tu mi ami o no?

Mortimer       (Avvicinandosi a lei) Ti amo molto, Elena. E ti amo al punto che non posso sposarti.

Elena              (Ritraendosi) Ma sei diventato pazzo?

Mortimer       Ancora no... ma questione di tempo. (La fa sedere sul divano) Capisci, la pazzia scorre nelle nostre vene. (Guarda verso lo cucina) Galoppa, direi! E’ per questo che non posso sposarti, cara.

Elena              (Non convinta) Un momento. Non può essere tutto qui.

Mortimer       E’ così, cara. C’e una strana maledizione, nel sangue dei Brewster. Se tu conoscessi veramente la mia famiglia...

Elena              Beh, ora solo perché Teddy...

Mortimer       Oh no, risale a molto più indietro. Il primo Brewster, quello che venne in America coi Puritani... Ebbene, sai che in quei tempi i pellirosse avevano l’abitudine di scotennare i pionieri. Lui, invece, scotennava i pellirosse.

Elena              Mortimer, ma questa è storia antica.

Mortimer       No, e tutta la famiglia, ti dico! Prendi mio nonno: provava le sue medicine sui morti per essere sicuro di non ammazzarli!

Elena              Non era poi tanto pazzo. Ha guadagnato milioni.

Mortimer       E poi c’è Jonathan. Hai detto tu stessa che è un maniaco. Ha tentato di ucciderti.

Elena              Ma è tuo fratello, non sei tu. Ed io sono innamorata di te.

Mortimer       E Teddy lo conosci bene. Crede di essere Roosevelt.

Elena              Anche Roosevelt crede di essere Roosevelt.

Mortimer       No, mia cara, nessun Brewster dovrebbe mai sposarsi. Mi accorgo ora che se avessi incontrato in tempo mio padre, lo avrei fermato a tutti i costi.

Elena              Mio caro, tutto questo non prova affatto che anche tu debba essere pazzo. Guarda le zie, per esempio. Anche loro sono delle Brewster, no?  Eppure sono le persone più sane e più care che io conosca.

Mortimer       (Dando un’occhiata verso la cassapanca e avvicinandovisi) Beh, anche loro hanno qualche piccola stranezza...

Elena              (Allontanandosi da lui) Si, ma sono tutte stravaganze simpatiche! Gentilezza, generosità, simpatia umana!

Mortimer       (Alza il sedile per dare una sbirciata al signor Hoskins e vede il signor Spenalzo) Ce n’è un altro!

Elena              (Volgendosi a lui) Ce ne sono molte altre, ma non potrai dirmi niente sulle tue zie che io non sappia già.

Mortimer       E non ha intenzione di dirtelo! (Avvicinandosi a Elena) Elena devi proprio andare a casa. E’ successo qualcosa di molto grave.

Elena              Ma cosa è successo?

Mortimer       Elena, lo so che agisco in un modo irrazionale, ma ti prego, attribuiscilo al fatto che sono un po’ pazzo, come tutti i Brewster.

Elena              Se credi di potertene uscire da tutto questo fingendo di essere matto, ti sbagli. Forse tu non mi sposerai, ma io ti sposerò. Io ti amo, stupidone!

Mortimer       (Spingendola verso la porta) Bene, se mi ami, te ne vuoi andare fuori di qui?

Elena              Almeno accompagnami a casa... ho paura!

Mortimer       Paura! Quattro passi attraverso il cimitero!

Elena              (Cambiando tattica) Mortimer, vuoi almeno salutarmi con un bacio? (Mortimer le si avvicina).

Mortimer       Certo. (Quello che Mortimer aveva pensato sarebbe stato un fuggevole avvicinamento, è mutato da Helen in un numero d’eccezione. Mortimer tuttavia, ne esce senza perdere la calma) Buona notte, cara. Ti chiamerò tra un giorno o due. (Lei si dirige alla porta con un freddo furore, l’apre e fa per uscire, poi gira sui tacchi verso Mortimer).

Elena              Dilettante... Critico! (Esce sbattendo la porta. Mortimer si volge e si precipita con decisione verso la porta della cucina).

Mortimer       Zia Abby! Zia Marta! Venite qui!

Abby              (Da fuori) Un momento,caro.

Mortimer       Venite subito! (Abby entra dalla cucina).

Abby              Che cosa vuoi, Mortimer? Dov’è Elena?

Mortimer       Mi avevi promesso di non fare entrare in casa nessuno finch’ero fuori.

Abby              Beh, Jonathan, è entrato da solo.

Mortimer       Non parlo di Jonathan.

Abby              E il dottor Einstein era con lui.

Mortimer       Non parlo nemmeno del dottor Einstein. Chi è quell’uomo nella cassapanca?

Abby              Te l’abbiamo detto… è il signor Hoskins.

Mortimer       Non è il signor Hoskins (Apre la cassapanca. Abby va a guardare e vede il signor Spenalzo).

Abby              (Stupita alla vista di uno sconosciuto) E chi potrà essere?

Mortimer       Vorresti dirmi che non l’hai mai visto prima? Zia Abby, questo è un altro dei vostri “signori”.

Abby              Mortimer, quest’uomo è un impostore! Se è venuto qui per farsi seppellire nella nostra cantina, si sbaglia.

Mortimer       Zia Abby, tu hai ammesso di aver nascosto il signor Hoskins nella cassapanca.

Abby              Si.

Mortimer       Bene, allora non può essere stato il signor Hoskins a dare l’idea a quest’altro. A proposito, dov’è il signor Hoskins?

Abby              Dev’essere andato a Panama.

Mortimer       Lo avete seppellito!

Abby              Non ancora, è giù ad aspettare il funerale, povero caro! Non abbiamo avuto un minuto di tempo, con Jonathan in casa.

Mortimer       Jonathan... (Alla menzione del nome di Jonathan, chiude la cassapanca).

Abby              Abbiamo sempre desiderato di poter fare un doppio funerale, ma non possiamo tenere un officio funebre per un perfetto sconosciuto.

Mortimer       Uno sconosciuto! Zia Abby, come posso crederti? Ci sono dodici uomini in cantina e tu riconosci di averli avvelenati.

Abby              (Con una mossa di orgoglio) Lo riconosco. Ma questo non vuoi dire che io debba essere una bugiarda. (Si avvia indignata verso la cucina chiamando) Marta! (Mortimer comincia a passeggiare. Jonathan avendo saputo dove si trova Spenalzo, entra da sopra e scende in fretta le scale, dirigendosi alla cassapanca. Vede Mortimer e si ferma).

Jonathan        Mortimer, vorrei dirti una parola.

Mortimer       Ho tempo solo per una parola, Jonathan, perché ho deciso che tu e il tuo antico dottore dovrete andarvene di qui il più presto possibile.

Jonathan        Sono lieto che tu riconosca che io e te non possiamo vivere sotto lo stesso tetto. Ma la soluzione è sbagliata. Sei tu che prenderai la valigia e te ne andrai! (Si dirige verso la cassapanca).

Mortimer       Jonathan stai cominciando ad annoiarmi. (Gira intorno al tavolo, mettendosi avanti a Jonathan) Hai intenzione di trascorrere una notte a Brooklyn. Sbrigati.

Jonathan        Mio caro Mortimer, solo perché sei riuscito a passare dal marciapiede alla macchina da scrivere, credi di essere cresciuto. (Scivola oltre Mortimer e va a sedersi sulla cassapanca) Sono io che resto e tu che te ne vai, e subito, anche.

Mortimer       Se credi di spaventarmi, Jonathan...

Jonathan        (Alzandosi e confrontando Mortimer) Ho vissuto una strana vita, Mortimer, ma ho imparato una cosa: a non aver paura di niente. (Per un secondo si fissano l’un l’altro con uguale coraggio. Abby rientra dalla cucina, seguita da Marta).

Abby              Marta, vai a guardare chi c’è nella cassapanca. (I due uomini si gettano entrambi sulla cassapanca e parlano e gesticolano simultaneamente).

Mort/Jona      Ma zia Abby... (Il viso di Mortimer si illumina. Si alza e dice con sorridente sicurezza).

Mortimer       Jonathan, fai vedere a zia Marta chi c’è nella cassapanca. (Jonathan si irrigidisce pericolosamente) Zia Abby, devo chiederti scusa. Ho una buonissima notizia per te. Jonathan ci lascia. Porterà con sé il dottor Einstein e i1 suo compagno più freddo. (Si avvicina a Jonathan) Tu sei mio fratello, Jonathan, e sei un Brewster. Ti darò la possibilità di andartene e di portare via la prova. Non chiedermi di più. (Jonathan non si muove) Benissimo. In questo caso, dovrò chiamare la polizia. (Si dirige al telefono).

Jonathan        Non alzare quel telefono. (Si avvicina rapidamente a Mortimer) Vuoi darmi ancora degli ordini, dopo che hai visto quello che è successo al signor Spenalzo?

Marta             Spenalzo?

Abby              Lo dicevo che era uno straniero.

Jonathan        (A Mortimer) Ricordati: quello che è successo al signor Spenalzo può succedere anche a te. (Una bussata alla porta. Essa viene aperta e il sergente O’Hara caccia la testa dentro).

Scena 2/5      O’Hara, Abby, Mortimer, Marta, Jonathan, Einstein

O’Hara           Oh, salve...

Abby              Buonasera sergente. C’e qualcosa che possiamo fare per voi?

O’Hara           Ho visto la luce accesa e ho pensato che qualcuno potesse star male. Oh, avete ospiti. Scusate se vi ho disturbato. (Mortimer si affretta da O’Hara e lo tira nella stanza).

