BIGNÈ ALLA CREMA
due atti diLEONARDO FRANCHINI
(adattamento di R. Lussignoli)
Personaggi:
Tina madre
Anna figlia
Lia figlia
Stefano nipote
Roberta nipote
Adriano genero
Scena: stanze di un appartamento.
Periodo: anno 1997
PRIMO ATTO
Scena 1 - Anna sta leggendo un giornale quotidiano, mentre fuma, concentrata. La televi-sione mormora qualcosa, a basso volume.
Tina (entra, aiutandosi con un bastone) C'è odore di fumo.
Anna (senza alzare la testa) Mi pare ovvio; sono trent'anni che fumo.
Tina E io trent'anni che ti dico di smettere.
Anna Come stai?
Tina Bene. C'è il sole.
Anna Anche a me piace il sole. Se nasco di nuovo, voglio nascere lucertola.
Tina ……Perché tieni accesa la televisione?
Anna Così. Magari fanno qualcosa d’interessante.
Tina Ti fa compagnia?
Anna Ah, io non ne ho bisogno.
Tina No, è vero; tu sei forte, e piena di spirito.
Anna Come la grappa. Vuoi qualcosa?
Tina (fingendo spudoratamente) No.
Anna Guarda che ti conosco.
Tina Beh, questa volta mi conosci male. …..Oggi è sabato, vero?
Anna Sì, per fortuna.Non ne posso più dell'ufficio.
Tina Però a volte torni contenta.
Anna Beh, non si può fare un funerale al giorno.
Tina Funerale...
(le due si guardano, come sfuggendosi)
Anna (ride) Guarda qui! Hanno beccato un tizio che vendeva la biancheria usata
della moglie.
Tina Avrà avuto bisogno di soldi.
Anna Ma no, la biancheria: “usata”! Quella sporca!
Tina Che schifo!
Anna Gli uomini non si vergognano di niente. Ho fatto bene a non sposarmi.
Tina (sospira) Lo dici sempre. Io penso che invece sia per colpa mia.
Anna Colpa? Ma sei matta? Se mai sarebbe un merito. Ma sono faccende per le quali ognuno decide da solo, cara signora madre. Ho deciso per conto mio, e non ho ancora avuto modo di pentirmi.
Tina Speriamo. Sulla faccenda che ognuno decide per conto suo forse hai ragione.
Con tuo padre non è stato tanto male.
Anna Ma papà era differente. Era una brava persona.
Tina Sì, brava.
Anna Senti, vuoi vedere un film?
Tina No, sto leggendo un bel libro. «Cime tempestose». Pensa: arrivare a novan-t’anni e passa per leggere un libro della mia infanzia. ……Oggi è sabato, no?
Anna L'hai già detto; ricominciamo?
Tina No... no.
Anna E allora, perché lo ripeti?
Tina Così, mi è tornata in mente una stupidaggine mia. Mi sono ricordata che il
sabato s‘aspettava la festa. Era una gioia.
Anna Questo non è cambiato. Solo che succede di venerdì.
Tina Beh, ho pensato ad un sabato di quando ero piccola, ed era il giorno prima
della mia prima comunione. E del matrimonio...
Anna Come, del matrimonio? Ti sei sposata di domenica?
Tina Si capisce. Al sabato si lavorava. Ma “quel” sabato, il pomeriggio sono rima-
sta a casa. Dovevo prepararmi.
Anna Meno male che i tempi sono cambiati.
Tina E sai cosa mi piaceva, più di tutto?
Anna I regali.
Tina No, no; beh, quelli... certo. La cosa che mi piaceva più di tutto... era il bagno. Quel sabato sono potuta restare un po' di più nell'acqua calda. Avevamo un grande mastello: mi sono lavata bene, e mi sentivo... fresca, libera... felice.
Anna Adesso puoi farti il bagno due volte al giorno, se ti va.
Tina Lo so. Grazie al cielo. Ma era l'attesa di quello che stava per accadere; ero
sicura che sarebbe stato straordinario. Il pensiero della felicità che doveva
arrivare… mi godevo ogni momento.
Anna (pausa; guarda la madre con intenzione, spegnendo la sigaretta) Senta un
po', signora madre: dove vuole arrivare? Guarda che ti conosco, sai?
Tina (sorride) È difficile imbrogliarti, vero? Sei sempre stata molto attenta.
Anna Ah, lo credo bene. Con una coinquilina furba come te.
Tina Furba... ma cosa vuoi che sia furba...
Anna Beh, allora? Parli? Che bisogno c'è di prenderla così alla larga? La comunio-
ne… il sabato… il bagno… Vuoi che ti compri un profumo nuovo?
Tina No. Non riuscirò a finire nemmeno quelli che ho già.
Anna Piantala, sai!? Non ricominciare con questi discorsi.
Tina Ecco, vedi? Non è facile parlare con te. Ti arrabbi subito.
Anna Non mi arrabbio per niente. Adesso stai bene e non c’è nient’altro da dire.
Tina Sì.È vero. Senti: ascoltami con attenzione, perché per me è una cosa seria.
Anna Vuoi andare ad abitare da mia sorella?
Tina No, sto benissimo con te. E’ un'altra cosa… Voglio che chiami don Giuseppe.
Anna Vuoi la comunione? E occorreva farla tanto lunga?
Tina No, voglio l'estrema unzione.
(pausa. Anna si guarda attorno, smarrita; prende una sigaretta e l’accende dalla parte del filtro)
Tina (con dolcezza) Faresti meglio a non fumare. In ogni modo, dalla parte del filtro deve fare proprio schifo.
(Anna spegne con gesti nervosi la sigaretta, e ne accende un'altra, stavolta in modo giusto; tira un paio di boccate e poi si calma)
Anna Hai detto una sciocchezza.
Tina Può darsi...
Anna Stai male? Devo chiamare il medico?
Tina No, sto benissimo... come si può stare alla mia età. Ma io...
Anna E allora cos'è questa mattana? Hai le visioni?
Tina No. Ci ho pensato con calma. Solo che mi sembra una cosa giusta.
Anna Ma l'olio santo.... santo Dio, cosa ti salta in mente!? L'estrema unzione si dà
quando uno sta per morire! (comincia ad incrinarsi la voce) Ai morti!
Tina Va bene, va bene... calmati. Ma non è vero. E’ un sacramento per i vivi. Non
esistono sacramenti per i morti.
Anna Non se ne parla neanche! Non voglio neanche sentirne parlare.
(pausa - Tina sta seduta e sorride, guardando avanti; Anna fuma rabbiosamente, mormo-rando qualcosa fra sé)
Tina (con tono ancora più quieto) Forse hai ragione. I vecchi sono tutti un po'
strani. E vecchia come sono io...
Anna (con forza) Tu stai bene!
Tina Sì, sì... ma lo sai... ogni giorno è regalato.
Anna Non bisogna pensarci.
Tina Forse. Ma non fa male neanche riflettere, ogni tanto. Finché si può.
Anna Ma perché ti metti in mente queste cose?
Tina Anna, sei tu che le rifiuti, non io. Per me… è naturale.
Anna L'olio santo!? Sei matta!
Tina Non devi lasciarti impressionare. E’ un sacramento. Vorrei riceverlo come
ho ricevuto tutti gli altri, mentre sto bene, finché capisco. Come la comunione, la cresima, il matrimonio.
Anna Ma sì, figuriamoci. E’ la stessa cosa! E’ come chiamare la morte, altro che!
Tina No, no. E’ una cosa giusta. Io sarei pronta, adesso.
Anna E allora perché non te lo chiami da sola, il tuo don Giuseppe!? Sei capace di
fare un numero di telefono, no?
Tina (ride appena) Adesso mi prenderai in giro, ma mi piacerebbe che lo chiamas-
si tu. Come se mi facessi un regalo.
Anna Bel regalo!
Tina Visto che non vuoi smettere di fumare... cosa ti costa? Mi faresti un grande
favore.
Anna Ma lascia stare!
Tina (si alza, con un po' di fatica, dalla sedia, e si muove per uscire) Va bene, va
bene. Però pensaci, per favore. Io sono pronta. (esce)
Anna (la guarda uscire e la segue con gli occhi, fra l'arrabbiato e l'addolorato.
Spegne la sigaretta con uno scatto. Si toglie gli occhiali e li pulisce in un
lembo del maglione. Guarda ancora il giornale, come per leggere, ma non
riesce a concentrarsi sulle pagine. Dopo un po' lo chiude e lo sbatte in un
angolo, abbandonandosi sullo schienale e guardando in alto)
BUIO
Scena 2 - Si vedono contemporaneamente i due punti dai quali telefonano Anna e Lia, anche se loro sono distanti e si deve capire che abitano in due zone diverse.
Anna Ti dico che mi ha fatto rimanere di sale. Così, senza preavviso. Eppure è
sempre stata una donna tranquilla, sensata. E di colpo salta fuori con questa
storia.
