Bisogna non perdere il treno

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 BISOGNA NON PERDERE IL TRENO

Ammonimento drammatico

di LUIGI ANTONELLI

PERSONAGGI

ANDREA

LA CAMERIERA

LO SCONOSCIUTO

IDA

Commedia formattata da

L’azione ha luogo di notte, in una villetta situata un po’ lontano dalla città.

Una sala da pranzo riccamente e borghe­semente mobiliata.

Due porte. Una in fondo (la comune) e una a sinistra che comunica con una camera da let­to: la camera da letto dei coniugi Fazio. A destra una veranda che dà nel giardino. E' cir­ca la mezzanotte. Andrea Fazio dovrebbe es­sere partito. Ma, come accade nelle commedie e molto spesso anche nella vita, egli è arrivato bensì alla stazione, ma non ha preso il treno. Non già che l'abbia perduto (questo sarebbe un mezzo troppo accidentale). No. Egli non è partito perché alla stazione, mentre si accin­geva a partire, ha incontrato la persona con cui avrebbe dovuto avere il colloquio d'affari per cui stava per mettersi in treno. Allora il colloquio ha avuto luogo alla stazione, e An­drea Fazio, soddisfatto, se ne è tornato a casa...

Mal glie ne incoglie - naturalmente. Le mancate partenze hanno sempre portato disgra­zia. Non ci si oppone impunemente al destino che è segnato dall' orario dei treni. Regola ge­nerale assoluta: se si esce di casa con una va­ligia in mano, un treno bisogna prenderlo. E se il treno si perde, si prenda quello successivo. E se un altro treno non esiste, si va all'albergo. Mai tornare a casa!

Tutta questa premessa - che non era ne­cessaria perché è sufficientemente chiarita dal dialogo che seguirà - abbiamo voluto offrirla al lettore affinché egli non si aspetti da questa azione teatrale una qualche inverosimile sorpresa. L'azione si svolgerà con la inesorabile fatalità di un orario mancato, e il marito, la moglie, l'amante, saranno ancora in ballo per ripeterci l'eterna vicenda degli amori degli uomini.

SCENA PRIMA

Andrea                          - (con una piccola valigetta entra dal fondo e sorride, camminando in punta di piedi, pensando che farà una lieta sorpresa alla moglie che non l'aspetta. Poiché la porta della camera da letto è socchiusa e un filo di luce traspare, egli, che già si disponeva a picchiare discretamente, si ferma perplesso. Mormora) Come mai ancora alzata? (Si risolve poi a picchiare leggermente chiamando) Ida? Ida?

 (Non risponde, la signora Ida, perché non è nella stanza; ma entra dal fondo, spaventata, la cameriera).

La cameriera                 - Il signore!

Andrea                          - Ebbene? Che c'è? Il signore! Sì! Non sono partito più! Questo fatto è dunque così spaventoso? Dov'è la signora? Eh? Dove è mia moglie?

La cameriera                 - E'... in terrazza...

Andrea                          - Oh! Se Dio vuole, è in terrazza! Andiamo in terrazza e precedetemi senza tre­mare troppo. Non è accaduta, spero, nessuna disgrazia in queste due ore che sono stato fuori!

La cameriera                 - No...

Andrea                          - Oh! Precedetemi, dunque!

La cameriera                 - (obbedisce, tremando per la paura).

SCENA SECONDA

 (Un giovane, che indossa un soprabito scuro col bavero alzato, appare dal giardino dietro la porta della veranda, e cautamente, dopo aver aperto dal di fuori e richiusa la porta a vetri, attraversa la stanza dirigendosi alla camera da letto. Nello stesso istante si odono confuse voci dal di fuori).

La voce di Andrea        - (dominando le altre voci) E' dentro! E' dentro! Anselmo!

Un'altra voce                 - Padrone!

La voce di Andrea        - Chiudi il cancello! (Nel trambusto si odono, subitamente repressi, due urli di donna).

Un’altra voce                - E' dentro il ladro! E' den­tro! Il ladro! Il ladro!

Un’altra voce                - La veranda! La veranda!

Lo sconosciuto              - (in preda al terrore cerca uno scampo ritornando sui suoi passi, ma si ar­resta al limitare della veranda, perché vede ac­correre gente da quella parte, e la fuga è im­possibile. Le voci di <r ladro » sembrano fru­starlo in viso, ma sono proprio quelle che de­terminano la sua risoluzione improvvisa. Dopo un momento di perplessità e un istintivo gesto di ripugnanza, egli corre risolutamente verso il primo mobile che trova davanti a sé, apre un cassetto e si pone a frugare, a rimestare febbril­mente, inconsideratamente).