Mortimer       No, no, affatto! Entrate!

Abby              Sì, entrate!

Marta             Venite, sergente Questo è nostro nipote Mortimer.

O’Hara           Piacere di conoscervi.

Abby              E questo è un altro nostro nipote, Jonathan.

O’Hara           Felice di fare la vostra conoscenza. Beh, molto carino che i vostri nipoti vengano a trovarvi. Si tratterranno qualche giorno?

Mortimer       Io sì. Mio fratello Jonathan sta per andarsene. (Jonathan si avvia verso le scale. O’Hara lo ferma).

O’Hara           Dite, non ci siamo mai incontrati, noi?

Abby              Temo di no. Sono anni che Jonathan non viene a casa.

O’Hara           (A Jonathan) Eppure, la vostra faccia ha un aspetto familiare. Forse avrò visto qualche vostro ritratto, in qualche posto...

Jonathan        Non credo. (Si affretta su).

Mortimer       Se fossi in te mi sbrigherei, Jonathan. Hai già pronte le valige, no? (Jonathan esce).

O’Hara           Bene, vi lascio ai vostri saluti. Scappo. (Si dirige alla porta).

Mortimer       (Fermandolo) Ma perché tanta fretta? Vorrei farvi restare finché mio fratello non va via.

O’Hara           Ma ho dato solo un’occhiata per vedere se tutto era a posto...

Mortimer       Prenderemo il caffè tra un minuto. Non volete accomodarvi con noi?

Abby              Già, avevo dimenticato il caffè. (Corre via).

Marta             Farò bene a fare qualche sandwich di più. Ormai conosco il vostro appetito, sergente O’Hara (Va in cucina).

O’Hara           (Mentre lei va via) Non disturbatevi. Devo rientrare tra qualche minuto.

Mortimer       Ma potete prendere una tazza di caffè con noi. Mio fratello andrà via subito.

O’Hara           Devo aver visto qualche fotografia di vostro fratello per la casa. Ce ne sono in giro?

Mortimer       Non credo.

O’Hara           Eppure, mi ricorda qualcuno.

Mortimer       Probabilmente somiglierà a qualcuno che avete visto al cinema.

O’Hara           Non vado mai al cinema. Lo detesto. Mia madre dice che il cinema è un’arte bastarda.

Mortimer       Infatti, ce ne sono tanti... E’ vostra madre che lo dice?

O’Hara           Sì. Era un’attrice. Un’attrice di teatro. Forse l’avete sentita nominare: Ortensia Latour.

Mortimer       Mi pare di aver visto questo nome su qualche programma. In che ha recitato?

O’Hara           Il suo più grande successo è stato “Potassa e Madreperla”. L’ha recitato per tre anni. Io sono nato in tournée. La terza stagione.

Mortimer       Ah. sì?

O’Hara           Già. A Sioux City, nello Iowa. Sono nato in camerino alla fine del secondo atto, e mia madre ha recitato il finale.

Mortimer       Che attrice! Dev’essere un bel personaggio, vostra madre. Sapete, io scrivo per il teatro.

O’Hara           Veramente? Dite, non siete mica Mortimer Brewster, il critico drammatico? (Mortimer annuisce) Oh, sono proprio lieto di conoscervi. Stiamo nel medesimo ramo di affari.

Mortimer       Davvero?

O’Hara           Sì, io scrivo commedie. Faccio il poliziotto solo temporaneamente.

Mortimer       E da quanto tempo siete nella polizia?

O’Hara           Dodici anni. Raccolgo materiale per una commedia.

Mortimer       Verrà un capolavoro.

O’Hara           Lo spero, con tutti i drammi che vedo facendo il poliziotto! Signor Brewster, non avete idea di quello che succede a Brooklyn.

Mortimer       Credo di sì.

O’Hara           (Guarda l’orologio) Oh, devo proprio andare. (Si avvia).

Mortimer       (Fermandolo) Un momento, quella vostra commedia... Sapete, io potrei aiutarvi.

O’Hara           Davvero? Oh, stato proprio il destino che mi ha fatto entrare qui, stasera. Sentite, vi racconto la trama. (Jonathan ed Einstein entrano da sopra, portando le valige).

Mortimer       Oh, Jonathan, stai per andare, eh? Bene! Non hai molto tempo, sai.

Abby              (Entrando dalla cucina) E’ quasi pronto. (Vede Jonathan ed Einstein) Oh, vai via, Jonathan? Beh, arrivederci. Arrivederci, dottor Einstein. (Nota la borsa con gli strumenti medici accanto alla finestra) Oh, questa borsa non è vostra?

Mortimer       Sì, Jonathan, non puoi andar via senza tutte le tue cose. (Ad O’Hara) Bene. O’Hara, piacere di avervi conosciuto. Ci rivedremo. E parleremo del vostro lavoro.

O’Hara           Oh, no, non me ne vado più, ora, signor Brewster.

Mortimer       Perché?

O’Hara           Vi siete offerto di aiutarmi, no? Ebbene, io e voi scriveremo la commedia insieme.

Mortimer       No, O’Hara, non posso. Io non sono un autore.

O’Hara           Penserò io alla parte creativa. Voi metterete soltanto le parole.

Mortimer       Ma, O’Hara...

O’Hara           No, signor Brewster, non lascerò questa casa se non vi avrò raccontato l’intreccio. (O’Hara va a sedersi sulla cassapanca).

Jonathan        In questo caso, Mortimer, noi ce ne andiamo. (Si dirige alla porta).

Mortimer       No, Jonathan, non ci provare! Non te ne puoi andare così. Devi prenderti tutto... (Ad O’Hara) Sentite, O’Hara, voi andate, ora. Mio fratello sta per andar via, e...

O’Hara           Bene, posso aspettare. Ho aspettato dodici anni. (Marta entra con i sandwiches e il caffè su di un vassoio).

Marta             Scusatemi se vi ho fatto aspettare.

Mortimer       Non li portare qui! O’Hara, volete venire con noi a fare uno spuntino in cucina?

Marta             In cucina?

Abby              Jonathan sta per andarsene.

Marta             Oh, va benissimo! Venite, signor O’Hara. (Riporta il vassoio in cucina).

Abby              Signor O’Hara, non vi dispiace mangiare in cucina?

O’Hara           E in quale altro posto si deve mangiare? (Esce in cucina).

Abby              Addio, Jonathan, è stato un piacere averti rivisto. (Si affretta in cucina).

Mortimer       (Chiudendo la porta della cucina dietro ad Abby) Jonathan, sono contento che tu sia tornato a Brooklyn, perché mi hai dato la possibilità di cacciarti via. (Apre la cassapanca) E il primo ad uscire sarà il tuo amico, il signor Spenalzo.

O’Hara           (Comparendo sulla porta) Sentite, signor Brewster! (Mortimer chiude in fretta la cassapanca) Potremmo parlar qui...

Mortimer       No, vengo subito, O’Hara. (Spinge indietro O’Hara in cucina).

Jonathan        (Ironicamente) Avrei dovuto capire che avresti finito con lo scrivere una commedia con un poliziotto.

Mortimer       Sbrigatevi adesso... tutti e tre! (Esce, chiudendo la porta).

Jonathan        (Poggiando i bagagli) Dottore, quest’affare tra mio fratello e me dev’essere sistemato.

Einstein         Andiamo, Chonny, abbiamo già abbastanza guai. Tuo fratello ci permette di squagliarcela, che vuoi di più?

Jonathan        Non mi capisci, dottore. (Apre la cassapanca) Questo è un conto di molti anni fa.

Einstein         Via, Chonny, andiamocene.

Jonathan        Non ce ne andremo. Noi dormiremo qui, stanotte.

Einstein         Con un poliziotto in cucina e il signor Spenalzo nella cassapanca?

Jonathan        Stai a sentire, dottore. (Chiude la cassapanca) porteremo fuori il signor Spenalzo e lo butteremo a mare, poi torneremo, e se lui cerca di darci fastidio...

Einstein         Ma via, Chonny...

Jonathan        Dottore, sai bene che quando una cosa è stabilita nel mio cervello...

Einstein         Quando una cosa è a stabilita nel tuo cervello, allora perdi la testa. Brooklyn non è un posto buono per te, Chonny.

Jonathan        (In tono di comando) Dottore!

Einstein         O.K. Va bene… finché non andrà male. (Indica i bagagli) Se torniamo, dobbiamo portarceli appresso?

Jonathan        No. Lasciali qui. (Guarda verso l’alto, poi verso la porta della cantina) Nascondili in cantina. (Einstein si dirige alla porta della cantina con la borsa degli strumenti) Presto! Spenalzo potrà uscire allo stesso modo in cui è entrato. (Einstein esce in cantina. Jonathan porta gli altri bagagli vicino alla porta della cantina, poi apre la finestra. Einstein viene su dalla cantina molto eccitato).

Einstein         Ehi, Chonny! Vieni a vedere!

Jonathan        Che c’è?

Einstein         Sai quella buca in cantina?

Jonathan        Sì.

Scena 2/6      Einstein, Mortimer, Jonathan, O'Hara, Marta, Abby

Einstein         Bene... C’è nato qualche cosa. (Entrambi scompaiono in cantina. Mortimer entra dalla cucina finendo un sandwich e guarda per la stanza. Vede le due valigie e nota la finestra aperta. Va a guardare nella cassapanca e vede che il signor Spenalzo è ancora lì, la chiude e, inginocchiandovisi sopra, si sporge dalla finestra e chiama sottovoce).

