Aspettiamo cinque anni

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Leggenda del tempo in tre atti e cinque quadri

di Federico Garca Lorca

Traduzione di Vittorio Bodini

Arnoldo Mondadori Editore - Milano 1962

PERSONE

IL GIOVANE

IL VECCHIO

LA DATTILOGRAFA

L'AMICO

IL BAMBINO

IL GATTO

IL DOMESTICO

IL SECONDO AMICO

LA FIDANZATA

IL GIOCATORE DI RUGBY

LA CAMERIERA

IL PADRE

IL MANICHINO

ARLECCHINO

LA FANCIULLA

IL PAGLIACCIO

LA DOMESTICA

LA MASCHERA

PRIMO GIOCATORE

SECONDO GIOCATORE

TERZO GIOCATORE

L'ECO

ATTO PRIMO

Biblioteca. Il Vecchio e il Giovane sono seduti. Il Giovane indossa un pigiama blu. Il Vecchio in giacca grigia: ha la barba bianca e grandi occhiali d'oro.

Giovane. Vedo che non vi fa nessuna meraviglia.

Vecchio. Scusate...

Giovane. M' capitato sempre lo stesso.

Vecchio (indagando amabilmente) Davvero?

Giovane. S.

Vecchio. E perch...

Giovane. Ricordo che...

Vecchio (ride) Sempre: ricordo.

Giovane. Io...

Vecchio (ansioso) Continuate...

Giovane. Serbavo i dolci per mangiarmeli dopo.

Vecchio. Dopo, vero? Sanno meglio. Io pure...

Giovane. E ricordo che un giorno...

Vecchio (interrompendo con foga) La parola ricordo mi piace molto. una parola verde, succosa. Emana ininterrottamente dei rivolerti d'acqua freschissima. Ed strano: non pare anche a voi di vederla staccarsi sul ciclo chiaro di un'alba?

Giovane (gaio, cercando di convincersi) S, s, naturalmente. Avete ragione. Bisogna lottare contro ogni sentimento di rovina, contro quelle terribili scorticature delle pareti. Pi volte mi sono alzato a mezzanotte per sradicare l'erbe del giardino... Non ci voglio n erbe n mobili rotti in casa mia.

Vecchio. Giusto. Nemmeno mobili rotti, perch bisogna ricordare, s, ma...

Giovane. Ma le cose vive, quelle che ardono nel sangue, e che hanno tutti i loro margini intatti.

Vecchio. Benissimo. Vale a dire (abbassando la voce), bisogna ricordare, ma ricordare prima.

Giovane. Prima?

Vecchio (con aria di segreto) S. Bisogna ricordare fino a domani.

Giovane (assorto) Fino a domani.

Un orologio suona le sei. La Dattilografa attraversa la scena, piangendo in silenzio.

Vecchio. Le sei.

Giovane. S, le sei e fa un gran caldo. (Si alza.) C' un bellissimo cielo di temporale. Pieno di nuvole grigie...

Vecchio. Cosicch voi?... Io ero molto amico di quella famiglia. Soprattutto del padre. Si occupa di astronomia. Sta bene, no? E lei?

Giovane. Lei l'ho conosciuta poco. Ma non fa niente. Credo che mi ama.

Vecchio. Certamente.

Giovane. Son partiti per un lungo viaggio. M'ha fatto quasi piacere... Per queste cose ci vuol tempo...

Vecchio (contento) Sicuro!

Giovane. S, ma...

Vecchio. Ma, che cosa?

Giovane. Nulla... (facendosi fresco col ventaglio) Aspetter.

Vecchio. Il padre di lei venuto?

Giovane. No, mai. Per ora non possibile. Devono passare cinque anni.

Vecchio (con contentezza) Benissimo.

Giovane (serio) Perch dite: benissimo?

Vecchio. Beh, perch... Vi piace qua dentro? (Indicando la stanza.)

Giovane. No.

Vecchio. Non vi sgomenta l'ora della partenza, gli eventi, ci che succeder da un momento all'altro?

Giovane. Oh, s. Non me ne parlate!

Vecchio. cos bello aspettare.

Giovane. S, aspettare, ma intanto, avere. (Appassionandosi.)

Vecchio. Che accade nella via?

Giovane. Rumore, sempre rumore; polvere, caldo, cattivi odori. Mi irrita che entri nella mia casa l'aria della via.

Si ode un lungo lamento. Pausa.

Giovanni, chiudi la finestra.

Un Domestico sottile, che cammina in punta di piedi, chiude la finestra.

Vecchio. Lei... molto giovane?

Giovane. Giovanissima. Quindici anni.

Vecchio. Quindici anni che lei ha vissuto e che sono lei stessa. Ma perch non dire: ha quindici nevi, quindici venti, quindici crepuscoli? Non avete dunque il coraggio di fuggire, di volare, di estendere il vostro amore per tutto il cielo?

Giovane (si nasconde il viso fra le mani) L'amo troppo.

Vecchio (in piedi, con foga) O dire: ha quindici rose, quindici ali, quindici granelli di sabbia. Non potete concentrare il vostro amore, renderlo piccolo e affilato nel vostro petto?

Giovane. Voi volete tenermi lontano da lei. Ma io li conosco i vostri metodi. Basta osservare un insetto vivo sulla palma della mano, o guardare il mare di sera, fissando la forma di ciascuna onda, e subito il viso o la piaga che portavamo in petto si disf in bolle. Ma io sono innamorato, e voglio essere innamorato; cos innamorato di lei come lei lo di me; perci posso aspettare cinque anni, finch la notte, quando tutto il mondo spento, io potr allacciarmi attorno al collo le sue trecce lucenti.

Vecchio. Mi permetto di rammentarvi che la vostra fidanzata... non ha trecce.

Giovane (irritato) Lo so. Se l' tagliate senza il mio permesso, naturalmente, e questo... (con tristezza) mi ltera la sua immagine. (Con forza) Lo so che non ha trecce. (Quasi infuriato) Perch me l'avete ricordato? (Con tristezza) Ma in questi cinque anni torner ad averle.

Vecchio (con entusiasmo) E pi belle che mai. Saranno delle trecce...

Giovane (con contentezza) Lo sono, lo sono gi.

Vecchio. Sono delle trecce del cui profumo si pu vivere senza bisogno n di pane n d'acqua.

Giovane. Non fa che pensare.

Vecchio. Non fa che sognare.

Giovane. Come?

Vecchio. Non fa che pensare che...

Giovane. Che son tutto una ferita. Tutto in dentro. Arso.

Vecchio (porgendogli un bicchiere) Beva.

Giovane. Grazie. Se mi metto a pensare a lei, alla fanciulla, alla mia bimba...

Vecchio. Dite: alla mia fidanzata. Su, provate.

Giovane. No.

Vecchio. E perch?

Giovane. Fidanzata... voi lo sapete benissimo; se dico fidanzata, senza volerlo la vedo avvolta dentro un sudario, in un cielo sospeso a grandi trecce di neve. Pu darsi che le si affili il naso, o che la mano che tiene sul petto le diventi come cinque steli verdi su cui passeggino le chiocciole. No, non la mia fidanzata (fa un gesto, come se volesse respingere l'immagine che vuole impadronirsi di lui), la mia fanciulla, la mia bambina.

Vecchio. Continuate, continuate.

Giovane. Se mi metto a pensare a lei, io la disegno, la faccio muovere bianca e viva, ma d'un tratto, chi che le cambia il naso, le rompe i denti o la trasforma in un'altra donna, coperta di stracci, che cammina nel mio pensiero come se stesse guardandosi nello specchio d'una fiera?

Vecchio. Chi? Sembra incredibile che voi diciate chi. Eppure cambiano pi le cose che abbiamo davanti ai nostri occhi che non quelle che vivono arrese sotto la fronte. L'acqua che viene per il fiume completamente diversa da quella che se ne va. E chi che ricorda l'esatta topografia delle sabbie del deserto... o il volto d'un amico?

Giovane. S. E ci che dentro anche pi vivo, bench muti anch'esso. L'ultima volta che la vidi non potevo guardarla da vicino perch sulla fronte aveva due piccole rughe che appena mi distraevo, capite?, le coprivano tutto il viso e la rendevano vecchia, sfiorita, come se avesse molto sofferto. Dovevo allontanarmi da lei per poterla mettere a fuoco - il termine giusto - nel mio cuore.

Vecchio. Scommetto che quando voi la vedeste vecchia era proprio il momento in cui vi si affidava pi intieramente.

Giovane. Proprio cos.

Vecchio (con eccitazione) E che se invece, in quel preciso momento, lei avesse confessato di avervi ingannato, di non amarvi, allora quelle piccole rughe si sarebbero mutate nella pi delicata rosa del mondo.

Giovante (con eccitazione) S.

Vecchio. E l'avreste amata di pi, proprio per questo.

Giovane. S, cos.

Vecchio. E allora?

Giovane. Allora... molto difficile vivere.

Vecchio. Perci bisogna volare da una cosa all'altra fino a smarrirsi. Se lei ha quindici anni pu avere quindici crepuscoli o quindici cicli. Le cose son pi vive dentro, che non li fuori, esposte all'aria e alla morte. Per questo cerchiamo di... non cercare... o di attendere. Perch l'altro morire subito, ed pi bello pensare che domani vedremo ancora i cinque corni d'oro con cui il sole solleva le nubi.

Giovane (tendendogli le mani) Grazie, grazie di tutto.

Vecchio. Ripasser a trovarvi.

Appare la Dattilografa.

Giovane. Hai finito di scrivere quelle lettere?

Dattilografa (con aria lagrimosa) S, signore.

Vecchio (al Giovane) Che cos'ha?

Dattilografa. Voglio andarmene da questa casa.

Vecchio. Beh, facile, no?

Giovane (turbato) Giudicate voi.

Dattilografa. Voglio andarmene e non posso.

Giovane (con dolcezza) Non sono io a trattenerti. Lo sai bene che non ci posso far niente. Ti ho detto tante volte di attendere, ma tu...

Dattilografa. Ionon attendo. Perch attendere?

Vecchio. E perch no? Attendere credere e vivere.

Dattilografa. Ionon aspetto, perch non mi piace, perch non ho voglia di aspettare; eppure non riesco a muovermi di qui.

Giovane. Concludi sempre senza dare delle ragioni.

Dattilografa. E che ragioni posso dare? Non c' che una ragione ed ... che ti amo. Sempre la stessa ragione. (al Vecchio) Quando era piccolo , io lo guardavo giocare dal mio balcone. Un giorno cadde e gli sanguin il ginocchio, (Al Giovane) ti rammenti? Quel sangue vivo continua ancora a guizzarmi come una serpe rossa fra i seni.

Vecchio. Questo non va. Il sangue si dissecca e il passato passato.

Dattilografa. Che colpa ne ho io, signore? (Al Giovane) Ti prego di farmi il conto. Me ne voglio andare.

Giovane. Benissimo. Neanche io ce n'ho colpa. E poi sai perfettamente che non appartengo a me stesso. Puoi andartene.

Dattilografa (al Vecchio) L'ha sentito? Mi scaccia dalla sua casa. Non vuol pi tenermi qui. (Piange. Se ne va.)

Vecchio (con aria di segreto, al Giovane) pericolosa quella donna.

