Betlehem anno zero

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BETLEHEM ANNO ZERO

BETLEHEM ANNO ZERO

libero adattamento dell’opera di BELARDINELLI Giampiero e COLOGGI Daniela

(Musica. Luce. Siamo al mercato di Betlehem. Uomini e donne, con stoffe, oggetti vari, fanno mostra delle loro mercanzie, cantando e ballando. Durante la canzone entrano in scena Caleb e Tamar.)

CANZONE :  IL MERCATO DI BETLEHEM

 Venditori:  Donne venite al mercato di Betlehem, donne guardate la roba che c’è

                    quel che volete trovare cercatelo qua! Donne comprate al mercato di Betlehem

                    Pochi denari, confronto non c’è:donne ammirate che merce di gran qualità!

                    Ceste di vimini, cuoio per sandali, lampade ad olio se buio sarà.

                    Frutta pregevole, datteri e mandorle, latte di pecora del Galaad.

                    Vino da vigne che meglio non c’è, olio d’oliva per piatti da re

                    Ed in regalo c’è il pane, il pane di Betlehem.

                    Abiti splendidi, ciondoli e ninnoli, pietre preziose, che grande bazar.

                    Anfore solide, tuniche morbide e per il prezzo poi si vedrà.

Tamar:      a Betlehem, di sole e profumi è un incanto

Un cesto, un fermaglio, di tutto c’è il meglio. E ciò che desidero l’ho visto già.

Venditori:  Donne venite al mercato di Betlehem, donne che affari di meglio non c’è:

                    grandi occasioni e la spesa una festa sarà! A Betlehem, a Betlehem.

Mercante:   (rivolto a Caleb e Tamar) Venite, signori, per voi un prezzo speciale!

Venditrice:(porgendo loro del pane) Posso offrirvi del pane caldo? È un omaggio della nostra città…

Caleb:         (prendendo il pane) Oh, beh, grazie!

Tamar:        Hai visto, Caleb, quanta bella roba?

Caleb:         Ma ti rendi conto? In questa città il pane è gratis! Che spreco! Che ci si              

                     guadagna a regalare le cose che sono frutto di lavoro, fatica e investimenti?

Tamar:        Uffa, che noioso, che petulante! Uh, guarda Caleb! Guarda che bella collana!

Venditore:   è un’ambra molto pregiata, bella signora.

Tamar:        (Piagnucolando) Me la compri? Dai, me la compri? E su, compramela! La voglio, la voglio, la        

                     voglio!

Caleb:           Zitta, Tamar, dolce spina del Sinai, supplizio della mia vita! (Sbuffa e alza gli occhi al cielo) Ti       

                      ringrazio, Signore, per non avermi creato donna!

Tamar:          (risoluta) Ho detto che la voglio….”uomo”.

Caleb :          Possibile che non pensi ad altro che a spendere il mio denaro in ciondolame inutile e costoso?

Tamar:          Per una collanina ogni tanto! Uno spilorcio, ecco cosa sei! (sbuffa rumorosamente) E poi,  

                     insomma, ma quanto manca? Sono stufa di camminare. Sono stufa, stufa, stufa!

Caleb:           Calmati, mia tortora impaziente. Il più ormai è fatto. A Betlehem, ringraziando il cielo, ci siamo

                     arrivati tutti interi e senza subire assalti dai predoni. Ora dobbiamo solo trovare l’albergo….

Tamar:          Tu e i tuoi antenati! Proprio in questo villaggio sperduto della Giudea dovevano nascere! (si 

                     massaggia il collo ) Ho tutte le ossa rotte per il viaggio,. E poi bella pensata di quello lì, Cesare, 

                     con questo censimento! Spostarsi da una città all’altra, giorni e giorni in carovana, sole, deserto e 

                     freddo di notte, solo per essere segnati su un registro. Ma tanto, che gliene importa a Cesare dei 

                     nostri problemi? Nuove tasse, ecco cosa ne verrà!

Caleb:          (tappandole la bocca) Ssss, zitta, non parlare male dell’imperatore! Ho visto diversi centurioni qui in giro! E poi, a noi non è andata così male coi romani: ricorda che grazie a loro sono diventato il mercante più ricco della regione, il primo importatore di legname da Tiro!

Tamar:          (ironica) Sarà per questo che sei così….”tirato”!

Caleb:            E dagli! Ma non ti basta tutto quello che compro per te, i gioielli, la nostra bella casa? Abbiamo la dispensa sempre piena di ogni ben di Dio. Pensa piuttosto ai tanti poveracci che stanno peggio di noi…..

Mendicante:  (avvicinandosi) Fate la carità, gentili signori…

Caleb e Tamar: Pussa via, straccione!