Mortimer       Jonathan! Jonathan! (Jonathan ed Einstein escono dalla cantina senza che Mortimer se ne avveda e vengono avanti nella stanza) Jonathan!

Jonathan        Sì, Mortimer...

Mortimer       (Volgendosi e vedendo Jonathan, con ira) Dove siete stati? Vi avevo detto di..

Jonathan        Noi non ce ne andiamo.

Mortimer       Ah no, eh? Credete che non parli sul serio? Volete che vada a dire alta polizia chi c’è nella cassapanca?

Jonathan        (Con fermezza) Noi restiamo qui.

Mortimer       E va bene! L’avete voluto voi! Così mi libererò di voi e di O’Hara nello stesso tempo! (Va alla porta della cucina) Sergente O’Hara.

Jonathan        Se dici a O’Hara quello che c’è nella cassapanca, io gli dirò quello che c’è in cantina.

Mortimer       (Chiudendo immediatamente la porta) In cantina?

Jonathan        C’è un anziano signore laggiù e sembra ben sicuro di essere morto.

Mortimer       Che siete andati a fare in cantina?

Einstein         E “lui”, che cosa è andato a fare in cantina? (Si ode la voce di O’Hara fuori scena).

O’Hara           No grazie, grazie! Ne ho gia mangiati parecchi! Erano buonissimi!

Jonathan        Beh, che dirai adesso al sergente O’Hara? (O’Hara entra).

Mortimer       (Spingendolo verso la porta esterna) No, O’Hara! Non potete ora! Dovete tornare alla polizia!

O’Hara           Al diavolo la polizia! Chiamerò le vostre zie e racconterò l’intreccio a tutti.

Mortimer       No, O’Hara, dinanzi a tante persone, non va. Ci metteremo in disparte soli, più tardi.

O’Hara           Dite, che ne direste della saletta Kelly?

Mortimer       (Spingendolo verso la porta) Benissimo! Voi andate a presentarvi ora, e più tardi ci incontreremo da Kelly.

Jonathan        Perché non andate in cantina, tutti e due?

O’Hara           Per me va bene. (Si dirige alla porta della cantina) E’ questa la cantina?

Mortimer       (Afferrandolo) No! Andremo da Kelly! Ma voi andrete in ufficio a dare il cambio, strada facendo, no?

O’Hara           Sì, non ci metterò che un paio di minuti. (Mortimer lo spinge verso la porta di ingresso, poi si volge a prendersi il cappello).

Mortimer       (A Jonathan) Mi libererò di questo accidenti e tornerò tra cinque minuti. Immagino che non ci sarete più. (Ad O’Hara) Aspettatemi. (Esce, chiudendo la porta).

Jonathan        Lo aspetteremo, dottore. Ho aspettato per molti anni un’occasione come questa.

Einstein         Lo abbiamo preso dove lo volevamo! Hai visto che aria colpevole!

Jonathan        Riporta i bagagli in camera nostra, dottore. (Va alla finestra e la chiude. Abby entra, asciugandosi le mani sul grembiule, seguita da Marta, che ha un piattino e uno strofinaccio in mano).

Abby              Se ne sono andati? (Vede Jonathan e Einstein) Oh… ci era parso di sentire qualcuno che se ne andava...

Jonathan        Era Mortimer, ma tornerà tra qualche minuto. C’è rimasto niente da mangiare, in cucina? Il dottor Einstein ed io avremmo piacere di mettere qualche cosa sotto i denti.

Marta             Ma non avrete il tempo...

Jonathan        Preparateci qualcosa da mangiare mentre noi andiamo a seppellire il signor Spenalzo in cantina.

Marta             Oh,no!

Abby              (Molto animata) Non può stare nella nostra cantina, Jonathan. Devi portarlo via con te.

Jonathan        C’è un amico di Mortimer, là sotto, che lo aspetta.

Abby              Un amico di Mortimer?

Jonathan        Lui e il signor Spenalzo andranno molto d’accordo. Sono tutti e due morti.

Marta             Devono alludere al signor Hoskins.

Einstein         Il signor Hoskins?

Jonathan        E così, voi sapete quello che c’è là sotto?

Abby              Certo che lo sappiamo, e non è un amico di Mortimer. E’ uno dei nostri signori.

Elnstein         Dei vostri sigrori?

Marta             (Con fermezza) E non permetteremo che degli estranei vengano sepolti nella nostra cantina.

Jonathan        Ma il signor Hoskins...

Marta             Il signor Hoskins non è un estraneo.

Abby              E poi non c’è spazio per il signor Spenalzo. La cantina e già piena.

Jonathan        Piena? E di che?

Abby              Ci sono dodici tombe laggiù, oramai.

Einstein         Dodici tombe!

Abby              Quindi ci resta ben poco spazio, e noi ne avremo bisogno.

Jonathan        Volete dire che tu e zia Marta avete assassinato…

Abby              Assassinato! Certamente no! E’ una delle nostre opere buone.

Marta             Lo facciamo soltanto per misericordia.

Abby              (Con un gesto definitivo) Perciò portate fuori dì qui il vostro signor Spenalzo.

Jonathan        (Stupito e impressionato) Voi avete fatto questo... qui in casa... e li avete seppelliti laggiù?

Einstein         Chonny. siamo stati inseguiti per tutto il mondo... e loro se ne sono rimaste qui a Brooklyn hanno avuto lo stesso risultato.

Jonathan        Che vuoi dire?

Einstein         Tu ne hai fatti dodici, Chonny. E loro ne hanno fatti dodici.

Jonathan        (Con orgoglio ferito) Io ne ho fatti tredici.

Einstein         No, dodici, Chonny.

Jonathan        Tredici! C’è il signor Spenalzo! Poi il primo a Londra, due a Johannesburg, uno a Sidney, uno a Melbourne, due a San Francisco, uno a Phoenix in Arizona...

Einstein         Phoenix?

Jonathan        La stazione di rifornimento. I tre di Chicago e quello dì South Bend, che fanno tredici.

Einstein         Ma, Chonny, non puoi contare quello di South Bend. E’ morto di polmonite.

Jonathan        (Difendendo il suo record) Ma non avrebbe preso la polmonite se io non gli avessi sparato.

Einstein         No, Chonny, è morto di polmonite, non lo puoi contare.

Jonathan        E io lo conto! Ho detto tredici!

Einstein         No, Chonny, sono dodici. E sono dodici anche i loro. Le vecchie signore sono brave quanto te.

Jonathan        (Girando i tacchi verso di loro) Ah sì, eh? La vedremo subito! Non me ne serve che uno, e basta! Appena uno di più! (Mortimer entra in fretta, chiudendo la porta dietro di sé, e si volge verso di loro con un sorriso nervoso).

Mortimer       Bene... Eccomi qui! (Jonathan guarda Mortimer spalancando gli occhi come qualcuno che abbia appena risolto un problema).

FINE SECONDO ATTO


TERZO ATTO

Primo Quadro

Scena 3/1      Marta, Abby, Einstein, Jonathan, Mortimer

Il sipario si leva sulla scena vuota; si odono delle voci, voci in disaccordo, che giungono dalla cantina. Attraverso la porta aperta.

Marta             (Fuori scena) Smettetela! Basta!

Abby              (Fuori scena) Questa e casa nostra, la cantina è nostra e non avete il diritto di farlo!

Einstein         (Fuori scena) Signore! Per favore andate di sopra, dov’è il vostro posto.

Jonathan        (Fuori scena) Marta! Abby! Andate via!

Marta             (Fuori scena) E’ inutile fare quello che state facendo, perché tanto dovrete disfarlo!

Abby              (Fuori scena) Vi dico che noi non lo permetteremo! (Marta entra dalla cantina).

Marta             Ve ne accorgerete! Vedrete chi è il padrone di casa, qui! (Va alla porta sulla strada, l’apre e guarda fuori. Abby entra nella cantina. Entrambe le donne hanno i cappelli in testa).

Abby              Vi avverto per l’ultima volta! Smettetela!  (A Marta) Non è tornato ancora Mortimer?

Marta             (Chiude la porta) No.

Abby              E’ una cosa terribile. Seppellire un buon metodista insieme a uno straniero!

Marta             Non permetterò che la nostra cantina venga profanata!

Abby              E avevamo promesso ai signor Hoskins un funerale cristiano in tutta regola... Dove credi che sia andato Mortimer?

Marta             Non so. Ma starà certamente facendo qualche cosa. Prima dì uscire ha detto a Jonathan: “Aspetta e vedrai che aggiusterò tutto!”

Abby              Sì, ma non può aggiustare niente finché non è in casa. (Voltandosi verso la porta della cantina) Noi non vogliamo altro che si aggiustino le cose laggiù. (Mortimer entra dalla strada, recando in mano le carte per il ricovero di Teddy al manicomio).

Mortimer       (Cupo) Bene. E ora, dov’è Teddy?

Abby              Mortimer, dove sei stato?

Mortimer       Dal dottor Gilchrist. Gli ho fatto firmare le carte per il ricovero di Teddy.

Marta             Ma che ti è venuto in mente?

Abby              Andare in giro a quest’ora per farsi firmare le carte!

Marta             La sai che sta facendo Jonathan?

Abby              Sta mettendo sotto terra il signor Hoskins insieme al signor Spenalzo

Mortimer       Ah, sì, eh? Beh, lasciatelo fare. Teddy è in camera sua?

Marta             Teddy non servirebbe a niente.

Mortimer       Quando anche lui avrà firmato queste carte, allora me la vedrò con Jonathan.

Abby              Ma che c’entrano con Jonathan?

Mortimer       Non potevate fare a meno di dire a Jonathan di quelle dodici tombe? Se riuscirò a far credere che il responsabile è Teddy, sarò riuscito a proteggervi, non capite?

