Barbablu a Torriglia

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Soggetto della commedia ………………………………

“BARBABLU a TOrriglia”

di GIANCARLO MIGLIORINI

2 atti macabri ma non troppo...

un

GRAND GUIGNOL 

comico

Enrico Lando, (Henry Landrù) detto ...... Barbablu

Igor Mangiavacche .......……. …… il suo manente

Tonino Repetto ....... scrittore di scarso successo

Polonia ………………….………..…….…. sua moglie

Vera Sciagura ……….…….…...... amica di Polonia

Roberto Libretti …………….…….………….. editore

Lulù ...……………………………….….. prima vittima

Marchesa di Rovegno ................ seconda vittima

Teresa Vandelli ......…….……....……. terza vittima

Isotta …………………………...…..... quarta vittima

Angelo Nero ....................... uno strano rigattiere

dedicato a Alfredo Sainati, il Genovese che importò

il Grand Guignol in Italia nel 1908

Tutti i diritti riservati – Prima di rappresentarlo prego contattarmi per accordi:

giancarlo-migliorini@libero.it  cell. 339-3164154

La scena è fissa e divisa in due parti:

-a sinistra soggiorno della casa di torriglia di Barbablu con una grossa stufa a legna sul fondo.

l’azione si svolge intorno alla prima guerra mondiale, 1915/1918 -

-A destra soggiorno della casa di Tonino. l’azione si svolge ai giorni nostri.

-1 tavolo con 3 sedie al centro, utilizzati da tutti gli attori.

1^ SCENA

1° inserto sonoro- Entra in scena da destra Tonino con un pacco sotto braccio. Lo posa su un tavolo e si toglie il giubbotto consunto. Sfascia il pacco e appare una vecchia macchina da scrivere che sistema con amore sul tavolo. Infila un foglio nel rullo e comincia a battere sui tasti per tutta la scena seguente, nonostante cio’ che succede...

2^ SCENA

2° inserto sonoro-Dalla porta laterale di sinistra entra (lulu’)  correndo vestita anni ’10 che urla aiuto inseguita da  Barbablu che la rincorre per tutta la stanza brandendo un coltello. Finalmente l’afferra per il collo, alza il braccio per sferrare la coltellata gridando:

BARBABLU – Meurs! Tu dois mourire!

3^ SCENA

Entra polonia da destra, la moglie di Tonino (che smette di scrivere - sfuma musica) - Barbablu e Lulù rimangono brasati in quella posizione.

Durante l’invettiva di polonia contro Tonino, Barbablu e Lulù danno segni evidenti di stanchezza per mantenere quella posizione tipo statua di sale.

polonia – Quella cos’è? (indicando la macchina da scrivere).

TONINO – Una nuova macchina. Veramente è vecchia, l’ho comprata alla fiera di Sant’ Agata, perché la mia si è rotta del tutto. Devo finire il mio libro.

polonia – E lo devi scrivere proprio qui? Non ce l’hai la tua camera?

TONINO – Volevo solo provarla. Qui c’è più luce.

polonia – Ma quand’è che provi a trovare un lavoro come tutti e cominci a portare a casa un po’ di soldi? Ché se speriamo di mangiare con i tuoi libri…

TONINO – E invece ti sbagli. Proprio oggi deve venire il mio editore a darmi un anticipo. E poi un lavoro fisso ce l’ho!

polonia – Lo chiami lavoro fare il dog-sitter?Portare in giro i cani per tutta Genova e raccogliere le loro deiezioni nel sacchetto!

TONINO – Anche loro hanno diritto di camminare, povere bestie, se no si ammalano. E poi, ho anche uno Shih-tzu, cane imperiale cinese.

polonia – Sei proprio un macaco. Macaco imperiale genovese. Quello che guadagni non basta manco per pagare le bollette di luce, gas e telefono.

TONINO – Sono proprio quelle del telefono che mi rovinano. Hai sempre l’orecchio attaccato al cellulare come una patella allo scoglio.

polonia – Ma se telefono solo a Vera, l’unica amica che ho, per sapere come sta.

TONINO – Mi costerebbe meno mantenerla qui in casa, la Vera, così l’avresti sempre sotto gli occhi e non avresti più bisogno di telefonarle per sapere come sta…

polonia –è rimasta vedova da poco tempo e ha tanto bisogno di conforto.

TONINO – Quella il conforto lo cercava ancora prima di rimanere vedova...

polonia – Sei proprio un insensibile.  Fammi il piacere,porta quel ferro vecchio in camera tua. (esce).

4^ SCENA

Tonino toglie il foglio dalla macchina, rilegge velocemente la scena, straccia il foglio e va in camera sua con la macchina.

5^ SCENA

Appena Tonino straccia il foglio Barbablu lascia cadere il coltello rimanendo bloccato in quella strana posizione. Lancia un urlo straziante e si porta l’altra mano all’altezza dei lombi.

BARBABLU – Ahi!

LULÚ – Colpo della strega?

BARBABLU – Sì… ti prego, aiutami!

LULÚ – Mi vuoi ammazzare e mi domandi aiuto?!

BARBABLU – Niente di personale. è lui che scrive queste cose. (allude a Tonino).

LULÚ – Dovresti stare più attento a non fare sforzi.

BARBABLU – Quello lì (allude a Tonino)non ha nessun riguardo pour moi. Lo sa che soffro di mal di schiena!

LULÚ – Reggiti a me... Vieni, siediti qui. (si siedono al tavolo).

BARBABLU – è l’umidità di Torriglia. Aveva lo stesso problema mia nonna, che pure è nata qui.

LULÚ – Séi di origini italiane?

BARBABLU –Anche. Mia nonna èscappata in Francia. Era enceinte (fa il gesto con la mano per indicare “incinta”) di un francese, ma ha sempre tenuto questa casetta dei suoi genitori e d’estate venivamo spesso qui.

LULÚ – Ecco perché parli italiano e zeneize (genovese).

BARBABLU – Quelque mot. Qalche parola.

BARBABLU – (fa per alzarsi ma una fitta alla schiena lo blocca e gli fa lanciare un urlo di dolore).Ahi!

LULÚ –(premurosa) Non ti muovere.

BARBABLU – Volevo offrirti due canestrelli. Ti prego, prendili. Sono là. Prendi anche quella bottiglia di vino.

lulù esegue. mesce il vino e serve i canestrelli.

LULÚ – Sai, non ho capito bene perché mi hai fatto firmare quelle carte per ritirare la pensione che mi ha lasciato il buonanima di mio marito.

BARBABLU – Ma te l’ho dîto. Io voglio che tu viva qui con me, da subito. Questa primavera, quando ci saremo sposati, ti restituirò la procura che mi hai firmato. Ma fino all’ora non è consigliabile per una signora andare fino a Genova con la neve per ritirare la pensione.

LULÚ – Sai cosa mi piace di te?

BARBABLU – Che sono ricco e bello?

LULÚ – Dai, no scherzare. Mi piaci perché sei così romantico, poeta, e ti preoccupi sempre di me. Mi fai sentire protetta, al sicuro.

BARBABLU – A proposito, li hai portati i tuoi risparmi, ché domani li depositiamo alla Posta?

LULÚ – Sì, ho fatto come mi hai detto. Ce l’ho chì (indica la borsetta). Dai, ti prego, dimmi ancora una delle tue poesie, sono così belle...

BARBABLU –                  A Parigi non c’è una donna più bella di te.

T’ho incontrata a Zêna, in una serata di luna piena,

t’ho detto: “Mon petite chou, lo vuoi un bigné”?

E tu: “Grazie, mon cherie, freferisco una cena.

Ti porto a Torriglia, lì i canestrelli sono buoni e belli.

Ti scalderò dentro la mia stufa, mia piccola fru-fru,

sentirai suonare mille campanelli.

Ti giuro, Lulù, che non te ne andrai mai più...

LULÚ – “Dentro”  la stufa?

BARBABLU – Ehm... Licenza poetica.

6^ SCENA

entra igor, è il manente di barbablu – tipico contadino un po’ rozzo che guarda al sodo delle cose.

IGOR –  Scusi se disturbo, signor padrone, posso parlarle un attimo?

LULÚ – Venga pure Igor, intanto devo andare alla toilette.

BARBABLU – Pronuncia perfetta. (va sulla porta e indica col dito)Seconda porta a destra.

LULÚ(civettuola) Dopo mi dici il seguito della poesia... (esce e si prepara per il

1° trucco).

7^ SCENA

IGOR – Ci sono di là i bottegai di Torriglia. Dicono che se non caccia le palanche questa volta vanno dai Carabinieri. E non mi sembra il caso. Mi capisce…? (con intesa).

BARBABLU – Parfaitement. Che villani, per pochi soldi. Digli che presto pagherò  tutti.

IGOR – Signor padrone, non è la prima volta che gli racconto ‘sta favola. Non se la bevono più. Ora sono proprio arrabbiati. E non è tutto. Si lamentano che nelle giornate di tramontana arriva nel paese una puzza di fumo acre, nauseabondo; come se fosse carne bruciata… Qualcuno dice che esce dal suo camino e ci vogliono vedere chiaro. Mi intende, signor padrone? Ci vogliono vedere chiaro! (indica con intenzione la grossa stufa, va da essa e vi butta qualche ciocco dentro che prende da un cesto lì vicino).

Deve trovare il modo di calmarli, quei cani arrabbiati.

BARBABLU – Merde! Proprio adesso questa non ci voleva. (pensa ad una scappatoia e la trova. apre la borsetta di lulù che è rimasta sul tavolo e prende delle banconote, le conta velocemente e ne dà una parte a igor. le altre se le infila in tasca).Tieni, dagli quest’osso a quei cani. Che se lo spartiscano.

IGOR – E se la signora Lulù se ne accorge?

BARBABLU – Non avrà il tempo di accorgersi di ninte...

IGOR – (mima il gesto di tagliarsi la gola e allude a lulù)è per oggi?

BARBABLU – Per forza, dobbiamo ben mangiare, no? (tra sé)Odio fare queste cose.

IGOR – Signor padrone, ci vorrebbe un segaccio nuovo. Perché vede, la parte più difficile non è squartare le signore con il coltello da macellaio, ma tagliarle a pezzi per farle entrare nella stufa. E per farle a pezzi bisogna segare le ossa (smorfia di disgusto di Barbablu). E a forza di usarlo, il segaccio vecchio non sega più. Signor padrone, per piacere, me lo compra un segaccio nuovo?

BARBABLU – D’accord, d’accord.

IGOR –  Però oggi mi sembra tramontana. Quando la bruciamo?

BARBABLU – Quando gira il vento.

IGOR – E se non gira? Comincerà a puzzare.

BARBABLU – La metteremo sotto la neve finché non gira. E ora non farmi te girare le … Vai di là e porta ‘sti soldi..

IGOR – Signor padrone, insieme al segaccio posso ordinare una torta di mandorle? La fanno così buna…

BARBABLU – Va bene.

IGOR – Anche una di mele? Per domani...

BARBABLU – Che vai via! (lo spinge fuori).

IGOR – Va bene. Non spinga. (esce)

8^ SCENA

b.b. si siede al tavolo e si regge la testa tra le mani.

3° inserto sonoro - arriva da dietro un forte pestare sui tasti della macchina da scrivere; è Tonino che ha ripreso il suo libro – b.b. scatta in piedi pervaso da forti scosse che non riesce a controllare, come se fosse guidato da una forza misteriosa. recupera il coltello che era  stato riposto sul tavolo dopo caduto per terra e gira per la stanza sferrando a vuoto coltellate nell’aria come per esercitarsi a quello che farà da lì a poco. Si sente impedito dalla giacca nei movimenti più ampi del braccio. se la toglie e si rimbocca la manica destra della camicia lasciando il braccio scoperto oltre il gomito. continua nei suoi esercizi di pugnalamento nel vuoto. ora è soddisfatto.

entra in scena lulù, da sinistra, con la mano destra in tasca, e si porta con passo deciso a destra della scena, dicendo le sue battute sempre faccia al pubblico.

LULÚ – Henri, mon chérie, scusa se te lo dico ma se veramente vuoi che io resti a vivere qui con te, devi pensare seriamente a mettere un po’ in ordine questa casa. Cade a pezzi! I muri sono scrostati, le porte cigolano, le finestre non chiudono bene entrano spifferi d’aria gelata che raffreddano tutta la casa rendendo inutile quella vecchia stufa. Non potresti alimentarla un po’ più spesso? Sembra spenta.

durana tutta la battuta du lulù, b.b. tenta più volte di accoltellarla alle spalle, ma i suoi tentativi vanno a vuoto perché tutte le volte, quando sferra il colpo, lei si sposta improvvisamente causandogli la perdita dell’equilibrio con pericolo di caduta. alla fine della sua battuta lulù si trova a sinistra della scena, vicino alla porta. b.b. è sempre rimasto dietro di lei. ora le passa il braccio sinistro attorno al collo per bloccarla e sferrare la pugnalata alla schiena a colpo sicuro. mentre lo fa dice:

BARBABLU – è proprio quello che intendo fare.

la pugnala alla schiena. urla di lulù – (1° trucco) il suo braccio attraversa il corpo e spunta con la mano che impugna il coltello, dalla pancia di lulù la quale se lo vede sotto gli occhi, smette di urlare, guarda il coltello con stupore  e riprende a urlare più forte di prima. esce dalla porta vicina a sinistra sempre con il braccio sinistro di b.b. attorno al collo e il braccio con il  pugnale che gli esce dalla pancia. b.b. le va dietro mantenendo quella posizione.

