Bambino di guerra

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BAMBINO DI GUERRA
(War child)

di

Massimo Nicoli



Personaggi:
Stefan, un bambino.
Ruth, sua madre.
Mitch, il rifugiato.
Ierivna, pettegola e delatrice.



I^ SCENA
Si svolge sul proscenio. 
Un bambino sta giocando in strada. Spinge con le dita una barchetta di carta su una pozzanghera. Improvvisamente si sente il rumore di soldati che marciano, il bambino alza la testa, guarda nella direzione da cui proviene il rumore ma rimane immobile. Una donna lo abbranca con forza e lo porta via. I soldati passano portando scompiglio nella pozzanghera e distruggendo la barchetta nel loro passare.

II^ SCENA.
Interno di una casa. Il bambino è seduto a un tavolo. La mamma prepara in tavola una cena frugale.
RUTH: Ti ho detto tante volte che non devi giocare fuori. Non è il tempo per giocare: è pericoloso. Quando ti deciderai a darmi retta. Su, lavati le mani prima di mangiare.
STEFAN: Giocavo nella pozzanghera.
RUTH: Eh?... l'acqua della pozzanghera è sporca. Su, lavati le mani, non farti sempre pregare. Non saprei darmi pace se ti succedesse qualcosa. E poi tuo padre...
STEFAN: Quando torna papà?
RUTH: Non lo so. Comunque ubbidisci.Anche papà vuole che tu ubbidisci alla mamma. Fai come se fosse qui. E poi lo sai che non possiamo rischiare.
STEFAN: Posso portargli io da mangiare?
RUTH: No.
STEFAN: Perché?
RUTH: E' ancora presto.
STEFAN: Non mangia con noi?
RUTH: No.
STEFAN: Perché?
RUTH: E' meglio di no.
STEFAN: Mica morde.
RUTH: Ora smettila e mangia.
STEFAN: Ancora minestra di cavoli?
RUTH: Non ci sono rimasti che quelli. Forse la prossima settimana riuscirò ad avere qualcos'altro: un po' di carne e qualche uovo. Smettila di tirar su con il naso.
STEFAN: Posso aprirgli?
RUTH: No.
STEFAN: Dai! facciamolo entrare.
RUTH: Ti ho detto di no. Mangia!
STEFAN: Quando finisce la guerra posso uscire fuori a giocare?
RUTH: Certo caro. E insieme a papà andremo a passeggiare sulla collina. Saliremo fin su al roccolo dove andavamo quand'eri appena nato. Sai, ti posavamo sul prato, tra fiorellini e fili d'erba e tu ridevi felice e sgambettavi nell'aria, pareva nuotassi. 
STEFAN: Ci andiamo?
RUTH: Non c'è più niente ora. (Tra sé) Chissà se mai tornerà come prima?
STEFAN: Voglio andarci.
RUTH: Ci andremo.
STEFAN: Domani.
RUTH: Non dire sciocchezze. Sta composto.
STEFAN: Mamma, non erano nemici?
RUTH: Chi?
STEFAN: I soldati che sono passati prima.
RUTH: Sì, non erano nemici.
STEFAN: E allora perché non posso stare fuori a giocare?
RUTH: E' pericoloso. Comunque. C'è la guerra, Stefan! Mangia dai, altrimenti diventa fredda.
STEFAN: Mamma! Io non voglio che tu muoia.
RUTH: Ma cosa dici?
STEFAN: Voglio diventare vecchio con te.
RUTH: Non temere, non ho tempo per morire mi dai troppo da fare. Mangia, su. Vado di là un momento quando torno voglio che tu abbia finito tutto. Intesi?
STEFAN: Mamma, anche gli alberi fanno la guerra?
RUTH: Cosa? 
La madre esce scuotendo la testa. Il bambino continua a mangiare svogliatamente e a distrarsi. A un certo punto si alza e va verso uno sportello sul fondo.
MITCH: Ehi, ehi! Fammi uscire. Dico a te aprimi. Apri lo sportello. Sei forse sordo giovanotto?
STEFAN: La mamma mi ha detto di non aprirti.
MITCH: Quando te l'ha detto?
STEFAN: Prima.
MITCH: Ecco, vedi, prima. Prima era prima, adesso puoi aprirmi.
STEFAN: Io volevo... 
MITCH: Bravo, lo sapevo che volevi farlo, allora aprimi!
STEFAN: ma la mamma mi ha detto di no. Devo ubbidire.
MITCH: E allora ubbidisci, aprimi!
STEFAN: Devo ubbidire alla mamma: non devo aprire e non devo dar retta agli estranei.
MITCH: Ormai non sono più un estraneo. E' da tre giorni che sto rinchiuso qua con voi. Dai Stefan fammi uscire, la cantina sarà un luogo sicuro ma fa freddo quaggiù. Se mi apri ti do' questo. (mostra un cavallino)
STEFAN: Cos'è?
MITCH: Non lo vedi? E' un cavallino. E' fatto con la mollica di pane, tanto per passare il tempo. Può essere il tuo cavallino.
STEFAN: E' bellissimo. Davvero lo posso tenere?
MITCH: Fammi uscire ed è tuo.
Il bambino apre lo sportello e l'uomo esce dalla cantina.
MITCH: Ah, finalmente. Non ne potevo proprio più. Allora ti piace?
STEFAN: E' bellissimo.
MITCH: Che si mangia stasera?
STEFAN: Minestra di cavolo.
MITCH: Minestra di cavolo. Beh, cos'è quella faccia? Non ti piace? Il bambino annuisce. Ma se è buonissima. Se non la mangi tu, finirà per mangiarla lui.
STEFAN: Lui?
MITCH: Già, tu non sai ancora nulla di questo cavallino. Ascolta. Il cavallino di pane aveva un padrone cattivo, un terribile babà sempre ubriaco di rum, che lo maltrattava e spesso lo picchiava con un filoncino di pane duro e secco. Un giorno decise di fuggire. Va e va, arriva a un deserto di farina bianca e comincia ad attraversarlo. Un giorno, due giorni, tre giorni, il sole lo tormentava e abbrustoliva la sua tenera scorza.
STEFAN: Cos'è la scorza? 
MITCH: La sua pelle. Sentiva la gola arsa e aveva sete, una tremenda sete. D'un tratto si levò anche il vento che sferzò il cavallino: la polvere di farina lo accecò e quasi lo soffocò. Il cavallino cadde stremato, pensò che ormai era arrivata la sua fine, chiuse gli occhi e si abbandonò. 
STEFAN: E poi?
MITCH: Improvvisamente la bufera cessò. Tutto attorno a lui era diventato incredibilmente tranquillo, un silenzio di tomba.
STEFAN: E' morto?
MITCH: Ma se è lì con te.(Prosegue il racconto) Lentamente il cavallino aprì gli occhi incrostati di crusca: -"ma quella..."- gli parve di vedere davanti a sé una macchia di verde in mezzo a tutto quel bagliore bianco: -"é un' oasi!"- Faticosamente il cavallino si rialzò sulle zampe e si diresse verso l'oasi. Non era un miraggio, era proprio un'oasi verde nella quale crescevano gigantesche piante di spinaci, cavoli enormi e lattuga smisurata. E nel bel mezzo dell'oasi....
STEFAN: Acqua?
MITCH: ...un laghetto di minestra di cavolo. Il tuo cavallino di pane è ghiottissimo di minestra di cavolo. Si mise a bere, bere e ora berrà anche la tua, dato che sei il suo padroncino ormai.
STEFAN: Si, cavallino. Bevi, bevi. Anzi, beviamo insieme, dai!
Rientra la madre con il cibo per l'uomo. 
RUTH (rivolta a Stefan): Ti avevo detto di non aprirgli.
MITCH: Mi spiace, sono stato io che ho insistito.
RUTH (c.s.): E' così che ubbidisci alla mamma?
MITCH: La colpa è mia.
STEFAN: Mamma io e questo cavallino abbiamo mangiato tutta la minestra.
La donna si avvicina all'uomo, versa la minestra nella fondina.
MITCH: Grazie. Comunque Stefan non ha colpa. Sono stato io a convincerlo ad aprirmi. Non ce la facevo più a stare chiuso in quella cantina, all'umido.
RUTH: Finché non si fa buio non posso chiudere le imposte senza destare sospetto. Dunque è meglio che se ne stia nascosto. Potrebbero vederla. (Rivolta a Stefan) Per favore, smettila di tirare su col naso! (Di nuovo all'uomo) Ci sono troppi spioni in giro. Non ci si può fidare di nessuno.
MITCH: Ha ragione: cercherò di essere più prudente (accenna a rientrare in cantina).
RUTH: Resti pure! Ormai si sta facendo buio. Posso chiudere le imposte. (Rivolta a Stefan) Ti ho detto di smetterla di tirare su col naso. Ce l'hai il fazzoletto? Soffiatelo!
MITCH: Bello quel tuo fazzoletto verde. 
STEFAN: Il mio fazzoletto è bianco.
MITCH: Bianco? No, è verde.
STEFAN (togliendo di tasca un fazzoletto bianco): E' bianco.