Abby              No, non capisco. Noi paghiamo le tasse e abbiamo la polizia che ci protegge.

Mortimer       (Dirigendosi alle scale) Scendo subito.

Abby              Vieni, Marta. (A Mortimer) Noi andiamo a chiamare la polizia. (Egli si precipita giù per le scale alla porta d’ingresso).

Marta             Ma perché non vuoi?

Mortimer       Perché se parlerete del signor Spenalzo, troveranno anche il signor Hoskins e questo potrebbe incuriosirli e far trovare loro anche gli altri undici.

Abby              Mortimer, noi conosciamo la polizia meglio di te. Non credo che s’intrometterebbero nei nostri affari privati se noi chiedessimo loro di non farlo.

Mortimer       Ma se troveranno i vostri dodici signori dovranno pur fare un rapporto alla centrale.

Marta             (Tirandosi su i guanti) Non credo che se ne prenderanno la pena. Dovrebbero fare un rapporto molto lungo, e se c’è una cosa che i poliziotti detestano è lo scrivere.

Mortimer       Non potete contare su questo! E non crediate che un giudice o una giuria vi capirebbero!

Marta             Il giudice Cullman sì.

Abby              (Aggiustandosi i guanti) Lo conosciamo benissimo.

Marta             Viene sempre a pregare in chiesa prima delle elezioni.

Abby              E un giorno verrà a prendere il tè da noi. Ce l’ha promesso.

Marta             Dovremmo parlare anche a lui Abby. (A Mortimer) Sua moglie è morta alcuni anni fa e lo ha lasciato completamente solo al mondo.

Abby              Vieni, Marta. (Si dirige verso la porta, ma Mortimer ci arriva prima).

Mortimer       Non potete farlo, non ne lo permetterò. Non lascerete questa casa... e non inviterete il giudice Cullman a prendere il tè!

Abby              Beh, se tu non vuoi fare nulla per la faccenda dei signor Spenalzo, saremo costrette ad andare.

Mortimer       Ma io sto facendo moltissimo! Potremo chiamare la polizia più tardi, ma quando lo faremo voglio essere al sicuro.

Marta             Devi mandare via Jonathan da questa casa!

Abby              E il signor Spenalzo pure!

Mortimer       Per piacere, volete lasciarmi fare a modo mio? Devo prima parlare con Teddy. (Si dirige alle scale).

Abby              Se appena si fa giorno non saranno fuori di qui, noi andremo a chiamare la polizia. (Mortimer si volge, in cima alle scale).

Mortimer       Saranno fuori, ve lo prometto! Andate a letto ora, volete? E per amor di Dio, levatevi questi abiti: sembrate due gerarchi fascisti! (Esce).

Marta             Beh, questo è un sollievo, Abby.

Abby              Se Mortimer si decide a fare qualcosa, Jonathan si metterà nei guai senza necessità. Sarà bene avvertirlo. (Jonathan viene su dalla cantina) Jonathan, faresti bene a smettere quello che stai facendo.

Jonathan        E’ già fatto. Era la voce di Mortimer poco fa?

Abby              Beh, allora bisognerà disfarlo. All’alba dovrete essere tutti fuori di casa.

Jonathan        Ah, davvero? Beh, se è così, tu e zia Marta potete andarvene a letto a passare una notte tranquilla.

Marta             (Sempre un po’ svaventata da Jonathan) Sì. Vieni, Abby. (Si dirigono su per le scale).

Jonathan        Buonanotte, ziette. (Le sorelle si voltano in cima alle scale).

Abby              Non buonanotte, Jonathan, ma addio! Quando ci alzeremo, tu non sarai più in casa. Mortimer ce l’ha promesso.

Marta             E credo che sia capace di mantenere le promesse!

Jonathan        Allora Mortimer è tornato?

Abby              Sì, è di sopra a parlare con Teddy.

Marta             Addio, Jonathan.

Jonathan        (Calmo) Forse fareste meglio a dire addio a Mortimer.

Abby              Oh, lo vedrai tu, Mortimer.

Jonathan        (Teso) Sì, lo vedrò io. (Abby e Marta escono. Jonathan resta in piedi senza muoversi. La sua mente è occupata da un’idea omicida. Dopo una notevole pausa Einstein viene su dalla cantina spolverandosi. Calza le scarpe del signor Spenalzo).

Einsten           Pfui! Tutto fatto, liscio come l’olio. Nessuno saprà mai che stanno laggiù. (Jonathan sta sempre immobile) Ho proprio voglia di farmi un sonnellino. Sono quarantotto ore che non chiudiamo occhio. Vieni, Chonny, andiamo su. (Gli occhi di Jonthan si muovono verso Einstein).

Jonathan        Ti dimentichi di qualcuno, dottore.

Einsten           Di chi?

Jonathan        Di mio fratello Mortimer.

Einsten           Oh, stanotte? Ho troppo sonno. Lo faremo domattina...

Jonathan        No, adesso. Subito!

Einsten           Ti prego, Chonny... Sono stanco... Domani devo operare...

Jonathan        E domani opererai. Ma stanotte dobbiamo sistemare Mortimer.

Einsten           No, adesso andiamo a letto, eh?

Jonathan        Dottore, guardami! (Einstein lo guarda e si scuote, raddrizzandosi) Vedi bene che bisogna farlo, no?

Einsten           Ahi, Chonny, lo vedo sì. Lo conosco quello sguardo!

Jonathan        Ed è troppo tardi ormai per sciogliere la nostra società.

Einsten           Va bene, Chonny, lo faremo. Ma alla svelta, no? La strizzatina londinese... (Esemplifica chiaramente torcendo in un istante un ipotetico collo).

Jonathan        No, dottore, credo che questa volta ci voglia qualche cosa di speciale. (Jonathan comincia a pregustare un raro piacere) Forse, il metodo di Melbourne.

Einsten           No, Chonny! Quello no! Due ore! E quando tutto è finito, l’uomo è morto tale e quale come quello di Londra.

Jonathan        A Londra abbiamo dovuto lavorare troppo in fretta. Nessuna soddisfazione estetica. Invece, Melbourne... Quella sì, che è una cosa da ricordare!

Einsten           Ricordare! (Rabbrividisce) Vorrei potermelo dimenticare. No, Chonny, Melbourne no... Io no...

Jonathan        Si, dottore... Dove sono gli strumenti?

Einsten           Io non lo farò, Chonny! Non lo farò!

Jonathan        Prendi gli strumenti!

Einsten           No, Chonny!

Jonathan        Dove sono? Oh, sì. Li hai nascosti in cantina. Dove?

Einsten           Non te lo dirò!

Jonathan        Li troverò ugualmente, dottore. (Va in cantina. Einstein passeggia disperatamente per un momento. Teddy esce sul ballatoio con il suo corno e lo alza come per suonarlo. Mortimer si slancia dietro a lui e lo afferra).

Scena 3/2      Mortimer, Teddy, Einstein, Jonathan, O'Hara

Mortimer       Non lo fate, signor Presidente!

Teddy             Non posso firmare un proclama senza aver consultato il mio Gabinetto.

Mortimer       Ma questo dev’essere segreto.

Teddy             Un proclama segreto? Che cosa insolita!

Mortimer       Il Giappone non deve saperlo finché non sarà stato firmato.

Teddy             Il Giappone? Quei diavoli gialli! Lo firmerò immediatamente. Avete la mia parola. Ne darò notizia al Gabinetto quando lo riterremo possibile.

Mortimer       Benissimo, andiamo subito a firmarlo, allora.

Teddy             Un momento. Aspettate qui. Se è un proclama segreto, dev’essere firmato in

                        segreto.

Mortimer       Immediatamente, signor Presidente.

Teddy             Vado a mettermi il mio abito per la firma (Esce. Mortimer scende. Einstein prende il cappello di Mortimer dall’attaccapanni e gli va incontro ai piedi delle scale).

Einstein         Andate via, eh? (Porge a Mortimer il cappello).

Mortimer       No, dottore, aspetto qualcuno... una persona molto importante (Getta il cappello sul divano).

Einstein         (Spingendo Mortimer verso la porta) Vi prego, andatevene.

Mortimer       Dottor Einstein, non ho niente contro di voi, personalmente. Mi sembrate una brava persona. Se volete un buon consiglio, andate via da questa casa, e il più lontano possibile. Ci sono guai all’orizzonte.

Einstein         Guai, eh? Andatevene voi!

Mortimer       Va bene, ma non ditemi che non vi ho avvisato.

Einstein         Sono io che avviso voi, e di andarsene alla svelta!

Mortimer       Da un momento all’altro ne vedremo dalle belle qui dentro.

Einstein         (Guardando nervosamente verso la cantina) E io vi dico che Chonny è in un brutto stato. Quando è così, è come un pazzo. E succedono cose... cose terribili!

Mortimer       Jonathan non mi preoccupa affatto.

Einstein         Ma santo Dio, quelle commedie che vedete non vi hanno insegnato niente?

Mortimer       Che cosa avrei dovuto imparare?

Einstein         A comportarvi con un po’ più di buon senso.

Mortimer       Ah, vi pare? Voi credete che i personaggi delle commedie si comportino intelligentemente. Avreste dovuto assistere a certi lavori che ho visto io! A quel piccolo colosso di stasera, per esempio... In quella commedia c’è un uomo... (Jonathan entra dalla cantina portando la borsa degli strumenti. Si ferma sulla porta, senza essere visto da Mortimer) che, a quanto pare, non dovrebb’essere uno stupido. Ebbene, lui sa di trovarsi in una casa dove ci sono degli assassini... dovrebbe sapere quindi di essere in pericolo. Per di più, viene avvisato dì andarsene dalla casa. E che cosa fa invece? Ci resta. Ora io vi domando: una persona intelligente agirebbe in questo modo?