4° inserto sonoro -  poco dopo si ode il rumore di una sega. è igor che sega il cadavere di lulù. rientra b.b. che porta in scena un catino bianco smaltato che posa sul tavolo e una salvietta. si lava le mani insanguinate evitando di guardarsele. cessa il rumore della sega. entra Igor che indossa un camice bianco da chirurgo tutto sporco di sangue. In una mano ha un segaccio, con l’altra tiene per i capelli la testa mozzata di lulù.

9^ SCENA

IGOR – Signor padrone, venga a darmi una mano, per piacere.

B.B. a quella vista vomita dentro il catino (un liquido colorato che tiene in bocca da quando è entrato in scena).  igor esce e rientra senza la testa e segaccio.

BARBABLU – Lo sai che il sangue mi fa impressione. Tu vuoi farmi morire.

IGOR – Mi scusi, signor padrone, ma è girato il vento. è meglio approfittarne. Il segaccio nuovo taglia bene, ma il lavoro è lungo e non vorrei che il vento girasse un’altra volta.

BARBABLU – Comincia a bruciare quello che hai già tagliato. Il resto lo finirai con calma.

IGOR – Come vuole, signor padrone.

igor esce e rientra subito con un cesto contenente la testa mozzata di lùlù, un braccio, una gamba, ecc.  b.b. è seduto al tavolo, spossato, ha brividi di freddo e si frega le spalle per riscaldarsi.  igor va alla stufa, la apre e vi butta dentro i poveri resti. la testa per ultima. richiude la stufa e dice:

IGOR – Signor padrone, venga qui a scaldarsi un po’. Senta che bel tepore.

B.B. si avvicina alla stufa e allunga le mani per scaldarle. (2° trucco) d’improvviso si alza il coperchio della stufa e spunta la testa di lulù (quella vera) che urla in modo terrificante. grosso spavento per tutti e due. b.b. sviene lungo disteso per terra. igor reagisce dallo stupore, ricaccia la testa dentro la stufa e tiene pressato il coperchio che riceve colpi dal basso dalla testa che vuole uscire. quando i colpi cessano vede b.b. svenuto lungo per terra e gli dice:

IGOR – Signor padrone, si fa venire i patiretti come “La signora delle camelie”? è proprio un  principiante! (buio in scena – i due escono).

10^ SCENA

 (l’azione si sposta in casa di Tonino – si ode campanello della porta ed un vociare – entrano Polonia e libretti)

polonia – Prego, si accomodi, glielo chiamo subito.(Polonia introduce Roberto libretti, l’editore, il quale si guarda in giro con aria un po’ schifata e si siede – dopo poco rientra Polonia con Tonino il quale, con molto servilismo, si rivolge a libretti...).

TONINO – Oh, il signor Libretti, il mio editore. Quale onore. Ma prego, signor Libretti, si accomodi.(libretti è già seduto).

LIBRETTI – Grazie, sono già seduto.

TONINO – Ah, sì, é vero... (rivolto alla moglie)Non stare lì impalata, offri qualcosa, al signor Libretti.  (rivolto a libretti)Gradisce un caffè, un the, qualcosa da leggere?

(libretti e Polonia lo guardano sconcertati)

TONINO – No, dicevo, mentre aspetta si passa il tempo... No, forse non é una buona idea.

LIBRETTI – Un caffè andrâ benissimo. Grazie, signora. Intanto noi parliamo un po’ dei nostri progetti. (Polonia esce).

11^ SCENA

LIBRETTI – Allora, signor Tonino, a che punto è il romanzo?

TONINO – Va avanti...

LIBRETTI – A rilento. Troppo a rilento, signor Tonino. Ci sono dei tempi da rispettare. Anch’io ho preso degli impegni e mi sollecitano la consegna del manoscritto. Ma come mai, benedett’uomo, va così piano?

TONINO – Lo sa perché. A me le storie di sangue e omicidi mi fanno stare male, mi mettono paura. Perché non mi fa scrivere una bella favola per bambini, invece di raccontare tutti quegli orribili delitti di Barbablu?

LIBRETTI – Ne abbiamo già parlato, signor Tonino. Oggi per vendere libri bisogna scrivere storie truculente, piene di morti ammazzati e squartati. Il pubblico vuole sentirsi il cuore in gola e non riuscire a dormire di notte, quando legge quelle pagine.

TONINO – Il fatto è che manco io riesco a dormire di  notte, quando le scrivo…

LIBRETTI – Ma come é sensibile.

TONINO – Ecco bravo, glielo dica a mia moglie, che lei non se lo crede.

LIBRETTI – Signor Tonino, dopo che ho scoperto le origni italiane di Barbablu, mi è venuta l’idea di scriverci un libro. Sarà un successo. Ma solo se lei ci metterà dentro molto, ma molto sangue.

12^ SCENA

polonia – (polonia entra con il caffè)Hai sentito cosa dice il signor Libretti? Più sangue ci metti e più soldi guadagni. Fai finta d’ammazzare qualcuno che odi.

TONINO – (lancia un’occhiata signficativa a pōlonia)Questa sì che è una buona idea. Sono sicuro che mi aiuterà molto.

sorseggiano il caffè

LIBRETTI – Li ha letti gli appunti che le ho lasciato?

TONINO – C’ho dato un’occhiata.

LIBRETTI – Li legga ora. Magari sua moglie è curiosa. Vede signora, mi sono interessato a Barbablu quando ho saputo per caso che sua nonna era di Torriglia. Almeno, così mi ha detto un vecchio bottegaio di quelle parti che glielo aveva detto suo padre. è vero il fatto che durante la prima guerra mondiale molte donne, per lo più vedove con qualche possibilità economica, sono scomparse da Genova e provincia, senza mai essere più ritrovate. Né vive, né morte.

E che proprio nello stesso periodo viveva in una casetta nei dintorni di Torriglia un certo Enrico Lando, che parlava italiano con un forte accento francese.

Finita la Grande Guerra, sui giornali hanno pubblicato la storia di Henry Landra, detto Barbablu. Questo assassino attirava le donne nella sua casa di campagna vicino a Parigi, si faceva intestare i loro averi, e poi le ammazzava. Dopo bruciava i cadaveri fatti a pezzi in una grossa stufa a legna.

TONINO – Noi abbiamo i caloriferi, peccato...

polonia – Cosa vorresti dire?

TONINO – Che il fascino del calore di una stufa a legna, i caloriferi non te lo danno… E poi oltre che scaldare la casa una stufa bella grossa può essere utile anche per dell’altro…

polonia – Tipo bruciare la moglie fatta a pezzi? Tu non avresti mai il coraggio di farlo.

TONINO – Ma cosa dici? Volevo dire far bollire una pentola d’acqua per buttare dei bei ravioli.

polonia – In questa casa va già bene se buttiamo degli spaghetti. Avanti, leggi, che m’interessa.

TONINO – (apre dei fogli. gli appunti dell’editore)Monsieur Landrù aveva 5 figli. Uno con la cugina Charlotte Remy, che sedusse e mai sposò. Sposò invece un’altra donna da cui ebbe 4 figli.

Lasciò la carriera militare e si trovò a dover mantenere tutta la numerosa famiglia. Non avendo un lavoro fisso gli risultò difficile procurarsi il denaro sufficiente per sfamare loro e se stesso.

polonia – Ti assomiglia, il signor Landrù...

TONINO – Nel 1900 trascorse 2 anni in carcere per complicità in una truffa. Uscito dalla galera riuscì ad escogitare un piano per risollevare il suo deprimente stato economico, inserendo sotto falso nome alcuni annunci matrimoniali su piccoli giornali di periferia.

Ottenne i favori di una vedova di Lille alla quale truffò 15000 franchi e poi fuggì. La polizia lo cercò ma lui si dileguò sotto falso nome.

Suo padre si suicidò per la vergogna che il figlio fosse ormai diventato un criminale a tutti gli effetti.

Ebbe inizio quello che, nel giro di pochi anni, venne definito “L’affare Landrù”.

Egli perfezionò la sua tecnica di truffa continuando a inserire annunci matrimoniali sui giornali dove si presentava come un vedovo di 43 anni con buon reddito e aderenze nell’alta società.

Con l’arrivo della grande guerra molti uomini furono costretti a partire per le trincee e molte donne, rimaste sole, risposero ai suoi annunci.

Si dice che abbia avuto contatti con più di 300 donne, ma non tutte lo incontrarono. Lui era molto selettivo.

Le sue vittime sono per la maggior parte delle vedove di mezz’età. Le poverette si recano nel negozio di mobili usati di Landrù per rivendere i propri averi. Lui le corteggia fino a quando non riesce a farsi consegnare, in qualche modo, la loro magra pensione.

Nel giro di 10 anni finirà almeno 7 volte in galera rischiando anche la ghigliottina come recidivo.

Per non farsi trovare dall’esercito Barbablu comincia a girovagare per le campagne intorno a Parigi.

polonia – Ma quande l’é ch’o comensa a ammassâ e donne?

TONINO – Nel 1915 inizia la sua trasformazione da piccolo truffatore a serial killer.

La prima vittima è Madame Cuchet, madre di un ragazzo di 16 anni. Un giorno decide di fare un’improvvisata a Landrù nella sua casa di campagna, insieme a suo figlio.

Poco tempo dopo Barbablu apre un conto bancario di 5000 franchi giustificandoli come una eredità di un suo vecchio zio.

Di Madame Cuchet e suo figlio si perde ogni traccia.

Sarà poi la volta di Madame Laborde, vedova di un ricco albergatore. Dopo il luglio del 1915 nessuno vedrà più la signora né i suoi adorati cani.

Madame Guillin scompare misteriosamente un mese più tardi.

La seguirà a breve Madame Heon.

Resta un mistero l’omicidio di Andrée Babelay nel marzo del 1917, una 19enne molto attraente ma molto povera. Forse Landrù ha dovuto ucciderla perché Andrée ha scoperto qualcosa.

Passa un periodo di calma e alla fine del 1917 è la volta di Madame Buisson che si è trasferita a vivere nella villa di Barbablu a Gambais, dove Landrù aveva fatto montare una grossa stufa in ferro.

Stessa sorte per Madame Collomb e Madame Louise Leopoldine.

Annet Pascal, 38 anni, è la vittima successiva. Scompare nella primavera del 1918.

L’ultima donna scomparsa è Marie Marchadier, una cantante conosciuta negli ambienti militari con il nome di “La Belle Mythese”.

Andata in pensione, la signora fa amicizia con Landrù frequentando il suo negozio di mobili.

Verso la fine del 1918 si perdono le sue tracce.

In tutto 10 donne, un giovane 16enne e 2 cani.

La polizia non sospetta nulla perché nessun familiare ha mai denunciato la scomparsa dei loro cari.

Landrù, infatti, spediva cartoline ai familiari delle vittime falsificando la loro calligrafia o spacciandosi per loro stesse quando queste erano analfabete e dicevano di avvalersi dell’opera di un amico che scriveva sotto loro dettatura. Dichiaravano di essere innamorate e di godere di ottima salute.

La sorella di Madame Buisson sospetta qualcosa e dopo una tenace ricerca riesce a risalire alla casa di campagna di Landrù dove dovrebbe vivere sua sorella con Monsieur Diard, uno dei tanti falsi nomi di Landrù.

La ricerca termina nell’estate  del 1919 quando Madame Lacoste, la sorella della vittima, individua Landrù (che aveva già visto una volta) nella folla a Parigi.

La polizia non ha nessuna prova per arrestarlo, quindi perquisiscono la sua villetta di Gambais. Il giardino viene rivoltato alla ricerca di ossa umane ma vengono rinvenuti solo i resti di 2 cani.

Solo quando i vicini segnalano che dalla casa di Landrù fuoriusciva spesso un maleodorante fumo nero e acre, il caso si può dichiarare chiuso. (mentre legge quest’ultimo passo, Tonino si trova vicino alla stufa di “casa landrù a torriglia” si ferma di leggere, annusa l’aria come se sentisse uno strano odore, e continua a leggere gli appunti).

Tra le ceneri rimaste sul fondo della grande stufa di metallo, la polizia trova resti di ossa umane e brandelli di vestiti da donna.

Nel febbraio del 1922 Barbablu viene ghigliottinato. (Tonino si passa un dito tra colletto e collo).

LIBRETTI – Avrà notato che dopo la morte della signorina Babelay avvenuta a marzo del 1917, c’è stato un lungo periodo di calma.

Questo periodo coincide con la presenza del signor Enrico Lando a Torriglia, quando sono scomparse tutte quelle donne.

Nessuno ha mai pensato che lui potesse essere Monsieur Henry Landru di Parigi.

