Aspettando la verità

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Aspettando la verità

Aspettando la verità

Commedia brillante in tre atti

di Petrucciani Antonio

Dicembre 1987 Gennaio 1988.

S.I.A.E. Sez. DOR n. 286/2000

                                 …… per lume naturale che la percezione dell’intelletto

                                 deve sempre precedere la determinazione della volontà.

                                 Cartesio. Dalle meditazioni metafisiche.

                                 Ci sono due accezioni principali di verità. In senso proprio

                                 e formale la verità compete ai giudizi, in cui viene dato

                                 l’assenso ad una connessione tra idee. C’è poi la verità

                                 ontologica, che compete ad un’idea in quanto essa è

                                 qualcosa e in quanto ciò che rappresenta non è un nulla.

                                 Cartesio. Concetto chiave tratto dalle meditazioni metafisiche.

Aspettando la verità di Petrucciani Antonio

Commedia in tre atti.

Presentazione e argomento.

Con la commedia che presento ho inteso dare al personaggio principale, Biagio, la potenza sconvolgente e rassicurante di una esplicita verità che si evolve nel tempo. Verità e certezza consentono al pensiero di esplicitare la regola che rende vera all’uomo l’affermazione che nella commedia “Aspettando la verità” registra l’animo umano fagocitato dallo spirito religioso, ma anche dallo stato perplesso e psichico che incarna, in generale, la struttura umana.

Il movimento spirituale si estrinseca in una realtà in cui prevale la cupidigia, che assume aspetto dominante in tutta la trama.

Un semplice sarto si lascia coinvolgere dalle fantasiose notizie contenute nelle lettere, soprattutto nell’ultima che, un vecchio amico gli scrive dall’America da svariati anni. Nell’ultima lettera, infatti, l’amico manifesta il desiderio di voler far ritorno in patria e chiede a Biagio una provvisoria ospitalità.

La notizia entusiasma Biagio. Dopo una lunga e meditata riflessione Biagio decide di ospitare l’amico, ma con nell’animo la speranza di ricevere in cambio riconoscenza, in forza anche della credenza locale, da cui è ricavata l’interpretazione che in capo al rimpatrio dei cittadini vissuti per molti anni all’estero, è avvolto un’accumulazione di ricchezza tale da poter essere considerati possibili oblatori. Un susseguirsi di eventi, però, costringono Biagio a ripensare la decisione assunta, peraltro obbligato ad assume verso l’amico la posizione di ondivago.

Anche il postino, un personaggio ficcanaso, assiduo bevitore del vinello che Biagio custodisce gelosamente nella fresca cantina, gli crea incertezze, soprattutto in ambito familiare e direttamente con la moglie Maria.

Le due figlie, per essersi innamorate di due giovani figli di eterni rivali ed ex componenti di un gruppo che, in età giovanile, si erano fortemente invaghiti della stessa donna del gruppo, sono la causa di non poche difficoltà per Biagio; la moglie Maria, invece, con astuzia finge di non essere a conoscenza della decisione dell’amico americano e, pazientemente, attende il giusto momento per costringere il marito alla confessione: riesce?.

Come pure l’involontaria, o la volontaria presenza del prevosto è per Biagio una possibile speranza per arrivare a capire l’intreccio che ruota intorno all’amico americano, ma una serie di fatti nuovi disorientano il povero sarto, e succede...

                                                                 L’autore

                                                            Antonio Petrucciani

Aspettando la verità.

Commedia brillante in tre atti di Petrucciani Antonio

Personaggi:

Biagio, sarto

Maria, moglie di Biagio

Betty      (

Silvia        (figlie di Biagio

Miriam   (

Lorenzo, fidanzato di Betty

Luca, fidanzato di Silvia

Carlo, amico/fidanzato di Miriam

Giorgio, postino

Don Ugo, prevosto

Limitata comparsa

Ciro, padre di Lorenzo

Sirio, un amico

Afio, sindaco

Federico, l’americano, zio di Luca

Elena, madre di Luca

Manrico, garzone

Un cliente

Personaggi nominati:

Matteo, padre di Luca

Primo, fratello di Ciro

Geltrude, moglie di Primo

Gelsomina, custode del camposanto

Ambientazione:

Primo e secondo atto             abitazione di Biagio                    mattino e pomeriggio

Terzo atto                       laboratorio di sartoria                 mattino

Periodo di ambientazione: 1970       

Trama tratta da un evento realmente avvenuto.

Aspettando la verità                                      

ATTO PRIMO

Un grande salone. Un uscio posto sulla parete frontale spostato a sinistra, un altro sulla parete di destra. Entrambi in legno. Sulla parete di sinistra una finestra con tenda.

L’arredamento è costituito da un mobile con specchio, un tavolo rettangolare con al centro un vaso di cristallo, un portacenere e due bicchieri. Due o tre sedie poltroncine e una credenza con le ante in parte mal messe. Una pianta fiorite. Alla parete di destra un mobile che fa da libreria, ma con pochi libri.

Le pareti tappezzate con parati di colore vivace. Il lampadario in cristallo e ferro lavorato.

La scena si apre senza personaggi e con sottofondo musicale.

Dopo un breve tempo entra Biagio accompagnato da un lento sottofondo musicale che man mano va a spegnersi.

Scena prima (Biagio, Giorgio)

Biagio: Finalmente un pò di silenzio! Pace, pace, mio desiderato sogno. Tre figlie femmine e una moglie....povero me! (cammina per la scena) C’è qualcuno? Non c’è nessuno... Finalmente vivo in un mondo tranquillo, di pace. Oh, felicità! Oh, pace! (squilla il campanello) Hanno suonato. Chi sarà? (squilla di nuovo il campanello) Un momento! Ehi, che premura, sto arrivando! (esce)

Giorgio:     (entrano in scena che conversano) ...Stavo andando via.

Biagio: Non te lo impediva nessuno. Con i tanti problemi che ho!

Giorgio:     Che problemi hai?

Biagio: (non risponde alla domanda) Hai corrispondenza per me?

Giorgio:     Sì! Devo consegnarti una lettera, come al solito arriva dall’estero. Se non mi avessi aperto...

Biagio: E già! Cosa avresti fatto?

Giorgio:     Non ti avrei consegnato la lettera.

Biagio: (subito) Consegnami la lettera...!

Giorgio:     Eccola. Posso sedermi?

Biagio: Che strano, non me lo hai mai chiesto: sei stanco?

Giorgio:     Ho camminato molto e ho ancora molta corrispondenza da distribuire. Chi è questo straniero che ti scrive?

Biagio: (sottovoce) Gioca un tiro birbone... (pausa) Sei malizioso?

Giorgio:     E’ per caso il fratello di Matteo? (Biagio è sorpreso) Deve essere diventato molto ricco, lo dice il fratello. (pausa) Ti scrive spesso?

Biagio: Qualche volta. (infila la lettera in tasca)

Giorgio:     Al fratello non scrive mai.

Biagio: Non è affar mio! Si vede che preferisce dialogare con me.

Giorgio:     E perché?

Biagio: Questo non lo so.

Giorgio:     Ora devo lasciarti. Il vinello lo beviamo la prossima volta.

Biagio: Ti saluto.

Giorgio:     E a te buona lettura. (dall’uscio) Mi raccomando non tralasciare una sola parola! A domani. (esce)

Scena seconda (Biagio)

Biagio: (Biagio, pensoso, si muove per la scena. Giunge davanti allo specchio, si specchia e si mette a conversa con se stesso) I postini sono dei gran ficcanasi, sanno tutto di tutti. Mi conviene leggerla subito, al riparo di Giorgio e delle mie donne... (legge muto, poi a voce alta) “...mi dispiace disturbarti, ma è l’unica cosa che mi tiene su, ma al mio ritorno mi contraccambierò.” (torna a leggere muto, poi a voce alta) “…ricordo le belle ore e i momenti felici trascorsi insieme: eravamo giovani, degni rampolli di quella generazione. Maledetta solitudine! Fu una scelta improba e mi pento...” (torna a leggere muto, poi a voce alta) “Ti abbraccio, il tuo affezionatissimo Federico.” (pensa) Per i ricchi tutto è facile. Con il denaro, infatti, si può comprare anche la libertà. Perché ha deciso di tornare al paese? (cammina per la scena e osserva la lettera) Meglio nasconderla, mia moglie è una vipera, controlla ogni cosa. (entra Silvia)

Scena terza ( Biagio, Silvia)

Silvia:  Che scalogna, non me ne va una per dritta. Che brutta giornata!

Biagio: Cosa ti è capitato?

Silvia:  Mio dio, tu sei qui, che spavento! (breve pausa) Non ti avevo notato. Una esperienza nera...

Biagio: Nera? Che può esserti capitato?

Silvia:  Nulla! Nulla! Anche tu hai l’occhio pesante, ti affligge qualcosa? Sai dove posso trovare la mamma?

Biagio: E’ in giro per la spesa. E’ intrattabile..., oggi.

Silvia:  Hai esagerato con il vinello?

Biagio: Il solito assaggino.

Silvia:  Con Giorgio? Hai un brutto viso e il ciglio ombroso.

Biagio: Sto bene. (breve pausa) Sì, con Giorgio ho alzato il gomito, egli però è più parsimonioso di me. (pausa) Torno in bottega, il garzone oggi è molto lento.

Silvia:  Come mai il bicchiere è uno solo?

Biagio: Perbacco, l’altro dov’è? Che smemorato, ho bevuto in un sol tiro direttamente dalla brocca.

Silvia:  Anche Giorgio quando brinda con la mamma non usa mai il bicchiere, utilizza solo la brocca.

Biagio: Per Polluce!

Silvia:  Non ti accorgi che la botte scema?

Biagio: E no! Bevono il mio vinello?

Silvia:  E’ un reato? Dopo la consegna della corrispondenza lei lo invita a tracannare il vinello, che c’è di strano?

Biagio: (tra sé sottovoce) Vuoi vedere, mentre io meno l’ago, Giorgio s’intrattiene con mia moglie? (cammina per la scena) So bene come fare per scoprirlo...

Silvia:  Ti auguro di riuscirci.

Biagio: Perché sei triste?

Silvia:  (pausa) Ho litigato con Luca. L’ho piantato come un baccalà essiccato. La nostra rovina e suo zio.

Biagio: Quale zio?

Silvia:  Non lo so. Quello che vive in America, ma che vorrebbe tornare. Pare abbia deciso di farsi ospitare dal nipote: da Luca.

Biagio: Ah! La notizia mi giunge nuova...

Silvia:  Non l’ho gradita nemmeno io, e mi sono dichiarata contraria. (entra Betty)

Scena quarta (Biagio, Silvia, Betty)

Betty:  Ciao papà. (Betty indossa un grazioso cappello di organza blu con l’ala ampia e un fiore chiaro ad ornamento) Silvia, sei arrabbiata? Cosa ti è capitato? Ho incontrato Luca…

Silvia:  Ha, sì!

Betty:  Mi ha detto che suo zio Federico ha intenzione di tornare!?

Silvia:  Non me ne importa niente.

Betty:  Perché?

Biagio: Perbacco! (cammina per la scena) Torno in bottega, il garzone è lento e il lavoro altrettanto. (esce; entra Giorgio)

Scena quinta (Silvia, Betty, Giorgio)

Giorgio:     Salve ragazze, cerco vostro padre, dov’è?

Silvia:  E’ sceso in bottega.

Betty:  Se ha per lui nuova corrispondenza può consegnarla a noi..., logicamente se può?

Giorgio:     Floride e deliziose fanciulle, non ho missiva per vostro padre. Non m’importa se vi beffeggiate di me, ma con sincerità vi dico che mi rincresce andar via senza tracannare il favoloso vinello.

Silvia:  Lo sappiamo che serve due padroni, incanta nostra madre e illude nostro padre per una brocca di vinello.

Giorgio:     Lo confesso, sono affezionato al vinello di vostro padre, è il miglior vino che abbia mai bevuto; è ormai un’abitudine, ma che voi direste vizio, come per ogni cosa che ingolosisce l’uomo. Chiunque si ingolosirebbe davanti a un vino delizioso! In questi giorni mi sembra piuttosto angustiato vostro padre, l’avete notato anche voi?