Caleb:          Che gente! Dunque (concentrandosi su una mappa) il nome del nostro albergo è “Ai quattro venti”.  Sì, forse è il caso di chiedere a qualcuno. (si rivolge ad una venditrice) Scusi sa, il fatto è che siamo forestieri, siamo qui solo per il censimento….

Cananea:     Certo signori, questa città è sempre piena di forestieri! Io per esempio, vengo da Canaan. Comunque il posto che cercate è lì, quel grande portone sulla piazza. Siate anche voi i benvenuti a Betlehem. (fa un inchino e se ne va, seguita dagli altri venditori)

Caleb:           Grazie, shalom, gentile cananea. (e alla moglie) Visto, Tamar? Siamo arrivati.(si dirigono verso il portone indicato) Questa è la locanda, finalmente… (Bussa con forza) Siamo arrivati! (Bussa ancora e chiede a voce alta) C’è qualcuno?

(dall’albergo escono Amos, l’albergatore, e due servitori con scopa e piumino e inizia la canzone)

CANZONE :      AI QUATTRO VENTI

Amos            Benvenuti ai Quattro Venti. Benvenuti ai Quattro Venti. Siete giunti nel migliore degli hotel..                                                                                              Son pronti ai vostri desideri otto servi, un oste e un métre.

                     Ai Quattro Venti, sì, di Betlehem.Ai Quattro Venti, Ai Quattro Venti

                     Dove i clienti son serviti come re, sono contenti in questo hotel, ai Quattro Venti di Betlehem.

                     Ai Quattro Venti, Ai Quattro Venti la nostra dote principale è il savoir faire.

                     La cortesia qui sai cos’è un posto ancor più chic non c’é.

Servitori:     abbiamo lenzuola lavate e stirate, con camere comode e ben soleggiate

Amos:          decoro, competenza e simpatia: da qui nessuno se ne va più via.

Servitori :    abbiamo un terrazzo con vista sul monte, posate d’argento, boccali d’Oriente

                     Menù da grande chef al grand hotel, le cinque stelle di Betlehem.

Insieme :      Ai Quattro Venti, Ai Quattro Venti, riservatezza, discrezione e serietà

                     Dei vostri affari non si saprà che Ai Quattro Venti di Betlehem.

Tamar:        Che grande, che bello, che lusso, che stile, che raffinatezza, che fare gentile!

                     È il massimo, è la créme de la créme: le cinque stelle di Betlehem.

Servitori:     è il massimo, è il top, la créme de la créme, c’è tutto di tutto che meglio non c’é.

                     Signori siate benvenuti voi, il cinque stelle siamo noi.

                     Ai Quattro Venti, Ai Quattro Venti: la permanenza una vacanza diverrà

                     Fidatevi anche voi, restate qui da noi

Amos:          di certo non vi pentirete, dopo ci ringrazierete

Insieme:       E ritornerete qui a Betlehem, a Betlehem.

Amos:          Benvenuti Ai Quattro Venti, paradiso dei viaggiatori di classe. Io sono Amos, figlio di Eber, figlio di Ur, il vostro locandiere di fiducia. “Ai Quattro Venti” non è un volgare caravanserraglio sporco e puzzolente come tutti gli altri, ma il primo e unico albergo di lusso di tutta la Giudea. Volete essere ben serviti e riveriti? Ditelo "Ai Quattro Venti"

Caleb e Tamar: (rivolgendosi tutt’intorno e parlando a voce alta) Vogliamo essere ben serviti e riveriti!

Amos:          Ah, da noi solo ospiti di prima scelta.

Caleb:          (a Tamar) Visto? È un albergo da gran signori!

Amos:          Voi siete un gran signore?

Caleb:          Eh, caspita! Direi proprio di sì! Sono il più ricco mercante di Cafarnao. Ma che dico Cafarnao: dell’intera Galilea!

Tamar:        (atteggiandosi a gran signora) Mio marito, come dire, dirige e amministra un’impresa di alto fatturato nel settore del legno. Legno pregiato, naturalmente. Importus-exportus.

Amos:          Legname, bene bene, un prodotto che tira!

Tamar:        Ah sì! (a parte, rifacendo il gesto del tirchio) Infatti lui è molto….tirato!

Caleb:          Mi presento: il mio nome è Caleb, figlio di Esaù, figlio di Zoar, figlio di Abraham, figlio di Zabulon, figlio di Nathan, figlio di…

Amos:          (lo interrompe) La vostra genealogia è una garanzia per noi, tanto piacere. Venite allora da laggiù, da Cafarnao?

Tamar:        Sì, ma Caleb è originario di questa città. Siamo qui per il censimento.

Amos:          Vedrete, il nostro albergo renderà più piacevole il vostro soggiorno.