Giovane. Iovorrei amarla, lo vorrei davvero, come vorrei aver sete presso una sorgente.

Vecchio. No, niente affatto. E che fareste domani? Eh? Pensateci. Domani.

Amico (entrando rumorosamente) Che silenzio in questa casa! E perch poi? Dammi dell'acqua con anice e ghiaccio.

Il Vecchio se ne va.

O un cocktail.

Giovane. Mi auguro che non mi romperai i mobili.

Amico. Sei un uomo troppo solitario, troppo serio, col caldo che fa.

Giovane. Non puoi sederti?

Amico (lo prende fra te braccia e lo fa girare) Din, din, dan, la fiammella di san Giovn.

Giovane. Lasciami stare. Non sono in vena di scherzi.

Amico. Uff! Chi era quel vecchio? Un tuo amico? E dove stanno in questa casa i ritratti delle ragazze con cui vai a letto? Senti (gli si avvicina) ti prender per il bavero e ti tinger di rosso codeste guance di cera... o te le strofiner, cos.

Giovane (irritato) Lasciami.

Amico. O ti spinger nella via a colpi di bastone.

Giovane. E che dovrei uscire a fare? Quello che ti pare a te, no? Son gi abbastanza stanco di doverla sentire, la via, piena di automobili e di gente senza mta.

Amico (sedendosi sul sof e stirandosi) Ah! Io invece... Ieri ho fatto tre conquiste; l'altro ieri ne avevo fatte due, oggi una... e la conclusione che rimango a mani vuote, perch mi manca il tempo. Sono stato con una ragazza... Ernestina. La vuoi conoscere?

Giovane. No.

Amico (alzandosi) No, al solito. Ma se la vedessi... ha una cintura... Bench in quanto a cintura ce l'ha pi bella Matilde (con impeto) . Ah, mio Dio! (D un salto e cade disteso sul divano.) Vedi, ha una vita fatta a misura per tutte le braccia, e cosi fragile che si ha desiderio di avere fra le mani una piccolissima scure d'argento per sezionarla.

Giovane (distratto, e a parte dalla conversazione) Allora io salir la scala.

Amico (stendendosi bocconi sul divano) Non ho tempo, non ho tempo per niente, tutto mi si accavalla. Pensa un po': fisso un appuntamento con Ernestina (si alza), le trecce fin qui, strette, nere nere, e poi... Ernesti-ti-ti-ti-ti-tina, le dico tante cose dolci col suo nome, che le si riempiono i seni di ti e siccome le dolgono, devo togliergliele io con le labbra, con le dita, con gli occhi...

Il Giovane spazientito batte colpi con le dita sul tavolo.

Giovane. Non mi lasci riflettere.

Amico. Cosa c' da riflettere? Io me ne vado. Tanto pi... che... (Guarda l'orologio) gi passata l'ora, terribile, mi capita sempre la stessa cosa. Non ho tempo e mi fa rabbia. Andavo con una donna di una bruttezza meravigliosa, una di quelle brune di cui si sente la mancanza nei meriggi d'estate. E mi piace enormemente (tira un cuscino in aria) perch sembra un domatore.

Giovane. Basta.

Amico. Ma s, diamine! Non scandalizzarti. Una donna pu essere bruttissima e un domatore di cavalli pu esser bello. E viceversa e... che ne sappiamo noi? (Si versa del cocktail in un bicchiere.)

Giovane. Nulla.

Amico. Vuoi dirmi che cos'hai?

Giovane. Niente. il mio carattere, lo sai.

Amico. Ma non lo comprendo. Comunque non posso mettermi a star serio. (Ride.) Ti saluter come i cinesi. (Strofina il naso contro il naso del Giovane.)

Giovane (sorridendo) Smettila.

Amico. Ridi. (Gli fa il solletico.)

Giovane (ridendo) Bestia! (Lottano.)

Amico. Ti faccio una presa!

Giovane. Possotenerti testa, che credi?

Amico. Ci sei. (Gli prende la testa fra le gambe e gli d colpi)

Vecchio (entrando, con gravit) Con permesso...

I giovani si alzano e restano in piedi.

Scusate... (Con autorit, guardando il Giovane) Dimenticher il cappello.

Amico. Come sarebbe a dire?

Vecchio (irritato) Sissignore. Dimenticher il cappello... (tra i denti) cio, ho dimenticato il cappello.

Amico. Ahhh...

Si ode uno strepito di vetri.

Giovane (a voce alta) Giovanni, chiudi la finestra.

Amico. Un temporale. Speriamo che sia forte.

Giovane. Non ci tengo a saperlo. (A voce alta) Che sia chiuso bene dappertutto.

Amico. Questi son tuoni: dovrai sentirli per forza.

Giovane. No.

Amico. S.

Giovane. Ci che succede fuori non mi interessa affatto. Questa casa mia e qui non entra nessuno.

Vecchio (indignato, all'Amico) una verit irrefutabile.

Si ode un tuono in lontananza.

Amico. Entrer chiunque voglia entrare, non solo qui dentro, ma fin sotto il tuo letto.

Si ode un tuono pi vicino.

Giovane (gridando) No, per ora no!

Vecchio. Bravo!

Amico. Apri la finestra. Ho caldo.

Vecchio. Pi tardi si aprir.

Giovane. Poi.

Amico. Ma insomma...

Si ode un altro tuono. La luce diminuisce e una luminosit azzurrina di temporale invade la scena. I tre personaggi si nascondono dietro un paravento nero ricamato di stelle.

Dalla porta di sinistra entra il Bambino morto, col Gatto. Il Bambino ha un vestito bianco, da prima comunione, con una corona di rose bianche in testa. Sul suo volto cereo risaltano gli occhi e le labbra color giglio secco. Ha in mano un cero tortile e un gran laccio con fiori d'oro.

Il Gatto azzurro, con due grandi macchie rosse di sangue sul pettino bianco e grigio e in testa. Avanzano verso il pubblico. Il Bambino tiene il Gatto per una zampa.

Gatto. Miau.

Bambino. Ssss...

Gatto. Miau.

Bambino. Prendi il mio fazzoletto bianco.

Prendi la mia corona bianca.

Non piangere pi.

Gatto. Mi dolgono le ferite

che i bambini m'han fatto sulla spalla.

Bambino. Anche a me duole il cuore.

Gatto. Perch ti duole, dimmi, bambino?

Bambino. Perch non cammina pi.

Ieri mi s' fermato pian pianino,

usignuolo del mio letto.

Un gran clamore, avessi visto... Mi esposero

di fronte alla finestra, con queste rose.

Gatto. E tu cosa sentivi?

Bambino. Sentivo

dei fiotti d'acqua ed api per la stanza.

Con le mani legate. Che cattivi!

I bambini dai vetri mi spiavano.

E un uomo m'inchiodava col martello

stelle di carta sulla cassa.

(Incrociando le mani)

Non son venuti, no, gli angeli, gatto!

Gatto. Non chiamarmi pi gatto.

Bambino. No?

Gatto. Son gatta.

Bambino. Sei gatta?

Gatta (smorfiosa) S, te ne potevi accorgere.

Bambino. E da che?

Gatta. Dalla mia voce d'argento.

Bambino (con galanteria) Non ti vuoi accomodare?

Gatta. S. Ho fame.

Bambino. Cercher di scovarti un topolino.

Si mette a guardare sotto le sedie. La Gatta, seduta su uno sgabello, trema.

Ma non mangiarlo intero. Soltanto una zampetta, perch stai molto male.

Gatta. Dieci sassate

mi hanno tirato i bambini.

Bambino. Pesano come le rose

che stanotte han ferito la mia gola.

Ne vuoi una?

(Si strappa una rosa dalla testa)

Gatta (contenta) S, la voglio.

Bambino. Il tuo cereo colore, bianca rosa,

occhio di luna infranta, ti assomiglia

a una gazzella svenuta fra i vetri.

Gatta. Tu, che facevi?

Bambino. Giocavo, e tu?

Gatta. Giocavo.

Andavo per i tetti, col musetto camuso,

col nasino di latta,

al mattino

ad acchiappare i pesciolini nell'acqua,

e a mezzogiorno

sotto il roseto del muro m'addormentavo.

Bambino. E la notte?

Gatta (con enfasi)

Vagavo sola.

Bambino. Senza nessuno.

Gatta. Per il bosco.

Bambino (gaio)

Anch'io, gattina dal muso camuso,

e dal nasino di latta,

me ne andavo a mangiare more e mele.

Tuono lontano.

Ah, aspetta! Stan venendo? Ho paura,

sai? Son fuggito di casa.

Non voglio che mi sotterrino.

Gigli e cristalli ornano la mia cassa;

ma io preferisco dormire

fra i giunchi dell'acqua.

Non voglio che mi sotterrino. Andiamo via.

(La prende per la zampa.)

Gatta. Ci sotterrano? Quando?

Bambino. Domani.

In certe fosse scure.

Tutti piangono. Tutti tacciono.

Ma poi se ne vanno. Io li ho visti.

E poi, sai?

Gatta. Che succede?

Bambino. Ci vengono a mangiare.

Gatta. Chi?

Bambino. La lucertola maschio e la lucertola femmina, coi loro figliolini, che son molti.

Gatta. E che ci mangeranno?

Bambino. Le dita, il viso (abbassando la voce) e il pip.

Gatta (offesa) Io non ce l'ho.

Bambino (con energia)

Allora,

ti mangeranno le zampe e i baffi.

Tuoni lontanissimi.

Andiamo. Di casa in casa

giungeremo dove pascolano

i cavallini d'acqua.

Non cielo. terra dura

con molti grilli che cantano,

con erbe che si agitano,

con nuvole che si levano,

con fionde che gettano pietre

e il vento come una spada.

Voglio esser bimbo, un bambino.

(Si dirige alla porta di destra.)

Gatta. La porta chiusa.

Andiamo dalla scala.

Bambino. Dalla scala ci vedono.

Gatta. Aspetta.

Bambino. Vengono a sotterrarci.

Gatta. Scappiamo dalla finestra.

Bambino. Non vedremo mai la luce,

n le nuvole che si levano,

n i grilli in mezzo all'erba,

n il vento come una spada.

(Incrociando le mani!)

Ahi, girasole.

Ahi, girasole di fuoco.

Ahi, girasole.

Gatta. Ahi, garofanino di sole.

Bambino. Spento il cielo.

Soltanto mari e monti di carbone,

e una colomba morta sulla rena

con ali infrante e con in becco un fiore.

(Canta) E nel fiore un'oliva,

e nell'oliva un limone...

Come dice poi?... Non lo so. Come dice?

Gatta. Ahi, girasole del mattino.

Ahi, girasole.

Bambino. Ahi, garofanino di sole.

La luce tenue. Il Bambino, tenendo la Gatta per la zampa, procede a tentoni.

Gatta. Non c' luce. Dove sei?

Bambino. Taci.

Gatta. Stanno gi venendo lucertole?

Bambino. No.

Gatta. Hai trovato l'uscita?

La Gatta si avvicina alla porta di destra; appare una mano che ve la spinge dentro.

Gatta (da dentro)

Bambino, bambino! (Con sgomento) Bambino!

Il Bambino avanza terrorizzato, fermandosi a ogni passo.

Bambino (a bassa voce)

sprofondata.

L'ha afferrata una mano.

Dev'esser la mano di Dio.

