Biondo naturale

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Luca- (entra in scena al ritorno del turno di notte) Ah

     

                             Commedia in due atti di Pino La Pietra

 Luca , medico napoletano trasferitosi a Milano per lavoro, dopo aver sposato una milanese infedele e arrivista, se ne separa e fa ritorno a Napoli perché stufo della politica aziendale della clinica dove lavora accontentandosi di fare il medico di turno in un pronto soccorso. Per passare gli alimenti alla ex moglie, si vede costretto a condividere un piccolo appartamento con un amico di vecchia data omosessuale (Andrea) e, nonostante le insistenze della madre (Rosa), la quale non vede di buon’occhio il fatto che lui viva con un gay, rifiuta di tornare a vivere nella casa natale. Ma un bel giorno, Luca,  si accorge leggendo il giornale, di aver vinto una considerevole somma di denaro al superenalotto. Gli si presenta a casa il camorrista della zona (Arturo) il quale, venuto a conoscenza di quanto ha vinto, tenta di estorcergli la metà della somma vinta. Luca ovviamente rifiuterà e per sfuggire alle minacce del delinquente, d’accordo con Andrea, decide di travestirsi da donna ed esce di casa senza farsi riconoscere e portare il biglietto vincente al sicuro. Questo travestimento però, gli creerà non pochi problemi, sia con la madre Rosa che con gli altri. Alla fine, tornato a vestire i propri panni, si scontrerà ancora  una volta con Arturo il quale in un momento d’ira, maneggiando con troppa leggerezza la pistola, fa partire dei colpi che man mano uccidono tutti i presenti, Luca compreso. Al riaprirsi del sipario Luca si risveglia rendendosi conto di aver vissuto un sogno e, colpo di scena, nella vita reale i personaggi che lui ha sognato, sono suoi conoscenti, tutti gay, lui compreso.

   

Personaggi:

Luca- medico separato.

Surecillo- barbone di quartiere (nel sogno) Marisa (nella realtà)

Rosa- madre di Luca

Andrea- convivente di Luca

Felice- paziente depresso

Cosimo- paziente e amico di famiglia

Assunta- moglie di cosimo

Arturo- il camorrista

Cicciotto- braccio destro di Arturo.

Cesarina- Fioraia invadente nel sogno e dirigente dell’ospedale nella realtà.

Scena

        Comune al centro sul fondo che da alla porta d’ingresso, due porte laterali una destra, l’altra a sinistra che sono rispettivamente le camere di Andrea e di Luca.

        Una apertura sul fondo a destra che da al resto dell’appartamento.

       Classico appartamentino arredato in modo eccentrico, dove è possibile notare una  discreta stravaganza. Un divano a e uno scrittoio con tre sedie alla sinistra del palco davanti alla porta di Luca, mobili vari.

Luca- (entra in scena al ritorno del turno di notte) Ah! Che stanchezza! Non

   vedo l’ora di farmi una doccia e infilarmi a letto. Stanotte è stata tremenda!

           Pare che lo fanno apposta! Quando sono di turno io, ‘a folla accussì! (parlando verso

           la camera di Andrea) Sei sveglio? Non hai idea della nottata che ho fatto. Sono

           venuti in comitiva a farsi curare. Per non parlare poi dei personaggi che si sono

           presentati. Ci siamo fatti tante di quelle risate io e i colleghi. Ma sei sveglio?

           (gli arriva un cuscino in faccia) non sei sveglio.

          (Si siede e si addormenta).

Rosa- (entra dalla comune) Luca! Ma che fai? Dormi sul divano?

Luca-  Ciao mamma! E’ che sono appena tornato. Sono stanchissimo e mi sono 

   addormentato.

Rosa- Sei L’unico medico che torna stanco dal turno di notte.

Luca- Mamma! Per favore non cominciare!

Rosa- Si capisce! Tu non ti sai organizzare il lavoro. Gli altri tornano freschissimi, sai

            perché? Perché si piazzano sul letto della medicheria e dormono.

Luca- Lasciamo stare!

Rosa- Certo! E’ meglio che lasciamo stare! Se solo penso che uno con il tuo talento si è

          ridotto a fare il medico di un pronto soccorso a guadagnare quattro soldi quando a  

          Milano... facevi la vita del gran signore, frequentavi i salotti buoni... e su quei salotti

          tua moglie davvero saputo fare…

Luca-  Mamma! Non ricominciare.

Rosa- Ecco! Quello è stato il peggiore sbaglio che tu avessi potuto fare. Te l’ho

          sempre detto. Quella donna non mi piace! Quella donna non mi piace! Come si

          dice? Mogli e buoi dei paesi tuoi!

Luca- Mamma per favore lascia stare i buoi!

Rosa- Non poteva proprio andare bene per te... E’ milanese!

Luca- E questo cosa c’entra?

Rosa- E’ una nordica! E questo taglia la testa al toro!

Luca- Dagli!

Rosa- Io la soddisfazione di lasciare il lavoro… e che lavoro… non gliela avrei mai data!

Luca- Te l’ho già detto altre volte! Non avrei mai potuto lavorare a stretto contatto

          con l’amante di mia moglie. Che poi era il nuovo direttore della clinica.

Rosa- Infatti! Ti ha fregato carriera e moglie in un colpo solo. Pensare che quel posto

         era il tuo.

Luca- Sai che certe scelte io non le accettavo, e a me piace dire sempre le cose

          come stanno.

Rosa- A te ti hanno trombato e a lei… Gli eroi mio caro, sono tutti morti! A volte gli ideali

          si mettono da parte per altri scopi più fruttuosi… insomma, il toro va preso per le  

         corna!

Luca- Aridagli! Per favore’ possiamo evitare gli animali con le corna?

Rosa- Intanto ti ritrovi a vivere qui, con uno stipendio che per quanto dignitoso, non ti

          basta a passare gli alimenti a quella … brava donna, e costretto a dividere

          l’appartamento con un altra…

Luca- Un altro! Semmai. Mamma basta! Per favore!

Rosa- Ma perché non ti trasferisci a casa?

Luca- Sto bene qui! Discorso chiuso. Va bene?

Rosa- Contento tu!

Luca- Ora vorrei andare a riposare un po’!

Rosa- Non puoi!

Luca- Come non posso?

Rosa- Fammi mettere un po’  d’ordine in quella stanza.

Luca- Proprio adesso?

Rosa- E quando se no?

Andrea- (entra in tenuta da notte) Buongiorno!

Rosa- Ecco la stellina! Buongiorno!

Andrea- Se vuoi riposare vieni nella mia stanza.

Luca- No grazie!

Andrea- Dov’è il problema? Guarda che ti cambio le lenzuola.

Luca- Non è una questione di lenzuola.

Andrea- E allora?

Luca- Lo sai, tutti quei profumi mi fanno venire l’emicrania. Non parliamo poi di quelle

             candele sempre accese… Sembra di dormire nella cappella di famiglia.

Andrea- Servono al mio benessere!

Luca- Appunto! Al tuo benessere.

Rosa- A mio figlio, i profumi da donna non sono mai piaciuti.

Andrea- Non sono profumi da donna! Sono essenze. E poi il mio materasso è comodissimo.

             A me basterebbe una piccola imperfezione per non farmi dormire.

Rosa- La principessa sul pisello!

Andrea- (sospiro) Magari!… Voi ce l’avete con me!

Rosa- Assolutamente no! E solo che per mio figlio dividere un appartamento con un…

          single. E’ equivoco. Specie dopo la sua separazione…

Luca- E’ proprio perché sono separato che sto qui.

Rosa- Ma potresti vivere una situazione un po’ più … normale.

Andrea- Che cosa ci sarebbe di anormale? Io sono un uomo come tutti gli altri.

Rosa- Un uomo?

Luca- Mamma!

Andrea- Sono un uomo... ... Con dei gusti un po’ diversi.

Rosa- Come la Svizzera… neutrale!

         (esce).

Andrea- (prendendolo da un mobile) Tieni! Sono le ricevute della bolletta e della

              giocata che mi avevi chiesto.

Luca- Ah! Grazie! Hai fatto come ti avevo detto?

Andrea- Scusa! Dimmi che ci vuole a pagare una bolletta e giocare una scheda?

Luca- Ti avevo chiesto di giocarla in una ricevitoria lontana dal quartiere!

Andrea- Si! Mò andavo in trasferta!

Luca- Lo vedi che non ascolti mai. Questa è l’ultima volta che ti chiedo un favore.

Andrea- Spiegami cosa cambia.

Luca- Cambia il fatto che in caso di vincita è molto meno facile identificare il

         vincitore.

Andrea- Tanto non succede! Comunque si era fatto tardi e ho fatto appena in tempo a

              pagare la bolletta e giocare la scheda al tabaccaio all’angolo.

Luca- Pure! Al tabaccaio all’angolo, all’ultimo minuto disponibile, insieme alla bolletta?

Andrea- Scusami! La prossima volta la gioco alle ore venticinque e sessantadue minuti

              così non se accorge nessuno.

Luca- Non riesci proprio a capire. Una scheda vincente giocata all’ultimo minuto resta

         più facilmente impressa nella memoria del ricevitore. Dì che lo fai apposta!

Andrea-  Stai tranquillo che non mi ha notato nessuno. Io non do nell’occhio!

Luca- Tu! Lasciamo perdere!

Andrea- Quanto la stai facendo lunga!

Luca- E’ una questione di riservatezza! E poi lunga o corta se permetti sono fatti miei.

Andrea- E allora,… mio caro,… la prossima volta giocatela tu la schedina! Ti metti

              barba e capelli finti, ti fai duecento chilometri in macchina, così sei sicuro

              che nessuno ti riconosce. Ah! Un’ultima raccomandazione! Non mandare mai

              la tua ex moglie, perche la conoscono tutti!

Luca- Vaff’anc…

Andrea- Grazie! Piuttosto, quando ti deciderai a far riparare la porta d’ingresso che non

              chiude bene e se uno si distrae la lascia aperta, sarà sempre troppo tardi (esce).

Luca- La faccio riparare se vinciamo.

Rosa- Non è possibile! Ma come hai potuto! Pure per la gente. Noi siamo una famiglia

         conosciuta. Ma nemmeno per le chiacchiere…

Luca- Mamma…

Rosa- Ma poi lo lasci offenderti così…

Luca- Non offende nessuno… è il suo modo di fare!

Rosa- Bel modo di fare!

Luca- Mi vado a fare una doccia e poi mi metto a letto… vorrei dormire almeno un paio

         d’ore.

Rosa- Facciamo una cosa: mentre io finisco di rassettare,... c’è quel nostro vicino di  

          casa…

Luca- Mamma! Ho già capito! No per favore!

Rosa- Ma cosa c’è di male?

Luca- C’è di male che devi smetterla di procurarmi i pazienti! E poi ci sono i medici di

         base!

Rosa- Lui dice che non si fida. E poi non sarebbe male arrotondare un pò.    

Luca- Ma non lo posso fare!

Rosa- Allora? Lo chiamo? Arriva subito e te la sbrighi in quattro e quattr’otto.

Luca- Chiamalo!

Rosa- (prende il cellulare) Signor Gaio? Sono la signora Vannelli! Potete salire!

Luca- Stava giù al portone?

Rosa- Mi raccomando! Usa molto tatto. E’ un soggetto un po’ depresso.

Luca- Qualche altra raccomandazione?

Rosa- Anzi! Mettiti il camice così ti dai un tono. Il ricettario ce l’hai?

Luca- Certo che ce l’ho!

Rosa-  Prescrivi molte medicine. Più medicine prescrivi più dimostri di essere bravo.

Luca- Ma chi te l’ha detto? (suonano alla porta)

Rosa-No che fai? (sottovoce)  Fai aprire la porta all’angelo azzurro.

Luca- Non vedo perché non ci posso andare io?

Rosa- Hai mai visto un medico che riceve i pazienti aprendo lui la porta?

          Andrea!

Andrea- Prego?

Rosa- Vorresti andare ad aprire per favore?

Andrea- Voi chiamate me per aprire la porta? Non sono mica la domestica!

Rosa- E’ un paziente! Fa più tono che vada ad aprire un altro!

Andrea- (spazientito va ad aprire)

Felice- (si presenta con ombrello abito ed occhiali scuri) Sono Felice Gaio!

Andrea- Buongiorno!

Felice- Da cosa lo deduce?

Andrea- Che cosa?

Felice- Che sia un buon giorno.

Andrea- Dal fatto che si apre la porta di casa e si incontra una persona solare come

              lei.

Felice- E chi le ha detto che le cose solari sono positive.

Andrea- Il sole... illumina!

Felice- Acceca!

Andrea- Riscalda!

Felice- Brucia!

Andrea- Abbronza!

Felice- Ammala! Non c’è nulla di buono in una giornata di sole. Meglio le nuvole, la

            pioggia. La pioggia lava, pulisce, monda e trascina via tutto il marcio di questa

            inutile esistenza.

Andrea-  Si accomodi. Il becchi... il dottore la sta aspettando! Dottore c’e il

             Signor Gaio.

Luca- (entra in camice da medico)

Andrea- (a voce bassa) Non dire buongiorno! Il Signor Gaio è una persona

              simpaticissima. Ci siamo fatti tante di quelle risate.

Luca- Salve! Si accomodi prego. Mi dica qual è il suo problema.

Felice- Io non ho un problema! Ne ho mille… di problemi.

Luca- Vogliamo cominciare da quello più serio?

Felice- Sono tutti seri!

Luca- Allora me ne dica uno a piacere.

Felice- Piacere! Questa parola non fa parte del mio vocabolario.

Luca- Vabbè… facciamo una cosa: mi dica quanti anni ha.

Felice- Sono nato il due novembre… del 47…

Andrea- …morto che parla!

Felice-  Era di Venerdì... alle ore diciassette. Quel giorno ci fu un’immane catastrofe.

Luca- Dove è nato?

Andrea- A Paestum! (ridono ma vengono gelati da uno sguardo di Felice)

Felice- In un triste paesino…  al confine con il cimitero!

Andrea- Tutti morti dal ridere…

Luca- Parliamo un po’ della sua famiglia!