Einstein         E me lo domandate?

Mortimer       Non ha nemmeno il buon senso di spaventarsi, di stare in guardia. Per esempio, l’assassino lo invita ad accomodarsi.

Einstein         Volete dire... “Accomodatevi, prego?”

Mortimer       Pare impossibile, ma c’era proprio questa battuta.

Einstein         E lui che cosa fa?

Mortimer       Si siede! E ricordatevi che non è presentato come un idiota. (Mortimer si siede) Eccolo lì, bello pronto per lasciarsi cucinare. E immaginate con che cosa lo legano...

Einstein         Con che?

Mortimer       Con il cordone della tenda. (Jonathan trova che è un ottima idea, estrae il coltello e si dirige alla finestra).

Einstein         Beh, perché no? E’ una buona idea. Molto comodo. (Jonathan taglia il cordone della tenda).

Mortimer       Un po’ troppo comodo. Quando si decideranno i commediografi ad usare un po’ più di fantasia? (Jonathan ha raccolto il cordone e si sta muovendo dietro a Mortimer) Il cordone della tenda!

Einstein         E lui non lo vede quando lo taglia?

Mortimer       Macché! Lui sta seduto lì, con le spalle voltate! E questo è il genere di roba che dobbiamo digerirci quasi ogni sera. Poi si dice che sono i critici che ammazzano il teatro! Lui se ne sta seduto li, il cretinone, questo tipo che dovrebb’essere intelligente, e non aspetta altro che di essere legato e imbavagliato. (Jonathan fa cadere il cordone su Mortimer e lo lega alla spalliera della sedia. Contemporaneamente Einstein salta su Mortimer; gli trae di tasca il fazzoletto e lo imbavaglia. Jonathan si avvicina a fianco di Mortimer).

Einstein         (Legando le gambe di Mortimer) Avete proprio ragione circa quel tale... non si può dire che abbia molto cervello.

Jonathan        E ora, se non ti dispiace, Mortimer, finirò la storia. (Mortimer manda dei suoni inintelligibili. Jonathan va alla credenza, porta i candelabri sul tavolo e accende le candele) Mortimer, sono stato lontano per venti anni, ma non ti ho mai dimenticato, mia caro fratellino... Una notte a Melbourne ho sognato di te. E quando sono sbarcato a San Francisco ha provato una strana soddisfazione. Ancora una volta ero nello stesso paese dov’eri tu. (Jonathan spegne le luci lasciando la stanza illuminata soltanto dalla luce incerta delle candele. Prende la borsa degli strumenti e la poggia sul tavolo in mezzo ai candelabri) Ed ora, dottore, al lavoro!

Einstein         Ti prego, Chonny, fallo per me... Il metodo spiccio eh?

Jonathan        Dottore, questa dev’essere un’opera d’arte! Dopo tutto, ci esibiremo davanti ad un distintissimo critico!

Einstein         Chonny...

Jonathan        (Di scatto) Dottore!

Einstein         E va bene. Avanti! (Jonathan toglie dalla borsa parecchi strumenti, maneggiandoli come dei potenziali accessori per la tortura. L’ultimo è una lunga sonda, che egli avvicina al viso di Mortimer. Infine comincia ad infilarsi i guanti di gomma. Einstein prende di tasca una bottiglia e la trova vuota) Chonny, ho bisogno di mandare giù qualche sorso, non posso farlo senza una buona bevuta.

Jonathan        Forza, dottore, in gamba!

Einstein         Devo bere, Chonny. Quando siamo entrati qui, oggi, c’era del vino là (Indica la tavola) Ti ricordi? Dove l’hanno messo? (Si rammenta) Ah... (Va alla credenza. L’apre e trova il vino) Guarda, Chonny! (Porta la bottiglia di vino alla tavola, con due bicchieri) Abbiamo da bere. (Versa il vino, vuotando la bottiglia. Mortimer che non ha fatto che agitarsi sulla sedia, vedendo la bottiglia si ferma e quindi resta a guardare Jonathan ed Einstein) Non ce n’è più. Divideremo insieme. Anche tu hai bisogno di un bicchiere! (Porge un bicchiere a Jonathan, poi alza il suo e sta per bere).

Jonathan        Un momento, dottore, prego! Che maniere sono le vostre? (A Mortimer) Caro Mortimer, mi accorgo ora che la vera ragione del mio ritorno a Brooklyn è stata quella di rivedere te. Quindi, alla tua salute! (Leva il bicchiere, odora il vino, esita, poi propone un feroce brindisi) Dottore, al mio povero, caro fratello! (Hanno portato i bicchieri alle labbra, quando Teddy, vestito di tutto punto, esce sul ballatoio e manda un terribile richiamo col corno. Einstein e Jonathan fanno cadere i loro bicchieri, versando il vino. Teddy si volta ed esce di nuovo).

Einstein         Maledizione!

Jonathan        Al diavolo quell’idiota! Dopo toccherà a lui! Bisogna fare pulizia, qui! (Si precipita alle scale).

Einstein         No, Chonny, Teddy no! Io mi fermo a questo. Teddy no! (Intercetta Jonathan ai piedi delle scale).

Jonathan        Lo prenderemo dopo.

Einstein         Non lo prenderemo affatto!

Jonathan        Adesso dobbiamo lavorare svelti per forza!

Einstein         Bene... il sistema di Londra allora?

Jonathan        Sì, il sistema di Londra. (Corre dietro a Mortimer cavando di tasca un largo fazzoletto di seta e passandolo intorno al collo di Mortimer. Una bussata alla porta. Jonathan ed Einstein sussultano. La porta si apre e il sergente O’Hara entra).

O’Hara           Ehi, il colonnello deve smetterla di suonare quel corno! (Jonathan ed Einstein si mettono rapidamente davanti a Mortimer).

Jonathan        Proprio così sergente. Stavamo proprio andando a levarglielo.

O’Hara           I vicini hanno già protestato, e sentirete domattina! Avevamo detto loro che  sarebbe stata l’ultima volta!

Jonathan        Non succederà più, sergente. Buona notte.

O’Hara           Sarà meglio che vada a dirglielo io. Dov’è la luce! (O’Hara accende la luce. Einstein e Jonathan si precipitano verso la porta della cucina ma si fermano quando la luce si accende. O’Hara chiude la porta e si dirige su per le scale. Mortimer borbotta sotto il bavaglio. O’Hara si volta e lo vede) Ehi, mi avete piantato in asso, poi! Vi ho aspettato un’ora da Kelly! (Scende. Mortimer tenta di parlare. O’Hara si volge a Einstein) Che gli è successo?

Einstein         Ci stava spiegando la commedia che ha veduto stasera. E’ così che avevano legato un personaggio del lavoro.

O’Hara           Era proprio così nella commedia? (Mortimer annuisce) Accidenti, l’hanno praticamente rubato dal secondo atto del mio lavoro. Nel mio secondo atto, poco prima che... No, sarà bene che cominci dal principio. La scena si apre nel camerino di mia madre. dove io sono nato... però, io non sono nato ancora. (Mortimer borbotta e muove la testa) Che? Ah, sì. (Si avvicina a Mortimer e sta per togliere il bavaglio poi ci ripensa) No! Dovete prima sentire l’intreccio! (Attacca entusiasticamente il racconto del suo intreccio, mentre comincia a scendere il sipario) Dunque, lei sta seduta davanti alla toilette, quando la porta si apre improvvisamente ed entra un uomo con dei baffi neri...

SECONDO QUADRO

Scena 3/3      Mortimer, Jonathan, Einstein, O'Hara, Brophy, Klein, Rooney, Teddy

Quando il sipario torna ad alzarsi, la luce del giorno filtra dalle finestre. Mortimer è sempre legato sulla sedia e appare in uno stato di semi-incoscienza. Jonathan è addormentato sul divano vicino alle scale. Einstein, piacevolmente ebbro, è seduto ad ascoltare. C’è una bottiglia di whisky sul tavolo, e due bicchieri. O’Hara, senza giacca e col colletto sbottonato, è giunto alla scena più emozionante del suo lavoro.

O’Hara           ... lei sta lì, distesa svenuta sopra il tavolo, e il cinese sta sopra di lei con un’accetta... (Prende la posa) Io sono legato ad una sedia, proprio come voi... Il posto è un inferno di fiamme... un incendio colossale... Effetto grandioso... quando all’improvviso, attraverso la finestra, chi entra? Fiorello La Guardia! (Mortimer ha un sussulto, poi torna ad abbandonarsi. O’Hara passeggia soddisfatto di sé. Einstein si versa da bere) Ehi, ricordatevi che l’ho comprato io! Andateci piano!

Einstein         Beh, vi sto ascoltando, no?

O’Hara           Che ve ne pare, fino adesso?

Einstein         Ha fatto addormentare Chonny. (Va a scuotere Jonathan) Ehi,Chonny! Chonny! Vuoi un bicchierino?

O’Hara           (Versando da bere) Lasciatelo stare. Se si disinteressa in questo modo, non ha diritto di bere. (Manda giù il whisky e si accinge a riprendere il racconto) Dunque... Sono passati tre giorni. Io sono stato trasferito e sto facendo un’indagine per scoprire chi mi ha rubato la piastrina di riconoscimento. Mi trovo a Staten Island, 46^ sezione, e sto seguendo un tale, quando mi accorgo che veramente è lui che segue me... (Una bussata alla porta) Non fate entrare nessuno. (Einsten corre alla finestra sulle scale e guarda fuori) Allora penso di metterlo nel sacco. All’angolo c’è una casa vuota e io ci entro.

