Attrice in un interno…

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LUIGI FILIPPO PARRAVICINI

ATTRICE IN UN INTERNO…

Dramma

Tipica trattoria milanese degli anni sessanta. Tovaglie bianche, sedie di legno impagliate, colori pastello. Un buffè con piatti di verdure preparati da un lato dall’altro la cassa, il bancone e la macchina del caffè, sul retro le cucine. Quartiere Isola.

Personaggi.

La figlia: Celeste, trentacinque anni circa, una donna definitivamente strutturata; psicologicamente, ma anche economicamente. È la fisionomia psichica di un personaggio che sostanzialmente ha risolto la propria vita, nonché il proprio inconscio. Non ha complessi, non ha drammi irrisolti, è profondamente cattolica e questo l’ha salvata. Ha fatto moltissimi sacrifici; ha sofferto molto, ma non ha rimpianti alcuni. Attraverso i suoi sforzi e con l’aiuto di Dio, ha raggiunto tutti i risultati che si era prefissa. E molti

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altri che non avrebbe nemmeno immaginato. Il suo lavoro l’ha portata all’estero ed è tornata, …vincitrice.

Il padre: Ignazio, 70 anni circa, un uomo distrutto; occhio vitreo azzurro ghiaccio, pancia prominente. Evidentemente ha avuto giorni migliori. Il percorso dalla sua esistenza è stato molto particolare.

Ignazio ha avuto dalla vita tutto quello si possa desiderare, belle macchine, belle donne, case, un lavoro meraviglioso. Ed ha sprecato tutto. Sino a cinquanta anni è stato probabilmente l’uomo più fortunato della terra. Senza fare particolari sforzi, sino a quell’età, gli è andato sempre tutto bene. Ovviamente di tutto ciò, allora, non si rendeva assolutamente conto, perché viziato all’inverosimile, forse addirittura spinto dalla follia, come vedremo, ha sempre dato tutto per scontato. Di conseguenza ha sempre vissuto malissimo. Non godendosi assolutamente nulla di tutto quello che il destino, tanto generosamente gli offriva.

Poi, dopo i cinquant’anni, tutto a un tratto la sua vita è cambiata; e come prima tutto è andato bene, poi improvvisamente, senza una ragione precisa, tutto è iniziato ad andare male. Sino ad arrivare quasi all’indigenza vera e propria.

Adesso è un uomo distrutto, non ha una famiglia, non ha una casa, non ha un lavoro e nemmeno un conto in banca. Si tiene insieme solo per il suo orgoglio smisurato e per la sua grande vanità.

Certamente non è cattolico, non va in Chiesa e bestemmia, ma non si può dire, che sia definitivamente ateo. Si figura il rapporto con Dio a sua immagine e somiglianza. Incredibilmente indulgente nei confronti di se stesso, potrebbe facilmente offendere al di là del bene e del male, chiunque, a cominciare dalle persone che gli hanno voluto bene (che adesso lo hanno tutte abbandonato) senza rendersene minimamente conto.

Èdi una misogina imbarazzante. E anche di questo non se ne rende conto. Vi sono tutt’oggi in vita, almeno una dozzina di donne alle quali ha letteralmente rovinato l’esistenza. A cominciare dalle tre mogli, alle figlie e quant’altro, per non parlare delle innumerevoli fidanzate…

Il suo molto probabilmente è un caso di mal celata follia. Certamente però, non è una persona buona. È di un egoismo inimmaginabile. In più è assai gretto, meschino nel significato più spregevole del termine.

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Al primo approccio risulta simpaticissimo, e pieno di talenti. Uomo estremamente fantasioso e dinamico. Si veste sempre con una certa dignità, da vecchio aristocratico. Sembra un uomo di cultura, parla le tre lingue fluentemente, ha viaggiato molto, è cresciuto all’estero, e ha frequentato il bel mondo. Almeno così dice.

Il dramma di quest’uomo deve rimanere il più celato possibile, per tutto il corso del primo atto. Le scelte interpretative della regia devono ammantare il tutto di un aurea di simpatica goliardia e del più amichevole cameratismo: il pubblico dovrebbe ridere (entro certi limiti) delle sue battute e misinterpretare l’oggetto vero e proprio del dramma, come se fosse una commedia di costume.

Il tono di voce di Ignazio è sempre e comunque più alto del normale...

L’oste. Se possibile come caratterista, altrimenti solo come voce fuori scena.

Spessissimo nei dialoghi le frasi vengo interrotte e principiate dal padre rispetto alla figlia; cioè: la figlia non fa in tempo a finire la frase che il padre prosegue interrompendo e cominciando dall’ultima parola che essa ha pronunciato. Ovviamente nel dinamica del linguaggio anche Celeste non può sottrarsi a questo gioco. Ma da parte del genitore è qualcosa di davvero sistematico, che a un attento osservatore, risulta quanto meno bizzarro.

Da un punto di vista tipografico, non c’è modo per rappresentare questo effetto, l’unica possibilità sono i tre puntini, che però di solito a teatro sono indicati per segnalare la pausa breve. Se la frase finisce con i tre puntini, molto spesso, quasi sempre direi, è perché il padre la ha interrotta e ha ripreso a parlare sopra la frase non finita della figlia.

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ATTO PRIMO

Scena prima

Padre e figlia si rincontrano dopo parecchio tempo, uno arrivando dal lato destro l’altro dal sinistro del proscenio. Si sono guardati intorno un poco spaesati prima di riconoscersi nel ristorante. Poi a tratti l’Oste del ristorante.

Ignazio – Eccola…

Celeste(ridendo divertita) – Eccoci!

Ignazio – Abitando in Brianza… non ho più dimestichezza con questi luoghi ….

Celeste(sempre ridendo, lo abbraccia) – È… perché anche io abitando a Lucca. Come stai ?

Ignazio – Bene e tu?!

Celeste – Senti vogliamo metterci fuori, magari è più piacevole… Ignazio – Volentieri, volentieri… Dove ci mettiamo?

Voce dell’oste, fuori scena.

Oste (affacciandosi) – Dove preferisce.

Celeste – Dove vuoi?

Oste – Scegliete voi…

Celeste– Vuoi stare, lì che stiamo più larghi?

Ignazio – Magnifico.

I due si accomodano.

Oste – Un po’ di acqua la portiamo?

Ignazio – Ma… mica tanto.

Celeste – Per me naturale.

Ignazio – Una birra invece!

Oste – Benissimo allora, una birretta e dell’acqua naturale.

Breve pausa i due si guardano intorno.

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Celeste – Allora, come stai?

Ignazio (il suo tono, quando si lamenta è altalenante, come una specie di canzone, e contemporaneamente muove la testa e le spalle a destra e a sinistra) –È… mica tanto bene… Cosa vuoi… da poveri vecchi.Devoprendere sette pastiglie al giorno.

Celeste – Davvero?!

Ignazio – Oggi sono stato dal medico… perché le mani mi tremavano un pochino di più di quello che dovrebbero.

Celeste – E perché questo?

Ignazio – Dice che potrebbe essere una controindicazione a questi farmaci.

Celeste – Ah… Ma hai il diabete?

Ignazio – Si, ma non è grave. È quello nella forma minore. Poi prendo la pastiglia per il cuore, quella per il colesterolo… Quella per dilatare i polmoni, perché non ho abbastanza aria, e anche un’altra perché non mi scoppi il cervello. E ho tutti i dolori.

Celeste – Quali dolori?

Ignazio (muovendosi) – Le ossa, le giunture.

Celeste – Mi dispiace, ma dove ?

Ignazio – Vari… generali… Mi fanno male le articolazioni. E poi ho l’affanno..

Celeste – Cioè non hai fiato?

Ignazio – No. Mi viene subito il fiatone. E poi dormo poco.

Celeste – Come mai?

Ignazio – Non lo so. Sarà che da vecchi si dorme poco… (Con cambio di tono allegro e risoluto) Però il morale è sempre alto! (Dicendolo tira fuori un pacchetto e si accende una sigaretta).

Celeste – Ma che fai? … Fumi!

Ignazio (goliardico) – Cioè adesso… non rompiamo i coglioni... Quando uno non sa cosa dire, dice: ‚ma che fai, fumi?‛

Celeste (fingendo una risata) – Ah, ah… (poi bonaria, al limite dell’imbarazzato) E cosa vuoi che ti dica: sei un catorcio. Sei andato dalmedico, vieni qui, mi fai la lista della spesa… Vuoi una birra?

Ignazio – Sì. Media

Celeste _ Va beh.. lasciamo stare. (Guardando il menù) …cosa prendi?

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Ignazio – Pensavo dello spada con i pomodorini… Però senza rucola, perché non mi piace.

Oste – Benissimo, uno spada senza rucola. Lei cosa desidera?

Celeste – Anche per me.

Oste – Senza rucola.

Celeste – Sì, sì perfetto, uguale.

Oste – Allora sono due. Molto bene, grazie.

Scena seconda

Ignazio (aulicamente come se pontificasse davanti a una platea) – Allora ho sentito tuo fratello che sta partendo per il mare…

Celeste – Sì ma… abbassa la voce. Ti sentono tutti..

Ignazio (un po’ meno ma sempre ad alto volume) – Certamente!

Celeste – E quando parte?

Ignazio – O oggi o domani…

Celeste – Ah..

Ignazio – E credo che rimanga giù per un po’ anche lui.. Perché si porta il computer, tanto oggi in ufficio è la stessa cosa…

Celeste – Ah, quindi resta giù anche lui.

Ignazio – E poi dopo, riporteranno il piccolino dalla nonna e andranno via come al solito loro due coi loro amici, una settimana… come è anche giusto.

Celeste – Certo…

Ignazio – Invece… niente io sono lì. La casa è freschissima!!!

Celeste – Bene!

Ignazio – Se il filippino non mi apre a tradimento le finestre… Celeste – Ahha…

Ignazio – Che ancora non ha capito un cazzo! Che sono anni che glielo dico!