Non seppellirmi. Aspetta pochi minuti...

Il tempo di sfogliare un fiore.

(Si strappa un fiore dalla testa e lo sfoglia!)

Ci andr da solo, piano piano,

e mi lascerai vedere il sole.

Pochissimo. Mi basta un raggio.

(Sfogliando il fiore.) S, no, s, no, s.

Voce. No.

Una mano appare e afferra il Bambino, che sviene. Appena il Bambino scomparso, la luce torna come prima. Immediatamente escono dal paravento i tre personaggi. Dnno mostra di aver caldo e sono molto agitati. Il Giovane ha un ventaglio azzurro, il Vecchio un ventaglio nero, l'Amico un ventaglio d'un rosso violento. Si sventagliano.

Vecchio. E aumenter ancora.

Giovane. S, dopo.

Amico. stato gi abbastanza. Non credo che riuscirai a sfuggire al temporale.

Voce (fuori) Mio figlio, mio figlio!

Giovane. Dio, che serata! Giovanni, chi che grida cos?

Domestico (entra, sempre camminando in punta di piedi. Con voce soave) morto il bambino della portinaia e ora lo portano a seppellire. la madre che piange.

Amico. naturale.

Vecchio. S, ma quello che passato passato.

Amico. Ma solo ora che sta passando.

Discutono.

Il Domestico attraversa la scena e va per uscire dalla porta di sinistra.

Domestico. Signore, vuole avere la bont di darmi la chiave della sua camera?

Giovane. Perch?

Domestico. I ragazzi hanno ammazzato un gatto e l'hanno gettato sulla tettoia del giardino, e bisogna toglierlo di l.

Giovane (seccato) Tieni. (Al Vecchio) Con lui non la spuntate.

Vecchio. E non m'importa neanche.

Amico. Non vero. Vi importa. Se c' uno a cui non gliene importa nulla sono io, che so positivamente che la neve fredda e che il fuoco brucia.

Vecchio (ironico) Secondo.

Amico (al Giovane) Ti sta ingannando.

Il Vecchio guarda con fermezza il Giovane, stringendo fra le dita il cappello.

Giovane (con forza) Non influisce minimamente sul mio carattere. Son proprio cos. che tu non puoi comprendere che si possa aspettare cinque anni una donna, pieno e arso d'un amore che cresce giorno per giorno.

Amico. Non hai nessun bisogno di aspettare.

Giovane. Credi che io possa vincere le cose materiali, gli ostacoli che sorgono e che aumenteranno strada facendo, senza causare dolore agli altri?

Amico. Devi pensare prima a te e poi agli altri.

Giovane. Aspettando, il nodo si scioglie e la frutta matura.

Amico. Iopreferisco mangiarmela acerba, o meglio ancora, preferisco recidere il fiore e mettermelo all'occhiello.

Vecchio. Non vero.

Amico. Voi siete troppo vecchio per poterlo sapere.

Vecchio (severamente) Io ho lottato tutta la vita per accendere una luce nei posti pi oscuri. E quando la gente stava per torcere il collo alla colomba, io ho trattenuto la mano e l'ho aiutata a volare.

Amico. E naturalmente il cacciatore morto di fame.

Giovane. Sia benedetta la fame.

Appare dalla porta di sinistra il 2 Amico. E vestito di bianco, con un impeccabile vestito di lana, e porta guanti e scarpe dello stesso colore. Se questa parte non potr esser sostenuta da un attore, dovr farla un'attrice giovane. Il vestito dev'essere d'un taglio esageratissimo, con enormi bottoni azzurri; il gil e la cravatta saranno di merletti arricciati.

2 amico. Sia benedetta, a patto che ci sia pane tostato e olio, e poi sonno. Molto sonno. Un sonno che non finisca mai. Ti ho sentito.

Giovane (meravigliato) Da dove sei entrato?

2 amico. Da una parte qualunque. Dalla finestra. Mi hanno aiutato due bambini miei amici. Li ho conosciuti quand'ero molto piccolo, e mi hanno spinto su per i piedi. Sta per cadere un acquazzone... ma quello che cadde l'anno passato, quello si fu un acquazzone! C'era cosi poca luce che le mani mi diventarono gialle. (Al Vecchio) Ricorda?

Vecchio (acre) Non ricordo nulla.

2 amico (all'Amico) E tu?

1 amico (serio) Neanche.

2 amico. Io ero molto piccolo, ma lo ricordo con precisione.

1 amico. Vedi...

2 amico. Ecco perch non voglio crederti. La pioggia bella. In collegio entrava dai cortili e schiacciava contro le pareti certe donnine nude, piccine piccine, che porta dentro di s. Non le avete mai viste? Quando avevo cinque anni... no, quando ne avevo due... no, mento, quando avevo un anno, solo un anno. bello, vero? Un anno presi una di quelle donnine di pioggia e la tenni per due giorni in una peschiera.

1 amico(con calma ironica) E crebbe?

2 amico. No: si fece sempre pi piccola, sempre pi bambina, come dev'essere, com' giusto, finch non rest di lei che una goccia d'acqua. E cantava una canzone...

Torno per le mie ali,

lasciatemi tornare.

Voglio morire essendo alba,

morire essendo ieri.

Torno per le mie ali,

lasciatemi tornare.

Voglio morire essendo una sorgente.

Voglio morire fuori del mare...

che ormai la canzone che io canto ogni momento.

Vecchio (irritato, al Giovane) completamente pazzo.

2 amico (che l'ha sentito) Pazzo? Perch non voglio essere pieno di rughe e di dolori come lei! Perch voglio vivere ci che mio e me lo tolgono. Io lei non la conosco. E non mi piace veder gente come lei.

1 amico (bevendo) Tutto questo non altro che paura della morte.

2 amico. No. Proprio ora, mentre venivo qui, ho visto che portavano a seppellire un bambino con le prime gocce della pioggia. Cos voglio esser seppellito anch'io. In una cassa piccola come quella, e che tutti voi andiate incontro alla burrasca. Ma il mio volto mio, e me lo stanno rubando. Io ero tenero e cantavo, e ora c' un uomo, un signore (al Vecchio) come lei, che passeggia dentro di me con due o tre maschere belle pronte. (Tira fuori uno specchio e vi si guarda) Ma ancora no, ancora no... Mi vedo ancora arrampicato sui ciliegi... con quell'abito grigio... Un abito grigio che aveva delle ancore d'argento... Dio mio! (Si copre il viso con le mani.)

Vecchio. Gli abiti si strappano, le ancore si ossidano e andiamo avanti.

1 amico. No, per favore. Non parli cosi.

Vecchio (entusiasmato) Le case sprofondano.

1 amico (energico, in atteggiamento difensivo) Le case non sprofondano.

Vecchio (imperterrito) Gli occhi si spengono e un falcetto affilatissimo taglia i giunchi delle rive.

2 amico. Certo, tutto ci succede, ma dopo.

Vecchio. No. Al contrario. gi successo.

2 amico. Dietro, tutto rimane quieto: com' possibile che lei non lo sappia? Non c' da fare altro che andare risvegliando dolcemente le cose. In cambio, fra quattro o cinque anni c' un pozzo in cui precipiteremo tutti.

Vecchio (adirato) Silenzio.

Giovane (tremando, al Vecchio) L'ha sentito lei?

Vecchio. Fin troppo. (Esce rapidamente dalla porta di destra.)

Giovane (andandogli dietro) Dove andate? Perch ve ne andate cos? Un momento. (Esce dietro il Vecchio.)

2 amico (stringendosi nelle spalle) Bene. Non poteva essere che un vecchio. Voi per non avete protestato.

1 amico (che ha bevuto senza interruzione) No.

2 amico. A voi non vi importa d'altro che di bere.

1 amico (serio e con dignit) Io faccio quello che mi pare e che mi aggrada. Non vi ho chiesto il vostro giudizio.

2 amico (intimidito) S, s. Io non dico nulla... (Si siede su una poltrona, con le gambe rannicchiate.)

Il 1 Amico vuota rapidamente i bicchieri fino all'ultima goccia, e dandosi un colpo in fronte, come se si ricordasse d'una cosa, esce rapidamente dalla porta di sinistra. Il 2 Amico poggia la testa sulla poltrona. Appare da destra il Domestico, sempre silenzioso, in punta di piedi. Comincia a piovere.

2 amico. L'acquazzone. (Si guarda le mani) Che luce orrenda! (Si addormenta.)

Giovane (entrando) Domani torner. Ho bisogno di lui. (Si siede.)

Appare la Dattilografa. Porta una valigia. Attraversa la scena; giunta a met, torna indietro rapidamente.

Dattilografa. Mi ha chiamata?

Giovane (chiudendo gli occhi) No.

La Dattilografa esce guardando ansiosa e sperando d'esser richiamata.

Dattilografa (sulla porta) Ha bisogno di me?

Giovane (chiudendo gli occhi) No. Non ho bisogno di te.

La Dattilografa esce.

2 Amico (mezzo addormentato)

Torno per le mie ali,

lasciatemi tornare.

Voglio morire essendo

ieri.

Voglio morire essendo

alba.

Comincia a piovere.

Giovane. tardissimo. Giovanni, accendi la luce. Che ora ?

Domestico (con intenzione) Le sei in punto, signore.

Giovane. Sta bene.

2 Amico (nel dormiveglia)

Torno per le mie ali,

lasciatemi tornare.

Voglio morire essendo

sorgente.

Voglio morire

fuori del mare.

Il Giovane batte dolcemente le dita sul tavolo.


ATTO SECONDO

Camera da letto stile novecento. Mobili strani. Grandi tende, tutte pieghe e fiocchi. Sulle pareti son dipinti angeli e nuvole. Al centro, un letto con cortine e pennacchi. A sinistra una toletta, sostenuta da angeli con mazzi di luci elettriche in mano. I balconi sono aperti e vi entra la luna. Si ode un clacson di automobile che chiama furiosamente. La Fidanzata salta gi dal letto in una splendida vestaglia piena di merletti e nastri rosa, con un lungo strascico. Porta i capelli a buccole.

Fidanzata (affacciandosi al balcone) Sali.

Si ode il clacson.

indispensabile. Stanno per venire il mio fidanzato, il vecchio e il lirico, e ho bisogno che tu mi sostenga.

Entra dal balcone il Giocatore di rugby. Porta ginocchiere e casco, e una borsa piena di sigari che accende e schiaccia continuamente.

Fidanzata. Vieni. Son due giorni che non ti vedo.

Si baciano.

Il Giocatore di rugby non parla mai. Non fa che fumare e schiacciare il sigaro sul pavimento. Dsegni di una grande vitalit e abbraccia con impeto la Fidanzata.

Fidanzata. Oggi mi hai baciata in un altro modo. Ogni volta cambi, amore mio. Ieri non ti ho visto, sai? Ma ho visto il cavallo. Era cos bello! Bianco, con gli zoccoli dorati tra il fieno delle mangiatoie. (Si siedono su un sof che sta ai piedi del letto) . Ma sei pi bello tu. Tu sei come un drago. (Lo abbraccia.) Mi pare che tu debba rompermi fra le tue braccia, perch son debole, sono cos piccola, sono come la brina, come una piccola chitarra arsa dal sole, e tu mi puoi infrangere.

Il Giocatore di rugby le getta il fumo in faccia.