SCENA TERZA

Andrea                          - (apre violentemente la porta di fondo e rimane fermo sul limitare in atteggiamento minaccioso e stupefatto).

Lo sconosciuto              - (si volge confuso, abbassan­do gli occhi).

Andrea                          - (che ha chiuso la porta dietro dì se, si precipita a chiudere anche quella della ve­randa, dietro cui appare la figura di Ansel­mo, un contadino. Andrea gli impone col gesto di andarsene, e quello scompare. Rimasto solo con lo Sconosciuto, gli si avvicina di qualche passo, lo squadra da capo a piedi. Un silenzio) E così? Voi siete un ladro e siete venuto a rubare nella mia casa? Strano che abbiate aper­to un cassetto dove tutt'al più avreste potuto trovare della mediocre argenteria... Non avete le mani troppo esperte, giovinotto! E neanche il fiuto, a quel che pare!

Lo sconosciuto              - (ha sempre gli occhi bassi e tace).

Andrea                          - (reprimendo un gesto d'ira improv­viso) Preferite dunque essere arrestato come

Andrea                          - (riprendendo l'apparecchio) Pronto... Sì, caro Del Drago... Sono io... Avrei bi­sogno dell'opera tua... Sì... (Pausa) In casa mia si è introdotto un ladro... Eh? Sì, sì... Oh! Niente... niente... E' qui chiuso nella stanza da pranzo con me... (Sorride) Sì... Sì... Oh! Non è possibile... Gli terrò compagnia, che dia­mine! Mezz'ora?... Eh! Lo so... Pazienza! Ti aspetterò!... Già! Non avrei mai creduto... Eh? Sì, sì, preferirei in borghese... (Mette a posto l'apparecchio, poi si alza, si avvicina di nuovo allo sconosciuto celando l'ira che vorrebbe prorompere) Vi chiamate Cauci? L'autore di un articolo stampato nella rivista che avete avuto cura di far pervenire in questa casa?

Lo sconosciuto              - (lo fissa in volto ma non gli risponde).

Andrea                          - Mi guardate con insolenza perché mi credete pusillanime e forse sapete che dete­sto gli scandali... E vi piace atteggiarvi a eroe, passando per ladro... Lo so, lo fate per lei... Non certo per me... Sapevate anche, forse, che io non avrei tirato contro di voi, eppure sono armato, ho una buona rivoltella in tasca e non è ancora detto che non sappia o non voglia ado­perarla... Non vi conosco, non so che concetto farmi di voi, ma in realtà non conosco nessuno, non ho lo spirito osservatore... Vi parrà strano se vi dico che non conosco neanche mia mo­glie... Però io l'amo, e forse per questo, per averla troppo amata da un anno, da che ci sia­mo sposati, non ho avuto tempo di conoscerla... Ora voi avete distrutto ogni cosa... Si può dire che avete stroncato la mia esistenza, ma mi ri­farò, questo è certo... Tutto sta, nella vita, a sapere con chi si ha a che fare... Il valore delle nostre disgrazie è dato dal valore e dalla im­portanza degli uomini che le provocano... Io forse avrei amato mia moglie tutta la vita se questa notte fossi realmente partito per il mio viaggio... appunto perché l'avrei creduta un'al­tra... Ora vedete... Io sono un uomo sofistico... Nei più gravi pericoli ho sempre conservato molto sangue freddo, sebbene non sia in realtà molto coraggioso... Tutti i fatti che mi son capi­tati mi hanno quasi sempre cagionato delle sor­prese perché non sapevo prevederli, ma quando erano accaduti li riguadagnavo con pacatezza, anzi con curiosità. Una pietra mi cadeva addos­so: io mettevo in seconda linea il dolore e con­sideravo e studiavo la pietra. Oggi sono a terra perché mia moglie si è probabilmente rivelata una cattiva femmina...

Lo sconosciuto              - (fa un gesto di protesta).

Andrea                          - Lo so... Voi la difendete... Forse non è neanche vero che sia cosi... Forse è una passione, una grande passione... Non so se siate capace d'ispirarla... A ogni modo, vedete, ora son sicuro che conoscerò anche mia moglie... Ora la faccio chiamare...

Lo sconosciuto              - (vivamente, quasi suppliche­vole) No!

Andrea                          - Sì! Ella non sa che io so chi sie­te... E non glie lo dirò per ora... Voi siete un ladro che io ho sorpreso di notte nel mio ap­partamento!

