Assolo di luna

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ASSOLO DI LUNA

                           ATTO UNICO

di GENNARO DUCCILLI dal “LOHENGRIN”di JULES LAFORGUE

Personaggi:       Dandy lunare poi Lohengrin

                           Elsa,vestale

                           Gran Sacerdote

                           Araldo

                           Vestali

Buio. Il rumore del mare che cresce, cresce fino a diventare assordante.

Brusco stacco: silenzio. Luce abbacinante.

Dandy lunare                   Il mare! Dovunque il mare, il mare che sbarra la vista, le grida, la speranza e la malinconia.

Il dandy giocherella con sassolini colorati.

Dandy lunare                   Il mare! Sempre il mare! Da qualunque parte lo si sorvegli, per ore ed ore, in qualunque momento lo si sorprenda: sempre uguale a se stesso, mai in fallo, sempre solo, impero dell’insocievolezza, grande storia che si va compiendo, cataclisma mal digerito; come se lo stato liquido in cui lo vediamo non fosse che decadimento!

                                          Il mare! Sempre il mare! Senza un attimo di debolezza! Insomma non ha certo la stoffa d’un amico.

                                          Come rinunciare a quest’idea? E perfino alla speranza di condividere i rancori dopo le confidenze, per quanto si sia stati a quattr’occhi con lui!

Il dandy si diletta a lanciar sassolini in direzione del mare. Si risente, in sottofondo, il rumore del mare.

Dandy lunare                   Ah! Sono soltanto un viveur lunare che si diletta a stampar cerchi nell’acqua, nell’acqua è quanto dir nel cielo. Questo pomeriggio, un mare qualunque, verde cupo a perdita d’occhio; un accavallarsi d’innumerevoli schiume tutte bianche, che s’accendono, si spengono, si riaccendono, come un gregge infinito di pecore che nuotano e affondano e rispuntan fuori fino a lasciarsi sorprendere dalla notte. (cambio luci: verso sera) E sul tutto il giuoco dei quattro venti per amor dell’arte, per il piacere d’ammazzare il pomeriggio scudisciando con iridescenti pulviscoli le creste di schiuma. E sul dorso delle onde la carezza d’un arcobaleno come un’opulenta orata che, salita un attimo a galla, subito si rituffa, stolidamente sospettosa.

                                          Ed è tutto.

1°Quadro

Rumore assordante del mare. Grandi ceri nel buio. Tra i ceri, seduto su di una enorme poltrona gialla, giallissima, il Gran Sacerdote. Alle sue spalle, in bell’ordine su pedane drappeggiate di lini bianchi, le Vestali.

Voce preregistrata            Oh, come sono irreparabili, anche solo ad immaginarle, le sere dei Grandi Sacrifici!

Gran Sacerdote                (alzandosi. Invoca a braccia alzate l’essenza di Nostra Signora la Luna) Vieni a noi, vergine delle notti! Vieni a noi Regina dei Gigli! Ostia del Lete! Specchio trasfigurante! Vieni a noi livida Eucaristia, Mecca delle Sterilità polari!

Una delle Vestali (come alla inaugurazione di un busto) ne scopre l’Immagine. Tutti si inginocchiano con devozione.

Dandy                              (sgambettando in prima quinta quale “assenza”, non visto, non vedibile.) Oh, di grazia! Come tutto è bianco e barbarico in quest’ora, sulla riva di quel mare come uno specchio d’acqua solenne! Ed ora ecco che, all’orizzonte tutto un incantesimo, appare Nostra Signora.

                                          Ed effettivamente, che bella luna piena, color oro vecchio, sbalordita, allucinante, palpabile, rotonda! E tanto vicina che la si direbbe un’opera degli uomini della Terra o non so quale esperimento aerostatico dei tempi nuovi (sì, una luna ingenua, nella sua enormità, come un pallone sganciato!).

                                          Si prova un brivido di disagio, come sempre.

Il Gran Sacerdote compie tre volte l’offertorio col calice rivolto alla Luna Piena.

Gran Sacerdote                (rivolgendosi alle Vestali) Sorelle, come queste sere s’addicono decisamente alla vostra beltà! Ecco a noi sopra le invalicabili lagune del mare, l’immacolata Concezione (la sola)! Io ti saluto, Vergine delle notti, piana di ghiaccio, sia benedetto il tuo nome fra tutte le donne. Tu che poni sui loro seni il raso della distinzione e ne fai sgorgare il latte necessario.

