Atterraggio di… fortuna

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ATTERRAGGIO DI ... FORTUNA

S.I.A.E.

TEATRO COMICO NAPOLETANO

ATTERRAGGIO DI FORTUNA

2002

Commedia in due atti

di

Colomba Rosaria ANDOLFI

Non sono consentiti adattamenti o riduzioni, n variazioni del titolo. Non altres consentita la traduzione in altre lingue o dialetti, senza espressa autorizzazione scritta dellautrice. Tutti i diritti sono riservati.

Questa commedia nasce nel 1993 come atto unico col titolo Chisti so nummeri, titolo ortograficamente sbagliato, ma pi comprensibile a tutti. Dopo diverse rappresentazioni dal 1995 al 2000, il testo viene incrementato, diventando nel 2002 la commedia in due atti Atterraggio di fortuna, portata in scena ancora dalla Compagnia Il Guazzabuglio, che ne aveva lesclusiva S.I.A.E. per la rappresentazione.

Tutelata dalla S.I.A.E.

TEATRO COMICO NAPOLETANO

ATTERRAGGIO DI FORTUNA

2002

Commedia in due atti

di

Colomba Rosaria ANDOLFI

PERSONAGGI

Michele Cofecchia

Gisella, sua moglie

Gennaro, vettore

Totore, facchino giovane

Mim, facchino anziano

Patrizia, vicina di pianerottolo

Signora X, padrona del cane

Cavaliere, padrone di casa

Muratore (Tonino)

Carolina, figlia della signora Patrizia

Angelina, cugina di Gisella

Donna Giustina, vecchia zia di un amico di Michele

Dottore, medico della Commissione Sanitaria

Dottoressa, medico della Commissione Sanitaria

Per il giornale radio si consiglia di avvalersi di un CD con la voce registrata di un attore o di unattrice che abbia unottima dizione italiana.

Caratteristiche dei personaggi

MICHELE COFECCHIA: uomo di mezza et, dal carattere mite. Il suo ottimismo lo porta a vedere sempre il mezzo bicchiere pieno. legatissimo a Pietruccio, un amico di infanzia che si trasferito da molti anni negli Stati Uniti.

GISELLA: casalinga, moglie di Michele, di poco pi giovane di lui. Del marito non condivide lesagerato ottimismo, perch troppo stanca di una vita disagiata.

GENNARO: vettore. uno scapolo di circa quarantanni che sprizza gioia di vivere. Si sente realizzato nel lavoro, perch la sua ditta di traslochi gli consente una discreta agiatezza.

TOTORE: giovane facchino che lavora alle dipendenze di Gennaro. svelto e disinvolto.

MIM: facchino di mezza et che lavora da anni alle dipendenze di Gennaro. Ha laria stanca e un po cupa.

PATRIZIA: simpatica vicina di pianerottolo della famiglia Cofecchia che ha legato moltissimo con Gisella, sua coetanea.

SIGNORA X: donna sulla sessantina dalla voce molto stridula. Personaggio caratteristico, ma non farsesco.

CAVALIERE: proprietario della casa in cui i coniugi Cofecchia sono entrati sposi. Uomo astuto e senza scrupoli, nonch avaro e arrogante.

MURATORE (Tonino): uomo sulla sessantina, dallaccento paesano. un lavoratore di altri tempi, molto scrupoloso. Le scarpe e i vestiti, imbrattati di stucco e pittura, gi lo presentano.

CAROLINA: figlia venticinquenne di Patrizia, carina, dai modi garbati e molto semplice nel vestire.

ANGELINA: cugina di Gisella. Ha circa quarantanni; piacente e felicemente sposata. Nutre una spiccata antipatia per Michele.

DONNA GIUSTINA: vecchia zia di Pietruccio, accolta in casa da Michele Cofecchia. il personaggio intorno al quale ruota il secondo atto della commedia. Ha ottantasette anni, capelli bianchi un po arruffati. rugosa e leggermente sorda; la voce e le dita, che fuoriescono dai mezzi guanti di lana, rivelano appieno la sua et. Un inizio di Parkinson le fa muovere, talvolta, il capo da un lato e dallaltro (come se dissentisse) e le conferisce unandatura traballante, aggravata dal pannolone che porta per lincontinenza. Un leggero tic, tipico di alcuni anziani, le fa muovere la bocca (quando non parla) come se assaporasse qualcosa. Sulla gonna di maglina nera indossa una blusa e un giacchino di lana con le tasche. Un vecchio scialletto le copre le spalle; le calze sono spesse, le pantofole chiuse.

DOTTORE e DOTTORESSA: medici della ASL, incaricati di accertare linvalidit di Giustina Capallerta. Entrambi indossano un impermeabile di colore chiaro. Appaiono distaccati e diffidenti verso i Cofecchia, ma gentili e pazienti nei confronti dellanziana Donna Giustina.

Atterraggio di fortuna

ATTO PRIMO

La scena nellingresso-soggiorno di casa Cofecchia, gi priva di mobili, va svuotandosi per il trasloco in atto. La porta dingresso, quasi al centro della parete frontale, completamente aperta e fa vedere parte del ballatoio con la ringhiera. Sulla parete destra, guardando il palcoscenico, verso il fondo, una porta stinta semiaperta immette nelle altre stanze. Sulla parete sinistra, il balcone praticabile presenta infissi vetusti e un vetro incollato con una grossa striscia di scotch beige. Sulle pareti logore sono visibili le impronte chiare lasciate dai mobili e dai quadri appena tolti, nonch una crepa. In terra, in un angolo, un mucchietto di vecchi giornali. Al centro della stanza, un po a sinistra, pronti per essere caricati sul furgone : una vecchia sedia di legno, una cesta di vimini con piatti e bicchieri (coperta da una tovaglietta), una vecchia valigia, un comodino e sette cartoni confezionati di diverse misure, di cui uno legato con lo spago e uno aperto dal quale fuoriescono delle stampe incorniciate. Appoggiati alla parete frontale: un asse da stiro piegato, uno sgabello e un portaombrelli con sopra una rivista.

La vicenda si svolge a luglio in un quartiere popolare di Napoli. I personaggi sono in abbigliamento estivo.

GENNARO (entra in scena, canticchiando e guarda le poche cose che sono rimaste da caricare sul furgone) : Felicit un bicchiere di vino, nu bellu panino la felicit (prende la sedia per portarla via).

GISELLA (entra in scena dalla porta della stanza con la borsa a tracolla) : Almeno na seggia lassatencella!

GENNARO (rimette la sedia gi e guardandosi intorno) : Gi, comme seggia rimasta sulo chesta.

GISELLA : Giuvin, pe piacere, varraccumanno a lavatrice Facite attenzione quanno a caricate ncopp o furgone.

GENNARO : Vuje dicite chella cosa cavimmo scesa primma? Ma pecch funziona ancora?!

GISELLA (risentita) : S, funziona ancora (appende la borsa alla maniglia del balcone).

GENNARO (sorride, meravigliato) : Overo! E penz ca na lavatrice accuss a teneva a nonna mia Io me credevo ca pe vvuje era, comme se dice, nu piezzo dantiquariato.

GISELLA (decisa) : Comunque, vuje mettitece attenzione Dicitencello pure a chillate dduje giuvene (sposta la sedia pi avanti, quasi di fronte al balcone).

GENNARO : S non dubitate

Entra in scena Totore, uno dei facchini.

GENNARO (porgendogli il cartone pi grande): Tot, scnnete stu cartone abbascio e doppo saglie nata vota.

TOTORE : Ce mancava sulo o palazzo senza ascensore! (si carica il pesante cartone su una spalla e esce di scena).

Gennaro lo segue e si ferma sul ballatoio.

GISELLA : (si avvicina al balcone e parla a una sua dirimpettaia - tono mesto) : S, ce ne jammo Accuss ha vuluto o padrone e casa Tanti saluti a Don Nicola (Saluta con la mano) Arrivederci (Commossa, si gira e guarda la stanza vuota) Ciao, casarella mia! Quanti ricordi! E che vuo f

GENNARO (rientra in scena, seguito da Mim) : Ja, Mim, cavimmo quase fernuto.

MIM : Mamma mia, che calore! (si asciuga la fronte con il dorso della mano).

GENNARO (porgendogli il pesante cartone, legato con lo spago, che vicino alla sedia) : Mim, cc ce stannoe piatte Statte accorto!

GISELLA : No, no e piatte stanno dint a cesta.

GENNARO (poggia il cartone sulla sedia) : E allora, Mim, scnnete primma chesta (gli indica la cesta).

GISELLA : Ce stanno pure e bicchieri Facite chiano

MIM (aiutato da Gennaro, si carica la pesante cesta su una spalla) : Ma chesta pesa na tunnellata! (barcolla).

GISELLA : Attenzione!

GENNARO : Sign, chisto mestiere nuosto Nun ve preoccupate (esce di scena dietro a Mim).

GISELLA (a parte) : Sperammo ca nun facimmo Santa Maria d e ccrastulelle!

MICHELE (entra in scena, ansimando) : E che stanchezza! Llaggio dato na mano purio Stanno caricanno e mobile (Si spolvera il pantalone con la mano) M marreposo nu poco e po scengo nata vota

GISELLA : Nun d retta! Tu nun si abituato a f sti ffatiche

MICHELE (toccandosi la schiena, fa una smorfia di dolore) : S, meglio che massetto cinche minute (Si guarda intorno) E add massetto? (Vede la sedia) Ah, menumale ca na seggia ce sta ! (Con evidente sforzo libera la sedia del pesante pacco e vi si accascia sfinito) Finalmente!

PATRIZIA (entra in scena, portando un piccolo vassoio con due tazzine di caff) : Permesso?

GISELLA (contenta) : Uh, a signora Patrizia!

PATRIZIA (sorride, porgendo il vassoio ) Vaggio purtato nu poco e caf.

MICHELE : Grazie. Ce vuleva propio! (prende la tazzina e sorseggia il caff).

GISELLA (prende laltra tazzina) : Grazie assaje (sorseggia il caff).

Patrizia poggia il vassoio su un cartone

MICHELE (finisce di sorseggiare il suo caff) : Comm bbuono!

GISELLA (fa cenno a Michele di alzarzi) : Mich!

MICHELE (si alza con la tazzina in mano, cedendo la sua sedia) : Prego, accomodatevi! (poggia la tazzina nel vassoio).

PATRIZIA (sedendosi) : Grazie.

GISELLA (finisce il suo caff e poggia anche la sua tazzina nel vassoio) : Me so cunzulata! Ma quanto disturbo!

PATRIZIA : Qua disturbo!? Vuje vammeretate chesto e ato

GISELLA (prende il vassoio) : Mich, ti! Puoggelo a quacche parte (porge il vassoio a Michele che si stava dirigendo verso lo sgabello).

PATRIZIA : A chille ca venarranno e casa cc ce voglio purt na tazza e veleno.

MICHELE (poggia il vassoio sul comodino) : E pecch?

GISELLA (prende lo sgabello e si siede di fronte a Patrizia) : Ma chi so?

PATRIZIA : So chille ca teneno a lavanderia allangolo d a via Lanno passato ce purtaje o cappotto mio a lav E chilli fetiente, doppo che me larruvinajeno, nun me dettero arto nemmanco e sorde d a lavatura Dicetteno ca si sera scagnato a colpa era d a stoffa

GISELLA : Ges, chille o cappotto ve lavesseno avut a pav pe nuovo!

MICHELE : E certamente!

GISELLA : Io llavesse pigliate a pacchere

PATRIZIA : E fuje propio chello che facette. (Nervosa) E ssapite comme jette a fern? Doppo, pe lle f arritir a denunzia, llavett a mann pure nu mazzo e sciure cu nu biglietto e scuse.

MICHELE (scandalizzato) : Nu biglietto e scuse!

PATRIZIA : E pe forza!

GISELLA : Che munno! A giustizia nun ce st propio cchi!

PATRIZIA : A gente per nun cumbatte nemmanco Io, o posto vuosto, sta casa o propietario nun ce lavesse lassata manco si che Me sarra piazzata dint o lietto cu nu bellu certificato medico e po se vedeva Lavesse fatto nfracet o fegato o cavaliere

MICHELE : E quanno putevemo dur? (prende la rivista che poggiata sul portaombrelli, la apre e va verso il balcone).

GISELLA : Oramaje chillo aveva deciso e ce ne mann e m aggio capito pecch jeva accuss e pressa Se vede ca e nuove inquiline lle pavano na bella pigione

MICHELE : Eh chille so commerciante (va a leggere la rivista sul balcone).

PATRIZIA (tono confidenziale a Gisella) : O ssapite, aieressera venuta nata vota a polizia a casa d o maestro e viulino (Per giustificarsi) Laggio vista pecch stevo mettenno o sacchetto d a munnezza fore a porta

GISELLA : No, io nun ce credo ca o maestro petofilo

PATRIZIA : Cert ca isso, nu piezzo dommo, s pigliato pe mugliera a nanatrella corta cortaChella, quanno parla, tene propio a voce e criatura.

GISELLA : E vvuje dicite ca

PATRIZIA (ride) : Se vede ca d a anatrella nun saccuntenta cchi.

MICHELE (rientra dal balcone) : Ogge, a mmit d e rriviste tutta pubblicit.

PATRIZIA : Comm a televisione.

Michele, poggia la rivista sul mucchietto di giornali che sta sul pavimento.

SIGNORA X (voce stridula, fuori campo) : Artuuuro!

GISELLA (spazientita) : Ma chi ?

PATRIZIA : Cha passato!

SIGNORA X (voce stridula, fuori campo) : Artuuuro! Artuuuro!

MICHELE (tappandosi un orecchio con il palmo della mano) : Che voce!

VOCE MASCHILE (fuori campo) : Sign, cc nun ce st.Vedite lloco, add st a porta aperta

SIGNORA X (entrando in scena) : Artuuuro! (Rivolta ai presenti) Scusate, avite visto e tras nu? (indica con la mano qualcosa di molto basso).

MICHELE (interrompendola) : No

GISELLA : No, cc nun trasuto.

PATRIZIA : Ce ne fossemo accorte.

