TEDAVI ‘98
AUDIZIONI
di
Alessandro Riccio
Marzo 2018
Personaggi:
Gianluca Giansalvo, attore
Veronica Bestea, attrice
Il Maestro, regista
Maria Pia, assistente del Maestro
In un teatro, ai giorni nostri.
PRIMO QUADRO
Un uomo sui 40 anni entra in palcoscenico.
Non c’è nessuno.
Si guarda attorno. Chiama
GIANLUCA
Maestro? Maestro?
Non risponde nessuno.
Si guarda ancora attorno. Poggia lo zaino da una parte e comincia a spogliarsi.
Estrae dallo zaino dei pantaloni della tuta e una canottiera.
Si cambia le scarpe.
Mette i suoi abiti in ordine su una sedia.
E’ molto preciso, ma anche molto teso.
Gli scivolano di mano le scarpe un paio di volte.
Comincia a fare alcuni esercizi di riscaldamento della voce, alcuni anche molto buffi.
GIANLUCA
Ma me mi mo mu. La le li lo lu. Ca che chi co cu….
Poi cominica a fare esercizi di riscaldamento fisico.
Prova una battuta del monologo che ha preparato.
GIANLUCA
“Lo sa lei come sembra il mondo visto dal di sotto? No non lo sa! No, non lo sa! Non lo sa! Pensi ai falchi, agli sparvieri… Pensi ai falchi, agli sparvieri che di rado si vedono dal di sopra perché volano… Pensi ai falchi, agli sparvieri agli sparvieri…”
Fa il verso di uno sparviero ad alta voce per pomparsi durante gli esercizi.
Una voce fuori campo – che proviene dal fondo della sala,
dalla regia – lo interrompe.
ASSISTENTE
Eh! E mica sei a casa tua che fai tutto questo casino!
Gianluca si ferma.
GIANLUCA
Mi scusi, pensavo di essere solo.
ASSISTENTE
Chi ti ha fatto entrare?
GIANLUCA
L’assistente del Maestro.
ASSISTENTE
Non è possibile, perché l’assistente del maestro sono io. Chi ti ha fatto entrare?
GIANLUCA
Allora... una che si spacciava per essere l’assistente. Una tipa con gli occhiali e i capelli ricci…
ASSISTENTE
Assistente… le piacerebbe a quella di essere l’assistente. Nei denti.
GIANLUCA
Mi ha detto lei che potevo prepararmi per il provino qui. Ma se disturbo vado via…
ASSISTENTE
Ma sei in anticipo. Il provino a che ora era?
Gianluca fa per rispondere ma la ragazza lo interrompe.
ASSISTENTE
Beato te che arrivi in anticipo. Qua manco morti qualcuno si fa vedere prima della convocazione.
GIANLUCA
Va bene, allora aspetto fuori.
Gianluca fa per riprendere le sue cose.
ASSISTENTE
No vabbè ormai resta. Oggi siete pochi per fortuna. Che qua si esce di testa. Dove sta il foglio? Ah eccolo qua… Ore dieci… Veronica Bestea.
GIANLUCA
Bhè veramente…
ASSISTENTE
Chi ti manda?
GIANLUCA
Io sono Gianluca Giansalvo.
ASSISTENTE
Ah. Infatti mi sembravi un po’ brutta come Veronica… ma dove l’hanno messa la tua scheda? Ah, eccola. Ma tu eri alle undici e mezzo. Non sono manco le dieci: ammazza dell’anticipo. Un attimo ansioso, eh?
GIANLUCA
No. E’ che il treno aveva questi orari e che…
ASSISTENTE
Fortuna per te che il palco non è impegnato. Basta che non urli e puoi restare. Che di là ci stanno le prove.
GIANLUCA
Sì, grazie. Comunque, davvero, se do fastidio esco.
ASSISTENTE
Se t’ho detto che puoi restare puoi restare, sennò ti dicevo di levarti dalle palle, no?
GIANLUCA
Si, scusi. Grazie davvero. Almeno mi scaldo un po’. Perché il provino mi hanno detto che è…
Gianluca va a prendere un sorso d’acqua
alla bottiglietta e poi si rimette a scaldarsi.
ASSISTENTE (parlando con un altro fuori campo)
Scusa, Lorenzo: ma glielo hai detto tu a questo di entrare?
TECNICO
Che c’entro io?
ASSISTENTE
Che qua si fa tutti come cazzo gli pare. Che poi sono io che ci rimetto.
TECNICO (molto polemico)
Io sono entrato ora. Che mi hanno di nuovo cambiato il turno. Io vorrei sapere, ma chi li fa gli orari? Che ti chiedono le disponibilità e poi ti cambiano tutto il piano di lavoro. Ora io mi devo sorbire tutta la giornata qua, quando m’avevano dato il pomeriggio libero. Ma comunque glielo dico io, a Salvatore: così non si lavora. Così non si va avanti, ve lo dico.
Fa ancora altri esercizi.
Va a prendere il copione e prova alcune battute del monologo.
Prova le posture, i gesti.
Si sente ancora altre persone che stanno discutendo in regia.
Litigi.
Gianluca guarda verso la regia e la sua tensione aumenta.
SECONDO QUADRO
Entra sul palco una ragazza.
Entra piuttosto velocemente.
Anche lei è un po’ tesa.
Si scambiano uno sguardo e un saluto breve con Gianluca.
Guarda il cellulare ma è spento.
VERONICA
Che ore sono, scusa?
GIANLUCA
Le 9 e 43.
VERONICA
Grazie.
La ragazza poggia le sue cose da una parte.
Tossisce. Si schiarisce la gola.
GIANLUCA
Veronica Bestea?
La ragazza si volta verso di lui, sorpresa.
VERONICA
Sono io. Scusi. Non avevo capito che era della produzione. Pensavo un altro candidato.
Gli porge la mano.
VERONICA
Veronica, piacere. Si vede che sono un po’ stordita, stamani. Voglio dire: c’è solo un ruolo. Come fanno ad esserci un uomo e una donna come candidati? Ci dovrebbe essere un’altra donna, no?
Cerca nella borsa il curriculum vitae e lo porge a Gianluca che lo prende.
Gianluca legge molto interessato il curriculum di Veronica.
VERONICA (sottovoce a se stessa)
Sveglia Veronica, sveglia. E’ che stanotte Mirko si è svegliato quattro volte, nemmeno lo avesse sentito che dovevo riposare – Mirko è il mio bambino.
Veronica continua a sistemare le sue cose.
VERONICA
Il Maestro è già arrivato?
GIANLUCA (ridendo sotto i baffi)
Non ancora, ma sarà qua a breve.
VERONICA
Ho qua una lettera di Anna Mantovani per il Maestro.
Gianluca fa per prenderla ma Veronica la ritira.
VERONICA
Anna si è raccomandata di darla personalmente al Maestro. Mi spiace. Credo sia qualcosa di personale. Si conoscono da più di quarant’anni…
GIANLUCA
Io ho visto “Casa di Bambola” con la Mantovani diretta dal Maestro. Fantastica.
VERONICA
Io purtroppo non l’ho vista, ma mi hanno detto tutti che era straordinaria.
GIANLUCA
Forte. Davvero. Poi in “Madre coraggio”. Sempre diretta dal Maestro. E anche lì…
VERONICA
Me lo immagino.
GIANLUCA
Non l’hai vista?
VERONICA (colta in fallo)
Purtroppo no.
GIANLUCA
Posso chiederti quale spettacolo del Maestro hai visto?
VERONICA
Dunque… mi ricordo… era al Piccolo di Milano… mi sembra…
GIANLUCA
Con chi era…?
VERONICA
Oddio, io non sono brava con i nomi… “Delitto e castigo”?
GIANLUCA
Sicura?
VERONICA
Aspetti: forse il titolo non era quello…
GIANLUCA
E poi cos’altro hai visto?
VERONICA
Mi ricordo una “Visita della vecchia signora”: quello mi ha fatto impazzire.
GIANLUCA
Hai visto l’edizione con la Barbani o con la Sanpaoli?
VERONICA
Oddio, mi chiede un po’ tanto… erano diversi anni fa…
GIANLUCA
Sono spettacoli che non si dimenticano.
VERONICA (cominciando a spazientirsi)
Vero. Ma la mia vita è un po’ complicata e di cose da tenere a mente ne ho davvero tante. Si vede che qualcosa mi sfugge.
GIANLUCA
E poi cos’altro hai visto?
VERONICA
Nient’altro. Però lei non glielo dica, al Maestro, ok?
GIANLUCA
Solo due spettacoli?
VERONICA
Si.
GIANLUCA
E ti proponi per lavorare con il Maestro senza conoscere bene il suo stile? E’ una scelta un po’ leggera…
VERONICA
Anna ha insistito tanto. Dice che sono molto brava.
GIANLUCA
La Mantovani?
VERONICA
Dice che per la mia carriera è importante che io conosca il Maestro. Dopo l’Ifigenia che abbiamo fatto a Taormina non sono riuscita più a trovare un ingaggio interessante. E si che le recensioni sono state molto positive… ma lo sa meglio di me, visto che è l’assistente del Maestro, che il teatro non è terreno facile…
Lei gli mostra alcuni ritagli di giornale con le recensioni.
E’ la rassegna stampa.
Lui la guarda.
GIANLUCA
E’ del 2015, più niente dopo questo?
VERONICA
Mirko. E’ un bell’impegno. Lei non ha figli?
GIANLUCA
No.
VERONICA
“Sai una sega te” disse una mia amica… scusi la parolaccia.
Gianluca ride sotto i baffi.
VERONICA
Perché ride?
GIANLUCA
Niente…
VERONICA
Ho detto qualcosa di buffo?
GIANLUCA
No… niente.
VERONICA
Allora perché ride, scusi?
GIANLUCA
Non sono l’assistente del Maestro. Sono anche io qua per il provino. Gianluca Giansalvo. Scusami.
Veronica lo guarda malissimo.
VERONICA
Sei un cretino.
GIANLUCA
Scusami. Ma mi faceva ridere la situazione.
VERONICA
Beato te che ti diverti con poco.
GIANLUCA
Sei arrabbiata?
VERONICA
Tanto sono già poco nervosa, che mi ci voleva proprio il terzo grado fatto da un deficiente.
GIANLUCA
Era uno scherzo, dai.
VERONICA
Valli a fare a tua sorella, questi scherzi, va bene?
GIANLUCA
Ok, scusa. Mi dispiace.
Veronica va a prendere la borsa. E tira fuori un panino con il lampredotto.
Gi da un morso.
VERONICA
Si vai, aria, lasciami stare. Idiota.
GIANLUCA
Non c’è bisogno di offendere, perciò datti una calmata.
VERONICA
Dattela tu, imbecille. Che ti metti a fare i giochini da sfigato. Non siamo mica in discoteca, sai. Qua siamo a teatro, hai presente?
GIANLUCA
Ho presente certo, visto che io ci vado a teatro. E vedo gli spettacoli delle persone con le quali voglio lavorare.
VERONICA
Si può sapere cosa vuoi da me?
GIANLUCA
Da una che si mangia un panino al lampredotto prima di un provino non voglio assolutamente niente. Anzi: voglio starle il più lontano possibile, che ingrasso solo a guardarla.
VERONICA
Ti farebbe bene ingrassare che sei un pezzo di legno secco.
GIANLUCA (tirandosi su la maglietta)
Se questo ti sembra legno.
VERONICA
Che tristezza. Quanti anni hai?
GIANLUCA
Cioè?
VERONICA (non si capisce cosa dice perché ha il boccone in bocca e sta masticando)
Mostri il buzzino scolpito per fare effetto sulle ragazze?