Lia Cosa ti ha chiesto, di preciso?
Anna Te l'ho detto, no? Vuole l'olio santo.
Lia Ma sta male?
Anna Ma no!
Lia E allora?
Anna Oh, senti… non farmelo ripetere, che mi sento ancora peggio.
Lia Ti capisco.
Anna Ah,meno male.
Lia Però capisco anche lei.
Anna Cosa!? Ti sei bevuta il cervello pure tu, adesso!?
Lia Beh, quasi quasi sarei tentata di dirti che hai ragione. Ma se ci pensi bene, la
mamma non ha tutti i torti.
Anna Ma non si è mai sentito!
Lia Sì, è vero. Non mi era mai capitato, prima. Però non significa niente. Lo sai
che mamma ha sempre fatto di testa sua.
Anna Sì, ma non fabbricando idee balorde!
Lia Non è così balorda, come dici tu. A me... cosa vuoi che ti dica: più ci penso e
più mi pare...
Anna Senti: ho bisogno di una mano per convincerla a cambiare idea, non per farla
intestardire ancor di più. Sai bene che quando crede di aver ragione è dura
come un sasso.
Lia Ma no… è sempre stata così dolce.
Anna Dolce, ma ferma come una montagna. Se non vuoi venire tu, almeno manda
Roberta. Sai come ascolta sua nipote.
Lia E’ fuori con Stefano, che vuole comprarsi una giacca; Roberta ha deciso di consigliarlo.
Anna Perché, non è capace di decidere da solo?
Lia Penso di sì. Però sua sorella non si fida dei suoi gusti.
Anna Ma ci penserà la sua fidanzata!
Lia E’ proprio quello che Roberta vuole evitare.
Anna Uh, che gente!
Lia Verrò io... con Adriano, se riesco a tirarlo fuori dal garage. Si è messo in testa
di riparare il motorino.
Anna Alla sua età? Per andare in giro e prendersi una polmonite?
Lia (ride) Ho il sospetto che sia una scusa per non starmi attorno. Sai com'è, lui
brontola e io reagisco. Così, ogni tanto cerca di tenersi alla larga.
Anna Va bene. Ci vediamo, allora.
BUIO
Scena 3 - Di nuovo come nella prima scena. Anna sta mettendo in ordine alcune fotografie sparpagliate su un tavolo.
Anna (chiama) Mamma... hai guardato le foto di quando siamo state al lago?
Tina (da fuori) Belle. Ma non avevi detto che avresti... (mormorio confuso)
Anna (scandisce) Non ho capito niente!
Tina (arriva, col bastone) Meno male che la sorda sono io. Dicevo: non dovevi fare le riprese con la cinepresa?
Anna Ah, non parlarmene neanche! Quei figli di buona donna! Servizio rapido! Tre
settimane e non sanno neanche dove l'hanno mandata a riparare. E pensare
che secondo me bastava che cambiassero le pile!
Tina Tu ti arrabbi subito.
Anna E non ho ragione?
Tina Qualche volta. Ma ti fai cattivo sangue ugualmente. Fai del male soltanto a te
stessa.
Anna (si accende una sigaretta, nervosa) Mamma, piantala. Vuoi cambiarmi carat-
tere a cinquant'anni?
Tina Dici che non ci riesco, ormai?
Anna Se non ce l'hai fatta finora…
Tina Allora... Io vedi che non sono più tanto utile?
Anna Calma: io non ho detto questo. E se vuoi ricominciare...
Tina Mi ero illusa che ci avevi ripensato, che non ti spiaceva fare un favore a tua
madre.
Anna Favore! E farmi il sangue cattivo!? Cosa credi, che mi faccia piacere, pensare
a quelle cose?
Tina Beh, ma potresti almeno rispettare le mie convinzioni. Io non ti obbligo a cre-
dere nelle stesse cose che credo io. Ma mi sembra che tu ti attacchi ad una superstizione. Mi dici di no per una cosa che riguarda solo me, e che, in fon-do, ho diritto di decidere da sola.
Anna Sta' tranquilla, che nessuno vuole privarti di niente. Al momento opportuno, avrai tutti i preti che vuoi. Se ti va, farò venire l’intero convento dei francescani a fare il coro.
Tina Non prendermi in giro. Cosa vuoi che m’importi del coro, se non potrò sentirlo.
Anna Mamma...
Scena 4 - Entra con passo deciso Stefano.
Stefano Buona giornata!
Anna Buona.
Tina Ciao! Sei venuto a trovarci?
Stefano (le guarda tutte e due; intuisce l'atmosfera un po' tesa) Già... però mi pare che
la giornata non sia buona, e che le ragazze si fanno i dispetti.
Anna Ma va a remengo, tu e la tua giornata.
Stefano E pensare che ero venuto a farmi consolare.
Anna Se è per questo parlane con tua nonna. Io non sono in vena.
Stefano Si vede ad occhio nudo. Hai bisogno di aria fresca; è meglio della camomilla.
Anna Buona idea. Hai ragione; ne approfitto subito. Arrivederci, signori. Godetevi la
vostra compagnia. (se ne va)
Scena 5
Stefano Oh, poveri noi. Cos'ha la zia?
Tina Ti siedi un momento?
Stefano No, cara. Stai seduta tu. Io vado a mettere su un caffè. (esce)
Tina (lo rincorre con la voce) La macchinetta è carica! Basta accendere il gas.
Stefano (torna) Fatto. Almeno se ho i nervi sarà per qualcosa.
Tina Hai i nervi?
Stefano Verrebbero anche a te. Ascolta un momento; hai tempo?
Tina (sorridendo) Ancora qualche settimana, speriamo.
Stefano Come? Ah, sei la solita spiritosa; allora, arriviamo ai fatti. Dunque, ho dato
l'esame di diritto.
Tina Sei stato promosso?
Stefano Sì.Ventotto.
Tina Complimenti!
Stefano Ma che complimenti! Alla mia età dovrei essere al terzo impiego. Ma lasciamo
perdere e torniamo al punto. Volevo festeggiare e prendermi una giacca
nuova. Federica, la mia donna, ne ha vista una in vetrina e mi ha detto che mi
starebbe proprio bene. Perché fai quella faccia?
Tina Non mi piace quando dici: “la mia donna”...
Stefano Ma è solo un modo di dire! Dunque, ne parlo in casa, e quando mi alzo per
uscire, Roberta mi annuncia che mi accompagna. Tu sai che io voglio bene a
mia sorella, e non mi da fastidio la sua compagnia, però…
Tina Però...
Stefano Insomma, arrivati in negozio ha cominciato a criticare la scelta. La giacca non
le va piace; dice che mi rovina, che non è nel mio stile… il famoso stile dello
Stefano, copiato da tutti gli stilisti... Mi ha fatto una tale testa che...
Tina Ma a te la giacca piaceva?
Stefano Ma sì... Sì, abbastanza. E poi, cosa vuoi che m’importi: è una giacca. Piace a
Federica, a me non sta male, e deve solo tenermi caldo. Quello che non sop-porto è...
Tina Di aver ceduto a tua sorella.
Stefano No, non ho ceduto.
Tina Hai comprato la giacca!?
Stefano Nemmeno. Ho detto al negoziante che ci avrei pensato. Che ci avrei pensato!
Ed ero così deciso! Sono un imbecille.
Tina No Stefano... sei per il quieto vivere.
Stefano Ho fatto male, nonna?
Tina Senti, questo era l'ultimo esame, vero?
Stefano Sì. Adesso devo solo dare la tesi, finalmente. Non ne potevo più.
Tina È così dura, l'università?
Stefano Sì. No, non è vero. Sono io, non l'università. A te lo posso dire. Sai, le materie
che bisogna studiare, a volte sono interessanti. Ma quando arriva il momen-to… tu sei lì da solo, e c'è un altro che ti guarda. E tu devi dirgli le cose che lui vuole sentire. Non gli importa niente se sai a memoria l'enciclopedia. Se ti sei dimenticato una frase, ed è solo quella che ti chiede, assume quell'aria da “eccone un altro”, e ti manda a spasso, senza remissione. Credo che il padretemo sia più comprensivo.
Tina Speriamo bene...
Stefano Beh, sai, mi veniva la diarrea tutte le volte che dovevo passare per quella porta. E sono tutti uguali. Magari qualcuno è intelligente, lo vedi dai libri che hanno scritto. Ma quando si mettono a fare i giudici... Mah, lasciamo perdere. Meno male che è finita.
Tina E la tesi?
Stefano Beh, quella è un'altra faccenda. Più che altro una formalità, una specie di
cerimoniale di iniziazione, come facevano per gli antichi cavalieri. Bisogna
compilare un elenco delle fesserie che sono state dette e scritte su un certo
argomento. Poi c'è un professore che ti segue e che sta attentissimo che
tu non ci infili dentro idee tue. Alla fine c'è una grande riunione attorno a un
tavolo, tutti vestiti da gufi; ti buttano li un paio dì domande pro forma e tutto si
conclude.