Ma se lo immagina che “scoup”, signor Repetto? Lei cosa ne dice, signora? Non le sembra un’idea fantastica per fare un sacco di soldi? Tutti vorranno comprare il libro.

polonia – Sempre che sia capace a scriverlo. Se deve fare un prelievo di sangue per un esame, sviene come “La signora delle camelie”.

Tonino come sente: “La signora delle camelie”,  ha una strana espressione negli occhi e guarda verso la “casa di Barbablu di torriglia”. quella frase gli pare di averla sentita di recente.

polonia – Perché lo chiamavano Barbablu? Aveva davvero la barba di quel colore?

LIBRETTI – No, anzi aveva una barba rossiccia. Gli hanno dato quel soprannome che hanno preso da una storia vera. (rivolto a Tonino)Legga, prego, l’ho scritto più avanti.

TONINO – (legge dagli appunti)Gilles de Montmorency-Laval barone di Rais, detto Barbablu per via della sua folta barba nera con forti riflessi bluastri, è stato un militare e serial killer francese del XV° secolo. Venne accusato e condannato a morte per la tortura e l'uccisione di un gran numero di giovinetti, circa duecento.

Combatté anche con Giovanna D’Arco e a soli 25 anni divenne Maresciallo di Francia. Era uno degli uomini più ricchi del suo tempo.

Uscito dall’esercito si diede ad una vita dissoluta e sperperò la sua immensa fortuna.

Per recuperarla seguì il consiglio di un prete spretato esperto in esoterismi. Questo gli disse che per riavere tutti i suoi beni doveva sacrificare giovani vite innocenti ad un demone chiamato "Barron". Lui perseguì questa attività che già praticava prima per sua sadica soddisfazione personale.

polonia – Tutti francesi...

TONINO – (dopo una pausa di riflessione)Sarà colpa dello champagne... Qualche annata andata a male...

13^ SCENA

suonano alla porta. pŌlonia lancia un’occhiataccia a Tonino per dire: “vai ad aprire!” Tonino esegue. entra vera , amica di pŌlonia. Gertrude è una vedova all’apparenza inconsolabile, ma solo all’apparenza. Veste in modo provocante e porta il lutto: una rosa nera infilata nella profonda scollatura. Ha il pianto facile e improvvisi sbalzi d’umore. non c’è molto con la testa.

VERA – (da fuori, piangendo. entra) L’ho visto! L’ho visto!

polonia – Chi, hai visto, il Diavolo?

VERA – Magari! Ho visto lui! Ne sono sicura!

polonia – Ma chi? Si può sapere?!

VERA – (dopo una pausa urla)Il mio Carletto!!!

pōlonia e Tonino si guardano sbigottiti

polonia – (cerca di usare più tatto possibile)Vera, cara amica, ti sei dimenticata che tuo marito è morto sei mesi fa...?

VERA – Ci deve essere stato un errore.

polonia – Che non era lui quello che hai visto.

VERA – No, che é morto. Perché quello che ho visto era lui di sicuro!

Tonino guarda libretti e si picchietta la testa con l’indice della mano

TONINO – (prende in disparte libretti) Per carità, non la contraddisca. Può diventare pericolosa. Quel poveretto di suo marito, lo ha portato a un punto tale di esasperazione che si è tolto la vita.

libretti, impaurito, annuisce.

VERA – Era fermo al semaforo in via XX Settembre. (cambia tono) Ha cambiato macchina senza dirmi niente. Ah, ma poi mi sente! (riprende il tono iniziale) Ho attraversato la strada di corsa e gli ho picchiato nei vetri con tutta la forza.  Mi ha guardato con una faccia strana, ha ingranato la prima e è partito sgommando. Non mi ha riconosciuta. Meschinetto, deve avere qualche problema al cervello. Avrà  perso la memoria e no trova più la strada di casa. (rivolto a libretti)Perché ai mariti succede spesso di perdere la strada di casa, lo sa? (sempre singhiozzando squadra libretti dalla testa ai piedi e poi, rivolta a polonia cambiando repentinamente tono)Chi é qusto bel signore?

polonia – Ti presento il signor Libretti.

i due si stringono la mano – convenevoli – lei fa la civettuola

VERA – Cosa fa di bello, nella vita, signor Libretti?

 

LIBRETTI – Dei libretti.

tutti ridono

VERA – Ma che uomo spiritoso. E, mi dica, é sposato?

LIBRETTI – Sì.

VERA – (diventa aggressiva) Ah, anche lei!

LIBRETTI – (si spaventa per la sua improvvisa aggressività)Sì, ma no tanto, solo un po’.

VERA –(aggressiva) E con chi? Magari con una donna, he?

librettiallarga le braccia come per dire: “e con chi, se no?”

VERA – (torna improvvisamente gentile) Beh, a quest’errore si può rimediare. Sono sicura che, ora che mi conosce, vorrà rivederemi, no?Sì, però non corra troppo con la fantasia. Sa, io sono una donna molto corteggiata e si deve mettere in lista d’attesa. Le posso dire, per incoraggiarla, che ha qualche speranza. Anzi, direi che ci possiamo già vedere domani, alle cinque. Prenderemo un the da Mangini. (famoso bar di Genova) Questo è il mio numero di cellulare. (trae un biglietto dalla borsetta).

LIBRETTI – (prende il biglietto e azzarda un timido)Mah, veramente...

VERA – (lo aggredisce)Non cominciare a farmi arrabbiare. Non siamo ancora fidanzati e già mi contraddici. Non lo sopporto! Non lo sopporto! Ti avviso che se vuoi che il nostro matrimonio funzioni devi essere più comprensivo, con me!

libretti è veramente spaventato – non sa più cosa dire. Tonino gli fa segno di reggere il gioco.

LIBRETTI – Cara, ti prego, non fare così. Mi fai stare male. Volevo solo dire che alle cinque non posso. Possiamo fare un po’ più tardi.

VERA – (gli prende le guance tra indice e pollice squotendogli la testa)Ma sicuro, mio piccolo Bignami. Se vogliamo andare d’accordo qualcuno deve fare delle rinunce e come al  solito sono le mogli. A questo proposito ti informo che mi farebbe piacere sposarmi nella chiesetta dei Frati Cappuccini a Quarto. è così romantica. Puoi invitare anche tua moglie, se vuoi.

LIBRETTI – Credo che sarà impegnata a rompermi la testa.

VERA – Non preoccuparti, mio piccolo Bignami, ci sono qui io a difenderti.

A proposito, come ti chiami di nome? Sposarsi senza manco conoscersi mi sembra sconveniente.

LIBRETTI – Roberto Libretti.

VERA – (gli prende la mano)Piacere, Vera Sciagura.

un brivido corre lungo la schiena di libretti

TONINO – Beh, noi vi lasciamo soli così potete parlare più liberamente dei vostri progetti matrimoniali. (prende la moglie e fa per andare).

LIBRETTI – (gli corre dietro e lo blocca – lo prende da parte)Dove va? Stia qui, per l’amor di Dio. Non mi lasci solo con quella matta. (le lancia un’occhata e gertrude contraccambia con un sorriso da cerbiatta).

TONINO – (Tonino si diverte)Avete già deciso dove andate in “luna di miele”?

VERA – Cosa ne dici delle Maldive, Roby? (lui non sa che dire)Ho capito, stai zitto perché non sei d’accordo e non mi vuoi contrariare. Che amore di uomo. (rivolta agli altri due)Tanto poi fa quello che dico io.

Naturalmente andremo a stare a Nervi, sul mare. Arredamento stile Luigi Sedici.

TONINO –(ci gioca) E quanti figli pensate di avere, uno, due?

VERA – Così pochi? A me piaciono le famiglie numerose: almeno quattro o cinque.

Vero, Roby, che sei d’accordo?

libretti annuisce rassegnato

VERA – Se sono maschi li chiameremo: Epifanio, Asdrubale, Ethellino. Se son femmine:  Melisenda, Agrippa, Genoveffa.

LIBRETTI – (accenna una timida reazione)Cara, non ti sembra che siano nomi un po’ fuori moda? Pensa quando andranno a scuola come li prenderanno in giro gli amici.

VERA – No capisci proprio niente. Sono nomiaristocratici.

LIBRETTI – Genoveffa é un nome aristocratico?

VERA – Quello no, ma così si chiamava mia madre e così si chiamerà mia figlia.

LIBRETTI – Ora basta! Pazienza che decidi la chiesa, il viaggio di nozze, la casa, l’arredamento, ma mi rifiuto di chiamare i miei figli con quei nomi ridicoli!  Se proprio vuoi chiamarli così ti cerchi un altro marito. Chiaro?

polonia, Tonino e vera restano shockati da quella reazione che nessuno si aspettava.

VERA –  (cerca di riprendersi l’autorità) Ma Roby, come ti permetti di parlarmi con quel tono?!

LIBRETTI – Mi permetto perché in questa casa comando io. E se credi di darmi degli ordini, ti sbagli di grosso!

VERA –  (ha i patiretti e si siede)Ohhh, mi sento male, mi manca il cuore.

polonia – (la soccorre e poi si rivolge a libretti)Sù, cara, sù. No crede d’essere stato un po’ troppo duro?

LIBRETTI – Ha visto anche lei che caratterino che ha. Basta darle un dito che si prende il braccio! Se cominciamo così, stiamo freschi.

A ma glielo adrizzo io, il cervello!

Tonino rientra con un bicchiere d’acqua che fa sorseggiare a vera la quale dopo il primo sorso fa una smorfia e dice:

VERA – Bèh! Non ce l’hai un cordiale? (si alza e si dà un contegno – si rivolge a libretti con tono inaspettatamente remissivo)  Caro Roberto, per il futuro se c’è qualche divergenza d’opinione tra noi ti prego gentilmente di parlarne con calma, perché io sono una persona ragionevole, comprensiva e soprattutto equilibrata. Troveremo sempre un accordo. Bene, ora, se sei comodo, potremmo fare un salto all’agenzia di viaggi qui sotto. Così potrai scegliere dove vuoi andare in luna di miele.

LIBRETTI – Vai avanti te, io devo parlare con il signor Tonino.

VERA – Come vuoi, caro. (si avvia alla porta mentre dice tra sé e il pubblico)Finalmente

un uomo vero che sa come prendermi. Ciao a tuttiiii (esce)

14^ SCENA

TONINO – Ora se la deve sposare…

LIBRETTI – Ma si figuri se mi sposo una matta simile. E poi sono già sposato.

polonia – Stia attento, perché se non mantiene la promessa di matrimonio può diventare pericolosa. Io la conosco bene. Una volta si è tolta la scarpa con il tacco a spillo per darla in testa a un autista dell’autobus perché non si era fermato in mezzo alla strada dove voleva scendere.

LIBRETTI – (ride)Bisogna amettere che ha un carattere forte. E poi io non le ho promesso niente. Sì, mi sono fatto prendere un po’ la mano, ma non si può trattare così un marito.

TONINO – Ben detto!

polonia – A cuccia, te!

LIBRETTI – Quella donna ha bisogno di un uomo forte. Sono sicuro che, sapendola prendere, può farlo felice.

Ad ogni modo, signor Tonino, mi sembra che ci siamo capiti. Ho bisogno che mi consegni quel manoscritto entro la fine del mese, altrimenti dovrò rivolgermi ad un altro scrittore. Sono stato chiaro?

TONINO – Più di così.

polonia – Stia tranquillo, signor Libretti, ci sto dietro io.

LIBRETTI – Ora devo proprio andare. Grazie del caffè, signora. Dove si trova esattamente questa agenzia di viaggi?

polonia – Uscendo, dieci metri a sinistra.

LIBRETTI – Bene, vuol dire che girerò a destra. Ci vediamo. (esce).

15^ SCENA

TONINO – Senti come il signor Libretti parla della tua amica? Quei due si piaciono.

polonia – (stizzita)Ma fammi il piacere. Figurati se un bell’uomo così gli piace una culo secco comme a Vera.

TONINO – Tanto culo secco no mi sembra.

polonia – Voi uomini siete tutti uguali. Basta che respirino… Forza, vai di là a scrivere, dunque non si mangia. (lo spinge fuori seguendolo - i due escono)

16^ SCENA

B.B. entra da sinistra, ha in mano una lettera d’amore di Lulù e una cartolina.  Prende penna e calamaio da un mobiletto, si siede, odora la lettera e dice:

 BARBABLU – Lulù, avevi buon gusto in fatto di profumi.

IGOR – (entratrascinando i piedi, è molto debole. Ha in mano una vecchia carota) Signor padrone, questo è tutto quello che ci resta da mangiare… Questa guerra ci ha rovinati tutti. Si trova qualcosa solo al mercato nero. Ma vogliono i soldi in bocca altrimenti non ti danno manco una carota rinsecchita come questa. Io non mi reggo più in piedi. Se non mangio subito qualcosa, sbatto per terra.

BARBABLU – Comincia a succhiarti quella. (indica la carota).

IGOR –  Non ce ne sono più soldi della signora Lulù?

BARBABLU – Finiti. Gli ultimi franchi li ho investiti.

IGOR – Come, dopo solo un mese siamo già al verde?

BARBABLU – Pagati i debiti, e te che mangi come un lupo…

IGOR – Ma sono io che devo sempre fare il lavoro pesante e consumo più calorie. Come li ha investiti, se posso domandare?

