Ave Maria

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AVE MARIA DRAMMA IN UN AflO

AVE MARIA

(Guglielmo Zorzi)

Rappresentato per la prima volta dalla Compagnia Italiana del Grand Guignol di Alfredo e Bella Sainati al Teatro Filodrammatici a Milano nel febbraio 1911.

PERSONAGGI

MARIA                 42 anni

BISTA                   22   “

DON VINCENZO                                           70   “

GERTRUDE          55   “                  

MICHELE             60   “

CELESTINA          17   “

OTTAVIO             23   “

In un villaggio di montagna, oggi

LA SCENA

La cucina in una casetta di povera gente montanara.

In fondo la comune, donde si spazia giù per la valle e su per monti lontani. A destra della comune, una finestra. Nella parete destra, sul davanti, il focolare. Nella parete sinistra, pure sul davanti, un uscio.

In fondo, a sinistra della comune, un canterano; e nell’angolo, lungo la parete sinistra, un lettuccio. Contro la parete destra, in fondo, la madia.

In mezzo una tavola; e attorno a questa e contro il muro vecchie seggiole male impagliate e di fogge diverse.

SCENA I

MARIA poi GERTRUDE e MICHELE poi CELESTINA e OTTAVIO

(Maria è una donna sui quarantacinque anni, il tipo della povera pigionale delle nostre campagne sulle coste dell’ Appennino. Il bel viso serba tracce di dolori trascorsi e presenti, ma è circonfuso d’un bel lume di rassegnazione e di speranza.

Quando s’alza la tela, essa, davanti al focolare, sta mescolando la minestra che bolle in una pentola. Il sole è verso il tramonto.

Gertrude e Michele marito e moglie, d’età piuttosto avanzata, passano davanti alla porta e si fermano fuori sul sentiero. Ger­trude ha sulle spalle un rastrello di quelli che s’usano a rastrellare il fieno nei prati. Michele ha la falce).

GERTRUDE  Oh Maria!

MARIA          Gertrude!

GERTRUDE  Gliel’ho detto, sapete, a don Vincenzo stamattina.

MARIA          Vi ringrazio. E ha risposto che verrà?

GERTRUDE  Si, si. M’ ha detto: dite a Maria che stia tranquilla, ché prima del rosario sarò da lei.

MICHELE      Dunque, stasera v’arriva a casa.

MARIA          (sorridendo di allegrezza) Si, stasera: gli sto preparando la cena.

GERTRUDE  Povera diavola!

MARIA          Eh.... lo so. Ma non sarebbe peggio mi fosse morto?

GERTRUDE  Eh, infatti....

MICHELE      Io già dico sempre che figlioli è meglio non averne.

MARIA          Eh, certe volte, Michele, lo dico anch’io: perché, ve­dete: non parliamo di Battista - quello mi ha sempre dato dolori sopra dolori, dacché è nato - ma di Luigino che è buono come un pezzo di pane e ha voglia di lavorare: quello, vedete, da cinque anni, mi sta via nove mesi su dodici; e non lo vedo che i mesi dell’inverno.

GERTRUDE   Eh.... gli è proprio un destino: quello buono se ne va, e il cattivo resta a casa per la vostra dannazione.

MARIA         Eppure non mi lamento troppo perché vi sono anche delle consolazioni. Vedete: voi avete compassione di me per questo figliolo che mi ritorna dalla prigione; ebbe’ io provo tanta felicità di rivederlo, che oggi mi par d’avere vent’ anni.

OTTAVIO    (Un giovinotto sui ventitré anni, dalla cera sana riboccante di vita, passa e si ferma fuori con Celestina, giovinetta sui diciassette, che regge sulle spalle una sacchetta piena di foglie di gelso) Buonasera, Michele e la compagnia!

MICHELE      O, il nostro Ottavio, buonasera!

MARIA          Sempre dietro alle ragazze, voi.

GERTRUDE  Questo è quello che imparate a andar soldati.

OTTAVIO      Eh, ma questa è la buona.

CELESTINA  Chi vi credesse!

OTTAVIO      Vedrete...

GERTRUDE  (a Celestina) Fate bene a non dargli retta, che finirebbe per im­brogliare voi come n’ ha imbrogliate tante.

OTTAVIO     (celiando) Tacete, mala lingua, altrimenti vi dò un baciotto su quelle ganascie sode che farà uno scoppio come un mor­taretto.

(Tutti ridono)

GERTRUDE   Provate!

OTTAVIO      Permettereste, Michele ?

