ATTIMI
BRUCIATI
DRAMMA IN UN ATTO
DI
ALDO CIRRI
PERSONAGGI :
GIULIO anni 40
GIORGIA anni 35
LARA anni 30
L’azione si svolge ai giorni nostri
SCENA
Un piccolo studio. Parete di DX: parallela alla parete una scrivania rivolta di
¾ verso il pubblico con sopra libri, fogli, cancelleria varia, un telefono ed
un personal computer portatile. Parete di fondo: una porta–finestra che dà su
un balcone dal quale si vedono i tetti e le cime degli alberi. Parete di SX:
una porta. Davanti alla scrivania una poltrona. Mobili e arredi.
SIPARIO
SCENA PRIMA
Tardo pomeriggio. Giorgia è seduta al computer e sta scrivendo un messaggio in
posta elettronica. Fuori campo la stessa voce di Giorgia (registrata) riporterà
le parole del messaggio.
GIORGIA – Vorrei dirti un sacco di cose e non mi viene in mente niente. Vorrei
che tu fossi qui con me. Vorrei andare lontano, volare via da qui, da vigliacca
scappare. Invece no, rimanere ed aspettare, ma cosa? Che lui mi dica altre
infinite cose già sentite? Devo solo riuscire a non farmi coinvolgere troppo,
ma è impossibile. Devo essere quasi impassibile a quel che dice e al dolore che
traspare dalle sue parole, ma è dolore? È smarrimento? Paura? È possibile che
le separazioni siano tutte così? E si soffre così? Ma chi dei due soffre di
più? Chi lascia o chi viene lasciato? Sarò in grado di sopportarlo questo
dolore con tutto ciò che comporta? Mille domande alle quali né tu, né altri
possono rispondere. Devo andare avanti, non mi posso fermare ora, ma ho tanta
paura. Non ho paura per me, credo anzi che l’idea di stare da sola sia un
balsamo, ma ho paura per lui, per le reazioni che ha e che ha avuto. Mi
spaventa doverlo affrontare solo per questo, perché devo sempre filtrare,
passare al setaccio, e addolcire ogni parola che dico, per non dover provocare
reazioni eccessive, poi mi domando: ma se io amassi così, farei lo stesso?
L’equilibrio sottile che c’è tra la possessione e l’amore è comunque sempre un
compromesso tra moglie e marito? Intendo dire: è possibile che sia così per
tutti ed io non me ne sia accorta? Se è così non è giusto. Tra la volontà di
possedere e quella di amare, c’è differenza e molta anche. Amare è
semplicemente donarsi completamente. Possedere è sfoggiare, è vantarsi di quel
che si ha, forse senza neanche averlo ottenuto in modo autentico e sincero,
costringendo e basta. Senza rispetto, senza compromessi di nessun tipo. Scusa
se ti ho scritto tutto ciò, ma in questo momento sei la persona a me più
vicina, e alla quale voglio molto bene, tantissimo, ma non vorrei attaccarmi a
te, mai e poi mai in modo possessivo quindi, se mai lo dovessi fare, cacciami
via dalla tua testa e dalla tua vita, non indugiare a farlo, non farti
scrupoli, non aspettare che la possessione morda il tuo cuore e lo strappi via
dal petto, non permetterlo mai a nessuno; ti annienterebbe fino a toglierti
l’aria che respiri, e quella poca che ti dà per respirare è controllata.
Perdona il mio sfogo, scusami. Un’ultima cosa prima di chiudere: per quel che
riguarda noi, so’ perfettamente che tutto ciò avrà un’influenza sulla nostra
storia e sulle nostre vite, ma ti prometto una cosa: sono e sarò sempre me
stessa e ti amerò sempre e solo con il cuore e con l’anima, perché sono
convinta che l’amore con la “A” maiuscola è nascosto in qualche piccolo e
remoto angolo di ognuno di noi, basta solo riconoscerlo per farlo uscire fuori,
per donarlo soltanto a chi credo lo meriti, non ho intenzione di tenerlo
nascosto, ho bisogno di dare, non sfoggiare; anche se prima di regalare la mia
vita a qualcuno, dovrò rientrarne in possesso. Sarà retorico quel che dico ma
sei davvero l’unica cosa bella che mi è capitata ultimamente. Il sale, il
miele, l’allegria è qui, ora, in questo momento.