BARBABLU –  Ho pensato a te. T’ho comprato un bel completino per casa. (considera il suo abito)Anche se ne avrei più bisogno io di te. Sei contento?

IGOR – Io lo ringrazio tanto, signor padrone, ma se mi comprava un pezzo di salciccia, era meglio. E poi, cos’è questo completino per casa?

BARBABLU –  Lo scoprirai presto, perché tra poco dovrai indossarlo. Deve arrivare la marchesa di Rovegno, e dovrai riceverla comme il faut. L’ho mandata a prendere in carozzaa con gli ultimi soldi che avevo. Come si dice: noblesse oblige.

IGOR – Come lo parla bene il francese. Starei delle ore ad ascoltare.

BARBABLU – A proposito, io sono Marie, Philippe, Renoire, conte di Curnigén.

IGOR – Dopo Sampierdarena? (N.A. Curnigén e Sampierdarena sono due rioni genovesi)

BARBABLU – No, dopo Montecarlo. E mi trovo in questa umile dimora, esule per via delle mie idee contrarie a questo orribile conflitto mondiale che stiamo vivendo. Hai capito bene?

IGOR – Ho capito, ho capito. Devo raccontare un sacco di balle come al solito.

BARBABLU – Ora vai di là a cambiarti. Sarà qui tra poco.

IGOR – Corro. (esce).

17^SCENA

BARBABLU – Che bella calligrafia. Un po’ infantile. Meglio, si imita facilmente. E che animo poetico. (legge la lettera di lulù)“Amore mio, io so già che brucerò d’amore per te...”  Come faceva a saperlo? Intuizione femminile.E’ meglio tranquillizzare la madre. Non vorrei che capisse che è scomparsa e andasse alla polizia. Le farò mandare una bella cartolina dalla sua adorata figliola. (prende carta e penna e scrive cercando d’imitare la calligrafia della lettera d’amore della vittima).

“Cara mamma, sono felice. Finalmente ho trovato l’uomo della mia vita e presto mi sposerò. Non preoccuparti se fa freddo e nevica, il mio amore sa darmi tanto calore. A presto. Baci. Lulù.

si sente uno scampanellio alla porta

BARBABLU – La marchesa è già qui. Cosa mi metto? L’unico vestito che ho è questo. Trovato! (esce)

18^ SCENA

si ode la voce di igor da fuori che cerca di parlare in italiano forbito – igor non conosce per niente il mondo aristocratico e confonde sempre i titoli nobiliari.

IGOR – (da dietro) Prego, signora contessa, si accomodisca da questa parte.

entra igor seguito a breve distanza dalla marchesa di rovegno.igor indossa una vecchia marsina tutta sgualcita (il completino da casa di b.b.) ed una parrucca bianca che gli sta in testa a sghimbescio. con la mano destra impugna un bastone alto 2 metri con un grosso pomo in cima e che batte rumorosamente per terra ad ogni pié sospinto. la marchesa è una anziana signora tracagnotta e piuttosto in carne, indossa un abito lungo fino ai piedi ed un cappello con falde dalle quali scende un velo nero che le copre il volto e che le conferisce un certo “mistero”.

MARCHESA – Marchesa, giovanotto, Marchesa!

IGOR – (rotea il polso della mano libera lungo il corpo)Come vuole, signora baronessa... Prego, si assetti mentre mi appropinguo a introdurre il signor marchese. (esce – la marchesa siede sulla sedia di sinistra e si guarda intorno).

19^ SCENA

entra igorche si ferma sulla soglia e dopo tre colpi di bastone per terra – che fanno sobbalzare la marchesa – annuncia:

IGOR – Marie, Philippe, Renoire, conte di Curnigén dopo Montecarlo.

cammina a passo cadenzato con sottofondo musicale di un minuetto  seguito a breve distanza da Barbablu  che lo imita nel movimento. b.b. indossa una vestaglia da casa con stemma della sua casata sul petto  ed un foulard al collo. indossa la vestaglia per coprire l’unico abito liso e rattoppato che ha. ha tra le dita un lungo bocchino con una sigaretta spenta. giunge al cospetto della marchesa seduta. sfodera un profondo inchino e dice con ricercato accento francese:

BARBABLU – Mia adorata. Quanto ti ho bramata nei sogni miei e al fin sei giunta a me per guarir le pene mie d’amor per te.

igor lo guarda estasiato e alla fine della battuta fa un ampio giro nell’aria con la mano e con espressione ammirata del volto dice sul pubblico:

IGOR – È forte! Bisogna dire che è forte! E poi con quell’accento francese che piace tanto alle donne. Io starei a sentirlo parlare tutto il giorno.

BARBABLU – Igòr.

IGOR – Sì, signor Barone?

BARBABLU – Maintenant tu pêu allez.

IGOR –(dopo un attimo di pausa per assimilare bene la battuta, dice mentre esce) È forte! É forte!

20^ SCENA

MARCHESA – Barone? Ma non siete Marchese?

BARBABLU – (siede sulla sedia a destra) Ouì. Con due palle! Ma che volete, la servitù in questo paesino è alquanto scadente. Non ha dimestichezza con i titoli nobiliari.

MARCHESA – Oh! Come vi capisco, caro Marchese. Da noi, a Rovegno, la situazione non è molto diversa. I miei antenati, i Malaspina, figli di Galeazzo di Mulazzo, possedevamo delle miniere di rame in zona. Gli uomini scavavano mentre le donne e i figli servivano in villa e lavoravano la nostra terra. Bei tempi. Ma i giovani oggi non vogliono più seguire le buone tradizioni dei loro padri. Ora vogliono studiare. Io non capisco, quando hanno sul desco una ciotola di riso e un pagliericcio per dormire, cosa pretendono di più?

BARBABLU – L’istruzione?

MARCHESA – Ma cos’è questa mania dell’istruzione? Vogliono diventare tutti padroni?  I padroni ci sono già. Non c’è più posto.

Ma parliamo di noi. Scusate per il bastone ma mentre facevo la mia solita cavalcata mattutina pensavo al vostro annuncio e ho provato un attimo di smarrimento. Mi avete fatto “cadere”  ancor prima di conoscerci. Quando ho letto: “Nobiluomo francese conoscerebbe nobildonna per sconfiggere solitudine”, ho subito pensato: “Ma allora non sono sola in questa valle di lacrime”.

BARBABLU – No, non siete più sola in Val Trebbia.

MARCHESA – Sapeste quale travaglio interno ho dovuto vincere prima di decidermi a scrivervi. Il mio cuore diceva sì, ma la ragione si opponeva. Mi perdonerete se non mi sono firmata con il mio vero nome.

 

BARBABLU –  Vi prego, ora che abbiamo la certezza dei nostri sentimenti mostratemi il vostro leggiadro volto e ditemi il vostro soave nome.

MARCHESA – (si alza il velo dal volto con timidezza e pronuncia il suo nome)Mi chiamo Nuvoletta. (sbatte le palpebre – il porro peloso che ha sul naso appare in tutta la sua maestosità).

b.b. appena vede il volto della marchesa si ritrae inorridito e lancia un urlo.

BARBABLU –  AAAAAHHH!!!

per giustificare l’urlo declama dei versi vagando per la stanza.

Ah, qual colpo al cuor

inaspettato come una saetta,

io imploro il tuo amor

oh leggiadra Nuvoletta.

Lungo le praterie dei sensi

lasciati cavalcar mia cavallina,

sarà più bel di quel che pensi,

tutta la notte fino alla mattina.

MARCHESA – (si alza)Sì, cavalchiamo mio bel cavaliere. Facciamo scorribande nella  valle del piacere.

b.b. si pone dietro lei e le posa le mani sulle spalle a mo’ di briglia. “cavalcano”

intorno per la stanza.

BARBABLU –  Hop! Hop! Trotta bella cavallina. (grida di incitamento a soggetto).

quando giungono al tavolo b.b. si siede sfinito a destra - è debole, non mangia da giorni. la marchesa, rimasta in piedi, lo pungola col bastone.

MARCHESA – Forza, stallone, fammi vedere cosa sai fare.

lui si pone nuovamente dietro lei ma questa volta le passa un braccio intorno al collo e la strozza. la marchesa cade priva di sensi seduta sulla sedia di destra. b.b. si siede a sinistra e ansima spossato dallo sforzo.

BARBABLU – Parblêu, che resistenza che ha!

Nuvoletta pare morta con il capo reclino da un lato. Ad un certo punto alza la testa, sgrana gli occhi, guarda b.b. – che non la vede - e lancia un urlo seguito da un urlo altrattanto forte di B.B. che si è spaventato credendola morta. b.b. perde i sensi seduto sulla sedia di sinistra. la marchesa va dietro lui e questa volta è lei che gli passa un braccio attorno al collo per strozzarlo. lui riprende i sensi e cerca di liberarsi dalla presa ma non ce la fa. in un momento che riesce ad allentare la presa della marchesa, chiama igor con voce strozzata.

BARBABLU – (cerca di urlare) Igòr! Igòr!

21^ SCENA

.

IGOR – entra in scena Cosa succede? (si pone al fianco della marchesa e muovendo le dita di ambo le mani davanti ai suoi occhi la ipnotizza)Guardami! Guardami! (cosa che lei fa).Non fate del male al barone.

BARBABLU – (è riuscito a farle allentare un po’ la presa. ha la voce strozzata)Marchese!

IGOR – Ah, sì. Non strozzatemi il marchese. Lasciatelo... Lasciatelo...

nuvoletta è ipnotizzata e molla lentamente la presa.

IGOR – Sedetevi qui. (le indica la sedia di destra).

la marchesa lentamente esegue i comandi di igor fissandolo sempre negli occhi. si siede e guarda fisso nel vuoto davanti a sé. igor va da b.b. e lo aiuta ad alzarsi.

IGOR – Come va, signor padrone? Respiri.

BARBABLU –(si riprende lentamente) Leggiadra Nuvoletta? Ha una forza nelle braccia che sembra un camallo del porto. Altro che Nuvoletta. Per poco mi strozza.

IGOR – Possiamo sperare su qualche franco, signor padrone?

BARBABLU – Non ho fatto a tempo. Mi sono fatto prendere la mano. Dobbiamo aspettare la prossima.

IGOR – E intanto noi cosa mangiamo? (Dopo una pausa Igor si sofferma a scrutare il cadavere di Nuvoletta, tira su una manica del vestito, tasta un braccio come se dovesse comprare un frutto al mercato. uno strano sorrisetto affiora sulle sue labbra). Mi dica, signor padrone, le piace lo stufato con le patate.

BARBABLU – Con la fame che ho ti mangerei un braccio.

IGOR – Ecco, appunto.

BARBABLU –  Qualche patata è rimasta, ma la carne dove la prendiamo?

igor sorride sotto i baffi.

BARBABLU – Devo andare a Genova a spedire questa cortolina e mettere l’inserzione sul giornale, l’esca. Di questa cosa ne facciamo? (indicando la marchesa).

IGOR –  Non possiamo lasciarla andare. Sa troppe cose. Non si preoccupi, signor padrone, ci penso io… 

BARBABLU – Mi raccomando, cerca di accomodarla bene. (esce).

IGOR – Con le patate...

22^ SCENA

igor si trova a tu per tu con nuvoletta che è ipnotizzata e seduta sulla sedia di destra - lei ha lo sguardo fisso nel vuoto - lui, per non sbagliare, la ipnotizza ancora un po’.

5° inserto sonoro – si odono gli urli di cani e gatti arrabbiati. si rivolge a loro gridando:

IGOR –  State zitte, brutte bestiacce. Ce n’è anche per voi.

igor esce e rientra poco dopo– indossa il solito camice bianco sporco di sangue - brandisce nella mano destra un coltellaccio e colla sinistra tiene per il collo una bottiglia di vino – se la porta alla bocca e ne tracanna una lunga sorsata – si pulisce la bocca con la manica – posa la bottiglia sul tavolo. barcolla. è ubriaco - prova l’efficacia del coltello sbattendo violentemente la lama sul tavolo – dà ancora qualche “colpo” di ipnotismo con le dita della mano – affianca la marchesa, denuda il suo braccio sinistro  e con la mano sinistra afferra il polso sinistro della vittima e tiene il braccio teso davanti a sé - con l’altra mano affonda la lama del coltello nelle teneri carni di nuvoletta le quali cominciano a sanguinare copiosamente (3° trucco). la marchesa emette strazianti lamenti “sottovoce”   ma deve subire la tortura in quanto bloccata dall’ipnosi. solo al termine della musica di fondo lancerà urla strazianti di dolore con quanto fiato ha in gola –

MARCHESA – AAAHH!!!! AAAHH!!!!!  AAAAAAAAAAHHHHHH!!!!!!!!!!! (sviene e reclina il capo da un lato - tutto ciò mentre cala la tela).

FINE DEL 1° ATTO

2° ATTO

23^ SCENA

igor e b.b. – con un vistoso tovagliolo al collo -  sono seduti a tavola che è ben imbandita. sulla stufa c’è una pentola di terracotta.

BARBABLU – Buono, questo stufato cone le patate. Hai cacciato di frodo?