Caleb:          (alla moglie)Ti troverai bene, mia allodola arruffata, anzi benissimo! Non a caso è tra i più cari della Giudea.

Amos:          (fregandosi le mani) Il più caro!

Caleb:          A proposito….quanto caro?

Amos:          (prendendolo sottobraccio) Ma venite, andiamo a parlarne davanti a una coppa di buon vino….

(Amos, Caleb e i servitori si ritirano nella locanda, mentre Tamar rimane fuori a limarsi le unghie.

 Entra Gabriel che guardando per aria la urta)

Gabriel:       Oh vi chiedo umilmente scusa, bella signora. Non vi avevo vista.

Tamar:         A quanto pare, giovanotto, hai la testa fra le nuvole.

Gabriel:       Tra le stelle, mia signora, tra le stelle. (Fa un inchino) Il mio nome è Gabriel e sono a Betlehem di passaggio. Anche voi forestiera?

Tamar:        Di Cafarnao.

Gabriel:       Oh, dunque avete percorso la Via del Mare, per salire fin qui!

Tamar:        Zitto, non me ne parlare: quattro giorni di viaggio con quei carri, con quei cammelli puzzolenti, su quelle stradacce! Quattro giorni di viaggio…. E per arrivare dove? Betlehem: quattro pecore e una viuzza polverosa.

Gabriel:       è per il censimento, vero? Tanta gente è dovuta tornare… anche meno fortunata di voi durante il tragitto.

Tamar:        Ah, lo puoi ben dire! Ho incontrato una di quelle carovane zeppe di carri e di asini; C’era una ragazza su un asinello striminzito stracarico di roba, e il marito a piedi. La donna aveva un pancione così! Sarà stata al nono mese, sarà stata. Me li ricordo benissimo perché mio marito non ha perso l’occasione di farmi notare che io invece non sono stata capace di dargli un figlio, e così e cosà, e borbottava e borbottava… E che è colpa mia se non abbiamo ancora un erede? (riprende a ricordare) Lei per un attimo mi ha guardata con certi occhi, con certi occhi…. Ero piuttosto lontana, ma mi è sembrato perfino che mi abbia sorriso! Chissà dove erano diretti, poveracci! E andavano talmente lenti che chissà quando arriveranno. E chissà se arriveranno. Mi sa che il bambino, quella poveretta, lo partorisce per strada…Ma…(notando che Gabriel ha ripreso a guardare in cielo) Scusa, Gabriel, mi ascolti?

Gabriel:       Guarda guarda guarda….

Tamar:        Che c’è di tanto interessante lassù?

Gabriel:       Scruto gli astri della volta celeste, mia signora.

Tamar:        Ah, sei un romantico!

Gabriel:       Un astrologo, prego. Beh, veramente solo apprendista…. Ma ancora per poco. (le si avvicina come per confidarle un segreto) Ho appena fatto una scoperta sensazionale!

Tamar:        Davvero?

Gabriel:       Vedete quella stella lassù, quella con la scia?

Tamar:        (guardando anche lei) Quella buffa luce che sembra un bruco? (spazientita si volta come per rientrare in albergo) Figuriamoci!

Gabriel:       Ma quella è una stella molto speciale, sapete?

Tamar:        (tornando indietro) Speciale in che senso?

Gabriel:       Porta sicuramente un messaggio importante, importantissimo!

Tamar:        Messaggio? Che genere di messaggio?

Gabriel:       Guardate: (le mostra un rotolo di papiro) è tutto scritto qua. Quell’astro annuncia senza ombra di dubbio la nascita di un re.

Tamar:        (tutta interessata) Un re? Hai detto un re?

Gabriel:       Il più grande dei re. Il re dei re!

Tamar:        Addirittura?! Ma davvero?! Ma….ma questo cambia tutto! Non potevi dirmelo prima? Oh, ragazzo, non stai mica vaneggiando!

Gabriel:       I sacri testi non mentono. E i segni sono talmente evidenti: la piccola città di Betlehem, la cometa…(con entusiasmo) Sarà un grande giorno per il popolo d’Israele! Festa grande!

Tamar:        Festa grande? Giuro, ragazzo mio, che faccio fatica a starti dietro! (parlando poi tra sé) Ma visto che si parla di nobiltà, anzi, della nobiltà delle nobiltà…e beh, allora bisogna prepararsi! Devo comprare dei vestiti nuovi, ho portato solo pochi straccetti….e qualche gioiello, non posso mica presentarmi così a questa festa grande! Perché immagino che il ricevimento sarà qualcosa di indimenticabile….e siccome io e mio marito abbiamo una certa posizione in società….io non escluderei un invito ufficiale……(poi si rivolge a Gabriel) A proposito, per quando è previsto il lieto evento?

