Aveva due pistole con gli occhi bianchi e neri

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Aveva due pistole con gli occhi bianchi e neri


Elenco dei personaggi

Professore

Maggiore

Medico

Due infermiere

Smemorato*

Luisa

Angela

Luigi

Giovanni Gallina*

Biondo

Maresciallo

Brigadiere

Due agenti

Agente-donna

Agente-cameriere

Commissario

Luigi

Commissario-capo

Pinin

Merenda

Aldino

Carburo

Avvocato

Don Antonio

È ovvio che i personaggi dello smemorato e di Giovanni Gallina dovranno essere interpretati dal medesimo attore


ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

La scena rappresenta l'interno di un padiglione dell'ospedale psichiatrico di stile antico ed aulico: archi e colonne corrono su due piani tutt'intorno le tre pareti. Il tutto rassomiglia al chiostro di un convento. Dal loggiato superiore scendono, at­traverso la scala di destra, medici e infermiere che, sopra il ca­mice bianco, portano mantelli pure bianchi con una croce rossa cucita all'altezza della spalla sinistra come usano i Cavalieri di Malta. Fin dal loro apparire essi cantano in coro:

Oggi ancora Prometeo inchiodato sul Caucaso sta appeso come un capretto: la milza di fuori, la bocca ha piena

di fiori. E ti sta bene sta punizione. Viva Giove e la reazione! Oggi ancor Galileo in Castel Sant'Angelo sta cieco per guardare le stelle, ascolta di fuori: ma gli astri non

fanno rumori. E ti sta bene sta punizione. Viva stavolta l'Inquisizione!

Or guardate a che sorte conduce

il voler far vedere una luce

a chi è solito restare allo scuro

con le finestre dipinte sul muro.

Ogni cosa insolita che scopriamo nel cervello va.

Ma se il cervello non l'accetta, allora nasce l'illogico,

il folle, l'assurdo, il patologico. E qui comincia la nostra lezione sopra il buon senso contro la ragione.

Mentre la musica continua in sottofondo fino a perdersi, i me­dici e le infermiere si vanno a disporre frontalmente, si tolgono i mantelli e li passano ad una infermiera che si trova sul lato destro. Un medico sale al piano superiore, anch'egli sulla destra: armato di megafono attende gli ordini da segnalare aldilà del padiglione.

professore (che si trova all'estrema sinistra) II primo caso, per favore.

Medici e infermiere si passano la voce finché l'ordine, raggiunto il piano superiore, viene urlato al megafono dal medico sud­detto.

medico al megafono Avanti il primo caso! professore È stato preparato?

Si ripete il gioco del passavoce.

infermiera Sì, professore... con leggera ipnosi.

professore Bene, mi legga i dati.

infermiera Eccoli: « Caso 35.7.D. Caso complesso di totale amnesia. Riflessi condizionati: illogici. Riflessi della scala asso­ciata: coefficiente nullo. Risultati all'esame psicodinamico e psi­cografico: insufficienti».

PROFESSORE Risultato?

infermiera Anamnesi sconosciuta...

professore Non mi interessa l'anamnesi... Arrivi alle conside­razioni.

INFERMIERA Come?

professore Alla diagnosi!

infermiera Ah, si... Sospetta simulazione e mistificazione dei riflessi!

maggiore In poche parole, il soggetto in questione è un diserto­re che finge amnesia totale per sfuggire alla corte marziale. Ho condotto io stesso le indagini, professore.

professore (riconoscendolo dagli stivali lucidi che gli spuntano da sotto il camice) II maggiore medico, quale onore! E quali sarebbero le prove?

maggiore Una pancera!

professore Una pancera?

La parola passa fino a raggiungere ancora il medico al mega­fono.

medico al megafono Una pancera!

maggiore Sf... Ma non si tratta della solita pancera di lana ad uso famiglia, ma della pancera flanellata in dotazione regola­mentare presso tutti i reparti del nostro esercito. (Alla parola esercito, tutti scattano sull'attenti). Comodi, comodi... Pancera che il nostro presunto smemorato indossava contropelle al mo­mento del ricovero. Ora lei mi insegna che, essendo obbligato­rio, nel nostro esercito, l'uso di detto indumento, il soldato che ne fa l'abitudine difficilmente se ne sa staccare. Come dice ap­punto la canzone popolare:

Bionda, tu sei come la pancera flanellata,

lo sai, Bionda, or che ti ho provata,

ormai, Bionda, non ti lascerò mai più!

Breve applauso dei medici.

professore Beh, sì... È veramente un fattore determinante, ne convengo... Complimenti!

I medici si complimentano con il maggiore. medico al megafono Complimenti!

Dal fondo, sospinto su una sedia a rotelle, avanza un prete. professore Potrei vedere questo falso smemorato?

MAGGIORE Eccolo.

professore Come?

prete (imbesuito) Eh?

MAGGIORE È lui.

professore II caso pancera?

MAGGIORE Appunto.

medico Un prete con pancera? È straordinario!

maggiore Già, straordinario.

professore E come spiega allora l'abito che indossa?

maggiore Un'altra mistificazione.

professore È certo che non esista anche per gli ecclesiastici

l'obbligo della pancera regolamentare? maggiore Certissimo... Ho consultato l'ordine canonico degli

indumenti intimi: non ne parla... È un indumento permesso ma non prescritto.

professore Sta bene. Ora, approfittando ulteriormente dello stato di ipnosi in cui si trova il nostro paziente, tenteremo di ricostruire, per gradi, il movente e le cause che hanno determi­nato la sua crisi. (Rivolgendosi ad un medico) Mi risponda lei per primo: quali sono le cause che possono determinare in un elemento di comune media psichica lo choc sufficiente alla am­nesia?

medico II trauma fisico e il trauma psichico. professore Esatto. Abbiamo qualche indizio per il primo

caso?

maggiore No, nessun trauma fisico. medico Sì, però ha il ginocchio della lavandaia. professore Come? Ha il ginocchio della lavandaia? medico Sì, in forma non molto grave, ma ce l'ha. professore Ma perché non me l'avete detto subito? medico Pensavamo che una borsite del menisco poco avesse a

che fare con l'amnesia.

professore Con l'amnesia, d'accordo, no, ma con la ricerca della verità, sì. Ma vi rendete conto che se noi diamo per scon­tata la simulazione, il minimo che può capitare a questo disgra­ziato è la corte marziale, con relativa fucilazione. (Il falso prete, alla parola fucilazione, si butta in ginocchio e incomincia a spa­rare, o meglio, finge di sparare mimando un vero e proprio at­tacco. Lancia una bomba a mano, poi un'altra. Tutti si fermano a guardare, interessati). Fermi, non muovetevi. Qualcosa dei nostri discorsi ha prodotto in lui una reazione mnemonica. Se non rompiamo la catena dei suoi ricordi scopriremo molte cose.

Ad una ennesima bomba che si porta alla bocca per staccarne la sicura, lo smemorato si ferma. L'annusa, la morde come fosse una mela, quindi, dopo aver masticato il primo boccone, ne spu­ta i semi. Afferra un'altra mela immaginaria, la pulisce sfregan­dola sul risvolto dell'abito: quel gesto gli richiama il desiderio di grattarsi. Si gratta sempre più accanitamente quasi fosse ag­gredito dalle pulci. Sembra sia riuscito ad afferrarne una. La tie­ne ben stretta fra l'indice e il pollice. Nel muovere le dita quel gesto gli ricorda l'atto di tenere un fiore. Offre l'immaginario fiore ad un'altrettanto immaginaria donna. Afferra la donna, se la tira appresso fino a farla accomodare sulle ginocchia. La don­na sembra accondiscendere. Ha un solo piccolo scatto di ribellione, ma ritorna mansueta ad appoggiare il capo sulle sue spal­le. Questa posizione gliene ricorda un'altra. Quella del mano-

vffltnrp tranviflrin

vratore tranviario.

medico Ma che fa, adesso... Va in tram? professore Presto, assecondiamolo.

Tutti fingono di essere viaggiatori di una immaginaria vettura:

frenate, partenze brusche, ressa. Gente che sale e che scende. Ad un certo punto, quasi si fosse giunti al capolinea, lo smemo­rato scende dal suo posto di guida, cammina per la strada e i medici, continuando ad assecondarlo, si fingono, chi viandante, chi vigile, chi vecchietto che teme l'attraversamento della stra­da per l'intenso traffico.

medico Preparate l'officina. (I medici mimano l'ingresso in fab­brica: timbrano il cartellino poi si dispongono su una sola linea, mimando gli ingranaggi di una macchina). La macchina si è gua­stata.

Il prete rapidamente muove le braccia dei medici come fossero altrettante leve.

professore Scriva, signorina: il soggetto s'intende di mecca­nica. (I medici nell'agitare le braccia colpiscono ripetutamente il professore). Rettifico; non se ne intende affatto. (L'azione si interrompe per un attimo). Riassumiamo. (Dettando ad un'in­fermiera che scrive su di un registro) Individuo di buona edu­cazione sociale, pur se tranviere. Gentile d'animo, ma non pu­sillanime, anzi deciso e generoso. (Queste ultime dichiarazioni sono acquisite dal comportamento del soggetto in seguito a vari interventi dei medici che tingono di urtarlo, di litigare fra di loro e di importunare ragazze lungo un immaginario marciapie­de. Gli viene consegnata una medaglia. Più in là incontra un ac­cattone al quale regala la medaglia strappandosela dal petto. In­fine si ferma estatico, si genuflette). Scriva ancora, signorina:

persona devota.

Tutti lo imitano prendendo un aspetto compunto. Lo smemo­rato li costringe su due file, affinché cantino in coro sotto la sua direzione.

CORO     Oh, che il mondo è tanto tanto bello

se lo guardi appeso per i piedi!

Capovolto, agli occhi più non credi,

se lo guardi con la testa in giù. Su nel cielo vedrai volar cavalli ed i pesci nuotar fra i rami in fiore:

ecco un fiore succhiare le farfalle e posarsi sopra a un calabron.

Vedi un ladro che ti confessa un prete,

l'orf anello raccoglie suore in fasce,

i ministri riuniti in un comizio

e gli agenti li picchian col baston.

Al termine della canzone lo smemorato come sgonfiato si lascia cadere su se stesso. I medici lo fanno accomodare sulla poltro­na a rotelle.

professore Ci dica, maggiore. Lei pensa ancora che un uomo di tale integrità morale sia in grado di tradire la patria?

maggiore Perché no? Ha mai sentito parlare di obiettori di co­scienza?

medico Sì, ma come spiega, allora, il ginocchio della lavandaia?

maggiore Che c'entra adesso il ginocchio?

medico Stia a sentire: si piega il ginocchio per pregare, si piega il ginocchio per sparare... Non le suggerisce niente questa simi­litudine?

maggiore (perplesso) No, a me no. E a lei?

medico Neanche a me. Però deve ammettere che è una bella si­militudine.

professore (risentito) Non vi pare si stia uscendo un po' fuori dal seminato? Facciamo piuttosto il punto sulle osservazioni fi­nora edotte. Punto primo... Scriva, signorina; il soggetto in questione è in possesso di ottime qualità morali e sociali...

medico Ha attitudine al bel canto...

professore Fa già parte delle qualità morali.

medico Non sono d'accordo, professore. Si può essere stonati e nello stesso tempo buoni cristiani.

professore Ma chi è intonato è miglior cristiano perché può cantare in chiesa.

medico Come non detto.

professore Punto secondo: ginocchio della lavandaia... Un

momento, ci stavamo dimenticando della scoperta più impor­tante: il fatto del tranviere, o meglio, del manovratore tranvia­rio. Ora sappiamo tutti che i manovratori sono esenti dal ser­vizio militare anche in periodo di guerra. Disertare dal servizio filotranviario, che io sappia, non compete ancora alla corte mar­ziale.

Tutti ridono. Anche il prete ride, ride più forte degli altri: è una risata molto acuta. I medici si interrompono per guardarlo. Anche il prete dopo un momento s'interrompe. Pausa.

prete Mah!

maggiore Già, ma dove lo mettiamo il perone. professore (scocciato) Ma lo metta dove le pare! Questo è af-far suo, è lei che l'ha trovato.

Tutti ridono.

maggiore (offeso) Non vedo cosa ci sia da ridere... medico Mi scusi, sa, ma io ho sempre sentito parlare di preti operai, di preti tranvieri, mai...

Tutti ridono.

prete (ride con gli altri ma in modo esasperato. T'ausa) Oh, mamma!

maggiore Male! Forse lor signori stanno dimenticando che il sottoscritto è stato inviato qui dal Ministero della Guerra, non per fare il buffone, ma per supervisionare il loro operato.

professore Giusto! E sono io il primo a chiederle scusa. Sul caso in questione torneremo più tardi in un clima possibilmen­te meno teso. Fate seguire il prossimo...

Intanto, come è successo all'inizio, i medici si sono passati la voce e l'addetto al megafono sta per ripetere:

medico al megafono Fate seguire il prossimo. infermiera È una donna, professore. Anche lei con diagnosi di

sospetta mistificazione.

professore Ma è un'epidemia! Chi ha eseguito l'esame? medico Io, professore. Ma non si tratta di amnesia. professore Meno male. E di che?

medico Un caso complesso di paranoia fredda, o meglio psico­patia senza processo... Per l'appunto sospetta. professore La causa proposta?

medico Choc da trauma, in seguito a scontro tranviario. professore E ci risiamo un'altra volta coi tranvieri! Pare un

circolo vizioso.

Da poco è stato condotto fuori il prete su poltrona a rotelle. Dall'esterno giungono urla disperate.

voce di donna Giovanni!... Che gli avete fatto? Guardami, so­no io, la tua Luisa!... Giovanni! Lasciatemi andare... Giovanni!

professore Che succede adesso?

voce di donna Vigliacchi, farabutti !... Lasciatemi andare... Gio­vanni!

Entra Luisa, scarmigliata, tenuta a forza da due infermiere.

profes sore Che gli è preso ?

infermiera Era calmissima, ma, appena ha visto uscire il pa­ziente da questa sala, gli si è buttata al collo e ha cominciato ad andare in smanie... Vaneggiava di conoscerlo.

medico II classico fenomeno di allucinazione.

luisa Macché allucinazione! Quello è il mio Giovanni. Ve lo giuro... Che gli è successo?

professore Si calmi, signora... Ecco, buona, si segga qui: si calmi... metteremo tutto a posto. Ma andiamo per ordine: lei è certa di conoscere quell'uomo?

luisa E come potrei non esserne certa: è mio marito!

professore Suo marito?

luisa Beh, non proprio mio marito, per via che non c'è il divor­zio.

professore Come? Come? Si spieghi meglio... Siete sposati o no?

luisa Sì, siamo sposati, ed è per questo che vorremmo divor­ziare.

professore Non andate d'accordo?

luisa Beh, sa come succede... Qualche volta si litiga, ma ci vo­gliamo molto bene.

professore E allora perché vorreste divorziare?

luisa Ma per poterci risposare. È logico, no?

professore No, non del tutto...

luisa Io, per me, me ne infischierei... Pardon, io me ne freghe­rei. Ma, vede, sa com'è la gente. Abbiamo sbagliato, d'accordo, tutti si può sbagliare. Eravamo tanto giovani quando ci siamo sposati: io avevo quindici anni e lui diciotto. E, pensi il desti­no, prima d'allora non c'eravamo mai visti né conosciuti.

infermiera Già, la solita inciviltà dei matrimoni combinati.

luisa Ma io gli ho voluto bene appena l'ho visto. E anche lui a me.

professore Molto interessante, continui.

medico Stia attento, professore. Riesce ad incantare anche il Pa­dreterno, questa, con le sue chiacchiere.

professore Mi lasci fare. Vada avanti, la prego.

luisa Vede, ci siamo incontrati proprio davanti alla chiesa. Ner­vosi tutti e due anche per via dei soliti ritardatari. Così che quando s'è trattato di decidere a chi toccava entrare per primo è bastato un niente che è scoppiata la cagnara!... Io, a vedermi rovinato così il mio bel matrimonio, mi sono sentita un gran nodo qui, alla gola, e avevo gli occhi talmente pieni di lagrime, che mi pareva di vedere tutto come da sott'acqua, ed è stato li che ho avuto l'impressione di annegare. Lui, che stava mol­lando sleppe di qua e di là, s'è accorto che sbianchivo e m'ha presa in braccio al volo prima che andassi a finire per terra lun­ga e tirata. Quando ho riaperto gli occhi lui mi ha chiesto scusa per la cagnara che aveva fatto; io gli ho sorriso e lui m'ha mol­lato un bacio: il nostro primo bacio d'amore.

medico Molto poetico, eh!

luisa Nel frattempo erano arrivati anche i ritardatari. E visto che ormai ci si era messi d'accordo, ci siamo sposati: lui con la sua sposa e io con il mio.

professore Come sarebbe a dire: lui con la sua sposa?

luisa Sicuro. Gliel'ho detto che tutto è successo per via dei ri­tardatari... che, appunto, erano mio marito e la moglie di Gio­

vanni.

professore Ah, ma allora la vostra lite è sorta per chi delle due coppie dovesse entrare per prima...

luisa Eh, già! È un'ora che lo sto dicendo! Ma certo che se non mi state a sentire...

professore (co» ironia) Le promettiamo di prestare più atten­zione in seguito. Dunque, ricapitolando, voi siete tutt'ora ri­spettivamente sposati a due persone diverse.

luisa Sicuro. Ed è perciò che si vorrebbe divorziare da quelle due diverse per poterci sposare noi due uguali: io e il mio Gio-

vanni. Ma, piuttosto, cosa gli è successo al mio Giovanni che neanche mi ha riconosciuta? Sia buono, me lo lasci rivedere...

professore Senz'altro, ma se mi promette di rimanere calma. A quest'ora dovrebbe essersi già svegliato dall'ipnosi.

luisa Ah, l'avete ipnotizzato?

professore Sì, ma in forma leggera, per poterlo studiare...

luisa Accidenti, che bravi! Io non c'ero mai riuscita. Ci ho pro­vato tante volte ma...

profes sore Lei ha tentato l'ipnosi con suo marito... cioè voglio dire con Giovanni?

luisa Sicuro, per via dello spettacolo. Noi avevamo un numero di illusionismo e lui era il mio partner. Andavamo niente male, ma poi è venuta la guerra ed è stato obbligato ad andare volon­tario.

maggiore Professore, se non sbaglio, la sua tesi del tranviere ha subito un brutto colpo...

professore Volete stare zitto, per favore? Mi lasci finire l'in­dagine, poi ne parleremo. Signora, perché ha detto che il suo Giovanni ha dovuto andare volontario? Chi l'ha costretto?

luisa Non l'ha costretto nessuno, ma se voleva salvare la « bel­la vista » l'unica era firmare per gli arditi.

professore Si spieghi meglio, cosa intende per « bella vista »?

luisa Scusi, ma lei non è mai stato in galera? In galera mica ci sono le camere con bella vista, mi spiego? Mentre, invece, con la firma per gli arditi c'è il condono e anche la doppia paga con tanto di supplemento per prima linea. E, per di più, siccome lui oltre ad essere sergente è pure decorato, ha la soddisfazione di vedere i carabinieri sbattersi sull'attenti tutte le volte che passa. Tant'è vero che l'ultima volta che è venuto a casa, invece di stare con me, è andato tutto il giorno a fare avanti e indietro in via Filangeri per il gusto di veder scattare tutti i questurini che uscivano dalla prigione di San Vittore.

maggiore Molto interessante!

luisa Ah, guardi! Ho qui una sua fotografia. Di lui in divisa proprio davanti a San Vittore.

medico È senz'altro lui! E c'è anche l'indirizzo del battaglione. (S'allontana verso il fondo).

professore Devo arguire che il suo Giovanni fosse piuttosto di casa da quelle parti.

luisa Sì, per via che lavorava sui tram.

professore Beh, anche se non ha raccolto la mia allusione, dobbiamo convenire che ciò collima con la prima ipotesi. Dun­

que il suo Giovanni prestava di norma servizio sulla circonval­lazione.

luisa Sì, anche sulla circonvallazione.

professore Ma com'è che ha avuto a che fare con la giustizia?

luisa Una disgrazia. Era saltato il troller e il bigliettario ha da­to la colpa a lui. Siccome era vero...

professore Ma è tanto grave il fatto che salti il troller?

luisa Eh, si: in certi casi, si. Se succede che magari uno ha ap­pena innestato e sta per sganciare la corsa, se salta il troller gli può capitare l'incastro. Sa com'è in quei momenti: basta che il piccionato scampani il risucchio e il gnocco, trac, è in brodo senza ravioli!

professore Ma come parlano strano nell'ambiente dei mano­vratori!

luisa No, non si dice manovratore, si dice gnocco. L'ho detto adesso: trac, e il gnocco è in brodo!... Gnocco per via che, per fare il sugo, deve svuotare il ripieno dei ravioli, cioè dei piccio-nati.

professore E chi sono questi piccionati?

luisa Ma i passeggeri, no?

professore Ho capito. Allora, il suo Giovanni faceva il gnoc­co, cioè...

lui s a Cioè il borsaiolo...

professore Cioè il borsaiolo... No! ?

luisa Sì, lo faceva a tempo perso, s'intende. Si teneva su d'e­sercizio per il suo numero di prestigiatore.

maggiore Una bella carriera, non c'è che dire: bigamo, borsaio­lo, disertore e, per finire, anche mistificatore! Vuole continuare l'indagine, professore, o crede sia giunto il momento di sten­dere il verbale? Anzi, i verbali, giacché, se non sbaglio, c'è una denuncia per simulazione anche a carico della signora...

professore Per la signora non c'è ancora nessun verbale a ca­rico. La nostra indagine non riguarda in questo momento lei, ma, attraverso lei, suo marito, voglio dire, insomma, l'altro. Per di più, questa sua eventuale mistificazione danneggia solo se stessa...

maggiore Nossignore! Danneggia anche e soprattutto la Filo­tranviaria municipale poiché, qualora noi reputassimo la don­na inferma di mente, essa filotranviaria sarebbe costretta a pa­gare i danni per l'ammontare di svariate lire.

professore Va bene, d'accordo. Ma, tornando al precedente caso, permettetemi di tentare un'ultima prova. (.Si allontana

dalla donna parlando a bassa voce con gli altri medici) Faccia­mo entrare questo benedetto Giovanni. Li lasceremo soli, noi ci ritireremo nell'altra stanza e potremo ascoltare, non visti, i loro discorsi.

maggiore D'accordo. Andiamo.

luisa Professore!

professore Un momento. Vi raggiungo subito. Signora, la sa­luto e la ringrazio per tutto quello che... insomma dobbiamo andare. S'è fatto tardi e...

luisa Ma il mio Giovanni? Mi aveva promesso che...

professore Le avevo promesso e mantengo. Sarà qui tra poco. Le raccomando però di star calma. Non lo aggredisca come ha fatto poc'anzi. È leggermente frastornato... un po' scosso, ec­co... Conversi con lui come se foste a casa vostra... come se non fosse mai partito... tranquillamente... Glielo lascio per una buo­na mezz'ora. È contenta?

luisa Oh, si, grazie! È proprio buono, lei... Grazie. Mi ricorde­rò di come è stato buono.

professore Ho paura di sì...

luisa Professore, scusi, mi dà una sigaretta? Sono così nervosa!

professore (dà la sigaretta e l'accendino) Tenga, tenga tutto, signora, e arrivederla.