IGOR – Diciamo pure così. Le piace questa carne, signor padrone?

BARBABLU – Ouì, molto gustosa, anche se un po’ dura.

IGOR –  Mangi, signor padrone, che per qualche giorno abbiamo risolto il problema..

Si sente suonare alla porta in modo insistente.

BARBABLU – Chi è, a quest’ora?

IGOR – Non si può mai mangiare in santa pace. (Igor va ad aprire. Si ode un vociare).

24^ SCENA

TERESA – (da dietro) C’è Richetto?

IGOR – Lei chi è?

TERESA – Mi chiamo Teresa Vandelli.

BARBABLU – Oh, Signore. È già qui!

TERESA – (entra con impeto)Allora, ti sei dimenticato di me? Eravamo d’accordo che venivi a prendermi.

BARBABLU – Non era per domani?

TERESA – Per oggi, caro Richetto, per oggi. Ho dovuto prendere una carrozza e farmi l’ultimo pezzo di strada a piedi. Fammi il piacere, pensa tu a pagarla. Non ho spicci.

b.b. e igor si guardano sconcertati

BARBABLU –(si dà un contegno) Igòr, hai sentito madame? Pensa tu a pagare la carrozza.

mentre esce, IGOR lo guarda, congiunge le dita della mano ed articola il polso su e giù.

25^ SCENA

BARBABLU – Scusami, cara Teresina, ero convinto che il nostro appuntamento fosse per domani.

TERESA – È così che mi pensi? Bello il mio barbone. (gli arruffa la barba).Carina, questa casetta. È la tua?

BARBABLU – Sì.

TERESA – Anche tutta la terra in giro?

BARBABLU – Dieci ettari tra noci, alberi da frutto, castagneti ecc...

TERESA – (ammirata)Aah! Hai anche la stalla e il pollaio?

BARBABLU – Una volta. Con la guerra ci siamo mangiati tutto.

TERESA – Che peccato. Ma bisogna guardare al futuro. Quando la guerra sarà finita, con tutta la terra che hai potrai costruire tante belle casette per i genovesi che verranno qui in villeggiatura. Sai quanti bei soldini che farai? Noi vivremo qui?

BARBABLU – Oh no. Avrai solo l’imbarazzo della scelta: Parigi, Montecarlo, Genova.

 

TERESA – Bene, vuol dire che comprerai un bell’appartamento in Carignano.

BARBABLU – Da quanto mi hai scritto, anche te non te la passi poi male. (strofina il pollice con l’indice). Non ce l’hai già una casa?

TERESA – Non ho niente di intestato. Il buonanima di mio marito che, detto tra noi, trafficava in affari poco puliti, mi ha lasciato venti chili di lingotti d’oro. Sono depositati in diverse cassette di sicurezza. Per le tasse sono nullatenente, ma per te sono carica d’oro. Bello il mio barbone. (gli arruffa la barba)Come ti ho già scritto, a me i soldi non interessano. Io cerco l’amore.

BARBABLU – Qui l’hai trovato. Mon petit chou. (la bacia).

TERESA – (stordita da quell’inaspettato bacio, rimane senza fiato)È proprio vero. Voi francesi siete così audaci con le donne. Oh, mamma mia, ho il cuore che mi batte forte, forte.

BARBABLU – (avanza verso lei con una mano tesa all’altezza del suo petto)Voglio sentirlo.

26^ SCENA

in quel momento entra igor.

IGOR – Tutto fatto. Ora possiamo finire di mangiare? (si avvia al tavolo – b.b. ha un gesto di stizza perché ha interrotto il suo attacco di seduzione).

TERESA – (riprende il suo contegno)Oh, ma eravate a tavola. Mi dispiace avervi interrotto.

IGOR – (come se fosse il padrone di casa) Non si preoccupi. Si accomodi, ce n’è per tutti. (poi si ricorda che non è lui il padrone)Vero, signor padrone?

BARBABLU – Mais bien sûr. Je t’en prie, Teresina, mangia qualcosa con noi. (aggiunge una sedia alla tavola – igor prende un piatto, va alla stufa, scoperchia la pentola e versa un mestolo del suo contenuto nel piatto che pone sul tavolo davanti a teresa – poi riprende a mangiare).

TERESA – Beh, quasi quasi... Quella scarpinata per arrivare fin qui, mi ha messo un certo appetito. (si siede a tavola)Hmm, che buon odorino. Cosa c’è di buono?

BARBABLU – Igòr è geloso delle sue ricette. Non vuole mai svelarle.

b.b. e teresa mangiano.

IGOR – Per la signora farò un’eccezione. Era una bella cinghialotta, signora Teresa. È rimasta un po’ dura perché non era più di primo pelo. però la carne è molto gustosa. Ho tagliato il pezzo più tenero del braccio… (realizza di avere detto qualcosa che non va).

b.b. e teresa smettono di mangiare e lo guardano sbigottiti – igor si riprende.

IGOR – Sì, insomma, come si chiama questo pezzo qui? (tocca la spalla di tersa).

TERESA – Spalla.

IGOR – E non fa parte del braccio?

BARBABLU – Sì, ma se dici braccio fa un certo effetto. Sembra di essere cannibali.

IGOR – Se invece dico spalla, no.

TERESA – Ma la spalla è di un animale, il braccio no!

IGOR – Ma se me l’ha detto lei che questa si chiama spalla, (le ritocca la spalla) e lei non mi sembra un animale.

BARBABLU – Effettivamente ha ragione.

IGOR – Insomma, quel pezzo lì. Chiamatelo un po’ come volete. L’ho tagliato a tocchetti e l’ho messo a macerare nel vino con tutti i sapori per due giorni. Poi ho fatto rosolare la carne con una bella cipolla e uno spicco d’aglio e ho aggiunto tutti i sapori tritati che erano con il vino. Ho coperto di brodo e alla fine quella stufa ha fatto il miracolo, come sempre.

TERESA – In che modo?

IGOR – Vede, quando noi abbiamo dei problemi, quella stufa ce li risolve.

TERESA – (rivolta a b.b.) Che genere di problemi?

BARBABLU – Culinari, mon amour. Vedi, ma cherie, quella stufa emana un calore speciale, come nessun’altra sa fare. Ed è quello il segreto per cucinare in modo succulento ogni pietanza. N’est pas, Igòr.

IGOR – Sì, è quello che volevo dire.

BARBABLU – Bièn.

TERESA – (con la forchetta ha infilzato un dito della povera marchesa e lo guarda inorridita) Questo cos’è, un dito?

BARBABLU – E sì, sembra proprio un dito!

IGOR – Ma no, è un nervetto.

TERESA – Con l’unghia?

IGOR – Sarà meglio passare oltre. (le toglie da sotto il naso il piatto che porta dietro in cucina e rientra con un vassoio coperto che pone in tavola con tre piatti e cucchiai).

TERESA – Cosa c’è sotto quel coperchio?

IGOR – Le dessert, naturellement. Oh, mi è scappato.

BARBABLU – Mais bièn, mon amì. Ottima pronuncia.

TERESA – È un dolce?

IGOR – Ouì, madame. L’ho chiamato: “dolci pensieri”.

TERESA – Che nome originale. Sono proprio curiosa di assaggiarlo. Allora vediamo questo “dessert”.

igor si alza e con fare da grande chef scoperchia il piatto di portata che contiene un cervello umano racchiuso nel suo cranio - il cranio non si vede perché avvolto da un tovagliolo che cadrà innavvertitamente dopo. il teschio della povera marchesa appare in tutta la sua drammaticità. 

IGOR – Et voilà.

BARBABLU – L’aspetto non è molto invitante...   

TERESA – Assomiglia a... un cervello.

IGOR – I pensieri dove stanno? Nel cervello, no? Le assicuro che è una leccornia. 

b.b. e teresa, riluttanti,  ne assaggiano un cucchiaio.

TERESA – È buonissimo!

BARBABLU – Délicieux! Bravo, Igòr. Hai superato te stesso.

IGOR –  (fa profondi inchini)Grazie. Grazie. Troppo gentili.

dopo qualche altro cucchiaio:

TERESA – Io sono piena. Non ce la faccio più.

BARBABLU – Anch’io. Tutto ottimo. Igòr, per piacere, ti dispiace levare tavola? Ti dò una mano. (igor prende la pentola dalla stufa, b.b. un piatto e vanno verso la porta – prima di uscire b.b. chiede a igor):  Toglimi una curiosità, con cosa l’hai pagata la carozza?

IGOR – Con la parte più buona della marchesa. (si dà una pacca sul gluteo).

b.b. non capisce – porge il piatto che aveva in mano a igor il quale esce

27^ SCENA

TERESA – Sei fortunato ad avere un domestico che sa fare di tutto.

BARBABLU – Sì, Igòr è un “complice”  prezioso.

TERESA – Ma che strano nome per un contadino di Torriglia.

BARBABLU – In fatti “Igòr”  è un soprannome.

TERESA – Ah sì? Come si chiama, veramente?

BARBABLU – (si porta le mani alla bocca a mo’ di imbuto)A Mariooo!

28^ SCENA

poco dopo entra igorche si asciuga le mani nel grembiule per lavare i piatti.

IGOR – Mi ha chiamato, signor padrone?

BARBABLU – La signora Teresa è curiosa di sapere perché ti fai chiamare Igòr.

IGOR – Igor come Igor' Fëdorovič Stravinskij, il grande musicista russo. Sono un suo ammiratore. Ho tutti i suoi dischi. Perché, vede, da ragazzo io volevo andare al conservatorio, studiare musica, diventare un grande pianista. Ma mio padre non voleva. Diceva che con la musica non si mangia. (si siede al tavolo per raccontare meglio) Allora io...

BARBABLU – (lo interrompe)Va bene, Igòr, ora puoi andare.

IGOR –  Ai suoi comandi, signor padrone. Signora.(fa un profondo inchino e esce).

29^ SCENA

TERESA – Che animo sensibile. Deve essere una gran brava persona.

b.b. ha un moto d’imbarazzo.

TERESA – Sai, ci sto veramente bene, con te. Dovremmo parlare seriamente del nostro futuro. Cosa ne dici?

BARBABLU – Dico che hai ragione.

TERESA – Accetti di essere il mio amante e il mio uomo di fiducia?

BARBABLU – Sì, accetto. Avrò cura dei tuoi soldi come se fossero i miei.

TERESA – Oh, che sollievo mi dai. Ora sono più tranquilla. Potresti venire con me, domani? Ho un appuntamento in banca. Sai, io non ho mai avuto confidenza con gli affari. Ad esempio, tutto quest’oro che è fermo in banca non mi rende niente. Invece si potrebbe liquidarne una parte e, che so, comprare delle azioni, delle obbligazioni sicure. Ho bisogno di un uomo fidato che si prenda cura dei miei soldi. Tu, te ne intendi di finanza?

BARBABLU – Sono un esperto dei soldi degli altri. Consulente finanziario.

teresa finge di prendere una storta alla caviglia.

TERESA – AAAHHH!!! Che male. Ho preso una storta. No posso più camminare.

BARBABLU – Reggiti a me, cara. Vieni, siediti qui.

TERESA – (prova ad alzarsi ma ci deve rinunciare per il dolore) Ahi! Ora come faccio a andare in banca, domani? Mi puoi aiutare?

BARBABLU – In che modo ?

TERESA – Ti firmo una procura, vai in banca, vendi dieci chili d’oro e comperi delle obbligazioni. Decidi tu quali. Va bene?

BARBABLU – Benissimo. Meglio di così non poteva andare.

TERESA – Naturalmente... no so come dirtelo, no vorrei che ti offendessi.

BARBABLU – Parla liberamente. Non avere paura.

TERESA – Ecco... Sì, insomma... Ma non offenderti, eh?

BARBABLU – Ti ho detto di parlare tranquillamente. Dimmi tutto.

TERESA – Tu mi ispiri una gran fiducia, però non ci conosciamo ancora tanto bene.

BARBABLU – E allora ?

TERESA – Allora sarei più tranquilla se, per la durata di questa operazione finanziaria, anche tu mi firmassi una procura generale di tutti i tuoi averi. Quando questa operazione sarà finita le stracceremo tutte e due.

BARBABLU – Tutto qui? Non c’è problema, ma chérie. Prendo carta e penna.

TERESA – La penna ce l’ho io, (estrae una penna stilografica dalla borsetta con le procure) e anche le procure. Le ho già preparate. Meglio essere previdenti…

BARBABLU – Giusto. Dove devo firmare?

TERESA – Non la leggi nemmeno?

BARBABLU – Io mi fido di te. Ciecamente. (firmano le procure – come b.b. ha firmato la sua, teresa gliela strappa quasi dalla mano ed è visibilmente soddisfatta).

Questo accordo merita un brindisi. (b.b. versa il vino nei bicchieri).

TERESA – Che caldo che c’è qui dentro. (si toglie la giacca) Ti dispiace appenderla in ingresso? Grazie.

Barbablu esegue – (la giacca è uscita di scena per essere preparata per il 4° trucco teresa armeggia nella sua borsetta e tira fuori una boccetta di veleno che versa in un bicchiere di vino – poco dopo entra Barbablu.