SIGNORA X (non convinta, va verso la porta aperta che immette nelle altre stanze) : Forse s nfilato cc Permettete?

GISELLA : E trasite!

SIGNORA X (si affaccia verso linterno) Artuuro! E nun f o cretino Vieni fuori! (Affranta, rivolta ai presenti) Io nun ce a faccio cchi! terribile Mia figlia lha viziato troppo.Nun o strilla maje Tutt e mmatine essa se ne va a fatic e io me laggi a spupazz (Disperata) E comme faccio! Comme faccio! Chi a sente si marritiro senza Arturo!

PATRIZIA : Nun o ddicite nemmanco!

GISELLA : Ma quantanne tene?

SIGNORA X : Tene tre anne e mmiezo.

PATRIZIA (sorride) : E chillo piccerillo, pe chesto ce tene o ppepe

GISELLA : Se sarr annascosto pe pazzi

SIGNORA X (stringe il braccio di Michele) : Comme faccio! Comme faccio! Chella mia figlia maccide.

MICHELE : Calmateve! M ve faccio ved ca o truvammo (Si affaccia alla porta della stanza - tono accattivante) Art, si viene, te dongo na pazziella (va verso linterno - voce fuori campo) Na bella palla rossa e verde

SIGNORA X (rivolta alle due donne) : Sapisseve quanta palle ce aggio accattate! Ce pazzea nu poco e po e scassa

PATRIZIA : Chillo ancora piccerillo

MICHELE (voce fuori campo) : Art e viene fore! Jammo, facimmo cuc sett (Rientra in scena) Sign, me dispiace, nun ce st.

GISELLA : Ma vuje site sicura ch trasuto int a stu palazzo?

SIGNORA X (affranta) : S Chillo forse ce lave cu mme, pecch stammatina llaggio strillato (Adirata) Sei purpette s mangiato!

MICHELE : Benedico!

SIGNORA X : Serveveno pe cen stasera (tira su col naso).

PATRIZIA (ironica) : Per de buono appetito

GISELLA : E se sape, cu a foja che tene (Cede lo sgabello alla signora X) Jammo, assettateve nu poco

SIGNORA X : Grazie! (Si siede - tono confidenziale) Na settimana fa s nfilato int a na machina Menumale ca aggio fermato a chillu disgraziato ca s o steva purtanno (Piange) Nun sia maje!

MICHELE : Ogge fa paura cu tutto chello ca se sente

PATRIZIA (rivolta a Gisella) : Chillo puteva essere nu pitofilo

GISELLA : O uno e chille ca s e vvenneno.

SIGNORA X : P o vennere s o vennessero subbeto, pecch Arturo bello assaje. tutto ricciulille (Voce lamentosa) Che disgrazia! Che disgrazia! Chi ce o ddice a mia figlia! (piange, nascondendo il viso fra le mani).

GISELLA (decisa, prende Michele per un braccio) : Mich, muovete! Cc s ha da chiamm a polizia.

MICHELE : A polizia!?

PATRIZIA (si alza) : S, lunica cosa Pe telefon putite ven addu me

MICHELE : E va buo Per a signora ce avess a dicere comme sta vestuto Chille certamente o vvonno sap.

GISELLA (si avvicina alla Signora X, le poggia una mano sulla spalla) : Jammo, nun chiagnite Ve faccio ved ca o truvammo.

SIGNORA X (si toglie le mani dal viso, incrociandole) : Sperammo (Apre la borsa e tira fuori un piccolo guinzaglio) Ma, nun appena o trovo, lattacco.

PATRIZIA (scoppia in una risata) : Ahaah nu cane!.

GISELLA (ride) : Ges, io nun ce pozzo credere!

MICHELE : Sign, per, che nomme pe nu cane!

SIGNORA X (commossa) : o nomme d a buonanima e mio marito (Guarda la foto nel medaglione che porta appeso alla catenina) Commera bello! (Bacia la foto) Quanno chiammo a chella bestiulella me pare d o ten ancora vicino

PATRIZIA (fingendo comprensione) : Ah, aggio capito, o cane lavite chiammato accuss paffezione!

GISELLA (sorride, ironica) : E certamente!

MICHELE (a parte, verso il pubblico) : Chis a bbonanema comme sarr cuntento!

VOCE MASCHILE (fuori campo) : Sign scennite! Lavimmo truvato

VOCE FEMMINILE (fuori campo) : Steva dint a guardiola

SIGNORA X (si alza di scatto - contenta) : Vengo! Vengo! (Uscendo frettolosamente di scena) Grazie! (Voce fuori campo) Artuuuro! (Dissolvenza) Artuuuro!

MICHELE : E cu chella voce o fa scapp nata vota

Gisella e Patrizia tornano a sedersi. Entrano in scena Gennaro e Totore.

TOTORE (guardando verso il ballatoio) : Ma che v essa e Arturo?! Mha stunato na recchia.

GENNARO (rivolto al facchino) : Tot, pienze a vutt e mmane Nun perdere tiempo! Tu e Mim fernite e caric a rrobba piccerella P e mobile e pe ccose cchi pesante aspettate a me Cercammo e nun scass niente.

PATRIZIA (rivolta a Gisella) : Se vede ca so giuvene accorte

GENNARO : E si no, nun faticassemo cchi (Toglie il vassoio con le tazzine dal comodino e rivolto)Ja, scinnete sta culunnetta! (Poggia il vassoio su un cartone chiuso) Io me scengo e quadre.

TOTORE (sposta il comodino per sollevarlo) : Io me penzavo ca e mobile erano fernute.

GENNARO (vede Totore in difficolt) : Asp, te dongo na mano (Lo aiuta a portare il comodino sul pianerottolo - Voce fuori campo) Statte accorto mentre o scinne! (Rientra, prende il cartone con le stampe incorniciate e, fischiettando il motivo di una vecchia canzone napoletana, segue Mim fuori scena).

PATRIZIA : Mamma mia comme faticano!

GISELLA (guarda Michele in modo allusivo) : E chille so abituate

Michele va sul pianerottolo, uscendo di scena.

PATRIZIA (rivolta a Gisella - tono confidenziale) : O ssapite?.A figlia e Don Antonio se sposa Ha truvato o fesso che s a piglia Pe me incinta Isso st bbuono; fatica inta pasticceria d o pate Pare ca se ne vanno e casa a Pianura pecch a famiglia disso ll tene ddoje case e propriet

GISELLA : A me chella guagliona nun m maje piaciuta A stiento saluta E po st sempe cu chella minigonna corta corta e tutte e cosce a fore.

PATRIZIA : E che vulite f? E gguaglione accuss so chelle cchi furtunate. (Tono mesto) Io tengo na pena dint a llanema pe Carolina mia (Tono adirato) A me chillu coso ca s mmiso vicino nun me piace propio! nu guagliunazzo scorbutico e a fatica nun lle sona Nun saccio chella figlia mia che ce ha truvato Chillo ato che fa pazza cu llamice a pallone Povera figlia mia! Nun va maje a nu cinema, maje a ball, pecch chillo sta sempe disperato. Comm a vulesse ved sistemata! Ma aggio voglia e parl Chella nun me sente Dint a capa soja tene sulo a Rafele, chillu turzo e penniello

MICHELE (rientrando in scena sulla battuta) : Se vede ca a guagliona nnammurata

PATRIZIA : Eh, seh comma SantAntonio ca sannammuraje d o puorco!

GISELLA (rivolta a Patrizia) : Ve faccio ved ca Rafele mettarr a capa a f bene

PATRIZIA : na parola! A me me dispiace sulamente ca llanne passano e Carolina st perdenno tiempo Chillu fetente a ruvina d a casa mia (Cambia tono - sorride) Ma m nun ve voglio affliggere e po, comme se dice, e miracule ponno sempe succedere P essere ca o Signore se move a piet. Pure a vvuje v ha da f av tantu bbene

GISELLA : Ammn.

PATRIZIA : Ah, m me scurdavo! (Fruga in una tasca della gonna) Add laggio miso?(Cerca nellaltra tasca e tira fuori un corno rosso appeso a una lunga catena con chiusura a moschettone; lo porge a Michele con un sorriso) Chisto porta furtuna e io v o dongo cu tutt o core.

MICHELE (ammirandolo) : Grazie!E comm gruosso!

PATRIZIA : A catena longa comm a misericordia e Dio.

MICHELE (apre la chiusura a moschettone e aggancia la catena a un passante del pantalone) : M o metto subbeto (Infila il corno in tasca e sorride soddisfatto) Accuss m o tengo sempe dint a sacca

GENNARO (entra in scena): Sign, tenite quacche pianta fore e balcune?

GISELLA : No, e ppiante lavimmo regalate (Tono mesto) Add jammo tenimmo sulo feneste.

GENNARO : Allora rimasta sulamente sta rrobba cc?

GISELLA : S Quanno site pronte, dicitencello, accuss venimmo areto a vvuje cu a machina

GENNARO (prendendo lasse da stiro) : No, meglio che ghiate annanze vuje che sapite a via.

PATRIZIA : Chistu palazzo, senza e vuje, nun sarr cchi o stesso (Indicando il vettore) Primma aggio dato nu pacchetto a stu giovane.

GENNARO (rivolto a Gisella) : S, laggio puggiato dint o cartone add stanno e quadre (esce di scena, portando via lasse da stiro).

PATRIZIA : Dinto ce aggio miso ddoje lattine e cocacola, nu vasetto e mulignane sottacito e na bella pizza rustica caggio appriparata ajeressera Accuss, quanno arrivate a casa nova, sparagnate e cucen e varricurdate e me

GISELLA (commossa) : Ma nuje e vuje nun ce putimmo scurd maje

PATRIZIA (frenando la commozione) : Avevo penzato e ve purt dduje fiore

MICHELE (a parte) :Ce mancavano sulo e fiore int a stu mumento

PATRIZIA (sorride) : Nun appena ve site sistemate, io e Carolina mia ve venimmo a truv (si alza).

GISELLA (alzandosi anche lei) : E ce facite piacere assaje Nuje ll nun cunuscimmo a nisciuno

MICHELE : A casa, per, nun male e laffitto bbuono (cerca di conquistare la sedia).

GISELLA (sorride) : Affianco a nnuje ce st e casa na vecchia sorda cu nu figlio abbunato Sapite callegria!.

PATRIZIA (rivolta a Michele) : A pruposito e vecchia, comme st a vicchiarella? A zia e chillamico vuostochillo che st in America..

MICHELE : Puverella! Ogne tanto a vaco a truv Me fa na pena inta chillospizio Se fa sempe cchi secca. Chis si a danno a mangi?

GISELLA : E te pare ca Donna Giustina nun t o ddicesse!? M nun te fiss!. (Rivolta a Patrizia) Sulo e mamma mia nun ave pena Povera mamm!

MICHELE : Gis, mamma toja sallamenta, sallamenta, ma ce atterra a tutte quante (finalmente si siede).

GISELLA (rivolta a Patrizia) : O sentite?!. A casa e mamm, a che ce simmo spusate, sarr venuto s e no tre o quatto vvote e po va a truv a chella vecchia ch nestranea (Nervosa) I vulesse cap pecch

PATRIZIA : E nun varraggiate Si Don Michele nun vene addu a mamma vosta pecch o ssape ca ce jate vuje e po a mamma vosta tene a tanta pariente ca a vanno a truv

MICHELE : Propio accuss

GISELLA (rivolta a Michele) : Ma chille che stanno facenno? Quanno veneno a se pigli sta rroba? Ja, muovete! Va a d nuocchio!

MICHELE : E va b, aggio capito (a malincuore, si alza, esce sul ballatoio e si affaccia a guardare dalla tromba delle scale).

GISELLA : Sperammo ca se spicciano!

PATRIZIA : Io aggio visto per ca so tanto accorte

MICHELE (rientra in scena) : Se stanno facenno nu spuntino (Rivolto a Gisella) M e vvide e sagl E po so rimaste sulo sti quatto cose

PATRIZIA : Io ve saluto m, si no me metto a chiagnere quanno ve ne jate (Commossa, abbraccia Gisella - si baciano) Allora, ce vedimmo

GISELLA (commossa) : Ce conto.

PATRIZIA (tende la mano a Michele - si baciano) : Arrivederci (esce di scena, accompagnata da Gisella).

MICHELE (a voce alta) : Vi aspettiamo

PATRIZIA (voce fuori campo) : Auguri!

GISELLA : Grazie (commossa, rientra in scena).

MICHELE (le si avvicina) : Tarricuorde, Gis, quanno venettemo a ved sta casa? (Le cinge la spalla col braccio) Comme stive cuntenta! Finalmente ce putevemo spus

GISELLA : GiQuanta illusione uno se fa quanno giovane! (Fa un passo avanti, liberandosi dalla stretta) Po tutto cagna(Si guarda intorno) Tutto fernesce

CAVALIERE (in giacca e cravatta, affacciandosi in scena) : Permesso? (Rivolto al muratore) Trase! Trase, Ton!

GISELLA (a parte) : Ce mancava sulisso!

Il muratore Tonino indossa una canotta e un jeans, macchiati di stucco e di pittura; le scarpe sono imbrattate di cemento secco. Nellentrare, in segno di saluto, solleva un po il cappello fatto con fogli di giornale.

CAVALIERE (rivolto ai suoi inquilini) : Sulo nu mumento quanno faccio ved e lavori che shann a f.

MICHELE (ironico) : E vvuje site o padrone (si siede sulla sedia).

GISELLA : Si propio nun putite aspett

CAVALIERE : Ah, visto ca me trovo cc, doppo me piglio pure e cchiave (Rivolto al muratore) Ton, savess a d sulamente na rinfrescata e ppareti e o suffitto na pittatella e pporte e quacche ata sciucchezza.

MURATORE (guardando le pareti logore e una grossa crepa - marcato accento paesano) : Ma qua sciucchezza! Cavali, cc, primma e pitt, sha da ratt tutto o muro e sha da stucchi (Pigia un piede sul pavimento) Pure o pavimento st arruvinato Guardate sta riggiola comme trucula

CAVALIERE : E va buo quacche riggiola se ncolla

MURATORE : Ma cavimm a ncull!. Chelle so tutte scassate (Indica il vetro del balcone rotto e coperto dallo scotch) E guardate stu balcone Cc sha da chiamm pure o vetraro

CAVALIERE (minimizzando) : E na lastra che p cust?