Fidanzata (passandogli le mani sul corpo) Dietro tutta quest'ombra c' come un'armatura di ponti d'argento per stringere e difendere me, piccola come un bottone, piccola come un'ape penetrata nel salone del trono, non vero? Me ne verr con te. (Posa il capo sul petto del Giocatore) . Drago, drago mio. Quanti cuori hai? Hai nel petto un torrente in cui annegher. Annegher... (lo guarda) e tu te ne fuggirai (piange) e mi lascerai morta sulla riva.

Il Giocatore si mette in bocca un altro sigaro e la Fidanzata glielo accende.

Oh! (Lo bacia.) Che brace candida, che fiammata d'avorio emanano i tuoi denti! Il mio fidanzato aveva i denti gelidi; quando mi baciava, le sue labbra si coprivano di foglioline secche, erano come labbra appassite. Io mi tagliai le trecce perch gli piacevano molto, cosi come ora vado scalza perch a te piace. Non vero che ti piace?

Il Giocatore la bacia.

Ce ne dobbiamo andare. Sta per venire il mio fidanzato.

Voce (dalla porta) Signorina.

Fidanzata. Vattene.

Bacia il Giocatore.

Voce. Signorina.

Fidanzata (separandosi dal Giocatore e prendendo un'aria distratta) Vengo. (A bassa voce) Addio.

Il Giocatore va sino al balcone, poi torna indietro e le d un bacio, sollevandola fra le braccia.

Voce. Apra.

Fidanzata (con voce studiata) Che impazienza!

Il Giocatore esce fischiettando dal balcone.

Cameriera (entrando) Signorina!

Fidanzata. Signorina, che?

Cameriera. Signorina.

Fidanzata. Che vuoi?

Accende la luce del soffitto, che pi azzurrina di quella che entra dal balcone.

Cameriera. venuto il suo fidanzato.

Fidanzata. Va bene. E perch fai quella faccia?

Cameriera (piagnucolando) Per niente.

Fidanzata. Dov'?

Cameriera. Gi.

Fidanzata. Con chi sta?

Cameriera. Con suo padre.

Fidanzata. Solamente?

Cameriera. E con un signore dagli occhiali d'oro. Stanno discutendo animatamente.

Fidanzata. Ora mi vesto. (Si siede davanti alla toletta e si pettina, aiutata dalla Cameriera.)

Cameriera (piagnucolante) Ah, signorina!

Fidanzata (irritata) Signorina, che?

Cameriera. Signorina!

Fidanzata (aspra) Che vuoi?

Cameriera. Com' bello il suo fidanzato!

Fidanzata. Spsatelo.

Cameriera. venuto tutto contento.

Fidanzata. S?

Cameriera. Ha portato un mazzo di fiori.

Fidanzata. Losai che non mi piacciono i fiori. Gettali dal balcone.

Cameriera. Son cos belli. Appena colti.

Fidanzata (imperiosa) Gettali!

La Cameriera getta dal balcone dei fiori che erano in un vaso.

Cameriera. Ah, signorina!

Fidanzata (adirata) Signorina, che?

Cameriera. Signorina!

Fidanzata. Cheeee?

Cameriera. Pensi bene a quello che fa. Ci rifletta sopra. Il mondo grande, ma le persone sono piccole.

Fidanzata. Che ne sai tu?

Cameriera. S che lo so. Mio padre and in Brasile due volte, ed era cos piccolo che entrava in una valigia. Le cose si dimenticano e il male rimane.

Fidanzata. Ti ho detto di tacere.

Cameriera. Ah, signorina!

Fidanzata (energica) Le mie robe.

Cameriera. Che cosa vuol fare?

Fidanzata. Quello che potr.

Cameriera. Un uomo cos buono, che ha perso tanto tempo a aspettarla. E con tanta speranza. (Le porge gli abiti.)

Fidanzata. T'ha data la mano?

Cameriera (tutta contenta) S che me l'ha data.

Fidanzata. E come te l'ha data?

Cameriera. Con molta delicatezza, quasi senza stringere.

Fidanzata. Lovedi? Senza stringere.

Cameriera. Facevo l'amore con un soldato che mi conficcava ogni volta gli anelli nelle dita e mi faceva uscir sangue. Lo lasciai proprio per questo.

Fidanzata. S?

Cameriera. Ah, signorina!

Fidanzata. Che abito mi metto?

Cameriera. Quello rosso le sta che una meraviglia.

Fidanzata. Non voglio esser bella.

Cameriera. Allora quello verde.

Fidanzata. No.

Cameriera. L'arancione.

Fidanzata (forte) No.

Cameriera. Quello di tulle.

Fidanzata (pi forte) No.

Cameriera. Quello foglie d'autunno.

Fidanzata (irritata, con forza) Ho detto di no. Voglio un abito color terra, un abito di roccia calva, con un cordone di sparto alla vita.

Si ode il clacson. La Fidanzata socchiudi gli occhi e continua il discorso con espressione completamente mutata.

Ma voglio al collo una corona di gelsomini e che tutta la mia carne sia stretta come da un velo bagnato dal mare. (Si dirige al balcone.)

Cameriera. Che non venga a saperlo il suo fidanzato.

Fidanzata. Dovr saperlo. (Sceglie un abito talare, semplicissimo) Questo. (Se lo mette.)

Cameriera. Ha torto.

Fidanzata. Perch?

Cameriera. Il suo fidanzato cercava un'altra cosa. Al mio paese c'era un giovane che saliva sulla torre della chiesa per guardare pi da vicino la luna, e la sua fidanzata lo lasci.

Fidanzata. Fece bene.

Cameriera. Lui diceva che nella luna vedeva il ritratto della sua ragazza.

Fidanzata (energica) E ti pare bello? (Finisce di accomodarsi davanti alla toletta e accende le luci degli angeli.)

Cameriera (stupita) Ah, signorina.

Fidanzata. Che?

Cameriera. Quando mi son lasciata col fattorino...

Fidanzata. Ti sei gi lasciata col fattorino? "cos bello... talmente bello..."

Cameriera. Sicuro. Gli regalai un fazzoletto che avevo ricamato io, con la scritta "Amore, Amore, Amore"; e l'ha perso.

Fidanzata. Puoi andare.

Cameriera. Chiudo i balconi?

Fidanzata. No.

Cameriera. L'aria le brucer la pelle.

Fidanzata. Cos mi piace. Voglio diventar nera. Pi nera d'un ragazzo. E se cado, non farmi sangue, e se prendo una mora, non ferirmi. Stanno camminando tutti sul filo con gli occhi chiusi. Io invece voglio camminare coi piedi di piombo. Stanotte ho sognato che tutti i bambini piccoli crescono per caso. Che basta la forza d'un bacio per ucciderli tutti. Un pugnale, una forbice durano per sempre, e questo mio petto dura solo un istante.

Cameriera (in ascolto) Sta venendo suo padre.

Fidanzata. Metti in una valigia tutti i miei abiti colorati.

Cameriera (tremando) S.

Fidanzata. E tieni pronta la chiave del garage.

Cameriera (con timore) Sta bene.

Entra il Padre della Fidanzata. E un vecchio dall'aria distratta, con un cannocchiale appeso al collo. Parrucca bianca, volto roseo. Indossa un abito nero, coi guanti bianchi. D mostra d'una dolce miopia.

Padre. Sei pronta?

Fidanzata (seccata) Perch dovrei esserlo?

Padre gi arrivato.

Fidanzata. E con ci?

Padre. Dal momento che ti sei impegnata, e che si tratta della tua vita, della tua felicit, naturale che tu sia contenta e decisa.

Fidanzata. Invece non lo sono affatto.

Padre. Come?

Fidanzata. Non sono affatto contenta. E tu?

Padre. Ma, figlia mia... E che dir quell'uomo?

Fidanzata. Dica quello che vuole.

Padre. venuto per sposarti. Tu gli hai scritto per tutti i cinque anni che durato il nostro viaggio. Sui transatlantici non hai ballato con nessuno... non ti sei interessata di nessuno. Che cambiamento questo?

Fidanzata. Non voglio vederlo. Io ho bisogno di vivere. E lui parla troppo.

Padre. Perch non l'hai detto prima?

Fidanzata. Prima non esistevo neanche io. Esistevano la terra e il mare. E io dormivo dolcemente sui cuscini del treno.

Padre. Quell'uomo avr tutto il diritto di offendermi. Ah, Dio mio! Ed era sistemato tutto. Ti aveva regalato l'abito da sposa.

Fidanzata. Non parlarmene. Non voglio sentire.

Padre. E io? E io? Non ho forse diritto a riposarmi? Stanotte c' un eclissi di luna. Non potr pi osservarlo dalla terrazza. Appena ho una contrariet, mi sale il sangue agli occhi e non ci vedo pi. Come ci regoliamo con quell'uomo?

Fidanzata. Come vuoi. Io non voglio vederlo.

Padre (energico, con uno sforzo di volont) Devi mantenere il tuo impegno.

Fidanzata. Non voglio mantenerlo.

Padre. Lodovrai.

Fidanzata. No.

Padre. S. (Fa il gesto di batterla.)

Fidanzata (con forza) No.

Padre. Tutti contro di me. (Guarda il cielo dal balcone aperto.) Ora comincia l'eclissi. (Si dirige al balcone.) Hanno gi spento le luci. (Con tristezza) Sar molto bello. Me lo stavo pregustando da tanto tempo e ora non lo vedr. Perch l'hai ingannato?

Fidanzata. Ionon l'ho ingannato.

Padre. Cinque anni, giorno per giorno. Dio mio!

La Cameriera entra a precipizio e corre verso il balcone; fuori si sentono voci.

Cameriera. Stanno litigando.

Padre. Chi?

Cameriera entrato. (Esce in fretta.)

Padre. Che succede?

Fidanzata. Dove vai? Chiudi la porta. (Con sgomento.)

Padre. Ma perch?

Fidanzata. Ah!

Appare il Giovane. vestito da passeggio. Si ravvia i capelli. Ne! momento in cui compare si accendono tutte le luci della scena e i mazzi di lampadine che reggono gli angeli. I tre personaggi stanno a guardarsi immobili e in silenzio.

Giovane. Scusate.

Pausa.

Padre (con imbarazzo) S'accomodi.

Entra la Cameriera in preda al nervosismo, con le mani sul petto.

Giovane (dando la mano alla Fidanzata) stato un viaggio lunghissimo.

Fidanzata (guardandolo fissamente, senza lasciargli la mano) S. Un viaggio freddo. Ha nevicato molto in questi ultimi anni. (Gli lascia la mano.)

Giovane. Scusate, ma ho corso, poi ho salito in fretta le scale e sono un po' agitato. E poi... per la via ho picchiato dei bambini che stavano ammazzando un gatto a sassate.

Il Padre gli offre una sedia.

Fidanzata (alla Cameriera) Che mano fredda! Una mano di cera tagliala.

Cameriera. Badi che la sente.

Fidanzata. E uno sguardo antico. Uno sguardo che si stacca come l'ala d'una farfalla disseccata.

Giovane. No, non posso star seduto. Preferisco chiacchierare. Improvvisamente, mentre salivo le scale, mi son venute in mente tutte le canzoni che avevo dimenticato e volevo cantarle tutte quante insieme. (Si avvicina alla Fidanzata) E le trecce...