BARBABLU – (i due bicchieri sono sul tavolo – b.b. prende quello col veleno e lo porge a teresa - alza l’altro calice) Al nostro amore e ai nostri affari.

TERESA – (con prontezza di spirito, posa il suo bicchere col veleno sul tavolo e dice:) Ti dispiace darmi il tuo? Il mio è troppo. Va a finire che mi ubriaco.

b.b. glielo passa – fa per prendere il bicchiere col veleno sul tavolo ma lo rovescia inavvertitamente – teresa ha un moto di stizza .

BARBABLU – Oh, che sbadato.

mentre b.b. riempie nuovamente il suo bicchiere, teresa afferra un coltello dal tavolo e gli tira una pugnalata violenta alla schiena che non arriva a segno solo perché lui, all’ultimo momento, si china per raccogliere qualcosa che è caduta in terra – teresa finisce distesa bocconi sul tavolo.

BARBABLU – Mon amour, cosa succede ?

TERESA – Ahi! Che dolore! No mi reggo in piedi.

BARBABLU – Stai attenta, biscottino mio, non fare movimenti bruschi.

TERESA –  Volevo vedere se riuscivo a... stare in piedi…

BARBABLU – Non fare sforzi. Le storte sono una faccenda delicata.

TERESA – Voglio provare a camminare. Aiutami, ti prego.

BARBABLU – Vieni. Mettimi il braccio intorno al collo.

b.b. aiuta teresa ad alzarsi, la quale gli mette un braccio intorno al collo – provano a fare qualche passo e teresa – con la scusa di reggersi - comincia a serrare sempre più il suo braccio intorno al collo di b.b. che dà segni evidenti di asfissia –

BARBABLU – (con voce strozzata) Non così. È meglio che ti tenga io.

b.b. si libera con fatica dalla stretta di teresa - ora è lui che passa un braccio intorno al collo di lei e tenta di strozzarla – è diventata una vera e propria gara a chi, dei due, strozza prima l’altro – ma sempre nascondendo l’intenzione di farlo, fino a che gettano la maschera. i due si armano di coltello che prendono dalla tavola e si fronteggiano.

TERESA –Sei duro a morire.

BARBABLU – Anche tu non scherzi, brutta vigliacca. Mi vuoi ammazzare per i miei soldi, eh?

TERESA – Perché, tu invece cosa vuoi fare? Ora, però, devi morire e io mi prenderò i tuoi appartamenti. (affonda una coltellata a b.b. che schiva per un pelo).

BARBABLU – Con la tua procura sono io che diventerò ricco. (sferra una coltellata che manca il bersaglio).

TERESA – Ah! Ah! Ah! Aspetta e spera... Ti sei bevuto la storiella dell’oro come un allocco.

BARBABLU – Allora non c’è niente di vero? Ah, brutta...

b.b. si scaglia contro teresa ma lei gli getta una sedia tra i piedi facendolo cadere – teresa scappa. b.b. chiama igor.

BARBABLU – Mario! Mario!

30^ SCENA

IGOR – (poco dopo entra di corsa)Cosa succede?

BARBABLU – Quella “putain”, è scappata.

IGOR – È scappata? Dove’è andata? Di là non c’è.

BARBABLU – Si sarà nascosta. Tu vai fuori a cercarla, io la cerco in casa. (i due escono). 6° inserto sonoro

31^ SCENA

poco dopo entra teresache indossa la giacca con il 4° trucco. va al tavolo per recuparere la sua borsetta e la procura di b.b. - che lei ritiene di valore -. rientra anche b.b.

32^ SCENA

BARBABLU – Ah, sei qui, brutta carogna. Se speri in quella procura, resterai a bocca asciutta. Ora ti sistemo io.

scena di scaramuccia con coltelli.

33^ SCENA

nel frattempo, non visto, è entrato igorche ora si trova alle spalle di teresa. brandisce un enorme coltello, una specie di falce per i campi. assesta un colpo netto e violento alla base del cranio, da dietro, proprio all’attaccatura del collo. la testa di teresa si stacca di netto e cade tra le sue mani (4° trucco), all’altezza della pancia. teresa lancia un urlo e scappa – sempre con la testa tra le mani – dietro le quinte.

34^ SCENA

la musica finisce.   b.b. si spaventa a morte, si risveglia come da un brutto sogno – guarda con stupore il coltello che impugna, lo lascia cadere per terra e dice:

BARBABLU – Teresa, ti prego, non fare così. Non è colpa mia. Parliamone. Potremmo fare società. (la segue dietro le quinte continuando a chiamarla). Teresina...

IGOR – (scuote la testa e dice sul pubblico:) Non imparerà mai! (esce).

35^ SCENA

Tonino entra da destra coi sacchetti della spesa che posa sul tavolo ancora occupato dalle vettovaglie di casa b.b. – guarda con stupore la tavola – non capisce – non si aspetta di trovarla in quello stato.

entra poloniasbadigliando per un pisolino.

polonia – Sei arrivato, finalmente. (vede la tavola) Che disordine. Ti avevo detto di lavare i piatti, prima di uscire. Guarda qui, anche icoltelli per terra. (raccoglie da terra il coltello di bb).

TONINO – (è allibito) Ti assicuro che avevo messo tutto a posto…

polonia – Cosa vorresti dire, che ci sono i fantasmi? Trova una scusa migliore per giustificare la tua indolenza. Hai comprato tutto? Ti sei ricordato della mia tintura per capelli?

TONINO – No. Accidenti, mi sono dimenticato.

polonia – Cosa? A brutto … Non posso mai fidarmi di te. Devo andare dalla “manicure” . Vuoi che mi presenti con questi capelli? Non ti importa niente di farmi fare la figura della poveretta, vero? Ma cosa c’ho trovato, in te? Perché ti ho sposato? Come ero scema. Ah, se avessi dato retta alla mia povera mamma. Me lo diceva sempre:  “Non sposarlo, quel buono a nulla. Ti farà fare una vita grama”. Aveva ragione!

TONINO – Perché mi tratti sempre così male? Non me lo merito. Mi faccio in quattro per vederti contenta.

polonia – In quattro pezzi, ti devi fare per vedermi contenta. E ora vai a comprarmi la tintuta per i capelli. Marsh!

TONINO – Ma è distante.

polonia – Alloa corri, così fai prima.

TONINO – Vado, vado. (a malincuore esce).

36^ SCENA

polonia mette un po’ d’ordine e porta via piatti e sacchetti della spesa di Tonino – suonano alla porta – va ad aprire – entra libretti

LIBRETTI –Bongiorno, signora. C’è suo marito?

POLONIA –No, è appena uscito. È andato a farmi una commissione.

LIBRETTI –Le dispiace se l’aspetto?

POLONIA –Non tornerà tanto presto.

LIBRETTI –Meglio,  così le faccio un po’ di compagnia. Le dispiace?

POLONIA Per niente, anzi… Prego, si accomodi. Le faccio un caffé?

LIBRETTI –No, grazie. Sono già abbastanza agitato.

POLONIA –Cosa le succede, se non sono indiscreta?

LIBRETTI –Ero giù nel bar. Sa, quello difronte al vostro portone.

POLONIA –Sì, lo so.

LIBRETTI –Quello dove fa colazione tutte le mattine: “Cornetto e cappuccino”.

POLONIA –Come fa a saperlo?

LIBRETTI –Perché la vedo, senza essere visto.

POLONIA –Mi spia?

LIBRETTI – Non esattamente. Mi metto nella saletta vicino, aspetto che lei arrivi e osservo… Mi aiuta a cominciare bene la giornata.

POLONIA – Quant’èche va avanti ‘sta storia?

LIBRETTI – Da troppo tempo, ormai. Io so tutto di lei. Che studiava canto. Soprano drammatico. Che era molto dotata. E che, con il matrimonio, ha dovuto rinunciare a una brillante carriera. E quando l’amore è finito… Perché è finito, vero?

(polonia ascolta interdetta senza fiatare) Si è ritrovata con un pugno di mosche in mano. Ora, quando ho visto suo marito uscire… Sì, lo sapevo che era sola. Ho preso il coraggio a quattro mani e ho suonato con il cuore in gola, per poter stare un po’ da solo con lei.

POLONIA – Ma allora il lavoro che ha dato a mio marito…

LIBRETTI – Una scusa per poterti stare vicino. Senza offesa, ma come scrittore tuo marito non è niente di speciale.

POLONIA – Puoi anche dire che è un fallito. Non mi offendo.

LIBRETTI – Noto con piacere che mi dai del “tu” Posso sperare di diventare più intimo?

POLONIA – In cambio di cosa? Del tuo amore? No grazie. L’ho già fatto una volta quello sbaglio e non ho nessuna intenzione di ripeterlo.

LIBRETTI – Io sono innamorato perso di te!

POLONIA – Calma, non correre. Non nego che sono sorpresa e lusingata di questa dichiarazione, ma non sono più una ragazzina. Devo pensare al mio futuro.

LIBRETTI – Polonia, nemmeno io sono più un ragazzino, anche se il mio cuore mi dice il contrario. Non pretendo che tu sia innamorata come io lo sono di te, ma con il tempo chissà, magari un po’ di bene me lo vorrai.

POLONIA – E tua moglie? Hai intenzione di lasciarla?

LIBRETTI – Lasciarla? Che bisogno c’è di lasciarla?

POLONIA – Insomma, mi proponi di diventare la tua amante.

LIBRETTI – Detta così suona volgare.

POLONIA – Ma è la verità.

LIBRETTI – Dimmi le tue condizioni.

POLONIA – Certo che se sei arrivato al punto di dare dei soldi a mio marito pur di starmi vicino, sarai disposto a sborsarne ben di più per… (ci pensa su e poi spara) Voglio un appartamento in centro. Intestato, s’intende. La cameriera per tenerlo in ordine, e un mensile di duemila euro per le piccole spese. Naturalmente vestiti e gioielli. Questo è quanto.

LIBRETTI – Hai le idee chiare.

 

POLONIA – Te l’ho detto: “Devo pensare al mio futuro”.

LIBRETTI – Prima di rispondere mi corre l’obbligo di dirti che se accetto devo levare l’incarico a tuo marito per il libro; sono soldi buttati via. Prima aveva un senso, ma ora…

POLONIA – No me ne importa ninte. Può anche morire di fame, quel fallito. Naturalmente, prima di dire a mio marito che lo mollo, voglio fare l’atto notarile dell’appartamento.

LIBRETTI – Va bene ,accetto. Ora me lo dai un bacio?

libretti si avvicina a polonia per baciarla ma in quel momento suonano alla porta –  i due si scostano e polonia va ad aprire –

37^ SCENA

POLONIA – (da fuori) Tanto per cambiare ti sei dimenticato le chiavi!

TONINO – (entratutto trafelato con polonia) Ho fatto tutto di corsa e me le sono dimenticate. (vede libretti) Oh, signor Libretti, come mai qui?

LIBRETTI – (scuro in volto)Devo parlarle.

TONINO – Mi dica, sono tutt’orecchie.

POLONIA – Prima siediti.

Tonino la guarda stranito e dice:

TONINO – Grazie, sto bene in piedi.

LIBRETTI – Signor Tonino, io l’avevo avvertito. Il libro è andato troppo per le lunghe. Devo toglierle l’incarico, mi rincresce.

Tonino crolla seduto sulla sedia e tenta una reazione

TONINO – (si rialza) Ma ho quasi finito, signor Libretti. Mi manca solo l’ultima vittima e il romanzo è pronto.

POLONIA – Non si tratta solo di quello. Non capisci che scrivi come un cane?

LIBRETTI – Sua moglie ha ragione. Il suo stile lascia molto a desiderare.

TONINO –Come fate a dirlo se non l’avete manco letto?!

LIBRETTI – Ho letto altre cose di lei e francamente...

TONINO – Me lo dice solo ora? Come mai?

imbarazzo di libretti – non può certo dirgli la ragione vera per cui gli ha commissionato il romanzo

TONINO –  Legga quello che ho scritto, signor Libretti. Le assicuro che il mio stile è cambiato.

POLONIA – Ma che miracolo. Improvvisamente sei diventato bravo?

TONINO – So che ti è difficile crederlo, ma è così.

POLONIA – Ahhh!!! Ahhh!!! Ahhh!!! (risata di scherno).

LIBRETTI – Mi dispiace, signor Tonino, ma ormai ho deciso. Be’, io devo andare. Saluti a tutti.

POLONIA – L’accompagno giù, signor Libretti. Devo uscire anch’io. (rivolta al marito) Vado a comprare il latte che, naturalmente, ti sei dimenticato. (i due escono).

38^ SCENA

Tonino è disperato e molto amareggiato per l’ennesimo attacco della moglie – esce per rientrare poco dopo con la macchina da scrivere che depone sul tavolo,  fasciata nello stesso foglio di carta con cui l’aveva portata a casa – ha intenzione di rivenderla – ormai non gli serve più – si siede al tavolo, molto amareggiato, accarezza la macchina e si regge la testa tra le mani - entrano b.b. e igorda sinistra, molto cautamente. commentano tra loro due:

BARBABLU – Meschinetto, mi fa tanta compassione. E quell’arpia di sua moglie, poi. Sembrava una signora tanto a modo. Sì, un po’ antipatica, va be’, ma da lì ad abbandonarlo…

IGOR – E ora come facciamo, signor padrone? L’inverno è lungo. Cosa mangiamo noi se l’autore non ammazza più nessuna?

