Avanti… a chi tocca (storia tragicomica di un avvocato)

Stampa questo copione

AVANTI…..A CHI TOCCA”                      

                                (storia  tragicomica di un avvocato)

ATTOUNICO

(con breve intermezzo)

di

RENATO FIDONE

                                                                    PERSONAGGI

                                         Carmelo  Zaccaria……………….avvocato

                                          Onofrio Scorciavitelli………….il suo segretario

                                           Gaetano Malandrino…………un cliente

                                           Cicca Beccafico………………....sua moglie

                                           Carmela…………………………....sua figlia

            

 Epoca presente. In un paese della Sicilia. Ogni riferimento a fatti o a persone è puramente casuale e dettato dalla fantasia dell’ Autore.

Donnalucata  - Scicli ( prov. Rg )  agosto 1997

RENATO FIDONE  - VIA LIDO 47 – 97018  SCICLI (Rg)   0932.937912  abit. – 0932. 830008  abit. estate e festivi -   333.6016300

EDIZIONE 2013

Tutti i diritti riservati e tutelati dalla SIAE -   aggiornata e riveduta in forma telematica

Si diffida chiunque apporti all’opera parziali o sostanziali modifiche senza l’autorizzazione dell’Autore.

                                                                       SCENA

Lo studio di un avvocato, a prima vista si capisce che non naviga nell’oro. Una misera

scrivania colma di carte, libri, fascicoli, un vecchio telefono, ecc. una logora poltrona

sgangherata vi sta dietro, tre sedie completano l’arredamento,  la luce è fioca.

La musica malinconica di un sax, precede l’apertura del sipario.

                                                      *********************

AVVOCATO             :   ( capelli per aria, vestito in modo sciatto, occhiali spessi, sulla 50na, nevrastenico, è seduto sulla poltrona, spulcia nervosamente delle ricevute….)   Affitto :  300 mila, ladro e usuraio, luce 185 mila, banda di disonesti, telefono: tagliato…meglio, non mangerete con i miei soldi, infami. Spese varie :  fotocopie, diritti di cancelleria, mance per oleare le pratiche, ecc…..ecc…..720 mila, corrotti e tangentisti…!!  Alla forca….alla forca, devono andare.  Ed ecco l’ultima perla : il segretario…1.000.000 di lire (battendo il pugno con violenza sulla scrivania facendosi male)  Maledetto!!  (istericamente sottovoce) Lui e suo zio. Volete sapere perché suo zio? ( al pubblico) Perché la colpa è tutta sua, del sindaco, si capisce. Lui, il sindaco che fa?  Mi obbliga,  gentilmente, si capisce, ad assumere come segretario il suo caro nipotino, un genio, prossimo alla laurea in legge, dice lui…”Cornelio, fagli fare un po’ di pratica, gli mancano poche materie alla laurea…gli farà bene…”  (al pubblico e col sangue agli occhi)  Lo sapete quante materie gli mancano al cretino ?  Tutte..per Dio…tutte!! (alzandosi)  Ma ditemi voi se ho ragione o no! Un avvocato che si rispetti, (guardandosi con una buona dose di schifo) mettiamo non sia io, deve avere come  minimo una segretaria, possibilmente bella, attraente e se vogliamo arrivare al massimo, al top, come si dice oggi, della fortuna, anche preparata, intelligente, perspicace e perché no, diciamolo pure, anche compiacente!  Proprio così! Che male c’è?  (guardandosi con un po’ di disgusto, c.p.)  Io sono un avvocato e anche se non sonobellissimo, sono pur sempre un onesto professionista, cazzo! (sempre più alterato) Ma lo…lo sapete quante donne pagherebbero chissà che per avere..per avere…come amante un avvocato. Lo confiderebbero alle amiche, perché è così, credetemi…fanno a gara le segretarie per avere come amante un avvocato…un..un..medico…un ingegnere…un architetto e poi tra di loro si fanno i complimenti…”…lo sai che sono l’amante del dott. Caio o dell’avvocato Tizio o dell’ingegnere Sempronio”, e come se fossero le loro mogli, e se ne vantano, sapeste come se ne vantano. Alcuni colleghi, addirittura, ne hanno due…di amanti si capisce, più la moglie….Voi direte come fanno, dico…si…voi mi capite…insomma, come fanno ad accontentare tutte e tre…Loro si organizzano, una sera una..una sera dopo l’altra e così via…Qualche pilloletta azzurra…Qualche regalino….Io  queste cose le so’, miei cari amici, perché anche tra di noi ne parliamo. Certo, io, non posso dire niente di niente, faccio finta…quello si…faccio finta di avere una segretaria compiacente, ma solo finta. Loro non sanno cosa mi tocca subire. Loro non sanno che come segretario ho un deficiente, un balbuziente, un nulla tenente con un piede più corto dell’altro e …poi….poi sapeste quanto è  brutto, all’anima di quanto è brutto. E non solo, sapete già quanto mi costa. (disperato) Quanto sono disgraziato!! (portandosi la testa tra le mani) (bussano)  Avanti……(al pubblico) Adesso lo conoscerete…! ( bussano ancora) Abbiate pazienza nel sentirlo e nel vederlo. (bussano)   Avanti!!   Adesso lo conoscerete. (bussano ancora) Avanti…avanti…Non ci fate caso, delle volte rischio di perdere il cliente perché qui si fa notte ed il deficiente deve ancora annunciare chi c’è in sala d’aspetto…(bussano)  (gridando)  Avanti!! (disperato)  Voi capite che non posso alzarmi ogni qualvolta bussano alla porta…(sottovoce) Ho paura che si presenti qualche creditore! E poi anche per principio…Ho il segretario…? Bene, che faccia il segretario! (bussano)  Avanti…sangue di Giuda! (lentamente si          apre la porta e si affaccia timidamente Onofrio, sulla 30na, gli occhi spiritati, da ebete, con un basco calato sugli occhi, baffetti alla Hitler, zoppica vistosamente, balbetta in modo esagerato) Bu-bu settete…? 

ONOFRIO                :  Po…po…    po…po….

AVVOCATO             : ( si alza minaccioso ) Ti fa male il popò….?  Forse stai troppo seduto, poverino.       (sfottendolo)

ONOFRIO                :   No…no…, volevo dire “Posso entrare”?

AVVOCATO             :  (ironico)  Ah, lui voleva entrare….e dove volevi entrare?

ONOFRIO                :  Qu…qu    qu…qu…

AVVOCATO             :  ( c. s.) Sono le ore otto. Abbiamo trasmesso il segnale orario. ( poi diventando serio) Ti ho fatto una domanda :  “Dove volevi entrare?”

ONOFRIO                :  Quà!

AVVOCATO             :  Bene. Abbiamo, finalmente, capito dove volevi entrare. E dimmi una cosa, neo-laurendo in legge e nipote del tuo illustrissimo zio sindaco di questo maledetto e schifoso paese, quando hai aperto quella fottutissima porta…

ONOFRIO                :  Qu…qu…quale?

AVVOCATO             :  (la indica gridando) Quella, maledetto. (Onofrio annuisce) Ebbene, quando hai aperto quella…

ONOFRIO                :  Fottutissima…

AVVOCATO             :   (contrariato) Non ripetere le mie parole, maledetto. Quando hai aperto quella…(Onofrio si trattiene) fottutissima porta, cosa hai fatto, di fatto, per Diana!

ONOFRIO                :  So…so….so…so

AVVOCATO             :  Che sai…bestia, che sai somaro, che sai?

