Attacco alla coscienza

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ATTACCO ALLA COSCIENZA

Commedia in un atto

di MARIO BAGNARA

PERSONAGGI

Dottor Gras

L'Ispettore

Padre Franz

Lisa

Il Professore

Padre B.

La Governante

L'Agente

La stanza di soggiorno, a piano terra, della casa in cui vive il dottor Gras. Ci sono due porte di comunicazione con l'interno. Sul fondo una veranda, attraverso la quale si accede al giardino.

Commedia formattata da

SCENA PRIMA

I Pomeriggio: l'Ispettore e il dottor Gras.

L’Ispettore                    - (beve il caffè. Posa la tazzina).Perdio che buon caffè riescono a fare i casa sua. È un gran peccato che lei non ne beva.

Gras                              - No, quasi mai.

L’Ispettore                    - Secondo me qualunque tipo di conversazione per esempio anche quelle un po' sgradevoli si cominciano meglio con un buon caffè.

Gras                              - Meglio in che senso?

L’Ispettore                    - Meglio. (Cava dalla tasca il faz­zoletto e ne introduce un lembo nell'orecchio destro, con una certa cautela. Poi lo estrae, lo esamina, quindi lo piega e lo ripone. Di scatto, si alza e va a guardare fuori) Son belli questi laghi di montagna. Sono molto profondi?

Gras                              - Abbastanza.

L’Ispettore                    - Si vede dal colore che dev'essere profondo. Bello. Chissà che trote.

Gras                              - Non lo so. Io non pesco.

L’Ispettore                    - Ci ripensi. Dicono che nel mondo i casi sono due: se non si è pescatori si è pesci. Poi pescare è istruttivo. Tutta una tecnica molto interessante.

Gras                              - Può darsi, ma io simpatizzo coi pesci. Così sani, puliti, di poche parole. L'Ispettore. Non gli sono simpatici... gli fanno pena. Anche lei metterebbe una gran pena se si trovasse in bocca a un pescecane. Eppure le può sempre capitare. Gras. Oh. Altroché.

L’Ispettore                    - Però capisco che un uomo di pensiero possa vivere qui tutto l'anno. Que­sta pace a lei preme, suppongo.

Gras                              - Mi preme che nessuno fino ad oggi me n'abbia chiesto un prezzo.

L’Ispettore                    - Il silenzio è ricchezza, non cre­de? Comunque prezzo è una brutta parola per un concetto nobile come la pace.

Gras                              - Lieto di non usarla se non è la verità.

L’Ispettore                    - Eh caro lei. Come ne parla svelto della verità.

Gras                              - Non ho motivo di tergiversare.

L’Ispettore                    - Forse, ma in questo caso vorrei averla io l'iniziativa della nostra chiacchie­rata.

Gras                              - Cercherò di lasciargliela. L'Ispettore (torna a sedersi di fronte a lui). Lei cosa supponeva che accadesse quando ha scritto e spedito quella lettera?

Gras                              - Be', innanzi tutto che il suo destina­tario l'avrebbe ricevuta. Poi che l'avrebbe letta.

L’Ispettore                    - Che tipo di reazione si aspet­tava?

Gras                              - Non so. Me l'aspettavo senza imma­ginarla.

L’Ispettore                    - Ma positiva?

Gras                              - Santo cielo, sapevo benissimo che non avrei sollevato l'entusiasmo.

L’Ispettore                    - E nonostante ciò lei ha scritto.

Gras                              - Ho scritto con schiettezza il mio pen­siero.

L’Ispettore                    - Oh la schiettezza. Gliela rac­comando.

Gras                              - Non crede che almeno fra amici sia meglio così?

L’Ispettore                    - L'amicizia non basta.

Gras                              - Amicizia e non solo amicizia.

L’Ispettore                    - I suoi meriti, certo. Il suo peso morale.

Gras                              - E perché no? Non esistono più?

L’Ispettore                    - Ma è proprio lei che vorrebbe ignorarli. (Fa un gesto per impedirgli di re­plicare) Sarà meglio procedere con ordine. (Si alza e si mette a passeggiare) Lei non gli ha fatto una telefonata, gli ha scritto una lettera molto formale. Si è rivolto ad un Capo di Governo esprimendo intenzioni preoc­cupanti. Mi permetta. Quello stesso problema' spinoso che lei probabilmente ha masticato per mesi e mesi invece delle trote, per lui è diventato innanzi tutto un telefono in cui riversarlo. Che è la prassi di tutte le grane. Così alle sette e trenta del mattino ha con­vocato d'urgenza il mio ministro. Dico mio perché ormai sono anni che tengo il ruolo di suo tirapiedi. Ed anche quel mattino co­me sempre gli ho fatto il reggiborsa reggiombrello reggipipa reggiquellochelepare. Poi ho aspettato fuori della porta per un'ora e cin­quanta minuti. Cronometrati. Trascorsi i quali mi hanno fatto entrare. Molto ceri­moniosi. Hanno perfino voluto che sedessi sopra la poltroncina di riguardo.

Gras                              - Un fatto indicativo.

L’Ispettore                    - Indicativo e senza precedenti. Tanto più che stavolta sudavano loro. Suda­vano abbondantemente, gocce gialle vischio­se che parevano di miele.

Gras                              - Gradisce un'altra tazza di caffè?

L’Ispettore                    - Guardi che non mi smonto fa­cilmente.

Gras                              - Sì, questo l'avevo capito.

L’Ispettore                    - Capisce molte cose per un uo­mo che vive tra le nuvole.

Gras                              - Be' sa lo riconosco sempre un inter­rogatorio anche quando comincia un po' al­la larga.

L’Ispettore                    - Già, voi intellettuali avete un sesto senso.

Gras                              - Voi poliziotti no?

L’Ispettore                    - Secondo i casi.

Gras                              - Nel caso suo si direbbe che è molto

dotato.

L’Ispettore                    - Grazie. Effettivamente secondo quei due quando m'hanno chiamato non c'era lode che fosse sufficiente. Le cantavano tutte, diventavano quasi poeti.

Gras                              - Forse per questo sudavano tanto.

L’Ispettore                    - Le circostanze sono circostanze. Pare che fossi adatto a questo incarico più di chiunque altro.

Gras                              - Non potrebbe fermarsi un momento? Si metta seduto.

L’Ispettore                    - Va bene. (Torna a sedersi di fronte a lui) Vogliamo capire.

Gras                              - La lettera non era chiara?

L’Ispettore                    - Sarebbe stata più chiara se ci avesse spiegato il perché.

Gras                              - Ma non era una lettera di spiegazioni. Vi ho sottoposto un caso di coscienza.

L’Ispettore                    - La sua coscienza ritiene oppor­tuno cambiare bandiera?

Gras                              - No, vede, questa è già una forzatura.

L’Ispettore                    - Non è una forzatura: è la sua posizione con il senso politico che assume.

Gras                              - Ma io non faccio politica, non voglio farne. Io la politica la lascio a voi,

L’Ispettore                    - Però pretende di agire a modo suo.

Gras                              - Finché rimango nel campo personale delle mie convinzioni posso capire il vostro disappunto, ma più in là non mi sento ob­bligato.

L’Ispettore                    - Però tutti coloro che a suo tem­po facevano la lotta clandestina, nel nome suo si sentivano obbligati. Io so che quando andavano a farsi ammazzare era lei che gli dava lo sprint. Dopo le sue famose trasmis­sioni radio pigliavano per buone anche le schioppettate.

Gras                              - Questa non è la storia: è la leggenda e quel che è peggio puzza di regime.

L’Ispettore                    - Oh, senta pure gli odori che vuole. Ma una guerra nessuno la vince senza la gente disposta a morire. E cioè senza chi gliela fornisca. In ogni modo la storia di quei giorni - di quei motivi - l'abbiamo appunto domandata a lei. Le rammento che previo il suo consenso ne è stato dato un annunzio ufficiale.

Gras                              - Credevo di poterlo fare.

L’Ispettore                    - Abbiamo rispettato i suoi pon­deramene. Sono tre anni, li abbiamo contati. Tre anni per ricevere una lettera con la qua­le l'autore prediletto tutto d'un colpo disdice l'impegno, non dà spiegazioni e pretende di chiudere il discorso.

Gras                              - Non posso darvi quello che volete.

L’Ispettore                    - Non è capace a tirare le som­me di un'Idea che non solo ha vissuto ma addirittura che ha determinato?

Gras                              - C'è modo e modo di fare le somme. L'ho riflettuta sotto prospettive che fuori del­la lotta sono più profonde. Anche più dolo­rose.

L’Ispettore                    - Ecco. Accennava ad interventi critici che avrebbero potuto dispiacerci.

Gras                              - Esatto.

L’Ispettore                    - Il che, se mi permette, è molto ambiguo.

Gras                              - Se credete che voglia tradirvi, sotto­ponetemi a un processo pubblico.

L’Ispettore                    - No, guardi, lei è troppo pron­to a inalberarsi. Non ha ancora capito dov'è il punto. Nessuno ha intenzione di metterla in stato d'accusa. Una lettera è solo una let­tera e un piccolo episodio, un episodio senza conseguenze, si può dimenticare.

Gras                              - Adesso è lei a fare tutto semplice.

L’Ispettore                    - Può esserlo, basta volerlo.

Gras                              - Cioè dovrei mentire?

L’Ispettore                    - Potrebbe darsi che lei mentisca adesso, mettiamo pure involontariamente.

Gras                              - Diciamo che vorrebbe che fosse così.

L’Ispettore                    - Diciamo che a livello di gover­no ciò che si vuole è legge, quindi la verità ufficiale.

Gras                              - Allora perché pretendete di averla da me?

L’Ispettore                    - Perché è quello che il popolo si attende, visto che noi gliel'abbiamo promesso.

Gras                              - Lo ingannerei.

L’Ispettore                    - E fino a ieri lo ha fatto? L'ha ingannato?

Gras                              - Oggi lo ingannerei. Ho sempre agito secondo le mie convinzioni.

L’Ispettore                    - Le convinzioni generano dubbi?

Gras                              - Non erano più dubbi al momento nel quale vi scrivevo.

L’Ispettore                    - Quanto meno un fenomeno, scu­si, piuttosto tardivo.

Gras                              - Vi sono istanze obbiettive che si evol­vono.

L’Ispettore                    - Anche noi siamo un'istanza ob­biettiva, direi preminente. L'Idea non è rima­sta sopra le montagne, ha intrapreso un cam­mino.

Gras                              - Che io non condivido pienamente. Ed il popolo è stato deluso, parliamoci chiaro. Su certe cose almeno. Quello che voi volete è che io getti il mio peso morale sulla bi­lancia del credito vostro.

L’Ispettore                    - Bene, ma guardi al fondo del­le cose con un po' di realismo. Non c'è po­polo al mondo pienamente soddisfatto. Non ci sarà mai.

Gras                              - Al fondo delle cose stanno i miei prin­cipi.

L’Ispettore                    - Al fondo delle cose si coinvol­gono coloro che le hanno governate, che le governano ancora: vuole rendersene conto? Non sono disposti a mollare la presa.

Gras                              - Dunque lo vede che è meglio lasciar­mi tacere. Io dopotutto non vi ho chiesto altro.