Betty:  No! Abbiamo notato invece che lei è già piuttosto brillo?

Giorgio:     (si avvicina alle ragazze) Sono allegro, ma sol perché mi trovo in mezzo a voi, due magnifiche ragazze: non sono brillo! Se per voi sono brillo, bene! la cosa da fare è togliere il disturbo, e sapete che vi dico? Torno da vostro padre in bottega. Quest’oggi gli ho consegnato una lettera, però non ha manifestato di gradirla come le altre volte, l’ha subito infilata nella tasca.

Silvia:  Una lettera?

Betty:  Da chi?

Giorgio:     Questo non lo so! Vostro padre è furbo, sa ben sigillare i segreti e fa cadere il silenzio addosso ai testimoni. (entra Lorenzo)

Scena sesta (Silvia, Betty, Lorenzo, Giorgio)

Lorenzo:    Vi confessate? (Betty gli va incontro)

Silvia:  (fredda) Ciao…

Giorgio:     Salve.

Lorenzo:    Oh, Salve!

Giorgio:     Sono di troppo, mi trasferisco subito dal mio amico? (sottovoce) Che rimanga in voi il segreto della lettera! Non mi considerate schiavo dell’amore, ma non posso fare a meno di dire che siete due belle fanciulle e stimolate tanto piacere...

Lorenzo:    Che mattacchione!

Giorgio:     Non sono un vile, l’ho detto con il cuore! Rispetto vostro padre e vostra madre, ma nel vedervi la mia mente va oltre l’amore... Che ne dite, sono allegro, o sono un merlo?

Lorenzo:    Ma che le piglia signor Giorgio?

Giorgio:     Sono un postino e di fanciulle belle ne incontro tante, ma voi siete le migliori.

Silvia:  Parla come coloro che frequentano osterie e osano mischiarsi ai beoni e giocatori...

Lorenzo:    Poverino! Ama bere il vino, però non mi sembra un beone. Sei in collera, Silvia? (prende per mano Betty) Anch’io fingo ilarità per amor tuo, ma ho i capelli irsuti, e non vi voglio annoiare con l’enumerare i triboli di questi giorni. (bacia Betty)

Giorgio:     Benedetta gioventù! Per campare cent’anni bisogna amare l’allegria! E per ammazzare la malinconia c’è solo un modo, tracannare il delizioso vinello: quello di vostro padre, come fa vostra madre. Sarà meglio che mi trasferisca in bottega!

Betty:  Non lo so se coglierà l’obiettivo, le botti sono vuote.

Giorgio:     Ma non quelle del vino nuovo!

Lorenzo:    L’ha detto!

Giorgio:     Ora vi lascio (si muove allegramente) care ragazze, belle e formose (manda baci), con dispiacere vi saluto… (saltellando apre la porta ed esce)

Scena settima (Lorenzo, Betty, Silvia)

Lorenzo:    Che strano postino! E’ però di spirito allegro.

Silvia:  E un gran ficcanaso.

Betty:  Un abile bracone, ama sapere e riferire i fatti altrui. Nella nostra casa mette il naso dappertutto.

Silvia:  E molto abile nello sbrogliare articolati intoppi...

Betty:  Per me e anche piuttosto stupido! (si muove) In casa nostra conosce una sola via, quella del vinello. (pausa) Per qual motivo fingi ilarità, Lorenzo?

Lorenzo:    Per colpa di quel bastardo del mio parente.

Betty:  Chi, lo straniero? L’americano?

Lorenzo:    No! Quel taccagno dello zio Primo.

Betty:  Anche in Silvia l’innamoramento per Luca vacilla.

Lorenzo:    Davvero! (verso Silvia) Avete litigato?

Silvia:  Non solo, ci siamo anche insultati. Non avrei mai pensato che a un uomo potesse capitare un male improvviso. Luca, come un fulmine, è piombato sulla ricchezza dello zio americano e il nostro amore ha perso senso.

Lorenzo:    Non mi par vero. Conosco bene Luca e le sue virtù, all’università ha buon nome, mi stupisce. (pausa) Il mio caso è diverso dal tuo...

Betty:  (con interesse) Molto diverso.

Lorenzo:    Lo zio Primo è un furfante, un autentico disonesto. (entra Miriam per mano a Carlo. Silvia esce)

Scena ottava (Lorenzo, Betty, Miriam, Carlo)

Miriam:     Vieni vieni, non essere vergognoso, è mia sorella, l’altro il suo fidanzato.

Carlo:  (timido) Ciao.

Lorenzo:    Ciao, sono Lorenzo.

Miriam:     Ma che fai, vieni, non fare il morto.

Carlo:  (si salutano) Carlo.

Betty:  Miriam, non è questo il modo...

Lorenzo:    Sei tremenda, Miriam! Ecco, sta arrivando tuo padre.

Miriam:     Vado a preparare la mia amata specialità. (esce)

Lorenzo:    E’ una sua fissazione. Ti toccherà giudicare il famigerato latte del barbiere. (entra Biagio seguito da Giorgio: conversano)

Scena nona (Lorenzo, Betty, Carlo, Silvia, Biagio, Giorgio)

Biagio: ...ho scoperto che la botte si è abbassata di livello.

Giorgio:     Come è possibile! Misuri l’altezza della botte piena?

Biagio: Certo! Con la botte vuota non si tracanna il vinello. Perbacco! Si svuota molto in fretta. (pausa) Conviene che tu mi venga a trovare meno spesso!

Giorgio:     Posso farne anche a meno se non ti fa piacere?

Biagio: Mi vien voglia di metterti alla prova.

Giorgio:     Sembri un vinaio. E’ pur vero che chi vin beve la botte osserva! Dice l’oste quando non è brillo.

Biagio: Il fatto è che non lo bevi solo tu... (Lorenzo, Betty e Carlo ascoltano) E poi la mente, la tua in particolare, incomincia a vacillare e non sa quello che dice e quello che fa. (Biagio riempie l’unico bicchiere) Manca un bicchiere? (Betty si attiva per recuperarlo)

Betty:  Eccolo.

Biagio: Chi di voi ci fa compagnia?

Lorenzo:    Io, no.

Carlo:  Nemmeno io.

Giorgio:     Ben per noi se bevete acqua!

Biagio: In lui si insinua la malattia del gran bevitore: Sta attento! Anche tu puoi avere negli occhi la morte come il noto beone. Chi, oltre a noi due può tracannare il mio vinello?

Giorgio:     (sottovoce) Le tue donne!

Biagio: L’avete sentito? Accusa voi e Maria. (scopre Silvia) Silvia, che ti piglia? (Silvia non risponde, esce lentamente)

Betty:  Se dipendesse da noi, il vinello può ben stagionare a lungo nella botte.

Biagio: E già! Questo poco di buono più che stupidaggini non sa dire. (fissa Giorgio)

Lorenzo:    E’ un bel tipo il vostro amico?

Biagio: Amico! E’ un postino. Indispensabile in questi giorni. (a Carlo) Chi sei?

Betty:  Un amico di Miriam...

Biagio: Dov’è? Non è qui.

Lorenzo:    E’ in cucina a preparare...

Biagio: Quella strana bevanda?

Giorgio:     Il latte del barbiere!

Betty:  E’ un normalissimo the, arricchito con un particolare aroma.

Biagio: Fantasia di Miriam. (a Carlo) Conosci Luca?

Carlo:  O sì! Siamo amici.

Giorgio:     Io sono amico del padre.

Biagio: Con chi non sei amico? (osserva intorno) Silvia dov’è?

Betty:  Credo sia andata in camera sua.

Biagio: (verso la platea) Che strano, rifiuta la ricchezza di Federico e si tira i capelli..? Il mondo è pieno di uomini strani! Mi viene in mente Amedeo. Giorgio, ti ricordi lo scontro con...

Giorgio:     Il laureando?

Biagio: Esattamente.

Giorgio:     Una strana storia. (pausa) In breve è questa: un nostro amico doveva preparare la tesi di laurea in medicina, e gli era stato assegnato uno strano argomento: la funzione e l’utilità delle ossa del cranio. Si pose subito il problema dove e come procurare un teschio, e fu proprio Federico a suggerirgli di cercarlo al camposanto. Amedeo, un nostro amico mattacchione, non si dichiarò d’accordo per il rischio a cui si poteva andare incontro e, nonostante i diversi pareri, il laureando accettò la teoria del camposanto. La decisione si rivelò sbagliata per le pesanti conseguenze giudiziarie che ne seguirono. Poiché il magistrato aveva accolto la denuncia di un tale, stabilì l’arresto di tutti noi, ma non dispose, fortunatamente, la carcerazione e al processo fummo tutti assolti. Venne condannata invece Gelsomina, la povera custode del camposanto, per averci consentito l’ingresso nell’ossario senza la prescritta autorizzazione. Un altro errore lo commise il laureando, che per la paura di essere accusato di profanazione, si liberò del teschio gettandolo in un giardino di proprietà di un funzionario del tribunale: il massimo della scalogna!

Lorenzo:    La custode?

Giorgio:     Finì diritta in carcere. Il laureando, però, ebbe pietà, e subito si recò dal magistrato per tentare di scagionarla e confessò tutto, ma la sentenza venne purtroppo confermata.

Betty:  Povera donna! E il laureando?

Giorgio:     Non conseguì la laurea, ora è titolare di una nota impresa di pompe funebre.

Biagio: Meriteresti anche tu una denuncia per le botti che mi svuoti!

Giorgio:     Quante storie per un goccio di vinello! (entra Miriam)

Scena decima (Betty, Lorenzo, Carlo, Biagio, Miriam, Giorgio)

Miriam:     Ecco la mia specialità. Per passione l’ho chiamato il latte del barbiere.

Carlo:  (con cautela sorseggia) Buono!

Lorenzo:    (sorseggia) Non male!

Giorgio:     Non c’è dubbio, lo preferisco al teschio.

Biagio: A me fa venire in mente invece un frate! (si siede e racconta) Si recò dal barbiere per farsi rasare il viso. Il barbiere che era un tipo allegro e frivolo, mentre l’insaponava lanciò una lode a favore del suo sapone, e disse: è l’essenza del latte, del mio latte: il latte del barbiere! (guarda Giorgio)

Giorgio:     Io non sono il frate…. (tutti ridono)

Biagio: Che frate... tu sei un diavolo! (tutti ridono)

Lorenzo:    Un diavolo che tracanna vinello.

Biagio: Così il frate, nel confermare la bontà del sapone e soddisfatto per il viso ben rasato, lasciò il salone senza corrispondere la tariffa al barbiere. Amico postino, i frati bussano alla porta... come fai tu! (breve pausa) Vale la pena che torni al mio lavoro. (entra Maria trepidante)

Scena undicesima (Betty, Lorenzo, Carlo, Biagio, Miruam, Giorgio, Maria)

Maria:  (agitata) Un evento straordinario!

Miriam:     (tra sé) Brutta aria! Mamma, Carlo è qui.

Maria:  Dov’è? Ragazzo mio, sei capitato in un brutto momento.

Biagio: (si avvia all’uscio) Con l’aria che tira conviene proprio andar via.

Maria:  Devo parlarti.......

Biagio: A me?

Maria:  Non alla tua ombra, come tu vorresti...

Biagio: (si avvia all’uscio) Eri anche tu presente quando Don Ugo mi ha sollecitato il saio, quindi... (interrompe Maria)

Maria:  Non pretendo che tu mi dica chi è l’autore delle lettere che ricevi, almeno darmi retta.

Biagio: A tutto son pronto tranne che a sacrificare la mia onestà. Non conosco l’autore della lettera.

Maria:  Io, invece, penso di saperlo.

Biagio: Vado a dare istruzioni al garzone e torno. (esce con Giorgio)

Scena dodicesima (Betty, Lorenzo, Carlo, Miriam, Maria)

Betty:  Chi è che scrive a papà?

Maria:  Ce lo dirà lui stesso. (breve pausa) Non comprendo il suo ostinato silenzio. (breve pausa) Miriam, è avanzato del tè?