Fidanzata. Non ho mai avuto trecce.

Giovane. Sar stato il chiaro di luna. Sar stata l'aria diventata bocche per baciare i tuoi capelli. La Cameriera si ritira in un angolo. Il Padre si avvicina alla finestra e guarda col cannocchiale.

Fidanzata. E tu non eri pi alto?

Giovane. No, no.

Fidanzata. Non avevi un sorriso violento che eri come un airone sul tuo viso?

Giovane. No.

Fidanzata. Non giocavi a rugby?

Giovane. Mai.

Fidanzata. E non montavi a cavallo tenendolo per la criniera, non uccidevi in un giorno tremila fagiani?

Giovane. Mai.

Fidanzata. Allora... Perch vieni a cercarmi? Avevo le mani piene di anelli. Dove si pu trovare una goccia di sangue?

Giovane. Iolo verser, se lo vuoi.

Fidanzata (con energia) Non del tuo sangue. Del mio.

Giovane. Ora nessuno potr staccare le mie braccia dal tuo collo.

Fidanzata. Non sono le tue braccia, ma le mie. Sono io quella che vuole ardere di un altro fuoco.

Giovane. Non c' altro fuoco che il mio. (L'abbraccia.) Perch ti ho aspettata ed ora conquisto il mio sogno. Non sono un sogno le tue trecce, perch io stesso le far coi tuoi capelli; non un sogno la tua cintura, in cui canta sangue mio, perch mio questo sangue che scorre lentamente attraverso una pioggia, e questo sogno mio.

Fidanzata (distaccandosi) Lasciami. Tutto avresti potuto dire fuorch la parola sogno. Io non voglio sognare... Qui non si sogna.

Giovane. Ma si ama.

Fidanzata. No, non si ama. Nemmeno questo. Vattene.

Giovane (abbattuto) Che dici?

Fidanzata. Cercati un'altra donna a cui fare le trecce.

Giovane (come destandosi) No.

Fidanzata. Come posso farti entrare nel mio letto se vi gi entrato un altro?

Giovane. Ah! (Si nasconde il viso fra le mani.)

Fidanzata. Son passati solo due giorni, e mi sento carica di catene. Negli specchi e fra i merletti del letto sento gi il vagito d'un bimbo che mi perseguita.

Giovane. Ma ho gi messo casa. Ne ho toccato i muri con queste mani. Posso lasciare che se la goda l'aria?

Fidanzata. E che colpa ne ho io? Vuoi che venga con te?

Giovane (sedendosi su una sedia, sconfortato) S, s. Vieni.

Fidanzata. Uno specchio, un tavolo ti sarebbero pi vicini di quanto potrei esserlo io.

Giovane. E ora che far?

Fidanzata. Puoi amare.

Giovane. Chi?

Fidanzata. Cerca. Per le vie. Per i campi.

Giovane (energico) Non cercher. Ho te. Sei qui, fra le mie mani, in questo istante, e non puoi chiudermi la porta perch arrivo bagnato da cinque anni di pioggia. E perch dopo non esiste nulla, perch dopo non posso amare, perch dopo finito tutto.

Fidanzata. Lasciami.

Giovane. Non il tuo inganno che mi duole. Tu non sei cattiva. Tu non significhi nulla. Quello che mi duole il mio tesoro perduto. il mio amore senza oggetto. Ma tu verrai.

Fidanzata. Ionon verr.

Giovane. Per non dover ricominciare daccapo. Sento che sto cominciando a dimenticare persino le lettere del nome.

Fidanzata. Non verr.

Giovane. Perch io non muoia. Hai sentito? Perch io non muoia.

Fidanzata. Lasciami.

Cameriera (entrando) Signorina.

Il Giovane lascia la Fidanzata.

Fidanzata. C' qualcuno che non deve sapere ci che hai fatto.

Cameriera. Signore.

Padre (entrando) Chi che grida?

Fidanzata. Nessuno.

Padre (guardando il Giovane) Signore...

Giovane (sconfortato) Stavamo parlando...

Fidanzata. Devo restituirgli i regali...

Il Giovane fa un gesto.

Tutti. Non sarebbe giusto... Tutti, meno i ventagli... perch si son rotti.

Giovane (ricordando) Due ventagli.

Fidanzata. Uno azzurro...

Giovane. Con tre gondole affondate...

Fidanzata. E un altro bianco.

Giovane. Con una testa di tigre al centro. E... si son rotti?

Cameriera. Le ultime stecche se le port via il bambino del carbonaio.

Padre. Erano dei buoni ventagli, ma insomma...

Giovane (sorridendo) Oh, non importa che non ci siano pi. In questo momento mi fanno un fresco che mi brucia la pelle.

Cameriera (alla Fidanzata) Anche l'abito da sposa?

Fidanzata. Naturalmente.

Cameriera (piangendo) l dentro.

Padre (al Giovane) Vorrei che...

Giovane. Non importa.

Padre. In tutti i casi faccia conto che questa sia casa sua.

Giovane. Grazie.

Padre (che guarda sempre verso il balcone) Star per cominciare. Mi scusi. (Alla Fidanzata) Vieni?

Fidanzata. S. (Al Giovane) Addio.

Giovane. Addio.

Escono. Il Giovane rimane solo.

Voce (fuori) Addio.

Giovane. Addio... E ora? Che far in quest'ora che viene e che non conosco? Dove vado?

La luce della scena si oscura. Le lampadine degli angeli prendono una luce azzurra. Dai balconi riappare un chiarore lunare che va crescendo sino alla fine. Si ode un lamento.

Giovane (guardando verso la porta) Chi ?

Entra in scena il Manichino in abito nuziale. Questo personaggio ha la faccia grigia e ciglia e labbra dorate, come un manichino da vetrina di lusso. Indossa con una certa rigidezza uno splendido abito bianco da sposa, con lungo strascico e velo.

Manichino (canta e piange)

Chi si godr l'argento fino

della sposa morettina?

La mia coda si perde nel mare;

la luna ha in testa i miei fiori d'arancio.

L'anello mio, signore; l'anello mio d'oro vecchio

sprofond nelle sabbie dello specchio.

Chi metter il mio abito? Chi se lo metter?

Se lo metter l'acqua del fiume per sposarsi col mar.

Giovane. Cosa canti?

Manichino. Canto

la morte che non ebbi mai,

dolore di velo inutile,

pianto di sete e piume.

La biancheria che resta

gelata di neve oscura,

e i merletti che non possono

gareggiare con le spume.

Roba che copre la carne

servir per l'acqua sporca.

Invece di caldo rumore,

un dorso rotto di pioggia.

Chi si godr la roba buona

della sposa piccola e bruna?

Giovane. L'indosser l'aria scura

che gioca all'alba nelle grotte,

con giarrettiere di giunchi

e calze di seta lunare.

D il velo alle ragnatele

perch si nutrano e avvolgano

le aggrovigliate colombe

tra i fili della bellezza.

Nessuno indosser il suo abito,

bianca forma e vaga luce,

perch seta e brina furono

architetture volgari.

Manichino. La mia coda si perde nel mare.

Giovane. E la luna porta sospesa la tua corona d'arancio.

Manichino (irritato)

Non voglio, no. Le mie sete

filo per filo anelano

il fervore delle nozze.

La mia camicia si chiede

dove son le calde mani

che premono alla cintura.

Giovane. Anch'io me lo chiedo. Taci.

Manichino. Tumenti. La colpa tua.

Per me tu potevi essere

puledro di piombo e spuma,

il vento rotto dal freno,

il mare legato alla groppa.

Potevi essere nitrito

e sei sonnolenta laguna,

con foglie secche e muschio

in cui marcir quest'abito.

L'anello mio, signore; l'anello mio d'oro vecchio...

Giovane. Sprofond nelle sabbie dello specchio.

Manichino. Mentre lei nuda aspettava

come una serpe di vento

svenuta alle estremit.

Giovane (alzandosi)

Silenzio. Lasciami. Vattene,

se non vuoi ch'io ti frantumi

fin le iniziali di nardo

che occulta la bianca seta.

Vattene in giro a cercare

spalle di notturne vergini

o chitarre che ti piangano

sei lunghi gridi di musica.

Nessuno metter il tuo abito.

Manichino. Ioti seguir sempre.

Giovane. No, mai.

Manichino. Lascia che ti parli.

Giovane. inutile. Non voglio sapere.

Manichino. Ascoltami. Guarda...

Giovane. Cosa?

Manichino. Una vestina

che ho rubato alla cucitura.

(Mostra una vestina rosa di bimbo.)

Fontane di latte bianco

bagnano d'ansia le mie sete

e un dolore bianco d'ape

mi copre di raggi la nuca.

Mio figlio. Io voglio il mio bimbo.

Sulla gonna lo disegnano

questi nastri che gi scoppiano

di gioia sulla mia cintura.

Ed figlio tuo.

Giovane. S, mio figlio,

in cui s'uniscono e incrociano

uccelli di sogno folle

e gelsomini di saviezza.

(Angosciato)

E se mio figlio non viene?

Uccello che solca l'aria

non pu cantare.

Manichino. Non pu.

Giovane. E se mio figlio non viene?

Veliero che solca il mare

non pu nuotare.

Manichino. Non pu.

Giovane. Calma l'arpa della pioggia,

un mare impietrito ride

ultime onde buie.

Manichino. Chi metter il mio abito? Chi se lo metter?

Giovane (risoluto ed entusiasta)

La donna che m'aspetta sulla riva del mar.

Manichino. Lei sempre aspetta. Ricordi?

Nascosta nella tua casa

ella ti amava e and via.

Onta il tuo bimbo in culla,

ed un bambino di neve

che sta anelando il tuo sangue.

Su, corri in fretta a cercarla

per consegnarmela nuda,

perch le mie sete possano,

filo per filo, a una a una,

aprire la rosa che occulta

il ventre di carne d'oro.

Giovane. Dovr vivere.

Manichino. Senza pi attesa.

Giovane. Canta il mio bimbo in culla

ed un bambino di neve

che attende aiuto e calore.

Manichino Dammi la vestina.

Giovane (con dolcezza) No.

Manichino (strappandogliela)

La voglio.

Mentre tu la cerchi e vinci,

io canter una canzone

sulle tue tenere rughe. (Lo bacia.)

Giovane. Su, dimmi. Dov'?

Manichino. Nella via.

Giovane. Prima che la rossa luna

lavi con sangue d'eclissi

il suo perfetto profilo,

verr con la vera mia donna,

nuda e tremante d'amore.

La luce d'un azzurro intenso. Da sinistra entra la Cameriera con un candeliere e la scena torna soavemente alla sua luce normale; riappare il chiarore azzurro dei balconi spalancati sul fondo. All'ingresso della Cameriera, il Manichino s'irrigidisce in un atteggiamento da vetrina, con la lesta un po' piegata da un lato e le mani alzate in un gesto delicatissimo.

Sempre con aria compunta e guardando verso il Giovane, la Cameriera posa il candeliere sul piano della toletta.

In quest'istante, da una porta sulla destra, appare il Vecchio. La luce aumenta.

Giovane (stupito) Voi?

Vecchio. S, io.

D segni di viva agitazione e si porta la mano al petto. Ha in mano un fazzoletto di seta. La Cameriera esce rapidamente.