L’Ispettore                    - Ma caro lei, non sarebbe tace­re. Il suo silenzio farebbe molto chiasso.

Gras                              - Vi ho detto che mi spiace, ve l'ho scritto.

L’Ispettore                    - E noi con le sue scuse ci do­vremmo accontentare?

Gras                              - In ogni modo non erano scuse.

L’Ispettore                    - E già, rivendicava. Peggio an­cora.

Gras                              - Perché peggio? Riguarda un mio di­ritto.

L’Ispettore                    - Di contraddirsi?

Gras                              - Se è onesto contraddirsi, perché no?

L’Ispettore                    - Allora i suoi doveri sono diso­nesti?

Gras                              - Ho rispettato quello di avvertirvene.

L’Ispettore                    - Ha un campo di rispetto un po' limitativo, non le pare?

Gras                              - Perché voglio adeguarmi a me stesso?

L’Ispettore                    - Lei si adegua a se stesso man­dando a farsi fottere tutto un sistema?

Gras                              - Io non pretendo di condizionare un intero sistema. Io sono un uomo singolo con un'esatta misura individuale. Ce l'ho io, ce l'ha lei, ce l'hanno tutti.

L’Ispettore                    - Ecco allora si adegui alla mia. Sono io che ho il mandato di fare un'in­chiesta.

Gras                              - E cioè?

L’Ispettore                    - Limitiamoci ai fatti.

Gras                              - Non esistono fatti speciali.

L’Ispettore                    - Non ho detto speciali. Ma cir­costanze precise, concrete. Che sono emer­se e che possono emergere ancora.

Gras                              - Non ne conosco.

L’Ispettore                    - Lei lo sa come vanno queste cose: uno s'informa un po' prima di muo­versi.

Gras                              - Sul conto mio?

L’Ispettore                    - Non soltanto sul suo.

Gras                              - Ho l'impressione che spari alla cieca.

L’Ispettore                    - Dottor Gras, io volevo soltanto avvertirla. Posso anche mostrarle simpatia, ma lei si guardi dalla simpatia. Se devo pro­prio gettare la maschera, sono soltanto un uccello da preda.

Gras                              - E con questo vorrebbe impressionarmi?

L’Ispettore                    - Be' mi hanno detto che lei è un emotivo. (Va ad aprire la porta. Ritorna verso il centro della stanza. Entra un Agente).

L’Agente                      - Comandi. (L'Ispettore fa un cen­no) Sissignore. (Esce. Poco dopo compaiono sulla porta Padre Franz e Lisa).

L’Ispettore                    - Oh bravi, molto bene. Siamo appunto arrivati a parlare di voi. Padre Franz. Spero che sia un progresso.

L’Ispettore                    - Venite avanti, faremo cono­scenza. Posso offrirvi qualcosa da bere? Padre Franz. Grazie.

L’Ispettore                    - Di stimolante? Padre Franz. Mi rimetto a lei.

L’Ispettore                    - Va bene. E per la signorina?

Lisa                               - Niente. (L'Ispettore esce. Nel poco tem­po che è fuori, Padre Franz e Lisa rivolgono uno sguardo interrogativo a Gras. Gras rispon­de con un cenno di diniego. L'Ispettore rien­tra).

L’Ispettore                    - (a Padre Franz). Ho trovato una vecchia molto tassativa. Ha detto che sa lei cosa deve portarle.

Padre Franz                   - Ah, bene. Mi porterà una grappa con la ruta.

L’Ispettore                    - E' conforme ai suoi gusti?

Padre Franz                   - Certamente.

L’Ispettore                    - Li conoscono, vedo, in questa casa.

Padre Franz                   - Certo che li conoscono. Non so se conoscono lei come nuovo padrone di casa. In ogni modo è molto premuroso.

L’Ispettore                    - Non sono il nuovo padrone di casa. Mi trovo qui per condurre un'inchiesta.

Padre Franz                   - Ce ne dica l'oggetto.

L’Ispettore                    - (cava il fazzoletto e compie la sua solita operazione all'orecchio). In senso stretto direi che è il dottor

Gras                              - Padre Franz, A lei preme un senso più largo?

L’Ispettore                    - Più largo. Esattamente.

Padre Franz                   - E questo ci riguarda?

L’Ispettore                    - Conto che voi mi possiate aiu­tare. Ma cominciamo dalla signorina che a quanto sembra tace volentieri.

Lisa                               - Non vedo proprio cosa potrei dirle.

L’Ispettore                    - Vorrei che mi dicesse innanzi tutto il lavoro che fa.

Lisa                               - La segretaria.

L’Ispettore                    - Qualche cosa di più che se­gretaria. Mi risulta che lei è laureata.

Lisa                               - Mi ha chiesto cosa faccio, le rispondo un lavoro di segreteria.

L’Ispettore                    - Certo, ma vede per uno che fa il mio mestiere la concisione spesso è re­ticenza.

Lisa                               - Non sono reticente, sono riservata.

L’Ispettore                    - Mi fa piacere. (A Padre Franz) Oh ecco qua la sua grappa. (A Lisa) Mi scusi un momento. (E' entrata la Governante por­tando la grappa. L'Ispettore la versa per Pa­dre Franz e gliela porta. La Governante esce) È fuoco dell'inferno, ma lo beva senza im­pegno.

Padre Franz                   - Sono lieto che lei sia spiritoso. Un fatto molto raro per un funzionario.

L’Ispettore                    - Abbiamo tutti le nostre ecce­zioni. Lei per esempio sembra molto sveglio.

Gras                              - Andremo avanti molto a far divaga­zioni?

L’Ispettore                    - Chissà, possono scuotere le ac­que, diciamo le acque chete specialmente.

Gras                              - La pregherei di non essere villano.

L’Ispettore                    - Una cosa villana è che mi state facendo resistenza.

Padre Franz                   - Allora brindo alla nostra con­cordia.

L’Ispettore                    - Apprezzo il suo distacco.

Padre Franz                   - Non è distacco.

L’Ispettore                    - Già. (A Lisa) Ha un orario preciso per il suo lavoro?

Lisa                               - Vivendo qui non ho bisogno di un ora­rio fisso. Faccio quel che ho da fare.

L’Ispettore                    - Capisco. Lei conferma, dottor Gras?

Gras                              - Ma che domande.

L’Ispettore                    - È una brava assistente?

Gras                              - Molto brava.

L’Ispettore                    - Un buon aiuto è una grossa fortuna. Voglio dire, un aiuto intelligente.

Gras                              - Senz'altro.

L’Ispettore                    - (a Lisa). Quando discutevate qualche punto, lei era in grado - non so - di contraddirlo perché lui rimanesse stimo­lato?

Gras                              - Nessuno le ha mai detto...

L’Ispettore                    - Stia zitto. Non l'ho chiesto a lei.

Lisa                               - Nessuno ha mai detto che noi discu­tessimo.

L’Ispettore                    - Attenti perché sono permaloso. (A Lisa) Posso sapere quanti anni ha?

Lisa                               - Ventotto anni.

L’Ispettore                    - Il dottor Gras le chiedeva di esprimere le sue personali opinioni?

Lisa                               - Io lo aiutavo nelle sue ricerche. Rac­coglievo dei dati.

L’Ispettore                    - Ma sui vostri giudizi eravate concordi?

Lisa                               - I miei giudizi non erano una mia man­sione.

L’Ispettore                    - Era comunque un lavoro frut­tuoso?

Lisa                               - Spero di sì.

L’Ispettore                    - Parliamo di quei frutti. Dove sono?

Lisa                               - Sembra che stia parlando di patate.

L’Ispettore                    - Sarebbe molto meglio se potes­simo. È al corrente della lettera che il dottor Gras ci ha inviato di recente?

Lisa                               - Sì.

L’Ispettore                    - Anche lei, padre Franz?

Padre Franz                   - Conoscevo le intenzioni.

L’Ispettore                    - Bravo, molto sottile. Lei lo conosce il detto secondo cui ai sottili cascano le brache?

Padre Franz                   - No, non lo conoscevo.

L’Ispettore                    - Infatti i vostri padri tradiziona­listi insistono per l'uso della tonaca.

Padre Franz                   - Vorrà dire che sanno il fatto loro.

L’Ispettore                    - Già, ma anche lei ha l'aria dì sapere il fatto suo per quanto ci riguarda.

Padre Franz                   - Ho un mio punto di vista gene­rale. Se ha voglia di ascoltarmi glielo espongo.

L’Ispettore                    - Non posso, devo fare l'aguzzino.

Padre Franz                   - Ah bene, meglio ancora. Avrei appunto un debole per il martirio.

L’Ispettore                    - Guardi che qui non siamo al Seminario.

Padre Franz                   - In Seminario pensavo queste cose senza crederci in fondo. Facevamo sol­tanto esperienze verbali.

L’Ispettore                    - Ho paura che stia continuando.

Padre Franz                   - Sarà lei a impedirmelo, sup­pongo. Come può constatare, noi non eludia­mo la realtà.

L’Ispettore                    - Lo so perfettamente che non la eludete. Sollevate una brezza di tipo frondista ogni passo che fate, che vi muoviate con o senza veste. Non penserà di vantarsene con me.

Padre Franz                   - D'accordo.

L’Ispettore                    - Comunque non affronto la que­stione. Ripeto che mi basta fare luce sopra la nostra specifica faccenda.

Gras                              - Lei sa già tutto e non è affatto vero che le basti.

L’Ispettore                    - E non mi basta, no! (Abbassa la voce) Chiedo scusa. Dimenticavo che siete sensibili. Però non è conforme agli interessi dello Stato che siate già quantomeno in due persone al corrente di un fatto come questo.

Gras                              - Non potevo nasconderlo a chi m'aiu­tava.

L’Ispettore                    - E Padre Franz l'aiutava?

Gras                              - Mi interessava il suo punto di vista.

L’Ispettore                    - Politico? È specializzato?

Gras                              - Io non ho detto soltanto politico.

L’Ispettore                    - Lei, signorina Lisa, come ha conosciuto il dottor Gras?

Lisa                               - Per motivi di studio.

L’Ispettore                    - Vale a dire?

Lisa                               - Lavoravo a una tesi di storia. Venni da lui per averne un parere.

L’Ispettore                    - Bene. Continui.

Gras                              - A mia volta le ho chiesto di aiutarmi. Io ne avevo bisogno e mi sembrava la per­sona adatta.

L’Ispettore                    - (a Lisa). Era il suo primo im­piego?

Lisa                               - Stabile sì.

L’Ispettore                    - È diventata la sua amante?

Gras                              - Senta, Ispettore, comincio ad averne abbastanza.

L’Ispettore                    - Non m'interrompa.

Gras                              - Ritiri la domanda.

L'Ispettore                    - Guardi che non l'ho fatta per divertimento.

Gras                              - Il suo dovere non è fare insinuazioni.

L’Ispettore                    - Non sono insinuazioni, sono ipotesi. Un'ipotesi è sempre innocente, salvo che sia fondata. (Torna alle spalle di Lisa) Avanti. Mi risponda.

Lisa                               - Non lo sono.

L’Ispettore                    - Lo dice come fosse colpa mia.