Celeste (ridendo) – Perché lui ti apre le finestre…

Ignazio – Che se apre le finestre entra tutto il caldo!

Celeste – Ahaha… Ma lo fa apposta?

Ignazio – Eh…

Celeste – Non credo!

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Ignazio – Tanto che lo faccia apposta o meno è lo stesso, perché poi il caldo me lo becco io!

Breve pausa. Arrivano le portate. I due fingono di mangiare. Ignazio – Allora, come mai sei a Milano?

Celeste – È devo fare questi appuntamenti… (pensando ad altro) vedremo… e insomma, sono ‚contentona‛, siamo in scena a Londra!

Ignazio – Quando vai?

Celeste – Allora in scena andiamo il 4. Io vado lì il 2.

Ignazio – Di agosto?

Celeste– Sì. Un mese.. cioè 25 giorni, contando le domeniche. Ignazio – Ed è tutto organizzato?

Celeste – Sì. E’ una cosa un po’ in grande, hanno speso per la ‘pubblicità e il resto.. Ormai è tutto on line! Hanno anche comprato il banner del sito ufficiale dell’organizzazione. Per cui quando tu apri ti viene fuori il nostro spettacolo. Speriamo bene… Poi dovremmo andare a Londra, se no… ieri ho fatto questo appuntamento che è andato bene! Per cui…

Ignazio – Appuntamento di?

Celeste – E’… sempre per un film… quindi sono abbastanza contenta.

Vediamo.   Intanto   dobbiamo  andare   in   scena   con   questa   commedia.

Vediamo come va… Vado a Roma il 15, ci sono le prove e tutto…

Ignazio – Perché le prove le fate a Roma.

Celeste _ Sì.

Ignazio – E per Parigi?

Celeste – Per Parigi, va bene… abbiamo la sala e tutto. Ma adesso dobbiamo focalizzarci su questo qui. E poi a settembre cercheremo di fare anche Parigi…

Ignazio – Ma dove lo fareste?

Celeste – Sinceramente questo non lo so… So che il produttore vuole andare e dovrebbe aver preso una sala, che è la cosa più importante, credo che abbia preso una accordo con uno di lì. Ma va tutto organizzato… Non lo so… Ovviamente se va bene il primo, poi c’è il caso che si riesca a far bene anche il secondo…

Ignazio (riferendosi al cibo) – Buono questo, questa è una risorsa, lo devo far fare… lo farò fare anche al filippino. Perché bisogna averci sempre idee nuove, etc.etc… Sai sono io che decido il menù a casa; cosa si mangia, cosa non si mangia.

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Celeste – Bravo. Io faccio una cosa molto semplice che potrebbe esserti utile. D’estate quando fa caldo, prendo il pesto, lo allungo con un po’ d’acqua della cottura, per dargli un po’ di… poi prendo un pomodoro a crudo, lo taglio e lo metto dentro e lo ripasso; d’estate è molto fresco, molto buono; facilissimo da fare…

Ignazio – Certo. (Breve pausa) Però il pesto che fai tu… non c’è paragone con quello che si compra. Costa molto di più… però. Un’altra cosa che ti dico… sono buonissime, le lasagnette.

Celeste – ..al pesto?

Ignazio – Si, tu pigli la cosa per fare le lasagne fresche, le metti una sopra l’altra e le tagli a quadrotti…

Celeste – … Portofino.

Ignazio – Fai un pesto un po’ liquido, con la tua cosa dello scolo.

Celeste – … Sì, sì, Portofino, Santa Margherita, in quei posti lì le fanno proprio così.

Ignazio – …Ma le trovi anche qui.

Celeste – Certamente, è che io non ho più il tempo, l’energia per mettermi li a cucinare le cose come una volta.

Ignazio – A me invece piace!

Celeste – A sì?

Ignazio – Sì, si. Mi metto, lo faccio.

Scena terza

Ignazio – Ma tu quando vieni a Milano dove dormi?

Celeste – In Mascagni. Almeno, oggi sono riuscita... Poco, ma… Ignazio – A certo.

Celeste– Se no vado dalla Betta.

Ignazio – La tua amica.. quello dell’albergo.

Celeste – Sì esatto.

Ignazio – E quel ragazzo, quel tuo amico liutaio… dov’è? Sta sempre infondo a Viale del Mille?

Celeste – Credo… Cioè: non lo so se esiste ancora. Perché? Devi restaurare la tua chitarra?

Ignazio _ Sì.

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Celeste _ Portagliela perché è bravo, e molto onesto… Siamo amici. Vai a nome mio.

Ignazio – Io ne ho un altro che è a… Vignate. Molto, molto bravo, che devo andare a trovare. Perché io la mia chitarra l’ho regalata a Francesco.

Celeste – Francesco chi?

Ignazio – Ah…

Celeste – A sì ok, il tuo padrone di casa. E con cosa suoni?

Ignazio – Non suono più…

Celeste _ Non suoni più!?!

Ignazio (il tono della voce è continua ad essere più alto di quello che dovrebbe) _ Ma ho una chitarra spagnola che suona molto bene..

Celeste – Ma con il suono come piace a te? Cioè rotondo, scuro…?

Ignazio – Sì, sì, con tutto.. Una chitarra fin troppo sonora…

Celeste – Come si chiama?

Ignazio – Un..

Celeste – Non lo sai? Va beh.

Ignazio – Non ricordo… È una chitarra del sessanta…tre. Solo che si è… rispetto al buco della cassa sonora.. la parte centrale si è… rialzata. All’altezza del ponte ci sono come due fessurine. Per cui ho bisogno di una bravo, che lavori molto bene; solo che siccome questo qui è una che le chitarre le costruisce…

Celeste – È certo! Guarda il mio amico è un artigiano... A me sembra molto bravo… Se vuoi ti accompagno, andiamo insieme, si chiama, Radic…

Ignazio – È quanto costa.

Celeste – Costicchia. Se vuoi la riparazione te la faccio. Te la regalo io. Io la mia l’ho fatta riverniciare, perché si era rigata su retro. Non so come… saranno passati vent’anni. Già non la suono mai… stava lì e mi dava fastidio. Perché ha la tastiera in palissandro, brasiliano, che adesso è vietato, è specie protetta e non si trova più; o se si trova ha dei prezzi stratosferici. E’ uno strumento bellissimo.

Ignazio – Il palissandro…

Celeste – Sì, c’è indiano, ma non brasiliano. Ed è leggermente diverso… Ti ricordi quello che avevo da ragazza? Aveva il manico in palissandro, e anche il fondo, ugualmente in palissandro. Per cui ho corso il rischio e l’ho fatta riverniciare.. dal mio amico…

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Ignazio – Come la mia chitarra… (aulicamente) La mia ha il manico in palissandro, e ebano!

Celeste – Si il manico è sempre doppio. La tastiera è in palissandro.

Ignazio – No, la tastiera è in ebano, la mia.

Celeste – Allora il manico non sarà in palissandro.

Ignazio – Il manico che comunque… è dritto perfetto. Lì si è alzato perché l’acero ha mollato…

Celeste _ Non credo sia una cosa difficile da restaurare… Credo, alle brutte si può cambiare direttamente tutta la tavola armonica. Se vuoi lo faccio fare al mio amico. Perché è uno strumento in legno antico. E’ una oggetto notevole; ha comunque una dignità.

Scena quarta

Ignazio – Sono andato a fare le foto in questa villa che ha la Fernanda Nannini, che è a Briosco, che è vicino ad Arosio. Dove lei colleziona strumenti… rarissimi. Cosa vuol dire: che lei ha il piano di Mozart! Ha solo roba ultra quotata.

Celeste – Bellissimo.

Ignazio – Non solo quello di Mozart, anche quello di Handel; tutti piani tedeschi, austriaci, inglesi… E francesi.

Celeste – Ma quanti strumenti ha?

Ignazio – Ne ha più di venti, a coda, o mezza coda… Ha un Brukner in radica, con le scritte in ottone d’orato. Una roba pazzesca… da perdere la testa.

Celeste (prendendo il telefonino e mostrandogli la foto) – Allora questo è quello che ha la mamma. Grazie a Dio. E questo è uno strumento stratosferico..

Ignazio – Ma dove ?

Celeste – A Roma, dalla mamma. Questo è un Boesendorf del milleottocento sessanta, circa.

Ignazio – …Sì..

Celeste – È la fine del mondo! Da concerto. Appena restaurato, ha un suono pazzesco! Ecco. Questa è una delle cose che ne vale la pena. Siccome gli strumenti non muoiono… Se Dio vuole, forse un giorno…

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Ignazio – ...Sarà tuo.

Celeste – ...Suonerà.

Ignazio – Lo ha comprato la mamma?

Celeste – No, era del nonno. Ne hanno due. Uno lì e un altro a Maratea.

(mostrando la foto) Questa è Chiara.

Ignazio – Sì, sì, sì…

Celeste – La fine del mondo. Ha un suono straordinario! Il martelletto

batte da sotto, per cui...

Ignazio – Il martelletto… non batte da sopra… batte da sotto.

Celeste – Veramente notevole. Straordinario… Prima era nero. Perché negli anni sessanta, settanta, era venuta la mania di…

Ignazio – Laccare di nero tutto.

Celeste – Per cui adesso lo hanno restaurato riportandolo… Ignazio – Al colore originale.

Celeste – Non lo suonano. Non lo suona nessuno. Se lo suoni qualcuno gli dicono di fare silenzio che disturba!

Ignazio (Accennando una risata) – Ah…a Celeste – Che teste… Ignazio – Va beh..

Celeste – E non lo so… una tiene i Picasso in cantina… E va beh… Cosa devo fare? Ognuno ha le sue manie. (Cambiando tono repentinamente) Mettiamola a posto la chitarra!|Dammela, o se no la porti tu, e la pago io. Sono strumenti… hanno una valore particolare… cioè, non si può lasciare così…

Ignazio (con il terrore negli occhi) – Sì, certo.. va beh…

Scena quinta.