Lo sconosciuto              - (con sincero dolore e con sdegno) No! Voi non avete nessun diritto di far questo! Se il mio gesto ha per scopo di non comprometterla agli occhi del mondo, se io sa­crifico la mia esistenza forse per sempre, se dopo la mia condanna io sarà costretto a emi­grare... a riprendere la mia vita da capo... tutto questo ha un prezzo... tutto questo, anche se io sono colpevole di fronte a voi, merita pure qualche cosa!

Andrea                          - Non me ne importa niente. Ho de­ciso così!

Lo sconosciuto              - Voi non lo farete! Meglio era uccidermi! C'era più lealtà a uccidermi!

Andrea                          - Io ucciderò lei, se mi aggrada, di­nanzi a voi, giovinotto! Non cercate di com­plicare la posizione di una donna che poco fa mostravate di rispettare al punto di sacrificarvi!

Lo sconosciuto              - Ma se voi stesso in una maniera assurda rendete inutile il mio sacrificio!

Andrea                          - No, perché io non sposto le linee del programma stabilito, e quel che avverrà tra qualche minuto rimarrà tra di noi! (Si alza) Nessuno saprà niente!

Lo sconosciuto              - (fuori di sé, fermandolo col gesto) Badate! Voi non lo farete! Se volete farlo, io dirò la verità dinanzi al delegato! Non vi risparmierò lo scandalo!

 Andrea                         - Oh! Voi lo risparmierete lo stesso, perché è a lei, non a me che volete evitarlo!

Lo sconosciuto              - (in un improvviso movimen­to d'ira, quasi per slanciarsi) Oh!

Andrea                          - (che già si avviava verso la porta, si volge di scatto e guarda lo sconosciuto fredda­mente) Che? (Indi va a premere il campa­nello elettrico).

La cameriera                 - (più morta che viva) Signo­re... (Rimane come impietrita di fronte allo Sconosciuto).

Andrea                          - (affettando una grande indifferenza) Nulla, nulla, voi tremate sempre... La signo­ra è sempre di là?

La cameriera                 - Sì...

Andrea                          - Vedete, questo giovanotto l'ho sor­preso a frugare nei cassetti... Non ha rubato niente ma ne aveva l'intenzione. Ho telefonato al commissario che arriverà tra poco con due guardie... Tranquillizzate la signora e fatela ve­nire qui... Niente paura... E' infine un povero giovinotto pacifico... E poi io sono armato, non muoverà un passo e chiamatela presto!

La cameriera                 - (sbalordita, esce).

Lo sconosciuto              - (pallido d'ira) Oh! Come vi disprezzo!

Andrea                          - (ride nervosamente) Ah, ah! Voi mi disprezzate! Non avete molto torto! Anch'io non mi stimo gran che in questo momento! Ma io seguo la mia idea, ragazzo... E giacché siete entrato in casa mia, non rinunzierò a fare un po' da padrone!...

SCENA QUARTA

Ida                                - (appare, sul limite della porta, estrema­mente pallida. Benché informata dalla camerie­ra, ella è diffidente, e guarda fiso il marito, e poi lo sconosciuto, come se fiutasse un agguato: ma poi le prime parole di Andrea la rassicu­rano ed ella muta contegno, d'un tratto, come liberata da una mortale angoscia).

Andrea                          - Guarda, Ida, l'ho sorpreso con le mani nel sacco. Ho già informato la Questura. T'ho fatta chiamare affinché tu non fossi in pensiero... Ma come mai, ora che ci penso, non sei subito accorsa tu pure?

Ida                                - Mi son sentita male per la paura. Sono svenuta... Per fortuna la cameriera era presso di me...

Andrea                          - Ali! Ecco, ecco... meno male... Ma non c'è da temer niente... Tutto si riduce a una piccola seccatura...

Lo sconosciuto              - (a capo chino non cessa di figgere gli occhi in volto alla donna che per non tradirsi evita di guardarlo).

Ida                                - (con un piccolo brivido avvicinandosi ad Andrea che è seduto e mettendogli una mano sulla spalla gli dice con una voce che pare un soffio) E adesso?

Andrea                          - Adesso... e affar suo... Sarà inter­rogato, sarà incarcerato, sarà condannato... Peg­gio per lui! Poteva scegliere un altro mestiere! (Senza mai cessare di osservarla) Per fortuna, è vero? io arrivavo in quel momento dalla sta­zione, ma pensa alla paura che ti saresti presa se io fossi partito e tu fossi rimasta sola in casa!

Ida                                - (ha un altro brivido che la scuote tutta, mentre si copre gli occhi, e ancora di più si appressa ad Andrea come se cercasse un ri­fugio).