ONOFRIO                :  So-so…sono uscito da-da  dalla sala d’aspetto…(accennando ad un timido sorriso all’avvocato che, invece, è sconvolto, prendendosi la testa tra le mani, silenzio; Onofrio giocherella con le dita, lo sguardo abbassato come se attendesse un rimprovero)

AVVOCATO             :  (dopo un attimo, cercando di ricomporsi e di avere pazienza) Dunque…calma. (passeggia nervosamente)  Vai vicino alla porta e bussi…  poi rientri per annunciarmi il cliente successivo, hai capito? ( Onofrio obbedisce, va alla porta e bussa, dall’altra parte una voce sguaiata e rozza risponde…sgraziatamente)

VOCE                         :  Avanti cosa morta…!  Mi stannu vinennu ‘i piaghi ‘ntò culu, avi dui ori ca sugnu ‘ssittatu ‘nta ‘stu schifìu di seggia…cosa laria, quannu tocca ‘u mè turnu…?  (si ode un fracasso indescrivibile, poi bussano alla porta)

AVVOCATO             :  Avanti! ( poi rientra Onofrio con un occhio pesto, il basco sconnesso, la camicia fuori dai pantaloni,  dolorante…) Ma cosa ti è successo?

ONOFRIO                :  Ci-ci…ci-ci…..

AVVOCATO             :  Se col ci-ci ti viene male, cambia sillaba…che so….ti-ti….mi-mi…ba-ba…co-co…ca-ca…..

ONOFRIO                :  Ci-ci…

AVVOCATO             :  Lascia perdere, facciamo l’ultima prova. (pausa)  Sentimi bene, Onofrio. Prima di rispondere, rifletti bene! Quando hai aperto questa porta…

ONOFRIO                :  (timidamente)  Qu-qu….qu-qu….

AVVOCATO             :  Lascia perdere il cucù…

ONOFRIO                :  Volevo di-di….  volevo di-di….volevo dire quando!

AVVOCATO             :  Ora…maledizione…ora!  Hai capito?  Quando hai aperto quella ….ora ….(Onofrio annuisce e si porta le mani alle orecchie come

fossero delle cuffie)  Bene! Dopo averla aperta, sentimi bene…mi raccomando…rifletti bene…Non dire la prima minchiata che ti viene in mente, rifletti!  Dopo averla aperta cosa hai fatto? ( l’avvocato lo vuole aiutare mimando di fare un passo avanti, l’atmosfera è come agli esami; Onofrio guarda in alto, il soffitto, sposta solo gli occhi, l’avvocato segue il suo sguardo,  incuriosito) ma cosa guardi, ti fanno male le orecchie?

ONOFRIO                : Mi co-co…mi co-co….

AVVOCATO             : Ma quale co-co…maledetto!!

ONOFRIO                : Mi concentro, avvo-vo…avvocato!

AVVOCATO             : (incoraggiandolo, nervosamente )  Avanti…avanti…

ONOFRIO                : (ripete, senza capire)  Avanti….

AVVOCATO             : (come se avessero  bussato) Avanti!

ONOFRIO                : (c.s.)  Avanti!

AVVOCATO             : Avanti?  Ma perché dici avanti?

ONOFRIO                : Voi avete detto avanti….

AVVOCATO             : Avanti? E che c ‘entri tu con…. avanti? Avanti lo dico io e basta! Non farmi confondere , seguimi.  ( passeggia spiegando e Onofrio gli và dietro, a soggetto)  (pacatamente) Con calma, ripetiamo. Quando hai aperto questa porta, questa qua…..ora, tu sei…(alzando la gamba destra come per fare un passo, poi si gira e trova Onofrio dietro di lui) Ma che ci fai qua? 

ONOFRIO                : Mi avete detto,  seguimi…

AVVOCATO             : Ma non in quel senso, cretino! Volevo dirti stai attento.

ONOFRIO                : Mi po-po…mi posso far male?

AVVOCATO             : (sull’orlo di una crisi di nervi) Ma quale male?  Basta!!  ( sbatte una mano sulla  scrivania procurandosi un indescrivibile dolore  che a stento riescea trattenere…un secondo di pausa ) Per l’ultima

                                    volta…concentrati…(Onofrio c.s.)  Quando hai aperto questa porta sei…e…e…e….( mima un passo avanti…) 

ONOFRIO                : (esplodendo)  Sono uscito dalla sala d’aspetto…!! ( l’avvocato gli si scaglia contro come una belva si avventa su di lui mordendogli l’orecchio, poi si accascia sulla scrivania, distrutto;  dopo un attimo di silenzio Onofrio gli dice candidamente…)  Ho sbagliato?

AVVOCATO             : (quasi piangendo)  Onofrio…tu sei entrato in questa maledetta stanza..hai capito…entrato…e non uscito dalla sala d’aspetto fottutissima…, si…si…(confuso) sei anche uscito da quella schifosa  sala d’aspetto, ma quello che conta è che sei entrato qua dentro hai capito?  ( l’avvocato è sfinito,  Onofrio è mortificato)  Quando tu bussi a questa porta e io ti dico avanti….tu..tu…entri, hai capito, entri…?  Entri in questa maledetta…cazzo di….

ONOFRIO                : ….stanza!  Ho  ca-ca…ca-ca , ho capito!

AVVOCATO             : Bravo!  ( quasi supplicandolo) Allora, benedetto figliolo, perché devi dire “Posso entrare” se di fatto, dopo aver bussato sei già dentro prima che io ti dica “Avanti”?  (Onofrio è seduto con lo sguardo abbassato e l’avvocato gli gira attorno) Onofrio, io lo so che non lo fai apposta…vero?   (Onofrio annuisce)  Bravo! Tu sei fatto così, sei naturale naturale, sei nato così. Il tuo problema è proprio questo…

ONOFRIO                : Qu-qu…qu-qu…

AVVOCATO             : (distratto)  Il cucù! (correggendosi)  Ma cosa mi fai dire! Il tuo problema, volevo dire,  è il fatto di essere nato! Tu caro Onofrio, non dovevi nascere! (Onofrio si intristisce)  No, non dovevi nascere, saresti stato un problema in meno per tutti. Non avresti fatto soffrire la tua povera mamma, quel disgraziato di tuo padre…(Onofrio scuote il capo)  Si..si, anche tuo padre. Che grande  fardello sarai stato per lui..(Onofrio c.s.) E invece si, poverino, chissà quali progetti avrà avuto in mente per te, quante soddisfazioni avrebbe voluto che tu gli avessi dato. E invece

                                     sei…sei cresciuto così…chissà come avrà sofferto? E’ vero? O no! Mi capisci quello che dico…Tuo padre non ha sofferto?

ONOFRIO                : (sommessamente)  Mio….mio….pa-pa  mio pa-pa….mio padre non l’ho mai co-co…co-co…conosciuto…(l’avvocato commosso gli accarezza la testa)

AVVOCATO             : (dolcemente)  E’ morto prima che tu nascessi?

ONOFRIO                : No…no!

AVVOCATO             : E’ morto quando eri ancora piccolo?

ONOFRIO                : No…no…no!

AVVOCATO             : Ma avrai pur avuto un padre? Forse la tua mamma era una ragazza madre, avrà avuto da giovane una sbandata?

ONOFRIO                : Si…si  l’anno scorso!

AVVOCATO             : L’anno scorso?  E con chi? (commiserandolo)

ONOFRIO                : Una Fi-Fi…una Fi-Fi…una Fiat Uno! (l’avvocato ripiomba nello sconforto di prima) Avvocato ve lo giuro, era una Fi-Fi…una Fiat Uno.  (l’avvocato si mangia le mani, poi cerca di calmarsi, guarda il soffitto, sorride in modo schizzofrenico)

AVVOCATO             : (dandosi un contegno)              Onofrio, lasciamo perdere fatto che tu sia nato, tanto non c’è più rimedio, ahimè! Lasciamo perdere tua madre e tuo pa…

ONOFRIO                : Mio pa-pa…

AVVOCATO             : Va bene…va bene, tua madre ha avuto un incidente da ragazza…ecc.ecc…

ONOFRIO                : …una Fiat…

AVVOCATO             : Si…si..., (minimizzando) una Fiat Punto…

ONOFRIO                : Uno…avvocato, una Fiat Uno!