MICHELE      Eh, sentite: sarebbe più la penitenza del peccato.

GERTRUDE  (a Michele)  Scimunito!

OTTAVIO      (rapido dà un bacio rumoroso a Gertrude) To’!

GERTRUDE  (allungando a Ottavio un ceffone che non lo coglie) Vigliacco!

OTTAVIO     (accompagnando la parola con l’atto) Maramèo!

MICHELE     Finitela, c’è don Vincenzo che sale.

OTTAVIO    Don Vincenzo? Ma quello è dalla nostra! Non è mica come quella mummia del povero don Raffaele, che non faceva che brontolare e strepitare contro noi poveri figlioli.

GERTRUDE  E faceva bene, faceva!

OTTAVIO      (rifacendo la voce nasale di don Raffaele). “Vergogna, vergogna! Malcreati e senza timor di Dio! Non pensate che a fare all’amore come tanti gatti. Io non so che ci stiate a fare per dell’ore, la sera, ai piedi dei gelsi mentre le ragazze stan sull’ albero a far le foglie.

CELESTINA  (scappa colla sacchetta sulle spalle)

GERTRUDE  Svergognato. L’avete fatta scappare.

OTTAVIO      Che? Non ci veniva mai il vostro Michele sotto l’albero?(Così dicendo scappa dietro a Celestina)

GERTRUDE  Ah, scappi ?... (Si leva rapida una ciabatta e gliela tira mentre Ottavio s’allontana beffando) Benedetta gioventù.

MARIA          Proprio benedetta.

MICHELE      Ne’, buonasera Maria, e siate contenta. (Via)

GERTRUDE  Buonasera.  (Fa per andarsene)

MARIA          Arrivederci.

GERTRUDE  (ritornando) O, sapete che stamane ho visto la Lena della Serra?

MARIA          (angustiata) Madonna Santa! E lo sa?

GERTRUDE  Gliel’ho dett’io, Che volete? o prima o dopo t’avrebbe visto. Le ho detto: “Sapete, Lena, che stasera Busta ritorna?    “Buon per lui” m’à risposto; e se n’è andata ch’era più bigia della terra.

MARIA  (come per impedire una sciagura)  Per l’amor di Dio!...

GERTRUDE  Basta: speriamo che tutto vada per il meglio. Vi me­ritate un pò di quiete, povera voi! Ecco don Vincenzo. Vi saluto. (Via)

MARIA         (dalla comune)  Addio, Gertrude. (Va a mescolare la minestra e a ravvivare il fuoco. Attratta da un rumore di passi va sulla soglia).      

SCENA II

MARIA poi DON VINCENZO

MARIA                   Oh, don Vincenzo! Entri, entri! il Signore le renda merito d’esser venuto fin quassù.

DON VINCENZO (è un vecchio prete sulla settantina. Faccia aperta, buona e gioviale). Ohi, la èlunghetta, sapete, lunghetta e faticosa: si fa il fiato grosso.

MARIA                   Miscuserà. Si metta a sedere. (Spolvera in fretta una seggiola e gliela offre)

DON VINCENZO  Ma com’è che quando venni la Settimana santa a benedire, faticai meno?...

MARIA                  Era più fresco allora.

DON VINCENZO Già, avete ragione; mentre oggi comincia a far caldo anche quassù.

MARIA                  Un pòdi vino, don Vincenzo? E’ cosi, così : né buono, nécattivo.

DON VINCENZO  No, grazie: Fuor dei pasti non bevo mai. (Maria comincia ad apparecchiare la tavola) Be’: m’à detto la Gertrude…

MARIA                Già, l’ ho vista passare stamattina, che scendeva, e le ho detto: “Senti, se vedi don Vicenzo digli, che se potesse salire verso sera....”.

DON VINCENZO Be’: e cosa volete?

MARIA                  Sa, è stasera che ritorna il mio ragazzo, il mio Bista.

DON VINCENZO Ah, stasera?

MARIA                 Sissignore: me l’ ha detto il brigadiere. Dovrebbe esser qua fra poco: la posta arriva alle sei; e lui è svelto e ci metterà un’ora a salire. E io, vede, volevo che lei fosse qua per dirgli due parole....

DON VINCENZO Volentieri, purché non si faccia tardi, che ci ho il Mese di maggio, e bisogna che dia anche un’occhiata a quel po’ di predica....

MARIA                 La predica, don Vincenzo, farà più bene qua che in chiesa. Come mi verrà, don Vincenzo, dopo quindici mesi di quella vita?