Ignazio _ Ma tu suoni sempre?

Celeste _ Si certo… E’ una passione… mi scarica.

Ignazio _ Ma tutti i giorni?

Celeste _ No. Tutti i giorni non riesco… Quando ho un po’ di tempo… nei tempi morti.

Iganzio _ Uhm..

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Celeste _ Sai il mio lavoro non è continuativo… Ci sono dei giorni, magari anche delle settimane, in cui non fai niente… Sostanzialmente, aspetti che il telefono squilli.

Ignazio _ Certo….

Celeste _ La musica mi aiuta, anche a stare calma… a non perdere il contatto con me stessa.

Ignazio _ .. Sì, sì, ti credo.

Celeste – Sai che abbiamo fatto quasi venti video su you tube… Ignazio – No…

Celeste – Davvero! tutti i pezzi che suono io… Venti sono tanti…

Ignazio – E dove sono?

Celeste – Su you tube…

Ignazio – E cosa devo cliccare?

Celeste – È il mio nome. Ho un canale su you tube.

Ignazio – …A si?

Celeste – Sì… Ovviamente non sono mai perfetti, perché lavorando così a tempo perso… non è che facciamo un mixaggio o una cosa accura, come se fosse un disco… Semplicemente vado in sala e incido...

Ignazio _ Davvero?

Celeste _ Però sono molto contenta. Sai è un esercizio… Mi serve per mettermi alla prova. È anche un modo di migliorare. (Mostrando il telefonino) Ecco guarda…

Ignazio prende l’apparecchio e si mette a sentire.

Celeste – Adesso non stare a guardare la fotografia…

Ignazio – E sei tu, che suoni?

Celeste – Sì! Perché non si vede?

Ignazio _ E dove la hai trovata questa sale…

Celeste – E’ un ragazzo.. Fa tutto. Mixaggio e video.

Ignazio – Ma lo paghi.

Celeste – Beh… mio Dio. Sì… poco è… E’ come un gioco. Una volta a settimana si incide!

Parte la musica e si sente un suono del piano, lento pastoso, profondo e molto armonico, con sonorità jazz…

Ignazio – Beh.. però… (breve pausa) Buono… (ascoltando ancora) …

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Celeste – E’ jazz… (ascoltando) loro dicono ‚Judge!‛ Così lo voglio… Ignazio – Brova! È… sei molto migliorata …

Celeste – Spero… cosa vuoi.. ormai è già qualche gli anni.

Ignazio – Secondo me migliori ancora…

Celeste – Sìì…

Ignazio – È solo provando e riprovando...

Celeste – Se c’è una cosa al mondo… Imparare, per quello non c’è limite!

Suo dell’ambulanza, lento prolungato e molto insistente che rappresenta la morte; definitivamente al limite del fastidioso.

Ignazio – Questa ambulanze…

Celeste – Magari si è fatto male qualcuno…

Il suono passa e sa ne va. Ignazio ne rimane è particolarmente disturbato.

Celeste – Vuoi un caffe?

Ignazio – Sì…

Celeste – Vuoi una vodka?

Ignazio – Sì…

Celeste – Ecco appunto..

Oste – Un caffè per lei, e una vodka per il Signore? Celeste – No, no. Tutto per lui. Un caffè… Ignazio – E una vodka. (breve pausa)

Scena sesta

Ignazio – Ah e tra l’altro, ce l’ho questo posto… Celeste – Di che cosa ?

Ignazio – Della Maria Nannini, ce l’ho qui.. Bellissimo!

Celeste – Ah! Quella dei pianoforti.

Ignazio – Bellissimo… e lei sta costruendo un auditorio, che ha la stessa forma della scala… in piccolo.

Celeste – Stesso proporzioni?

Ignazio – Con le colonne il porticato, il timpano… che diventerà un teatro.. però definito come la scala, con i palchi, i damaschi, la platea… Soldi a strafottere… era una grande amica della tua bisnonna Pia.

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Celeste – Ah si ?

Ignazio – Sì, sì… ci siamo rincontrati, e mi detto: ‚guarda io voglio farti fare delle foto, mano a mano, che vengono qui dei grandi interpreti, dei musicisti e quant’altro, in maniera di avere un archivio aggiornato, sistematico, anche da un punto di visto visivo…‛ Penso che poi quando avrà fatto tutto ciò, vorrà richiedere dei finanziamenti dai beni culturali..

Celeste – Giusto…

Ignazio – O dalla regione… Qualcosa di simile… Adesso ti faccio vedere… è una roba serissima!

Gli passa il telefonino… L’oste arriva portando il caffe e un bicchiere pieno di vodka.

Celeste – Ma guarda quanti !!! Tutti i piani!!! Ma che belli!

Ignazio – Queste sono tutte le sale musica dove nell’ottocento si tenevanoi concerti. Guarda, guarda gli interni… è un posto pazzesco…

Celeste – Ma che bello.

Ignazio – Poi anche lei c’ha il Boesendorf.

Celeste – Certo… Guarda, guarda… questo è un mezzo piano… è unaspinetta o qualcosa di simile… Vedi come è tagliato… (mostrandol’immagine) non è ancora pianoforte.

Ignazio (aulicamente) – Lei ha i forte piano!

Celeste – E certo.. ecco vedi e non è ancora incrociato dietro.. Ignazio – Cosa vuol dire?

Celeste – Che le corde non sono incrociate… nel mezza coda, nei piani normali diciamo, le corde gravi che sono più lunghe, sono messe incrociate rispetto a quelle medie, perché sono più lunghe. Invece questo vedi come è tagliato? ( Mostrando l’immagine)

Ignazio – Certo…

Celeste – Vedi come sono tagliati?

Ignazio – Sono proprio dritti…

Celeste – Questi sono tutti pianali in legno… un disastro!

Ignazio – Come un disastro?

Celeste – Li butti… non li accordi mai.

Ignazio – Perché?

Celeste – Perché i piani antichi hanno la struttura in legno… Ignazio – Però dove sono le corde sono in ottone…

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Celeste – No, no… La struttura è in legno. E le corde sono corde, per cui vengono sottoposti a una pressione pazzesca, per non parlare poi del clima. Tu immaginati che ogni tasto sono quattro corde..

Ignazio – E le tavole si stortano.

Celeste – È sì è… Questi qui sono dei pezzi da museo bellissimi, ma non si possano suonare, perché non tengono l’accordatura. Poi dopo dell’ottocento sono state fatte in ghisa. Ci sono alcuni che sono metà ghisa e metà…

Ignazio – Bronzo.

Celeste  –  Legno  e  sono  un  disastro  lo  stesso…  Belli  però  questi.

Bellissimi. E il legno, il piano armonico è il famoso abete della val di

Fiemme! Vorrei andarci in questa Val di Fiemme a vedere cosa…

Ignazio _ Ma guarda gli interni!

Celeste _ Vedo, vedo…

Ignazio – E lei non solo colleziona piani, collaziona anche violini e eccetera, e poi ha anche questi strani strumenti dei balcani, che si suona con delle bacchette…

Celeste – Ah… il cimbalo… come si chiama? (Riapassandogli l’apparecchio) Èbravo, tu datti da fare…portale le foto, stampale,chiamala…

Scena settima

Pausa.

Celeste – Sai che c’è… è che io abito in una zona, e sono proprio un po’ isolato…

Ignazio – Ma perché, c’è delinquenza da quelle parti?

Celeste – È un po’ si. Sai di questi tempi…

Ignazio – Compra una pistola.

Celeste – Ci vuole il porto d’armi.

Ignazio – Quello sportivo, per andare al poligono… te lo danno subito, ci vuole solo la visita medica.

Celeste – Sì, ma non è che io voglia ammazzare qualcuno..

Ignazio – Ma no, che ammazzare?! Spari in aria…

Celeste – È pericoloso…

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Ignazio – O se no una scacciacani...

Celeste – E cosa sarebbe?

Ignazio – È come una pistola vera, solo che ha la canna tappata. Per cui non può sparare… solo proiettili a salve. Quando senti un rumore, chearriva un ladro.. ‚Alto là, chi va là! Fermo o sparo‛ E gli tiri un colpo! Unbotto pazzesco; roba da perforarti un timpano!

Celeste – Davvero?

Ignazio – Sì, sì.

Celeste – E se lo trovi davanti, che fai ? Ignazio – Se te lo trovi davanti allora il teser…

Celeste – No, ma quello è pericoloso davvero… ho visto dei filmati sulla polizia inglese che lo usa: … spesso finisce che ammazza!

Ignazio – Perché è troppo forte!

Celeste – È sì è…Sembra che tanti non reggano alla scarica e sono morti! Ignazio – Allora il peperoncino. Ti prendi lo spray al peperoncino.

Quando quello arriva glielo spruzzi in faccia e lo metti fuori combattimento!

Celeste – È non lo so, adesso ci penso… A parte che io non ho niente da rubare… Se vuoi rubare, ruba! Ho solo un piano forte e il p.c.

Scena ottava

Ancora il suono di un ambulanza!

Celeste – È successo un incidente?!

Ignazio – Non lo so. (Letteralmente terrorizzato) Queste ambulanze sono qualcosa di insopportabile!

Celeste – Magari siamo vicini a un ospedale...

Ignazio – Io ho detto alla mia dottoressa: ‚Adesso capisco chel’invecchiamento… non può essere una cosa pum, pum! Ed è una scala in discesa eccetera eccettera… Però non è possibile che ieri mi è caduta una cosa per terra; e mi sono inchinato per raccoglierla! E ci ho messo 5 minuti, perché ho dovuto fare tutti questi movimenti!‛

Celeste – Ho capito, papà!

Ignazio – No, no! Lei ha capito perfettamente!

Celeste (spazientita a voce un po’ più alta) – Ma c’è poco da capire!

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Ignazio – Abbassa la voce!

Celeste (A voce più bassa) – Si va bene ma..