Giovane (aspro) Non ho bisogno di voi.

Vecchio. Altro che! Ora pi che mai. Mi hai ferito. Perch hai voluto salire? Io sapevo gi ci che sarebbe accaduto. Ahi!...

Giovane (con dolcezza) Che avete?

Vecchio (energico) Nulla. Non ho nulla. S, una ferita... ma il sangue si dissecca e ci che passato passato.

Il Giovane s'avvia per uscire.

Dove vai?

Giovane (contento) A cercare.

Vecchio. Chi?

Giovane. Colei che mi ama. Voi l'avete vista in casa mia, vi ricordate?

Vecchio. Non ricordo. Aspetta un po'.

Giovane. Oh, no. Subito.

Il Vecchio lo prende per un braccio.

Padre (entrando) Figlia mia. Dove sei? Figlia mia.

Si ode il clacson dell'automobile.

Cameriera (al balcone) Signorina! Signorina!

Padre (andando al balcone) Aspetta, figlia mia; aspetta! (Esce.)

Giovane. Me ne vado anch'io. Anch'io cerco come lei il nuovo fiore del mio sangue. (Esce correndo.)

Vecchio. Aspetta! Aspetta! Non lasciarmi cos, ferito. Aspetta, aspetta. (Esce; la sua voce va perdendosi.)

Cameriera (entra rapidamente, prende il candeliere e torna al balcone) Ahi, Dio mio. Dio mio, la signorina!

Si ode in lontananza il clacson.

Manichino. L'anello mio, signore; l'anello mio d'oro vecchio,

(pausa)

sprofond nelle sabbie dello specchio.

Chi metter il mio abito? Chi se lo metter?

(Pausa. Piangendo)

Se lo metter l'acqua del fiume per sposarsi col mar.

(Sviene e rimane disteso sul sof.)

Voce (fuori) Aspettaaaa!


ATTO TERZO

QUADRO PRIMO

Boschi. Grandi tronchi. Al centro, un teatro circondato di cortine barocche, col sipario abbassato. Una scaletta unisce il piccolo palcoscenico allo scenario. Quando si alza il sipario passano fra i tronchi due figure vestite di nero, con le facce bianche di gesso e le mani bianche. Suona una musica lontana.

Entra l'Arlecchino. Veste di nero e verde. Ha due maschere, una per mano, che nasconde dietro la spalla. Ha una mimica plastica, da ballerino.

Arlecchino. Il sogno va sopra il tempo

come un veliero ondeggiante.

Nessuno pu aprire semi

dentro il cuore del sogno.

(Si mette una maschera dall'espressione gioconda.)

Ah, come canta l'alba, come canta!

E che lastre di ghiaccio azzurro inalza!

(Si toglie la maschera.)

Il tempo va sopra il sogno

immerso fino ai capelli.

Ieri e domani mangiano

oscuri fiori di lutto.

(Si mette una maschera dall'espressione addormentata.)

Ah, come canta l'alba, come canta!

E che spessori d'anemoni inalza!

(Se la toglie.)

Sopra la stessa colonna

s'abbracciano sogno e tempo,

il vagito del bambino

la rotta lingua del vecchio.

(Con una maschera)

Ah, come canta l'alba, come canta!

(Con l'altra.)

E che spessori d'anemoni inalza!

Da questo momento, per tutto l'atto e in calcolati intervalli sempre pi lunghi, si sentono echeggiare nel fondo gravi trombe di caccia.

Appare una Fanciulla vestita di nero, con una tunica greca. Va saltando con una ghirlanda.

Fanciulla. Chi lo dice,

chi lo direbbe?

M'aspetta il mio amante

nel fondo del mar.

Arlecchino (buffo)

bugia!

Fanciulla. verit.

Perduto ho il desio,

perduto ho il ditale

e fra i grandi tronchi

li ho ritrovati.

Arlecchino (ironico)

Una corda lunga lunga,

una corda per calare.

Fanciulla. I pesci, gli squali,

i rami di corallo.

Arlecchino. nel fondo.

Fanciulla. Molto in fondo.

Arlecchino. Addormentato.

Fanciulla. nel fondo.

Bandiere d'acqua verde

lo spingono al mare.

Arlecchino (ad alta voce, buffo)

bugia!

Fanciulla (ad alta voce)

verit.

Ho perso la corona,

ho perso il ditale,

e al mezzo giro

li ho ritrovati.

Arlecchino. Subito.

Fanciulla. Ora?

Arlecchino. Il tuo amante rivedrai

al mezzo giro

del vento e del mare.

Fanciulla (spaventata)

bugia!

Arlecchino. verit.

Te lo dar io.

Fanciulla (inquieta)

No, non me lo darai.

Al mondo del mare

non si arriva mai.

Arlecchino (a voce alta, come se stesse nel circo)

Signor uomo, venga fuori.

Appare uno splendido Pagliaccio ricoperto di lustrini. La testa incipriata dar l'impressione d'un teschio. Ride con grandi scoppi.

Arlecchino. A questa fanciullina

bisogna dare

il suo fidanzato del mare.

Pagliaccio (si rimbocca le maniche)

Portatemi una scala.

Fanciulla (spaventata)

Davvero?

Pagliaccio (alla Fanciulla)

Per scendere. (Al pubblico)

Buona sera.

Arlecchino. Bravo!

Pagliaccio (all'Arlecchino)

Tu, guarda da quella parte.

Arlecchino si volta ridendo.

Su, suona! (Batte le palme.)

Arlecchino suona un violino bianco con due corde d'oro. Dev'essere grande e schiacciato. Segna il ritmo col capo.

Lo vedi dove sta?

Arlecchino (atteggiando la voce)

Tra le fresche alghe

io vado a caccia

di grandi chiocciole

e gigli di sale.

Fanciulla (spaventata)

Non voglio.

Pagliaccio. Silenzio!

Arlecchino ride.

Fanciulla (con timore, al Pagliaccio)

Me ne andr a saltare

fra l'erbe alte.

Arlecchino (giocoso)

bugia!

Fanciulla. verit. (Al Pagliaccio)

Poi ce ne andremo

all'acqua del mare.

(Comincia a ritirarsi piangendo.)

Chi lo dice?

Chi lo dir?

Ho perduto la corona,

e ho perduto il ditale.

Arlecchino (malinconico)

Al mezzo giro

del vento e del mare.

La Fanciulla esce.

Pagliaccio (indicando)

L.

Arlecchino. Dove? A far che?

Pagliaccio. A recitare.

Un bambino piccolo

che vuole cambiare

in fiori d'acciaio

il suo pezzo di pane.

Arlecchino. bugia!

Pagliaccio (severamente)

verit.

Arlecchino (assumendo un atteggiamento da circo, e come se il bambino stesse li a sentirlo)

Signor uomo, venga.

(Comincia a ritirarsi.)

Pagliaccio (urlando e guardando verso il bosco, mentre si avvicina all'Arlecchino)

Non gridare tanto.

Buon giorno.

(A bassa voce)

Su.

Suona.

Arlecchino. Che cosa?

Pagliaccio. Un valzer.

L' Arlecchino comincia a suonare.

(A voce alta)

Pi presto.

(A voce alta)

Signori,

ora vi dimostrer...

Arlecchino. Che in nuvole d'avorio

li ritrov.

Pagliaccio. Ora vi dimostrer... (Esce.)

Arlecchino (uscendo)

Il mare e la ruota

del vento che gira.

Si odono le trombe. Appare la Dattilografa con un abito da tennis sotto un lungo mantello e un basco di colore intenso. E in compagnia della la Maschera, che porta un abito novecento con lungo strascico d'un giallo rabbioso, serica chioma gialla che le cade come un mantello, e una maschera bianca di gesso; guanti dello stesso colore, che le arrivano sino ai gomiti. Ha un cappello giallo e il petto cosparso di lustrini d'oro. Questo personaggio dovr produrre l'effetto d'una fiammata sul fondo di azzurrit lunare e di tronchi notturni. Parla con un leggero accento italiano.

Maschera (ridendo) delizioso!

Dattilografa. Me ne andai da casa sua. Ricordo che la sera che me ne andai c'era un gran temporale estivo. Era morto il figlio della portinaia e lui mi disse: Mi hai chiamato? E io gli risposi socchiudendo gli occhi: No. E poi sulla porta mi disse: Hai bisogno di me? e io gli dissi: No, non ho bisogno di te.

Maschera. Magnifico!

Dattilografa. Stava in piedi tutte le notti aspettando che io mi affacciassi alla finestra.

Maschera. E lei, signorina dattilografa?

Dattilografa. Non mi affacciavo. Per... lo vedevo da dietro le imposte. Se ne stava immobile (tira fuori un fazzoletto) e con certi occhi... L'aria entrava come un coltello, ma io non gli potevo parlare.

Maschera. Perch, signorina?

Dattilografa. Perch mi amava troppo.

Maschera. Oh, Dio mio! Proprio come il conte Arturo, l'italiano. Oh, amore!

Dattilografa. S?

Maschera. Nel foyer dell'Opera di Parigi ci sono delle enormi balaustrate che dnno sul mare. Il conte Arturo, con una camelia fra le labbra, se ne veniva in barchetta col suo bambino, perch li avevo abbandonati tutt'e due. Ma io scostavo le tendine e gettavo loro un diamante. Oh, che dolcissimo tormento, amica mia! (Piange.) Il conte e suo figlio soffrivano la fame e dormivano fra i cespugli con un levriero che mi aveva regalato un signore dalla Russia. (Energica e supplichevole) Non hai un pezzo di pane per me? Non hai un pezzo di pane per mio figlio? Per il bambino che il conte Arturo lasci morire nella brina... (Con agitazione) E poi andai all'ospedale, e l seppi che il conte si era sposato con una gran dama romana... e poi ho chiesto l'elemosina e ho spartito il mio letto con gli uomini che scaricano il carbone sui moli.

Dattilografa. Che dici? Perch parli?

Maschera (placandosi) Dico che il conte Arturo mi amava tanto che piangeva dietro le cortine col suo bambino, mentre io ero come una mezzaluna d'argento, fra i binocoli e le lampade a gas che brillavano sotto la cupola dell'Opera di Parigi.

Dattilografa. Squisito. E quand' che verr il conte?

Maschera. Quando verr il tuo amico?

Dattilografa. Tarder ancora.

Maschera. Anche Arturo tarder. Nella mano destra ha una ferita di pugnale che gli fecero... per me. (Mostrando la mano) La vedi? (Mostrando il collo) E un'altra qui, vedi?

Dattilografa. S, ma... Perch?

Maschera. Perch? E che faccio io senza ferite? Di chi sono le ferite del mio conte?

Dattilografa. Son tue, vero. Sono cinque anni che mi aspetta, ma... Com' bello aspettare con certezza il momento d'essere amate.

Maschera. Ed una cosa sicura.

Dattilografa. Altro che. Ci sar da divertirsi. Io da bambina conservavo i dolci per mangiarli dopo.

Maschera. Ah, ah, ah! S, eh? Si gustano di pi.

Suonano le trombe.

Dattilografa (uscendo) Se venisse il mio amico - alto, coi capelli ricci, ma ricci in un modo speciale - tu fa' finta di non sapere chi .

Maschera. Naturalmente, amica mia. (Raccoglie lo strascico.)