Fuori scena si sente chiudere una porta, poi un’altra. Giorgia si affretta a
chiudere il programma nel computer, si alza e resta nervosa in attesa. La porta
di sinistra si apre ed entra Giulio.
SCENA SECONDA
Giulio si ferma sulla porta, ha una valigia in mano che posa a terra ed un
giubbotto sul braccio. Nella stanza si avverte una forte tensione, entrambi
sono imbarazzati parlano sempre in maniera impacciata e non riescono a
guardarsi dritto negli occhi. Per alcuni attimi nessuno riesce a parlare.
Durante il dramma Giorgia si tormenterà spesso le mani.
GIULIO – Ti volevo dire che... le chiavi della macchina sono nel cassetto del
comò e... i documenti della casa sono...
GIORGIA – Sì... lo so grazie...
GIULIO – Volevo dirti…
GIORGIA – Sì?
GIULIO – No... niente...
Giulio si china a raccogliere la valigia.
GIULIO – Bene... io vado... a... abbi cura di te.
Giulio si volta e fa per uscire.
GIORGIA – Senti...
GIULIO – Sì?
GIORGIA – Dove andrai?
GIULIO – Ha importanza?
GIORGIA – È solo... per poterti rintracciare.
GIULIO – Terrò il cellulare il più possibile acceso.
GIORGIA – Bene.
Ancora un momento di imbarazzo.
GIULIO – Io...
GIORGIA – Giulio, ne abbiamo già parlato... è meglio così.
GIULIO – Ne sei sicura?
GIORGIA – (dopo un attimo di incertezza) Sì.
GIULIO – Come devo interpretare questa incertezza?
Si volta verso il pubblico e sospira.
GIORGIA – Non è incertezza, è solo che...
GIULIO – Lo vedi? Tu non hai ancora niente di chiaro in testa.
GIORGIA – (esasperata) Per favore! Perché non te ne vuoi rendere conto? Perché
non vuoi riconoscere gli sbagli che ci hanno portato a questo?
GIULIO – (infervorandosi) Sbagli? Ma sei sempre stata tu a riconoscere i tuoi
errori, ora dici a me che non riconosco gli sbagli? E poi quali sbagli? Non
sono certo io quello che è andato a cercare altre storie...
GIORGIA – (irritandosi) Altre storie? Ma che stai dicendo! Ma cosa credi che
sia andata in giro a cercare delle alternative? Che mi sia seduta all’uscita
della chiesa con un cartello al collo con su scritto “BISOGNOSA DI AFFETTO”?
Che abbia messo un annuncio su qualche giornale di cuori solitari perché avevo
bisogno “altre storie” come dici tu? Tu non hai capito proprio niente di me!
GIULIO – Ma porco mondo cosa avrei dovuto capire! Che te ne andavi? Che da un
giorno all’altro avevi deciso di chiudere una storia di quindici anni con un
colpo di spugna? Cosa pretendevi che ti dicessi: “Ah bene te ne vai, lasciami
la chiave sotto lo zerbino e chiudi il gas”! Troppo facile giocare con i
sentimenti degli altri quando l’unico scopo è liberarsene! Ma cosa credi che
sia facile?
Pausa. Poi Giorgia si volta verso la porta finestra, abbassa la testa e parla
con più calma.
GIORGIA – Sì, forse hai ragione, la colpa è mia ma, quello che è accaduto, è
stato come una valanga che ha travolto tutto il mio mondo, costringendomi a
rivedere la mia vita e tutto ciò in cui credevo. (si volta di nuovo verso
Giulio) Non credere che per me sia stato facile. Ho dovuto lottare contro i
miei sentimenti, ho dovuto scavare dentro di me per capire che quello che mi
stava succedendo era realtà! Mi sono trovata strattonata tra dubbi e desideri
per me talmente inverosimili che fino ad un minuto prima neanche sapevo della
loro esistenza. Ma come facevo a farti capire quello che avevo dentro se
neanche io sapevo cos’era?