Einstein         (Guardando fuori) Sono poliziotti!

O’Hara           Resto lì al buio e vedo che la maniglia della porta viene girata...

Einstein         (Scuotendo Jonathan per le spalle) Chonny!Le guardie! Le guardie! (Einstein corre su per le scale).

O’Hara           Allora tiro fuori la pistola, indietreggio contro il muro e grido: “Entrate”. (Brophy e Klein entrano, vedono O’Hara con la rivoltella puntata contro di loro e cominciano ad alzare le mani. Einstein esce da sopra) Salve, ragazzi!

Brophy           (Riconoscendo O’Hara) Ma che diavolo stai facendo qui?

O’Hara           Ehi Pat, non lo sapevi? Questo è Mortimer Brewster! Scriveremo insieme la mia commedia! Gli stavo raccontando il soggetto.

Klein              E hai dovuto legarlo per farti dare ascolto!  (Va a sciogliere Mortimer).

Brophy           Joe, faresti meglio a presentarti subito alla sezione. Tutti gli agenti sono stati mandati alla tua ricerca.

O’Hara           E anche voi siete stati mandati qui per me?

Klein              No, non sapevamo che tu fossi qui.

Bropy             Siamo venuti ad avvisare le padrone di casa che i vicini stanno facendo un pandemonio perché il colonnello ha suonato di nuovo il corno stanotte. Dal modo in cui si sono precipitati alla polizia sembrava che i tedeschi fossero sbarcati a New York.

Klein              Il tenente è sul sentiero di guerra. Dice che il colonnello dev’essere rinchiuso immediatamente. (Klein aiuta Mortimer a rialzarsi).

Mortimer       (Debolmente) Ha ragione! (Si dirige vacillando verso le scale. O’Hara lo segue).

O’Hara           Sentite signor Brewster, adesso devo andare, quindi vi racconterò il terzo atto in quattro e quattr’otto!

Mortimer       Via da me, voi! (Brophy va al telefono e chiama un numero).

Klein              Ehi, sapete che ora è? Sono le otto passate.

O’Hara           Davvero? Accidenti, signor Brewster, credo che i primi due atti siano un po’ troppo lunghi. Ma non vedo cosa possiamo tagliare.

Mortimer       Possiamo tagliare tutto. (Brophy vede Jonathan sul divano).

Brophy           E chi diavolo è questo?

Mortimer       E’ mio fratello.

Brophy           Oh quello che fuggì di casa?Così è tornato...

Mortimer       Già, è tornato. (E’ giunto in cima alle scale).

Brophy           (Al telefono) Io sono Brophy. Chiamami Mac. (Ad O’Hara) E’ meglio avvertirli subito che ti abbiamo trovato, Joe. (Klein s’è avvicinato a Jonathan e lo sta guardando. Brophy guarda O’Hara) Mac, di’ al tenente che la caccia all’uomo è finita. L’abbiamo trovato. A casa Brewster. (Jonathan si sveglia improvvisamente e si trova due poliziotti accanto) Volete che lo portiamo con noi? Oh, va bene. Allora lo teniamo qui. (Riaggancia) Il tenente sta per venire. (Jonathan è ora in piedi tra i due poliziotti, sicuro di essere stato intrappolato).

Jonathan        E così, me l’avete fatta, eh? (Brophy e Klein lo guardano con interesse) E va bene, mi avete preso! Immagino che dividerete la taglia con quel piccioncino da richiamo di mio fratello!

Brophy           La taglia? (Istintivamente, Klein e Brophy afferrano Jonathan per un braccio).

Jonathan        Ma adesso ho anch’io una piccola sorpresa! Voi pensate che le mie zie siano delle care, simpatiche vecchiette, non è vero? Bene, ci sono tredici cadaveri sepolti nella loro cantina!

Mortimer       (Esce da sopra chiamando) Teddy! Teddy!

Klein              Ma che diavolo state dicendo?

Brophy           Fate attenzione a quello che dite sulle vostre zie... sono nostre amiche.

Jonathan        Vi farò vedere! Ve lo proverò! Venite in cantina con me! (Comincia a tirarli verso la porta della cantina).

Klein              Un minuto!

Jonathan        Tredici cadaveri! Vi mostrerò dove li hanno seppelliti!

Klein              (Rifiutando di lasciarsi prendere in giro) Ah, davvero, eh?

Jonathan        Allora, non volete vedere quello che c’è in cantina? (Brophy lascia il braccio di Jonathan e si allontana).

Brophy           Va in cantina con lui, Jack.

Klein              (Allontanandosi da Jonathan) Non credo di avere molta voglia di andare in cantina con lui. Guarda quel muso. Ha la faccia di Boris Karloff. (Jonathan, sentendo menzionare Boris Karloff, salta alla gola di Klein).

Brophy           Che vi piglia adesso?

Klein              Ehi, Pat, tiralo via! (Brophy dà un colpo in testa a Jonathan con il suo randello e lo fa cadere privo di sensi) Ma guarda un po’! (Una bussata alla porta).

O’Hara           Avanti! (Il tenente Rooney irrompe in scena. E’ un ufficiale di polizia molto duro e autoritario).

Rooney          Ma che diavolo state facendo qui tutti voi? Vi avevo detto che questo era affare mio!

Klein              Ma, signore, noi stavamo solo... (Gli occhi di Klein vanno alla figura prostrata di Jonathan e Rooney lo vede).

Rooney          Che è successo? Ha fatto resistenza?

O’Hara           No, non è questo il suonatore di corno E’ suo fratello. Voleva uccidere Klein.

Klein              (Passandosi una mano alla gola) E solo perché avevo detto che somigliava a Boris Karloff. (Rooney li guarda).

Rooney          Rivoltatelo!

Brophy           Abbiamo il sospetto che sia ricercato. (Klein e Brophy voltano Jonathan e Rooney lo guarda).

Rooney          Ah sì, avete il “sospetto” che sia ricercato, eh? Ma se non guardate le circolari che stanno appese in ufficio, potreste almeno leggere le riviste criminali! Altro che se è ricercato! E’ scappato dal manicomio criminale, è un condannato a vita. Santo cielo, era descritto proprio così: ha la faccia Boris Karloff!

Klein              E c’è una taglia sopra di lui?

Rooney          Già, ma la prenderò io!

Brophy           Stava cercando di farci entrare in cantina.

Klein              Diceva che ci sono tredici cadaveri seppelliti laggiù.

Rooney          Tredici cadaveri seppelliti in cantina? E non vi siete accorti che era fuggito dal manicomio?

O’Hara           Mi pareva che parlasse da pazzo... (Rooney vede O’Hara per la prima volta).

Rooney          Oh, ecco lì, Shakespeare! Dove siete stato tutta la notte?

O’Hara           Qui signore, a scrivere una commedia con Mortimer Brewster.

Rooney          Sì, eh? Bene, avrete in mucchio di tempo per scrivere la vostra commedia. Siete sospeso!

O’Hara           (Prendendo la giacca e il cappello) Posso venire in ufficio a scrivere a macchina?

Rooney          No! Andate via! (O’Hara esce. Teddy entra da sopra e scende) Portate questo tipo in un’altra stanza e fatelo rinvenire. Vedete se riuscite a sapere qualcosa del suo complice, quello che l’ha aiutato a fuggire. Anche lui è ricercato. (Klein e Brophy si piegano su Jonathan) Non c’è da meravigliarsi che Brooklyn si trovi in questo stato, quando la polizia è piena di testoni come voi. Bersi quella razza di storia: tredici cadaveri seppelliti in cantina! (Teddy è giunto al fianco di Rooney).

Teddy             Ma ci sono davvero tredici cadaveri in cantina.

Rooney          (Volgendosi a lui) E voi chi siete?

Teddy             Io sono il Presidente Roosevelt. (Rooney si sente girare la testa).

Rooney          Ma chi diavolo è questo?

Brophy           E’ il suonatore di corno.

Klein              Buon giorno, colonnello. (Brophy e Klein salutano militarmente Teddy, che ricambia il saluto. Anche Rooney sta per salutare, ma si ferma a metà).

Rooney          Bene, colonnello, questo è l’ultimo corno che avete suonato (L’attenzione di Teddy è attratta dal corpo in terra).

Teddy             Oh, poveretto, un’altra vittima della febbre gialla!

Rooney          Cosa?!

Teddy             Tutti gli uomini seppelliti in cantina sono vittime della febbre gialla. (Rooney non può far altro che camminare per la stanza).

Brophy           No, colonnello, questa è una spia che abbiamo trovato nella Casa Bianca.

Rooney          (Indicando Jonathan) Volete portare via di qui quell’uomo? (Brophy e Klein prendono Jonathan) Fatelo rinvenire e interrogatelo. (Mortimer entra da sopra portando le carte per il ricovero di Teddy e scende le scale).

Teddy             Se si tratta dì interrogare una spia, è una questione che riguarda me! (Brophy e Klein tirano Jonathan verso la cucina. Teddy li segue).

Rooney          Ehi, voi... tenetevi fuori.

Teddy             Voi dimenticate, signore, che in qualità di Presidente sono anche il capo del Servizio Segreto. (Esce in cucina).

Scena 3/4      Mortimer, Rooney, Elena, Whiterspoon, Teddy, Marta, Abby, Klein, Einstein

Mortimer       (Scendendo) Tenente... io sono Mortimer Brewster.