Miriam:     Certo!

Maria:  Matteo, agitato com’era, mi ha esasperata al massimo con il raccontarmi il motivo della controversia con il fratello.

Carlo:  Il papà di Luca?

Maria:  Conosci anche tu Luca? (entra Silvia. Miriam serve il tè a Maria)

Scena tredicesima (Betty, Lorenzo, Carlo, Miriam, Maria, Silvia)

Silvia:  Miriam, ne hai anche per me?

Miriam:     Certo. (versa il tè)

Silvia:  (verso Maria) Sei strana?

Maria:  In verità sono stanca, ho percorso molta strada a piedi senza che abbia concluso un bel nulla. Matteo mi ha fatto un lungo discorso su Federico, mi è apparso molto preoccupato.

Carlo:  Il rientro è sicuro. Federico ha persino stabilito che andrà a vivere con il nipote, al quale donerà i suoi beni.

Silvia:  E sposerà i beni dello zio!

Maria:  Lo sapevi, dunque? Oh! La testa mi scoppia... tutti sanno del rientro di Federico, tranne che io.

Betty:  (mentre si muove) Noi siamo in piena contestazione con lo zio taccagno, lo zio Primo. Non è escluso che la questione possa trasformarsi in una bega legale. (pensa) Non intende riconoscere Lorenzo erede dell’immobile lasciato dal nonno testatore.

Silvia:  Il mio disaccordo con Luca deriva, praticamente, da una presa di posizione di suo padre, per un’antica diatribe con il fratello, a mio avviso del tutto insignificante. Mai accetterò l’imposizione! Creerò sicuramente ostacoli, più che altro per una ragione di costume; la proposta di Luca di aderire alla richiesta dello zio resta preclusa. Non me ne frega nulla della ricchezza americana! Preferisco che non mi si dica, un giorno, che sono stata attratta dal denaro e non dall’amore. (pensa) L’amore non si compra!

Lorenzo:    Il tuo caso poggia su un rapporto d’interesse, il nostro invece sulla cattiveria.

Betty:  Lo zio di Lorenzo sta tentando di ostacolare il nostro matrimonio! Ma ricorreremo sicuramente alla legge per la tutela dei nostri interessi.

Maria:  Ciro è a conoscenza?

Betty:  Lorenzo intende non coinvolgerlo, ha deciso di affrontare la cosa direttamente.

Maria:  Che disgrazia! (si muove incredula) Mi irrita sentire queste cose. Cercate di aggiustare alla meglio la cosa ed evitare a tutti i costi la via legale.

Maria:  Betty, ne hai parlato con papà?

Betty:  Non ancora, perché Lorenzo non ha preso ancora nessuna concreta decisione.

Silvia:  Luca, invece, vede le cose in modo diverso, ha maturato l’idea di ospitare lo zio e di essere nominato unico erede dei beni.

Miriam:     Carlo, sei pronto? Andiamo? Ciao a tutti. (escono. Entra Biagio)

Scena quattordicesima (Maria, Betty, Lorenzo, Silvia, Biagio)

Tutti seduti, tranne Biagio.

Biagio: E’ avanzato del te?

Maria:  No! Se lo gradisci corro a prepararlo?

Biagio: Non è il caso.

Maria:  Giorgio è andato via?

Biagio: Da un bel pò. E’ un furbacchione, pensa solo al vinello.

Betty:  Papà, la chicca gliela offri tu e lui continua a succhiarla!

Biagio: (verso Lorenzo e svia la risposta) Tuo padre come sta? E quel taccagno di tuo zio?

Lorenzo:    Tutto bene. (bugia)

Biagio: Finalmente una buona notizia. (osserva intorno) Quel giovanotto è andato via?

Silvia:  Si, papà.

Biagio: Mi è sembrato un bravo giovane... Mi sbaglio?

Maria:  Non ti sei sbagliato. (cambia tono) E’ giunta l’ora che incominciassi a pensare alle nostre figlie prossime al matrimonio, e un pò meno al vinello e al furbo postino.

Biagio: Matrimonio? (Maria conferma con il capo)

Betty:  Ciao, papà. (Betty e Lorenzo escono)

Silvia:  Vengo anch’io. (segue la sorella)

Scena quindicesima (Maria, Silvia, Biagio)

(Maria, appoggiata al tavolo, pensa. Biagio guarda qua e là senza meta)

Biagio: Quando si sposano? Dove andranno ad abitare?

Maria:  Questo non lo so. La notizia ti crea qualche preoccupazione?

Biagio: Nessuna preoccupazione. (breve pausa; entra Silvia e si ferma davanti allo specchio. Si osserva, rassetta la pettinatura e poi si porta al centro della scena con il capo chino) Perché sei indecisa, Silvia? Il matrimonio è il culmine della felicità per una donna. Comporta delle responsabilità, ma niente di più. E la realtà di tanti, anche di noi stessi. Porteremo sul tetto i giardini di Adone, balleremo e veglieremo tutta la notte, e vi daremo quello che possiamo: una buona dote e nessun gesto scorretto.

Silvia:  Ma cosa vai a pensare! Non è ancora il momento.

Biagio: Ho capito.

Maria:  Ti lega forse il discusso rientro di Federico?

Biagio: Non ho detto questo. (pensa) Chi ti ha detto che Federico ha deciso di rientrare?

Silvia:  E continui a fingere di non sapere?

Biagio: (falso) Non lo so!

Maria:  Vorrei morire subito per non vedere le cose che non mi aspetto. (Biagio appare in difficoltà)

Silvia:  Si, è vero, lo zio di Luca ha deciso di tornare e ha chiesto al nipote di ospitarlo, promettendogli l’intestazione di tutti i suoi beni. (si muove) Io mi sono dichiarata non d’accordo e per mille ragioni continuerò ad oppormi. Luca però me lo obbliga ed io ho respinto la proposta, non intendo barattare il sentimento d’amore.

Biagio: Sei sicura che è la verità?

Silvia:  Secondo te la verità qual é?

Biagio: Non la conosco. Ma si può discutere, si può arrivare a un compromesso (Silvia si avvia all’uscio. Esce), quanto meno informarci per capire meglio come stanno le cose?

Maria:  (intuisce) Ma se la discussione (indica tutti i presenti) si regge su ipotesi, io credo sia importante attendere l’arrivo di Federico, anche se sono convinta che tra gentiluomini la verità non può essere tenuta nascosta. (entra don Ugo preceduto da Silvia)

Silvia:  Papà, don Ugo desidera salutarti.

Biagio: (tra sé) Per Bacco, il saio.....! (Silvia esce)

Scena sedicesima (Maria, Biagio, Don Ugo)

Maria:  (don Ugo saluta prima Maria e poi Biagio) Oh! Don Ugo, si accomodi.

Biagio: Caro prevosto, come va?

Don Ugo:   Io bene, lei?

Biagio: Non mi lamento, qualche acciacco va e viene, ma nel complesso tiro avanti. Ho una brutta notizia, il saio non è ancora pronto.

Don Ugo:   Veritas filia temporis! Sono qui proprio per dirle che ho urgente bisogno di quel saio.

Biagio: Farò il possibile, prometto! Metterò il garzone subito a lavoro.

Don Ugo:   La informo che tra qualche giorno iniziano i lavori di restauro della facciata.

Biagio: Ha raccolto sufficienti denari?

Don Ugo:   Macchè! Spero comunque nella Provvidenza. L’altro giorno ho incontrato Matteo, mi ha detto che suo fratello Federico ha deciso di tornare.

Biagio: Sono voci che circolano. Tornerà per davvero?

Don Ugo:   Lo spero.

Maria:  Potrebbe essere la mano della provvidenza...

Don Ugo:   Sia fatta la volontà di Dio!

Maria:  (Maria parla a don Ugo sottovoce) Ho bisogno di lei, ma non è urgente. (poi disinvolta) Posso offrirle un bicchiere del nostro vinello?.

Don Ugo:   Non ora, devo scappare.

Biagio: (sottovoce) Sto vivendo giorni terribili e non so che pesce prendere.

Don Ugo:   Cosa le è successo? (Maria intuisce ed esce)

Cala  il  sipario                                         Fine primo atto

                                                      Antonio Petrucciani

ATTO  SECONDO

Dopo alcuni giorni. La medesima scena del primo atto.

Maria è seduta nella poltroncina, consulta alcuni documenti. Indossa un elegante vestito scollato, lungo e aderente. Sfoggia gioielli.

Sta per alzarsi che entra Biagio.

Scena prima (Maria, Biagio)

Biagio: Ciao!

Maria:  Che spavento!

Biagio: Chi si spaventa non è tranquillo.

Maria:  Infatti non lo sono. (si alza)

Biagio: Ma perché ti ostini a far conti, la mente si stanca. (osserva Maria che torna a sedersi) Mi sono intrattenuto con don Ugo, secondo lui Federico ha effettivamente deciso di tornare.

Maria:  Sta dietro al garzone piuttosto, don Ugo ha bisogno del saio. Aspettare la verità di Federico potrebbe trasformarsi in sogno: i sogni sono sogni, non è la realtà.

Biagio: Il garzone infatti sta lavorando solo per don Ugo. (bacia Maria)

Maria:  Cosa fai, in casa c’è Betty!

Biagio: Non è uno scandalo dare un bacio alla moglie.

Maria:  So bene che non è uno scandalo… (breve pausa) Ma se ci sorprende provo imbarazzo.

Biagio: E’ un bacio!

Maria:  Mi imbarazzo ugualmente. (pensa) Poverina, qualcosa non le sta andando per il giusto verso. Primo, suo zio, ha diffuso una brutta notizia...

Biagio: Quale?

Maria:  Riguarda l’eredità. Ma nulla è confermato, all’attuale sono solo notizie. Poverina, non riesce a darsi una ragione. A quanto pare Primo vende sapere, ma che non ricava più di quanto frutta al nipote che riceve...

Biagio: E tu, per dissipare l’agitazione tracanni con Giorgio il vinello?

Maria:  E’ vero! La tristezza mi tiene agitata. Il tuo vinello è senz’altro di ottima qualità, ma non dissipa l’agitazione. (breve pausa) Testimone è Giorgio che conosce anche il contenuto delle lettere che ricevi. (falso) Hai il coraggio di negarlo?

Biagio: Si muove in casa nostra da uomo libero, infatti. Anch’io tracanno in sua compagnia il vinello, mi rendo conto solo adesso che non faccio altro che peggiorare la situazione. (cammina e pensa; si avvicina Maria con amore) Se lo giuro mi credi? (abbraccia Maria)

Maria:  Questo tuo ritorno al romantico amore mi commuove: Betty può sorprenderci!

Biagio: Non è un cattivo esempio.

Maria:  Perché dunque hai deciso di tenermi nascosta la verità?

Biagio: Che intendi dire?

Maria:  Ti ho chiesto il perché mi tieni nascosta la verità?

Biagio: E’ quello che tu pensi! Io non conosco nessuna verità. Alludi forse a Silvia? Contro o pro il destino non c’è rimedio. Le cose che pensi sono assai rischiose...

Maria:  Bada che potrai scontrarti con Luca! Io tengo molto all’onore.

Biagio: C’è forse qualcuno che condiziona Silvia? A me non risulta. Se la causa della loro lite è Federico, per Polluce, io cosa c’entro? (scuote il capo in segno di meraviglia) E poi, santo Iddio, trovarsi all’improvviso nella ricchezza non è mica una vergogna: la frutta va colta quando è matura e la fortuna si prende quando arriva. (breve pausa)

Maria:  Ma non si può frenare la cieca passione con la ricchezza!

Biagio: Silvia ha libertà di agire e pensare! Ma ha anche il dovere di pensare al futuro: non si vive di solo amore!

Maria:  Prendi il coraggio e parli a tua figlia.

Biagio: Di che cosa?

Maria:  Di Federico, logicamente! Matteo è convinto che suo fratello ha un rapporto epistolare con te.