Lisa                               - Rispondo, non le basta?

L’Ispettore                    - Una piccola parte della verità non è la verità.

Padre Franz                   - Ma solo Dio è l'intera verità.

L’Ispettore                    - Terrò presente. (Cava il fazzo­letto e ripete la sua operazione all'orecchio) Voi non immaginate quanta esperienza uma­na può acquisirsi facendo il poliziotto. (A Lisa) Per esempio la forma dei suoi fianchi mi indica che lei è di temperamento passionale. (Lisa volta la testa cercando di controllarsi. Padre Franz previene uno scatto di Gras trattenendolo. Di tutto ciò l'Ispettore non mostra di curarsi) Tuttavia non ho anco­ra afferrato l'esatta natura del vostro rap­porto. L'ipotesi di un sentimento mi sarebbe sembrata normale. Mi sta ascoltando? (Lisa non risponde. Assume un atteggiamento osti­nato, come se avesse deciso di non dire più niente. Il dottor Gras si alza e va a guardar fuori dalla finestra. L'Ispettore va a sedersi al suo posto, accanto a Padre Franz) Il dottor Gras preferisce guardare verso il lago.

Padre Franz                   - È un lago molto bello. L'ha notato?

L’Ispettore                    - Sicuro.

Padre Franz                   - E il dottor Gras è una persona onesta.

L’Ispettore                    - Non ho detto il contrario.

Gras                              - Però mi tratta come un mascalzone.

L’Ispettore                    - Lei non sa come tratto i ma­scalzoni.

Padre Franz                   - Secondo lei che onestà ci sareb­be se non si fosse disposti anche a correg­gere le proprie idee?

L'Ispettore                    - Chi l'ha messa in contatto con lui?

Padre Franz                   - La mia vocazione.

L’Ispettore                    - Ha suonato alla porta e gli ha detto mi manda la mia vocazione?

Padre Franz                   - Sì, press'a poco.

L’Ispettore                    - Guardi che al suo candore non ci credo. Oltre tutto è vestito di nero.

Padre Franz                   - Infatti non era candore. Mi pareva un'astuzia mostrarmi leale.

L’Ispettore                    - Non ci credo lo stesso. In base all'esperienza non credo quasi mai a queste cose.

Padre Franz                   - Le esperienze che ha fatto, cer­tamente per lei hanno un valore che non contesto.

L’Ispettore                    - Cos'è, mi sta sfottendo?

Padre Franz                   - Ma io no, cerco solo di com­prenderla.

L’Ispettore                    - Era altrettanto docile col dottor Gras in omaggio alla nuova amicizia?

Padre Franz                   - Docile non direi. Discutevamo con molta franchezza.

L’Ispettore                    - Col nulla osta dei suoi supe­riori?

Padre Franz                   - Diciamo che avevo la loro fiducia.

L’Ispettore                    - Allora non vi siete resi conto. Questo è un campo minato, reverendo.

Padre Franz                   - La coscienza di un uomo è quasi sempre un terreno minato, ma non solamente.

L’Ispettore                    - Oh santo Dio, non vorrà met­tersi a farmi catechismo. (Cava il fazzoletto e ripete la sua solita operazione) Lei sa niente di un'organizzazione che si preparerebbe a liquidarci?

Padre Franz                   - Si dice di sì che ci sia.

L’Ispettore                    - Lei ne fa parte?

Padre Franz                   - No.

L’Ispettore                    - Mi guardi in faccia e risponda un'altra volta.

Padre Franz                   - Le sembra che non lo saprei?

L’Ispettore                    - Padre, lei sta facendo un gioco alla rovescia che è quasi un insulto alla mia intelligenza. Fa tanti sforzi per sembrarmi ambiguo che mi toglie ogni gusto a sospet­tarla. E la smetta se può di guardarmi con tanta simpatia.

Padre Franz                   - La trovo una persona interes­sante.

L’Ispettore                    - Spero che non lo dica professio­nalmente. (Va al centro della stanza) Farò un appello al vostro senso pratico. Immagi­no che abbiate un po' di senso pratico. E allora non menate il can per l'aia. Non serve a niente.

Padre Franz                   - Il cane chi sarebbe? Sareb­be lei?

L’Ispettore                    - Esatto e voglio avere il mio boccone. Se voi vi decidete e me lo date subito, guadagneremo tempo tutti quanti.

Padre Franz                   - Per me non si dia pena. Se ci sarà del tempo da aspettare posso giocare a dama. Anche con lei se ne ha voglia, benin­teso.

L’Ispettore                    - Diciamo che rifiuta e in più che fa dell'ironia fuori luogo.

Padre Franz                   - Cerco solo di non dramma­tizzare.

L’Ispettore                    - Fa male a non drammatizzare, è da incoscienti. Dottor Gras? (Gras non risponde e non si muove. L'Ispettore a Padre Franz) È più sincero di lei. La signorina? (Anche Lisa non risponde).

Padre Franz                   - Mi scusi, ma com'è possibile? Chiede un boccone senza dire quale.

L’Ispettore                    - Siete voi a saperlo non io.

Padre Franz                   - In fondo lei ha fede nella Provvidenza.

L’Ispettore                    - Merito un premio?

Padre Franz                   - Certo.

L’Ispettore                    - Me lo dia.

Padre Franz                   - Posso inventare?

L’Ispettore                    - Provi.

Padre Franz                   - Sono uno specialista in sabo­taggi. Travestito da prete. Che ne dice?

L’Ispettore                    - Che non ci sono stati sabotaggi.

Padre Franz                   - Allora un trafficante clande­stino. Un trafficante d'armi, per esempio.

L’Ispettore                    - Sta scherzando col fuoco, reve­rendo. Stia molto attento.

Padre Franz                   - Sto inventando, l'avevo av­vertita.

L’Ispettore                    - Ma io sto riflettendo. Certe idee sono armi e se qualcuno le mette per iscritto si possono diffondere come si trovano sempre i compratori. (Va verso Gras) Dottor Gras, lei ha un peso sullo stomaco e mi domando perché non se lo toglie. Le giuro che mi mette compassione. Chissà forse il contatto col prete mi ha inoculato un istinto apostolico. (Gras seguita a guardare fuori senza rispon­dere. L'Ispettore torna al centro della stanza) È proprio il caso di dirlo chiaramente che posso farvi un interrogatorio di genere molto peggiore?

Padre Franz                   - Ecco, un po' di violenza. Che idea intelligente.

L’Ispettore                    - (si avvicina a Lisa). Ha notato una cosa? Il reverendo muore dalla voglia che me la prenda con lui.

Lisa                               - Non mi riguarda.

L’Ispettore                    - Ah no, non la riguarda? Ne è convinta?

Gras                              - Adesso basta, Ispettore; la faccia finita.

L’Ispettore                    - (afferra bruscamente un braccio di Lisa. Lisa ha un incontrollato gemito di spavento e dolore) Se il sistema più adatto per convincervi è maltrattare un po' questa ragazza, io vado a incominciare, siamo intesi? (A Padre Franz) Chissà che non sia davvero un'idea intelligente. (Padre Franz guarda Gras, come a volergli dare un consenso quasi impercettibile. Il dottor Gras, lentamente sen­za dir nulla, va ad aprire un cassetto. Ne estrae un fascio di fogli dattiloscritti e li porta al l’Ispettore. L'Ispettore lascia Lisa e prende i fogli).

Gras                              - Il mio lavoro è una parte di me stesso: lei si ricordi che appartiene a me.

L’Ispettore                    - Be', sa, la proprietà di tante cose si può mettere in dubbio molto facilmente.

Gras                              - Non si tratta di quello che voi vole­vate però è rigoroso ed onesto. Se ha voglia di discutere questo profilo, sono disposto anzi lieto, ma non accetto che venga in discus­sione il mio diritto alla mia libertà di pen­siero. Ora ci lasci in pace. Le ho dato tutto quello che potevo.

L’Ispettore                    - Questo non è soltanto il suo pensiero, sono anche fogli dattiloscritti e pos­sono infilarsi nelle tasche e poi passare da una tasca all'altra. Domandi a Padre Franz.

Padre Franz                   - Io parlavo di armi. Natural­mente poi le deduzioni sono affare suo.

L’Ispettore                    - Infatti vedo che lei non si turba. Vedo un sacco di cose, stia tranquillo. (Viene verso il centro) Bene, per ora basta. A titolo cautelativo non consento a nessuno di voi di lasciare la villa. (Va verso la porta).

Gras                              - Cos'altro vuole.

L’Ispettore                    - Agente! (Compare l'Agente) Fai preparare un letto per il reverendo. Poi scendi giù in paese alla pensione dove lui è allog­giato e disdici la stanza che aveva. Salda il conto e se fanno domande dirai che è dovuto partire d'urgenza; se non fanno domande tanto meglio. Cerca di non sembrare un poli­ziotto se ci riesci.

L’Agente                      - Signorsì.

Padre Franz                   - In quella stanza ho i miei pochi bagagli, se non le dispiace.

L’Ispettore                    - (all'Agente). Ritira i suoi ba­gagli.

L’Agente                      - Signorsì.

Padre Franz                   - Glieli daranno?

L’Ispettore                    - Faccia un biglietto di autoriz­zazione.

Padre Franz                   - Va bene.

L’Ispettore                    - Scriva che è suo fratello in Cristo e che si possono fidare.

Padre Franz                   - È una buona idea.

L’Ispettore                    - (a tutti). La cena vi verrà servita in camera, per oggi almeno. Nient'altro.

Gras                              - Come dire che siamo prigionieri.

L’Ispettore                    - Come dire che siete sotto inchie­sta. (All'Agente) Accompagnali tu.

L’Agente                      - Sissignore. (/ tre escono seguendo

L’Agente                       - L'Ispettore va a versarsi un bicchie­rino dalla bottiglia di grappa portata per Padre Franz. Poi si mette a sedere col bic­chiere in mano. Comincia a leggere i fogli che tiene. Entra la Governante della casa, portando del caffè).

La Governante              - Mi scusi.

L’Ispettore                    - Dica.

La Governante              - Le ho fatto dell'altro caffè.

L’Ispettore                    - Va bene, grazie. (Riprende a leg­gere. La vecchia non accenna ad andarsene).

La Governante              - Volevo domandarle per il pranzo.

L’Ispettore                    - Domandare che cosa?

La Governante              - Se il pollo le va bene. Se le piace lo metto in gelatina.

L’Ispettore                    - Lo metta dove vuole. (Cava il fazzoletto e ripete il suo solito controllo all'orecchio).

La Governante              - D'insalata ho soltanto ra­dicchio. Oppure se le piace l'aglio posso fare patate condite con aglio e prezzemolo.

L’Ispettore                    - Va bene. (Si rimette a leggere).

La Governante              - Si fermeranno molto?

L’Ispettore                    - Le diamo fastidio?

La Governante              - Non è il fastidio, è il lavoro.

L’Ispettore                    - Le daremo una mancia.

La Governante              - Che mancia. Me ne faccio assai. Son vecchia, sono piena di dolori.

L’Ispettore                    - E mi dispiace, cosa posso dirle. Trovi qualcuno che le dia una mano.

La Governante              - E chi?