MITCH: Avrei giurato che era verde. Comunque ho conosciuto un tale che sapeva trasformare i fazzoletti bianchi in fazzoletti verdi, rossi, gialli e di qualsiasi altro colore.
STEFAN: Come faceva?
MITCH: Soffiandosi il naso. (Stefan ride) Era un soffio magico.
STEFAN: Così?
MITCH: Sì, sì, così. Prova ancora.
Tra i due comincia un gioco fatto di suoni e pernacchie sotto lo sguardo incredulo della donna.
RUTH: Smettila Stefan.
MITCH: Basta così. 
STEFAN: Ancora.
MITCH: Fammi vedere! (osserva il fazzoletto) Non è successo niente. Non capita a tutti. Comunque vediamo cosa si può fare.
Usando il proprio fazzoletto, l'uomo realizza un giocattolo (un coniglio, un fantasma, una girandola).
STEFAN: Che bello! Come hai fatto? Mi insegni?
RUTH: E' tardi. Vai a prepararti per andare a letto.
STEFAN: Domani però mi insegni. (Rivolto alla mamma) Posso tenere con me il cavallino a dormire? 
RUTH: Sì
MITCH: Però devi dargli un nome. Come lo vuoi chiamare?
STEFAN: Panino.
MITCH: Buonanotte Stefan, buonanotte Panino.
STEFAN: Buonanotte. (Esce).
RUTH: Chiamami quando sei pronto. 
Nella stanza resta un silenzio imbarazzato
MITCH: E' un bel bambino, intelligente e vivace. Crescerà bene.
RUTH: Non vuol mangiare. Fa sempre tante storie.
MITCH: Non deve essere facile, per un bambino, di questi tempi.
RUTH: E' spaventato, siamo tutti spaventati. Chissà quando finirà questa maledetta guerra? Chi ci capisce più niente: quali sono gli amici e quali i nemici. Capita, a volte, che uno venga colpito da un proiettile senza sapere chi l'ha sparato. Si muore senza sapere perché. Il nostro nemico è questa guerra. 
STEFAN (da fuori): Mamma!
RUTH: Mi scusi, devo andare.
(La donna esce. L'uomo toglie alcuni fogli dalla giacca, si avvicina a una candela, li legge. Poi li avvicina alla fiamma della candela e li brucia. Infine torna a sedersi. Rientra la donna)
MITCH: Dorme?
RUTH: Si addormenterà, spero. Cos'è questa puzza di bruciato?
MITCH: Un maldestro tentativo di fabbricarmi una rudimentale sigaretta. Lei fuma?
RUTH: No.
MITCH: Beh, allora rinuncerò anch'io a questo piacere.
RUTH: E farà bene a rinunciarci sempre, almeno fin tanto che starà qui. Se qualcuno entrasse in casa potrebbe sentire l'odore. Bisogna essere molto prudenti.
MITCH: Ha ragione. Farò questo sacrificio.
RUTH: C'è un' altra cosa che mi angoscia.
MITCH: Quale?
RUTH: Ieri lei mi raccontava di essere un pilota.
MITCH: Sì, pilotavo un aereo che ha avuto un' avaria e sono stato costretto ad atterrare.
RUTH: Ma allora la staranno cercando. Intensificheranno i controlli. E' troppo rischioso. 
MITCH: Non si preoccupi. Ho diretto l'aereo in mare, così si è inabissato e non potranno raggiungere il relitto.
RUTH: Potrebbero sospettare che qualcuno si sia salvato. Viaggiava solo? E' certo che nessuno l'abbia visto?
MITCH: Durante il giorno e mezzo che sono stato nascosto nel covone di fieno non si è visto nessuno!
RUTH: Io, non so. Non sono tranquilla.
MITCH: Stia calma. Se dovessero scoprirmi dirò di essermi introdotto in casa vostra con la forza e di avervi costretto sotto minaccia a ospitarmi. Ora vada anche lei a dormire e riposi tranquilla.
RUTH: Buona notte.
MITCH: Buona notte. Ah, scusi volevo ringraziarla di avermi nascosto in casa sua. Comprendo i pericoli che correte lei e il suo bambino.
RUTH: Mio padre era un oppositore del regime.
MITCH: Come?
RUTH: Sì. Una mattina i miliziani vennero a prenderlo a casa. Lo portarono alla capitale. Serviva la sua opera per il bene della patria, ci dissero. Da quel giorno non avemmo più sue notizie.
MITCH: Doveva dirmelo subito. Stiamo correndo tutti un rischio troppo grande.
RUTH: Stia tranquillo. Lei non è caduto dalla padella nella brace: non sono sottoposta a particolari controlli, o almeno credo, perché mio marito è dei loro. Anche di lui non ho più notizie da mesi. Combatte chissà dove. Se dovesse capitargli qualcosa di simile mi auguro che trovi qualcuno disposto ad aiutarlo. Mio marito è buono e generoso. Per me sta solo dalla parte sbagliata.
MITCH: Lei è molto coraggiosa. Come si chiama suo marito?
RUTH: Andrej.
MITCH: Andrej come?
RUTH: Sulic. Andrej Sulic. Buona notte.
MITCH: Buona notte.
La donna esce. L'uomo si predispone un rudimentale giaciglio, poi controlla che tutto sia tranquillo, prende la candela ed esce. Rientra subito dopo con uno zaino dal quale estrae una radio. Dopo aver armeggiato per un po' riesce a farla funzionare. 
MITCH: Biancaneve chiama base, Biancaneve chiama base, rispondete (si sente solo qualche rumore di onde sonore) Biancaneve chiama base, rispondete.
VOCE RADIO: Qui base, Biancaneve ti riceviamo.
MITCH: Biancaneve è arrivata nel bosco ma ha perduto i sette nani. Ha trovato riparo per la notte in una casetta e presto si rimetterà alla ricerca dei sette nani che si troveranno certamente in qualche altro luogo del bosco. La matrigna controlla il principe: forse sospetta qualcosa, forse il principe è troppo importante per lei. Biancaneve cercherà di conquistarlo seguendo le istruzioni contenute nella fiaba. Biancaneve ha distrutto la fiaba così se la matrigna dovesse catturarla non saprà mai nulla circa il suo amore per il principe. Limiterò il racconto della fiaba perché è troppo pericoloso. Aspettate il seguito. Passo e chiudo.
Richiude tutto quanto, entra nello sgabuzzino e depone lo zaino dopo di che rientra nella cucina. Si sdraia avvolgendosi in una coperta. Dopo un istante qualcuno entra tastoni nel buio. Avanza e inciampa nell'uomo che si alza di soprassalto.
MITCH: Chi è?
STEFAN: Sono io.
MITCH: Tu? Accidentaccio mi hai fatto prendere uno spavento.
STEFAN: Parla piano altrimenti mamma ci sente.
MITCH: Si può sapere che ci fai qui? Non dovresti essere a dormire?
STEFAN: Volevo chiederti una cosa?
MITCH: Cosa?
STEFAN: Panino, il nostro cavallino di pane.....
MITCH: Eh?
STEFAN: Qui, c'è dentro il suo cuore?
MITCH: Cosa?
STEFAN: Il suo cuore. Qui, c'è dentro il suo cuore?
MITCH: Sì, certo. Se lo tieni vicino, non troppo stretto perché rischierebbe di rompersi, potrai sentirlo pulsare e ti farà compagnia mentre dormi. Anzi, Panino veglierà affinché tu faccia un bel sonno. E ora giovanotto a letto, lascia fare un bel sonnellino anche a me.
STEFAN: ..notte.
MITCH: Buonanotte.
STEFAN: A chi raccontavi la fiaba di Biancaneve?
MITCH: Come?
STEFAN: Ho sentito che raccontavi la fiaba di Biancaneve: era un po' strana ma a chi la raccontavi?
MITCH: Me la raccontavo da solo.
STEFAN: Ma...
MITCH: Sai tenere un segreto Stefan?
STEFAN: Sì.
MITCH: Non devi dirlo a nessuno, intesi?
STEFAN: Parola di soldato.
MITCH: Bene, io non sono solo, c'è altra gente con me.
STEFAN: Cosa? Chi, dove sono? 
MITCH: Ssst, parla piano. (indicando la propria testa) Sono qui nella mia testa.
STEFAN: Come nella tua testa?
MITCH: Vedi Stefan, io mi sento solo. E allora mi immagino di avere alcuni amici con cui parlare. Così parlo di qualsiasi cosa o racconto fiabe e storielle.
STEFAN: Raccontale a me le storie. Ti terrò compagnia io.
MITCH: Va bene, non ora però. Adesso è notte fonda, devi andare a dormire. Se ci scoprisse tua madre, potresti dire addio alle storie per un bel po'. Su, vai.
STEFAN: Buona notte Mitch.
MITCH: Buona notte.
STEFAN: Mitch.
MITCH: Cosa ancora?
STEFAN: Anche Panino ti augura la buona notte.
MITCH: Buona notte, buona notte.
Buio. Tutti dormono. All'improvviso uno strano bagliore invade la stanza. L'uomo si sveglia, apre la finestra e osserva verso l'esterno. Entra la donna seguita, dopo un istante, da Stefan.