Biagio: Secondo te devo perdermi in maniera diversa dal mio pensare, per far piacere a Matteo, fra l’altro poco credibile? (entra Betty)

Scena seconda Biagio, Maria, Betty)

Betty:  (subito) Quel taccagno ha bruciato tutti i tempi. (si muove nervosa) Con l’intento di produrre un serio danno al nipote, ha venduto, per una misera somma, la proprietà al suo fattore.

Biagio: Non ho capito, cosa ha venduto?

Maria:  Ma Lorenzo non si lascerà abbindolare dallo zio, l’ostacolerà in tutti i modi.

Biagio: Cos’è avvenuto?

Betty:  Papà, lo zio Primo ha venduto la proprietà di Lorenzo!

Maria:  A che scopo? E’ impazzito! La legge lo vieta.

Biagio: Ha perso forse il lume della ragione? Nonostante quel suo carattere vendicativo, Primo non può avere agito tempestato di cattiveria, è roba da bambino. Avete interpellato Geltrude? (breve pausa)

Betty:  A cosa serve, se quella donna soccombe il marito! Sai bene che tra loro non c’è unione.

Maria:  Ha ragione Betty, Geltrude è alla frusta del marito, la tratta alla pari di una serva.

Biagio: Primo ha un carattere difficile, ma anche Geltrude è una donna enigmatica…

Betty:  Spero di riuscire a tenere a bada Lorenzo fintanto che non salti fuori la verità. Ma la verità riesce ad imporsi solo nella misura in cui noi la imponiamo, e la vittoria della ragione non può essere che la vittoria di coloro che ragionano.

Maria:  E’ vero! Ma l’uomo si stima al suo giusto valore. Fa bene Lorenzo a difendere il suo legittimo diritto, in fondo è anche una questione di orgoglio, santo Iddio!

Biagio: (si muove lamentando dolore alla schiena) Ne andasse una per il verso giusto! (entra Lorenzo)

Scena terza (Biagio, Maria, Betty, Lorenzo)

Lorenzo:    Che buffone….. (siede)

Betty:  Che ti succede? Hai brutte notizie? (siede accanto a Lorenzo)

Lorenzo:    E’ un uomo senza orgoglio, una persona immorale, un miserabile.

Maria:  Parli di tuo zio?

Lorenzo:    (ride rabbioso) Non avverte neanche il rimorso per la nefandezza che ha compiuto: è una bestia. (si agita) Un diabolico capace di progettare solo il male, smarrendo ogni inclinazione al bene... (verso Betty) Ti garantisco che non fermerà il nostro progetto. (stringe a sè Betty)

Biagio: (sottovoce e verso la platea) Non l’immaginavo così deciso.

Betty:  (tra sé; verso la platea) Ha l’animo sconvolto.

Maria:  Non prendertela, Primo si ravvederà vedrai, e tutto tornerà come prima. Ti preparo un caffè? Certo che, se le cose non si agitano più di quanto lo sono, anche il più efficace sistema rischia di creare nuovi danni.

Biagio: In questi casi solo il mio vinello arreca sollievo, soprattutto quando la collera impera!

Lorenzo:    Ha ragione, don Biagio! Solo Bacco cura l’ira, ma può produrre ebrietà.

Biagio: Il mio vinello è saggio, distende e non esalta, è come il vento, spazza la densa nube e schiarisce l’orizzonte. Giorgio ne è gran maestro! (con in volto il riso) Il vinello è ben fresco e va giù che una meraviglia, prova? Maria, su, lesto, i bicchieri!

Maria:  Ecco fatto, il vinello è pronto. (esce)

Biagio: Lorenzo, prendi esempio da Giorgio, egli è sempre di buonumore. (entra Maria con la brocca del vino e il vassoio con sopra i bicchieri. Subito dopo compare Silvia)

Scena quarta (Biagio, Lorenzo, Betty, Silvia, Maria)

Silvia:  (Maria serve il vinello) Lorenzo, hai scelto anche tu la via del vinello? E’ un vizio maledetto, spesso trascina alla rovina.

Lorenzo:    Ma distende più in fretta e ammazza l’ira.

Silvia:  Quello di mio padre è un vino che rapisce la mente e l’uomo eccitato poco ragiona: osserva Giorgio! Il vino nostrano traccia la via al vizio.

Maria:  (a voce alta) Biagio, la seconda botte è ancora piena.

Biagio: Un miracolo! Credevo fosse già vuota.

Betty:  (nel muoversi urta Maria e cade il vinello) Mamma, scusami.

Maria:  Non rammaricarti, porta bene! (squilla il campanello)

Betty:  Vado io. (esce con Silvia)

Maria:  Chi sarà? (s’ode un cicaleccio)

Biagio: Par la voce di don Ugo... (entrano Betty e don Ugo; dopo un certo tempo entra Silvia)

Scena quinta (Biagio, Lorenzo, Betty, Silvia, Maria, don Ugo)

Don Ugo:   (con le mani congiunte) Pace.

Maria:  Si accomodi, arriva nel momento giusto, gradisce un calicino?

Don Ugo:   Volentieri! Il prodotto di Bacco dona piacere e forse anche ristoro al corpo.

Biagio: Lei, sì, che se ne intende!

Don Ugo:   Il suo vinello è molto buono, che uva è?

Biagio: La cultura enologica appartiene a pochi: il mestiere del vinaio è un arte, come la pittura.

Betty:  A cosa dobbiamo la gradita visita, don Ugo?

Don Ugo:   Ero di passaggio e così ho pensato di salire a salutare tuo padre. Questo giovane è il figlio di Ciro, vero?

Biagio: Che sbadato, pensavo lo conoscesse.

Lorenzo:    Piacere, Vellone.

Maria:  E’ il fidanzato di Betty.

Don Ugo:   Lo so! (breve pausa) Una brava persona tuo padre. (Maria prende la brocca vuota)

Maria:  Vado a fare rifornimento... (esce)

Lorenzo:    Don Ugo, scusi, ci dobbiamo assentare un momento...

Don Ugo:   Ma certo! Presto andrò via anch’io.

Biagio: Don Ugo, non ci disturba affatto! Può fermarsi, se lo gradisce.

Don Ugo:   Devo tornare in parrocchia per via dei lavori della facciata.

Silvia:  Rifiuta il vinello?

Don Ugo:   No, di certo. Arrivederci, ragazzi. Vi aspetto in chiesa. (Betty e Lorenzo escono)

Scena sesta (Don Ugo, Maria, Biagio, Silvia)

Don Ugo:   Un bravo giovane.

Biagio: Ci rammarica una sola cosa...

Don Ugo:   Quale?

Biagio: E’ in disarmonia con lo zio per via della eredità.

Don Ugo:   Lo zio? Chi, Primo? (entra Maria con la brocca ben piena)

Maria:  Eccomi di ritorno, il vinello è a temperatura di cantina. (versa il vinello)

Biagio: L’odore è magnifico! Si accomodi, don Ugo.

Don Ugo:   (verso Silvia) Quando pensate di sposarvi? Ormai Luca occupa una meravigliosa posizione all’università. I vostri rapporti sono tornati sereni, suppongo? Gli screzi in amore prendono spunto quasi sempre dalla gelosia o dalle eredità. Il ritorno di Federico dovrebbe... (interrompe Silvia)

Silvia:  (tra sè. Nel muoversi si scompone e scopre le gambe) La domanda genera sospetto. (pensa) Non abbiamo deciso ancora nulla. Una donna che ama immagina di essere corrisposta con lo stesso amore, ma se è viziata dagli altrui utili personali, cosa fa? Rompe i rapporti!

Don Ugo:   A cosa ti riferisci? (Biagio e Maria ascoltano con attenzione)

Silvia:  Al nostro rapporto d’amore, alla nostra autonoma felicità, dico autonoma perché non accetto essere vincolata ad altrui volontà.

Don Ugo:   Figliola, l’amore è un impulso spontaneo che nasce dal cuore, mai può morire se è vero.

Biagio: Anche l’amore per il vinello è spontaneo.

Silvia:  Quando l’amore è viziato, cosa si deve fare? Cristo l’usò per trasmettere agli uomini l’amore divino ma non l’indifferenza e, celebrando il memoriale del suo sacrificio trasmise anche il dono della creazione. Nella vita di una coppia le cose devono assumere una diversa dimensione, deve prevalere il sentimento amoroso e non l’ingordigia economica che va sempre a danno della spontaneità dell’amore.

Maria:  (siede e accavalla le gambe, lasciandone scoperta una) Don Ugo, secondo lei il ritorno di Federico è un fatto vero o è una messa in scena del fratello?

Don Ugo:   Potrebbe essere un fatto vero come una messa in scena, come si fa a giudicare se non ci sono elementi testimoniali?

Biagio: In ogni caso il suo ritorno non può che non farci piacere?

Don Ugo:   Certo! (breve pausa) Voglio dire che non è scontato il suo ritorno, anche se tra la gente la curiosità stimola commenti.

Silvia:  (subito) Per Luca è certezza!

Biagio: E’ un problema di Luca.

Silvia:  E di qualcun altro che continua a crederci e nello stesso tempo a negarlo.

Don Ugo:   Sono casi personali! Non vedo la natura del contendere. E’ un nostro concittadino che, tutto sommato ha deciso, se è vero, di tornare alla sua cara origine. Dovrebbe farci piacere! Dovremmo accoglierlo con brindisi e allegria, ma non con il funerale; anche se il funerale andrebbe lodato perché introduce la vita che verrà. (breve pausa) Luca è una persona concreta e sincera, non è avvezzo alle menzogne, interpellalo... (interrompe Silvia)

Silvia:  Me c’è chi con la menzogna edifica interessi!

Don Ugo:   Costui non ha fede in Dio.

Biagio: (taglia corto) Beviamo il vinello intanto che è ancora fresco.

Don Ugo:   Un solo bicchiere, so bene che il suo vinello incide e anche parecchio!

Biagio: Come vuole.

Don Ugo:   (a Silvia) Chi sarebbe costui che con l’uso della menzogna edifica interessi? (entrano Miriam e Carlo, entrambi portano allegria)

Scena settima (Don Ugo, Biagio, Silvia, Miriam, Carlo)

Miriam:     (discute con Carlo) ...Stiamo per portare in scena la tragedia. La tua parte è quella di fingere la disgrazia di Aulide[1]. Oh, Don Ugo, lei è qua?

Don Ugo:   Gli amici non si dimenticano.

Miriam:     Silvia, ti vedo disunita? Perché te ne stai nascosta?

Silvia:  In un solo giorno Luca ha reso infelice me e fatto felice il padre. Comprendi la mia collera? (si avvia all’uscio) Don Ugo, la saluto. Ciao mamma, ciao papà. A dopo! (esce)

Biagio: La depressione o il vaneggiamento ha soffocato mia figlia...

Maria:  Io penso che Silvia stia andando oltre i limiti dell’amore.

Biagio: Ma Silvia non può seguitare a vivere in questo modo! Una soluzione deve pur esserci?

Don Ugo:   La pazienza è una buona erba, ma non nasce in tutti gli orti.

Maria:  Torno subito. Don Ugo mi scusi. (esce)

Carlo:  Miriam che facciamo?

Miriam:     Devo andare a provare la tragedia! Arrivederci! (escono)

Don Ugo:   Tolgo il disturbo anch’io.

Scena ottava (Biagio, don Ugo)

Don Ugo:   (Biagio e don Ugo muti camminano per la scena) La colpa, a mio avviso, è tutta di Matteo. Francamente, trovo alquanto singolare il rientro di Federico.

Biagio: A dire il vero non convince neanche me. (pausa) Come si fa a spuntarla se quel diabolico di Matteo s’inventa le cose? Con l’ultima lettera, però, Federico conferma il suo rientro, mi chiede persino di ospitarlo fino a quando non deciderà una diversa dimora.

Don Ugo:   Però sua figlia si ostina contro il fidanzato, una ipotesi di verità deve pur esserci? Io sono un prete, concettualmente sono portato a credere anche nella provvidenza. Ma sua figlia si agita troppo...?

Biagio: Ha ragione. (breve pausa) Don Ugo...

Don Ugo:   (subito) Mi dica?

Biagio: Secondo lei, l’amico di Miriam, quel Carlo, potrebbe essere stato incaricato da mia moglie per...?