Le Vestali                         Salve Regina dei Gigli! Ti salutiamo, Vergine delle notti, piana di ghiaccio, sia benedetto il tuo nome fra tutte le donne, tu che poni sui nostri seni il raso della distinzione e ne fai sgorgare il latte necessario.

Le Vestali mentre ripetono l’invocazione buttano indietro il loro pallido cashmere, slaccino il soggolo di lino, ed esibiscono dinanzi all’Astro benefico i giovani seni.

Gran Sacerdote                Mandorle dei seni, sigilli della maternità, poppate gli effluvi della livida Eucaristia che si leva dal mare. Chè voi siete ancora le sue vergini, degne di mantenere vivo il culto dei suoi Misteri, di celare i suoi filtri e le formule dei suoi incantesimi, degne di benedire le Brioscie nuziali.

Ma una Vestale è rimasta estranea a tutta la cerimonia. I suoi seni sono tenuti vergognosamente nascosti. È a capo chino.

Gran Sacerdote                Elsa! Elsa! Elsa!

La Vestale si fa innanzi.

Gran Sacerdote                Elsa, Vestale giurata, custode dei misteri, dei filtri, delle formule e del frumento delle Briosce nuziali, che ne hai fatto della chiave del tuo repertorio? Ah! Ah! I tuoi seni, forse, conoscono una carezza che non è quella così remota della luna, la tua carne è inoculata d’una scienza che non è quella del culto; mani profane hanno sciolto la tua cintura, non è vero? E rotto il sigillo delle tue piccole solitudini. Che hai da rispondere, Vestale Elsa?

Elsa                                   Io credo di essere innocente. O equivoci crudeli! (a parte) Mio Dio, quanti pettegolezzi!

Gran Sacerdote                Vedova Elsa, il semplice fatto di essere pubblicamente sospettata vi rende inadatta al culto. Dimenticate che foste Vestale. Dimenticate, terribilmente e per sempre, i Misteri, i filtri, le formule e il lievito delle sacre Briosce! E ora Vedova Elsa, contemplate per un’ultima volta la Dea; giacchè secondo il rito, se dopo tre intimazioni il vostro fidanzato non si presenterà ad assumervi, verranno bruciati i vostri begli occhi, nella Basilica del Silenzio. Si proceda con le intimazioni!

Musica di circostanza. Le altre vestali si avvicinano ad Elsa, la spogliano del pallido cashmere e del soggolo di lino e delle perle del culto e la rivestono affinché appaia in veste di fidanzata.

Dandy                              Oh! Interessante e promessa, nella lunga e livida veste costellata dall’alto in basso d’occhi di penne di pavone (nero, blu e oro verde, com’è noto, ma piace ricordarlo), spalle nude, braccia angelicamente lasciate alla loro nudità, la vita chiusa proprio sotto i giovani seni da una larga fascia azzurra da cui pende una penna di pavone dall’occhio ancor più magnifico, e su questo gioiello d’occhio centrale la poveretta tiene pudicamente incrociate le piccole mani dai lunghi mezziguanti azzurri. Ma gli occhi di lei rimangono comunque succulenti come delle bocche, visto che la sua bocca socchiusa ha in quest’ora tutta la tristezza di uno sguardo. Beato, in fede mia, colui che se la porterà sotto il suo tetto, e dentro il suo letto. Le rimangono adorabili reliquie; e diciott’anni non ancora compiuti… o ci sbagliamo?

Intanto si è portato al centro della scena un araldo. Suona ai quattro punti cardinali con il suo olifante d’avorio.

Elsa                                   Potreste, di grazia, suonare un po’ più sul serio dalla parte dell’orizzonte dei mari?!!

Araldo                              (rivolto al Gran Sacerdote) Si sta burlando di noi! Vuol prenderci in giro!

Gran Sacerdote                Io non voglio avere nulla da rimproverarmi. Araldo, ubbidite e suonate un po’ più sul serio dalla parte dell’orizzonte dei mari!

L’araldo suona irrisoriamente dalla parte dell’orizzonte noto dei mari.