MURATORE (nervoso) : Ma a fatica che costa (Si avvicina alla porta che immette nelle altre stanze e rivolto a Michele) Permettete?

MICHELE : Prego

Il muratore varca la porta della stanza e esce di scena.

CAVALIERE (rabbioso, osserva le pareti e il pavimento) : Vedite comme mhanno ridotto sta casa!

GISELLA : Eh gi, m ce spennevemo pure e sorde! Nun manco cuntento ca ce ne jammo senza f storie Mich, falle ved o cuntatore d a luce e chillo e llacqua pe cuntrull o cunsumo, primma ca fanno e lavore.

MICHELE (si alza, tira fuori da una tasca dei pantaloni due foglietti piegati e porgendone uno al Cavaliere) : Ecco qua Nu foglio a vvuje e uno a me Cc ce st tutto signato, acqua luce e gas (ripone il suo foglietto in tasca).

GISELLA : Cavali, dopo controllate I nun voglio pav e bullette e llate! Anzi siamo noi cavanzammo ancora i soldi del deposito.

CAVALIERE (agitando il foglietto) : Qua deposito!? Io vavess a cit p e danne!

GISELLA : Qua danne! Pare che sta parlanno d a Reggia e Capemonte.

CAVALIERE : Io sta casa, quanno ve laggio data

GISELLA (interrompendolo) : Gi faceva schifo.

MICHELE : Nuje ce simmo sempe arrangiate

GISELLA : Cu e ffeneste ca nun chiudevano, cu o suffitto ca scurreva, cu o pavimento ca truculiava

MICHELE : Cu a culonna fecale che sappilava, cu e pperziane scassate Cavali, vuje pe sta casa nun avite spiso maje nu srdo!

CAVALIERE : Pecch vuje ce lavite spiso?.

MICHELE : E chella a casa nun era a nosta

GISELLA (trattenendo il pianto) : Pure si ce lassammo o core

MICHELE(abbracciandola) : Gis, nun f accuss Nun ne vale a pena

MURATORE (rientra in scena dalla stanza) : Cavali, ma ll a cucina se ne cade a piezze! E tube e llacqua shann a f d o capo e e ppiastrelle shann a cagn pe forza pecch ce st nu rappezzo e natu culore

GISELLA (ironica) : E chillo fuje nu regalo d o cavaliere quanno cagnajeno e tube d o gas Dicette ca nun putevemo pretennere nu lavoro e lusso

CAVALIERE : E se sape

MURATORE : Cavali, cc ce v na fatica e pazze E chis a stanza e bagno comme starr ridotta!

GISELLA : Qua bagno! A stiento ce st na meza vasca.

CAVALIERE : Ton, ll abbasta na pittatella.

GISELLA : Seh, seh, na pittatella

MURATORE : Aggio capito Sign, diciteme add st

GISELLA : chella purticella che st dint a cucina

MURATORE : Ah, i me penzavo chera nu sgabuzzino (va di nuovo verso linterno della casa, uscendo di scena).

GISELLA : Overo nu sgabuzzino Nun ce sta nemmanco na fenesta pe f pass laria.

MICHELE : Pare na cammera a gas.

CAVALIERE : E chis vuje che schifezze ve mangiate

GISELLA (rivolta al marito) : Ma tu o siente?! Se permette pure doffennere

MURATORE (nervoso, rientra in scena) : Cavali, e m o chiammate bagno! Ato che pittata! Ll e tube so tutte fracete E servizi igienici shann a sulo jett Chella sta casa savess a f d o capo.

CAVALIERE : Ton, vacce chiano A me mabbasta ca tu a mpupazze nu poco, tanto i laggio gi affittata

MURATORE : Cavali, io a fatica arrunzata, comme vulite vuje, nun a saccio f A me me chiammano il maestro del pennello.

CAVALIERE : E cavimm a affrisc a Cappella Sistina!?

MURATORE : Io a sta Sistina nun a saccio Saccio sulamente ca pe sta fatica vavit a cerc a nato.

CAVALIERE (tono accattivante) : Ma Ton, arragiona! Vedimmo e truv naccomodamento

MURATORE (nervoso) : Qua accomodamento, si vuje nun vulite spennere!

CAVALIERE (tono confidenziale) : Spennere s, ma senza sprec denare P e ppiastrelle, si propio shann a cagn, putimmo pigli chelle e siconda scelta Int e stanze, invece d a pittura, putimmo mettere e parate Ce stanno parate che costano poco e niente (Sorride) Accuss nun ce st manco bisogno e ratt o muro a sotto

MURATORE (scandalizzato) : Ma che state dicenno! No, Cavali, io me ne vaco Aggio perzo gi troppo tiempo Tengo che f (fa per andarsene).

CAVALIERE (lo ferma per il braccio) : Asp! Chille ll inquiline nuove vonno ven e casa cc fra dduje mise.

MURATORE : Pure!!!

CAVALIERE (sorriso ammiccante) : E pe chesto nun ponno pretennere nu lavoro fatto a regola darte

MURATORE (sbrigativo) : Cavali, io me naggi a j Restammo accuss (Prende un foglio piegato dalla tasca) A pianta d a casa a tengo io ve faccio av o preventivo cu a mano dopera e o mmateriale e vuje vedite si ve sta buono o no Bongiorno! (esce, frettolosamente, di scena).

CAVALIERE (seguendolo) : Ton, asp! (Voce fuori campo) Stamme a sent! (Dissolvenza) E nun correre!

GISELLA : P o cavaliere e srde so sempe assaje quanno llha da cacci isso, per so sempe poche quanno lha da av!

MICHELE : E nun o ssapive! A malata d e sorde brutta assaje Chillo, o vv, putesse camp bello tranquillo. invece, nun se ne vede bene e niente St sempe ntussecato.

GISELLA (sorride) : Sarr p e mmaledizione ca laccumpagnano.

GENNARO (entra in scena, seguito da Totore) : Sign, me dispiace, da na seggia se n venuto nu pre Forse era gi rotta A lassammo nterra Che a caricammo a f?

GISELLA : No, no, mettitela o stesso ncopp o furgone e mettitece pure o pere ca se n venuto P essere ca se p accunci

GENNARO : E va bu Comme vulite vuje.

TOTORE (a bassa voce) : Ma pecch so seggie antiche?

GENNARO : Statte zitto! (Porgendogli la valigia e un cartone pi piccolo) : Ti, scinnete sta valigia e pure stu pacco (lo segue fuori scena).

MICHELE (poggia una mano sulla spalla di Gisella) : Gis, p essere ca a casa nova ce porta furtuna e allora ce cagnammo a lavatrice e ce accattammo pure e mobile nuove

GISELLA (sfiduciata) : S, s

MICHELE : Gis, ma nun f chella faccia! Tu a furtuna te lh a chiamm

GISELLA (spazientita) : Mich, chella a furtuna cu me srda. Ma tanto ce staje tu ca a chiamme E chiamma, chia!

MICHELE (si allontana verso il balcone) : Gis, me faje cad e bbraccia! Quanno staje nera, faccio bbuono che maddormo.

GISELLA : Tanto, o duorme o staje scetato, sempe niente accucchie! H capito o no ca io nun voglio camp cchi e speranza!? Speranza e che? Ah, gi tu me vuo ved ridere (Risata isterica) Ahahah ahahahah Che felicit!. Ahahah Ahahah

MIM (entra in scena) : A signora comme st allera Biata a essa!

GISELLA (continua a ridere) : Ahah ahah Ahah ahah Ahah ahah (si siede).

MICHELE : E ferniscela e ridere!

GENNARO (entrando in scena) : E pecch? accuss bello ridere (Porge un cartone a Mim) Mim, ti puortatillo abbascio! (Porgendogli anche il portaombrelli) Ah, pigliate pure chisto.. (Segue Mim fuori scena - voce fuori campo) No, accuss o scasse! (Dissolvenza) Asp!

MICHELE (poggiandole una mano sulla spalla) : Gis, te faccio ved ca m e ccose cagnano

GISELLA (sfiduciata) : Seh, seh!

CAVALIERE (entra in scena) : Permesso? Allora site pronte?

MICHELE (seccato) : S, oramaje questione e minute

CAVALIERE (guarda lorologio) : Ma io nun pozzo aspett Facimmo accuss, dateme e cchiave Quanno ve ne jate, a porta v a tirate sulamente.

MICHELE (prende dalla tasca dei pantaloni due chiavi legate insieme da un anello e consegnandogliele) : Ce st pure o chiavino d o purtone

CAVALIERE : E quacche duppione nun o tenite?. Nemmanco nu duplicato ve site fatto!?

GISELLA : S, ma st dinta valigia e pure vulenno.

CAVALIERE (adirato) : Ma vedite, m aggi a cagn pure a serratura!

GISELLA (scatta dalla sedia) : Cavali, comme ve permettite! Nuje simmo gente onesta

MICHELE (al limite della sopportazione) : E mariuole so chille ca mbrogliano comm a vvuje M, mavite scucciato! (Aria minacciosa) Primma ca perdo a pacienza, ve cunziglio e ve nasc cu e piede vuoste, si no ve ruciulo pe e scale

CAVALIERE (timoroso, alza le mani e indietreggia) : S, va b me ne vado (Uscendo di scena) Buongiorno!

GISELLA : Finalmente te si scetato! E chisto nu miracolo (Ride istericamente) Ahah ahah Ahahah ahahah

MICHELE : E ferniscela!

GISELLA (ironica) : E m, cu nommo e conseguenza affianco, sicuramente maspettano vestite, pellicce, gioielle

MIM (entra in scena a met della battuta - a parte, asciugandosi il sudore) : Chi tanto e chi niente!I fatico comma nu ciuccio e nun apparo maje nu srdo.

GENNARO (entra in scena) : Mim, nun tallament! (Indicandogli un grosso e pesante cartone) Jammo a f ampressa!

Mim, aiutato da Gennaro, si carica il pacco sulla spalla e esce di scena

GENNARO (lo segue sul pianerottolo e si affaccia alla ringhiera) : Tot, e spiccete a sagl!. Votta e mmane! (rimane fermo sul ballatoio).

TOTORE (entra in scena e guardandosi intorno) : Menumale, so rummaste sulo sti dduje cartune! (Solleva con evidente sforzo uno dei cartoni e se lo carica sulla spalla - uscendo di scena) E vvuje, On Genn, nun scennite?

GENNARO (vedendo arrivare Carolina) : Me fumo na sigaretta e vengo.

CAROLINA (con un sacchetto di plastica in mano) : Permesso?

MICHELE : Gu, Carol, trase! Gis io vaco a ved int e stanze si ce simmo scurdate niente (va verso linterno della casa, uscendo di scena).

Gennaro rimane sulla porta dingresso a guardare Carolina.

CAROLINA (porgendo il sacchetto a Gisella) : Mamm vha mannato pure stu ppoco e frutta, accuss stasera, dopp a cena, ve rinfrescate a vocca.

GISELLA (commossa, prende il sacchetto) : Mamm ha penzato propio a tutte cose.

CAROLINA : Z Caterina ve manna nu bacio Vuje o ssapite comm fatta Si veneva a ve salut, se metteva a chiagnere e nun a ferneva cchi.

Gennaro entra, fingendo di controllare dal balcone le operazioni di carico.

GISELLA : E tu, Carol, che me dici? Comme va cu Rafele? (poggia il sacchetto a terra in un angolo).

CAROLINA (sospira) : E comme ha da j! Si chillo nun mette a capa a posto, va a fern ca o lasso

GENNARO (a quelle parole, si gira) : E ffacite bbuono! (Avvicinandosi) Na bella guagliona comm a vvuje sammereta nu principe.

GISELLA : Giuvin, ce v ancora tiempo?

GENNARO (senza distogliere gli occhi da Carolina) : Oramaje avimmo fernuto

CAROLINA (fingendo indifferenza, sorride a Gisella) : Mamm s scritto lindirizzo, accuss ve venimmo a truv.

GENNARO (a parte verso il pubblico) : Tene o zzucchero quanno parla.

CAROLINA : Chis quale mezzo ce cunviene e pigli?

GENNARO (atteggiandosi a latin lover) : Signur, se volete, se permettete, ve pozzo accumpagn io Per me sarebbe un piacere.

CAROLINA (imbarazzata) : Ma

GISELLA (risentita) : Giuvin, chella na guagliona seria. Io a cunosco a quannera piccerella E po fidanzata O vvulite cap o no?

CAROLINA (sorride) : Eh gi

GENNARO (rivolto a Gisella): Io pure so nommo serio Me chiammo Gennaro Altamura tengo sta ditta e trasporti nzieme a nu frato d o mio. Simmo gente onesta e faticatora, ve putite nfurm (Rivolto a Carolina) Si avesse a furtuna e me pigli a na guagliona comm a vvuje, a facesse f a vita e na reggina

GISELLA (interompendolo) : Giuvin, ma vuje perdite a capa accuss ampressa, quanno vedite a na guagliona?

GENNARO : No sign, io a capa nun a perdo maje(Incantato, guarda Carolina) Stavota per so sicuro e nun me sbagli Io a sta signurina Carolina m a spusasse pure dimane.

CAROLINA (imbarazzata, ma lusingata, lo guarda) : Ma che dicite! Vuje nemmeno me cunuscite!

GENNARO : Io veco gente d a matina a sera Tengo fiuto Saccio chello che dico(Guarda Caterina mentre esce di scena, cantando) Tu si na cosa grande pe me na cosa ca me fa suspir (Voce fuori campo) na cosa ca si tu staje cu mme (Dissolvenza) me ne moro accuss guardanno a te

GISELLA : Ma che llh fatto na fattura?!

CAROLINA : E chis? Per nun c male (Sorride) Si o ssapesse Rafele!? (Si rattrista) Chillo nun me fa maje nu cumplimento Mamm nun o supporta Dice ca scustumato e ca nun tene genio e f niente

GISELLA : Inta sti ccose nisciuno ce p risponnere Cheste so ccose ca h a decidere tu.