Tina Allora non possono più bocciarti?
Stefano Alla tesi? No... non credo che sia mai accaduto.
Tina E poi... cominci a lavorare.
Stefano Nonna... ho capito dove vuoi arrivare.Tu vuoi che noi due ci sposiamo.
Tina Beh, non ci sarebbe niente di strano.
Stefano Nonna... sei l'unica che non mi tormenta su questa faccenda. Per favore: con-
tinua così. Lascia che decida io.
Tina Sì... sì.
Stefano Mi sposerò, mi sposerò. Sta' tranquilla. Ma prima voglio essere sicuro. Non
voglio passare il resto della vita in garage a riparare motorini.
Tina Cosa vuoi dire?
Stefano Niente. Solo che il matrimonio, alla fine, è solo una questione di burocrazia
religiosa e basta. Per me è la stessa cosa.
Tina Non direi, proprio la stessa cosa.
Stefano Sì. Con una differenza: che seci siamo sbagliati, non facciamo del male a
nessuno, tranne che a noi stessi. Cancelliamo tutto e cerchiamo di non
ripetere gli stessi errori con un’altra persona. Invece se seguiamo la
procedura, beh, allora tutto diventa come il tunnel del terrore. Si continua a
correre nel buio, si sbatte la testa di qua e di là, e non si sa come uscire.
Tina Se la pensi così…
Stefano Però ti voglio bene, nonna, e mi dispiace vederti triste. Per cosa stavate liti-
gando, tu e la zia?
Tina Non stavamo litigando.
Stefano Va bene: qual’era il problema?
Tina (sospira) Il problema... era di procedure.
Stefano Vuoi sposarti di nuovo?
Tina (ride di cuore) Ma no.
Stefano Vuole sposarsi la zia?
Tina No, no, sta calmo.
Stefano E allora?
Tina E’… eraper un favore che le ho chiesto.
Stefano E lei te lo ha rifiutato?
Tina No, non proprio. Forse sono un po' matta io. Tu non pensi che io sia un po' andata di testa?
Stefano Mia nonna! Scherzi? Ma neanche per sogno!
Tina Beh... le ho chiesto dì poter avere un sacramento.
Stefano Ah, ma allora vuoi sposarti! Avevo indovinato; beh, allora mi spiace, nonna,
ritiro quello che ho detto.
Tina Aspetta. Le ho detto di chiamarmi un prete per l'estrema unzione.
(silenzio - Stefano stenta a digerire la notizia)
Stefano Nonna... ma sei un fiore. Ci crederei di più al matrimonio, quasi.
Tina Grazie. Ma quelle procedure ormai le ho dimenticate. Adesso ho imparato a
memoria le altre.
Stefano Stai scherzando, vero?
Tina No. Ma non è così triste. Ho cercato di spiegarlo a tua zia Anna. E’ una festa,
come la comunione, o la cresima.
Stefano Non riesco a vederla allo stesso modo.
Tina Perché fa venire in mente la morte. I giovani non devono pensarci.
Stefano E i vecchi?
Tino Non hanno alternative.
Stefano (dopo una pausa) E’ vero.
Tina (si anima) Capisci? Io ci ho pensato, tanto, e mi sono detta: perché fame una cosa tanto triste, col prete che ti dice frasi che non sei in grado di capire? Che nessuno capisce, perché hanno orecchie e cuore chiuso dal dolore? Perché non deve essere un sacramento come gli altri?
Stefano (lunga pausa) Nonna, mi vergogno.
Tina Perdonami.
Stefano (balza in piedi, senza guardare la nonna) Il caffè!! (corre fuori)
Mentre è fuori la nonna china il capo, scotendo la testa; si vede che è dispiaciuta
Stefano (torna, con una macchinetta annerita e fumante in mano) Mi dispiace, credo si
sia bruciato tutto.
Tina Non importa. Ce n'è un'altra nuova, nell'armadietto sopra il frigorifero. Peccato che da nuova non faccia un caffè così buono.
Stefano (riflettendo) Sai cosa vorrei io, nonna? Che vivessimo tutti mille anni.
Tina (ci pensa) Non sarebbe giusto, né bello. E un ultimo giorno capiterebbe in tutti
i casi.
Stefano Quello dell'addio.
Tina Potrebbe essere quello dell'arrivederci. (ci pensa) Non vuoi farti un altro caffè?
Stefano Mi è passata la voglia.
Tina Non fare così; desideri che mi senta in colpa?
Stefano No. Sono soltanto depresso: prima la giacca e Roberta, adesso mia nonna.
Pensare che doveva essere una giornata felice.
Tina Caro il mio coccolo... ma lo è. Lo è, devi credermi. (entra Roberta, bionda e
splendente)
Scena 6
Roberta Ciao, nonna bellissima. Ah, m’immaginavo di trovarti qui, Stefano. E non fare quella faccia!
Stefano Non faccio niente: ce l'avevo così anche prima.
Tina È vero. Posso testimoniarlo. Che piacere vederti, Roberta. Sapete, ragazzi,
qual è il bello di poter stare a casa, di non essere costretti ad andare in ospe-
dale o al ricovero?
Roberta Che stai bene e non hai bisogno di niente.
Tina No. E’bello, certo; però quello che mi piace di più è di poter vedere voi. Dei
giovani.
Roberta Ah, ecco la nonna che volevo sentire: non quelle faccende che mi ha raccon-
tato la mamma.
Stefano Senti, Roberta, non cominciare. Lascia in pace la nonna.
Roberta (un po' seccata) Sto soltanto dicendo che le voglio bene.
Stefano (rassegnato) Vado... vado a fare un po' di caffè. Dov'è la macchinetta, nonna?
Tina Nell'armadietto, sopra... aspetta, vado io. Faccio più presto a prepararlo che a spiegarti.
Stefano Ma non ti affaticare!
Tina (si alza con fatica e si avvia, aiutandosi con il bastone; lo guarda con una
specie di scherzosa sfida) Pensi che sia troppo vecchia per fare due tazze
di caffè?
Stefano (alla nonna) No! Cosa dici? Uno ti usa un riguardo e tu lo tratti male.
Tina Ah - ah. Abbi un po' di compassione. Le vecchie signore come me devono
visitare spesso il posticino. Non vuoi evitarmi l'imbarazzo di confessarlo
davanti alle persone giovani? ll caffè è un'ottima scusa.
Roberta (ride, divertita)
Stefano (imbarazzato) Non capisco mai niente. (Tina se ne va, lentamente, mentre i
due giovani la seguono con gli occhi, in silenzio)
Scena 7
Roberta (dopo l’uscita della nonna) Mi sembra che stia benissimo.
Stefano Eh, già.
Roberta Beh, le gambe non sono più tanto solide ma si capisce: novantatré anni!
Stefano Sì.
Roberta Hai ancora il muso. Continui a pensare a quella giacca? Ti ripeto che non ti
stava bene. E poi, non ha neanche un paio di pantaloni per accompagnarla.
Stefano Senti, lascia perdere quella stupida giacca! Probabilmente me la comprerò, in
tutti i casi.
Roberta Ti ho appena spiegato...
Stefano (l’interrompe) Ho detto probabilmente. Quello che mi fa star male non è il mio
guardaroba, ma la nonna.
Roberta (tace un istante) Lo ha detto anche a te?
Stefano Sì.
Roberta E’ una sciocchezza.
Stefano Può darsi. Lei però sembra molto decisa.
Roberta Adesso le parlerò io.
Stefano E cosa vuoi dirle?
Roberta Ma è chiaro, no? Che non è il caso, che lasci perdere. Che faccia come tutti!
(quieta) In fondo nonna è tradizionalista.
Stefano Già.
Roberta (un po' maliziosa) Haparlato di... matrimonio?
Stefano Mmmm.
Roberta Lo vedi? A lei piace stare alle regole. È semplice: le dico che non è bello
mettersi in piazza a fare cose strane.
Stefano In piazza? Cara sorella... sei tu un po' strana. La nonna non ha nessuna
intenzione di chiamare i giomali. Dice che è un fatto che riguarda lei sola, e
basta.
Roberta Vedrai, la farò ragionare. Lei mi ascolta.
Stefano Tanti auguri. (si muove per andarsene)
Roberta Te ne vai?
Stefano Ho un paio di cose da fare. Torno più tardi.
Roberta Va bene, va bene, signor mistero. Le riferirò la buona notizia. (pausa) E il
caffè?
Stefano (uscendo, annusa l'aria) Mi sbaglierò, ma sento odore di gomma bruciata. Deve essere andata a remengoanche quest’altra macchinetta.
Scena 8 - Roberta, rimasta sola, aggrotta la fronte. E’ preoccupata; la sua sicurezza tanto
ostentata di fronte al fratello non c’è più)
Tina (arriva, con l'aria sconsolata) È difficile calcolare i tempi... alla mia età.