Araldo                              (sbraitando) Chi vuol prendere in legittima sposa Elsa, vestale di scarto, si faccia avanti e lo giuri ad alta ed intelligibile voce!

Elsa gira le spalle alla cerimonia e sembra ispezionare l’orizzonte così ignoto dei mari.

Dandy                              Molte madri han messo i figli sotto chiave oggi! E poi lei è fin troppo altezzosa! La faccenda non promette nulla di buono.

Silenzio. Il mare.

Gran Sacerdote                (alzandosi) Vedova Elsa, il vostro fidanzato non si è presentato (per ragioni che non stiamo qui ad esaminare); si proceda dunque, senza indugio alcuno, alla chiusura degli occhi.

Elsa                                   Oh, prima datemi uno specchio!

L’araldo le porge uno specchietto tascabile.

Dandy                              Ed ecco che lei si mette a mirarsi e a rimirarsi! E anziché lasciarsi andare ad elegie sulla sorte dei propri occhi, si ravvia i capelli, liscia l’arco delle sue celebri sopracciglia, e si ravvia, si ravvia ancora i capelli.

                                          Che mancanza di senso morale!

Elsa                                   E adesso, spero che vorrete lasciarmi fare un po’ di orazioni alla Luna, nostra comune Signora!

Senza aspettare che si deliberi, Elsa si inginocchia sulla sabbia della riva.

Elsa                                   Buon cavaliere che m’appariste in quella fatale e memorabile notte a cavallo d’un gran cigno luminoso! Abbandonerete dunque la vostra ancella? Voi sapete, o fatale Cavaliere, che i miei occhi succulenti sotto le mie celebri sopracciglia e la mia bocca triste sono in vostra balia, e che io vi seguirò dovunque con sguardi forsennati. Ah, la mia carne è ancora tutta in deliquio per la vostra visione (si pone una mano sul cuore) e il mio piccolo cratere mi fa male e mi sono scoperta dentro un mucchio di tesori! E i vostri capricci, così nobili, saranno ogni mio pudore! Grazioso Cavaliere, io non ho ancora compiuto i diciott’anni. Su, venite dunque ad assumermi, non avrete certamente da mordervene le dita. Non ho che la ritrosia di un fiore.

Elsa si china a perscrutare con la mano dinanzi agli occhi l’orizzonte.

Elsa                                   (strascicando le parole) Sì, proprio come dicevo, in vostra balia, o Principe Azzurro! E saprò tesservi le armature di ricambio. Ma sì, posso anche confessarlo, il gusto della mia veste farà sbocciare in voi più d’una famelica papilla! (pausa) L’adorabile Cavaliere mi lascerà dunque invecchiare cieca e paria in questa società borghese? Io sono bella, bella, bella! Come uno Sguardo incarnato!

Il Dandy in prima quinta comincia, lentamente,fatalmente, a cambiarsi d’abito.

Elsa                                   Oh! Vi capisco sin d’ora! Oh! Vi seguirò dovunque e rimarrò sospesa così costantemente alla luce della vostra fronte, che mi scorderò d’invecchiare: sì, io andrò talmente incastonata nella vostra scia di luce da diventarne un piccolo diamante, che il tempo non potrà intaccare! Ma no, ma no, io non sono che una povere personcina di sesso femminile! Saprò solo lavare ogni mattina la vostra armatura di cristallo con le mie lacrime…

Il Dandy esce di scena.

Gran Sacerdote                Vedova Elsa, non possiamo indugiare oltre! Sia introdotto l’Aerolito del sacrilegio!

L’araldo, seguito dalle vestali, reca in mano, su una patene, l’Aerolito del sacrilegio che corroderà i begli occhi di Elsa.

Araldo                              Ecco, o Sommo, l’Aerolito del sacrilegio, disceso tra di noi durante la prima luna dell’Egirae e che giace, lo sapevate benissimo, sopra dei lini, nell’ipogeo della Dea, proprio in fondo alla Basilica del Silenzio.

Elsa                                   Ma se vi dico che sta per arrivare! Me l’ha promesso!

Ma in Gran Sacerdote, con il cuore corazzato d’un triplice bronzo, e (quel che più conta) con tra le mani il terribile Aerolito, avanza, implacabile, verso di lei quanto mai terrorizzata.