Gabriel:       Non so con precisione…ma presto, molto presto.

Tamar:        Devo avvertire subito mio marito…chissà come sarà contento! Un re! (Chiama verso l’albergo) Caleb, Caleb, vieni, presto!

Caleb:          Vengo, eccomi, mia rarissima, praticamente introvabile, perla del Mar Morto.

Tamar:        Ecco, ti presento questo giovane indovino, o quasi indovino, che ha delle teorie interessanti. Il suo nome è Gabriel. Mi ha parlato di un re, che dovrebbe nascere nei dintorni…

Gabriel:       Per la barba di Aronne! I miei calcoli coincidono in maniera impressionante con i testi antichi (porgendo a Caleb il rotolo) leggete anche voi!

Caleb:          (leggendo) E tu, Betlehem di Efrata, non sei l’ultima delle città eccetera eccetera …perché da te così e cosà…eccetera eccetera…

Gabriel:       Capite? “Colui che deve essere il dominatore d’Israele”. Una personalità di grande rilievo, un sovrano grandissimo…qui a Betlehem!

Caleb:          (confuso) Ma non credo che…Sì, le scritture, ma…. Sono leggende!

Gabriel:       (sognante)Betlehem…non è forse stata la cittò del grande re David? (citando a memoria) “ La giovane donna partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuel” Emmanuel, capite? Dio-con-noi. Il Messìa!

Tamar:          Gabriel, cerchiamo di essere pratici, per favore. Come, dove e quando nascerà questo re? Perché di un sovrano siamo sicuri che si tratti no?

Gabriel:         (indicando il rotolo) è tutto scritto già, bella signora. È tutto scritto già.

(inizia la musica e entra una piccola folla che poi esce alla fine del canto)

CANZONE :    UN’ANTICA PROFEZIA

Gabriel:       Lo disse Zoroastro. L’ha detto anche Isaia.È scritto e tramandato. È un’antica profezia.

                     L’ha detto Ezechiele. Lo accenna anche Daniele. Compare in Malachia e perfino in Sofonia.

                     Nel libro di Michea é chiaro e così sia é qui che nascerà il re, il Messìa.

                     Un re che sta nascendo, un re che presto viene un principe di pace nella terra d’Israele.

Folla:            E Betlehem di Giudea non sarai più piccola tu Betlehem non sarai la più piccola città

                     Qui nascerà, qui nascerò é tutto scritto già.

Caleb:          Che strano avvenimento. Chi è questo Messìa? Che c’entra quella stella con l’antica profezia?

Tamar:        E poi mi sembra strano che il posto questo sia: un umile paese, quattro case sulla via.

Gabriel:       Un re che sta nascendo, un re che presto viene, l’atteso dalle genti nella terra d’Israele.

Folla:            Che bello se venisse nel mondo e così sia il nostro salvatore, questo re, il Messìa.

Tutti:            E Betlehem di Giudea non sarai più piccola, tu Betlehem non sarai la più piccola città:

                     qui nascerà, qui nascerà: è tutto scritto già.

                     Qui nascerà, è tutto scritto già, qui nascerà, è tutto scritto già

           

(mentre finisce la canzone ed esce la folla, entra Zocar)

Zocar::                       Gabriel! Dove ti eri cacciato, fannullone! Ah, eccoti qui. Scusate, signori, se questo giovane vi ha importunato. È il mio servitore. (fa un breve inchino) Mi chiamo Zocar, figlio di Fares, figlio di Azor. (Strappa a Gabriel il mantello) E questo è il mio mantello. Sapete, s’è messo in testa di studiare anche lui i misteri della volta celeste, il linguaggio delle costellazioni, la scienza delle divinazioni, addirittura! (lo prende per un orecchio)  

                           

Gabriel:       Ma padrone, perché non volete darmi ascolto! L’avete vista anche voi la cometa. E qui è detto chiaramente….

Zocar::         (strappandogli il rotolo di mano) E chi ti ha autorizzato a portarti dietro i miei testi di studio? Andiamo, ragazzo, non farmi perdere altro tempo. Ho molto lavoro da sbrigare. (A Tamar e Caleb) Shalom, gentili signori, e scusatelo ancora..

Gabriel:       (mentre viene trascinato via) Shalom, amici, la pace sia con voi.

Caleb:          Ora sì che è tutto chiaro: altro che profezia, altro che stella! Un piccolo imbroglione!

Tamar:        Altro che re! Il nostro soggiorno a Betlehem sarà noioso e inutile. Come immaginavo. (Sbuffa rumorosamente) Che barba, che noia, che barba, che noia…

Caleb:          (le porge la mano) Su, andiamo, mia delicatissima gemma di Tarsis.