RUTH: Che sta facendo? Vuole che qualcuno la veda?
MITCH: Cosa sta bruciando?
RUTH: Sembrerebbe la scuola.
MITCH: E' sicura che si tratti proprio della scuola?
RUTH: Sì, mi pare.
MITCH: Non c'è vicino qualche obbiettivo militare? 
RUTH: Sì. Ma che importa a lei. Pensi a nascondersi invece.
STEFAN: Mamma perché brucia la scuola?
RUTH: Come faccio a saperlo. Qualcuno le avrà dato fuoco. 
Si sentono alcuni spari.
RUTH: Presto chiudiamo tutto.
MITCH: State giù, giù.
L'uomo afferra il bambino e lo obbliga a sdraiarsi, poi chiude la finestra.
MITCH: Che diavolo sta succedendo?
RUTH: Non lo so! E lei, perché lo vuol sapere?
MITCH: Deformazione professionale: sono un soldato.
RUTH: Non qui, non in casa mia.
MITCH: Beh, ma lei non è curiosa?
RUTH: Sparatorie se ne sentono tutti i giorni. I partigiani aumentano ogni giorno.
MITCH: I partigiani non bruciano le scuole.
RUTH: Che ne so. Domani forse ne sapremo qualcosa di più. Ora torniamo a dormire, su Stefan.
STEFAN: Quella è la scuola dove vanno i miei amici. Hanno appena piantato un albero, proprio lì davanti, un calice.
RUTH: Salice, Stefan, salice.
STEFAN: Mamma, se brucia la scuola brucerà anche il salice e non potrà più crescere.
RUTH: Forse il fuoco non lo ha raggiunto.
STEFAN: Posso venire nel tuo letto?
RUTH: Andiamo.

III^ SCENA
Entra Ruth con una bacinella d'acqua e una salvietta. Appoggia la bacinella sul tavolo e la salvietta su una sedia. Poi apre lo sportello e esce. Dopo un istante Mitch esce dallo sgabuzzino, si avvicina alla bacinella, si lava e si asciuga. Rientra Ruth con una tazza di caffè. 
MITCH: Grazie, è molto gentile.
RUTH: Ma... ha dormito con gli stivali?
MITCH: Sì, mi sembra ancora tutto così incerto. Non riesco ad ambientarmi. Anche se lei fa di tutto per farmi sentire come a casa mia. 
RUTH: Li tolga pure.
MITCH: Per i miei piedi sarà un sollievo per lei non so. Avrei bisogno di un pediluvio.
RUTH: Vado a prenderle dell' acqua calda.
Esce Ruth, Mitch si toglie gli stivali. Si guarda in giro, li depone in una cassapanca poi rientra nel suo sgabuzzino. Entra Stefan, apre la cassapanca toglie uno stivale di Mitch, lo osserva poi ci gioca. Infine lo abbandona sul pavimento ed esce. Entra Ruth con la bacinella d'acqua. Anche Mitch sta per rientrare dal suo sgabuzzino. 
IERIVNA (da fuori): Permesso.
RUTH: Un momento.
Ruth porge a Mitch salvietta e bacinella, Mitch rientra nello sgabuzzino. Ruth esce e rientra subito con Ierivna.
RUTH: Si accomodi Ierivna. A cosa devo la sua visita?
IERIVNA: Passavo di qua e mi son detta: fammi andare a vedere come sta la cara Ruth. Come va col bambino?
RUTH: Bene, a parte la guerra.
IERIVNA: Eh, è dura per tutti. 
RUTH: Già!
IERIVNA: Ma lo sa Ruth che a Slobonia due bambini sono stati uccisi da una mina e a un altro hanno sparato mentre cercava di riprendere il suo gattino. Questa guerra è cieca e non fa alcuna distinzione.
Entra Stefan, urta una sedia, fa cadere una ciotola.
IERIVNA: Oh, eccolo. Buongiorno Stefan.
RUTH: Stefan, stai attento, cosa stai facendo?
STEFAN: La guerra.
RUTH: La guerra?
STEFAN: Sì, non lo fa apposta. E' cieca.
IERIVNA: E' proprio un bel bambino.
STEFAN: Non ci vede. Per questo combina tanti disastri. Ora capisco. Devo andare subito a dirglielo.
IERIVNA: A chi?
STEFAN: A Panino.
IERIVNA: Panino?
RUTH: E' un cavallino. Lo ha chiamato così perché è fatto di mollica di pane.
IERIVNA: Che tenero! Gli mancherà molto il padre.
RUTH: Molto, sì. Va pure Stefan.
IERIVNA: Non ti scrive il tuo papà?
Stefan esce.
RUTH: Ha sempre scritto. Vuole molto bene a Stefan. Ma ora è un po' di tempo...
IERIVNA: Non ha più avuto notizie di suo marito?
RUTH: No, purtroppo.
IERIVNA: Dunque non sa dove si trova?
RUTH: No.
IERIVNA: Oh, che peccato! Non gli sarà successo qualcosa?
RUTH: Spero proprio di no.
IERIVNA: Stare tanto tempo senza far sapere nulla a casa! Carina questa scultura! Non l'avevo mai vista.
RUTH: Stava in camera di Stefan ma ora per far posto al cavallino.
IERIVNA: E' di suo marito?
RUTH: No.
IERIVNA: Non l'ha mai tradita?
RUTH: Come?
IERIVNA: Suo marito è un tipo fedele?
RUTH: Che razza di domande mi fa?
IERIVNA: Nei momenti difficili certe cose possono manifestarsi in tutta la loro evidenza.
RUTH: Che sta dicendo? Non capisco dove voglia arrivare. Ierivna, c'è qualche motivo particolare cui devo la sua visita?
IERIVNA: No, una semplice visita di cortesia, come le dicevo...
RUTH: Non si direbbe.
IERIVNA: Oh, che bei ricami? E' proprio brava. Perché non me ne prepara qualcuno. Quando scendo in città trovo senz'altro chi glieli compra. Nonostante la guerra.
RUTH: La gente cerca di mantenere una certa dignità, nonostante tutto.
IERIVNA: Ha sentito dell'incendio di questa notte?
Ruth si accorge dello stivale abbandonato.
RUTH: Che incendio?
IERIVNA: E' bruciata la scuola. Non ha sentito gli spari?
RUTH: Se ne sentono tanti. 
IERIVNA: Ma questi erano qui vicino.
RUTH: Ormai ci ho fatto l'abitudine. Se non ha altro da dirmi Ierivna, io avrei da fare.
IERIVNA: Sì, ora è meglio che vada. Mi faccia avere qualcuno dei suoi lavori di ricamo uno di questi giorni. Vedrà che qualcosa realizzo.
RUTH: Quattro soldi fan comodo di questi tempi. Anche se è la roba che manca.
IERIVNA: Forse potrò anche barattarli con generi alimentari. Passo a prenderli nei prossimi giorni.
RUTH: Non si disturbi glieli porterò io.
IERIVNA: Nessun disturbo. Passerò quando so di dover andare in città. A presto. Nel frattempo spero possa avere notizie di suo marito. Mi farà sapere. Arrivederci. (esce accompagnata da Ruth poi Ruth rientra. Contenendo a stento la sua rabbia va a bussare allo sportello. Mitch appare sempre con la bacinella nelle mani)
RUTH: Si può sapere perché ha lasciato un suo stivale in giro nella stanza.
MITCH: Li ho tolti per...
RUTH: Lo so perché li ha tolti. Ma come pensa che io possa nasconderla se lei lascia in giro il suo vestiario. Già che ci siamo perché non appende la sua giacca sull'appendino, se vuole possiamo affiggere qualche sua fotografia, mettere in evidenza il suo rasoio da barba...
MITCH: Non so come...
RUTH: ...vuole che diamo un ricevimento in suo onore? Quella, Ierivna, è una vecchia pettegola, potrebbe averlo notato. Ficca il naso ovunque.
Da fuori si sente bussare e chiamare.
IERIVNA: Ruth, mi scusi Ruth, sono ancora io, Ierivna.
Mitch raccoglie lo stivale per portarlo via.
RUTH: No, potrebbe averlo visto è meglio lasciarlo lì.
Mitch con la bacinella in mano torna nel suo nascondiglio. Ruth esce. Intanto rientra Stefan che raccoglie lo stivale e ci gioca come prima. Rientrano Ruth e Ierivna.
RUTH: Stefan, ti ho detto mille volte di non lasciare in giro quello stivale.
IERIVNA: Sono tornata proprio per questo, Ruth. Avevo notato lo stivale. Suppongo siano di suo marito. Mi ha fatto venire in mente una cosa che mi ero dimenticata di dirle. In città hanno aperto un centro di raccolta di oggetti che possono servire ai nostri soldati o comunque per far fronte alle necessità della guerra e anche qui in municipio si possono portare. Da lì poi ci penseranno loro a trasferirli in città.
RUTH: Veramente non so se...
IERIVNA: A suo marito qui non servono. 
RUTH: Sono un ricordo.