L’Ispettore                    - Ma non lo so. La signorina Lisa, per esempio.

La Governante              - Oh, quella.

L’Ispettore                    - Non le va?

La Governante              - Dico per dire. Vuol met­terla in cucina?

L’Ispettore                    - Perché no?

La Governante              - Crede che il dottor Gras permetterebbe?

L’Ispettore                    - (la guarda per un attimo). Sa che si fa? Se ne parla domani.

La Governante              - Va bene. Farò minestrina col brodo di pollo.

L’Ispettore                    - Ecco. Lei faccia quello che le pare.

La Governante              - Quello che posso.

L’Ispettore                    - Sì.

La Governante              - Nel suo letto ci aggiungo una coperta?

L’Ispettore                    - Oh santo cielo, signora, per amor di Dio! (Si sprofonda a leggere con ostentazione. La vecchia non si muove).

La Governante              - Cos'è venuto a fare in que­sta casa?

L’Ispettore                    - Niente che la riguardi. Almeno credo.

La Governante              - Se le hanno detto del male non è vero.

L’Ispettore                    - Male di chi?

La Governante              - Oh senta, non son mica scema.

L’Ispettore                    - Curiosa sì. Non mi piacciono i curiosi.

La Governante              - Non penserà di mettermi paura.

L’Ispettore                    - Se ha motivo dì averne, farà bene a lasciarsela venire.

La Governante              - Siete voi a dir sempre che adesso siete dalla nostra parte.

L’Ispettore                    - Dipende da che parte state voi. Il dottor Gras non ha idee troppo chiare in questi tempi.

La Governante              - Lui non ha fatto niente.

L’Ispettore                    - Non era solo.

La Governante              - Vuol dire la ragazza?

L’Ispettore                    - E Padre Franz. Un tempo il dottor Gras non invitava i preti in casa sua.

La Governante              - Padre Franz è una brava persona. Fate male a pigliarvela sempre coi preti.

L’Ispettore                    - Salvo chiarire come mai fa la brava persona proprio da queste parti.

La Governante              - Sta qui per la salute.

L’Ispettore                    - Ah, l'aria buona.

La Governante              - Certo. Me l'ha detto lui.

L’Ispettore                    - Però non sembrerebbe di sa­lute debole.

La Governante              - Cosa ne so. Dico quello che ho sentito.

L’Ispettore                    - Vanno mai a passeggio nei dintorni?

La Governante              - Sì, qualche volta.

L’Ispettore                    - Verso il confine?

La Governante              - Ci sono cinque ore di cam­mino per arrivare alla linea di confine. Può farlo un giovanotto, non il dottor Gras.

L’Ispettore                    - E Padre Franz?

La Governante              - Non lo so.

L’Ispettore                    - E la ragazza quando ha libertà?

La Governante              - Sì, lei cammina sempre vo­lentieri.

L’Ispettore                    - Si porta via la colazione al sacco?

La Governante              - Gliela preparo io.

L’Ispettore                    - Cioè sta via tutto il giorno? Tutta sola?

La Governante              - Raccoglie i fiori. Ne riporta sempre.

L’Ispettore                    - Ma siamo certi che rimanga sola?

La Governante              - Oh senta, non le vado mica dietro.

L’Ispettore                    - Abbiamo delle informazioni. C'è un po' di movimento su queste montagne.

La Governante              - Sono contrabbandieri di ta­bacco. Lo sanno tutti.

L’Ispettore                    - Io me ne infischio dei contrab­bandieri. La signorina con lei non si con­fida?

La Governante              - No.

L’Ispettore                    - Se non racconta mai quello che ha fatto potrebbe avere qualcosa da nascon­dere.

La Governante              - Se ha qualche giovanotto tanto meglio.

L’Ispettore                    - E perché tanto meglio?

La Governante              - Adesso bisogna che vada.

L’Ispettore                    - Un momento. Un momento.

La Governante              - Non faccio in tempo a pre­parare il pollo. Vuole cuocere un sacco di tempo.

L’Ispettore                    - Mi è venuta un'idea.

La Governante              - Mi fa piacere.

L’Ispettore                    - Il dottor Gras come la pren­derebbe?

La Governante              - Il dottor Gras ha la testa sul collo.

L’Ispettore                    - Non basta avere la testa sul collo per non innamorarsi.

La Governante              - In ogni modo cosa posso farci?

L’Ispettore                    - Se anche lei come me spera che non accada, deve darmi una mano.

La Governante              - Io spero solamente che la ragazza non gli porti guai.

L’Ispettore                    - Sto dicendo che sono venuto a tirare una rete. Non si tira una rete inutil­mente, qualcosa ci deve restare. Mi segue?

La Governante              - Per niente.

L’Ispettore                    - Se il dottor Gras continuasse a... scivolare diciamo verso quella donna, questo può disturbare la sua vita il suo la­voro che a noi preme molto. Mi segue adesso?

La Governante              - No. Vorrei andare.

L’Ispettore                    - E' d'accordo con me che sia meglio impedirlo? Mettiamo se io lo facessi?

La Governante              - Portare via la ragazza?

L’Ispettore                    - Per esempio.

La Governante              - Sarà lui che non trova d'ac­cordo.

L’Ispettore                    - Si può aiutarlo a cambiare opi­nione. Per il suo bene. Lei gli è affezionata?

La Governante              - Si capisce che sono affe­zionata.

L’Ispettore                    - Non servirebbe a niente avere vinto né a lui né a tutti noi se adesso tra­scuriamo di proteggerlo.

La Governante              - Io non ho mai pensato che qualcuno lo stia minacciando.

L’Ispettore                    - Eh, cara lei, se soltanto imma­ginasse. Mettiamo il caso che la signorina senza riflettere molto, passeggiando, ab­bia fatto amicizie. Diciamo un'amicizia un po' insensata. Son cose che succedono e un uomo accorto con piani precisi può ricavarci molto dalle tenerezze.

La Governante              - Io so soltanto che andava a camminare.

L’Ispettore                    - Non potrebbe nemmeno giurare il contrario.

La Governante              - Non giuro no, cosa vuole che giuri?

L’Ispettore                    - Poi c'è il suo istinto. A lei quella ragazza piace poco. Col dottor Gras non ha mai affrontato l'argomento?

La Governante              - Ma per amor del cielo.

L’Ispettore                    - Bene. Lo farò io probabilmente. Naturalmente conto su di lei perché i suoi dubbi per me sono un conforto, una pista preziosa, (alza una mano) mi permetta le dica segreta. Ufficialmente lei rimane fuori dall'indagine.

La Governante              - Ecco mi lasci fuori.

L’Ispettore                    - L'importante è che siamo d'ac­cordo. (Si accende una sigaretta) Adesso versi pure quel caffè. Ah, non le ho ancora detto che fa un ottimo caffè.

SCENA SECONDA

Sera: l'Ispettore da solo. C'è un carrello con le portate per una cena a due. Viene intro­dotta Lisa, che si ferma appena entrata, osti­le. L'Ispettore le dà un'occhiata ma non parla.

Lisa                               - Che cosa vuole?

L’Ispettore                    - E' pronto da mangiare.

Lisa                               - Non ho fame.

L’Ispettore                    - Per colpa mia?

Lisa                               - Certo. Per colpa sua.

L’Ispettore                    - Vede, lei mi disprezza ma il suo disprezzo è soltanto avventato.

Lisa                               - Istintivo.

L’Ispettore                    - Un istinto non è una spiega­zione. Per esempio consideri questo, che ades­so pretendo di fare una cena con lei.

Lisa                               - (gli si avvicina). La spiegazione c'è. Puz­za di grappa.

L’Ispettore                    - Leggendo certe cose le assicuro ce ne voleva molta. Sicché la mia coscienza a questo punto è dominata dalla tenerezza, ma io mi domando: tenerezza galante o te­nerezza di inquisitore?

Lisa                               - Ecco, bravo, ci pensi.

L’Ispettore                    - Tutti noi, me compreso, dal nostro interno emettiamo segnali. Ci faccia caso. Comunque poiché c'è un significato, bisogna trovarlo, le pare? Lei, per esempio, emette vibrazioni di richiamo. Lo so che non sono per me, non si agiti. (Va a curiosare tra le vivande) Qui c'è del pollo freddo in gelatina. Il pollo freddo le piace? (Lisa fa cenno di no, che non vuol niente) Ha un bellissimo aspetto. Dico il pollo. (Si serve e comincia a mangiare) Mi scusi se parlo man­giando ma sono un tipo molto grossolano e intanto si guadagna tempo. Non vuole nem­meno da bere? (Lisa rifiuta. L'Ispettore si versa da bere) Vede, quando mi dice che fra lei e il dottor Gras, be', insomma, che non siete amanti, posso anzi devo crederlo dato che corrisponde a quanto vedo ad occhio nudo che lei non è una donna soddisfatta. Però devo dedurne che c'è un impedimento fra di voi.

Lisa                               - Deduce molto in fretta.

L’Ispettore                    - Mi fa piacere che almeno non lo neghi. E' un passo avanti.

Lisa                               - Bene.

L’Ispettore                    - I casi sono due. O è lei che non si sa risolvere oppure è il dottor Gras.

Lisa                               - In ogni modo non vedo cosa c'entri un ispettore della polizia.

L’Ispettore                    - Invece veda un po' più atten­tamente. Potremmo avere qualche conver­genza.

Lisa                               - Non m'interessa.

L’Ispettore                    - Diciamo allora che i miei su­periori hanno poca pazienza. Sarei costretto a forzarle la mano.

Lisa                               - Dunque sta tutto qui, vuole farmi paura.

L’Ispettore                    - Ho gli elementi in mano. Non mi crede?

Lisa                               - La sua parola per me non conta niente.

L’Ispettore                    - Oh, lei è ancora giovane. Come dire: impulsiva. Lo comprendo. Però non mentisca con me.

Lisa                               - Non ho mentito.

L’Ispettore                    - Si può farlo in diverse maniere. Stia attenta. Lei è fidanzata?

Lisa                               - No.

L’Ispettore                    - Qualche amore sfumato? Fra studenti, ad esempio.

Lisa                               - Come tutti.

L’Ispettore                    - Voglio dire con qualche testa calda. Certi studi producono generalmente più teste calde che cittadini esemplari.

Lisa                               - Il cittadino esemplare è sottomesso?

L’Ispettore                    - Che sentimenti prova per il dottor Gras?

Lisa                               - Il dottor Gras non è una testa calda.

L’Ispettore                    - A suo tempo lo è stato. Po­trebbe avere qualche nostalgia.

Lisa                               - Non è poi così vecchio.

L’Ispettore                    - Ecco direi che dipende dallo spirito. Dalle... tensioni interne. Mi permet­ta. Ci sono cose che devo supporre. Soprat­tutto se saltano agli occhi.

Lisa                               - Supponga come vuole.

L’Ispettore                    - Le ha mai detto di amarla?

Lisa                               - Mi sta scocciando, Ispettore. Veramente.

L’Ispettore                    - Proseguirò per linea parallela. Vorrei parlare del suo amico... esterno, se possiamo chiamarlo così.

Lisa                               - Immagino che stia scherzando.