Rooney          (Che ormai ha le vertigini) Ne siete certo?

Mortimer       Vorrei parlarvi di mio fratello Teddy... quello che ha suonato a corno.

Rooney          Signor Brewster, non c’è niente da discutere al riguardo: dev’essere portato via

Mortimer       Sono perfettamente d’accordo con voi, tenente. Anzi, ho disposto già tutto. Ho fatto firmare dal dottor Gilchrist la notte scorsa questi documenti per il ricovero. Anche Teddy li ha firmati poco fa, come vedete. Ed io ho firmato come suo parente. (Rooney guarda i documenti. Einstein entra in fretta dall’arco, vede il poliziotto e si ritira).

Rooney          E dove sarà ricoverato?

Mortimer       A Happy Dale.

Rooney          Va bene. Per me, non importa dove vada, basta che se ne vada.

Mortimer                   Oh, state tranquillo. Ma desidero farvi convinto che tutto quello che è successo qui è stato per causa di Teddy. Circa quei tredici cadaveri in cantina, poi...

Rooney          Già, quei tredici cadaveri in cantina! Non gli basta di spaventare i vicini e di disturbare i loro sonni con quei corno! V’immaginate quello che succederebbe se questa storiella fantastica dei tredici cadaveri in cantina andasse in giro? E ora sta sporgendo la voce che c’è anche la febbre gialla. Carino, vero?

Mortimer       (Enormemente sollevato e con una risata imbarazza) Tredici cadaveri! Vi pare che qualcuno potrebbe mai credere una storia simile?

Rooney          Non si può dire. Certa gente è così cretina da crederci. E poi, alle volte, non si sa che cosa pensare... Per esempio, un anno fa, un pazzo mise in giro una diceria, a Greenpert, e io dovetti scavare mezzo acro di terreno prima di arrivare a convincere... (Una bussata alla porta).

Mortimer       Scusate! (Va ad aprire e fa entrare Elena e il signor Witherspoon, un anziano signore dalle labbra sottili, che porta una borsa).

Helen             (Vivace) Buon giorno, Mortimer!

Mortimer       Buon giorno, cara.

Helen             Questa è il signor Witherspoon. E’ venuto a conoscere Teddy.

Mortimer       A conoscere Teddy?

Helen             Il signor Witherspoon è il direttore di Happy Dale.

Mortimer       (Immediatamente) Oh entrate, entrate. Vi presento il tenente...

Rooney          Tenente Rooney. Sono lieto che siate venuto direttore, così potrete portarvelo via subito.

Witherspoon Subito! Ma non credevo che...

Elena              Oggi no!

Mortimer       Elena, ho una quantità di cose da fare, perciò ti prego, torna a casa e poi ti chiamerò io.

Helen             Ah, caro, stavolta no! (Va a sedersi tranquillamente sulla cassapanca).

Witherspoon Non avevo idea che fosse così immediato...

Rooney          I documenti sono già pronti. Deve andare via oggi. (Teddy entra dalla cucina).

Teddy             (Guardandosi dietro) E’ un’insubordinazione! Ve ne pentirete amaramente! (Viene avanti nella stanza sdegnato) Quando il Presidente degli Stati Uniti viene trattato in modo simile, dove andrà a finire il Paese?

Rooney          Ecco il vostro uomo, direttore.

Mortimer       Un momento! (Si avvicina a Teddy e gli parla con grande deferenza) Signor Presidente. ho una buonissima notizia per voi, il termine del vostro ufficio è scaduto.

Teddy             E’ già il 4 marzo?

Mortimer       Praticamente.

Teddy             Vediamo un po’! (Riflette) Oh... allora devo andare alle cacce grosse in Africa! Bene, devo prepararmi immediatamente. (Attraversa la stanza, vede Witherspoon. ritorna da Mortimer e gli parla sottovoce) Ha intenzione di vernire a stabilirsi alla Casa Bianca ancora prima che io me ne sia andato?

Mortimer       Chi Teddy?

Teddy             (Indicando Witherspoon) Taft!

Mortimer       Non è il Presidente Taft, Teddy. E’ il signor Witherspoon. Sarà la tua guida in Africa.

Teddy             Ben, benone! (Va a stringere la mano al signor Witherspoon) Aspettatemi qui, porto giù il mio equipaggiamento. (Marta ed Abby entrano da sopra e scendono le scale. Alle zie, passando loro accanto su per le scala) Addio, zia Abby. Addio, zia Marta. Vado in Africa. Non è magnifico? (E’ giunto al pianerottolo) Carica! (Carica su per le scale ed esce).

Marta             Buon giorno, Mortimer.

Mortimer       Buon giorno, care.

Marta             Buon giorno, Elena. Bene, abbiamo visite.

Mortimer       Questo è il tenente Rooney.

Abby              (Andando da lui) Oh tenente, non sembrate così cattivo come dicono i vostri agenti.

Mortimer       Zia il tenente è qui... sai che Teddy ha suonato di nuovo il corno la notte scorsa.

Marta             Si, gli parleremo e lo faremo smettere.

Rooney          Credo che la cosa non sia così semplice, miss Brewster.

Mortimer       Non ti ho ancora presentato il signor Witherspoon... il direttore di Happy Dale.

Abby              Piacere.

Marta             Oh, siete venuto a conoscere Teddy...

Rooney          E’ venuto a prenderselo.

Mortimer       Mie care zie, la polizia vuole che Teddy vada via oggi.

Abby              Oh, no!

Marta             Mai, finché noi saremo vive!

Rooney          Mi dispiace, miss Brewster, ma non se ne può fare a meno. I documenti sono già stati firmati e lui dovrà andar via con il direttore.

Abby              Noi non lo permetteremo. Vi promettiamo che gli leveremo il corno!

Marta             Non ci lasceremo mai separare da Teddy!

Rooney          Capisco i vostri sentimenti signore, ma la legge è legge. Anche lui ha acconsentito ad andare e dovrà andare.

Abby              Bene, se dovrà andare, andremo anche noi con lui.

Marta             Sì, dovrete prenderci insieme con lui.

Mortimer       Beh, e perché no?

Witherspoon (A Mortimer) E’ molto affettuoso da parte loro, ma è impossibile. Capite, noi non possiamo tenere delle persone sane a Happy Dale.

Marta             Miss Wihterspoon, se ci lascerete vivere con Teddy, noi ci ricorderemo di Happy Dale nel nostro testamento, e per una somma generosa.

Witherspoon Dio sa se ne avremmo bisogno, ma temo proprio...

Rooney          Andiamo, signore, rendevi conto che non è possibile. Mi fate stare qui a perdere te mattinata, quando chissà quanti delitti ci sono ancora un scoprire a Brooklyn.

Mortimer       Altro che! (Infatti ne rammenta qualcuno) Oh, davvero?

Rooney          Non si tratta soltanto dal suono del corno e della paura che provoca nel vicinato, ma capite, le cose non farebbero che peggiorare. Prima o poi saremmo costretti a venire a scavare nella vostra cantina.

Abby              Nella nostra cantina?

Rooney          Già. Vostro nipote va dicendo che ci sono tredici cadaveri seppelliti in cantina.

Abby              Ma è vero.

Marta             Se è per questo che credete che Teddy debba andare via, venite giù in cantina con noi e vi proveremo che è vero.

Abby              Ce n’è uno, il signor Spenalzo, che non deve stare laggiù ed andrà via al più presto, ma gli altri dodici sono i nostri signori. (Mortimer va a mettersi davanti alla porta della cantina per impedire l’ingresso).

Mortimer       Non credo che il tenente abbia voglia di scendere in cantina. Mi stava proprio dicendo che l’anno scorso ha dovuto scavare mezzo acro... non è vero, tenente?

Abby              Oh, ma qui non ha bisogno di scavare. Le tombe sono tutte segnate. Ci mettiamo i fiori ogni domenica.

Rooney          I fiori?!? (Riflette e si avvicina a Witherspoon) Direttore, non credete che potrebbe esserci spazio da voi per queste signore?

Witherspoon Beh, io...

Abby              Venite con noi e vedrete le tombe.

Rooney          Vi credo sulla parola, signora. Ho molto da fare, scusatemi. Che ne dite, direttore?

Witherspoon Dovrebbero esserci affidate...

Mortimer       Teddy ha dichiarato di venire spontaneamente. Non potrebbero fare altrettanto? Non potrebbero firmare i documenti anche loro?

Witherspoon Certamente.

Marta             Oh, se potremo venire con Teddy firmeremo i documenti. Dove sono?

Abby              Sì, dove sono? (Le sorelle vanno a sedersi al tavolo, pronte per firmare. Miss Witherspoon prende i documenti dalla sua borsa.Klein entra dala cucina).

Klein              (A Rooney) Rinviene tenente.

Abby              Buon giorno, signor Klein.

Marta             Buon giorno, signor Klein. Anche voi siete qui?

Klein              Sì, io e Brophy abbiamo portato in cucina l’altro vostro nipote.

Rooney          Fatele firmare, direttore! Voglio farla finita con tutta questa storia. Tredici cadaveri! (Va in cucina con Klein. Witherspoon e Mortimer traggono le stilografiche).

Witherspoon (A Marta) Firmate qui, prego. (Marta prende la sua penna).

Mortimer       (Porgendo ad Abby la sua penna) E tu qui, zia Abby.

Abby              Sono proprio contenta di andarmene. Il quartiere è tanto cambiato in questi ultimi anni.

Marta             Pensa, avere di nuovo un giardino! (Firmano entrambe. Einstein entra da sopra e scende furtivamente le scale).