DON VINCENZO Mia cara, speriamo cambiato o almeno sulla via di cor­reggersi.

MARIA                  Dio voglia! Era tanto buono, sa, quand’era bambino. Ma da cinque anni....

DON VINCENZO Perché anche prima, da quel che ho sentito....

MARIA               Eh, un’altra volta è stato dentro... e ha solo ventitrè anni! Questa è stata la più lunga, perché prima c’era la storia che era minorenne, ma ora ogni volta è peggio, perché dicono che è re.... redi..., come si dice?

DON VINCENZO Recidivo.

MARIA                  Ecco.

DON VINCENZO Fu, mi pare, per il ferimento di quel Berto....

MARIA                  Sissignore.

DON VINCENZO Io non ero ancora nella parrocchia.

MARIA                 Già, fu un mese prima che lei venisse. Oh, un ragaz­zaccio anche quello, sa, che val poco. Poi c’era di mezzo.... sa.... quella Lena.... quella che chiamano la Rossa, la moglie di Bortolino che sta alla Serra....

DON VINCENZO Eh.... Brutte storie! Brutte storie! Be’ speriamo che il Signore ve lo rimetta sulla buona via.

MARIA                  Eh, speriamo.

DON VINCENZO  E dell’altro, avete notizie ?

MARIA                  Di Luigino? Altro! M’ha scritto anche ieri.

DON VINCENZO E’ maggiore o minore?

MARIA                 Minore. Bista ha due anni di più. Ah, Luigino non mi dà che consolazioni. Nell’ultima lettera, cinquanta lire mi ha mandate, che gliele tenga per le provviste dell’inverno.

DON VINCENZO Ah, ah, che bravo!

MARIA                  E in quel cassetto (indica il canterano) c’è già un cento lire tutte mandate da lui.

DON VINCENZO Povero ragazzo!

MARIA                Eh, quello è bravo, davvero. Eppure, che vuole, noi mamme, credo, siamo tutte uguali : a me se mi dicessero.... Ecco: voglio bene a tutti e due, allo stesso modo, si ca­pisce; ma per Bista, chissà perché....

DON VINCENZO Eh, è la Provvidenza che vuole così: i tristi sono quelli che hanno più bisogno di essere amati. L’amore, mia cara, specialmente quello delle madri, è il rimedio più sicuro per ricondurre al bene.

MARIA (intanto ha preso dalla madia un vaso di terracotta e lo mette sulla tavola). Questa, vede, è conserva di cotogne, la sua passione: gliel’ ho tenuta tutta per lui.

DON VINCENZO Gli preparate la cena?

MARIA Sissignore. Ah, è una cena che si fa in fretta: un po’ di minestra, un pezzo di formaggio.... (s’interrompe). Sente ?...E’ lui, è lui che arriva. Don Vicenzo, come sarà?

DON VINCENZO State tranquilla.

MARIA                  Dio mio, come sarà?

DON VINCENZO Andategli incontro.

SCENA III

BISTA e DETTI

(Mentre Maria muove ad incontrarlo, Bista s’affaccia e si ferma sulla soglia. E’ un giovinastro dal viso sinistro e dalla sguardo torbido. Ha un fagottino in mano.Il sole che tramonta illumina di rosso la ­montagna; così la figura del figliolo risalta in uno sfondo di sangue. Lunga pausa, durante la quale tutti tac­ciono immobili).

MARIA (perplessa) E’ il nostro curato, quello nuovo.

BISTA (entra, getta il fagotto in un angolo, sotto la finestra e si mette a sedere vicino alla tavola).

MARIA (avvicinandosi inquieta a Don Vincenzo, sottovoce) Gli dica lei due parole.

DON VINCENZO (s’avvicina a Bista; gli mette una mano sulla spalla). Buonasera, Battista. Ti senti stanco, eh ? (A Maria).Avrà anche fame.

MARIA                 La minestra è cotta. (Vaalla madia, prende una scodella, e corre alla pentola per levarne della mi­nestra) Ti ho preparato del riso coi piselli.

DON VINCENZO Oh, i piselli! Di già ?

MARIA                  Sissignore, sono i primi....

DON VINCENZO  Del vostro orto?

MARIA               Sissignore è nella costa qua sotto li semino di no­vembre…(Venendo con la scodella piena e mettendola davanti al figliolo) Li ho cotti col riso, come piacciono a lui.