Andrea                          - (al contatto del corpo di lei ha un piccolo movimento di sdegno e di nausea subito represso che però sfugge alla donna).

Ida                                - Dio! Dio! Sarei morta!... Sarei morta...

Andrea                          - (sorridendo) Morta di paura, po­vera Ida... E guarda oggi come si rovina la gio­ventù... E' uno studente, mi ha detto... I suoi genitori saranno probabilmente della gente ono­rata... Egli stesso un giorno avrebbe potuto es­sere un bravo medico... che so... un bravo uomo qualunque... Dall'aspetto presumo ch'egli sia alle prime armi... Non mi ha affatto l'aria di un professionista! Be'! Tanto peggio per lui! Adesso arriva il commissario ed ecco un nau­frago di più... (Guarda la moglie come per chiederle la sua opinione in proposito).

Ida                                - (con un'occhiata rapida si assicura che l'altro, lo sconosciuto, in quel momento, non sta a guardarla, e allora risponde all'interrogatorio del marito alzando le spalle, come per dire: a noi che ce n'importa?).

Andrea                          - (che si è accorto del giuoco) In­fatti hai ragione di alzare le spalle... Che cosa può interessare a noi tutto questo? Ma io par­lavo così... per spirito d'umanità... e bisogna proprio possedere un'anima cinica e bestiale per non sentire la miseria di certi fatti...

Lo sconosciuto              - (che è rimasto irrigidito nel suo muto stupore, non tanto per il fermo pro­posito di non tradirsi dinanzi alla donna, quan­to per il dolore di vedere come quella donna sì stia inaspettatamente rivelando ai suoi occhi, alla fine prorompe con voce strozzata) Basta! Basta! Non gli credete! E' una finzione! Egli sa tutto! E' una finzione! E' una finzione!

Andrea                          - (con uno scatto, gridando tutta la sua amarezza) Ma che finzione! Che finzione, sei tutto è chiaro se tutto è di una spaventosa evidenza! Di che finzione mi andate parlando se è E così chiaro che questa donna è appena appena una sgualdrina! E voi! Non importa più niente I che vogliate passare per ladro, dal momento che! non avete rubato gran che! Vi dispenso dal vostro gesto eroico poiché, lo vedete, siamo in pie­na miseria... Ogni specie di eroismo è fuori di tono... Riservatelo per qualche altra più nobile impresa! E per finirla non vi voglio più vedere qui a casa mia né l'uno né l'altra... Voi, giovinotto, filate in fretta!... (Gli apre la porta della veranda) Filate in fretta prima che arrivi il com­missario... Quando arriverà gli dirò che mi siete sfuggito... Inventerò una frottola qualsiasi... (Con violenza) Ma andatevene, vi dico!... altri­menti non sono più padrone di me!

Lo sconosciuto              - (riluttante, se ne va).

 SCENA QUINTA

Andrea                          - (sbuffando) Oh! Che miseria! Ma la tua... (fissando la moglie) la tua miseria... è ancora peggiore! E' ancora più triste... Ma co­me! Quel ragazzo si comprometteva per te... Era pronto a farsi arrestare come un ladro... E tu... tu non hai avuto uno scatto... un grido!... Se almeno avessi avuto quel grido, chi sa! forse mi sarei gettato su di te e ti avrei uccisa... for­se... non so... avrei avuto uno scatto d'ira... Ma avrei anche saputo rispettare la tua ribellione... sì... il tuo sentimento... Saresti rimasta dinanzi a me una donna da odiare, sì, ma da rispettare in certa guisa... Insomma io chiedo a me stesso per quale abisso di vigliaccheria tu ti sei de­gradata a quel modo senza salvarti neanche di­nanzi a te stessa... E come vuoi che t'uccida? Che debbo, che posso uccidere che non sia già morto dentro di te e che tu non abbia distrutto dentro di me?... Ti raccomando, va bene? non mi cadere in ginocchio, non chiedere perdono, non facciamo scene teatrali... Ognuno per la sua strada... Questo decideremo di comune ac­cordo, domani... Adesso vattene di là... (Suona il campanello. Qualcuno appare dietro la vetra­ta) Vattene di là... (La donna si alza ed egli la spinge col gesto. Quando è scomparsa egli ri­mane nel mezzo della scena, come annientato. Un singhiozzo gli lacera la gola mentre si strin­ge la testa tra le mani. Poi si scuote, improv­visamente, si dirige verso la vetrata con aspetto mutato. Apre la porta e accoglie lietamente, con una risata amichevole e gioviale, l'entrata del commissario).

FINE