Don Ugo:   Probabile. (breve pausa) Posso indagare, se vuole? La lettera l’ha con sé?

Biagio: L’avevo nascosta tra le stoffe, ma non riesco più a trovarla. Potrebbe averla sottratta proprio mia moglie, a meno che... (entra Maria che conversa con Ciro e Betty, seguita da Lorenzo pensoso)

Scena nona (Biagio, don Ugo, Maria, Ciro, Lorenzo, Betty)

Maria:  (Don Ugo e Biagio si spostano lentamente a lato della scena; Maria e gli ospiti si posizionano al centro della scena) Mia figlia me lo avrebbe detto.

Ciro:         Invece ha preferito tacere.

Maria:  Qualcosa può averle scosso l’animo. (Betty scopre Biagio e don Ugo)

Betty:  Ciao papà! (gli va incontro e lo abbraccia)

Maria:  Te ne stavi ben nascosto? Non abbiamo nessun motivo per mettere il tuo cadavere in mezzo alla stanza?

Biagio: (subito, mentre avanza) Don Ugo, ha capito qualcosa?

Don Ugo:   Io no!

Biagio: Neanch’io. (pausa) Non volevamo interrompere la vostra conversazione.

Ciro:    Don Ugo, ossequi! Biagio, ti trovo in piena forma. Lo sai che Primo ha negato a mio figlio la parte dell’eredità lasciata da mio padre testatore, oggetto dell’assurda discordia?

Biagio: (svia l’argomento) Sei invecchiato, come mai?

Ciro:    Gli anni passano!

Don Ugo:   Certo che passano, sta a noi però viverli bene e in piena armonia. L’irrazionalità di Primo non giova a nessuno.

Ciro:    Ha ragione. Al riguardo ci sarebbe un lungo discorso da fare, ma non ho tempo, devo purtroppo andar via. (Maria e Betty conversano)

Don Ugo:   Sto per togliere il disturbo anch’io.

Maria:  Cosa vi posso offrire?

Biagio: Senza alcun dubbio il mio vinello, è un succo naturale, un ottimo rimedio per placare chi dell’accidia fa vendetta... Anche lei, don Ugo, ne beve un goccio, vero?

Don Ugo:   Sì! Mi associo.

Ciro:         Come si fa a rinunciare.

Lorenzo:    A quanto pare Giorgio ha contagiato un pò tutti.

Betty:  Lorenzo! (con un accigliato sguardo)

Ciro:         Conosco quel postino, ha molto del ficcanaso.

Don Ugo:   E’ un brav’uomo, invece, non credo sia un difetto corteggiare il vinello di Biagio: chi non lo sa in paese! Il postino è talmente abile che riesce a soffiare il naso anche alle galline pur di tracannare il delicato vinello.

Lorenzo:    Carina battuta!

Betty:  (decisa) Allora vinello per tutti?

Tutti:        Si!

Maria:  Vado a far provvista.

Betty:  Vengo anch’io. (Maria e Betty escono)

Scena decima (Don Ugo, Biagio, Ciro, Lorenzo)

Biagio: Accomodiamoci.

Ciro:         Sei sempre carico di lavoro?

Don Ugo:   E il mio saio non prende mai la via della finitura.

Biagio: Presto l’indosserà…

Don Ugo:   Lo spero! (entra Maria, lascia la brocca ed esce)

Biagio: (versa il vinello) Servitevi, prego.

Ciro:    Ah! Spero diluisca la collera che ho dentro.

Biagio: Le pene non sono soltanto tue.

Don Ugo:   Cosa le è capitato?

Ciro:         Mi addolora la condotta di mio fratello Primo.

Lorenzo:    Ma non finirà come lui crede, né gli perdonerò mai il dolore che ha provocato a Betty.

Ciro:    Si è comportato come un gran figlio di...! Mi scusi don Ugo, stavo per enunciare una volgarità.

Don Ugo:   Altre volte l’ho udita.

Lorenzo:    Un programmato tradimento (si muove pien d’ira), una vigliaccheria.

Don Ugo:   (finge di non sapere) Che torto vi ha fatto?

Ciro:    Ha tolto a Lorenzo e Betty la possibilità di costruirsi il nido d’amore nei locali ora di loro proprietà per successione testamentaria. (in preda all’ira) Mio fratello ha deciso, e non conosco il motivo, di vendere l’intera successione senza interpellare mio figlio. L’azione lo ha mandato persino in solluchero e compiaciuto ha divulgato la notizia credendo forse di danneggiare il nipote. (rabbioso) Un’autentica vigliaccheria!

Don Ugo:   Non mi risulta che suo fratello soffra di vigliaccheria! Ho invece un immagine diversa e per questo che lo stimo. (pausa) Penso, invece, che debba trattarsi di notizie infondate, divulgate da altri, cioè messe in giro per odio maturato forse in passato. (interrompe Biagio)

Biagio: Chi può averle messo in giro?

Don Ugo:   Non lo so!

Ciro:    E proprio mentre sta per rientrare Federico...

Biagio: Anche la notizia del rientro di Federico ha generato scompiglio...

Ciro:    E’ vero! Con al centro del contendere i nostri innocenti figli.

Biagio: Infatti!

Ciro:    Biagio, tu che conosci Federico... (interrompe Biagio)

Biagio: Io non so nulla!

Ciro:         Allora ci penserà il legale.

Don Ugo:   Non sia precipitoso, la saggezza non è mai eccessiva. Se siete d’accordo, posso tentare d’incontrare Primo e poi Matteo?

Ciro:    Lo faccia, ma come sua iniziativa!

Biagio: Non credo si approderà a qualcosa, tentare non costa nulla. Vi offro un altro bicchiere del mio vinello?

Tutti:   Va bene. (entrano Miriam e Carlo. Dopo un certo tempo Silvia)

Scena undicesima (Don Ugo, Biagio, Ciro, Lorenzo, Miriam, Carlo, Silvia, Maria)

Miriam:     (per mano a Carlo) Ma qui si fa festa! Olè, uniamoci anche noi. (trascina Carlo)

Ciro:         E’ tua figlia Miriam?

Miriam:     L’ultima volta che ci siamo visti eravamo in casa di suo fratello Primo.

Ciro:    E’ vero. (breve pausa) Questo giovine chi è?

Miriam:     Un amico.

Don Ugo:   Hai una compagna esultante, raggiante e vivace. (Miriam abbraccia Carlo)

Miriam:     Sono nata per dare anima all’armonia... (alza il bicchiere) Olè!

Tutti:        Prosit! Prosit! 

Biagio: (a Miriam) Il tuo amico non beve?

Miriam:     (a Carlo) Eccolo! (gli offre il suo svuotato)

Carlo:  (Miriam gli versa il vinello) Evviva!

Tutti:        (per la seconda volta, tranne Miriam) Prosit! (entra Maria)

Maria:  Qui si brinda! E’ forse arrivato Federico?

Ciro:    Scusatemi, ho l’appuntamento con l’avvocato.

Don Ugo:   Non sia frettoloso, mi faccia parlare con Primo!

Ciro:    Non credo servirà, mio fratello non ascolta neanche i preti birri.

Miriam:     Mi stupisce il termine di ‘prete birro’: o è prete o birro!

Maria:  Immaginate don Ugo birro?

Don Ugo:   Non mi sento affatto un birro.

Ciro:    Le dita della mano non sono uguali! La saluto Don Ugo. Se proprio vuole tentare l’incontro con mio fratello, lo faccia presto, prima che arrivi Federico. (esce)

Don Ugo:   Tuo padre serba molto rancore per suo fratello.

Lorenzo:    E non ha torto! (entra Silvia in punta di piedi)

Silvia:  Scusate se disturbo, circola voce che Federico è in arrivo...

Maria:  (verso la platea) E mio marito continua a negare la realtà.

Don Ugo:   (svia l’annuncio di Maria) Biagio, posso contare per domani la consegne del saio?

Biagio: Se non ci saranno nuovi impedimenti.

Don Ugo:   Bene signori, devo lasciarvi. Signora Maria! Salve Silvia, mi raccomando non odiare Luca, è forse l’unico a non avere colpa. Betty! Lorenzo! Vi aspetto in parrocchia. Ci conto.

Biagio: L’accompagno. (Biagio e don Ugo escono)

Betty:  Mamma, noi usciamo. (escono)

Miriam:     Anche noi andiamo, che ne dici Carlo?

Carlo:  Le prove sono iniziate già da qualche tempo. Arrivederci, signora! (esce con Miriam)

Silvia:  Ho il sospetto che don Ugo gioca a tenere nascosta la verità. (esce lentamente. Pausa.La scena rimane vuota)

Scena dodicesima (Biagio, don Ugo)

Biagio: (rientrano Biagio e don Ugo) Che mal di testa! Che mal di testa!

Don Ugo:   Dovrebbe pensare meno a Federico.

Biagio: E già! Non è facile destreggiarsi tra Silvia e Betty. (breve pausa) A proposito, il saio non riesco a finirlo per domani.

Don Ugo:   Biagio! Biagio! Quando lo finirà?

Biagio: Per la metà della prossima settimana. Che mal di testa... (trattiene la testa tra le mani)

Don Ugo:   La notizia che sto per darle le farà passerà il mal di testa, vedrà!

Biagio: Spero sia una buona notizia. (breve pausa) Anch’io ho una notizia per lei. (trattiene il capo tra le mani) Sicché Luca conosce il contenuto dell’ultima lettera di Federico? (breve pausa) Può essere stato Giorgio a informarlo?

Don Ugo:   Non credo. Piuttosto sospetto Primo.

Biagio: Ne è sicuro?

Don Ugo:   La certezza non ce l’ho. (inventato)

Biagio: Io sospetto Giorgio, invece.

Don Ugo:   Esclude sua moglie? (inventato)

Biagio: (pensa) Può anche essere stata mia moglie! La lettera, infatti, l’ho trovata in un posto diverso. O la testa! Che mal di testa. Qual è la notizia? Scusi, mi siedo.

Don Ugo:   E’ casa sua...

Biagio: (siede) Mi dica?

Don Ugo:   Ho avuto conferma che Primo non ha venduto la proprietà. (vero)

Biagio: Perbacco! Che bella notizia. Non ho più il mal di testa!

Don Ugo:   Che le avevo detto, e non è finita. Ha persino deciso di donare a Lorenzo anche la sua parte di eredità: un gesto ammirevole, non le pare? (vero)

Biagio: Il mal di testa non mi verrà più!

Don Ugo:   A una sola condizione, però, che suo fratello Ciro ne faccia formale richiesta. (inventato)

Biagio: Il mal di testa mi tornerà... di sicuro! (cammina per la scena) Ciro non lo farà mai e lo sa perché?

Don Ugo:   No!

Biagio: (torna a sedersi) Ora le racconto. Elena era fidanzata con Primo, però, aveva una relazione nascosta con Matteo e presto si trovò incinta e partorì Luca. Ciro, invaghito di Elena da sempre, non si dette per perso fino a quando la stessa Elena, ormai sedotta, lo assecondò: deduca lei!

Don Ugo:   Ho capito.

Biagio: (si muove lentamente) Tra Primo e Ciro si generò un odio profondo e per sedare l’acredine dovette intervenire il magistrato, che con fatica riuscì a pianificare la diatriba con una sentenza di risarcimento morale a danno di Primo. Tra Primo, Matteo e Ciro si inserì poi Federico e non le dico cosa avvenne: insulti e minacce fioccavano da tutte le parti, fino al punto che Federico, molto amato da Elena e minacciato da Primo fu costretto all’espatrio. (breve pausa)

Don Ugo:   Addirittura!

Biagio: Uh! Un violento gioco tra rivali. Elena era una gran bella donna, molto piacente, corteggiata peraltro da tutta la combriccola, tranne che da me e Alfio, l’attuale nostro sindaco. Via Federico, Elena accettò di nuovo il corteggiamento di Matteo e respinse Ciro che non smise di corteggiarla. L’ostinato Ciro si vendicava con immenso odio e tanti ricatti, fino al punto che la compagnia fu costretta a sciogliersi. (breve pausa) Il rientro di Federico, io credo, se non si eleverà il buon senso, metterà in discussione la vecchia ruggine e anche le malevolenze degli antichi rivali, e ritorceranno l’odio a danno delle nostre figlie che il corso degli eventi ha voluto che s’innamorassero dei loro figli. Il destino ha voluto così!