GIANLUCA
Eh? Ma lo vedi che non si capisce nemmeno quello che dici?
Veronica finisce di masticare, deglutisce e poi parla.
VERONICA
Vai in culo: l’hai capito questo?
GIANLUCA
Sei davvero fuori di testa, sappilo. Io mi darei una calmata, se fossi in te.
VERONICA
Tu non sei me perciò mi fai il favore di smettere di dirmi cosa dovrei fare.
I due continuano a litigare alzando sempre di più la voce.
TERZO QUADRO
Mentre i due stanno continuando a litigare,
il regista parla da fuori scena, dalla regia, in fondo alla platea.
REGISTA
Se questo è il massimo della rabbia che sapete cacciar fuori, sarete buoni ad interpretare sono le fiction tv e gli spot delle assicurazioni.
I due si bloccano.
REGISTA
Dove è la passione? La lotta per il territorio, per la sopravvivenza del proprio punto di vista?
I due sono sempre più imbarazzati.
REGISTA
E comunque questo non è il vostro salotto. E’ un palco, Cristo Santo. Un luogo di arte, di creazione. Su quelle stesse assi di legno ci sono passati artisti il cui sudore si potrebbe definire divino. E voi vi urlate dietro come al mercato. Vergognatevi.
I due si allontanano l’uno dall’altra e si mettono ai due lati del palco
Vicino alle loro cose.
GIANLUCA
Posso chiederle scusa, Maestro?
REGISTA
Le vostre scuse non mi interessano.
VERONICA
Se era li da prima avrà capito che lui si è spacciato…
REGISTA
Non siete voi a dover parlare, adesso. Siamo qua per lavorare. E il tempo è poco. E’ sempre poco, dannato il demonio. E io lo sto perdendo in chiacchiere.
I due si guardano sempre più arrabbiati e dimessi.
REGISTA
Avanti, nome e cognome e presentatevi velocemente, che in questo casino non trovo i vostri curricula. Tu, ragazzo.
Gianluca si fa avanti.
GIANLUCA
Gianluca Giansalvo. 38 anni e grazie per il “ragazzo”. Bottega di Gasmann, scuola del Piccolo di Milano. Primi lavori con il Gruppo della Rocca di Torino. Stage con Yves Lebreton, Judith Malina del Living Theatre e Nikolaj Karpov. Oltre che attore sono anche musicista e cantante. Ultimamente ho lavorato in diverse produzioni del Teatro Stabile del Veneto e in un paio di produzioni del Teatro della Tosse di Genova.
REGISTA
Cosa?
GIANLUCA
“Aspettando Godot” per la regia di Minella.
REGISTA
E come sta Piergiorgio?
GIANLUCA
Purtroppo non bene. Gli ultimi mesi ha dovuto abbandonare la produzione…
REGISTA
Mi dispiace. Speriamo si rimetta. Poi cos’altro?
GIANLUCA
Extra teatro: esperienze con il collettivo internazionale “Circo Paniko” e altri gruppi di strada, per cambiare un po’ genere… Da anni seguo i suoi spettacoli, maestro. Folgorato dalla sua messa in scena di “L’ultimo nastro di Krapp”. Da allora ho sempre sperato di poter lavorare con lei. E credo che potrei essere all’altezza.
Un attimo di pausa.
Gianluca si aspetta una risposta che non arriva.
REGISTA
La signorina.
VERONICA
Signora. Ex signora, se proprio vogliamo dirla tutta. Veronica Bestea. 33 anni. Diplomata alla Paolo Grassi. Perfezionamento con Ivana Chubbuck, Emma Dante,Margarete Assumuth, Danio Manfredini, Steven Berkoff. Esperienze in teatro con De Francovich quelle più interessanti. Ultima produzione “Ifigenia in Aulide” per la regia di Mario De Santis al teatro greco di Taormina. Anna Mantovani mi ha consigliato di fare questo provino. Ho una sua lettera per lei. Anna mi ha pregato di fargliela avere.
REGISTA
Me la porta dopo. “Ifigenia” del 2015?
VERONICA
Quella.
REGISTA
Ho letto ottime recensioni: che ruolo interpretava?
VERONICA (con orgoglio)
Ifigenia.
REGISTA/AGAMMENNONE (cita una parte del testo)
C’è una cosa, figlia mia, che non so se dire o non dire…
VERONICA/IFIGENIA (c.s.)
Sei lieto di vedermi, tu dici, eppure il tuo sguardo non è sereno.
REGISTA/AGAMMENNONE (c.s.)
Un re, comandante, ha molte preoccupazioni.
VERONICA/IFIGENIA (c.s.)
Non ci pensare, stammi vicino.
Il regista tace, evidentemente ha apprezzato la sua prontezza
E la sua preparazione.
REGISTA
Poi, cos’altro?
VERONICA
Negli ultimi anni ho avuto un bambino e ho dovuto interrompere. E’ stata Anna ad insistere che mi rimettessi in gioco.
REGISTA
E Anna non sbaglia mai.
VERONICA
E’ in gamba.
REGISTA
Attenta: con una presentazione come questa si creano grandi aspettative. Forse avrebbe fatto meglio a dirmi di essere appena uscita dall’Accademia…
I due si guardano in silenzio.
REGISTA
Preparatevi.
I due scattano verso le sedie e si sistemano per il provino.
GIANLUCA
Posso farle una domanda, Maestro?
REGISTA
No.
GIANLUCA (facendo sempre un po’ il simpatico)
Bene. Allora farò una riflessione a voce alta… e rifletto sul fatto che qua su questo palco ci sono un uomo e una donna. E mi domando se siamo qui per la stessa parte, io e la signorina ex signora… e rifletto… e rifletto ma non trovo la soluzione…
REGISTA
Ha finito?
GIANLUCA
Siamo un uomo e una donna: come possiamo essere in lizza per lo stesso ruolo?
Il regista tace, si sente che sbuffa.
GIANLUCA (imbarazzato)
Giusto per rendersi conto su che linea lavorare… se è un ruolo da donna che potrebbe interpretato anche da un uomo o se è un ruolo da uomo…
REGISTA
Che vuol dire uomo? Che vuol dire donna? Giansalvo, potrei cacciarla solo per aver fatto questa domanda, lo sa?
VERONICA (tra i denti)
Magari.
GIANLUCA (facendo sempre lo spiritoso)
Non era una domanda: era una riflessione…
REGISTA
Io cerco anime. Per me il genere sessuale non conta. Uomo, donna. Ma di cosa stiamo parlando? La bellezza, l’arte supera la forma stessa quando è profonda. I più grandi artisti se ne sbattevano del genere. (con crescente entusiasmo) Nel prossimo spettacolo mi prefiggo di arrivare ad un livello di perfezione scenica tale che nessuno si domanderà: ma è un uomo o una donna? Privati della parola, di fronte all’immensa bellezza, pura e splendente, il pubblico piangerà di gioia. (disapprovando) Uomo, donna… Ma di cosa stiamo parlando, Giansalvo?
GIANLUCA
Di niente, Maestro. Grazie per la illuminante risposta…
REGISTA
Gianluca, si chiama?
GIANLUCA
Sì.
REGISTA
Il suo viso non mi è nuovo. Aveva già fatto provini con me?
GIANLUCA
Magari. No.
REGISTA
E non ci eravamo mai visti, prima?
GIANLUCA
Purtroppo no, Maestro.
REGISTA
Ah. Dunque: chi vuole cominciare con il primo monologo?
VERONICA
Comincio io, se per lei va bene.
REGISTA
Cosa porta?
VERONICA
La pazzia di Ofelia.
REGISTA
Bene.
Gianluca fa per uscire.
REGISTA
Ma dove va?
GIANLUCA
Esco… devo restare?
REGISTA
Se deve uscire la caccio io. Voi fate quello che vi viene detto. Niente di più. Si metta su quella sedia. E se durante il monologo avverte il bisogno di interagire con la sua collega, si butti. Non stia in un angolo come uno spettatore addormentato. Facciamo succedere qualcosa, per favore.
VERONICA (contrariata, fra i denti)
Ricordati che è il mio monologo…
GIANLUCA (discolpandosi)
L’ha chiesto lui…
VERONICA (c.s.)
‘affanculo…
La ragazza si mette nel centro del palco e si concentra.
QUARTO QUADRO
Veronica interpreta Ofelia.
Entra persa. Ha un mazzolino di fiori in mano.
VERONICA/OFELIA
Dov’è la graziosissima
maestà di Danimarca?(cantando)
“Come farò fra tanti a distinguere il mio innamorato?
dal bordone, dai sandali, o dal cappello di conchiglie ornato?”
E sentite quest’altra:(canta)“È morto e se n’è andato, signora, egli è morto ed è partito, un sasso
ai piedi ed il capo poggiato sopra una zolla di terren fiorito”.
Ofelia è sempre più turbata. Cambia umore velocemente. Non è in sé.
VERONICA/OFELIA
Dio vi rimeriti, signore. Il gufo – così dicono, signore – era un giorno la figlia d’un fornaio. Sappiamo quel che siamo, ma non quel che possiamo diventare. Dio sia alla vostra tavola!
Nuovamente Ofelia canta. Ha l’aria sempre più
confusa e smarrita.
VERONICA/OFELIA (cantando)
“Sarà domani San Valentino,
ci leveremo di buon mattino,
alla finestra tua busserò,
la Valentina tua diventerò.
Allora egli si alzò,
delle sue robe tutto si svestì,
la porta della camera le aprì,
ed ella non più vergine ne uscì”…
Veronica/Ofelia sta quasi per svenire. Gianluca le è vicino e la sostiene.
Lei cerca di liberarsi dalla stretta di lui
VERONICA/OFELIA
Voglio finirla; sì,
sì, finirla, e senza una bestemmia.(canta)
“Per Gesù, per la Santa Carità,
ahimè, quanta vergogna ci verrà!
I giovani lo fanno,
incuranti del danno,
e del biasmo che gliene verrà.
Ofelia è furibonda. Si capisce che si riferisce ad Amleto.
VERONICA/OFELIA
Dice lei: “promettesti di sposarmi,
prima di rovesciarmi.
Dice lui: “Avrei fatto quel che ho detto,
se non fossi venuta nel mio letto.”
Ofelia cerca di controllare il pianto.
Poi, di colpo, si riprende. Quasi ride.
VERONICA/OFELIA
Spero che tutto andrà per il meglio. Dobbiamo aver pazienza; ma non posso che piangere a pensare che l’hanno messo nella terra fredda. Mio fratello dovrà saperlo… Vi ringrazio del vostro buon consiglio… Vieni, mio cocchio!… Dame, buonanotte! Gentili dame, a tutte buonanotte!
Ofelia guarda verso il basso.
Immaginandosi di vedere il padre.
VERONICA/OFELIA (Cantando)
“Nella bara a volto nudo
l’han disteso, ninna oh…
Sulla tomba sua caduto
è assai pianto, ninna oh…
Addio, mio piccioncino!
Si rivolge a Gianluca che le è stato attorno.
Forse per rubarle un po’ la scena e per distrarla.
VERONICA/OFELIA
Voi dovete cantare: “In giù, in giù”,come se lo chiamaste da sotterra. Oh, come gira bene l’arcolaio! È stato il maggiordomo, il traditore, a rubare la figlia del padrone. Ecco del rosmarino; è per la memoria. Non ti scordare, amore; e qui le viole, per i tuoi pensieri. Ecco per te il finocchio, e le verbene, e la ruta, ed un poco anche per me: la possiamo chiamare l’erba grazia della domenica; ma la tua ruta devi portarla addosso in altro modo… Ecco una margherita… E le violette ti vorrei dare, ma appassiron tutte quando morì mio padre. M’hanno detto che ha fatto una buona fine… Per lui e tutte le anime cristiane io prego Iddio. E che Dio sia con voi.