Andrea- La famiglia “Addams”

Luca- Sua madre…

Felice- L’ho persa a nove anni…

Luca- Mi dispiace! E come è morta?

Felice- Non è morta. L’ho persa nel senso che non l’ho più trovata…

Andrea- Per forza! Con un figlio così!

Luca- Quindi è rimasto solo con suo padre?

Felice- No! Mio padre non l’ho mai conosciuto.

Luca- Capisco! E’ cresciuto con i nonni materni?

Felice- Mai avuto nonni! Mia madre era orfana!

Andrea- Questo è una calamità naturale!

Luca- Ha mai pensato di mettere su famiglia?

Felice- A dire la verità, più che mettere su… una famiglia… l’ho messa sotto.

           Quando guidavo ho investito padre, madre e due figli.

Luca- Sarebbe meglio però che lei mi dicesse che sintomi accusa.

Felice- Mi sento debole. Molto debole. Agonizzante.

Luca- Non esageriamo!.

Felice-Di giorno il polso è lento, il cuore è lento, la luce del sole mi abbaglia, e mi

             provoca eritemi, respiro male. Sto meglio solo quando cala la notte!

Andrea-  Dracula!

Luca- Intanto fossi in voi comincerei a togliere questi abiti neri. A mettere qualcosa di  

          più colorato.

Felice- Il nero assorbe tutte le forze negative.

Andrea- ‘E s’è piglia tutte quante ‘isso.

Luca- Va bene! Ora le prescrivo un po’ di farmaci omeopatici da prendere mattina e

          sera per un po’ di giorni poi mi farà sapere!

Felice- Quanto le devo?

Luca- Lasci stare! Ne parleremo quando starà meglio.

Felice- Non credo che starò meglio. Le augura serenità e pace, molta pace.

Luca- L’accompagno. (Felice esce e Luca insieme a Andrea a prende un corno rosso).

Andrea- E’ mio!

Luca- L’ho visto prima io!

Andrea- No! Prima io…

Luca- Lasciamelo strofinare un pò…

Rosa- (entra e li vede contendersi il corno) Che schifezza…

Luca- Tu mi porti i becchini in casa…

Rosa- E’ solo un poco depresso.

Andrea- Quello secondo me lo schifa pure il diavolo. Chille fosse capace ‘e stutà

              tutt’e fiamme eterne. (esce).

Luca- Posso andare a dormire un po’?

Rosa- Non ho finito ancora. Piuttosto quanto ti sei fatto dare?

Luca- Gli ho detto che mi pagherà quando starà meglio.

Rosa- Allora hai perso i soldi! Quello è uno che non guarisce!

Luca- Lo so! E’ un depresso cronico.

Rosa- Come vuoi sperare di cambiare la tua vita, come? Mentre aspetti approfitta.

         Ti faccio salire la signora Assunta con il marito.

Luca- No! Loro no per favore! Non li sopporto! Non li sopportavo neanche da ragazzo.

Rosa- Non fare tanto lo schizzinoso! Non te lo puoi permettere. (chiama al cellulare)

         Signora… potete salire… mio figlio si è liberato.

Luca- Ma che fai la sala d’attesa nell’antrone palazzo?

Rosa- Non dimenticarti di fare aprire da “Campanellino”.

Luca- Andrea…

Andrea- Che c’è?

Luca- Stanno salendo delle persone, vuoi aprire tu per favore?

Andrea- No!

Luca- Per favore!

Andrea- Accidenti a me e al giorno che ho deciso di dividere la casa con te. Con te… con    

              tua madre! (suonano alla porta e va ad aprire)

Assunta- Buongiorno! Assunta Spinelli… Il dottore è in nostra attendenza.

Cosimo- Si si! E’ in nostra attendenza. Potiamo?

Andrea- Potate, potate! E’ arrivato il giardiniere!

Assunta- Ma dentro a questo palazzo… salute a noi… è morto quaccheduno?

Andrea- Non mi risulta. Perché?

Cosimo- Abbiamo visto passare lo schiattamorti!

Andrea- Prego, accomodatevi! (esce)

Assunta- Dottore carissimo! Mi fa assai, assai, assai, assai, piacere vetervi! Ma assai,

               assai, assai, assai...

Cosimo- Mi fa tanto, tanto, tanto, ma tanto piacere vetervi! Ma tanto, tanto…

Assunta- … e basta! Quanto la stai facente lunga!

Andrea- Calorosi!

Luca- Hanno fatto l’ondulario e il sussultorio.  Ci vogliamo sedere.

Assunta- (tira fuori dalla borsa  spruzzino e straccetto per pulire la sedia)… Ah

          dottò… io per l’igienica… ci tengo.

Luca- Allora! Ditemi di cosa si tratta.

Assunta- (rivolgendosi ad Andrea) Da quanto tempo ci canosciamo?

Luca- Saranno un bel pò di anni.

Assunta- Però la sapete una cosa? L’aria di Milano non vi ha fatto bene.

Cosimo- E per forza. Tu mi devi spiegare comme fà nù napulitano a campà a Milano. Cu

             tutti chilli milanesi pò! Ce fossero state... che ne saccio ‘ata ‘ggente.

Assunta- Si! Mò a Milano ce metteveno ‘e longobardi!

Cosimo- I milanesi stanno in Longobardia! Ignorante!

Assunta- Nun te permettere....

Cosimo- Comunque! Duttò: io questi milanesi li tengo sullo stomaco. Nun se ne scenneno

             proprio. Peggio d’è puparuole che cucina mia moglie.

Assunta- Guarda guà! Paragonare i milanesi ai miei peperoni.

Cosimo- E l’agge trattate!

Assunta- Razzista! Ma che t’hanno fatto chilli puverielle? In fondo sono italiani comm’a

               nuje!

Cosimo- ‘Lloro so’ italiani! Je songo Napulitano! Con la N mascolina!

Assunta- Maiuscola! E foss’je l’ignorante.

Cosimo- No no! Je vuleve dicere proprio mascolina.

Luca- Lasciamo stare i Milanesi che è meglio. Mi volete dire che problemi avete?

Assunta- Parlate con lui!

Luca- Allora?

Cosimo- Dottò! Non mi sento più come me sentivo vent’anni fà!

Luca- E ve pare strano?

Cosimo- Certo! Je n’à vota facevo ‘e scale a quattro a quattro!

Luca- E mò le fate a tre a tre!

Cosimo- E’!

Luca- E qual’è il problema?

Cosimo- Me n’avanzano sempe ‘ddoje! (ride) A parte gli scherzi... Appena faccio duje passe  

             ‘e cchiù; me vene  l’affanno....

Assunta- E’ colpa sua!

Cosimo- Comme mangio nù poco ‘e ‘cchiù a notte nun dormo....

Assunta- Colpa sua!

Cosimo- Ogni tanto me gira a capa....

Assunta- Colpa sua!

Cosimo- Ho degli sbalzi di pressione e mi sento debbole....

Assunta- Colpa sua! E poi dottò! In quel senso là.... è! Non è più quello di una volta....

Cosimo- Colpa toja!

Luca- Ma spiegatemi! Perchè dovrebbe essere colpa sua?

Assunta- Parlate con lui!

Luca- Abusate in qualcosa?

Cosimo- Ma no! Ho sempre mangiato regolare...

Assunta- Seh! Regolare!

Luca- Perchè mangia pesante?

Assunta- Parlate con lui!

Cosimo- So’ nù poco goloso...

Assunta- Nù poco!

Luca- Assaje?

Assunta- No chill’è propeto scustumato! Ma parlate con lui.

Cosimo- Tengo un poco di affanno...

Assunta- Tutt’è sigarette che te fume!

Luca- Fuma?

Assunta- Parlate con lui!

Luca- Si me facite parlà cu isse ce parlo!

Assunta- Duttò! Io con questo uomo.... quest’uomo! Questa specie di uomo non ce la faccio

               più! Questo è un degenerale!

Luca- Ha pigliate ‘e gradi?

Assunta- Si duttò! E’ l’esagerazione in persona.

Cosimo- Ma quando maje? Questa non sa quello che dice! Mia moglie caccia fore ‘e parole

             pe sentere  ‘o rummore che fanno.

Assunta- Si? Questo quà si sente così perchè la notte non dorme più. Se vene a cuccà ‘e

               quatto ‘a matina. Beve, fuma.... e se guarda chelli schifose che ghjesceno annure

               ‘a din’t’a televisione!

Cosimo- Magari ascessero!..... E poi dottore non è vero!

Luca- Che guardate le donne nude in televisione?

Cosimo- No! Che stanno annure!

Assunta- Stanno nude! Stanno nude... Teneno ‘ncuolle sulo ‘o pere ‘e zorro.

Luca- Che cosa?

Assunta- E’ duttò! Comme se chiamma? Chella specie mutanda comm’a nù capo ‘e spave.

               Si ubriaca!... insomma fa una vita spericolata... come “Casco Rossi” e pò dice ca

               nun se sente ‘bbuono.

Cosimo- Nunn’è overo. E’ capitato nà vota pe cumbinazione!

Luca- Che avete guardato le donne nude?

Cosimo- No! Che ho bevuto!.... E po chi è guarda sti femmene annure!

Assunta- Ah! Mo si buciarde mò! Quanti vote t’aggio acchiappate ‘nnanze ‘a televisione?

               Jamme! Sputa il rosbiff!... Sei un liscivo!

Cosimo- E’ capitato quacche vota che me songo addurmuto ‘nnanze ‘a televisione.

Assunta- No! Tu te si scetato annaze ‘a televisione... Vizioso! Te pozze dicere quanti

               ‘vvote t’agge acchiappate ‘ncopp’ò fatto! E’ tengo signate ‘ncopp’ò tacchino!

Cosimo-  ‘Ncoppa ‘o pullaste ‘e soreta!

Assunta- Nun tuccà a mia sorella ca te dongo nù pugno ‘mpietto, te  scasso tutt’ò stereo....

              Ti fermo il miocaro.

Cosimo- Duttò! E’ colpa mia si me piaceno ancora ‘e cartoni animati?

Assunta- Se! Biancanave sotto i nani! A chell’ora va truvanno ‘e cartoni animati. Te dich’io

               ‘e caroni animati che fanno ‘a notte: “La bella depravata nel bosco”…  

                Porcaontas… “4 bassotti per una danese”, “Fievel scopa in America”…

Cosimo- Ma ‘e ‘ssaje tutte quante!

Luca- Insomma basta! E questo che cos’è! Mi volete dire che avete si o no?

Cosimo- Niente dottò. E’ nù poco ‘e tiempo che non mi sento più arzillo come una volta...

Assunta- E grazie.... (accenna a parlare)

Luca- Zitta voi!... Accusate qualche sintomo in particolare?

Cosimo- Sintomi no. Ma accuso a mia moglie! Nunn’à supporto ‘cchiù!

Assunta- ‘O vedite comm’è isso!... Comme me fa j’ in incandescenza quest’uomo!

                Tu… sei il non prosciutto della schifezza umana.

Luca- (spazientito) Avete dolori?

Cosimo- Più che dolori sento un fastidio proprio all’altezza dell’inquilino... Come un  

             indolenzimento che mi prende tutto il basso vento.

Luca- Ventre!

Cosimo- Comunque stù fastidio aumenta quando c’è vento di scirocco!

Luca- Figurati!

Cosimo- Dottò! Ma fossero tutte stì schifezze ca ce metteno d’int’ò magnà? Queste

             sostanze piriche che respiriamo...., il buco nell’orzoro.

Assunta- Si dice buco nello zoo! Animale!

Cosimo- ‘O buco ‘o tiene tu dint’è cervelle! Nù pertuso ‘e chesta manera... e se ne sò

             fujute tutt’è cellule elettroniche! Tutt’e negroni. ‘O vi ‘ccanno oi’ chist’è l’urdemo.

Assunta- E a te nun ce stato manco bisogno ca se ne fujeveno! Nun l’he’ maje tenute.

Luca- Ora vi prescrivo degli esami da fare e un pò di integratori naturali. Moderate un pò   

          l’alimentazione, usate poco sale che all’età vostra fa bene, e soprattutto andate a

          letto non molto tardi.

Assunta- Dottore grazie! Che vi dobbiamo?

Luca- Lasciate stare... la prossima volta.

Cosimo- No dottò non esiste. Mi offendo! Pure  una sciocchezza… (prende dei soldi e li

             mette in tasca a Luca)

Luca- Non vi preoccupate. Piuttosto salutatemi vostro figlio Antonio.

         Saranno anni che non lo vedo. Che cosa sta facendo?

Assunta- Se fatto un pezzo di giovanotto! Ha fatto carriera!

Cosimo- Mò fà il carrozziere!

Luca- All’anema d’à carriera! Ma lui non si era arruolato nei carabinieri?

Cosimo- E’!... Lui fa la guardia al Presidente della Repubblica!

Luca- Fa il corazziere! Mannaggia ‘a capa vosta!

Cosimo- Invece Gennaro, il più piccolo fa l’estorsore.

Luca- Come?

Cosimo- E’ duttò! Va in giro a incassare i soldi.

Assunta- Consegna le cartelle sartoriali.

Luca- Ah! E spiegatevi bene.

Assunta- E che ci sta da spiegare. Porta le congiunzioni di pagamento.

Luca- Fa l’ufficiale giudiziario.

Cosimo- Si!

Luca- Guadagna bene?

Assunta-Non c’è male. Però ogni tanto… acchiappa certi paliatoni…

Luca- perché non cambia lavoro?

Cosimo- E che se mette a fa? E meglio n’à palìata ogni tanto. Tanto ce sta chi ‘o cura…

Luca- Vi accompagno!

Andrea- (che nel frattempo è entrato in scena e va alla porta per uscire)

Assunta- (apre la borsa e regala delle monete ad Andrea) Arrivederci! (escono)

Luca- (ride)

Andrea- (risentito) A no! Adesso basta! Non c’e la faccio più! Questa storia deve finire!

              La porta te la apri da solo la prossima volta.

Luca- (tira fuori dalla tasca i soldi che gli ha dato Cosimo) 10 euro? Tu ti sei offeso.  

          Posso chiederti un favore?

Andrea- Quale?

