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B E N Z I N A

B E N Z I N A

di 

Daniele Falleri


Liberamente tratto dall'omonimo romanzo
di Elena Stancanelli


Tutti i diritti riservati a norma di legge



Personaggi :

Lenni
Stella
Madre
Uomo




Ambientazione :

Distributore di benzina di Stella e Lenni, con bar annesso



(Sera.
Estate.
Un distributore di benzina.
Due pompe, una di super e una di verde senza piombo.
Sulla sinistra una grossa berlina anni settanta color verde.
Sulla destra, più spostato verso le quinte, l’interno del bar. Con il suo bancone, il grosso frigo, gli espositori e le mensole con i liquori.

Sul pavimento davanti al bancone un cumulo di corpi : tre. 

Durante l’arco dell’intera rappresentazione si sentiranno di quando in quando rumori di auto di passaggio. Rumori che si diraderanno mano a mano che il tempo passa e ci addentriamo nella notte.
I personaggi, sempre all’erta, reagiranno con una lieve sospensione nelle azioni e nei dialoghi, per poi riprendere subito dopo.)

STELLA
Sta arrivando una macchina, stai giù !

LENNI
Giù dove ?

STELLA
Zitta, Lenni, zitta, ti prego.

LENNI
Stella, come mai c’è della sabbia in terra ?

STELLA
E’ zucchero, Lenni. Zitta, ti scongiuro, e stai ferma.

LENNI
Mi fai male !

STELLA
Schhh !

(Due fari illuminano la scena e passano oltre. Il motore della macchina si allontana.
Una testa coi capelli corti gelatinati all’insù si alza dal mucchio. E’ Stella. Guarda oltre la vetrata del bar, oltre le pompe.
Lentamente anche Lenni si muove. 
Sotto di loro il corpo di una donna imbrattato di sangue.)

STELLA
Non ci ha viste, sono sicura. Sennò si fermava.

LENNI
Me lo prendi ?

STELLA
Che ?

LENNI
Stella, mi avvicini il sandalo di mamma per favore ?

STELLA
Il sandalo ? Dove ?

LENNI
Lì, dietro di te.

STELLA
(passandole il sandalo) Hai la maglietta sporca di vomito.

(Lenni cerca di calzare il sandalo al piede del cadavere.)

LENNI
Non riesco a infilarglielo.

STELLA
Che te ne frega, non la toccare.

LENNI
Come si apre questo laccio ? Se non si apre, il piede non ci passerà mai.

(Stella le sfila il sandalo di mano.)

STELLA
Lo rompi. (tira forte finché il laccio non cede) Così.

(Lenni lo prende e tenta di nuovo di calzarlo al cadavere, con cura.)

LENNI
Che belle gambe, eh ? Gambe così ce le può avere una di vent’anni... massimo di venticinque, non di più.

STELLA
Non la toccare, per favore.

LENNI
Guarda, neanche un filo di cellulite. E invece lo sai quanti anni ha ?

STELLA
Non lo so e non lo voglio sapere. Alzati da lì !

LENNI
Li vedi questi orecchini ? (riferendosi ai raffinati pendenti alle orecchie del cadavere) Sono il regalo di nozze di mia nonna. E’ filigrana d’oro incastonato. Tieni, te li regalo.

(Lenni prova a sfilarli senza riuscirvi.)

STELLA
Lascia stare, Lenni. Non li voglio !

LENNI
Non dire così, sono preziosissimi. Solo che hanno la chiusura strana... scivola... (fa per sganciarli, ma subito dopo ci rinuncia) Vaffanculo, vaffanculo, stronzi !

STELLA
Che cazzo fai, alzati di lì ! Lenni, vieni via !

(Stella la solleva di peso e la trascina fuori, nel piazzale.)

LENNI
Stella, ho paura.

STELLA
Non ti devi agitare.

LENNI
Che succede adesso ?

(Stella fa per darle un bacio. Lenni, istintivamente, si scosta leggermente.)

STELLA
Hai paura di me ?

(Lenni scuote la testa. Stella l’abbraccia forte.)

STELLA
La chiave inglese doveva essere in officina, non sul bancone. Perché non hai gridato “fermati” quando ho alzato il braccio ?... Andrà tutto bene. Fidati. Ti fidi ?

(Stella allenta l’abbraccio per guardarla in faccia.)

LENNI
(ad occhi chiusi) Mi fido, Stella.

(Stella comincia a baciarla dolcemente sul collo, sulle tempie, negli occhi.)

LENNI
No, Stella, aspetta. Non lo so se è uguale adesso. Chiudi gli occhi anche tu. Li hai chiusi ? Stringili. Perché magari ci siamo sbagliate tutte e due. Stringili, che forse quando li riapriamo la mamma non è ancora arrivata e io ti faccio un cappuccino con la schiuma come piace a te.
Fermati !... Aspetta ! Stiamo talmente ferme che a un certo punto non ci siamo più neanche noi.

(Stella la bacia sulle labbra a labbra chiuse. Le lecca la faccia.
Lenni, immobile, con le braccia lungo il corpo. Gli occhi serrati.)

LENNI
Mi fai il solletico... 

(A Lenni scappa un sorriso. Stella continua.)

LENNI
Dai Stella, smetti... Mi vergogno. Sono sporca, puzzo di vomito. Ti prego, faccio schifo.

STELLA
Amore, ci facciamo una canna ? Ti va ?

(Stella corre veloce dentro al bar, sfila una scatoletta metallica da dietro il bancone ed è di nuovo da Lenni.
Le due ragazze si siedono sul cofano dell’auto.
Stella inizia a rollare la canna.)

LENNI
Stupida, mamma, stupida.

(Improvvisamente...
... Dal buio alle loro spalle, a due metri da terra, come sospesa sopra una nuvola notturna emerge, sbiadita, una figura femminile. 
Indossa lo stesso tailleur del cadavere sul pavimento, ma di tonalità più chiara. Lo stesso taglio di capelli, ma in una sfumatura più opaca. Gli stessi sandali, con gli stessi lacci, ma grigi non neri.
La donna si guarda intorno, silenziosa, con l’aria stupita.)

LENNI
Ha rovinato tutto come al solito... Bastava un gesto. 

MADRE
No, io non sono morta... Tutt’al più sono finita in un incubo. (rivolgendosi alle ragazze) Mi dite come sono finita qui ? !

(Lenni e Stella continuano le loro azioni senza avvertire nessuna presenza estranea.)

MADRE
(vedendo sul pavimento il proprio corpo esanime) Ma è ridicolo. Non venitemi a dire che quel disastro ammonticchiato sul pavimento è il mio cadavere !
Eh, no ! Ci hanno rintronato per tutta la vita che le anime salivano al cielo e tutto il resto e invece ?
Non dico schiere di angeli con le trombe, ma per quando uno muore, qualcosa di più solenne che sospesi a mezz’aria su una pompa di benzina se lo saranno pur inventato !

(Stella passa la canna a Lenni e la bacia sulla nuca strusciandosi a lei col corpo.)

MADRE
E lei... Ehi, lei, con la tuta ! La smetta di strusciarsi a mia figlia in quel modo osceno!

(Stella si stacca da Lenni come investita da un pensiero improvviso.)

LENNI
Non dico un bacio. Ma quando le hai allungato la mano poteva almeno fare uno sforzo.

MADRE
Cosa state fumando ?

LENNI
Ha tirato dritto a testa bassa. Non ti ha neppure dato la mano. Ti ha ignorata.

MADRE
(taglia corto) Ma come facevo a stringerle quella mano sporca di grasso ? (a Stella) Senza offesa. 

LENNI
L’ho vista scendere dal taxi. Ho pensato : ora entra nel bar e corre ad abbracciarmi. Invece mi ha ordinato un caffè e si è messa ad urlare. Mi ha ordinato un caffè... !

MADRE
(giustificandosi) Ti ho vista lì, mascherata da barista... Cos’altro volevi che ti chiedessi ? Informazioni sul tempo ?

LENNI
Pensare che al telefono sembrava sincera. Mi ha detto che si era commossa fino alle lacrime leggendo la mia lettera.

(Stella sfila la canna a Lenni.)

STELLA
Come hai fatto a credere che quella si facesse trecento chilometri per portarci i soldi e fare la pace, non lo so ! Col cazzo che aveva digerito che stavamo insieme.

MADRE
(a Stella) Signorina, quello che digerisco o non digerisco io non è certo affar suo ! Comunque Eleonora, se hai pensato che avrei fatto i salti di gioia scoprendo che ti eri fidanzata con una benzinaia, mi spiace dirtelo, sei un’illusa.

LENNI
Erano tre anni che non ci sentivamo. Perché non avrei dovuto crederci ? Me l’ha detto lei che non vedeva l’ora di riabbracciarmi. 

STELLA
Certo, era fuori di sé dalla gioia perché pensava di aver riacchiappato la figlia. Quella credeva che con due paroline dette giuste si potessero cancellare gli insulti di una vita.

MADRE
Che insulti ? ! Non ho mai detto una parolaccia in vita mia. Eleonora, spiegami di cosa sta vagheggiando la signorina.

LENNI
Mi ha anche giurato che sarebbe passata in banca a prendere i diecimila euro.

MADRE
Non parlare di soldi di fronte ad estranei !

STELLA
E tu hai abboccato come una trota. 

LENNI
Le cose belle sono fragili, se ci stai troppo sopra a pensare si sbriciolano. Non volevo sciupare tutto con i dubbi.

STELLA
Quali dubbi ? Ma se l’ultima volta che vi eravate sentite ti aveva maledetto perché volevi lasciare l’università e ti aveva urlato dietro che non eri più sua figlia. Più chiaro di così.

MADRE
Le hai raccontato anche quello ? (minimizzando) Tutte le madri prima o poi urlano frasi del genere ai propri figli. Sono solo parole... Non drammatizzerei, su.

STELLA
E secondo te, una madre così se le scrivi una bella letterina ispirata dove le racconti che sei lesbica si intenerisce ?

MADRE
Mia figlia non è... ! Quella cosa che ha detto lei !

(Rendendosi conto che le ragazze la ignorano, la madre torna seria.)

STELLA
Certe cose non si possono scrivere per lettera. Se proprio non puoi farne a meno si dicono a voce. Io con Sara non sono stata tanto lì a specificare. E lei non è nemmeno la mia vera mamma. L’ha capito da sola. Non sono cose da sbattere in faccia.

LENNI
Non volevo sbattere niente in faccia a nessuno.

STELLA
Io non ce l’ho la tua mania di attaccare a quello che faccio i cartellini con le spiegazioni. (le passa il mozzicone di canna) Finiscila.

(Stella si alza e s’infila dentro l’officina.)

LENNI
Dove vai ?

MADRE
Eleonora, salva il salvabile. Vai dalla polizia e racconta come sono andate veramente le cose. Sistemerà tutto babbo. Dopotutto la testa me l’ha spaccata lei.

(Lenni scende dal cofano della macchina e, dando le spalle alla madre, cerca Stella con lo sguardo.)

LENNI
Stella !

MADRE
Eleonora !... Eleonora ! ! !... Guardami in faccia quando ti parlo ! Ti odio quando fai finta che non esita ! Sei uguale a tuo padre ! Mi fate sentire un fantasma... (un dubbio l’assale) Eleonora ? (con tutto il fiato che ha in gola) Aaahhhhh ! ! ! ! 

(Lenni non si scompone.
Stella esce dall’officina portando con sé una lunga catena arrotolata. Attacca un’estremità ad un lato del piazzale e l’altra estremità al lato opposto.)

LENNI
Ho la nausea.

MADRE
(a se stessa, come una rivelazione) Sono morta. Quindi perché dovrebbe sentirmi lei ? Qualche vivo ha mai sentito parlare un morto, senza scomodare i santi ? Non mi risulta. 

LENNI
Tullio giura che le canne sono un rimedio infallibile contro la nausea.

MADRE
Ma allora, se tutto è finito, che ci sto a fare ancora qui ? Che senso ho ? Ci vorrebbe almeno un manualetto di istruzioni ! Da qui in avanti se voglio comunicare con mia figlia che devo fare ? Comparirle in sogno con dei numeri del lotto ?