Si volta di spalle.
E’ uno spettro.
QUINTO QUADRO
Veronica ha terminato il monologo. E’ molto provata emotivamente.
Guarda verso la regia. C’è silenzio.
I due si guardano.
Lei è evidentemente offesa dal silenzio del Maestro.
Guarda Gianluca come a cercare approvazione.
Lui alza le spalle.
I due si parlano a gesti. Lui le fa il gesto per dirle che forse il Maestro si è addormentato a causa sua, lei lo manda a quel paese.
Dopo un altro pò di pausa, il Maestro finalmente parla.
REGISTA
Mi è piaciuto quel gesto di soccorrere Ofelia, Giansalvo… L’ho sentito vero. Bello. Perché lo ha fatto?
Veronica è contrariata.
GIANLUCA
Ho percepito che sarebbe crollata a terra. Ho voluto essere sostegno a una fragilità, una sorta di vigore di speranza, di non lasciarsi andare.
REGISTA
Bello. Bravo. Mi ha ricordato Giorgio Salvadori quando interpretò Galileo nel mio Brecth. Soccorreva un mendicante e lo faceva con così tanto trasporto da riuscire a raccontarci la vita di quel mendicante.
GIANLUCA
Io l’ho visto a Milano. E mi ricordo che Salvadori nel monologo finale era da brividi.
REGISTA
Davvero l’ha visto?
GIANLUCA
Si. E’ come dice lei, memorabile. (rivolgendosi a Veronica) Tu l’hai visto?
VERONICA
No. Anche perché a quell’epoca io andavo ancora alle elementari…
REGISTA
Giansalvo, faccia il suo pezzo.
Gianluca di prepara.
VERONICA
Mi scusi, ma non mi dice niente?
REGISTA
E che dovrei dirle?
VERONICA
Se le è piaciuto, se va bene… se vuole che, magari cambio qualcosa, se vuole che glielo faccio in calabrese o in bergamasco… qualcosa, insomma…
Il regista non risponde.
VERONICA
Che se non le è piaciuto io posso andare anche via subito. Che visto che ho preso un permesso di mezza giornata, se rientro entro mezzogiorno non butto via anche il pomeriggio. Che a me mezza giornata in più nello stipendio non mi dispiace…
REGISTA
Si segga.
VERONICA
Può dirlo tranquillamente, non ne faccio un dramma.
REGISTA
Ho detto: si segga. Che se mi avesse fatto schifo non le avrei permesso di rubarmi nemmeno mezzo minuto. L’avrei fatta tacere ed uscire e sarebbe stata in macchina ancora prima di rendersene conto. Perciò non mi metta in bocca parole che non ho detto e si ricordi che qua si fa come dico io. Qua comando io. Io sono il regista e lei è l’attrice. Anzi, l’aspirante, attrice. Perciò stia zitta fin quando non le dirò di aprire bocca, le è chiaro, adesso?
Veronica non parla.
I due si guardano sottecchi.
REGISTA
Enzo, faccia il suo pezzo per favore…
Gianluca fa per correggere il regista ma poi chiude la bocca.
GIANLUCA
Da “La signorina Julie” di Strinberg. Il monologo di Jean.
Gianluca si mette in posizione.
VERONICA
Devo interagire con lui?
REGISTA
Si segga!
Veronica si siede in silenzio.
SESTO QUADRO
Gianluca si concentra e fa il suo monologo.
E’ un monologo molto dinamico. Salta, corre. Ride.
Fa molti versacci.
E’ uno stile molto diverso da quello in cui Veronica ha presentato Ofelia.
GIANLUCA/JEAN
Lo sa lei come sembra il mondo visto dal di sotto? No non lo sa! Pensi ai falchi, agli sparvieri che di rado si vedono dal di sopra perché volano sempre così in alto…
Fa il verso degli uccelli. Ride.
GIANLUCA/JEAN
Abitavo nella casa colonica con sette fratelli e un maiale. Fuori in un campo grigio dove non c'era neanche un albero. Ma dalle finestre vedevo la cinta del parco del conte di dove sporgevano dei meli. Il giardino del paradiso. Ma c'erano tanti Angeli cattivi con le spade di fuoco a fare la guardia.
Striscia a terra.
GIANLUCA/JEAN
Ma non per questo io e altri ragazzi non riuscivamo a trovare la strada degli alberi della vita. Aahahhaa.
Finge di rubare una mela e di mangiarla.
GIANLUCA/JEAN
Mi disprezza adesso? Sì, mi disprezza. Ma non importa. Una volta entrai nel paradiso con mia madre per mondare i solchi delle cipolle. Accanto all'orto c'era un padiglione alla turca coperto di gelsomini e caprifogli. Io non sapevo a che cosa servisse: non avevo mai visto una costruzione così bella.
Jean osserva rapito il padiglione.
GIANLUCA/JEAN
La porta era aperta; mi ci infilai dentro. E vidi pareti tappezzate di quadri di re e imperatori. E c'erano anche tendaggi rossi alle finestre con delle frange… lei capisce quello che voglio dire? Io non c'ero mai stato al castello. Non avevo visto che la chiesa! Ma là era più bello.
Jean si distende su un divano di velluto.
GIANLUCA/JEAN
Ma ecco che arriva qualcuno: c'era una sola uscita padronale ma per me ce n'era anche un'altra e dovetti prendere quella.
Salta dalla sedia come se saltasse dalla finestra.
GIANLUCA/JEAN
Allora mi misi a correre, mi precipitai attraverso una siepe di lamponi, saltai sopra un’aiuola di fragole e arrivai alla terrazza delle rose.
Jean si acquatta.
Si guarda attorno, intimorito.
GIANLUCA/JEAN
E lì, vidi un vestito rosa e un paio di calze bianche… era lei, signorina Julie, proprio lei. Mi sdraiai sotto un mucchio di erbacce, dico sotto, immagini c'erano dei cardi che pungevano…
Gianluca fa finta di pungersi il sedere. E’ buffo.
Il regista ride.
Gianluca e Veronica si voltano verso di lui, sorpresi.
GIANLUCA/JEAN
E stavo a guardare lei mentre camminava tra le rose. Pensavo: se è vero che un ladrone può andare in cielo e stare con gli angeli è strano che il figlio di un bracciante qua sulla terra di Dio non possa entrare nel parco del castello e giocare con la figlia del conte!
Jean perde la sua aria sognante e diventa duro.
Portatore di una protesta sociale.
GIANLUCA/JEAN
O signorina Julie! Un cane può starsene sul sofà d’una contessa. Un cavallo - la signorina gli fa una carezza sul muso, ma un servitore – certo, ce n'è di quelli che hanno della stoffa e ce la fanno a salire nel mondo ma quante volte succede?
Jean è duro e sbatte a terra la sedia.
SETTIMO QUADRO
Gianluca si rialza. Ha finito il suo pezzo.
REGISTA
Bene. Mi sembra molto molto interessante. Io adoro Strindberg.
GIANLUCA
E’ il mio autore preferito.
REGISTA
Ci troviamo d’accordo. Quando ho diretto…
Suona il cellulare.
REGISTA
Scusate. Devo rispondere. E’ importante.
Il regista si allontana dal microfono ma continuiamo a sentire le sue parole.
REGISTA
Pronto, Giordano? Che ti hanno detto…? E quindi? Allora ci stanno? Ma che tipo di accordo vogliono fare? E’ una bella notizia, questa: coproduzione o collaborazione e basta? E quanto ci mettono? Trecentomila? (ride) Ma è una fantastica notizia… e con chi hai parlato? Jermaine? No? E con chi, allora?
Il regista si allontana e non sentiamo più ciò che dice.
Gianluca è andato a prendere da bere dalla sua bottiglietta di acqua.
OTTAVO QUADRO
Veronica si avvicina a Gianluca.
VERONICA
Come è andata?
GIANLUCA
Mi sembra bene. Ho sbagliato un passaggio ma non credo che se ne sia accort…
VERONICA
Dicevo il mio monologo: faceva così schifo?
GIANLUCA
Ah. No. Andava bene.
VERONICA
Che vuol dire “bene”?
GIANLUCA
Non si porta Ofelia ad un provino professionale.
VERONICA
E’ il più difficile, per questo l’ho portato. Ma era credibile o no? Era pazza o no?
GIANLUCA
A me sembravi tu: scema come sei.
VERONICA
Dai!
GIANLUCA
Non ho visto l’interpretazione, ecco. Scusa se te lo dico. E poi ti ripeto, non si porta il monologo di Ofelia ad un provino. Non ad un provino per il Maestro che detesta i classici. E’ roba da filodrammatica.
Veronica scatta.
VERONICA
Lo sapevo. Lo dicevo anche io. Ma tutti hanno insistito: “porta Ofelia, porta Ofelia”. Anche Anna ha insistito: e gliel’ho pure fatto vedere. Lei si è anche commossa. Mi ha abbracciato. Non può avergli fatto schifo, non ci credo.
GIANLUCA
Ma che vuoi che ti dicesse?
VERONICA
A te ti ha detto “bene”.
GIANLUCA
Perché il testo gli piace.
VERONICA
E’ una merda.
GIANLUCA
Stringberg: una merda?
VERONICA
Roba pulita, facile. Descrizione del luogo, gestualità da mimo. Le emozioni che evolvono per poi esplodere. Facilissimo. Prova a misurarti con “Febbre” di Sarah Kane che non ha un appiglio, un punto di riferimento.
Veronica si accende e cita il monologo.
VERONICA
“E voglio giocare a nascondino e darti i miei vestiti e dirti che mi piacciono le tue scarpe e sedermi sugli scalini mentre fai il bagno e massaggiarti il collo e baciarti i piedi e tenerti la mano e andare a cena fuori e non farci caso se mangi dal mio piatto e parlare della giornata e battere a macchina le tue lettere e darti nastri che non ascolti e guardare film bellissimi e guardare film orribili e lamentarmi della radio e fotografarti mentre dormi e desiderarti di mattina ma lasciarti dormire ancora un po’ e baciarti la schiena e carezzarti la pelle e dirti quanto amo i tuoi capelli i tuoi occhi le tue labbra il tuo collo i tuoi seni il tuo culo e sedermi a fumare sulle scale finché il tuo vicino non torna a casa e sedermi a fumare sulle scale finché tu non torni a casa e preoccuparmi se fai tardi e meravigliarmi se torni presto e ballare fino a diventare nero…”
Lei si zittisce. E’ molto frustrata da tutta la situazione.
GIANLUCA
Se portavi ‘sta roba lo trovavamo impiccato in regia.
VERONICA
Sei un coglione.
GIANLUCA
E tu sei patetica. Non è il suo linguaggio. Per forza sbagli i pezzi da portare: non sai nulla di lui, non hai visto come lavora. Come puoi pretendere di connettersi con il suo stile se non lo conosci?
VERONICA
Io non mi connetto, non sono uno smartphone. Io sono una persona. Un’attrice e lavoro di istinto e di viscere, va bene?
GIANLUCA
E allora vai a espletare le pulsioni delle tue viscere in un altro teatro perché mi sa che qua non ti prendono…
VERONICA
Vaffanculo.
GIANLUCA
Disse la contessa.
VERONICA
Arivaffanculo.
Veronica comincia a tossire.
Non riesce a smettere. Prende da bere e si placa.
I due si zittiscono.
GIANLUCA
Poi scusa se te lo dico: ma da dove vieni? Chiedi a me come è andato il tuo provino? Io che sono in gara per la stessa parte? Credi davvero che ti possa dare un parere oggettivo? Se davvero avessi fatto un provino da urlo, credi che te lo direi?