Luca- Mi compri il giornale?

Andrea- (accennando un inchino) Certo signore! (esce).

Rosa- (entra) Io ho finito! Mi porto la biancheria sporca!

Luca- Mamma non ti affaticare! La porto in lavanderia!

Rosa- Si! Così le spese aumentano! Non mi costa niente.

Luca- Grazie! E dai un bacio a papà da parte mia. Ce l’ha ancora con me?

Rosa- Sai bene che lui non riesce a sopportare il fatto che tu vivi con quella...

Luca- Quello! Uno di questi giorni passerò a trovarlo!

Rosa- (apre la porta e si trova di fronte Cesare)

Cesarina-  Condoglianze. (si dirige verso Andrea) Condoglianze (poi verso Luca) Le mie più

              sentite condoglianze. Posso rendere omaggio alla salma?

Luca- La salma?

Cesarina- Il caro estinto.

Andrea- Il caro estinto?

Cesarina- Il defunto.

Rosa- Il defunto?

Cesarina- ‘O cadavere!

Tutti insieme- ‘O cadavere?

Luca- Penso che lei abbia commesso un errore.

Cesarina- Un errore?

Andrea- Si! Vi state sbagliando.

Cesarina- Non è possibile! Mi hanno detto che è uscito di qua.

Rosa- Ma chi?

Cesarina- Il becchino.

Luca- Il becchino?

Cesarina- E’! ‘O schiattamuorte.

Andrea- Guardate  che il dottore non cura i pazzi.

Cesarina- Ma che pazze e pazze. Scusate! ma uno vestute tutte niro è venuto da voi?

Luca- Ma quello era Felice!

Cesarina- E si chille era felice io songo ‘o Paraviso ‘o juorne ‘e Pasca.

Rosa- Ma che avete capito! Quello si chiama Felice…

Cesarina- …e fa ‘o schiattamuorte.

Luca- Nossignore! Quello è solo un povero depresso che si veste di nero.

Cesarina- All’anema d’o’ depresso. Chille quann’o’ vede a jatta nera se ratte sana sana…

            Ma nunn’è ca me state piglianno in giro. Ho capito. Non vi volete rivolgere a

            me.

Andrea- Scusate ma voi chi siete?

Cesarina- Oh scusate! Sono Cesare il fioraio all’angolo. Modestamente io tengo prezzo e

      qualità buoni. Faccio ghirlande che sono delle vere e proprie opere d’arte.

       Non per niente me chiammane la Krizia del bouquet. Le sorelle Fendi della

       composizione floreale. E sono qua a vostra completa disposizione.

Luca-  Tintorè! Qua non c’è nessun cadavere…

Cesarina- Non mi fate la scortesia di andare dal fioraio al vicolo appresso che me piglio

            collera. Io tengo certi rose che parlano, orchidee che ve fanno annamurà…

Andrea- Afforza! In che lingua ve lo dobbiamo dire che qua non è morto nessuno.

              Quel signore che avete visto vestito di nero è un paziente del dottore.

Cesarina- Chille pare proprio nù schiattamuorte. Figurateve ca quando è passato ‘nnanze

     ‘o magazzine se so ammusciate tutt’è sciure. Teneve certi garofane ‘e chesta

      manera se so ‘nfracetate. ‘E margherite se so suicidate mettenna ‘a capa

      dint’all’acqua.

Luca- E noi che dobbiamo fare?

Cesarina- A me chi me pave tutte chilli fiori. Chille all’andata me l’ammusciate e ‘o

             ritorno ‘ncia date ‘o colpo ‘e grazia. Teneve certi crisantemi che facevano

             resuscità ‘e muorte.(esce)

Rosa- Vai a riposare un pò che hai una faccia. (esce).

Luca- Se non fosse per te starei dormendo già da un bel po.  (BUIO)

                               >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

(Si illumina la scena con Andrea)

Luca- (entra assonnato)

Andrea- Ben alzato!

Luca- Ma quà ben alzato! Tu mi devi spiegare come si fa a dormire di giorno con tutti i

         rumori di questa città. Ma che teneno a fa casino pò io non lo so! Tutto quello che   

         hanno da fare non lo possono fare in silenzio? No!

Andrea- Scusa metti i tappi!

Luca- Miettatelle tu ‘e tappi! Non sopporto dormire con qualcosa infilato nei miei orifizi.

Andrea- Invece non sai cosa ti perdi...

Luca-  Non ho mai sopportato neanche le supposte!

Andrea- A no! A me... o supposte o niente! Anzi! Più sono grandi, più mi fanno bene.

Luca- Per favore non scherzare che ho un nervoso... questa città è uno stress

          insopportabile! Ogni giorno è nà festa! Che teneno ‘a festeggià...

Andrea- Hai sognato tua moglie e ti sei svegliato storto!

Luca-  E poi per favore non la nominare...

Andrea- Va bene! Calmati! Ti ho preparato il caffè... o preferisci una camomilla?

Luca- Grazie!

Andrea- Ah! Ti ho preso anche il giornale!

Luca-  E’ zuccherato?

Andrea- Il giornale no!

Luca- Il caffè! E’ zuccherato come lo preferisco io?

Andrea- Certo signore! Uno di questi giorni, con tutti questi zuccheri ti verrà...

Luca- Sono fatti miei! Sono padrone di prendere tutto lo zucchero che mi pare...

Andrea- Eppure sei medico....

Luca- Sono un medico a cui piace il caffè zuccherato anzi, la prossima volta prendo la

          tazzina e la verso direttamente nella zuccheriera...

Andrea- La prossima volta il caffè te lo fai da solo.

Luca- Nessuno te lo ha chiesto!

Andrea- (va verso Luca e gli toglie il caffè portandoglielo via) Visto che non l’hai chiesto...

Luca- No per favore!

Andrea- A volte sai cosa penso? Che le donne, gli uomini li fanno ma li distruggono pure...

Luca- Questo cosa c’entra con lo zucchero?

Andrea- Niente, lasciamo perdere.

Luca- Appunto! Lasciamo perdere! (apre il giornale per controllare il biglietto

          accorgendosi che è proprio quello vincente e gli va di traverso il caffè).

Andrea- Lo sapevo! Te lo dicevo che il caffè troppo dolce ti avrebbe fatto male prima o               

             poi.

Luca- (a gesti cerca di fargli capire che non è stato il caffè)

Andrea-(intuisce e controlla anche lui il biglietto) Oh Dio mio! Non è possibile! 69 milioni...

             Mi sento male!

Luca- E che faccio adesso? Io controllo di nuovo non può essere! I numeri sono quelli...

Andrea- Lo dici come se fosse una disgrazia.

Luca- No! Solo che non me lo sarei mai aspettato. Che faccio adesso?

Andrea- A non lo chiedere a me! Non ci sono abituato. L’unica cosa che ho vinto in vita mia

              è stato il cetriolo d’oro ad una gara di culinaria.

Luca- Una gara di cucina?

Andrea- No! Di sederi volanti! Certo che era una gara di cucina.

Luca- Penso che la prima cosa da fare sia quella di abituarmi all’idea per non fare

          sciocchezze. Così si calmano un pò le acque.

Andrea- Speriamo solo che non  riescano a capire chi l’ha giocato!

Luca- Speriamo che non capiscano chi l’ha giocato? Tu ci hai messo la firma su questa

          giocata.

Andrea- Scusa! Chi avrebbe mai immaginato che tu avessi avuto il culo di azzeccare sei

              numeri uno dietro l’altro. Puoi stare tranquillo non se ne accorgerà nessuno.

Luca- Speriamo! Ma ci credo poco. Questo sempre perché hai il viziaccio brutto di non

         stare mai a sentire. Ti avevo chiesto di giocare lontano da casa?

Andrea- Non dimenticare che ti facevo un favore....

Luca- Appunto! Un favore o si fa per bene o non lo si fa. Sei tu invece che dimentichi

          invece tutti i favori che faccio io a te.

Andrea- Stiamo già rinfacciando! Fai una cosa: ora non ti mancheranno i soldi. Vattene a

              vivere da solo. Questo è un vero favore che mi faresti.

Luca- Va bene... va bene! Non è il caso! Abbiamo appena vinto al superenalotto e invece di

         festeggiare litighiamo...

Andrea- Hai... vinto!

Luca- Si ma che faccio adesso? BUIO

                                  

                                   <<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<

Rosa- (al telefono) No! Mio figlio non c’è non c’è. Va bene! Io sto per andare via ma gli

          lascerò la  notizia. Stai tranquilla. Buone cose anche a te!... Zoccola! (suonano alla  

          porta)

Don Arturo- (entrando con invadenza accompagnato da Ciccio bello)Signora! I miei

               omaggi! (rivolto a Cicciotto) E saluta scustumato!

Cicciotto- Buongiorno!

Don Arturo- Ci possiamo accomodare? Cerco il dottore.

Rosa- In questo momento non c’è. Posso sapere chi è che lo desidera?

Don Arturo- Perdonate la mancanza! Polare Arturo detto “mezapalla”.

Rosa- Rosa Vannelli. Molto lieta. Lei è un paziente di mio figlio?

Don Arturo- Ah voi siete la mamma del dottore? Si per ora sono paziente. Lo possiamo

                    aspettare?

Rosa- Il problema è che non so quando torna.

Don Arturo- Non andiamo di fretta!

Rosa- Si ma vado di fretta io! Stavo per andare.

Don Arturo- Ah e voi andate. Lo aspettiamo noi.

Rosa- Allora vuol dire che mi tratterrò finche non arriva mio figlio.

Don Arturo- E che d’è? Non andavate di fretta! Fate bene, rilassatevi. Come si dice:

                    ‘a gatta pe ghj ‘e pressa facette ‘e figlie.... ‘e figlie…

Cicciotto- ....cecate!

Don Arturo- ‘A sapevo!

Rosa- Non sia mai detto che lasci in casa degli estranei.

Don Arturo- Ma io sono canosciuto in tutto il quartiere...

Rosa- Appunto! Insomma si può sapere che volete da mio figlio?

Don Arturo- Niente in particolare! Sapete che d’è? Dint’o’ quartiere corre n’a voce…

Rosa- Di che voce si tratterebbe? Mio figlio è una persona per bene! Lui!

Don Arturo-  Niente, niente. Una vocella! Ca si fosse overe…

Rosa- Non so di che cosa si tratti; ma voi date retta alle voci della gente?

Don Arturo- A Napoli se dice: voce ‘e popolo voce ‘e… voce ‘e…

Cicciotto- …’e Dio!

Don Arturo- Sapevo pure chesta! E’ mò vedimmo! Statte zitte e assettete!

Rosa- E in tutto questo voi che c’entrate? Vi ha arrecato forse qualche offesa? Vi ha

         mancato di rispetto?

Don Arturo- No! No! E chi se permettesse ‘e manca e rispetto a me? A Don Arturo

                    mezapalla. Io songo come Attila… il re degli alunni. Dove passo io 

                    nun cresce ‘cchiù… nun cresce ‘cchiù…

Cicciotto- l’evera!

Don Arturo- Manco ‘a vuò fernì. E manco a vuò fernì. T’agge ditte statte ‘o posto tuoje.

Rosa- Allora siete uno che incute…

Don Arturo- …Più che incutine… sono martello. Nù martiello belle pesante. Sono   

                    abbastantamente rispettato… e  si nun vogl’io nun cade nà foglia.   

Rosa- Immagino il lavoro che avete da fare in autunno!

Don Arturo- Ma guarda comm’è spiritosa a signora! Brava, brava, fate bene. Comme se

                    dice? ‘A gente allera ‘o cielo… ‘o cielo…

Cicciotto- …l’aiuta.

Don Arturo- Embè quanno è ‘overo ca me chiamme Arturo te levo ‘o privileggio ‘e fa ‘o

                    braccio destro mio. Te faccio turnà ‘a fa ‘o muschillo n’ata vota. Io ‘e ‘ssaccio.

                    E’ ca ‘e tengo ‘ncopp’a ponta d’a… a ponta d’a…

Cicciotto- …a lengua.

Don Arturo- Te mengo nà cosa ‘nfaccia!

Rosa- Insomma! Deve durare ancora molto questa storia?

Don Arturo- Ma comme! Io mommò ho detto che sieto allegra e voi mi fate la scorbutica.

Rosa- Scorbutica o no perdonate la scortesia ma vi dovete accomodare. Se proprio avete

         urgenza di parlare con mio figlio gli lascio un messaggio scritto e potete tornare più

         tardi. Grazie. (prende carta e penna).

Don Arturo- E va bene allora vuol dire che torniamo più tardi! Signora! I miei rispetti!

                    Cicciò jammuncenne! (esce insieme a Cicciotto)

Rosa- Ma tu guarda che gente! Che cosa vorrà poi da Luca non lo so. Speriamo solo che non

         sia nulla di preoccupante. Questo Don Arturo e proprio un poco di buono. Un poco di

         buono? Quello è proprio un delinquente. Vorrà far curare qualche suo compare

         latitante… mah!

Andrea- (entra dalla comune) Buongiorno signora!

Rosa- Buongiorno signorina! Lei non è abituata a bussare?

Andrea- Bussare per entrare in casa mia?

Rosa- E’ anche casa di mio figlio.

Andrea- Si ma era prima casa mia e Luca è arrivato dopo. Con permesso!

Rosa- Prego! (suonano alla porta e Rosa va ad aprire)

Andrea- (si accerta di chi è alla porta poi esce verso la sua stanza)

Cosimo- Donna Ro’ buongiorno! ‘O duttore ce stà?

Rosa- Stamattina tutti lo vogliono! E’ successo qualcosa?

Cosimo- Una cosa importante.

Rosa- Niente di grave spero?

Cosimo- Perché vuje nun sapite niente?

Rosa- Che cos’è che dovrei sapere?

Cosimo- Ah! No niente! E’ che vulevo parla’ a quattr’occhie col dottore a proposito di mia

             moglie.

Rosa- Non sta bene.

Cosimo- No anzi! Chella sta troppo bene. E’ addivintata nà cosa insopportabile.

Rosa- E proprio di questo che vi volevo parlare anche io.

Cosimo- A me?