Ignazio – …La dottoressa ha capito il tipo! (felice e soddisfatto) Ha capito il mio personaggio… Perfettamente! E io l’avrei abbracciata…!

Celeste – Si ho capito… Ascolta tipo: (breve pausa, poi con calma) la nostra famiglia, è una famiglia…

Ignazio – Antica… Sai che ho incontrato un Savoia?!

Celeste – Ah sì… chi ?

Ignazio – Una ragazzina, che è cresciuta in Messico… Non parlaval’italiano. Ci credi?

Celeste – No! Davvero?!

Ignazio – Forse due parole…

Lugi – Ma questi cosa c’hanno in testa?! Ti chiami Savoia, e non gli insegnai l’italiano!? Ma io dico?!?

Ignazio – Non parlava.

Celeste – La lingua più bella del mondo!

Ignazio (dandosi un tono) – …Infatti poi parlando dicevo: ‚sì effettivamente… noi siamo stati sempre molti vicini a casa Savoia, ma voi quanti anni avete?‛ ‚Mille e cento‛ ‚ah millecento… la nostra quasi millee tre!‛ ‚infatti il tizio che era lì si è un po’ irrigidito …‛

Scena nona

Celeste (cercando di ritornare la punto) – La nostra famiglia, dicevo… èuna famiglia…

Ignazio – Antichissima!

Celeste (faticando a tenere fermo il punto della conversazione) – Sì; antichissima, importante… che viveva, ha sempre vissuto… secondo certe abitudini…

Ignazio – E tutto si è accumulato.

Celeste – Di fatto… a parte economicamente che ne potremo parlare…

Ignazio – È già un miracolo essere arrivati sino a qua.

Celeste – Ma ci sono delle abitudini..

Ignazio – Difficili da togliere…

Celeste – Difficili da togliere, che sono però purtroppo, atavicamente un pochino… sbagliate.

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Ignazio – Distruttive!

Celeste – Esatto… distruttive. Il termine della vita, sino all’ottocento, forse anche novecento, novecento cinquanta, non era come quello di oggi… Si moriva prima, molto prima… la gente moriva a quarant’anni.

Ignazio – Certamente.

Celeste – Si moriva a cinquanta, sessant’anni... Di fatto, queste abitudini, che tu incarni, devo dire…

Ignazio – …alla perfezione!

Celeste – Esatto: alla perfezione. Devo dire, non è molto costruttivo, per la salute… Per cui, quando noi ti si dice: ‚Fai la passeggiata, non fumare, no bere… non è per cattiveria!‛

Ignazio – No, no… lo so.

Celeste – Tu quanti anni hai? Settanta… Ignazio – Tre!

Celeste – Settanta tre. Ok, io ne ho trentacinque… io spero di campare sino a… non lo so?! Ottanta cinque!

Ignazio – Anche io!

Celeste – … ma dipende come ci arrivi a questi… ottanta cinque! Perché se tu fumi, a ottanta non lo so se…!

Ignazio – Bah…

Celeste – Bevi, magni, disfi… per cui uno, è per quello che… peresempio l’attività fisica… L’attività fisica, aerobica. Ok ? E anche tipo, lostreeching… Fai conto che noi… noi siamo state la prima generazione a farlo! Tu cardio, non l’hai mai fatto. Tuo padre, peggio che andare di notte!

Ignazio – Beh… boh, ma..

Celeste – Per dirti.. L’attività fisica è per la circolazione, un attività essenziale! Anche per depurarsi… Non so se mi spiego?

Ignazio – Ma io faccio un sacco di attività… Celeste – Oheee! Minchia, immagino!

Ignazio – Al super market! Viaggio come una freccia! All’Esselunga… su e giù per i corridoi!

Improvviso suono dell’ambulanza fortissimo e vicino.

Celeste – Qui ci sarà un ospedale. (il suono continua e Celeste, inutilmente, cerca ancora di spiegarsi, Ignazio sembra impazzire al suono della sirena) Per cui, lo streching, è un attività noiosissima!!! Forse la cosa

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più noiosa da fare che c’è al mondo. Però se tu lo facessi di tanto in tanto, magari due minuti… (il rumore si allontana e sfuma gradualmente)Celeste _ È ovvio che poi mettersi i calzini, diventa più facile. Ignazio – Si però…

Celeste – Tuo fratello, che anche lui non fa niente… Ignazio – E ha ottanta tre!

Celeste – Sì, peccato che lui non beve, non fuma, ha una famiglia e continua ad lavorare tutti i giorni in ospedale ‚per grazia et amore dei!‛

Ignazio – Però anche lui non riesce a mettersi i calzini..

Celeste – Certo…

Ignazio – È per quello che ci vuole il ‚vallè de chambre‛!

Celeste – Ma quale ‚Vallè de Chambre!‛ Il valle de chambre ce l’hai sec’hai il grano!(Facendo il gesto dei soldi)Il grano è finito! Se tu facessiun pochino... non dico tanto…

Ignazio – Sarò bravissimo!!!

Celeste – No… io lo dico per te!

Ignazio – Va beh, dai… Poi alla fine tiri una riga, fai la media. Quel cheviene, fai un po’ di sconto, gli dai un abbuono. E va bene anche così..

Celeste(remissiva) – Va bene…

Scena undicesima

Ignazio (tagliando corto, completamente disinteressato all’argomento) –Va beh… andiamo.

Celeste – Abbiamo mangiato bene, no? Ignazio – Abbiamo mangiato bene! Torneremo.

Celeste – Che ore sono? (poi rivolta all’oste, scuotendo la testa) Posso avere il conto per favore?

Oste (o voce fuoricampo) _ Si certamente, subito.

Ignazio – … si è fatto tardi.

Celeste – Devi andare?

Ignazio – È… (aulicamente, guardando l’orologio) Siamo tutti schiavi del filippino…

Celeste – Come mai?

Ignazio – È perché questi hanno gli orai.. sono stati educati male..

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Celeste – In che senso?

Ignazio – Se io torno a casa presto o tardi, sarà modo che il filippino mi aspetti e mi faccia da mangiare… presto o tardi che sia.

Celeste – Credo di si, non lo so…

Ignazio (imprecando in cuor suo) – … Perché bisogna tornare a unacert’ora, se no il filippino, ‚fibrillato‛, si innervosisce!

Celeste lo guarda interrogativamente.

Ignazio – Sono stati educati male!

Celeste – …Non c’è più educazione!

Ignazio – No! Ma te ti sembra possibile? .. perché siamo tutti vittime di questo testa di cazzo… cioè: tu mi fai da mangiare quando io torno a casa. Non è che io devo tornare a casa di fretta perché tu mi devi fare da mangiare… Già sei a casa tutto il giorno che non fai un bel niente… Ma io gliel’ho detto a Francesco…

Celeste – Cosa?

Ignazio – Gli ho detto: ‚guarda che oggi tu sei andato via e quello non hafatto niente tutto il giorno…‛

Celeste – E lui cosa ha detto?

Ignazio (mimando Francesco) – ‚… No, no. Ha pulito…‛ Celeste – Davvero?

Ignazio – Ma se lì ci aveva già pulito ieri?! Sta lì tutto il giorno a non far niente… Cosa continui a passare la lucidatrice dove non va nessuno, neanche i cani ?! …Ma stirami le camice a me!!!

Celeste (ridendo) – Perché non le stira?

Ignazio – No. Prima le stirava, adesso non più. O se no fa il lavativo e non le piega.

Celeste – Ma perché tu non sai stirare?

Ignazio (Dopo un attimo di silenzio) – Ma che mi frega?!?!

Celeste Ride a crepapelle..

Celeste (Ridendo) _ non sai stirare…!

Ignazio – Ma cosa vuoi che faccia io, deve farlo lui.

Celeste (Continuando a ridere) …– Mi sembra giusto, stirare deve farlo il

filippino…

Ignazio – Vero o no?!

Celeste – Non lo so…

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Ignazio – A capì le robe!!! (Celeste continua a ridere) No… no.. questisono stati educati male… malissimo…

Celeste (Ridendo) – Siamo in guerra con il filippino!!!

Ignazio – No, no… Già il fatto che non dormano in casa, che hanno la portineria con il riscaldamento, luce pagata etc..

Celeste - … Non va bene…

Ignazio – E non va bene, no. (battendo una nocchia sul tavolo imperiosamente) Perché se io mi sento poco bene… e la notte mi vomitoaddosso, voglio che tu sia qui! No dall’altra parte del parco! Non c’è più religione!!!

Celeste ride.

Ignazio – Siamo arrivati alle rivoluzioni copernicane!!!

Celeste – Va bene… andiamo.

Ignazio – Andiamo.

Celeste (rivolto all’oste) – Arrivederci, grazie!

I due si spostano sulla di scena.

Scena dodicesima

Celeste _ Credo che dovrò aprire una società a Londra.

Ignazio _ Aprila in Svizzera. Con tua sorella… Ella è ‚Svizzera‛. Celeste _ E perché dovrei aprirla con mia sorella, scusa?

Ignazio _ Perché è una società… così si apre in due.

Celeste _ Sì, ma se lei non lavora, spiegami perché dovrei darle una parte di quello che faccio io? A parte che esistono benissimo delle società che si aprono non di due. Si chiamano società anonime..

Ignazio _ … Non so.

Celeste _ Il problema è che se io lavoro, là quello che guadagno viene da la e ci pago le tasse là. O prendo la residenza là, o apro una società, non so… faccio qualcosa. Non è mica possibile che io debba pagare le tasse, qui e là…

Ignazio _ Vedi tu..

Celeste _ Un modo ci sarà, no?!

Ignazio (svogliato, girando la faccia dall’altra parte) _ Chiedi a un commercialista…

Celeste _ E’ infatti… Devo informarmi…

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Suono dell’ambulanza.

Ignazio (disperato) – Altra ambulanza…

Celeste – E va bene, ma se stiamo vicino a un ospedale..

Ignazio – Ma qui è un andazzo continuo… questo è un incubo…

Celeste – Va be… lascia stare.