L’Ispettore                    - Niente affatto. Quando c'è ad­dirittura un testimonio, per quanto reticente e ambiguo possa essere, devo vagliarlo.

Lisa                               - Allora non capisco.

L’Ispettore                    - Naturalmente non faccio il mo­ralista. Anzi secondo me sarebbe molto na­turale. C'è da ridere?

Lisa                               - Sì.

L’Ispettore                    - Non lo direi. A giudicare dai dati che ho, quel giovanotto potrebbe far parte di un movimento contrario allo Stato. E lei mi scuserà ma in questo senso la cosa mi prude parecchio.

Lisa                               - Le prude perché sa che non è vero.

L’Ispettore                    - Tenga riguardo a non volere troppo. Se mi dice che quegli appuntamenti non avevano scopi secondo natura, lei lo fa per difendersi o forse per pudore, ma a me che cosa resta da pensare? Devo pensare al peggio, quindi che lei funzionasse da ingra­naggio per un'operazione molto più colpevo­le che un amorazzo sugli aghi di pino. Perciò mi permetta di chiudere il cerchio. Il dottor Gras potrebbe aver temuto di apparirle più vecchio di quanto voleva, se rimaneva coe­rente alle sue antiche idee.

Lisa                               - Lo rispetto e l'ammiro più di voi.

L’Ispettore                    - Però l'ammirazione non è sem­pre amore. Neppure un mito, necessariamen­te. Ci vuole una scintilla che riempia le om­bre come le ombre di un'unione tiepida più intellettuale che fisica, parliamo chiaro.

Lisa                               - Se tende a risultarmi disgustoso gliene do atto.

L’Ispettore                    - Il compito che ho io, tenuto conto dei nostri interessi, è di smontare qua­lunque illusione. Me ne duole per Gras per­ché nei panni suoi non si gradisce la compe­tizione tanto più con un giovane bandito che ha più forza sessuale, più spinta, più idee, più avvenire.

Lisa                               - Dovrà dargli una prova di quello che dice.

L’Ispettore                    - E perché? Non ci penso nem­meno. Io stesso avanzerò le mie riserve. Anzi sono scettico molto sopra un testimone che in fin dei conti non vuol testimoniare. E quindi niente prova, solo... possibilità. Gio­cherò di finezza.

Lisa                               - Da serpente.

L’Ispettore                    - Può darsi. Io non ho mai di­sprezzato i serpenti.

Lisa                               - Troppo impegnato a ritenersi un dio.

L’Ispettore                    - Nel mio mestiere lo sono, glielo garantisco.

Lisa                               - Di ficcanaso?

L’Ispettore                    - Esatto. Ficco il naso dappertut­to, in questo caso anche nei fatti suoi. Devo avvertirla che prima di venire ho svolto qual­che indagine d'orientamento.

Lisa                               - Non direi che s'è molto orientato.

L’Ispettore                    - Fra l'altro sono andato a casa sua. Be', niente di speciale, solo una visita di cortesia. Naturalmente ho parlato con sua madre. Simpatica signora. Un po' ansiosa, come tutte le madri, tanto più se rimangono sole. Ma devo averle ispirato fiducia.

Lisa                               - Me l'immagino.

L’Ispettore                    - Dapprincipio temeva che fosse accaduto qualcosa, così quando le ho detto che lei stava bene mi ha offerto un magnifico tè con biscotti. Molto gentile. Abbiamo con­versato. Mi ha perfino mostrato la casa: lo sa che mi sono commosso quando è stata la volta della sua camera?

Lisa                               - Sarà una iena sensibile sopra la media.

L’Ispettore                    - Ho notato che c'erano parecchi libri. Caso mai qualche autore... di troppo. Idee pericolose, signorina, da starci attenti.

Lisa                               - E' questo che ha detto a mia madre?

L’Ispettore                    - Con molto tatto. Direi pater­namente, l'ha apprezzato. Tornando a finire i biscotti, mi ha detto che in tutta fran­chezza si era sempre sentita molto in pena per la sua intelligenza. E gli studi che ha scelto e certe... compagnie. Le mamme sono come un magazzino di ricordi.

Lisa                               - E lei l'ha saccheggiato coscienziosa­mente.

L’Ispettore                    - Mi parlava con tanta gentilez­za. Le faceva piacere parlare con me.

Lisa                               - Le ripeto che tutte queste cose a me non interessano.

L’Ispettore                    - Fra l'altro ha nominato un ta­le, un suo... compagno. Be' insomma un'ami­cizia molto stretta se ho capito bene. Niente di male se lui, sempre a giudizio di sua ma­dre, non fosse stato un soggetto di poca fi­ducia. Ecco perché poco fa mi soffermavo sulle teste un po' calde.

Lisa                               - Era un ragazzo in gamba. Molto in gamba. Comunque sono affari miei.

L’Ispettore                    - Il fatto è che per mia curiosità ho approfondito l'indagine anche altrove. De­v'essere uno strano amico quel suo amico. Sembra che sia scomparso dalla circolazione.

Lisa                               - Anche dalla mia vita.

L’Ispettore                    - Tanto meglio. Dovrei preconiz­zarle molti guai se per esempio ci fosse... rientrato. Voglio dire parecchio più seri di quelli presenti, perché almeno su questi vo­lendo potrei aiutarla.

Lisa                               - A che prò? Non aveva già un piano perfetto?

L’Ispettore                    - L'ho promesso a sua madre. E poi avrei un punto da chiarire, che è

Padre Franz                   - Non ha niente da dirmi su di lui?

Lisa                               - No, proprio niente.

L’Ispettore                    - Che tipo di influenza esercitava sul dottor Gras?

Lisa                               - L'influenza di un uomo ragionevole.

L’Ispettore                    - Rifletta bene, perché le conver­rebbe tirarlo di mezzo.

Lisa                               - Io non ho nulla da rimproverarmi, lei lo sa benissimo.

L’Ispettore                    - Quello che so benissimo è sol­tanto che il dottor Gras ha frequentato due persone negli ultimi tempi, col risultato che adesso è sotto inchiesta.

Lisa                               - Vuole agire secondo coscienza.

L’Ispettore                    - Lei ha influito su quella co­scienza.

Lisa                               - Questa è la sua versione.

L’Ispettore                    - Corrisponde ai miei dati. Uno dei dati è la sua reticenza a suggerirmi qual­cosa di più su quel prete. Cos'è secondo lei resistenza passiva? Atteggiamento nobile ma nei suoi panni non lo assumerei. La prevengo che sta per diventare molto scomodo.

Lisa                               - Adesso mi dirà che le dispiace.

L’Ispettore                    - Perché no? Mi ricorda certa angoscia che provavo quand'ero bambino se gli amichetti più grandi strappavano le gam­be ai grilli. Allora però non pensavo che c'era forse qualcosa di importante a guidar­li, per esempio un embrione di ansia scien­tifica. Che poi le parti col tempo si inver­tano è normale e in generale si accetta che debba accadere, ma non a svantaggio di un uomo come il dottor Gras. Lei avrebbe do­vuto pensarlo a tempo debito. A un certo punto si accorgerà di averlo spinto a rovi­narsi e questo sì che le sarà penoso, glielo garantisco. (Entra il dottor Gras che si ferma sulla porta) Buona sera.

Gras                              - Che cosa vuole dalla signorina?

L’Ispettore                    - Conversare facendo una cenetta, ma sa darmi soltanto delusioni. Lei che cos'è, geloso? (Gras si avvicina a Lisa. Lisa si volta a piangere contro di lui, in una breve crisi di sfinimento).

Gras                              - Sono indignato del suo comportamento.

L’Ispettore                    - Io mi comporto secondo cir­costanze.

Gras                              - (a Lisa). È accaduto qualcosa?

Lisa                               - (si stacca da lui). No, non è niente.

Gras                              - Vada di sopra. Cerchi di dormire.

L’Ispettore                    - No no, non si accontenti. Le chieda di rispondere.

Gras                              - Io non stavo parlando con lei.

L’Ispettore                    - Lo so, non mi stava neppure abbracciando.

Gras                              - Lei è molto arrogante. Detesto il suo genere d'uomo.

L’Ispettore                    - La ragione non è sicurezza di sé?

Gras                              - Forse ma non cialtrona.

L’Ispettore                    - Amico mio, non saprei compa­tirla se fossi un cialtrone. Esistono cose che lei non conosce.

Lisa                               - Non è vero!

L’Ispettore                    - Diamine. Che prontezza. (si al­lunga sulla poltrona e si versa un ultimo goccio di grappa).

Gras                              - (a Lisa). Che cosa non è vero?

L’Ispettore                    - Ma come non lo sa? La signo­rina mi legge nella mente.

Gras                              - Io so soltanto che lei probabilmente ha bevuto un po' troppo.

L’Ispettore                    - Mettiamo pure, ma allora è curioso che io mi controlli mentre la signo­rina, che non ha ingoiato nemmeno un bic­chier d'acqua, perde le staffe di fronte a un'ac­cusa infondata.

Lisa                               - Lei stesso mi ha detto che avrebbe mentito!

L’Ispettore                    - Mi spiace ma c'è molta dif­ferenza. Non nego che occorrendo screditarla ho intenzione di non esitare, ma senza che sia necessario mentire. Questo lo dice lei che beninteso ha il diritto di pensarlo. Ma io contesto dei fatti concreti. Esistono indizi ed esistono prove testimoniali. Discutibili ho detto. Non l'ho detto? Più onesto di così me ne vergognerei. Ho detto anche che avrei preferito non arrivarci. Volevo darle una pos­sibilità. (Nel frattempo si è alzato. Va alla finestra voltando loro le spalle).

Lisa                               - (a Gras). Ma non è vero! Il suo scopo... (si interrompe).

L’Ispettore                    - Il mio scopo? (Lisa scuote la testa. Non sa proseguire).

Gras                              - (affettuosamente). L'accompagno alle scale.

L’Ispettore                    - Dottor Gras, ho qualcosa da dirle. L'accompagni se vuole ma poi torni. L'aspetto qui.

Gras                              - (a Lisa). Venga.

Lisa                               - Non ritorni da lui per favore. (Escono tutti e due. L'Ispettore rimane immobile a guardare fuori. Il dottor Gras, ritornato, com­pare sulla porta. L'Ispettore parlerà senza voltarsi).

Gras                              - Vorrei che non equivocasse. Io mi di­sprezzo per essere tornato.

L’Ispettore                    - Non dica scemenze. Affrontare le cose non è disprezzabile.

SCENA TERZA

Notte: Padre Franz col breviario in mano. L'Ispettore, assopito sulla poltrona, si sveglia di soprassalto.

Padre Franz                   - Buon giorno.

L’Ispettore                    - Che ore sono?

Padre Franz                   - Le quattro.

L’Ispettore                    - Allora non e ancora giorno. Torni a letto.

Padre Franz                   - Ho già dormito. Leggo il Mat­tutino.

L’Ispettore                    - Non è vero. Mi stava guar­dando.

Padre Franz                   - Perché? È proibito?

L’Ispettore                    - Sissignore. Proibito.

Padre Franz                   - Lo sa che il sonno le cam­biava i lineamenti? Spero che non si offenda, ma aveva l'aspetto di un essere umano.