La ragazza è rimasta sola. Se ne sta seduta sulla poltrona, im­mobile, tesa. Sbircia verso l'ingresso: cerca di contenere l'emo­zione fumando con finta disinvoltura. Dagli occhi le esce gioia in lagrime mal trattenute. Finalmente, alle sue spalle, l'uomo entra sospinto sulla carrozzella. La donna lo sente arrivare, ma non si muove. Gli è accanto, e, mentre l'inserviente si allonta­na, lentamente volge lo sguardo e gli sorride. L'uomo timida­mente risponde al sorriso.

luisa Ciao.

giovanni (dopo un attimo di perplessità) Ciao.

luisa Sei proprio da ridere vestito in quel modo! A non cono-scerti ti si direbbe un prete vero. (Lentamente accosta la mano a quella dell'uomo).

giovanni A non conoscermi?... Perché, lei mi conosce?

luisa Adesso mi dài pure del lei? Sta' tranquillo, non c'è nes­suno che ci senta e poi, perché continui a fare l'allocco... Ehi, dico, mica ti avranno incastrato!

giovanni Incastrato?

luisa Oh Dio, che balorda che sono! Ecco perché facevi la man­

frina di non conoscermi. Scommetto che hai tagliato la corda dal fronte! E io che sono andata a spifferare tutto. Mi spacche­rei la testa! Oh, Giovanni, Giovanni... Questa non me la per­doni di certo...

giovanni Mi chiamo Giovanni?

luisa Eh?

giovanni Chiedevo se Giovanni è il nome... E il cognome co­m'è?

luisa Ma no, è inutile che continui la commedia, tanto quelli hanno già svagato...

giovanni Non c'è nessuna commedia, le assicuro. Glielo vorrei giurare su qualcosa che avessi di più caro... Ma non ricordo niente nemmeno di me stesso... Nemmeno di lei... che davvero non dovrei aver dimenticata...

luisa Ma come parli strano, Giovanni! Non sembri neanche uno che viene dagli arditi!

giovanni Dagli arditi? La prego, continui. Mi dica chi sono... È terribile il vuoto che ho in testa... da quando sono qua dentro! Quanti anni ho?

luisa Ma davvero non ti ricordi più niente? Non è che stai prendendo in giro anche me?... Ma allora siamo salvi! Giovan­ni, non potranno più dire che sei un disertore. Loro hanno cer­te macchine che, se uno non fa il furbo, si vede subito... Ma co­me t'è successo? Del fatto che sei vestito da prete posso anche immaginarlo, ma del resto...

giovanni Come può immaginarselo? Me lo dica, se sa qualche cosa.

luisa Sì, ma la devi piantare di darmi del lei. Mi fa sembrare di non conoscerli più nemmeno io...

giovanni Ci proverò. Allora, il fatto del vestito?

luisa Ma sì, l'ultima volta che mi hai scritto, sarà una settimana fa, mi raccontavi che, per portare a casa la pelle da un'azione andata buca, avevi dovuto rimanere nascosto tutta una notte dentro il pozzo di scarico di una fogna e che poi, quando sei rientrato nelle nostre linee, puzzavi a tal punto che neanche in trincea ti hanno voluto tenere. E così hai dovuto scendere al deposito, un'ex sacrestia dove gli unici vestiti disponibili erano tuniche da prete e costumi per le recito dell'oratorio. E mica ci vuole tanta fantasia per capire da dove viene quel vestito!

giovanni Ah, certo, certo... non ci vuole fantasia...

luisa Sai cosa ti dico? Che in fondo mi fa piacere che tu abbia perso la memoria.

giovanni Perché?

luisa Perché così sarà come cominciare da capo. Come se dav­vero non ci fossimo mai conosciuti. Anzi, quasi quasi, mi metto anch'io a darti del lei, così mi sembrerà ancora più vero. (Com-wo^a)Buonasera...

giovanni (dopo una pausa carica di imbarazzo) Buonasera...

luisa Oh, piuttosto non mi hai ancora... pardon, non mi ha an­cora detto come le sembro... Le piaccio?

giovanni (esplodendo alla maniera propria dei timidi) Moltissi­mo! E io a lei? (Si mette di profilo).

luisa (entusiasta) Sf, si, anche di più...

Dal fondo entrano i medici.

professore Signora, senza rendersene conto lei ha salvato il suo Giovanni. Complimenti!

luisa Grazie, ma non capisco...

professore Ci deve perdonare ma abbiamo seguito parola per parola il vostro dialogo: era l'unico mezzo per renderci vera­mente conto della verità. Il suo comportamento, unito a quello del signor Giovanni, e l'averci svelato il contenuto di quella let­tera...

maggiore Lettera o non lettera io insisto nel sostenere che non ci sono prove sufficienti a dimostrare la loro buona fede. Chi mi dice che, accertisi di essere spiati, non abbiano continuato a re­citare, lui la parte dello smemorato, lei quella dell'oca innamo­rata?

medico (entrando) Io glielo dico.

maggiore Cosa mi dice?

medico Che lei è in torto a dubitare della sincerità dei signori! Sul retro della fotografia consegnatami c'era l'indirizzo del bat­taglione arditi. Ora, siccome per fortuna gli effettivi di detto corpo rispondono ad un unico comando autonomo, esente quin­di da complicazioni burocratiche, mi è stato facilissimo, me­diante una semplice telefonata al comando in questione, sapere la verità. Eccola. (Leggendo su di un foglio) « Fronte del Pia-ve, 2 febbraio 1918.1! sergente Gallina Giovanni si trova da tre giorni in licenza premio e vi potrà rimanere per altri dodici gior­ni come da regolare permesso qui notificato ». Questo mi è sta­to confermato dal suo comandante di compagnia in persona:

capitano medaglia d'oro Gianni Mazza.

professore (scoppiando a ridere) Questa sì che è una confer­

ma... (Rivolto ai due) Mi fa tanto piacere anche per voi, che ol­tre tutto mi siete pure simpatici. Però lei mi deve promettere di smetterla di fare il gnocco e di raviolare i piccionati.

giovanni Cosa devo fare, scusi?

professore (ai medici, soddisfatto) Sì, si, è proprio in totale amnesia.

medico E ha ragione la signora: meglio così. Fin quando non gli ritornerà la memoria, i passeggeri in tram saranno più tran­quilli.

profes sore Ad ogni modo credo non si tratti di una forma tan­to grave. Stia tranquilla, signora, dopo un buon periodo di ri­poso gli sarà facile tornare alla più perfetta normalità.

luisa Professore, le vorrei chiedere un favore. Mi lascia rima­nere qui con lui finché non guarisce ?

professore Come si sente lei? Mi dica la verità. Dal momento che non esiste nessuna denuncia a suo carico le conviene essere sincera...

luisa Sf, è proprio come sospettava il signor dottore, laggiù. La botta che ho preso in tram era una cosa da ridere. Ma io volevo far scucire un po' di soldi alla Filotranviaria. Ecco come è an­data. Ma adesso che c'è lui...

professore Se lo tenga.

luisa Come?

professore Se lo tenga, se lo porti a casa, che lo stare con lei sarà la migliore delle cure. Tutti i giorni me lo porterà qui per un paio d'ore e per il resto è tutto suo.

luisa Me lo posso portar via subito ?

professore Ma certo. E se lo potrà tenere per un pezzo, per­ché credo che, in quelle condizioni, a fare l'eroe non ci potrà tornare.

luisa Che bellezza! Grazie. (Salta al collo del professore e via via ringrazia gli altri medici e le infermiere).

medico (avvicinandosi a Giovanni) Scusi, permette una cosa? Mi dovrebbe fare il piacere...

giovanni Dica...

medico Appena comincerà a ritornarle la memoria... m'interes­serebbe sapere come mai, facendo il gnocco, le è venuto il gi­nocchio della lavandaia.

giovanni Come? Cosa m'è venuto, scusi...

luisa (afferrando la mano di Giovanni) Vieni, non perdiamo tempo che dobbiamo anche cambiarci... Grazie ancora di tutto.

Escono. Gli altri, mettendosi di fronte, cantano in coro, men­tre, alle loro spalle, scende il siparietto per il cambio di scena.

medici e infermiere (cantano)

Oggi ancora Prometeo inchiodato sul Caucaso sta...

SCENA SECONDA

Spaccato della casa di Luisa. L'ingresso è alla destra sul prosce­nio, alla sinistra il cancello che immette nello spiazzo antistante la casa. È già buio. Luisa e Giovanni arrivano davanti al can­cello. Lui è vestito di bianco: evidentemente si tratta della di­visa dei degenti all'ospedale.

giovanni È qui? luisa Sì, proprio a piano terra. (Apre il cancello con cautela)

Fai piano.

giovanni C'è qualcuno che dorme?

luisa No, ma è per via degli inquilini. Se scoprono che sei tor­nato ti troveresti in imbarazzo, non riconoscendo nessuno... Co­mincerebbero a farti un sacco di domande: «Ma com'è che è vestito a quel modo? »... «Ah, è il vestito che dànno ai mat­ti »... (Cerca qualcosa nella borsetta) Accidenti, dove ho messo la chiave! (Si trovano davanti alla porta d'ingresso). E poi vo­glio tenerti per me. Non voglio che succeda come le altre volte che, appena ti vengono a cercare i tuoi amici, te ne vai per il resto del giorno e della notte, e chi s'è visto s'è visto. (Continua a frugare nella borsetta).

giovanni Comincio a pensare che non devo essere stato un gran­ché di buono come marito. luisa Eccola! (E si accinge ad aprire la porta). giovanni Perché, noi siamo sposati, se non ho capito male... luisa Come no! Altro che sposati. Ci siamo sposati oggi. giovanni No, è impossibile. E io me lo sono già scordato? ! luisa Stai tranquillo, volevo dire che è come se ci fossimo spo­sati oggi... E questa è la nostra prima notte di nozze.

I due fanno per abbracciarsi. Si accende una luce al piano su­periore.

VOCE FEMMINILE Chi è?

luisa (che non riesce ad aprire la porta) Maledetta serratura! Presto, nasconditi.

giovanni Dove?

luisa Non so, esci in strada. Che se quella ti vede, domani lo sa tutto il rione.

voce femminile C'è qualcuno?

luisa Presto!

giovanni È una parola! Il cancello è chiuso! Buttami la chiave!

luisa Ma no, ma no... scavalcalo. (Giovanni si accinge a scaval­care il cancello. La donna del piano superiore si affaccia alla rin­ghiera). Sono io, signora Angela, non si scomodi...

angela Ah, signora Luisa, è tornata finalmente! (Volgendosi a parlare verso l'interno della casa) Luigi, è tornata la signora Gallina! Sì, l'hanno dimessa. (Rivolta a Luisa) E come si sente, adesso?

luisa (a Giovanni) Presto, scavalca.

Ma Giovanni è rimasto appeso con un piede incastrato fra le sbarre del cancello.

angela Come ha detto che si sente?... Scavalca? luisa No, no... Voglio dire... un po' stravolta... Scusi, sa, ma

dopo la botta mi capita spesso di dire una cosa per un'altra. angela Eh, capisco, ma vedrà che con un po' di riposo... Luigi,

vieni a salutare la signora! luisa Lasciati andare. angela Come?

luisa Dicevo di lasciar stare! angela (al marito che si è affacciato) Povera signora, straparla

un po' per via del colpo, sai... luigi (affacciandosi) Buonasera, ben tornata! luisa Come sta, signor Luigi? luigi Io, bene; lei piuttosto. Se si vuole accomodare... luisa No, no, grazie. Sono troppo stanca... Ci vediamo domani. angela e luigi Senz'altro, arnvederci! luigi (appena la donna è scomparsa al di là della porta) Altro

che botta! Quella è una scentrata. Chissà che colpo sarà anche

per il Giovanni, quando tornerà,... se tornerà. È inutile, la guer­ra è una gran porcheria!

Chiudono la finestra. Riappare Luisa.

luisa Entriamo! Presto! (Cerca di togliere il piede dall'inferria­ta del cancello ma gli rimane dentro la scarpa) Quella stupida ci ha rovinato l'ingresso! Volevo entrare in braccio a te, come una vera sposa, invece...

Entrano in casa. In mezzo alla stanza c'è un lampadario con sa­liscendi a contrappeso. Giovanni distrattamente va a sbattere nel contrappeso. Il lampadario gli precipita in testa.

giovanni (senza farci caso) Sai, Luisa, sono proprio contento d'averti sposata.

Si guarda attorno ad osservare la stanza: un ballatoio dà su al­cune porte del piano superiore. Alla destra, sulla parete, una biblioteca con molti libri. Qua e là, sparse a casaccio, cianfru-saglie, casse, bauli, sedie di vario stile.

luisa Anch'io, Giovanni... Non c'è molto ordine, mi devi scu­sare, ma, sai, col fatto che sono stata via per tutti questi gior­ni... Ora metto un po' a posto e poi ti preparo da mangiare.

giovanni Grazie. È molto divertente questa casa. Sono nostri tutti questi libri?

luisa No, sono di quello che ce l'ha affittata.

giovanni E si possono leggere ?

luisa Sì, caro, ma dacché ti conosco non ti ho mai visto sfoglia­re un libro manco al gabinetto, che è tutto dire!

giovanni (indicando su di una parete alcune pistole da tir asegno) Anche quelle pistole sono del padrone di casa?

luisa No, quelle sono tue. Sei sempre stato un fanatico, tu, per le pistole e, a quanto pare, hai una mira che spacca!

giovanni Bene. Non leggo, ma in compenso sparo. Ti dirò che comincio a non piacermi affatto.

luisa In compenso piaci sempre di più a me...

giovanni E quelle due porte, dove dànno?

luisa La prima in camera tua e questa nella mia.

giovanni Come la mia e la tua?

luisa Eh si, noi non dormiamo insieme... Sapessi quante volte abbiamo litigato per questo motivo!

giovanni Perché, tu non vuoi?

luisa No, sei tu che non vuoi.

giovanni Io non voglio? Dio, come mi sono antipatico... Ma perché non voglio?... Sto imbecille!

luisa Prima di tutto perché ti secca che io faccia miao... zt... zt.-.zt...

giovanni Cosa fai, tu?

luisa Miao... zt... zt... zt... E poi, quando proprio non ce la fac­cio più, fischio.

giovanni Fischi di notte?

luisa Si.

giovanni Ma quando non ce la fai... a far che?

luisa A farti smettere di russare.

GIOVANNI Io ruSSO?

luisa Sicuro. E poi, quando ti svegli, dici che non è vero: mi fai una gran scenata, prendi su il tuo cuscino e te ne vai...

giovanni In camera mia...

luisa Si. (Comincia ad apparecchiare la tavola).

giovanni Senti, già che ci siamo, dimmi tutti gli altri difetti che ho... tutti in fila... Perché il venirli a conoscere uno alla volta è peggio della doccia scozzese che mi facevano in manicomio...

luisa Sta' tranquillo, non ne hai molti altri. A parte il fatto che ti piace bere.

giovanni Molto?

luisa Be', abbastanza.

giovanni Benone!E poi?

luisa Ogni tanto mi fai le corna.

giovanni No! ?

luisa Si. Anzi, più di una volta me le hai portate perfino in ca­sa le tue...

giovanni Mascalzone, disgraziato!

luisa E poi, se ti gira di traverso, me le suoni!

giovanni Pure? Mascalzone, disgraziato che non sono altro! Mi faccio schifo, ecco! Ma ti prometto che cambierò... Per prima cosa, questa notte andrò a dormire in camera mia, da solo, così imparo!

luisa Eh, no... eh! Allora!...

giovanni Eh, sì!... Credeva, lui, fa, disfa, beve, gioca, picchia e poi, dopo aver fatto il bellimbusto in guerra, l'eroe, perché lui è un eroe, torna e tutti If, pronti ai suoi piedi, con le braccia aperte e il letto caldo! Eh, no! Troppo comodo... D'ora in poi si cambia sistema.

luisa Ma io non voglio cambiar sistema. Per me va bene così. Meglio che me le suoni, piuttosto! Ma io stanotte non voglio dormire sola! Sono più di due mesi che ti aspetto. Due mesi che ogni notte vado a dormire nel tuo letto per paura che tu tor­nando, e trovandomi addormentata, te ne vada a dormire per tuo conto. Non puoi aspettare domani a metterti in castigo? Io che c'entro?

giovanni Ma sai come sono certi tipi: se gliela dài vinta per una volta, è finita, non si raddrizzano più!

luisa Ma è anche pericoloso prenderli troppo di petto: tu non ti conosci...

giovanni Purtroppo no.

luisa E allora, lascia fare a me. Vedrai che ti raddrizzo io. Io so come prenderti, a te.

giovanni Ma ti giuro che se mi scopro un'altra volta a fare il balordo, vedi cosa mi faccio! Sto mascalzone!... (Luisa porta una tovaglia enorme. Giovanni la guarda stupito) Ma è a due piazze! A proposito, da quanto tempo siamo sposati?

luisa (portando una zuppiera in tavola) Adesso mangia, su.

giovanni Sì, sì... Ma intanto, dimmi, da quanto tempo è?

luisa Senti, non posso dirtelo stasera perché dopo tu ti arrabbi un'altra volta.

giovanni Di' la verità, non siamo sposati noi due, vero? Non aver paura, ti prometto di non arrabbiarmi.

luisa Beh, insomma... Sì, è vero, noi non siamo sposati fra noi due, siamo sposati con altri due.

giovanni Cosa! ?

luisa Hai promesso di non arrabbiarti...

giovanni Non mi arrabbio... Così io ho una moglie e tu hai un marito...

luisa Si. (Ha posato sulla tavola un fornello a petrolio).

giovanni E loro lo sanno che noi viviamo insieme?

luisa Altroché, che lo sanno. Le hanno anche prese...

giovanni Le hanno prese da chi?

luisa Da te, quando sono venuti qui a reclamare. Non ti ar­rabbi? (Soffrega con violenza un fiammifero che non s'accende, ci riprova con un altro).

giovanni Va' avanti.

luisa Accidenti, questi fiammiferi sono umidi; andiamo alla vecchia maniera... (Va verso la parete dove sono appese le pi­stole).

giovanni Come sarebbe, la vecchia maniera?

luisa Così. (Stacca una pistola e spara due colpi sul fornello).

giovanni (dopo un sussulto piuttosto vistoso) Sarebbe la vec­chia maniera?

luisa Si. (Afferra il pistone della macchinetta a petrolio e si mette a pompare. L'uovo che sta nel pentolino si gonfia fino a spuntare dal pentolino stesso, s'ingigantisce sempre più, rag­giunge proporzioni da uovo di struzzo).

giovanni L'uovo, scoppia l'uovo!

luisa (fortemente contrariata) No! No! No! Colpa mia, ho sba­gliato macchinetta. Ho preso quella dei giochi di prestigio...

giovanni (mette sull'uovo un piatto che rimane in equilibrio) Scusa, ma mi fa impressione... (Copre il tutto con un tovaglio-lo) Cosa stavi dicendo del matrimonio?

luisa C'è da non crederci, sai. Io e mio marito abbiamo cono­sciuto te e tua moglie proprio il giorno che tutti e quattro an­davamo a sposarci. Abbiamo litigato, abbiamo fatto la pace e poi, già che c'eravamo, siamo andati a fare il banchetto di noz­ze, tutti insieme. Fra il bere e il gran mangiare tu e mio marito eravate diventati talmente amici che avete buttato là l'idea di fare assieme anche il viaggio di nozze. A dir la verità, a me sta trovata non mi andava tanto, perché mi ero accorta che appena ci capitava di incontrarci con gli occhi, e ci capitava spesso, sen­tivo certe vampate venirmi su per il collo che mi pareva d'es­sere diventata una colonnina del termometro quando lo metto­no nell'acqua calda. Poi, voi due, tanto per scherzare, vi siete scambiata la sposa e tu sei venuto a sederti vicino a me. Io, che stavo mangiando il gelato, per l'emozione ne ho mandato giù un blocco tutto d'un pezzo, che momenti strozzo. Che se non ci fosse stata la solita vampata che me l'ha sciolto in gola, soffo­cavo davvero. Poi, non ti dico com'è stato il viaggio di nozze...

giovanni Ah! Perché, abbiamo fatto davvero il viaggio tutti e quattro in cooperativa, in comitiva, scusa...

luisa Sicuro. Tutti e quattro a Venezia. Con quei due rimbam­biti di mio marito e tua moglie che non si accorgevano di nien­te. Mi facevano una rabbia!

giovanni Ma tu non volevi bene a tuo marito?

luisa Io credevo di si, ma con lui, a me, le vampate da scioglier­mi il gelato in gola, mica mi venivano. Manco se lo guardavo per un'ora! Forse per via che era un po' miope e, sai com'è, quando uno ha gli occhiali, l'occhiata è un po' ridotta.

giovanni E io a mia moglie?

luisa Tu a tua moglie, cosa?

giovanni Dico, le volevo bene?

luisa È da ridere che tu lo debba domandare proprio a me! Non lo so, aveva un cinque o sei anni più di te. E tu con la fac­cia tosta, più tosta di questo mondo, la chiamavi zio.

giovanni Zia!

luisa No, no, zio. Zio Piero. Per il fatto che aveva la voce bas­sa e un po' di peluria sul labbro. E lei, sta deficiente, rideva co­me una gallina quando la tastano per vedere se 'ha l'uovo.

luigi (dalla ringhiera superiore) Angela, lascia stare che quella è già a letto.

angela (che è scesa di sotto ed ora si trova presso la porta della casa di Luisa) Fai presto tu... Sono sicura d'aver sentito spa­rare. E poi, guarda, c'è la luce accesa.

luigi Cosa interessa a te: la paghi tu la luce?

angela Che discorsi! E se quella si fosse ammazzata? È capace che domani mattina la troviamo stecchita. Sai come sono i mat­ti! Signora, signora! (Bussa alla porta) Oh Dio, non risponde nessuno: fammi il favore, corri a telefonare ai pompieri che vengano a buttar giù la porta, io non voglio averci niente sulla coscienza, ah no!

luisa (fa cenno a Giovanni di salire in camera e apre la porta) Chi è?

angela Oh, signora Luisa, meno male! Eravamo tanto preoccu­pati io e il mio Luigi! Sa, ho sentito sparare e allora ho pensato che fosse successo...