IERIVNA: Se lui fosse qui sono sicura che sarebbe felicissimo di donarli per una giusta causa.
RUTH: Ci penserò.
IERIVNA: Se vuol darli a me ci devo proprio passare davanti al municipio.
RUTH: Eventualmente li porterò io. Arrivederci Ierivna e grazie per il consiglio.
IERIVNA: E' per i nostri soldati.
RUTH: Arrivederci.
Ruth riaccompagna Ierivna all'uscita. Poi rientra e riapre lo sportello.
RUTH: Che le avevo detto?
Mitch esce con la bacinella in mano
MITCH: Io li avevo nascosti nella cassapanca.
RUTH: Stefan, sei stato tu a toglierli da lì e a lasciarli in giro?
Stefan non risponde
RUTH: Stefan non farlo mai più capito? Non toccare le cose di Mitch, te lo proibisco. E' chiaro?
Stefan annuisce. Mitch toglie dallo sgabuzzino uno zainetto.
MITCH: Tieni Stefan, ti posso dare questo.
STEFAN: Cos'è?
MITCH: Si chiama caleidoscopio. Lo so è un nome difficile ma lo imparerai. Si usa così: ci guardi dentro come in un cannocchiale e lo ruoti così cambiano le immagini. Pezzetti di arcobaleno in scatola.
Stefan lo prende e comincia a guardarci dentro.
RUTH: Ora che ne facciamo degli stivali? Per non insospettirla sarebbe meglio che io li portassi...
Mitch poggia la bacinella in terra
MITCH: Assolutamente no. Potrebbero riconoscerli, hanno una fattura diversa. Se li notassero quando ormai sono nel mucchio potrebbero pensare che siano appartenuti a qualche prigioniero ma se si accorgessero prima potrebbero risalire a lei.
RUTH: Ma Ierivna li ha visti.
Mitch mette i piedi nell'acqua
MITCH: Probabilmente per lei uno stivale vale l'altro ma i militari si accorgerebbero subito. Se quella donna tornasse sull'argomento è meglio prepararsi una buona scusa e rifiutarsi decisamente.
Bussano.
RUTH: Dio mio! Non sarà ancora quella seccatrice! 
Esce Ruth. Mitch toglie i piedi dall'acqua, se li asciuga rapidamente, raccoglie la bacinella e rientra nel suo nascondiglio. Stefan continua a guardare nel caleidoscopio.
STEFAN: Conchiglie colorate, pietre preziose. C'è un tesoro qua dentro! Guarda Panino, guarda che meraviglioso! Andiamo alla ricerca del tesoro dei pirati? Ecco l'isola.
Stefan continua a giocare. Rientra Ruth.
RUTH: Era zia Anne. Non è neppure voluta entrare. Mi ha detto di salutarti Stefan. Ha portato i mirtilli che ti piacciono tanto. Tieni, mangiane qualcuno. Anzi vammi a prendere la bacinella che è sul tavolo in corridoio così li mettiamo lì dentro. (Stefan esce. Ruth si avvicina allo sportello e parla con Mitch) Non è voluta rimanere e mi ha detto che per un po' di tempo non verrà più. Dice anche lei che è pericoloso. Ci sono sempre più soldati in giro. Che sta succedendo?
MITCH: Non si preoccupi. Saranno normali spostamenti di truppe. E da qualche parte devono pur fermarsi.
Rientra Stefan
RUTH: Ecco, bravo (rovescia i mirtilli nella bacinella) Sono tantissimi, zia Anne ti vuole proprio bene! Questi li conserviamo per un' altra volta. Se trovassi un po' di zucchero potremmo fare una buona marmellata di mirtilli. (esce)
STEFAN: Ti piacciono i mirtilli?
MITCH: Sono deliziosi.
Stefan apre a Mitch.
STEFAN: Puoi prenderne qualcuno.
MITCH: Grazie.
STEFAN (spaventato): Un ragno!
MITCH: Dove?
STEFAN: Lì, guardalo. 
MITCH: Beh, hai paura di un ragnetto?
STEFAN: Sì, uccidilo Mitch!
MITCH: Ma non ti fa niente, Stefan. Non può farti nulla.
STEFAN: Mi morde e poi è brutto, mi fa schifo.
MITCH: Non morde, non morde. Se lo guardi bene non è neanche brutto. Quando ero ragazzino avevo un compagno che catturava i ragni poi li portava a scuola e intanto che i professori non lo vedevano tirava fuori dalla sua borsa una scatolina dentro cui li teneva prigionieri.
STEFAN: Chi?
MITCH: Quel mio compagno.
STEFAN: Chi erano prigionieri?
MITCH: I ragni. All'intervallo organizzava sul suo banco un vero e proprio spettacolino: un circo tutto fatto di ragni. Cercava di farli muovere insieme in tondo come gli elefanti. Ce n'era uno che si muoveva in modo goffo come un clown che vuol far ridere gli spettatori. Probabilmente durante la cattura era stato un po' strapazzato. Un circo di ragni: ragni elefanti, ragni clown, e ragni acrobati. I ragni sono acrobati eccezionali. Li hai mai visti Stefan quando si lasciano dondolare appesi al loro filo invisibile, sembrano nuotare nell'aria, scendono giù giù e poi risalgono rapidamente verso il soffitto. Ci avevi mai pensato a un circo di ragni?
STEFAN: No
MITCH: E il circo, hai visto ancora un circo Stefan?
STEFAN: Sì, dalla nonna. C'erano un cavallo, un cagnolino che faceva le capriole, due struzzi e un elefante. Anche un serpente. L'elefante era triste.
MITCH: E lo spettacolo l'hai visto?
STEFAN: Sì.
MITCH: E ti è piaciuto?
STEFAN: Sì.
MITCH: Qualche ornamento per rendere più vivaci gli animali, un po' di musica, un bravo presentatore e... è fatta: la magia del circo si sprigiona. Signore e signori, bambine e bambini ha inizio in questo istante lo spettacolo più bello del mondo. Ecco a voi l'acrobata che camminerà sulla corda a dieci metri di altezza, esercizio difficilissimo, senza rete di protezione, un po' di silenzio per favore, innanzitutto concentrazione (durante tutto questo monologo Mitch mima le azioni da lui evocate), attenzione! incredibile! grande paura, ha rischiato di cadere nel vuoto, si riprende, ecco ce l'ha fatta. Un applauso! Ed ora un altro numero straordinario che potrete vedere solo in questo circo: il fachiro Knottir Nailj inghiottirà una spada intera, sissignori avete capito benissimo proprio una spada intera (mima di inghiottire un spada sproporzionatamente lunga). Magnifico ce l'ha fatta, un bell'applauso per questo numero straordinario. (Stefan applaude) E' il momento della magia. Preparatevi a stupirvi. Ecco a voi il più abile prestigiatore che si possa trovare sulla faccia della terra, tutti i circhi del mondo se lo contendono e oggi è qui con noi per mostrarvi un numero di alta scuola: questo è un fazzoletto e questo è un cappello, metto qui il fazzoletto e sopra il cappello. Riuscirò a mettere il fazzoletto nella mia tasca senza sollevare il cappello. Un momento di concentrazione prego. E uno, e due, e tre. Ecco fatto. Guardare per credere. (Stefan solleva il cappello, Mitch raccoglie il fazzoletto e lo mette in tasca). Voila.
STEFAN: Non vale.
MITCH: Attenzione, attenzione, attenzione! è la volta dell'uomo più forte del mondo. Quest'uomo è capace di sollevare tre elefanti uno sopra l'altro. Ma non abbiamo i tre elefanti e anche se li avessimo non sapremmo come farli stare uno sopra l'altro. Allora l'uomo più forte del mondo piegherà questa sbarra d'acciaio. Impossibile per me, un gioco da ragazzi per lui. (mima di piegare la sbarra attorno al collo rimanendo però con la sbarra attorcigliata). Aiuto, mi si è incastrata non riesco più a scioglierla.(Stefan ride) Aiutami! (Stefan finge di srotolarla) Incredibile abbiamo scoperto il bambino più forte del mondo. Un bell'applauso. (applaudono entrambi) Cos'è che ti è piaciuto di più del circo che hai visto, Stefan?
STEFAN: I pagliacci.
MITCH: Ci avrei scommesso.
STEFAN: Anche tu sei un pagliaccio.
MITCH: Grazie per il complimento. Sono commosso. Non potevano mancare i clowns. Fermo così.
Usando il succo dei mirtilli Mitch trucca da clown Stefan. Poi lo invita a fare altrettanto con lui. Entra Ruth.
RUTH: Che razza di gioco è. Stefan! Ma come vi siete conciati?
STEFAN: Stiamo giocando al circo, mamma.
MITCH: Facciamole vedere i clowns, Stefan.
Fanno qualche smorfia. Ruth si diverte.
RUTH: State facendo un baccano infernale. Capisco Stefan ma lei Mitch deve essere più prudente. Non la voglio lasciare in quel buco per cattiveria!
STEFAN: Lascialo giocare con me.
MITCH: Tua madre ha ragione Stefan! 
STEFAN: Ma io voglio giocare.