AVVOCATO             : Si va bene, Punto…Uno…che importanza ha?  Ma tu…ecco si, parliamo di te. Tu…tu…, ti rendi conto che tuo zio…(sedendosi)

ONOFRIO                :  …il sindaco!  (rimarcando)

AVVOCATO             : Già, il sindaco!  Tuo zio mi ha detto che dovresti diventare avvocato. Ma…ma..ma lo capisci cosa vuol dire “fare” l’avvocato?  Le arringhe,le cause, i clienti, l’appello, parole…parole…fiumi di parole. Bisogna essere scaltri, furbi, bisogna far apparire bianco il nero e nero il bianco! E tu dimmi, come farai?  Come farai, Sangue di Giuda. (pugno sulla scrivania e smorfia di dolore)

ONOFRIO                : Per via della ba-ba…ba-ba…della balbuzie, è vero avvocato?

AVVOCATO             : Diciamo che la balbuzie è un grosso handicap…un vero problema. Ma..ma non hai solo quello purtroppo. Sei…tutto un handicap…! (Onofrio durante tutta la battuta è con il capo abbassato, è mortificato) La zampa…scusa…il piede…, c’è troppo dislivello tra un piede e l’altro…metti una zeppa, una suola finta,  un qualcosa…ma rialzati. E poi il nome…Onofrio! Ma non potevi chiamarti…chessò…Carmelo, Giuseppe, Giovanni, Antonio, Cornelio come me. Lui si chiama Onofrio! Il cliente appena sente il nome,  gli ripugna…E poi c’è il cognome, che è tutto un programma “Scorciavitelli” Assurdo, impronunciabile, macabro..mostruoso! Senti “Avvocato Onofrio Scorciavitelli” il cliente non manco in tempo a leggere il tuo nome e cognome e scappa terrorizzato. Dillo tu…dai..dillotu!

ONOFRIO                : Per intero?

AVVOCATO             : Si capisce! Dai…dai…dillo!

ONOFRIO                : Avvo-vo…avvo-vo…(l’avvocato fa finta di appisolarsi)  Avvocato Ono-no..Ono-no…Onofrio  (l’avvocato russa) Sco-sco..sco-sco- Scorciavi-vi…Scorciavi-vi…(l’avvocato russa più di prima)  Scorciavitelli! (esultando) Avvocato Onofrio Scorciavitelli, piacere! (all’avvocato)  Avvocato…

AVVOCATO             : (alzandosi)  Son qui, ho sentito sai? Ho sentito tutto. Non dormivo, ti solo dimostrato che potevo anche addormentarmi. Non l’ho fatto perché, malgrado tutto, ti rispetto. ( pausa ) Ma tu devi capire che hai impiegato 3 minuti e 45 secondi per dire nome, cognome e professione, un’eternità…, mi pare, o no?

ONOFRIO                : Sono stato un po’ le-le…le-le…lento?

AVVOCATO             : Lento? Tu sei una calamità, uno Tsunami….un pericolo pubblico! Metti caso ti presenti ad un tizio e siete sulle striscie pedonali …., avete il tempo di essere travolti non una ma cento volte…che dico…mille volte. Oppure ti presenti ad un tizio che aspetta il tram o l’urbano da mezzora, è sicuro che glielo fai perdere! (pausa) Onofrio, tu sei un fallimento totale…sei una pa…palla al piede!  (con autorità) Scorciavitelli Onofrio, nipote del sindaco…

ONOFRIO                : (sull’attenti) Pre-pre…presente, agli ordini!

AVOCATO                : TU FAI SCHIFO!!! (Onofrio abbassa il capo, sta per piangere, poi dopo un attimo di silenzio, l’avvocato cerca di consolarlo) Onofrio, dai, non fare così! Io voglio aprirti gli occhi, voglio aiutarti a migliorare…lo faccio per te!

ONOFRIO                : …e per mio zio il si-si…il sindaco. (piange)

AVVOCATO             :  (distrattamente)  …e per tuo zio…(correggendosi)  Ma che c’entra tuo zio?  Lo faccio solo per te e basta. (Onofrio è seduto, piange, ogni tanto si asciuga le lacrime col lembo della giacca dell’avvocato) Io comprendo il trauma di crescere senza padre, tua madre che ha dovuto sgobbare per farti crescere sano e forte…(guardandolo con disgusto)  A proposito, la tua povera mamma che mestiere ha fatto in tutti questi anni?

ONOFRIO                : Ne-ne…nessuno, avvocato! (singhiozzando)

AVVOCATO             : Ma come avete campato? 

ONOFRIO                : E’ stato lo zio…

AVVOCATO             : …sindaco?  (Onofrio annuisce)  E bravo lo zio sindaco (con malizia) !  Ma è parente di tua madre?

ONOFRIO                : No!

AVVOCATO             : Di tuo padre…insomma di colui che…

ONOFRIO                : No!

AVVOCATO             : Ma allora perché lo chiami zio?

ONOFRIO                : La mamma me-me…me lo diceva sempre da pi-pi…da pi-pi…da piccolo!  (singhiozza c.s., l’avvocato annuisce)  Ogni volta che veniva…lo zio….

AVVOCATO             : Immagino che veniva spesso, lo zio?

ONOFRIO                : Si…si, era la mamma che gli telefonava “ Pro-pro…pronto…pronto Onofrio…mi sento male….ti prego vieni, ho bisogno di te…! “

AVVOCATO             : Ma come, anche il sindaco si chiamava Onofrio?  Continua…continua…Anzi continuo io. Allora tua madre gli telefonava e lui si precipitava per visitarla, ci scommetto!

ONOFRIO                : E co-co…come lo sapete?

AVVOCATO             : Così, ho tirato a indovinare!

ONOFRIO                : Qunt’era bu-bu…bu-bu….

AVVOCATO             : (con intenzione)  Tua madre, è vero?

ONOFRIO                : No, lo zio…Quant’          era buono!

AVVOCATO             : Già! E tua madre come sta?

ONOFRIO                : E’ mo-mo…è morta sei mesi fa!

AVVOCATO             : E come campi?

ONOFRIO                :Con lo sti-sti…con lo stipendio che mi—mi mi date voi. (singhiozzando)

AVVOCATO             : (schifato) Quant’è buono lo zio sindaco, eh?  (consolando Onofrio) E non ti asciugare con la mia giacca, cazzo! (gli porge il suo fazzoletto)  Tieni, prendi! Su, su dai, vedrai che sarai più fortunato! Ancora sei giovane, intelligente…Si  fa per dire, certo. (pausa, gurdandolo attentamente con commiserazione) Se..se almeno risolvessimo questo maledetto problema della balbuzie. (pausa, gli tende la mano) Alzati. ( Onofrio ubbidisce, è fortemente impacciato, assume una posizione arcuata in avanti) E poi c’è la gamba. Dovresti farti fare un rialzo di 10 cm, un bel taccone…e sei a posto, che ci vuole? ( lo guarda sconcertato, qualche secondo di pausa, poi gli gira attorno un paio di volte scuotendo la testa)  Cerca..cerca di raddrizzarti un po’, per la unciarmi(come se fosse un militare) Petto all’infuori, pancia indentro, diritto, busto eretto, respirare a pieni polmoni, rilassati, respira, rilassati, inspira, respira, inspira, respira, rilassati…inspirare col naso…uno, due, uno, due….riposa. (Onofrio assume posizione strane a soggetto, alla parola riposa, si riaffloscia come prima, come un sacco vuoto)  Vedi,  caro Onofrio, la balbuzie è un fatto psicologico, la balbuzie, tu, c’è l’hai qua’, in testa, prima di averla nel parlare. Tu che di testa non sei tanto attrezzato! Insomma, se non risolviamo questo problema di testa non ne veniamo a capo, hai capito? Tu devi convincerti che quando parli con gli altri non hai problemi e che quello che dici è giusto che tu lo dica, deciso…deciso…la decisione è la medicina per questa malattia, la decisione  e la convinzione, capito? Devi essere deciso e convinto di quello che dici, ok? Ah, un’altra cosa! Prima fai un bel respiro profondo…uno, due, tre volte, poi come un proiettile dici quello che devi dire…convinto! Un siluro…uno schioppo di fucile, cazzo!! Allora Onofrio, tu eri entrato per annunciarmi che cosa? Preparati, rilassati, deciso, convinto…(Onofrio esegue i comandi, poi come un fiume in piena….)