Giovanni raggiunge il ballatoio, esce di scena.

luisa No, no, non è successo niente. (La obbliga sull'uscio) È che ci sono delle zanzare così cattive...

angela E lei spara alle zanzare?

luisa Sì, ammazzarle con le mani mi fa impressione.

angela Capisco... (Facendo capolino, sbircia con fatica all'inter­no) Ah, vedo che ha preparato per due...

luisa Ah, si... Io preparo sempre per due... Sa, nel caso tornas­se...

angela Che cara signora! Lo aspetta sempre, eh?

luisa Eh, si... Ad ogni modo se si vuole accomodare. (La spin­ge verso l'esterno).

angela (sgusciando ed entrando in casa) Ma no, si figuri... Piut­tosto, se ha bisogno di compagnia, se vuole che resti qui a dor­mire, senza complimenti...

luigi (dall'esterno, affacciandosi alla ringhiera) Angela! Allora?

Hai intenzione di restare li per un pezzo?... Dài che ho sonno! voce di fuori Anche noi abbiamo sonno. Volete piantarla! angela Hai visto? Hai svegliato tutto il rione! luigi Allora?

angela Allora cosa? Vai a dormire che io devo star qui a tener compagnia alla signora che non sta neanche tanto bene, pove­rina!

luisa Ma no, signora Angela, io sto benissimo. Non stia a di­sturbarsi!

angela Sì, sta bene! Spara alle zanzare, prepara da mangiare per due... Venga, che la metto a letto. (Comincia a salire le scale) Poi le preparo una bella camomilla e vedrà come le stende i ner­vi!

luisa Signora Angela, le ho detto che non ho bisogno di niente! La ringrazio. Se ne vada, che suo marito l'aspetta...

angela Ma mio marito non ha bisogno di me. (Continua a sa­lire).

luisa E neanche io di lei. Avanti, scenda di li, se ne vada, se ne vada!

angela Vede, lo sapevo. Le sta venendo la crisi. Ma adesso le preparo subito una camomilla. (Ridiscende le scale).

luisa (afferrando una pistola dal muro) Se ne vada!

angela Oh, mio Dio, che fa! Sf, sf, me ne vado... (Esce) Ma aspetti almeno che le spenga la luce. (Rifa capolino dalla porta).

luisa No, la spengo da me, la luce. (Spara verso la lampada che va in frantumi: buio all'interno, luce solo all'esterno).

angela (lancia un urlo) È matta, è matta davvero! (Afferra la mano armata di Luisa nell'intento di strapparle la pistola. Col­luttando escono sul proscenio. Parte un colpo che colpisce il povero Luigi, venuto al balcone).

luigi Ah, il mio naso... Ohi, ohi!

angela E ti sta bene. Così impari a ficcarlo nelle faccende degli altri.

Buio.


ATTO SECONDO

SCENA PRIMA

II mattino dopo. Casa di Luisa.

Bussano alla porta, è un furiere che porta un pacco. Nessuno

risponde. La porta è socchiusa e il Furiere entra.

furiere C'è nessuno?

Sul ballatoio appare Luisa assonnata.

luisa Scusi, ma lei da dove è entrato?

furiere La porta è aperta: avevo bussato, ma...

luisa Già, adesso che mi ricordo, quella deficiente m'ha fatto anche dimenticare di chiuderla... Avrebbero potuto rubare tut­to. Meno male che il ladro è in casa. Che cos'è?

furiere (aprendo il pacco) È l'abito per suo marito. Deve fir­mare qui. (Mostra una carta).

luisa È una divisa da soldato? Ma, il professore mi aveva detto che per via dell'amnesia...

furiere Lo so, ma fin quando non arriva il congedo è obbligato ad indossarla, soprattutto quando verrà all'ospedale per le visi­te. Ecco, guardi, c'è tutto. Se vuol controllare: i gambali, il cap­pello, la pancera... No, la pancera no, perché ce l'ha già... Guar­di, ci sono perfino le mostrine e i gradi già attaccati. Corredo completo. Non è roba proprio nuova... Sa, la nostra fureria vive un po' sui morti, come si dice... (Ride).

luisa Come, sui morti?

furiere Sì, su quelli che muoiono all'ospedale. Giusto giusto abbiamo trovato una divisa di un sergente degli arditi, e non c'è stato manco bisogno di cambiare le mostrine. Guardi, nean­che un buco. Che, per fortuna, quello è stato beccato nella te­sta... (Ride idiota).

luisa Già, per fortuna, eh! (Gli rifa il verso).

furiere Sì, insomma, si fa per dire. Ad ogni modo è tutta roba

disinfettata. Se vuol firmare... luisa (esegue) Grazie e buongiorno.

Il Furiere esce e, dall'alto, appare Giovanni.

giovanni Chi era?

luisa Oh, niente, ti hanno portato la divisa senza buchi.

giovanni Come senza buchi?

luisa Ehi, non mi dici neanche buongiorno?

giovanni Ah, mi scuso... Buongiorno.

luisa Buongiorno, ben alzato. Come ti senti? Hai fame?

giovanni Grazie, molta fame.

luisa Adesso ti preparo subito... Sai che non ti ho sentito rus­sare neanche una volta per tutta la notte...

giovanni Per forza, non ho quasi mai dormito.

luisa Mi spiace, ero io che ti davo fastidio.

giovanni No, tutt'altro. È che non potevo fare a meno di pensa­re a tutto quello che mi avevi raccontato, e mi spaccavo la testa per cercare di ricordarmi. È brutto non avere più ricordi... spe­cialmente di così belli.

luisa Ne avremo di migliori, te lo prometto. Vieni che, intanto che il latte si scalda, t'aiuto a cambiarti. E poi bisogna che ti accompagni all'ospedale, che il professore ti aspetta per la vi­sita.

giovanni Vorrei fare un bagno, è possibile?

luisa Come no! Prego, s'accomodi... Vuoi che ti scaldi l'acqua?

giovanni No, grazie, mica fa freddo; e poi, allenato come sono alle docce scozzesi... Quella si che era acqua gelata! (Entra nel bagno al piano superiore) E via una, l'altra. Tanto, con la scusa che sei matto, che gli interessa a loro se poi ti fanno venire la polmonite. Quaranta di febbre e dicono che è tutta autosugge­stione...

luisa Eccoti la maglia e il resto. Quando sei dentro la vasca chiamami che ti vengo a insaponare... (Rientra nella propria ca­mera).

Dalla finestra, in alto, si affaccia la signora Angela con delle len­zuola da stendere. Canticchia il motivo di « Dove voli cardel­lino ». Al cancello appare Giovanni in divisa di ardito.

il vero giovanni Bella lei, la mia Angela, che sta mettendo fuo­ri le bandiere per il ritorno dell'ardito! angela Oh! Signor Giovanni! Finalmente! Aspetti, aspetti che

le devo dire una cosa molto delicata: si fermi li... non entri in

casa... È una cosa molto delicata. Un minuto e sono subito giù

da basso. (Scompare). il vero giovanni Cos'è, tuo marito ha mangiato la foglia che

noi due?... Angela, signora Angela...

La donna è arrivata al piano terra.

angela Sono qua. Non gridi che ci può sentire...

il vero giovanni Perché, il tuo Luigi non è ancora andato a la­vorare?

angela No, è di là, in cucina... Non è di lui che mi preoccupo, ma di sua moglie...

il vero giovanni E chi se ne frega. A parte che quella, a que­st'ora, dorme ancora come un sasso... E poi, se vuoi proprio sa­perlo, io sono tornato per te, mica per quella scema.

angela Oh, Giovanni, non dica così, non è delicato...

il vero giovanni Uhe, Angela! Ma quante volte dobbiamo fare ancora l'amore insieme, prima che tu ti decida a darmi del tu? (L'abbraccia).

angela (divincolandosi) Oh, signor Giovanni, non è il momen­to. Mi ascolti, è successa una disgra2Ìa...

IL VERO GIOVANNI A chi?

angela Alla tua Luisa.

il vero giovanni (ride) Ah, ah, ah! È morta?

angela No, ha preso una gran botta in testa. L'hanno appena dimessa dal manicomio.

il vero giovanni Beh, allora vuol dire che è guarita.

angela Mica tanto! L'ho vista proprio ieri sera. Straparlava. Io le dicevo « buonasera », e lei rispondeva... che ne so: « scaval­ca ». Poi sparava alle zanzare e ha sparato anche a mio marito che, poverino, non può neanche più soffiarsi il naso. E quando sono entrata in casa ho scoperto che la tavola era apparecchiata per due... E non ha voluto neanche che le tenessi compagnia.

il vero giovanni Ha mangiato tutto lei?! Ingordona!

angela Giovanni, non scherzare, ti prego.

il vero giovanni Oh, finalmente, ti sei decisa a darmi del tu!

Brava! Adesso va' di sopra, manda via tuo marito, spogliati che poi ti devo parlare.

angela No, Giovanni. Non possiamo. Mi ha fatto una pena, po­vera donna. Non posso dimenticare con che faccia mi guardava al momento della crisi. Come se avesse saputo tutto di noi. Gio­vanni, ho paura! Forse questo è un segno del destino che ci ha voluto punire...

il vero giovanni Beh, è un destino simpatico se per punire noi dà le mazzate in testa a lei. Finché va avanti così, io ci sto.

angela Cattivo! Sei proprio senza cuore! Ti prego, se proprio non vuoi farlo per lei, fallo almeno per me. Non trattarla male, che se le viene un'altra crisi va a finire che ci resta per davvero. La mettono fra le inguaribili e dopo ce l'avrai sulla coscienza per tutta la vita. Promettimi che la tratterai con gentilezza...

il vero giovanni Sì, bella morettona! Lo farò per amor di te. Sarò gentile come un milord.

angela Bravo! E adesso, entra. Ci vedremo più tardi.

Il vero Giovanni è appena entrato in casa che, dall'alto, s'af­faccia il marito di Angela.

luigi (col naso incerottato) Angela, cosa fai If di sotto?

angela Oh, niente... Ero scesa a prendere un fazzoletto che mi era cascato...

luigi E con chi parlavi, col fazzoletto?

angela Sì, perché, cosa c'è di male? E poi dici che sei socialista, eh!

luigi Che c'entra?

angela C'entra sì: io per esempio, che sono una vera democra­tica, parlo con tutti! (Esce di scena).

luigi Oh! (Rientra in casa con l'aria di chi ha ricevuto una maz­zata).

Il vero Giovanni si riaffaccia alla porta. Dal cancello entra il professore.

professore Eccolo qui, il nostro giovanotto, già in piedi bello e vispo... Come va?

il vero giovanni (lo squadra perplesso) Bene, grazie. Ma scusi, lei...?

professore Sta' tranquillo. Ho voluto solo farti un'improvvi­sata. Te l'ho già detto che mi sei simpatico. (Gli dà una manata affettuosa sulla spalla).

il vero giovanni (allocchito) Me l'ha già detto?

professore Non te l'ho detto? Beh, te lo dico adesso: mi sei simpatico. E sai un'altra cosa? Stai proprio bene vestito da ar­dito... Certo, meglio che da prete. Ah, ah, ah...

il vero giovanni (non capisce, si sforza di ridere) Ah, ah, ah...

professore Hai visto? Basta arrivare a casa ed ecco sembri già un altro. Hai perfino un'altra faccia. Piuttosto, come va tua moglie? Voglio dire, la tua Luisa?

il vero giovanni Mah, pare che non vada tanto bene...

professore Mi spiace. Beh, del resto, c'era da immaginarlo. Dopo tutti quei colpi! Per di più, l'aria del manicomio non fa mai bene a nessuno. Neanche a me che lo dirigo da vent'anni.

il vero giovanni Ah, mi scusi, ma allora lei è il professore del manicomio?

profes sore Non mi dirai che mi hai riconosciuto soltanto ades­so?

il vero giovanni No, no... dico... oh, perdinci... E chi non co­nosce il professore!

professore Meno male! Mi stavo già preoccupando.

il vero giovanni E io, stupido, che la facevo aspettare sulla porta. S'accomodi. (Gli fa strada nell'interno).

professore Grazie.

il vero giovanni Adesso le chiamo subito la Luisa.

professore Aspetta, già che ci sono, tieni. (Consegna la foto) Ce l'aveva data lei.

il vero giovanni Ah, è la mia fotografia. (Fra sé) Ecco perché mi ha riconosciuto subito. (Ad alta voce) Luisa!

voce di luisa Si...

il vero giovanni Luisa, sono io, Giovanni.

luisa (dal di dentro) Sì, ho capito, vengo. Mi spoglio e sono su­bito da te.

il vero giovanni Come, ti spogli?

luisa (come sopra) Sì, ho deciso di sguazzarmi un po' anch'io.

il vero giovanni Accidenti, straparla proprio... (Di nuovo ad alta voce) No, fammi il piacere, forse è meglio che ti metti qual­cosa.

luisa Oh, esagerato! T'ha fatto proprio effetto quel vestito da prete! E va bene, ma bisogna che aspetti, perché mi ero già mezza spogliata...

professore (imbarazzato) Forse sono stato un po' importuno...

il vero giovanni Ma cosa dice? Lei si scomoda apposta dall'o­spedale e poi ci chiede anche scusa? Ma ci mancherebbe altro!

Anzi, aspetti che le offro qualcosa. Faccio un salto in cantina e le porto su una bottiglia di quelle... Champagne francese! Au­tentico anteguerra! Le piace lo champagne, o preferisce qual­cos'altro?

professore No, no, va benissimo lo champagne. il vero giovanni Bravo professore! (Gli dà una manata sulle spalle da fargli perdere l'equilibrio, esce cantando a squarcia­gola] « E noi arditi amiam la morte... »

Si apre una porta sul ballatoio: appare Luisa.

luisa Ecco, Giovanni, spero di essere abbastanza coperta.

professore Buongiorno, signora, ben alzata.

luisa (sorpresa) Professore, mi dispiace, è tanto che aspetta? Mi poteva chiamare.

professore Per carità, signora. Passavo di qui e ho pensato di venirvi a fare un'improvvisata.

luisa (scendendo le scale) Lei è proprio gentile! S'accomodi.

profes sore Ho pensato anche che avrei potuto dare un'occhia­ta al suo simpaticone senza farlo venire fino all'ospedale, al­meno per oggi.

luisa Com'è buono, lei, professore! Pare neanche un profes­sore... Prende qualcosa? Che so, un caffè, un vermouth?

profes sore No grazie, preferisco lo champagne.

luisa (ride impacciata) Lo champagne?! Non so se ce ne sarà rimasto ancora in cantina...

professore Beh, in tal caso, prenderò qualcos'altro. Non im­porta. Piuttosto mi dica di lei, come va?... Felice?

luisa Felicissima. Sa cosa le dico? Che benedico la fogna e il bagno che ci ha fatto dentro. Non l'ho mai visto tanto gentile, tanto affettuoso. Pare un altro...

professore Eh già, succede, alle volte... Erasmo diceva: « La pazzia rende poeti i bifolchi, gentili i mandriani, onesti i mini­stri ». (Risata in controscena di Luisa che lo guarda meravi­gliata). Lo diceva Erasmo...

giovanni sosia (affacciandosi alla porta del bagno, in divisa) Eccomi qua, come ti sembro vestito da eroe?

luisa Giovanni, guarda chi c'è!

Il sosia si precipita per le scale. professore Ah, noi ci siamo già visti.

luisa S'è voluto scomodare apposta per non farti andare fino

all'ospedale. sosia (ha raggiunto il pianterreno, va per strìngere la mano al

professore) Molto gentile: non doveva proprio scomodarsi.

Gag lampada: il sosia batte nel contrappeso, lo solleva, il lam­padario finisce sulla testa del professore.

professore (preoccupato) Di' un po', Giovanni, ti ricordi o no che ci siamo già visti, o te ne sei già dimenticato?

sosia Stia tranquillo, professore. Mi ricordo benissimo. Anzi, le dirò che mi sembra di far progressi. Poco fa, nel bagno, mi sono reso conto che stavo canticchiando una canzone con delle parole in latino.

profes sore Possibile ! ?

sosia Sì, e non l'ho certo imparata in questi giorni... Senta co­me fa (canta in falsetto, nasale) « Laudemus in lumiens... »

luisa Gliela canterai dopo. Adesso il professore vuol bere del­lo champagne.

professore Non ha importanza... se non è proprio champa­gne... Gliel'ho detto, anche del vermouth, per me fa lo stesso.

luisa Va bene. Allora, Giovanni, fammi il favore. Là, a destra, in fondo (indica all'esterno), c'è un ripostiglio. Dentro all'ar­madio... Ma forse è meglio che ci vada io...

sosia No, no, stai comoda. Mi fa piacere sentirmi utile a qual­cosa. Ci vado io. (Esce cantando) « Laudemus in lumiens... »

luisa Grazie. Ha visto com'è gentile? Sarà perché non ci sono abituata, ma quando fa così mi viene un nodo alla gola...

professore La capisco. Ad ogni modo non s'illuda. Non andrà sempre così. L'avverto perché non se ne debba preoccupare. Ci saranno degli alti e bassi sempre più frequenti via via che riaf­fiorerà la sua vera personalità. Starà a lei, e soltanto a lei, riu­scire, con la dolcezza e l'assecondamento, a smussare gli angoli troppo acuti del suo carattere.

il vero giovanni (entra con la bottiglia, cantando a squarciagola) «E noi arditi amiam la morte... » (Vede Luisa) Eccola qua la mia balordona. Bella, lei, col crapone scentrato! (L'abbraccia e la bacia) Ecco qua, professore, ci dia un'occhiata. (Mostra la bottiglia) Adesso vado a sgnaccarla nel ghiaccio e poi, ale le belle rane! !

luisa Fa' un po' vedere; ma questo è proprio champagne! Do­ve l'hai trovato?

giovanni Riserva della casa!... Eh, ma tu, piuttosto, non dici niente? Non fai un po' di festa qui all'uomo che t'ha fatto la bella sorpresa?

luisa (un po' delusa per i suoi modi brutali) Sf, sì, sei stato mol­to bravo...

giovanni E lei, professore, cosa ne dice? Come l'ha trovata la mia svirgolata qui presente?

profes sore (con evidente impaccio) Bene, bene. In gran forma.

giovanni Allora, se sei in forma, vedi un po' di trovare un paio di bicchieri che intanto io vado fuori a rimediare un po' di ghiaccio per sgnaccarci la bottiglia.

luisa Aspetta, Giovanni, forse è meglio che ci vada io... A par­te che preferirei che tu non ti facessi vedere tanto in giro...

giovanni Perché non dovrei farmi vedere? Forse che uno si de­ve vergognare di essere un soldato della patria in armi? Ma se qualcuno abbozza solo di farmi il verso, gli sgnacco una scar­pata nelle gengive che per un mese non riesce a masticare man­co il pancotto, te lo dico io! (Esce cantando sbracato) «E noi arditi amiam la morte... »

luisa Professore! (Si porta le mani al viso, disperata) Oh, Dio, che cambiamento...

professore L'avevo avvisata che ci sarebbero stati degli alti e bassi. Ma non si impressioni, anzi se ne rallegri. Vuol dire che è sulla via della guarigione.

luisa Sf, sì... Capisco. Ma mi fa star così male il sentirlo par­lare in quel modo! Così villano, strafottente. Mi ha trattata co­me una pezza da piedi! E pensare che stanotte...

professore Non si disperi, vedrà che tornerà ad essere genti­le. Magari ad intervalli, ma tornerà ad esserlo.

sosia (rientrando, parla pacato, sommesso, come suo solito) Mi spiace, Luisa. Ma non ho trovato niente. Avevi ragione. Forse era meglio ci fossi andata tu. Mi rincresce doverti scomodare, ma ho trovato soltanto i bicchieri.

profes sore Ha visto? Cosa le dicevo?

luisa Eh già. Siamo arrivati all'intervallo.

sosia State parlando di me, vero?

luisa Sì, il professore mi stava dicendo che saresti tornato come prima.

sosia Cioè villano e mascalzone, eccetera?

luisa No. Non come prima... prima. Come prima... dopo. Co­me adesso, insomma.

sosia Non capisco.

luisa Eh, lo so che non puoi capire. Ma tu promettimi che farai il possibile, che ti sfor2erai... Come si può fare, professore?

professore Lo stava dicendo proprio lei adesso, come si può fare. Sforzandosi, con la propria volontà, di ristabilire l'equili­brio psichico. Cercare, insomma, di determinare lo sganciamen­to dalla personalità impulsiva, e, diciamo così, volgare, da quel­la sensibile e gentile che è in lui. L'unico aiuto che potrà dare la signora consisterà nel cercare di condizionare i suoi riflessi li­beri per mezzo di un qualsiasi moto esterno.

luisa Non capisco: cos'è il moto esterno?

sosia Invece a me pare di aver capito. Posso anche sbagliarmi, ma...

professore Dica, dica.

sosia Ecco: se non ho frainteso, lei pensa che se Luisa, per e-sempio, quando io tornassi a riprendere un atteggiamento nega­tivo, di colpo, provasse... che so io... a... a fischiare, ripetendo via via questo sistema, quel fischio produrrebbe in me l'effetto di capovolgere meccanicamente il mio stato d'animo. E da ira­scibile tornerei ad essere istantaneamente docile.

luisa Con un fischio? Possibile!

professore Possibilissimo, signora. È stato più volte provato. Lei pensi ai cavalli quando suona la carica. Diventano subito focosì, desiderosi di gettarsi al gran galoppo. Ma appena suona la ritirata, cioè un altro tipo di accordo melodico, essi tornano di colpo docili e mansueti.

luisa Eh già, non ci avevo mai pensato. Bene, bene... D'ora in poi andremo avanti col fischio! (Fischia) Va bene così? Che ef­fetto ti fa? Accidenti, io parlo, parlo e mi sono dimenticata del ghiaccio. Faccio un salto... Mi levo la vestaglia... (Fa il gesto di togliersela sema rendersi conto che sotto è completamente nuda).

sosia (la blocca) No, no, ti prego, non puoi uscire così, senza niente in testa. Ci vado io. Basta che tu mi dica dove lo posso trovare.

luisa Va bene, allora sta' attento: esci di qui, volti a destra, di fronte troverai un bar.

sosia Ho capito. (S'incammina).

luisa E fatti dare anche un secchiello da spumante che noi non ne abbiamo.

sosia Va bene. (Esce. Luisa fischia). Eh? Che c'è?

luisa Si dice: compermesso!

sosia Ah, si. Compermesso. (Da un bacio a Luisa).

luisa Così va bene. (Il sosia esce). Speriamo funzioni davvero sto fischio!