Rosa- Si! A voi. Vi state comportando male.

Cosimo- Io?

Rosa- Si si, proprio voi e non fate il finto tonto che con me non attacca.

Cosimo- Io nun stò facenno niente.

Rosa- Appunto! Non state facendo niente!

Cosimo- E allora?

Rosa- E allora dite la verità. Voi la state trascurando e quella poverina è convinta che voi

         avete un’altra.

Cosimo- Magari! Ma addò sta! Quella sta esaurita e si impressiona.

Rosa- Dite sempre così voi uomini. Poi la prima giovincella che incontrate le correte dietro

          E noi non serviamo più a niente… E’ vero?

Cosimo- Ma quando mai? Je songo n’omme serio.

Rosa- Caro il mio uomo serio, Assunta sa anche chi è questa signorina…

Cosimo- Uh! E pecchè nun m’ha fa cunoscere?

Rosa- Non fate lo spiritoso e comportatevi seriamente e non la trascurate.

Cosimo- Ma nunn’è colpa mia! Chella aì’ vicchiaia è carogna. Io la trascuro pecchè pur’jo so

            trascurato.

Rosa- E da chi?

Cosimo- E da chi! Signora Rosa. Dalla gioventù. L’età!

Rosa- L’età per guardare le belle ragazze in televisione ce l’avete però.

Cosimo- Pure vuje cu stà storia mò! Io mi guardo una trasmissione sportiva che parla d’ò 

             Napule e mi addormento davanti alla televisione. Poi, se sape ca a una certa ora

             comiciano le cose nù poco ‘cchiù… scustumate va.

Rosa- E voi vi risvegliate tutto arzillo!

Cosimo- Sì quacche vota me sarraggio pure scetato… ma no arzillo!

Rosa- Comumque ci conosciamo da tanti anni e ve lo posso dire. Tornate a fare il padre di

         famiglia e lasciate perdere quella bionda che non ne vale proprio la pena.

Cosimo- Sapite pure ca è bionda?

Rosa- Me l’ha detto Assunta!

Cosimo- E pecchè nun me dicite chi è! Accussì io a lascio. Glielo dico: tra noi tutto è finito.

Rosa- A chi?

Cosimo- A muglierema!

Rosa- Jatevenne! Che altrimenti me scordo che sono una signora… Jate addù vostra  

          moglie.

Cosimo-  Addò vaco che io devo parlare con vostro figlio!

Rosa- Adesso non c’è, tornate più tardi. Ma non vi permettete di chiedergli quelle

          pillolette là che vi faccio vedere io.

Cosimo- Pecchè ‘e tene?

Rosa- Fuori!

Cosimo-Statevi bene. (apre la porta d’ingresso e si trova davanti Felice) Mamma mia ‘o

            schiattamuorto! (esce facendo gli scongiuri)

Felice- Volevo parlare con il dottore.

Rosa- Ma che sta succedendo oggi? Anche voi con qualche ambasciata importante?

Felice- E’ successa una cosa grave. Molto grave!

Rosa- Non mettetemi apprensione.

Felice- Ho perso il minerale!

Rosa- Che cosa?

Felice- Una pietra di pirite. Scaccia le negatività. Devo averla persa sicuramente qua.

            La posso cercare?

Rosa- Fate pure. Io intanto vado un attimo di là.

Andrea- (entra con una parrucca bionda ma non si avvede della presenza di Felice)

              Oddio! Il Pestifero! Mi avete messo paura. Che ci fate qua, chi vi ha fatto

              entrare?

Felice- La signora Rosa che adesso è di là. Sono venuto a cercare una cosa che ho perso.

Andrea- La prossima volta cercatela un po’ più rumorosamente.  Per poco non mi

             prendeva un colpo.

Felice- Sapevo di essere brutto ma fino a questo punto…

Andrea- Non è il fatto di essere brutto…

Felice- Allora mi trovate piacente?

Andrea- Adesso non esageriamo. Dicevo che se uno è sopra pensiero, poi si ritrova dietro

              uno vestito in questo modo.

Felice- Avete ragione. Scusatemi. Mi rendo conto che trovarsi un uomo dietro

            all’improvviso può essere spiacevole.

Andrea- Dipende. Non è sempre così! Avete trovato ciò che cercavate?

Felice- No ma se per caso la trovaste me la tenete da parte?

Andrea- Se mi dite cosa avete perso.

Felice- Un minerale. Una pietra di pirite che mi è molto utile. Sapete: è contro le

            negatività.

Andrea- Figuriamoci. State pur tranquillo che se la trovo la conservo.

Felice- Grazie! Vi stava bene quella parrucca.

Andrea- L’ho comprata per gioco. Il prezzo era ottimo e lo presa.

              Grazie! Un complimento fa sempre piacere.

Felice- Non c’è di che! Buona giornata! (esce)

Cesarina: (a Felice) Ah! Eccovi qua. V’agge acchiappate mò.

Andrea- Questo sta un’altra volta qua.

Felice- Scusi lei chi è.

Cesarina- Ma comme chi so’. Non mi riconoscete? Io sono il fioraio d’o’ puntone ‘o vico.

Felice- Allora mi mandi un mazzo di crisantemi.

Cesarina- Nun pazziate. A me se so ammusciate tutt’è sciure.

Felice- E da me cosa vuole?

Cesarina- Me li dovete pagare.

Felice- E che ve li ho ammosciati io?

Andrea- Mica ve li ha ammosciati lui.

Cesarina- Sissignore! E’ stat’isso. Figurateve  ca quanno è passate l’hanno riconosciuto

             pure ‘e margherite. Se scippavano e petali, e facevano: more nun more, more o

             nun more. Vuje avita passà pe n’ata parte. O si nò me jettate ‘mmieze ‘a nà via.

Andrea- Questo è pazzo!

Felice- No è solo depresso.

Cesarina- Io?! No aspettate che bella idea. Me lo fate un favore?

Felice- Di cosa si tratta?

Cesarina- Vi dovete fare una passeggiata dove dico io. Una la mattina e una la sera.

Andrea- ‘Ncià date ‘a cura ricostituente.

Felice- Ma lei è davvero pazzo. (fa per andare via)

Cesarina- (lo blocca) No aspettate. Io vi pago bene… e vi abbuono pure i fiori che mi

             avete ammosciato.

Felice- Lei mi vuole pagare per passeggiare? Perché non ci manda sua sorella?

Cesarina- Ma non avete capito! Voi dovete farvi una passeggiata ogni tanto davanti al

             fioraio del vicolo appresso…

Felice- Sentite! Ma nun c’iammusciate overamente! (esce)

Cesarina- (lo segue) ‘E violette hanno cagnato culore. ? ’E ciclamine hanno fatto ‘a faccia

              bianca. Me pavà tutte ‘e sciure… ‘E capito o no?

Andrea- Che tipo strano.

Rosa- E’ andato via?

Andrea- Ma lo fate apposta a mettermi paura?

Rosa- Soffri di cuore?

Andrea- Il cuore sta bene grazie. Solo che è la seconda volta. Prima il becchino e poi voi.

Rosa- O quanto è carina questa parrucca. E’ nuova?

Andrea- L’ho appena comprata.

Rosa- Per quando esci la sera?

Andrea- Io non porto parrucche, né la sera né mai. Lo presa semplicemente perché mi

              piaceva e il prezzo era buono.

Rosa- Infatti è di un biondo molto naturale. Ma se non usi parrucche perché l’hai presa?

Andrea- Ve l’ho detto, mi piaceva. Potrebbe servire per tante cose.

Rosa- Ecco! Sono proprio quelle tante altre cose che mi preoccupano. Tu immagini mio

         figlio con una di queste in testa? Non oso nemmeno pensarci. Quello si che sarebbe

         un colpo. Ti saluto.

Andrea- Mai dire mai cara signora.

Rosa- Mio figlio? Impossibile! (esce)

Andrea- E questo? (legge il messaggio lasciato da Rosa) “E’ venuto a cercarti un certo don

              Arturo mezza palla. Stai attento; è un tipo poco affidabile. Un bacio. Mamma.”

               Questo si che è un bel guaio. (suona il campanello e va ad aprire) Ancora!

Assunta- Buongiorno!

Andrea- Buongiorno!

Assunta- Il dottore?

Andrea- Non c’è!

Assunta- Non è possibile!

Andrea- Vi dico che non c’è.

Assunta- E allora mio marito che è salito a fare?

Andrea- E io che ne so.

Assunta- A non lo sapete?

Andrea- No!

Assunta- Possibile!

Andrea- Si?

Assunta- Si che?

Andrea- Che è possibile!

Assunta- Che è possibile che cosa?

Andrea- Possibile l’avete detto voi!

Assunta- E voi perché avete risposto si?

Andrea- Non me lo ricordo più.

Assunta- Insomma mio marito è venuto o no?

Andrea- Si che è venuto!

Assunta- E che è venuto a fare?

Andrea- Non so perché è venuto. Io sono andato di là. Ha parlato con la signora Rosa.

Assunta- Ho capito! Ho capito! Nunn’è propeto il caso che fato la caricatura. Che mi avete

              preso per una demente… Non ho capito!

Andrea- Allora ve lo ridico! Vostro marito è venuto ma ha parlato con la signora Rosa.

Assunta- Ma chisto ‘overo m’ha pigliato pe scema! Ho capito!

Andrea- Voi avete detto non ho capito!

Assunta- Non ho capito è un modo di dire, un’espressione algebrica!

Andrea- E figurati! E’ un intercalare.

Assunta- Ha parlato con la signora?

Andrea- Sissignora!

Assunta- E che si sono detti?

Andrea- N’ata vota mò! Non c’ero… ero di là!

Assunta- Io lo devo sapere. Quello ha un’amante.

Andrea- Vostro marito? All’età sua?

Assunta- Che ne sapete voi. Quello è sempre stato un farfallone. Comme diceno ‘e

              francesi? Un trombeur de femmes!

Andrea- E voi sapete chi è?

Assunta- Non la conosco ma l’ho vista da lontano, E’ bionda!

Andrea- Si tratta bene!

Assunta- Lasse che l’acchiappo! E facc’je nù trattamento a tutt’e duje. Le faccio ‘o

              depilee. A scippo tutt’è capille ‘a capa.

Andrea- Li dovete cogliere in flagrante!

Assunta- Ah! E ‘llà che vanno ‘a fa ‘e sporcaccioni! ‘O sapite pure vuje. (esce).

Andrea- Che so io?

Assunta- Sapete dov’è la cova!

Andrea- Si! Addo’ schioppano ‘e pullecini! Ma che state dicenno?

Assunta- Dove si consuma il tradimento!

Andrea- L’alcova. Tu siente che lengua.

Assunta- E vuje sapite addo è. L’avite ditte primme!

Andrea- Io ho detto che so dov’è?

Assunta- Ho sentito io con queste orecchie. Avete detto che li coglio in flagrante.  

              Sarrà sicuramente n’albergo ‘e quatto sorde… Quello è sempre stato un

              pidocchioso.

Andrea- Ma quale albergo! In flagrante significa coglierli sul fatto.

Assunta- E primmma ‘o doppo ‘e coglie nun ve preoccupate.  Ah! E che ‘ll’aggia cumbinà….

               Ma mi raccomando: acqua in bocca. Nun te fa scappa niente ‘a vocca. A omme a

               omme! (esce) (suona il campanello)

Andrea- N’ata vota! Me pare ‘e stà a “Porta a porta” E chi sono io? Bruno Vespa! (va ad

              aprire)

Suricillo- Cià Andrè! Devo parlare con il dottore.

Andrea- Pure tu? Non c’è!

Suricillo- E’ nà cosa troppo importante!

Andrea- E vuoi dire a me?

Suricillo- No! E’ nà cosa troppo riservata.

Andrea- E vuoi aspettare?

Suricillo- No vengo d’oppo. Tu nunn’ò fa movere a ‘ccà fino a che nun vengo. (esce)

Andrea-  Ma se hai bisogno di qualcosa te la posso dare io.

Suricillo- (da fuori scena) Nun me serve niente…

 (squilla il telefono)

Andrea- Pronto! Chi è che lo desidera? Il giornale? Un intervista? Ma guardi credo che

              abbia sbagliato persona. Cosa? Una vincita milionaria? Magari! Non so proprio di

              cosa stia parlando anzi, faccia il favore di non telefonare più. Grazie.

              Ho fatto proprio un bel guaio; ora lo sanno anche i giornali. (squilla di nuovo il

              telefono) Ancora! Pronto! Chi? Non qui non c’è stata  nessuna vincita milionaria.

              Cosa ne so io? Ah! E perché hanno già chiamato! Basta con queste interviste!  

              Come? Siete disposti a pagare per l’esclusiva. E quanto? E secondo voi… io avrei

               vinto tutti questi milioni e me fanno specie quei quattro pidocchi che mi offrite

               per l’intervista? Ma vuje facite ‘o giornalista o ‘o giurnalaio? Ma faciteme ‘o           

                piacere! (riattacca lasciando la cornetta fuori posto)

Luca- Ma che hai da urlare in quel modo?

Andrea- I soliti cretini che fanno gli scherzi al telefono. Tu piuttosto dove sei stato?

Luca- Sono stato un po’ in giro ad informarmi sul modo più riservato possibile  per

          incassare la vincita.

Andrea- Tu sei così sicuro che non si venga a sapere?

Luca- Guarda che se si sa qualcosa in giro può essere solo colpa tua!

Andrea- Per favore non ricominciamo!

Luca- Intanto ho notato che per strada mi guardavano e salutavano tutti in modo strano.

Andrea- A proposito! Sono venute un po’ di persone che ti cercavano.

Luca- Saranno sempre scocciatori che mi manda mia madre. Sai cosa volevano?

Andrea- So solo che ti volevano parlare. (esce)

Luca- Lo sai che quasi quasi me l’immagino cosa vogliono. (suona il campanello).

Arturo-  (seguito da Cicciotto)Dottore carissimo! Come andiamo?

Luca- Ci conosciamo?

Arturo- No ma mi dovreste canoscere visto ca… dint’o quartiere ‘a cumann’je

Luca- E mi fa piacere per voi. Ma io c’aggia fa’.