Don Ugo:   Nessuno sfugge al proprio destino. (pausa) Posso leggere la lettera?

Biagio: Eccola! Spostiamoci in bottega per non farci sorprendere da mia moglie. (si muovono)

Cala il si pario                                          Fine del secondo atto

                                                                       Antonio Petrucciani

ATTO   TERZO

Lo stesso giorno nella bottega di Biagio.

Un locale ampio. A sinistra un uscio dal quale si deve vedere parte di un luminoso terrazzo. Un secondo uscio a destra munito di tendaggio a drappo.

L’arredamento tipico di una bottega di sartoria.

Stoffe, vestiti finiti e da finire sparsi ovunque. Strumenti ed arnesi bene ordinati. Quelli di uso corrente devono essere in evidenza.

Qualche pianta e un quadro che rappresenta l’arte del cucito. Bene in evidenza un secondo quadro che riproduce la gioconda.

Manichini, cavalletti e altri attrezzi, sparsi ovunque.

Alcune sedia. Una poltrona vecchia con qualche lacerazione e rammenti.

Un lampadario in ferro. La tinteggiatura uniforme.

Il garzone, cosparso di filo di cotone, in prevalenza bianchi, è intento a comporre un pezzo di un abito. Il ferro per stirare emette vapore.

Scena prima (Maria, Sirio, Manrico)

Entra Maria.

Maria:  Biagio dov’è? (Manrico si distrae e gli cade dalle mani un pezzo di abito)

Manrico:   (nel raccoglierlo) E’ uscito un momento fa. (entra Sirio)

Maria:  Oh, Sirio, Biagio non c’è.

Sirio:         Ah, non c’è! Volevo salutarlo.

Maria:  Dovrebbe tornare a momenti. Siedi! (indica la poltrona)

Sirio:         Ho incontrato Ciro, mi ha detto che suo figlio sposa una delle tue figlie?

Maria:  Se sapessi quante brutte storie stiamo soffrendo e non sono ancora finite!

Sirio:   Lo so, Ciro me ne ha parlato. (Maria si insospettisce)

Maria:  Ciro…! Nostra figlia ha reagito in un modo che a noi non piace affatto.

Sirio:   Comprensibile. Tutte è due le tue figlie si sono innamorate di due giovani figli di rivali.

Maria:  Una diavoleria! (breve pausa) Come la rivalità accecò i nostri compagni, così i due giovani, ahimè, macchiati dell’unico torto di essere figli di due eterni rivali, stanno subendo ricatti e offese senza che abbiano alcuna colpa. Una vigliaccheria!

Sirio:         Biagio tornerà presto? (interrompe Manrico)

Manrico:   Non dovrebbe tardare.

Maria:  Può darsi che si sia intrattenuto con Giorgio a tracannare il vinello, vizio che non ha perso, anzi...

Sirio:   Chi, il postino? L’ho incontrato l’altro giorno, mi ha appunto detto che Federico, probabilmente, ha deciso di torna al paese.

Maria:  Con chi andrà ad abitare? Io sono stata informata da Matteo e il figlio, Luca, dovrebbe ospitare lo zio. Silvia è furibonda! E’ la cosa che mi tiene più in tensione... Immagini la reazione di Federico dopo quello che è successo? (breve pausa) L’atteggiamento di Biagio, peraltro, non è per niente trasparente, è ermetico e non ha mai interrotto il contatto epistolare con Federico.

Sirio:   Qualcosa so. Però, non m’incontro con tuo marito da più di un anno. (entrano Betty e Lorenzo)

Scena seconda (Maria, Sirio, Betty, Lorenzo, Silvia, Miriam, Manrico)

Betty:  (Betty e Lorenzo conversano. Lei indossa un abito vivace e un cappello molto femminile senza tesa: il toque) Mamma, dov’è papà?

Maria:  E’ via, lo sta aspettando anche Sirio.

Betty:  Lei è Sirio, piacere di conoscerla! E’ il mio fidanzato.

Lorenzo:    Piacere!

Sirio:         Conosco suo padre da oltre trent’anni.

Betty:  Lo so. (entra Silvia) E’ mia sorella, Silvia.

Sirio:   (Maria segue la conversazione) Era una bambina quando l’ho vista per la prima volta, ora è una graziosa signorina, una donna.

Silvia:  Sono cresciuta, si vede? (mostra il suo personale)

Maria:  L’ultima nostra figlia è diversa da loro due. (a Silvia) E’ qui per salutare tuo padre.

Silvia:  Papà dov’è? (entra Miriam)

Maria:  Ecco Miriam, la più piccola.

Miriam:     (esultante e vivace) Sono Miriam, lei chi è?

Sirio:         Sono Sirio, un amico di suo padre.

Miriam:     Oh, Sirio! Mio padre parla spesso di lei.

Sirio:         Eravamo molto amici.

Miriam:     Lo so. Lo sappiamo. Conosciamo finanche l’avventura con la monaca gozzuta.

Sirio:   (ride) Ah, sì! Una donna molto bella, intelligente, alta e di lineamenti perfetti, aveva solo un grosso difetto.....

Silvia:  (Lorenzo e Maria ascoltano. Manrico, di tanto in tanto solleva il capo e ascolta) Quale?

Sirio:   Un gozzo vistoso che la conduceva alla malinconia, suo padre disperato la ritirò in convento e da quel giorno non l’abbiamo più incontrata.

Maria:  Carlo dov’è?

Miriam:     Mi raggiungerà appena può. (Sirio tossisce)

Silvia:  (verso Sirio) Faceva parte della stessa combriccola di papà, vero?

Sirio:   Sì sì! Bei tempi! (breve pausa; in un batter d’occhio) Mi sorprende il rientro di Federico!

Silvia:  Per quale motivo si sente sorpreso?

Sirio:   Il suo espatrio fu la conseguenza del livore con Primo in particolare, ma anche con Matteo e Ciro, tutti e quattro corteggiavano la madre di Luca.

Silvia:  La madre di Luca!

Sirio:   Sì, proprio così. S’invaghirono di Elena. (breve pausa) Primo fu il prescelto, l’eterno innamorato. Ma Elena, in segreto, si era fatta sedurre da Matteo e partorì Luca. Anche Ciro, invaghito com’era da sempre, trascorse con Elena un periodo d’innamoramento più o meno breve, fino a quando la volubile Elena lo mollò.

Silvia:  Una interessante donna a quanto pare!

Maria:  Una femmina che per sembrare ancora più bella si indorava la fronte, si guastava il quadro della faccia, si sbiancava la pelle, si procacciava cispe agli occhi per apparire giovinetta e per mostrare vistosamente la bellezza sensuale: una conquistatrice di uomini insomma. Primo, che della combriccola era il più intraprendente, ad ogni torto subito lanciava violenti ricatti.

Lorenzo:    E che lancia tuttora! (pausa) Federico in tutto questa storia cosa c’entra?

Maria:  Era il più intelligente, un vanesio, molto vanesio, ed Elena s’invaghì di lui e trascorsero una lunga storia d’amore. Ma i violenti ricatti di Primo lo costrinsero all’espatrio.

Miriam:     Conosco la signora Elena, ha la grazia dell’appariscenza, quanto basta, infatti, per invaghire gli uomini.

Maria:  Caro Sirio, torti e ricatti abbondano ancora oggi, e le mie figlie sono alla mercé dei vecchi rancori per essersi semplicemente innamorate dei loro figli. Ricordi Primo? Ebbene, non è cambiato. Ricatta il nipote per schiaffeggiare il fratello.

Sirio:   Non so cosa pensare. Mi viene il dubbio che i ricatti di Primo e di Matteo possono avere una sola origine, l’imminente incontro con Federico. (entra Biagio)

Maria:  E’ quello che penso anch’io.

Scena terza (Sirio, Maria, Betty, Lorenzo, Silvia, Miriam, Biagio, Manrico)

Biagio: Oh! La bottega è affollata. (si ferma sotto l’uscio)

Maria:  Aspettiamo te ma non per tracannare il vinello. Ti aspetta una persona....

Biagio: Chi?

Maria:  C’è Sirio, desidera salutarti.

Biagio: Oh, che sorpresa! Non ti sei fatto più vedere! Ho immaginato fossi andato anche tu all’estero.

Sirio:   Come vedi sono ancora nella mia amata terra. Hai ragione, ci siamo visti più di un anno fa...

Biagio: Come stai? Gli affari vanno bene? (breve pausa) Manrico, è venuto il conte per la misura?

Manrico:   Si, è venuto, c’è soltanto un piccolo ritocco alla spalla destra, per il resto va tutto bene.

Biagio: Meno male! (si muove) Mi rincresce averti fatto attendere.

Sirio:   Con le tue figlie e tuo genero il tempo corre con gaiezza.

Biagio: E’ il figlio di Ciro. Betty è la sua fidanzata. E Luca, è il figlio dell’arcinoto spacca matrimoni Matteo, è il fidanzato di Silvia.

Serio:  Lo so!

Biagio: Sai tutto. Conosci anche gli intrichi di questi giorni? Scusami del ritardo. Mi sono dovuto incontrare con don Ugo, il prevosto.

Sirio:         Lo conosco.

Biagio: Non puoi non conoscerlo, sei indigeno! (si muove) Poi è l’unico prete del paese. (verso Maria) A proposito, passerà a salutarci! (pausa) Amico mio, le cose non vanno per niente bene, e non me ne va una per dritta.

Sirio:   Mi dispiace.

Biagio: Mi fa piacere che ti sei ricordato di un vecchio amico, accomodati, gradisci un bicchiere del mio vinello?

Sirio:         Lo so che hai un vinello eccezionale......

Biagio: Scommetto che te lo ha detto Giorgio.

Sirio:   No, tu stesso, quando ci siamo incontrati l’ultima volta. (breve pausa) Un solo bicchiere e poi ti saluto. (entra don Ugo)

Scena quarta (Sirio, Maria, Betty, Lorenzo, Silvia, Miriam, Biagio, don Ugo, Manrico)

Biagio: (si volta) Caro don Ugo, puntuale come sempre. Conosce il mio amico Sirio?. (addita Sirio)

Don Ugo:   Piacere. (evade la risposta)

Tutti:        (Manrico continua a cucire) Buongiorno, don Ugo!

Sirio:         Buondì, padre.

Don Ugo:   Pace. Non lontano da qui, Luca e Carlo discutano con animo aperto e senza affanno.

Biagio: Sono riuniti in assemblea... L’incontro di sicuro porterà qualche novità.

Don Ugo:   Non lo escludo. (sottovoce a Biagio) Ho notizie per sua figlia Betty.

Biagio: Mi dica?

Don Ugo:   (sempre sottovoce) Non ora, quando saremo soli.

Biagio: Maria, offri a don Ugo un calicino del nostro vinello?

Maria:  Certo! (tutti conversano tra loro) Vado a riempire la brocca.

Betty, Silvia

e Miriam:  Veniamo anche noi.

Lorenzo:    Vengo anch’io. (escono)

Scena quinta (Sirio, Biagio, don Ugo, Manrico)

Biagio: Sediamoci, intanto. Sirio, bevi anche tu un goccio di vinello?

Sirio:   Ti ringrazio.

Biagio: Coltivi ancora l’hobby della musica? (verso don Ugo) E’ un bravo musicista.

Don Ugo:   E’ quello che manca in parrocchia.

Biagio: Accompagnava Elena quando si esibiva con il canto. Elena era un mezzo soprano, una voce meravigliosa e dappertutto riceveva corposi applausi. Ciro era un ottimo pianista; Alfio un virtuoso violinista; Federico, con il violoncello deliziava gli ascoltatori. L’impresario era Primo, uomo di carattere, mai però perdeva d’occhio la bella Elena.