(La madre, incapace di allontanarsi dal suo piccolo spazio a disposizione, sbuffa. Spazientita scruta i movimenti delle ragazze.
Stella, finito di appendere la catena, corre dentro al bar. Lenni, la segue.)

LENNI
Certo, già non vederti rimbalzare qua e là come una pallina da flipper sarebbe un sollievo.

STELLA
E allora aiutami !

LENNI
Aiutarti a far cosa ?

(Lenni spegne il mozzicone di canna nel posacenere.)

STELLA
Non lì, svuotalo !
Spostati.
Se non ci sbrighiamo il sangue si secca e rischiamo di perdere il traghetto.

LENNI
Quale traghetto ? Non vorrai imbarcarti per Atene facendo finta di niente ?

MADRE
Perfetto, si erano già organizzate il viaggio di nozze. (volta le spalle alle ragazze)

(Stella continua a cercare di riordinare il bar.)

LENNI
Stella !

STELLA
Preferisci stare qui ad aspettare la polizia ?

LENNI
Ma ci arresteranno subito, ci ammanetteranno, sul molo, davanti a tutti.

STELLA
E chi glielo dice che siamo state noi ? Noi sosterremo che tua madre non l‘abbiamo vista per niente.

MADRE
Brava. E il tassista ?

LENNI
Ma c’è il tassista.

STELLA
I tassisti si fanno i cazzi loro. E poi portano duemila persone al giorno, nemmeno se lo ricorderà...

MADRE
Quello di me se lo ricorda eccome. Quando gli ho dato l’indirizzo ha capito subito che eravate voi due. “Ci pensa, mi fa, due tipe così giovani riescono a mandare avanti da sole una pompa di benzina, non è impressionante ?” Profondamente impressionante !

STELLA
Nessuno si presenta alla polizia spontaneamente, a farsi frugare nella vita. 

LENNI
Ma quel tassista ci conosce, viene sempre a fare benzina qui.

STELLA
Appunto, magari ci vuole anche un po’ di bene. Non capirà un cazzo di quel che è successo, ma che deve starsene zitto se non ci vuole incasinare secondo me lo intuisce.

(La madre fa un’espressione alquanto scettica.)

LENNI
E come giustifichiamo il fatto che siamo partite sapendo che lei era atterrata all’aeroporto?

STELLA
Poi ci pensiamo. Va’ a prendere gli stracci o stai zitta da una parte. Intanto quando saremo a mille miglia da qui chiameremo anche tuo padre. E qualcosa ci inventeremo.

MADRE
A Umberto nemmeno l’ho detto che ho preso l’aereo e sono venuta qua. Lo sa solo tuo zio Ottavio. Oltretutto secondo lui la prima volta che ti capiterà di avere un bel rapporto con un bel maschione ti dimenticherai di queste scemenze. E’ sicuro che nessuna donna sana di mente si accontenterebbe di bacetti e carezzine sapendo quello che potrebbe avere da un uomo.

LENNI
E la mamma ?

STELLA
Passando la buttiamo nel lago.

MADRE
Nel lago ?

LENNI
Nel lago ?

MADRE
Però... non è un’idea malvagia. Sempre meglio i pesci dei vermi. 

LENNI
Confessiamo, Stella.

STELLA
Invece di dire cazzate, riempimi il secchio con l’acqua calda. Vai ai bagni perché qui lo scaldabagno è spento. E prendi anche tutti gli stracci che trovi.

(Stella afferra il cadavere per un piede e per un braccio e tenta di spostarlo.)

MADRE
Ehi, mànfana, non sono un sacco di patate !

LENNI
Stella ?

STELLA
Che vuoi, amore ? Non mi far perdere tempo.

LENNI
Stai attenta, così le strappi il vestito.

MADRE
Quando comincerai a chiamare le cose col loro nome ? Non è “un vestito”, è uno Chanel !

(Lenni esce nel piazzale e scompare dentro l’officina.)

MADRE
Grazie al cielo devo aver avuto la prontezza di chiudere gli occhi cadendo. Tanto né a questa iena sanguinaria, né tantomeno a quella imbambolata di mia figlia sarebbe venuto in mente di abbassarmi le palpebre. Sarei rimasta per sempre con gli occhi fuori dalle orbite. Una specie di gufo imbalsamato. Detesto dipendere dagli altri, sarà complicato abituarsi.

(Stella apre dei fogli di giornale sul pavimento. Raccoglie la grossa chiave inglese e comincia a pulirla con della carta.
Rientra Lenni con la faccia lavata. Ha con sé un secchio pieno d’acqua e gli stracci.)

LENNI
E’ calda.

(Stella ci lascia scivolare dentro la chiave inglese.)

STELLA
Dai aiutami a spostarla da una parte.

(Stella comincia a tirare il cadavere per le braccia.)

LENNI
Aspetta un attimo, non sono pronta.

STELLA
Non ce la faccio da sola. Prendila per le gambe, dai Lenni.

MADRE
Si chiama Eleonora ! Eleonora, come la mia santa suocera.

LENNI
Così ?

STELLA
Così, brava.

MADRE
“Lenni” cos’è, fa più maschio ? E’ il nome di un attore americano ? O di un pugile ? Ah ! Ma volete smetterla di trattarmi come un sacchetto della spazzatura ? ! Con tutto quello che ho speso per mantenermi in forma !

STELLA
Mettile un giornale anche sotto i piedi, così non sgocciola.

LENNI
(eseguendo le direttive di Stella) Così ?

MADRE
Ecco adagiata sulla carta di giornale sembro una triglia in pescheria. Possibile che sia condannata a guardarmi ridurre in questo modo ?
E’ la mia punizione ? Sono in un girone dell’inferno? Perché non mi posso allontanare da qui ? ! Qualcuno mi faccia sapere come funziona !

(Stella raccoglie da terra un bottone.)

STELLA
Un bottone.

LENNI
E’ del vestito della mamma !

MADRE
Me lo avete strappato, assassine !

STELLA
Pensa se lo trovavano !

LENNI
Chi lo doveva trovare ?

STELLA
Che ne so, qualcuno.

LENNI
La polizia ? Volevi dire se lo trovava la polizia ?

STELLA
Lenni, per favore, non ti distrarre.

(Stella si mette il bottone in tasca e porge a Lenni una scopa.)

STELLA
Dai, spazza che qui ci penso io.

(Lenni comincia a spazzare con minuzia.)

MADRE
Questa è bella, e dove hai imparato a tenere in mano una scopa ? L’esperta assassina è riuscita in imprese titaniche, vedo.

STELLA
Brava Lenni, brava. Veloce che partiamo per il sole.

LENNI
Meno male che in officina abbiamo pulito stamani. Così guadagnamo tempo.

STELLA
Se avessimo caricato anche le nostre cose nel portabagagli... Te l’avevo detto.

LENNI
Non passiamo neppure a prendere le valige ?

STELLA
Sei pazza ? Torniamo fino a casa con un cadavere in macchina ? Puliamo, carichiamo tua madre e puntiamo all’autostrada.

LENNI
Ma non ho neanche un paio di mutande.

STELLA
Ricompriamo tutto.

LENNI
Non lo troverò mai un costume da bagno come lo voglio io... Non me ne sta bene uno.

MADRE
Non preoccuparti, in Grecia vendono degli splendidi costumi da suora per scendere in spiaggia insaccate, come piace a te.

STELLA
Allora niente costume, faremo il bagno nude.

MADRE
(ride) Figurati ! Proprio non hai capito niente di lei, allora. Si vergogna anche a scoprire le spalle.

LENNI
Nude ? Davvero ? Bello...

(La madre rimane a bocca aperta, incredula...)

MADRE
Non vale ! Adesso tu urli anche con lei, come facevi con me quando ti portavo in piscina e dovevo prenderti a schiaffi per farti uscire dagli spogliatoi !

LENNI
In quale lago la buttiamo ?

STELLA
Faremo il giro fino a Trebbiano.

LENNI
Fino là ? Non c’è un altro lago ?

STELLA
Sennò la buttiamo prima dell’imbocco dell’autostrada, nella discarica.

MADRE
Eh, no ! Bellezza, non giriamo le carte in tavola !

LENNI
Avevi detto nel lago.

STELLA
Sì, Lenni, avevo detto nel lago. Ma se il lago è fuori mano non possiamo fare il giro delle sette chiese.

LENNI
Nella discarica non ce la lascio.

MADRE
Brava Eleonora ! Scappa, corri fino a un telefono, denunciala ! Non la senti ? Lo vuoi capire che l’assassina è lei ? ! 

STELLA
(accondiscendente) E allora andremo a Trebbiano, come vuoi tu. Non fermarti, amore.

(Lenni accenna un sorriso e riprende a spazzare con più foga di prima.)

MADRE
“Non fermarti, amore” !
Se la rigira come vuole. In vent’anni non sono mai riuscita una volta a farle fare quello che volevo io e questa l’incanta con due parole. Roba dell’altro mondo.

LENNI
Non ci lasciamo nemmeno un granello di zucchero. Se anche venissero i poliziotti non potrebbero mai trovare un indizio. Vero ?

STELLA
Vero. Tanto prima che la comincino a cercare saremo già lontane. Per noi non è successo niente. Dovevamo partire per le vacanze e siamo partite.

MADRE
Progetti mediocri. Mi dispiace dirlo. Mediocri. Deludenti. Un omicidio è un impegno, va sostenuto. 
(sarcastica) Grande strategia quella di affondarmi in un lago e partire per le vacanze. Vi smonteranno in due minuti.

STELLA
La Grecia era già programmata da settimane. Lo sapevano tutti. Nessuno si stupirà che siamo partite.

(La madre scuote la testa.)

MADRE
Quanto meno questa approssimazione mi garantisce che il mio delitto non era premeditato. Che non mi aspettavano con la bava alla bocca.

LENNI
(soffermandosi a guardare il corpo della madre) Meno male che ha gli occhi chiusi. 

MADRE
Non certo grazie a voi !

LENNI
Ci sentirà ?

STELLA
Quando uno muore, muore e basta. Se aveva un’anima è volata via.

MADRE
Magari !
Qui sembra che mi toccherà partire con voi per le vacanze. Sai che allegria.

STELLA
Dai, non ti fermare che dobbiamo andarcene.

LENNI
Nemmeno un granello di zucchero.

(Stella estrae dal secchio la chiave inglese e l’avvolge in un panno per asciugarla. Lenni si inginocchia a pulire in terra con gli stracci.)

MADRE
E alzati da terra ! Se proprio insiste nella fuga romantica che almeno questi lavori da sguattera li faccia lei. 

STELLA
Se ti vedesse tua madre. (ride)

LENNI
Smettila...

STELLA
Ti amo.

LENNI
Anch’io ti amo.

MADRE
Plà, la pera cotta si è sfatta. Guarda come la guarda. Devo ammettere che fanno una certa impressione...

STELLA
Forse dovevamo darle il tempo per riprendersi...

LENNI
Riprendersi da cosa ?

STELLA
Sei cambiata in questi anni.

LENNI
Sono diventata me stessa.

STELLA
Non ti aveva neppure mai vista coi capelli corti.

MADRE
No, io l’avevo lasciata con la sua treccina rachitica da monaca triste. Dato che quella ad insistere perché si facesse un taglio decente ero io, la bambina non si spuntava neppure le doppie punte. Per farmi rabbia.

LENNI
Mi sento meglio così.

MADRE
Te l’ho urlato nelle orecchie mille volte che saresti stata meglio coi capelli corti. Ma no, ci voleva l’avvento della benzinaia-coiffeuse per ammetterlo.

STELLA
Avrà visto anche il tatuaggio.

MADRE
Che tatuaggio ?

(Lenni si alza la mezza-manica della maglietta scoprendo un piccolo tatuaggio rappresentante una stella.)

LENNI
Non credo, se non sto in canotta è mezzo nascosto.

MADRE
Cos’è ? Oddio, una stella blu ! Ci mancava anche il pegno d’amore. 
Quando vi lascerete dovrai fare come i marinai che si grattano la pelle a sangue per far scomparire i nomi delle vecchie fidanzate.
Ma che dico ? Che sciocca. Voi non vi lascerete mai. Siete come Romeo e Giulietta, come Grace Kelly e Ranieri.
O meglio, come la Garbo e la Dietrich. 