Tamar:        (gli concede la mano, scontrosa) Zotico petulante!

Caleb:          Oh, adoro il tuo caratterino, mia diletta!

(i due entrano nell’albergo e si sente uno squillo di tromba. Pomposamente fa il suo ingresso il “lacché” di Erode, con il soldato. Entrano anche da più parti i componenti della folla)

Soldato:       Popolo di Betlehem, fate largo al nobile Naum, il messaggero del vostro re Erode!

CANZONE:     MI MANDA IL RE

Naum:          Gente bassa ed ignorante, ritiratevi all’istante, parlerò per voi: mi manda il re.

                     Erode ama molto la vostra città! Erode che vi pensa un saluto vi fa.

                     Com’è buono e intelligente, oltretutto assai piacente: siete fortunati voi, fortunati nel servire lui.

                     Erode tiene tanto alla vostra città, lo dice in confidenza uno che ben lo sa.

                     Quanto è grande il vostro Erode, com’è forte il vostro re. È un sovrano solo, ma ne vale tre.

Folla:            Non ci piace no quel vigliacco di Erode. Solo tasse in più per le casse di Erode.

                     Coi romani noi per la fifa di Erode, prigionieri noi per la quiete di Erode.

                     Niente orgoglio e dignità, niente pace e libertà, niente più felicità: così non va.

Naum:          Erode lo sapete è una celebrità, Erode si rivolge alla vostra città.

                     Io che sono il braccio destro, sono corso presto presto, vengo tosto a riferire qui a Betlehem.

Folla:            Con le tasse e tutto il resto, ci mancava pure questo; cosa vuole ancora Erode qui a Betlehem?

Naum:          Gente bassa ed ignorante, ritiratevi all’istante, ascoltate cosa dice il re.

Soldato:       Folla, inchinatevi al messaggero del vostro re!

Naum:          (vedendo che nessuno esegue l’ordine) Va be’, come se fosse fatto. Ave, brava gente di Betlehem. (Pausa. Si guarda attorno attendendo un saluto di risposta che non arriva) Ave, simpatica gente di questa ridente cittadina della Giudea…

Dalla folla:   Finiscila buffone!

Naum:          (facendo finta di non sentire) E dunque vi chiederete simpatici e cordiali abitanti di Betlehem, perché il nostro amato Erode il Grande da Jerusalem manda qui Naum, il suo fido messaggero? Il grande Erode, figlio di Antipatro…

Dalla folla:   Antipatrico!

Naum:          (seccato) Grazie, presenterò.

Dalla folla:   Erode non è nemmeno un vero giudeo.

Già, come può essere nostro re?

E poi si è alleato coi romani perché gli fa comodo stare sempre coi più forti!

Dalla folla:   Abbasso Erode!

                     Traditore!

                     Via! Via lui e il suo messaggero!

Naum:          (Ironico) Troppo buoni, grazie per la gentile accoglienza.

Dalla folla:   Tornatene a casa con i tuoi soldati mercenari!

                     Venduto! Venduto ai romani!

Naum:          (Cambia tono, diventa aggressivo) Ora basta! O vi faccio flagellare uno ad uno dai miei soldati.

                     Vi avverto che tra loro ci sono Traci, Germani e Galli: sono degli omaccioni assai rudi e non vanno certo per il sottile….

Dalla folla:   (con spavento) Mmmmmmmh

Naum:          (Adesso urla) Questo è ciò che il vostro amatissimo e stimatissimo sovranissimo Erode vi manda a dire (squillo di tromba) : Chiunque venga a conoscenza della nascita di un altro re in questa città o dintorni, è tenuto a darne sollecita notizia presso la sua eccellentissima maestà. In cambio (mostra un sacchetto), otterrà un premio in denari d’argento. (agita il sacchetto) Un lauto premio. Potete già dire a me e sarete ricompensati all’istante.

Dalla folla :  La nascita di un re?

                     A Betlehem?

                     Ma qui di bambini appena nati o che stanno per nascere ce n’è tanti….ma niente regine o sovrani qua in giro! Potete vedere voi stessi.

Naum:          (con aria sinistra) Oh, gli altri bambini non ci interessano….per il momento.(pausa)

                     Allora, nessuno si fa avanti?

Dalla folla:   Ci hai stufati! Vattene!

                     Sì, torna da dove sei venuto! Buffone!