VERONICA
No, perché sei una merda. Ma io te lo direi. Perché se un collega fa un buon lavoro, devi mettere da parte il tuo orgoglio di attore e ringraziarlo per quello che ti ha donato. Questo si fa. Sennò davvero è tutto solo una guerra.
GIANLUCA
Lo è, una guerra. E mi stupisco che alla bellezza dei tuoi trentatre anni ancora tu non l’abbia capito, signorina, ex signora.
VERONICA
L’ho capito. Ma mi rifiuto di comportarmi così da vigliacca.
GIANLUCA
Sembra vero.
I due si allontanano.
VERONICA
Io e te ci siamo già visti.
GIANLUCA
Dici?
VERONICA
La tua faccia di culo non mi è nuova.
GIANLUCA
E’ ciò che vedi nello specchio ogni mattina, quella.
VERONICA
Teresa Brucella: Teatro “Campo d’azione”. Lo conosci?
GIANLUCA
Sembra uno squadrone militare d’assalto…
VERONICA
Lo conosci o no?
NONO QUADRO
Il regista rientra.
REGISTA
Ci sono, eccomi. Era una telefonata importante. Scusate. Finalmente buone notizie. Riprendiamo. Vorrei vedervi in una scena a due. Che cosa vi hanno fatto portare?
GIANLUCA
La scena del balcone di Romeo e Giulietta.
REGISTA
Porca puttana. Ma perché? Perché?
GIANLUCA
Era scritto nella richiesta… anche a me è sembrato stran…
REGISTA
Maria Pia è fissata. (chiamandola a gran voce, brutalmente) Maria Pia! Maria Pia! Io detesto questa roba classica. E mi mettono questa roba nei provini. Come si fa a capire se uno recita bene se fa Shakespeare?
Gianluca guarda Veronica e le fa un cenno.
REGISTA
Shakespeare è nato nel 1564. 1564! Sono passati 454 anni! Si cambia da un anno all’altro. Io mi vedo diverso perfino da un giorno all’altro. Come si fa ancora a farsi piacere Shakespeare!
Il regista continua a brontolare.
I due sono imbarazzati.
REGISTA
Facciamo ‘sta roba. Avanti. Non voglio sentire riccioli nel linguaggio. Lasciamo i voli pindarici agli attori cani. Mettete emozione. Vi dovete amare. Ma amare sul serio.
Gianluca e Veronica si guardano.
REGISTA
Un amore da far scoppiare il cuore. Di quello che si prova quando si è giovani. E quando del mondo non si è ancora visto l’abisso. Avanti.
VERONICA
Io faccio Giulietta?
REGISTA
Vorrebbe fare Romeo?
VERONICA
Visto che cerca un’anima e non un corpo poteva essere un modo per rendere il provino meno straziante. Un po’ nuovo.
GIANLUCA
Io direi che è meglio se stai zitta…
VERONICA
Non sai la parte di Giulietta?
GIANLUCA
Certo che la so.
VERONICA
Ti vergogni a fare una donna.
GIANLUCA
Io non mi vergogno di nulla.
VERONICA
E allora?
REGISTA
E allora io sono il regista, signora Bestea e io voglio decidere come fare il provino per il mio spettacolo.
I due si preparano.
GIANLUCA (piano a lei)
La smetti di farlo incazzare?
VERONICA
Sei uno zerbino.
GIANLUCA
E tu sei matta.
VERONICA
I grandi registi non amano lavorare con gli zerbini, sappilo.
GIANLUCA
Ma nemmeno con le rompicoglioni.
DECIMO QUADRO
Veronica e Gianluca si mettono a recitare la famosa scena del balcone.
VERONICA/GIULIETTA
O Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome. O se proprio non lo vuoi fare, giurami soltanto che mi ami, ed io smetterò di essere una Capuleti.
GIANLUCA/ROMEO
Devo continuare ad ascoltarla oppure rispondere?
VERONICA/GIULIETTA
E’ solamente il tuo nome ad essermi ostile: tu
saresti sempre lo stesso anche se non fossi un Montecchi. Che cosa vuol dire la
parola Montecchi? Non e' una mano, o un braccio o un viso, ne un'altra parte
che appartiene ad un essere umano. Oh, sii qualche altro nome! Quello che noi
chiamiamo col nome di rosa, anche chiamato con un nome diverso, conserverebbe
ugualmente il suo dolce profumo. Allo stesso modo Romeo, se portasse un altro nome,
avrebbe sempre quella perfezione che possiede anche senza quel nome. Rinuncia
al tuo nome, Romeo, ed in cambio accogli tutta me stessa.
GIANLUCA/ROMEO
Ti prendo in parola.
Lui spunta da dietro di lei. I due si guardano. E fanno per baciarsi.
REGISTA
Non baciatevi!
GIANLUCA/ROMEO
D'ora in avanti non sarò più Romeo.
VERONICA/GIULIETTA
Chi sei tu, nascosto dalla notte, che inciampi nei miei pensieri?
GIANLUCA/ROMEO
Non so dirti chi sono, adoperando un nome. Perché il mio nome, è odioso a me stesso, perché è tuo nemico.
Gianluca sente l’odore di lampredotto.
GIANLUCA
Sai di lampredotto…
VERONICA/GIULIETTA
Le mie orecchie non hanno ancora udito un centinaio di parole pronunciate dalla
tua lingua, e nondimeno riconosco la tua voce: non sei forse tu Romeo, nonché
uno dei Montecchi?
GIANLUCA/ROMEO
Ne l'uno ne l'altro se a te questo dispiace.
VERONICA/GIULIETTA
Come sei giunto fino a qui? Le mura del cortile sono irte da scalare, e questo
luogo potrebbe significare la morte se qualcuno della mia famiglia ti
scoprisse.
GIANLUCA/ROMEO
Ho scavalcato quelle mura sulle ali dell'amore, poiché non esiste ostacolo fatto di pietra che possa arrestargli il passo!
Veronica sente le ascelle di Gianluca che puzzano.
VERONICA (fra i denti)
Poi sono io che puzzo…
VERONICA/GIULIETTA
Se ti vedranno ti uccideranno.
GIANLUCA/ROMEO
Ho il mantello della notte per nascondermi ai loro occhi. Se tu mi ami non mi importa che essi mi scoprano.
I due fanno per baciarsi
REGISTA
Non baciatevi, non ancora.
VERONICA/GIULIETTA
E chi ha saputo guidarti fino a qui?
GIANLUCA/ROMEO
E' stato Amore, che per primo ha mosso i miei passi, prestandomi il suo consiglio, ed io gli ho prestato gli occhi.
VERONICA/GIULIETTA
Sul mio volto vi è la maschera della notte, altrimenti un verginale rossore colorerebbe le mie guance.
I due fanno per baciarsi
REGISTA
Niente bacio, ho detto.
I due si staccano.
VERONICA/GIULIETTA
Ma basta con le forme e i convenevoli. Mi ami? So già che risponderai si, e che io crederò a ciò che tu dirai. Ma se lo giuri, potresti poi dimostrarti sleale. Oh nobile Romeo, se davvero mi ami, dillo apertamente, e se credi che io mi lasci conquistare troppo facilmente, mi negherò, cosicché tu abbia ragione di corteggiarmi: altrimenti, non saprei negarti niente per tutto l'oro del mondo. O bel Montecchi, io sono davvero troppo innamorata. Ma abbi fede in me, mio buon signore, ed io saprò dimostrarmi anche più leale di coloro che sanno offrire in modo migliore la loro modestia.
GIANLUCA/ROMEO
Per quella sacra luna che inargenta le cime di quegli
alberi, io giuro...
VERONICA/GIULIETTA
Oh, non giurare sulla luna, l'incostante luna che si trasforma ogni mese…
GIANLUCA/ROMEO
E allora su cosa dovrei giurare?
VERONICA/GIULIETTA
Non giurare per niente. E se proprio devi giurare, giura sulla tua persona, che
è il dio della mia idolatria: e non potrò fare a meno di crederti.
GIANLUCA/ROMEO
Io giuro…
VERONICA/GIULIETTA
Non giurare! Non giurare! Anche se tutta la mia felicità è riposta in te, non
riesco a provare nessuna felicità nel patto d'amore appena stipulato. Troppo
precipitato, troppo frettoloso e troppo somiglia al lampo che muore prima che
si abbia il tempo di dire: guarda. Buona notte dolce amore mio!
GIANLUCA/ROMEO
Mi vuoi dunque lasciare così insoddisfatto?
VERONICA/GIULIETTA
E qual soddisfazione potresti avere tu, stanotte?
GIANLUCA/ROMEO
Lo scambio del voto fedele del tuo amore insieme al mio.
VERONICA/GIULIETTA
Ti ho già dato il mio prima ancora che fossi tu a chiederlo. Se davvero il tuo
amore è sincero e la tua intenzione è di sposarmi, fammelo sapere domani per
mezzo di qualcuno che darò disposizione che ti raggiunga, cosicché potrò sapere
dove e come il matrimonio verrà celebrato: e deporrò ai tuoi piedi tutte le mie
fortune, e ti seguirò come mio signore per il mondo intero.
I due fanno per baciarsi, ma poi guardano in regia.
REGISTA
Se proprio volete baciarvi fatelo a casa vostra…
I due si allontanano sollevati di non doversi baciare.
UNDICESIMO QUADRO
I due tirano un sospiro. E’ stata una scena molto intensa.
Gianluca va ad asciugarsi il sudore.
Veronica gli fa cenno di spruzzarsi del deodorante.
Lui prima la infama poi annusa e si schifa anche lui di se stesso.
Prende delle salviettine e se le passa sotto le ascelle.
REGISTA
Avevate mai lavorato assieme, voi due?
GIANLUCA
No. Mai. Per fortuna.
REGISTA
Dovreste. Si vede che avete lo stesso punto di vista sulle cose.
VERONICA (ironica)
Proprio…
REGISTA
Un bel Romeo. Leggero e superficiale. Come Romeo deve essere: un ragazzo impetuoso. Pieno di voglie giovanili.
GIANLUCA
Grazie, maestro.
REGISTA
Giulietta?
VERONICA
Si?
REGISTA (polemico)
Giulietta?
VERONICA
Sono qua.
REGISTA
Ah, si? Io non ho visto Giulietta. Io ho visto Veronica Bestea che si muoveva sul palco come Giulietta. Troppo moderna, troppo “sportiva”. Una ragazza del 1600 non si muove come una ragazza di oggi.
VERONICA
Bastava chiedere e avrei fatto diverso.
REGISTA
E non ho creduto al suo amore: ma lo ama davvero Romeo? Lo ha amato? Risponda.
VERONICA
L’ho amato a modo mio.
REGISTA
A modo suo, ecco l’errore. Non come avrebbe amato Giulietta. Non ho visto l’interpretazione. Recitare è uscire da se stessi. Usare il corpo di un altro. Non il proprio. Se la personalità del personaggio è diversa da quella dell’attore – e lo è sicuramente - come può essere raccontata dal corpo dell’attore? Interpretare significa: farsi interprete, portavoce dei sentimenti o delle idee degli altri.
VERONICA
Bastava chiedere. Se mi avesse dato delle indicazioni le avrei eseguite. Ma se non dice niente io lo interpreto a modo mio. Lei faccia il regista che io faccio l’attrice: mi diriga.
REGISTA
Ha un altro monologo?
VERONICA
Ne ho quanti ne vuole. Le va bene Sarah Kane?
REGISTA
E’ proprio il genere di teatro che detesto.
VERONICA
Allora ho un pezzo di Fausto Paravidino.