(Stella le dà un bacio sul tatuaggio prima che Lenni lo copra di nuovo.)

MADRE
Ora riattaccano. Sbrigatevi invece di farvi gli occhi da tinca ! Se proprio avete deciso di partire, fatelo. Se non vi date una mossa i bacetti ve li butterete da dietro le sbarre.

(Le due si rimettono a pulire. La madre le osserva.
Lenni si sfila la maglietta sporca e ne indossa una pulita.)

MADRE
Che strana che sei Eleonora. Sei così diversa da me. A volte ho pensato che avessero fatto confusione in ospedale. Che quell’orribile infermiera che ti portò da me col cartellino ti avesse scambiato con un altro neonato. 

STELLA
Va spostata da qui. Prendila come prima, per le gambe.

(Lenni obbedisce.)

STELLA
Dai, che non passa nessuno.

(Stella e Lenni sollevano di peso il cadavere della madre e lo trasportano nel piazzale verso la macchina.)

MADRE
E pensare che lì per lì quando mi dissero che avrei dovuto fare il cesareo fui anche contenta di risparmiarmi i dolori del parto. Mai mi sono sbagliata di più. Mesi interi in cui tu piangevi e io continuavo a produrre infezioni dal mio utero aperto a metà. A volte mi dimentico che inferno è stato.
Ma tanto a voi che ve ne frega ? !

LENNI
Mi scivola.

STELLA
Stringila.

LENNI
E’ pesante.

STELLA
Perché è morta. Stai attenta c’è della benzina in terra.

MADRE
No, no, non posso guardare. Questo è troppo. Non ho ancora preso abbastanza le distanze dal mio corpo per vederlo trattare così.

(La madre tenta di nuovo di andarsene ma non riesce a muovere un passo, come se un cordone invisibile le impedisse di allontanarsi oltre.

Alla macchina.)

STELLA
Poggia giù i piedi. Piano. La reggo io. Apri il bagagliaio.

(Lenni adagia sull’asfalto i piedi della madre, mentre Stella l’afferra saldamente sotto le ascelle e la sostiene da sola. 
Lenni tenta di aprire il bagagliaio dell’auto.)

LENNI
Non si apre. E’ incastrato.

STELLA
Cazzo Lenni, sbrigati. Vorrei evitare di rimanere abbracciata a un cadavere fino a domani mattina. Dacci un colpo.

(Nonostante i tentativi di Lenni il bagagliaio non si apre.)

MADRE
I lavori manuali non puoi lasciarli a lei, è negata. Al secondo tentativo piagnucola.

LENNI
(piagnucolando) Non ce la faccio. 

MADRE
Visto ?

LENNI
La serratura è bloccata.

STELLA
Tieni qua che ci provo io.

(Stella le scarica addosso il corpo della madre.)

LENNI
No !

MADRE
E’ la fine. 

LENNI
E’ pesantissima !

STELLA
Buttati indietro e appoggiati alla macchina. Resisti solo un secondo, voglio vedere che ha questa serratura... E’ chiusa a chiave, cazzo !

(Stella si allontana verso il bar.)

LENNI
Dove vai ? !

STELLA
Prendo le chiavi. 

LENNI
Vado io ! Tienila tu la mamma !

STELLA
Non urlare !

(Stella corre dentro.
Lenni, abbracciata al cadavere, si appoggia alla macchina per puntellarsi. E’ in difficoltà.
Stella fruga nella cassa in cerca delle chiavi.)

LENNI
Mi scivola ! Non ce la faccio !... 
Mamma, non ce la faccio... No. Non ti lascio cadere... Aspetta, resisti... Un secondo...

(Lenni, stringendo forte il cadavere, cerca di equilibrare il peso sui due lati.)

MADRE
Eleonora, ma che fai ?

LENNI
Mamma, tieniti su, dai.

MADRE
Ma non posso. Sono morta. Le ginocchia mi cedono.

LENNI
Mamma, balliamo.

(Per alcuni secondi madre e figlia sembrano ballare una danza surreale.)

MADRE
(coinvolta dalla strana euforia della figlia) Oddio, Eleonora, sta’ attenta. 

LENNI
Stai su. Stai su.

MADRE
Tienimi, Eleonora, tienimi, dammi forza tu. 

LENNI
Abbracciami !

MADRE
(ride) Sembriamo due ubriache.

LENNI
Mamma, è bello ! Mamma... 

MADRE
Oddio, tesoro, oddio !

(Lenni si sbilancia. Vacilla pericolosamente.
Lenni ed il cadavere della madre cadono rovinosamente sull’asfalto.)

LENNI
Ah !

(Stella sopraggiunge con le chiavi.)

STELLA
No, no !

LENNI
Siamo cadute.

STELLA
Lo vedo.

MADRE
Non eravamo mai state così affiatate...

(Si chinano entrambe per sollevare il cadavere.
Lenni sostiene in equilibrio precario il cadavere appoggiato alla Mercedes.)

MADRE
Ecco fatto, sono tutta una macchia di benzina.

LENNI
Ci siamo macchiate.

MADRE
Anche queste sono prove. Non è che l’acqua del lago la benzina dalla seta se la lava via.

(Stella infila la chiave nella serratura e apre il bagagliaio.)

STELLA
Cazzo, quanta roba c’è qui dentro ?!

(Stella estrae gli oggetti dal bagagliaio e li butta, uno dopo l’altro, sul sedile dell’auto: una scatola di cartone, una tanica di benzina vuota e un pacchetto, grande come una pagnotta di pane, incartato con cura con tanto di fiocco e riccioli...)

LENNI
E quello cos’è ?

STELLA
Te lo dico dopo.

LENNI
Cos’è, un regalo ? Un regalo per me ? Lo posso aprire ?

STELLA
Dopo te lo do ! Ora aiutami a infilare dentro la mamma. Su, come prima, dai.

(Sollevano di nuovo il cadavere insieme.)

LENNI
Quando me lo dai ? Piano Stella...

STELLA
Abbassala un po’. Ecco brava, adesso tira.

(Il cadavere scompare con un tonfo sordo dentro al bagagliaio.)

LENNI
Dobbiamo lavarle il vestito prima di buttarla nel lago... per eliminare le tracce.

STELLA
Glielo togliamo e lo facciamo sparire in un cassonetto.

LENNI
E la buttiamo nel lago nuda ?

MADRE
Eh, non li vedi i film ? Magari analizzandolo riescono anche a riconoscere da quale pompa di benzina provengono le macchie.

LENNI
Nuda... no !

STELLA
Allora portiamo il tailleur in tintoria e la buttiamo fra un paio di giorni, dopo averla rivestita a festa. 

MADRE
(accordandosi alla vena sarcastica di Stella) E i capelli ?

STELLA
E semmai nel frattempo l’accompagnamo anche dal parrucchiere a rifarsi la piega.

MADRE
(ride) Ecco !

LENNI
Non parlare così.

MADRE
Dai, Eleonora. Lo preferisco anch’io. 

STELLA
Secondo me anche lei preferirebbe così.

(Stella si avvicina a Lenni e l’abbraccia dolcemente.)

MADRE
Voglio andarmene libera. Senza intralci. Non mi dispiace l’idea di tuffarmi nuda nelle acque fredde di questa notte d’estate e lasciarmi dissolvere. Nel nulla.

(Improvvisamente dal buio arriva una voce.)

UOMO
C’è nessuno ?

STELLA
Cazzo !

(Stella chiude il portabagagli della macchina con un colpo secco.)

STELLA
Vai dentro sbrigati. Ci penso io.

LENNI
Hai le mani sporche di sangue. 

STELLA
Oh, cazzo.

(Lenni le lancia due grossi guanti da officina.Stella li prende al volo e l’infila. Lenni si nasconde nel bar.
La madre segue la scena sorpresa dalla prontezza di Lenni.

Compare un uomo sui trentacinque. In mano stringe una piccola tanica di plastica.)

UOMO
C’è nessuno per la benzina ?

STELLA
Arrivo.

UOMO
Con calma, eh.

STELLA
Ho detto arrivo ! Che vuole ?

(L’uomo solleva la tanica.)

UOMO
Indovina.

STELLA
Siamo chiusi.

UOMO
E dai bella, non farti pregare. Dammi un po’ di verde che sono rimasto a secco. Mi sono fatto un chilometro a piedi.

MADRE
Ha detto che è chiuso !

(Stella sfila la pompa e gli fa cenno di posare la tanica in terra.)

UOMO
Così mi piaci. 

(Stella lo ignora e riempie la tanica.)

UOMO
(osservandola con insistenza) Pure mia sorella voleva farsi un tatuaggio così. Brava, le ho detto, come le troie da discoteca. Poi ti compri la minigonna di plastica e sei pronta per andare a battere. Giusto ? Ma poi che c’entra, dipende dai tipi, da quello che uno fa. Se tipo fai la benzinaia è diverso, no ?

(Stella finisce di riempire la tanica.)

STELLA
Cinque euro.

(L’uomo estrae il portafogli di tasca e la paga.)

UOMO
Sei stata troppo carina. Dai, ti offro un latte e menta al bar. 

STELLA
E’ chiuso.

UOMO
Come chiuso ? Ma se ho visto entrarci dentro la tua socia. Eh ? Chi era, la tua socia ? Un bicchiere di coca ce lo darà.

STELLA
E’ chiuso !

UOMO
Secondo me se veniva un fighetto della tua età glielo riaprivi. Beh, dopotutto di che cazzo mi impiccio ? Affari tuoi, no ?

STELLA
Arrivederci.

UOMO
Se smonti, allora accompagnami, dai. Non mi far fare tutta la strada da solo. Poi ti riporto.

(L’uomo allunga una mano e tocca Stella su un braccio.)

STELLA
Che cazzo fai, stronzo ? ! Toglimi le mani di dosso !

MADRE
Oddio !

UOMO
(sulle difensive) E chi ti tocca ?

STELLA
Prendi la tua cazzo di tanica e sparisci.

(La madre, agitatissima, con lo sguardo cerca Lenni che si è nascosta dietro al bancone del bar.)

MADRE
Eleonora, di solito in questi casi che fate ?

UOMO
Nervosa ? Lo so io a te che ti manca...

STELLA
Non credo proprio.

MADRE
Aiutoooo ! ! !

UOMO
Le conosco le tipe come te, mezze sante e mezze troie.

STELLA
Ma che cazzo conosci ? A me voi maschi mi fate schifo !

MADRE
Brava ! Anche a me !

UOMO
E che sei, una lesbica ?! (la guarda negli occhi e comprende) Ma non mi dire ! Ma proprio di quelle che gli piace leccare la fica ? E il cazzo non ti piace maneggiarlo ? Senti un po’ questo.

STELLA
Stronzo, se non te ne vai ti spacco la testa.

UOMO
(sfottendola) Uh, mi spacca al testa !

MADRE
Te la spacca, te la spacca...

UOMO
D’accordo, d’accordo, me ne vado. Basta chiederlo. C’è bisogno di urlare ? (andandosene) Ciao troietta, mi piaci. Davvero.

(L’uomo scompare da dove è venuto.)

STELLA
(a denti stretti) Idiota.

MADRE
Mascalzone !

STELLA
Te la faccio ingoiare a pezzetti quella tua tanichetta se ti ritrovo. Che ti marcisca il cazzo nelle mutande.

MADRE
Non sarà Cambridge, ma quando ci vuole ci vuole. 

STELLA
Lenni...

MADRE
Se non fossi la mia assassina ti farei i complimenti.

(Stella entra nel bar.
Lenni riemerge da dietro il bancone. In una mano tiene la borsetta della madre, nell’altra una mazzetta di banconote.)

LENNI
Li aveva portati.

STELLA
Dove diavolo li hai presi ?

LENNI
Ci aveva portato i diecimila euro che le avevo chiesto... Me lo aveva assicurato al telefono. “Faccio un salto in banca e vengo.” E io avevo fatto bene a crederle. Li ha portati ! Stella...

MADRE
(vaga) Sì... sì... Li ho portati...

STELLA
(sfilandole le banconote di mano) Sono proprio diecimila pari ?

LENNI
Se fosse venuta per trascinarmi via, i soldi non li avrebbe portati.