Ignazio – Ciao bimba bella!

Celeste – Ciao Papà..

I due si abbracciano.

Ignazio – A presto. Chiamami!

Celeste – Curati! Ciao!

ATTO SECONDO

Scena prima

Celeste  entra  in  scena,  molto  seriamente.  Luci  basse,  toni  misurati.

Dentro di se è quasi spaventata per ciò che suppone dovrà proferire.

Celeste (rivolto al pubblico, con grande modestia) – … non dovete farvi ingannare dalle apparenze… (breve pausa) … simpatico è?

Celeste – Sì. Ma non è così…

Pausa

Celeste – Non è così…

Celeste – Vuoi fate conto che erano due anni che non lo vedevo… Pausa.

Celeste – E in questi due anni non mi ha mai telefonato….

Breve pausa.

Celeste – Si ma non è questo il problema… ci sono abituata….

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Celeste (con cambio di tono graduale) – La ragione per cui io scrivo queste cose, su Ignazio… è che… sinceramente… io credo che sia….

Malato di mente. (Breve pausa)

– Questo fatto della malattia mentale, mi è stato palesato, per la primavolta, indicato e suggerito, da mio nonno… Mio nonno Francesco Vittorio Brovedani. Mio nonno acquisito, cioè secondo marito di mia nonna, che era uno psichiatra.. proprio dei matti; degli schizzo frenici, dei depressi e quant’altro… perché…

– Lui vedendo, quando io da ragazzina… che io prendevo gli atteggiamenti di mio padre… mi fermò e mi gridò in faccia, a brutto muso… ripetute volte… che mio padre era matto!

– ‚Matto, matto, matto!!!‛ (pausa)E in questo modo mi salvò la vita;perché da allora, …io ridimensionai la figura di mio padre e iniziai …diciamo così… a trovare la una strada per conto mio.

Breve pausa.

Celeste – Questa ipotesi del matto io non ho gli strumenti… da un puntodi vista patologico… psichiatrico, per affermare questa sentenza. Lui era uno psichiatra, lo conosceva molto bene e lo ha affermato. Ovviamente questo non è sufficiente.

– Il comportamento di mio padre, in tutta la sua vita è stato un disastro… sempre. Ovunque… quindi potrebbe in qualche modo comprovarlo.

– Io da un punto di vista culturale, quindi come attrice, posso affermaretranquillamente che è una persona.. ‚lesionata‛ ...psicologicamente.Questo è un parere che io ho… e che molto difficile contraddire, in quantoio come donna e anche come attrice, so… cosa sia una psiche libera,dinamica… che cresce, che si evolve … e… aumenta se stessa. Mentreinvece davanti a Ignazio, vediamo come ci sia una regressione.

– Un uomo che parla come mi ha parlato lui oggi, è evidente che sia unuomo lesionato..

– In verità, qui non si potrebbe parlare più neanche di regressione, perché il problema è che lui è sempre stato così… Cioè quando io avevo quindicianni, lui era così. Quando ne avevo venti, trenta era così. Quando io ne avevo trentacinque, era così e oggi stesso lui è così. Non so se da bambino abbia subito una violenza o qualcosa… non lo so. Certamente psicologica.. c’era la guerra, non ho idea. Da bambino è stato sotto le bombe, ma nonaltro… non credo altro.

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– Oggi quando l’ho la situazione era veramente grave, era spaventoso, aveva gli occhi… vitrei… cioè prima, aveva degli occhi molto belli azzuri… di un azzurro chiaro, intenso, profondo… adesso invece l’azzurro era diventato ghiaccio, era diventato bianco; in più la faccia era completamente devastata. Io quando l’ho visto ho detto: ‚non ha sei mesi di vita.‛

Pausa.

– Poi ovviamente durante il pranzo, con la birra, il cibo, le cose, lui si corrobora, per cui la faccia è cambiata…

Breve pausa.

– Ovviamente certe affermazioni che io faccio, non so… I Savoia, la famiglia… sono delle esagerazioni, cioè io le tiro fuori, per tentare di sostenerlo, di giustificare la sua causa il più possibile… Di fatto lui non è giustificabile in nulla… Pausa.

– Per questo io affermo la tesi della psicolabilità... Ovviamente anchequeste registrazioni sono fatte in maniera che magari un dottore o qualcuno.. un domani possa in qualche modo affermare o meno questa tesi, insomma…

– Se non fosse matto… sarebbe l’uomo… scusate la parola più ‚stronzo del mondo‛. E c’è anche la possibilità, non latente, che io me lo figuri matto, per giustificare in qualche modo il suo comportamento, che è sempre stato…. Folle. (Pensando a quello che ha detto) Non lo so… è un gatto che si morde la coda.

– Il dialogo con me, che ovviamente può apparire goliardico e simpatico,sappiate pure bene che non è, né l’uno né l’altro…

– Lui a me non ha rivolto minimamente la parola, né la sua attenzione… non ha chiesto ‚nulla‛ di me; come sempre, non lo ha mai fatto!

– Io gli ho tolto il saluto, per ragioni più che sufficienti… per una decina d’anni; e questo gli ha dato fastidio, per cui dopo questi tot anni gliel’ho ridato. Di fatto lui non sente nessuna, o pochissime, davvero pochissime esigenze nei miei confronti, nessun affetto, nessun amore.

– Se lo chiamo o non lo chiamo per lui è… definitivamente irrilevante!

– Forse dopo sei mesi… causa solitudine, causa sfigataggine… causa… perché non ha più nessuno, non ha un amico… allora poi dice, (con tonopatetico) ‚non mi chiami‛…

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– La verità è che lui non ha nessun interesse a stare con me, infatti non c’è un dialogo diretto, nei miei confronti, come non ce l’ha per nessuno…

Il pranzo di oggi, aveva qualcosa del ridicolo, perché la verità, è che lui parlava a una platea… e nella fattispecie con la signora della prima fila, vicino alla colonna!

– Le risposte che mi ha dato, sappiate pur bene che sono tutte menzogne… Sono tutte fasulle… lui non ha nessuna verità…

– Cioè il suo metro di giudizio, non è razionale… è ‚egoistico‛.

– Vale a dire quello di ‚sopraffare‛, e si ‚soggiogare‛ se anche sia possibile, l’avversario… Nei miei confronti, se io dico cinque, lui dice sei!

Se io dico sette, lui dice otto!

– E così lo fa con tutti… nei miei confronti ancor di più! Perché si sente in imbarazzo… perché l’ho mandato a quel paese e ho avuto un po’ difortuna nella vita. Tutto qua…

Scena seconda.

– La storia delle ambulanze… ovviamente: se il ristorante è vicino ad una clinica, all’ospedale, è ovvio che passano delle ambulanze… e lui era terrorizzato dalle sirene!

– Ha paura di morire. È un vigliacco, di primissima categoria! Altro che conte di qui e di là! Un aristocratico non ‚può e non deve‛ aver paura di morire. Altrimenti tutto il suo castelletto diventa una menzogna. Perché prima di tutto è un privilegiato, e ha quindi delle responsabilità… I nobili erano guerrieri, erano combattenti… E i suoi prima di lui, sono morti in una guerra, per un ideale, per una fede! Altro che paura di morire!

– Io non gli ho detto che a ottanta tre anni, cioè all’età del fratello, lui non ci arriverà mai! Perché ha condotto una vita orribile, dissoluta, con stravizi di ogni genere, che vengono perpetrati tutt’oggi…

– Quando tu gli dici:(pausa, poi con gravità) ‚… vai a comminare…‛

– Lui ti risponde: ‚vado al supermercato…!‛

– Che è una cosa a dir poco ridicola, ma quanto più offensiva… perché io mi preoccupo della sua salute, perché… di fatto, come mi preoccuperei della salute di chiunque… Cioè se uno mi dice: ‚ sono un infartato‛, gli

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dico: ‚va beh… cerca di fare qualcosa.‛ Che dovrei dire? E tanto più lodevo fare con mio padre, non ho alternativa.

– Il suo volume di voce era aulico… era totale. Cioè c’era solo lui! Il primo attore, protagonista… quando invece io ho alzato un pochino la voce, assolutamente, per una ragione doverosa… cioè in una circostanzalecita, volontaria, cioè non egoistica, perché io stavo affermando una sentenza… importante, per cui, essendo io una donna,(con leggeroimbarazzo, soprassedendo) anche dotato di passioni e sensibilità, l’hoaffermata con forza… Ecco e qui è la prova, lui cosa mi dice…: ‚Stai zitta… abbassa la voce…‛ cioè quello che gli avevo detto io!

– Quello che io gli avevo detto… a ragione ‚abbassa la voce…‛. Lui me lo ha ripetuto …nel torto ‚abbassa la voce‛

– Ecco questo è l’inizio della violenza… psicologica.

– Dopo di che… (breve pausa) la chitarra…

– La chitarra… stessa cosa: lui non sapeva di che materiale fosse il manico della sua chitarra, e io scommetto che il suo non è in palissandro; infatti poi si è confuso e ha detto: ‚ah, no, la tastiera…‛

– Il manico di una chitarra non è in palissandro, perché il palissandro è un legno troppo prezioso e non si fanno i manici, si fanno le tastiere… Nei contrabbassi, neanche quelle! Per cui figuriamoci… E oltre tutto ha poiripetuto, sbagliando, che allora la sua tastiera era in ebano. La tastiera della sua chitarra certamente non è in ebano! Con l’ebano si fanno le tastiere dei violini e dei contrabbassi. Non certo delle chitarre sapgnole!

– Ma lui lo ha detto per sfidarmi… per soggiogarmi… non era vero.. Lui no sa la differenza tra il mogano, palissandro, l’abete, l’acero. Lui non sa niente! Però ti deve dare scarto, ti deve dare disprezzo comunque. Ti deve sovrastare.

– E non pensiate che lo faccia perché io sono sua figlia, perché lo fa conchiunque, molto di più che con me. Anzi, con me si sta calmo, perché io a mia volta lo contrasto. … dicendo però la verità. Ma questo è un piccolo particolare.