Appare il Giovane. Porta un abito da campagna, coi calzettoni.

Arlecchino (entrando) Beh?

Giovane. Cosa?

Arlecchino. Dove va?

Giovane. A casa mia.

Arlecchino (ironico) S?

Giovane. Si capisce. (Fa per proseguire.)

Arlecchino. Ehi! Di l non pu passare.

Giovane. Hanno interrotto la strada?

Arlecchino. C' il circo.

Giovane. Sta bene. (Si volta.)

Arlecchino. Ci sono molti spettatori. (Con gentilezza) Il signore non vuole entrare?

Giovane. No.

Arlecchino (enfatico) Il poeta Virgilio costru una mosca d'oro e fece morire tutte le mosche che appestavano l'aria di Napoli. L dentro, nel circo, c' tanto oro fuso quanto basta per farne una statua delle dimensioni... sue.

Giovane. Non si passa neanche dal viale degli ontani?

Arlecchino. Ci sono i carri e le gabbie dei serpenti.

Giovane. Allora torno indietro. (Fa per ritirarsi.)

Pagliaccio (entrando dalla parte opposta) Dove va lei?

Arlecchino. Dice che va a casa sua.

Pagliaccio (dando ad Arlecchino uno schiaffo da circo) Eccoti la casa.

Arlecchino (cade a terra gridando) Ahi, come mi fa male! Come mi fa male!

Pagliaccio (al Giovane) Venga qui.

Giovane (irritato) Mi vuol dire che scherzo questo? Io ero diretto a casa mia, cio non a casa mia, a un'altra casa, a...

Pagliaccio (interrompendolo) A cercare...

Giovane. S, dovevo cercare...

Pagliaccio (allegro) Fa' mezzo giro e troverai.

Voce della Dattilografa (cantando)

Dov' che vai, amor mio,

amor mio,

col vento in un bicchiere

e il mare in una bottiglia?

L'Arlecchino si alzato. Il Giovane voltato di spalle.

L'Arlecchino e il Pagliaccio escono camminando all'indietro in punta di piedi e facendo un passo di danza, col dito sulle labbra.

Giovane (meravigliato)

Dov' che vai, amor mio,

vita mia, amor mio,

col vento in un bicchiere

e il mare in una bottiglia?

Dattilografa (apparendo)

Dove? Dove mi chiamano.

Giovane. Vita mia!

Dattilografa. Con te.

Giovane. Ioti porter nuda,

fiore secco e corpo puro,

dove ti attendono sete

che tremano dal freddo.

Bianche lenzuola t'aspettano.

Andiamo presto, ora stesso.

Prima che gialli usignuoli

gemano sopra i rami.

Dattilografa. S: il sole uno sparviero.

Anzi, un falco di vetro.

No: il sole un grande tronco

e tu sei l'ombra d'un fiume.

Se tu m'abbracci impossibile

che giunchi e gigli non nascano,

e le tue labbra non stingano

il colore del mio abito.

Amore, portami al monte

di rugiada e di nuvole,

per vederti grande e triste,

o cielo mio addormentato.

Giovane. Non dir cos, bimba. Andiamo.

Non amo il tempo perduto.

Un sangue fervido e puro

mi chiama lungi di qui.

Voglio vivere.

Dattilografa. Con chi?

Giovane. Con te.

Dattilografa. Cos' che risuona lontano?

Giovane. Amore,

il giorno che torna, amore mio.

Dattilografa (gaia e trasognata)

Un usignuolo canta,

un usignuolo triste della sera

sopra il ramo dell'aria,

sulla lira del telegrafo.

T'ho sentito, usignuolo.

Voglio vivere.

Giovane. Con chi?

Dattilografa. Con l'ombra d'un fiume.

(Inpena, rifugiandosi sul petto del Giovane.)

Cos' che risuona lontano?

Giovane. Amore,

il sangue nella gola, amore mio.

Dattilografa. Sempre cos, sempre,

addormentati o desti.

Giovane. No, mai cos, mai, mai.

Andiamo via di qui.

Dattilografa. Aspetta.

Giovane. L'amore non aspetta.

Dattilografa (si scioglie dal Giovane)

Dove vai, amor mio,

col vento in un bicchiere

e il mare in una bottiglia?

(Si dirige verso la sedia.)

Scorrono le cortine del teatrino e appare la biblioteca del primo atto, ma rimpiccolita e coi volumi sbiaditi. Sulla piccola scena appare la Maschera gialla, con un fazzoletto di pizzo in matto, e aspira continuamente una boccetta di sali.

Maschera (alla Dattilografa) Proprio ora ho lasciato il conte per sempre. rimasto l dietro, col suo bambino. (Discende la scala) Son certa che ne morr. Ma mi ha amato tanto, tanto. (Piange. Alla Dattilografa) Non lo sapevi? Suo figlio morr sotto la brina. L'ho lasciato. Non vedi come son contenta? Non vedi come rido? (Piange.) Ora mi cercher dappertutto. (Si stende per terra.) Ma io mi nasconder fra i rovi, (a voce alta) fra i rovi. Parlo cos perch non voglio che Arturo mi senta. (A voce alta) Non voglio. Te l'ho gi detto che non ti voglio. (Se ne va piangendo.) Che tu ami me, s; ma che io ami te, no.

Appaiono due servi dalle facce pallidissime sulle livree azzurre e depongono alla sinistra dello scenario due sgabelli bianchi. Sulla piccola scena passa il Domestico del primo atto, sempre camminando in punta di piedi.

Dattilografa (al Domestico, salendo la scaletta del piccolo palcoscenico) Se viene il signore, fatelo passare. (Sul piccolo palcoscenico.) Ma non verr se non quando deve venire.

Il Giovane comincia a salire lentamente la scaletta.

Giovane (sul piccolo palcoscenico, appassionalo) Sei contenta qui?

Dattilografa. Hai scritto le lettere?

Giovane. Di sopra si sta meglio. Vieni.

Dattilografa. Ti ho amato tanto.

Giovane. Ti amo tanto.

Dattilografa. Ti amer tanto.

Giovane. Senza di te mi sembra di agonizzare. Dove andrei se tu mi lasciassi? Non ricordo nulla. L'altra non esiste; tu si che esisti, perch mi ami.

Dattilografa. Ti ho amato, amore. Ti amer sempre.

Giovane. Adesso...

Dattilografa. Perch dici adesso?

Appare sullo scenario il Vecchio. vestito di blu. con in matto un grati fazzoletto bianco macchiato di sangue, che si porta al petto e al viso. D segni di agitazione e osserva lentamente ci che avviene sul piccolo palcoscenico.

Giovane. Ioaspettavo e morivo.

Dattilografa. Iomorivo per aspettare.

Giovane. Ma il sangue batte alle tempie con le sue nocche di fuoco, e ora ti ho qui finalmente.

Voce (fuori) Mio figlio, mio figlio!

Attraversa la scena il bambino morto. solo ed esce dalla porta di sinistra.

Giovane. S. Mio figlio. Corre dentro di me come una formica solitaria dentro una cassa chiusa. (Alla Dattilografa) Un po' di luce per mio figlio, per favore. cos piccolo! Schiaccia il nasino contro il cristallo del mio cuore, ma gli manca l'aria.

Maschera gialla (apparendo sullo scenario grande) Mio figlio! Entrano altre due maschere che assistono alla scena.

Dattilografa (brusca e imperiosa) Hai scritto le lettere? Non tuo figlio, sono io. Tu aspettavi e mi hai lasciata andar via, ma pensavi sempre d'essere amato. Non forse vero ci che dico?

Giovane (impaziente) S, ma...

Dattilografa. Ioinvece lo sapevo che non mi avresti amata mai. E tuttavia ho elevato il mio amore e ti ho trasformato e ti ho visto in ogni angolo della mia casa. (Appassionata) Ti amo, ma lontana da te. Sono scappata tanto che ho bisogno di contemplare il mare per potermi accorgere della trepidazione della tua bocca.

Vecchio. Perch se lui ha venti anni, pu anche avere venti lune.

Dattilografa (poetica) Venti rose, venti bussole di neve.

Giovane (adirato) Taci. Tu verrai con me. Perch mi ami e io devo vivere.

Dattilografa. S, ti amo, ma molto di pi. Tu non hai occhi per vedermi nuda, n bocca per baciare il mio corpo che non finisce mai. Lasciami. Ti amo troppo per poterti contemplare.

Giovane. Non un minuto di pi. Andiamo. (La prende per i polsi.)

Dattilografa. Mi fai male, amore.

Giovane. Cos mi sentirai.

Dattilografa (con dolcezza) Aspetta... Verr... Sempre. (Lo abbraccia.)

Vecchio. Ella verr. Siediti, amico mio.

Giovane (angosciato) No.

Dattilografa. Sono altissima. Perch mi lasciasti? Sarei morta di freddo e dovetti cercare il tuo amore dove non c' gente. Ma star con te. Lasciami scendere fino a te a poco a poco.

Appaiono il Pagliaccio e l'Arlecchino. Il Pagliaccio ha una cortina e l'Arlecchino un violino bianco. Si siedono sugli sgabelli.

Pagliaccio. Una musica.

Arlecchino. Di anni.

Pagliaccio. Luna e mari non aperti.

Che rimane?

Arlecchino. Il sudario dell'aria.

Pagliaccio. E la musica del tuo violino.

Giovane (uscendo dal sogno) Andiamo.

Dattilografa. S... Ma potrai esser tu? Cos, all'improvviso, senza avere assaporato lentamente questo dolce pensiero: sar per domani? Non hai piet di me?

Giovane. Lass come un nido. Si sente cantare l'usignuolo... e quand'anche non si sentisse, quand'anche il pipistrello battesse contro i cristalli...

Dattilografa. S, ma...

Giovane (impetuoso) La tua bocca. (La bacia.)

Dattilografa. Pi tardi.

Giovane (appassionato) meglio di notte.

Dattilografa. Ioverr.

Giovane. Non dobbiamo tardare.

Dattilografa. Iovoglio... Senti...

Giovane. Andiamo.

Dattilografa. Ma...

Giovane. Dimmi.

Dattilografa. Ioverr con te.

Giovane. Amore!

Dattilografa (con timore) Ma dobbiamo aspettare cinque anni.

Giovane Ah! (Si porta la mano alla fronte.)

Vecchio (a bassa voce) Bene!

Il Giovane comincia a scendere lentamente la scaletta. La Dattilografa rimane sullo scenario in un atteggiamento estatico. Entra il Domestico in punta di piedi e la copre con un grande mantello bianco.

Pagliaccio. Una musica.

Arlecchino. Di anni.

Pagliaccio. Lune e mari non aperti.

Che rimane?

Arlecchino. Il sudario dell'aria.

Pagliaccio. E la musica del tuo violino.

Suonano.

Maschera. Il conte bacia.

Vecchio. Camminiamo per non arrivare, ma camminiamo.

Giovane (disperato, al Pagliaccio)

Dov' l'uscita?

Dattilografa (come in sogno, sul piccolo palcoscenico)

Amore, amore!

Giovane (estenuato)

Indicatemi la porta.

Pagliaccio (ironicamente, indicando la sinistra)

Di l.

Arlecchino (indicando la destra)

Di l.

Dattilografa. Ti aspetto, amore. Torna presto.

Arlecchino (ironico)

Di l.