CAROLINA : Eh, gi

MICHELE (torna in scena con un borsone) : Pare che st tutto a posto Stu burzone o metto cc, accuss sicuro ca nun ce o scurdammo.

CAROLINA : A casa nova grossa comma chesta?

MICHELE : Veramente tene pure na stanzulella e cchi

CAROLINA : Overo?!

GISELLA (sorride) : Povera a me che laggi a arricett!

MICHELE (sorride) : na bumbuniera.

GISELLA : Per tene sulo feneste.

MICHELE (rivolto alla moglie) : Accuss sparagne e pulezza e balcune.

GISELLA (lo guarda, nervosa) : Eh gi

CAROLINA : Saccio ca ce sta pure lascensore.

MICHELE (va verso il balcone) : E chillu nu palazzo moderno (si affaccia).

GENNARO (voce fuori campo - canta) : Io te vurra vas Io te vurra vas (Entra in scena, portando un pacco sul quale spicca letichetta con lindirizzo) Sign, o purtiere mha dato stu pacco Ncoppo sta scritto (Legge) Signor Michele Cofecchia (lo poggia a terra e sorride a Carolina).

GISELLA : Ges, e pecch ve lha fatto sagl?! O putiveve caric direttamente ncopp o furgone.

GENNARO : O purtiere mha ditto d o sagl pecch isso nun se v pigli responsabilit (Sorride a Carolina) Ve piace o cinema?

CAROLINA (timidamente) : S.

GENNARO : E scummetto ca ve piace pure a ciucculata.

CAROLINA (vezzosa) : E comme no?!

GENNARO : Nu zio d o mio tene na fabbrica e ciucculata.

GISELLA (guarda il pacco e rivolta al vettore) : Giuvin?. Giuvin? M ve lavit a scennere nata vota

GENNARO (imbambolato) : Che cosa?

GISELLA (indicandogli il pacco) : O pacco.

GENNARO : E che fa? Io so cuntento ca so sagliuto Si succede na cosa ca tengo ncapo, parola mia, vinvito a tutte quante o ristorante. Cunosco nu posto add fanno nu fritto e pesce comme Dio cumanna (Sorride alla ragazza - a bassa voce) Ve piace o mare?

CAROLINA (sorride) : Assaje.

GENNARO : Tengo na casarella a Licola ch nu bijou (Solleva il pacco da terra e guardando i vari timbri postali) Sign, ma tenite quacche parente in America?.

Michele rientra dal balcone.

GISELLA (guardando il marito) : No, namico e mio marito Ce f sempe quacche attenzione(Nervosa) E chesta vota ha nduvinato pure o mumento.

Gennaro esce di scena

MICHELE : Chi Pietruccio?

GISELLA (sorride) : S, tha mannato quacche ata pezza.

CAROLINA : Io ve saluto, si no ve faccio f tarde (La bacia) Ancora auguri!

GISELLA (le sorride) : Pure a te

CAROLINA (commossa, bacia Michele) : Allora ce vedimmo (esce di scena).

GISELLA (accompagna Carolina sul pianerottolo - voce fuori campo) : Gu, Angel, che ce faje cc!? Trase!

ANGELINA (preceduta da Gisella, entra in scena con giaccone, borsa a tracolla e un sacchetto di plastica in mano - saluta Michele da lontano) : Ciao, Mich!

MICHELE (con indifferenza) : Ciao.

ANGELINA (rivolta a Gisella) : Aggio fatto na corza!.

MICHELE (aria indifferente) : E pecch?

ANGELINA (porgendo il sacchetto a Gisella) : Te vulevo d stu sacchetto Ce stanno dduje panine cu e puparuole fritte Servono a ve suppunt nu poco o stommaco.

GISELLA (contenta, prende il sacchetto) : Grazie!

MICHELE (sguardo benevolo) : Overamente nu bello penziero!

GISELLA (sorride, porgendole la sedia) : Angel, i te pozzo offr sulo sta seggia.

ANGELINA (si siede e rivolta a Gisella) : Ce aggio miso pure na lattina e birra e quacche bicchiere e carta.

GISELLA (sorride e rivolta a Michele) : Vide a quanti ccose ghiuta a penz (le si siede accanto).

GENNARO (entra in scena, seguito da Totore) : Tot, scinnete sturdemo cartone Finalmente avimmo fernuto! M ce v propio nu bellu caf Aggio visto ca ce sta nu bar allangolo d a via

TOTORE (caricandosi il cartone sulla spalla) : E comme pesa! On Genn, allora p o ccaf aspettammo a vvuje?

GENNARO (seguendolo sul ballatoio) : S, m vengo.

ANGELINA (guardando Michele con aria allusiva) : Povera gente, comme s a faticano a giurnata!

Michele si ferma vicino al balcone e guarda fuori.

GENNARO (rientra in scena e scorgendo il borsone in un angolo) : Ah, ma ce sta ancora stu burzone (fa per prenderlo).

GISELLA : No, no, lassate st! Chisto ce o purtammo nuje cu a machina

GENNARO : Come volete.

GISELLA (alzandosi) : Per ce stanno stu sgabello e a

GENNARO (interrompendola) : State comode Ce vedimmo fra poco (esce di scena).

Angelina fa segno a Gisella di mandare via Michele.

GISELLA (tono confidenziale a Angelina) : Int o burzone ce stanno llurdime cusarelle o pigiama e Michele, a camisa e notte mia, dduje asciugamane e pure a cullana e e ricchine ca me facette mamm (Rivolta a Michele) Mich, pecch nun vaje abbascio a ved a che stanno?

MICHELE : E chille oramaje hanno fernuto.

Angelina fa nuovamente segno a Gisella di mandarlo via.

GISELLA : E va ca, si ce staje tu, chille se spicciano primma

MICHELE : Ah, aggio capito Che pacienza! (si avvia fuori scena).

GISELLA : Ah, Mich, visto ca te truove, scinnete stu sacchetto (gli porge il sacchetto con i peperoni) Asp, ce st pure chillu sacchetto cu a frutta (Glielo indica) Miettele gi dint a machina

MICHELE (prende anche laltro sacchetto) : S, va bene (esce di scena).

GISELLA (rivolta a Angelina) : E allora?

ANGELINA : Gis, tengo na bella nutizia

GISELLA: Overo?!

ANGELINA : Io forse inzomma penzo ca so incinta

GISELLA : Uh, che bellezza!

ANGELINA (contenta): Ce pienze, nu criaturo doppo tantanne!

GISELLA : Lassa f a Dio!

ANGELINA : Per, primma d o ddicere a Alfredo ne voglio essere sicura meglio aspett si no chillo ce mette o penziero e, si nun , se dispiace.

GISELLA : Eh gi.

ANGELINA : Comm a chella vota caggio aburtito Povero Alfredo, steva tutto ammuinato! Vuleva accatt subbeto a cunnulella (Tono mesto) E po

GISELLA (sorride): Te faccio ved ca sta vota sicuro.

ANGELINA : Sperammo! A mamm nun lle dico niente, si no chella va facenno a trumbetta a vicara O ssaje comm fatta

GISELLA : E comme no! Per nun o f pe male

ANGELINA : Ma io m me so mparata e lle conto sulo chello ca lle pozzo cunt Tanto o ssaccio, ca nu cicero mmocca chella nun s o sape ten

GISELLA : E ffaje bbuono meglio caspiette primma o risultato e llanalisi.

MICHELE (entrando in scena) : Chi sha da f llanalisi?

GISELLA (prontamente) : Angelina

MICHELE : E pecch?

GISELLA : Pecchpecch tene nu poco danema.

MICHELE : E che d staria e mistero?

ANGELINA (sorride) : Qua mistero?

GISELLA : Ma comme maje gi si sagliuto?

MICHELE : E chille hanno fernuto e caric.

GISELLA : A benzina dint a machina llh misa?

MICHELE : Sissignora Aggio fatto o pieno a primma matina

GISELLA (preoccupata) : Sperammo ca chillo carruociolo nun ce lassa p a via!

ANGELINA (alzandosi) : Gis, allora io me ne vaco Tengo a f ancora a spesa.

GISELLA : S, ma nun correre (si baciano).

ANGELINA : Allora ce vedimmo a casa nova, nun appena te sarraje sistemata Auguri! (Uscendo di scena, saluta Michele da lontano) Ah, Mich, ciao!

MICHELE : Ciao.

GISELLA (accompagnandola alla porta) : Allora, Angel, taspetto Ciao.

MICHELE (risentito, incrociando lo sguardo di Gisella) : Tua cugina, cu me sempe gentile, pure quanno me saluta.

GISELLA (minimizzando) : E chella jeva e pressa.

GENNARO (entra in scena, seguito da Mim) : Mim ti, puortete sta seggia o sgabello m o scenghio.

MIM (portando via la sedia) : Io massettasse e nun me susesse cchi (esce di scena).

GENNARO (rivolto a Gisella e a Michele) Nuje simmo pronte Putite scennere (chiude cortesemente un battente della porta di ingresso, fermandolo sopra e sotto, prende lo sgabello e esce di scena).

MICHELE (prende la borsa che appesa alla maniglia del balcone e porgendola a Gisella) : Jammo, Gis!

GISELLA (prende la borsa) : E ghiammo! (Con aria malinconica d un ultimo sguardo alla stanza e si avvia verso la porta dingresso, mentre Michele chiude il balcone) Nun te scurd o burzone!

MICHELE: Gi(prende il borsone e la segue).

GISELLA(con voce rotta, uscendo di scena) :Tirete bbuono a porta!

Michele esce di scena, tirandosi la porta, mentre cala il sipario

FINE ATTO PRIMO

Atterraggio di fortuna

ATTO SECONDO

Sette mesi dopo: un pomeriggio di febbraio nella nuova casa dei Cofecchia. Le pareti, attintate di recente, e le porte nuove contrastano con il misero arredamento. Quasi al centro della parete frontale c la comune da cui si intravede parte del corridoio, dove a sinistra (guardando il palcoscenico) c la porta di ingresso (non visibile) e si sviluppa il resto della casa e a destra si vedono il portaombrelli e il citofono. Sulla parete frontale, a sinistra della comune: una vecchia credenza alta con due cassetti nella parte centrale e dei ripiani nella parte superiore che contengono stoviglie, nonch una piccola bugia con candela usata e un accendino. Sulla parete frontale, a destra della comune: un mobiletto basso da cucina con antine su cui poggiata una coppa di ceramica colorata. Sulla parete sinistra (sempre guardando il palcoscenico): una porta praticabile che d nel ripostiglio e una sedia. Sulla parete destra (partendo dal proscenio): un mobiletto basso con sopra una vecchia radio e un piccolo posacenere, una finestra praticabile con portierini ai vetri e, quasi nellangolo, unaltra sedia. Quasi al centro della scena: un tavolo da cucina, coperto da incerata a fiori, con tre sedie intorno. Qualche stampa alle pareti completa il misero arredamento.

I personaggi sono in abbigliamento invernale.

La finestra chiusa. Sul tavolo c un cestino con alcune mollette per panni. In prossimit del ripostiglio: unaltra sedia con sopra dei panni da stirare e un asse da stiro aperto con sopra una camicia gi spiegata (la spina del ferro inserita nella presa di corrente).

Michele, seduto al tavolo, in prossimit dellasse da stiro, assorto nella lettura di un giornale sportivo. Indosso ha una camicia di flanella a quadroni, molto vistosa, aperta un po sul collo, che lascia intravedere la maglia intima.

GISELLA (prova il calore del ferro con lindice inumidito di saliva e inizia a stirare la camicia) : Io fatico e isso legge (Poggia il ferro nellapposita griglia e rivolta a Michele) So sette mise ca stammo e casa cc e te pare bello c a gente d o quartiere nun sape ancora comme ce chiammammo!

MICHELE (solleva lo sguardo) : E m vuo dicere ca pure chesto colpa mia!?

GISELLA : E se capisce!... Tu vicino o campaniello d a porta nosta e pure abbascio, vicino o citofono, h miso na targhetta accuss piccerella ca p a leggere ce vonno e llente pure a chi tene a vista bbona (riprende a stirare).

MICHELE (infastidito, scuote il giornale che ha in mano) : Io aggio miso a targhetta comm a teneno tutte llate. (Si alza - mimica) M pe taccuntent mettevo e lato d o purtone nu bellu manifesto Si avvisa ca o terzo piano di questo palazzo, nella casa dove stava la famiglia Cavallo, si trasferita la famiglia Cofecchia (Sedendosi di nuovo) Gis, nun me f ridere!

GISELLA (passando il ferro sulla camicia) : Uff, se ne sta venenno nu buttone!

VOCE FEMMINILE (proveniente dal cortile del palazzo) : Signora add steva e casa a signora Cavallo?

GISELLA (nervosa) : Ma tu siente?!

MICHELE : E comme nun sento!? Affacciate e vide che v.

GISELLA (poggia il ferro sullapposita griglia dellasse-stiro e si affaccia alla finestra) : Se dite a me, io faccio Cofecchia!

VOCE FEMMINILE (proveniente da gi) : E che me ne mporta a me d e ccufecchie voste! A me me mporta sulamente cavite stiso e panne troppo nfuse e o bucato mio sera quase asciuttato.

GISELLA (tono forzatamente gentile) : E me dispiace... Aggiate pacienza!... A prossima vota me stongo cchi accorta.... (si ritrae).

ALTRA VOCE FEMMINILE (fuori campo) : Ges, vedite comme colano chilli panne! Cu a signora Cavallo nun era maje capitato...

GISELLA (chiude la finestra e rivolta al marito - tono adirato) : Gu, io cu a gente d o palazzo nun ce voglio av a che f! Cc ce v a lavatrice nova Chella ca tenimmo nun serve.

MICHELE (serafico) : E fra nu mese, quanno Donna Giustina piglia a penzione, tu daje nanticipo e te laccatte...