BARBABLU – Sicuro che senza soldi...

IGOR – Quello è il meno. è la materia prima, che viene a mancare.

BARBABLU – Appunto, i soldi.

IGOR – Sì, va be’... Deve cercare di convincerlo a finire il libro, signor padrone.

BARBABLU – Come faccio a dirglielo? Noi siamo solo due personaggi. Decide tutto lui, con la macchina da scrivere.

IGOR – (ha una intuizione) Con la macchina da scrivere... Facciamo una prova. Si sieda qui. (alla macchina da scrivere). Lo farei io, ma non so scrivere. (b.b. esegue – igor sfascia la macchina e porge un foglio a b.b. che lo inserisce). Bene, ora scriva: “Carissimo signor autore, qui fa molto freddo e noi abbiamo molta fame. Se tu non amazzi più nessuna signora noi crepiamo di stenti. Se non vuoi farlo per te, fallo almeno per noi. Baci e abbracci dai tuoi fedelissimi, Igor e Barbablu”.

ovviamente, quando igor sfascia la macchina, questa inizia a tichettare e sul foglio bianco appaiono le prime parole, Tonino ha un soprassalto e legge con molto interesse quanto c’è scritto. è veramente stupìto e cerca di comunicare con i due “tastando” l’aria con la mano proprio sopra la sedia davanti la macchina. ma b.b. non c’é più. si è spostato un po’ più in là –

BARBABLU – Funziona! Funziona! Ha capito che siamo qui.

IGOR – Sì, ma non ci vede. Dovrebbe entrare nella nostra dimensione. Ci vorrebbe una medium.

BARBABLU – Ma sì, una medium. E dove la troviamo a quest’ora?

IGOR – (ci pensa su e al fine trova la soluzione) Che scemo che sono, è già qui.

BARBABLU – (si guarda in giro) Dove? Io non vedo nessuno.

IGOR – Eccola. La macchina da scrivere. Quello è il mezzo per comunicare con la nostra epoca. Gli scriva di schiacciare un tasto.

b.b. esegue, Tonino legge e fa una battuta - gli appaiono igor e b.b.

TONINO – Questo è un miracolo.

BARBABLU – Sia quel che sia l’importante é che possiamo parlarle, monsieur Tognò.

IGOR – È questione di vita o di morte.

TONINO – Lo so bene. Sono io che scrivo.

IGOR – La nostra, morte!

BARBABLU – Certamente. Se voi non uccidete più nessuna signora, noi due creperemo di fame. Siamo in inverno e l’orto comincerà a dare qualcosa solo in primavera inoltrata. Facciamo a tempo a morire.

TONINO – Ma voi siete solo dei personaggi.

IGOR – E allora? Anche noi abbiamo un’anima e ce l’avete data proprio voi.

TONINO – Sì, è vero. Però il libro non verrà mai pubblicato.

IGOR – Quella fetente di vostra moglie, con tutto il rispetto, ha ragione. Voi siete un braghe molle. Vi arrendete alla prima difficoltà.

BARBABLU – Il romanzo stà venendo bene. è scritto in modo avvincente. Se vi darete un po’ da fare troverete senz’altro un nuovo editore.

IGOR – Non dategliela vinta, a vostra moglie. Dimostratele di avere gli attributi.

BARBABLU – Mario ha ragione. Vedrete che fra qualche pagina ci ringrazierà.

TONINO – Cosa deve succedere?

BARBABLU – Mi spiace, non ci è concesso svelare il futuro.

TONINO – Va bene. Mi avete convinto. Ritorno nel mio studio a scrivere. (prende la macchina e esce).

39^ SCENA

IGOR – L’abbiamo scampata bella. Speriamo che non ci faccia aspettare troppo. Ho una fame…

7° inserto sonoro - si ode Tonino che ha ripreso a battere sui tasti e insieme “la danza del soldato”  di stravinskij – poco dopo arriva una forte scampanellata da casa b.b.

BARBABLU – Non ha perso tempo. Mario, vai ad aprire, siamo di nuovo al lavoro!

40^ SCENA

igor esce a tempo di musica e rientra con isotta – tutti e due a tempo di musica -. appena la musica termina:

ISOTTA – “La marcia del soldato” di Igor Stravinskij. La mia passione.

IGOR – Anche la mia.

ISOTTA – (rivolta a b.b.) Se il manente ha dei gusti così raffinati, figuriamoci il padrone. Sono veramente lieta di fare la sua conoscenza, signor Lando. (porge la mano a b.b. e lui fa il baciamano).

BARBABLU – Anche io, signora Isotta. Ma doveva avvertirmi che sarebbe venuta oggi. L’avrei mandata a prendere con il landò.

ISOTTA – Con cosa, se no? Il signor Lando manda il landò. È evidente.

b.b. e igor ridono di gusto alla battuta di spirito di isotta

ISOTTA – Mi sono permessa di portarle una crostata con la marmellata di albicocche che ho fatto proprio per lei. Nelle lettere mi ha scritto che è il suo dolce preferito.

BARBABLU – Lei è veramente gentile, signora Isotta.

ISOTTA – Si accompagna bene con questo moscato delle mie vigne di Cannelli, in Piemonte. Spero tanto che lo gradisca.

IGOR – Ha indovinato i nostri gusti, signora Isotta.

ISOTTA – Ne sono felice. Che peccato, Igor, se avessi saputo prima che è appassionato di Stravinskij, le avrei regalato l’ultimo suo disco. Ne ho due uguali. Me lo ricorderò la prossima volta.

IGOR – Troppo buona. Anzi, se ha qualche altro doppione…

ISOTTA – Ci guarderò senz’altro. Che marca è il suo grammofono?

IGOR – Per la verità è rotto da tanto tempo. Appena potrò, lo farò aggiustare.

ISOTTA – Il mio l’ho appena cambiato. Sono una fanatica delle ultime novità tecnologiche, ma quello vecchio funziona ancora benissimo… Se non si offende… (rivolta a b.b.) Ha niente in contrario se lo regalo al suo simpatico manente?

IGOR – No, no. Il signor Lando non ha niente in contrario, vero signor padrone?

BARBABLU – No, ninte in contrario.

IGOR – Oh, tante grazie, signora Isotta. Se posso permettermi anche lei è molto simpatica. Vero, signor padrone?

BARBABLU – Sì, è vero. Servi la torta della signora Isotta.

ISOTTA – Forse ora non ne ha voglia. La mangi più tardi. Non mi offendo.

BARBABLU – (tra sé) Si offende il mio stomaco. (a lei) Dobbiamo farle onore. Igor, procedi.

IGOR – Subito, subito. (sfascia la torta, taglia due fette, mette due bicchieri in tavola e  fa per stappare la bottiglia quando isotta gli dice):

ISOTTA – Lei non ci fa compagnia, signor Igor?

IGOR – Veramente, no so se posso. (guarda b.b. come per implorare il suo consenso).

BARBABLU – Non vorrai rifiutare il gentile invito della signora.

IGOR – Non ci penso proprio. Grazie, signora.

ISOTTA – Prego.

igor taglia un’altra fetta di torta per sé, aggiunge un altro bicchiere – che aveva già pronto perché sperava di bere anche lui – stappa la bottiglia e mesce il moscato.

ISOTTA – A me poco, per carità. Divento subito allegra, mi metto a cantare e poi mi viene sonno.

IGOR – Per una volta faccia un’eccezione. (le riempie il bicchiere).

ISOTTA – (a igor) Basta, basta.

i tre ingurgitano il moscato e mangiano la crostata. igor riempie prontamente i biccheri.

 

BARBABLU – Non posso fare a meno di notare la sua generosità, la sua delicatezza d’animo e il senso dell’umorismo. Qualità così rare, di questi tempi.

ISOTTA – È proprio perché viviamo dei brutti momenti, che bisogna cercare di elevare il nostro spirito e fare del bene al prossimo. Non la pensa così anche lei?

BARBABLU – (dopo un attimo di imbarazzo) Mais ouì. Certainement.

ISOTTA – (è già su di giri) A proposito di umorismo,  mi sovviene una storiella. Posso raccontarla?

IGOR – Oh, sì. Che bello! (ancora una volta prevarica il padrone e se ne ravvede subito dopo).  Vero, signor padrone?

BARBABLU – Saremo lieti d’ascoltarla.

ISOTTA – Un genovese passeggia con la moglie nelle vie del centro. A un certo punto lei si ferma incantata davanti alla vetrina di un negozio d’abbigliamento. Il marito, con tono condiscendente, le dice: “Ti piace proprio tanto quel vestito, vero?” La moglie speranzosa, sbattendo gli occhi risponde: “Sì, tantissimo”. E il marito: “Bene, allora domani torniamo a guardarlo”.

fragorosa risata di igor e b.b.

ISOTTA – Vi è piaciuta? Davvero? Sono contenta. Allora bisogna brindare. Alla gioia di vivere, all’amore e alla musica! (i tre brindano – subito dopo isotta attacca a cantare).

Viva il vino spumeggiante
Nel bicchiere scintillante
Come il riso dell'amante
Mite infonde il giubilo!

Viva il vino spumeggiante
Nel bicchiere scintillante
Come il riso dell'amante
Mite infonde il giubilo!

si uniscono al canto anche bb. e igor
 
Viva il vino ch'è sincero,
Che ci allieta ogni pensiero,
E che affoga l'umor nero
Nell'ebbrezza del piacer.
Viva il vino ch'è sincero,
Che ci allieta ogni pensiero,
E che affoga l'umor nero
Nell'ebbrezza del piacer.

 (Enrico Caruso)

bevuta e grande risata finale dei tre

ISOTTA – Mi gira un po’ la testa. (a b.b.) Caro, ti dispiace se mi corico cinque minuti sul tuo letto?

BARBABLU – Per niente, cara. Vieni, t’accompagno. (b.b. la sorregge e la porta fuori).

41^ SCENA

IGOR – (mentre riordina fa le sue considerazioni) È troppo forte! Simpatica, intelligente, animo sensibile. Mi ha riempito la pancia, mi ha fatto bere bene, mi porta il grammofano e i dischi di Stravinskij. Come faccio a bruciarla? Se almeno avesse qualche difetto, non avrei scrupolo. Ma anch’io ho i miei principi.

42^ SCENA

BARBABLU – (rientra)Mario, dimmi che sto sognando, ti prego.

IGOR – No. Purtroppo è la verità. È una donna perfetta. Quella che si incontra una volta sola nella vita e non bisogna farsi scappare.

BARBABLU – Hai notato che grazia, che animo gentile, che spirito. E come canta bene! (non vero. isotta ha stonato tutto il tempo, ma ci ha messo tanto cuore).

IGOR – Beh, quello magari…

BARBABLU – Io non ho il coraggio d’ammazzarla.

IGOR – Vedo che è già innamorato. Questo non era previsto con l’autore. Perché ci ha mandato una donna che tutti vorrebbero sposare?  Perché ci crea questi problemi? Gli deve parlare e mettere le cose in chiaro. Glielo dica che noi siamo persone serie e ci rifiutiamo di commettere simili delitti. A tutto c’è un limite. (esce indignato sparecchiando la tavola. lascia b.b. solo in scena a risolvere il problema).

43^ SCENA

BARBABLU – (si fa coraggio e va alla comune di dx: la casa di Tonino. chiama. prima timidamente, poi con maggior vigore). Signor Tonino. Signor Tonino.

TONINO – (entra) Chi c’è? Non devi venire qui, in casa mia! Se arriva mia moglie cosa le dico?

BARBABLU – Tranquillo. Non mi può vedere.

TONINO – Cosa vuoi?

BARBABLU – Io e Mario vorremmo sapere a che gioco giochiamo.

TONINO – In che senso?

BARBABLU –  Guarda, non fare il furbo con me. Lo sai benissimo in che senso. Ci hai mandato una vittima “Non sacrificabile”. Come si fa ad ammazzare Isotta? È una donna troppo perfetta. (urla) Si può sapere cosa stai combinando?

TONINO – Sssccc! Non gridare. Mi sono fatto prendere la mano. Poco per volta ho descritto la mia donna ideale.

BARBABLU – Il problema è che è anche la nostra donna ideale, mia e di Mario. E non vogliamo certo ammazzarla. Chi è quell’uomo che farebbe fuori una donna così bella, intelligente, elegante, spiritosa, sensibile e per di più ricca? Ma bisognerebbe ammazzare lui!

TONINO – Questo è vero.

BARBABLU – Cosa credi che sia, un insensibile? Anche a me piacerebbe coltivare fiori e scrivere poesie. Le ortensie vengono su tanto belle, a Torriglia. Tu invece mi fai fare l’assassino. Almeno non farmi cadere in una crisi di coscienza.