E il tuo caffè, caro Stefano... Dov'è Stefano?
Roberta Aveva da fare una cosa... e ha sentito l'odore. Torna fra poco; ha promesso
che oggi starà qui a farti compagnia.
Tina Poverino... due macchinette andate. Bah, ci sono cose peggiori, nella vita.
Roberta Brava nonna. Così ti voglio: serena e ottimista.
Tina (si siede) Come te?
Roberta Sì, hai ragione. Anch'io mi sento così. Magari non sempre.
Tina Brava. Altrimenti mi avresti fatto invidia. Neanche per me tutti i momenti sono uguali.
Roberta Io lo avevo capito, sai?
Tina (circospetta) Cosa?
Roberta Che quei discorsi li hai fatti perché… eri depressa.
Tina (scuote lentamente la testa, quindi parla molto sommessamente) No, cara.
No. Mi spiace dirtelo. Ti sbagli proprio, stavolta. Ho parlato in quel modo
perché ero piena di gioia.
Roberta Nonna!
Tina (come a se stessa) Sai, Roberta, non mi piace ammetterlo ma sono un po'
superstiziosa anch'io. Ci ho pensato un bel po', prima di decidermi. Mi faceva
impressione. Mi pareva giusto, e mi faceva impressione. Ero convinta che
fosse la decisione più giusta, ma avevo una punta di paura.
Roberta (sommessa anche lei, come presa dalla atmosfera) Nonna!
Tina (non l’ascolta; concentrata, si anima) Ci ho impiegato un bel po' a capire, per-ché non pensavo a questa idea nel momento giusto. Mi veniva in mente solo quando ero di umore... sbagliato. Ma qualche mattina fa mi sono svegliata presto... sai, i miei viaggi al posticino... e ho aperto la finestra del bagno. L'aria fresca non mi dava fastidio. E il sole... il sole che nasce dietro la nostra casa illuminava le montagne di fronte, la valle che va verso il lago, le piante, i cespugli… Era tutto molto bello. (Roberta si alza, e va dietro la nonna seduta,
appoggiandole le mani sulle spalle) Era tanto tempo che non mi sentivo così felice. Sì, felice. (gira la testa verso la nipote, con fatica, ma sorride contenta) Felice, capisci? (Roberta fa segno di sì con la testa) Ed in quel momento mi è tornata in mente la mia idea. E non avevo più paura, non ero più triste. Guardavo dalla finestra... a momenti dimenticavo perché ero andata in bagno
... e avevo l'impressione che il sole, la valle, gli alberi, i cespugli...mi dicessero che facevo bene, che era un pensiero giusto.
Roberta Nonna...
Tina Parlo troppo, vero? E’ da molto tempo che non facevo un discorso così lungo.
Roberta E adesso sei stanca?
Tina Un po'. Ma mi sento bene.
Roberta Io invece mi sento confusa.
Tina Tu!?
Roberta Sì. Ero venuta qui per dirti...che sei matta. E adesso... non ne sono più sicura.
Tina (di nuovo sommessa) Chissà... E’ stato un momento di gioia. Lo è ancora.
Forse la felicità e la pazzia si assomigliano. Mi dispiace soltanto per Anna. E’ orgogliosa, forte. Ma è quella che ne soffre più di tutti. Per lei mi dispiace, tanto.
Roberta Anch'io ci sono rimasta male, cosa credi? Per questo volevo parlarti... farti cambiare idea, insomma.
Tina Anche tu. Nella nostra famiglia... è come se facessero tutto le donne.
Roberta Vuoi dire... che vogliamo decidere tutto noi?
Tina E’ così. lo, tua madre, tua zia... tu stessa. Donne forti.
Roberta È una buona cosa.
Tina Sì. Ma è anche una grande debolezza.
Roberta Perché?
Tina Dopo un po', gli altri si abituano. Si accorgono che siamo forti, e ci lasciano sole. Nessuno ci difende. Da nulla.
Roberta Non ne abbiamo bisogno.
Tina Non è vero. Tutti siamo deboli. Tutti dobbiamo aggrapparci a qualcosa. Ed è
una fortuna quando ci ancoriamo a qualcosa di giusto. Per questo non pos-siamo lasciarci sviare.
Roberta (si allontana) C'erano tanti motivi per stare un po' con te. Non so neanch'io
cosa mi ha spinto, di preciso... Volevo parlarti di Stefano; mi fa pena, come si fa trattare dalla sua...
Tina Donna?
Roberta La chiami anche tu così? È come un burattino, nelle sue mani.
Tino A lui piace. Perché non lo lasci in pace?
Roberta Perché gli voglio bene. Non vedi com’è indeciso? Ha bisogno di qualcuno che
gli stia vicino, che lo consigli.
Tino E vuoi bene anche a me? Per questo sei venuta?
Roberta Volevo il tuo aiuto. Ho sempre avuto ammirazione per te, nonna.
Tina E per lui no? Ti è mai venuto in mente che potrebbe averne bisogno? Forse è
questo che gli dà Federica: ammirazione.
Roberta (stizzita) E allora perché non se la sposa e non la fa finita!?
Tina Perché è intelligente. Capisce che l'ammirazione non è una cosa importante,
che non dura per sempre.
Roberta Ma sei d'accordo su come vivono?
Tina No. Non lo sono. Ma è difficile dire cosa è giusto e cosa non lo è.
Roberta E allora? Non mi hai appena detto che sei sicura di aver fatto la scelta giusta?
Tina (tace un momento, sospira) E te lo dico ancora. La scelta è per me, cara. Per
gli altri... posso soltanto sperare che anche loro prendano delle decisioni nei
momenti di gioia.
Scena 9 (entrano Lia e Adriano, lui dietro di lei; lui ha una borsa di plastica in mano e sembra che non sappia dove nascondersi)
Lia Eccoci qua. Mamma, siamo arrivati.
Tina Grazie, cari. Mi sembra... una festa.
Adriano Ma cara Tina, certo che è una festa per noi venire qui. Io parlo per me.
Quando vengo qui sono sempre contento, mi sembra di stare... come dire... comodo; sì, comodo è la parola giusta.
Lia Sì, perché a casa sua sta sempre sulle spine.
Adriano Ma no, non capire tutto alla rovescia!
Roberta Papà, perché non ti siedi?
Tina Sì, così stai ancora più comodo! (ride, contenta della propria battuta).
Adriano (ride anche lui, e si siede in un angolo) Sei la solita matta.
Lia Bene, adesso che ci siamo scambiati i complimenti...
Roberta Non c'è altro da dire.
Lia (la guarda, per capire) Avete... parlato?
Tina Sì, abbiamo parlato molto. Per la verità, ho quasi sempre parlato io.. Ma ades-so (si alza di nuovo. Adriano la aiuta, premuroso, e fa qualche passo assieme a lei. Tina sorride) Però non puoi accompagnarmi fino a destinazione.
Adriano (la molla come se scottasse) Oh, scusa!
Tina (barcolla un attimo, ma si riprende subito)
Lia (ad Adriano) Cosa fai!? Sta' attento, no!?
Roberta Ti accompagno io, nonna?
Tina (a Lia) Ma non è colpa sua! (a Roberta) No grazie, mi arrangio benissimo. (se
ne va)
Scena 10
Adriano (a Lia) Guarda che io non volevo...
Lia Fa fatica a stare sulle gambe, specialmente con certi aiuti.
Roberta Lascia perdere, mamma; è stato solo un malinteso.
Lia Allora, avete parlato?
Roberta Sì.
Adriano Ah; si è convinta?
Roberta No.
Lia Eh, lo sapevo. Testa dura.
Adriano Tutte uguali le donne, in famiglia.
Lia Almeno te ne stessi zitto!
Roberta Forse non ha torto.
Lia Il papà!?
Roberta La nonna.
Lia Ah,volevo ben dire. (capisce) Come? Cosa dici?
Roberta Mamma, ricordi cosa mi hai detto? “Provati a farle cambiare idea. Se ci riesci.
E se è giusto fargliela cambiare”.
Lia Sì, l'ho detto anche ad Anna. A proposito, dov'è?
Roberta Non lo so. Non c'era quando sono arrivata.
Adriano La nonna era sola!?
Roberta No, c'era Stefano.
Lia Ed è andato via anche lui?
Roberta Già. “Faccende da sbrigare”, ha detto. Ma poi torna.
Lia Insomma, a che punto siete?
Roberta Che mi ha fatto stare zitta.
Adriano (meravigliato) E come ha fatto?
Lia Ti ha convinta lei?
Roberta Sì. Mi ha raccontato il motivo di questa sua decisione. Dice di essere molto contenta, serena.
Adriano Infatti, sembrava allegra. Buon per lei, no?
Lia Sì, per lei.
Adriano Non ti va bene neanche questo?
Lia Tu non capisci.
Adriano Lo sapevo già.
Roberta La nonna non cambierà idea, mamma. Però...