STELLA
L’ha fatto per impressionarti. E c’è riuscita.

(La madre dà un’alzata di spalle.
Stella comincia a contare le banconote come un’esperta cassiera.)

LENNI
Tu pensavi che ce li avesse ?

STELLA
Non lo so. Di certo non era venuta con l’intenzione di comprarci il corredo. (sfoglia le banconote veloce)

MADRE
E vabbene, è vero, non lo so neppure io perché mi sono presa la briga di passare in banca a ritirare tutti quei soldi, e allora ? In certi momenti si agisce d’impulso.

LENNI
Smettila, sono tutti e diecimila ! Le ho solo detto che ci servivano per l’attività. Non mi ha neppure chiesto di preciso per cosa. Li ha presi e me li ha portati.

STELLA
(senza alzare la testa, continuando a contare) Come li ha portati se li sarebbe riportati via, dai retta a me.

MADRE
Per fare un po’ di scena sarebbe bastato sventolare in aria il mio libretto degli assegni.

LENNI
Andiamocene. 

STELLA
Aspetta... Novemila e nove. Diecimila. Diecimila euro in fogli da cento. Guardali. Stretti stretti sembrano un millefoglie.

LENNI
Mettili nella busta, ti prego.

STELLA
Dai, Lenni. Facciamo le divisioni. Così, ad occhio, a mucchietti. Giusto per capire.

(Stella ordina le banconote in mazzetti precisi sul bancone del bar.)

MADRE
Ma volete scappare, o volete farvi arrestare !? A me queste approssimazioni mi mandano fuori dai gangheri. Sarò meticolosa, ma quando inizio una cosa la finisco. Senza sfilacciarmi per strada.

STELLA
Questi per rimettere a posto i due cancelli fuori... Basteranno secondo te ?

LENNI
Ti aspetto in macchina.

STELLA
Secondo me sì.

MADRE
(a Lenni) Ecco, brava, datti una mossa, almeno te.

STELLA
Questi per la conca dei fiori fracassata dal grassone del TIR. E questi per le infiltrazioni di umido nei bagni. Poi che avevamo detto ? Lenni, vieni qui, un secondo...

(Lenni si ferma un istante sulla porta del bar e torna indietro.
La madre scuote la testa ed incrocia le braccia.)

LENNI
La serratura della saracinesca dell’officina.

STELLA
Ah, certo. Quanto sarà ? Uno da cento ? Due ? Li metto qui, in ordine d’altezza. Ecco cosa ci scordavamo : la nuova pompa ! Quella del gasolio che si è scassata. Facciamo un bel malloppetto. Così ?

LENNI
Ma quelli che ci servono ora, per partire, li hai messi da parte?

STELLA
Eccoli qui. Vacanze delle bambine in attesa che si calmino le acque: mille euro. Più quelli che avevamo sono tremila.

MADRE
Ho capito, qui si fa giorno.

LENNI
Secondo te ci bastano ? 

STELLA
Cazzo, Lenni, per un mese a Skiatos ? Hai voglia ! Anzi, secondo me, possiamo star via anche più di un mese. Verso metà settembre chiamiamo Tullio e gli diciamo che, se intanto lui vuole aprire l’officina, per noi va bene, ma il distributore è in ferie fino ad ottobre. Gli spieghiamo che tu sei stressata perché ti è morta la mamma e devi riposarti ancora un po’, al mare. Quanto costeranno un po’ di telefonate a Roma ? Cento euro ? Eccoli qua.

LENNI
Buttiamoli Stella, facciamo finta che non ce li abbia portati.

(Lenni con un movimento della mano mescola tutti i mazzetti.)

STELLA
Ferma !

LENNI
Non li voglio vedere, mi danno l’angoscia.

STELLA
Ecco, li rimetto nella busta, così non li vedi.

LENNI
Ero sicura che non li avesse portati. (tira su col naso)

STELLA
Che fai, ti commuovi ? Ti dico che era tutta una tattica. Se li era solo messi in borsa così, per sfida. Per tirarli fuori ad un certo punto e sbatterceli in faccia. Ma poi secondo te ce li lasciava ?

LENNI
No ?

STELLA
No. Le servivano per convincerti a ripartire con lei. Invece ce li teniamo e ci facciamo i lavori. Che dovrebbe essere contenta a sapere che sua figlia si fa un culo così per guadagnare onestamente. Ridipingiamo anche la balaustra di cemento sul tetto che l’altra volta quando è capitata qui la Turci a fare il pieno mi sono vergognata come una ladra che è tutta scrostata.

LENNI
Non lo capisci che qui non ci torneremo mai più ?

STELLA
Madonna, Lenni, che strazio ! 

MADRE
Allora ? Si parte ?

(Stella chiude la porta del bar e si avvia verso l’auto. Lenni la segue.)

STELLA
Sali in macchina.

LENNI
Torniamo a casa Stella. Ci facciamo un bagno caldo con le candele accese e l’incenso, e ci mettiamo a letto.

STELLA
Con un cadavere che ci marcisce in macchina ? Ma come ti ragiona la testa ?

LENNI
Ti preparo il tè con lo zenzero. Poi domattina, a mente fresca, decidiamo.

STELLA
(in piedi accanto allo sportello aperto) Dobbiamo scaricarla adesso, col buio ! Sali.

LENNI
Ma non possiamo neanche controllare che vada a fondo. E se ritorna a galla due metri più in là ? Appena fa giorno la trovano.

STELLA
Le leghiamo un sasso al collo...

MADRE
Ah !

STELLA
...Così va giù, col buio e con la luce. Dai, monta.

LENNI
Non posso.

STELLA
Monta in macchina.

LENNI
Non vengo, non voglio salire.

(Stella fa uno scatto verso Lenni e l’afferra per un braccio.)

STELLA
Monta, cazzo.

LENNI
Non mi tirare ! Lasciami !

MADRE
E non maltrattarla !

LENNI
Un minuto. Un minuto. Lasciami un minuto. Uno solo...

MADRE
Brava Eleonora, comincia a fare di testa tua. 

(Stella lascia la presa, si appoggia alla macchina e incrocia le braccia.)

MADRE
Cara benzinaia, non riuscirai mai a plagiare mia figlia a tal punto da farle dimenticare l’unto che ti porti addosso ! Ora che sono morta e che non avrà più la soddisfazione di potermi scandalizzare, vedrai come le verrete a noia, tu e tutte le lesbiche di questo mondo !

LENNI
Che ore sono ?

STELLA
Sarà mezzanotte passata... Se prendiamo il traghetto della mattina domani a quest’ora siamo tranquille in piazzetta al belvedere a bere ouzo col ghiaccio, a contare le stelle cadenti e a dirci le cose carine.

LENNI
Ecco sì, dimmi qualcosa di carino. Raccontami una storia.

STELLA
Te la racconto in macchina, dobbiamo fare seicento chilometri. Hai voglia te di storie...

LENNI
Raccontami di quando ti ho regalato il poster di Sinèad O’Connor e poi andiamo.

(La madre sbuffa.)

MADRE
(scimmiottandola) “Raccontami di quando ti ho regalato il poster di Sinèad O’Connor...” !

STELLA
Ancora ?

LENNI
L’ultima volta, ti prego. Dimmi cosa hai pensato quando mi hai vista lì, con il tubone nascosto dietro la schiena sulla porta di casa tua. 

MADRE
Ad averlo saputo mi sarei portata dietro il mio kit per il ricamo...

LENNI
E poi partiamo...

MADRE
...Avrei fatto un arazzo.

LENNI
Dai, cosa hai pensato ?

STELLA
Che ero felice, che mi sarebbe scoppiato il cervello, da quanto mi batteva il cuore. C’era voluto un anno a farti innamorare di me. Non avrei dovuto più piangere a pensarti con quel marpione che ti smucinava con quelle manine rachitiche da criceto.

LENNI
Poi ?

STELLA
Poi cosa ?

LENNI
Che pensavi ?

STELLA
Che avrei dormito accanto a te per sempre. E al mondo ci saremmo state solo io, te e il distributore. 

MADRE
(sarcastica) Meraviglioso !

STELLA
E insieme l’avremmo fatto diventare un ottovolante, con le giostre e i negozi, e anche un albergo.

LENNI
Tutte queste cose hai pensato ? Anche un albergo ? Io però mica ero tanto sicura di voler fare l’amore con te quando ti ho comprato il poster.

STELLA
Non dire cazzate.

LENNI
Per te era facile, eri già lesbica. L’ho capito subito, la prima volta che ti ho vista. Nessuno mi aveva mai guardata così. Il criceto non staccava mai lo sguardo dalle sue clarks marroni e pretendeva di fare l’amore col buio pesto. Appena spegneva la luce si attaccava ai capezzoli e tirava. Ti posso dire una cosa che non ti ho mai detto ?

STELLA
E poi sali in macchina.

LENNI
La tua fica sa di liquirizia.

(La madre si mette le mani sulle orecchie e schiocca la lingua per non sentire.)

MADRE
La la la la la...

STELLA
Come di liquirizia ?

LENNI
Davvero ! Però un po’ più aspra. E’ stata una rivelazione. Prima avevo paura che non mi piacesse. Invece sì. Sa di te. Di te e di liquirizia.

MADRE
Avrei fatto meglio a lasciarti strafogare tutte le porcherie che volevi da piccola, almeno ti saresti tolta lo sfizio e non se ne sarebbe parlato più !

LENNI
La liquirizia quella a girandola, quel tubino nero girato tutto intorno come una piastrella. Te lo ricordi ?

MADRE
Ti si rovinavano i denti ! Non te l’avrei comprata nemmeno sotto tortura.

LENNI
Con in mezzo una smarties colorata. Ce l’avevate anche qui ?

STELLA
Amore sali.

(Stella sale in macchina.)

LENNI
Dovevo barattare gomme e matite con la mia compagna di banco per poterne ciucciare un filetto. Per la smarties le avrei dato anche tutta la cartella.

(Lenni sale in macchina. Stella fa per mettere in moto. Ma il motore non dà segno di vita.)

MADRE
Mi hanno sempre fatto schifo quei dolcetti colorati tutti appiccicosi. 

STELLA
Adesso che le prende ?

MADRE
Li fanno con gli scarti delle pelli conciate. Avrei dovuto avvelenare la mia bambina ?

(Stella riprova ripetutamente ad accendere il motore. Niente.)

STELLA
Che cazzo succede a questa cazzo di macchina adesso ? !

LENNI
Forse siamo senza benzina.

STELLA
Lenni, per favore !

MADRE
Le benzinaie !

(Stella scende furiosa e apre il cofano del motore. Lenni lentamente esce a sua volta dalla macchina e si ferma accanto allo sportello.)

STELLA
L’hai lasciata con gli sportelli aperti questa mattina quando l’hai lavata ?

LENNI
No.

STELLA
Invece sì ! Hai il vizio di lasciare le macchine con gli sportelli aperti dopo che le hai lucidate. Quante volte te lo devo dire che si scaricano le batterie ? !

LENNI
Ma io le lascio solo una mezz’oretta. Con questo caldo si asciugano subito. In mezz’ora una batteria non si scarica neppure se lasci accese le quattro frecce.

STELLA
Ma se la batteria è vecchia sì, cazzo.

LENNI
Comunque stamattina gli sportelli li ho chiusi. Lo so che queste cose ti fanno incazzare. Ho tirato giù i finestrini.

STELLA
Cazzo, cazzo, cazzo. (brusca) Riapri l’officina che tiro fuori la batteria di quello stronzo con la Golf che non ci ha pagato. Tu prendi i cavetti e poi caricali che ce li portiamo dietro.

(Stella scompare nell’officina.
Un attimo dopo esce trasportando una pesante batteria da auto.)

MADRE
In effetti che se ne fa di un uomo una così ? Il novanta per cento dei motivi che costringono una donna a legarsi mani e piedi a un marito lei se li risolve da sola.

STELLA
Aggancio i cavetti e partiamo.

MADRE
Bene. Partite.

STELLA
Il più col più. Il meno col meno. Ci siamo quasi.

MADRE
Lascerò che il mio corpo se ne vada, così potrò andarmene anch’io.