GISELLA (nervosa gli si siede accanto) : E gi, chesta stata nata bella penzata d a toia e ce pigli a na vecchia rimbambita dint a casa! Comme si e ffatiche mie nun abbastasseno

MICHELE (tono pacato) : Gis, Donna Giustina a zia e Pietruccio, o meglio amico mio Tu pure te cummuviste quann isso ce scrivette dall America pe ce raccumann a vicchiarella! E po h visto tu stessa comme a tenevano int a llospizio.... Sarritiravano chellu ppoco e penzione e chis pure si a deveno a mangi

GISELLA: Mich, chella a penzione sociale nun abbasta nemmanco pe d a mangi a nu gatto! (Si alza e ritorna a stirare).

MICHELE (per rasserenarla) : Per, tu o ssaje ca fra poco ha da ven a visita e cuntrollo p accert linvalidit e Donna Giustina.... Cu e sorde, ca lle darranno pe laccompagnamento, te putarraje accatt a lavatrice nova, nu frigorifero cchi gruosso, na vesta e cchi....

Squilla il citofono

GISELLA : E chi sarr a chestora? (Poggia il ferro sullapposita griglia e andando verso la comune) Forse o pustino

MICHELE (soddisfatto) : H visto? Si uno ce v, ce sape truv A targhetta caggio miso se legge..

GISELLA (risponde al citofono che dietro larco della comune, rimanendo visibile al pubblico) : Pronto? Che piacere! S, o terzo piano (Abbassa la cornetta del citofono - agitata) a signora Patrizia cu a figlia (Frettolosamente, va verso il ferro da stiro) Famme stut o fierro (gira la rotellina sotto il manico del ferro e guardando indispettita Michele) Leva stu giurnale a miezo!

MICHELE : Gis, nu giurnale, nun munnezza! (malvolentieri, lo piega e, sollevandosi un po dalla sedia, ve lo poggia e vi si siede sopra).

GISELLA (prende il cestino con le mollette dal tavolo e portandolo nel ripostiglio) Accosta e sseggie vicino a tavola!

Michele, senza alzarsi, accosta al tavolo soltanto la sedia che gli sta accanto, mentre Gisella porta nel ripostiglio anche la camicia e gli altri panni da stirare.

GISELLA (richiude la porta del ripostiglio e, ravviandosi i capelli con le mani, guarda il marito) : E appuntete sta cammisa!

Michele si abbottona la camicia quasi fino al collo.

Bussata di porta (campanello)

GISELLA : Eccomi! (Voce fuori campo) Che piacere! Finalmente! (Entra in scena, seguita da Patrizia e da Carolina) Accomodatevi!

PATRIZIA (sorridente, entra in scena) : Innanzitutto, auguri! (Stringe la mano a Michele) Auguri, auguri, auguri

MICHELE : Grazie! (Indicandole la sedia) Ma prego!

PATRIZIA (sedendosi, si sbottona un po il cappotto) : Ah, finalmente, massetto nu poco! (Viso dolorante) Sti piede nun m e ssento cchi (non vista, si sfila le scarpe sotto il tavolo - espressione beata).

CAROLINA (sorride porgendo una piantina fiorita a Gisella) : naugurio p a casa nova.

GISELLA : Grazie assaje! Comm bellella(Poggiandola sul mobiletto basso, accanto alla radio) M a mettimmo cc

Carolina si avvicina al tavolo e stringe la mano a Michele

MICHELE (guardandola) : Carol, te si fatta ancora cchi bella

CAROLINA (sorride) : Grazie, so lluocchie vuoste ca me vedono accuss (accosta la sedia a quella della madre, in posizione quasi frontale e si siede).

GISELLA : Che surpresa sta visita!..

PATRIZIA : Veramente chesta nun na visita, pecch nun ce putimmo tratten ma ce simmo truvate a ven a chesti pparte e avimmo penzato e ve f na surpresa

GISELLA : Ma almeno nu caf v o pozzo f?

CAROLINA (aprendosi un po il giubbino) : No, grazie ce lavimmo pigliato primma e sagl

MICHELE (scherzando) : E ce avite fatto staffronto?!

Gisella prende la sedia che accanto alla finestra, lavvicina al tavolo e si siede alla sinistra di Carolina, quasi di fronte al marito.

PATRIZIA : Chillo Gennaro ha insistito tanto pe ce purt o bar Comm bravo chillu giovane! E penz che Carolina lha cunusciuto grazie a vvuje! (Vedendo la faccia interrogativa di Michele) chillo ca ve facette o trasloco (Compiaciuta) Priopio o titolare d a ditta

MICHELE : Ah, me fa piacere! Allora, Carol, fra poco vedimmo e cunfiette?

CAROLINA : Pare propio che s

PATRIZIA : Nuje ce simmo truvate a chesti pparte, pecch nu zio e Gennaro tene nu negozio e mobile cc vicino E che mobili!

CAROLINA : Gennaro ha ditto ca nun v perdere tiempo Se v spus a maggio, o giorno e Santa Rita.

PATRIZIA : Io ce laggio ditto chiaro e tunno Genn, tu vaje e pressa, ma io nun campo e rendite Chille e mobile costano!E isso, abbraccianneme Mamm, vuje penzate a salute ca o riesto ce penz io! (Contenta) Nu tesoro, nu tesoro e genero m capitato! (Commossa, guarda Carolina) Sicuramente, figlia mia, te farr felice.

GISELLA : Ma m saglie purisso?

PATRIZIA : No, anze vha lasciato e salute Ha ditto ca po vene nzieme a Carolina.

CAROLINA : S, accuss ce trattenimmo primma nu poco cc e po ce ne scennimmo nzieme Gennaro ha ditto ca ce v purt a nu ristorante ca cunosce isso

MICHELE (sorpreso) : E grazie.

PATRIZIA (tono confidenziale) : Chillo vha da addimann nu piacere

GISELLA (guarda Carolina) : Overo?! (Sorride) E che se tratta?.

CAROLINA : nu piacere ca propio nun ce putite neg Pure pecch si nun era pe vvuje (sorride) Ma meglio ca v o ddice isso stesso.

MICHELE : E allora quanno venite ne parlammo.

GISELLA : Eh gi.

CAROLINA : Per, ve telefonammo primma O telefono lavite avuto? (prende il cellulare dalla borsa).

GISELLA : S, a pochi giorne O nummero (Pensosa) Zero ottantuno, cinquantasette quarantaquatto ventinove.

CAROLINA (memorizza il numero sul cellulare, mentre Gisella parla) : Ecco fatto (Legge) zero ottantuno, cinquantasette, quarantaquattro, ventinove.

MICHELE (guarda incantato quel piccolo aggeggio) : Te si fatto stu telefonino!

CAROLINA (compiaciuta) : Me lha regalato Gennaro (Lo rimette in borsa e si alza) Mamm, ce navimm a j Gennaro ce starr aspettanno

PATRIZIA (prende tempo per infilarsi di nascosto le scarpe) : A vita mia addeventata na corza pe e mobile, e llenzole, e piatte, o vestito, a chiesa, o fotografo Che stanchezza! Comme se f a organizz nu matrimonio int a pochi mise! (Si alza, imitata da Gisella e da Michele) A prossima vota che vengo, voglio ved a casa (Bacia Gisella) Int o palazzo ce mancate tanto! (Stringe la mano a Michele).

CAROLINA (abbraccia Gisella) : Ve voglio bbene Allora ce vedimmo (Sorride a Michele, stringendogli la mano) Arrivederci... (Prende la mamma per il braccio) Mamm, e ghiammo

PATRIZIA (uscendo di scena con Carolina) : Arrivederci e ancora auguri

GISELLA (le accompagna - voce fuori campo) : Grazie Tanti saluti a Z Caterina

PATRIZIA (voce fuori campo) : S, non dubitate.

MICHELE (riprende il giornale dalla sedia, si siede e inizia a sfogliarlo) : nata ca se sposa E isso va pure e pressa!

GISELLA (rientra in scena e guardando Michele) : Ges, Ges, chillo legge! Ma tu h capito Carolina che v a nuje!?

MICHELE (senza sollevare gli occhi dal giornale) : Certo che ll aggio capito Ce v comme cumpare e nozze

GISELLA : E tu o ddice accuss!? (rimette la sedia accanto alla finestra).

MICHELE : E comme llaggi a dicere?

GISELLA (preoccupata) : O ssaje ca pe gh a nu matrimonio ce vonno vestite, scarpe e tutt o riesto appriesso E po o regalo e nozze de cumpare nun po essere na fessara Nooo, nun possibile! Me dispiace pe Carolina, ma avimm a truv na scusa

MICHELE : Gis, nun te preoccup Dimane, Dio penza

GISELLA : Eh, seh, seh, Dio penza Sperammo ca nun penza comm a te Mh fatto pigli a chella vecchia dint a casa e io ce stongo arrefunnenno pure a salute

MICHELE : Gis, h a purt nu poco pacienza E sorde e llaccumpagnamento so sicure Avimm a aspett sulo carriva a visita e cuntrollo

GISELLA : Vulesse propio sap quanno se spiccia a ven stu cuntrollo! (Adirata) I nun ce a faccio cchi!

MICHELE (chiude il giornale) : Hai ragione! Pure Pietruccio sta mortificato e, pe se dissobblig, me manna sempe cchi rroba m nu vestito, m na cammisa, m nu paro e scarpe quase nove

GISELLA (ironica) : E che robba fine! Te larraccumanno! Cammise e cravatte accuss pacchiane ca io, p o scuorno, quanno e ghietto, lannasconno dint o sacco d a munnezza, sott a tutto.

MICHELE (guardandosi la camicia) : Gis, pecch pacchiana chesta?

GISELLA (spazientita) : Mich, me vulisse sfottere! Chella se vede luntano nu miglio ch robba americana A proposito, me so scurdata e t o ddicere (Seccata) Ajere arrivato nu pacchetto a llAmerica... Natu regalo e Pietruccio.

MICHELE (scatta dalla sedia, allarmato) : E add lh miso? Io o stevo aspettanno!

GISELLA (va verso il mobiletto che accanto alla finestra - ironica) :Pecch thanno invitato a na festa e Carnevale?...

MICHELE : Nun pazzi! Add lh miso?

GISELLA (si abbassa, apre unantina del mobiletto e tira fuori un pacchetto postale, chiuso sopra da una striscia di scotch) : Ecco qua!

MICHELE : Fa chiano!(Prende con molta delicatezza il pacchetto dalle mani della moglie e poggiandolo sul tavolo) Cc dinto ce stanno i resti mortali d o pate e Pietruccio (cerca il taglia-unghie nella tasca dei pantaloni, ne tira fuori la limetta e fa scorrere la parte appuntita sulla striscia di scotch beige per aprire il pacco).

GISELLA (tremante, si guarda le mani) : Ma allora tenimmo nu muorto dint a casa?!... (si strofina le mani sulla gonna).

MICHELE : Gis, nu poco e pacienza!... (solleva le alette di cartone e d unocchiata allinterno del pacco) Pietruccio int a lurdema lettera mha chiesto o piacere e purt a casciulella cu chello ca rimane d o patencopp o cimitero Menumale ca, primma e part, me lassaje a chiave d a cappella Nemmanco si s o ssenteva (con commiserazione, abbassa le alette di cartone).

GISELLA : E a casciulella st lloco dinto?

MICHELE : E certamente.

GISELLA : Ges, che mpressione!

MICHELE (sistema con delicatezza il pacchetto sul mobiletto basso che accanto alla comune) : Per, almeno na cannela ce v (Prende dalla credenza un accendino e una bugia nella quale gi inserita una candela usata) Dimane, a primma matina, porto a casciulella ncopp o cimitero, facendo la volont del defunto (Accende la candela e poggia la bugia accanto al pacco - conserva laccendino in tasca).

GISELLA (prende la piantina fiorita dal mobiletto e porgendogliela con mano tremante) : Ti, Mich, miettece pure sta pianticella cu e fiore.

Michele poggia la piantina sul cartone.

GISELLA : No, accuss nun me piace Sistemala meglio

MICHELE (sistema la piantina nella coppetta di ceramica che sul mobile) : Te piace m? Si nun te piace, chiammammo o fiuraio

GISELLA : Che ce azzecca! pe rispetto.... (Accennando un inchino, si fa il segno della croce) Per fa brutto na cannela sulamente Doppo ne cerco nata (Tono confidenziale) Mich, ma stanotte avimm a f a veglia?

MICHELE : Gis, che dice! Chillo muorto duje mise fa! A veglia gi ce lhanno fatta....

GISELLA (incredula) : E int a dduje mise s fatto accuss piccerillo?

MICHELE : Ma noo! Ll, in America, doppo ca muorto, lhanno cremato..... (Vedendo lespressione interrogativa di Gisella) comme si lavessero bruciato...

GISELLA : Mamma mia, che crudelt!

MICHELE : E gi, pecch sotto terra meglio Gis, quann uno muorto che importanza p ten?

GISELLA : Ma stanotte o lassammo sulo sulo?...

MICHELE (ironico) : Noo m invitammo tutt a gente d o palazzo.

Bussata di porta (campanello)

GISELLA (sobbalza) : Uh, chesta sarr Angelina! Mero propio scurdata!

MICHELE (seccato) : E chella, tua cugina riesce sempe a truv o mumento pe ce ven a truv.

Bussata di porta pi insistente (campanello)

GISELLA (rivolta al marito) : Stuta chella cannela!... Angelina incinta; se p spavent... (Andando ad aprire ) E mmuovete! Fa ampressa!

Michele, controvoglia, spegne la candela.

GISELLA : Vengo, vengo! (Voce fuori campo) Gu, Angel, te stevo aspettanno....

ANGELINA (col pancione di otto mesi, entra in scena, seguita da Gisella; annusa l'aria, d la mano a Michele) : E menumale ca me stive aspettanno, si no for a porta ce passavo pure a nuttata! (si siede di lato al tavolo, senza togliersi il giaccone).

GISELLA (per giustificarsi) : E io stevo vicino a Donna Giustina, llaggio appena cagnato o pannulone (si siede, frontalmente al pubblico, alla destra di Angelina).

ANGELINA (rivolta a entrambi) : A pruposito, comme sta ogge?