MITCH: Beh, perché non addestri Panino e gli insegni qualche acrobazia. Così lo metteremo nel nostro circo. 
STEFAN: Giusto!
RUTH: E vatti a lavare la faccia.
STEFAN: Non posso sono un pagliaccio.
RUTH (fingendosi minacciosa): ti faccio vedere io. Vieni qui pagliaccio.
Stefan scappa, Ruth lo insegue. 
RUTH: Un momento (rivolta a Mitch) Per oggi ne ho già abbastanza di spaventi, rientri nel suo buco e ci stia almeno fino all'ora di cena.
MITCH: Mi lavo la faccia e sparisco.
RUTH (rivolta a Stefan): Vieni qui tu. 
Insieme escono. Mitch si lava la faccia. Improvvisamente si sentono alcune esplosioni in lontananza. Mitch si avvicina alla finestra. Rientrano Ruth e Stefan.
RUTH: Che sta succedendo?
MITCH: Si direbbe la contraerea.
RUTH: Un bombardamento?
MITCH: Può darsi. O anche solo un ricognitore avvistato.
RUTH: E' lontano però.
MITCH: Sarà meglio che veniate a farmi compagnia nel mio buco per un momento.
RUTH: Cosa mai dovrebbero venire a bombardare qui?
MITCH: Non si sa mai. Non succederà ma è meglio essere prudenti. Venite. Prego madame.
RUTH: Aspetti, prendo una candela.
Entrano tutti nello sgabuzzino.
RUTH: Un ragno!
STEFAN: Non avere paura mamma.
RUTH. Mi fanno un po' schifo.
STEFAN: Guardalo bene mamma. 
RUTH: L'ho visto, l'ho visto.
STEFAN: Devi guardarlo bene. Non è solo brutto, è anche un po' simpatico. 
RUTH: Non mi riesce proprio di vederlo simpatico. 
STEFAN: E' un bravissimo scalatore. Si arrampica dappertutto. Come papà quando andava a scalare la montagna. Solo che lui la corda non la finisce mai, la fabbrica. I ragni non fanno paura mamma. Puoi giocare con loro.
RUTH: Preferisco di no, Stefan. Che cosa fai adesso?
STEFAN: Lo faccio uscire di casa così non avrai più paura.
RUTH: Non puoi uscire adesso. Non ti preoccupare, con te vicino non ho più paura dei ragni.
STEFAN: Mitch, ci sono topi in cantina?
MITCH: Li ho mangiati tutti.
STEFAN: Beeh, che schifo!
Buio. Sul proscenio, nell'angolo. Solo la luce della candela. Stefan è sdraiato fra le braccia di Ruth. Mitch è seduto a breve distanza. Si sentono i rumori delle esplosioni sempre lontane.
MITCH: Credo che non succederà nulla.
RUTH: E' un piccolo paesino, perché mai dovrebbero bombardarci? Non abbiamo fatto nulla di male noi.
MITCH: Hai paura Stefan? Un amico una volta mi disse: canta che ti passa. Conosci una canzone?
STEFAN: Sì
MITCH: Cantala!
STEFAN: Due elefanti...
MITCH: Due elefanti?
STEFAN: Due elefanti si dondolavano sopra un filo di ragnatela.
Mitch ride.
MITCH: Che fanno?
STEFAN: Trovando la cosa molto interessante, andarono a chiamare un altro elefante.
MITCH: E' bellissima!
STEFAN: Tre elefanti si dondolavano sopra un filo di ragnatela/ trovando la cosa molto interessante andarono a chiamare un altro elefante.
MITCH: E' buffa. La conosce Ruth? E poi va avanti così? Ogni volta si aggiunge un elefante? Certo che gli elefanti che si dondolano sul filo di una ragnatela! Come il nostro circo dei ragni. E il bello è che trovano la cosa molto interessante. (accenna a cantarla) Quattro elefanti si dondolavano...
STEFAN: Mitch, che succede quando si muore?
RUTH: Stefan, che domande fai piccolo mio?
MITCH: Ricordi quando sei nato?
STEFAN: No.
MITCH: E' la stessa cosa. Non ti ricordi. E' come quando sei nato. Quando muori incontri uno che ti chiede "Ti ricordi quando sei morto?" "No".
RUTH: E' come iniziare una nuova vita.
MITCH: Giusto. E' come una pianura Stefan. A un certo punto la pianura finisce e incomincia la montagna. Ma chi può dire dove finisce la pianura e dove ha inizio la montagna? e viceversa.
STEFAN: Cos'è viceversa?
MITCH: E' chiedersi dove finisce la montagna e inizia la pianura. Non ha senso: ciascuna si trasforma nell'altra senza accorgersene.
STEFAN: Dove?
MITCH: Dove cosa?
STEFAN: Dove è che si va dopo?
MITCH: Da nessuna parte, restiamo qui.
STEFAN: Qui?
MITCH: Non qui nello sgabuzzino. Sì, anche, ma c'è molto più spazio perché non esistono più le cose. Si può passare attraverso i muri, gli alberi, le montagne e anche quando ci incontriamo con gli altri si uniscono i nostri spiriti che è la cosa più importante.
STEFAN: Gli altri? io non li vedo.
MITCH: Noi non possiamo vederli ma loro ci vedono benissimo.
STEFAN: Allora diventiamo fantasmi?
MITCH: Chiamiamoli così. Però, niente a che vedere con quei fantasmi burloni che ne combinano di tutti i colori come Trogolo per esempio.
STEFAN: Come si chiama?
MITCH: Trogolo. Non dirmi che non ne hai mai sentito parlare?
STEFAN: No.
MITCH: Anche lei Ruth non ne ha mai sentito parlare? 
RUTH: No.
MITCH: Meglio così, meglio così. Se lo ricorderanno per tutta la vita quei due vecchi contadini, marito e moglie. Un giorno erano seduti a tavola a mangiare l'anatra che lui, esperto cacciatore, aveva catturato e la moglie, che era una cuoca sopraffina, aveva cucinato. Erano lì, con l'acquolina alla bocca, stavano per buttarsi su quel pranzetto saporito quando improvvisamente l'anatra si alzò dal piatto e cominciò a volare. I due restarono increduli, a bocca aperta mentre l'anatra, dopo aver fatto un giro della stanza, uscì dalla finestra. Lei corse ad affacciarsi: l'anatra si alzava sempre più nel cielo, lui arrivò col fucile e sparò uno, due, tre, dieci colpi ma l'anatra continuava il suo volo ed era ormai lontana. "Ma come è possibile?" chiese la moglie. "Non devi averla cotta bene" si lamentò il marito. "Ma se l'ho tenuta nel forno due ore. Tu piuttosto non devi averla ben accoppata". E così, incolpandosi a vicenda, si sedettero a tavola ancora pensierosi. "Marito mio, guarda!" urlò improvvisamente la moglie. Il vecchio contadino guardò la faccia terrorizzata della moglie, seguì lo sguardo e vide le patate che si alzavano e prendevano il volo anche loro, come uno stormo di anatre, accompagnate da una risata birichina. La risata di...
STEFAN: Trogolo.
MITCH: Proprio lui, proprio lui.
RUTH: E' proprio un gran burlone quel Trogolo, vero Stefan?
STEFAN: Sì mamma.
RUTH: E il signor Mitch è proprio bravo a raccontare le storie.
STEFAN: Ho sonno mamma.
RUTH: Dormi pure, Stefan.
STEFAN: Mamma, vorrei che non morisse più nessuno.
RUTH: Non morirà più nessuno, Stefan, dormi, dormi.
MITCH: Due elefanti si dondolavano sopra un filo di ragnatela (ride. Buio).

IV^ SCENA
Entra Stefan visibilmente imbronciato, si mette davanti alla finestra e rimane immobile a osservare.
MITCH: Buon giorno Stefan.
Il bambino non risponde.
MITCH: Beh, non saluti il tuo amico Mitch, stamani? Perché siamo amici, vero Stefan?
Stefan non risponde.
MITCH: Allora c'è proprio qualcosa che non va! Ci risentiamo quando ti è passata. Intanto saluto gli altri. Ciao Willy, ciao Lech, buon giorno Ghiannis, come va oggi Karol?
Stefan si volta verso il nascondiglio di Mitch, poi torna a guardar fuori dalla finestra.
STEFAN: Oggi piovono le nuvole.
MITCH: Cosa?
STEFAN: Oggi è festa. Forse oggi la guerra non si faceva, però non potrò uscire perché piovono le nuvole.
MITCH: Già, piovono le nuvole. Non essere triste Stefan. (Entra Ruth). Le nuvole piovono perché vogliono tornare a casa. 
STEFAN: A casa?
MITCH: Certo. Le nuvole provengono dal mare, dagli oceani, dai laghi. Compiono lunghi viaggi durante i quali spesso devono trasformarsi e modificarsi. Infine, dopo tutto questo, finalmente ritornano a casa. E il loro ritorno è festeggiato dal sole. Perché dietro ogni nuvola, stanne certo Stefan, c'è il sole.
RUTH: Stefan, vieni a fare colazione.