ONOFRIO                : Avvocatoinsaladattesacisarebbeunclientemolto nervoso e ma-ma…ma-ma….

AVVOCATO             : Fermati…fermati! Ti sei bloccato a ma-ma….perchè? Ti ricorda    qualcosa   di triste, di pesante, di terribile? (Onofrio si tocca l’occhio pesto) L’occhio? E che c’entra l’occhio?

ONOFRIO                : (indicando la sala d’aspetto)  E’ stato quello là, è ma-ma…è manesco, state attento avvocato!

AVVOCATO             : Ecco scoperto il mistero! Quando c’è qualcosa che ti turba tu balbetti, è così? (Onofrio annuisce) Bene, vai e fallo passare, ci penso io. ( poi l’avvocato lo ferma dandogli un foglietto con degli appunti) Ah, dimenticavo. In questo foglietto c’è scritto quello che devi comprare e poi porti tutto a casa, tieni le chiavi nel caso mia moglie non ci dovesse essere, mi raccomando fai le cose con calma, ok? Dopo che annunci il tizio manesco, vai. (l’avvocato si siede sulla sua poltrona poi Onofrio esce dalla porta, BUIO, sulle note del sax, cala velocemente il sipario.)

Breve Intermezzo

                                   

                                   

Stessa scena di prima, qualche secondo dopo.

VOCE  ONOFRIO    : Avanti a chi to-to…a chi tocca…

VOCE  CLIENTE       :  E cu’ t’avissi a tuccari cosa laria! Vattinni e nun ti fari vidiri cchiù. (il solito trambusto, poi dalla porta compaiono Gaetano Malandrino, sulla 40na, il classico uomo d’onore, coppola, baffi, occhiali neri, fuma in continuazione, prende la sigaretta col pollice e l’indice,  veste di nero; la moglie Cicca, anche lei sulla 40na, veste in modo volgare, da marciapiede, poi la figlia Carmela sui 20 anni che ha due trecce ridicole, le guance rosse, le labbra a cuoricino,  che la fanno apparire inverosimilmente più piccola, la bocca  piena di gomme da masticare, con cui  fa continui palloncini, non sembra essere una cima d’intelligenza, alla loro vista l’avvocato è disgustato)

AVVOCATO             : Pre-pre…prego, accomodatevi pure…(i tre si erano già seduti, porge la mano a Malandrino)  Avvocato Zaccaria, lei sarebbe…

GAETANO                : (senza ricambiare il saluto e con la massima calma) Io sarebbi Malantrino Gaetano del fu Salvatore…! (l’avvocato è sconcertato)

AVVOCATO             : Bene…bene…e la signora?

GAETANO                : Essa sarebbi Francisca Beccafico, Cicca per gli intimi, in Malantrino…

AVVOCATO             : ….e la bambina?  (Carmela fa palloncini di continuo)

GAETANO                : Ci addomandassi a so’ matri!

AVVOCATO             : Allora lei non è il padre?

GAETANO                : (alzandosi di scatto e volendo intimidire l’avvocato)  Ci dissi ca io sono Gaetano Malantrino del fu Salvatore…Mi sono spiegato? (si siede)

AVVOCATO             : (impaurito) Certo, certo, si capisce! Mi..mi scusi se io…insomma, mi sono espresso male. Si vede ad occhio nudo che lei è…(temendo di sbagliare) si certo…perché lei è….il …..il padre …….

GAETANO                : (con calma)   E che cosa potrei essere, uno qualunque? Unu di strata ca ci pigghia lo schiribizzo, non avennu cchi fari,  di veniri ‘nti lei a rumpirisi ‘i cabbasisi e fari anticammira dui uri, con i piaghi e li ammorroidi ‘nto coppino, ossia ‘ntel culo?  

AVVOCATO             : Già, appunto! (timidamente)  Volevo dire che se non fosse il padre, potrebbe essere uno…(Gaetano scuote leggermente la testa, l’avvocato c.s.) …uno…(con la paura di sbagliare)

GAETANO                : Uno, chi!?

AVVOCATO             : Un parente,no?  (c.s.) Uno zio…

GAETANO                : (piccola risata ironica)  Uno zio!!! E secondo lei io avessi la faccia di uno zio chiunque, diciamo? Mi guardassi beni, avvocato Saccarina!

AVVOCATO             : Ma si, ha ragione, si vede a prima vista che lei  è il padre…

GAETANO                : Naturale, e chi sugnu pupu? Chista è bella!!

AVVOCATO             : E mi dica, lei…andrà a scuola….?

GAETANO                : Si spiegassi avvocato, mi staiu cunfunnennu.  Lei iu, lei me’ figghia la disonorata o essa me’ mugghieri?

CICCA                        : (risentita, quasi gridando)  ‘A scola iù? Scansatini, chi ci paru una di chissi? A mia l’istrozioni mè patri e mè matri me l’anno  imparata ppì mia e ppì l’amici e chi sorti d’istrozioni…

AVVOCATO             : Certo…capisco, ma io volevo dire se la sua figliola va a scuola, ha delle conoscenze…(Carmela fa scoppiare una grossa bolla della gomma da masticare)

CICCA                        : Ci và…ci và….! ‘Nfatti idda ci curpa, ‘sta maliditta scola se è successo chiddu ca successi.

AVVOCATO             : E dove và…dove và…questa bella signorina?  ( Carmela con le dita indica 3 )  Bene, tersa superiore…magistrale?

CICCA                        : (schioccando la lingua, con decisione) Mai!

AVVOCATO             : Terza media?

CICCA                        : (c.s.) Mai!

AVVOCATO             : (meravigliato) Terza elementare? Alla sua età?

GAETANO                : Dice ca nunn’aveva ‘i basi, che si doveva rinforzare…(pallone Carmela)

AVVOCATO             : (sconcertato)  Va bene…e ditemi, convive?

GAETANO E CICCA : (allarmati) Ccù cui? (si alzano di scatto e l’avv. si spaventa maledettamente…)

AVVOCATO             : Ma perché vi allarmate?

GAETANO                : Avvocato, vossia forsi non ha capito che io mi chiamo Malantrino Gaetano del fu

AVVOCATO             : (remissivo)  ….Salvatore

GAETANO                : Appunto, e vi dovesse abbastare. Mè figghia non convive con nessuno, mi sono spiegato? Mè figghia non convive  e basta!

AVVOCATO             : Ma io non intendevo dire questo…

GAETANO                : E allora si spiegassi schiaru, siete o non siete laurato?

AVVOCATO             : Laurato?

GAETANO                : Siete avvocato? Allora siete laurato! Spiegatevi bene, allora.

AVVOCATO             : Ma io voglio sapere..insomma, mi voglio rendere conto …In sostanza, signor…

GAETANO                : Malantrino Gaetano del fu…

AVVOCATO             : (annoiato)  …Salvatore…Si va bene…va bene! Signor Malandrino,

                                     io devo sapere con chi ho da fare,  devo conoscere chi ho davanti!

GAETANO                :(minaccioso) Vossia avi a chi fari con persone positive, ca si fannu i fatti so’, mi sono spiegato?

AVVOCATO             : Non metto in dubbio…non lo metto in dubbio. Comunque, andiamo avanti…

GAETANO                : (con un cenno alla moglie ed alla figlia di farsi avanti, poi all’avvocato…) Ci piaci accussì?

AVVOCATO             : (sull’orlo di una crisi di nervi) Si…si…così va bene. Ma torniamo a noi…(Gaetano come prima…i tre ritornano indietro)

GAETANO                : Ci piaci accussì, mancu?