Witherspoon Oh, dimenticavamo...

Marta             Che cosa?

Witherspoon Beh, ci vorrebbe la firma di un medico. (Mortimer vede Einstein che sta scivolando via dalla porta).

Mortimer       Oh, dottor Einstein! Volete venire qui a firmare delle carte.

Einstein         Vi prego...

Mortimer       Venite dottore. In un certo momento, ieri notte, ho creduto che il dottor Einstein avrebbe dovuto operarmi. (Einstein si avvicina nervosamente al tavolo) Ecco, firmate qui. (Rooney entra e va al telefono, senza essere veduto da Einstein, e prende a formare il numero. Klein è entrato dalla cucina).

Abby              Andate via, dottore?

Einstein         Sì, credo.

Marta             Non volete aspettare Jonathan?

Einstein         No, non facciamo la stessa strada... (Einstein firma in fretta le carte. Mortimer torna improvvisamente a scoprire Elena che sta seduta pazientemente sulla cassapanca).

Mortimer       Oh ciao, cara. Sono contento di vederti. Non te ne andare.

Elena              Figurati. Non ci penso nemmeno.

Rooney          (Al telefono) Pronto, Mac. Sono Rooney. Abbiamo trovato quel tipo che era ricercato a South Bend. Sulla circolare c’è anche la descrizione del suo complice... è lì sulla mia scrivania. Me la vuoi leggere? (Einstein fa per dirigersi in cucina ma vede Klein. Si ritrae verso la porta d’ingresso ma è fermato dalla voce di Rooney. Gli occhi di Rooney sono fissati su Einstein durante la seguente descrizione, ma vagamente, senza vederlo) Si... circa 55 anni... un metro e settanta... 72 chili.., occhi azzurri... parla con accento tedesco... si fa passare per un medico. Grazie, Mac. (Riaggancia).

Witherspoon (A Rooney) Tutto a posto, tenente. Il dottore qui ha completato le firme.

Rooney          (Andando a stringere la mano a Einstein) Grazie, dottore. Avete reso a Broklyn un vero servizio. (Rooney e Klein vanno in cucina).

Einstein         (Precipitandosi verso la porta) Scusatemi, ma non ho un minutò da perderè. Au revoir (Esce, facendo un cenno di saluto. Le zie lo ricambiano allegramente).

Scena 3/5      Witherspoon, Abby, Marta, Mortimer, Elena, Teddy, Rooney, Jonathan, Klein, Brophy

Witherspoon (A Mortimer) Signor Brewster, ora firmate voi come parente.

Abby              (Un po’ colpita da questa frase) Marta... (Le sorelle parlottano un poco).

Mortimer       Sì certo. Qui, vero? (Firma).

Witherspoon Sì. Benissimo.

Mortimer       Così, tutto è completo, no? Tutto in perfetta regola?

Witherspoon Tutto.

Mortimer       Bene, ziette, ora siete al sicuro!

Witherspoon (Alle zie) Quando credete di essere pronte ad andare?

Abby              (Nervosamente) Signor Witherspoon, perché non dite a Teddy quello che si può portare? Così faremmo prima...

Mortimer       Vi accompagno io. (Fa per allontanarsi, ma Abby lo ferma).

Abby              No, Mortimer, resta qui. Voglio parlarti. (A Witherspoon) Appena sopra voltate a sinistra. (Wìtherspoon sale e le sorelle cominciano a parlare a Mortimer tenendolo d’occhio).

Marta             Mortimer, ora che ce ne andiamo, questa casa sarà tua.

Abby              Sì, Mortimer, saremmo proprio contente se tu venissi ad abitare qui.

Mortimer       No, zia Abby, non posso farlo. Questa casa è troppo piena di... memorie.

Marta             Ma quando tu ed Elena sarete sposati, avrete bisogno di una casa.

Mortimer       Care, questo non è ancora definito.

Elena              (Sempre pronta a combattere) Oh, no, è definitissimo. Ci sposeremo immediatamente. (Le sorelle guardano Witherspoon fino a che è uscito, quindi si rivolgono a Mortimer).

Abby              Mortimer, siamo molto preoccupate per una cosa.

Mortimer       Via, zia Abby, vedrai che starete benissimo ad Happy Dale.

Marta             Oh, sì, non è per questo! Ne siamo certe. Ma non vorremmo che sorgessero delle complicazioni.

Abby              Credi che indagheranno su quelle firme?

Mortimer       No, non ci pensate. Nessuno si ricorderà più del dottor Einstein.

Marta             Non si tratta della sua firma, caro, ma della tua.

Abby              Capisci, tu hai firmato come nostro parente.

Mortimer       Sicuro. Ebbene?

Marta             E’ una cosa che non avremmo mai voluto dirti, Mortimer, ma ora che sei un uomo... E poi, anche Elena deve saperlo. Tu non sei un vero Brewster (Mortimer le fissa stupito).

Abby              Tua madre venne in casa nostra come cuoca... e tu nascesti tre mesi dopo. Ma era una donna così cara - e una cuoca tanto brava - che noi non la volevamo perdere, e così nostro fratello la sposò.

Mortimer       Allora… io… non sono un Brewster?!?

Marta             Via, Mortimer, non dispiacerti troppo...

Abby              E tu, Elena, non credo che ti farà differenza...

Mortimer       Elena! Hai sentito? Capisci! Sono un bastardo! (Elena, felice, salta nella sue braccia illegittime).

Marta             (Sollevata) Beh, vado a preparare la colazione. (Si dirige in cucina).

Elena              Mortimer farà colazione con me. Papà è andato a Filadelfia e quindi...

Mortimer       Sì, ho bisogno di una bella tazza di caffè. Ho passato una nottata!

Abby              Allora. Mortimer, avrai desiderio dì andare a letto.

Mortimer       (Con un’occhiata significativa ad Elena) Oh, si... Moltissimo! (Escono insieme. Abby chiude la porta. Witherspoon entra da sopra portando una bracciata di borracce. Teddy la segue con un enorme remo da canoa).

Teddy             Un momento, signor Witherspoon. Dovete prendere anche questo. (Porge il remo a Witherspoon e torna indietro. Witherspoon, carico, scende le scale. Rooney entra dalla cucina, seguito da Jonathan ammanettato tra Klein e Brophy).

Rooney          Non c’è bisogno del carrozzone. Ho la macchina qui fuori.

Marta             (Piacevolmente) Allora, vai via, Jonathan?

Rooney          Sì. Parte per South Bend. C’è della gente che lo vuole, laggiù, per aver cura di lui per tutto il resto della sua vita. (A Jonathan) Andiamo. (I tre ammanettati si muovono).

Abby              Bene Jonathan, fa piacere sapere che hai degli amici che ti aspettano. (Jonathan si ferma).

Jonathan        Addio zia Abby. Addio zia Marta.

Marta             Anche noi partiamo.

Jonathan        Allora questa casa non vedrà più dei Brewster.

Marta             A meno che Mortimer non venga a vivere qui.

Jonathan        Ho una proposta da farvi. Perché non lasciate la proprietà alla chiesa? (Le zie si guardano l’un l’altra).

Abby              Beh, non ci avevamo mai pensato.

Jonathan        (Asciutto) Dopo tutto, mi sembra naturale che venga incorporata al cimitero. (Fa per uscire, poi si volta) Beh, io non sono stato capace di migliorare il mio record, ma nemmeno voi ci siete riuscite. Per lo meno ho questa soddisfazione. Chiudiamo alla pari, dodici a dodici. (Jonathan e i poliziotti escono. Le zie restano a guardare dietro a lui un po’ irritate).

Marta             Jonathan è stato sempre dispettoso. Anche da ragazzo voleva averla vinta in ogni cosa. (Chiude la porta).

Abby              Vorrei potergli dimostrare che c’è qualcuno meglio di lui. (Si volta e lo sguardo le cade su Witherspoon, che sta a guardare fuori della finestra. Lo studia. Marta si volge dalla porta e vede la contemplazione di Abby) Signor Witherspoon, la vostra famiglia vive con voi ad Happy Dale?

Witherspoon Io non ho famiglia.

Abby              Oh...

Marta             Beh, immagino che consideriate tutti gli ospiti di Happy Date come persone della vostra famiglia.

Witherspoon Temo che non mi comprendiate. Come capo di quell’istituto, devo tenermi a distanza da tutti.

Abby              Ma allora, dovete condurre una vita molto solitaria, senza felicità...

Witherspoon Infatti, non posso dirmi certo felice. Ma il dovere è dovere...

Abby              (Benignamente) Allora, Marta... (Marta si dirige immediatamente alla credenza) Se il signor Witherspoon non può fare colazione con noi, credo che almeno dovremmo offrirgli un bicchierino di vino di sambuco.

Witherspoon Vino di sambuco? (Marta prende la bottiglia del vino, ma è quella che Einstein ha vuotato. Allora ne prende un’altra).

Marta             Lo facciamo da noi, in famiglia. (Stura la bottiglia nuova).

Witherspoon Ma si, certo! Naturalmente, ad Happy Date i nostri rapporti dovranno essere più formali, ma qui... (Siede, mentre Marta porta al tavolo il vino ed un bicchiere) Non è facile trovare del vino di sambuco, al giorno d’oggi. Ne ho bevuto un bicchiere tanti anni fa e credevo proprio che sarebbe stato l’ultimo in vita mia...

Abby              Oh, no...

Marta             (Porgendoglielo) Eccolo qui! (Witherspoon fa l’inchino alle signore e porta il bicchiere alle labbra. Prima che abbia bevuto è sceso il sipario).

FINE