MICHELE (si siede dallaltro lato del tavolo, alla destra di Gisella) : Sempe o stesso Ogni tanto lle vene quacche fissazione, spisso scagna a notte p o giorno; per, pe furtuna, riesce ancora a f a meno d a seggia a rutelle, pure si traballa tutta quanta.... Ah, sta arrivanno Forse ha ntiso a porta.

GISELLA : Chella ce sente sulo quanno v essa.

DONNA GIUSTINA (entra in scena con passo incerto, muovendo per un tic le labbra come se assaporasse qualcosa - si avvicina a Michele) : Fra poco mezanotte Avimm a spar e botte! Guagli, add h miso e tricchi tracche?

MICHELE (con tono pacato) : Donna Giust, ma m stammo a Carnevale Lurdemo e llanno passato!

GISELLA (a bassa voce, rivolta a Angelina): O vv, nun arragiona propio!

DONNA GIUSTINA (si avvicina a Gisella con andatura traballante): H visto? Mha annascosto e botte cavevo accattato e m stasera nun putimmo appicci nemmanco na stelletella

GISELLA (sguardo d'intesa al marito) : Si pe' chesto, nun ve preoccupate, stasera appicciammo ddoje cannele....

DONNA GIUSTINA (si rivolge a Angelina, quasi cercando comprensione) : Cc so tutte pazze! (Le guarda il pancione) A te per o capitone t ha fatto pesantezza... Guarda che panza ca h fatto!

GISELLA (sorride ad Angelina) : T o ffaccio nu poco e caf?

ANGELINA : No, pe carit! Si m me bevo o ccaf, stanotte nun dormo.

DONNA GIUSTINA (barcolla e si appoggia al mobile per non cadere) : Madonna!

MICHELE (si alza di scatto e le va in aiuto) : Donna Giust, stateve accorta! Pe poco nun site caduta (Sorreggendola, laccompagna alla sedia che sta accanto alla finestra e laiuta a sedersi) Jammo, assettateve e facitece st cuiete! (laiuta a sedersi e le sistema meglio il piccolo scialle di lana sulle spalle).

GISELLA (rivolta a Angelina) : E chesto faVa cadenno Ce aggio miso pure a televisione int a stanza p a f sta assettata ncopp a pultrona Ma niente Va giranno tuorno tuorno

Michele torna al tavolo. Donna Giustina, seduta mentre gli altri conversano, muove le labbra come se assaporasse qualcosa e con aria svanita, si guarda le dita, si tocca la manica del giacchino di lana, si accarezza la gonna, si gratta il naso.

ANGELINA (rivolta a Gisella) : Mamm toja comme sta?

GISELLA : Da na settimana lle fa male o cuollo Sarr lartrosi.

Donna Giustina si appisola con la bocca aperta, inclinandosi leggermente su un lato.

ANGELINA : Me dispiace. Sperammo ca cosa e niente! Si Alfredo maccumpagna, a vaco a truv.

GISELLA : Lle farraje sicuramente piacere Io m nun me pozzo movere... Povera mamm, pure lartrosi!

Donna Giustina si sveglia di colpo, si raddrizza e dopo un po si riappisola.

MICHELE : Va buo, Gis, nun esagerammo! Chella, mamma toja, tene na salute e fierro.

GISELLA : O siente!? Sulo pecch chella puverella supporta e nun sallamenta Angel, tarricuorde quanno mamm soperaie a cistifella? Nemmanco ascette d o spitale ca gi se mettette allerta p a casa.

ANGELINA : E quanno se facette o raschiamento, stette into lietto appena cinche giorne.

GISELLA : Pe nun parl e lloperazione a tiroide....

ANGELINA : E te si scurdata d e ccataratte a lluocchie? (Rivolta a Michele) Io stevo accuss prioccupata pe ziz, ma chella ncapo a nu mese turnaje meglio e primma

MICHELE(ironico, guarda la moglie) : Certo che nha perzo e piezze, mmmeta!

GISELLA (risentita) : meglio ca nun te rispongo.

DONNA GIUSTINA (dormendo, si piegata troppo in avanti e sta per cadere dalla sedia a faccia in gi - spaventata, grida con le braccia penzoloni) : Uh, Madonna!

MICHELE (si alza di scatto) : Donna Giust! (Afferra la vecchia) Vuje si cadite ve struppiate.

GISELLA (alzandosi) : Ce mancasse sulo na caduta!(va a sorreggere Donna Giustina).

ANGELINA (seduta) : Nun sia maie! Chello gi accuss, ce vo na perzona perduta vicino a essa

Michele torna a sedersi.

GISELLA : Jammo, Donna Giust, venite cu me.... (porge un braccio alla vecchia) Ve faccio assett ncopp a pultrona int a stanza vosta.

DONNA GIUSTINA (rifiuta il braccio) : No! No! E no!

GISELLA (tono accattivante) : Jammo, ca vappiccio a televisione....

DONNA GIUSTINA (meno resistente) : E me faje sent pure a cantata de pasture? (si alza).

GISELLA (sorreggendola) : E comme no!? A cantata de pasture e a messa e requim

DONNA GIUSTINA (si accorge del pacco sul mobiletto e vuole fermarsi a guardare) : Asp, voglio ved na cosa....

GISELLA (tirandola) : Jammo, a vedite doppo (Mentre esce di scena con la vecchia) Scusame, Angel

ANGELINA : Nun te preoccup, faje cu commodo (Carezzandosi il pancione) Povera Gisella, io nun ce a facesse a suppurt.... Chella na santa.

MICHELE : Overo Che vita sacrificata che sta facenno

ANGELINA : E pe na perzona ca nun v nemmanco caso cuotto cu lluoglio

MICHELE : Che ce azzecca! sempe nopera bona....

GISELLA (voce fuori campo) : Donna Giust, chiammateme quanno ve vulite aiz (Torna in scena) Sperammo ca ce fa st nu poco quiete! (si siede).

ANGELINA : Proprio chesto stevo dicenno a Michele ca tu te sbatte d a matina a sera pe na vecchia ca nun tappartene nemmanco

MICHELE (guarda in cagnesco Angelina) : Ecco qua (A parte) M chella sgrana tutta a curona...

GISELLA (rivolta a Angelina) : Nun me ce f penz! Pe na vecchia ca nun m niente stongo trascuranno a mamm.... (Nervosa) E che vuo f?! Chisto stato natu regalo che mha fatto o maretiello mio

ANGELINA (per cambiare discorso) : Ma laccertamento pe linvalidit nun venuto ancora?

MICHELE : Niente Stammo ancora aspettanno.... Se vede ca lASL nun tene nisciuna intenzione e sburz srde

ANGELINA : Che peccato! Che peccato ca nun ce sta cchi!

MICHELE : Chi?.

ANGELINA : Chillo bravo ommo e llonorevole Facette av a penzione dinvalidit a mamm int a quatto e quatt otto E pure chella steva bbona (Tono confidenziale) Pap o cunusceva pecch lle faceva e sserenghe (Ride) Spisso o truvava annanze o specchio che sarripassava a parte d o cumizio A Nannina, cu a scusa chera invalida, lle truvaje nu bellu posto A Carmeniello po lle facette av o risarcimento sulo pe na caduta int o pulmanno!... Che peccato ch muorto!

MICHELE (ironico) : Si no, pure Fido, o cane tuio, m tenesse a penzione.

ANGELINA : Mich, mero scurdata tu tiene sempe a battuta pronta.

MICHELE : E che vuo f? Nuje gli onorevoli nun lavimmo cunusciute forse pecch pap mio nun sapeva f e sserenghe

GISELLA : Angel, nun o d retta! Chiuttosto, dimme Alfredo comme sta?

ANGELINA (si sistema meglio sulla sedia) : Eh, che taggi a d?!... sempe cchi geluso.... M s fissato finanche cu o purtiere Dice ca me guarda troppo e ca tene sempe na scusa pe se ferm a parl cu me....

MICHELE (perplesso, guarda Angelina): Ma pecch o purtiere che f?

ANGELINA : Niente Chillu povero ommo gentile sulamente... Cierti vvote me saglie pure a spesa Sarr pecch tengo sta panza

MICHELE : Ma s, certamente sarr pe chesto P a panza....

GISELLA (lancia un'occhiataccia al marito e rivolta a Angelina) : Chillo tuo marito stato sempe geluso.

ANGELINA : S, ma i stongo preoccupata pecch Alfredo a chillu puveriello ce ne votte e maledizione! E pure va a fern ca nu juorno e chiste o f pass nu guajo... (guarda Michele come a volergli presagire qualche disgrazia).

MICHELE : Eh, seh!... Si overamente e maledizione cugliesseno, a mmit d a pupulazione nun ce stesse cchi.

ANGELINA : O ssaccio, ma Alfredo mio tene na putenza! (Rivolta a Gisella - tono confidenziale) Tu o ssaie, mamm pe me ce ha tenuto sempe assaje pe chesto, quanno me spusaie me veneva a truv spisso Alfredo, per, ogni vota rusecava e a mamm, quando se ne jeva, lle capitava puntualmente na disgrazia m nu scippo, m na caduta, m na storta, tanto ca essa stessa decidette ca era meglio si a jevo a truv io.

MICHELE (senza farsi scorgere da Angelina, tira fuori dalla tasca del pantalone il corno rosso e tenendolo stretto sotto il tavolo) : Ma sarr impressione!

ANGELINA : E tu m a chiamme impressione!... M ve conto statu fatto ca succieso a Don Ciccio, o salumiere che st int a zona mia.... Chillo teneva na chiacchiera ca, pure pe vennere ciento gramme e muzzarella, ce metteva mezora.... Nun ve dico e nierve dAlfredo! E va vide comm ghiuto e comm venuto, na cosa certa, ca pe colpa e noperazione nganno, chillo puveriello addeventato quase muto.

MICHELE (toccandosi la gola e schiarendosi la voce) : E tuo marito che commento ha fatto?

Donna Giustina appare sotto la comune. Silenziosamente, entra in scena, e, non vista, va a guardare da vicino il pacco che aveva notato sul mobiletto. Senza far rumore, mentre gli altri continuano a conversare, solleva le alette del cartone e, con le spalle al pubblico, inizia a rovistare allinterno.

GISELLA : Mich, ma che dumande vai facenno!?... Se sarr certamente dispiaciuto

ANGELINA : Noo! Anzi o principio stato assaje cuntento, ma po s arraggiato cchi assaje quanno ha visto ca Don Ciccio vuleva parl o stesso..... Fatto st ca m, pure si va a accatt nu poco e pane, nun se spiccia primma e nora E quanno torna a casa e veco che st comm a nu pazzo, i gi maccummencio a prioccup penzanno a chello ca p capit ancora a Don Ciccio (si fa il segno della croce).

MICHELE : Ma pecch tuo marito nun cagna salumiere?!

ANGELINA : Ce o ddico i pure, ma Alfredo se scoccia e pigli a machina pe gh luntano... Dice ca a benzina costa e ca isso nun tene o banco o sciulio

Donna Giustina prende dal pacchetto qualcosa che nasconde nella tasca del giacchino; poi, senza far rumore, infila di nuovo la mano nel cartone.

GISELLA (preoccupata) : Ma pecch Alfredo tene quacche problema?!

ANGELINA : Noo!... Nun che scialammo, per nun ce putimmo allament (Tono confidenziale) Chillo sempe stato nu poco avaro.(Sorride) O brillante ca me facette p o fidanzamento talmente piccerillo ca a stiento se vede Eppure isso nun m o fa mettere maje pe paura de mariuole.

Donna Giustina, spalle rivolte al pubblico, abbassa il viso sul palmo della mano per portare qualcosa alla bocca e, masticando con gusto, si gira con il pacchetto fra le mani.

MICHELE : Eh seh, chille e mariuole saccuntentassero d a pretella toia! (Strofina il corno fra le mani) Comunque a me tuo marito m stato sempe simpatico e penzo ca pure io a isso

Donna Giustina ingoia qualcosa e, sentendosi soffocare, tossisce forte.

GISELLA (allarmata, vedendola con il pacco in mano): Donna Giust, che state facenno?!

Donna Giustina, tossendo, stringe a s il pacco.

MICHELE (alzandosi di scatto) : Ma vedite a sta vecchia pazza! Ja, dateme stu pacco (cerca di toglierle il pacco).

DONNA GIUSTINA : No, no e no... Ncopp a stu pacco ce stanno nu sacco e francubolle e sul io tengo o nepote in America... Perci sta scatola a mia!

ANGELINA : E va buono, nun ha fatto niente e male... Certamente, primma o doppo, chella scatola lavisseve aperta Che ce vuliveve mettere e cannele annanze!?

GISELLA : Donna Giust, si nun a fernite e mangi, e ccannele nnanze ve e mettimmo a vvuje

DONNA GIUSTINA (risentita) : Sci! Sci!

MICHELE (si avvicina alla vecchia per farsi consegnare il pacco - tono accattivante) : Donna Giust, me facite ved pure a me che ce sta cc dinto?

DONNA GIUSTINA (coprendo con una mano la scatola) : No, no e no !

Bussata di porta (campanello)

GISELLA (rivolta a Angelina mentre va ad aprire) : Forse sarr Alfredo ca t venuto a pigli....

DOTTORE (voce fuori campo) : casa Cofecchia?

Angelina, che si era alzata per andare incontro al marito, si ferma e guarda Michele con aria interrogativa.

GISELLA (voce fuori campo) : S Ma voi chi siete?

DOTTORESSA (voce fuori campo) : Siamo della ASL

GISELLA : Prego!Prego!

Dottore e Dottoressa, entrambi con impermeabili chiari, entrano in scena, preceduti da Gisella.

DOTTORE (con cartellina sotto il braccio) : Siamo della Commissione medica della ASL.

MICHELE (mantenendo ferma Donna Giustina) : Ma prego, accomodatevi!

Gisella, premurosa, porge ai dottori le sedie dove prima stavano sedute lei e Angelina.

DOTTORESSA (sedendosi - aria stanca) : Finalmente!... Qua nella zona, come Cofecchia, non vi conosce nessuno! Figuratevi, poi, quando chiedevamo di (Rivolta al collega) Come si chiama la paziente?