DON VINCENZO (a Bista) Vedi, che buona mamma? Da bravo, da bravo, figliolo. Capisco che forse ho fatto male a restare: avrei dovuto lasciarti solo con tua madre: ma, che vuoi, avevo voglia di vederti, di conoscerti. Tu devi aver sofferto e certo soffri ancora; e io voglio bene a quelli che soffrono. Ora, grazie a Dio, sei ritornato nella tua casa, e per te comincia una nuova vita. Qui hai tua madre, una bella casetta pulita, sana... in paese c’è molto lavoro; e so che tu sei un bravo operaio, un bravo ragazzo dunque, vedi: quando tu voglia c’è modo di dimenticare, di rifarsi. (Pausa) Be’,io me ne vado, Maria: vi lascio soli, ché avrete tante cose da dirvi. Ci rivedremo presto: ritornerò presto. (A Bista) O,guarda che ci houn po’ di lavoro a casa. (Rivolgendosi a Maria) C’è quel mio biroccino che non sta più insieme: ha bisogno di cerchioni nuovi, di viti, poi ditante altre fatture. Verrò a consigliarmi col vostro Bista e vedremo fra noi. Poi capita sempre qualche cosetta da fare.

MARIA (preoccupata e vergognosa per il contegno di Bista). Grazie, signor curato.

DON VINCENZO Così per quest’inverno, Maria, coi vostri due figli non l’andrà più male.

MARIA                  Eh.... speriamo....    

DON VINCENZO (a Bista)  Sai che Luigino ha scritto ieri a tua madre?

MARIA                  Ci ha messo i saluti anche per te.

DON VINCENZO Poi anche un bel biglietto da cinquanta per le prov­viste dell’inverno. (A Maria) Bisogna dirgli anche questo. E’ un bravo ragazzo, tuo fratello: ha già mandato a casa un centinaio di lire a forza di risparmi. Cerca di imitarlo. De’, vi lascio.

MARIA                 (aBista) Ma di’ qualche cosa al signor curato!

DON VINCENZO No, lasciatelo tranquillo: parleremo quando ritornerò. (Si muove per uscire poi resta. Nella sua voce stanca è una dolcezza che, a poco a poco, diventa solenne)  Piuttosto, con tua madre... non essere così. Guarda: fra poco suonerà l’Avemaria ebbene prometti a questo povero vecchio che in quel momento darai un bel bacio alla tua mamma, e, credi, avrai un pensiero per l’altra, per la Mamma di tutti,che è lassù. Prega, figliolo: essa intercede. Addio, Battista; buonanotte, Maria. (Si avvia)

MARIA                Buona notte, don Vincenzo (Gli è presso). E grazie, sa, grazie. (Vede, che Bista non si muove, come non avesse veduto e capito nulla, mormora sotto voce a don Vincenzo)  Che avrà? che avrà?

DON VINCENZO  Sperate. Buona notte, Maria.

MARIA                  Buona notte.

(Don Vincenzo esce)

SCENA IV

MARIA e BISTA

(Un lungo silenzio) MARIA (vedendo che il figliuolo non si risolve a parlare, va a raccogliere da terra il piccolo involto di Bista, lo pone sul canterano, poi resta presso la finestra a guardar fuori nella campagna. Nella sua voce è la preoccupazione di na­scondere la propria pena). Ecco la Betta che si inginocchia al solito posto, dove le morì di freddò il povero Gaetanino. Quando ritorna dal campo, ritrova ogni sera quella croce e piange ogni sera Sono tre anni.... (Altro tono). Ohi, Guido è ritornato a  pasturare le sue capre! Sai che ha avuto una gran malattia quest’inverno? Hanno creduto che morisse. Ve’, come salta giù per il greto in mezzo alle sue be­stiole: pare un caprettino anche lui! (Vedendo che il figlio non parla, non si scuote, gli si avvicina). Non hai  fame? Sei stanco? Vuoi coricarti? (Con voce di pianto).Bista, Bista, abbi un poco di cuore, per l’amor di Dio, un po’ di cuore: non essere così! Dacchè sei entrato non hai detto una parola. Figliolo mio, che cosa t’ho fatto io? Se tu sapessi come t’ho aspettato.... tutti i giorni, tutti i giorni, anche quando sapevo che non saresti ve­nuto! Figurati poi stasera! Stasera mi pareva d’ammattire a pensare che saresti stato qua!

BISTA (con amarezza e ironia) Già e hai chiamato il prete a farmi la predica.

MARIA  E chemale c’è, figliolo?