REGISTA
Per carità…
VERONICA
Allora posso farle il monologo tratto da “Pippo pippolo va in città”: e’ un classico.
REGISTA
Lei mi sta facendo incazzare, lo sa? Le ricordo che io posso mandarla via in qualsiasi momento. Non stiamo giocando. Io posso trovarne mille di attrici come lei, sia chiaro. Io posso scegliere. E voglio scegliere il meglio, perché mi è richiesto sempre il meglio.
VERONICA
E io voglio che lei mi faccia fare il mio lavoro. Io voglio questo lavoro. E voglio che lei mi metta alla prova. Non è facile per me risalire sul palco dopo così tanto tempo. E non ho intenzione di tornare a casa con la frustrazione di non averci provato. Perciò mi dica cosa vuole che faccia e lo farò.
REGISTA
Si è comportata così anche con il regista dell’Ifigenia?
VERONICA
Molto peggio. Ma le recensioni poi le ha lette anche lei, no?
Il regista non risponde.
REGISTA
Scelga il monologo che preferisce, tanto abbiamo già capito di avere gusti teatrali diametralmente opposti. Perciò faccia ciò che vuole.
VERONICA
E lei mi diriga: se vede qualcosa che non le piace mi corregga, grazie.
REGISTA
Ci conti.
Veronica si prepara.
Prende una sedia e si mette seduta.
VERONICA
Da “Una giornata particolare” di Ettore Scola. Il monologo di Antonietta.
REGISTA
E’ cinema.
VERONICA
Per questo è vero.
DODICESIMO QUADRO
Veronica si prepara.
Stavolta esce molto dal suo modulo espressivo. Si trasfigura. Diventa una donna semplice e ignorante come è il personaggio di Antonietta.
VERONICA/ANTONIETTA
Pure io tante volte mi sento… umiliata… considerata meno di zero. Mio marito con me non parla: ordina. Di giorno e di notte. E’ da quando eravamo fidanzati che non ci facciamo più una risata insieme… lui ride fuori casa, con le altre…
REGISTA
Meno arrabbiata, più vittima…
VERONICA/ANTONIETTA
Lui ride fuori casa, con le altre… ed io faccio di tutto per sembrare una moglie felice, sicura, fedele… alla patria! Sai quei posti dove vanno… gli uomini a pagamento?
REGISTA
La donna si vergogna di questa cosa. Per lei è qualcosa di meschino.
VERONICA/ANTONIETTA
Sai quei posti dove vanno… gli uomini a pagamento? Lui è conosciuto più lì che nel suo ufficio… ma finché erano quelle lì… invece il mese scorso gli ho trovato in tasca una lettera…
REGISTA
Non è facile per lei dire questa cosa…
VERONICA/ANTONIETTA
… una lettera di una certa Laura che fa la maestra elementare in via Ruggero Bonchi. Mettersi con un’istruita…
REGISTA
Non pianga… il personaggio non vuole piangere.
VERONICA/ANTONIETTA
…è come se mio marito… è come dire alla moglie che è una mezza calzetta, un’ignorante!
REGISTA
Dura adesso. Non sia patetica.
VERONICA/ANTONIETTA
Vero è vero, io a scuola ci sono andata poco o niente… e una lettera come questa, anche quando gli volevo bene, non gliel’ho mai scritta. Perché non la so scrivere. A un’ignorante gli puoi fare qualunque cosa perché non c’è rispetto…
Veronica è provata dalla bella interpretazione.
TREDICESIMO QUADRO
Gianluca applaude. E’ commosso.
VERONICA
Se è piaciuto anche mister perfettino allora vuol dire che ho fatto bene. Mi perdoni Maestro se parlo troppo. Ma davvero la regia, il sentirmi diretta per me è molto importante. Ha visto: mi ha dato ottimi spunti. Lo so, io mi faccio coinvolgere emotivamente sempre un po’ troppo e perdo il senso della teatralità. Lo dicono tutti i registi con i quali ho lavorato.
Lei si aspetta una risposta che non arriva.
VERONICA
Andava bene?
Nessuno risponde.
VERONICA
Se vuole la rifacciamo, lei mi dice come devo gestirla e io eseguo. L’ha visto anche lei che quello che mi ha detto io l’ho fatto….
Nessuno risponde.
VERONICA
E quindi?
Nessuno risponde.
VERONICA
Va bene va male fa schifo sto piangendo non riesco a parlare: mi dica qualcosa santoddio!
Nessuno risponde.
GIANLUCA
Dai calmati. Hai fatto un bel monologo e lo sa anche lui.
VERONICA
Perché non me lo dice?
GIANLUCA
Perché lui è lassù e tu sei qua. E’ così che vanno le cose.
VERONICA
Ma fare i complimenti non vuol mica dire calarsi le braghe…
GIANLUCA
Magari avete una visione diversa dello stare in teatro.
VERONICA
Di certo diversa dalla tua e dalla sua. Voi invece siete perfettamente in sintonia. Padrone e cane. Fatti mettere il guinzaglio, se ti piace. O ancora meglio, fatti mettere l’anello al dito che vedo che lui ti apprezza in tutto e per tutto. A quando le nozze?
GIANLUCA
Ma perché sei così arrabbiata?
VERONICA
Perché non mi va di essere trattata come una donna invisibile, è chiaro? Soprattutto da uno che non ha il coraggio di farsi vedere. Mi si è bruciata la cornea a guardare verso quella luce. Trattata come una pezza da piedi da un mollusco vecchio balordo e incapace. Che il suo “Ispettore Generale” – ecco come cazzo si intitolava quello spettacolo di merda - io l’ho visto al Piccolo di Milano e mi ha fatto schifo.
QUATTORDICESIMO QUADRO
Il regista ritorna.
REGISTA
Eccomi. Perdonatemi. Ero uscito un attimo.
VERONICA (incredula)
Uscito? Ma l’ha visto il mio monologo o no?
REGISTA (cita le ultime parole del monologo)
“A un’ignorante gli puoi fare qualunque cosa perché non c’è rispetto…” . Convinta?
Veronica si zittisce.
REGISTA
Giansalvo. Ho notato che lei lavora molto bene col corpo…
VERONICA
Un momento. Che mi dice del monologo?
REGISTA
Che le devo dire?
VERONICA
Le è piaciuto?
Il regista fa una pausa poi riprende.
REGISTA
Si. Molto. Il personaggio c’era, stavolta. Ho visto il mondo di questa povera disgraziata. Ho sentito la sua sofferenza. La sua frustrazione. Mi è piaciuto molto. Molto.
VERONICA
E perché non me lo dice?
REGISTA
Da quanto tempo fa teatro, signora Bestea?
VERONICA
Da sempre.
REGISTA
E ha ancora bisogno dell’applauso finale? Del “brava brava brava”? E’ consapevole o no di quello che sa fare? Si ricorda tutte le ore che ha passato a studiare, a sudare, a recitare? Se li ricorda gli applausi che ha ricevuto in questi anni? E le parole che hanno scritto su di lei, per le sue rappresentazioni?
Veronica non risponde.
REGISTA (gridando)
Se le ricorda o no?
VERONICA
Certo.
REGISTA
E allora faccia riferimento a quello per sapere se è stata brava o meno. Se ne sbatta del giudizio degli altri. Cresca, santoddio! Un artista se ne frega di piacere per forza al pubblico. Un artista non ha bisogno dell’applauso. Un artista dona se stesso totalmente perché gli è necessario. Non per avere indietro l’approvazione degli altri. Le è chiaro?
Veronica si scusa.
REGISTA
E per la cronaca, alla mia età ci sono bisogni che si fa fatica a controllare. Purtroppo. E nella mia posizione non si chiede il permesso per andare in bagno.
Veronica si zittisce.
REGISTA
Ma visto che lei questa gerarchia sembra non capirla le chiedo: posso provinare anche il suo collega?
Veronica si mette da una parte.
REGISTA (facendole il verso)
Perché non mi risponde?
VERONICA
Certo. Faccia pure.
REGISTA
Grazie del permesso, signora Bestea.
Il regista fa un grosso respiro per calmarsi.
GIANLUCA
Gianslavo. Ho notato che lei è molto espressivo con il corpo. Voglio testarla un po’ in questo senso. La prego quindi di non usare le parole, può usare rumori, suoni ma niente frasi. Le darò degli input di situazioni, di emozioni. Me le racconta solo col corpo. Che non sia mimo, per favore. Corpo. Chiaro?
GIANLUCA
Si.
REGISTA
Si vuole togliere la canottiera così riesco a vedere meglio il lavoro sul corpo nudo?
GIANLUCA
Certo.
Veronica reagisce a questa situazione.
Gianluca si spoglia.
E’ molto contento del suo corpo, lo mostra con una certa vanità.
REGISTA
Giansalvo. Origini siciliane?
GIANLUCA
No. Partenopee.
REGISTA
Ah, ecco. Lei mi ricorda molto un mio amico. Per questo mi sembrava di averla già vista. Avete lo stesso fisico equino, lo stesso naso.
GIANLUCA
E’ una responsabilità… questo naso.
REGISTA
Avanti.
QUINDICESIMO QUADRO
Gianluca è pronto.
Eseguirà tutto quello che il regista gli chiederà di fare.
REGISTA
L’ansia. L’ansia è la sua compagna di vita. Non l’abbandona mai.
Gianluca esegue.
REGISTA
L’ansia diventa inquietudine. Ossessione, fobia.
Gianluca esegue.
REGISTA
Ma lei deve darsi un contegno. Perché è appena entrata una persona importante.
Gianluca esegue. Prende Veronica come punto di riferimento.
REGISTA
E lei è attratto fisicamente da questa persona.
Gianluca prende una sedia e finge che sia la persona,
non può farlo su Veronica che non sopporta.
Il regista sghignazza.
REGISTA
Le piace molto. Ne è innamorato. Ma non può toccarla, ma vorrebbe, tantissimo.
Gianluca esegue.
REGISTA
La persona se ne accorge. E si schifa. Ha orrore di lei. La tratta male. La fa sentire piccolo. Si sente sporco, meschino.
Gianluca esegue.
REGISTA
La persona se ne va. La lascia solo. Si sente perso, amareggiato, disperato.
Gianluca esegue.
REGISTA
Prova rabbia, furia, potrebbe uccidere qualcuno.
Gianluca guarda Veronica.
Il regista ride. Poi si riprende.
REGISTA
Ha perso il lume della ragione. Non è più in sé. E questa follia le fa dimenticare le sue manie omicide trasportandola verso una ilare leggerezza.
Gianluca esegue.
REGISTA
Gioia, meraviglia, stupore.
Gianluca esegue.
REGISTA
Bene, bravo. Ancora di più. Ma non vede il sasso su cui inciampa. Si fa male.
Gianluca esegue.
REGISTA
Molto male. Il dolore la sta uccidendo. Cerca di trovare una via di salvezza, ma è debole. Fragile.
Gianluca esegue.
REGISTA
Sta morendo. Perde tutto quello per cui ha vissuto. Ma prima di morire vede qualcosa che le ricorda la sua infanzia…
Gianluca esegue.
Ma suona il telefono.
REGISTA
Ma ancora… Perdonatemi ma devo ancora rispondere. Scusate. Pronto? Dimmi Giordano. Quindi? Ma allora cambia qualcosa…
Il regista si allontana dalla regia e dal microfono. Non lo si sente più.
SEDICESIMO QUADRO
Gianluca ha il fiatone. E’ stanco. Non si risparmiato nell’improvvisazione.
Va a prendere la bottiglia d’acqua ma l’ha finita.
Veronica tira fuori la sua bottiglietta d’acqua e fa per offrirgliela.