STELLA
Fra due minuti saremo lontane da tutto e da tutti.

(La madre è presa da un improvviso turbamento.)

MADRE
Aspettate ! Che ne sarà di me lontano dal mio corpo ?

STELLA
Fatto. Non lo rispegnere dopo che è partito.

(Lenni, alla guida dell’auto, gira la chiave.)

MADRE
Un attimo ! Devo ancora dirvi una cosa... ! Ma perché ho così paura di questo distacco ? Non dovrei desiderarlo ?

STELLA
Dai, accendi.

LENNI
Sto accendendo. Non succede niente.

STELLA
Cazzo, ma allora non è la batteria.

LENNI
Non li ho lasciati gli sportelli aperti.

STELLA
(alzando la faccia al cielo) Ti prego fa’ che non sia il blocchetto dell’accensione. Fa’ che non sia il blocchetto. Scendi.

(Lenni scende dalla macchina. Stella si infila con la testa sotto il volante.)

MADRE
Non mi sono mai sentita così totalmente immersa in una situazione in vita mia.

STELLA
Cazzo, cazzo, vaffanculo.

LENNI
Calmati amore, adesso la fai partire.

STELLA
Sì, col cazzo la faccio partire. Se si è bruciato il motorino di avviamento, dove cazzo ne trovo un altro a quest’ora di notte ! ?

LENNI
Aspettiamo che apra Bettozzi.

STELLA
Alle sette e mezzo apre !

LENNI
Anche prima, alle sette...

STELLA
Le sette o le sette e mezza che cambia ? Non possiamo aspettare l’alba !

LENNI
Invece sì. Chiudiamo, ci mettiamo a dormire nelle brandine del lavaggio e alle sei chiamiamo Tullio e gli diciamo di andare a prendere un blocchetto nuovo e di fiondarcelo qui.

STELLA
Non ci voglio stare una notte qui. Io alle sette voglio già essere su un traghetto e no a lavarmi le cispe alla pompa dell’officina.

LENNI
Non abbiamo alternative.

STELLA
Sì che le abbiamo ! Prendiamo tua madre la seppelliamo là in fondo nel campo dietro la centralina dell’Enel e ci mettiamo a fare l’autostop. Fermiamo la prima auto che passa. Gli offriamo tre bigliettoni e ci facciamo portare fino al porto.

LENNI
Seicento chilometri di autostop ?...

STELLA
Va beh, tutte cazzate ! Vaffanculo ! (tira un calcio ad un morsetto)

MADRE
Si parlano si ascoltano. Sono quasi belle. Pensare che io ho sprecato la vita a cercare quale espressione assumere per far credere agli altri che li stessi ascoltando.

STELLA
Però dormiamo in macchina così controlliamo tua madre.

MADRE
Hai paura che scappi ? Non lo farò. Sono già lontana anche se sono qui. Sono agitata ma galleggio in un mare di calma. Ho la smania di fare, ma potrei starmene ferma una vita.

LENNI
(sorride a Stella) Domani mattina sarà tutto diverso. Così vediamo bene il punto dove affonda la mamma e stiamo più tranquille. Dobbiamo inventare una scusa per Tullio. Che gli diciamo se ci chiede perché siamo rimaste qua fino all’una di notte invece di partire subito ?

STELLA
Spero proprio che me lo chieda, così con un pugno gli faccio saltare quei denti finti che c’ha davanti. Almeno se li rimette senza quel rigo nero sulle gengive.

MADRE
Quando fa la rambo la prenderei a schiaffetti sulla nuca. Se non si sforzasse a fare il maschiaccio potrebbe anche risultare carina. Senza eccessi intendiamoci. Incenerita quella lurida tuta, con qualche accorgimento potrebbero passare per due amiche normali e andare a caccia di fidanzati insieme. Chi starebbe meglio di loro ?

LENNI
E se si ferma la guardia notturna e ci trova in macchina che dormiamo ?

STELLA
Cazzo, Lenni ! Ma la vuoi tenere chiusa per un attimo quella bocca ? Chi cazzo se ne frega della guardia notturna ! La pompa è mia ! Mica sono una barbona che si è intrufolata ! Se mi gira io qui ci dormo tutte le notti che mi pare. 

(Stella si appoggia affranta ad una delle due pompe di carburante. Col piede batte ritmicamente sulla base di latta.
Lenni le si avvicina alle spalle e l’abbraccia. A poco a poco Stella si calma.)

STELLA
Va tutto bene, Lenni...

MADRE
Che passi da gigante, Eleonora, sei diventata un‘esperta. Sei riuscita ad ascoltarla oltre le parole. Brava, insieme non ce l’avevamo mai fatta... Eppure l’ho visto subito oggi. Avevo ancora la mano sulla porta del bar. Ti sei girata ed eri cambiata. L’ho visto. Nei tuoi occhi non c’era più la rabbia cieca della tua adolescenza. Avrei dovuto girarmi su me stessa ed andarmene, risalire su quel taxi e far finta di non essere mai partita. Spedirti i soldi o anche rifiutarteli, ma sparire. E lasciarti una madre da detestare e contro la quale essere felice. Ma anche questa volta non mi sono ascoltata. Sono venuta avanti, sorda come un carroarmato in discesa, incurante di distruggerti... Ed è stato peggio per me.



SIPARIO



Fine Prima Parte

Seconda Parte







(Stella seduta sulla poltroncina di plastica bianca fra le due pompe, si rolla una canna.
Di quando in quando, dal buio dell’officina, arriva il rumore metallico di un arnese che sbatte.)

STELLA
Dovremmo costruirci un appartamento qui quando avremo soldi. Casa e bottega. Ci faremo tutta una striscetta di verde intorno con le aiuole e le ortensie bianche e rosa. E ci prendiamo anche un altro cane al canile. Come Mosè. Che da quando è morto mi sembra che mi abbiano tagliato una gamba. E non ci muoviamo più da qui. Chi ci vorrà saprà dove trovarci. E se nonno Alfio ci vuole stare un’ora in più la sera a guardare la sua madonnina non dovremo accompagnarlo fuori per forza. Lenni, ma che stai facendo ?

LENNI
(off, dall’ officina) Sistemo in ordine le chiavi inglesi. Sono tutte scombinate.

STELLA
Vieni fuori, non farmi urlare. Ti va se veniamo a stare qui ?

LENNI
(off) Sì... Non subito.

STELLA
Certo che no. I cambiamenti li faremo a poco a poco, senza stravolgere tutto il distributore. I nostri clienti vecchietti si devono abituare senza neanche accorgersene, altrimenti si sentono persi. Bisogna avere pazienza coi vecchietti. Quando Peppe inaugurò il lavaggio-auto alcuni ci dissero che passando tiravano dritto perché gli sembrava di aver sbagliato distributore. Ci misero settimane a riabituarcisi. Come quando sei arrivata tu e ho dovuto dire a tutti che Sara era solo andata in ferie per un po’ e che tu eri una specie di sua nipote. Altrimenti sarebbero stati lì a lamentarsi che il caffè aveva un altro sapore e che i bicchieri non erano puliti bene. E ora neppure se ne sono accorti che Sara non è più tornata, e non ti cambierebbero nemmeno per le poppe della Anderson.

MADRE
(più calma) C’è da stupirsi che le pareti del bar non siano tappezzate di calendari con le donne nude, come i finestrini dei TIR.

STELLA
(a voce alta) Lenni !

(Lenni si affaccia dall’officina e rimane sulla porta.)

LENNI
Che c’è ?

STELLA
Niente... Volevo sapere se c’eri...

LENNI
I cavetti allora ce li carichiamo dietro o no ?

STELLA
Fanno sempre comodo.

(Lenni si avvicina alla macchina e si adopera ad aprire il bagagliaio.)

LENNI
Mi sembravano passati mille anni luce da quando sono venuta via da casa... Appena la mamma ha cominciato a gridare, l’ultimo giorno che l’ho vista e oggi si sono appiccicati insieme.

STELLA
E io ? Sono rimasta spiaccicata nel mezzo...?

(I tentativi di Lenni di aprire il bagagliaio vanno a vuoto.)

LENNI
No... E’ che sono due vite a compartimenti stagni. Quando si sono toccate è affondato il Titanic.

STELLA
Mica l’ho capita. Il Titanic sarei io ? 

MADRE
O io ?

STELLA
Che fai ?

LENNI
Si è bloccato di nuovo. (tira un colpo secco al bagagliaio e lo apre) Voglio vedere come sta.

STELLA
Richiudilo !

(Lenni osserva la madre morta.)

LENNI
Le si sono strappati i pantaloni.

STELLA
Ti prego, Lenni. Me l’era dimenticata per cinque minuti.

LENNI
Se avesse saputo di dover essere sbattuta in giro così, si sarebbe depilata. Non glieli avevo mai visti quei ciuffi neri fuori dalle mutandine. Al mare tra le cosce era tutta un’irritazione, ma liscia come il palmo di una mano.

(Lenni sistema con gesti secchi l’abito sulle gambe della madre.)

MADRE
Eleonora, stai ferma, che ti prende ?

STELLA
Lasciala in pace.

LENNI
Dalla cabina tirava fuori il braccio per passarmi il costume bagnato e voleva che andassi io a strizzarlo. Ma io lo avvolgevo nel telo da spiaggia. Non ce la facevo a toccarlo con le mani. Mi faceva senso.

MADRE
Non credere di ferirmi, càpita. A me succedeva la stessa cosa con gli uomini. Il primo che ho visto nudo è stato tuo nonno, mentre usciva dal bagno. Avrò avuto cinque anni, forse sei. Ma quel disagio me lo sono portata dentro per sempre. 

LENNI
Adesso lo strizzerei a mani nude, non mi farebbe più schifo.

MADRE
Mica penserai che non l’avessi notata questa tua ripugnanza ? Non era certo una novità per me. Sapevo benissimo che sia tu che tuo padre avevate orrore della mia intimità.

LENNI
Secondo te perché mia madre non mi voleva bene ?

MADRE
Non è vero.

STELLA
Perché non scopava mai.

LENNI & MADRE
(all’unisono) E che c’entra ?

STELLA
C’entra. Una che non scopa non lo sa come si fa a voler bene. Per questo sono contenta che mia madre vada in giro a farsi tutti gli uomini che vuole.

LENNI
Ma che ne sai ? Se non l’hai mai conosciuta.

STELLA
Me la immagino. L’unico lato positivo di non aver mai visto tua madre è che almeno te la inventi come ti pare e nessuno ti può smentire. Da ragazzina raccontavo che era una famosa cantante rock, che da tanto era famosa non potevo farne il nome. Durante una tournée in Italia si era innamorata di un bagnino, un gran figo, ed ero nata io. Poi era dovuta ripartire per fare i concerti. Un giorno succederà come nei film : sono in fila al supermercato e vedo una che mi guarda. Improvvisamente le cascano di mano le buste della spesa e corre ad abbracciarmi perché ha capito che sono sua figlia.

LENNI
Ma se non l’hai mai vista, vuol dire che neanche lei sa come sei tu. Come farebbe a riconoscerti ?

STELLA
Cavolo, ma ti sto parlando di mia madre ! Figurati se guardandoci negli occhi non ci riconosciamo. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di dire niente. Nemmeno di abbracciarsi, da quante sono le cose che ci diremmo con uno sguardo... Spero solo che, se dev’essere, càpiti in un posto dove poter urlare se mi viene.

LENNI
Morte o scomparse le nostre mamme sono uguali ora.

STELLA
No, la mia scopa, e se mi trovasse riuscirebbe a volermi bene.

LENNI
Ma forse anche la mia scopava, che ne sappiamo ?

STELLA
Ma me lo hai detto tu ! Che il sesso per lei era una cosa sudicia.

MADRE
No, “sudicia” non è l’aggettivo che userei... Il fatto è che io del sesso sentivo solo violenza. All’amore bisogna resistere, mi sono sempre detta, sopportare. Non che sia capitato spesso. Ho spinto mio marito tra le braccia di tutte le amanti di cui avesse bisogno. Volevo solo essere lasciata in pace. 

LENNI
Povera mamma, alla fine mi fa pena. Che vitaccia. In più le è toccata una figlia come me, che non è una cosa bella.