L’Ispettore                    - Poteva pregare anche in ca­mera sua. (Cava il fazzoletto e ripete la sua solita operazione all'orecchio destro) Perché è sceso a quest'ora?

Padre Franz                   - Ho visto luce.

L’Ispettore                    - Non apprezzo l'idea che dor­mivo vegliato da lei.

Padre Franz                   - Ho pensato che stesse leggendo.

L’Ispettore                    - Ho già letto. Ne vuole i com­plimenti?

Padre Franz                   - Io non ci ho avuto una parte importante. Non mi crede?

L’Ispettore                    - Non alla sua modestia. Non è il tipo.

Padre Franz                   - Non pretendo di essere mo­desto, però cerco di averne rimorso.

L’Ispettore                    - Non si direbbe. Anzi mi sem­bra allegro fuori ora e fuori luogo, salvo che la lettura del suo Mattutino non abbia una funzione esilarante.

Padre Franz                   - Allegro forse non è la parola, in ogni modo credo di capirla.

L’Ispettore                    - Ah no, per carità, non attac­chiamo con la comprensione. (Va alla fi­nestra).

Padre Franz                   - Dico che il malumore si giu­stifica. Ammetto che dal suo punto di vista la situazione puzza di bruciato.

L’Ispettore                    - Sono sempre irritato appena sveglio, si figuri con lei che vuol mettersi a farmi le sciarade.

Padre Franz                   - Temo che la chiarezza le pia­cerà ancor meno.

L’Ispettore                    - Può tacere.

Padre Franz                   - Non servirebbe. Ho bruciato quei fogli.

L’Ispettore                    - Ha bruciato... (Si volta verso il tavolino dove li aveva posati).

Padre Franz                   - Vede che poi non era una scia­rada. Se l'odore non basta può sempre ri­conoscere i residui. Li ho conservati.

L’Ispettore                    - Suppongo che abbia qualcosa da aggiungere. Ha lasciato, anzi meglio ha voluto che io li leggessi.

Padre Franz                   - Non li ha trovati molto inte­ressanti? Però i dattiloscritti valevano poco. Dico di per se stessi.

L’Ispettore                    - Lei è in possesso degli origi­nali?

Padre Franz                   - Esattamente. Scritti di sua mano. Ha un'ottima calligrafia, molto chiara.

L’Ispettore                    - Bene. Allora mi spieghi che in­tenzioni avrebbe.

Padre Franz                   - Non ho intenzioni, anzi guardi le dico che tutto dipende da voi.

L’Ispettore                    - A me non piace passare da scemo. Se lei è rimasto avrà avuto un mo­tivo.

Padre Franz                   - Non si raggiunge mai la per­fezione. Si rincorre soltanto.

L’Ispettore                    - E se io le bloccassi la rincorsa? Se la sbattessi a rispondere di sé davanti a un tribunale militare?

Padre Franz                   - Agirebbe d'impulso anziché ragionando. Mentre io non sto agendo d'im­pulso. Nemmeno di mia sola iniziativa.

L’Ispettore                    - Appunto, spieghi alle sue ge­rarchie che nel nostro paese non è saggio giocare a guardie e ladri. A meno di tro­varsi dalla parte delle guardie.

Padre Franz                   - Lo schema è vostro, mentre noi non vorremmo distinguere fra uomo e uomo.

L’Ispettore                    - Quello che distinguete e quello che volete non lascia margine a molto buon sangue diciamo fra i nostri apparati. Ma al­meno fino qui s'era trovata una certa ma­niera di convivere, bontà nostra, se lei mi consente. Ora lei vuole mettere tutto a re­pentaglio?

Padre Franz                   - Niente affatto, vogliamo mi­gliorarlo.

L’Ispettore                    - Attraverso una prova di forza?

Padre Franz                   - Noi non desideriamo una pro­va di forza.

L’Ispettore                    - Fareste bene a temerla, glielo garantisco.

Padre Franz                   - Ecco, direi che non è questo il punto.

L’Ispettore                    - Intendereste avviare trattative?

Padre Franz                   - È proprio l'essenziale, che noi non pubblichiamo quegli appunti quando in fondo sarebbe così facile, anche logico farlo. Ammetta che da parte nostra è una dimo­strazione di buona volontà.

L’Ispettore                    - La buona volontà di ricavarci cosa?

Padre Franz                   - Naturalmente abbiamo il no­stro scopo. Però non avanziamo richieste spe­cifiche. Infatti noi non vi chiediamo niente, se così si può dire. I nostri rapporti avranno tutto da guadagnare se eviteremo il gusto dei patteggiamenti.

L’Ispettore                    - Almeno lo dicesse senza ipocri­sie. Volete realizzare il vecchio sogno di te­nerci al guinzaglio.

Padre Franz                   - Lei riferisca che abbiamo i manoscritti. Nel caso che ne dubitassero (ca­va un foglio dalla tasca), ecco la fotocopia di una pagina. Che, s'intende, non è scelta a caso. Spero che verrà letta e verrà medi­tata. (Gliela dà) Servirà per dar peso al suo rapporto: un allegato fa sempre impressione.

L’Ispettore                    - Avrei potuto allegare il testo intero se lei non l'avesse distrutto.

Padre Franz                   - Meglio così, perché avete av­versari che sarebbero molto interessati a ve­nirne in possesso e temo li userebbero con precipitazione.

L’Ispettore                    - Ha l'aria di sapere molte cose.

Padre Franz                   - Be', se ne parla. Si dice che la vostra segretezza non è più un fatto del tutto scontato.

L’Ispettore                    - Metteremo ai servizi compe­tenti solo gli esperti di sacre scritture.

Padre Franz                   - Ecco, ma nel frattempo visto che lei dormiva così bene ho preferito non correre rischi.

L’Ispettore                    - Il dottor Gras consente alle vostre manovre?

Padre Franz                   - Fu lui a consegnarmi i ma­noscritti.

L’Ispettore                    - Ma consente che siano resi noti?

Padre Franz                   - Le ho già spiegato che noi non abbiamo intenzione di farlo. Lo faremo se voi ci costringete. Allora i responsabili sarete voi.

L’Ispettore                    - Lei pratica l'intrigo con molta dedizione, reverendo.

Padre Franz                   - Presti più ascolto alla vostra propaganda, che ci chiama intriganti ogni vol­ta che può.

L’Ispettore                    - La propaganda si illude che non sia completamente vero.

Padre Franz                   - Le consiglio di leggere il Van­gelo. Troverà una parabola che per esempio ci dice di esser furbi come i figli delle te­nebre. Le assicuro che è molto stimolante.

L’Ispettore                    - Se cercate una gara di cinismo, non sarà divertente: ci rifletta.

Padre Franz                   - Il nostro non sarà cinismo.

L’Ispettore                    - Al dottor Gras giocate un brut­to scherzo.

Padre Franz                   - La sua posizione rimane pro­tetta, visto che noi non prenderemo iniziative.

L’Ispettore                    - Potremmo prenderne noi di ini­ziative.

Padre Franz                   - Di quello che farete avrete colpa voi.

L’Ispettore                    - La colpa è di chi pone condi­zioni inaccettabili.

Padre Franz                   - Ma come può parlarmi di con­dizioni inaccettabili se in realtà non poniamo condizioni? Abbiamo quegli scritti e voglia­mo soltanto che voi prendiate nota che li abbiamo.

L’Ispettore                    - Ma l'arma che volete adope­rare perderebbe efficacia se il dottor Gras si chiudesse nel silenzio. Noi verremmo ri­chiesti del perché ed il nostro imbarazzo da­rebbe modo alla gente di capire.

Padre Franz                   - Ma via. Quale imbarazzo?

L’Ispettore                    - Di una versione poco convin­cente.

Padre Franz                   - Questi son fatti vostri e sa­prete cavar vela, credo.

L’Ispettore                    - Mi sembra un calcolo molto avventato.

Padre Franz                   - Il calcolo politico non spetta a me. Se è stato fatto, vuol dire che quadra.

L’Ispettore                    - Ma lei non può ignorare le con­seguenze di quello che fa.

Padre Franz                   - Posso fidarmi di chi le ha previste.

L’Ispettore                    - Allora cercherò di aprirle gli occhi. Ai suoi non interessa niente l'uomo

Gras                              - Lo getteranno a mare.

Padre Franz                   - Non è vero.

L’Ispettore                    - Non dica non è vero, dica che non le piace.

Padre Franz                   - Non mi piace perché non è vero.

L’Ispettore                    - Se l'opinione pubblica sospet­terà non avrebbe più senso tenersi nell'ombra né per voi né per noi. Invece la dovremo accontentare se vogliamo che dorma.

Padre Franz                   - Accontentare come?

L’Ispettore                    - Lasciando, anzi spingendo il dottor Gras a darci quello che noi gli chie­diamo.

Padre Franz                   - Se accetterà.

L’Ispettore                    - Oh, guardi, non s'illuda trop­po. Quando lei sarà stato richiamato a mis­sioni diverse spero molto lontane e se la signorina Lisa per mio provvedimento sarà anch'essa lontana da qui, credo che tutto tornerà normale molto rapidamente.

Padre Franz                   - Cioè secondo lei dovrei tra­dirlo?

L’Ispettore                    - Secondo me? Caro amico, il suo senso politico ha qualche lacuna. Chi ha escogitato il piano non sono io, sono ì suoi superiori. Oh Dio che spasso. Se tiene al dottor Gras come persona vuole dire che l'hanno fregata.

Padre Franz                   - Lei giudica le cose col suo me­tro, è un suo diritto come io posso preten­dere di usarne un altro.

L’Ispettore                    - I nostri metri son fatti perso­nali. Questa faccenda non è una faccenda privata.

Padre Franz                   - Lei vuole provocarmi.

L’Ispettore                    - Le metto sotto gli occhi la real­tà. Se poi la sua coscienza troverà orticanti certi dettagli, lei è un buon prete e non avrà esaurito la sua riserva di sopportazione. Dun­que non se ne crucci, rimanga in letizia. (Esce. Lo lascia solo).

SCENA QUARTA

Pomeriggio: Gras, l'Ispettore, Padre Franz e Lisa.

L’Ispettore                    - (a Gras). Devo informarla di un fatto increscioso. Devo comunicarle uffi­cialmente che lei è malato.

Gras                              - Io?

L’Ispettore                    - La radio ha riferito la notizia saranno (controlla) due ore. Non ha dato i dettagli, ovviamente. È chiaro che da parte nostra le auguriamo una pronta guarigione.

Gras                              - Io sto benissimo.

L’Ispettore                    - Be', forse lei non è nemmeno conscio del suo male. Qualche ripercussione, molto ipotetica badi, sopra le facoltà mentali per il momento non possiamo escluderla. Come vede le parlo senza reticenze anzi non le nascondo che su questo punto sono abba­stanza scettico. In ogni modo un medico tito-latissimo è già sul treno a spese dello Stato. Lei pensi, ha preso tanto a cuore questo in­carico con tanta competenza che ha già sti­lato il referto. Al giorno d'oggi la scienza fa miracoli.

Padre Franz                   - Comprare un uomo non è fare miracoli.