Sirio:   Primo, Matteo, Ciro e Federico ardevano d’amore per Elena, con i noti risultati!

Biagio: (Manrico si distrae) Manrico, don Ugo non ci consenta altro ritardo, mena l’ago! (controlla) Devi rassettare anche questo lato.

Manrico:   Va bene.

Sirio:   Allora Federico ha deciso di tornare? Una decisione a sorpresa.

Biagio: Al riguardo non ci sono prove certe e l’improvvisa notizia lascia molto spazio ai dubbi. In paese non si parla d’altro. Io penso a una crisi nostalgica di Federico. Mi auguro avrà almeno accumulato quella sufficiente ricchezza per godersi la vita. (pensa) Vedrai, sveglierà antichi rancori... Alfio, come sappiamo, non è più nella condizione di ricucire le diatribe, peraltro la carica politica che riveste glielo impedisce.

Don Ugo:   L’attuale sindaco?

Biagio: Sì!

Don Ugo:   Un uomo estremamente incline alla moderazione, abile e molto capace in campo politico. Figlio di un dignitario al comando dello Stato Maggiore del Tempio. (entra Maria con la brocca del vinello, seguita dalle tre figlie) Una persona molto sensibile anche spiritualmente, disposta a sbrigare tutte le questioni che gli stanno a cuore: E’ molto disponibile con tutti.

Scena sesta  (Sirio, Maria, Betty, Silvia, Miriam, Biagio, don Ugo, Manrico)

Maria:  (versa il vinello) Ecco fatto.

Don Ugo:   Manrico, venga pure lei, il vinello si beve in compagnia.

Sirio:         Maria, non ci fai compagnia?

Maria:  In questo momento, no.

Tutti:   Prosit! (Manrico torna al suo lavoro)

Maria:  (cammina per la scena) Si dice che Federico ha inviato una lettera, ma non si sa a chi, con la quale annuncia il suo immediato rientro.

Biagio: A chi l’ha scritta?

Maria:  Chiedilo a Giorgio. (Biagio e don Ugo si fissano negli occhi)

Biagio: Giorgio non è qua.

Silvia:  Papà, la commedia è arrivata alla fine...

Biagio: Quale commedia? Io non so nulla! (Sirio intuisce)

Sirio:   (posa il bicchiere) Signori, devo andar via.

Biagio: Grazie della visita. Ti aspetto...

Sirio:         Senz’altro! Saluto tutti. (esce)

Maria:  (raduna i bicchieri) Don Ugo a più tardi. (esce con le figlie; entra un cliente)

Cliente:     Si può?

Biagio: Caro professore, venga, la misura è pronta. (Manrico provvede a fare indossare la giacca al cliente) Questa manica ha un piccolo difetto, (conversa con Manrico) ecco, rimediato.

Cliente:     Forse il collo sbecca un pò.

Biagio: Sì, un pochino, ma non è un difetto grave, fra tre giorni può ritirare tutto.

Cliente:     Benissimo! (esce)

Manrico:   Vado a ritirare i bottoni. (esce)

Scena settima (Biagio, don Ugo)

Biagio: Sa chi è?

Don Ugo:   No!

Biagio: Il figlio del sindaco, è un insegnante di filosofia.

Don Ugo:   Mi era sembrato un volto noto, ha sposato la sorella di quel giovane (pensa), Carlo.

Biagio: Esattamente! (si muove con un pantalone tra le mani) Così, piano piano, la combriccola torna a ricomporsi.

Don Ugo:   Visto che siamo io e lei, posso annunciarle la novità?

Biagio: Sì! Sì! Mi dica.

Don Ugo:   (cammina con il capo chino) Esattamente come immaginavo, Primo non ha venduto l’eredità, Ciro, dunque, asserisce il falso.

Biagio: E’ la verità?

Don Ugo:   E’ la verità.

Biagio: Corro a informare mio genero...

Don Ugo:   Aspetti, non ho ancora finito.

Biagio: Mi dica! Si metta comodo.

Don Ugo:   Primo ha già deciso di cedere al nipote anche la sua parte di eredità, e lo ha concordato addirittura con il notaio.

Biagio: Non mi dica che si è fatto anche ribattezzare? Mi sta parlando con il cuore o mi raggira?

Don Ugo:   Le sto parlando con il cuore.

Biagio: Corro da Lorenzo. (si muove)

Don Ugo:   Aspetti, non è tutto.

Biagio: Perbacco! Stia comodo. Prenda fiato.

Don Ugo:   Primo teme molto il rientro di Federico...

Biagio: Perché?

Don Ugo:   Come lei sa, tra loro non correva e non corre, forse, ancora un armonioso rapporto, e... (interrompe Biagio)

Biagio: Allora torna? Voi preti riuscite a sapere quello che per noi è impossibile. (breve pausa)

Don Ugo:   Le dico di più, Federico è addirittura in viaggio, l’arrivo è previsto in giornata.

Biagio: Per Polluce, quello che è scritto nella lettera è dunque la verità! Da chi l’ha saputo?

Don Ugo:   Strano a dirsi, ma la notizia alberga in casa di Primo e ben sostenuta da una rete di informatori. Primo non ha mai interrotto il dialogo con Federico, quindi e a conoscenza di tutto. Anche Matteo, informato da Ciro, forse, attende con entusiasmo l’arrivo di Federico.

Biagio: E’ sicuro, don Ugo?

Don Ugo:   Lei stesso ha detto che non ci sono prove certe.

Biagio: Chi ha informato Matteo?

Don Ugo:   Credo sua moglie.

Biagio: (stupito della inattesa notizia) Per Bacco! (cammina lentamente) Ora mi spiego il diverso nascondiglio della lettera! (siede e si carezza il capo) Matteo! Il solito parassita. Ha sempre badato al proprio utile a danno degli altri.

Don Ugo:   Si sbaglia Biagio! La lettera era nel medesimo posto in cui l’aveva nascosta…. (interrompe Biagio)

Biagio: Diavolo becco! Bisogna proprio che mi faccia controllare la testa? Non è possibile che io non ricorda il nascondiglio della lettera! (pensa) Vuoi vedere che c’è la mano di Giorgio e di mia moglie...? Ma lei, come fa a saperlo?

Don Ugo:   In tutti noi esiste, sia nella sfortuna che nella fortuna, un limite, una possibilità di mutamento anche della mente. In questo caso lo sfortunato, se non fa nulla per fermare la scalogna è costretto a sopportare la disgrazia. Mi creda, Biagio, la lettera era nello stesso posto in cui l’aveva nascosta.

Biagio: Allora sono diventato nientemeno che scemo!

Don Ugo:   Quando la mente lavora in un certo modo non accetta aiuto. Lei aveva, come tuttora ha, la mente rivolta alla presunta ricchezza di Federico, tutto questo non le ha consentito di focalizzare la posizione del nascondiglio. (Biagio si tocca il capo)

Biagio: Vado ad informare mia figlia…

Don Ugo:   Aspetti, non anticipi quello che presumo sta per accadere. Ora, come sono messe le cose conviene attendere l’arrivo di Federico, anche se l’attesa è come l’incertezza, provoca emotività. (breve pausa) Creda a me, conviene solo attendere. (interrompe Biagio)

Biagio: Voi preti pensate proprio a tutto... (breve pausa) Sa pure chi ospiterà Federico?

Don Ugo:   Dalle notizie che circolano, l’anfitrione dovrebbe essere Primo.

Biagio: (deluso) Due diavoli insieme... (pensa), può darsi che possa sortire un angelo!

Don Ugo:   Non disperi, la provvidenza è sempre pronta, in caso estremo l’ospiterò io in parrocchia.

Biagio: (afflitto) Capisco! Ora è tutto più chiaro. (entra Giorgio ansimante)

Scena ottava (Biagio, Don Ugo, Giorgio)

Biagio: Che ti piglia?

Giorgio:     (ansimante) E’ arrivato Federico!

Don Ugo:   (Biagio si siede infiacchito) Quando?

Giorgio:     Non lo so! Una o due ore fa.

Biagio: Sono fritto! (si muove con il capo tra le mani)

Giorgio:     Silvia dov’è?

Don Ugo:   Chi l’ospita?

Giorgio:     Un suo amico.

Don Ugo:   Chi?

Giorgio:     Ha organizzato tutto Luca! (entra Lorenzo)

Scena nona (Biagio, Don Ugo, Giorgio, Lorenzo)

Biagio: (Lorenzo entra pensoso) Lorenzo, giungi a fagiolo.

Lorenzo:    (tra sè) So tutto. Quel taccagno di mio zio ha una gran fortuna...

Biagio: Lorenzo, ti consiglio la calma, lascia che tuo zio risolva i suoi guai con i parenti. (Lorenzo torna in sé)

Lorenzo:    E i miei guai chi li risolverà?.

Don Ugo:   Fidati di tuo zio, non è poi quel briccone che pensi, anche se è taccagno. (Lorenzo osserva don Ugo con discreta curiosità) Accostati a lui, sii più benevole, addomestica Betty, come il contadino quando porta la moglie in città, e il tuo malanimo vedrà presto un’alba diversa, un alba più bella, una luce nuova e anche l’acredine lascerà il covo della vendetta. (pausa) Non mostrarti ostinato, gli intrichi, presenti e passati, potrebbero anche non avere i lamenti chiacchierati.

Lorenzo:    E vero quello che ascolto? Non io ho alimentato gli intrighi, ma lui! (pensa) Ho da darvi una strana notizia. Lo straniero è già in paese. Me lo ha detto Carlo.

Giorgio:     Ed io sono stato informato da Luca.

Biagio: E noi da questo postino ficcanaso, incline solo a svuotare le botti del mio vinello. (entra Maria seguita dalle tre figlie)

Scena decima (Biagio, Don Ugo, Giorgio Lorenzo, Maria, Betty, Silvia, Miriam e Carlo)

Maria:  (soddisfatta) Questa volta il brindisi lo farai con Federico, caro marito, è tornato, è già in paese. (sottovoce dialoga con le figlie)

Biagio: (considera la notizia una novità) Per Bacco! (Lorenzo osserva e ascolta; le tre figlie seguono la madre, entra Carlo)

Carlo:  (in cerca di Silvia) Silvia, Federico è arrivato, Luca ti cerca disperatamente, desidera incontrarti.

Silvia:  Per cosa?

Biagio: (tra sé) L’arrivo non era previsto per oggi…! (interrompe Maria)

Maria:  Ho sentito. Ecco la verità! Sapevi e l’hai tenuta nascosta..., la verità!?

Don Ugo:   Può essersi fatto addomesticare dal dubbio, signora Maria. (breve pausa) Credo convenga non tirarsi addosso i tanti perché per chiarire gli equivoci finora chiacchierati.

Silvia:  E’ da più giorni che conosco il gioco del rientro di Federico. Anche Luca soccombe la rigida autorità del padre, ma non ha avuto sufficiente coraggio per contrastarlo.

Don Ugo:   Vedi figliola, giudicare senza prima verificare è la peggiore delle cose. Luca non è succube del padre, ha forse una visione più moderna della vita quotidiana.

Giorgio:     (con aria buffa) E’ proprio così don Ugo, Luca è di animo buono e semplice!

Silvia:  (subito) Anche lei, don Ugo, ha sperato e spera ancora in Federico oblatore, non è forse così? Ha sobillato mio padre in nome della provvidenza, ma non si è mai preoccupato di indagare sull’onestà e il buon comportamento dello zio Primo e Matteo

Don Ugo:   Non mi ero mai trovato prima in una simile baraonda. Il meglio è senz’altro dire come stanno le cose: ne ero del tutto ignaro. (pensa) Non ho bussato in tempo, ahimè, alla giusta porta, perché ignoravo a pieno le vostre disgrazie e sono dispiaciuto. Sono un prete e tutto quello che viene offerto alla parrocchia è solo opera della provvidenza, peraltro è lo scopo del mio credo (breve pausa). Non fa parte del mio vivere il danneggiare gli altri per fini personali. (pensa) Sono convinto che il mio pensiero è lo stesso di Primo e Matteo! Tanto è vero che Primo si è persino dichiarato disposto a prendersi cura di Federico fino a quando non deciderà una diversa dimora.