Si sentono battere le ore a un campanile vicino.

professore Che ore sono?

luisa Credo le undici.

professore Accidenti! L'ho fatta grossa! Dovevo essere già al­l'ospedale. Mi spiace, ma bisogna proprio che me ne vada.

luisa Ma aspetti un attimo, professore. Appena Giovanni ritor­na col ghiaccio, beviamo.

professore Non mi è proprio possibile. (Le stringe la mano).

luisa Allora faccia una cosa: si tenga la bottiglia. La berrà con i suoi colleghi alla nostra salute.

professore Ma no, mancherebbe altro!

luisa La prego! Dopo tutto quello che lei ha fatto per noi... (Incarta la bottiglia) Ci fa un vero regalo. (Gliela consegna).

professore Grazie. Fra tutti e due siete proprio commoventi. Grazie. La berremo alla vostra salute e alla sua felicità!

luisa (lo accompagna alla porta) Ci vediamo domani all'ospe­dale per la visita.

professore Si. Mi saluti il suo Giovanni. (Raggiunge il can­cello).

luisa Arrivederci e grazie ancora. (Rientra in casa).

giovanni (entra dal fondo col secchiello del ghiaccio) Ehi, dov'è il professore?

luisa Accidenti, come hai fatto presto a tornare! Vieni che il professore se ne sta andando. Ha fatto tardi. Vieni a salutarlo.

Il professore è già fuori scena. Giovanni esce in proscenio e gli grida, come lo scorgesse di là dal cancello.

giovanni Ehi, professore! Saluti i matti da parte mia e un piz­zicotto all'infermièra più giovane. Ma me la scelga bella, mi rac­comando, eh?... Ah, ah...

luisa Giovanni, ma che ti salta in testa di parlargli a quel modo!

giovanni Perché? Cosa credi che gli faccia schifo? È roba sana dopo tutto, disinfettata.

luisa Ci risiamo! Ti si è rivoltato un'altra volta il riflesso.

giovanni (sempre guardando alla volta del professore) Ehi, ma quel balordo si è fregato la bottiglia.

luisa Sta' tranquillo. Non l'ha fregata. Gliel'ho regalata io.

giovanni Brava! E adesso noi che cosa ci beviamo? Il ghiaccio a toccherà? (Luisa fischia). Potevi almeno farmelo assaggiare, no? Ma lei deve fare la grande con la roba degli altri, la smar-piona! (Luisa fischia). Cos'hai da fischiare? O Dio, ci ha la crisi col fischio, adesso!

luisa Giovanni, concentrati, ti prego. Se no il fischio non ti fa niente...

giovanni Cos'è? Ma cosa straparli, cosa? E va be', facciamo il milord e vediamo se ti passa. Scusami se ho alzato un po' la vo­ce, ma siccome quello champagne l'avevo messo via apposta per quando tornavo... Ma non ha importarla: vorrà dire che alla prossima occasione ne frego un'altra bottiglia (fischio), me ne sgarro un'altra bottiglia (fischio), ne sgraffigno un'altra botti­glia (fischio), ne... ne... (cerca la parola) ne... procurerò un'al­tra.

luisa Bene, hai visto, funziona! Il riflesso ti si è rivoltato un'al­tra volta. (Gli salta al collo) Bello, bello il mio cavallone ner­voso che appena gli suoni la ritirata ha il condizionamento che si rivolta al volo! Dio, Dio, ti bacerei a macchina!

giovanni Calma, uhei, calma! Per la miseria, che svirgola!... Sen­ti, Luisa, domani bisogna proprio che torniamo dal professore, perché, così...

luisa Ma sicuro che ci andiamo dal professore: domani, dopo­domani, fin che vuoi tu.

giovanni Brava! E adesso se ce la fai con la testa, preparami la vasca che vorrei fare un bel bagno.

luisa Subito. (Poi si rende conto) Ancora!

giovanni Come, ancora?... Ma cosa credi, che in trincea ci sia un Cobianchi ad ogni cantone? Se non approfitto di fare il ba­gno quando sono a casa mia...

luisa Va bene, approfitta. Ma ho paura che a esagerare ti fac­cia male.

giovanni Dài, dài che non esagero. Una sguazzatina tanto per far annegare quei due o tre pidocchi che mi rugano da una set­timana. (Luisa fischia). Adesso incomincia a diventare una rot­tura di cilindri, eh! (Altro fischio). Signori, in carrozza che par­te il treno! Dài, muoviti con quest'acqua! Che se no va a finire che il diretto parte davvero, ma sul tuo faccione svirgolato! (Entra nel bagno).

luisa (fischia sconsolata e poi piange) Accidenti! Stavolta non ha funzionato! Ma forse la colpa è mia che non so fischiare be­

ne. Bisogna che mi alleni. Riuscissi a fischiare con le due dita in bocca come fa il signor Luigi! Quello sf che è un bel fischio. (Ci prova) ...Macché, è proprio questione di tecnica. (Esce dalla porta che dà sul proscenio) Signor Luigi? Signor Luigi?...

angela (si affaccia) Buongiorno, signora.

luisa Buongiorno, signora Angela.

angela Come va? Ho visto che è tornato il suo Giovanni; è con­tenta?

luisa Sì, sf... Volevo chiedere un favore a suo marito. È in casa?

angela No, ma se posso fare io...

luisa No, avevo proprio bisogno di lui.

angela Mi spiace, ma adesso non c'è. Ma, senza complimenti, se posso rimediare...

luisa Eh, non credo. A meno che... Senta, signora Angela, lei è capace di fischiare con le due dita, alla pecorara?

angela Alla pecorara? Ma perché?

Nel frattempo è rientrato il falso Giovanni che si guarda in­torno.

luisa Beh, è una cosa un po' delicata. È per il mio Giovanni. È

per fargli rivoltare il rinesso del condizionato. angela Per fargli rivoltare... che? sosia (dall'interno della casa) Luisa! luisa Non è facile da spiegare... Zitto, zitto, è lui. Giovanni,

sono qui. Vai pure a spogliarti che appena l'acqua è calda te la

porto... sosia Come?

luisa Ho detto di spogliarti! sosia Ma perché vuoi che mi spogli, scusa. (La raggiunge sul

proscenio).

luisa Beh, non vorrai fare il bagno vestito, no? sosia Perché, ho detto che voglio fare anche un bagno vestito? angela Su, su, signor Giovanni. Non contraddica la sua Luisa. sosia Ma non si tratta di contraddire. È che io il bagno l'ho già

fatto.

luisa È quello che t'ho detto anch'io. Ma tu vuoi insistere... sosia (irritato) Ma chi insiste! (Luisa fischia). Va bene, scusa- -

mi. Farò un altro bagno. Se pensi mi faccia bene... angela Bravo, signor Giovanni. Così mi piace. E mi dia retta,

non faccia il bagno vestito. Mica è un prete, no! luisa Ha visto come ha cambiato di colpo col fischio? È per via

del riflesso, come le dicevo. Certo, non va sempre bene. Sa, di­pende da fischio a fischio. Se non vien fuori bello deciso non c'è niente da fare, come se al cavallo che va alla carica gli suoni la ritirata con la tromba stonata. Ecco perché vorrei imparare a farlo con le dita. Come gli ho visto fare al suo Luigi quando chiama il cane.

angela Mi dica la verità, signora. Lei stanotte mica l'ha presa la camomilla, eh? Perché non mi ha dato retta?

Intanto il sosia è salito fin sul ballatoio e si appresta ad entrare nella stanza da bagno.

giovanni (dal di dentro) Oh, finalmente, era ora che arrivassi con quest'acqua! (J/ sosia rimane come impietrito. Si affaccia, quindi si butta a precipizio per le scale). Muoviti, entra! Sta ba­lorda! Che ti succede, adesso?

sosia (come impazzito, ha raggiunto la porta di ingresso) È ter­ribile... Terribile! Spaventoso!

luisa Cosa è spaventoso, Giovanni? Rispondi!

sosia Io... io... nel bagno... mi sono visto nudo!

luisa Ma ti deve fare tanta impressione vederti nudo?

angela Ha ragione la signora. Mica è poi da sbatter via! Anzi, le dirò che per me è meglio che vestito!

luisa Cosa ne sa, lei!

angela Beh, insomma... S'immagina, ecco.

sosia È terribile! Devo andare subito all'ospedale. Forse è sta­ta solo un'allucinazione, d'accordo...

luisa Ma si, calmati, non è niente.

sosia No, no. È spaventoso! È come se mi fossi visto nello spec­chio. Soltanto che io ero di fronte e la mia immagine era di schiena: di fronte di schiena... Io avevo il cappello e lui era senza cappello.

luisa Ma no, non farci caso. Quello è uno specchio vecchio, tut­to sbirulento.

sosia Sarà, ma io devo andare dal professore! Mi farò fare una iniezione... l'elettrochoc, qualcosa, ma io così non ci resisto. (Corre verso il cancello).

luisa Va bene, va bene. Aspetta che vengo anch'io.

sosia No, non posso aspettare. Raggiungimi all'ospedale, se vuoi, ma io così non ci resisto. (Esce).

luisa Giovanni, Giovanni! Non andare in giro da solo, hai l'am­nesia... Giovanni, Giovanni! (Fischia) Mannaggia, non saper fi­

schiare alla pecorara! (Rientra e si accinge ad infilarsi le scar­pe in sostituzione delle ciabatte).

angela Oh, povero Giovanni, a furia di stare con sta matta gli è venuto lo scentramento pure a lui... Ed io che ho mandato il mio Luigi a lavorare, proprio oggi che era il suo giorno di ri­poso...

giovanni (affacciandosi alla porta del bagno con addosso un ac­cappatoio) Allora, quest'acqua calda, viene o va?

luisa (terrificata) Oh, Dio! Il Giovanni dello specchio! (Svie­ne).

giovanni Ah, beh, ma allora se non ti si può neanche chiedere dell'acqua calda che subito crolli in terra! Ma io torno in prima linea stasera, te lo dico io.

Buio.

SCENA SECONDA

Giovanni in accappatoio. Luisa, seduta presso il tavolo, con una pezza bagnata sulla fronte. Giovanni sta esercitandosi al tiro con la pistola; per l'occasione ha approntato un candeliere a sei braccia con relative candele accese.

giovanni Eh no, cara la mia drittona. È troppo comodo! Con la scusa che quello mi assomiglia passa la notte in pari-pari e, poi, quando torna il sottoscritto, fa la svenuta. E lo stupidone, qui, dovrebbe berla come la limonata calda che gli fa bene al panci­no... (Spara: una delle candele si spegne).

luisa Ma come potevo sognarmi io che quello ti fosse uguale sputato come un gemello. Perfino l'Angela l'ha preso per te...

giovanni Sì, ma l'Angela mica se l'è portato a letto per fare il confronto come hai fatto tu.

luisa Le mancava giusto il confronto, visto che il primo assag­gio l'aveva già fatto.

giovanni Senti, non cercare di portarmi fuori dall'impiastro, che qui il pallino da rigelo sei tu. E, se vuoi che non cominci subito a tirare di boccia, è meglio che non fai il gioco di sponda. Pri­mo punto: rispettare le regole, va bene? (Spara senza nemmeno prendere la mira: altra candela che si spegne).

luisa Va bene, va bene. Non giochiamo di sponda, per carità...

giovanni Allora, ammettiamo anche che sto balordo vestito da prete mi assomigli proprio come un'altra fetta della stessa an­guria. (Spara: come sopra). Ma dico, quando siete stati pari-pa­ri sul morbido, almeno li, non hai notato la differenza con l'ar­dito sottoscritto?

luisa Certo che l'ho notata, ma mica a tuo vantaggio, stai si­curo.

giovanni Ma bene: dopo l'inganno, pure la beffa. Ma io t'intor-cino come il bucato da stendere...

luisa Se ti provi soltanto a sfiorarmi con un dito, t'avverto che stavolta non mi vedi più manco in fotografia.

giovanni Chi se ne frega! Ma stai tranquilla che per adesso non ti tocco. Prima aspetto che torni quel bastardo che fa il rinsce-mito per mangiar la pietanza nel piatto degli altri.

luisa Hai voglia d'aspettare. Quello è andato all'ospedale a rac­contare tutto, e siccome è instupidito per davvero lo terranno in pensione per un pezzo!

giovanni Già, porca miseria! Lui in pensione e io in prima linea a fare da tirasegno per i crucchi e i pidocchi! Ah, ma qui biso­gna trovarci subito il rimedio. Io, a far l'eroe, col binocolo che ci torno! (Spara, si spegno la quarta candela) ...E visto che quelli del comando credono che io e lui siamo lo stesso ardito con la amnesia, senti qui la bella pensata che t'ho organizzato. (Spara, con un solo proiettile riesce a spegnere le restanti due candele distanti cinquanta centimetri una dall'altra. Anche Gio­vanni se ne stupisce).

luisa Sentiamo sta bella pensata...

giovanni Tu, adesso, vai all'ospedale. Lo prelevi e lo porti a ca­sa. E quando è qui gli fai sto bel discorsetto: « Senti, mio caro smemorato, cos'è che ti piace di più: stare in manicomio, dove il minimo che ti capita è di diventare matto per davvero e con­vincerti pian piano di essere diventato Napoleone, o venire a stare con me e col mio vero Giovanni dove sarai trattato come un papa? » Lui, è logico, scarta Napoleone e vota per il papa. E allora tu gli metti giù le clausole. Primo: se vuole che restia­mo d'accordo non deve mai mettere fuori il naso di casa se non per andare a fare la solita visita dal professore, come fossi io. Secondo: starà a dormire e a mangiare su di sopra in solaio, che è bello, grande, arioso da farci una balera. Terzo: resta inteso che, se solo fa la piega di smorfiarti col sentimento amoroso, io lo stronco. E questo vale per tutti e due, chiaro? Quarto ed ul­

timo capitolo: la pensione di guerra per il grande invalido sarà vita naturai durante ritirata dal sottoscritto Giovanni Gallina come rimborso spese di mantenimento e affitto solaio. Capito l'intrachen?

luisa Ho capito che fai schifo e che sei della peggio razza di fa­rabutti che c'è in giro.

Trafelato e sconvolto entra il Biondo.

biondo Giovanni, ho da parlarti.

giovanni Ehilà, Biondo! Sta' comodo che vengo subito.

biondo Salute, Luisa!

luisa Salute... (A Giovanni) Potresti fare a meno di far venire certa teppa in casa.

giovanni Dove vai, adesso?

luisa A prelevare il pensionante, no?

giovanni Bene, allora sei d'accordo?

luisa Come no, d'accordissimo. (Alludendo al Biondo) Fallo sgamellare prima che torni.

giovanni Stai tranquilla che lui non parla. È come un fratello, il Biondo.

luisa Già, il fratello biondo del lupo nero! (Esce).

giovanni Allora, cosa c'è?

biondo Giovanni, m'hanno beccato.

giovanni (sgarrando di testa) Cosa!?

biondo (tutto d'un fiato) Quelli di Verona hanno mollato i con­notati e così la questura di qui ha mangiato la foglia... Sono venuti a casa mia, mi hanno sbattuto giù dal letto e mi hanno tenuto dentro tutta la notte; ma io non ho svagato di niente, così stamattina mi hanno lasciato andare.

giovanni Deficiente! E tu, appena fuori, vieni subito qui da me?! Ma non hai ancora capito che quelli ti hanno mollato ap­posta per fargli ritrovare il secondo: sarebbe come a dire il sot­toscritto!

biondo Ma no, sta' tranquillo che se anche mi son venuti die­tro, li ho seminati da un pezzo!

Si sente scuotere il cancello. Giovanni va a far capolino dalla porta semiaperta.

giovanni Ah, li hai seminati?!... Beh, sono già cresciuti: guar­da un po'... (Il Biondo fa per darsela a gambe, ma il Giovanni

lo blocca) E dove vai, adesso? Cosa credi che non t'abbiano vi­sto entrare? Aspetta un momento e poi vai ad aprire. (Dal di fuori suonano la campanella. Sono tre agenti in borghese). Vai, adesso, ma guai se apri bocca. Lascia fare a me che tu ne hai combinate già abbastanza di fesserie. (Si infila la divisa del ma­nicomio).

biondo (va verso il cancello) Ehi là, chi si rivede! Signor mare­sciallo, come mai da queste parti?

maresciallo Già, come mai?... Muoviti ad aprire! Così, sei ve­nuto a dare la sveglia al nostro caro Giovanni. Bravo, questa si che si chiama amicizia!

Entrano in casa.

giovanni (recitando la parte del tonto) Buongiorno. Scusi, chi sono loro?

biondo (che non ha capito il gioco del Gallina) Ma come, Gio­vanni... È il maresciallo e l'appuntato. Li conosci, no?

giovanni E lei chi è?

biondo (come sopra; in più, sconvolto) Come chi sono? Sono il Biondo, il tuo amico. Ma cosa ti succede, Giovanni?

maresciallo Beh, cos'è sta commedia, dove vuoi arrivare?

giovanni Mi scusi, signor commissario, ma...

maresciallo Maresciallo, prego! Niente avanzamenti, non ne ho bisogno.

giovanni Troppo modesto. Dicevo: mi scusi, signor commissa­rio, ma stamattina vado peggio di ieri e di ieri l'altro. Non ho proprio più memoria di niente...

maresciallo Ah si? Allora te la rinfresco io, la memoria. (Fa un cenno all'appuntato).

appuntato (leggendo su un foglio) Giovedì 27...

maresciallo Aperta la parentesi...

appuntato Cioè esattamente tre giorni fa...

maresciallo Chiusa la parentesi, virgola...

appuntato Allo spaccio militare di Verona si presentavano...

maresciallo Virgola...

appuntato Proprio al momento della chiusura dello spaccio medesimo...

maresciallo Virgola...

appuntato Un sergente maggiore degli arditi e un soldato di arma non ben identificata...

maresciallo Virgola...

appuntato Ma certamente biondo di capelli...

maresciallo Punto a capo...

appuntato I due militari producevano buoni di prelievo per il valore di cinquantamila lire...

maresciallo Virgola, aperta la parentesi...

appuntato Dico cinquantamila...

maresciallo Chiusa la parentesi, punto a capo...

appuntato L'incaricato dello spaccio...

maresciallo Virgola...

appuntato Messo in sospetto circa l'autenticità dei buoni di prelievo...

maresciallo Virgola...

appuntato Li invitava a ritornare il giorno seguente...

maresciallo Virgola. Anzi, no: punto... (ci ripensa) e virgola.

appuntato I due...

maresciallo Virgola...

appuntato Estrassero le reciproche pistole d'ordinanza e, o-biettando che gli imboscati dello spaccio potevano aspettare...

maresciallo Virgola...

appuntato Ma i soldati in prima linea, no...

maresciallo Virgola...

appuntato Costringevano il capo deposito e altri due furieri a caricare la merce su di un camion risultato anch'esso prelevato al deposito autocentro con il medesimo sistema...

maresciallo Punto a capo...

appuntato Da ulteriori accertamenti...

maresciallo Virgola...

appuntato È risultato essere i buoni di prelievo assolutamente falsi; dal che la regolare denuncia dei due malfattori ed even­tuali complici...

maresciallo Punto e basta.

giovanni È veramente mostruoso!

maresciallo (soprapensiero) Virgola... (Si riprende) Cos'è mo­struoso?

giovanni II fatto che, mentre i migliori figli della patria in armi versano il loro sangue per la salvezza della medesima, esistano altii figli, indubbiamente i peggiori, che, travestendosi da mi­gliori, sottraggono quel pane che, anche se non è del migliore, siamo in guerra e...

maresciallo (isterico) Zitto! Vuoi star zitto? No, no, bello, non facciamo i dritti... Qui non c'è nessuno che si traveste. Qui i vestiti sono veri, caro il mio sergente maggiore!

giovanni No, non sergente maggiore. Soltanto sergente, signor maresciallo. Niente avanzamenti, non ne ho bisogno. Ecco qui la mia divisa. Verificare i gradi, prego. (Indica la giacca che sta appesa alla parete).

maresciallo Beh, ci avrai aggiunto un filetto in più per l'occa­sione.

giovanni Quale occasione, scusi...

maresciallo E continua a fare lo gnorri, che vai bene! Dài, dài, tira fuori sto pigiama, fa' fagotto che il commissario ci aspetta.

giovanni Ma non è un pigiama, signor maresciallo. È il vestito che mi hanno dato al manicomio.

maresciallo Al manicomio? Quale manicomio?

giovanni Ah, non lo sapeva? Eh, maresciallo, ho passato dei giorni terribili là dentro. Signor commissario...

maresciallo Maresciallo, non commissario!

giovanni Sapesse: visite, controvisite, le docce, l'elettrochoc... E tutto perché mi hanno trovato vestito da prete.

maresciallo Vestito da prete?

giovanni Sì, ecco qua la tonaca. (Estrae la tonaca dall'armadio che sta sul fondo della scena) Me l'hanno lasciata per ricordo.

maresciallo Senti, ti avverto che se mi stai prendendo per il naso te la faccio pagare sacrosanta!

giovanni Ma scusi, maresciallo, lei crede davvero che, nello sta­to d'angoscia in cui mi trovo, avrei voglia di scherzare? È dalla bellezza di cinque giorni che soffro di questa amnesia totale e, forse, ha ragione lei. Posso aver commesso tutte le cose più ter­ribili di questo mondo. Ma lo spaventoso è che non mi ricordo più di niente, signor maresciallo...