Lia Però?
Roberta Credo che potrebbe rinunciare, per amore di zia Anna.
Lia Ah, ne sei convinta?
Adriano “Rinunciare per amore?” Ma che discorsi fate?
Roberta (a Lia) Capisce che le sta dando un grande dolore.
Adriano Mi sembrate strane, tutte e due.
Lia (infastidita, ad Adriano, che mima la sua piccata neutralità) Ma vuoi stare zitto un momento? (a Roberta) E cosa si dovrebbe fare?
Roberta Beh, insistere su questo tasto.
Lia Capisco. Però Anna non ne sarebbe contenta; non è ricattando sua madre
che vuole risolvere il problema.
Adriano Problema... problema... State facendo una montagna di un’idea che, fra
l'altro, a me non pare neanche tanto stramba.
Lia (lo guarda per un momento, meravigliata) Lo sai? Neanche a me.
Roberta E nemmeno a me.
Scena 11 (Entra Stefano; ha una giacca sgargiante e un paio di pantaloni in tinta)
Roberta (lo vede per prima) Stefano?! Ma cosa hai fatto!?
Stefano Niente.
Lia Dove hai preso quella giacca?
Adriano Bella! Sarebbe piaciuto anche a me un po' di colore.
Lia Ma no, a te non sta bene. Tu sei il tipo sul classico.
Roberta Anche Stefano, se è per questo.
Stefano Va bene. Va bene. Adesso che tutti sappiamo qual è il nostro tipo, volete
dirmi qual è il programma della giornata?
Lia Stiamo un po' qui, penso.
Roberta Ma come hai fatto per i pantaloni? Li hai trovati già pronti, su misura?
Stefano Sono tenuti fermi dagli spillini. Ho promesso di riportarli per le riparazioni.
Adriano Gli spillini possono pungerti.
Stefano Meno di tante altre cose.
Adriano Eh, si capisce.
Stefano Mi sono vestito così per festeggiare l'ultimo esame. Chi vuole, è invitato.
Lia Dove?
Stefano (esce un istante, torna con una bottiglia avvolta in carta velina) Proprio qui.
Volevo offrirne un goccio alla nonna.
Lia Bella idea. Così dopo canta.
Stefano Faremo coro. Ho voglia di cantare anch'io.
Anna (entra, ma sentendo le voci si ferma, senza farsi vedere; ha in mano un grande pacco chiuso con carta bianca e un nastro; torna fuori, per nascon-
derlo)
Roberta Va bene. Io ci sto.
Adriano Anch’io, ma non tanto forte, altrimenti disturbiamo i vicini.
Scena 12
Anna (rientra fingendo di arrivare in quel momento) Ehi, siete tutti qui?
Adriano Sì Anna. Ci siamo tutti. Ti dispiace?
Anna (sorride) Al contrario. Ci facciamo compagnia. Dov 'è la nonna?
Roberta Di là, in bagno. Arriva subito, se non vede il sole sulle montagne.
Anna Cosa?
Lia Anna, Roberta le ha…
Stefano (interrompe) Allora sei invitata anche tu.
Anna Per che festa?
Adriano E’ stato promosso all'ultimo esame.
Lia Anna, Roberta non ha potuto...
Anna (interrompe) Oh, questa è una bella notizia! Festeggio proprio volentieri!
Stefano Grazie, zia. Te ne verserò un bicchiere doppio.
Adriano Vuole farlo bere anche alla nonna.
Anna Bella pensata. E la nonna lo sa?
Lia No, è un'idea arrivata adesso, assieme a Stefano.
Adriano A proposito di...
Lia (gli fa gli occhiacci) ADRIANO! Adesso stiamo tutti zitti, così è una sorpresa!
Anna Oggi è il giorno delle sorprese.
Scena 13
Tina (arriva lentamente, in tempo per sentire le ultime due battute) Che piacere
sentirvi tutti così allegri. Ah, sei tornata, Anna. Anche tu, Stefano. Ma allora ci siamo tutti!
Stefano Infatti! E t’informo che adesso festeggeremo il mio esame...
Roberta …e la sua giacca nuova...
Stefano …e la mia giacca nuova, e tutto quello che c'è di bello al mondo, comprese le
sorelle impiccione...
Roberta …che ti vogliono bene...
Stefano .. .che mi vogliono bene e perciò bisogna stare zitti e far finta di niente, e le
nonne che mi vogliono bene..
Tina Hai una bella giacca, spiritosa!
Stefano …e che non criticano i miei gusti, almeno loro, con un bel sorso di spumante!
Oh, meno male, credevo che non sarei mai riuscito a finire il discorso. Posso
stappare la bottiglia?
(tutti si guardano, sorridendo ed accennando di sì con la testa)
Anna (dopo una pausa) No. Meglio di no.
Tina (guarda Anna) Pensi... che mi faccia male?
Anna No, anzi, credo che ci metterebbe tutti di buon umore. Ma non so come la
prenderebbe don Giuseppe.
Lia Anna!
Anna (dice tutta questa battuta in modo innaturale, per cercare di tenere a freno la
propria commozione e di sembrare naturale. Gli altri l’ascoltano immobili,
senza dire nulla) Naturalmente ho dovuto raccontargli una balla, dirgli che ti
sentivi poco bene. Non volevo farti fare la figura di quella che è uscita di testa
e che vuole cambiare le regole, così gli ho detto di venire, e lui ha risposto: “Va bene; vengo subito”, anche se gli ho fatto capire che non era così urgen-
te, e poteva prenderla con calma. Lui mi ha guardato scuotendo la testa,
come dire: “No no, io so come vanno queste cose. Meglio sbrigarsi,purtroppo”.
Insomma, sarà qui da un momento all'altro e mi dispiacerebbe se dovesse
pensare che mia madre, che sta benone, è sotto l'effetto dello spumante, e
allora finirebbe per non capire, e non credere, e io...
Tina (durante la battuta precedente si muove con lentezza verso Anna. Quando la raggiunge le posa una mano sul braccio e la avvicina dolcemente a sé) Anna... Anna. Grazie. (la abbraccia e le carezza la testa)
FINE PRIMO ATTO
SECONDO ATTO
Scena 1 - In scena regna una certa confusione, fra il cerimonioso e l'allegro. Non ci sono posizioni tranne quella della nonna, che deve essere seduta, abbandonata, come se meditasse. Ha gli occhi chiusi e un leggero sorriso.
Anna (rivolta verso l'esterno, come se salutasse qualcuno che sta uscendo)
E grazie di nuovo. E’ stato veramente premuroso. (fa ripetuti cenni affermativi con la testa, come se ascoltasse delle raccomandazioni. Poi si gira e torna nel gruppo. Ci sono tutti) È andato.
Stefano (finge di aver trattenuto il fiato fino a quel momento) Non ne potevo più.
Lia Beh, adesso non esagerare.
Stefano No, no, guarda... Se non fosse una cosa seria, direi che è stata proprio una commedia. La nonna poi... (tutti si girano a guardare lei, che però non cambia espressione né apre gli occhi) è stata impagabile.
Anna (burbera) Poteva almeno mettersi a letto. Cosa le costava?
Adriano Se le andava di stare in poltrona, che differenza vuoi che faccia?
Roberta Si è vista negli occhi del povero don Giuseppe, la differenza. Lui ha fatto una
corsa da restare senza fiato per arrivare fin qui ed ha trovato la moribonda...
in piena fioritura.
Lia Meglio, no? Vuol dire che si è rimessa.
Anna Lui era perplesso, parecchio.
Adriano A me, sembrava normale.
Roberta Nonna, ma cosa avevi da confessare, alla tua età? Guardi i programmi porno
alla televisione?
Lia Ma Roberta!
Stefano Sai che me lo sono chiesto anch'io?
Roberta E tutta quella predica? Da far mancare il fiato.
Stefano Adesso capisco perché si dice degli effetti dell'olio santo: con prediche del genere o uno muore, oppure schizza dal letto e caccia via il prete.
Tina Povero don Giuseppe... (ha ancora gli occhi chiusi, parla con serenità; tutti
la stanno a sentire con la massima attenzione) Povero don Giuseppe. Credo
che non sia facile, in certi momenti, trovare le parole giuste.
Roberta Dovrebbe avere una certa esperienza, ormai.
Tina (apre gli occhi e guarda Anna) Ti senti... bene?
Anna Certo che sto bene, benone! Come te, come tutti noi, ringraziando il cielo!
Tina Meno male.
Stefano Adesso si potrebbe aprire il mio spumante.
Anna No, fermo, non ancora. (esce svelta e rientra con il grande pacco. Lo mette sul
tavolo, ne svolge la carta e lo apre. E’ un ricco vassoio di paste) E’ festa? E
allora che festa sia!
Adriano Evviva!
(tutti applaudono)
Adriano Ehi, un momento: cosa si dice in questi casi?
Stefano Cento di questi giorni!