AVVOCATO             : c.s., tanto per assecondarlo, li guarda distrattamente) Va be-ne…così va bene.

CICCA                        : Ma n’avimu a fari ‘u ritrattu?

GAETANO                : Muta, vogghiu vidiri unni ‘ntappa.

AVVOCATO             : Non ho capito…

CICCA                        : Mè maritu voli diri…unni scattìa…unni sdirrubba và!  Ma lei non capisci la nostra lingua sicula? E di unni schifìu veni, dal nordi?

AVVOCATO             : Io sono napoletano!

GAETANO                : Ah, perchisso. Allora lei è Taliano, e si capisci can un capisci. Ma nella nostra bedda terra di Sicilia, nella nostra bedda Trinacria cu ciù porta. Vossìa prima di veniri ccà si doveva astroire…antare a scuola di lingua sicula…

AVVOCATO             : E infatti io non volevo venire! E’ stata mia moglie, tutta una storia, ma non voglio annoiarvi con la mia vita…

GAETANO                : Ma prego, si sfogassi pure…( i ruoli si invertono, l’avvocato aveva bisogno di sfogarsi e racconta la sua storia dimenticando di essere avvocato)

AVVOCATO             : (assorto nel racconto) Caro sig. Malandrino, io ero un avvocato di grido…(i tre si guardano senza capire)

GAETANO                : Mischinu!

AVVOCATO             : Avevo il fior fiore  dei clienti. Tutte persone di peso…

GAETANO                : Come a noi, và!

AVVOCATO             : Tutto filava per il verso giusto. Il destino si presentava per me tutto rose e fiori, quando a un certo punto i miei occhi videro una creatura celestiale, sublime…divina…Maria…(è come in estasi)

GAETANO E CICCA: (con gli occhi sbarrati, sul punto di piangere) Ci cumparìu  ‘a Maronna??

AVVOCATO             : Quasi! Sarebbe stata la compagna della mia vita!

CARMELA                : (fa scoppiare un pallone e spezza l’atmosfera) Mi stà parennu ‘nfilm, matri.

CICCA                        : Muta statti, botta di vilenu!

GAETANO                : Ci morsi?

AVVOCATO             : (dispiaciuto) No!

GAETANO                : Mi scusassi l’intemperanza della curiosità. Pirchì dissi “sarebbe stata…”, vi siete lasciati?

AVVOCATO             : (c.s.) No!

CICCA                        : Tanuzzu, ma fallu continuari, no? Cià stuccasti  ‘ntò cchiù bellu, e chi modi sunnu?

AVVOCATO             : (sempre immerso nei ricordi)  Ci conoscemmo ad un party e il giorno dopo le chiesi la mano…

CICCA                        : Sulu ‘a manu?

GAETANO                : Ma quantu si ‘ngnuranti!, Cchi ci puteva ddummannari ‘u peri? (l’avvocato non li sente)

CARMELA                : Mamma, chi dici ca si spusunu?

CICCA                        : (asciugandosi le lacrime) Muta, ora videmu. (Carmela sbuffa poi botto)

GAETANO                : Appoi vi siete asposati, è veru?

AVVOCATO             : (c.s.) Si!

CICCA                        : (a Carmela) Si spusarru, cuntenta?

CARMELA                : Avaia, senza canuscirisi i carattiri? Mah!

CICCA                        : Muta, botta di vilenu!

GAETANO                : ‘U sapiti chi fazzu? Ora vi sparu se nun ci la finiti di disturbari  l’avvocato, mi sono spiegatu? Camurria, vi dovete fari accanusciri unni e gghiarè.

AVVOCATO             : Grazie, sig. Malandrino, ma non importa….

GAETANO                : Continuassi, prego.

AVVOCATO             : Grazie.  ( dopo un attimo di pausa ) Quanto era dolce…mi coccolava…

GAETANO                : (a Cicca) Chi ci faceva?

CICCA                        : ‘U ‘nnacava, no?

GAETANO                : Mischinu!

AVVOCATO             : Mi viziava…(poi d’un colpo, turbandosi…)  Poi un giorno…

GAETANO                : Vi lassau?

AVVOCATO             : (scuotendo il capo) No!

CICCA                        : Menu mali.

AVVOCATO             : Era una giornata grigia…pioveva…Pensavo a lei, a Maria, sola, in quel letto enorme, ancora caldo. Decisi di chiudere lo studio e ritornare a casa. Volevo fare una sorpresa a….Maria.  Fu proprio

                                     una bella sorpresa. Aprii il portone, posai la borsa sulla consolle, pian piano salii le scale. La porta della camera da letto era socchiusa, la scostai per vedere se era ancora là…a letto, dove l’avevo lasciata qualche attimo prima…(tutti sono assorti nel racconto)

GAETANO                : (impaziente) Avvocato, sangu di la marina, voghiu sapiri se c’era o no!

AVVOCATO             : C’era!

CICCA                        : Mi sta’ parennu ‘nfilmsi di Iccichocchi…

GAETANO                : Scusassi l’invasioni malarucata, avvocatu! Ma livatimi una curiosità.  ‘A ‘stu puntu nuatri vulemu sapiri se era sula o si attrovava in compagnia…e se ppi casu, visto l’argomentazione…insommaun po’ delicata e pilusa, nun fussi ‘u casu di fari nesciri ‘a picciridda…( c.s. palloni)

CICCA                        : Ma chi dici, scemunitu, film ‘i pilu…chistu? ’Ncuntu è….Continuassi avvocatu, videmu unni antappa…Iu l’haiu caputu, nun parru ppi nun svilari ‘u finali…

GAETANO                : Fai ‘na cosa ‘i chissi e ti sparu…Avanti avvocato, seguitassi…

AVVOCATO             : Era a letto con…con…

GAETANO                : Ccù cui, Sangu di Giuda?

AVVOCATO             : Con il dott. La Mazza, il nostro medico di famiglia…Dio…Dio, che vergogna!! (si accascia sulla scrivania piangendo, tutti si asciugano le lacrime)

GAETANO                : ‘Stu curnutu di La Mazza!

CICCA                        : (asciugandosi le lacrime) Ma ‘u curnutu è l’avvocato! ( Gaetano conforta l’avvocato)

GAETANO                : Su…su dai, avvocato, facitivi forza, acqua passsata!

CICCA                        : Mischinu, cu ‘u sapi quantu duluri ca ebbi a sentiri…

GAETANO                : L’avrete di sicuro sdirregnata!

AVVOCATO             : (riprendendosi)  Come dite?

GAETANO                : Insomma, l’avrete mandata affan…..

AVVOCATO             : L’ho perdonata, l’amavo troppo!

GAETANO                : Minchia chi sorti di curaggiu!

CICCA                        : Avete fatto bene!

AVVOCATO             : Mi giurò che non avrebbe più sbagliato, che era stato solo un momento di depressione…

GAETANO                : Appoi comu finìu?

AVVOCATO             : Dopo un anno rimase incinta, così almeno, mi disse.

CICCA                        : I figghi conzunu sempri tuttu, sunnu ‘a grazia di Diu. (guardando la figlia  con lo sguardo minaccioso)

AVVOCATO             : La seguiva un ginecologo famoso di Napoli, il dott. Trombatore. Due volte a settimana andava da lui per i controlli. Quel giono lei andò a piedi, lo studio era  a due passi da casa nostra…

GAETANO                : Una bella comodità.

AVVOCATO             : Quella volta c’era lo sciopero degli avvocati e decisi di passare dal studio del medico per prenderla, evitandole così, la fatica della strada.  (tutti sono assorti nell’ascoltare il racconto) La porta dello studio era aperta, entrai, non vidi nessuno, chiamai, niente, non c’era neanche l’infermiera. Aprì la porta della stanza dove visitava e…(botto  pallone, succede il pandemonio, la madre la vuole colpire, a soggetto)

GAETANO                :(spavento di tutti) Disgraziata, di unni ti spercia. Dunchi, avvocatu, idda c’era? Mi stati facennu ‘mpazziri!