TONINO – Io ci sono da un bel pezzo, in crisi. Ti sembra vita, la mia, con quell’arpia di mia moglie? Sempre incazzata, acida, mai un sorriso. A letto, poi, ha sempre il mal di testa… Trovo un po’ di consolazione solo con la mia fantasia. Vuoi che rinunci anche a quella?

BARBABLU – Tu stai giocando sulla nostra pelle. Se tu hai dei problemi con tua moglie, noi li abbiamo con la nostra pancia. Ohu! Lassù fa freddo e non c’è niente da mangiare. Cerca di cambiare trama a questo romanzo. Intesi? (mentre si avvia verso l’uscita di casa sua) Guarda un po’ che egoista. Siamo qui che tiriamo la cinghia per lui, e quello sogna “La donna ideale” E pensare che il nostro, ideale, è un piatto di pasta e fagioli. (esce a sx).

44^ SCENA

Tonino cammina pensieroso su e giù per la scena – si ode forte scampanellata alla porta – va ad aprire.

da dietro si sente il pianto e la voce di vera sciagura.

TONINO – (da dietro) Mi dispiace, Polonia non c’è.

VERA – (da dietro) Lo so. Per questo sono venuta. (entra piangendo)  Ti devo parlare, Tonino. Mi tradisce. Voi uomini siete tutti uguali. Quando vedete che una povera donna è innammorata, ve ne approfittate subito.

TONINO – Di chi parli?

VERA – Di me e Roberto, naturalmente.

TONINO – Il signor Libretti?

VERA – Di chi, se no? Per chi mi hai preso? Sono una donna onesta, io. Non c’è nessun altro nella mia vita, che lui. Sono la fidanzata di Roberto e gli sono fedele. Al contrario di lui, che invece… (piange).

TONINO – Lui lo sa che siete fidanzati?

VERA – Cosa dici? Quando ci siamo fidanzati ufficialmente eri presente anche te, proprio qui, lui era lì, io ero qui, tu eri lì. E ora mi fa le corna! Ero sicura che me le stava preparando. Ma non così presto.

TONINO – Da cosa te nei sei accorta?

VERA – L’ultima volta che ci siamo visti qui, lui era lì, io ero qui…

TONINO – E io ero qui, proprio lì. Si, lo so. Vai avanti

VERA – Gli ho dato il numero del mio cellulare. Non mi ha mai chiamato. (piange disperata). Subito ho pensato che lo avesse perso. Poi ho pensato che gli fosse successo una disgrazia, come al mio povero marito, e non mi potesse chiamare perché paralizzato in un letto. Loi so bene che io, ai miei mariti, non gli porto molta fortuna. Allora, per levarmi di dosso questo senso di colpa, l’ho fatto cercare da un’agenzia investigativa. E quando l’hanno trovato, già che c’ero, l’ho fatto pedinare.

TONINO – Cosa hanno scoperto?

VERA –Qui ci sono le prove che è in piena salute e mi fa le corna con un’altra donna. (tira fuori delle foto dalla borsetta).

TONINO – Perché và con sua moglie? Non mi sembra che si possa parlare di corna.

VERA – No, con sua moglie. Con tua moglie. Polonia. La mia più cara amica.          

TONINO – Eh? (le strappa le foto di mano e resta basito).

VERA – Siamo stati traditi tutti e due. Però io due volte. Tu, almeno, solo una.

TONINO – Una, ma è mia moglie!

VERA – E per me la mia migliore amica e il mio futuro marito! Due a uno.

TONINO – (con amarezza) Palla al centro.

VERA – Si meriterebbero una bella lezione, quei due lì. Tu, cosa intendi fare?

(Tonino allarga le braccia sconsolato)

VERA –  Niente? Io un’idea ce l’avrei, per sistemarli a dovere, quei brutti...

TONINO – Cosa vorresti fare, ammazzarli?

VERA –  Si può fare di meglio. Farli soffrire.

TONINO – Farli soffrire? Si, sarebbe una bella idea, ma come?

VERA –  Facendogli vedere che io e te ci mettiamo insieme. (si struscia a lui).

TONINO – A parte il fatto che se ne fregherebbero altamente, tra le corna e una matta come te, preferisco le corna.

VERA –   Maleducato! (esce offesa).

45^ SCENA

Tonino siede al tavolo. con una mano si regge la testa, con l’altra tiene una foto che ha portato vera. è assorto nei suoi pensieri e non sente il campanello della porta – nel frattempo, non visto, entra angelo nero - vestito tutto di nero, occhiali, fazzoletto, cravatta, scarpe. il cappello, però, è rosso vivo – si mette a fianco di Tonino e china il capo per guardare meglio la foto che lui tiene in mano - Tonino quando lo vede, lancia un urlo terrificante – angelo si spaventa e urla anche lui –

ANGELO – Un accidente a lei! Mi ha fatto trvare uno spavento…

TONINO – Ah! Io, le ho fatto trovare uno spavento. Entra in casa mia come un fantasma, mi soffia sul collo, ed è lei a spaventarsi? Allora io cosa dovrei fare? Crepare sul colpo. Come ha fatto a entrare?

ANGELO – Attraverso a porta.

TONINO – Quello l’ho capito. Ma chi le ha aperto?

ANGELO – Veramente nessuno. Però io ho suonato. Due volte. Nessuno è venuto ad aprire, allora sono entrato.

TONINO – (perplessità di tögno) Lei chi è? Si può sapere?

ANGELO – Proprio non mi riconosce?

TONINO – No.

 

ANGELO – La fiera di Sant’Agata… Il rigattiere… La macchina da scrivere…

TONINO – Aaaaaahh… Sì, è vero. Ora mi ricordo di lei. Non l’ho riconosciuta, è vestito diversamente…

ANGELO – Ero in incognito. Ora sono in veste ufficiale.

Tonino -  Scusi la curiosità. Come mai tutto vestito di nero e solo il cappello rosso?

Angelo (si toglie il cappello e lo accarezza con amore) Una licenza nella nostra divisa concessa dal mio principale per meriti speciali. Il colore rosso mi fa sentire a casa. In mezzo alle fiamme. (si rimette il cappello).

TONINO – Fa il pompiere?

ANGELO – Ma no.

TONINO – Allora il rigattiere?

ANGELO – No.

TONINO – Si può sapere chi è lei?

ANGELO - Angelo Nero.

TONINO – E che mestiere fa, signor Angelo Nero?

ANGELO -  No, sig. Angelo Nero, ma angelo di Satana (lampi e tuoni).

TONINO – (terrore di Tonino) è venuto a portarmi via? è la mia ora?

ANGELO – No, tranquillo. Sono qui per darle una bella notizia.

TONINO – Vestito in quel modo?

ANGELO –  Ogni anno il “Padrone” (Angelo indica per terra)  decide di offrire una possibilità di riscatto all’uomo più sfigato. Il suo nominativo ci è stato segnalato dal comitato regionale della Liguria quale “uomo più sfigato dell’anno” e io ho avuto l’incarico personalmente da “lui” (Angelo indica per terra) di occuparmi del suo caso disperato. Non faccio per vantarmi ma io sono uno dei diavol... dei tecnici più esperti in questo ramo.

TONINO – In cosa consiste questa possibilità di riscatto?

ANGELO –  Il padrone le dà l’occasione di diventare famoso scrivendo un “best seller” , e guadagnare un sacco di soldi. E poi, visto che ci tiene così tanto, può trovare la donna ideale.

TONINO – Se ho capito bene tutto questo non è ancora deciso. C’è una condizione.

ANGELO – Naturalmente, visto che nessuno fa niente per niente, e noi meno degli altri, vogliamo una cosa in cambio.

TONINO – Qualunque cosa, accetto. Dove devo firmare?

ANGELO – È sicuro di non volere manco sapere di cosa si tratta?

TONINO – Basta cambiare vita accetto qualunque condizione. Comunque, per curiosità, mi dica cosa volete in cambio.

ANGELO – In cambio voglio portarmi via una vita umana.

TONINO – Ah, no! Questo mai! Non sono un assassino. Io non ho il coraggio di ammazzare nessuno.

ANGELO – Non ho detto che deve essere lei a farlo, può essere qualcun’altro o qualcos’altro... (allude alla macchina da scrivere). Magari i suoi amici potrebbero darle una mano…

TONINO –Come fanno, se vivono in un’altra epoca? E poi quelli non fanno niente se non hanno un tornacconto.

ANGELO – Non ha notato che quella macchina da scrivere ha delle proprietà particolari? Non si è accorto che quando batte sui tasti le sue mani volano sulla tastiera come se fossero guidate da una forza misteriosa? Le parole sgorgano dalla sua mente in modo fluido, senza pensare, come se fossero dettate da qualcun’altro (indica per terra). Lei si meraviglierebbe se scoprisse di che cosa è capace quella macchina da scrivere… Perché non prova? Provi, signor Tonino. Scriva quello che ha in mente. Poi si sentirà meglio… In fondo, non è forse quello che vuole veramente? Forza, non abbia paura. Vada avanti… Vada avanti…

angelo, durante le ultime parole, indietreggia fino a sparire dietro la porta non visto da Tonino che ha lo sguardo fisso nel vuoto e pensa a quello che farà da lì a poco.

46^ SCENA

TONINO – (tra sé e il pubblico) Cara Polonia, sono proprio curioso di vedere cos’hai dentro a quel cervello.(Tonino va in camera. pesta freneticamente sui tasti).

entrano Barbablu e igor– uno col coltello, l’altro con la sega – sono invasati -

Barbablu – igor – (urlano) Isotta! Isotta! Dove sei, brutta carogna. Esci fuori.

POLONIA – (entra da sx – la casa di b.b. - indossa l’abito di isotta – è completamente sconcertata)

Cosa ci faccio qui? Che casa è, questa? Questo vestito cosa rappresenta? Voi chi siete? Cosa volete da me? Ma si può sapere cosa succede?

igor – (le si avvicina con il segaccio) Vieni qui, cara. Ti faccio il manicûre.

 Polonia scappa urlando per tutta la scena e esce dalla porta di sx inseguita da BB. e igor –

8° inserto sonoro – ad un certo punto rientracorrendo in scena seguita sempre da B.B. e Igor. Ha mezza calotta cranica divelta e il cervello a vista. Se lo tiene per paura che cada in terra.

IGOR – (entracon la sega in mano) Non scappare, che devo finire il lavoro.

polonia scappa dietro inseguita da igor e b.b. – si ode la sega che termina il lavoro sulle urla di polonia.

47^SCENA

la scena è vuota – so ode uno scampanellio alla porta della casa di Tonino – si intuisce che va a aprire –

ISOTTA – (da fuori) C’è il signor Tonino Repetto?

TONINO – Sono io.

ISOTTA –Posso parlarle, per piacere?

TONINO – Prego, si accomodi. Tonino entra

ISOTTA – (Tonino entra seguito da isottache abbiamo già conosciuto in casa di b.b. – veste in abiti moderni ) – Permetta che mi presenti. Sono Isotta Gardini, moglie di Roberto Libretti. Ancora per poco.

TONINO – Il mio editore?

ISOTTA – Veramente sono io, il suo editore. L’azienda è mia. Mio marito era un semplice impiegato. Poco più di un fattorino.

TONINO – Ne parla al passato?

ISOTTA – Sicuro. Questa volta me l’ha fatta grossa. È scappato per l’ennesima volta con una puttanella che sta da queste parti, e non ho nessuna intenzione di perdonarlo. Ma fanno poca strada, tutti e due. Mio marito non ha il becco di un quattrino e gli ho bloccato la carta di credito. Che poi è la mia.

Ma sono qui per parlare di lavoro e non dei miei problemi personali.

Signor Tonino, posso chiamarla così?

TONINO – Sicuro, sicuro. Mi dica tutto.

ISOTTA – Ho letto qualche tempo fa alcuni suoi manoscritti di favole per bambini. Le ho trovate bellissime. So che mio marito le ha commissionato, contro il mio parere, una storia macabra di sangue, delitti, squartamenti. Cose che a me fanno orrore.

TONINO – Perché, a me no?

ISOTTA – Cosa ne direbbe di piantare lì quello che sta scrivendo e prendere la direzione generale in azienda di una collana di favole per bambini? Naturalmente dovrebbe scriverle anche lei.

TONINO –  Sarebbe fantastico. (tra sé) Mi dispiace solo per certi amici…

9° inserto sonoro  arriva l’aria della “marcia del soldato” di stravinskij – Come se igor e b.b. volessero in qualche modo comunicargli il loro consenso.

ISOTTA – (ascolta estasiata) Igor' Fëdorovič Stravinskij. Il mio preferito. Ho tutti i suoi dischi. Ho appena comprato un nuovo impianto“alta fedeltà”.  Sono una fanatica delle ultime novità tecnologiche. Uno di questi giorni deve venire a trovarmi. Glielo faccio sentire, caro Tonino…

TONINO –  Ne sarò onorato. Ora dobbiamo brindare al mio nuovo incarico: Direttore Generale delle favole. (prende una bottiglia e due bicchieri).

ISOTTA – A me poco, per carità. Divento subito allegra, mi metto a cantare e poi mi viene sonno.

TONINO – (tra sé e il pubblico. contento dice:) È lei. Sicuro!

FINE DELLA COMMEDIA 

Terminata Gennaio 2010