Anna Ma di’, sei matto?
Roberta Beh, non mi sembra una brutta idea. Preferiresti: «buon olio santo?»
Lia A me pare che adesso stiamo uscendo dai binari.
Stefano E non ho ancora aperto Io spumante! (traffica con la bottiglia)
Adriano Beh, anche noi avevamo pensato...
Anna Cosa?
Lia Che se doveva essere una festa...
Adriano (ha recuperato la borsa di plastica con la quale è entrato e che aveva posato
in un luogo fuori vista; ne toglie un'altra bottiglia di spumante)
Tina Grazie, grazie, ... un grande regalo.
Anna Ah, no. Quello è un'altra cosa! Aspetta (prende un piccolo pacco e lo porge alla madre) Ecco qua.
Tina (apre, con una certa difficoltà, la carta da regalo) Un libro...
Stefano (ha finalmente terminato la procedura con la bottiglia) Pronti? (Parte il tappo)
Evviva!
(tutti applaudono. La nonna prima si tura le orecchie con le mani, per un istante, poi sorride a tutti)
Adriano (imbarazzato) Mamma... speriamo che non sia lo stesso (toglie dalla borsa un
altro oggetto; e' ovviamente un libro)
Anna Ohhh (scoppia a ridere) Che famiglia di matti!
Lia Anna, io non ti avevo detto niente, perché...
Anna Ma non c'è problema; se è uguale lo cambieremo.
Tina No... li tengo tutti e due. Li leggerò entrambi. (tiene il pacchetto chiuso e l'altro
libro stretti a sé)
Lia Ma come, e se sono uguali?
Tina Non lo sono. Voi non siete uguali.
Stefano (cercando di mettere in burla la situazione) Giusto! Metti che ci sia un perso-naggio femminile. Quando legge il tuo (a Lia) penserà che sia un tipo che ti fa fare, più o meno gentilmente, quello che vuole. Invece quando legge il tuo (ad Anna), un tipo che ti costringe a forza di brontolare. Roba completamente diversa.
Adriano Questa l'hai detta giusta.
Roberta Sai che non è mica sbagliata? I libri possono essere differenti, a secondo di chi te li regala.
Stefano Grazie sorella del tuo sostegno. Allora, cominciamo dalla festeggiata. (fa il giro
porgendo a tutti un calice di spumante)
Tina Mi bagnerò solo le labbra. Alla mia età è meglio non esagerare.
Stefano Hai paura di ubriacarti?
Tina Non è per quello; non vorrei aumentare il ritmo delle mie passeggiate. (accenna con la testa verso il bagno; tutti ridono e gridano «Evviva», bevendo un sorso dai bicchieri)
Stefano (si avvicina alla nonna) Beh, nonnetta cara, spero che tu sia contenta, così...
Tina Devi andare?
Stefano Se non ti dispiace. Sai, sono venuto qui direttamente dal negozio, e ci tenevo
a...
Tina A farti vedere dalla tua fidanzata. Hai ragione caro. Ti ringrazio di tutto. Sei stato veramente affettuoso. Va' va'...
Anna Non assaggi neanche una pasta?
Tina Roberta, ti dispiacerebbe accompagnarmi un momento? Avrei bisogno di
aiuto.
Roberta Ma certo nonna. (si avvicina e la aiuta ad alzarsi)
Stefano (si avvicina e abbraccia la nonna) Le paste le mangio un'altra volta. Per adesso, grazie a te. Di tutto, veramente. Tomo presto.
Tina (ricambia e si avvia) Ti aspetto. Ti aspetto... (ripete uscendo, accompagnata da Roberta)
Scena 2
Stefano Beh, io vado.
Anna Salutamela.
Adriano Anche da parte mia.
Lia Perché non ti cambi...
Adriano (la interrompe) Lia! Vuoi piantarla?!
Lia (dopo una pausa di sorpresa) Sì, scusa. Saluti anche da noi.
Stefano Grazie. (sospira) Un giomo o l'altro capirò perché continuo a restare attaccato
ad una famiglia che trova da criticare ogni mia mossa e che cerca di guidarmi
come se avessi ancora sette anni.
Anna Perché siamo una famiglia unita! (ride). Perché sei pigro. Perché hai paura che fuori faccia freddo, e di scordarti l'indirizzo di casa; perché non sei ancora convinto che uno più uno faccia due!
Stefano Dici che è un problema di matematica?
Adriano Sì, di conti che non tornano.
Lia Ma non ti preoccupare. Le nostre... le mie sono reazioni istintive. Dovrei impa-
rare a controllarmi...
Adriano Più che d'accordo.
Lia .. e capire che l'affetto si può soltanto moltiplicare, mai dividere.
Stefano Adesso mi preoccupo io. Mai sentito pensieri così profondi.
Anna E’ il momento. Forse lo spumante aiuta. Non mangiamo le paste? A me il vino
dà subito alla testa se non lo accompagno con qualcosa di solido.
Stefano Sentite, sapete cosa faccio? Se nessuno si offende ne prendo un paio e me
le porto via; così la festa continua per un po' anche nell'altra succursale di
questa famiglia.
Anna Unita. Prendi, prendi; ne ho comperate fin troppe (corre a prendere un vasso-
io, vi trasferisce delle paste e le incarta con cura); alla salute della nonna. E dell'esame, naturalmente.
Adriano Prendi anche la bottiglia chiusa: deve essere una festa completa.
Stefano Ma no... e voi?
Adriano Non abbiamo bevuto nemmeno metà di quella che hai aperto tu, e i bicchieri sono ancora pieni. Portatela via, e dille che te l'ha data tua madre.
Lia (si avvicina al figlio) Senti, dille anche della giacca. Che i suoi gusti mi piaccio-no. E’ vero: ti fa più giovane.
Anna Oh, era ora.
Stefano Va bene... va bene. Arrivederci. Ci vediamo domani, o dopo. Mi prendo tre
giorni di vacanza e poi sotto, per l'ultimo giro di pista! (esce)
Scena 3
Lia Chissà cosa si raccontano quelle due, di là?
Anna Sei gelosa?
Lia No; mi fa piacere che vadano tanto d'accordo. Avevamo promesso ad Angela
e suo marito che saremmo andati assieme a vedere dei mobili.
Adriano Tu, l’avevi promesso.
Lia Ma dai, che eri d'accordo anche tu. Poi… è successa questa faccenda. Ma adesso che tutto si è risolto bene, penso che siamo ancora in tempo. Magari torniamo più tardi...
Adriano Ma se le avevi detto che avremmo cenato sul lago!
Lia Sì, ma possiamo evitarlo. Le raccontiamo...
Anna (scoppia a ridere) Che hanno dato l'olio santo a tua madre? No, no, gente.
Andate, andate. Se trovate un bel posto sul lago, sappiatemi dire. Così poi ci
andremo anche noi.
Adriano Magari insieme.
Anna Ah! Prendete un po' di paste: credo di essermi fatta prendere dall'entusiasmo
e ne ho comprate veramente troppe.
Lia Ma no…
Anna E cosa vuoi che ne facciamo, qui? Che mangiamo dolci per tutta la settima-na!? Su da brava, altrimenti diventano acide. Le mangiate domani a colazione.
Adriano Prendi quelle alla frutta... Io preferisco quelle non troppo dolci. Ho già il
sangue zuccherato.
Lia (prende un piatto) Beh, qualcuna, va bene. Ecco, così, Anna?
Anna Ancora, ancora. Siamo in due... tre se si ferma Roberta. Lasciane solo un
assaggio.
Lia (ad Adriano) Andiamo di là a salutarla?
Adriano Sicuro.
Anna No, no. Lasciate stare. Stanno parlando fra loro. Glielo dirò io. In fondo ci
vediamo ogni momento.
Lia Hai ragione.
Adriano Sì, meglio non disturbare. Magari la mamma riposa. Grazie, Anna.
Anna Di niente. Divertitevi (i tre si abbracciano; i due escono)
Scena 4 - (Anna torna al tavolo e guarda con aria perplessa dalla parte dov’è sparita la
madre con Roberta. Riordina il vassoio e prende una pasta. La mangia)
Roberta (entra di fretta; ha la faccia contratta) La nonna non sta bene.
Anna Cosa!? (fa per avviarsi ma Roberta la ferma)
Roberta No, aspetta. E’ un’idea mia. E’ pallida. Mi ha chiesto di lasciarla sola per qualche minuto, anche tu.
Anna Ma sei matta? Se non sta bene, dovremo pur fare qualcosa.
Roberta Cinque minuti...
Anna Ma cosa ti ha detto?
Roberta “Lasciatemi stare cinque minuti da sola. Dillo anche ad Anna. Ho bisogno di
un momento per me. Poi vieni a prendermi”.
Anna Ha detto così? (pausa) Cos’ha in mente di fare?
Roberta Non lo so. Non mi è sembrato bello chiederglielo.
Anna Ma non si rende conto quella vecchia pazza che mi sta facendo star male?