BISTA   Va là, va là! (Ridendo di scherno) La predica! La predica! E’ proprio quella che mi ci vuole! Le ora­zioni !... Ma le dica lui le orazioni, se ha paura del diavolo!...

MARIA Ma che cosa hai, che cosa hai, ragazzo mio? Che cosa t’ hanno fatto là dentro?

BISTA  Io che non ci voglio stare in questo maledetto paese....

MARIA Bista ? !

BISTA  Si, maledetto, maledetto! E se son venuto qua, non è che per aggiustare i conti con quella gente! Poi..., aria, aria! Qui no, ah, no, né vivo, né morto! E stasera i conti li aggiusto, oh, se li aggiusto!…

MARIA Ma che conti?

BISTA   Ohi, bella Hai perduto la memoria? Credi che io mi contenti d’aver preso quindici mesi, per quello che ho fatto, e che sia finita così ? Io dentro, e loro fuori agodere? Ah, no! Ah, no, per Dio! Non son io se non mi vendico, non sono il figlio di mio padre! Prima di tutto a quella sporcacciona le pesto il muso e poi ci sputo su, ci sputo....

MARIA  Bista ! Bista!

BISTA    E con quell’altro, con quell’altro poi!... E dice bene, ve’, il tuo prete: dice bene: vita nuova. Dice benissimo. Ma dopo: prima no, prima mi vendico.

MARIA  (terrorizzata, corre a dar di catenaccio alla porta, e vi si appoggia contro)

BISTA  (con disprezzo) Sì,chiudi: conta assai! (Pausa) Un paese dove tutti vi odiano, vi disprezzano, o fanno peggio come ha fatto adesso il tuo don Vincenzo.... Non so cosa farmene della sua compassione; e nemmeno della tua: non ne voglio.

MARIA   Ma perché ti metti in testa questi pensieri? Madonna santa, abbiate pietà di lui, Madonna santa...! (Piange).

BISTA   Ma si! Anzi! Tira fuori la Madonna e i Santi! (Lunga pausa, durante la quale Maria piange) Va là, tienla corta! (Pausa. Maria ha smesso di piangere) Dammi dei soldi, piuttosto, perché per viaggiare ce ne vogliono, e io sono in bolletta.

MARIA  I soldi ?

BISTA    Si, i soldi, i soldi voglio svignarmela prima di sera....

MARIA  E dove vai?             

BISTA    Dove mi pare; lontano.                               

MARIA  E a far che?

BISTA    A far quello che fanno gli altri.

MARIA  (che da angosciata, diventa a poco a poco vibrante di sdegno) Ma quali “altri “? Gli “altri” fatti come te o “gli altri” fatti come i galantuomini?

BISTA  Che me ne importa?

MARIA  Eh, a te no, ma a me si! Per fare il galantuomo, mio caro, hai sentito: qua c’è lavoro, c’è modo quanto vuoi, qua, di fare il galantuomo, in casa tua, con tuo fra­tello e con tua madre! Ma fuori? (E’ ripresa dal pianto) Che cosa andresti a fare fuori? L’assassino, il ladro! (A uno scatto di Bista) Sì, confessalo: saranno stati i tuoi compagni, usciti con te, dei condannati come te, che t’avranno montato la testa!

BISTA   Oh, insomma, poche chiacchiere: tira fuori  isoldi, e dammeli.

MARIA  (parlando senza più lacrime). Non li ho i soldi.

BISTA   Ah, no? L’ha detto anche il tuo prete che ci sono.

MARIA  Sono di tuo fratello, quelli..: E se anche fossero miei, non te li dareilo stesso!

BISTA   Va là, va là! Tu sai che quando pianto  ilchiodo, non mi muovo: dammi i soldi e falla finita.

MARIA  No.

BISTA    Eio me li prendo!

MARIA  Oh, vedremo!              

BISTA   Sicuro che me li prendo. Guarda se me li prendo. (Si alza, corre al cassettone e lo scuote rabbiosamente per aprirlo)

MARIA   (pavida)  Aprilo, se ci  riesci.

BISTA    (perfido) Eh! Ho fatto pratica, ho fatto! (corre al tavolo, prende un coltello e va per far leva)

MARIA  (c.s.) E’ forte.         

BISTA    (aprendo il cassetto) Guarda, se è forte.

MARIA (precipitandosi per chiudere la cassetta aperta. Parlando rapida e sommessa) Lascia stare quei soldi, Bista,... lasciali stare. Bada che rubi a tuo fratello, rubi a tuo fratello, Bista, Bista....

BISTA   Ma levati!