L’Ispettore                    - E commerciare un uomo come il dottor Gras?

Padre Franz                   - Secondo cosa intende per com­mercio.

Lisa                               - (si volta di scatto a Padre Franz). Direi che lo smentisce molto blandamente.

Padre Franz                   - Ho imparato a non dargli trop­pa corda.

Lisa                               - È tardi per non dargli corda. Se la prende da solo.

Gras                              - No, Lisa, non aggiunga niente.

L’Ispettore                    - (a Lisa). Ha la memoria corta. Stanotte s'è parlato anche di lei.

Lisa                               - (a Gras). Ma non gli avrà creduto. (Gras non risponde anzi sfugge il suo sguardo) Op­pure sì?

Gras                              - Lisa, deve comprendere quello che lui ha compreso prima di me: non ha molta importanza se ciò che ha detto è vero e quindi se ci credo oppure no.

Lisa                               - Per me ne ha molta.

L’Ispettore                    - Guardi che io non ho affatto insistito.

Gras                              - (a Lisa). Non me la prendo con lei ma con me stesso. Non si tratta di avergli creduto.

Lisa                               - Però l'ha voluto ascoltare.

Gras                              - Avrei dovuto temere di farlo?

Lisa                               - Certo, se è sufficiente una menzogna per impressionarla.

Gras                              - Mi ha ferito che quella menzogna ap­parisse così verosimile dentro di me.

Lisa                               - Si è lasciato ferire facilmente. Direi che non doveva avere una fiducia molto solida sul conto mio.

Gras                              - Ma no, non intendevo dire questo.

Lisa                               - Lo so che non voleva dirlo. Non inten­deva nemmeno dare credito a luì ieri sera. M'ha accompagnata alle scale dicendo di sta­re tranquilla.

Gras                              - E invece non m'ha dato ascolto, nem­meno adesso me ne vuole dare. Cos'è, tocca soltanto a me d'essere ragionevole? Costa a me come a tutti, costa all'orgoglio e avvilisce perfino la ragione.

Lisa                               - Io non dicevo né orgoglio né ragione. (Va via bruscamente, ferita).

L’Ispettore                    - Parlare di ragione è sempre un brutto rischio. In fondo lei è poco diplo­matico.

Gras                              - Mi lasci in pace. (Compare l'Agente).

L’Agente                      - Domando scusa.

L’Ispettore                    - Son tutti a posto? Di' pure.

L’Agente                      - Sissignore, tutti a posto.

L’Ispettore                    - Bene. (A Gras) Ho pensato che forse i più ansiosi verranno qui per infor­marsi della sua salute mentre lei al contrario ha bisogno di molto riposo. Così ho disposto una buona sorveglianza. Nessuno potrà en­trare inosservato. Nemmeno uscire, s'intende. Ora vorrei parlare a Padre Franz.

L’Agente                      - Io posso andare?

L’Ispettore                    - Accompagnalo in camera sua. (A Gras) La prego di seguirlo. (Escono Gras e l'Agente).

Padre Franz                   - Quei documenti sono in mano nostra, non faccia finta di dimenticarlo.

L’Ispettore                    - Il fatto è semplice: voi ne chie­dete un prezzo, un prezzo... vago. Un prezzo vago per noi è troppo alto.

Padre Franz                   - Adeguato alla posta.

L’Ispettore                    - Ma no.

Padre Franz                   - Vorrebbe farmi credere che non hanno importanza per voi?

L’Ispettore                    - No, forse non afferra. Il dottor Gras è malato.

Padre Franz                   - Non penserà di risolvere l'af­fare dichiarandolo pazzo.

L’Ispettore                    - Non ho detto che è pazzo, ho detto che è malato. Va da sé che il rigore intellettuale, la sua medesima forza morale, possono aver subito un deterioramento.

Padre Franz                   - Se quegli scritti verranno pub­blicati la gente troverà che sono molto lucidi.

L’Ispettore                    - Influenzati con lucidità.

Padre Franz                   - Vi crederanno?

L’Ispettore                    - La sua presenza in questa casa, reverendo, non passerebbe sotto silenzio e la gente si indigna facilmente dei complotti, spe­cie quando si tratta di complotti sventati.

Padre Franz                   - Se vi crederanno.

L’Ispettore                    - Be', perlomeno ci sarà possi­bile un certo contrattacco, ma le dirò che noi non riteniamo inevitabile portarlo in fondo.

Padre Franz                   - Non vi servirà a niente. Se dite che è malato, vi sfideremo a lasciarlo constatare.

L’Ispettore                    - Eh già, ma a questo punto non possiamo fidarci di nessuno. Scusi sa, ma sa­rebbe delittuoso correre certi rischi.

Padre Franz                   - Quali rischi?

L’Ispettore                    - Tutti, e noi ci sentiamo respon­sabili. Perciò lo accosteranno solamente i no­stri medici.

Padre Franz                   - Io non capisco che cosa spera­te. Guadagnerete forse un po' di tempo ma niente altro. Anche una malattia immaginaria non potete sfruttarla in eterno.

L’Ispettore                    - Infatti eccoci al punto più sca­broso. I medici son preoccupati, la malattia sembra seria.

Padre Franz                   - E cioè?

L’Ispettore                    - Direi che ha capito benissimo.

Padre Franz                   - Non ha nemmeno il coraggio di rispondermi e dovrei credere che avreste il coraggio di farlo?

L’Ispettore                    - Dipende se qualcuno ci costrin­ge. Le ripugna?

Padre Franz                   - Me lo domanda?

L’Ispettore                    - Allora lo impedisca. La malat­tia si può sempre debellarla: in ultima analisi siete voi che ne avete facoltà. Dunque lei riferisca ai suoi capi. (Padre Franz si alza. Non riesce a nascondere il suo nervosismo). Naturalmente non posso consentirle di uscire dalla villa. Conferirà con loro per telefono. Soprattutto li preghi di non esitare, quaran­totto ore di tempo son state concesse ma oltre non mi arrischierei al vostro posto. Le cose prenderebbero una piega molto sgradevole e, aggiungo, senza spazio ai pentimenti. Spero che avrà il buonsenso di prestarmi fede.

Padre Franz                   - Mi dica le vostre pretese.

L’Ispettore                    - Poco, l'indispensabile. Innanzi tutto il possesso di quei manoscritti. Secondo, un impegno firmato dai suoi superiori nelle dovute forme a non diffonderne alcun conte­nuto per il motivo che sono falsi e ottenuti con l'inganno.

Padre Franz                   - Ma non è vero.

L’Ispettore                    - È più vero di quanto lei creda. Terzo, una sua dichiarazione, reverendo, sem­pre liberamente sottoscritta, nella quale dirà che ha approfittato delle circostanze per ot­tenere dal pugno del dottor Gras una versio­ne distorta del suo pensiero.

Padre Franz                   - Liberamente sottoscritta?

L’Ispettore                    - Non ho dubbi che lei saprà de­cidere quanto valore ha la vita di un uomo.

Padre Franz                   - Se lo chiedessi a lei?

L’Ispettore                    - Io non sono una fonte auto­rizzata per problemi morali. E lei non può anteporre un po' di orgoglio personale alla salute di una pecorella. Alla fin fine i pastori siete voi.

Padre Franz                   - (gli volta le spalle). Comunque non si tratta del mio orgoglio personale.

L’Ispettore                    - Ah no? lo giurerebbe?

Padre Franz                   - Farò quanto mi chiede: rife­risco.

L’Ispettore                    - Aggiunga che mi occorre una persona responsabile, voglio dire qualcuno dei suoi superiori. Avvertirò al cancello che lo facciano passare.

Padre Franz                   - Ma attento, io non lo so cosa decideranno.

L’Ispettore                    - Non mancherà di fede, reve­rendo... (Si muove per uscire). Un'altra cosa, il telefono è sotto controllo perciò non perda tempo a escogitare sottigliezze o comunque una linea d'azione diversa da quella tracciata da me. Non le consento neppure una sillabario di tema, nell'interesse vostro come nostro.

(Padre Franz va via bruscamente. L'Ispettore va a chiamare l'Agente con uno schiocco del­le dita).

L’Agente                      - Comandi.

L’Ispettore                    - Il dottor

Gras                              - E prepara il proiettore.

L’Agente                      - Signorsì. (Esce. Entra Gras dopo un poco).

L’Ispettore                    - Mio caro amico, non so fino a che punto lei qui si renda conto. Indubbia­mente ci sono tanti modi per affrontare i ter­mini della realtà. Uno di questi è cercare di sfuggirla; lei sa che non è cosa rara né dif­ficile. Invece può accadere che qualcuno vo­lendo attenersi alle cose concrete finisca per rendersi odioso. Questo capita a me per esem­pio, e badi che l'accetto come parte del me­stiere che faccio o perlomeno del mio partico­lare compito nei suoi confronti. In ogni modo è chiaro che la soluzione piena del problema può venirmi soltanto da lei.

Gras                              - Non gliel'ho chiesto io di coinvolgere gli altri.

L’Ispettore                    - Non ho voluto, ho dovuto coin­volgerli. Almeno questo non vorrà negarlo che hanno avuto una parte nel suo cambia­mento. Mi importa poco di che genere sia stata.

Gras                              - Se mi hanno detto cose ragionevoli o cose vere dovevo fingere di non sentirli?

L’Ispettore                    - Con me cerca di farlo. Eppure sono qui per domandarle una cosa piuttosto ragionevole.

Gras                              - Si è comportato da sbirro.

L’Ispettore                    - Ed è questo a crearle un pro­blema? Io lo sono uno sbirro. Che cos'altro vorrebbe che facessi? Che esorbitassi anch'io dal mio mestiere? Ma io non son capace a fare il prete e nemmeno saprei diventare la sua segretaria.

Gras                              - Lei fa di peggio, vuol chiudermi a luc­chetto la coscienza.

L’Ispettore                    - Almeno non ho usato né amici­zia né sentimenti ovviamente di alcun genere.

Gras                              - Neppure le buone maniere: ha addirit­tura l'orrore di usare le buone maniere.

L’Ispettore                    - Sì, devo dire un blocco. Ma la questione è molto più sottile. La realtà non adopera buone maniere, caso mai sono un mezzo per confonderla. Se c'è un sistema si­curo per irretire lei è la pazienza, il buon modo e l'avvelenamento dosato con grazia.

Gras                              - Poteva usarlo.

L’Ispettore                    - Altri l'ha fatto ma io non la devo irretire, devo anzi operare nel senso contrario.

Gras                              - Però mi ha detto che la soluzione può venirle soltanto da me.

L’Ispettore                    - E lo ripeto. Quello che lei non ha saputo intendere è stato il perché dei suoi dubbi. O meglio, se permette, l'ha sfuggito. Ha avuto tolleranza verso gli altri, ma non ha analizzato se stesso con altrettanta onestà.

Gras                              - No? Le mie idee non sarebbero me stesso?

L’Ispettore                    - Solamente una parte, non so se la meglio attendibile. II suo presente è troppo influenzato per un verso da un prete che diciamo la sa lunga e per un altro dalla sua relazione diciamo immanente con Lisa.

Gras                              - Se cambiassi le mie decisioni, non lo farei perché lei mi ha influenzato?