Elsa                                   Vi prego! Ancora un minuto… Me l’ha promesso; almeno una volta per tutte vedrete quel che intendo dire quando parlo d’un bell’uomo.

Ma il Gran Sacerdote avanza per compiere l’irreparabile…

Elsa                                   Ah! Eccolo là! Eccolo! Eccolo!

Abbacinante biancore sul fondo. Si intravede la sagoma di un grandissimo cigno luminoso, cavalcato da un cavaliere dall’armatura radiosa, che protende le braccia (a buon diritto) verso elsa( o giù di lì). Le Vestali, incuriosite, si portano verso il Cavaliere travolgendo la già stravolta Elsa.

Le Vestali                         Ohhhhhh!....

Elsa                                   Non date di gomito così! Non vedete che mi gualcite il vestito? Eccolo! Com’è Lui! Quale donna potrebbe avere, con lui delle incompatibilità d’umore?

Gran Sacerdote                Ma chi è quell’onesto Cavaliere che si fa innanzi sui mari, melodioso d’ardimento, schietto come le vette, con la fronte carancolata di fede?

Araldo                              Oh quello lì, a dir poco, è Endimione in persona, il giovincello di Diana.

Le Vestali                         Che festa! Noi ci congratuliamo con te senza riserve; avrai almeno dei bambini belli! E come cavalca quel serafico uccello, valanga fattasi cigno! E come il suono della sua voce dev’essere… provvidenziale! Quale donna potrebbe avere con lui delle incompatibilità d’umore? E quanto dev’essere ricca e raffinata la sua famiglia! Oh, in quali magici boschetti starà sorbendo gelati, in questo momento? Lontano? Proprio tanto lontano?... e lui, da quanto tempo sarà in viaggio?...

Il Cavaliere è ormai sceso dal suo “destriero”. Avanza, magico, bene in posa, sicuro di tutto.

Lohengrin                        Addio, e tante grazie, o mio bel cigno quadrigato, riprendi il volo contro quell’orizzonte ostruito dalla Luna Piena, fendi i piovaschi di stelle, doppia il capo del Sole e voga poi di nuovo fra le prode rapprese delle miriadi della Via Lattea, verso gli impareggiabili laghi del Santo Graal; và dunque, cuor mio!

Le Vestali                         Il cigno allarga le ali, e spiccando dritto il volo con un fremito imponente e nuovo, naviga, naviga a vele spiegate, e ben presto si dilegua al di là della Luna. Oh, sublime modo di bruciare i propri vascelli! Oh, nobile fidanzato!

Gran Sacerdote                Ti salutiamo, o nobile Cavaliere! Sei tu, forse, Endimione…

Lohengrin                        Io non sono per nulla Endimione. Arrivo dritto dritto dal Santo Graal. Mio padre è Prsifal; non ho mai conosciuto mia madre. Sono Lohengrin, il Cavaliere Errante, il giglio delle future crociate per l’emancipazione della Donna. Ma, nel frattempo, mi sentivo troppo infelice negli uffici di mio padre (sono d’indole un po’ ipocondriaca).Oh! (ricordando) Io vengo a sposare la bella elsa dal collo di cigno, che abita qui fra di voi. Suvvia, dov’è sua madre, che io le parli….

Gran Sacerdote                Elsa è orfana come tutte le vestali.

Lohengrin ha un bel paio di occhialetti tondi ( da intellettuale) e soffre vistosamente, di miopia.

Lohengrin                        Davvero? Oh! (urtando la bella Elsa)  Eccola qui, la riconosco bene! Ma perché mai ti nascondevi? Oh, che belle penne di pavone! Chi te le ha date? Io te le spiegherò all’alba! Ma come i tuoi occhi sono… belli! Come la tua persona è … compita!

Cadono insieme alle ginocchia l’uno dell’altra.

Elsa                                   Buon Cavaliere, tutto ciò che sono, tutto ciò che posso essere, compreso il mio passato, io lo prosterno qui in vostra balia.

Lohengrin                        Elsa! No, tu sei troppo preziosa! (che divino esemplare umano!) Rialzati, ti prego!

Elsa                                   Effettivamente, non sono poi tanto male; ma voi m’insegnerete a conoscervi a fondo. Sono così idonea ad essere plasmata!