STEFAN: Mamma, quando smette di piovere forse torna papà.
RUTH: Forse.
STEFAN: Eh?
RUTH: Sì, forse. Mangia ora.
STEFAN: Possiamo far uscire Mitch?
RUTH: Ma...
STEFAN: Ti prego mamma, è festa, piove.
RUTH: Va bene ma solo per qualche minuto. (Va a tirare una tendina davanti alla finestra. Intanto Stefan apre la porticina a Mitch)
MITCH: Grazie al mio liberatore e alla sua saggia regina. (volgendosi verso lo sportello) Gli altri li lasciamo lì. (Stefan ride)
RUTH: Avete sempre voglia di scherzare ma come fate?
MITCH: Sono fatto così, come una bilancia.
STEFAN: Anche la guerra tornerà a casa?
MITCH: A casa? La guerra non ha una casa sua. 
STEFAN: E dove abita?
MITCH: Sta sempre in affitto da qualcuno.
STEFAN: Cosa vuol dire affitto?
MITCH: Se qualcuno gli apre la porta lei entra.
STEFAN: Mamma vuole che sia sempre tutto chiuso.
RUTH (rivolta a Stefan): Guarda come hai ridotto quel calzino, dammelo immediatamente che l'aggiusto.
MITCH: Sì, sì, daglielo subito prima che se ne accorgano le dita del piede.
STEFAN. Perché?
MITCH: Potrebbero approfittarne per scappare via.
STEFAN: Scappare?
MITCH: Sì, è ciò che successe una volta alla piccola Katia. Conosci la piccola Katia, Stefan?
STEFAN: No.
MITCH: E' una bambina della tua stessa età. Il suo calzino si era tanto consumato che tutte e cinque le dita del piede si erano inaspettatamente trovate libere. Sì, libere. Ne avevano approfittato immediatamente ed erano scappate. Così la piccola Katia si ritrovò con un piede senza dita.
STEFAN: E poi?
MITCH: La piccola Katia non poteva camminare con un piede senza dita. Allora la mamma, il papà, il fratellino, la zia e perfino la gatta si misero alla ricerca delle dita. Un dito venne ritrovato in una scarpa, si sentiva un po' a casa sua; il mignolo, che essendo il più piccolo voleva crescere, lo trovarono nella dispensa, vicino al formaggio; il pollice era finito sul terrazzo tra i vasi di fiori, aveva sentito spesso parlare di un pollice verde ma non l'aveva mai visto e lo cercava lì; un altro dito fu salvato appena in tempo: stava annegando in una tinozza d'acqua; tu sai nuotare Stefan?
STEFAN: Coi braccioli.
MITCH: Bene. Infine l' ultimo lo trovarono solo a sera quando accesero la luce e lo videro sopra il lampadario. Così la piccola Katia riebbe le sue dita, il calzino venne rammendato e le dita non scapparono più.
STEFAN: Allora non potrò stare più a piedi nudi?
MITCH: Certo che sì, è solo quando si sentono racchiuse dentro scarpe e calzini che alle dita viene voglia di scappare.
STEFAN: Mitch, anche gli alberi fanno la guerra?
MITCH: Come?
STEFAN: Anche gli alberi fanno la guerra?
MITCH: Gli alberi? No, gli alberi no, non faranno mai la guerra. E sai perché? Stefan, c'è da qualche parte un albero che ti piace?
STEFAN: Nel prato della nonna. Si chiama alloro. Mi arrampico sai, Mitch? La mamma non mi vede quando sto nascosto tra i rami.
MITCH: Ecco, i rami. Salgono fino a toccare il cielo vero Stefan?
STEFAN: Sì.
MITCH: Mentre le sue radici scendono a esplorare in profondità: nel buio e nelle tenebre. Hai paura del buio?
STEFAN: No, se c'è la mamma.
MITCH: L'albero nemmeno. Anzi, dalla terra prende la forza per crescere e conoscere la calda felicità del sole. Ecco, gli alberi non faranno mai la guerra perché sanno abbracciare insieme il cielo e la terra. 
STEFAN: Mitch, quando la guerra sarà finita, resterai con noi?
MITCH: Quando tutto sarà finito potremo incontrarci ancora.
STEFAN: Ma resterai qui?
RUTH: Stefan! Mitch non può fermarsi. Ha una casa, una famiglia, degli amici.
STEFAN: Anch'io sono suo amico, vero Mitch?
MITCH: Certo.
RUTH: Tu hai me e tuo padre.
STEFAN: Dov'è papà?
RUTH: Non lo so.
STEFAN: Perché non è qui? Non gli importa nulla di me e neanche di te mamma.
RUTH: Non dire sciocchezze Stefan, non è vero.
STEFAN: E invece è vero, è vero.
MITCH: Ascolta Stefan, anch'io sono come tuo padre, anch'io sto facendo quello che sta facendo lui. Forse sbagliamo entrambi. Anzi tu sei la prova che stiamo sbagliando.
Lui dovrebbe essere dove sono io e io forse dove è lui. Ma il mondo è gran bravo a metter le cose al rovescio.
STEFAN: Io non capisco!
MITCH: Tu devi prepararti per il suo ritorno. Per esempio quando tornerà vorrà senz'altro conoscere Panino. Come sta oggi? Gli hai dato da mangiare?
STEFAN: E' un po' triste perché non l'ho ancora salutato ma adesso vado subito a portargli qualcosa da mangiare. (Esce) 
RUTH: Grazie. Il bambino si sta affezionando parecchio a lei. Da sola a volte faccio fatica ad aiutarlo durante i momenti difficili. Non è facile spiegare a un bambino la guerra. Tuttavia l'affetto che Stefan prova per lei non mi tranquillizza affatto. Ho il timore che si lasci sfuggire qualcosa, che parli con qualcuno, anche inavvertitamente, di lei. E' un bambino.
STEFAN: Panino ha mangiato ma ora ha bisogno di fare una passeggiata all'aria aperta.
Mamma, ha smesso di piovere, posso uscire un momento?
(L'uomo e la donna si guardano) 
RUTH: Sì, vai pure ma non allontanarti dal cortile.
STEFAN: Sì mamma. (esce).
MITCH: Chi era la donna che le ha fatto visita stamane?
RUTH: Ierivna? Una vecchia pettegola che vuol sempre sapere tutto di tutti.
MITCH: Perché non ha cercato di sapere qualcosa di più circa l'incendio di questa notte?
RUTH: Perché? Cosa vorrebbe sapere lei?
MITCH: Ad esempio se ci sono stati dei morti e quante persone sono state uccise.
RUTH: Ma che importa a lei? Ha forse a che fare con l'incendio?
MITCH: Ma no, è semplice curiosità.
RUTH: Non le credo, lei mi sta mentendo. Non è qui solo per nascondersi. Avanti mi dica la verità. Lei si sta approfittando di noi. (L'uomo non risponde) Allora è vero, lei si sta approfittando di noi. Sparisca! Non la voglio vedere più.
MITCH: E dove vuole che vada?
RUTH: Torni nel suo buco e non si faccia più vedere.
(L'uomo rientra nel nascondiglio. La donna richiude con rabbia lo sportello poi si siede al tavolo tenendosi la testa fra le mani. Rientra Stefan)
STEFAN: Mamma, mamma! Guarda cosa ho trovato.
Mostra a sua madre una pistola
RUTH: Stai attento. Dammi subito quella cosa. Dove l'hai trovata?
STEFAN: E' bella ma mi fa paura.
RUTH (strappando la pistola dalle mani del bambino): Dove l'hai trovata?
STEFAN: Nel cortile, vicino al fieno.
RUTH: Mio Dio! E' terribile.
MITCH: Che è successo?
RUTH: Le ho detto che finché non è tramontato il sole lei in questa casa non esiste.
MITCH: Ma ho sentito gridare e volevo essere sicuro che non fosse nulla di grave. Comunque se non avete bisogno di me.
RUTH: No, un momento. Stefan, vai in camera tua a giocare. (Stefan esce. La donna apre lo sportello e fa entrare l'uomo). E' carica? Io non ci capisco niente.
MITCH: Sì è carica. Ma è innescata la sicura.
RUTH: Lei sa qualcosa circa quell'arma? Stefan dice di averla trovata vicino al covone di fieno. 
MITCH: Sì, è la mia. Mi ero accorto di averla persa ma non sapevo dove e in quale circostanza. Meglio così.
RUTH: Lei perde un' arma e non si accorge neppure? E la trova un bambino che potrebbe...
MITCH: Erano momenti di forte tensione.
RUTH: Stefan è rimasto molto impressionato.
MITCH: Le ho detto che la pistola aveva la sicura innescata.
RUTH: Avrebbe potuto non averla! Come fa a non capire? Comunque mi dia quella pistola, non voglio armi qui in casa.
L'uomo non consegna la pistola.
RUTH: Le ho detto che non voglio armi in casa mia. 
MITCH: Non posso.
RUTH: Me la dia immediatamente o se ne vada subito da questa casa.
MITCH: Non posso rinunciare alla pistola: è l'unica possibilità per difendermi.
RUTH: Per carità di Dio.