Lui si avvicina a lei e lei la beve. Lentamente.
Ne restano giusto poche gocce con le quali lo schizza.
Poi gli mostra la bottiglietta vuota.
GIANLUCA
Ti puoi anche arrabbiare quanto vuoi, ma il punto è che se metti tutta l’espressività solo nelle parole, bla bla bla – e abbiamo capito tutti quanto ti piace parlare - la tua recitazione non sarà mai credibile.
VERONICA
Me lo ha chiesto lui, il monologo.
GIANLUCA
E perché sei stata piantata su quella sedia come se ti c’avessero inchiodata sopra?
VERONICA
Ti rimetti la maglietta per favore? Che a me i tuoi pettorali mi fanno pensare ai petti di pollo al limone del ristorante cinese.
Gianluca va a rivestirsi.
GIANLUCA
Durante il monologo dovevi spostarti, muoverti, usare il corpo oltre alle parole.
VERONICA
Poteva dirmelo. Se vuole una cosa me la può chiedere. Questo fa un regista.
GIANLUCA
E un attore propone. Non è una marionetta. Sperimenta, prova, pensa con la sua testa.
VERONICA
A me parli di proporre? Io che mi sono diplomata alla scuola internazionale di Gustav Jordonoff con il massimo dei voti? Io che sperimento anche mentre giro lo zucchero nel caffèlatte?
GIANLUCA
Ce la fai a non pensare al mangiare per un solo secondo?
VERONICA
Non è colpa mia se sei anoressico.
GIANLUCA
Certo. E allora che te ne fai del massimo dei voti se poi non applichi quello che diceva Jordonoff: “prima parla il pensiero…”
TUTTI E DUE
“…poi parla il corpo e solo poi parla la voce.”
GIANLUCA
Ma lo sai anche! Anche io ho studiato con lui, ma io le sue regole le applico. L’emozione ti annega, ti annulla espressivamente se ti lasci trasportare troppo.
VERONICA
Io sono un’emotiva, va bene. Io mi emoziono anche a vedere la pubblicità dei pannolini. Non posso negare questa mia caratteristica. In che anno eri alla scuola di Jordonoff?
GIANLUCA
Bho, chi se lo ricorda.
VERONICA
C’era ancora Samantha?
GIANLUCA
La segretaria sorda.
VERONICA
Non sentiva nulla, quella.
GIANLUCA
Che personaggio…
VERONICA
Allora è li che ci siamo incrociati.
GIANLUCA
Bho. Comunque non credo, perché una come te non è che si dimentica facilmente.
VERONICA
E’ un complimento?
GIANLUCA
Chissà…
VERONICA
E hai studiato anche con Takenushi?
GIANLUCA
Un paio di mesi. Ma ho smesso. E sai perché? Non perché non mi piacesse il suo metodo, è che quando parlava a me mi veniva da ridere. Quando ci faceva fare gli esercizi non riuscivo a stare serio. Era più forte di me: (imitando il maestro giapponese) “tu adesso muovi corpo come polpo. Polpo”. Io a “polpo” esplodevo. Come a: (imitando il maestro giapponese) “tu adesso beve thè. Ma no thè normale teuelde”. E io mentre stavo facendo l’improvvisazione mi chiedevo: teuelde? Ma che vuol dire?
VERONICA
The verde. Si capisce.
GIANLUCA
Morivo. Ti giuro. Più forte di me.
VERONICA
Sei proprio scemo.
GIANLUCA
E poi su (imitando il maestro giapponese) “Tuo gesto è troppo piccolo: più glande più glande!” E su “più glande” compresi che dovevo ritirarmi, prima di creare un incidente diplomatico fra Italia e Giappone.
I due ridono.
GIANLUCA
Comunque, se mi permetti di dirti una cosa - posso? - la bravura conta fino a un certo punto. Nessuno ha voglia di lavorare con una che ti risponde sempre per le rime. A volte bisogna mordersi la lingua. Saper tacere. Magari fare qualche complimento. Che le persone di fronte ai complimenti si sciolgono. Ti ascoltano di più. Tu gli sei saltata alla gola fin da quando sei arrivata. Avrai le tue ragioni, ma lui perché deve farsi trattare così da te? Basta che sorridi di più e che non rompi troppo e vedrai che funziona tutto meglio. E te lo dico a mio discapito.
VERONICA
Il Maestro è finocchio.
GIANLUCA
Eh?
VERONICA
Ha una avversione per le donne. Lo sanno tutti, da sempre. Anna mi ha raccontato certe scene che nemmeno ti immagini.
GIANLUCA
E questo che c’entra?
VERONICA (imitando il regista)
Ma noi ci siamo già visti? Il tuo naso mi ricorda un mio amico… ti puoi togliere la maglietta?
GIANLUCA
Ah, ecco. E uno ai suoi livelli rischia di prendere un attore cane solo perché vuole portarselo a letto?
VERONICA
Ha una palese preferenza per te. E se non l’hai capito temo per te, quando ti chiederà di prendergli la penna che gli è caduta a terra…
Veronica fa un gestaccio.
GIANLUCA
Non vuoi consigli? Ok. Fai come ti pare: mandalo al diavolo. Digli che i suoi spettacoli ti fanno venire il mascarpone alle ginocchia. E ti assicuro che la parte non la prendi nemmeno morta.
Gianluca si allontana, spazientito.
VERONICA
Io la penso così. Scusa. Ma non posso non dire quello che penso.
GIANLUCA
Fai bene.
I due stanno in silenzio.
VERONICA
Vuoi un pezzo di lampredotto per fare pace?
GIANLUCA
Te sei matta. Ma come fai a mangiare quella roba?
VERONICA
Come fai tu a non mangiarla?
GIANLUCA
Ci credo che poi ti stravacchi sulla sedia e non ti alzi di lì.
VERONICA
Paola Borboni, negli ultimi spettacoli, non si alzava mai dalla sedia ma ti inchiodava con la sua potenza.
GIANLUCA
Allora ci vai a teatro ogni tanto!
VERONICA
E Jordonoff se lo mangiava sempre il lampredotto prima delle prove.
GIANLUCA
Impossibile.
VERONICA
Lo giuro sugli occhi di Mirko. Io glielo compravo al baracchino di Piazza Dalmazia. Per lui e per me.
GIANLUCA
Non ci credo.
VERONICA
Ma te, guardami negli occhi e rispondi sinceramente, l’hai mai assaggiato il lampredotto?
GIANLUCA
No.
VERONICA
Ecco.
GIANLUCA
Io se mi mangio quella roba rischio il collasso cardiocircolatorio.
VERONICA
E che ti mangi, posso chiedertelo?
Gianluca va a prendere il suo zaino.
Estrae alcune barrette proteiche.
Nel tirarle fuori gli cadono alcuni fogli e il portafoglio.
GIANLUCA
Barrette proteiche: 0.002 % di grassi. Energia allo stato puro.
Da un morso alla barretta e comincia a muoversi velocemente
per tutto il palco a correre come un forsennato facendo il buffone.
Veronica raccatta il portafoglio e guarda dentro.
GIANLUCA
Ho troppa energia! Non posso stare fermo.
VERONICA
Te sei pazzo. Molto più pazzo di me.
GIANLUCA
Se fossi normale non farei questo mestiere…
VERONICA
Non sei Gianluca. Perché fai finta di essere un altro?
Lui si blocca. Va a prenderle il documento che lei ha in mano.
GIANLUCA
Ho le mie ragioni. Fatti i fatti tuoi.
DICIASSETTESIMO CAPITOLO
Si sente di nuovo il regista che parla a telefono.
REGISTA
Ma questo a me pare un ricatto bello e buono. No, queste non sono condizioni da coproduzione, queste sono imposizioni! Io non lo metto un protagonista che non conosco. Lo sai come lavoro, no?
No. Ti dico di no. Tu digli che non ci sto.
I due attori si mettono ognuno nei loro angoli e ascoltano preoccupati.
REGISTA
Se non mi danno soldi io chi chiamo? Pensi che la Bartolomei, o Mannaione ci vengono per dei cachet da fame? Si sono fatti il culo tutta la vita e ora hanno diritto di essere pagati per i grandi artisti che sono.
I due attori ascoltano facendo finta di fare altro.
REGISTA
Giordano, ma ti rendi conto che alla mia età sono ancora costretto a fare provini? I provini, Cristo Santo! Mi sono arrivati talmente tanti curricula che potrei tappezzarci un palazzo. Ma certo che li ho scartati, tutti. Tutti! Attori cani. Incapaci. Falliti. Banali. Senza storia. Sembrano usciti dalla scuola di recitazione della parrocchia. Basta Giordano, basta, non voglio più discutere. Se loro non accettano le mie condizioni non farò nessuno spettacolo.
Il regista riattacca.
REGISTA
Eccomi.
GIANLUCA
Vuole fare una pausa, maestro?
REGISTA
No, Enzo. Grazie. Preferisco finire che ho molte cose da fare. Nello spettacolo ci saranno canzoni.
GIANLUCA
Si ce l’hanno detto.
REGISTA
Voi sapete cantare, vero?
GIANLUCA
Ho studiato canto lirico, sono un tenore(cantando con voce impostata) “Di quella pira…”
VERONICA
Sì.
REGISTA
Giusto un pezzo, per sentire le voci. Ho qua la base. Ma dove sta? Ma dove è andato il tecnico? Mi tocca fare tutto da me stamani…
Si sente che armeggia in regia. Pigia pulsanti.
Partono delle musiche poi finalmente parte la musica giusta.
DICIOTTESIMO QUADRO
La musica parte e due cantano. Insieme.
Durante la canzone si fanno dispetti, vogliono mettere l’altro in difficoltà, farlo sbagliare.
Diventa quasi un numero da cabaret, da musical.
GIANLUCA
Mostra i denti il pescecane,
E si vede che li ha
VERONICA
Mackie Messer ha un coltello
Ma vedere non lo fa
GIANLUCA
Sulla spiaggia di Long Island,
GIANLUCA e VERONICA
Giace un tale a mezzo dì,
VERONICA
Stamattina lo sappiamo,
Mackie Messer era lì
GIANLUCA
Han trovato Jenny Towler,
un coltello in mezzo al sen
GIANLUCA
Che sia stato…
VERONICA
Mackie Messer….
Testimoni…
GIANLUCA
non ce n'è
GIANLUCA
A Schmul Meyer l'industriale
VERONICA
Un ignoto un dì sparò
Mackie spende il capitale
GIANLUCA
Ma provarlo non si può
GIANLUCA e VERONICA
Sei bambini son bruciati
Nell'incendio di Brooklin,
GIANLUCA
Mackie Messer sa qualcosa
VERONICA
Ma non parla e beve gin
DICIANNOVESIMO QUADRO
Il regista interrompe la musica prima che finisca
I due si fermano.
REGISTA
Chi mangia sul palcoscenico?
I due si guardano. Imbarazzati.
REGISTA
Mangiate prima di un provino? Ma cos’è quella roba: pane e salame?
GIANLUCA
Lampredotto.
REGISTA
E’ un godereccio, allora. Gianluca. Siamo simili anche in questo. Anche a lei piace il lampredotto?
GIANLUCA
Si…
REGISTA
E come fa a restare così in forma se mangia lampredotto?
GIANLUCA
Molta ginnastica, maestro.
REGISTA
E non la appesantisce, prima di un provino?
GIANLUCA
Mi da la carica giusta. Anche il mio personal trainer me lo detto che è un po’ strano, ma siamo fatti diversi e quello che fa bene a te non è detto che faccia bene a me…
REGISTA
Lo tolga di li, però. Il palco merita rispetto.
GIANLUCA
Si, scusi tantissimo.