STELLA
Ma mica era colpa tua se ti comportavi come una pazza : era lei che ti tormentava. 

MADRE
La tormentavo ! Che esagerazione. Ora verrà fuori che ero un’aguzzina. Come quella volta con la psicologa della scuola. Dopo il racconto di Eleonora, quella poveretta mi congedò con lo sguardo smarrito, come se avesse assistito alle deposizioni del processo di Norimberga.

STELLA
Però i soldi ce li ha lasciati. In fondo un po’ si è redenta.

LENNI
Ma se hai detto che li aveva portati per finta !

STELLA
In ogni caso alla fine i soldi ce li abbiamo noi.

LENNI
Per forza, l’abbiamo ammazzata !

STELLA
E’ lo stesso, la buona azione resta.

(Lenni scuote la testa.)

MADRE
Per una volta che dice una cosa sensata, dalle retta !

STELLA
Io gliene sarò grata. Pace all’anima sua.

LENNI
Guarda come l’abbiamo ridotta...

(Lenni sistema i cavetti arrotolati in un angolo del bagagliaio.)

STELLA
Lenni, chiudi e vieni qui da me.

(Lenni richiude il bagagliaio.
Si avvicina a Stella, le apre le braccia e le si siede sulle gambe.)

STELLA
Dammi un bacio.

LENNI
Sai tutte quelle storie che uno cerca nel compagno la figura di un genitore ? Per me non è così. Tu sei una donna, ma la tua fica non mi ha mai ricordato mia madre.

STELLA
Lo prendo come un complimento.

MADRE
Anch’io !

STELLA
Tu invece sì.

LENNI
Io sì, cosa ?

STELLA
Quando ti ho vista entrare in quel bar la prima volta, mi hai dato l’impressione di essere una di quelle che, da grande, avrebbe potuto anche partorire una come me.

LENNI
Ma dai.

STELLA
Quando ho alzato gli occhi e mi sono trovata le tue tettine davanti ho pensato che me la sarei immaginata così la donna che ha generato il mondo.

LENNI
Ti piacevo di più allora ?

STELLA
Eri sudata fradicia con la maglietta bagnata che ti si appiccicava ai capezzoli.

LENNI
Mi ero trascinata il motorino per mezza città. L’appuntamento con te era l’ultima spiaggia.

STELLA
Mi hai raccontato un sacco di balle.

LENNI
Che una pompa di benzina non l’avevo mai toccata, te lo dissi subito.

STELLA
Sì, ma mi dicesti anche che i tuoi erano morti. E che vivevi in una roulotte vicino allo stadio. O qualche cazzata del genere.

LENNI
Per impietosirti. Il lavoro lo volevo davvero. Avrei accettato di andare a picconare il carbone pur di non tornare da mia madre.

MADRE
Sono queste le frasi che danno un senso alla vita... Voglio andarmene !

(La madre fa un ennesimo tentativo di allontanarsi, ma un’energia, come una lieve scossa elettrica, la blocca facendola trasalire.)

LENNI
E poi non mi aspettavo di trovarmi davanti una come te. 

MADRE
Ho sbagliato tutto... Che altro c’è da capire ?

LENNI
Credevo che l’annuncio l’avesse messo un uomo.

STELLA
(scherzosamente maliziosa) Che magari ti avrebbe allungato le mani, dietro in officina.

LENNI
Tu non aspettasti neppure di essere in un’officina.

STELLA
Che vuoi dire ?

(Lenni fa la vaga...)

MADRE
La mia chance l’ho sprecata. Il mio jolly l’ho giocato e l’ho perso. Va bene, e allora ? ! O mi date un’altra vita o lasciate che mi disintegri nel niente !

STELLA
Dimmi che vuoi dire...

LENNI
Che mi portasti a fare il bagno al mare invece di parlare di lavoro.

STELLA
Non mi fregava un cazzo di sentire le tue balle. Andavamo d’accordo, per me era deciso.

LENNI
E sul motorino mi stringevi.

STELLA
Ma se guidavo io e mi stringevi tu, per non cadere dalle risate !

LENNI
E’ lo stesso. C’eravamo appena guardate in faccia.

(La madre le osserva in questa schermaglia amorosa.)

STELLA
Mi piacerebbe dimenticarti e rincontrarti per provare di nuovo il sangue che m’impazza nelle vene a vederti per la prima volta.

MADRE
Mio dio... l’ama davvero...

LENNI
Anche con l’altra ti eri innamorata così ?

STELLA
L’altra chi ?

LENNI
(le fa il verso) L’altra chi ? La tua amichetta tossica. (cambiando tono) Non ho capito perché continua a telefonare.

STELLA
Ci siamo volute bene. E ne vuole anche a te.

LENNI
A me ? ! Ma se nemmeno la riconoscerei se ci sbattessi per strada.

STELLA
Mi ha anche chiesto di uscire una sera tutte e tre.

LENNI
Io quella non la voglio vedere nemmeno dipinta. L’ho vista una volta sola e mi è bastata. Puzzava così tanto che quando è entrata nel bar si è svegliato anche nonno Alfio.

STELLA
Beh, tu potevi anche darle la chiave del bagno, invece di fare la schizzinosa.

LENNI
Te l’ha detto lei ?

STELLA
Comunque non so tra Margherita e il criceto chi è peggio. Almeno Margherita è una donna.

LENNI
Capirai, come se ti facessero schifo gli uomini.

STELLA
Brava.

LENNI
Ah sì ? E allora, Peppe ?

STELLA
Che c’entra Peppe ?

LENNI
Peppe pure ti faceva schifo, non è vero ? E allora perché Sara si è arrabbiata tanto che gli ha fatto aprire un negozietto dall’altra parte della città ? Ha rinunciato anche al distributore per portarlo via da te. Che facevate voi due nell’officina quando lei è entrata ?

(Stella si toglie bruscamente Lenni di dosso e si alza. )

LENNI
Dove vai ? 

STELLA
Vaffanculo Lenni, vaffanculo !

(Stella si allontana con i pugni in tasca.)

LENNI
Stella, non te ne andare, ti prego... Non mi lasciare qui !

(Stella scompare nel buio.)

LENNI
E la mamma ? Non mi devi ascoltare ! Non è vero niente. Non volevo dire quello che ho detto, non me ne importa niente di Peppe. E’ che ho paura, Stella ! Stella ! ! !

(Dal buio non ritorna nessun suono. )
Lenni batte i pugni sul bagagliaio dove è chiuso il corpo della madre.

MADRE
Non disperarti.

LENNI
(singhiozza) Ti porto via io di qua mamma, ti porto via io. Appena viene il sole facciamo ripartire questa cazzo di macchina. E ce ne andiamo noi fino al lago. Ma uno lontano, non qui a Trebbiano. Uno sperduto con gli alberi e gli animali che bevono. Ci lascio scivolare anche la macchina, piano piano, con te dentro. Così starai al sicuro come nella cassaforte della nonna che è così grande che ci si sta in piedi.
(verso il buio) Stella ? (tira su col naso) Stella non ti arrabbiare, lo sai come sono fatta. Ogni tanto i pensieri mi escono di bocca prima di averli pensati. Lo so che tu e Peppe eravate amici e che lui ti ha fatto un po’ da patrigno con Sara. Che se non c’erano loro chissà dove saresti. Lo so. Gli voglio bene anch’io. Stella, mi devi perdonare. C’è mamma è morta. Come faccio da sola ?

(Un’auto frena. Uno sportello sbatte. 
Lenni ha un sussulto. Si asciuga velocemente le lacrime col dorso della mano.
Dal buio compare l’uomo della tanica.)

UOMO
Non è che disturbo ? Facciamo gli straordinari stasera ?

MADRE
Oddio, no !

LENNI
(tremante) No, è chiuso. Sistemiamo perché chiudiamo per ferie. 

MADRE
Stella !

LENNI
(urla verso l’officina) Peppe ! Scusa, puoi venire fuori che c’è un signore che vuole qualcosa ? !

UOMO
Voglio solo ringraziare l’altra ragazza. La biondina col tatuaggio.

LENNI
Non c’è.

UOMO
E’ stata troppo gentile, mi ha salvato la serata. C’è, c’è. Valla a cercare.

LENNI
Le dico che non c’è, è andata via. Adesso ce ne andiamo anche noi. (rivolta all’officina) Peppe ! ! ! Gliela saluto io domani.

MADRE
Brava, non crollarmi adesso, lo tieni in pugno.

UOMO
Aveva promesso di aspettarmi per prendere la ricompensa. Ti sbagli, da’ retta a me. Non se ne può essere andata lasciandomi a secco così. (ad alta voce, verso l’officina) Peppe ! Che la tua amichetta lesbica è con te ? ! O mi devo accontentare di questa spara balle ?

LENNI
Se ne vada, è chiuso ! Questa è una proprietà privata. Chiamo la polizia.

UOMO
E che ci facciamo con la polizia ? Mica ti voglio fare niente di male. Ti voglio solo fare un regalo. Mi ringrazierai dopo.

LENNI
Non si avvicini !

UOMO
Ti porto solo a fare un giro in macchina. Stiamo un po’ insieme e ci facciamo due risate.

(L’Uomo afferra Lenni per un braccio.)

MADRE
(con tutto il fiato che ha in gola) Aiuto ! ! ! Stella ! ! !

(Da dietro il bar fa la sua comparsa Stella, visibilmente agitata.)

STELLA
Sporco figlio di merda. Non la toccare.

(L’uomo lascia la presa.)

UOMO
Oh, allora avevo ragione io ! O sei un’extraterrestre scesa dall’astronave ? Ti volevo ringraziare per prima, c’ho un pacco dono per te.

MADRE
Scappa Eleonora ! Poi semmai chiedi aiuto, ma ora scappa !

STELLA
Infilati in quella tua cazzo di macchina e sparisci.

UOMO
Ti sei incazzata perché mi stavo a filare lei ? Ma il mio primo amore sei tu, lo sai.

STELLA
Vattene a fare in culo.

UOMO
Stai calma. Non ti mordo mica. Non vuoi parlare con un vecchio amico ?

STELLA
Ma chi ti conosce.

UOMO
Ma come ? Ti sei già scordata di me ? Allora sei proprio maleducata.

STELLA
Vattene, cazzo, è meglio !

UOMO
E dai, non mi trattare così, mi avevi promesso un lavoretto tranquillo nel cesso.

STELLA
Mi fai schifo !

(La madre fa strani gesti come se il cuore le uscisse dal petto da un momento all’altro...)

UOMO
Capisco che qui di fronte alla tua amichetta non ti puoi sputtanare più di tanto. (a Lenni) Non ti preoccupare, te la prendo in prestito e te la riporto. 

(Stella raccoglie di terra, ai suoi piedi, una vecchia pesante mazza da baseball e la brandisce in aria contro l’uomo.
La madre ritrova la calma.)

STELLA
Se non te ne vai e di corsa ti spacco la testa in due !

UOMO
(impaurito) E dai...

(L’uomo indietreggia, inciampa nella pompa e cade disteso per terra. Stella gli si fa sopra.)

STELLA
Pensi che non ne sia capace ?

MADRE
(all’uomo, ironica) Dalle retta, ti conviene. Parlo per esperienza personale.

(L’uomo si rialza e scappa verso la sua macchina. Si sente il motore che si accende e la macchina che sgomma via.)

STELLA
E non farti più vedere, stronzo !

(La madre esulta.)

STELLA
Lenni ?

(Lenni è rannicchiata per terra vicino all’entrata del bar.)

STELLA
Stai bene ?

LENNI
(tremante) Non lo so...

STELLA
Tranquilla è tutto finito, non ti devi preoccupare.

LENNI
Dove l’hai trovata quella mazza ?

(Stella guarda la mazza da baseball che stringe ancora fra le mani come accorgendosene solo adesso.)

STELLA
Era di Peppe...

MADRE
Lo dico ? Io, l’incapace, ho compiuto un’azione grandiosa !

STELLA
Figurati, si era incazzato come un dannato. Pensava che gliel’avessero fregata... Invece era qui.

MADRE
Qui dove ? Diciamolo, al posto giusto nel momento giusto. Una coincidenza ? No !

LENNI
Mai vista.