AVVOCATO             :Si, ma non era sul lettino delle visite…

GAETANO                : Ah, no?  Unn’era ficcata ‘sta santa fimmina?

AVVOCATO             :Era sul divano e sopra di lei c’era il dott. Trombatore…

GAETANO                : (nervoso) Ma ‘nsumma, vi vuliti spiegari? Era  supra o sutta ‘o divanu? E’stu dutturi Trummad’oru stava…(unendo i due indici della mano, l’avv. anuisce) Minchia chi fimmina, ma allura è malata? (Cicca piange, mentre l’avvocato si accascia sulla scrivania piangendo, Carmela fa palloni) Ma chi cosa ci chianciti, avvocatu? Ccà c’è di piagghiari ‘a lupara e di spararicci ‘nta testa, ppì nun diri in qualche altra parte del corpo, và! E scusatimi, nun ditimi ca l’avete perdonata?

AVVOCATO             : (sommessamente) Si!

GAETANO                : Allura ‘nta testa ci vuliti ‘i corna ppì forza, eh!

CICCA                        : (ancora  comossa)  Ma un’altra prova ce la deve far fare!

GAETANO                : Si capisci. Cà a forza di fari provi al nostro avvocato corna ci nni nasciunu no dui, ma ‘na fabbrica sana sana…e si minta a fari ì buttuna…

CICCA                        : Appoi ‘u figghiu ci nascìu?

AVVOCATO             : Tutto falso, non era incinta, se l’era inventato. (pausa) Vi chiedo scusa, non volevo annoiarvi con la mia storia, ma mi ci avete quasi costretto.

GAETANO                : Però, avvocato, mi dovete scusare, ma come mai siete arrivato in Sicilia? Viditi ca ccà duttura ci nn’è unu ogni casa. Occhi aperti e manu ‘o cuteddu, comu si dici!

AVVOCATO             : Dovevamo andare via da Napoli, ormai ero diventato lo zimbello del tribunale, della Procura, insomma, di tutto l’ambiente. Un collega di Catania mi diede l’opportunità di aprire questo studio e…eccomi qua! Pazienza.

GAETANO                : E chi sorti di pacienza!

AVVOCATO             : (facendosi coraggio, alzandosi)  Bè, pensiamo a noi.

GAETANO                : Giustu. Pinsamu a nuatri. ‘A vostra mugghieri è megghiu ca ci pinsati vui.

CICCA                        : Mischinu!

GAETANO                : (deciso) Avvocato, noi dobbiamo fare una bella denuncia.

CICCA                        : Nostra figghia è stata rapinata!

AVVOCATO             : E che cosa le hanno rubato?

CICCA                        : Chista è bella! ‘A ‘na picciuttedda giovani…bedda, signorina, tali e quali ‘a fici so’  matri, un malacarni comu a chissà, chi cosa ci putissi arrubbari, avvocato?

AVVOCATO             : E lo vuole sapere da me? E io che ne so’, abbiate pazienza.

GAETANO                : Ma lei è proprio aggenovo. (indicando la figlia) ‘Sta disgraziata, questa strafalaria, questa…bo…bo…nun facissi parrari a matula….se ne è forgita con un debosciato…scansafatichi….

AVVOCATO             : Forgita? Ma che vuol dire, come parlate?

CICCA                        : Foiuta, no? Voi a Napoli, come dite quannu ‘na picciotta scappa ccù npicciottu?

AVVOCATO             : Sono fuggiti! E ci voleva tanto, perdinci. E ditemi, le ha usato violenza?

GAETANO                : Avvocato, allura lei nun si voli renniri cuntu ca mè figghia è stata stuppata…!

AVVOCATO             : Stuppata? Ma che vuol dire?

GAETANO                : (alterato) Ma ‘nzumma, comu cazalora ci l’haiu a spiegari ca ssù cosa ficus ‘a pigghiau a tradimentu, con l’aggenovità…

AVVOCATO             : Ah, ho capito, vostra figlia è stata stuprata!

CICCA                        : Bravu! Chissu ca dici vossia. Comu parra beni, mischinu!

AVVOCATO             : Grazie signora. Ora però, dobbiamo sentire la signorina Carmela. Mi dica, come sono accaduti i fatti e, soprattutto, se conosceva lo stupratore…

CARMELA                : (grosso pallone, botto) Iddu si chiama Alfiu Cammarata, di ‘nciuri ci diciunu Nascatorta. (dalla borsetta prende una fota e la porge all’avvocato) Chistu è?

AVVOCATO             : (sorpreso) Ah, ha pure una foto?

CARMELA                : S’a fici ‘a stissa matina della fuitina….Ci piaci?

GAETANO                : Ma chi dummanni ci fai all’avvocato, bestia?

AVVOCATO             : Lasci…lasci stare, signor Malandrino. E mi dica, lui come si è accorto di lei?

CARMELA                : Di mè matri?

CICCA                        : Di mia? E quannu mai!

GAETANO                : (sospettoso) Cchi è ‘sta storia, Cicca? (minaccioso)

CICCA                        : Ma se mancu ‘u canusciu, Tanuzzu?

AVVOCATO             : (stufo) Un momento…un momento signori, vi prego.Io intendevo lei, vostra figlia.

GAETANO                : E scusassi, lei a chista ccà ( indicando la figlia )  ‘a chiama “Lei”?  E comu ni putevumu capiri.

AVVOCATO             : Le do del lei..così…per rispetto, non ci conosciamo a fondo e quindi…

CICCA                        : Prisentiti, cosa laria.

CARMELA                : (porgendo la mano e facendo un bel botto) Piacere, Malantrino Carmela…

AVVOCATO             : (distratto) ….del fu Salvatore…

GAETANO                : (gridando e toccandosi) Avvocato…quali fu e fu …di…di Gaetano, iu vivu sugnu vivu e vegetali. Salvatore mè patri era, paci all’anima sua. (si segna)

AVVOCATO             : Già…già..scusate, l’abitudine. Quindi, lei…cioè..Carmela, aveva notato la sua presenza…cioè di questo ragazzo…cioè di Alfio, giusto?

CARMELA                : Alfiu, certu!  L’avevo notata la sua presenza, eccomu. Ogni gghiornu appena iu nisceva d’à scola iddu mi faceva i giri ccò muturi…’U sapi avvocatu, aveva ‘Ncavasacchi 500 ccù 4 marmitti, faceva ‘nu sgrusciu…pareva ‘na  Ferrari…(imita il rumore)

GAETANO                : (cercando di afferrarla) Bestia. Ti facevi ‘i giri ccù iddu, tappinara!

CARMELA                : Ma quali giri? Iddu era ca mi girava ‘ntornu...girava…girava…

AVVOCATO             : E come successe che quel giorno..Di sicuro che la fece salire con la forza.

CARMELA                : Iddu si firmò e mi dissi “Carmela acchiana” e iu ci dissi “No!”

GAETANO                : Brava, figghia mia!

CARMELA                : Poi i dissi “Carmela, acchiana!” e iu ci dissi no!

CICCA                        : Specchiu di l’arma mia!

CARMELA                : Poi mi dissi “Ppi l’ultima vota ti dicu, Carmela acchiana” e iu ci dissi…(tutti attendono la risposta) SI!! (il padre e la madre cercano di acchiapparla, l’avvocato si mette in mezzo e lo investono di botte)

GAETANO                : Disgraziata!

CICCA                        : Disonorata! ( l’avvocato è esausto,i capelli arruffati, gli occhiali di traverso)

AVVOCATO             : Vi prego, calmatevi, Carmela, si sieda da questa parte. ( l’avvocato la tira a se)  Continuiamo. Dopo che l’ha fatta salire dove l’ha portata?

CARMELA                : (sempre masticando una enorme quantità di gomma, poi un grosso pallone) ‘A villa!

AVVOCATO             : Di sua proprietà? Voglio dire….di Alfio?