MITCH: Pensi a suo marito, se si trovasse in una situazione simile.
RUTH: Questa guerra è assurda. Mi dia quella pistola!
MITCH: Se suo marito venisse affrontato dai suoi nemici vorrebbe almeno potersi difendere.
RUTH: E uccidere, uccidere e ancora uccidere. Siete capaci solo di far valere la vostra prepotenza. Perché tutto questo sangue?
MITCH: Mi lasci la pistola. Le prometto che in casa sua non la userò. Ma se dovessero scoprirmi e ho con me un' arma, sarà più credibile affermare che vi ho costretto a ospitarmi sotto minaccia.
Entra Stefan. L'uomo e la donna si fermano.
STEFAN: Se incontri mio papà tu gli spari?
Si sente bussare. L'uomo rientra precipitosamente nel suo nascondiglio.La donna chiude in fretta lo sportello esce e rientra poco dopo con Ierivna.
IERIVNA: Che le avevo detto? Se mi può dare uno dei ricami già pronti, ho trovato una persona disposta ad acquistarlo. Oh, ecco il piccolo Stefan! Come va? Quando torna il tuo papà?
STEFAN: Quando smette di piovere.
IERIVNA: Quando smette di piovere?
STEFAN: Come una nuvola: quando ha piovuto, torna a casa.
IERIVNA: Che fantasia! Le nuvole si sciolgono, Stefan, non tornano da nessuna parte. Uh, che bel cavallino? E' questo il famoso Panino? Chi l'ha fatto, la tua mamma? Il tuo papà no di certo.
STEFAN: Le nuvole tornano a casa quando piovono. Me l'ha detto...
RUTH (interrompendolo): Non è necessario che tu dica tutto quello che ti racconto.
STEFAN: Ma...
RUTH: Vai in camera tua a finire di mettere a posto.
STEFAN: Ma...
RUTH: Ubbidisci!
IERIVNA: Lo lasci pure qui con noi.
RUTH: Ha giocato fino ad ora. Adesso vai in camera tua.
Stefan esce.
IERIVNA: E' molto severa con lui. Stefan ha detto a un suo compagno che il cavallino glielo ha fatto un uomo.
RUTH: Suo padre gli manca molto.
IERIVNA: Come?
RUTH: Il cavallino gliel'ho regalato io ma gli ho detto che l'aveva costruito suo padre. Comunque lui parla spesso di suo padre come se fosse qui.
IERIVNA: Capisco.
RUTH: Diceva riguardo al ricamo?
IERIVNA: Sì, che ho già trovato una persona disposta ad acquistarne uno.
RUTH: Se non sono troppo curiosa, chi è questa persona?
IERIVNA: La moglie del colonnello Ivan.
RUTH: Il comandante della milizia?
IERIVNA: Sì, è ospite a casa mia e chiacchierando....
RUTH: A casa sua?
IERIVNA: Sì, ci conosciamo da tempo. Ha accompagnato il marito. C'è tutto lo Stato Maggiore. 
RUTH: Che ci fa l'intero Stato Maggiore a casa sua?
IERIVNA: No, a casa mia c'è solo la moglie del colonnello. Comunque è per via dell'incendio.
RUTH: Ah, già, l'incendio. Che è successo di tanto grave?
IERIVNA: Beh, tutto quel che è successo non lo so nemmeno io ma pare che i miliziani abbiano scoperto alcuni nemici che si nascondevano là.
RUTH: Nella scuola?
IERIVNA: Sì, in soffitta.
RUTH: Quanti erano?
IERIVNA: Ne hanno uccisi tre.
RUTH: Tre?
IERIVNA: Sì, può darsi che ce ne siano altri ma, se ce n'è, li troveranno.
RUTH: E cosa ci facevano qui?
IERIVNA: Sono stati sicuramente loro ad appiccare il fuoco alla scuola.
RUTH: Non sapevo che i partigiani bruciassero anche le scuole.
IERIVNA: Ma questi non sono partigiani. Sono soldati stranieri, sabotatori, addestrati. Nascondersi dentro una scuola! Mettere in pericolo tante creature innocenti! Criminali senza scrupoli. Che la santa Katarina ci eviti di incontrarne qualcuno! Sarebbe la fine. Che profumo! Cavoli?
RUTH: Sì, cavoli bolliti.
IERIVNA: Buoni specie se con un po' di formaggio.
RUTH: Già. Diceva che c'è la possibilità che ce ne siano altri di questi soldati stranieri?
IERIVNA: Sì, che resti tra noi: ho sentito parlare di un aereo che sarebbe caduto da queste parti e di un traditore.
RUTH: Un traditore?
IERIVNA: Sì, qualcuno che ha fornito al nemico notizie riservate. In città sono stati distribuiti volantini che invitano a disertare e a collaborare con il nemico. A tal proposito tenga anche lei gli occhi aperti Ruth. 
Rientra Stefan
STEFAN: Mamma ho sete.
Ruth prende un bicchiere e lo riempie d'acqua.
IERIVNA: Tutti dobbiamo fare il nostro dovere se vogliamo che la guerra finisca.
Ruth porge il bicchiere a Stefan.
RUTH: Che vuol dire Ierivna?
STEFAN: Posso berla con la cannuccia?
RUTH: Se hai sete la bevi anche così.
STEFAN: Dai mamma!
Ruth prende una cannuccia e la da' a Stefan che soffia nel bicchiere.
STEFAN: Senti mamma l'acqua che ride.
RUTH: Smetti di pasticciare e bevi.
IERIVNA: Devi ubbidire alla tua mamma, Stefan!
STEFAN: Hai mai perso le dita signora?
IERIVNA: Cosa?
STEFAN: Le dita dei piedi, ti sono mai scappate?
IERIVNA (ridendo): Ma come gli vengono in mente certe cose?
RUTH: Stefan, io e Ierivna stavamo parlando. Torna in camera tua e lasciaci finire. Guarda che poi vengo a controllare se hai messo tutto in ordine. (Stefan esce) Che voleva dire Ierivna che perché la guerra finisca ciascuno deve fare il suo dovere?
IERIVNA: Che anche noi che siamo qui possiamo fare qualcosa per aiutare i nostri soldati che combattono per la patria. Solo quando una parte prevarrà sull'altra cesserà la guerra.
RUTH: Ne è proprio sicura?
IERIVNA: Certamente.
RUTH: Sarà sufficiente?
IERIVNA: Come?
RUTH: Io non credo che basterà. La guerra non finirà mai se non verranno sconfitte anche la prepotenza e l'arroganza. Non crede Ierivna?
IERIVNA: Oh certo, Ruth, certo.
RUTH (con ironia): Comunque starò attenta e se dovessi vedere qualche movimento sospetto lo dirò a lei.
IERIVNA: Sì. Oh no, non a me, alla milizia, non a me.
RUTH: Mi scusi, volevo dire alla milizia. Per quanto riguarda il ricamo, purtroppo non ho niente di pronto che sia disposta a cedere.
IERIVNA: Oh, che peccato! La moglie del colonnello Ivan sarà dispiaciuta. Dopo che le ho parlato della sua bravura, ci teneva tanto.
RUTH: Dovrà pazientare un po'. Arrivederci Ierivna.
IERIVNA: Arrivederci Ruth. (esce).
RUTH: L'accompagno.
Ruth e Ierivna escono. Mitch apre lo sportello ed esce dal suo nascondiglio. Rientra Ruth.
RUTH: Lei come fa a....
MITCH: Presto e bene è molto raro. (Ruth fa per andarsene). No, Ruth! non se ne vada, mi ascolti un momento. Solo un momento. Non ho molte alternative ma credo di dovermene andare.
RUTH: Ha sentito?
MITCH: Sì, Stefan stava per tradirsi.
RUTH: Mi son sentita mancare la terra sotto piedi.
MITCH: Se l'è cavata molto bene: ottima prontezza di riflessi.
RUTH: Credo che la storia della pistola lo abbia sconvolto, anche se non lo da a vedere. E' stata una giornata terribile. Comunque non commetta sciocchezze. Dove vuole andare?
MITCH: Non so. Qui comunque non ci posso restare, né sarei rimasto a lungo. Mi dia ancora questa notte.
RUTH: Non precipiti le cose. Vedrò cosa si può fare ma con calma. L'ha detto lei che le cose fatte in fretta riescono male. 

V^ SCENA
Buio. Forse solo la luce di una candela. In penombra si intravede Mitch alla radiotrasmittente.
MITCH: Biancaneve chiama base.
Sul fondo, alle spalle di Mitch, appare la luce di un'altra candela. E' Ruth che rimane in ascolto.
VOCE RADIO: Qui base, Biancaneve ti riceviamo chiara e forte. Passo.
MITCH: Tre dei sette nani sono rimasti in miniera. Biancaneve deve cercare di incontrarsi con gli altri quattro: l'appuntamento è per questa notte alle 00,30. La matrigna ha raddoppiato la vigilanza al principe. Bisogna agire prima che la situazione precipiti. Passo e chiudo.
RUTH: Anche una radio.