Carlo:  Non è così. Federico sarà assistito dal sindaco, che provvederà a tutte le cure necessarie di cui ha tanto bisogno. Vi saluto. (esce)

Don Ugo:   Una buona soluzione! Ed io prego affinché tutto gli sia propizio. (entra Ciro)

Scena undicesima (Biagio, Don Ugo, Giorgio Lorenzo, Maria, Betty, Silvia, Ciro)

Ciro:         (con impetuosità) Dov’è, dov,è Lorenzo?

Giorgio:     Eh, che fretta!

Maria:  Cosa ti succede? (Ciro frena l’impetuosità)

Ciro:         E’ tornato Federico!

Maria:  Non è una novità.

Ciro:         Biagio, sono venuto... (interrompe Biagio)

Biagio: Chi l’ospita?

Ciro:    Alfio. (cammina con il capo chino) Il problema è che Federico ha bisogno di aiuto. Mio dio com’è ridotto! E’ un povero disgraziato. (Maria ascolta meravigliata)

Biagio: Don Ugo, lo sapeva?

Don Ugo:   No! Non so più se sono in senno o impazzito. Certo per mia stolidità mi sono tirato addosso una grossa disgrazia e com’è naturale, mi provocherà qualche disordine.

Silvia:  Anche tu Papà, non restare seduto fingendo di non sapere, magari ignoravi lo stato disgraziato del tuo amico, ma sapevi del suo rientro!

Don Ugo:   (bugia) Tuo padre, così come non è stato mai informato delle stravaganti decisioni di Primo, accompagnato dalle effettive notizie di empietà, ignorava anche l’immediato e sicuro rientro dell’amico, non è nemmeno a conoscenza della notizia che sto per darvi, una sorprendente notizia che chiarisce l’intero apparato polemico di questi giorni. (pausa) Nessuno di voi oserebbe immaginare che Primo non ha venduto la proprietà ricevuta in successione, ma che ha persino deciso di donare al nipote la sua parte come dono nuziale, e la prova di tutto ciò è scritta nell’atto depositato presso il notaio per la registrazione legale.

Ciro:    Che sia benedetto il ritorno di Federico! Può essere una nuova invenzione di Primo, suo abituale stile?

Lorenzo:    Incredibile! (ostenta incredulità; Giorgio conversa con Maria)

Maria:  (verso Biagio) Tu pensi che io creda a don Ugo? Ho la prova invece delle tue menzogne.

Don Ugo:   Signora Maria, ha ragione, Biagio ha taciuto la notizia del rientro, ma perché gliel’ho obbligato io. Deve sapere che il rientro di Federico non era una notizia certa!

Maria:  Mente don Ugo! Ecco la lettera (la preleva dal reggiseno), con la quale Federico annuncia il sicuro rientro. Sì! E’ vero, non è indicata la data, ma dà conferma del suo ritorno.

Ciro:    Vi prego, non facciamo di Federico una realtà tragica, perché la vera tragedia è proprio lui. A vederlo strazia il cuore, è tornato in stato di massima povertà. (Entra Alfio seguito da Federico)

Scena dodicesima (Biagio, Don Ugo, Giorgio Maria, Betty, Silvia, Ciro, Alfio, Federico)

(Maria esprime un gesto di gioia, ma subito manifesta commiserazione. Alfio, avanti a Federico, sosta sotto l’uscio. Don Ugo si fa il segno della croce. Ciro va incontro a Federico. Silvia osserva sbalordita. Biagio mostra stupore)

Ciro:         Alfio, perché non mi hai avvisato? (gli va incontro) Federico!

Alfio:   (indossa un elegante vestito) Ecco l’atteso Federico! (Federico va incontro a Biagio)

Maria:  (sottovoce) Mio Dio! E’ la chiara risposta alle raccontate menzogne di questi giorni...

Biagio: Federico! (si abbracciano. Una luce illumina Federico per mettere in risalto l’uomo riassunto dalla disgrazia: I capelli irsuti, la fronte increspata, le sopracciglia arruffate, le palpebre ciondolanti, la faccia grinzosa, gli occhi privi della sodézza e levigatezza, la barba di capra, la bocca slargata e le gambe sciancate e fiacche, panciuto. Di tanto in tanto tossisce, ridotto al punto di non dare l’idea che fosse proprio Federico. Parla però spedito e con uno strano accento straniero. Maria si commuove.)

Maria:  Chi ti ha ridotto in questo stato? Dove sei stato nascosto per tutto questo tempo? Disgela la verità, parlaci, racconta quello che ti è capitato: chi ti ha privato della grazia e della bellezza? (si asciuga le lacrime che stillano per il dolore. Don Ugo si arroventa come un ferro, mostra delusione e arretra, lascia spazio a Biagio. Alfio, con aria intellettuale, rincuora Federico e lo introduce nell’ambiente)

Alfio:   Il nostro compagno è tornato con lo stesso entusiasmo di quel lontano giorno che partì. Biagio, è a te che Federico mostra volerne riconoscenza per la fraterna amicizia che gli hai dimostrato in tutti questi anni con l’assidua corrispondenza.

Giorgio:     (verso Biagio) Ecco l’autore delle lettere straniere. (si avvicina a Federico) Sono il postino, il consegnatario delle sue lettere che mi hanno concesso di scoprire anche la bontà del vinello di Biagio.

Silvia:  Il momento della verità è arrivato. Papà, il signor postino non ha mai smesso d’informare mia madre delle missive che ricevevi, e poi la ricattava costringendola al piacere del corpo di Bacco, e le botti presto tornavano vuote, come tu notavi.

Federico:   (verso Silvia) Chi sei?

Biagio: E’ mia figlia, Silvia. L’altra, Betty, è assente, cercano Primo per trovare un accordo. La più piccola, Miriam, è via, forse con il futuro sposo. (si appoggia al braccio di Federico) Vieni, entra, è la mia modesta bottega. Accomodati, sei il benvenuto.

Ciro:         (verso Federico) Posso salutarti come ai vecchi tempi?

Federico:   (verso Ciro) Tuo figlio dov’è?

Ciro:    (con tono docile) E’ con Betty per definire il tacito accordo con Primo.

Federico:   Lo so! Ma l’accordo non serve, è già tutto definito. (pensa) Elena è stata puntuale e precisa con me. Mi ha tenuto informato di ogni cosa. Primo ha allontanato i suoi capricci per compiacere il nipote e Matteo plaude per le nozze di suo figlio con la ragazza che crede nel suo naturale amore. (verso Silvia) Silvia, non ricusare Luca? L’amore che egli nutre per te è il suo unico mezzo per la vita. (pausa) Il mio ospizio è sicuro altrove, lontano dai vecchi amici, per non farmi accusare una seconda volta di un fatto che spero non si verifichi mai più. Anche Primo ha bruciato l’astioso pensiero, non è più tormentato dall’assillo del mio rientro, devo a lui l’ospitalità di Alfio al quale esprimo la massima riconoscenza.

Alfio:   Federico, non ti creare inutili crucci, sei il benvenuto tra noi. (breve pausa) Tu Ciro, organizza una festa con gli altri amici, nipoti e conoscenti; lei, don Ugo, si ritenga incaricato alla benedizione di questo giorno, suonando a festa le nostre meravigliose campane.

Don Ugo:   Sono sprovvisto del prezioso campanaro!

Federico:   Se lo gradisce sono disposto ad assumermi il prezioso incarico di campanaro della parrocchia?

Don Ugo.   (verso Silvia) Ecco la provvidenza, l’azione perpetua di Dio rivolta al mondo intero! (Entra Luca, seguito da sua madre Elena)

Scena quattordicesima (Biagio, Don Ugo, Giorgio Maria, Silvia, Ciro, Alfio, Federico, Luca, Elena)

Silvia:  (i personaggi che non partecipano alla conversazione ascoltano meravigliati. Abbraccia Luca) Luca!

Elena:  Federico, come ti sei ridotto! (bacia Federico)

Federico:   E’ quello che mi hai dato. E’ tuttavia il profondo mistero di ieri e la speranza di oggi.

Elena:  Anche lei, gentile prevosto, ha più volte visto in Federico l’utile oblatore per il restauro della chiesa e, tramite il mite Biagio e le sue innocenti confessioni ha tenuto nascosta la verità. Il nostro amico è tornato, sì, ma in stato di assoluta povertà e miseria...

Don Ugo:   (sereno) E’ lei forse che dovrebbe recitare il mea culpa, per aver raggirato quest’uomo con le false notizie e per essere stata la causa delle sue evidenti disgrazie. Di aver infine diramato la falsa notizia dell’eredità venduta da Primo, ed ha impresso in Matteo il sigillo del disonore.

Elena:  La sua dubbia onestà, don Ugo, non prende dalla provvidenza il vero nome, ha insultato se stesso e offeso il palese sacrificio di Federico, spero si renderà conto! (con stizza esce, ma rientra immediatamente)

Maria:  Ecco il mistero che ha avvolto l’intrigo di cui tu, Biagio, sei stato, ahimè, il falso attore.

Biagio: (a voce alta) Se la verità è la perfezione della coscienza, la mia coscienza, ora che ha conosciuto la verità, conferma se stessa.

Don Ugo:   Signora Maria, non abbia a dolersi, Biagio non ha nessuna colpa, io ho aizzato suo marito a idealizzare l’opulenza.

Giorgio:     Ed io ho idealizzato la bontà del vinello!

Maria:  Per uno solo il mistero di Federico è una condanna, costui sei tu, umile postino, ti mancherà la missiva e l’amato vinello!

Giorgio:     Per tracannare il vinello non serve la missiva, quello che occorre è la botte che sia sempre ben piena. Ancora più importante è che nessuno osa svuotarla: vero signora Maria?

Tutti:        Evviva Bacco!

Elena:  (con serena convinzione) Biagio, d’ora in avanti Federico sarà mio ospite.

Biagio: Nè in casa, né in bottega avevo riservato per Federico la dimora, guarda! (invita Elena al riscontro)

Giorgio:     Lo confermo anch’io! Solo al vinello ha riservato un degno locale, quello più fresco, giù, nella comoda cantina.

Maria:  E che ben conosci!

Don Ugo:   Veritas filia temporis! (si muove) La verità è figlia del tempo.

Maria:  Non mi sono sbagliata! (fissa don Ugo) Ho lentamente scalfito la crosta degli eventi per penetrare a fondo nel pensiero di Biagio, Primo, Matteo e Ciro. (decisa) Confesso, don Ugo, che dopo tante accorte ricerche, ho trovato e letto la lettera nascosta da mio marito, l’ho trovata, logicamente, con la complicità del ficcanaso Giorgio. Ora so benissimo i come e i perché del silenzio di Biagio. (verso Biagio) Mi duole solo una cosa, caro marito, di non essere stata abbastanza capace di farti confessare la verità che il qui presente prevosto avrebbe dovuto promuovere...

Biagio: Mentr’io sono felice di aver ben pensato e avuto certezza che con Giorgio eri lesta a vuotare la botte. (lentamente si allontana, poi verso la platea) Aspettando la verità non è stata cosa inutile, è quell’attesa che prima o poi fa trionfare il frutto della verità che è figlia del tempo!

     Ma la storia, la nostra storia, cara moglie, quella vera e vissuta anche da te, non potrà tornare a ridefinirsi, perché allora imponeva considerazioni e attenzioni a quella luce che soddisfaceva solo una cosa, sedurre ed essere sedotto da Elena. Noi che conosciamo la familiarità delle nostre figlie, sappiamo benissimo che a loro interessa l’amore vero, quello che nasce dai sentimenti spontanei: Silvia e Betty ricusano l’ostentata empietà di certi atteggiamenti, guardano lontano, sono affascinate dall’opera aperta della vita, (rivolto alla platea) che è l’austera prosa del vivere, cupido di luce della vita e del piacere.

Cala  il  sipario                                               Fine terzo atto

                                                            Antonio Petrucciani


[1] Porto della Beozia da dove, secondo la tradizione, salpò la flotta greca per Troia dopo che Agamennone ebbe sacrificata Ifigenia.