Giovane (al Pagliaccio)

Ti romper le gabbie e i teli.

Son capace di saltare il muro.

Vecchio (con angoscia)

Di qua.

Giovane. Voglio tornare. Lasciami.

Arlecchino. Rimane il vento.

Pagliaccio. E la musica del tuo violino.

QUADRO SECONDO

La stessa biblioteca del primo atto. A sinistra, l'abito nuziale messo su un manichino senza testa e senza mani. Alcune valige aperte. A destra un tavolo.

Entrano il Domestico e la Domestica.

Domestica (stupita) Davvero?

Domestico. Ora fa la portiera, ma prima era una gran signora. vissuta molti anni con un conte italiano ricchissimo, padre del bambino che ora hanno seppellito.

Domestica. Poverino! Come l'avevano accomodato bene!

Domestico. da quel tempo che le viene la sua mania di grandezza. Tutto quello che aveva l'ha speso nelle robe e nella cassa per il bambino.

Domestica. E in fiori. Io le ho portato un mazzetto di rose, ma erano cos piccole che non le hanno nemmeno messe nella camera.

Giovane (entrando) Giovanni.

Domestico. Signore.

La Domestica esce.

Giovane. Dammi un bicchiere d'acqua fresca. (L'aspetto del Giovane manifesta sconforto e prostrazione fisica.)

Il Domestico lo serve.

Giovane. Non era molto pi grande quella finestra?

Domestico. No.

Giovane. strano che sia cosi stretta. La mia casa aveva un patio enorme dove io giocavo coi miei cavallucci. Quando l'ho rivisto a vent'anni, era cos piccolo chenon mi sembrava possibile che io abbia potuto corrervi tanto.

Domestico. Il signore sta bene?

Giovane. Sta forse bene una fontana che getta acqua? Rispondi.

Domestico. Non so.

Giovane. Sta bene una banderuola che gira come vuole il vento?

Domestico. Il signore fa dei paragoni... Io invece vorrei chiederle, se il signore permette... E il vento sta bene?

Giovane (brusco) Sto bene.

Domestico. S' riposato abbastanza dopo il viaggio?

Giovane. S.

Domestico (ritirandosi) Me ne rallegro moltissimo.

Giovane. pronta la mia roba, Giovanni?

Domestico. S, signore. nella sua camera.

Giovane. Che abito hai preparato?

Domestico. Il frac. L'ho steso sul letto.

Giovane (sovreccitato) Toglilo immediatamente. Non voglio salire e trovarmelo disteso su un letto cos grande e deserto. Non so chi ha avuto l'idea di comprarlo, quel letto. Io ne avevo prima uno piccolo, ricordi?

Domestico. S, signore. Quello di noce intagliato.

Giovane. Appunto, quello di noce intagliato. Come ci si dormiva bene! Ricordo che quand'ero bambino vidi sorgere dai suoi piedi una luna enorme. O fu dalle inferriate del balcone? Non so. Che se n' fatto?

Domestico. Il signore lo regal.

Giovane (cercando di ricordare) A chi?

Domestico. Alla sua dattilografa di un tempo.

Il Giovane resta pensieroso. Pausa.

Giovane (facendo segno al Domestico che se ne vada) Sta bene.

Il Domestico esce.

Giovane (con angoscia) Giovanni!

Domestico (severo) Signore.

Giovane. Avrai messo fuori le scarpe di vernice.

Domestico. Quelle coi nastri di seta nera.

Giovane. Seta nera... S... Trovane delle altre... (Alzandosi) possibile che in questa casa l'aria sia sempre rarefatta? Toglier tutti i fiori dal giardino, soprattutto quei maledetti oleandri che saltano dai muri, e quell'erba che spunta da sola a mezzanotte...

Domestico. Dicono che anemoni e papaveri in certe ore del giorno facciano venire mal di capo.

Giovane. Dev'essere cos. Prtati via anche questo (indicando il cappotto). Puoi metterlo in soffitta.

Domestico. Benissimo. (S'avvia per uscire.)

Giovane (con timidezza) E lascia pure le scarpe di vernice. Ma cambia i nastri.

Suonano il campanello.

Domestico (uscendo) Sono i signorini che vengono per giocare.

Giovane (infastidito) Ah!

Domestico (sulla porta) Il signore deve vestirsi.

Giovane (uscendo) S. (Esce come un'ombra.)

Entrano i giocatori. Sono tre. Indossano il frac con cappe di raso bianco lunghe sino ai piedi.

1 giocatore. Fu a Venezia. Era una cattiva annata di gioco. Ma quel giovanotto giocava veramente. Era cos pallido che all'ultima giocata non gli restava pi che giocare l'asso di cuori. Il suo cuore pieno di sangue. Lo gett, e quando stavo per prenderlo per... (si guarda intorno), aveva un asso di coppe che traboccava dagli orli e bevendovi dentro fugg per il Canal Grande in compagnia di due ragazze.

2 giocatore. Non bisogna fidarsi della gente pallida o della gente tediata. Giocano, ma con riserve.

3 giocatore. Io ho giocato in India con un vecchio che quando ormai non aveva pi neanche una goccia di sangue sulle carte, e stavo aspettando il momento per gettarmi su di lui, tinse tutte le coppe di rosso con un'anilina speciale e riusc a dileguarsi fra gli alberi.

1 giocatore. Giochiamo e vinciamo; ma che fatica ci costa! Le carte bevono sangue generoso dalle mani ed difficile tagliare il filo che le unisce.

2 giocatore. Ma credo che con questo qui... non sbaglieremo.

3 giocatore. Non lo so.

1 giocatore (al 2) Non imparerai mai a conoscere i tuoi clienti. Questo qua? La vita gli fugge dalle pupille che bagnano la linea delle labbra e gli tingono di azzurro il pettino del frac.

2 giocatore. S, ma ricordati del bambino con cui giocammo in Svezia. Era quasi agonizzante, e per poco non ci accecava tutt'e tre col fiotto di sangue che sprizz.

3 giocatore. Mano ai ferri. (Tira fuori un mazzo di carte.)

2 giocatore. Bisogner trattarlo con molta dolcezza perch non reagisca.

3 giocatore. Per quanto n la signorina dattilografa n l'altra verranno qui prima che siano passati cinque anni, se verranno.

2 giocatore (ridendo) Se verranno! Ah! Ah!

1 giocatore. Ad ogni modo non sar male fare un gioco pi sbrigativo.

2 giocatore. Lui ha ancora un asso.

3 giocatore. Un cuore giovane su cui probabile che le frecce scivolino.

1 giocatore (soddisfatto e profondo) Io le mie frecce posso piantarle in un tiro a bersaglio.

2 giocatore (con curiosit) Dove?

1 giocatore (per scherzo) In un tiro a bersaglio, ho detto. E non soltanto sul pi duro acciaio, ma sulla garza pi fina. E questo si che difficile.

Ridono.

2 giocatore. Infine, vedremo.

Appare il Giovane, vestito in frac.

Giovane. Signori. (D la mano ai presenti.) Siete venuti troppo presto. Fa molto caldo.

1 giocatore. Non tanto.

2 giocatore (al Giovane) Elegante come sempre.

1 giocatore. Cos elegante che non dovrebbe pi spogliarsi.

3 giocatore. A volte gli abiti ci cadono cosi bene che non vorremmo pi...

2 giocatore (interrompendo) Che non ce li possiamo pi strappare dal corpo.

Giovane (seccato) Troppo amabili.

Appare il Domestico con un vassoio e dei bicchieri che depone sul tavolo.

Giovane. Cominciamo?

I tre si siedono.

1 giocatore. Pronti?

2 giocatore (a bassa voce) Occhio!

3 giocatore. Non si siede?

Giovane. No. Preferisco giocare in piedi.

1 giocatore. In piedi?

2 giocatori: (sottovoce) Dovrai andarci molto dentro.

l giocatore (distribuendo le carte) Quante?

Giovane. Quattro. (Le d agli altri.)

3 giocatore (sottovoce) Passo.

Giovane. Che carte gelide! Passo. (Le depone sul tavolo.) E voi?

1 giocatore (a bassa voce) Passo. (Ridistribuisce le carte.)

2giocatore (guardando le proprie carte) Magnifico.

3 giocatore (guardando preoccupato le proprie carte) Vediamo.

1 giocatore (al Giovane) Lei gioca?

Giovane (contento) Gioco. (Getta una carta sul tavolo.)

1 giocatore (energico) Anch'io.

2 giocatore. Anch'io.

3 giocatore. Anch'io.

Giovane (guardando sovreccitato una carta) E allora?

I tre giocatori mostrano le loro carte. Il Giovane si ferma e se le chiude in mano.

Giovane. Giovanni, servi il liquore ai signori.

1 giocatore (con gentilezza) Per cortesia, la carta.

Giovane (angosciato) Che liquore prendono?

2giocatore (con dolcezza) La carta?

Giovane (al 3 giocatore) A lei piacer certamente l'anice. un liquore...

3 giocatore. Per favore, la carta.

Giovane (al Domestico che entra) Come, non c' whisky?

Appena entra il Domestico, i giocatori restano in silenzio, con le carte m mano.

Cognac, nemmeno?

1 giocatore (a bassa voce e di nascosto dal Domestico) La carta.

Giovane (con angoscia) Il cognac un liquore per uomini che sanno sopportarlo.

2 giocatore (energico, ma a bassa voce) La carta.

Giovane. O preferiscono chartreuse? (Il Domestico esce.)

1 giocatore (in piedi e con forza) Abbia la bont di giocare.

Giovane. Subito. Ma prima beviamo.

3 giocatore (forte) Bisogna giocare.

Giovane (agonizzante) S, s. Un po' di chartreuse. come una grande notte di luna verde dentro un castello in cui c' un giovane con delle capre d'oro.

1 giocatore (con forza) Lei deve darci il suo asso.

Giovane (a parte) Il mio cuore.

2 giocatore (energico) O vincere o perdere... Su, la sua carta.

3 giocatore. Andiamo!

1 giocatore. Faccia gioco.

Giovane (con dolore) La mia carta.

1 giocatore. L'ultima.

Giovane. Gioco. (Mette la carta sul tavolo)

In questo istante nei palchetti della libreria appare un "asso di cuori" illuminato. Il 1 giocatore tira fuori una pistola e spara senza rumore con una freccia. L' "asso di cuori" sparisce e il Giovane si porta la mano al cuore.

1 giocatore. Dobbiamo fuggire.

2 giocatore. Non c' da perder tempo.

3 giocatore. Taglia, taglia bene!

Il 1 giocatore con un paio di forbici d delle sforbiciate nell'aria.

1 giocatore (a bassa voce) Andiamo.

2 giocatore. Presto!

Escono.

Giovane. Giovanni, Giovanni.

Eco. Giovanni, Giovanni.

Giovane (agonizzante) Ho perso tutto.

Eco. Ho perso tutto.

Giovane. Il mio amore.

Eco. Il mio amore.

Giovane (sul divano) Giovanni.

Eco. Giovanni.

Giovane. Non c'...?

Eco. Non c'...?

2 Eco (pi lontana) Non c'...?

Giovane. Nessuno qui?

Eco. Qui...

2 Eco. Qui...

Il Giovane muore.

Appare il Domestico con un candeliere acceso. L'orologio suona le dodici.

(1931)

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