MADRE
Ce l’ho messa io ! Ce l’ho materializzata ? Ce l’ho fatta rotolare ? Non lo so. Non ne ho la più pallida idea. So solo che ci voleva qualcosa come quella mazza da baseball, e sapevo che era qui da qualche parte a marcire e invece doveva essere lì. E lì è stata. Solo perché l’ho voluto io !

(Stella lascia cadere la mazza per terra e abbraccia Lenni dolcemente.)

LENNI
Grazie, Stella.

STELLA
Se non inciampavo nella mazza di Peppe non ce l’avrei fatta.

MADRE
Adesso ho capito perché sono dovuta rimanere qui ! Per far comparire una mazza da baseball !

LENNI
Non lasciarmi mai più, Stella.

MADRE
(ci ripensa... poco convinta. Con sarcasmo) Forse gli mancava una nuova attrazione per il circo celeste : la maga delle mazze ! ?

STELLA
Mi perdoni ?

LENNI
E tu ?

(Lenni l’abbraccia, affondando la faccia nel petto di Stella.)

MADRE
No, è stata tutta una prova... questo dono mi è stato dato per un fine molto più sottile...

(La madre di Lenni fa di nuovo degli strani gesti frenetici. Poi si ferma immobile.)

LENNI
Profumi di rose...

STELLA
Cosa ?

(Lenni la odora sul collo, sulla manica...)

LENNI
Non lo senti ?

STELLA
Cosa dovrei sentire ?

LENNI
L’hai in tasca...

STELLA
Lenni... (Stella estrae di tasca la mazzetta dei soldi) Questi c’ho in tasca.

(Lenni li afferra e li porta al naso.)

LENNI
Sanno di rosa. 

(La madre sorride.)

STELLA
Non sento niente.

MADRE
Ecco... Fatto... Tutto chiaro, all’improvviso. Come quando osservi la luna piena e si strappa l’aria densa che la sfocava. E te la ritrovi in faccia, coi suoi crateri incisi nella luce. Altro che mazze e cilindri. 

(Lenni estrae dalle banconote una pagina rosa minuziosamente piegata. Una pagina strappata da un’agenda, o da un diario.)

LENNI
Ma questa è...

MADRE
Una pagina di quel diario che scrivevi fitto fitto come una monaca emanuense...

STELLA
Che cazzo è ?

LENNI
... Una pagina del mio diario... Era un’agenda tutta rosa... Me la regalò papà... Avrò avuto dodici, tredici anni...

STELLA
Prima non c’era, le ho stese tutte.

(Lenni legge in silenzio le parole sulla pagina. Si mette una mano sugli occhi, soffocando un singhiozzo.
Stella le sfila il foglio di mano e legge...)

STELLA
“Cara mamma, oggi ho salvato un merlo appena nato che il gatto di Gigi aveva portato in cucina. E Gigi con la scala lo ha rimesso nel nido…” Ma l’hai scritto tu?

MADRE
...Ho fatto un fioretto perché il merlo non muoia : questa sera, prima di cena, ti abbraccerò e ti dirò : “Ti voglio bene, mamma... “
Ma non mi hai abbracciata e non mi hai detto “Ti voglio bene”, né quella sera né mai. O forse c’hai anche provato e io con un’occhiata te l’ho ricacciato in gola.
Comunque il piccolo merlo non morì ed imparò a volare. Sarebbe bastato guardarlo sbattere le ali, come facesti tu, per capire che non serve a niente trattenere il fiato mentre ci scorre intorno l’universo, e respirare solo quando passerà finalmente il destino che avremmo voluto, perché non passerà. Non esistono madri illuminate, né figlie perfette. Esistevamo solo TU ed IO. E per questo, semplicemente per questo, avrei dovuto volerti bene. 

LENNI
(fra i singhiozzi) Ma io l’ho bruciato nel camino questo diario, dopo che lei me lo aveva letto... Come può essere ?

MADRE
C’è voluta una vita intera e anche un po’ di morte. Ci sono voluti i tacchi alti e una volta alla settimana dal parrucchiere, un marito assente e una figlia fuggita da casa e poi lo zucchero che si mescola al sangue e l’unto della benzina. Tutto quello che è stato e anche quello che avrebbe potuto essere... Quella pagina era rimasta l’unica traccia per farti ricordare.

LENNI
Mi ha voluto bene.

MADRE
E anche tu me ne hai voluto. E volevo che tu sapessi che anche io lo sapevo... 

LENNI
Ti voglio bene, mamma...

MADRE
Ti voglio bene, figlia mia...

(Buio.
La madre si staglia luminescente nell’oscurità.
Dopo un attimo... scompare.
Musica “epica” ad alto volume...
... fra le note della musica emerge sempre più in primo piano
lo squillo di un telefonino cellulare...
... la musica tace. Si riaccende la luce...
... nel silenzio, si sente, ovattato ma nitido,
l’allegro motivetto della soneria di un cellulare.)

STELLA
Che diavolo è ?

LENNI
Un telefonino...

STELLA
Cazzo, l’ha perso quello stronzo ! Dov’è, che lo sfondo con una mazzata ?

(Lenni si asciuga le lacrime col dorso delle mani e si china per guardare sotto la macchina in cerca dell’origine del suono.)

LENNI
Non lo vedo... (gira intorno all’auto) E’ dentro la macchina... Nel bagagliaio. Come ha fatto a finire lì ?

(Stella apre il bagagliaio e tira fuori la borsetta della madre di Lenni.)

STELLA
E’ quello di tua madre.

(Lenni cerca nella borsetta ed estrae il cellulare.)

STELLA
Mettilo giù. Lascia che suoni, così pensano che non si prende la linea. Adesso smette...

(Dopo un altro paio di squilli il suono del cellulare si interrompe.)

STELLA
Ecco. Dammelo, che lo buttiamo con la borsetta e tutto.

LENNI
Aspetta...

STELLA
Dammi quel telefonino.

(Lenni fa per porgerlo a Stella, ma il telefonino riprende a squillare. Lenni lo ritrae a sé.)

STELLA
Che cazzo fai, Lenni ! ! !

(Lenni preme il pulsante per attivare la conversazione e porta il cellulare all’orecchio.)

LENNI
Pronto ?

(Stella si prende la testa fra le mani e salta da una parte all’altra del piazzale.)

LENNI
Chi parla ?... Zio Ottavio ?... Sono io, Eleonora... Che cosa vuoi ?... Sì, l’ho vista la mamma, perché ?... Adesso non può venire al telefono... Sì, è qui, proprio davanti a me, ma non ti può rispondere. Si sta riposando...

(Stella lancia con violenza la borsetta della madre di Lenni contro una pompa.)

LENNI
(a Stella) Stella, ridammi la borsa senno’ la dimentichiamo qui. (di nuovo al cellulare) Stella ? E’ una mia amica.... Adesso devo proprio lasciarti zio. Tra poco sarà giorno e dobbiamo aggiustare la macchina per prendere il traghetto... Ti ho detto che non può venire al telefono !... No, non ti chiamerà... Ti dico di no ! Non può ! E’ morta... 
Sì, hai capito bene, la mamma è morta, stecchita. Le abbiamo spaccato la testa con una chiave inglese. Ma è stato meglio così. Ciao zio Ottavio, devo andare. Dobbiamo sistemare tutto e poi buttarla nel lago... 
Non urlare, ti ho detto che è meglio così, credimi. Ciao.

(Lenni riattacca il telefonino e guarda Stella, seduta per terra appoggiata alla pompa super con la testa fra le gambe.)

LENNI
Era lo zio Ottavio... Dai, Stella, non fare così.

STELLA
E ora che cazzo facciamo ?

LENNI
E’ meglio che abbia confessato tutto. Non devi aver paura. Fra poco fa giorno e telefono a Tullio pariamo subito. Senza pensare a niente fino a che non siamo in Grecia.

STELLA
Perché gli hai detto che l’abbiamo ammazzata noi ?

LENNI
Perché se la polizia ci becca ad un posto di blocco io non voglio preoccuparmi di rispettare un piano, mi si incasina la testa. Noi la mamma l’abbiamo ammazzata, è inutile mentire. Bisogna dirlo, senza tanti giri di parole, come fai tu quando dici che sei lesbica e che noi due stiamo insieme.

STELLA
Ma che stai dicendo ? Stai zitta, Lenni, per favore. Stai zitta !

LENNI
La borsetta, poi dov’è finita ? La rimetto dentro il bagagliaio dov’era ? Il telefonino l’ho spento. Bisogna buttare anche quello, anche se è nuovo, o ci può servire ?

STELLA
Lenni, fermati, ascoltami !

LENNI
Che c’è ?

(Lenni la guarda sincera, indifesa.)

STELLA
... Niente. Ti amo.

LENNI
Bene. Allora il telefonino lo buttiamo ? Però mi dispiace...

STELLA
Ti amo tanto Lenni.

LENNI
Sai che facciamo ? Lo regaliamo al primo lavavetri che ci ferma a un semaforo. Vedrai che faccia. Ci laverà anche i fari.

STELLA
Non ci arriveremo mai ad un semaforo.

LENNI
Che vuoi dire ?

(Stella comincia a camminare su e giù per il piazzale calciando di quando in quando quello che trova per terra.
Lenni la segue con lo sguardo.)

LENNI
Ho freddo.

(Stella non risponde, immersa nei suoi pensieri.
Ad un tratto Stella va alla macchina e apre il bagagliaio.)

STELLA
Bene. (senza guardare Lenni in faccia) Ascoltami. 

(Lenni le si avvicina indecisa.)

STELLA
Dobbiamo rimetterla dove è morta.

LENNI
No ! 

STELLA
Lenni, non c’è tempo per i capricci. Dobbiamo rimediare al casino che hai fatto, mi devi dare una mano.

(Lenni riluttante obbedisce.)

STELLA
La prima cosa che ci chiederanno è il senso della tua telefonata con quel dannato zio. Sbrigati che pesa un quintale. 

(Stella sostiene il cadavere da sotto le ascelle, mentre Lenni estrae una dopo l’altra le gambe.)

LENNI
Ma perché dobbiamo riportarla indietro ?

STELLA
Te lo sto spiegando, non mi interrompere o perdo il filo. Bisogna avere tutto ordinato in testa. Dai, che non c’è nessun problema.

LENNI
Come fa a non esserci nessun problema ?

STELLA
Punteremo sulla teoria che tu eri sconvolta. Perché è normale che una si sconvolga se le muore la mamma. Tanto più se se la ritrova schiantata in terra in una pozza di sangue. E siccome non ci stavi con la testa hai detto a tuo zio tutte quelle cazzate che non stanno né in cielo né in terra. 

LENNI
Dove la mettiamo ?

STELLA
Dove stava. E siccome io ho sentito la tua telefonata e ero meno impressionata perché la mamma quasi non ce l’ho, ho richiamato subito quello stronzo di zio per pregarlo di correre qui.

LENNI
Vuoi chiamare lo zio Ottavio ?

STELLA
Certo. Appena l’abbiamo sistemata. Lo chiamo e gli racconto per bene che sua sorella l’hanno ammazzata sì, ma che non siamo state noi.

LENNI
Ah, no ? E chi è stato ?

STELLA
Neanche noi lo sappiamo. Io ero a fare un pieno a un camion, che ci vuole mezz’ora, e tu eri andata in officina...

LENNI
A fare che ?

STELLA
Che cazzo ne so ! Eri andata in bagno perché ti scappava. Ok ? Poi decidiamo. Comunque tua madre l’avevamo lasciata sola e non abbiamo visto niente. Probabilmente è entrato un balordo da dietro e l’ha colpita. Forse con una grossa chiave inglese che non si trova più.

LENNI
L’ho riattaccata al suo posto sul pannello.

STELLA
Brava, ricordiamoci di farla sparire. E tutto questo che vuol dire ?

LENNI
Che vuol dire ?

STELLA
Che il cadavere di tua madre dobbiamo rimetterlo esattamente com’era. Come appena caduta. Con le braccia storte e la faccia schiacciata. Come prima.

LENNI
Ma abbiamo pulito tutto. Bisogna rimetterci anche il sangue.

STELLA
Non fa niente. Rimediamo.