Voce preregistrata            E avanti dunque con le nuziali campane a morto! Le campane delle belle domeniche sulle province quiete! Le campane! Giovani, inquiete, sacre, ma tutte lì a darsi il cambio senza risparmiarsi, in un medesimo inno d’avvenire!

Campane. A festa. A morto…

Il Gran Sacerdote, Lohengrin, Elsa dinanzi all’altare.

Gran sacerdote                 (rivolto alla Luna Piena) La pura mensa è imbandita. Ecco la Broscia. Ditevi: questo è il mio corpo e questo è il mio sangue!

L’organo scatena gli Osanna! E i Crescite et multiplicamini!

Elsa                                   Sapete il latino?

Lohengrin                        Così, così; e voi?

Elsa                                   Oh! Io non sono tanto pedante! Sono soltanto una ragazza, io. E poi, mi pare che il latino sfidi nei termini la verecondia, l’ho letto in un vecchio almanacco.

Si genuflettono dinanzi alla Sacra Mensa. Il rito nuziale continua.

Lohengrin                        Oh! Per parte mia, io soffoco sotto i tuoi occhi!

Elsa                                   Vedrai quanto sono carina; ma come! Batti i denti? Ma via, non impressionarti così! Io non credo per niente a queste cose; parola mia, considero la loro Luna una matrigna, un glabro idolo per i vecchi.

Lohengrin                        (asciugandosi calde lacrime) No, vedi, è quest’organo…

Elsa                                   Ah! Io vado matta per la musica, lo sai?

Il Gran Sacerdote innalza la Sacra Broscia. Gli sposi si comunicano.

Le Vestali                         Orfani innamorati, le verdi prode della giovinezza attendono le vostre anche infiacchite. Ipnotizzatevi ad intenzione della Luna! Flagellatevi con eletti stami! Siate pronti per la stagione delle semine! Accarezzatevi assai singolarmente per far sbocciare dalla crisalide le vostre farfalle nottivaghe!

Tutto il resto è…. Desiderio!      

Lohengrin è scosso da conati di vomito.

2° Quadro

“La Villa Nuziale”

1° Duetto

Elsa                                   Diletto Cavaliere, come sta bene il chiarore della luna sulla vostra armatura di cristallo!

Lohengrin                        Non è vero? E come innalza gli animi!

Elsa                                   E sulla mia bellezza che effetto fa il chiarore della luna?

Lohengrin                        Le trecce dei vostri capelli scuri non perdono nulla del loro calore.

Elsa                                   Ah! E altrettanto il cuore. Ma voi non mi date più del tu, perché mai?

Lohengrin                        Ma perché ora incominciate ad essere un personaggio, un personaggio con cui bisogna venire a patti.

Elsa                                   Ma patti chiari, amicizia lunga!

2° Duetto

Elsa                                   (sciogliendosi i capelli. si stira…) Ah1 non ne potevo più di quell’esistenza claustrale e dei culti platonici! Non mi trovi un po’ incartapecorita? Ah! Tu non mi ami. Me l’aspettavo, del resto! Era troppo bello! Tu non mi ami. Lo leggo nei tuoi occhi!

Lohengrin                        Ma i miei occhi non sono lo specchio della mia anima. Ma sì che ti amo! Troppo!... (Elsa gli si avvicina. Lui le dà un casto bacio sulla guancia, una cordiale stretta di mano…) Raccontami un po’ la tua vita, presto!

Elsa                                   Ma, io non ho vissuto… fino a questa notte. Sapete che non ho ancora compiuto i diciott’anni, no? Ho sognato di questo e di quello; insomma di voi, Gentile Cavaliere.

Lohengrin                        E naturalmente sai tutto! Davanti ai tuoi occhi non sono mai sfilate le tavole anatomiche del destino delle creature!?...

Elsa                                   Oh! Vi pentirete tutta la vita d’avermi detto questo!

Lohengrin                        Ma non ho detto nulla! Alludevo a cose molto naturali e del tutto adorabili, in fin dei conti!

3° Duetto

Elsa ,appoggiata al petto di lui ,aspetta ( invano) l’irreparabile.

Lohengrin                        Come vi sentite adesso?

Elsa                                   Dove?

Lohengrin                        Oh! Non odi da qualche parte questo singhiozzo d’uccello notturno?

Elsa                                   E dovunque il brusio delle germinazioni! Che bella notte!...