Gianluca va a prendere il panino e lo raccoglie da terra.
VERONICA (sottovoce)
Sei una grandissima puttana.
REGISTA
E’ uno spazio sacro. Il teatro merita rispetto. E’ la sola cosa che ci eleva dalla situazione di esseri meschini quali siamo…
Suona nuovamente il cellulare del maestro.
REGISTA
E questi non lo capiscono. Non lo possono capire che vuol dire mettere l’anima in quello che si fa: sono francesi. Io li ho sempre odiati i francesi.
Il cellulare continua a squillare.
REGISTA
Come pretendono che possa lavorare se mi interrompono ogni cinque minuti.
Il cellulare continua a suonare.
REGISTA
Io non ne posso più. Non ne posso più.
Si sente che butta a terra qualcosa in regia.
Il cellulare smette di squillare.
Una pausa.
GIANLUCA
Tutto bene, Maestro?
REGISTA
Come?
GIANLUCA
Ha bisogno di qualcosa?
REGISTA (molto alterato)
Che lei si impicci degli affari suoi. Che non si permetta di insinuarsi in faccende che non la riguardano. Di questo ho bisogno. Che ognuno qua faccia il proprio maledettissimo lavoro senza permettersi di dare pareri agli altri.
GIANLUCA
Ha ragione.
REGISTA
Chieda scusa.
GIANLUCA
Mi scusi tantissimo, maestro. Ho parlato a sproposito.
REGISTA
Le sembra una scusa credibile?
GIANLUCA
Davvero. Mi dispiace. Non mi sono reso conto che lei è assolutamente in grado di gestire la situazione.
REGISTA
E poi?
GIANLUCA
Che nella sua vita avrà avuto ben altre difficoltà che ha superato sempre in maniera eccellente.
REGISTA
Da solo.
GIANLUCA
E perciò non ha davvero bisogno dell’aiuto di un attore.
REGISTA
Candidato attore. In ginocchio. Si scusi in ginocchio.
Gianluca è incredulo.
REGISTA
Preferisce mettersi in ginocchio o uscire dal teatro?
Gianluca si inginocchia lento.
VERONICA (sottovoce)
Ma che fai?
GIANLUCA (sottovoce)
Ci sono abituato.
VERONICA (c.s.)
Ma dai, alzati.
REGISTA
Devo imparare a stare zitto. Ripeta.
GIANLUCA
Devo imparare a stare zitto.
REGISTA
Che la mia opinione non conta nulla.
GIANLUCA
Che la mia opinione non conta nulla.
REGISTA
Devo preoccuparmi solo di fare flessioni e tenere la bocca chiusa.
GIANLUCA
Devo preoccuparmi solo di fare flessioni e tenere la bocca chiusa.
VERONICA
Maestro…
Veronica tossisce.
REGISTA
Signora Bestea. La vede quella corda?
VERONICA
Maestro…
Veronica fa fatica a rispondere perché continua a tossire.
REGISTA
La prenda e frusti Giansalvo.
VERONICA
Non ci penso nemmeno.
REGISTA
Se non lo fa potete entrambi ritenervi scartati dal provino.
GIANLUCA
Dai prendila.
VERONICA
Ma sei scemo?
REGISTA
Un’attrice che non esegue quello che il suo regista le chiede di fare non è attrice. Esiste una gerarchia in teatro. E poi non è lei che mi ha chiesto di dirigerla? Io adesso la dirigo verso quella corda.
VERONICA
Se è per scena lo faccio. Se è per davvero no.
REGISTA
E dove sta la differenza? Sul palco non deve esistere finzione. Prenda la corda.
GIANLUCA
Dai prendila, per favore.
Veronica va a prendere la corda e si avvicina a Gianluca.
REGISTA
“Io ti compiango per la tua sorte amara” . Non diceva così Corifeo a Ifigenia?
VERONICA
Giusto. Ma lei risponde senza paura:“ora tutta l’Ellade immensa volge gli occhi a me e da me dipende la partenza della flotta e la rovina dei nostri nemici e che mai più i barbari possano rapire le nostre donne. Da me dipende tutto ciò. E allora tutto ciò io salverò con la mia morte e sarà benedetta nei secoli a venire la mia gloria di liberatrice dell’Ellade”
Veronica alza la corda e la butta a terra.
Il regista comincia a ridere.
REGISTA
Bravi ragazzi. Bravi. Siete tosti. Dio come vorrei che i miei produttori capissero che cosa vuol dire essere tosti. Ci vada lei a parlare con i francesi, signora Bestea. Li convinca lei che non posso obbligarmi a prendere Jerard Bolvignon. Non lo conosco, non so come lavora. E le volte che l’ho visto in scena non mi ha convinto.
Silenzio.
REGISTA
Scusate lo sfogo. Ma davvero è una situazione difficile. So che mi capite.
GIANLUCA
Non molli. Lei ha il potere di farlo.
REGISTA
Ma ho bisogno di tanti soldi per questo progetto. Non voglio tornare indietro a mercanteggiare ogni cosa. Me lo sono guadagnato, questo privilegio.
VERONICA
Il limite economico non è mai un limite artistico.
REGISTA
Belle parole. Ma poi come li paghi sessanta attori?
VERONICA
Faccia con meno. Ne trovi di migliori. Due: che facciano tutti e sessanta.
REGISTA (ironico)
E’ un’idea, sì…
GIANLUCA
Non è impossibile, maestro. Se lo ricorda “L’importanza di chiamarsi Ernesto” per la regia di Edward Tollent?
REGISTA
Vagamente.
GIANLUCA
Tre attori che interpretavano tutto. Anche i mobili. E facevano anche le luci. La consolle era di lato. Accendevano e spegnevano gli effetti a vista. Un capolavoro. Io ci ho passato le notti a studiarmelo. Le passo il Vhs.
REGISTA
Voi due?
GIANLUCA
Perché no?
REGISTA
E voi sapreste interpretare: un novantenne attaccato alla sua roba, un ragazzino viziato, una modella, un professore nevrotico, una vecchia cantante grassa, un trans argentino, una guida di storia dell’arte, un robot meccanico, una medium partenopea, una servetta della provincia di Bergamo, un professore di fisionomica, una prostituta russa…?
Attimo di pausa, i due si guardano.
GIANLUCA
Ci si può provare.
VERONICA
Si fa. Senza nessun problema.
REGISTA
E allora vediamo. Ma questa è l’ultima prova. Poi deciderò.
I due si preparano.
VERONICA
Ci può dare una lucina, maestro?
GIANLUCA
Ma se non può va bene lo stesso…
VENTESIMO QUADRO
Gianluca e Veronica si posizionano dietro due quinte sul fondo.
Ogni volta che escono sono dei personaggi diversi.
VENTUNESIMO QUADRO
Ad un certo punto della loro improvvisazione suona nuovamente il telefono.
Veronica e Gianluca si bloccano e guardano verso la regia.
REGISTA
Adesso basta, basta, basta. Ora mi sentono… Pronto? Voi lo dovete capire che io sto lavorando. Non mi interessa. Ho già definito la mia posizione in questa faccenda. Siete delle bestie. Non siete degni di fare il vostro mestiere!
Il regista continua a urlare e si allontana dal microfono.
VENTIDUESIMO QUADRO
I due si guardano.
Si riprendono dallo sforzo.
Si rilassano.
I due restano in silenzio.
VERONICA
Sei bravo. Molto bravo.
GIANLUCA
Anche tu. Sei forte. Se ce n’erano due ci prendevano di sicuro. Ma essendo una sola prenderanno me.
VERONICA
Se ci fossero state due parti saremmo stati in duecento a concorrervi e magari non ci saremmo mai incontrati.
I due ridono.
Mentre ridono lei comincia a tossire. Sempre più forte.
Non riesce a smettere.
GIANLUCA
Hai dell’acqua?
Veronica fa cenno di no.
GIANLUCA (ironica)
Se non me la buttavi tutta addosso ora evitavi di strozzarti…
Veronica continua a tossire.
GIANLUCA
Stai tranquilla. Dai vado a prenderne un po’…
VENTITREESIMO QUADRO
Veronica resta sola. Continua a tossire.
Corre verso la borsa, fa per prendere una medicina dalla borsa.
Ma la tosse continua.
Le cade il flacone in terra e le pasticche cadono in giro.
Lei prova a raccoglierle. Ma si sente male.
Fa fatica a respirare.
Cade a terra.
Sembra che stia soffocando.
VENTIQUATTRESIMO QUADRO
Gianluca ritorna con l’acqua.
Lei è a terra. Le pasticche sono a terra sparse.
GIANLUCA
Veronica!
Lui le passa l’acqua.
Lei gli indica le pasticche, lui le prende e le da a lei che le ingoia.
Beve a fatica.
Si riprende piano piano.
GIANLUCA
Vuoi che chiami qualcuno?
Veronica scuote la testa.
GIANLUCA
Tutto ok?
Veronica annuisce.
GIANLUCA
Ma ti è andato qualcosa di traverso?
VERONICA
La situazione.
Si alza e si avvia verso la sua borsa.
Si rimette i vestiti per andare via.
GIANLUCA
Che fai?
VERONICA
Salutami sua Maestà.
GIANLUCA
Aspetta che torni.
VERONICA
Non c’ho voglia. Sarebbe un gioco al massacro se mi dovesse prendere. E non ho voglia di essere scartata. In questo modo vinco comunque.
GIANLUCA
E’ una fuga e lo sai.
VERONICA
Guarda che ti va meglio anche a te. Perché se restavo la parte era mia.
GIANLUCA
Credici.
VERONICA
E’ una bestia. Non si controlla. Si crede un Dio in terra. Troppo faticoso. Se è capace di usare parole come “incapaci, falliti, banali” riguardo a persone che sicuramente non erano peggiori né di me e di te, tremo all’idea di quello che potrebbe vomitarti addosso durante le prove.
GIANLUCA
Non puoi chiedere ad un artista di essere equilibrato.
VERONICA
Il suo disequilibrio dovrebbe portarlo verso cime di bellezza e di gioia, non abissi di violenza. Questo è ciò che penso io di un artista.
GIANLUCA
Io me ne frego di quello che dice; me lo lascio scivolare addosso.
VERONICA
No. Io non mi voglio contornare di gente così. Io voglio star bene. E’ importante che io stia bene. Ho qualcuno a cui pensare. E se sto male non posso farlo. Credo che non valga proprio le pena restare. Ci sono cose molto più importanti, per cui vivere.
Gianluca storce la bocca.
Scuote la testa.
Veronica finisce di preparare la borsa.
VERONICA
Io vado. E faresti bene a venire via anche tu.
GIANLUCA
Un figlio lo sanno fare tutti; anche il più coglione degli uomini. Sono pieno di amici che dopo aver provato a combinare qualcosa della loro vita e aver fallito miseramente si rifugiano nel fare un figlio. Che ci vuole? Un’opera d’arte, uno spettacolo che tocca il cuore, una carriera costellata di successi, quella non la fanno tutti. Lo sai qual è l’unica cosa che noi esseri umani facciamo senza sforzo? Respirare. Non ci vuole nulla. E’ automatico. Tutto il resto va sudato. Perfino alzarsi dal letto la mattina richiede impegno. Senza sforzo non si ottiene niente. E senza compromesso non si arriva a nessun traguardo. Perciò togliti di mezzo e non venirmi a dire cosa devo fare, tu che batti in ritirata al primo ostacolo da superare.
VERONICA
Resterei solo per un motivo: per vedere come ti tratterà quando scoprirà che l’hai preso per il culo. Voglio proprio vedere come ti caccerà fuori. E sentire con quali parole ti chiamerà quando glielo dirai.