Arturo- Non mi rispondete così. Un uomo istruito come voi. Un dottore stimato… che

             viene da Milano…

Luca- A parte che  non vengo da Milano ci ho solo lavorato, ma che c’iazzecca.

Arturo- Comme che c’iazzecca? Avete acquisito la mentalità milanese… Comme se dice…

             “ Chi va con lo zoppo… chi va con lo zoppo…

Cicciotto- Se ‘mpara a zuppiecà!

Arturo- e comme te l’aggia dicere ca te stà zitte!

Luca- Sentite: l’unica cosa buona che ho preso a Milano è stato l’aereo per tornare a

          Napoli. Se mi dite la ragione per la quale state qua?

Arturo- E comme jat’e pressa! Prima vi ho chiesto le vostre cose come  vanno?

Luca- Non ci possiamo lamentare. Grazie.

Arturo-  Siete modesto! Un poco più su!

Luca- Diciamo che non ce la passiamo male.

Arturo- Jamme! Saglite n’atu poco poco.

Luca- Ma siete della tributaria?

Arturo- P’ammore d’ò cielo. Io so allergico e divise!

Luca- E allora se permettete comme m’a pass’io so fatti miei.

Arturo- Mò state sbagliando! Dint’ò quartiere ‘e fatte mie nun esistono.

Luca- Ma ‘ccà state dint’à casa mia. Insomma se mi dite che vulite ‘a ‘ccà ‘ncoppa!

Arturo- Avite ragione! Avimme fatto già troppi chiacchiere. Vengo subito al sodo!

             Mi risulta che in  questa casa c’è stato una grosso colpo di fortuna.

Luca- Spiegatevi meglio.

Arturo- A! A! Duttò cù ‘mme nunn’avita fa ‘o fesso pe nun gh’j ‘a guerra!  Io songo Arturo

              “meza-palla”.

Luca- E già! Orchiectomia parziale?

Arturo- Duttò nun pazziate! Me chiammano “meza-palla” pecchè so nù campione ‘e

             boccetta.

Luca- Site sicuro?

Arturo- Nun cagnate discorso. Dicevo… risulta che qua è avvenuta una grossa vincita.

Luca- A si? E chi è il fortunato? Magari farà un po’ di beneficenza a qualcuno che ne ha

          bisogno.

Arturo- Ve l’ho detto e ve lo ripeto. Non scherzate! Il gioco è bello quando dura poco.

Luca- Appunto! O mi dite che cosa volete oppure fatemi il favore.

Arturo- …fatemi il favore?

Luca- …di accomodarvi!

Arturo- Comme… comme? Vuje me state mettenno ‘a porta? A me! A donn’Arturo meza

             palla… Cicciò! Tu ‘e capito? a me. Nun s’è maje permise nisciuno…

Luca- C’è sempre una prima volta! La state facendo un poco troppo lunga; se vi volete

         decidere?

Arturo- E stà bene! Duttò! Je saccio ca o vuje o platinette avite venciute nà bella cosa ‘e

             sorde…

Luca- A primma cosa; stateve ‘o posto vuoste… a siconda; pure si fosse?

Arturo-  Nà somma ‘e chella manera v’a vulisseve affucà tutta quanta vuje?

Luca- No! V’a’ facimme affucà a vuje.

Arturo- Una buona parte spetta a noi.

Luca- A vuje? E’ una nuova legge dello stato?

Arturo- E’ nà leggia mia! E ‘llegge d’ò stato se ponno fa fesse. ‘E ‘llegge mie no! Comme

             Dicevano i latini… “dura lex… … dura lex… (a Cicciotto) quanno nunn’agge bisogno

             parle sempe ‘mmieze…

Cicciotto- Che vulite ‘a me! Io non ho studiato le lingue.

Luca- Va bene! Ora che me l’avete detto mi volete usare la cortesia…

Arturo- (uscendo) Duttò! Vuje chillu biglietto nunn’o’ ‘ncassate. A chist’u mumento in poi

              tengo mente ogni passo che facite…

Luca- Bravo! Così mi sento più sicuro! Arrivederci… don Artù.

Arturo-  Buona giornata anche a voi. (escono).

Andrea- No! Tu devi essere impazzito! Tu non ti rendi neanche conto di ciò che hai fatto!

              Ma dico non hai avuto nemmeno un po’ di paura?

Luca- No! Io ho avuto paura! Ma se glielo avessi fatto capire sarebbe stata la fine.

         Il caro don Arturo mezza palla sa che sta facendo qualcosa do sbagliato.

         Ti sei accorto che quasi non aveva neppure il coraggio di guardarmi in faccia.

Andrea- Infatti! Lui ti sparerà alle spalle. E non lo farà neppure lui.

Luca- Non ammazzerà nessuno. Intanto lo denuncio poi vediamo…

Andrea- Bravo! Così farà ancora prima a portarti via quel biglietto. Non l’hai ancora capito

              che comanda chi vuole. Non deve fare altro che pagare. Questa per lui è un

              questione di principio… di prestigio. La migliore cosa da fare è scendere a

              compromessi.

Luca- Se avessi voluto accettare compromessi, oggi sarei a Milano a fare la vita del gran

          signore, come mi rinfaccia sempre mia madre. Nessuno compromesso.

Andrea- Non è giusto! E’ un problema tuo. Così ci vado di mezzo anche io. Oddio! Sono così    

              ancora così giovane. Nel fiore degli anni. Ho tante cose in sospeso. Tanti viaggi   

              da fare. Ancora tanti mondi da scoprire. Non voglio essere fatto a pezzi e

              gettato nella spazzatura oppure buttato in mare con un paio di scarpe di

              cemento, non voglio essere sciolto nella’cido…

Luca- Basta!  Calmati. Non succederà nulla di tutto questo. Non devo fare altro che uscire

         di casa e trovare il modo di incassare questo biglietto.

Andrea- Hai vissuto troppo tempo a Milano. Tu non potrai mettere neppure il naso fuori

              da quella porta. E lo stesso vale anche per me e per chiunque altro entrerà ed

              uscirà da questa casa.

Luca- Ci vorrebbe un idea!  Aspetta! Ma sul pianerottolo del piano di sopra non c’è una

         porta che dà nel cortiletto del palazzo accanto…

Andrea- Si! E il palazzo sbuca nel vicoletto alle spalle. Quante volte da ragazzo l’ho

              utilizzato. Ed è anche chiuso con un catenaccio che si rompe facilmente.

Luca- Visto! Abbiamo trovato la soluzione. Basta uscire di là.

Andrea- E una volta uscito? Ti vedrebbe comunque per strada! A meno che… Mi è venuta

              un’idea.

Luca- Cioè?

Andrea- Ho detto che lui controllerà chiunque entrerà ed uscirà da questa casa. Non chi

              uscirà solamente.

Luca- Bravo! E come fai a  far uscire qualcuno se prima non è entrato?

Andrea- Basterà far uscire una persona che lui non ha visto entrare ma che era già

             dentro.

Luca- Si ma chi?

Andrea- Ma come chi? Vieni in camera mia.

Luca- Nun te fa venì niente sa! Io in quella camera con te non ci entro.

Andrea- Ma chi te penza! Tu lo vuoi incassare quel biglietto? E allora trase e famme fa a

              me. (escono verso la camera di Andrea) (intermezzo)

Rosa- (entra dalla comune usando le sue chiavi e sente delle voci provenire dalla camera di

          Andrea)

Luca- (fuori scena) No così no! Così mi fai male.

Andrea- Ma quanto la fai lunga. Cosa vuoi che sia!

Luca- Vorrei vedere te!

Andrea- Io ci sono abituato. Sai quante volte l’ho fatto.

Luca- Appunto! Per me è la prima volta e ci devi andare piano.

Andrea- Bravo il dottore! Più è lento il movimento, più è doloroso.

Luca- E’ quando viene via che fa più male

Andrea- Grazie! Quando si mette è niente!

Luca- Lo dici tu. Pure da fastidio! Possibile che tu non abbia una crema che non mi 

         faccia sentire dolore.

Andrea- Niente creme! Un po’ di acqua ghiacciata e ti passa tutto. E poi finalmente sarai

             come una di noi.

Rosa- (si sente male e sviene sul divano)

                                                          Fine I atto

                                                      II° ATTO

Luca- (entra in scena vestito da donna, con tacchi alti e muovendosi goffamente)

           Mai più una ceretta in vita mia. Ma! Dico io. Questi tacchi erano proprio necessari?

Andrea- Si! Perché ti slanciano la figura, visto che hai la grazia e l’eleganza di “Hulk”

Luca- Si ma me pozzo spezzà pure ‘e cosce!

Andrea- Portali con nonchalance e vedi che le cosce non te le spezzi. Cara la mia Claudia  

              Shiffer!

Luca- Vaff’anc…(vede Rosa svenuta sul divano) Oddio mamma! Mamma!

Andrea- (spaventato) Che faccia pallida! Non sarà grave?

Luca- Ma che grave! E’ solo svenuta! Il polso è normale. Presto prendi un bicchiere d’acqua

         e lo strumento per la pressione dalla borsa.

Andrea- Santo cielo! Che le sarà successo?

Luca- (mentre le misura la pressione) Mamma. Mamma. Mi senti? Si sta riprendendo.

          Mamma! Che è successo?

Rosa- (apre gli occhi, guarda Luca e sviene di nuovo)

Luca- E’ svenuta un’altra volta.

Andrea- Come mai?

Luca- E chi sa perché! Non ti viene il dubbio no?

Andrea- Oddio! Non ha resistito allo shock. Anche a mia madre successe la stessa cosa!

Luca- Si riprenderà. Deve solo riposare un po’. Dammi una mano a portarla in camera mia.

          Le do qualcosa per riprendersi.

Andrea- Si! Si! Ti do un mano! Tu la prendi in braccio e io ti seguo.

Luca- Non ti affaticare troppo? ( la porta in camera sua e rientra poco dopo).

Andrea- A guardarti bene tutto sembri tranne che una donna.

Luca- E mo faje ‘o piacere! Io facevo sollevamento pesi.

Andrea- Che vuol dire! Anche io sollevo pesi.

Luca- Quelli sono altri pesi…. Lasciamo stare. Ora che si fa?

Andrea- Devi uscire e portare quel biglietto al sicuro da qualche parte.

Luca- In questa condizioni?

Andrea- Ti sei vestito apposta. Si ma devi muoverti un po’ meglio. Cerca di essere un po’

              più aggraziato nei movimenti. Più elegante. Prova a sculettare un po’.

Luca- Andrea! Per favore.

Andrea- Vuoi che si accorgano tutti chi sei? Dai prova.

Luca- comincia a camminare un po’ avanti e indietro in modo goffo e sgraziato.

Andrea- Oddio! che rovina! Guarda me.

Luca- A te viene naturale.

Andrea- Fa che lo sia anche per te. Altrimenti non sei credibile e rischi di rovinare tutto

              il lavore che abbiamo fatto. Avanti! Dasi che ce la puoi fare.

Luca- (ricomincia a passeggiare)

Andrea- Che schifo!

Rosa- (si risveglia e ve Luca passeggiare in quel modo e sviene di nuovo senza che nessuno

          se ne accorge)

Andrea- Ora vai prima che sia troppo tardi. Che Dio ce la mandi buona.

Luca- Si! Adesso vado. Però devo andare prima in bagno.

Andrea- Pure?

Luca- Come faccio a togliermi tutta questa roba di dosso?

Andrea- Ti do una mano.

Luca- No! E’ meglio che faccio da sola.

Andrea- Da sola?

Luca- Sto per sentirmi male.

Rosa- (dalla camera di Luca) Che vergogna!.... Che vergogna!

Luca- Mamma!

Rosa- Non mi toccare! Io non ho più un figlio…. Ricchione! (esce)

Luca- Sento che sto per vomitare. Vado in bagno. (esce)

Andrea- Fa che da quel bagno esca una vera donna. (suonano alla porta Andrea va ad

              aprire e si trova di fronte Felice che indossa abiti chiari) E lei cosa ci fa di

              nuovo qui?

Felice- Volevo sapere se avevate trovato il mio minerale.

Andrea- No mi dispiace. Ma se lo troviamo… Vedo che si è scolorito!

Felice- Si! Non sopportavo più quei vestiti neri e mi sento già un po’ meglio.

Andrea- Ha visto? Il nero porta pure male.

Felice- A dire la verità è da quando sono uscito di qua.

Andrea- Il dottore è davvero bravo.

Felice- Quando posso tornare a trovarlo?

Andrea- Quando vuole. Basta che faccia prima una telefonata altrimenti rischia di non

              trovarlo.

Felice- Lei la trovo?

Andrea- Si ma io non sono medico.

Felice- Possiamo fare quattro chiacchiere.

Andrea- Se le fa piacere.

Felice- Certo che mi fa piacere. Ma possiamo darci del tu?

Andrea- Beh… si… va bene. Però non vorrei sembrarti scortese ma avrei un pò da fare.

Felice- Hai ragione. Scusa. Sono stato un po’ troppo invadente.

Andrea- No per carità. E’ che siamo un po’ nei casini. magari sarà per la prossima volta.

Felice- Va bene! Alla prossima allora. Ho sentito dire che nel quartiere qualcuno abbia

            vinto  una grossa somma. Non vorrei proprio essere nei suoi panni.

Andrea- A chi lo dici!

Felice- Allora ci vediamo.

Andrea- Ciao…. Però!  Vestito in borghese non è niente male.

              (suonano alla porta)

Andrea- (va ad aprire) Che ci fai qui a quest’ora?

Surecillo: Devo parlare urgentemente con il dottore.

Andrea: Mi dispiace, ma proprio adesso non ti può ricevere.

Surecillo: Tu digli  per il suo bene è meglio è meglio che mi riceve.

Andrea- Se ti dico che nelle condizioni un cui sta non può riceverti, non può.

Surecillo- Perché non si sente bene?

Andrea- Non proprio. Diciamo che ha una leggera crisi di identità.

Surecillo- Non ti capisco spiegati meglio.

Andrea- Tu vuoi sapere troppe cose. Perché non torni più tardi o magari domani.