Entra un altro agente della questura.

maresciallo (esasperato, frastornato) Commissario, non ma­resciallo.

agente Oh, finalmente, complimenti!

maresciallo Complimenti di che?

agente È stato promosso.

maresciallo Promosso? (Felice) Da chi l'hai saputo?

agente Ma da lei, adesso. L'ha corretto: commissario, ha det­to...

maresciallo (furioso) Maresciallo.

giovanni L'hanno già degradato...

agente Maresciallo, il commissario... la prega di venire...

maresciallo Sf, sì, veniamo subito. Senti, questa storia non la bevo neanche col seitz. E ti dirò, che ti facevo un pochino più intelligente. Ma chi vuoi incantare! Non ti salta in testa che con due o tre telefonate tutta sta roba salta in aria come paglia?

giovanni Oh, non mi meraviglio più di niente, signor brigadie­re... signor appuntato... signor maresciallo. Sono arrivato al punto che, anche se mi dicessero che sono una donna, mi lasce­rei corteggiare perfino da lei che, creda, proprio non è il mio tipo.

maresciallo Dài, dài, sbrigati, vestiti, cammina... (Lo afferra per le spalle).

giovanni Non insista, non posso... non è il mio tipo... rimania­mo buoni amici...

agente Signor appuntato (si corregge), signor maresciallo, se mi permette credo non sia il caso di farlo vestire.

maresciallo Come non è il caso? Mica lo vorrai far venire in centrale vestito a quel modo?

agente No, dico, non credo sia il caso perché il commissario ha detto di sospendere.

maresciallo Sospendere, perché?

agente Per via della telefonata al comando arditi... Abbiamo saputo che il sergente Gallina si trova all'ospedale psichiatrico di questa città in stato di grave amnesia.

maresciallo Ma dico, volete far passare per matto anche me? Come fanno a dire che è all'ospedale, se è qui? Dico: è qui? Guardate bene tutti e due.

biondo Posso guardare anch'io?

maresciallo Ma si, guarda anche tu! Dico, lo vedete?

biondo Le spiace tirarsi un po' in là?... Ecco, si, grazie, ora lo vedo.

giovanni Sì, sono qui, ma... ma solo da ieri sera. Mi hanno sdo­ganato solo dietro richiesta di mia moglie.

maresciallo Porco d'un cane! Come la mettiamo con sto fat­to? È chiaro che se tre giorni fa era in manicomio, mica poteva essere anche a Verona.

giovanni Ah, non è detto, sa. Dai matti bisogna sempre aspet­tarsi di tutto. Ad ogni modo, pur ammettendo, come lei dice, che io fossi della partita, nulla vieta che lo possa essere stato questo signore biondo che si autodichiara mio amico... E che, invece, si vede benissimo che è ossigenato... (Indica i capelli del Biondo).

biondo Come, come? Ma guarda sto figlio di...

giovanni Eh si, scusi, ma il maresciallo ha detto che uno dei due soldati che hanno perpetrato la rapina a Verona era biondo di capelli...

maresciallo Macché, macché. Che era biondo glielo avevo ag­giunto io per vedere se, per caso, ci cascavate. Ma il nostro so­spetto vero era su di te... Scusa, eh, Giovanni, se sono franco... Adesso tu magari non puoi neanche rendertene conto per via dell'amnesia, ma, insomma, pareva proprio la tua firma. È un tipo di colpo da gente che ha la tua testa, cioè, che aveva la tua testa. Il Biondo, qui, è giusto buono a fare il tappabuchi.

biondo (umiliato oltre misura) Beh, adesso non esageriamo, tap­pabuchi! Allora, visto che parla così, sa cosa le dico?

giovanni (lo blocca prima che « smarroni ») Ma cosa vuol dire, lei! Tanto, si vede benissimo che è ossigenato! Come tutti i tap­pabuchi, del resto!

biondo Eh no, Giovanni, guarda che adesso mi offendo...

maresciallo Puoi offenderti quanto ti pare, caro: tanto lo san­no tutti che, via del Giovanni, non c'è nessuno che ti prenda a lavorare insieme. Quindi, se a Verona non c'era il Giovanni, non ci potevi essere neanche tu. Si tratterà di un'altra ban­da. Mah! Peccato, ho preso una bella cantonata, non c'è che dire!

giovanni Mi spiace, maresciallo. Vederla soffrire in quel modo mi fa quasi sentire colpevole.

I poliziotti escono, il maresciallo s'attarda un attimo sulla so­glia. Il Biondo, che lo crede già in strada, s'avventa fuori di sé alla volta di Giovanni.

biondo Disgraziato! Questa me la paghi! Bell'amico!

giovanni (che ha intuito la presenza del maresciallo) Ma cosa vuole, lei? Mi sembra di averle già fatto capire che non mi piac­ciono certe compagnie. Se ne vada!

biondo No, invece, io sto qui, perché ho da farla fuori!

maresciallo (tornando sui suoi passi) Giovanni, vuoi che te lo levi io dai piedi?

giovanni No, no, lasci stare. In fondo mi fa pena... Lo lasci pu­re qui. Grazie e arrivederla.

maresciallo Arnvederci, Giovanni. E cerca di non guarire che è meglio per te. (Esce).

biondo (si avvicina all'amico, gli sferra un pedalane) Faccia di

palta, disgraziato!... E io che vado a rischiare di finire dentro per venire a darti la sveglia!

giovanni (gli molla una gran pacca sulla fronte) Ma non hai an­cora capito che t'ho tirato fuori per un pelo!

biondo Come, m'hai tirato fuori! Che faccia da ladro! Prima gli slonfi che il Biondo ero io, che lui se l'era già dimenticato...

giovanni Deficiente! Eri biondo tu a Verona?

biondo No. Sei stato tu che mi hai fatto mettere il lucido da scarpe in testa. Non te lo ricordi?

giovanni Rideficiente!... E allora era chiaro che il maresciallo l'aveva detto per farti svagare, no? Così, a tamponarlo subito, ecco che t'ha mollato come una tinca marcia. Capito, testa di polenta?!

biondo Eh già. Orco, Giovanni, che testa che hai! E, di' un po', la storia che tu eri a Verona ma invece eri in manicomio, com'è che gliel'hai data a bere?

giovanni Ah no! Quella non gliel'ho data a bere... Quella è la verità.

biondo La verità?

giovanni Beh, è una storia un po' difficile perché tu la possa ca­pire. È per via della trasposizione delle immagini.

biondo Per via di che?

giovanni Si tratta di riuscire, con la forza di volontà del subco­sciente, a far apparire un doppione di se medesimo. È un trucco che ho imparato quando ero prestigiatore. Roba di medianica.

biondo (affascinato) Roba di medianica?

giovanni Sì, saremo in due o tre in tutto il mondo a saperla fa­re: io, un indiano che si chiama Bramaputra e il re d'Inghil­terra.

biondo Quale, quello che fa la collezione dei francobolli, Gior­gio?

giovanni Sì, lui. Ma adesso non la fa più.

biondo Peccato, perché aveva una bella collezione.

giovanni Ma no, non fa più la trasposizione medianica. Sai, fin quando c'era l'usanza che, appena un re tirava fuori la testa, gli sparavano come a un coniglio, gli faceva comodo mandare in gi­ro il suo doppione e lui starsene a casa tranquillo come un papa. Ma adesso che gli anarchici sono andati giù di moda, cosa vuoi che se ne faccia di un doppione! Tanto, li faceva così male... Ro­ba da dilettanti!

biondo Uh, porco Giuda! Ma allora tu sei più bravo del re d'In­ghilterra...

giovanni Sì, ma non andarlo a dire in giro. Un re è sempre un re. È meglio non urtarsi.

biondo (ammirato e commosso al tempo stesso) Ecco, quello che hai di bello tu, Giovanni, è che sei anche modesto.

giovanni Beh, è natura.

biondo Ehi, Giovanni, senti: mi fai vedere a far saltar fuori un doppione?

giovanni Ma no, adesso non ho voglia. E poi fammi vestire, che dobbiamo andare a fare quattro chiacchiere con lo spilorcio che ci deve comperare il camion con tutta la roba. (Sale le scale ed entra in camera).

biondo Eh... Però potresti farmi vedere a far saltare fuori il doppione! Cosa ci metti!

giovanni Ma piantala! E poi il doppione l'ho già fatto stamatti­na. L'ho mandato giusto all'ospedale a far la visita di controllo al mio posto.

biondo Orca miseria! L'hai mandato da solo? E se per caso sva­ga?

giovanni Bravo! È sotto il mio controllo psichico. Io adesso par­lo con te, ma intanto con il pensiero gli ordino di fare tutto quello che voglio.

biondo Oh, Giovanni! Che testa che hai!... Ma sei peggio del diavolo. (Luisa e il sosia stanno entrando dal cancello e rag­giungono l'ingresso). E adesso, per esempio, cosa gli stai ordi­nando di fare?

giovanni Gli sto ordinando di venire avanti e di sedersi.

biondo Di venire avanti, dove?

giovanni In casa, no?

biondo Quale casa?

giovanni Questa. Prova un po' a voltarti.

biondo (si volta, vede davanti a sé il sosia che lo guarda imbam­bolato) Oh, Giovanni, sei proprio il diavolo. La miseria, che doppione! Altro che il re d'Inghilterra! Giorgio, mi fai ridere!

Buio.

Davanti al sipario per il cambiamento di scena.

Due attori cantano.

Intermezzo.

AVEVA DUE PISTOLE CON GLI OCCHI BIANCHI E NERI.

Ah, che gran diavolo quel Gio detto Pericolo,

che dopo l'altra guerra imperversò

buttando l'arma regia in tal ridicolo

che quasi l'onor patrio rovinò.

Tutti gli orefici tremavano,

tremava pure il Monte di pietà,

piangeva il commissario come un orfano,

piangeva in municipio il podestà.

Aveva due pistole caricate,

con gli occhi bianchi e neri,

e due basette lunghe alla spagnola,

con gli occhi bianchi e neri,

e le due mani in tasca della giacca,

con gli occhi bianchi e neri,

in ogni mano, in ogni mano teneva una pistola,

« e spara presto, e spara presto mirando in piena faccia »,

Giovanni.

Aveva due pistole caricate,

con gli occhi bianchi e neri,

e due basette lunghe alla spagnola,

con gli occhi bianchi e neri,

e le due mani in tasca della giacca,

con gli occhi bianchi e neri,

in ogni mano, in ogni mano teneva una pistola,

« e spara prima o la mamma resta sola »,

« e spara giusto o la tua donna

con un altro si consola ».

Ah, che domenica più bella di un bel sabato,

il di che il primo morto ci scappò:

preso all'orecchio moriva quasi subito per via che di profilo lo beccò. E gli anni passano e ripassano, nel ventiquattro siamo e spara ancor. Gio non rispetta manco la quaresima e il commissario muore dal dolor. Aveva due pistole caricate, con gli occhi bianchi e neri,

e due basette lunghe alla spagnola,

con gli occhi bianchi e neri,

e le due mani in tasca della giacca,

con gli occhi bianchi e neri,

in ogni mano, in ogni mano teneva una pistola,

«e spara presto, e spara presto mirando in piena faccia »,

Giovanni.

SCENA TERZA

Stanza del comando di polizia. Alcuni agenti seduti intorno a dei tavolini da caffè-bar. Uno di loro è vestito da donna. Entra un agente con il grembiule da cameriere.

commissario (al finto cameriere) Avanti, muoviti!

Uno degli agenti allunga una gamba, il finto cameriere inciam­pa andando a finire su di un tavolino e annaffiando, del conte­nuto dei bicchieri, l'agente vestito da donna.

agente-donna Ehi, porco Giuda, sta' attento! Guarda come mi hai conciato il vestito!

agente-cameriere E te la prendi con me? Prenditela col briga­diere. È lui che mi ha fatto lo sgambetto!

commissario No, no, imbecilli! Stiamo facendo la prova gene­rale e voi, al primo incidente, vi smascherate subito!

agente-cameriere Sì, ma se lui mi fa lo sgambetto!

commissario E se un cliente ti fa lo sgambetto, tu ti metti a discutere? Ve l'ho già detto che mica andiamo al Biffi Scala, ma al Buco della Vigentina, dove vi può capitare ben altro che lo sgambetto! Avanti, da capo! (Rivolto all'agente-donna) E a te, se proprio ti va di parlare, parla al femminile, non al maschile!

agente-donna Scusi, signor commissario, ma è stato così di sor­presa... Poi, è la prima volta che faccio la donna, dopo tutto!

commissario E non muovere le mani in quella maniera da ele­fante! Un po' di grazia, perdinci! Avanti, fammi vedere come cammini... (Vengono tutti in proscenio mentre, alle spalle, cala il siparietto per il cambiamento di scena). No, no, è impossibi­le... Scusa, ce l'hai la fidanzata, tu?

agente-donna Sissignore.

commissario E cammina in quel modo?

agente-donna Non lo so, lei mi aspetta sempre a casa sua.

commissario Va bene, ma per casa camminerà, no?

agente-donna Sì, può darsi, ma io non l'ho mai vista.

commissario Come, non l'hai mai vista? È paralitica?

agente-donna No, ma quando io arrivo, lei mi aspetta già a let­to. Sa, siamo fidanzati da poco...

commissario Ma porca d'una miseria! L'unico che ha una fac­cia passabile, non ha mai visto una donna in piedi! E poi uno non deve dare le dimissioni!

brigadiere Commissario, scusi, ma non si potrebbe fare senza donne?

commissario Già, bravo! Se entriamo solo uomini mangiano subito la foglia che siamo della polizia. È inutile: quando si de­cideranno a formare questo benedetto corpo ausiliare femmini­le, sarà sempre troppo tardi! Avanti, ripeti con me. (Cercando di rendere la voce il più femminile possibile) « Oh, che caldo questa sera, eh! »

agente-donna (lo imita impacciato) Oh, che caldo questa se­ra, eh!

commissario Più sciolto! Più elegante! Guarda le mie mani... « Cameriere! Chiamate il cameriere, per favore, che ho una se­te... » Accavalla bene le gambe.

agente-donna (sforzandosi di parlare con voce femminile) Ac­cavalla bene le gambe...

commissario Non fare il pappagallo. Accavalla bene le gambe e tu, cameriere, muoviti! Cammina coi piedi ben piantati, allar­ga ste fette...

agente-cameriere Desidera, signora?

commi s s ario ( tornando alla voce in falsetto ) Signorina, prego !

agente-cameriere Pardon, dica signorina.

commissario (come sopra) Vorrei un'arancia, spremuta, s'in­tende.

un agente (entrando) Commissario, la vogliono al telefono.

commissario (sempre con voce femminile) Chi è?

agente È da casa.

commis sarto (come sopra) Di' di telefonare più tardi. (Rivolto all'agente-donna) Hai visto? (Riprendendosi con voce normale) Hai visto che io non sono mai uscito dal personaggio? Qual­siasi cosa ti succeda, sempre donna devi rimanere... (D; nuovo

con voce femminile) Oh, cara, come mai qui? (Con voce nor­male) Avanti, rispondi a tono! agente-donna (cercando di imitare il commissario) Oh, sto qui

con dei miei amici.

commissario Bene! Vedi che cominci a farcela?... Brava. agente-donna (falsetto acuto, civettuolo) Grazie, commissario. commissario E non chiamarmi commissario, chiamami Piero. agente-donna (come sopra, schermendosi un po' mammola)

No... non posso...

commissario Ma si che puoi, imbecille. Se ti azzardi a chiamar­mi commissario là dentro, mi fanno fuori subito. Non capisci? agente-donna (senza abbandonare il personaggio) Oh, si, Pie­ro, ti capisco. commissario Avanti, cammina, adesso... E tu dàlie il braccio

come steste entrando nel locale.

un agente (entrando) II signor commissario, per favore. commissario Sono io, che c'è? Più sciolta, più elegante, più grazia... Fa' andare sti fianchi: guarda me... (Cammina ancheg­giando, senza strafare). agente (scattando sull'attenti) Agente Terluzzi, squadra del buon

costume. Ho qui la lista dei fermi di casa Manichelli-Zonta... commissario (con voce femminile) Ah, quei depravati di sta­notte... Passa la pratica al brigadiere, che vengo subito. Brava! Così. Dammi il braccio e scendiamo per le scale: scendere i gra­dini è sempre stata la cosa più difficile.

Escono: l'agente li guarda esterrefatto.

SCENA QUARTA

Interno del « Buco della Vigentina ». Luisa sta cantando al microfono. Alcuni clienti ascoltano con aria annoiata. Dopo le prime battute Luisa stacca la testata del microfono dall'asta. Scende la scala e se ne va per i tavolini.

SEPPELLIAMOCI.

No, non voglio far l'amore in una camera, una camera d'affitto col tassametro. Son sensibile, lo sai, non so concedermi

con trasporto sul sedile di una macchina. Piangerei nel far l'amore così scomoda, della gonna sciuperei tutto il plissé.

Or ti faccio una proposta un po' più logica:

fingeremo un male artritico

e seguendo il modo classico

noi farem le sabbiature

seppellendoci l'un l'altro in riva al mar.

Seppelliamoci in due sotto la rena come fanno le ostriche in amore. Scaveremo gallerie in riva al mare come fanno i ragazzini per giocare. Incontriamoci, le mani sotto la sabbia, come fosse la spiaggia una gran lenzuolo, come fosse un gran letto il litorale:

la spalliera di quel letto sarà il mare.

Alla fine della canzone, mentre, già durante l'esecuzione della stessa, abbiamo visto entrare, chi da un lato, chi dall'altro, i vari agenti travestiti, compreso l'agente-donna, il commissario nelle vesti dell'animatore si affaccia al podio dell'orchestra.

commissario Grazie, grazie. Ed ora, signore e signori, una sor­presa. La direzione del locale mi ha incaricato di organizzare un divertente gioco di società...

luisa (rivolta al proprietario) Luigi, l'hai avuta tu sta bella tro­vata?

luigi Ma chi l'ha mai visto, quello? Dài, dài, vieni giù di lì e piantala di fare il matto, che mica voglio aver grane con la po­lizia, io.

commissario Non si preoccupi, signor direttore, nessuna gra­na. La polizia siamo noi. (Porge la tessera).

luigi (leggendo) II commissario?!

commissario Già, signore e signori, ho il piacere di presentar­mi: sono il commissario Piero... Beh, non importa come mi chiamo: importante invece è sappiate in che consiste il gioco che andiamo a preparare. Avverto subito, a scanso di equivoci, che, sistemati qua e là nel locale, ci sono alcuni miei agenti di­scretamente armati, senza contare quelli che circondano il ca­seggiato. (L'agente travestito da donna si lascia sfuggire un gri­do). Niente paura, signora, non le verrà fatto alcun male.

agente-donna Non si tratta di paura, signor Piero. Si tratta che questo villanzone mi ha mollato un pizzicotto che mi ha fatto un male...

commissario (rivolto al cliente in questione) Eh no, signore, lei ha frainteso. Il gioco non consiste nel pizzicare le signore, ma nel preparare una simpatica accoglienza al nostro amico Gio­vanni Gallina, che sappiamo cliente affezionato di questo rino­mato locale.

luigi Signor commissario, le assicuro... Io mi trovo del tutto al­l'oscuro...

commissario Ma guarda, il signor Luigi è all'oscuro! Il suo amico Gallina viene qui una volta alla settimana, da un mese a questa parte, e lui manco se ne è accorto!

luisa Chi gli ha fatto sta spiata, vorrei sapere io...

commissario Un altro amico che è all'oscuro, signora. E ades­so, levatevi dai piedi che andiamo a incominciare. (Luisa cerca d'uscire di scena). Lei dove va?... Torni al suo posto e continui a cantare, se no, addio atmosfera.

luisa Le spiace se canto in milanese?

commissario In milanese? E va bene. Io non ne capisco una parola, ma se mi assicura che è una canzone d'amore, canti co­me le pare... Ah, pardon, senza microfono, questo serve a me. (Afferra il microfono e si tira appresso il lungo filo, facendolo serpeggiare fra un tavolino e l'altro. Alla fine si siede vicino al­l'agente-donna) Pronto... pronto... Beh, funziona! Ultima rego­la del gioco: i clienti di sesso maschile sono pregati di sollevare la carta del menu all'altezza del viso, così. (Esegue. All'agente-donna) Tu no, cretino. Così, bravi. Potrete notare che, grazie a questo accorgimento, è difficile scoprire da quale tavolo pro­venga la voce. Divertente, no?

agente-cameriere (appostato alla finestra che dal ballatoio dà sulla strada) Arrivano, sono in due! Lui e il Biondo!

luisa II Giuda col Messia!

commissario Non bestemmiare! E poi che ne sai tu che sia sta­vo proprio lui a fare la spiata?

luisa È lei che ha parlato di un caro amico, no?

commis sario Basta, sta' zitta e canta! E pensa a non fare scher­zi, che se quello comincia a sparare, qui è un macello. (Tutte le donne mandano un gridolino). Buone, bambine...