Lohengrin                        Suvvia, nessun Assoluto, solo compromessi. Tutto è non più; tutto è permesso. Questa Villa Nuziale puzza di fossa comune.

Elsa                                   (conciliante) Siamo tutti mortali.

4° Duetto

Elsa                                   Che cosa guardate?

Lohengrin                        (poggiato sui gomiti) La sfumatura dell’ombra delle ciglia sulla vostra guancia, Elsa.

Una lunga pausa. Elsa si solleva e s’appoggia ai gomiti.

Elsa                                   Posso osare?

Lohengrin                        Dite.

Elsa                                   Ma posso per davvero? O voi che pure ho visto in sogno, e così buono, e così eloquente! E che m’avete condotta qui! Posso per davvero, con la sincerità…

Lohengrin                        L’Eterno Femminino! Ecco, sorellina mia, quel che succede per averti permesso di fare umanità a parte. E se noi ci mettessimo ad organizzare l’Eterno Mascolino?

Elsa                                   Ma via! È cosa fatta…

Lohengrin                        E gli uomini di genio? Perché mai li fate soffrire in modo del tutto speciale, gli uomini di genio? Da dove vi viene quest’istinto, che talvolta confonde il pensatore?...

Elsa                                   Non lo so, dato che è un istinto.

Lohengrin                        Ebbene, è per fargli trasudare dei capolavori che voi li fate soffrire in modo così speciale! Sapete bene che, ad ogni generazione, sono soprattutto i capolavori allucinanti di quegl’infelici a indorarvi lo stemma, per far adescare meglio alle vostre figliuole la generazione seguente.

Elsa                                   E con ciò? Dal momento che ci guadagnano tutti!....

Lohengrin                        O Dio mio, Dio mio! È una semplice schiava secolare senza malizia? È una spia trascendente? O, se, mentre l’uomo sotterrato marcisce e nulla più, la donna partisse invece per un mondo femminile dove verrebbe ricompensata a seconda della qualità e della quantità di gonzi che ha fatto lavorare quaggiù per l’ideale!...

Elsa                                   Uff! che caldo!... (Lohengrin le si discosta) Ti giuro che non ne so nulla e che ti amo senz’altra preoccupazione se non quella di piacerti affinché tu m’adotti. E credi forse che non avrò anch’io i miei dolori, i miei dolori, i miei dolori?

Lohengrin                        Oh, non piangere così! Non piangere! Fammi un sorriso. Più bello! Cantami qualcosa, via.

Elsa                                   Conosco solo alcuni girotondi per bambini.

Musica delle giostre. Elsa danza, tutt’attorno a Lohengrin.

Lohengrin                        Chi ve l’ha insegnata? Sapete che non è una cosa per bene? Elsa, non sareste per caso libidinosa?

Elsa                                   (interrompendo bruscamente la sua danza) Ignoro il senso di questa parola. Ah! Ma allora fate un po’ voi qualcosa…. (pausa di imbarazzo) Insomma, danzate, cantate, recitate…

Lohengrin                        (declamando) C’era una volta un re di Thule

                                          Che sino alla morte fedele,

                                          Amò solo un cigno, veliero

                                          Sui limpidi laghi leggero.

                                          Quando la morte venne…

                                          Morire! Morire! Ma io non voglio morire! Voglio vedere tutta la terra. Voglio sapere la verità sulle Fanciulle. (abbraccia il guanciale disperatamente)

Elsa si china sulla sua  tempia e con infernale sincerità si mette ad ansimare…

Elsa                                   Bimbo, bimbo, bimbo, conosci tu le pompe voluttuari? Guarda i confetti dei miei giovani seni, tocca e senti com’è sensuale questa mia chioma d’un tenero nero, senti, senti un pochino le mie tuberose…

                                          O rancori onniversali! Esperienze nervicide, notti martiriseiche! … Amami a fuoco lento, inventariami, massacrami, massacrilegiami!

Lohengrin                        (spaventato) Ma voi state farneticando! Mi fate temere per la vostra…

Elsa                                   Ah! E perché mai allora mi tieni il broncio così! È offensivo, alla fin fine!

Lohengrin                        Tengo il Broncio perché non ho di meglio da fare.

Elsa                                   Perché? Ma perché? Io chiedo solo d’amarti.