L’Ispettore                    - Non c'è mai stata una sua deci­sione. Lei stesso ha parlato di dubbi.

Gras                              - Vi ho scritto quella lettera in piena coscienza.

L’Ispettore                    - Ce l'hanno portato.

Gras                              - Vede, bisogna intendersi. Posso dirle che in tutta la mia vita non ricordo un'azione, un pensiero che non fossero il frutto di qual­che influenza, ma non credo che sia diversa­mente per me che per chiunque altro. Dirò di più, che mi sembra doveroso tenere conto di tutte le opinioni, anzi finisco sempre per trovarmi dentro come un istinto di contraddi­zione non verso gli altri ma verso me stesso, cioè una propensione naturale verso i punti di vista diversi dai miei.

L’Ispettore                    - Quindi adesso anche verso di me?

Gras                              - Per lei come per tutti soltanto fino a dove si dimostra ragionevole.

L’Ispettore                    - Ma io non punto alla compro­missione. In più, volendo essere sincero, de­vo dirle che certe spiegazioni, certi arabeschi diciamo intellettuali, e be' non mi convincono.

Gras                              - Mi dimostri che sono sbagliati.

L’Ispettore                    - Vede, più che sbagliati sono un po' vigliacchi, cioè non motivi concreti ma pretesti, mi scusi, per trascurare una somma di doveri. Ecco, i doveri sì sono mo­tivi solidi. Mi segue?

Gras                              - Ci sto provando.

L’Ispettore                    - Allora mi consenta di condurre questo gioco con un ritmo un tantino più dinamico. Diciamo pure più spettacolare.

(L'Ispettore va a fare un gesto di richiamo all’Agente. L'Agente piazza, o ha già piaz­zato, un proiettore, e si tiene pronto ai suoi ordini. L'Ispettore gli dà il via. La pellicola viene proiettata su un muro della stanza, non importa anzi meglio se una parte del quadro deborda sulle cose circostanti, allungando e animando le figure come fantasmi. L'impor­tante è che almeno una parte della proiezio­ne rimanga individuabile, dato che ad essa l'Ispettore riferisce il suo commento. Pellicola: documentario dei giorni della loro Vittoria. Gente, moltitudine festante, forma­zioni militari e para-militari che sfilano, ma la grande protagonista è la gente, folla che agita le braccia, sventola fazzoletti, lancia fiori. Visi, tripudio, confusione).

L’Ispettore                    - Peccato che manchi il sonoro.

Gras                              - (è stanco e un po' suggestionato, suo malgrado). Ricordo benissimo.

L’Ispettore                    - Fra poco se farà bene atten­zione potrà vedersi. Anzi possiamo dire che in buona misura il grande festeggiato è pro­prio lei. Più giovane, naturalmente.

Gras                              - Più ottimista.

L’Ispettore                    - Ho paura che sia la stessa cosa. Ma il problema non sta nell'ottimismo. Cioè queste persone che stanno lì a camminarle sui muri, secondo lei hanno un senso o non ce l'hanno più? Migliaia, centinaia di migliaia, guardi che questi sono documenti. Un docu­mento è sempre ragionevole.

Gras                              - Le ho già detto che me ne ricordo.

L’Ispettore                    - Voglio dire la gioia di una folla non può essere solo artificiale. È un bene cui avevano diritto perché il prezzo era stato versato in anticipo, di dolore, di angosce, di rinunce. Non l'avrebbero fatto se non aves­sero avuto fiducia di noi, se non ci fosse sem­pre un rapporto di dare e d'avere.

Gras                              - Appunto, avere cosa?

L’Ispettore                    - Quello che i capi avevano promesso.

Gras                              - Ci sono aspetti sui quali saranno delusi.

L’Ispettore                    - Può darsi e se avremo sbagliato allora sarà giusto che paghiamo: può darsi che fra qualche tempo altri si metteranno a fare una rivoluzione nuova contro di noi. Ma se questo avvenisse da parte dei nostri sarebbe immorale, quando il premio gli ap­plausi gli abbracci di tutta questa gente ce li siamo già presi. È tardi adesso  per disim­pegnarsi.

Gras                              - Ma non si tratta di disimpegnarsi.

L’Ispettore                    - Ah no? E di che cos'altro?

Gras                              - Se vuole della mia natura, che non accetta un errore se lo riconosce.

L’Ispettore                    - Della sua natura! (Fa all'Agente uno schiocco con le dita. L'Agente spegne il proiettore e porta tutto via) La sua natura, guardi, è meglio non toccarla. Visto che lei ci tiene alle apparenze, se ne accontenti se no finisce che pretende troppo: uomo e gran-d'uomo non sono due nature facilmente com­patibili.

Gras                              - Lei si è fatta un'idea pericolosa, pie­na di presunzione. Crede che con l'insulto può ottenere da me quello che vuole.

L’Ispettore                    - Averle detto che lei è un grand'uomo le sembra un insulto? (Esce in giar­dino. Gras rimane solo).

SCENA QUINTA

Pomeriggio: il dottor Gras e Padre Franz.

Gras                              - Ha messo addirittura sentinelle lungo tutta la cinta. Ho visto della gente avvici­narsi e fermarsi a parlare con loro.

Padre Franz                   - Vuole isolarci. Praticamente ci tiene in arresto.

Gras                              - Non è una situazione molto semplice.

Padre Franz                   - Io ne sento la colpa, ho per­fino paura delle conseguenze.

Gras                              - Sono precipitate, ma questo doveva accadere, reagiscono, sono efficienti.

Padre Franz                   - Brutali.

Gras                              - Mi nasconde qualcosa?

Padre Franz                   - Sì.

Gras                              - Riguardo a me? Quelle sciocchezze che sono malato?

Padre Franz                   - Non sono sciocchezze.

Gras                              - Serve a giustificarli. Quelle guardie alla cinta mi proteggono. Be', sono scaltri.

Padre Franz                   - Sono peggio che scaltri. (Ha un attimo di esitazione) La sua salute la usa­no contro di me. (Esita ancora) Qualche cosa di più: la sua vita. Io devo confessarle che mi aspettavo una certa violenza, ma per me non per lei. Io... la desideravo.

Gras                              - Ma perché.

Padre Franz                   - Contavo che la sua coscienza si opponesse. Poteva trovare nel mio sacri­ficio una prova di Dio. Era un calcolo molto presuntuoso.

Gras                              - Se ha fatto il suo mestiere, non è col­pevole verso nessuno.

Padre Franz                   - Il mestiere è colpevole fallirlo.

Gras                              - Non è questione di avere fallito. Lei sa che la faccenda è molto più complessa, voglio dire sarebbe troppo semplice poterla ridurre alle sue delusioni. Tanto più che le sue delu­sioni alla fin fine rimproverano me.

Padre Franz                   - Ma non è vero.

Gras                              - È vero e non soltanto è vero ma anche giusto, probabilmente. Comunque sono troppo stanco e sono frastornato. Non so nemmeno più cosa pensare, di me stesso, di tutto.

Padre Franz                   - Vuol dire di me?

Gras                              - Io non potevo pretendere troppo. Che i miei dubbi o problemi personali fossero l'unico scopo della sua presenza. (Con un gesto trattiene Padre Franz dal parlare) Guar­di che la capisco, cerco sempre di capire. E poi non ero né cieco né sordo né scemo. Solo che il mio passato, come vede, adesso salta su per reclamare la sua parte.

Padre Franz                   - Ma la vita a venire le appar­tiene.

Gras                              - C'è una misura che appartiene a loro. Mi hanno dato fiducia.

Padre Franz                   - Si fa soltanto un dovere sba­gliato. Un dovere contrario alla coscienza non la impegna.

Gras                              - Questo vale per tutti? Anche per lei?

Padre Franz                   - (dopo un attimo). Io non so ancora quale sarà il mio. L'Ispettore preten­de di trattare con qualcuno più in alto di me.

Gras                              - Ebbene?

Padre Franz                   - Mi fa paura che mi voglia escludere.

Gras                              - È la seconda volta che dice di avere paura.

Padre Franz                   - Anche fra noi sono divisi i com­piti, per ognuno dei quali c'è un preposto che ha un notevole margine discrezionale.

Gras                              - Intende dire che il suo superiore... po­litico potrebbe accettare di correre il rischio?

Padre Franz                   - Se lo conosco non verrà qui per firmare una resa. (È entrato l'Ispettore).

L’Ispettore                    - Restituire una cosa non vostra secondo lei è firmare una resa?

 

Padre Franz                   - Credevo che le mie opinioni non la riguardassero. Tratterà con un altro come ha chiesto ed avrà le risposte che le spettano.

L’Ispettore                    - Non vorrei lasciar luogo ad illu­sioni. Le nostre richieste non sono trattabili.

Padre Franz                   - Lo dica a chi verrà, se verrà.

(Va via).

Gras                              - Lei non possiede una sensibilità?

L’Ispettore                    - Non mi è concessa.

Gras                              - Però non è obbligato a compiacersene.

L’Ispettore                    - Perché non pensa a se stesso? Non le basta?

Gras                              - Guardi bene, c'è un limite oltre il qua­le neppure le minacce funzionano più.

L’Ispettore                    - Non le ho rivolto nessuna mi­naccia.

Gras                              - A Padre Franz ha detto...

L’Ispettore                    - A Padre Franz, non a lei.

Gras                              - Per interposta persona è soltanto un tantino più vigliacco.

L’Ispettore                    - Secondo me più efficace, visto che il reverendo si sente responsabile nei suoi confronti. Naturalmente potrei fare lo stesso con lei, dato che il caso è ricco di varianti.

Gras                              - Non ricominci a giocare ai sottintesi, non lo sopporto.

L’Ispettore                    - Non gioco affatto.

Gras                              - Se fa riferimenti a Lisa, li faccia sco­perti.

L’Ispettore                    - Oh, finalmente un po' di senso pratico. Spero proprio che riesca a ritrovarlo, dottor Gras; sarà un bene per tutti.

Gras                              - Comunque non dimentichi che il suo obbiettivo sono sempre io. Se non vuole che sia un obbiettivo mancato in partenza, pre­tendo la certezza tassativa che lascerete in pace la ragazza.

L’Ispettore                    - Non sia precipitoso.

Gras                              - Le ho fissato un concetto.

L’Ispettore                    - Un ultimatum.

Gras                              - Bene, lei lo rifletta.

L’Ispettore                    - Che prove posso darle se poi non è disposto a credermi?

Gras                              - La lasci stare.

L’Ispettore                    - Mi è stato ordinato di fare il contrario.

Gras                              - Gli ordini che lei riceve tutt'al più sono ratifiche. Le idee sono le sue, non lo neghi.

L’Ispettore                    - Sospetti sul conto di Lisa li ho recepiti da uno stato d'animo non mio.

Gras                              - Riguardo ai fatti, non hanno fonda­mento.

L’Ispettore                    - Però ci ha dato peso.

Gras                              - Per motivi diversi che lei conosce bene.

L’Ispettore                    - Non sono cambiati.

Gras                              - Non sto parlando dei nostri sentimen­ti. Allontanarla di qui con la forza sarebbe un atto incivile: non posso accettarlo.

FINE