DOTTORE (apre la cartella e legge su un foglio) : Giustina Capallerta.

DOTTORESSA (a voce pi alta) : Gi, Giustina Capallerta.

DONNA GIUSTINA (prontamente) : Songh io, per servirvi!

MICHELE : Allora siete venuti per la visita di controllo?

DOTTORESSA : Proprio cos.

MICHELE (prende la vecchietta sotto braccio): Donna Giust, sti dottori so venute pe vvuje! (con tatto le toglie il pacco dalle mani e lo rimette sul mobile).

DONNA GIUSTINA (d uno strattone a Michele) : A me?... I stongo bbona Fatte visit tu e mugliereta! (segue con lo sguardo il pacco).

DOTTORE (la studia con aria impenetrabile) : Bene, bene, bene.... Allora questa sarebbe lammalata.... linvalida, insomma.

GISELLA : S!... (Tono confidenziale) Sapete, la zia di unamico di mio marito Steva int a n ospizio P a cur meglio ce lavimmo pigliata dint a casa cu nnuje... (fa segno a Angelina di sedersi e va a prendere dal cassetto della credenza una grande busta gialla a sacchetto).

Angelina si siede sulla sedia che prima occupava Michele.

DOTTORESSA (rivolta ai presenti) : Suppongo che la qui presente, Giustina Capallerta, benefici di qualche pensione?

DONNA GIUSTINA (prontamente) : S, s, tengo a penzione d e viecchie...

GISELLA (imbarazzata per la inspiegabile lucidit della vecchia) : Vo' dicere a penzione sociale..... (Porge la busta al dottore) Qua ci stanno tutti gli accertamenti Ce sta pure na copia d a domanda dinvalidit.....

DOTTORE (d unocchiata alle carte e ne sottopone una allattenzione della collega): La domanda abbastanza risalente Guarda la data.

DOTTORESSA (legge al punto indicato) : Gi.

Donna Giustina va verso il mobiletto dov il pacco.

MICHELE (rivolto ai medici) : Sapete, nun ce sta propio cu a capa

GISELLA : Quanno parla scumbina, nun sarricorda niente, scagna a notte p o giorno....

MICHELE : E soffre pure dincontinenza.... Inzomma, ce v na perzona perduta vicino a essa.

ANGELINA : Proprio cos.

DOTTORESSA (rivolta ad Angelina) : A proposito, voi chi siete?

ANGELINA (indicando Gisella) : Sono una parente della signora Cofecchia...

DOTTORESSA : Ah, capisco!

DONNA GIUSTINA (avvicinandosi alla dottoressa con il pacco in mano) : O vulite nu ciucculatino?... Sapite, mio nipote mha mannato sta scatola a llAmerica!

MICHELE (ha un sussulto) : Donna Giust, nun o mumento!

DOTTORE (rivolto a Michele) : La signora ha veramente un nipote in America?

MICHELE (sconsolato, annuisce) : S.

DOTTORE : E veramente quel pacco viene dall'America?

MICHELE (con voce fievole) : S

DOTTORE :Bene, bene, bene (prende appunti su un foglio).

DONNA GIUSTINA (con il pacco in mano) : Da Neva York! (Sorride alla dottoressa) M ve faccio assaggi nu ciucculatino! (Ripone la scatola sul mobile).

DOTTORESSA (rivolta a Gisella) : Il nipote della signora vive proprio a New York?

GISELLA (timidamente) : S

DOTTORE (rivolto alla collega) : Direi che sarebbe il caso di rivolgere qualche domanda direttamente alla signora (legge il nome sulle carte) Giustina Capallerta per appurare il suo stato

DOTTORESSA : Sono daccordo.

DONNA GIUSTINA (si avvicina al tavolo, infila una mano nella tasca del giacchino e poggia un grosso cioccolatino sul tavolo) : bbuono assaje! Per stateve accorta a dinto ce sta na nucella.

DOTTORESSA (con un sorriso) : Grazie! Lo guster dopo.

DONNA GIUSTINA (allontanandosi) : Dopo

MICHELE : Donna Giust, aspettate (Con tatto, la riporta verso i due medici) Sti dottori ve vonno f quacche domanda.

DOTTORE (rivolto a Donna Giustina) : Bene... bene... bene.... Donna Giustina, ditemi, avete capogiri durante la giornata?.... (Vedendola perplessa, traduce) Vavota a capa?...

Donna Giustina, per il tic, gira il capo da un lato e dallaltro come a dire no.

DOTTORE : Avete vuoti di memoria? (Traduce) Ve scurdate e ccose?

Donna Giustina, per il tic, gira il capo da un lato e dallaltro come a dire no.

DOTTORE : Avvertite una certa fiacchezza?... (Traduce, alzando la voce) Ve sentite stanca?...

DONNA GIUSTINA : Chi po?

DOTTORE : Vuje.

DONNA GIUSTINA : I stiro e panne e cucino finanche! (Si dirige verso il mobiletto).

GISELLA (fra i denti) : Seh! seh!

MICHELE (la ferma e la riconduce verso i medici) : Donna Giust, aspettate E duttore ve vonno f nata domanda

DOTTORESSA (sorride) : Donna Giustina, sapete dirmi che giorno oggi?

Michele e Gisella si guardano soddisfatti, prevedendo la risposta che confermer linfermit di mente della vecchia.

DONNA GIUSTINA (pensosa) : O giorno propio nun o saccio... per stammo a febbraio pecch Carnevale.

DOTTORESSA : Brava!

DONNA GIUSTINA (contenta) : Brava

Michele, Gisella e Angelina si guardano increduli.

DOTTORE (Legge qualcosa su un documento - tono confidenziale) : Ma voi quanti anni avete? (Per maggiore chiarezza) Donna Giust, quantanne tenite?

DONNA GIUSTINA (civettuola) : Si vo ddico nun ce credite.... Ne tengo uttantasette!

DOTTORE : Ma brava! (Indica alla collega la data riportata sul documento) Lanno di nascita coincide perfettamente (con aria impenetrabile prende altri appunti).

DOTTORESSA : Brava!

DONNA GIUSTINA : Brava (va di nuovo verso il mobiletto).

La dottoressa ripone gli accertamenti nella busta gialla, che lascia sul tavolo.

DOTTORE (richiude la cartellina con gli appunti e rivolto alla collega) : Direi che possiamo andare (si alza).

DOTTORESSA (alzandosi anche lei) : Hai preso nota di tutto?

DOTTORE : S (mette la cartellina sotto il braccio).

GISELLA (meravigliata) : E nun a visitate nemmanco?!

MICHELE (tempestivo, prendendo Donna Giustina per le spalle) : Laccumpagno int a cammera e lietto

DONNA GIUSTINA (opponendo resistenza) : No!No!

DOTTORESSA : A dire il vero, non ne vediamo la necessit! (Sorride a Donna Giustina) Mi raccomando, sempre in forma! (Rivolta ai presenti) Arrivederci.

DONNA GIUSTINA (ripete) : Arrivederci

GISELLA (accompagnandoli alla porta) : E pe linvalidit?

DOTTORE : Per il momento non ci sembra il caso Buonasera (esce di scena dietro la collega).

DONNA GIUSTINA : Buonasera

GISELLA (tono mesto - voce fuori campo) : Buonasera... (Torna in scena e nervosa) E bonasera! (si siede pesantemente sulla sedia).

DONNA GIUSTINA (ripete) : E bonasera

GISELLA: Ges, chiste so nummere!... Angel, ma tu h visto chella comme arragiunava?

ANGELINA : Pareva nu miracolo.

MICHELE (scuote la testa) : Si sulo fossero venute cinche minute primma!

DONNA GIUSTINA (traballante, si avvicina a Michele) : Guagli, me vuo dicereadd h miso e botte c avimm a spar? O ssaje o no ca ogge llurdemo e llanno?

MICHELE (furioso, si alza) : M ce a sno io na botta ncapo!

ANGELINA (prende la vecchia sotto braccio) : Jammo, donna Giust! Jammo dint a stanza vosta, accuss ve dicite o rusario

DONNA GIUSTINA : Ma io gi me laggio ditto

ANGELINA (accompagnandola) : E ve ne dicite nato

DONNA GIUSTINA (farfuglia) : Nato (esce di scena con Angelina).

GISELLA : Io me vattesse! (Rivolta a Michele) E che d, m nun parle!? Nun dice niente?

MICHELE (mesto) : E caggi a dicere? Tu hai ragione M capisco a chella gente carape o gas e a f fernuta pe sempe Io pure nun ce a faccio cchi a camp e speranze (nasconde il volto fra le mani).

GISELLA (gli si avvicina di spalle, gli accarezza i capelli) : E ghiammo, nun f accuss P essere ca tutto sacconcia

MICHELE (la guarda) : Gis, ce vulesse sulo nu miracolo, ma e miracule nun capitano a nnuje.

ANGELINA (torna in scena) : Laggio fatta assett nnanze a televisione e ce aggio miso a curona mmano(Si siede, poggia la mano sulla busta) Mich, si tu vuo, sti ccarte ce e ppzzo purt a uno che saccio io P essere ca isso cunosce e miedece ca so venute e tutto se sistema.

GISELLA (contenta) : Overo?!

ANGELINA : Si chillo o pp f, o ff sicuramente Per, Mich, t o ddico subbeto, isso se piglia o cinquanta pe ciento ncoppa llarretrate che spettano a vecchia.

MICHELE (diffidente) : E chi sarebbe stu signore?

ANGELINA : Uno ca cunosco io A te nun te serve e sap ato, pure pecch, quanno sarr o mumento, e srde ce e port io.

GISELLA : Mich, e caspiette a dicere s?! Angelina ce st facenno nu piacere O ccapisce o no?

MICHELE (seccato) : Eh s, s Va bu E ccarte stanno tutte inta sta busta.

Squilla pi volte il cellulare nella borsa di Angelina (volume basso).

ANGELINA (cercandolo) : Add st! Pronto? S, Alfr st scennenno!... No, nun succieso niente Me so trattenuta e cchi (mentendo, ammicca a Gisella) pecch addu Gisella ce steva pure namica mia e scola Se chiamma Maria nun a saie S m scengo! (Chiude il cellulare e lo rimette in borsa) Uff, comm scucciante! (Si alza e prende la busta dal tavolo)Allora, Gis, te faccio sap (Bacia Gisella e d la mano a Michele) Ciao, Mich!

MICHELE : Ciao, Angel E grazie

GISELLA (porgendole il cioccolatino che rimasto sul tavolo) : Angel a dottoressa s scurdato o ciucculatino cc Ti, mangiatillo tu!

ANGELINA : No, io sto a dieta E po nu poco e tiempo ca a ciucculata nun me va propio (si avvia fuori scena) Ciao, Gis Dimane te telefono

GISELLA (laccompagna - voce fuori campo) : Ciao E grazie assaie! (Rientra in scena) Mich, h visto? P essere ca m e ccose cagnano Chella bella mamma d o Carmine, essa ce ha da penz! (gli si siede accanto).

MICHELE : E sperammo! Intanto pav chello ca ce spetta avimm a pav a chi mbroglia! Che schifo e munno!

GISELLA (distrattamente giocherella con il cioccolatino) : Ma tu stu munno nun o pu cagn! (Porgendogli il cioccolatino) O vuo?.

MICHELE (si alza) : No, Gis, tengo a vocca tutta mpastata (Andando verso la radio) Mah! Sentimmece nu giurnale radio, accuss ce cunzulammo cu e guaje e llate(accende la radio e cerca la stazione).

Gisella scartoccia il cioccolatino.

GIORNALE RADIO : Panico a New York fra i passeggeri di un volo diretto a Los Angeles Laereo, poco dopo il decollo, stato costretto a effettuare un atterraggio di fortuna, per un guasto al carrelloGrazie ai soccorsi immediati, il bilancio soltanto di quattro morti e venti feriti Nellincidente ha perso la vita anche un italiano residente da ahnni negli Stati Uniti, il cinquantenne Pietro Capallerta, originario di Napoli E passiamo a unaltra notizia dallestero In Australia un canguro

MICHELE (spegne la radio e, a fatica, raggiunge il tavolo) : Gis, h ntiso?! (Si accascia sulla sedia) Pietruccio...

GISELLA (preoccupata) : Mich! (si alza per andargli vicino e, meccanicamente, mette in bocca il cioccolatino).

MICHELE : Che disgrazia! (nasconde il viso fra le mani per piangere).

Gisella inizia a tossire forte per liberarsi di qualcosa che le ostruisce la gola.

MICHELE (spaventato, si alza) : Gis, che tiene?!

GISELLA (prende il fazzoletto dalla manica del maglioncino, vi tossisce dentro e mostra qualcosa sul fazzoletto - voce roca) : Guarda cc! Guarda che ce steva dint o ciucculatino Nu piezzo e vrite M maffucavo.

MICHELE : Famme ved! (Prende il pezzetto di vetro fra le dita)Ma strano (Pulisce la pietruzza sul fazzoletto di Gisella) Overo strano (La guarda, la osserva controluce) Gis, ma chisto nu brillante! (Prende il piccolo posacenere che accanto alla radio e vi poggia dentro la preziosa pietra) Guarda pure tu.

GISELLA (a bassa voce) : Nu brillante! (Istintivamente) A scatola!

MICHELE (sorride) : Eh gi! (prende il pacco dal mobiletto, lo poggia sul tavolo e ne tira fuori due fettucce elastiche nere annodate e una scatola di latta, con apertura a libro, sul cui coperchio incollato un fiocco viola).

GISELLA(tremante): Asp! E si ce st o muorto?

MICHELE : Gis, chella Donna Giustina sta scatola lha gi aperta (Indica gli elastici tolti) O vv, ha luvato pure e mmolle (Con delicatezza apre la scatola) Guarda quanta ciucculatine ca ce stanno! (Ne scartoccia uno, lo mastica lentamente e toglie dalla lingua una pietruzza - contento) Pure cc ce st na preta!

Gisella gli porge il fazzoletto.

MICHELE (pulisce la piccola pietra e la osserva controluce) : Nu smeraldo! (Pone la pietra nel posacenere) Nu smeraldo, Gis! Guarda cc! (Solleva una manciata di cioccolatini dalla scatola) Sarrano cchi e trenta ciucculatine!