GIULIO – (ironico) Non mi sembra che la decisione sia stata tanto sofferta,
visto che in tre settimane hai risolto tutto.
GIORGIA – “Risolto”… lo dici come se fosse un problema di matematica. (poi con
lo sguardo fisso) tre settimane… tre secoli di notti insonni.
GIULIO – (ironico) Comunque la soluzione l’hai trovata!
Giorgia va alla porta finestra e, dando le spalle al pubblico, guarda fuori.
Pausa
GIORGIA – Non so nemmeno io se sia questa la soluzione, so solo che in questo
momento è la cosa migliore.
GIULIO – (sbottando) Certo! La cosa migliore! Sei tu che decidi, sei tu che
stabilisci quale sia la cosa migliore da fare, sei tu che decidi per tutti e
due! L’importante è che il tuo problema sia risolto, io sono solo un fastidio
marginale!
GIORGIA – (piangendo) Io sto male!
GIULIO – (ironico) Io invece mi diverto, guarda non vedo l’ora di uscire, anzi…
Giulio raccoglie la valigia si volta e fa per uscire.
GIORGIA – (fra i singhiozzi) Giulio!
Giulio si ferma rivolto verso la porta dando le spalle a Giorgia. Giorgia si
avvicina e si ferma a qualche passo alle spalle di Giulio.
GIORGIA – (cercando di calmarsi) Lo so che è difficile per te capire, so anche
che sarà impossibile perdonarmi ma, anche se questo non ti darà sollievo, sappi
che anche per me sarà difficile perdonarmi.
Giulio si volta di scatto fremente. Giorgia fa un balzo.
GIULIO – Sai che soddisfazione!
GIORGIA – (avvicinandosi ulteriormente) Giulio, io non ho mai pregato, ma se lo
dovessi fare chiederei solo la serenità per te.
GIULIO – (fremente) Io… io avrei anche potuto capire, comprendere, forse anche
accettare di dividerti con un’altra persona, in fondo non siamo i primi a
vivere un’esperienza simile, ci sono un’infinità di coppie che sono rimaste
insieme anche se ognuno di loro, con il rispettivo beneplacito, hanno
proseguito per la propria strada continuando in qualche modo a convivere per i
figli o per altri scopi. Ma questo no! Io non posso né riesco ad accettarlo,
questa tua… “stranezza” va contro la mia dignità di uomo e di marito.
Alla parola “stranezza”, tutto l’atteggiamento di Giorgia cambia. Lo sguardo
smarrito diventa rabbioso. Giorgia fulmina Giulio con lo sguardo.
GIORGIA – (fremente) Che cosa? Stranezza? Dignità? Ma cosa stai dicendo?
Giorgia si avvicina a Giulio con gli occhi che gettano fiamme.
GIORGIA – (c.s.) Aspetta un momento, fammi capire, tu vorresti dire che questa
mia “stranezza”, come la chiami tu, sta calpestando la tua dignità? Che saresti
stato capace di accettare una tradimento “normale” pur di non passare per
quello che ha la moglie pazza? Per il timore di quello che avrebbe detto di te
la gente?
Giorgia lo guarda intensamente per un attimo.
GIORGIA – (furente) Ma tu ha hai sposato me ho la “gente”? Cos’era più
importante il tuo orgoglio, la tua dignità o l’amore per tua moglie?
GIULIO – Ero disposto ad accettare molte cose pur di non perderti.
GIORGIA – (urlando) Anche perdere la tua faccia per amore? Anche di rinunciare
alla rispettabilità per riconquistare tutto ciò che il tuo egoismo ha
calpestato in tutti questi anni? Anche di accettare di crescere una volta per
tutte e prenderti le tue responsabilità?
GIULIO – (alzando la voce) Mi sono sempre assunto le mie responsabilità…
GIORGIA – (c.s.) Come no! Tanto da chiedersi perché tua moglie piangesse dopo
aver fatto l’amore con te? (poi più ironica) Tanto da non riuscire ad
immaginare che forse aveva bisogno di te...
Pausa. Poi più sommessamente, quasi tra le lacrime.