CARMELA                : (sorrisino) Ma quali Alfiu?  ‘A villa comunali era! (risata da ebete)

GAETANO                : Ma chi ci ridi, debosciata e rimbambita!    

AVVOCATO             : Va bene. Una volta arrivati là, cosa è successo?

CARMELA                : (Gaetano e Cicca sono pronti ad aggredirla) Iddu mi dissi “Carmela scinni…” E iu scinnii, appoi mi ha ammottato ‘nta la l’arvulu grossu…

AVVOCATO             : L’arvolo? E che è?

CARMELA                : Ma ‘nsomma…mi ha spintonato contro l’albero!

AVVOCATO             : Bene…bene…Qui abbiamo la violenza, la minaccia. Certamente tutto ciò contro la sua volontà…E poi…poi…?

CARMELA                : (Gaetano e Cicca si mordono le mani pronti a intervenire) Appoi mi dissi “Carmela ti vogghiu” e iu ci dissi “No” (sospiro di sollievo dei genitori)

AVVOCATO             : Quindi lei, Carmela, si è rifiutata di acconsentire…E poi?

CARMELA                : Appoi mi dissi “Carmela, ti vogghiu” e iu ci dissi “No” (i genitori c.s.)

AVVOCATO             : Avrà reagito con la forza?

CARMELA                : Appoi mi dissi “Ppì l’ultima vota, Carmela ti vogghiu” e iu ci dissi…(atmosfera elettrica, tutti aspettano la risposta, l’avvocato guarda i genitori, preoccupato…)

AVVOCATO             : (convincente, a mò di suggerimento, capendo il momento delicato) Certamente si sarà rifiutata, non è vero?

CARMELA                : (timidamente)  Iu ci dissi…”Alfiu…pigghimi, sugnu tua” (pandemonio generale, i genitori l’afferrano, l’avvocato come sopra è nel mezzo, poi riesce a sgattaiolare sotto le logo gambe, arriva ad una sedia e vi sale gridando…)

AVVOCATO             : (gridando) Basta! Perdinci!! (silenzio, tutti ritornano al loro posto) Questo è uno studio legale, non il mercato del pesce! Ma si può sapere chi vi ha mandato?

GAETANO                : Il sindaco ci ha mandati!

AVVOCATO             : (con il sangue agli occhi)  Chi?

GAETANO                : Il Sindaco!

AVVOCATO             : (su tutte le furie)  Fuori, andate via!

GAETANO                : Ma io sono Gaetano…

AVVOCATO             : Io me ne frego di chi siete voi…di vostro padre, di vostra moglie, di vostra figlia e del sindaco! FUORI! (i tre si avviano verso la porta della comune…)

GAETANO                : Avvocato, voi scherzate col fuoco! A Gaetano Malantrino, quest’affronto, nessuno mai lo aveva fatto!

AVVOCATO             : ( aprendo la porta ) C’è sempre una prima volta, FUORI!!! (i tre fuori a malincuore, l’avvocato ritorna alla scrivania e si stringe la testa tra le mani, poi si ode bussare)  Avanti….(entra Onofrio che apre la porta)

ONOFRIO                : Pe-pe…permesso…

AVVOCATO             : Avanti…avanti..Onofrio!

ONOFRIO                : Avocato, ho fa-fa…ho fatto tu-tu…tutto qu-qu quello che mi avete de-de detto.

AVVOCATO             : Bravo, dammi la chiave!

ONOFRIO                : (consegnando la chiave) Ho trovato il po-po…portone aperto…

AVVOCATO             : E come mai? Mia moglie era in casa?

ONOFRIO                : (imbarazzato)  No…cioè si, era in casa a le-le….

AVVOCATO             : Era allegra?

ONOFRIO                : No..no…era a le-le….

AVVOCATO             : C’è qualcosa che ti turba, è vero?

ONOFRIO                : All’anima se mi tu-tu..se mi turba…

AVVOCATO             : (su tutte le furie) Perdinci, parla!

ONOFRIO                : Era a le-le…era a letto!

AVVOCATO             : A letto? ( agitato) Forse stava male?

ONOFRIO                : Si…fo-fo…forse un po’!

AVVOCATO             : Che significa…si…forse…un po’…Parla chiaro, maledetto!

ONOFRIO                : C’era pure il do-do…il do-do  il dottore.

AVVOCATO             : Il dottore? Vuol dire che la stava visitando?

ONOFRIO                :  (con la mano destra indica “quasi”)

AVVOCATO             : E chi era questo medico?

ONOFRIO                : (fortemente in soggezione) Era…era…mio zio…il…

AVVOCATO             : …il sindaco? (distrutto) O no, Dio mio…Dio mio! Anche qua!!!

ONOFRIO                : Avvocato,  quant’è bu-bu…quant’è bu-bu….

AVVOCATO             : (sommessamente)  Quant’è buono tuo zio, è vero Onofrio?

ONOFRIO                : No…no…avvocato, quant’è bu-bu…quant’è buttana vostra moglie.  (esce per la porta, l’avvocato va alla scrivania e con una mano si copre la faccia, è distrutto,poi rientra Onofrio e annuncia…)  Avvocato c’è mio zio, il Si – Si…il sindaco.  Lo fa-fa…lo faccio entrare?

AVVOCATO             : ( con strana calma ) No..vado io, tu rimani qua. ( si toglie la giacca, la poggia sopra la poltrona, si leva gli occhiali, li poggia sulla scrivania, riavvolge le maniche della camicia e si avvia per uscire, appena uscito, richiude la porta e si ode un baccano infernale,  tipico di una lotta corpo a corpo, poi silenzio e ritorna in scena con un occhio pesto, i capelli arruffati, la camicia fuori dai pantaloni, la cravatta col nodo disfatto…è chiara la lotta col sindaco)

ONOFRIO                : E lo zio dov’è?

AVVOCATO             : Aveva fretta, è dovuto andare. ( riprende gli occhiali, rimette la giacca, si risistema; è sereno, indossa il cappello…prende la borsa..)

ONOFRIO                : Andate a ca-ca…a casa?

AVVOCATO             : No, Onofrio. Non ho più una casa. ( lo prende sottobraccio e si avviano…poi..) Dimmi una cosa, piuttosto, da te c’è  un altro posto per dormire?

ONOFRIO                : (contento)  Si ca-ca…si capisce avvocato.

AVVOCATO             : Però mi devi giurare che tuo zio a casa tua non viene più!

ONOFRIO                : No..no..lui veniva qu-qu…quando mia madre era vi-vi…viva.

AVVOCATO             : Allora andiamo, staremo bene assieme, è vero Onofrio?

ONOFRIO                : Vi preparo certe pi-pi…certe pi-pi…certe pietanze…da leccarvi i ba-ba..i ba-ba…i baffi….!! Lo facevo per mia ma-ma..mia madre. Sono contento, così non sa-sa…non sarò più so-so…più solo.

 (pian piano sottobraccio si avviano come due vecchi amici, parlottando sottovoce, sulla musica del solito sax, cala il siparo)

FINE DELLA COMMEDIA

           

                                   

                                  

                                     

           

           

“AVANTI….A CHI TOCCA

(STORIA TRAGICOMICA DI UN AVVOCATO)

Atto Unico

con breve intermezzo

di

RENATO FIDONE

EDIZIONE  SETTEMBRE 2013

BIOGRAFIA DI RENATO FIDONE 

SETTEMBRE  2014

RENATO FIDONE è nato a Scicli (Rg) il 13.4.1950. Laureato in Scienze Sociali all’università D’Annunzio di Chieti/Pescara, ha lavorato presso il di D.S.M  di Modica (Rg)  coordinando  dal  1990  il Servizio Sociale Dipartimentale della AUSL 7, oggi ASP Ragusa. Dall’ 1.10.2011 è in pensione.

Da oltre 40 anni è impegnato con il Teatro Amatoriale e dal 1984 dirige la Compagnia Teatrale “Gli Amici di Matteo”, di cui ne è il Presidente/Legale Rappresentante.