Surecillo- Perché domani potrebbe essere troppo tardi.

Andrea- Ma di cosa si tratta?.

Surecillo- Se permetti sono cose personali.

Andrea- Personali fino a che punto? Guarda che Luca ed io non abbiamo segreti.

Surecillo- Senti a me nun me ne ‘mporta. Me lo vuoi chiamare si o no?

Luca- (si accorge della presenza di Surecella e tenta di nascondersi)

Surecillo- E chella chi è?

Andrea- Una mia lontana parente.

Surecillo- Nà parente che ‘ffà ‘e sfratte ‘e casa. E da dove viene? Dalla Trans- ilvania?

Luca- Qua transe e transe….

Surecillo- Uh mamma mia! ‘O duttore… Nun se capisce ‘cchiù ‘nniente. E chi se l’aspettava

                 da voi.

Luca- Ma chi se l’aspettava che?

Surecillo- Che facevate la…. Ma non vi preoccupate non dico niente.

Luca- Mi spieghi che cosa hai capito?

Surecillo- Tutto! Ho capito tutto. (fa per andarsene)

Luca- Acchiapp’a chesta! Add’ò vaje? Non hai capito proprio niente. Ascoltami bene. Non

          so per quale colpo di fortuna…

Surecillo- ‘O suoje… (indicando Andrea)

Andrea- La finisci!?

Luca- Non è così...

Surecillo- No, no. Ha contribuito…

Luca- Mi fai parlare?

Surecillo- Avanti!

Luca- Ti dicevo… Non so come ma ho vinto una grossa somma al superenalotto…

Surecillo- …E per la gioia siete passato all’altra sponda.

Luca- A vuò fernì? Insomma… non so come neanche di ciò ma si è venuto a sapere…

Surecillo- Niente di meno! Lo ha visto tutto il quartiere giocare la scheda all’ultimo

                 Momento. E’ arrivata come una pazza tutta affannata e diceva se no quello mi

                 ammazza, se no quello mi ammazza… e insieme alla giocata, ha pagato pure una

                 bolletta della luce. Volete sapere l’importo?

Luca-  Basta così. Ovviamente lo ha saputo anche quel galantuomo di don Arturo Mezapalla

          il quale si è presentato qua sopra minacciandomi e pretendendo, a farmi un favore, 

          almeno metà della somma vinta.

Surecillo- E voi?

Andrea- Ha rifiutato e lo ha messo alla porta. Ti rendi conto?

Luca- Tu non parlare…

Andrea- Quello ci ammazza hai capito…

Luca- Insomma ha detto che non mi darà un attimo di respiro e quel biglietto non me lo

          farà incassare.

Surecillo- Io proprio questo ero venuta a dirvi. Ha sguinzagliato tutta la gente possibile

                  per controllare chi entra e chi esce da questa casa e dove vanno dopo.

                  Ha fatto seguire persino vostra madre.

Luca- Si se permette ‘e tucca a mammema lo ammazzo io con le mie mani…

Surecillo- Addo’ jate accussì cumbinato. Non vi preoccupate. La sta facendo solo

                  pedinare A proposito… ma perché ve site vestute da transe?

Luca- Perché così posso uscire da un uscita secondaria del palazzo che sbuca nella strada

         accanto e senza farmi riconoscere.

Surecillo- L’idea non è male. Però bisogna creare un diversivo. Lui sicuramente immagina  

                 che sono venuta qua e allora gli facciamo credere che il biglietto l’avete dato

                 a me. Nun ve preoccupate. ‘O facce sbarià nù poco appriesso a me. Accussì

                 vuje jate a fa chelle c’avita fa. Ok?

Luca- No. Non ti voglio coinvolgere in questa storia.

Surecillo- State tranquillo. So il fatto mio. Diamo il via all’operazione “Biondo Naturale”

                  (accenna la musica di “Missione Impossibile” esce).

Andrea- Questa ci mette nei guai.

Luca- Qua se ci sta uno che ci ha messo nei guai quello sei tu.

Andrea- E va bene ho sbagliato! Mi vuoi ammazzare? Fallo, così risparmi la fatica a

              “mezzapalla”.

Luca- Fa una cosa piuttosto vai un po’ in giro a perlustrare poi mi chiami e mi fai sapere.

Andrea- Ho paura che qualcuno mi faccia del male.

Luca- Si nun te ne vaje ti facc’j male. Overamente però. Muovete! ( lo spinge fuori).

          (risistemandosi) ma comme se vesteno stì femmene?

Assunta- (entrando di soppiatto) Voi chi siete?

Luca- (sorpreso) Oddio! Lei chi è? E da dove è entrata?

Assunta- Gesù! Dalla porta! Era socchiusa e sono trasuta.

Luca- A sì? E Lei si infila in ogni porta che vede socchiusa?

Assunta- Non vi preoccupate. Io qua sono abbastanta conosciuta. Il patrone di casa me lo

               sono cresciuto.

Luca- Lei conosce Andrea?

Assunta- No no. Io canosco il dottore. (sospettosa) Voi piuttosto, che ci fate qua?

Luca- Se permette questi sono fatti miei.

Assunta- Brava, brava. Certo sono fatti vostri. Ma se state qua per quello che penso io

               sono pure fatti miei. Ma io vi ho visto già da qualche parte.

Luca- Non credo.

Assunta- Non è che avete appuntamento con qualcuno?

Luca- No.

Assunta- Un appuntamento… calante?

Luca- Ma… signora!

Assunta- Un… tette a tette?

Luca- Penso che lei stia facendo troppe domande.

Assunta- E lei rispondete come si deve! Non è che vi dovete vedere con un certo Cosimo.

Luca- Cosimo? Non conosco nessun Cosimo.

Assunta- Siete sicura? Ma voi non è che andate a passeggiare spesso dalle parti della

               Doganella.

Luca- Signora! Lei sta esagerando.

Assunta- E che ho detto di strano? Da quelle parti ci vanno tutti quanti? Specie gli uomini

              che si grattano. I rattusi.

Luca- Io non conosco questi tipi di uomini.

Assunta- A ma li canosco io. Uno di questi è mio marito. Mio marito è il presidente del

               consiglio dei rattusi. S’ha fumato ‘o nanetto.

Luca- Allora a suo marito piacciono le escort.

Assunta- No no! Chille è capace e gunfià tutt’e quatte rote. Ma si l’acchiappo gli faccio

               fare una brutta  fine. Dicintencello p’e ‘mmasciata.

Luca- E io cosa c’entro. Non lo conosco mica.

Assunta- E non si può mai sapere. A mio marito piacciono le bionde. E voi siete bionda.

Luca- Si ma non sono poi così…

Assunta- …nun ve preoccupate ca chille nun ghietta niente!

Luca- Grazie per la delicatezza.

Assunta- Ma voi non lavorate al bancolotto al puntone del vico?

Luca- Non lavoro a nessun bancolotto.

Assunta- Allora fate le pulizie al numero 40?

Luca- Signora! Io non faccio pulizie.

Assunta- Dite? Eppure il fisico lo tenete.

Luca- Si?

Assunta- Ma voi…  non facevate i quattro di maggio pe’ Luigi o facchino?

Luca- No facevo il gladiatore al teatro Flavio!

Assunta-  Comunque vi tengo d’occhio. Stateve accorta. A me non scappa niente. 

                Arrivederci. (esce)

Luca- Noo! Non ce la faccio proprio mi devo sistemare meglio questi vestiti. (esce verso la

                 sua stanza)

Andrea- Oddio che tensione! Io non ce la faccio a sopportare tutto questo stress. Mi

              verrà un infarto. Ma dov’è andato? Luca… Luca.

Luca- Eccomi. Che urli?! Allora? Com’è la situazione?

Andrea- Sembra tutto tranquillo.

Luca- Allora che dici? Posso andare?

Andrea- ma si vai. Fa una cosa veloce e più in fretta possibile mi raccomando.

Luca- Stai tranquillo, ho già organizzato tutto. Impiegherò pochi minuti. Solo…

Andrea- Solo?

Luca- Nun c’ià faccio a scennere accussì ‘mmiez’a’ via.

Andrea- Ma dai che sei irriconoscibile. Però ho fatto proprio un bel lavoro. Il biondo ti

              dona.

Luca- Ma vaff’anc… Allora io vado?

Andrea- Vai, vai! Potessi uscire io così.

Luca- Già perché non ci abbiamo pensato?

Andrea- Perché adesso sarebbe troppo tardi.

Luca- Ma mi vergogno.

Andrea- Per tutti quei soldi ne vale la pena. Insomma ti muovi?

Luca- Allora vado?

Andrea- Ti butto fuori a calci.

Luca- Vado. Addio amico mio! (esce)

Andrea- Speriamo bene! Devo prendere un calmante! (esce verso la sua camera)

Cicciotto- (con fare sospetto si guarda intorno e telefona) Don Artù. Io sto qua. Ma non

                 vedo a nessuno. Come sono entrato? Ci stava la porta appannata e mi sono

                 infilato. Non lo so da dove sono usciti. Si si… non vi preoccupate mò guardo

                 meglio. Don Artù però fernitele cu stì parole. No! Io a chisto ‘o faccio ‘a pelle.

                 Accussì addivento io il numero uno.

Andrea- (esce dalla sua stanza sbattendo la porta)

Cicciotto- (si gira di scatto puntando la pistola).

Andrea- (sviene)

Cicciotto- Sulo cheste ce mancava! Mò che faccio? Signorina! Signorina! Ma chiste mica è

                femmena. Giovanotto! Giovanotto mò. Me sto ‘mmbriacanne mane e piedi.

                Scusate? Scusate? Tutto a posto? Che vi sentite? Mi sentite? Uh mamma mia.

                Chiste nun se ripiglia. A vista ‘a pistola e è ghiuto luongo luongo ‘nterra. E si ‘o

                sparava che faceva? Agge fatto ‘o primme omicidio d’à carriera. (Squilla il

                cellulare) Don Artù. Ma comme che stò facenne? Si ma… nun sapite che…

                nù mumen… ‘a signur… no ‘a signurina… ‘o giuvinotto… stù coso ‘ccà… è ‘gghiuto

                ‘nte… Ueeee! E basta! Faciteme parlà. E parlate sempe vuje! Fe… Fernitele cu

                sti parole. Vi sto dicendo che quello che vive qua con il dottore…  è il gheo. E’

                ‘gghiuto ‘nterra e nun se ripiglia ‘cchiù. Ma che ne saccio… a vist’a pistola e se

                ne sciso comm’a nù fenucchio fracete. Nun me partuto nisciunu colpo. L’aggia

                guarda ‘o polso? Quale? Uno qualunque’ Si… me pare buono… fernitele cu sti 

                parole. Comme? Lo devo tastare? Don Artù… fosse fatte nà bella femmena…

                Mò agge capito! Aggia vedè si sbatte. Je nun sente niente… Don Artù c’aggia

                fa? A respirazione bocca a bocca? Don Artù pecchè nun venite vuje ‘cca

                ‘ncoppa. E ‘ncio date vuje ‘o vaso ‘mmocca. E si permettete me fa nù poco schifo.

                Nun me po’ fa schifo? ‘Nunn’agge capito! Fernitele cu sti parole. Ma pe me sta

                ‘bbuona addò sta! Don Artù… pronto… Don Artù. M’ha pusato ‘o telefono

                ’nfaccia. Noo! Je levo a miezo pure a isso. Accussi facce ‘o sicondo omicidio d’a

                carriera. A respirazione bocca a bocca. Vene quacched’uno a tiempo a tiempo…

                che figura ‘e merda. E intanto a chisto l’aggia fa ripiglià e na manera. Vabbuò!

                 Nun ce perdimme ‘e curaggio e tirammece stà mola. (si abbassa per fargli la

                 respirazione e Andrea rinviene)

Andrea- Eccoti mio principe. Quanto tempo ti ho aspettato.

Cicciotto- E hai voglia d’aspettà…

Andrea- No! non parlare. Non roviniamo questo momento con delle inutili parole…

Cicciotto- Ma tu che stai capenne?

Andrea- Come sei bello. Sembri un’angelo caduto dal cielo…

Cicciotto- Qua angelo…lassame sta.

Andrea- No. Non andartene non volare via.

Cicciotto- E guarda! Ma che tene ‘e morze’o posto d’è ‘mmane.

Andrea- Perché mi respingi. Non ti lascio andare, non ti mollo…

Cicciotto- (riesce a liberarsi e gli da una botta in testa) Ma muore! E’ peggio ‘e n’à

                purpessa. All’anema ‘e mammeta…

Cesarina- O’ vi ‘lloco ‘o muorto!

Cicciotto- Puzzata passà nù guajo! Mo me faveva murì a me.

Cesarina- Nà bella ghirlanda fatta a mestiere…

Cicciotto- …ma che state dicenne? Qua ghirlanda!

Cesarina- Avite ragione. Quella domani. Però mo ca ‘o priparate ‘ncoppa ‘o lietto nù bellu

             cuscino ‘nce vò.

Cicciotto- Afforza!

Cesarina- Nà bella croce fatta tutta ‘e rose rosse.

Cicciotto- Uè uè! Chiste è ancora vivo!

Cesarina- Uh gesù! Però ce manca poco. Guardate che faccia che tene.

Cicciotto- Ma che facite ‘o schiattamuorte.

Cesarina- No! Sono il fioraio al puntone del vico. Io modestamente i morti li guarnisco.

Cicciotto- L’ha pigliate pe pasticciotte!

Cesarina- A voi i fiori per la donna amata non servono?

Cicciotto- Jammuncenne primma ca vene quacched’uno.  (escono)

Cesarina- Ma che vev fanno schifo ‘e fiori miei.

Soricillo- C’è nessuno? Andrea! Andrea! E’ svenuto! (prende un fazzoletto lo bagna con un

                 po’ d’acqua e cerca di farlo rinvenire)

Andrea- Che cosa è successo?

Soricillo- E me lo devi dire tu che è successo.

Andrea- Ho fatto un sogno bellissimo.

Soricillo- E tu te cucche ‘nterra pe te fa ‘e suonne belle?