(Leggermente sconvolta) – Questa è la situazione…

– Lui aveva un talento eccezionale per la musica, un orecchio… pressoché assoluto; ovviamente non ha studiato perché è… uno svogliato, e dopo aver suonato tutta la vita una vita, cosa fa: regalata via lo strumento

-peggio che andare di notte - e quando io gli dico: ‚te la pago io, te la

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metto a posto io l’altra chitarra‛ lui dice: ‚no‛. E ho visto nei suoi occhi ilterrore…

– Il terrore era della morte…

– Perché lui a pensato… ‚se me la metti a posto tu… quando io muoio te la devo dare a te!‛ e lui assolutamente non vuole. Queste sono cose che lui non vuole! Non voleva lasciarmi niente, non voleva darmi niente.

– Aveva una collezione stupenda di ‚Leica‛ , che sono delle macchina fotografiche di una bellezza imbarazzante - per intenderci è come fosse la

‚Rolls Roice‛ della macchina fotografica - una più bella dell’altra, che io avrei voluto tenere, anche io suo ricordo… perché era un fotografo, cosa dovevo fare… Le ha vendute tutte! Erano più di una dozzina… E quando io gliel’ho accennato, lui ha fatto lo stesso occhio e ha risposto (Conmalignità) ‚Ah..! Ti sarebbe piaciuto!‛

– … Perché non voleva assolutamente lasciare niente. È, va beh… ma se simuore si muore! Io sono la figlia; a un padre di solito fa anche piacere lasciare le cose a un figlio, perché è una maniera di perpetrare la sua libertà, la sua volontà, che ne so? Oltre la morte…

– Io a suo figlio, un padre normale, vorrebbe lasciargli… la casa piùbella, la macchina, il portafoglio di coccodrillo del nonno… non so… un gioiello.. mi spiego?

– Più la scena assurda e patetica delle ambulanze, il terrore… ecco questo

è il rapporto.

Scena terza

– L’altro strumento… Il pianoforte: il Boesendorf… a parte che lui non sapeva cosa fosse… Prima che glielo nominassi, lui non ne sospettava minimamente l’esistenza. Nella casa di questa non c’era!

– Intendiamoci… Non è che tutti per forza debbano conoscerlo… Il Boesendorf è il pianoforte classico per antonomasia… come a dire, la

Ferrari, la fabbrica di pianoforti più belli del mondo, viennese, oggi comprata dalla Yamaha. Hanno un suono straordinario. Il suono del gran piano, classico per eccellenza!

– Cioè… mi fai vedere la casa di questa con dei pianoforti pazzeschi, di Chopen o non so chi cavolo… Io guardo i pianoforti e quello mi dice: ‚guarda la casa!‛ ???

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– Cioè a me che tu sia stato nella casa di non si chi… non mi interessa… Per lui, si sente dal tono della voce… per lui essere stato nella casa di quello, significa possedere casa di quello. Come un bambino di dodici anni!

– ‚Ah ma io sono stato lì, sono stato là..‛

– Cioè… se io vado nella casa di uno molto ricco molto importante, non è che mi metto a filmare.. non so… casa di Muzio, hanno gli affreschi alle pareti, con gli avi… ma non è che ti dico: ‚oh sono stato li, mi faccio ilpost della casa…‛

– (Ridacchiando) Cioè siamo un pochino all’assurdo…

– Poi ovviamente si è bevuto una birra ghiacciata che io ne ho bevuta mezza mi è venuta una colite ‚fulminante‛!

– Nonché un bicchiere di vodka(indicando la quantità con le dita)che sembrava a tutti gli effetti un bicchier d’acqua.

– Ha una pancia che sembra Budda! C’ha la camicia con i bottoni che spaccano… E continua a vivere come se fosse… un folle… il re di Francia…

– Ce l’ha con il filippino che non gli stira le camice… lui il filippino nonlo paga! Piccolo particolare… lo paga il proprietario di casa… cioè: il filippino nei suoi confronti non dovrebbe stirare un bel nulla. Però lui continua a dire: ‚tu devi lavorare, fai così, fai colà…‛ perché io sono il conte… etc. etc.

– A me questa situazione… a me sembra follia… ha tutti gli estremi, certamente della lesione psichica… (pausa)

– Ripeto, se così non fosse, sarebbe la persona… peggiore del… mondo! Perché un uomo così è un uomo di egoismo… inimmaginabile!

– Non so cosa dire… non so cosa dire… a me sembra… un pazzo.

Celeste si accascia sulla sedie e si copre la testa con le mani.

Scena quarta

– Quel che è certo, è che a lui, di vedere me non gliene frega niente! E quando lo fa, cerca di soggiogarmi…

– Poi si sente che di me non ha nessuna stima, nessuna… considerazione.

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_ Anche quando parlavamo di società e quant’altro. Non mi ha detto niente… E’ possibile che un uomo come lui non sappia niente… Lui ha avuto società.. ha fatturato, ha prodotto eccetera eccetera… Però a me ha detto solo cose inutili.

_ Sembra che ti prenda in giro quando ti parla. Non ti ascolta… Ma è il suo modo di fare… lui esclude tutti. Esclude i figli, escludi le mogli, esclude gli amici, esclude il lavoro. E poi ecco come ti ritrovi, continuando a dire, ‚sono affari suoi…‛

– Forse in questo caso si sentiva meno.. non so spiegare, se…

– Anche in pubblico… Quando siamo insieme ad altri, lui per me ha sempre la battuta cattiva… contro di me… sempre… mi tratterà sempre male… Adesso io non ho voglia di andare a Natale dalla sua ex-moglie, con le sue figlie, ma se andassi sono sicura che litigheremmo, perché finirebbe, come sempre, che mi insulta… e io ovviamente gli rispondo, perché non permetto più a un cretino così di insultarmi.

– Di fatto questa è la situazione… ripeto quando l’ho visto, non gli davo sei mesi di vita. Secondo me, se sbaglia una pastiglia, che una mattina si dimentica, gli prende un ictus…

– Ha già avuto un infarto, insufficienza respiratoria, diabete, e in più adesso ha questa cosa che trema fortissimo… alle mani. Che lui dice non è giusto, forse sono le medicine.

– Anche lì… il giudizio che ha dato nei confronti del medico… è pura follia! Perché lui dice: ‚Lei mi ha capito! Il medico mi ha capito!‛

– Che cavolo me ne frega a me, che ti ha capito il medico!

– Che capisce psicologicamente chi sei… a parte vorrei vederlo, che cosa ha capito! Ma non è questo il punto! (Breve pausa).

– E poi se gli dici, fai qualcosa… figuriamoci! Ti prende in giro…

– Oggi in macchina dicevo: ‚ se gli prende l’ictus, giuro che vado lì… e gli faccio (mimando il gesto di un ottuagenario balbuziente) … la vuoi unas….s …igaretta?!‛

– Che un coglione così non l’ho mai visto in vita mia!

– Quest’uomo ha… ? Quindici anni, tredici anni…? Quattordici anni?! E mi parla come fossi il suo compagnuccio di bevute al bar!

– Io ho 37 anni, lui ne ha 73!

– Non sono due giorni… di psiche, per quanto mi riguarda ne ha dodici!

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Breve pausa.

_ Oggi è il… sette luglio, duemila diciassette…

– Va bene… Niente… Vedremo. Proseguiamo con queste registrazioni, anche perché, quando sarà morto, io voglio avere un nitido ricordo, un documento… tra parentesi, dello stronzo che era…

– In maniera che se mi venisse casualmente un dubbio,(ridendo piano)posso andare a risentire le idiozie che proferiva!

Scena quinta

– Questa situazione, questo padre… così. Mi ha costretto… a diventare quello che sono… per cui io in ultima analisi lo posso solo ringraziare.

– Questa mania di vivisezionare le cose settanta volte, di volere a tutti i costi capire… capire.. capire… la parola, la frase… il risvolto psicologico… Cosa c’è dietro.. viene da lì… viene da lui… Questo è fare l’attrice. Il mio lavoro, mettere in dubbio le cose di un altro. Ovviamentequando poi si scoprono le ragioni di questo dubbio, si può rappresentare l’altro con facilità.

_ Anche questa ansia di dover apparire… anzi di più, di dover a tutti costi esistere, come per doversi giustificare con tutti e dire: ‚oh… questa quisono io!‛

_ Beh, non è normale. Intendiamoci… Una madre di famiglia non ha nessuna esigenza di andare su un palcoscenico a raccontare la storia di un altro!

Breve pausa.

– È come se io non avessi avuto le… regole del gioco… per cui ho dovuto costruirmene di nuove. Ho dovuto trovare le mie. Ho dovuto spiegarmi la realtà, perché quella che lui aveva, certamente non poteva essere adeguato.

– In verità tutti gli artisti sono così… Non l’ho inventata io la storia.

– Aristotele diceva che l’arte era un triangolo che aveva per ipotenusa la follia… E io aggiungo: per cateti, la sensibilità e la ragione …

– Moltissimi artisti sono figli di malati di mente, o comunque vengono da situazioni devastate… non ce n’è. È sempre così… se no tu l’artista non lofai.

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–...Questa mania di capire, di capire… di mettere in fila tutte queste parole con un nesso logico…

– Intendiamoci… non è mica normale… Se uno è sano, c’è una bella giornata, prende va a giocare a pallone!

– Il talento secondo me è questo… è la restituzione di un vuoto… è la necessità di coprire la voragine che ti hanno causato nell’inconscio… per cui per coprirla, chiami conoscenza, chiami materia. E da tutta questa ansia, da tutta questa ricerca che deriva l’opera d’arte. E’ una cosaveramente forte… Non si può spiegare… Io vivo nell’ansia perenne di dover annunciare qualcosa… ed è un peso grave. Capisco bene che per lepersone normali resti incomprensibile, ma vedete…: se io non potessi essere qui questa sera, a spiegare… anzi dirò di più, a spiegarmi le miecose… La verità è che impazzirei.