Naum:          (stizzito) Basta, ho capito. Qui non si cava una locusta dal buco. (Ai suoi) Forza, torniamo a Jerusalem, io il mio dovere l’ho fatto.(Guardando la folla) Razza di vipere! (Ai suoi) Andiamo, e scuotete la polvere dai vostri piedi. (esce, accompagnato da uno squillo di tromba e molti fischi)

(a quel suono Amos esce dalla locanda e dietro a lui Caleb e Tamar)

Amos:          Per la barba di Salomone! Se ne sono già andati? Peccato! Mi avrebbe fatto comodo ospitare una bella comitiva di quelli di Jerusalem. È gente che sa vivere, che spende volentieri. Non come certi forestieri che misurano anche il siclo!

Caleb:          Vi riferite a me, Amos il locandiere?

Amos:          (sobbalzando, imbarazzato) No di certo, mio signore. Voi sapete quanto sia onorato che abbiate scelto il mio umile albergo per il vostro soggiorno. (e scappa dentro)

(arriva da sotto Gabriel, che saluta)

Gabriel:       Shalom, bella signora. Shalom, Caleb.

Tamar:        (ironica) Guarda guarda chi si rivede! L’”astrologo” Gabriel!

Caleb:          Il tuo padrone ti lascia ancora andare in giro da solo?

Gabriel:       Oh, non lasciatevi ingannare dalle apparenze. é un vecchio scorbutico, ma in fondo mi vuole bene e mi tratta come un figlio. Pensate che mi lascia studiare nel suo laboratorio e poi fa finta di non vedere quando mi trova a leggere di nascosto: è davanti agli altri  che cerca di mostrare la sua autorità.

Tamar:        (prendendolo in giro)  Senti un po’ ragazzo, come va la tua famosa stella?

Gabriel:       (scruta il cielo) Diventa sempre più luminosa…sembra addirittura più grande. Ora poi che sta calando l’oscurità, si vede ancora meglio. Guardate!

Tamar:        (guardando in cielo) Uh, ma è proprio sopra di noi!

Caleb:          (spazientito) Adesso non ricominciare con le profezie, eh? Tanto non ci caschiamo!

Tamar:        E poi, è possibile che  solo tu, un piccolo, umile servitore ti sia accorto che è giunto il momento in cui si avvereranno le promesse dei nostri padri? Ma dai !

Gabriel:       Beh, ma non sono mica il solo! Voglio rivelarvi un segreto! (si avvicina, con aria complice) : tre famosi sapienti, tre grandi indovini di paesi lontani si sono già messi in cammino per seguire proprio quella cometa e trovare il nascituro. E, guarda caso, portano con loro doni preziosi, doni per un grande re.

Caleb:          Ma va!

Gabriel:       Sicuro! Sono già state avvistate le loro carovane!

Tamar:        Con tutte le carovane che si spostano nel deserto in questi giorni, figurati. Con questa storia del censimento!

Gabriel:       Oh, si distinguono bene certi tipi di viaggiatori! Quelli di cui parlo io, vengono dall’Oriente, e non sono certo interessati al censimento dei romani. Sono esperti di testi sacri e conoscono tutti i segreti delle costellazioni. Il mio padrone Zocar li conosce di fama: dice addirittura che sono tre grandi sovrani ….

Tamar:        (con entusiasmo) Tre…. Re !

Caleb:          Ancora delle storie! Finiscila, ragazzo.

(si sente rumore in avvicinamento, voci che incitano i cammelli, tintinnii di masserizie. Tamar guarda fuori

scena)

Tamar:        Ehi, guardate una carovana! Saranno loro?

Caleb:          (avvicinandosi) Ma se è la solita carovana di poveracci. Non vedi?

Gabriel:       Provate a chiedere a loro, se li hanno visti, i miei misteriosi re Magi?

Tamar:        Sì Caleb, Dai! Chiedi!

Caleb:          Ma neanche per sogno, mia graziosa lampada di Sion! Non voglio farmi ridere dietro, io!

Tamar:        (capricciosa, pestando i piedi) Chiediamo, chiediamo, chiediamo!

Caleb:          (rassegnato) E va bene, schiavo tuo, dopotutto. Ma almeno sapremo se il nostro amico bugiardone aveva ragione!

(inizia la musica e Caleb si avvia incontro alla carovana che arriva dal fondo e si ferma sotto il palco)

CANZONE:                CAROVANE

Gabriel:       Sabbia del deserto, montagne e cielo aperto

                     Vento e pioggia sopportare o il sole che ti può bruciare.

                     E andare, andare, andare, oltre i fiumi, oltre il mare.

                     Strade silenziose, le dune misteriose,

                     coi predoni da evitare, con la pelle da salvare.

                     E andare, andare, andare, verso un luogo da trovare.

Carovanieri:  Carovane su percorsi lontani, coi destini stretti nelle mani.

                     Carovane di famiglie e bagagli, ma quando si arriva?

                     Carovane, giorni e notti di viaggio, con le borse piene di coraggio.