GIANLUCA
Gli attori mentono, continuamente. Vizio del mestiere.
VERONICA
Lui ha detto che vuole verità.
GIANLUCA
Non può sapere quale verità si cela dentro il mio cuore. Nessuno lo sa. Io posso farti credere quello che voglio.
VERONICA
Perché non credi in nulla. Perché non hai spina dorsale. Perché sei una puttana.
GIANLUCA
Da sempre l’attore - e ancor di più l’attrice - è stato paragonato ad una puttana. Non sono forse sinonimi?
VERONICA
Non io.
Veronica fa per andare via. Poi si blocca di nuovo.
VERONICA
Toglimi una curiosità: ti giuro che non ne faccio parola con nessuno. Andrai a letto con lui?
GIANLUCA
Tu sei completamente fuori di testa.
VERONICA
Dai rispondimi. Quando te lo chiede tu che rispondi: si o no?
GIANLUCA
Non me lo chiederà.
VERONICA
Ok. E se te lo chiedesse? Facciamo una stupida ipotesi.
GIANLUCA
Gli direi chi sono. E vedrai che cambia subito idea.
VERONICA
E chi sei? Il figlio del demonio?
GIANLUCA
No. Il figlio di sua sorella. O meglio sorellastra. Che già non poteva vedere quando erano piccoli. E con la quale non si parlano da quarant’anni. Ma non solo. Ero nella sua classe in accademia. E lui – carogna quale è sempre stato – faceva di tutto per mettermi i bastoni fra le ruote. Mi faceva fare esercizi così complessi che tornavo a casa in lacrime un giorno si e un giorno si. Mi faceva sentire un incapace. Voleva che mollassi. Solo per una questione di gelosia con la mamma nella quale io non c’entravo assolutamente niente. E allora dopo mesi di continue vessazioni io ho preso e gli ho spaccato una quinta sulla testa. Ovviamente mi cacciarono. Ma la soddisfazione si sentire l’intera classe esplodere in un boato di risata è valsa quell’eroica azione. E la mamma mi mandò in vacanza premio per due mesi a Parigi. Perciò non credo che mi chiederà di andare a letto con lui.
VERONICA
Quindi è un no.
GIANLUCA
No, no, no perché non ci sarà nessuna domanda.
VERONICA
Allora puoi davvero venire via con me perché quella parte non l’avrai.
GIANLUCA
Scommettiamo?
Veronica segna un numero su un foglietto.
VERONICA
Questo è il numero di Fabio Algerini. Gli dici che il numero te l’ho dato io. Chiedigli come è andata la questione per lo spettacolo “Assassino nella cattedrale”. Chiedigli come gli era andato il provino. Chiedigli cosa gli ha fatto fare e se anche a lui ha chiesto di togliersi la maglietta per vedere meglio il lavoro sul corpo… e chiedigli perché non ha avuto la parte dopo due settimane di provini e letture e prove sul testo.
GIANLUCA
Vai a casa, vai da Mirko. Che almeno lui ti fa sentire importante. Perché qua non c’è nessuno che ti si fili. Questa è la verità.
VERONICA
Non ti darà la parte.
GIANLUCA
Almeno io ci avrò provato. Io non me la batto. Me lo voglio sentire dire in faccia che non ho talento. Ma tu vai pure, vai a preparare la pappa. Che ci vuole dell’arte a cambiare il pannolino…
VERONICA
Sei sempre stato una merda Samuele Gardelli. Corso estivo di teatro organizzato da Florian Bastianelli, al Centro Civico del quartiere Cinque. Estate del 1995. Preparavamo il saggio su “Sogno di una notte di mezza estate”. Io feci solo i primi incontri e poi dovetti lasciare. Lavoravo anche all’epoca, sai… A te Florian ti aveva dato Puck che, carogna come sei, ti veniva facile facile.
GIANLUCA
Che memoria c’hai?
VERONICA
Mi pareva d’averti già visto. Come andò lo spettacolo?
GIANLUCA
E chi si ricorda… Mi pare che a metà spettacolo cominciò a piovere… sai quegli acquazzoni ignoranti che arrivano in estate. Poi mi sa che non se ne fece più di nulla perché un paio di ragazzi partivano per il mare. Bho… mi pare…
VERONICA
C’era quella ragazzina magra magra che non parlava mai. E Florian le dette la parte di Titania. E quando la faceva diventava una belva. Giovanna? Giulia… come si chiamava?
GIANLUCA
Buio completo.
VERONICA
E con Florian, ti ricordi, dopo le prove si mangiava sempre tutti insieme sotto il portico di villa Fabbricotti. E fu li che assaggiai la prima volta il lampredotto. Fu amore a primo morso.
GIANLUCA
Ma come fai a ricordati questa roba?
VERONICA
Perché quella era vita vera. Persone belle. Florian era così bravo con noi. Sapeva sempre come tirarci su. Io non ho mai riso tanto come in quell’estate. Mica questa roba qua. Questi urli, questa continua dimostrazione di potere.
GIANLUCA
Mezza replica di fronte a nonni e fratellini. Sai che arte era quella.
VERONICA
Verità, Samuele. Che vale, almeno sulla mia bilancia, più di mille repliche. Anzi, facciamo duemila.
GIANLUCA
Che noia con questa verità, sei veramente insostenibile.
Veronica lo guarda.
VERONICA (ad alta voce)
Maestro? Maestro? Le dice niente il nome Gardelli? Samuele Gardelli.
Gianluca scatta verso di lei.
GIANLUCA
Stai zitta.
VERONICA
Hai detto che non rinuncerà ad un attore bravo per una cazzata. Vediamo. Maestro?
GIANLUCA
Stai zitta ti ho detto!
Lui la blocca.
VERONICA
Non mettermi le mani addosso.
GIANLUCA
E tu chiudi la bocca!
VERONICA
Maestro!
GIANLUCA
Guarda che te la faccio pagare cara se mi sputtani!
I due sono bloccati in una morsa. Lui la sta stringendo forte.
VERONICA
Come fai a dire che questo ambiente non ti influenza: lo vedi? Ci scanniamo per una parte. Una parte che nemmeno ancora ci hanno dato. Cosa saremmo disposti a fare per difenderla, poi? Ma poi mi domando per cosa? Maledetta la voglia di palcoscenico: io davvero mi chiedo profondamente cosa si nasconde dietro questo insaziabile bisogno di farsi vedere? Gli occhi assenti di un padre? La voglia di perfezione? Perché ci importa di essere stramaledettamente amati anche dall’ultimo spettatore seduto in trentesima fila che manco sappiamo come si chiama? Questa non è arte, questa è nevrosi. Follia, altro che Ofelia. Mi fa paura questo.
Veronica è molto provata.
VERONICA
Tranquillo. Non parlo. Non mi va di sporcarmi le mani.
Veronica si guarda le mani e cita Lady Macbeth.
VERONICA
“Ah, saranno mai pulite queste mani? Qui sa ancora di sangue: non basteranno tutti i balsami d’Arabia a profumar questa piccola mano. Làvati le mani…. La vestaglia…. Non esser così pallido…. A letto, a letto, a letto! Bussano giù alla porta. Andiamo a letto!”
Poi Veronica sospira e torna se stessa.
VERONICA (alleggerisce)
Troppa fatica. Al sangue preferisco il fango. Il fango con il quale provammo il trucco del Sogno.
Veronica si mette a terra e mima il truccarsi usando la terra,
proprio come fece quando era una ragazzina,
al laboratorio estivo di teatro.
VERONICA
In quell’estate del ’95. Te lo ricordi? Teatro, risate, sudore, studiare assieme. Quella era arte, Samuele. E poi c’era tanto tanto lampredotto…
Gianluca resta solo. Dopo un attimo di pausa esulta.
Tira un sospiro di sollievo. La parte è sua. Un solo candidato.
VENTICINQUESIMO QUADRO
Il regista rientra: è molto più dimesso.
Si sente che tossisce.
REGISTA
Ci sono. Vogliamo finire, ragazzi? Dove è andata la Bestea?
GIANLUCA
E’ andata via. Si è ritirata, Maestro: vuole essere libera. Non ha retto alla tensione. Non era adatta.
REGISTA
Lo era eccome. Avrei preso lei se fosse rimasta. Carattere impossibile ma gran talento. E poi vederla faticare, confesso che mi dava una grande soddisfazione. Ma ognuno deve obbedire a qualcuno più in alto, sempre. Mi hanno messo a forza nel cast Jerard Bovignol. Lo faccio verde. Lo spezzerò in due se non farà esattamente quello che gli dirò. E i produttori me la faranno pagare. E io sarò ancora più pesante su di lui, sarà un gioco al massacro. Le va entrare nell’arena con noi, Giansalvo?
GIANLUCA
Ho le spalle larghe, Maestro. Non nel senso letterale. Perché sono comunque un palo secco…
REGISTA
Mi dispiace per De Bastianich. La parte doveva essere sua. Mi toccherà ancora una volta raccontare un sacco di bugie. E io le detesto le bugie. Per questo mi piaceva la Bestea. Non ha mai avuto paura di dirmi quello che pensava. E lei è bravo a dire la verità, Enzo?
GIANLUCA
Io non sono Enzo. Io mi chiamo… Gianluca.
REGISTA
Ah. Mi scusi. Enzo è vero, non è lei. Ma gli rassomiglia ad Enzo.
Gianluca tituba.
REGISTA
Può andare Gianluca. Passi in segreteria per firmare il contratto. La parte è sua.
Gianluca esulta fra sé.
GIANLUCA
Grazie, maestro. Grazie. E’ una grande opportunità.
REGISTA
Mi aspetto che lei dia l’anima per questo lavoro.
GIANLUCA
Non mi risparmierò, lo prometto.
REGISTA
Se prendo un attore poco conosciuto è perché so che farà grandi cose per lo spettacolo.
GIANLUCA
Sarà molto soddisfatto di me, ne sono certo.
Gianluca fa per prendere le sue cose ed uscire.
REGISTA
Ah, un’altra cosa. Non ho ancora deciso ma glielo chiedo in via preventiva: lei è disposto a fare scene di nudo?
Gianluca si blocca.
REGISTA
Ha un bel fisico. Tirato. Non ho ancora deciso, ma avendo lei con questa sua fisicità espressiva potrebbe essere molto interessante. Che mi dice?
GIANLUCA
Se è a servizio dello spettacolo, non vedo nessun problema.
REGISTA
Bene. Facciamo così: si spogli. Vorrei vedere come risulta in scena completamente nudo.
GIANLUCA
Ora?
REGISTA
Si grazie.
Silenzio.
REGISTA
Ci sono problemi?
GIANLUCA
No. Nessuno.
REGISTA
Allora si sbrighi.
Gianluca è titubante.
REGISTA
Ma ha dei problemi a spogliarsi o no? Se ha dei pudori sarà bene che lo dica subito. Che non ho bisogno di attori dalle pudicizie virginali. Alla sua età poi…
GIANLUCA
Nessun problema.
REGISTA
Veloce allora.
GIANLUCA
Posso spogliarmi in quinta?
REGISTA
Prego. Ma si sbrighi.
GIANLUCA
Grazie, Maestro.
Gianluca esce di quinta.
Non riappare.
REGISTA
Giansalvo, ha fatto? Giansalvo? Ma dove è finito? Giansalvo? Giansalvo?
Dall’altra quinta (non quella da cui è uscito Gianluca)
esce Veronica.
Ha una camminata sicura, tranquilla, soddisfatta.
Si posiziona al centro del palco e poggiando la borsa a terra guarda dritta verso la regia.
VERONICA
E’ andato via, Maestro. Ora le resta una sola candidata: io.
Buio