Roberta Non credo che ci sia motivo.
Anna (si siede, cercando di controllarsi) Va bene. L'ho sempre rispettata. Avete
parlato?
Roberta Mmm .....
Anna Non vuoi dirmi niente?
Roberta Sono confusa. Le parole che ho sentito si mescolano con quelle che ho pen-
sato. Anna, perché noi donne siamo così aggressive?
Anna Senti, non è il momento. (si alza)
Roberta Va bene, va bene. Vado di là. (esce)
Anna Vengo anch'io.
Roberta (girandosi di colpo) No! No... lascia che vada da sola.
Anna (perplessa) D'accordo. (Roberta esce; Anna torna a mettere ordine, ma si
capisce che e' nervosissima)
Scena 5
Roberta (rientra lentamente, conducendo la nonna che cammina con grande fatica, con gli occhi quasi chiusi)
Anna (muta per la tensione fa per andare loro incontro ma Roberta le fa un cenno intenso, un «no» con la testa)
Roberta (accompagna la nonna alla poltrona; l'anziana si siede molto lentamente e
appoggia la testa all'indietro; tiene gli occhi chiusi)
Anna (cerca di mantenere ferma la voce) Mamma... stai bene?
Roberta (guarda la nonna, che non risponde e poi interviene) Sì, sì. Sta bene. E’
soltanto stanca.
Per qualche battuta il dialogo fra le due donne più giovani si svolge in modo falso, come se con sforzo fingessero di fare una conversazione normale e fossero tranquille, ma si lanciano continuamente sguardi che smentiscono il loro parlare ed evidenziano la reciproca indecisio-ne e impotenza)
Anna Beh, questo posso capirlo. Con tutte le novità che ci sono state in una sola
giornata.
Roberta Mi sento affaticata io, alla mia età.
Anna Ah, le emozioni stancano più del lavoro in miniera e non hanno riguardo per
l'età.
Roberta Hai proprio ragione. Dopo ogni esame, all’università, mi sentivo svuotata
come un sacchetto di plastica.
Anna Anche tu? Ma non è Stefano quello che soffre gli esami?
Roberta Lui lo dimostra. Io tengo tutto dentro. Ma sono cose che si pagano. Per fortu-na che è finita.
Anna (con tristezza) Non crederci... non finisce mai. (cambia tono) Mamma... ti
faccio una tisana?
Tina (tace, immobile; sembra che non respiri)
Roberta Nonna, vero che stai bene?
Anna Ma piantiamola con questa commedia! Se sta male dobbiamo chiamare un
medico! (si dirige verso il telefono)
Tina (con grande fatica, ma facendosi sentire) No.
Roberta Nonna!
Anna (si ferma) Come?
Tina (tira lentamente un grande sospiro, poi, di nuovo) No.
Anna Ma perché, santo Iddio?
Roberta Faccio un salto a chiamarlo.
Anna SI, meglio. Spesso attacca la segreteria perché non vuole essere disturbato.
Ma per la mamma non rifiuterà di venire.
Tina (come sopra, mentre le due stanno immobili, tesissime, ad ascoltarla) No.
Anna Senti, devi essere ragionevole anche tu.
Tina Non...c'è... bisogno.
Anna (con la testa e con la mimica fa cenno a Roberta di andare)
Roberta Io ho bisogno di fare due passi.
Tina As...pet... ta.
Roberta Sì?
Anna (allarga le braccia, impotente; alla madre) Vuoi le gocce?
Tina (scuote lentamente la testa) Sie. . di... ti. (sempre ad occhi chiusi, a Roberta)
Anche… tu.
Anna e Roberta (eseguono)
Tina State... vicine.
Roberta (avvicina la sedia ad Anna)
Tina (sembra riprendere un po' di forza) No... non la sedia... state vicine, voi due...
Tu, Roberta... a tua zia.
Roberta Ma certo nonna.
Tina C'è...un libro.
Roberta Dove?
Tina Vicino... al mio... letto.
Roberta Ti serve?
Tina (annuisce con la testa)
Roberta Lo prendo subito. (esce di corsa)
Scena 6
Anna Vuoi una coperta?
Tina (fa segno di no)
Anna Ma perché non vuoi che faccia niente?
Tina Hai... già fatto… ogni cosa.
Anna Ma andiamo! Adesso ti vuoi impuntare.
Tina (alza lentamente una mano; ha sempre gli occhi chiusi)
Anna (tace, impressionata)
Tina E’ difficile... prepararsi... Adesso sono... pronta.
Anna Mamma! Cosa dici?
Tina Non pensare... male. Sono... momenti. Solo.. momenti.
Anna A me non pare.
Scena 7
Roberta (rientra quasi di corsa) E’ questo? Sono poesie.
Anna (prende il libro) “Antologia di Spoon River.” Ma sono tutte quelle poesie...
Roberta (riprende il volume, con energia più che dolcezza) Poesie di morti. Perché ci
fai questo, nonna?
Tina ... no. Sono poesie... di vivi. Ho lasciato... dei segni.
Roberta Ci sono delle pagine piegate. (sfoglia le pagine, legge qualcosa mormorando,
ma senza che si senta nulla) Sono... belle. Bellissime.
Anna Le conosco anch'io. Mi sono sempre piaciute.
Roberta Sono... diciture di lapidi. (sguardo rapido alla nonna)
Tina Le... lapidi... sono la memoria... le parole... di chi ci vuole bene.
Anna Mi sembra che stai riprendendoti.
Tina (è vero, sta un po' meglio) Sì... sì.
Roberta Meno male. Ma perché volevi questo libro?
Tina Perché è bello. Ogni pagina contiene una piccola... storia.
Roberta Storie di morti.
Tina No, no... è gente viva. La maggior parte... amava vivere.
Anna (si alza, visibilmente al limite della sopportazione) Sentitemi bene, voi due.
E specialmente tu, vecchia signora. E’ tutto il giorno che stiamo scherzando
con la morte. Ho dovuto sopportare un'angoscia che non ti posso nemmeno
descrivere, e tu... e tu... e anche tutti gli altri sono stati al gioco, come se si
potesse scherzare con quella maledetta. Ma cosa credi, che io sia fatta di
sasso!? Sono anni che mi addormento pensando che potrebbe essere l'ultima
notte, e mi sveglio, e cammino in giro per la casa come un fantasma. Una
volta, quest’estate, mi sono messa a fumare alla finestra e ho chiacchierato
con un guardiano notturno; mi guardava come se fossi matta. «Beata lei» ha
detto «Che non dorme quando potrebbe farlo». Ero lì, come una stupida, a
cercare una stella che mi desse la forza di affrontare con serenità questo
pensiero.
Tina Della... tua morte?
Anna Della tua, maledizione!
Roberta Ci penso anch'io, delle volte. E sto male.
Anna Ma stai zitta! Non sai nemmeno che cosa vuoI dire. (pausa; si calma) Quando morì mio padre, io ero giovane, è stato un gran dolore. Ma c'era lei, lei, capisci, che ne ha sopportato il carico più grave! Ed io non mi sentivo abban-donata. I giovani non conoscono la morte, ed è giusto così. Sono gli anni che fanno scuola, giorno dopo giorno. E senza accorgerti ti attacchi sempre di più a quelli che per te sono i simboli della vita, e il pensiero di perderli ti scava un buco dentro che cerchi di riempire con il fumo delle sigarette, perché il mal di stomaco abbia una causa che puoi conoscere. Che vuoi illuderti di conoscere. Sai cos'è il brutto della morte, Roberta? Non è quello che lasci, di quello te ne
freghi. Puoi accettare la tua, puoi anche rassegnarti, persino rasserenarti:
quello che non accetti, maledizione, è di «essere» lasciata.
Roberta (pausa) Io… credo di capire.
Anna A parole. A parole, mi capisci. E questo stupido gioco... l'estrema unzione, la
festa, tutti felici.... Poi lei esce dalla camera come un cadavere e non vuole il
medico, e io devo sopportare tutto, capire tutto, comprimere tutto dentro il mio maledetto stomaco che è già gonfio di fumo! A volte vorrei che scoppiasse, e mi liberasse, via, via tutto il fumo, via tutti i pensieri… allora potrei correre come una bambina, potrei credere che si può essere sereni... (è esausta)
Tina Anna, accenditi una sigaretta.
Anna No!
Tina Apri la finestra.
Anna No!
Tina (a Roberta) Vai a fare quattro passi... va' a casa. Io devo parlare con Anna.
Roberta Ma non è meglio che rimanga qui? Se vi serve qualcosa?
Tina Ti chiameremo.
Roberta Va... va bene. (si alza ed esce, senza salutare o abbracciare alcuno)
Scena 8
Anna (ha continuato a camminare nervosissima)
Tina Adesso ascoltami... perché non ho più tanta forza... e dovrò fermarmi. Fuma,
cammina, fa quello che vuoi ma ascoltami.