Si abbassano le luci e rimane solo il disco del proiettore pun­tato su Luisa che canta.

Cosa ghe 'n podi mi se me sbarluscia i oeucc

apena vedi un omm,

cosa ghe 'n podi mi se me trema i gincecc

se un omm me toca i mann,

cosa t'en cascia poeu se quando sem in sema

me par ves dre a mori:

anca ti el me nann te specien i poian, te specien i poian.

Sul finire di quest'ultima strofa entrano da sinistra Giovanni e il Biondo.

biondo Ehi, Giovanni, senti come ci dà dentro la tua Luisa...

giovanni Zitto!

biondo Cosa c'è?

giovanni Piantala! Fammi ascoltare.

luisa (sempre cantando)

In nascondo 'me gucc in del paié

e dree la ca ghe i alter del polé.

giovanni Hai capito cosa ha detto?

biondo Beh, si: vuoi che non capisca il milanese, adesso?

giovanni E allora traduci.

biondo Perché, tu non lo capisci?

giovanni Traduci, ho detto.

biondo Sì, si... Beh, dice: « Ti stanno aspettando i poiani, si, voglio dire, i falchi: sono nascosti come aghi nel pagliaio e die­tro la casa ci sono gli altri del pollaio ». Scusa se te lo dico, ma a me mi pare una canzone un po' scema! (Giovanni gli dà un calcio). Ahia!...

giovanni Sei tu, scemo.' Perché, secondo te, polé vuol dire sol­tanto pollaio?

biondo No, vuol dire anche polizia, ma che c'entra?

giovanni Ah, non c'entra?

biondo (illuminandosi all'istante) Che stupido!... Eh si, che c'en­tra! In poche parole ci ha avvisato che siamo in trappola.

giovanni Bravo!

biondo Porco Giuda! Ma se l'ho capito io, anche i questurini avranno capito che io e te abbiamo capito!

giovanni No, sta' tranquillo: il milanese non fa parte della loro cultura. Qui loro stanno come le truppe di occupazione all'e­stero. E fin che va avanti così, per noi c'è sempre speranza.

biondo Ah, bella speranza, impacchettati come siamo!

giovanni (togliendosi la giacca e i guanti) Va' tranquillo, che c'è sempre il cervellone qui che funziona! Avanti, cerca di trovare un po' d'erba o di fieno.

biondo Per farne che?

giovanni Fai quello che ti dico. Che poi ti faccio vedere un bel trucchetto che ho imparato nel varietà. (A voce alta) Ah, Giu­da porco! Così, m'hai fatto la spiata!

biondo (tardo, come al solito, nell'off errar e le intenzioni dell'ami­co) Ehi, dico, Giovanni, stai scherzando, vero?

giovanni Non sto scherzando affatto... (Sottovoce) Dammi quel fil di ferro... (Di nuovo a voce alta) Sei l'animale più schifoso che abbia mai conosciuto... (Sottovoce) Cerca di procurarmi un pezzo di legno lungo venti centimetri... (Altro tono) Bell'ami­co! Avanti, tira fuori la pistola!

biondo Giovanni, sei matto?

giovanni Dài, reagisci, che dobbiamo prender tempo...

biondo Ah, si, si, ho capito. A chi, a chi schifoso?

giovanni A te, a te schifoso!

biondo A me, a me, a me schifoso? !

giovanni Sì, sì, a te, a te!

biondo Ah, si ?... E adesso cosa dico ?

giovanni Imbecille! (Gli molla un gran calcio e lo sospinge ver­so destra).

biondo Ahi!... A chi imbecille?! Guardi come parla, sa!

Escono sulla destra. Si rialza la luce nel locale. Il falso camerie­re sta ancora sbirciando.

agente-cameriere Adesso non li vedo più! Stanno dietro l'an­golo...

biondo (dal di dentro) Avanti, porta le mani dietro la schiena, e poche storie! Sono io che do gli ordini, adesso!

giovanni (dal di dentro) Sì, stai ordinandoti il funerale, disgra­ziato!

commissario Con chi ce l'hanno?

agente-cameriere Stanno litigando tra loro.

commissario Almeno si facessero fuori a vicenda. Ci alleggeri­rebbero il compito...

agente-cameriere Ecco! Sta arrivando uno dei due! È il Bion­do! Cammina di spalle. È armato. Ha in mano una pistola.

Le ragazze urlano e fanno per alzarsi.

commissario Seduti! agente-cameriere È spuntato anche l'altro. Ha le mani legate

dietro la schiena.

lui sa Lo dicevo io che quel balordo... commissario Zitta, e continua a cantare, tu!

Luisa riprende a cantare.

biondo Cammina, e t'avverto che se solo fai finta di slegare le mani dalia schiena, ti brucio!

I due stanno raggiungendo il centro del proscenio. Camminano faccia-faccia, lentamente. Recitano contratti, voce portata.

giovanni Vai tranquillo che, per adesso, non mi muovo. Ma stai sicuro che tu al mio processo non ci sarai: puzzerai già da un pezzo!

biondo (aprendo la porta con un calcio) Avanti, passa dentro!

giovanni Guarda come tremi! Adesso capisco perché insistevi tanto per farmi venire qui stasera, spia schifosa!

biondo Tieni le mani dietro la schiena, o ti brucio. (Dalla porta spalancata appare il Gallina. La porta si richiude lasciando in' travedere l'intera canna della pistola del Biondo). Ecco, com­missario, è tutto suo! Ma siamo d'accordo che la taglia è mia. (Nessuno fiata). Forza, commissario, venga a prenderselo!

commissario (la cui voce arriva solo attraverso l'altoparlante) Bravo Biondo, bello il giochetto! Il commissario ingenuo si al­za, viene verso di te, tu gli spari e la festa è finita!

biondo Ma cosa dice? Se io le sparo, sono beli'e che fritto. Cosa crede, che non sappia che, a un tavolo si e due no, c'è uno dei vostri con tanto di Beretta a sei colpi?

commis sario Già, senza contare tutti gli altri della squadra che stanno al di là della strada che, come ti affacci, ti fanno il tiro al piccione.

biondo Porco cane! Quelli non me li aspettavo!

commissario E allora su, da bravo, fatti avanti anche tu, che tanto la festa è finita!

biondo La miseria, Giovanni, è più furbo di noi, quello! Che faccio, adesso?

giovanni E che vuoi fare? Entra e butta l'osso, che stavolta ci hanno incastrati per davvero.

commissario Così mi piace! Vedo che incominciate a ragiona­re. Adesso butta la tua pistola per terra... (il Biondo esegue) ... dàlie un calcio... (Esegue: la pistola va a finire tra le gambe dell'agente-donna che manda il solito urletto). Perfetto! Nes­suno si muova. Sul banco ci sono le manette.

biondo Ah, si, eccole! Cosa devo farne?

commissario Sai come funzionano, spero. Da bravo, infilale al tuo amico, senza spostargli le mani dalla schiena. Mi raccoman­do! Al primo scherzo vi scarichiamo addosso una cosa come cin­que caricatori.

biondo (esegue) Ecco fatto, signor commissario. Occorre al­tro?

commissario Si: porta le mani sulla testa! Adesso voltatevi verso il balcone. Bravi. Ed ora possiamo finalmente fare le pre­sentazioni. Brigadiere Chiarini (il brigadiere si alza con l'arma in pugno), appuntato Stefanio, appuntato Rota e, per servirvi, commissario...

I tre non si sono ancora alzati del tutto, che una tremenda sca­rica parte da sotto le falde della giacca di Giovanni. I due gra­duati e il commissario cadono stecchiti. Il falso cameriere sta per sparare a Giovanni che in quel momento è voltato di schie­na. Ma il Biondo, togliendosi il cappello, afferra la pistola che ha sulla testa. Giovanni si volta e spara contro il falso orche­strale che, nella chitarra, aveva sistemato un mitra a canna cor­ta. Ci si rende conto, solo adesso, che le braccia ammanettate dietro la schiena di Giovanni non sono le sue vere, ma sono co­stituite dalle maniche della giacca e dai guanti imbottiti di fieno e di paglia sostenute da fil di ferro e pezzi di legno, mentre le vere mani, con relative pistole, affiorano sul davanti all'altezza della cinta dei pantaloni.

giovanni E quattro! Il commissario, però, aveva detto che era­no cinque i caricatori e quindi ne manca uno. Avanti, giovanot­to, che mica ho voglia di giocare a topa falsa! Dài, vieni fuori che non ti faccio niente... agente-donna Se permette... (Si alza). giovanni Dimmi, bella... Ne sai qualcosa del quinto? agente-donna Sì, signor Giovanni... Sono io il quinto caricato­re... (Dalla borsetta parte una scarica che va a vuoto. Giovanni

ha previsto la mossa e si è buttato ad abbrancare le gambe del Biondo facendolo cadere lungo disteso. Quindi, spara a sua vol­ta. L'agente-donna manda un grido perfettamente femminile e cade al suolo. Morendo, emette un gemito dolcissimo. Le sue ultime parole sono da soprano leggero) Oh... Piero!...

Buio.


ATTO TERZO

SCENA PRIMA

Interno della casa di Luisa. Il sosia sta seduto in cima ad una scala a libro presso la biblioteca. Ha la barba, gli occhiali, una piccola gobba sul naso. All'inizio della scena tiene un gran libro    ' aperto che gli nasconde la faccia. Si sente un fischio e, simulta­neamente, le quattro porte che dànno sul ballatoio si spalanca­no. Quattro agenti armati irrompono nella stanza portandosi velocemente al riparo.

commissario (proprio quello che credevamo morto nell'ultima    i scena del secondo atto. Ha la testa fasciata e un occhio tappato da una. benda nera) Se ti muovi ti conciamo un colabrodo!

sosia (senza muoversi) Mi permette di abbassare il libro?

commissario Tu abbassa il libro e io abbasso il grilletto!          i

sosia Mi lasci almeno voltar la pagina: sono già arrivato in fon­do...

commis sario Continua a fare lo spaccone! Roba dell'altro mon­do! Prima combina quel po' po' di macello e poi, come se nien­te fosse, se ne torna a casa e si mette in pantofole a leggere il romanzo. Ti facevo meno fesso! Avanti, scendi di li, sbrigati!

sosia Non posso, commissario, per via della catena.

commi s s ario Quale catena ?

sosia Questa che ho al piede. (Scopre la caviglia mostrando una grossa catena che lo tiene inchiodato ad un piolo della scala).

commissario (ad un agente che porta un braccio al collo e cam-   I mina con una gamba rigida) Va' un po' a vedere, ma attento che può essere un altro dei suoi scherzetti.

agente (si avvicina con cautela e verifica) Ma è proprio legato e con il lucchetto, anche.

commissario Non ci capisco niente! Chi ti ha legato in quel modo?                                                    ,

sosia Io, signor commissario, per non lasciarmi scappare.

commissario Ma fai il furbo, o sei diventato scemo?

altro agente (con il collo e metta faccia costretti in una vistosa ingessatura) Commissario, abbiamo preso un granchio, que­sto non è Giovanni!

commissario Fa'un po'vedere...

sosia Posso abbassare il libro?

commissario Si.

sosia Grazie. (Appare la sua faccia con la barba).

commissario Ma non vedi che è una barba finta! Avanti, a-vanti, apri il lucchetto e levati questa barba da carnevale. Cer­ca di far giudizio...

sosia Volentieri, commissario, ma purtroppo la chiave è su quel mobile laggiù, e io non ci arrivo.

commissario Adesso basta! Avanti, metti le mani dietro la schiena! (Agli agenti) Tenetelo, tenetegli anche i piedi! E ades­so vi faccio vedere io se questo non è Giovanni. (Sale sulla sca­la, agguanta la barba. Il sosia manda un urlo). Per la miseria, ma questa è una barba vera! (Il sosia si lamenta). E se è vera mica se l'è potuta far crescere così lunga soltanto in quattro ore...

agente Glielo avevo detto che non era Giovanni... Però un po' gli assomiglia. Forse sarà un fratello.

commissario Zitti! Ma insomma si può sapere chi sei?

sosia Non lo so...

commissario Come, non lo sai?

sosia Vede, sei anni fa, proprio durante l'ultimo anno di guer­ra, ho perso la memoria e, molto gentilmente, i signori Gal­lina mi hanno ospitato e tenuto in questa casa come un loro fratello.

commissario E scommetto che ti chiamano Loreto, visto che ti tengono legato in cima al piolo con la catenella alla zampa, come un pappagallo...

sosia No, no, signor commissario. Sono io che li prego di le­garmi quassù, altrimenti non riuscirei ad applicarmi sufficien­temente allo studio.

commissario Signori, abbiamo un nuovo Alfieri. Quello si fa­ceva legare alla gamba del tavolo e questo alla scala.

sosia  Infatti, è da lui che ho preso l'idea...

commissario E che studia di bello?

sosia Legge e diritto. Ne sono costretto dal fatto che in questa biblioteca tutti i libri trattano di legislatura. Il padrone di casa è un ex giudice di Cassazione. Stavo giusto leggendo un'istrut­toria.

commissario Bene, così il nostro Giovanni avrà un valente av­vocato al suo processo.

sosia Ah, ah, lei mi sta prendendo in giro, commissario! Ho visto, sa, che ha chiuso l'occhio...

commissario (si porta meccanicamente una mano all'occhio tap­pato) Beh, leviamo le tende che qui abbiamo perso il nostro tempo.

sosia Commissario, prima di andarsene, le spiacerebbe buttar­mi la chiave? Vorrei fare un po' di ricreazione.

commissario Prego. (Afferra la chiave dalla scansia e gliela butta).

sosia Grazie.

commissario Certo, che se aspettavi a farti slegare da qualcu­no dei tuoi amici, avresti fatto in tempo a rileggerteli tutti da capo, quei libri, prima di vederli ritornare...

sosia Credo proprio di si.

commissario Arrivederci, avvocato.

sosia Arrivederci e grazie.

Commissario e agenti escono. Una parete della libreria comin­cia a scorrere, appare il Biondo che strappa la chiave di mano al sosia.

biondo Molla l'osso, bello.

sosia Eh!... Ma mica mi vorrai far rimanere quassù vita naturai durante! Io non ci resisto più. È da ieri che sto in questa posi­zione. Andiamo, almeno per i bisogni personali...

biondo Perché, le altre volte come facevi?

sosia Le altre volte, Luisa non tornava più tardi dell'una. E poi mi legava soltanto quando c'era Giovanni. Le bastava la mia parola.

biondo Ah, si, eh? Hai fatto bene a dirmelo. Appena la mollano sentirà che girata...

sosia Appena la mollano? Perché, l'hanno arrestata?

biondo Come, no? E la manderanno anche sotto processo per associazione a delinquere... Hanno svagato che era stata lei a darci la sveglia con la canzone...

sosia Povera Luisa!

biondo Ma, forse, ci sarebbe il mezzo per poterla tirar fuori.

sosia Quale?

biondo Basterebbe che beccassero Giovanni attraverso una spia­ta della Luisa.

sosia E come sarebbe sta spiata di Luisa?

biondo Sarebbe che il Giovanni si trova nascosto al Pero den­tro la cascina vecchia dei Rabbonì. I questurini ci vanno... e, invece del Giovanni, chi ci trovano?

sosia Chi trovano?

biondo Ci trovano te, senza barba e senza occhiali... tutto ripu­lito, insomma, e con addosso i vestiti e i documenti di Giovan­ni. Tu ti lasci arrestare, ma ogni tanto fai un po' di cagnara. « Vi siete sbagliati... io non sono Giovanni... », ma loro non fanno manco una piega, e pataschiàchete, giù una bella sberla...

sosia A chi la bella sberla, a me?

biondo Ma cosa te ne importa, tanto loro sono convinti di pic­chiare il Giovanni!

sosia Ah, beh...

biondo Ti fanno firmare il verbale. Intanto la Luisa, col fatto che credono che sia stata 1-ei a fare la spiata, la mettono in libe­ra uscita... E noi della banda, dal momento che la polizia s'è calmata, belli belli ce la battiamo in Francia a farci un po' di villeggiatura.

sosia E io?

biondo E tu, appena ti mandiamo a dire che siamo arrivati al­l'asciutto, ti fai riconoscere per chi veramente sei.

sosia E mi mettono in libertà... Ci sto, mi hai convinto.

biondo Bravo... Non ti facevo poi tanto scemo...

sosia Com'è questa dello scemo?

biondo Niente, niente. Sta' tranquillo che andrà tutto bene... Dài qua che adesso ti slego... Ecco fatto...

sosia Grazie.

biondo E adesso, forbici e rasoio... che facciamo il doppione... Bisogna far presto, perché è tutto organizzato per stasera: pas­serà una macchina a prenderci fra mezz'ora.

sosia Fra mezz'ora passerà una macchina? (Scende dalle scale camminando piegato in due).

biondo Ehi, ma dico, come cammini tu?

sosia Perché, non lo sapevi? È già da un mucchio di tempo che cammino a sto modo... A furia di starmene appollaiato lassù, m'è venuta l'anchilosi...

biondo Ah, ah! Questa poi, c'è proprio da piegarsi in due dal ridere!

sosia Però alla mattina appena mi sveglio io riesco a starmene diritto.

biondo Ah si?

sosia Ma appena mi rivesto, trac, torno a ripiegarmi. biondo Ma come mai?

sosia Ormai i pantaloni hanno preso la piega così, e non c'è più niente da fare...

Buio.

SCENA SECONDA

Casa di Luisa. Lo smemorato con barba e occhiali è ancora in cima alla scala a libro. Entra Luisa seguita dal Biondo e da Lui­gi-

sosia È stato un bel funerale?

biondo Altroché! C'era la più bella teppa nazionale... È venuta perfino una rappresentativa da Palermo.

sosia Fin da Palermo sono arrivati? Ma come fai a saperlo? C'eri anche tu, dietro al funerale?

biondo Mica sono matto! Li ho visti passare, ben tappato den­tro un vespasiano... Beh, non ci crederai: quando mi è sfilato davanti il carro da morto, sono scoppiato come una fontana... Dagli occhi, s'intende.

angela (che entra in quel momento) Anch'io, anch'io...

sosia Anche lei era nel vespasiano, signora?

angela Non faccia lo spiritoso, per favore! E proprio lei, che ha campato alle sue spalle per tutti questi anni. Bella ricono­scenza!

luisa Basta! State un po' zitti. E tu, piantala di stare lì in cima.

sosia Purtroppo ormai questa è l'unica posizione che mi è na­turale. Ma se proprio insisti... (Scende).

angela (scoppiando in lacrime) Povero Giovanni, chi l'avrebbe mai detto che avrebbe fatto quella fine! (Il Biondo e Luigi non sanno trattenersi dal ridere nel vedere il sosia che cammina ri­piegato). Ha visto come l'hanno ridotto! Sembrava l'avessero impallinato! Che brutta morte!

luisa Già, perché lui a quelli che accoppava gliela faceva fare bella, la morte... Era così delicato... gli sparava in testa per non sciupargli il vestito!

angela Ma non si vergogna a parlare così di quel pover'uomo?

Non si rende conto che s'è fatto ammazzare soltanto per farla

uscire di galera? biondo Era una gran testa, quel Giovanni. L'ho sempre detto

io. Sai che dopo l'autopsia gli hanno pesato il cervello? Beh,

pare che facesse più di due chili... luisa Avrà rubato anche sul peso... biondo e sosia (scoppiano a ridere) Questa è buona! luisa Zitti, andate via, fuori di qui! biondo Ma guarda che tipo: prima dice le battute e poi guai a

chi ride!

luisa Andate via, vi ho detto! angela Si calmi, Luisa. Venga, venga da me che le ho preparato

un bel brodo caldo. Povera donna, anche lei! Ne ha passate in

questi giorni, eh? Luigi, accompagna la signora... Io le metterò

un po' a posto la casa.