Andrea- Già ‘e vero. Adesso che ci penso io ho visto il guardaspalle di Don Arturo.

Soricillo- Cicciotto.

Andrea- Si. E mi ha dato lui una botta in testa.

Soricillo- Sarrà venuto a cercà ‘o biglietto.

Andrea- Che mi dici? Ci sono novità?

Soricillo- No no. Tutto a posto. So venuta pe te dicere che ho visto a Luca uscire.

Andrea- E nessuno ha sospettato niente?

Soricillo- Certo ‘o guardavano nù poco strano. Ma me pare ca è ‘gghiuto tutto liscio.

                Vabbè io vado. Se ci sono novità ti faccio sapere. Riposati un poco.(esce)

Andrea-  Si. Un po’ di riposo mi ci vorrebbe proprio. Ma come si fa? E’ una parola!

Luca- (entra e si siede) Mamma mia che fatica! Non so come fate voi donne a portare

          questa roba. E queste scarpe poi.

Andrea-  Noi donne? Guarda caro che io non mi vesto mica così. Allora come è andata?

               Hai fatto presto?

Luca- Ho preso un taxi. Per fortuna in poco tempo sono riuscito a fare tutto.

Andrea- Come tutto?

Luca- Non ho fatto altro che entrare in banca e mettere il biglietto al sicuro in una

         cassetta di sicurezza.

Andrea- Che bravo che sei.

Luca- Non solo. In banca sono riuscito anche a fare una fotocopia esatta del biglietto.

         Così freghiamo Don Arturo.

Luca- Il problema è stato al ritorno.

Andrea- Perché?

Luca- Perché abbiamo beccato una manifestazione di disoccupati che hanno bloccato il

          traffico. Il tassista mi ha quasi buttato fuori dall’auto e ho dovuto farmi duecento

          metri a piedi. Che vergogna. Che vergogna.

Andrea- Il più è fatto. Invece qui è venuto lo scagnozzo di don Arturo e mi ha dato pure

              una botta in testa. Ora se permetti vado a riposare un po’. (esce)

Luca- Penso che è una cosa che farò anch’io. E queste scarpe: mi hanno fatto venire il mal

         di schiena. (si china su di una sedia)

Cosimo- (entra e vede Luca chino sulla sedia e mentre gli si avvicina…) Bella! Bella! Ma

              addò si asciuta! Selvaggia comme me piacene ‘a me. (gli mette una mano sul

              sedere)

Luca- (resta per una attimo interdetto poi si volta e vede Cosimo) Azze ma chisto nun

          ‘ghjetta niente!

Cosimo- Bionda dimme ‘o nomme tuoje. Chi sì! Da dove vieni nordica? Dalla Scantinata!

Luca- No. ‘A coppa ‘o suppigno.

Cosimo- Dal primo momento che ti ho visto. Mi è sembrato di conoscerti da sempre.

Luca- No. Je suis francaìse.

Cosimo- A te chiamme Francesca. Che bellu nomme.

Luca- Me no. Me no. Je no m’appell. Francescà. Je suis francaìse.

Cosimo- Si ho capito! Francesca nella tua lengua si dice francaìse.

Luca- Questo non capisce un caz… Io sono francese vengo da Parigi…

Cosimo- e so nà chiappa ‘e mpesa ve ‘ll’aggia dì.

Luca- Ma no monsier. Moi vengo dalla Francia. Sono francese.

Cosimo- Nun me mporta addò viene. Me ‘mporta addò jamme io e tuà.

Luca- No monsieur. Pardon muà. Ma dove vuoi andare.  Je nun me potè movere da icì.

Cosimo- E manch’io me pozze movere ‘a ‘ccà. Mo che t’aggio acchiappata. E chi te lassa

             ‘cchiù.

Luca- Ma tu va troppo de fruà. Vai troppo di frettà. Noi non ci conosciamo nemmenò!

Cosimo- Io mi chiamo Cosimò E non ti preoccupè. Che appena mi avrai assaggiatò… Io

             songo come le cerase! Una tira l’altra.

Luca- E a muà le cerase ne pas plaisir.

Cosimo- E stai tranquillà che una cosa che ti piace la troviamo sicuramente. Io sono come

             la droga: porto dipendenza.

Luca- No monsieur. Le notre amour  le ampossible. Je suis accasè.

Cosimo- Nunn’o’ ssaccio che significa, ma nun so’ gelusò.

Luca- E pure tuà sei sposatò!

Cosimo- Ah! Tu ha notè la fedà. E non ci penzà che a mia mogliè la tengò a bada muà.

Luca- Ma comme cazzo parla tuà.

Cosimo- Le cose più proibite sono e meglio vengono.

Luca- Ma le mon fidanzatè e tres gelosò. E butta pure le men.

Cosimo- E ti defendè le sottoscritto.

Luca- Le mon fidanzatè avè la men tres pesantè. Si il t’acchiappe, un buffetton e te

         scommè lu nes.

Cosimo- Ma che d’è? Parla barese mò?

Cosimo- Ma che d’è? Parla barese mò? E ghjamme non aspettiamo ancora. Buttiamoci nel

             vortice della passione. Come Paolo e Francesca. Sulo ca io piglio ‘o posto e Paolo.

             Facimme Cosimò e Francescà.

Luca- Manco se ne và.

Cosimo- Madame! Il mio sangue è troppo bollente. E il cupierchio della pentola a pressione

             sta pe zumpè.

Luca- Un moment monsieur. Me gire la tete!

Cosimo- E facciamole girare tutt’e due queste tette! Che è il momento buono.

Luca- E basta monsier. E queste che cos’è. Tu mette le main dappertut. Je suis un donnà

          per benè. Tu staje ‘nguaje. E datte nà calmè.

Cosimo- Che ci volete fè. Io quando vedo una bella donna non resisto. Sono un poco focoso.

Luca- No, tu faje nu poco schifo.

Cosimo- Perdonatemi. Sono stato nù poco troppo traseticcio. Avete ragione. Ci dobbiamo conoscere un poco. (gli prende le mani) Datemi un altro appuntamento.

Assunta- (entra senza farsi sentire)

Luca- Un rendez-vouz?

Cosimo- Ma dateme chelle che vulite vuje. Abbasta che m’o’ ‘ddate.

Assunta- ‘O ‘ssaccio je che te dongo. Depravato! Cu ‘tte doppo facimme ‘e cunte. T’aggia

                smuntà piezze pe’ piezze. Mo famme penzà ‘o vikingo. (si avventa verso Luca e

                per tiragli i capelli gli toglie la parrucca) Che schifo! Manch’e’ capille tene.

               (a Cosimo) Miettete scuorno.

Cosimo- Uh mamma mia, ‘o duttore!

Andrea- Ma che sta succedendo?

Assunta- Pure tu? Ho preso due ricchioni con una fava. Me sento male.

Luca- Per forza state così eccitata.

Assunta- Mò foss’io chella che stà eccitata.

Luca- Mo non mi svenite pure voi. Sedetevi un po’ sul divano.

Assunta- Non mi toccate. Non voglio essere toccata da un pervertito.

Luca- Ma che state dicenne. Sono stufo. Mi vado a cambiare. Spiega tu come stanno le

          cose. (esce)

Cosimo- Ma ce stà a spiegà nunn’agge capito.

Assunta- T’ha dongh’je doppo ‘a spiegazione. Nun te preoccupà.

Andrea- Calmatevi un momento che vi spiego tutto. Luca ha giocato al superenalotto ed ha

              azzeccato il sei. Per colpa mia tutti hanno capito chi ha vinto. E lo ha saputo

              anche Don Arturo che è venuto qua a minacciarci. Luca, per non farsi 

              riconoscere, si è vestito da donna, è uscito da un’altra parte e ha portato il 

              biglietto al sicuro.

Assunta- E ‘o duttore ‘a tenute ‘o stommeche ‘e ascì d’à casa cumbinato ‘e chella manera?

Andrea- Che c’è di starano? L’ho fatto tante volte!

Assunta- ‘O duttore.

Andrea- Ma qua dottore! Io l’ho fatto tante volte.

Assunta- Nun se capisce niente ‘cchiù.

Andrea- Mia cara signora. Quello era l’unico modo per uscire senza farsi riconoscere.

              Don Arturo ha messo i suoi scagnozzi dappertutto.

Cosimo- E io per questo sono venuto qua. Lo volevo avvisare. Perché ho sentito Don Arturo

             fuori al bar che diceva a tutti di controllare chi entrava e usciva da questa casa.

Assunta- Certo! Figurati se quello si fa scappare un biglietto del superenalotto.

Andrea- Si ma questa volta l’abbiamo fregato. Luca non è stato riconosciuto. Gliel’abbiamo

             fatta sotto il naso.

Arturo- (entra dalla comune con Cicciotto) Vi credete voi. A me nisciuno me fa fesso.

              Mò parola di Don Arturo a ‘cca ‘ncoppa nun ghiesce nisciuno si primma nun

              vene fore ‘o biglietto.

Cosimo- E scusate noi che c’entriamo?

Don Arturo- C’entrate. C’entrate. Chiunque frequenta questa casa c’entra. E di qua non si

                    muove nessuno.

Andrea- Voi siete un bel prepotente.

Arturo- Embè signurì, voi tenete ragione che io le mani addosso a una femmina non le

             posso mettere…

Andrea- Innanzitutto, non vi permetto di parlarmi in questo modo e poi vi dico che avete

              rotto le scatole.

Arturo- Ueh! Sta caccianno ‘o curaggio. E’ addivintato au… aur…

Cicciotto- Audace.

Arturo- Ti ha sta zitto! (ad Andrea) Non ci mettiamo appaura.

Andrea- Voi non fate paura a nessuno.

Arturo- Ah si? Alloro mo’ ci divertiamo un poco. (tira fuori la pistola) Che ne dite?

Cosimo- Don Artù scusate. Noi ce ne possiamo andare?

Arturo- Come non vi volete divertire pure voi? (fa cenno a Cicciotto di piazzarsi davanti

             alla porta)

Cosimo- Nun ce sta a capa!

Andrea- Ecco qua! Ora il guappo passa alle minacce serie.

Arturo- Mò basta! Accumencio proprio a te jamme caccialo fore.

Andrea- Qui davanti a tutti? Non posso.

Arturo- (rivolto a Cosimo) Allora forse ‘o tenite vuje? Jammo cacciatelo.

Cosimo- Don Artù ma che so sti ‘ccose? Che v’à pigliate?

Arturo- Don Assunta….

Assunta- Ah io nun ‘o tengo sicuro!

Arturo- Insomma! Se po ‘ssapè chi ‘o tene?

Cosimo- Menammo ‘o tuocco!

Arturo- Nun ve ce mettite pure vuje. ‘O biglietto uno ‘e vuje l’adda tenè.

Cosimo- Don Artù!

Arturo- Che d’è?

Cosimo- Tengo nù biglietto p’ò pullmman. Va buono ‘o stesso?

Arturo- E’ astipatavillo. Pecchè ve po’ servi pe  ghij ‘a truvà a quaccheduno ‘o cimitero.

Assunta- Don Arturo, guardate ca io tengo a nù figlio carrozziere.

Arturo- E si s’ammacca ‘a machina ‘o chiammammo!

Cosimo- Comme! Quello fa la guardia al Quirinale!

Arturo- E io tengo ‘a na sora che guarda ‘e cabinette ‘ncopp’all’autostrada.

Andrea- Ma questo non capisce proprio niente.

Cicciotto- Don Arturo. Facimmele ‘a perquisizione.

Arturo- E che me pigliate pe sbirro? ‘E sbirre perquisisceno.

Cicciotto- E allora ‘o biglietto comme ‘o truvate?

Arturo- Hai ragione. Tutti faccia al muro.

Assunta- Ueh ueh! Cu ‘mme ‘o passaggio nun so’ piglia nisciuno.

Arturo- Donn’ Assù faciteme ‘o piacere!

Assunta- Appunto! Ve piacesse ‘e me mettere ‘e ‘mmane ‘ncuolle. Nin ve lo permettero mai.

               Dovrete passare prima sul mio corpo.

Arturo- Jamme facite ampressa. Faccia al muro!

Assunta- Se proprio lo dovete fare. Preferisco a lui (indica Cicciotto).

Arturo- ‘E capito a donn’Assunta. Vi servo subito. Cicciò forza.

Cicciotto- E pecchè proprio io.

Arturo- Perché tu tieni la preferenza della signora. Muovete imbecille.

Cicciotto- Donn’Artù fernitele cu stì ‘pparole.

Cosimo- Fermi tutti. Se proprio dovete perquisire se permettete la perquisisco io. A

             muglierema nisciuno ‘a tocca.

Assunta- Ma parle sempe ‘mmieze. E fatte ‘e fatte tuoje.

Arturo- Quant’è bello. E si po truvate ‘o biglietto?

Cosimo- Primme ‘e mettere ‘e ‘mmane ‘ncuolle ‘a mia moglie. Dovete passare sul mio corpo 

             cadaverico.

Arturo- E ‘nce vò assaje. Vuje state ‘cchiù allà ca ‘accà.

Assunta- Nientemeno tu me vuò bene fino a chistu punto?

Cosimo- Sissignora Donn’Assù.

Andrea- Ma insomma basta. Quando finisce questa pagliacciata?

Arturo- La pagliacciata finisce quando esce fuori il biglietto.

Andrea- Allora Don Arturo  caro mettetevi l’anima in pace perché il biglietto qua non ci

              sta. Il biglietto è al sicuro. E’ già stato portato fuori.

Arturo- Guagliò. Io scemo non ci sono. Tu vuoi abusare della mia… della mia…

Cicciotto- Intelligenza…

Arturo- Te fa ‘e fatte tuoje ‘e capito. Cretino.

Cicciotto- Fernitele cu sti parole!

Arturo- Non è proprio possibile. Da qua dentro non usciva nemmeno un formicola senza

             essere controllata.

Andrea- Appunto una formica no, ma una donna bionda che usciva dall’altro vicolo sì.

Arturo- E chi fosse questa bionda?

Andrea- Il dottor Luca vestito da donna.

Arturo- Allora era isso chillu transessuale che pigliaveno a sische ‘e pernacchie.