(Ridendo tra se) –.. beh .. forse sono un po’ mattaanche io! Questo è damettere in conto.. ma gli attori sono tutti così!

– Se studiate la storia dell’arte è così… E’ sempre così: da una parte lafollia, dall’altra il talento di una persona. Questo è il dramma di una vita...

Credo che questa è l’opera d’arte!

– Se no uno si sposa un businnes man… o entra in convento. Cosa devo dire… Se no ti fai una famiglia tranquilla…

(Cambiando tono, più calmo) – Quello che a me capita… anche oggi adistanza di anni, dopo aver fatto questo lavoro tutta la vita. Quindi si parla di ventisette anni di autocoscienza, di esercizio di auto-esaminazione e di studio su me stesso e su libri, oltre che naturalmente sugli altri… Che ogni tanto, io riscontro… ancora… non posso dire degli atteggiamenti, ma dellesfumature… che in qualche modo mi accomunano a mio padre.

– Ma a me sembra… sostanzialmente, che sia anche lecito, perché se tu sei figlio di quello, è ovvio che qualcosa… resta, che so, un gesto… in macchina, un movimento…

– Poi ci sono milioni di cose che lui non fa… che non farebbe mai, anche negli atteggiamenti e che io faccio…

– Però tutte le volte che mi sovviene, questo suo… questo suo ricordo, questa sua ombra… io immediatamente ‚tremo‛!

– Perché so che tutto ciò che viene da lui.. scusate la parola: è merda.

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Scena sesta

– Questo mi ha portato ad analizzare ogni singolo, fottutissimo istante della mia vita, nel tentativo di identificare… un valore positivo… un valore migliore, perché lui… certamente non lo era.

– Oggi ripeto… quando vengono fuori, delle ombre… che poi vorrei vedere quanto sono simili… perché magari non si assomigliano affatto; iomagari sono stanca stravolta, dopo una giornata di lavoro, che corro di qua e di là, eccetera, dico… a ma questo lo faceva mio padre!

– Io cerco di analizzare, di vedere se effettivamente sono giuste o sono sbagliate… Di fatto: tutto quello che dice lui è tutta una menzogna.

Breve pausa.

– Non dice una parola vera neanche a sparargli con una pistola in bocca!

– Quello che ha detto sui i miei video di you tube, che ha sentito le mie incisioni… è inutile che vi dice come sia offensivo…

– Perché lui ha detto: ‚sei molto migliorata…‛

– Questa è un emerita menzogna, perché io ho le incisioni del 2006, chesi possono sentire perché sono pubblica in rete, che rispetto a quelle di oggi, sono… validissime comunque… ovviamente il suono, il tocco sul pianoforte è leggermente cambiato, perché continuando a studiare, dopo dieci anni è normale… però anche quelle di allora sono..(imbarazzata,come a chiedere aiuto) validissime.

– Io nel 2007 ho inciso ‚Blue and Green‛ di Miles, che è un pezzo… a parte difficile, nonché meraviglioso… c’è il video, l’incisione ed è notevolissima!

– Lui però queste cose non le dice: lui dice solo sei migliorata… che vuol dire: tu prima non eri capace…

– Ecco… sempre la cattiveria, sempre la volontà di sopraffazione, sempre la violenza no…

Scena settima

– Con le donne poi non ne parliamo neanche!

– Cioè è un uomo di una misoginia… al di là del bene e del male!

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– Io conosco almeno… ma… personalmente, almeno una mezza dozzina di donna alle quali ha ‚letteralmente rovinato la vita‛! Per cui quest’uomo, oltre a rovinare se stesso, prima ha rovinato tutte queste altre…

– La prima naturalmente è mia madre… e via andare.. l’ultima la terzamoglie e poi in mezzo, hai voglia core…!

– Luisella Morabito, Donatella Sinnà, Alessandra Manfredi…

– Che lui proprio le ha distrutte… psicologicamente. Cioè le ha annientate. Questo era il suo scopo nella vita! Annientare le donne che aveva accanto.

– È un esempio, scusate… ma fetido, veramente schifoso, dal quale io e mio fratello abbiamo preso le distanze… ma da quando avevamo cinque anni!

– Anche perché ci picchiava selvaggiamente… aveva questi scatti… violentissimi… di ira; assolutamente imprevedibili. Per cui era una cosa terrificante… andare da mio padre, significava andare dal demonio!

– E… purtroppo era vero…

– Grazie a Dio… noi non abbiamo subito una violenza carnale.

Breve pausa.

– Né io né mio fratello.

– … Comunque; sano non è .

– Quell’uomo è matto.

– …Lesionato di certo!

– Un dottore, forse, potrebbe attestare meglio di me… che è almeno parzialmente pazzo…

Pausa.

(Risoluta, cambiando tono) –Ma io sono felicissima di essere quello chesono. E non mi cambierei per nessuna ragione al mondo. Per cui, in ultima analisi, posso solo ringraziarlo!

Scena ottava

– La follia, più assurda… è che nella vita, almeno fino a cinquanta anni,gli è andato anche tutto bene!!! Cioè: … da non crederci…!

– Volete sapere come ha iniziato a lavorare ?

– Va bene che erano altri anni, ma…

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– (Tagliando corto)Ventitre, ventiquattro anni; una Porches sotto ilsedere, gli regalano un Assemblard… che sarebbe una macchinafotografica molto bella, quasi professionale… anzi, per la verità: professionale.

– Lui torna a casa e la mostra in famiglia, non dico per far dispetto alla cognata.. ma quasi… rispondendole (mimando le voci): ‚Ah ma come funziona?‛ ‚Adesso ti faccio vedere!‛ mette su un tavolo un tagliere, un vecchio coltello, della frutta, una caffettiera. Una natura morta alla Morandi.

– Scatta la foto, la manda in Germania. …Vince un premio e il giorno dopo inizia a lavorare. Questo è stata la sua vita. Una botta di fortuna via l’altra! Tutto così, sino a cinquant’anni.

– In verità faceva delle cose molto belle: su questo non si può discute… ha raggiunto dei risultati notevoli… Perché di talento ne aveva quanto ne voleva… e pure credo un po’, abbia anche faticato per costruirlo… non tanto però, mica tanto… intendiamoci, in vita sua non è uno che si sia mai spaccato la schiena più di tanto… Io credo all’inizio, molto l’abbia fatto mia madre, perché era lei la sgobbona di turno… che ovviamente lui, dopo averla distrutta e annientata a sua volta, ha lasciato… perché cosa vuoi… la menava!

– Io me lo ricordo… me lo ricordo bene; mi ricordo le scene, mi ricordo tutto… io c’ero, ero bambina. Il terrore in casa, me lo ricordo bene.Mangiavamo e a tavola e accanto a lui a capotavola, teneva il battipanni e lui ci picchiava…

– Anche più avanti… quando ero ragazza. sempre la stessa cosa… Eppure il telefono squillava; Il lavoro c’era. E lui niente, sempre lostesso… Alla fine non se l’è mai goduta... Sempre arrabbiato… disfattista, nervoso, viziato, supponente, chi più ne ha più ne metta… se la tirava un casino.. Sempre prima donna. Come al solito… Esisteva solo lui.

Perennemente arrabbiato col mondo. Una vita di ‚emme‛! Superbo con gli umili e vile con i superbi… Sempre la stessa storia.

– Ma gliel’hanno detto tutti… : guarda che così non può andare. Così non va bene: ‚Questo tuo modo di vivere, non ti porterà da nessuna parte…‛ Non c’è stato verso…

(Breve pausa) – …e infatti puntualmente cos’è successo… a cinquantaanni…

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– È crollato tutto, il suo lavoro è cambiato. La tecnologia è cambiata, i prezzi sono cambiati, le foto non si vendono più… e udite udite… lui si è ritrovato con un pugno di mosche in mano. Senza una casa, senza soldi, senza lavoro! Senza una famiglia, senza nessuno.

– Cosa volete che faccia? Boh… Anche aiutarlo è difficile è… perché vuole la luna e quando gliela porti c’è il caso ti sputi sulla mano mentre gliela dai…

– Ascolta papà… vieni qui… Entra…

Scena nona

Ignazio si affaccia timidamente.

Celeste – C’è una cosa della quale ti devo ringraziare… Ignazio (imbarazzato)

Celeste – Su una cosa non c’è dubbio: io… e ripeto… io… sono figlia d’arte. Perché tu sei un artista..

Ignazio (Imbarazzato negando l’evidenza) – Ah, ma non lo sono più. Celeste (abbracciandolo) – Si certo… Va bene. Lasciamo perdere! Perché

il talento, in famiglia… c’è sempre stato. Per cui di questo, assolutamente siamo sicuri. E ne sono anche orgogliosa…

Ignazio – Uhm..

Celeste – Allora io cercherò di aiutarti… ma tu devi venirmi incontro… Ignazio – Ma io ho sempre…

Celeste – Ohe! Sì, figuriamoci! Allora…Quante sigarette fumi? Un pacchetto…

Ignazio – Noo… un pacchetto no.

Celeste – Mezzo pacchetto?!

Ignazio – Beh, no… mezzo pacchetto no, un po’ di più..

Celeste – Ascolta… non puoi fumare la pipa? Almeno quella non si aspira…

Ignazio (spazientito) – È ma cosa vuoi. Che io mi alzi la mattina, vada in bagno, mi metta seduto sul cesso (gabinetto) e accenda la pipa?!

Celeste – Ma perché cosa fai?

Ignazio (con aria furbissima) – Accendo una sigaretta!

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Celeste (con gli occhi al cielo) – Oh Madonna Santa! Questo è irrecuperabile! (Rivolto a lui, a voce alta sapendo che tanto è comunque inutile) Ma fa malissimo!!!

Ignazio (incredulo, inclinando la testa, rispondendo piano) – Fa malissimo?

Celeste (fintamente disperato) – È sì che fa malissimo!