(S’impegna una lotta fra Bista e la madre)

MARIA  Non fare il ladro! Non fare il ladro!

BISTA   Ma fatti in là! (Nello stesso tempo, accecato dall’ira, dà con la mano armata una violentissima spinta in un fianco a sua madre che va a cadere riversa).

MARIA  (si rialza impetuosa, in preda al terrore) Bista! Bista! Quel coltello! Giù quel coltello!

(Lungo silenzio)

BISTA (annichilito, lascia cadere il coltello. Balbettando) Mamma.... Mamma.... (Gli si contrae il viso e gli esce un pianto dapprima silenzioso, poi lugubre, poi selvaggio come di bestia ferita. Mamma!  Mamma!  (Caccia il berretto per terra; poi rotolan­dosi ai piedi di Maria)Sono un disgraziato, mamma, sono un infame, un vigliacco... un vigliacco... una carogna...

MARIA (dolorosa) Dove andrai a finire, figlio mio?

(Pausa durante, la quale si ode il pianto fungo, disperato di Bista)

BISTA    Ma è là, a  star dentro, tutto questo veleno! Ogni volta è peggio....  ogni volta! Come farò? Come farò?

MARIA  Su, su, non piangere così per fortuna è cosa di poco. (Si china per sollevare Bista, e s’accorge che la mano del figliolo sanguina per un ampia ferita). Oh! Ma guarda, Bista! Che taglio! (Con materna sollecitudine e dimenticando la propria ferita) Figliuolo mio! Vedi, vedi la rabbia a che cosa ti porta? Che taglio, povero figlio mio!

BISTA   (sempre a terra quasi gridando) Di’ che mi perdoni, mamma! Di’ che mi perdoni !

MARIA  (sempre preoccupata della mano di Bista a bassa voce, parlando, tutta presa della necessità di curarlo) Sì, si: ti perdono, tiperdono, Ma aspetta che ti fascio. (Va a rovistare nel canterano…) Poi chiameremo il dottore.

BISTA    (inquieto dello stato di sua madre e quasi timoroso delle sue parole) Ma tu.... mamma?

MARIA  (fra sé, rovistando nel canterano) Da rovinarsi per tutta la vita.

BISTA    Ma tu, mamma, tu.... ? T’ho fatto molto male, di’?

MARIA  (ritornando verso il figliolo)  No.... un po’: ora,... vedremo,

BISTA    Proprio? Non senti un gran male? Che cosa senti, mamma?

MARIA Brucia. Ora vedremo, quando avrò fasciato te.... (Comincia a fasciare la mano del figliolo resistendo al dolore della propria ferita)

BISTA   (con un nuovo grido)  Mamma, di’ che mi perdoni.... che mi perdoni!

MARIA  Sì, ti perdono: non piangere più; ma non piangere più! (Si ferma dal fasciare. Presa da un lan­guore crescente, cade ginocchioni. Vedendo lo sguardo angosciato e spaventato del fi­gliolo). Non è nulla, sai:la vista del sangue.... (La voce sta per mancarle) Come mi guardi, come mi guardi...Bista.,. Più, eh? Sei ritornato buono, sei ritornato il mio bel bambino, il mio bambino!...

BISTA    Chiamo! chiamo il dottore!

MARIA  (con uno sforzo) No. (Riprende a fasciare la mano)

BISTA    Ma tu stai male: io chiamo…

MARIA  No, non chiamare: non debbono sapere.... Facciamo noi... Guarda. (Non potendo più reggersi in ginocchio, si sostiene appoggiando una mano a terra, e si aiuta coi denti per stringere il nodo della fasciatura.) Ecco.… finito.… (Accasciandosi) Ora... guarda… me...

BISTA   (le slaccia in fretta il corsetto, cerca la ferita; poi guarda la madre, la scruta ed è preso dalla certezza che essa muore… che è morta. A voce bassa breve) Mamma… (Col terrore negli occhi la fissa, la fissa. Mormora ancora sommesso con la gola serrata) Mamma.... (Sta per uscirgli un grande urlo dalla strozza; ma glielo soffoca a mezzo un suono lontano di campane. E’ un suono piano, né triste, né lieto, che tuttavia sol­leva le cose della terra con tutto il loro bene e lutto il loro male e le porta all’al­tezza dei cieli. Bista è  chiamato da quel suono a un’idea, ne è preso, ne è santificato. Ricorda forse le parole di Don Vincenzo? Trasfigurato si inginocchia e posa le labbra sulla fronte della morta).