                     Carovane sui tracciati del tempo, e un giorno si arriva. Carovane.

Gabriel:       Sabbia del deserto, montagne e cielo aperto.

                     Con le bestie da guidare, coi bambini da sfamare.

                     E andare, andare, andare, dopo non ti puoi fermare.

Carovanieri:  Carovane su percorsi lontani, coi destini stretti nelle mani.

                     Carovane di famiglie e bagagli, ma quando si arriva?

                     Carovane giorni e notti di viaggio, con le borse piene di coraggio

                     Carovane sui tracciati del tempo, e un bel giorno si arriva.

                     E andare, andare, andare, oltre i fiumi, oltre il mare.

(mentre la carovana avanza ed esce dalla porta laterale, Caleb scende le scale e ferma gli ultimi)

Caleb:          Scusate, scusate… avete per caso visto un re, lungo la strada?

1° Carovaniere: Un re? Tre ne ho visti, di re. (ed esce)

Caleb:          Tre?!

2°Carovaniere: Sì, avevano turbanti e preziosi mantelli, e dei meravigliosi tappeti sui cammelli. Erano in tre lungo la strada per Betlehem, ne sono sicuro. (ed esce)

Caleb:          Ma erano davvero tre re?

3°Carovaniere:  Per la testa di Mosé! Certo che erano dei re! Avevano frange, campanelli e l’incenso e vari orpelli. Avevano turbanti, gioielli e preziosi mantelli! Ma ora lasciaci andare, siamo così stanchi! (e se ne va anche l’ultimo)

(Caleb torna di sopra e subito gli va incontro Gabriel, ansioso)

Gabriel:       E allora?

Caleb:          D’accordo, arrivano dei re. Ma chissà qual’è il vero motivo del loro viaggio!

Tamar:        (Dubbiosa gli si avvicina) Sai, Caleb, ora che mi ci fai pensare… anche Erode è convinto che in città stia per nascere un re. Ha perfino mandato un messaggero a raccogliere informazioni. Potremmo dirglielo!

Gabriel:       (con forza) No, assolutamente no. Erode è un re crudele, un malvagio. Potrebbe uccidere un piccolo concorrente al suo trono!  Per carità, non ditegli nulla. Io ora devo scappare: è tardi e il mio padrone avrà certo bisogno di me. A presto, amici. (e se ne va)

Tamar:        Come, “a presto”? Si sta già facendo buio!

Caleb:          Certo, mia stella polare. Hai ragione! È ora di andare a riposare tra quelle belle lenzuola profumate che ci ha promesso Amos. Entriamo in albergo.

(mentre entrano in albergo, si abbassano le luci ed entra Giuseppe, sorreggendo Maria)

Giuseppe:    Ci siamo, finalmente. Vedrai che adesso si aggiusterà tutto.

(Giuseppe bussa al portone. Si affaccia Amos, tutto contento)

Amos:          Benvenuti, benvenuti Ai Quattro Venti. Ho sentito dire che in città sono diretti dei sovrani d’Oriente: sono forse loro che bussano al mio albergo? (accorgendosi della povera coppia, deluso) Ah no, direi proprio di no!

Giuseppe:    Buon signore, cerchiamo ospitalità per questa notte. Veniamo da Nazareth, abbiamo fatto un viaggio molto lungo…e la mia sposa sta per partorire…

Amos:          (deciso) Non c’è più posto nel mio albergo. No, no di certo.

Giuseppe:    Ma ci accontentiamo anche di un piccolo giaciglio.

Amos:           (sempre più deciso) Tutto al completo vi dico. Tutto pieno. Comunque c’è un ottimo caravanserraglio a pochi passi da qui. Provate là

Giuseppe:    Abbiamo già provato, ed è pieno zeppo di pellegrini.

Amos:          Oh, mi dispiace tanto. Con permesso…e tanti auguri.   (chiude il portone)

(i due se ne vanno sconsolati)

Tamar:        (entra in scena, furente) Caleb! Caleb! Svegliati!

Caleb:          Mio adorato sassolino del deserto, mia amata formaggetta, che c’è adesso?

Tamar:        Non riuscivo a prendere sonno e mi sono affacciata: oh, è stata una scena così crudele, così crudele! Il padrone ha scacciato quella povera coppia…e lei stava per partorire…Dove andranno adesso?

Caleb:          (consolandola, ma cercando di riportarla dentro) Mia cara lodoletta sensibile! Non curarti dei fatti loro, vieni a dormire.

Tamar:        E sono sempre più convinta che si trattasse degli stessi che abbiamo incontrato nel deserto! Ricordi? Lei mi ha guardata… Quegli occhi! (si mette le mani sul viso)

Caleb:          Mia adorata cavalletta d’Egitto, sei stanca. Ecco cos’hai. Su vieni dentro e dormiamoci sopra!