Anna (stringe rabbiosamente le spalle)
Tina Sono tanti anni che penso a quello che hai detto tu poco fa... Hai ragione...
Ma non del tutto. Lo sappiamo da tanto tempo... Lo abbiamo sempre saputo
che ci sarebbe stato il momento... (sospira) Il pensiero che mi ha tormentato,
sempre, sei tu. Tu sai che io prego. Mi hai sempre... presa in giro... affettuo-
samente... non mi è mai dispiaciuto... mi prendevi in giro perché ti dicevo che
io non pregavo… ma scambiavo due parole con Dio…. Gli racconto... di me... di te... di tutta la famiglia... qualche volta dei vicini... perfino del gatto, a volte... Credo che... credo che lui ascolti tutto... (sospira) Ha pazienza, lui... E spero che mi ascolti... che mi faccia il regalo... che gli ho chiesto per te...
Anna Regalo?!
Tina Gli ho chiesto... di morire lontana da te... per darti il tempo di abituarti.
Anna Cosa!?
Tina Perché tu possa capire che le parole continuano... come in quel libro…
Continuano.... Sai, prima, quando ero in camera... ho preso un foglio...
lo troverai, è sul tavolino... e ci ho scritto quello che mi piacerebbe dire... dal
mio luogo di riposo.
Anna Ti sei prenotata anche la lapide, oltre all'olio santo?
Tina (ridacchiando sommessamente) Sei di nuovo acida... vuol dire che ti sta
passando... meno male, perché devo chiederti perdono... e non sapevo se
avrei trovato il coraggio.
Anna Perdono?
Tina Per quello che è accaduto un momento fa... quando... quando non avevo la
forza... di aprire gli occhi. Ti chiedo perdono; è stata colpa mia. Mi sono
lasciata tentare... Non dovevo ma era tanto tempo... era la festa, sì... ma la
gola... Ho mangiato un bigné alla crema: sono stata malissimo.
Anna Ma erano marci?! Li ho presi dove mi servo sempre! E’ un brav'uomo, il
pasticcere…
Tina (l’interrompe con un gesto della mano) No.. no... era buonissimo. Sono io che
non posso più mangiare quelle cose... e pensare che mi piacevano tanto.
Anna E rischiavi di morire per questo?
Tina (sorride) No... quello lo rischio ogni momento... stavo soltanto male... ma
pensavo che mi sarebbe passato... per questo non volevo il medico... mi
vergognavo...
Anna (sospira) Figlia di una stella cadente! E pensare che a momenti mi facevi
venire il coccolone!
Tina Ti ho già chiesto scusa.
Anna Già. (fa per prendere una sigaretta, la guarda pensierosa, poi la rimette nel
pacchetto) E adesso? Stai meglio?
Tina Sono stanca... tanto.
Anna E’ l’effetto della cattiva digestione.
Tina …Anna… vorrei... vorrei andare qualche giorno da Lia.
Anna (sbarra gli occhi; riprende la sigaretta, la guarda cupa, poi, improvvisamente,
diventa allegra) No, no e poi no, cara signora! No, quel regalo non lo voglio. E
la signora Lia farà bene a non farsi sentire nemmeno lei, per un po' di tempo.
Tina Ma è tua sorella...
Anna Lo so da almeno cinquant'anni, ma non cambia niente. Dovrai portare pazien-
za: ho diritto di sfogarmi anch'io, ogni tanto.
Tina Davanti a Roberta?
Anna E allora? Deve imparare anche lei che nessuno di noi è una roccia; sabbia
siamo, soltanto sabbia... che il vento porta qua e là.
Tina (alza la mano, come a farle una carezza da lontano) La mia Anna... la mia
cara Anna. Va bene, obbedisco. Però... adesso, mi accompagneresti a
letto? Sono davvero stanca. E’ stata una giomata lunga...
Anna E piena di bignè alla crema
Tina (ridacchia e fa segno di sì con la testa, mentre Anna la aiuta ad alzarsi e si
avviano alla camera)
Anna E dimmi una cosa: mi farai leggere la tua lapide?
Tina (un po' timida) Se prometti di non prendermi in giro...
Anna (mentre escono) Va bene, faremo così: aspetterò che tu dorma, e verrò a
prenderla. Poi la rimetterò al suo posto, come se non l'avessi mai vista... (la
madre continua ad assentire; escono. Buio).
Scena 9
Anna (all'aumentare della luce è seduta al suo tavolo e sta guardando una rivista.
Non fuma, anche se il pacchetto è ben visibile. La televisione a bassissimo
volume. Squilla il telefono a basso volume, evidentemente regolato per non
disturbare chi riposa; Anna fa per alzarsi, poi scrolla le spalle e si risiede.
Ancora due squilli e poi il caratteristico rumore della segreteria telefonica che s’inserisce. La voce di Anna dice “Questo è il numero 239564; se volete lasciate un messaggio»)
Lia (s’illumina una piccola zona della scena, che potrebbe essere una cabina
telefonica oppure un angolo della casa di Lia; e si vede la sorella che ha in
mano il telefono, un po' nervosa) Ah... siete già a dormire... si capisce... Beh...
volevo dirti… oh Signore, mi sento a disagio a parlare con mia sorella!
Anna (alza la testa, incuriosita, ma non va a rispondere)
Lia Insomma, eravamo fuori a cena con Angela e Marco, lo sai. Il cibo non era
cattivo, ma avevo l'impressione di mettere in bocca segatura. Ho lasciato
tutti i piatti mezzi pieni. Adriano mi ha detto “Ma cos’hai? Per mangiare a quel
modo era meglio starsene a casa”. Non ha mica torto, poveretto. Ma ero
sempre lì col pensiero a una cosa che mi ha chiesto la mamma… Non so se
te ne ha parlato...
Anna (fa un deciso cenno di no con il dito indice verso la segreteria, senza parlare)
Lia Io le ho risposto che naturalmente ero contenta ma....Ma poi ce ne siamo
andati. Mi sono sentita vigliacca.
Anna (fa cenno di sì con la testa ma poi scuote il capo, in fondo capisce anche lei)
Lia Così ad un certo punto non ne ho potuto più, e ho telefonato a casa. Roberta
mi ha raccontato del tuo sfogo e mi sono sentita ancora peggio.
Anna («bene, bene», commenta con la mimica. Prende un mazzo di carte e fa un
solitario)
Lia Prima ho pensato di telefonarti, poi di venire lì. Alla fine ho deciso che era
meglio telefonare. Sai Anna, quasi quasi mi fa piacere che tu stia riposando,
così sentirai la mia telefonata domani, e sarai più tranquilla. Oggi è stata una
giomata...
Anna (mima «pesante» con le mani)
Lia Pesante... Ecco, bella... ma pesante. Senti, perché domani non venite, tu e la
mamma?Vi fermate a pranzo, e poi se la mamma vuole può stare qualche
giorno con me; lo sai che Adriano l’adora, e anche i ragazzi. (rapidamente, prima che le manchi la forza di convinzione) Saremmo tutti contentie tu puoi venire ogni momento, o fermarti, se vuoi...
Anna (fa un gesto con il braccio che significa «neanche per sogno, cara sorella»
poi prende una sigaretta e se la accende, soddisfatta)
Lia Se vuoi, si capisce; così stai un po' tranquilla anche tu. Insomma, io te l'ho
detto; adesso vedi tu. So quanto siete cocciute tu e la mamma... lei mi sem-
brava propensa ma tu sei fatta a modo tuo, e non voglio farti inquietare... Ciao… ciao. (l'immagine scompare nel buio).
Anna (prosegue per un po' nel suo solitario e tende l'orecchio, finché le sembra di
Percepire, solo a lei ovviamente, il leggero russare della madre; quindi esce
in punta di piedi. Resta fuori qualche secondo, poi rientra con un foglietto in
mano; sempre in punta di piedi si siede al tavolo e comincia a leggere)
E’ stato un lungo viaggio,
amici miei;
tanto lungo
da sembrare infinito.
Ho visto tutto quello che si deve vedere nella vita.
E vi ringrazio, amici,
per il regalo che mi avete fatto.
Quando passerete accanto a questi fiori,
a questa pietra che racconta di me,
vi prego,
ditemi di voi.
Le parole voleranno nell'aria fino a trovare la mia anima,
che ascolta.
(Anna guarda in alto, poi sul tavolo. C'è ancora il vassoio con quello che è rimasto delle paste. Allunga la mano, prende un bignè alla crema, lo porta alla bocca, poi scuote la testa e lo posa. Buio).
FINE
Nota dell’autore :
“sarebbe bello che pagaste i diritti d’autore, come previsto dalla legge; sono modesti e me ne arriva circa il 65%, fra tasse e trattenute. Ma se proprio non volete, almeno mandatemi un manifesto con le vostre firme ed un pensiero. Lo conserverò con piacere come ricordo. Grazie in anticipo, Leonardo”