Andrea- Si. Era proprio lui.

Arturo- No nun po essere. Me state facenne fesso. A proposito ma ‘o duttore addò sta?

Andrea- Dove sta il dottore non sono fatti vostri.

Arturo- Cercate da fernì. Non tirate troppo la corda che si spezza.

Andrea- Uuh! E quanto la state facendo lunga. Fate quello che dovete fare e ghjatevenne,

Arturo- Allora nun avite capite che se non escono dottore e biglietto ‘cca succede n’eca…

             N’ecat… (Cicciotto accenna a parlare) n’ecatromba.

Andrea- Si figurati!

Luca- (entra vestito in modo normale) Eccomi qua. Il dottore è uscito.

Arturo- Uh il dottore in borghese. Vi è rimasto un poco di fondo tinta qua.

Luca- Don Artù poche chiacchiere. Dite che volete e poi lasciateci. Grazie.

Arturo- Che voglio. Il dottore è uscito. Mò add’ascì ‘o biglietto.

Luca- Il biglietto non c’è.

Arturo- Non c’è?

Luca- Non c’è.

Arturo- Allora sapete che c’è di nuovo? Che adesso non mi accontento più della metà. Mò

             o me date tutt’e sorde o ‘cca overo fernesce malamente.

Luca- Putimme tremmà subito o aspettammo nù poco?

Arturo- Cicciò spara a quaccheduno.

Cicciotto- E l’aggia fa io?

Arturo- Embè te piace ‘e fa ‘o guardaspalle?

Cicciotto- Ma je sti cose nunn’e ‘ffaccio. ‘Nunn’e ‘ssaccio fa. ‘Nun l’agge maje fatte.

Arturo- Si ‘a schifezza ‘e tutte l’uommene ‘e conseguenza. E sta bene! Diamo inizio alla

              strage,

Andrea- Un momento. Devo dirvi una cosa.

Arturo- Sono tutt’orecchie.

Andrea- Poco fa ho detto che eravate un prepotente. Non è vero. Siete proprio stronzo.

Luca- Voi volete il biglietto? Eccolo qua. Vi voglio fare una proposta.

Arturo- Sentiamo.

Luca- Vogliamo fare metà a voi e metà a me come avevate detto?

Arturo- Va bene. (a Cicciotto) E viste st’uommene ‘e quatte sorde. Come se so cacate

              sotto.

Luca- (tira fuori il biglietto e lo strappa a metà) Ecco quà! Metà a voi e metà a me.

Arturo- (vedendo il biglietto strappato va su tutte le furie e impugna la pistola) Site

              muorte. Signori volete vedere il fu dottore… (parte un colpo all’improvviso e la  

              Signora Assunta stramazza al suolo)

Cosimo- Assunta!

Luca- C’avite cumbinato?

Arturo- Niente!

Cicciotto- Azze! Niente.

Arturo- Me scappato giuro. Nun vulevo sparà. Agge aizato ‘a pistola… (parte un altro colpo

             e questa volta è Cosimo che cade al suolo)

Cicciotto- Avite distrutto ‘ a famiglia d’o’ carrozziere!

Andrea- Questa oltre a essere stronzo è pure pazzo.

Luca- Ma ve state fermo cu stà cosa?

Arturo- Ma nun stò facenne niente. Chella è essa ca appen’a tocco… (parte ancora un

                colpo e cadono contemporaneamente Andrea e Cicciotto)

Luca- No. Mo m’avita dicere comme caspita avite fatto?

Arturo- Ma che ne saccio. Sarrà nà pistola cu l’uocchie stuorte.

Luca- Pusate sta pistola. Pusatela, piano piano.

Arturo- Vabbuò a poso. Ma nun ve preoccupate che so fernute…(parte l’ultimo colpo e

              abbatte Luca) Mamma mia! Agge fatte la strage degli innocenti.

Cesarina- Mo ce stanno ‘e muorte!

Arturo- No! Song’arruvinato!

Cesarina- Nun ve preoccupate! Ve faccio lo sconto comitiva.

 (sipario)

               (Si riapre il sipario e la scena si presenta come all’inizio)

 

(Luca dorme sul divano nella stessa posizione in cui lo ha trovato Rosa nel I° atto)

Rosa- (dalla comune) Luca. Ma che fai? Dormi sul divano?

Luca- ( si sveglia di soprassalto) Oddio che sogno. Ho fatto un sogno incredibile.

Rosa- E’ la stanchezza. Tu lavori troppo. Va a stenderti sul letto che è meglio.

Luca- Hai ragione. Sono a pezzi.

Rosa- Vieni a pranzo a casa?

Luca- No mamma ho da fare altre cose.

 (suonano alla porta)

Rosa- (va ad aprire)

Cesarina- Signora cara. Come sta?

Rosa- Bene grazie. E Lei?

Cesarina- Non c’è male.

Rosa- Qual buon vento?

Cesarina- Sono portatrice di una bella notizia.

Rosa- Ah si’! Quale?

Cesarina- Se proprio lo vuole sapere, il primario del reparto ha deciso di andare in pensione

             Anticipatamente e indovinate un po’ a chi hanno pensato per sostituirlo?

Rosa- Luca!?

Cesarina- Proprio così! La direzione sanitaria mi ha chiesto il nome di una persona seria,

             di un lavoratore, integerrima, di sani principi e senza tanti pensieri strani per la

             testa ed io ho pensato a Luca perché so che non mi farà fare brutte figure.

Rosa- Non so proprio come ringraziarla. Ne aveva proprio bisogno soprattutto

         economicamente.

Cesarina- Luca se lo merita. Sapesse ho pregato tanto per lui. Lei lo sa io sono molto

               cattolica. Vado a messa tutti i sabati e le domeniche. Ah non me ne perdo una.

                La preghiera tutte le sere. E tutti gli anni due pellegrinaggi a Lourdes. Uno

                d’estate e uno d’inverno Ora se permette vorrei andare un po’ di la a darmi una

                sistemata. C’era un traffico bestiale, mi si è rotta anche l’aria condizionata ed

                ho fatto una di quelle sudate. Siamo nati per soffrire. Sia benedetta la

                famiglia.

Rosa- Prego! Vada pure.

Cesarina- (esce)

Marisa- Buongiorno Rosa. Come state?

Rosa- Non c’è male. Grazie Marisa. E tu dove vai così elegante?

Marisa- Abbiamo l’invito per l’inaugurazione di un locale che ho progettato io. Abbiamo

                 tutti appuntamento qui per partire insieme.

Rosa- A quest’ora?

Marisa-  Il locale si trova a Roma. Quindi dobbiamo partire ore per avere il tempo di

                   mangiare un boccone e arrivare puntuali. Anche perché verranno un sacco di

                   persone importanti.

Rosa- E’ una bella soddisfazione aver avuto un incarico così importante.

Marisa- Si! Pensate che quando mi hanno invitata ho preteso gli inviti anche per i miei

                  amici perché sarà davvero una serata mondana.

Rosa- Beh! Allora buon divertimento.

Marisa- Grazie. Ma Andrea è sveglio?

Rosa- Non lo so! Sono arrivata da poco.

Marisa- Lo vado a svegliare io se no finisce che facciamo tardi. (bussa alla porta di

                  Andrea) Andrea! Datti una mossa che facciamo tardi.

Andrea- (esce) Eccomi!

Marisa- Ma stai benissimo!

Andrea- Certo! Vuoi che mi perda Un evento cosi importante e con quattro stracci? Non

              esiste proprio.

Marisa- Non hai idea di tutte le personalità che saranno presenti.

Andrea- Non vedo l’ora vorrei essere già li.

Marisa- Più lunga è l’attesa… (suonano alla porta) Lasci Rosa vado io.

Felice- (anche lui molto elegante) Buongiorno a tutti. Gli altri non sono ancora arrivati.

            Finiremo col fare tardi. Ma come stai bene. Ma questo è quello che abbiamo

            comprato insieme la settimana scorsa?

Andrea- Si.

Felice- Hai visto? Ti ho convinta. In fatto di gusti, il sottoscritto non ha rivali. Ma quando

            si parte? Quest’attesa mi snerva.

Andrea- Anch’io sono così impaziente…

Marisa- Calma ragazzi. Calma. Anche perché dobbiamo fare un salto a salutare zio

                 Cosimo e zia Assunta. In fondo è anche grazie a loro che ho avuto questo

                 lavoro.

Andrea e Felice- Uffah! (suonano alla porta) (Felice va ad aprire e si sentono delle urla)

Felice- Signore! Guardate un po’ chi c’è.

Cicciotto- (entra e si ferma in posa davanti alla comune)

Andrea- Oddio che schianto! Ma sei divina.

Cicciotto- Ragazze! Con tutti quei fotografi io devo fare la mia figura non vi pare.

Felice- Solo tu cara!

Marisa- Sei da sola? E il tuo principale?

Cicciotto- A non lo chiedere a me. Ieri abbiamo litigato di brutto.

Andrea e Felice- Tanto per cambiare!

Felice- Come mai?

Cicciotto- Perché è una sbadata . Non si ricorda mai le cose e poi da la colpa a me.

Marisa- Farete di nuovo pace…

Andrea e Felice- Come sempre.

Cicciotto- Ah no!  Non lo sopporto più. Va a finire che l’ammazzo.

Andrea- Non c’è bisogno che l’ammazzi. Cambia lavoro.

Cicciotto- Guarda ci sto pensando davvero. Più invecchia più peggiora.

Felice- Va bene. Ora che arriva ci si mette una pietra sopra e si dimentica tutto. E poi si

            parte per Roma!

Andrea- Ah! Roma! Città aperta.

Marisa- Si ma questo quando arriva? (suonano alla porta) Finalmente. Vado io.

                  Allora? Dobbiamo aspettare ancora?

Arturo- Guarda. Non me ne parlare proprio. Arrivare qui stamattina è stata proprio

             un’odissea.

Cicciotto- E ti pareva.

Arturo- Zitta tu. Che tutto è successo per colpa tua.

Cicciotto- Cosa vi avevo detto.

Arturo- Io sono stressato. Troppo stressato. Avevo messo la sveglia che non è suonata.

             Preparati in tutta fretta senza neanche prendere un caffè, e se io la mattina non

             prendo un caffè… non connetto tutta la giornata. Scendo e trovo una’auto che

             blocca la mia, aspetta mezz’ora che arrivi quello stronzo del proprietario che poi

             era una stronza. Come al solito sono sempre le donne. E poi il traffico…

Cicciotto- Sembra la carta moschicida dei guai.

Arturo Guarda smettila altrimenti ti do un pugno sul muso.

Cicciotto- Provaci. Dai provaci così risolviamo la questione una volta per tutte.

Arturo- Io sono pronto.

Cicciotto- Dai comincia tu.

Arturo- No comincia tu.

Marisa- Allora la finiamo. Su fate la pace e prepariamoci che si è fatto tardi.

                  (Arturo e Cicciotto fanno la pace) Non avete nemmeno idea di chi ci sarà a

                  questa festa. Tanto per cominciare la finalista de “La grande sorella”, il

                  protagonista  del telefilm del cane poliziotto…

Tutti- E poi?

Marisa- E poi basta. Altrimenti vi rovino la sorpresa. Andiamo.

Andrea- Ragazze prima di partire qualcosa da bere?

Cicciotto- Io ho portato un po’ di cioccolato. Ne volete?

Felice- E’ di quello buono?

Cicciotto- Il migliore! Non per niente l’ho comprato da Gay Odin. (risate)

Arturo- Il cioccolato… per carità è un veleno per la mia linea.

Rosa- Avete fatto tanto di quel chiasso… Speriamo che Luca non si sia svegliato.

Andrea- Si! E quando si sveglia quello.

Felice- Peccato! Sarebbe potuto venire con noi.

Rosa- Non ci sperate proprio. Il mio Luca è un uomo tutto d’un pezzo. E frequenta persone

         di tutt’altro genere.

Andrea- Che cosa intende per persone di tutt’altro genere?

Rosa- Beh! Persone come lui.

Felice- Perché noi che cosa abbiamo di diverso?

Rosa- Niente. Ma lui non è come voi.

Andrea- Glielo spiego io come siamo noi. Noi siamo persone. Persone come tutte le altre

             persone di questo mondo. Luca non è medico. E’ una persona che ha imparato

             curare altre persone. Siamo persone e basta. Non conta che facciamo o cosa

             siamo. Persone. Senza nessuna etichetta. Capito signora Rosa? Non siamo

             diversi. Persone.

Rosa- Va bene! Fate buon viaggio. Siate prudenti e divertitevi. (esce)

Tutti- Grazie. 

Marisa- Questa sparata te la potevi risparmiare.

Andrea- Quando ci vuole ci vuole. Sta sempre li a puntualizzare. Luca sotto, Luca sopra.

              Luca di qua e Luca di la. E basta! Chi sarà mai questo Luca.

Cicciotto- Allora? Ce la diamo una mossa che se troviamo traffico è la fine?

Andrea- (va alla porta di Luca e bussa) Luca noi andiamo. Uffah! Luca, hai sentito? Noi

              Andiamo… (escono tutti)

Luca- Mamma mia! E che palle! Fa sempre casino lui e quelle checche delle sue amiche. (squilla il telefono) Ci mancava il telefono. Pronto! Ciao! Che sorpresa! (assumendo atteggiamenti gay)

Cesarina- (entra senza farsi notare e inevitabilmente ascolta)

Luca- Ma sai che mi ha fatto proprio piacere questa tua telefonata. Stavo pensando   

         proprio a te. Finalmente! Chi non muore si rivede… anzi si risente.  Un invito a  

         cena?… Non mi starai corteggiando?  Certo che mi fa piacere. Decidi tu il posto?

         Però pago io. …..Venerdì sera va bene… anche perché non sono di turno.  Alle otto è 

         Perfetto…. A venerdì allora. Ciao … Armando        

Cesarina- Luca!

Luca- Oddio! Dottoressa! Da quanto tempo sta qua?

Cesarina- Sono appena entrata? Perché è importante

Luca- Non lo so….

Cesarina- Parliamo invece di cose più importanti. Me lo offri un caffè? (escono).

                           SIPARIO