GISELLA (indica il fondo della scatola) : Mich, ll sotto aggio visto cierti fogli verde

MICHELE (guarda sul fondo della scatola incredulo tira fiori alcune banconote) : So dollari! (Abbassa la voce) Dollari, Gis! (si siede).

GISELLA (si accascia sulla sedia) : Madonna mia bella, io nun ce pozzo credere!

MICHELE (felice): Chiste so srde scise d o cielo Cc atterrata a furtuna!

GISELLA : E penz ca, si nun era pe Donna Giustina, tutto stu bene e Dio ferneva ncopp o Campusanto e nisciuno ne sapeva niente Povera vecchia! Chi ce o ddice ca o nepote muorto!?

MICHELE (affranto) : Povero, Pietruccio! Povero amico mio! D a vita che se n visto?.Se n ghiuto luntano Ha faticato sulamente e m tutta sta furtuna lha lassata cc lha lassata a nnuje (butta i dollari nella scatola).

GISELLA (si alza) : E me pare pure giusto, pecch addu nuje ca ce st a zia (Chiude la scatola di latta e la ferma ai lati con i due elastici, lasciando al centro del coperchio il fiocco viola - ponendola nel mobiletto) Chesta pe m a mettimmo cc.

MICHELE (porgendole il posacenere) : Nun te scurd sti pprete!

GISELLA (sorride) : E chi s e scorda! (Spiega sul tavolo il fazzoletto, striato di cioccolato, vi pone al centro le due pietruzze, lo chiude con un nodo e lo infila nel reggiseno - soddisfatta)Ecco fatto Mich, fa na cosa V a accatt dduje ciucculatine p a vicchiarella(Indicando il cartone) Ce e mettimmo cc dinto P essere ca Donna Giustina esce d a stanza cu o penziero d o pacco(Nasconde il cartone vuoto in un angolo della stanza) Mich. piglia pure na bella muzzarella e nu poco e presutto.

MICHELE (sorride) : E pecch nu poco? (Pensoso) Gis, stevo penzanno ca Donna Giustina nu ciucculatino se l mangiato

GISELLA (ride) : E chella tene o pannulone Quanno ce o cagno, vedimmo.

MICHELE : Eh gi (A parte - disgustato) Che schifo!

VOCE FEMMINILE (fuori campo - proveniente dal cortile): Ges, mha nfuse tutte e magliune!

ALTRA VOCE FEMMINILE (fuori campo - proveniente dal cortile) : A me o bucato sera quase asciuttato.

GISELLA : Uff! Asp! (Sorride a Michele e si affaccia) : Scusatemi! Sono mortificata La lavatrice nuova dovrebbe arrivare domani Voi sapete come sono i commercianti Sono svelti solamente quando devono incassare, ma per consegnare fanno dannare (Tono confidenziale) Prendete il mobiliere mi ha fatto portare qua dei mobili vecchi, perch quelli che avevo ordinato non erano pronti

VOCE FEMMINILE (fuori campo) : Ges, e vvuje ce avite arrefuso pure o trasporto pe ve purt chella rroba vecchia!

GISELLA : Proprio cos Per, i mobili da lui non li ho pi presi Sono andata da un altro mobiliere che me li consegner fra pochi giorni Anzi, quando mi sar sistemata, se mi fate lonore, ci prendiamo un caff insieme

VOCE FEMMINILE (fuori campo) : E certamente! Lonore sar tutto nostro

ALTRA VOCE FEMMINILE (fuori campo) : E pure o piacere.

GISELLA : Allora, scusatemi ancora

VOCE FEMMINILE (fuori campo) : Nun o ddicite nemmanco! So ccose ca ponno capit

GISELLA : Buonasera (Soddisfatta, guarda Michele e si trattiene vicino alla finestra aperta ad ascoltare).

VOCE FEMMINILE (fuori campo) : Se vede ca so perzone perbene Si chiamano Cofecchia.

ALTRA VOCE FEMMINILE : Ce aggio addimann e che marca s pigliata a lavatrice? Io pure m a vulesse cagn

GISELLA (chiude la finestra e sorride, guardando Michele) : E ssiente m?

MICHELE (divertito) : E comme no! Gis, nu negozio ca venne gli elettrodomestici sta propio cc vicino Tene pure e telefonine Che dice?

GISELLA (contenta) : E certamente! Lavatrice, telefonine, mobile, vestite nuove

DONNA GIUSTINA (entrando in scena sulla battuta) : Pure a me me ce vulesse nu vestito nuovo M, per, vulesse nu biscotto

GISELLA (le sorride) : E va be, Donna Giust Michele m scenne e ve naccatta na scatola sana ov, Mich?

MICHELE : S, Donna Giust, vaco e vengo (esce di scena).

DONNA GIUSTINA (con aria svanita e passo incerto) : Vaco e vengo Vaco e vengo (esce di scena, seguita da Gisella, mentre cala il sipario).

F I N E

P.S. : Nelle due pagine che seguono riportata, in ordine di lettura, la traduzione in italiano di molte parole e espressioni napoletane, presenti nel testo. Ci per agevolare chi non padrone dellidioma partenopeo.

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Il regista che volesse realizzare questa commedia pu richiedere, a mezzo posta elettronica (corandolfi@libero.it), i dettagliati bozzetti di scena del primo e del secondo atto, preparati da me, come dabitudine, durante la stesura del lavoro. Detti bozzetti, utilissimi gi per le prove, saranno inoltrati, in tempi brevi, al numero di fax che verr fornito.

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Su InternetBookshop.it e su Unilibro.it possibile ordinare la mia grammatica Facile facile. Impariamo la lingua napoletana (Ed. Kairos 2008). Un manuale semplice, pratico e completo per apprendere lidioma partenopeo o approfondirne la conoscenza.

Atterraggio di fortuna

Traduzione in italiano di parole e espressioni napoletane,

presenti nel testo (in ordine di lettura)

Atto Primo : Totre = Salvatore // scnnete! = scenditi! // seggia = sedia // lassatenclla! = lasciatecela! // chesta = questa // giuvin! = giovanotto! // varraccumanno = vi raccomando // accuss = cos // dicitencllo = diteglielo // abbascio = gi // ce ne jammo = ce ne andiamo // calre = caldo // chiano = piano // Santa Maria d e ccrastullle = Santa Maria dei vetri rotti // add = dove // ca venarranno e casa cc = che verranno ad abitare qua // arto = indietro // scagnato = scolorito // ve l avsseno avut a pav = ve lo avrebbero dovuto pagare // a pcchere = a schiaffi //sciure = fiori // manco si che = per nulla al mondo // nfracet = infracidire // aggio = ho // jeva accuss e pressa = andava cos di fretta // mmo = uomo // muglira = moglie // anatrlla corta = piccola anatra (donna minuta e bassa) // criatura = bambina // cchi = pi // llco = cost // tras = entrare // nemmanco = nemmeno // pazzi = giocare // pazzilla = giocattolo // ce pazza = ci gioca // piccerillo = piccolo // jammo = andiamo // facimmo cuc sett = giochiamo a nascondino // trasuto = entrato // foja = vivacit // ha da = deve // ddu = da // pinze a vutt e mmane = pensa a buttare le mani (pensa a muoverti velocemente) // scass = rompere // sta culunntta = questo comodino // a fre = di fuori // dinto = dentro // se ne vanno e casa = se ne vanno ad abitare // pate = padre // isso = lui // guaglina = ragazza // guagliunazzo = ragazzaccio // a vulesse = la vorrei // dint a capa soja = nella sua testa // turzo e penniello = buono a nulla // comm a Sant Antonio ca sannammuraje d o puorco = come SantAntonio che si innamor del maiale (ovvero, lamore cieco) // mettarr a capa a f bene = metter la testa a posto // pnno = possono // che ghiate = che andiate // mulignane = melanzane // sparagnte = risparmiate // putimmo = possiamo // abbunato = ritardato // t o ddicesse = te lo direbbe // m = ora // se spicciano = si sbrigano // chiagnere = piangere // cagna = cambia // savess a d = si dovrebbe dare // isso = lui // shann a f = si devono fare // ratt = grattare // riggiola = mattone // se ncolla = si incolla // trucula = traballa // na lastra = un vetro // ce spennvemo = ci spendevamo // Capemonte = Capodomonte // sappilava = si otturava // cc = qua // o siente = lo senti // fracete = fradici // jett = gettare // chiano = piano // a mpupazze = la abbellisci soltanto in apparenza // j = andare // o vv = lo vedi // putesse camp = potrebbe vivere // ntussecato = amareggiato // pre = piede // che a caricammo a f? = a che serve caricarla? // accunci = riparare // ce accattammo = ci compriamo // lh a chiamm = la devi chiamare // accucchie = concludi // allra = allegra // h = hai // e mariuole = i ladri // ve ruciulo = vi rotolo // te si scetato = ti sei svegliato // nommo e conseguenza = un uomo fattivo // ciuccio = asino // jammo a f ampressa! = muoviamoci! // spccete a sagl = sbrigati a salire // vtta e mmane! = sii veloce! // vcca = bocca // tutte cse = tutto quanto // va a fern ca o lasso = va a finire che lo lascio // ce v = ci vuole // ve pozzo = vi posso // a quanno era piccerlla = da quando era piccola // nzieme a nu frato d o mio = con uno dei miei fratelli // a facesse f = le farei fare // ampressa = presto // vco = vedo // gnio = voglia // nisciuno = nessuno // so = sono // h a = devi // e cchi = di pi // laggi a arricett = la devo rassettare // pulezz = pulire // ve lavit a scennere = ve lo dovete scendere // ncapo = in testa // tha mannato = ti ha inviato // puparule = peperoni // suppunt = sostenere // ghiuta a penz = andata a pensare // ammuinato = affaccendato // a cunnullla = la culla // va facenno a trumbtta a vicara = va diffondendo la notizia come un banditore // lle cnto = le racconto // o ssaccio = lo so // nu ccero mmocca = un cece in bocca (un segreto) // sagliuto = salito // fernuto = finito // llh misa = lhai messa // carruciolo = carretto vecchio // chella jeva e prssa = quella andava di fretta // m o scenghio = me lo scendo io // massettasse e nun me sussse cchi = mi siederei e non mi alzerei pi // // e ghiammo! = e andiamo!

Atterraggio di fortuna

Traduzione in italiano di parole e espressioni napoletane,

presenti nel testo (in ordine di lettura)

Atto Secondo : isso = lui // so = sono // ca stanno e casa cc = che abitano qui // nun sape = non sa // h miso = hai messo // ce vnno = occorrono // tneno = tengono (hanno) // llate = gli altri // d e ccufcchie = degli intrighi // nfuse = bagnati // asciuttato = asciugato // aggiate! = abbiate! // stongo cchi accorta = sto pi attenta // chille = quei // av a che f = avere contrasti // vicchiarlla = vecchietta // te putarraje accatt = potrai comprarti // ce v = ci vuole // stut o fierro = spegnere il ferrro // a miezo = di mezzo // appuntete! = abbottonati! // cammisa = camicia // masstto = mi siedo // so lluocchie vuoste = sono i vostri occhi // ce simmo = ci siamo // avimmo = abbiamo // e ve f = di farvi // a chesti pparte = da queste parti (in zona) // tunno = tondo // ce navimm a j = dobbiamo andarcene // pe gh = per andare // avimm a = dobbiamo // pazzi = giocare // ncopp o = sul // me lassaje = mi lasci // nemmanco si s o ssenteva = nemmeno se se lo sentiva // a casciulella = la cassettina // che ce azzecca?! = cosa centra?! // nata = un altra // o lassammo sulo = lo lasciamo solo // stuta! = spegni! // for a = fuori alla // ha ntiso = ha sentito // avimm a spar e btte = dobbiamo sparare i botti // e tricchi tracche = i mortaretti // nun putimmo appicci = non possiamo accendere // stelletlla = fuoco dartificio per bambini, costituito da unasticina che produce tante stelline incandescenti //

ddoje = due // assettteve = sedetevi // factece st cuiete = fateci stare quieti (tranquilli) // turno turno = tutto intorno (di qua e di l) // cullo = collo // cosa e niente = sciocchezza // ziz = zietta // nha perzo e piezze = ne ha perduto di pezzi // mmmeta = tua madre // essa = lei // caso cuotto cu lluoglio = niente (che non ha nessun legame, come il cacio cotto con lolio) //

sgrana tutt a curona = recita tutte le lamentele // maretillo = maritino // sburz srde = sborsare soldi // e ssernghe = le iniezioni // puverillo = poverino // jva = andava // nierve = nervi // nganno = alla gola // o banco o scilio = la banca che si appropriava dei soldi dei clienti // pretlla = piccola pietra // lavsseve = lavreste // vuliveve = volevate // nnanze = davanti // ve e mettmmo a vvuje = le mettiamo a voi // Sci! Sci! = Via! Via! // songhio = sono io // scagna = scambia (confonde) // a dinto = allinterno // nuclla = nocciola // ve vnno = vi vogliono // vavta a capa? = vi gira la testa? // chi po? = chi poi? (a chi vi riferite?) // chiste so nummere! = questi sono numeri da giocare al lotto! // me vattsse = mi picchierei // che d? = cos? // caggi a dcere = che devo dire // saccncia = si sistema // ce vulesse = ci vorrebbe // mmano = in mano // saccio = conosco // avimm a pav = dobbiamo pagare // nun o pu cagn = non lo puoi modificare // dint o = nel // vrite = vetro // prta = pietra // maffucavo = morivo per soffocamento // pzzo = posso // nun o ddicite nemmanco! = non lo dite nemmeno! // ca pnno = che possono // e ssinte m? = le senti ora?// e cmme no! = altroch! // ve naccatta = ve ne compra // sana = intera.

N.B. : in napoletano, la j si legge i. Il verbo avere (av), seguito dalla preposizione da (a o da), assume il significato del verbo dovere. Le vocali atone e ed o, a fine parola, sono sempre mute. Lidioma napoletano fa molto uso di aferesi e di elisioni.

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