Luisa e Luigi escono.

sosia Disgraziati! Ma volete piantarla di sghignazzare in quel modo. Volete proprio che quella smarroni!

biondo Sì, si, Giovanni. Hai ragione, ma devi ammettere che c'è da farsela sotto dal ridere...

angela Mai vista roba del genere, pare una comica! Tu dovevi vedere all'obitorio. Tutti i fotografi e i giornalisti che si davano da fare. Peggio di quando hanno accoppato re Umberto... E il commissario, poi, tutto su di giri che si metteva in posa vicino al tuo cadavere.

sosia Al mio cadavere?

angela Ma sì, a quello dell'altro... che si metteva in posa co­me D'Annunzio alla presa di Fiume. (Il Biondo e il sosia rido­no). Ma il più bello è stato quando è arrivata la banda del Co­mune.

sosia Ah, perché, c'era anche la banda?

angela Si. Sti disgraziati, non s'erano dimenticati la partitura della marcia funebre ? !

sosia E allora?

angela E allora hanno dovuto suonare l'unico pezzo che ricor­dassero a memoria.

sosia Che cosa?

angela Ah, ah!... « Tripoli bel suoi d'amore ».

sosia « Tripoli... » Ah, ah! Per la miseria, quando c'è da diver­tirsi io non ci sono mai...

angela Certo, che se il commissario sapesse a chi ha fatto fare il funerale...

giovanni E il più bello è che credono di avermi accoppato loro!

angela Perché, chi ha sparato?

giovanni Io! Che discorsi! Mica ero così fesso da farglielo ca­dere in mano ancora vivo. Scemo com'era, quello svagava su­bito.

biondo Ah, è stato un lavoretto proprio coi Eocchi! Dovevate esserci! Quando la polizia ha circondato la cascina, il Giovanni ci ha fatto uscire tutti per la cantina. Io da sotto sentivo che gli gridava: « Avanti, salta fuori! » E lo scentrato: « Ma quelli sparano ». « Fuori o ti sparo io! » e... pam, pam...

giovanni Sì, pam, pam... Lui ha sparato a me...

ANGELA e BIONDO Cosa?

giovanni Sicuro! Con una di quelle pistole da tirasegno. Non vedi che ne manca una?

biondo Eh già. Quella a dieci colpi. Va beh, ma è un calibro che fa ridere!

giovanni Già, fa ridere. Prova a beccartene uno da tre metri di distanza nel cervello, poi voglio vedere se ridi ancora. Per for­tuna m'ha mancato. Per un pelo. M'è passato il proiettile pro­prio qui, (indica l'orecchio) che se ero di profilo...

biondo Porca miseria!... Ma allora quello faceva il rimbambito, ma ne sapeva più di te e di me messi insieme. Ma dov'è la pi­stola?

giovanni Eccola qui. Avanti, guardala... nascondila, buttala via...

biondo Ma perché?

giovanni Perché, imbestialito com'ero, dopo avergli scaricato addosso la mia, gli ho sparato anche con quella, e nel caso faces­sero la perizia...

biondo Sì, si, hai ragione. È meglio che non la trovino in casa.

giovanni Bravo, e adesso fatemi un piacere, sgamellate tutti e due di qui... (Il Biondo sta palleggiando due limoni alla maniera dei giocolieri). E piantala di giocare con quei limoni, rimettili nel cesto che mica è roba da pastrugnare con quelle mani spor­che che ti ritrovi.

biondo Ma non sono limoni veri, questi. Ah, ah, ci sei cascato anche tu! Sono due bombe a mano.

giovanni (ha tolto i limoni al Biondo e li ha depositati sul panie­re) Bombe a mano?! Per la miseria, sono truccate bene, eh?

biondo Altroché! (Afferrando due limoni) Guarda, quasi non

si riesce a capire la differenza. In questa maniera, anche se mi dovessero fermare, ho sempre la mia arma segreta, no?

giovanni Sì, si, stai attento di non fartela scoppiare in saccoc­cia, la tua arma segreta... Ti troveresti a cantare con le voci bianche... Dài, dài, fate fagotto. E per un paio di settimane niente visite, capito?

angela Neanch'io?

giovanni Beh, tu va' di sopra, di' che stai poco bene, mettiti nel letto, che poi le visite te le vengo a fare io.

angela (ridendo si dirige verso la porta, seguita dal Biondo) Va bene. Ciao.

biondo Quindici giorni e poi: « Bella bionda andremo in Fran­cia... »

angela Ciao, Giovanni. Ci vediamo.

giovanni Ci vediamo... sulla breccia !

angela e biondo Sempre sulla breccia!

Luisa entra e vede Giovanni diritto in piedi.

angela (uscendo di scena) Mi raccomando, signora, si vada a buttare giù un pochino, che ne ha tanto bisogno...

giovanni (si rende conto della presenza di Luisa e, velocemente, torna ad accovacciarsi) Era buono il brodino?

luisa Ottimo, grazie. Ma tu, è mutile che ti sforzi tanto a cam­minare in quel modo, visto che ce la fai anche a startene di­ritto.

giovanni Giusto! E già che ci sono posso togliermi anche que­st'altro impiccio. (Si toglie la barba).

luisa Ma bene, pure la barba finta...

giovanni Sf, l'avevo trovata nel baule dei trucchi. Quella vera mi dava tanto di quel fastidio! Me la sono rasata. Già dovevo sopportare il caldo del solaio. Tu non hai idea che cosa sia dor­mire in quel forno!

luisa Eh, lo so. Ma adesso che la camera di Giovanni è libera...

giovanni Posso dormirci io?

luisa Ma certo. Mica mi vorrai obbligare a salire fin lassù, co­me facevo tutte le volte che ti venivo a trovare!

giovanni Tutte le volte? Quante volte?

luisa Come, quante volte?

giovanni Sì, dicevo; quante volte mi sei venuta a trovare! Ac­cidenti, mica una di certo. Appena Giovanni mandava a dire

che non sarebbe rincasato tu... tra tra tra... su in solaio dal tuo smemoratone!

luisa No, non devi dire così... Non tutte le volte che Giovanni non c'era, ma anche quando c'era.

giovanni Ah... beh...

luisa Appena eravamo certi che si era addormentato. L'altro ieri, per esempio...

giovanni Eh, già... l'altro ieri...

luisa L'altro ieri, cosa?

giovanni L'altro ieri Giovanni si era addormentato, vuoi che non me lo ricordi, io?

luisa Appunto, se non te lo ricordi tu che sei... Giovanni...

giovanni Ma cosa stai dicendo?

luisa Ci sei cascato! Io non sono mai salita in solaio né quan­do c'eri né quando non c'eri, perché sono tanto cretina che, no­nostante tutte le porcherie che mi hai combinato, ti ho sempre voluto bene. E adesso piantala, che tanto, questa storia di te che ti fai ammazzare per farmi venire fuori di galera, non l'ho mai bevuta.

giovanni E va bene, ci hai azzeccato: sono il Giovanni. (Le dà una gran pacca sul sedere. Luisa lo guarda cattiva). Oh, oh, hai riconosciuto la mano?!

luisa Già, e al tuo posto, sottoterra, c'è quel poveraccio.

giovanni Beh, ma non è mica colpa mia. È stata una disgrazia.

luisa Sì, una disgrazia! Lo hai fatto sbarbare, l'hai vestito con i tuoi panni, gli hai messo in tasca i tuoi documenti e poi gli hai sparato... Una disgrazia!

giovanni Ammazzalo, che naso! Meno male che il commissario non ti sta a ruota. Se no, addio Giovanni! Brava, complimenti:

l'ho sempre detto che sei la donna più in gamba dei paesi limi­trofi. Adesso però preparami qualche cosa da mangiare, perché con questa storia di passione e di morte mi è venuta una fame...

luisa Fattelo da te, il mangiare! Perché io me ne vado!

giovanni Dove?

luisa Oggi, dietro al funerale, c'era anche mio marito.

giovanni Allora?

luisa E allora mi ha detto che, se voglio tornare con lui, è sem­pre pronto a riprendermi.

giovanni E chi se ne frega! Tanto tu di qui non ti muovi.

luisa Lo dici tu...

giovanni Sicuro che lo dico io... Ti voglio vedere sempre sotto gli occhi, mica voglio scherzi! E poi, se tu sloggi, devo sloggiare

anch'io. È mica mia la casa, ma del fu Giovanni. E siccome io, per tutti, devo continuare ad essere lo smemorato...

luisa Ma, scusa, non hai fatto tutto sto macello per potertene andare bello e tranquillo in Francia?

giovanni Sì, ma ci ho ripensato. Non ci vado più in Francia.

luisa Perché?

giovanni Perché voglio stare con te.

luisa Questa è bella! E cosa te ne fai di una che ti vorrebbe morto... per davvero.

angela (entrando. A Giovanni) Ho portato un po' di brodo an­che per lei... Non se lo meriterebbe per le brutte parole che ha avuto nei riguardi del povero Giovanni...

giovanni Troppo gentile.

luisa È caldo?

angela Oh, si... bollente.

luisa Grazie. Ecco, così... Prego, s'accomodi. (Afferra il reci­piente e lo appoggia sulla sedia sopra la quale va a sedersi An­gela, che manda un urlo).

angela Ahiaa!... Ma dico, è impazzita?

luisa Sì, signora, sono impazzita, e visto che il sedere non glie­lo scalda il suo Luigi, gliel'ho scaldato io.

angela Villana!

luisa Cara la mia Angela, mi ha già fregato il marito una volta, e non mi va che mi freghi anche questo.

angela Ma cosa dice?

luisa E adesso, fuori! (Raccatta alcuni limoni dalla cesta e li scaraventa addosso ad Angela inseguendola fin fuori della por­ta. Un limone scoppia. Urlo di Angela, fuori scena. Urlo di Lui­sa che, spaventata, si butta fra le braccia di Giovanni) Oh Dio, cos'è successo?

giovanni È successo che quel disgraziato del Biondo s'è portato via un limone vero, e ha lasciato qui quello truccato. Ma, in fondo, devo dirgli grazie. Senza la bomba mica ti avrei potuta tenere come ti tengo adesso.

Luisa si scansa.

luigi (si affaccia dall'alto) Mascalzoni, che avete fatto a quella

povera donna di mia moglie? giovanni Niente. È scoppiato un limone... luigi Cosa? giovanni Sa, quei giochetti da ragazzini... per il carnevale.

luigi Ah, lo chiama giochetto da ragazzini per il carnevale ri­durre il posteriore delle signore a un colabrodo? Venga su a vedere, è conciata che manco può star seduta... E non ho nean­che le patate in casa per farle un impiastro.

luisa (che ha sempre il paniere in mano) Io ne ho ancora due o tre, tenga. Gliele butto?

luigi Me le butti! Ma una alla volta, per carità! (Azione). Tieni, Angela. (Man mano che afferra una patata la getta al di là della finestra) Ma questo è un limone! Beh, verrà buono anche lui.

Il limone, giunto all'interno, scoppia. Urlo di Angela. Buio.

Sul proscenio due attori cantano.

Giovanni, t'han cantato il deprofundis

due preti bianchi e neri,

ti hanno seppellito in una cassa

coi fregi bianchi e neri,

t'han fatto un funerale con i nocchi,

e proprio l'altro ieri

e l'altro ieri

e l'altro ieri

tu sei resuscitato,

e proprio oggi

e proprio oggi

tu parlerai in congresso

davanti ai più bei nomi nazionali

di noti malfattori

che ad uno ad uno andiamo a presentare

or che verranno fuori:

(ad uno ad uno entrano in scena i vari capibanda mentre si ria­pre il siparietto. Appare nuovamente la casa di Luisa).

Marietto mano rapida, campione degli

scassinatori,

Pinin e Gianni,

Pinin e Gianni gran ladri di vetture,

poi vien Carburo: lavora a mano libera,

ecco il Merenda con il Biondo, tirapiedi della banda.

Durante la canzone i personaggi presentati hanno fatto il loro ingresso nella casa. Dall'alto della scala appare Giovanni.

giovanni Buon anno e buona Pasqua a tutti!

tutti (sorpresi, meno il Biondo) Giovanni!?

giovanni Sì, proprio Giovanni, vivo e vispo come un'anguilla. (Discende lentamente le scale, li raggiunge: pacche e strette di mano a ciascuno, senza mai smettere di parlare). E adesso che lo sapete, acqua in bocca, come hanno fatto tutti gli altri della mia banda. Dopo vi spiegherò del perché e del percome; ma, adesso, seduti che vi racconto un'altra bella storiella. Dunque, fino ad oggi abbiamo sempre lavorato ognuno per proprio con­to... e qualche volta ci siamo messi perfino in concorrenza. Tu, per esempio, Pinin, nel settembre dell'anno scorso hai sgarrato tre macchine e, nello stesso mese il Marietto, il Merenda e l'Al­dino ne hanno fatte fuori anche loro per il totale di tredici. Tre­dici carrozze buttate di colpo sul mercato. Morale: avete do­vuto svendere, farvi strozzare, col risultato finale che il Pinin per non mollare al ribasso è andato ad offrirle fuori zona e s'è fatto beccare.

pinin Giusto. Ma chi gli ha detto a sti disgraziati di venirmi a far concorrenza! Il pollaio delle macchine è sempre stato mio. Sono loro che hanno rovinato la piazza.

merenda Già, senti chi parla di rovinare la piazza! Ma se sei andato in giro a smerciare perfino orologi, fregati in Francia, che dei nostri ci abbiamo dovuto fare la birra!

I due balordi stanno già per venire alle mani. Giovanni li co­stringe con violenza a tornare ognuno sulla propria sedia.

giovanni Piantatela e state a sentire: mica vi ho fatto venire qui per organizzare un incontro a scarpate nelle gengive... ma per farvi ragionare con la testa. E adesso fate ancora la mossa di raccolare che, giuro, sgancio il Biondo e peggio a chi tocca.

biondo (seduto in cima alla scala a libro) E adesso silenzio che, se no, lui mi sgancia!

giovanni Dunque: dimostrato che, lavorando ognuno per pro­prio conto, non abbiamo fatto che delle gran fesserie, da questo momento ci riuniamo in cooperativa.

tutti In cooperativa! ?

biondo Sicuro, in cooperativa... Perché? Giusto, Giovanni, per­ché?

giovanni (gli molla una gran pacca su di un piede) Sentite. In tutti questi giorni che m'è toccato di starmene chiuso in casa,

tanto per passare il tempo, mi sono messo a leggere un po' di questi libri. Tutta roba di processi, sentenze e compagnia bella. Così mi sono reso conto che gli avvocati e i giudici, da che mon­do è mondo, si sono dati un gran da fare per fregare noi, ma noi non abbiamo mai fatto niente, o quasi, per non farci fregare. Siamo nel 192^, l'umanità schifa ha fatto un mucchio di pro­gressi e noi siamo i soli che continuano a lavorare come ai tem­pi di Carlomagno.

carburo Se non ho capito male, tu vorresti fondare una specie di sindacato dei ladri!

giovanni L'hai detto... Un sindacato con tanto di commissione interna e diritto di sciopero.

merenda E a chi facciamo lo sciopero? Al Monte di pietà? Gli mandiamo a dire che se non la piantano di mettere tutte quelle serrature, noi li a rubare non ci andiamo più?

giovanni C'è poco da sfottere, Merenda. Senza neanche accor­gerti ci sei andato quasi vicino... Avanti, rispondi al volo: qual è il garage della tua zona che lavora di più?

merenda Beh, che discorsi! È quello di via Scalari al 21.

giovanni Bravo! E adesso di' un po': dove avete fregato più macchine, tu e i tuoi della banda, in che strada?

merenda Beh, in via Scalari e dintorni. Ma perché me lo do­mandi?

giovanni (sghignazza) Perché glielo domando?

biondo Giusto, perché glielo domandi?

giovanni (altra pacca sul piede del Biondo, poi si rivolge nuova­mente al Merenda) Ma non ti rendi conto che quel garage è sempre pieno di macchine proprio perché, grazie al tuo lavoro, i proprietari non si fidano più a lasciarle per la strada?

biondo E sto scemo va a rubare le macchine... (Prevenendo la pacca del Giovanni, si colpisce da solo).

giovanni Ma prova un po' a star calmo per qualche mese. Cosa succede?

biondo Cosa succede?

giovanni Succede che i padroni delle macchine ricominciano a fidarsi e, per risparmiare i soldi del garage, le lasciano in strada.

biondo E il padrone dell'autorimessa comincia a tirare la cin­ghia!

giovanni Bravo Biondo, stavolta ci hai azzeccato!

Il Biondo si pavoneggia.

merenda D'accordo. Ma che il garagista tiri la cinghia o se la molli per l'abbondanza, a noi che ci viene in saccoccia?

giovanni Niente. Ma è arrivata l'ora che cominci a venirci in sac­coccia qualcosa anche a noi. Se vogliono che continuiamo a ru­bare, ci devono pagare un tanto al furto. E mica soltanto i ga­ragisti, ma anche tutti quelli che fanno la pancia piena sulle no­stre spalle, che, se noi non ci fossimo, creperebbero di fame.

tutti  Sì, si, ha ragione. Viva l'Italia!

giovanni Allora, chi ci sta?

tutti Io ci sto... Anch'io... Anch'io... (Tutti alzano la mano).

giovanni Bravi i miei craponi! Ed ora, prima di passare a leg­gervi gli articoli della nostra costituzione...

carburo Abbiamo anche una costituzione?

merenda Non la applicano al governo, la costituzione, sarebbe da ridere che l'applicassero dei ladri!

biondo Zitti, quando parla il presidente! (Picchia con violenza sul tavolo con un martello che esplode. Era il classico martello da clowns).

giovanni Disgraziato, cosa mi dài quel martello da...

biondo Ma cosa devo sapere io! L'ho trovato in quel baule... (Indica il baule dei trucchi).

giovanni Ed ora, prima di passare a leggervi gli articoli della nostra costituzione, dicevo, il Biondo distribuirà le maschere.

tutti Le maschere?

giovanni Sicuro, le maschere. I soci di ogni organizzazione se­greta che si rispetti devono portare una maschera... (Il Biondo distribuisce nasi finti con relativi occhiali e baffoni annessi). Avanti, ubbidite!... Buttate pure le pistole, che da oggi non ci serviranno più... Niente più ammazzamenti, ma solo pace e be­nessere. Leviamoci in piedi e ricordiamo con gioia questo no­stro fatidico giorno... Il ventitré di maggio: giorno della nostra rinascita!

CORO DELLA RINASCITA.

Su, fratelli, corriamo alla pugna, tutti stretti in un'unica lega:

sol così più nessuno ci frega come un tempo gli antichi masson.

Nelle banche ci son casseforti, chiavi e spranghe ad ogni portone

e su tutto c'è l'assicurazione che a ogni furto rifa la tassazion.

Basta un sol-, basta un soldo per ciascun, per ogni lucchetto, per ogni chiave di ogni cassetto che si vende, per renderci milion.

Faremo trappole, trappole, trappole, ricatti ignobili, ignobili, ignobili;

faremo scioperi, scioperi, scioperi da farvi piangere.

Ma alfin, alfin, noi vinceremo ed allor le tasse pagheranno. Sarem peggio del fisco più tiranno che a nessuno il ricorso accorderem.

Su, fratelli, corriamo alla pugna, tutti stretti in un'unica lega:

sol così più nessuno ci frega come un tempo gli antichi masson.

SCENA TERZA

Commissariato. Il commissario sta interrogando un pregiudi­cato.

commissario Animale! (Gli dà uno schiaffo che lo fa rotolare per terra) La vuoi piantare di raccontare trottole? (Altra bot­ta). Questo è un alibi che fa ridere!

pregiudicato Eppure è così, ve lo giuro, dottore: ieri sera sta­vo proprio scassinando quella gioielleria.