Nel 1988 fonda, assieme agli altri componenti dell’epoca della compagnia, il Teatro Piccolo Stabile, una struttura teatrale di 99 posti, adiacente alla sede della compagnia, utile per le prove degli spettacoli e per eventuali rappresentazioni.

Come autore ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui:

Premio Speciale alla Carriera dal Comune di Scicli  per il 60° anno d’età   2010 Primo Premio al Concorso Internazionale  “Teatro di Locarno” 1998 Premio Regionale “Alessio Di Giovanni” sez. Teatro – Raffadali (Ag) 1999 Premio “Ulivo d’Oro” Catania 1995 Premio “Ulivo d’Argento” Ragalna 1991 Secondo classificato al “Premio Scena” Zafferana Etnea 1992 Premio Speciale del Comune di Agnone (prov. di Isernia) 1992 Targa di Riconoscimento Speciale dalla Compagnia “Le 4 C” di Agnone (Is) 1992 Secondo Premio al Concorso Internazionale “San Giuliano” Milano 1989 Terzo Premio al Concorso Regionale “Scrivere in Dialetto” Catania 1988 Terzo Premio al Concorso Regionale “Ulivo d’Argento” Ragalna 1998 Migliore Testo di Autore Meridionale – Soveria Mannelli (Cz) 1988 Migliore Novità Teatrale al Festival Nazionale di Termini Imerese 1987 Premio  Speciale come Miglior Autore alla  Rassegna Nazionale di Rosarno (RC) 1988 Premio  Speciale come Miglior Autore  alla Rassegna Nazionale di Rosarno (RC) 1989 Premio Sezione Cultura “Giornale di Scicli” 1985

Ha ricoperto per conto della F.I.T.A. ( Federz. Italiana Teatro Amatori ) la carica di Presidente Provinciale e Regionale. Al Congresso Nazionale FITA del 16.5.2000 è stato eletto Presidente del Collegio dei Sindaci.

Nel 2008 viene eletto Consigliere Regionale con la delega di Direttore Artistico e responsabile delle attività teatrali e dei rapporti con le compagnie affiliate. Nell’ultimo congresso FITA SICILIA del giugno 2012 a Pergusa,  è stato rieletto Consigliere Regionale  e riconfermato  Direttore Artistico regionale

Ha scritto diversi monologhi recitati dall’attore Enrico Guarneri, in arte “Litterio” e ha svolto in alcune occasioni  le funzioni di “esperto” nei progetti PON delle scuole pubbliche e di direttore artistico  in particolari avvenimenti artistici e teatrali. Viene chiamato di sovente, vista la sua ampia conoscenza ed esperienza nel panorama teatrale siciliano, dalle compagnie amatoriali, come consulente per gli allestimenti dei cartelloni teatrali.

Autore, tra l’altro, di poesie dialettali e in lingua, collabora con un gruppo di musica folk ,  scrivendo i testi di alcune canzoni,   racchiuse  in un cd  e recentemente pubblicato e regolarmente registrato alla siae.

I suoi lavori teatrali, rappresentati in Sicilia, Puglia, Calabria, Basilicata, Toscana, Lombardia, Belgio, Svizzera, Francia, Canada, e N.Y., da numerose compagnie della Sicilia e oltre, sono tutelati dalla SIAE, cui è iscritto dal 1984, divenendone Socio il 12.3.1997. Dal 22 maggio 2010 ha acquisito il diritto all’assegno mensile di professionalità, riconoscimento riservato agli autori ultra sessantenni più rappresentativi. Da oltre 25 anni è socio del sindacato ANART, associazione nazionale autori radiotelevisivi e teatrali.

       

              Elenco dei suoi lavori depositati alla SIAE :

1.AMURI DI FRATI  (1981) commedia brillante in 3 atti (scena unica) 10 personaggi

2.E’ TUTTA UNA CONGIURA (1982) commedia brillante in 3 atti (scena unica) 11 personaggi

3.LA CASA POPOLARE (1982) commedia in 1 quadro e 3 tempi (scena unica nei 3 tempi) 9 personaggi

4.ALLE DONNE PIACE COLA (1980) commedia in 3 quadri e 2 tempi (3 scene in un unico spazio)11 personaggi

5.LA COSCIENZA NON BASTA (1980) commedia in 2 tempi  ( scena unica )9 personaggi

6.LA POESIA E’ UNA COSA SERIA (1986) commedia in 3 atti ( scena unica )12 personaggi

7.LA POSIZIONE SOCIALE (1984) commedia in un atto (scena unica) 6 personaggi

8.IL PROBOVIRO (1986) da G.Fava rid. e adatt.in 3 atti (3 scene in un unico spazio) ( 50% dei diritti)  12 personaggi e 3 comparse

9.SOLI SULLA NAVE DEL PIACERE AVVINTI DAL DESTINO (1987) commedia brillante in 3 atti (scena unica) 13 personaggi

10.LO SPIRITO DI MIA MOGLIE (1988) commedia brillante in 2 tempi (scena unica)7 pers.

11.I  SOLITI  IDIOTI COLPISCONO ANCORA (1989) commedia brillante in 3 atti (scena unica) 10 personaggi

12.VI PRESENTO MIA SORELLA (1991)commedia in 3 atti (scena unica)versione in lingua italiana di Amuri di Frati – 10 personaggi

13. MEGLIO UN UOMO VERO CHE UN PRETE FINTO (1992) commedia brillante in 3 atti (scena unica) 11 personaggi

14.FERMATA A RICHIESTA (1992) atto unico grottesco (scena unica) 3 personaggi

15.DONNA PIACENTE…QUASI VEDOVA, CERCA MARITO (1993) commedia brillante in 2 quadri e 3 atti (scena unica)11 personaggi

16.UN PRONTO SOCCORSO QUASI PRONTO (1993) farsa in un atto (scena unica) 8 pers.

17.IL FILO SPEZZATO (1994) dal romanzo di Nicola Caporale “L’amica d’infanzia” commedia drammatica (due scene in un unico spazio) 6 personaggi

18.NON TI PAGO  (1994) da E.De Filippo- riduzione dialettale e adattamento in 3 atti-  (30% dei diritti) 12 personaggi-scena unica

19.IL PARACADUTE, ovvero, come intrappolare un taccagno (1995) commedia brillante in 3 atti (scena unica) 10 personaggi

20.AVANTI …A CHI TOCCA , storia tragicomica di un avvocato (1997) atto unico brillante (scena unica) 5 personaggi

21.L’EREDI UNIVERSALI (1998) commedia brillante in 3 atti (scena unica) 10 personaggi

22.ASPETTA E…SPERA (2002) commedia brillante in 3 atti (scena unica) 10 personaggi

23.IL RITORNO DEI SOLITI IDIOTI  (2002) commedia brillante in 3 atti e 1 quadro  (scena unica) 12 personaggi

24.‘U PARANINFU SICILIANU  (2004) da  Lu Paraninfu di L.Capuana, riduzione e adattamento-11 personaggi-(due scene)

25.MA CHE BELLA FAMIGLIA!!  (2005)commedia tragicomica in 3 atti, 10 personaggi in unica scena

26.ALL’OMBRA DELLA TORRE (2010)  trasposizione teatrale e libero adattamento dal romanzo di M. Giardina “La Risacca” ( tre scene in un unico spazio con giochi di luci)

27.EMPORIO LOMAZZO, tutto a metà prezzo (2012)  commedia brillante in due tempi (scena unica) 12 personaggi

28.L’ULTIMO ESAME   (2012)  atto unico con finale a sorpresa  – (scena unica)    4 personaggi

29.ALBERGO SPLENDOR, storie di donne sole  (2013)  commedia in due tempi (scena unica) 12 personaggi

  RENATO FIDONE

  Via Lido, 47 –97018 SCICLI (Rg)  - Tel.: 0932 . 937912 casa – 0932. 830008 estate e festivi

  333.6016300 – email fidoner@tiscali.it    -  fb