MITCH: Ruth! Beh, sì. Sono riuscito a montare dei pezzi… Ah, perché mentirle. Ormai non ha più senso.
RUTH: E la storia dei nani?
MITCH: Ci sono altri miei compagni qui nel villaggio. Ricorda la sparatoria alla scuola? Questa notte tenteremo un' azione da cui può dipendere l'esito della guerra. 
RUTH: Qui, nel nostro villaggio?
MITCH: Non se la prenda, non potevo dirle nulla. Avrei messo ancor più a repentaglio l'incolumità sua e di Stefan.
RUTH: Dunque non la rivedrò più domattina?
MITCH: Credo proprio di no.
RUTH: Buona fortuna.
MITCH: Grazie di tutto.
Ruth esce. Mitch ripone la radio. Poi sistema la candela sul tavolo, prende una penna ed un folgio di carta e comincia a scrivere una lettera. Buio.

VI^ SCENA
La mattina dopo. Ruth trova la lettera, legge.
RUTH: Cara Ruth, non appena le avrà lette distrugga queste lettere. Volevo ringraziarla ancora per quanto ha fatto. Speriamo che questa guerra finisca presto. Le lascio anche una lettera per Stefan, gliela legga e gli dia un bacione da parte mia. Addio. Volevo dirle un'altra cosa importante per lei e per Stefan. Forse le farà piacere sapere che l'informatore che ha consentito l'azione bellica si chiama Andrej Sulic. Penso proprio si tratti di suo marito. Sta bene e, se va tutto per il giusto verso, presto potrete rivederlo. (smette di leggere) Sia ringraziato Dio! Andrej!
Si sente bussare freneticamente. Ruth strappa il foglio, nasconde la lettera e va ad aprire. Entra Ierivna.
IERIVNA: Poveri noi! Ruth, ha sentito l'esplosione? è successo il finimondo. E' scoppiato un deposito di munizioni. Avevamo altre quattro serpi nascoste in casa.
RUTH: Altri quattro soldati?
IERIVNA: Sì, ma sono state costrette a bere il loro stesso veleno. Ora sono tutti morti quei banditi. (Ruth ha un attimo di turbamento) Due sono morti per l'esplosione e due li hanno uccisi le guardie. Siete sconvolta anche voi? Il peggio è che la milizia è allo sfascio, si sta ritirando. Sembra che il nemico stia per invaderci da un momento all'altro. Era il deposito d'armi che serviva tutta la regione. 
RUTH: Ci trovavamo sopra una bomba e non lo sapevamo neppure.
IERIVNA: Come?
RUTH: Ho detto che il vostro caro colonnello Ivan aveva minato il nostro paese che poteva esplodere da un momento all'altro.
IERIVNA: Che dite! Ruth, siete sconvolta, state calma.
Entra Stefan con in mano un foglio.
STEFAN: Mamma ho disegnato la guerra. Mamma!
IERIVNA: Povero piccolo! (guarda il disegno) ma è tutto bianco.
STEFAN: Certo, l'ho disegnata e poi l'ho cancellata. Mamma ho cancellato la guerra così ora ci sarà la pace.
RUTH: Capito Ierivna. Questo è quello che tutti vogliamo, lo vogliamo per i nostri figli che lo desiderano tanto. Già, ma lei non ha figli, per lei il mondo può finire oggi stesso. Ma loro desiderano che la guerra venga cancellata, spazzata via e lasci il posto alla pace. E se l'esplosione di questa notte potrà contribuire a tutto ciò, allora sia la benvenuta.
IERIVNA: Voi vaneggiate Ruth, noi siamo sconfitte.
RUTH: No, non siamo noi a essere sconfitte. E' solo la guerra e tutti coloro che si nutrono di lei. Ora la prego di andarsene Ierivna: esca da questa casa. (Ierivna esce. Ruth fa sedere Stefan sulle ginocchia). Adesso tocca a noi: possiamo coltivare la pace, prepararle un terreno fertile, farla crescere rigogliosa e non lasciarla mai rinsecchire.
STEFAN: Come i fagioli dell'orto? 
RUTH: Sì Stefan, non dobbiamo mai farle mancare acqua e sole. Possiamo fare molto. 
STEFAN: Vado a dirlo a Panino così ci aiuterà anche lui.
Esce Stefan. Ruth si avvicina a una cassapanca, la apre e estrae un vestito. Se lo prova guardandosi allo specchio. Annusa il profumo di fresco e di pulito. Appare serena. Esce. Rientra Stefan con Panino.
STEFAN: E quando la pace è cresciuta bene te ne do' un po', così la porti al galoppo in tutti i paesi dove ce n'è bisogno. Poi ti farò fare dalla mamma tanta minestra di cavolo. Vieni, andiamo a cercare il posto migliore per farla crescere.

VII^ SCENA
Sera. La tavola è apparecchiata per tre ma a tavola siedono solo Stefan e la mamma.
STEFAN: Mamma, dov'è Mitch?
RUTH: Se ne è andato, credo.
STEFAN: Quando?
RUTH: Non lo so. Questa notte.
STEFAN: Senza neanche salutare?
RUTH: Ha lasciato una lettera per te. Doveva andare via in fretta. Ha scritto di darti un bacio da parte sua.
STEFAN: E perché hai apparecchiato per tre? Sono sicuro che è andato ad accompagnare la guerra lontano da qui. Anzi forse l'avrà proprio fatta perdere così non tornerà mai più.
RUTH: Sì, forse.
STEFAN: Perché non mangi? 
RUTH: Non ho fame.
STEFAN: Dai, leggimi la lettera.
RUTH (legge): Stefan, quello che ora ti racconto è un fatto accaduto realmente. Durante uno scontro a fuoco ero rimasto solo tra le macerie di una casa. Da lontano sparavano in continuazione alcune granate che cadevano alle mie spalle esplodendo sempre più vicine. Ero ferito leggermente: una scheggia mi aveva colpito di striscio ad una gamba che mi faceva male. Come se ciò non bastasse, quando cercavo di spostarmi, da una postazione di fronte, mi sparavano addosso con la mitragliatrice. Non potevo muovermi. Mi sentivo in trappola. All'improvviso vedo una farfalla che si posa su un sasso a pochi passi e dispiega le ali coloratissime e dai riflessi argentati. Immobile, sul sasso, pareva una pietra preziosa. Com'era bella! Non so quanto tempo sono rimasto ad osservarla incantato. Quando si è alzata in volo mi son accorto che il bombardamento era finito e una bomba doveva aver colpito la postazione della mitragliatrice perché non sparavano più. Adesso, ogni volta che mi sento triste, solo, che mi pare di avere contro tutto e tutti, cerco la mia farfalla e tutto passa. Ruth, ripiega la lettera e da un bacio a Stefan.
STEFAN: Forse ora che i soldati se ne sono andati tornerà anche papà.
RUTH: Sì, papà ritorna.
STEFAN: Ricordi quel che ci ha detto Mitch? Dobbiamo prepararci al suo ritorno.
RUTH: Hai dato da mangiare a Panino?
STEFAN: Sì.
RUTH: Domani prepareremo un bello striscione con scritto "Bentornato Papà".
STEFAN: Tutto colorato?
RUTH: Tutto colorato.
STEFAN: Come un arcobaleno?
RUTH: Come un arcobaleno. Mi aiuterai a pulire la casa. Deve diventare la casa più accogliente del mondo. Come se la guerra di qui non fosse mai passata. E quando torna papà preparerò i biscotti al forno, che gli piacciono tanto.
STEFAN: Buoni!
RUTH: Avremo tante cose da raccontarci.
STEFAN: Io gli racconterò la storia di Panino.
RUTH: Bravo.
STEFAN: La notte scorsa ho sognato un prato dove c'erano milleduecentotrentadue fiorellini. Eravamo io te e il papà. Alcuni li ho raccolti. Anche Mitch tornerà a trovarci?
RUTH: Probabilmente non lo rivedremo più, Stefan. Ma ci ricorderemo sempre di lui, vero?
STEFAN: Sì, come la farfalla.
RUTH: Come la farfalla.
STEFAN: Una notte che non riuscivo a dormire ho sentito Mitch che raccontava la fiaba di Biancaneve, me la racconti mamma?
RUTH: Biancaneve?
STEFAN: Sì, Biancaneve e i sette nani.
RUTH: Sette… sette… sette.
STEFAN: Sette, mamma, continui….
RUTH: Ierivna ha parlato di quattro soldati…. più tre l'altra notte. Sette più Biancaneve, otto. Dio mio… allora, forse… certo, Mitch è vivo!
STEFAN: Come mamma?
RUTH (abbarccia Stefan): E' vivo! Ce l'ha fatta.
STEFAN: Non capisco.
RUTH: Non ha importanza Stefan. Ne sono sicura: sento che Mitch è vivo, la guerra finirà presto e papà tornerà. Adesso andiamo a dormire. Domani è una giornata importante. Dobbiamo cominciare a prepararci al ritorno.
STEFAN: Posso dormire con te nel tuo letto, mamma?
RUTH. Sì certo, solo per questa notte però. Ora sei grande.
STEFAN: Sì mamma.