Lohengrin                        Ebbene, è perché io detesto i vostri fianchi magri! Ammetto solo i fianchi larghi, io! Almeno ricordano con franchezza la schiavitù dei parti, che si trova in fondo a tutte queste belle cose, in fin dei conti.

Elsa                                   Non dirmi questo! Che t’ho fatto?

Lohengrin                        Scusami! Scusami! Non piangere! Era solo cattiveria. Invece io li adoro, i fianchi duri e dritti!

Elsa                                   È proprio vero?

Lohengrin                        Ma sì, pazzamente! Non ce ne sono altri per me.

Elsa                                   E allora?

Lohengrin                        Ecco, in te io detesto il fatto che, pur avendo i fianchi secchi, insomma, antimaterni, tu cammini però con quel perpetuo dondolio di piccolo mammifero appena alleggerito dei chili della gravidanza (cos’è che vi fa ridere?), sì, dicevo, quel dondolio, quasi tu fossi tutta meravigliata di ritrovarti così leggera dopo nove mesi di schiavitù, e te ne vai più leggera di quanto sia naturale, come se approfittassi di questo intervallo di leggerezza prima di ricominciare da capo, e anzi facendo di questo dondolio di liberazione un’esca per i prossimi gonzi! Questa io la chiamo Aberrazione, leggerezza. Afferri?

Elsa                                   Sì, sì, non avevo mai pensato a tutto ciò. Ma starò attenta; oh! Farò tutto secondo i tuoi principi, amor mio.

Lohengrin                        Eh, no! Nemmeno pensarci: è una cosa incurabile. Ma via, ancora lacrime! Non piangere! Ti prego non piangere! Io non posso sopportare le lacrime delle fanciulle. Sì far piangere una fanciulla mi sembra ancor più irreparabile che sposarla, perché le lacrime son tutta infanzia.

Lohengrin le passa delicatamente la mano sul collo come per quietarla.

Lohengrin                        È finita, ti dico che è finita.

Lohengrin fa lampeggiare nel buio uno stiletto. Musica. Elsa. La lama. Lohengrin si gira di scatto verso l’imponente Luna, quieta, sul fondo della scena. Lancia, con gesto teatrale, qualcosa. Adesso, la Luna, non più immacolata, trasuda  un liquido rosso-sangue. Elsa, distesa come una martire nella sua tomba, dorme (o è morta)), è morta (o dorme?).

Monologo di Lohengrin

Lohengrin                        (dopo averla uccisa o sognando di averla uccisa…) Troppo pura, in effetti, per vivere, troppo nervosa per vivacchiare, ma anche troppo adamantina per lasciarsi intaccare dall’esistenza. E quegli occhi sgomenti, buoni ma non addomesticabili; boccuccia ghiotta ma esangue; e un’aria troppo tardi, troppo tardi adorabile! O mia piccola Elsa, incosciente Bebè che ti stupivi della mia profondità, Bebè succulento, nubile da sgranocchiare, scatola a sorpresa, quale trovata il tuo essere dagli organi divini! Ah voglio amarti a tastoni, trovare la via della tua anima! Dove sei? Dove sei? Che io t’adori da ogni parte! (sembra avvicinarsi al corpo addormentato (?) di Elsa ma afferra repentinamente il bianco guanciale facendo, ahimè, sussultare il bel capo della fanciulla) O mio buono, buon guanciale tenero e bianco come Elsa, fra poco non avrai più nemmeno un angolino fresco per la mia fronte. Mio buon guanciale, bianco e puro come un cigno! (farneticando) Mi senti? Tu mi senti, mio cigno, cigno mio! Oh, sii tu, che sei pallido e non canti mai! Sei tu! Io m’avvinghio alla prua del tuo collo in sommergibile; portami via, al di là dei mari immacolati; rapiscimi, povero Ganimede, a spirali, oltre le prode della Via Lattea e i piovaschi di stelle e il capo fallace del Sole… E voialtri, addio!.... (esce di scena)

Musica

Voce preregistrata            Ed è da quel giorno che, in notti simili, alcuni poeti celebrano freddamente e inviolabilmente nella loro mente una certa festicciola dell’Assunzione.

L’ultima immagine è quella del Dandy che cerca di ripulire Nostra Signora la Luna imbrattata così malamente. Si aiuta con uno straccio.

FINE