LENNI
Ma come rimediamo ! E dove lo troviamo del sangue ? ! A una le spaccano la testa e non perde neppure una goccia di sangue ?

STELLA
Stai zitta un attimo ! 

(Lenni si appoggia al bancone, muta.)

STELLA
Trovato. Gli diciamo che abbiamo ripulito tutto in preda ad un raptus, sennò a te non ti passava la crisi isterica. Anzi no, la sconvolta eri tu. Il cellulare non funzionava più e io sono dovuta uscire a telefonare da una cabina e ti ho lasciata sola. E quando sono tornata ti ho trovata che avevi pulito tutto come una dannata.

LENNI
Così daranno la colpa a me.

STELLA
Non ti devi preoccupare. Tanto chi è sotto choc non lo rimproverano mai. Potrai dire e fare quello che vuoi. Anche contraddirti. Secondo me in questo modo funziona anche meglio che andarsene via e buttare il cadavere nel lago. 

LENNI
Non ce la farò mai. Mi confonderò all’infinito.

(Stella l’afferra per le spalle e la scuote.)

STELLA
Sì che ce la farai ! Adesso ce la ripetiamo cento volte questa storia finché non diventa vera anche per noi.

LENNI
Ma se invece glielo diciamo che non volevamo, ma che siamo state costrette ad ammazzarla ? Gli spieghiamo tutto per benino, capiranno che siamo innocenti.

STELLA
Secondo te, quando uno alla polizia gli spiega per benino che ha ammazzato qualcun’altro, quante probabilità ha di essere considerato innocente ? Ha perso un sandalo, guarda in macchina.

LENNI
Proprio innocente innocente, no. Però non colpevole, costretto dalle circostanze... ci sarà una formula adatta.

STELLA
Va’ a prendere il sandalo, non c’è tempo da perdere, Lenni, ti prego, devo chiamare tuo zio.

(Lenni esce dal bar e si dirige alla macchina.)

LENNI
Non ci crederanno mai.

(Lenni cerca il sandalo nel bagagliaio.
Guarda sul sedile...)

LENNI
Il regalo ! Stella, lo posso aprire il regalo adesso ?

STELLA
Porta qua il sandalo, cazzo !

(Lenni lascia il pacchetto.
Improvvisamente, da dietro la macchina, compare l’uomo della tanica. 
Si avvicina a Lenni brandendo un coltello a serramanico.)

UOMO
Eccola, la lesbica numero due.

LENNI
Ah ! Che vuole ? !

(Stella, accortasi della presenza dell’uomo spegne la luce facendo cadere il bar nella penombra.)

UOMO
Ma come, bella moretta, non mi stavi aspettando ?

LENNI
Mi lasci in pace. Vada via.

UOMO
Dov’è finita la tua amichetta? (a voce alta) Ehi, brutta troietta, se non vieni fuori taglio la gola alla bambina, mi senti ?

(L’uomo afferra Lenni e le punta la lama del coltello alla gola.)

LENNI
Non c’è più nessuno qui !

UOMO
E dove sono andati tutti ? A una festa ?

(Stella esce allo scoperto.)

STELLA
Lasciala in pace e vattene, schifoso !

UOMO
Eccola, l’eroina del cazzo. 

STELLA
Lasciala andare !

UOMO
Senti come dà ordini ! Ehi bella, qui gli ordini li do io ! E tu obbedisci se non vuoi che la tua amichetta faccia una brutta fine.

(L’uomo si libera di Lenni facendola cadere per terra.)

UOMO
Tu stai ferma qua !

(L’uomo si dirige a passo pesante verso Stella.)

UOMO
Allora, sei ancora incazzata con me ?

(Stella indietreggia.)

STELLA
Senti, mi è venuta un’idea...

UOMO
Senti, senti. Alla ragazzina vengono anche le idee !

STELLA
Ti faccio una proposta. Tu ci lasci in pace e sparisci per sempre e io ti do la metà di questi soldi.

(Stella estrae di tasca la mazzetta di banconote.)

LENNI
Stella, sei impazzita ! ?

STELLA
Zitta Lenni, lascia fare a me.

(L’uomo, interdetto, guarda avido i soldi.)

UOMO
Ah, sì ? E quanti sono questi soldi ?

STELLA
Diecimila euro : cinquemila a te e cinquemila a noi.

UOMO
Fa’ vedere...

(L’uomo si avvicina a Stella e fa per prenderle i soldi di mano...)

UOMO
Che diavolo c’hai sulle mani ? Ma questo è sangue ! Ma che state combinando qua, brutte troie ? 

(L’uomo scansa Stella con uno spintone e varca la soglia del bar...)

STELLA
Fermati ! ! ! Non ci puoi entrare lì !

(L’uomo preme l’interruttore della luce. 
Il neon illumina il cadavere della madre di Lenni sul pavimento.
L’uomo fa un balzo indietro.)

UOMO
Cazzo, questa è morta ! Oh, ma che vi siete inventate voi due ? Col cazzo che me li prendo i tuoi soldi ! Qui se arriva la polizia ci sbattono tutti dentro per omicidio !

(L’uomo si allontana. Prima di scomparire si ferma e grida:)

UOMO
Ehi, stronze, voi non mi avete mai visto, capito ! 

(L’uomo si dilegua.)

STELLA
Bravo, corri a fartela addosso, bastardo schifoso !

(Stella si avvicina a Lenni rimasta impietrita, tremante, con gli occhi chiusi.)

STELLA
(dolce) Lenni, tesoro. Apri gli occhi. Era un deficiente, è scappato. Dai, apri gli occhi che ci rimettiamo a lavorare. (raccoglie il sandalo caduto a terra) Vieni a vedere, aiutami. Non sono sicura di averla messa giusta. Devi controllare tu. Solo uno scrupolo, tanto i poliziotti che ne sanno di come era caduta. Però è meglio se si è precisi in questi casi, no ? Dai Lenni, parla, sennò non riesco ad andare avanti neppure io, ti prego. 

(Lenni continua a tremare, immobile, con gli occhi chiusi e il volto rigato dalle lacrime.)

STELLA
Facciamo così, siediti. 

(Lenni si lascia trascinare da Stella alla sedia di plastica fra le pompe. Stella la fa sedere.)

STELLA
Ecco, ora tu mi aspetti qui e io finisco. 

LENNI
(più calma) Sto per svenire ?

STELLA
No, Lenni, no. Ora ti passa.

LENNI
Tu lo sai perché la benzina fa gli arcobaleni per terra ?

STELLA
Per nessun motivo. Come gli alberi fanno i fiori e la neve fa i fiocchi uno diverso dall’altro. Perché è bello.

LENNI
Come te.

STELLA
Che vuoi dire ?

LENNI
Che non ci sono spiegazioni per come sei bella. Sei bella e basta.

(Stella si alza corre verso la macchina.)

LENNI
Dove vai ?

(Stella si sporge all’interno attraverso il finestrino aperto e prende il pacchetto col regalo.
Torna da Lenni nascondendo il pacchetto dietro la schiena.)

STELLA
Chiudi gli occhi... Auguri, Lenni.

(Lenni allunga le mani per prendere il regalo. Sorride.)

LENNI
Ma auguri di cosa ?

STELLA
Non so, era per le vacanze.

LENNI
Lo apro ?

STELLA
Certo.

(Lenni lo scarta ed estrae dall’involucro due grosse maschere per vedere sott’acqua. Una blu e una verde.)

LENNI
Due ?

STELLA
Una per te e una per me. Ti piace ? Per vedere i pesci.

LENNI
Sono bellissime ! Quale vuoi ?

STELLA
Quella blu l’ho scelta per te.

(Lenni tiene per sé la blu e passa l’altra a Stella.)

LENNI
E’ un bel regalo. 

(Stella avvicina teneramente le sue labbra a quelle di Lenni. Il bacio, sempre più profondo, è interrotto dai singhiozzi di Stella.)

LENNI
Che ti prende ?

STELLA
(incapace di trattenere le lacrime) Non lo so, non ci capisco più niente.

LENNI
Non piangere, è tutto a posto. La mamma dentro è giusta ? L’hai messa bene, con le braccia storte come prima ?

STELLA
Penso di sì, più o meno... Bisogna ancora metterle il sandalo e la borsa.

LENNI
Il sandalo ! Dove l’ho appoggiato ? Lo avevo in mano quando è arrivato quello.

(Il volto di Stella si illumina e indica verso il cielo.)

STELLA
Guarda, una stella cadente ! L’hai vista ?

(Lenni annuisce con la testa.)

STELLA
Esprimi un desiderio. Zitta ! Non lo dire, sennò non si avvera.

(Stella si abbassa le spalline della tuta e se la tira giù fino ai polpacci. Si abbassa per slacciarsi gli anfibi.)

LENNI
(sorride) Che fai ?

STELLA
E’ per il desiderio, per aiutarlo. Dai, spogliati anche tu che si va a fare il bagno.

LENNI
Adesso ?

STELLA
Adesso. Dai. Senti come batte il sole di Skiatos...

(Lenni si sfila la maglietta. Mentre Stella con un gesto preciso fa volare uno dopo l’altro gli anfibi dai piedi.
Da lontano riecheggia l’eco di sirene della polizia.)

LENNI
Le maschere ! Mettiamoci le maschere per andare a fare il bagno. Tieni. (porge la maschera verde a Stella e infila la sua) Così possiamo vedere i pesci.

(Lenni si volta a guardare Stella.)

LENNI
(ride) Sembri sott’olio.

(Le due ragazze continuano a sfilarsi un indumento dietro l’altro, fino a rimanere completamente nude.
Le sirene della polizia si fanno sempre più vicine. Adesso si sentono anche le sgommate dei pneumatici in curva.)

STELLA
Lo so a cosa stai pensando.

LENNI
Perché tu no ?

STELLA
Dici che passa col mulo e i campanellini per farsi sentire ?

LENNI
Certo, passa sempre. Io ne voglio due.

STELLA
Ma che sei matta ? Sette, otto, venti ! E’ un anno che ce le sogniamo queste ciambelle.

LENNI
Io però mi vergogno a farmi vedere tutta nuda quando passa il ragazzo con la cesta.

STELLA
Ma che te ne frega ! Qui non lo porta nessuno il costume.

(Le sirene si fanno vicinissime. )

LENNI
Eccoli. Buttiamoci in mare, Stella.

(Una prima macchina sgomma e frena. A ruota un’altra la segue.
Stella afferra l’erogatore della benzina. Lenni la segue con lo sguardo.
Prende anche l’accendino, lasciato sulla pompa con le cartine, e torna accanto a Lenni.)

STELLA
Hai paura ?

(Lenni fa cenno di no con la testa. 
Stella passa l’accendino nella mano di Lenni.
Si sentono gli sportelli delle auto che sbattono, i passi dei poliziotti che si avvicinano.
Le due ragazze si prendono per mano.)

LENNI
Chiudi gli occhi, Stella. Ti amo.

STELLA
Ti amo.

(Stella preme sulla levetta dell’erogatore. La benzina sgorga a fiotti. Rimbalza sull’asfalto. Bagna le ragazze. Si spande dappertutto.
Lenni e Stella si guardano da dietro le maschere.
Il morbido pollice di Lenni preme sulla rotella dell’accendino. Una timida fiammella compare dal nulla...

BOOOOOM ! ! !

Per un breve istante il boato scuote l’aria. Poi si interrompe come tagliato da una ghigliottina di buio...
... compare da lontano la figura evanescente della madre. 
Nell’oscurità anche le due maschere subacquee sul volto di Lenni e di Stella si illuminano...)

MADRE
Bum Stella. Bum Eleonora.
E il tubo della benzina resterà imprigionato nel seno di Eleonora e il cuore di Stella ruoterà per sempre abbracciato alla scritta Super Senza Piombo. 
Dei vostri corpi rimarranno solo le parole buffe per raccontarvi. Perché adesso che la corsa è finita e voi due siete come me, un odorino di rose che sfiora il naso di chi ci ha voluto bene, adesso possiamo ridere di tutte le storie, di tutti gli inizi e di tutte le fini. Bum.

BOOOOOM ! ! !

(Il boato riprende più fragoroso di prima.
Avvolte dagli echi dell’esplosione le due maschere si baciano.)

S I P A R I O


Fine