Ignazio – Ma no, dai…

Celeste – Guarda io te lo dico: se ti viene l’ictus…

Ignazio (facendo le corna) – Ah ma, a me non mi viene!!!

Celeste – Certamente… figuriamoci! Perché tu sei speciale!

Ignazio – Ma io…

Celeste – Ascolta Ignazio… sentimi bene, quello che ti dico… Il problema nella vita, non è che esiste la morte… (breve pausa) Il problema vero, il dramma è: che esiste la ‚vita‛ dopo la morte! … credimi!

Ignazio – Ah… ma me Dio mi conosce benissimo…

Celeste – E’ beh… Su questo non c’è dubbio… Lui ti conosce benissimo! Sei tu che non lo so mica quanto…

Ignazio (intendendo Dio) – Noi parliamo, ci intendiamo… Lui lo sa… Celeste – Ohe… Discorsoni! Immagino…. Ignazio – È… anche…

Celeste – …Bestemmie…

Ignazio – … No, ma io…

Celeste – Sì, sì… lo so… Va beh! Lasciamo perdere… non voglio sapere! Vuoi una sigaretta?

Celeste gli porge la sigaretta, Ignazio la spezza, butta via il filtro e Celeste cerca l’accendino nella borsetta per farlo accendere.

Ignazio _ Fammi accendere…

Ignazio lo fa accendere.

Celeste – Com’è?

Ignazio _ Buonissimo… (Aspirando a pieni polmoni) L’ho sempre detto!

Celeste     _   Lasciamo perdere….  (poi   rivolta   alla   platea)      ‚Sipario‛.

Arrivederci… Grazie di essere venuti… Alla prossima…

Sipario

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Postfazione dell’autore

Contrariamente a quanto molti attori e registi di teatro suppongono, il tema della follia, è una tema che esula completamente dalla letteratura.

E questo per una serie di motivi ben precisi.

La letteratura psichiatrica ha affrontato la questione innumerevoli volte;

visono infatti pagine e pagine di casi, esperienze, studi e da parte di dottori e da parte di soggetti deputati, che la definisco con molta precisione e ne attestano oltre modo le dinamiche. Ovviamente in ambito patologico. Quindi con finalità di analisi, medica e scientifica.

Tutto questo però esula definitivamente, come ripeto, dalla letteratura, per il semplice motivo che il lettore non potrà in alcun modo corrispondere a desse dinamiche. Non potrà quindi ritrovarsi nei presupposti, nelle conseguenze e tanto meno nei percorsi di quelle stesse dinamiche.

Per la semplice ragione che dette dinamiche non sono normali.

In parole povere: le reazioni di una persona malata di mente non corrispondono alle reazioni di una persona normale. Per cui, in ultima analisi, il pubblico/lettore, si troverà semplicemente nella condizione di affermare, io non sono così. Io non avrei fatto così. Nessun uomo sano di mente avrebbe mai reagito così alla tal cosa, eccetera eccetera eccetera…

Il problema a questo punto acquisisce un nuovi significati.

Il fondamento stesso dell’egoismo, è di per se stesso, irrazionale!Esattamente, come irrazionali sono la dinamiche e gli estremi della malattia mentale.

La stessa debolezza umana, il limite, il difetto, il momento di parziale incoscienza o di egoismo, se ingigantito e portato alle definitive conseguenze, assume, a tutti gli effetti, gli estremi della patologia.

Alla stesso modo, gli estremi della patologia, se depauperati, celati, sminuiti, o semplicemente frazionati, possono assumere le caratteristiche della crisi, della debolezza, del naturale scorrere delle vicende umane.

Or dunque se in una commedia di teatro, alla domanda di una personaggio: ‚andiamo in mare?‛ Io scrivessi, la risposta: ‚ Sì! Prendo gli scarponi da sci!‛ Ebbene questo, rappresentando un paradosso, genererebbe una situazione comica.

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Se questa situazione paradossale, venisse a trovarsi in essere nella realtà per un certo numero di volte, e peggio ancora, venisse perpetrata diciamo pure per anni, o per tutta una vita, ad esempio nei confronti di un bambino, ecco che le cose cambierebbero, assumendo tutto un altro significato. Precisamente il significato della follia.

Il tema di questo dramma, non è definire o meno se il padre sia folle o semplicemente disturbato. Il tema è tutt’altro. Il tema è il cambio di interpretazione dei significati, nella coscienza del pubblico.

Quante volte nella realtà, tutti noi ci siamo trovati a essere scortesi, a dire un qualcosa di sgradevole, a rispondere male ad una gentilezza, magari senza neanche accorgerci.

Ecco questo è il tema della commedia.

La gente, il pubblico, il mondo, troppo spesso… ignora!

E per questo noi si scrive, si fa letteratura, si fa teatro; per tentare in tutti i modi di aggiungere un qualcosa, di far crescere, magari a posteriori, magari anche dopo anni, magari anche solo in un ricordo, il livello di autocoscienza del nostro amatissimo pubblico.

E’ ovvio che se io avessi cominciato questo dramma, con la scena di un padre che picchia una madre, e picchia dei bambini piccoli, seminando il panico e un clima di terrore in una casa, ovvio che questo ‚piece‛ avrebbe assunto significati completamente diversi. E tutti, pubblico e addetti ai lavori, sarebbero stati definitivamente persuasi, della follia del soggetto in questione.

Non è questo il mio scopo, ripeto, non è questo l’intento della commedia.

Il tema della commedia è il cambiamento del punto di vista.

Il pubblico dovrebbe, e ripeto, entro certi limiti, dovrebbe, identificarsi con il personaggio di Ignazio. Identificarsi perché è simpatico, perché è scemo, perché è divertente, perché in una parola incarna quelli che sono gli egoismi e difetti di molti. E in questo senso ho dato delle precise indicazione per la regista.

Nel secondo atto, invece, quando viene fuori il problema, ecco che il mio intento è quello di costringere il pubblico e soffermarsi sui particolari dialettici del personaggio; per cui quello che prima è passato inosservato, quello che prima è passato per ‚simpatico, goliardico, divertente un poco paradossale‛ adesso dovrà assumere i connotati della follia.

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La scopo è evidente, ed è ciò di cui parlavo prima; aiutare in tutti i modi il lettore nel difficile cammino dell’autocoscienza. Unica vera finalità della letteratura e di tutta l’arte universale!

Oltre a questo, la figura del genio, la figura dell’artista, è una figuraanch’essa molto difficile da rappresentare; e la ritroviamo e nel padreIgnazio, e nella sua follia, e nel figlio/figlia, Luigi/Celeste, nella sua intelligenza.

Vi sono infatti dei tratti molto simili nei due caratteri, tanto che qualcuno potrebbe addirittura scambiarli. La differenza dove sta? La differenza sta appunto nel termine dell’autocoscienza.

Il figlio Luigi è razionale, è logico, è autocosciente; in verità il figlio Luigi conduce il gioco, e sa esattamente tutto quello che sta succedendo.

Il padre Ignazio al contrario no, non sa quello che sta succedendo. Per la maggior parte del tempo è completamente disinteressato alla persona del figlio. La concepisce come una sua emanazione, come un qualcosa in più che gli appartiene; e in ultima analisi non lo ama affatto.

Per questo, si presenta l’ipotesi della follia, o in altra definizione, il caso dell’egoismo e della grettitudine morale.

La trasposizione dal personaggio di Luigi scrittore a quello di Celeste attrice, è attuabile per tutta una serie di ragioni.

La risoluzione dell’inconscio, l’acquisizione del sé, come diceva Jung, o la rinascita spirituale in Cristo, come io ho definito ne ‚La vita di Roberto Loyola‛, prendendo ad esempio il capitolo 3,8 del versetto del Vangelo di Giovanni, e in tantissime altre mio opere, è, secondo la mia poetica, lo scopo e la finalità stessa della vita dell’uomo sulla terra.

A questa rinascita, appartengono naturalmente sia gli uomini che le donne. Da un punto di vista antropologico infatti, uomini e donne, nella strutturazione iniziale sono diversi, nei difetti sono diversi, ma non nelle virtù, non nella rinascita.

Una donna che abbia risolto il proprio inconscio è definitivamente uguale a qualsiasi uomo che abbia fatto la stessa cosa! Che poi sia difficile trovare l’uno e l’altra, questo è un altro paio di maniche..

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Ovviamente per la struttura antropologica, i due generi saranno comunque indirizzati verso caratteristiche leggermente differenti, ma nulla che non si possa accomunare in un senso o nell’altro.

In arte, in letteratura, nella ricerca scientifica, nella politica, nella mistica, in tutti i campi dell’umana libertà, possiamo trovare esempi fulgidi della comprova di quanto affermo.

Per cui, come ripeto, se i difetti di entrambi i sessi saranno differenti, non certo lo saranno le virtù.

La figura dell’attrice è a tutti gli effetti uno stereotipo culturale, molto più facile da identificarsi, per il senso comune e per il pubblico, che non quella della scrittrice. Per cui ho scelto quest’altra.

Di fatto, i casi in cui, da infanzie scellerate, da violenze subite, da esperienze devastanti, scaturiscano poi, opere d’arte, fior di scrittori, fior di attrici e quant’altro, mi sembra anche banale sottolinearlo.

Ciascuno di noi troverà certamente in se stesso la sua maniera di rinascere, che dovrà necessariamente passare per l’accettazione, in qualche modo se vogliano, nel perdono verso Dio, prima ancora che verso il prossimo, degli affronti, degli scandali e delle violenze subite nel nostro passato.

Questo il significato della commedia.

Luigi Filippo Parravicini

Per qualsiasi rappresentazione, rivolgersi preventivamente all’autore.

L’opera teatrale ‚Attrice in un interno…‛ di Luigi Filippo Parravicini, è stata registrata all’ufficio Siae di Roma, il giorno 14 novembre 2017, con numero di repertorio…..

www.luigifilippoparravicini.it

parraviciniluigifilippo@yahoo.it

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