Schiaffo e botta.

commissario Bugiardo! Sono due mesi che non tenti più un colpo! (Serie di schiaffi rapidi, tipo massaggio). E quei contrat­ti di lavoro là (indica sul tavolo una pila di fogli) dove li met­tiamo?

pregiudicato Ma sono falsi, dottore. È per non dare nell'oc­chio.

commissario Tu sei falso! (Schiaffi e botte che fanno letteral­mente volare il pregiudicato il quale, però, sembra non risentir­ne granché: dopo ogni sequenza di colpi ritorna in piedi appena appena stordito). E nell'occhio ti darò io, fra poco, da fartelo diventare blu, se non la pianti di contar trottole. (Altre botte). Questi contratti sono veri, e vero è anche questo libretto di la­voro regolarmente notificato. E piantala, se no va a finire che ti picchio! Mi vuoi dire che cosa c'è sotto a tutta questa storia? Com'è che di colpo vi siete messi tutti quanti a lavorare?

pregiudicato Ma dottore, lei stesso, quando mi ha fatto uscire l'ultima volta, mi ha consigliato di mettere la testa a posto. E io le ho dato retta...

commissario (sferra un calcio al pregiudicato, si fa male al pie­de) Basta!... Ahia!... Guarda qua se non c'è da impazzire. (Mostra alcuni fogli dattiloscritti) Un noto ladro di macchine che va ad impiegarsi come spazzino avventizio,... uno scassina-tore come portalettere,... il Pinin fa il lattaio,... e quest'altro fa domanda per diventare accalappiacani. Più di duecento ladri, regolarmente assunti. Mi vuoi dire dove volete arrivare? (Al­tro calcio dato a vuoto: il piede colpisce il muro). Ahia!...

pregiudicato Lei cosa ne dice?

commissario Calmati, Piero, calmati... So io dove volete arri­vare... E il bello è che ci stanno cascando anche al Ministero... È il solito fenomeno del rilassamento postbellico, dicono; ad una recrudescenza segue sempre la stasi. (Altra botta e calcio). E intanto sospendono gli arruolamenti e ci mandano in pen­sione.

pregiudicato Mi spiace sinceramente che, per colpa nostra, lei rischi di perdere il posto.

commis sario No, bello, non ti spiace. Anzi, è proprio li che vo­lete arrivare. (Botta). E quando qui saremo rimasti in quattro gatti, allora... fuori tutti insieme a fare man bassa! (Si rifa ma­le) Ahia!... Che, tanto, prima che riformino i quadri farete in tempo a svuotare perfino i telefoni a gettone.

pregiudicato Ah, è così? Beh, è mica stupido quel prete, eh?

commissario Quale prete?

pregiudicato Quello che ieri sera non mi ha permesso di scas­sinare la gioielleria.

commissario (manrovescio) Ci risiamo?

pregiudicato Ma perché non mi crede? Sono cinque mesi che ogni volta che tento di combinare qualche colpo, trac, arriva il

prete e mi manda tutto all'aria. Crumiro, mi dice, i tuoi fratelli sono in sciopero e tu li tradisci.

commissario Che tipo è, sto prete?

pregiudicato Non so, ma deve essere un prete operaio. Non fa altro che parlare di coscienza di classe, di sindacati... È lui che mi ha procurato il libretto d'assunzione.

commissario Perdinci, se è vero c'è da non crederci. Sai alme­no come si chiama, a che parrocchia appartiene?

pregiudicato Ah, so soltanto che ha un gran naso, una vera e propria canapia,... pare un naso di cartone...

commissario Un naso di cartone?

agente (entrando) Commissario, c'è un reverendo: vorrebbe par­larle... Mi sembra un tipo strano... ha un nasone!

commissario Di cartone?

agente Non so, non gliel'ho toccato.

commissario Fallo passare, cammina, sbrigati!

agente S'accomodi, reverendo...

giovanni (entra, vestito da prete, con un gran naso da carnevale) Buongiorno, commissario.

pregiudicato Ma è lui!... Come va, don Canapia?

commissario Insolente, come ti permetti! (G/; dà un gran col­po, ma si fa male ancora).

giovanni Lasci correre!

commissario Ahia, il piede... (Il falso prete, sbadatamente, glielo sta calpestando).

giovanni Ah, è il suo?... Io sono abituato a essere preso in giro per il naso, ormai non me la prendo più. Mi chiamano tutti don Canapia.

commissario S'accomodi, si stava appunto parlando di lei... È vero che ieri sera ha sorpreso questo balordo mentre stava scas­sinando una gioielleria?

giovanni No, no, non stava ancora scassinando... Forse, se non lo avessi fermato in tempo ce l'avrebbe fatta. Ad ogni modo posso testimoniare che non ha fatto niente: sono venuto qui proprio per questo.

commissario Allora è vero, è lei che va in giro a far propagan­da perché non rubino?

giovanni Sì, perché, faccio male? (Afferra le mani del commis­sario).

commissario No, tutt'altro... cioè... Beh, insomma, cerchi di capire... Da quando è scoppiato questo maledetto sciopero, i ladri si sono messi in sindacato...

giovanni C'è qualche legge che vieta ai ladri di rifiutarsi di ru­bare?

commissario No, no, ma si metta nei miei panni, c'è da impaz­zire... Da quando è scoppiato questo maledetto sciopero, non passa giorno che qualcuno non venga a reclamare.

giovanni Gente che vorrebbe essere derubata?

agente (entrando) Commissario?

commissario Che c'è?

agente II legale dell'Unione assicuratori.

commissario Quello con quel gran naso a becco?

agente Sf, ma questa volta gliel'ho toccato... Non è di cartone.

commissario Fallo passare lo stesso... Che le dicevo?!

pregiudicato Posso andare, dottore?

commissario Puoi andare.

giovanni Posso andare anch'io?

commissario Padre, no. Vorrei che lei rimanesse.

avvocato (entrando) Dottore,... disturbo?

commissario Venga, venga, avvocato. S'inginocchi pure. (L'av­vocato, pur se perplesso, esegue). Allora, avvocato... Ma che sta facendo? Si prenda una sedia, parli pure liberamente... (fa le presentazioni) Padre Canapia... oh, pardon...

giovanni Niente, niente.

avvocato Piacere... Avvocato Maurino.

commissario Allora, avvocato, che c'è di nuovo questa volta?

avvocato Beh, sa, è per via di questa strana situazione... Le banche hanno rifiutato al completo di versare il canone annuo contro i furti. Dicono che, visto come stanno andando le cose, sono soldi sprecati.

commissario E in un certo qual modo hanno ragione. Non si lamentano incidenti da almeno cinque mesi... Ieri a Bergamo hanno segnalato il furto di una bicicletta... Beh, sembravano tutti impazziti... Il ministro della Giustizia mi ha inviato un te­legramma di felicitazioni. (Risata). Tutti i giornali, anche i più seri, sono usciti con gran titoli sull'intera pagina... E poi, s'è scoperto che la denuncia era stata fatta da un pazzo che dice d'essere Girardengo... E che non ha mai posseduto una biciclet­ta in vita sua... (Risata).

avvocato Ma non si può andare avanti così: lei deve far qual­cosa.

commissario Ah, si? Ah, ah! È tutto da ridere! Stamattina vie­ne qui il presidente dell'Unione giornalisti e mi chiede dispe­rato di fare qualche cosa perché con la mancanza di fatti di cro-

naca nera, i giornali hanno dimezzato le tirature... così che sono incominciati i licenziamenti. (Risata). Poi sono arrivati il rap­presentante dell'Unione industria apparecchi antifurto, i segre-tari del Sindacato poliziotti privati... del Sindacato allevatori cani da guardia... Vigilanza notturna... autorimesse... Manca so­lo il sindacato dei ricettatori, poi siamo a posto! Ma cosa pre­tendete, che per venirvi incontro mi metta a rubare io?

giovanni Eh no, lei non può! Sarebbe un atto di crumiraggio

bello e buono.

avvocato Scusi, padre, ma lei che c'entra? giovanni C'entro e come... Sono il vicedirettore della casa del-l'ex detenuto (esas perfido il ritmo e al tono della voce) ed è mio sacrosanto dovere fare il possibile perché i ladri possano giungere a partecipare di quel benessere che essi stessi hanno procurato alla società, a quella società, che, oltretutto, li per­seguita.

commissario Si calmi, reverendo! Agitarsi a quel modo le può far male al naso...

giovanni (appassionato) Si fonda e si fa prosperare una società sul furto e poi ci si lamenta delle conseguenze... (Aggredendo l'avvocato) Fuori, fuori, sfruttatori maledetti!

avvocato Ma... ma è pazzo! (Esce).

commissario Adesso basta, reverendo, lei esagera...

giovanni Ah, esagero... E se le dicessi che nella nostra sola cit­tà, grazie al sacrosanto sudore di quattro poveri ladri, ai quali non si dice mai grazie, manco il panettoncino per Natale, si fan­no affari annui per milioni e milioni...

commissario D'accordo, ma non è da oggi questa situazione... Da che mondo è mondo...

giovanni Da che mondo è mondo ci sono le ingiustizie. Ma è dei veri uomini il cercare di sopprimerle.

commissario E dove vorreste arrivare, con questi scioperi?

giovanni A far si che lo Stato ci riconosca nella costituzione.

commissario In che senso?

giovanni Nel suo primo capitolo, cioè (lapidario): « II nostro è uno Stato fondato sul lavoro e sul furto... »

commissario Sta scherzando?

giovanni Nient'affatto! Mi lasci finire... E come tale chi ruba come chi lavora ha diritto al salario, ai sussidi e alla pensione... Basta col rubare gratis.

Entrano due agenti.

primo agente Commissario, abbiamo un bel regalino per lei... Avanti, muoviti!... Guardi un po' chi abbiamo pescato!

Viene avanti il Biondo ammanettato. Ha i capelli tinti di nero e un naso finto.

commissario Un altro col nasone... Reverendo, è un parente suo?

biondo Dottore, non ci capisco niente... Ci deve essere senz'al-tro un equivoco... Chissà per chi m'hanno preso...

commissario Giusto, per chi l'avete preso?

primo agente Scusi, commissario... (Al Biondo) E levati sto na­so da carnevale! (Esegue) Ecco, dottore, adesso lo riconosce di sicuro!

COMMISSARIO no, Chi è?

secondo Ma come, è il Biondo, il braccio destro del fu Giovanni.

commi s s ario Ma quello era biondo...

biondo È quello che gli dicevo anch'io.

primo agente Zitto, tu... Evidentemente s'è fatto annerire i ca­pelli.

secondo agente E poi, guardi i documenti... Si vede lontano un miglio che sono falsi! (Mostra una carta d'identità al com­missario che la sbircia appena).

commissario No, no... non sono d'accordo... Non si vede affat­to che sono falsi.

Anche Giovanni s'interessa al documento.

giovanni No, no, non si vede che sono falsi.

primo agente Forse così ad occhio nudo no, ma io penso che in mano alla scientifica...

commissario Allora, perché dici che si vede lontano un mi­glio?

Il commissario fa il gesto di dare uno schiaffo all'agente, il fal­so prete stende la propria mano così da parare lo schiaffo. Per progressione meccanica nasce una specie di gioco di botte e pa­rate da karaté in miniatura.

secondo agente Ma, commissario, per logica, no?... Se lui è il

Biondo, questi documenti sono evidentemente falsi. commissario Ma se, putacaso, risultasse che i documenti sono

autentici e, per di più, gli appartengono... lui non è il Biondo e il falso sei tu.

secondo agente Io, falso?... Ma commissario! commissario Basta! biondo Zitto If, falsone. commissario Piuttosto: dove hai trovato... pardon, dove hai

importunato il signore?

secondo agente Al due di via Patroni... In una villa al pian terreno. Si era di pattuglia, io e Micheli, quando abbiamo sen­tito un colpo d'arma da fuoco provenire da quello stabile... Sia­mo entrati e abbiamo trovato il Biondo... il... signore in posses­so d'arma da fuoco...

biondo Dottore, uno scacciacani, per gatti...

commissario E voi arrestate un privato cittadino per il solo fatto che nella propria casa si diverte a sparare con uno scaccia­cani... Ma siete impazziti!

biondo Sì, si, dottore, sono impazziti... Li perdoni.

giovanni Essi non sanno quello che si fanno...

primo agente Commissario, mi scusi se insisto... Ma quella ca­sa non è una casa privata qualsiasi: è l'ex quartier generale del­la defunta banda Gallina. E il signore qui presente, al momento dello sparo, si trovava letteralmente circondato... dai più bei no­mi della malavita nazionale... riuniti tutti in un vero e proprio congresso, mascherato... Guardi qua, avevano tutti gli stessi nasi finti. (Mostra una cassetta ricolma dì nasi da carnevale).

commissario E con questo? C'è qualche legge che vieta agli ex malviventi di portare nasi finti nella propria abitazione? (Lo picchia).

biondo Non lo picchi, dottore! Tutti possiamo sbagliare...

commissario Scusi. (Spinge da una parte l'agente) Imbecille, sta' al gioco!... Lo so che quello è il Biondo, ma lo faccio per smascherare il prete. (Cambiando tono) Ringrazia la clemenza e la comprensione del signore... altrimenti ti facevo insegnare io come si trattano gli onesti cittadini... Avanti, chiedi scusa... Anche tu, muoviti!

primo agente (andando verso il Biondo) La prego di voler ac­cettare le nostre più umili scuse, signore...

secondo agente Ci sentiamo sinceramente mortificati per l'er­rore commesso, e...

biondo Basta, ragazzi, altrimenti va a finire che mi metto a pian­gere anch'io... Come li ha tirati su bene, dottore... Lei ha stu­diato dai salesiani, eh?

commissario Ma mi levi una curiosità, dica un po', cos'è que­sta storia dei nasi finti?

biondo Don Canapia glielo saprebbe spiegare meglio: è lui che l'ha inventato.

giovanni Sì, sono stato io ad imporre questi enormi nasi. Ser­vono a ricordarci che in fondo siamo tutti fratelli. Provate a mettervene uno anche voi... Avanti, forza! Uno per uno non fa male a nessuno. (Distribuisce i nasi. Gli agenti se li applicano). Ed ora guardiamoci l'un l'altro: non vi sembra di riconoscervi? Non vi pare, attraverso questa somiglianza, di sentirvi tutti uguali?... Sentirci uniti come tanti fratelli?... Al punto che, se uno di noi dovesse partire, io per esempio, gli altri che restano soffrirebbero della partenza di quello che parte e che partendo soffre... (al colmo dell'ingarbuglio, desiste) Beh, proviamo la partenza, va'!

biondo Sì, sf, proviamo la partenza.

tutti Sì, si, proviamo la partenza.

giovanni Ecco, io fingo di essere alla stazione... Voi siete sul marciapiede sotto la pensilina e mi salutate. Io mi affaccio al fi­nestrino. Attenzione, mi affaccio. Il treno parte. Salutatemi. Soffrirete moltissimo... Tutut tu tutut ciuf ciuf. (Si muove lun­go il proscenio andando verso la quinta di destra).

tutti (agitando le braccia) Arnvederci, arnvederci, padre!

giovanni Tutut! (Sussulta, ha uno scarto) Accidenti, c'è uno scambio. (Esce).

commissario (con voce commossa) Addio, addio... È andato...

biondo È andato... (Sospira).

commissario (rendendosi conto della beffa) È andato... Pren­detelo, arrestatelo!

agenti (lo rincorrono fuori scena e rientrano subito gridando) Ecco, l'abbiamo preso!

luisa (entra, tenuta dai due agenti) Lasciatemi, siete impazziti?

agente Per me, non è lui.

biondo Maleducati, levatevi almeno il naso quando entra una si­gnora!

Meccanicamente, agenti e commissario eseguono, compiti. Tor­nano quindi a rinfilarsi ognuno il proprio naso, come fosse or­mai un capo essenziale dell'abbigliamento poliziesco.

luisa Comodi, comodi... biondo Luisa, cos'è successo?... Ehi, non farai mica stupidaggini!

luisa Lasciami fare. Biondo, che è meglio anche per te! Dov'è il commissario?

commissario Sono qua, Luisa, sotto sto naso. Siediti, parla e non mi far perdere tempo... E guai a chi interrompe...

luisa Dottore, è stata una vera fortuna che quattro ore fa que­sti vostri due agenti siano entrati in casa mia... Perché, certa­mente, se avessero tardato un minuto, avrebbero trovato un morto.

commissario Quale morto?

luisa Giovanni!

biondo Luisa, attenta come parli!

commissario (dandogli uno schiaffo) Non interrompa. Giovan­ni? Perché, chi l'avrebbe disseppellito? Chi avrebbe portato il suo cadavere in quella casa?

luisa No, non si tratta del vero Giovanni... ma dell'altro, dello smemorato.

commissario Ah, si? Quello che stava legato sulla scala... Ma chi avrebbe voluto uccidere quest'altro Giovanni?

luisa Non so, erano tutti mascherati... Oh, commissario, mi aiuti, non me lo faccia ammazzare. Lo arresti!

biondo Luisa, piantala!

commissario (picchiandolo) Non interrompa!

luisa (al Biondo, aggressiva) Ah, si, la pianto!... M'avete fatto fuori già l'altro, volete ammazzarmi anche questo... No, stavol­ta non ci riuscirete.

biondo Che disgraziata! (Al commissario, picchiandolo a sua vol-ta) Non interrompa!

commissario (preso in contropiede) Ah, si, scusa... Macché scu­sa!... Vai avanti, Luisa.

luisa Beh, è successo così: lei sa di questo sciopero, che c'è in ballo, no?

commissario Sì, vagamente.

luisa Beh, è stata tutta una pensata del mio Giovanni.

commissario Giovanni Secondo? Quello che ha la mania di fa­re l'avvocato?

luisa Si lui, e adesso ha pure la mania di farsi passare per pre­te: dice che è l'abito dell'avvenire...

commissario Era lui, lo sapevo... E noi ce lo siamo lasciati sfuggire!

biondo Non interrompa!

commissario Ah, si, pardon... Macché pardon!... Vai avanti, Luisa, vai avanti.

biondo Sì, si, vai avanti che qui andiamo tutti dentro. Schiaffo del commissario.

luisa Beh, il fatto che nessuno dovesse più rubare, lei l'avrà ca­pito, era tutta una pensata del mio Giovanni per fare l'inghip­po... Lei ha capito di quale inghippo parlo...

commissario Sì, ho capito.

luisa Bene, siccome l'inghippo aveva funzionato e quelli della banda erano stanchi di farsi inghippare, hanno incominciato a litigare col mio Giovanni al punto che, se il Biondo non tirava subito fuori lo scacciacani per spaventarli, forse l'avrebbero am­mazzato li sui due piedi. Ha capito, ora, perché me lo deve ar­restare?

commi s s ario Con che motivazione ?

luisa Con la motivazione... che lui è il vero Giovanni. Quello che avete trovato morto, era l'altro, lo smemorato.

biondo Luisa, questa me la paghi! (Va verso l'uscita).

luisa Non fatelo scappare...

biondo Fermi tutti... (Mostrando un aggeggio ovoidale) Questa è una bomba.

luisa Oh Dio!

biondo Oh, oh, attenzione che scoppia.

La butta al commissario, che a sua volta la getta ad un agente;

questi se ne libera passandola ad un altro agente, fino a che la bomba arriva a Luisa.

luisa Oh, Biondo, tieni, portala via!

Agenti e commissario escono correndo, terrorizzati a loro volta.

biondo (ride a crepapelle) Stai tranquilla, Luisa: questa non è una bomba vera, sai, è un limone truccato da bomba... Ah, ah, le bombe truccate da limone erano troppo pericolose. (La butta fuori scena. Si sente un grande scoppio). Oh Dio, che confusio­ne, a forza di truccare le bombe da limoni, i limoni da bombe, non ci capisco più niente... Da domani incomincio a truccare le banane. (Esce).

luisa Biondo, Biondo, fermati, non lasciarmi, non lasciatemi sola...

giovanni (appare sul ballatoio) Non sei sola, ci sono io.

luisa Oh, Giovanni, che fai li su? Sei venuto a costituirti?

giovanni Ma neanche per idea!

lui sa Ma non capisci che sei in pericolo, e la galera è l'unico posto dove non ti potranno ammazzare, se starai soprattutto attento a non bere caffè!

giovanni Forse sei l'unica a non volermi morto... Se penso con che odio mi guardavi quel giorno, dopo il funerale, quando hai scoperto come erano andate veramente le cose... Mi sembra im­possibile che tu mi abbia veramente perdonato.

luisa Se ti ho perdonato, lo devi a te stesso, per come sei cam­biato da allora. Mi sembra, che di due che eravate se ne sia for­mato uno solo... E anche se adesso ti daranno l'ergastolo...

giovanni Non mi potranno dare l'ergastolo.

luisa Forse hai ragione. Perché molti dei fattacci sono ormai caduti in prescrizione. Non è così?

giovanni No. (Scende dal ballatoio).

luisa E allora?

giovanni Luisa, io non sono il vero Giovanni!

luisa Cosa? giovanni Sì, è così. Ti ho truffata per tutto questo tempo, ma

l'ho fatto perché non potevo farne a meno...

luisa Ma io non capisco più niente. Giovanni, cosa stai dicen­do?

giovanni Ascolta. Quando quel giorno mi hanno portato alla cascina del Pero, dove era ad aspettarmi il vero Giovanni, io ho sospettato che mi volessero far fuori, perciò avevo portato con me l'unica arma che mi era stato possibile di trovare...

luisa La pistola da tirasegno?

giovanni Sì, proprio quella... Al momento che io e Giovanni siamo rimasti soli, quando lui mi ha ordinato di uscire puntan­domi la pistola, non so dove ho preso il coraggio di sparargli con la mia... Proprio come usava fare lui, da dentro la tasca. Poi, terrorizzato, ho raccolto la sua pistola e ho sparato un'al­tra volta. Lo strano è che quando più tardi ho raggiunto gli altri non ho provato nessuna difficoltà a fingermi il vero Giovanni. Sghignazzavo, urlavo, dicevo spacconate. Mi sembrava perfino di aver cambiato voce. Forse hai ragione: di due che eravamo se n'è formato uno solo... metà di uno, metà dell'altro.

luisa C'è da impazzire! Tu credi che il commissario e i giudici si convinceranno della verità di questa storia?

Si apre una delle due tende sul fondo e appare il commissario e gli altri due agenti.

commissario E perché non dovrei crederci? A parte che dalle impronte digitali rilevate eravamo più che certi che quello fosse il vero Gallina... Il fatto di avervi ascoltato a vostra insaputa è la prova più lampante della vostra sincerità. Ad ogni modo le do un consiglio: lasci correre questa storia degli scioperi.

giovanni Ma neanche per idea. Andrò sino in fondo, e non mi fermerò fino a quando il governo non ci avrà concesso una per­centuale su ogni furto perpetrato nella nazione. Salvo quelli perpetrati nell'ambiente ministeriale, s'intende.

commissario E io la faccio arrestare.

giovanni Sotto quale accusa?

commissario Articolo 151: uso abusivo di abito talare... Lei aveva sostenuto di essere il vicedirettore della casa dell'ex de­tenuto redento, di cui direttore è don Antonio, che ho manda­to a chiamare per l'occasione. Faremo subito il confronto. Ci sarà da divertirsi!

giovanni Non insista, se ne potrebbe pentire.

commissario Prego, don Antonio, venga: c'è un suo carissimo collega... (dalla porta di destra entra un vecchio prete) che assi­cura di conoscerla molto bene... Lei che ne dice?

don antonio (lo osserva per un attimo poi lo abbraccia) No... è impossibile... don Filippo... ma dove è stato tutto questo tem­po?

giovanni Mi conosce! ! (Spaventato).

commissario Lo conosce?

luisa Lo conosce!!

don antonio E come no! È stato mio allievo al primo anno di teologia... Poi nell'aprile del 1918 mi ricordo che era scompar­so... Credevo avesse perso la vocazione, ci avesse abbandonati, invece vedo con piacere che ha perseverato! Bravo!

giovanni (offre i polsi al commissario per farsi ammanettare) Dottore, mi arresti, presto!

commis sario (con aria dispiaciuta) Don Filippo...

luisa (lo afferra per le braccia) Giovanni... Filippo...

don antonio Don Filippo, venga con me. (Se lo trascina via).

luisa (disperata) Filippo... Filippo... (Rimane come inchiodata nel mezzo della scena).

biondo (entrando di corsa con abito da chierico e col turibolo) Don Filippo, Don Filippo, aspetti che vengo anch'io...

Sipario.