GIORGIA – ... che forse pretendere un po’ di tenerezza e qualche parola d’amore
in più non avrebbe “scosso” più di tanto il tuo orgoglio.
Durante la battuta Giorgia gli gira le spalle e si allontana di qualche passo.
Giulio fa un passo verso di lei.
GIULIO – Giorgia...
GIORGIA – (tra le lacrime) Vattene... vai via...
Giulio abbassa la testa, raccoglie di nuovo la valigia e apre la porta. Si
ferma un attimo sulla soglia.
GIULIO – Spero...
GIORGIA – (c.s.) Vai via...
Giulio per un attimo rimane indeciso, poi esce.
SCENA TERZA
Giorgia fa qualche respiro profondo cercando di riprendersi, poi si asciuga le
lacrime, si avvicina alla scrivania. Alza la cornetta del telefono e fa un
numero.
GIORGIA – (con voce ancora tremante per le lacrime) Ciao... Sì, se n’è
andato... Sì un secondo fa... Non lo so, ho una grande confusione in testa,
avrò bisogno di tempo per mettere a posto la mia vita e raccogliere i pezzi del
mio cervello... sempre che mi sia rimasto un cervello... non dire così, se tu
non ci fossi non so cosa sarebbe stato di me se hai letto la mia e–mail forse
un po’ ti ha parlato di me... grazie... (poi più dolcemente) Sì anch’io,
tanto... No, ti prego vieni, ho bisogno delle tue braccia... ti aspetto.
Giorgia riaggancia la cornetta restando soprappensiero per un attimo, poi va
alla porta–finestra e, dando le spalle al pubblico, guarda fuori, ma è nervosa
e ritorna alla scrivania, si mette davanti al computer, rimane ad osservare
pensierosa lo schermo, poi comincia a battere veloce sui tasti. Qualcuno suona
alla porta. Giorgia si alza di scatto e corre ad aprire.
SCENA QUARTA
Giorgia apre la porta. Ancora non si vede chi ha suonato. Giorgia accenna un
sorriso, poi allunga le braccia.
GIORGIA – Ti prego stringimi.
Da fuori entra Lara. Le due donne si gettano l’una nelle braccia dell’altra.
Lara entrando chiude la porta. Per un po’ restano abbracciate, poi Lara le
prende il viso tra le mani e la guarda dritta negli occhi.
LARA – Come ti senti?
GIORGIA – Uno schifo.
LARA – È stata dura?
GIORGIA – (sospirando) Non è stata una passeggiata ma... passerà (reprime un
singhiozzo)... deve passare.
Dicendo la battuta Giorgia si scioglie dall’abbraccio di Lara.
LARA – Come l’ha presa?
GIORGIA – (con un ghigno amaro) Non poteva sopportare questa mia “stranezza”,
andava a sbattere contro il suo orgoglio di uomo...
Pausa.
GIORGIA – ... non gli è passato neanche per la testa il pensiero che forse la
“stranezza” era solo desiderio di amore... amore che il suo orgoglio non poteva
concedere.
Pausa.
GIORGIA – (voltandosi verso Lara e guardandola intensamente) Solo che io amo
questa stranezza!
Giorgia si getta di nuovo nelle braccia di Lara, che le accarezza la testa e la
bacia sui capelli.
GIORGIA – (disperata) Ho l’anima piena di vento! Aiutami a capire ti prego!
LARA – (cercando di tranquillizzarla) Sono qui è ci resterò.
Le due donne si sciolgono dall’abbraccio, ma rimangono, l’una di fronte
all’altra guardandosi intensamente e stringendosi le mani.
LARA – (accarezzando il viso di Giorgia) So che non è il momento, ma ti devo
avvertire che non sarà una strada facile. Avrai tutti contro: la famiglia, la
gente, i colleghi di lavoro, persone che fino ad un momento prima pensavi
fossero affetti profondi, vicini di casa, la tua stessa cultura, ti vedranno
come un aliena...
GIORGIA – (interrompendola) Sì, ma finalmente avrò dalla mia parte la mia
coscienza di donna!
Giorgia prende tra la sua, la mano di Lara che, in quel momento, le sta
accarezzando il viso e la bacia.
SIPARIO
FINE DEL DRAMMA
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