Tamar:        (divincolandosi) No, io vado a cercarli. Non capisci? Li devo aiutare! La devo aiutare…Ah quello sguardo d’amore…come posso non corrispondere?

(passa intanto la Cananea con un cesto di panni)

Cananea:     Stai parlando degli sposi che sono appena passati? Di quella fanciulla galilea?

Tamar:        Sì, tu sai dov’è andata?

Cananea:     Stava proprio male, poverina. Ho consigliato al marito di portarla in una delle grotte laggiù…ci sono molte stalle. Almeno avrà un riparo asciutto per stanotte. Io sto andando da loro. Se anche voi volete venire a dare una mano…. Vedete la grotta è quella con la stella sopra, non vi potete sbagliare. (esce velocemente).

Tamar:        (colpendosi la fronte) La stella! La cometa di Gabriel! La partoriente! I re d’Oriente! ….Oh Caleb è tutto vero!!  Corri Caleb, andiamo da loro.

Caleb:          Vuoi dire le profezie e tutto il resto? Che dobbiamo crederci?

Tamar:        (spazientita) Oh Signore, grazie per non avermi creata “uomo”!

(entrano i pastori con Gabriel vestito da angelo e inizia la canzone)

CANZONE:         CHE NOTTE STRANA

Tamar:         Guarda che notte, che notte strana, la luna sembra un gomitolo di lana

                     Mille stelle lassù, un ricamo nel blu.

                     Senti che notte, che notte strana

                     Scende il silenzio e la paura è lontana.

                     È magìa, non so… che notte questa notte, che notte che dormire non si può.

Pastori:        Voi non sapete che ci capitò, un angelo stanotte ci parlò:

                     il Salvatore è nato qui per voi, è nato qui per voi, è nato qui per voi

                     e lo disse proprio a noi.

                     E poi quell’angelo che ci parlò, verso una grotta santa ci mandò

                     Dove una stella che risplende già, la strada indicherà, la strada indicherà.

Tutti:            Fu così, un coro di angeli, di angeli. Un coro di angeli.

                     Fu così, un coro di angeli, di angeli. Un coro di angeli.

                     Fu così, un coro di angeli, di angeli. Un coro di angeli.

(i pastori se ne vanno, nella stessa direzione della Cananea)

Caleb:          (meravigliato, riconosce Gabriel) Ma tu sei Gabriel, l’apprendista astrologo!

Gabriel:       Dovevo annunciare anche a voi, così lontani col cuore, la meraviglia di questa nascita! (e se ne va)

Tamar:        Hai capito adesso? Ci credi, finalmente, testone di Cafarnao?

Caleb:          Corriamo no? Mia volpetta del deserto. Noi stiamo qui a parlare e Lui è là al freddo, in qualche mangiatoia: gli darò il mio mantello di cachemire perché si riscaldi.

(escono di corsa e calano le luci mentre suona il NOTTURNO e si prepara la grotta con la sacra famiglia.

Segue  la canzone finale durante la quale tutti gli attori entrano in scena e fanno ala alla grotta).

                    

PERSONAGGI

                                                    IN SCENA                                       VOCE, SE DIVERSA

MERCANTE

LILIANA

VENDITRICE

VALENTINA

VENDITORE

CARMELA

COMPARSE MERCATO

STEFANO

ORNELLA

ANNA FREILONE

GIUSEPPE

MARIUCCIA

PINUCCIA

TAMAR

GIANNA

CALEB

VITTORIO

MENDICANTE

CESARE

CANANEA

VALENTINA

AMOS

ANTONIO

1°  SERVITORE

MARIUCCIA

2° SERVITORE

ANNA STREVELLA

GABRIEL

CHIARA

FOLLA canzone profezia

LILIANA

VALENTINA

ANNA FREILONE

PINUCCIA

ZOCAR

RINO

SOLDATO

AMIR

NAUM

MICHELE

FOLLA  contro Naum

CESARE

MARIA ROSA

VALENTINA

JOLE

LILIANA

ANNA FREILONE

RINO

PINUCCIA

STEFANO

CARMELA

UMBERTO

1° CAROVANIERE

CESARE

2° CAROVANIERE

STEFANO

3° CAROVANIERE

PINUCCIA

COMPARSE CAROVANA

VALENTINA

LILIANA

RINO

ORNELLA

GIUSEPPE

GIANLUCA

MARIA

FRANCESCA

1° PASTORE

MARIA FICO

2° PASTORE

GIUSEPPE

3° PASTORE

ANNA FREILONE

GESU BAMBINO